ERODOTO, TUCIDIDE E GLI INDOVINELLI DEGLI INDOVINI. CONSIDERAZIONI SULL'AMBIGUITÀ DEL LINGUAGGIO...

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ERODOTO, TUCIDIDE E GLI INDOVINELLI DEGLI INDOVINI. CONSIDERAZIONI SULL'AMBIGUITÀ DEL LINGUAGGIO ORACOLARE Author(s): Alessandro Giuliani Source: Aevum, Anno 74, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 2000), pp. 5-20 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20861038 . Accessed: 14/06/2014 18:37 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.2.32.21 on Sat, 14 Jun 2014 18:37:26 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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ERODOTO, TUCIDIDE E GLI INDOVINELLI DEGLI INDOVINI. CONSIDERAZIONI SULL'AMBIGUITÀDEL LINGUAGGIO ORACOLAREAuthor(s): Alessandro GiulianiSource: Aevum, Anno 74, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 2000), pp. 5-20Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20861038 .

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Alessandro Giuliani

ERODOTO, TUCIDIDE E GLI INDOVINELLI DEGLIINDOVINI. CONSIDERAZIONI SULL'AMBIGUITA DEL LINGUAGGIO ORACOLARE

L' ambiguity dei responsi e per i Greci un elemento costitutivo della divinazione oracolare, stretta mente connesso con il modo di pensare e di vivere la relazione con gli dei, potenti quanto distanti e sovranamente liberi di amministrare la conoscenza del fato; le falsificazioni rimangono, nella mentalita comune, eccezioni circoscritte che non compromettono l'autorevolezza dei grandi santuari oracolari. Erodoto si inserisce perfettamente in questo orizzonte, tanto da ritenere che la Pizia di Delfi non possa mai mentire: anche quando credette di farlo stava inconsapevolmente adombrando la verita. In Tucidide il disprezzo verso i singoli indovini convive con un reale rispetto per l'oracolo delfico; al tempo stesso, per6, proprio T ambiguita ineliminabile dei responsi profetici lo porta a negarne Tutiliti pratica al momento di operare decisioni concrete. Egli non rifiuta l'esistenza del soprannaturale, ma, nella sua prospettiva pragmatica, circoscrive i criteri d'azione all'ambito del calcolo razionale.

Key Words: Delphic oracle - Greek divination - Greek historiography - Greek religion

- Herodotus - Oracles -

Phythia - Thucydides.

?Le ambiguita vanno evitate, a meno di una scelta consapevole, come nel caso di chi non ha nulla da dire ma finge di dire qualcosa; costoro si esprimono in versi, come Empedocle: gli ampi giri di parole confondono, e a chi ascolta succede come alia gente con gli indovini: quando fanno affermazioni ambigue, si da loro credito:

"Creso varcando l'Alys distruggera un gran regno". Inoltre, siccome cosi c'& minor rischio di errore, gli indovini designano le

cose in modo generico: infatti a pari o dispari & piu probabile indovinare dicendo

'pari' o 'dispari' piuttosto che il numero esatto, e cosi anche dicendo che qualcosa avverra piuttosto che quando avverra; per questo chi compone profezie non definisce il quando?.

(Aristotele, Retorica, III 5, 4).

1. Nelle forme di mantica cosiddette induttive, che si basano ad esempio sull'osservazione degli animali, sull'interpretazione dei sogni, sulla consultazione delle sorti, o che attribuiscono un significato particolare a fatti singolari o straor dinari, l'uomo cerca di ravvisare indicazioni soprannaturali sul proprio futuro in

segni muti, oscuri, misteriosi ? in ultima istanza ? come la fonte da cui proven gono; l'interpretazione di questi segni richiede ordinariamente una dottrina

specifica, di cui sono depositari solo alcuni, sapienti o custodi di una tradizione arcana. Gli antichi, pero, conoscevano anche una modality di divinazione in cui 1'entity soprannaturale entrava in diretto contatto con rintermediario mortale e formulava quindi il proprio messaggio in parole umane; nella religione greca, in

particolare, il ricorso agli oracoli era appunto uno dei canali piu abituali e al

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6 A. GIULIANI

tempo stesso rilevanti di comunicazione con dei ed eroi. I santuari profetici e le raccolte di oracoli che si facevano risalire ad antichi profeti ispirati offrivano

dunque a chi cercava predizioni o prescrizioni da cui trarre sicurezza una rivela zione che si presentava, in linea di principio, in forma immediatamente intellegi bile. Solo in linea di principio, pero: dal momento che, in realta, l'oscurita di alcuni oracoli era tale da far rimpiangere il meno impegnativo sistema di gettare le sorti; ed Eraclito poteva affermare anche del dio di Delfi che ?ne dice ne

nasconde, ma da un segno?: ome Xeyzi oike Kpvnxei, aXXa aTtyialvei1. II carattere enigmatico delle predizioni poteva costituire un serio motivo di

sospetto quanto alia loro effettiva origine divina. Anche il ?controfatto? della

frode, in effetti, rischiava di minare la fede nelle profezie; un esempio limite di come l'inganno fosse considerato una possibilita ben concreta e la grottesca gara di oracoli che si svolge, nei Cavalieri di Aristofane, tra i personaggi del Paflagone e del salsicciaio: in essa sono smaccatamente inventate per l'occasione non solo le profezie, ma anche i profeti, e alia tradizionale figura di Bacide viene comica

mente contrapposta quella di un improbabile Glanide (?pesce siluro?), preteso fratello maggiore del piu famoso collega2. Peraltro, la possibilita che la comuni cazione col divino venisse occasionalmente falsata da interferenze umane non

comprometteva Taffidabilita della divinazione oracolare in quanto tale: la circostanza della frode rimaneva eccezionale, o poteva semplicemente generare sfiducia verso una forma concreta di produzione di oracoli. Una sfida di versa ?

e piu insidiosa ? alia convinzione diffusa sull'attendibilita degli oracoli poteva invece provenire proprio dal loro tenore oscuro: esso, se da un lato li preservava da clamorose smentite, dall'altro legittimava il sospetto di un'ambiguita positiva mente voluta, che permettesse agli indovini di cadere comunque in piedi. Non a caso alcuni hanno voluto ravvisare gia in pieno V secolo, in alcune allusioni di autori pur molto vicini per sensibilita alia religione tradizionale, Tesistenza di una linea di critica razionalistica dell'ambiguita oracolare: nell'insistenza sul tema

degli oracoli difficili da interpretare, o addirittura incomprensibili, si e voluto ritrovare un implicito giudizio negativo sui responsi aperti a piu interpretazioni; giudizio che si sarebbe consolidato fino a fare della chiarezza e dell'univocita un criterio decisivo per distinguere gli oracoli autentici da quelli falsi3.

Di fatto, pero, nella prospettiva del credente l'ambiguita degli oracoli si

1 Heracl. fr. 93 Diels-Kranz6. La connessione tra esegesi di oracoli ambigui e interpretazione

di segni e colta bene da J.-P. Vernant, Parole et signes muets, in Divination et rationalite, Paris

1974 (ora anche tradotto come Speech and Mute Signs, in J.-P. Vernant, Mortals and Immortals, ed. F.I. Zeitlin, Princeton 1991, 303-17), pur nel contesto di una contrapposizione a mio parere

largamente inadeguata tra i processi decisionali che ricorrono alia divinazione e quelli di tipo assembleare, caratteristici della polis. 2

Aristoph. Eq. 997-1095. Sulla compatibilita tra atteggiamento religioso e falsificazione di

segni ed oracoli interessanti considerazioni in C. Bearzot, Mantica e condotta di guerra: strateghi, soldati e indovini di fronte alV interpretazione delVevento 'prodigioso', in La profezia nel mondo

antico, Milano 1993 (CISA, 19), 99-121. 3 Penso in particolare alle affermazioni contenute nello stimolante studio di D. Asheri, Erodoto

e Bacide. Considerazioni sullafede di Erodoto negli oracoli (Hdt. VIII 77), in La profezia nel mondo

antico, 63-76 (e spec. 74). Sul tema della fiducia negli oracoli in generale, una buona rassegna di

materiale in D. Lateiner, The Perception of Deception and Gullibility in Specialists of the Supernatural

(Primarily) in Athenian Literature, in Nomodeiktes. Greek Studies in Honor of Martin Oswald, ed.

R.M. Rosen - J. Farrell, Ann Arbor 1993, 179-95.

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presentava come un dato di fatto: un elemento empiricamente costitutivo di quella specifica forma di contatto col soprannaturale che era la divinazione, del quale dunque era necessario prendere atto e darsi ragione, piuttosto che metterlo in discussione. Sicch6, vissuta come dato di esperienza, questa ambiguita contribuiva a determinare dall'interno la fisionomia del rapporto dell'uomo col soprannatu rale; a definire un'immagine degli dei e del loro atteggiamento nei confronti degli uomini. Cosi il coro di anziani nt\Y Agamennone di Eschilo sa che le profezie pitiche, pur essendo formulate in greco, sono ardue da decifrare (8DGp,a0fj) proprio come le oscure rivelazioni di Cassandra, la profetessa destinata per volere divino a preannunciare la verita senza essere compresa4. Per questo, attribuire agli antichi la distinzione tra oracoli univoci ed autentici da un lato, ambigui e falsificati (o quanto meno sospetti) dall'altro comporta la banalizzazione di alcuni punti cruciali nella relazione tra umano e divino che si instaura con la divinazione. Anzitutto, il desiderio umano di conoscere il fato non puo mai divenire pretesa, e deve

sempre misurarsi con la liberta da parte del dio di rivelare o meno, e in tutto o in parte, cio che deve avvenire e come accoglierlo: chi interroga un oracolo puo ricevere anche profezie o prescrizioni non richieste, come puo vedersi negata una

risposta; nello lone di Euripide, il giovane protagonista spiega a Creusa con la massima chiarezza che a nessuno conviene tentare di costringere Apollo a rivelare

qualcosa contro la sua volonta5. Accanto allo spazio della liberta divina, inoltre, va verificato di volta in volta se vi sia e quale sia il margine effettivo lasciato airuomo per inserirsi felicemente negli eventi che lo sovrastano, anche grazie alle stesse rivelazioni soprannaturali; o, al contrario, il ruolo svolto dal fatale frainten dimento degli oracoli in ordine al compimento del destino che essi stessi adombrano: cio per cui TEdipo di Sofocle puo attribuire ad Apollo la responsa bilita del compimento dei suoi mali6.

Questi elementi, ricorrenti nella narrazione di vicende in cui gli oracoli

svolgono un ruolo determinante, sono estremamente significativi rispetto all'at

teggiamento nei confronti della divinazione maturato nella religiosita greca7. Simili convinzioni diffuse non sono dedotte da un'idea di divinita formulata in astratto, ma si formano all'interno di una specifica tradizione e in forza di concrete

esperienze religiose: la riflessione razionale contribuisce a modellare tali convin zioni, ma a partire da questo contesto. Cosi, ad esempio, il bisogno di darsi ragione del mancato compimento di una profezia (o quanto meno della sua interpretazione piu immediata) porta a teorizzare l'esistenza di oracoli ingannevoli: la capacita di scorgere con felice ponderazione il significato riposto oltre le apparenze si contrap pone allora alia cieca leggerezza, colpevole almeno di un'eccessiva sicurezza di

4 Aesch. Ag. 1255.

5 Eur. Ion 369-80. Allo stesso modo gli dei possono mostrare di non accogliere un sacrificio o

un'offerta; cosi Pausania (X 14, 5) racconta che all'indomani della vittoria sui persiani la Pizia, senza

apparente motivo, rifiuto la parte di bottino offerta da Temistocle ed intimd all'ateniese di allonta narsi.

6 Sophocl. Oed. rex 1329-30.

7 Estremamente indicativo in questo senso il recente studio di L. Maurizio, Delphic Oracles

as Oral Performances: Authenticity and Historical Evidence, ?CA?, 16 (1997), 308-34 (di cui peraltro non si puo condividere il rifiuto aprioristico di riconoscere elementi propriamente storici in alcun racconto di consultazione oracolare, in quanto necessariamente riplasmato dalla tradizione orale).

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8 A. GIULIANI

se, che accomuna il Creso di Erodoto e l'Edipo di Sofocle8. II requisito necessario

per cogliere il senso recondito delle parole del dio non consiste tanto nel possesso di conoscenze specifiche, quanto in una profonda saggezza, radicata nella pieta verso gli dei, accanto ad una generale familiarita con il linguaggio oracolare (che pure e una manifestazione di religiosity); Egeo, nella Medea, per farsi aiutare a

comprendere un oracolo pitico che richiede al tempo stesso capacita piii che umane di comprensione (oocpcbtep' f\ kcct' av8poc gd^podeTv ercri) e l'applicazione di una mente saggia (aocpfjq 8euoci cppevoq) si indirizza a Pitteo di Trezene, che e insieme aocp6<; ccvf|p, euaePeataxo^ e tpipcov xa xoidcSe9. Gli oracoli oscuri non richiedono dunque interpreti tecnicamente attrezzati in modo particolare o

comunque esclusivo: nel racconto erodoteo del tentativo tebano di vendicare la sconfitta inferta dagli Ateniesi presso l'Euripo, la fortunata proposta di leggere un riferimento agli Egineti in un oscuro oracolo giunto da Delfi viene da un anonimo cittadino di Tebe; quando bisogna decifrare il responso delfico che collega a un muro di legno la salvezza di Atene dalla minaccia persiana, il parere di Temistocle prevale su quello dei xptia^oXoyoi10.

Accanto all'immagine dell'uomo superficiale e supponente, che proietta imprudentemente le proprie attese nelle parole misteriose della profezia, campeggia comunque quella del dio che rivela e non rivela, distante e ambiguo nel suo

manifestarsi, i cui responsi possono racchiudere un inganno deliberato, una vera e propria trappola. In Erodoto 1'oracolo di Apollo a Didima presso Mileto, interro

gato dai Cumei sulla opportunity di consegnare un supplice agli inviati di Ciro, dk loro una risposta positiva per farli incorrere nella conseguente punizione divina11; nelle Supplici di Euripide Adrasto, per obbedire ad un oracolo delfico, da le sue due figlie in moglie a Tideo e Polinice: ma le nozze si riveleranno amare e i generi violenti ed ingiusti, e nulla in tutta la tragedia permette di intravedere una ragione per il comando di Apollo12. Mai, comunque, in questi racconti si da il caso di un oracolo effettivamente falso, che cioe preannuncia eventi destinati a non verificarsi: la caratteristica dell'oracolo ingannatore rimane propriamente

8 Interessante al riguardo la contrapposizione indiretta tra Creso e Temistocle ravvisata in Erodoto

da J. Kirchberg, Die Funktion der Orakel im Werke Herodots, Gottingen 1965 (Hypomnemata, 11), 92-93. In un frammento sofocleo di tragedia incerta (704 Nauck2) e lucidamente sintetizzata la contrap

posizione tra chi si ferma al significato immediato ed evidente della parola profetica e chi invece sa di doversi spingere piu oltre: Kai tdv 6e6v toioutov e^efltaTccjica, / oo<potc, piv aiviKirjpa Gecqxxtcov dei, / aicaioic, 6e 9a\)A,ov kocv ppa%et 8i8<xcncaA,ov.

9 Eur. Med. 674-86. 10 Her. V 80, 1-2; VII 143. La figura del xpiwo^oyoc, ha una funzione oscillante tra raccogli

tore e proferitore privato di oracoli. In quanto raccoglitore, occupa una posizione privilegiata nella

misura in cui conosce numerose profezie ed & in grado di richiamarle quando ne scorge l'attualita; ma nell'operazione vera e propria di esegesi egli ha unicamente il vantaggio di una maggiore

esperienza, ed e esposto al rischio dell'errore. Cfr. E. Levy, Devins et oracles chez Herodote, in

Oracles et proprieties dans Vantiquite. Actes du Colloque de Strasbourg 15-17 juin 1995, ed. J.-G.

Heintz, Paris 1997, 361-65. 11 Her. I 157-59. Si puo sottoscrivere la considerazione generale di Levy, Devins et oracles,

364: ?roracle, comme le bon auteur de mots croisSs, a un malin plaisir a mettre sur la mauvaise

piste?. 12 Eur. Suppl. 138; 220; 832-33. In molti casi, peraltro, simili rappresentazioni delle divinita

oracolari sottendono una critica verso queste forme di religiosita; o, come spesso in Euripide, una

polemica di carattere patriottico, nei confronti deH'oracolo delfico apertamente schierato con Sparta nei corso della guerra archidamica.

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l'ambiguita13. Proprio per questo e estremamente interessante il modo in cui un oracolo di Bacide riportato da Erodoto presenta la vittoria dei Greci sui Persiani e sui Medi: l'oracolo di Delfi aveva raccomandato in piu occasioni di non opporsi agli invasori, che avevano dalla loro la forza di Zeus (che e quanto dire la forza del destino)14; e secondo la profezia attribuita a Bacide la loro sconfitta avviene

appunto vnip Xa%e&i\ te Liopov xe: ovvero contro, al di la della sorte assegnata15. Di fronte alle nette prese di posizione di Delfi a favore della non-resistenza, accanto alia tattica temistoclea della reinterpretazione dei responsi

? che sfruttava i consueti margini di ambiguita del linguaggio oracolare ?, & dunque attestata anche l'esistenza di profezie tanto incoraggianti per la causa greca da ribaltare i vaticini della Pizia16; ma questi ultimi non potevano comunque restare ignorati, e

piuttosto che sconfessarli ? anzi, forse proprio a partire dal duplice responso rilasciato agli Ateniesi a Delfi ? si arriva ad adombrare una sorta di smagliatura neH'ordine stabilito dal fato, tanto piu paradossale in quanto affermata alPinterno di una predizione.

Delfi, in effetti, gode in modo particolare di un significativo rispetto anche da parte di chi non risparmia critiche sarcastiche agli indovini privati e ai raccogli tori di oracoli, benche proprio 1'Apollo delfico (Ao^laq, Vobliquo) sia il dio profetico ambiguo per eccellenza. Nel gia ricordato confronto tra il Paflagone e il salsicciaio dei Cavalieri di Aristofane, una volta esaurita la ridda di risibili

profezie confezionate per l'occasione, fa finalmente la sua comparsa un responso che indica la verita (pur sempre in versione comica), e che non a caso proviene da Delfi11. Ancora Platone accompagna al disprezzo per gli indovini girovaghi il massimo rispetto per Apollo Pizio18. Questo tipo di contrapposizione consiglia cautela prima di interpretare come segno di diffidenza verso i centri oracolari, e in particolare verso Delfi, l'iniziativa di sottoporre a vari di essi la stessa questione.

Mi pare piuttosto che questa pratica, attestata in varie occasioni e dunque non

legata, nei singoli casi, a situazioni contingenti, acquisti significato proprio in riferimento al problema dell'ambiguita dei responsi, e al desiderio di evitare eventuali ?trappole? oracolari. Gli esempi non mancano: Erodoto riferisce come

gli abitanti di Apollonia, afflitti da sterilita delle greggi e della terra, ottennero

responsi da Dodona e da Delfi19. Nel Prometeo eschileo Inaco, il padre di Io, manda a interrogare entrambi gli oracoli di Delfi e Dodona per sapere come

13 L'unica eccezione mi pare l'oracolo con cui Apollo, nello lone di Euripide, fa passare suo

figlio per il figlio di Xuto, pace H. Netzel, Apollons Orakelsprucht im Ion'des Euripides, ?Hermes?, 116 (1988), 272-79, e K. Hartigan, Ambiguity and Self-Deception. The Apollo and Artemis Plays of Euripides, Frankfurt am Main-Bern-New York-Paris 1991, 74 e 77: cfr. Eur. Ion 67-71; 534-37; 1601-02; A.P. Burnett, Human Resistance and Divine Persuasion in Euripides' 'Ion', ?CPh?, 57

(1962), 91-93. 14 Her. VII 220, 4.

15 Her IX 43, 2. II riferimento contenuto in questo oracolo ai responsi della tradizione delfica mi sembra al di sopra di ogni dubbio, anche a prescindere dal problema deU'effettiva storicita e

contemporaneity ai fatti che si pone soprattutto per alcuni di essi (come quello citato alia n. 14, rivolto agli Spartani). 16

Cfr. al riguardo L. Prandi, Considerazioni su Bacide e le raccolte oracolari greche, in La

profezia nei mondo antico, 51-62. 17 Aristoph. Eq. 1229-1248. Cfr. N.D. Smith, Diviners and Divination in Aristophanic Comedy,

?CA?, 8 (1989), 151-55; Lateiner, The Perception, 187-89. 18

Plat. Resp. 364 b-e, 427 b-c; Leg. 909 a-d, 910 a-b, 933 a-b. 19 Her. IX 93, 4.

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10 A. GIULIANI

comportarsi a seguito dei sogni ricorrenti della figlia: le risposte che pervengono sono incomprensibili (aioXoax6\io\)q I %pr|Gp,oi)<; ocafpoDq SvaKpiicoq t' el

prpevotx;); la ricerca continua fino al giungere di un oracolo sin troppo chiaro, che ordina perentoriamente a Io di allontanarsi da casa20. Xuto, nello lone di

Euripide, giunge a Delfi dopo aver interrogate 1' oracolo di Trofonio, che ha solo velatamente anticipato le indicazioni di Apollo21. II re spartano Agesipoli, nel 397, si rivolge prima all'oracolo di Zeus ad Olimpia e poi a Delfi per avere conferma su una delicata decisione nella imminente guerra con Argo22. Secondo Pausania, alia vigilia della battaglia di Leuttra i Tebani consultarono Trofonio a Lebadea ed

Apollo all'Ismene, allo Ptoon, ad Abe, a Delfi23. Senofonte, nei riopoi, suggerisce di sottoporre le sue proposte all'avallo degli oracoli di Dodona e Delfi24; Demostene nella Contro Midia ricorda che le Dionisie ateniesi sono regolate in base alle indicazioni di oracoli provenienti da Delfi e da Dodona25. Mi pare improbabile che una simile procedura, evidentemente ricorrente ed adottata anche in contesti ufficiali, vada ricondotta ad un atteggiamento programmaticamente scettico: al contrario, la sua origine va forse cercata proprio nel desiderio di poter contare su responsi in qualche modo complementari tra loro, per garantire vuoi una completezza rituale nei riguardi di tutte le divinita, quando ad esempio si tratta di realizzare i sacrifici propiziatori prescritti dagli oracoli; vuoi la corret tezza dell'interpretazione di fronte al rischio dell'equivocita, affiancando ad

esempio forme di divinazione ispirata e induttiva. Saggiare vie diverse e un modo non solo di diminuire il rischio di responsi ?pilotati?, ma anche di ottenere dagli dei il massimo delle indicazioni possibili. Proprio un simile impiego ?intelligente? della divinazione, anzi, e spesso avvertito come l'antidoto piu efficace contro un

appiattimento superstizioso e in ultima analisi irresponsabile sulla lettera degli oracoli come sul significato apparente dei vari omina26.

Su questo sfondo, risulta di particolare interesse esaminare alcuni elementi chiave dell'atteggiamento verso il problema dell'ambiguita e della veridicita degli oracoli nei due grandi storici del quinto secolo, che avvertono (entrambi, benche in maniera molto diversa) la necessita di rendere conto del rapporto tra le profezie a suo tempo formulate e l'effettivo corso tenuto poi dagli eventi.

2. E stato sostenuto che Erodoto neghi in varie occasioni, direttamente o

indirettamente, l'attendibilita delle profezie delfiche. Egli loda gli Ateniesi per non essersi lasciati spaventare dai tremendi oracoli che annunciavano l'invasione

20 Aesch. Prom. 658-68. 21 Eur. Ion 300-02. 22 Xen. Hell. IV 7, 2: si trattava di avallare la liceita del progettato attacco spartano nonostante

l'espediente argivo di anticipare le feste Carnee; ottenuta una prima risposta positiva ad Olimpia,

Agesipoli giunto a Delfi chiese ad Apollo se fosse d'accordo con suo padre. L'episodio merita eviden temente l'attenzione di Senofonte per la caratteristica formulazione del secondo quesito, volta ad

incoraggiare la desiderata risposta positiva; ma l'aver anteposto un'altra consultazione a quella di

Delfi non riflette necessariamente una diffldenza scettica nei confronti di quest'ultimo oracolo (come

ritengono invece H.W. Parke - D.E.W. Wormell, The Delphic Oracle, I, Oxford 1956, 209-10), dal

momento che una simile procedura e tutt'altro che eccezionale. 23 Paus. IV 32, 5. 24 Xen. De vect. VI 2. 25 Dem. XXI 51. 26

Spunti significativi al riguardo in Bearzot, Mantica, 99-121.

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persiana: dunque, per non avervi creduto. Riporta casi di Pizie corrotte e di oracoli

incomprensibili o ingannevoli. Polemizza con quanti rifiutano di credere agli oracoli adducendo come ragione la chiarezza delle predizioni di Bacide: dunque, indicando come paradigmi la profezia univoca ed il profeta solitario, implicita

mente contrapposti ai responsi oscuri ed ai complessi oracolari strutturati attorno ai santuari...27.

In una direzione molto diversa, pero, porta il racconto erodoteo del caso piu eclatante di corruzione della Pizia delfica, in cui l'inganno fu ordito da Cleomene

per ottenere la destituzione del re spartano Demarato e la sua sostituzione con Leotichida. Gli Spartani ricorsero all'oracolo di Delfi per verificare la fondatezza dell'accusa mossa pretestuosamente a Demarato di non essere veramente figlio del re Aristone; Cleomene, tramite gli uffici di un potente personaggio di Delfi, Cobone, ottenne che la Pizia Perialla confermasse l'accusa. Tempo dopo, pero, l'inganno venne scoperto; Cobone dovette lasciare Delfi e Perialla venne destituita28. Erodoto riferisce nei dettagli questa vicenda clamorosa, ma la sua narrazione non termina qui: lo storico aggiunge che Demarato, ormai privato della

dignita regale, interrogo solennemente sua madre nel corso di un sacrificio domestico e le chiese di conoscere la verita sulla propria nascita; apprese cosi che nella notte del suo concepimento una figura misteriosa si era unita alia donna sotto le sembianze di Aristone, lasciandole delle ghirlande che si rivelarono

provenienti dallo rjpcpov di Astrabaco; gli indovini confermarono in effetti che si era trattato di questo eroe29. Si scopre cosi, inaspettatamente, che il responso della Pizia rispondeva al vero, benche in un modo inatteso e che non diminuiva ma accresceva la dignita di Demarato; nonostante la profetessa fosse soggettivamente convinta di mentire, e nonostante le sue parole fossero intese dagli Spartani nel senso negativo voluto da Cleomene e da Perialla stessa, l'affermazione dell'ora colo che impegnava l'autorita di Apollo conteneva una verita nascosta agli occhi di tutti ma non per questo meno reale.

II valore di questo racconto, che ha tutto l'aspetto di una sorta di apologia delfica della vicenda della corruzione e che Erodoto accoglie e presenta senza alcun accenno di voler prendere minimamente le distanze, e abitualmente sottova lutato da quanti affrontano il problema dell'atteggiamento dei devoti, e tanto piu di Erodoto in particolare, di fronte allo scandalo delle falsificazioni oracolari30. Con la rivelazione della paternita eroica di Demarato, il responso delfico apparen temente menzognero e frutto di pressioni indebite viene in sostanza ricondotto al

27 Una lucida difesa di queste affermazioni in Asheri, Erodoto e Bacide, 72-76. Cfr. anche B.

Shimron, Politics and Beliefs in Herodotus, Stuttgart 1989 (Historia Einzelschriften, 58), 39-51. 28 Her. VI 65-66. 29

Her. VI 67-68. 30

Sintomatico il caso di Ph.-E. Legrand, Herodote croyait-il aux oracles?, in Melanges Desrousseaux, Paris 1937, 278-79: ammettendo che nella prospettiva di un credente la Pizia non

potrebbe opporre una resistenza diretta all'ispirazione profetica di Apollo, il Legrand immagina macchinosamente che i devoti spiegassero le frodi oracolari di questo genere con un inganno nelle cerimonie preliminari: i corrotti avrebbero approfittato delle occasioni in cui i riti, dando esito negativo,

manifestavano l'assenza dell'ispirazione per fingere il contrario e rilasciare gli oracoli desiderati.

Esemplare in questa linea anche J. Elayi, Le role de Voracle de Delphes dans le conflict greco perse d'apres les Histoires d'Herodote (II), ?IA? 14 (1979), 85-86. Kirchberg, Die Funktion, 67, nota la pertinenza del racconto su Astrabaco alia vicenda della corruzione, ma ne sottovaluta l'impor tanza dal punto di vista di Erodoto in relazione al contenuto di verita del responso delfico.

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12 A. GIULIANI

genere degli oracoli ambigui, interpretati in modo superficiale in base alle attese dei consultanti ma portatori di una verita diversa ed inaspettata. Al di la delle

conseguenze che l'oracolo bene o male inteso pud aver avuto sulle vite degli uomini, rimane il fatto che esso era assolutamente autentico, e che solo per questo Perialla e stata in grado di pronunciarlo: Apollo non avrebbe potuto mentire, e infatti la sua Pizia non ha mentito.

L'altro caso di responso pitico che Erodoto presenta come frutto di corruzione non e inquadrabile airinterno di questa alternativa falsita / ambiguita, dal momento che si tratta di una mera esortazione e non di un'affermazione con uno specifico contenuto di verita: la Pizia, persuasa dagli Alcmeonidi esiliati dai Pisistratidi, prese a rispondere ad ogni richiesta rivolta da spartani a titolo sia pubblico che

privato incitandoli a liberare Atene, fino ad ottenere effettivamente la loro collabo razione nella cacciata dei tiranni. Questa volta non si fa cenno a sconfessioni ufficiali o a provvedimenti presi nei confronti della profetessa. Erodoto, pur ricono scendo l'impropria interferenza umana nella comunicazione oracolare tra umano e divino, sembra giudicare positivamente l'iniziativa degli Alcmeonidi, che

agiscono per il bene della propria citta31; d'altronde, il problema di un oracolo

menzognero in senso stretto qui non si pone. E vero pero che gli Spartani, pentitisi di fronte airatteggiamento di Clistene e dei suoi, una volta riuniti gli alleati per convincerli a riportare Ippia in Atene, affermarono di aver commesso il precedente errore in quanto spinti da oracoli ?ingannatori? (eTcapGevxe?... KiP8f|A,oiai jiavxeioiai)32. Non e immediatamente chiaro il significato da attribuire qui all'ag gettivo Ki|J8r|A,o<;: esso si riferisce originariamente alia contraffazione di un metallo

prezioso, a qualcosa che appare oro ma non lo e; trasposto sul piano morale, si

applica alia doppiezza di un falso amico33. Erodoto in un caso lo impiega in forma

negativa (ocki(38t|Xov) a indicare l'atteggiamento trasparente e leale contrapposto a quello traditore di chi si presenta amichevolmente ma nasconde intenti ostili34; in altri due luoghi, oltre a quello appena citato, lo riferisce invece (in modo

originale) ad oracoli delfici perfettamente rispondenti al tipo del responso ambiguo ed ingannatore, che sembra contenere un'incoraggiante promessa

? e come tale viene recepito

? ma cela invece il preannuncio dell'insuccesso35: anche nel passo in questione, dunque, il significato dovrebbe essere questo36. Non sembra pero

31 Her. V 63, 1; 66,1; 90,1; VI123. Cfr. Kirchberg, Die Funktion, 71-72; A. Giuliani, Erodoto,

gli Alcmeonidi e la corruzione della Pizia, ?RIL?, 132 (1998), 330-32. 32 Her. V 91, 2. 33 Cfr. ad esempio Theogn. Eleg. I 117, 123, 965; Democrit. frr. 47 e 59 Diels-Kranz; Eur. Med.

516, Hel. 550. In Hippocr. De morb. pop. II 3, 18 Kip8r|Xo<; e riferito a sintomi ingannevolmente

positivi, improvvise e sospette regressioni del male che preludono ad una recidiva. Parallelamente a

questo, com'e ovvio, e largamente attestato il valore metaforico di ?impuro, corrotto?. 34

Her. IX 7 a 2. 35 Her. I 66, 3; 75, 2. Un parallelo interessante in Eur. Bacch. 475, in cui Dioniso viene accusato

da Penteo di Ki(35r|Xe'6eiv per aver manifestato un divieto che invoglia alia trasgressione. 36 Non mi pare accettabile la posizione di Asheri, Erodoto e Bacide, 72, che attribuisce a

KiP5r|A,o<; il signiflcato di ?falso? in tutti e tre i passi citati (ma non cosi nel commento a I 66, 3 in

Erodoto, he Storie, I, Milano 1988, 309). Legrand, Herodote, 276, sembra assumere al contrario

che si tratti nei tre casi di oracoli semplicemente ingannatori. Tra quanti distinguono il caso di I 66, 3 e 75, 2 (oracoli ingannatori) da quello di V 91, 2 (oracolo falso) cfr. R. Crahay, La litterature

oraculaire chez Herodote, Paris 1956, 153; H.R. Immerwahr, Form and Thought in Herodotus, Cleveland (Ohio) 1966, 159 e n. 26.

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ERODOTO, TUCIDIDE E GLI INDOVINELLI 13

possibile definire propriamente ambigui gli oracoli sulla liberazione di Atene, a meno di ipotizzare che gli Spartani li volessero riutilizzare riferendoli alia soprav venuta necessity di ?liberare? Atene dalla democrazia clistenica. Essi, secondo Erodoto, ritenevano che i responsi fossero frutto di un complotto, e non si puo escludere con certezza che il significato di Kij}8r|A,o<; nel luogo in esame sia sempli cemente ?falso?; dal momento, pero, che dovrebbe trattarsi di un'accezione

insolita, mi pare piu soddisfacente ritenere che nella ricostruzione erodotea gli Spartani volutamente non affrontino in modo aperto la questione delForigine degli oracoli di fronte agli alleati, limitandosi a parlare di ?responsi ingannevoli?37. Forse, peraltro, Pimpiego di questo termine relativamente ambiguo a proposito degli oracoli incriminati va connesso con Fassenza di un riconoscimento ufficiale e notorio del fatto della corruzione, che ancora al tempo di Erodoto circolava come una voce.

In sostanza, emerge con relativa chiarezza come per Erodoto anche 1'even tuality eccezionale di una corruzione della Pizia delfica non comprometta, in linea di principio, la caratteristica essenziale delPoracolo: questa, infatti, non consiste in un'affidabilita soggettiva, ma in un'intima veridicita. II caso della corruzione

operata dagli Alcmeonidi appare ulteriormente atipico: da un lato, in esso gli oracoli non vengono propriamente falsificati ma sostituiti da un'esortazione non

pertinente alia domanda del consultante; dall'altro, il ricorso a questo stratagemma avviene in ordine al raggiungimento di un nobile scopo, che non a caso viene ottenuto anche grazie al realizzarsi di coincidenze in qualche modo provviden ziali quali la cattura fortuita da parte spartana dei figli dei Pisistratidi, presentata come assolutamente decisiva per ottenere la resa dei tiranni38.

Alia luce di queste considerazioni appare pienamente comprensibile anche la

posizione di Erodoto nei confronti dei minacciosi oracoli delfici che sembravano invitare gli Ateniesi alia fuga di fronte ai Persiani39. Gli Ateniesi ebbero il merito di non lasciarsi spaventare da quello che, prima facie, era il senso naturale da attribuire ai responsi del dio: i teori seppero insistere (in veste di supplici: umilmente, ma con tutta la forza derivante da questa condizione sacrale) in modo tale da ottenere uno spiraglio di benevolenza, attribuito nell'oracolo all'interces sione di Atena, e tutti gli elementi necessari per una corretta interpretazione della

profezia; Temistocle seppe cogliere nel segno con la sua proposta di esegesi a favore di una resistenza navale presso Salamina, che non a caso andava nella direzione di una coraggiosa ed intelligente difesa della patria e che soprattutto ebbe la conferma decisiva derivante dal successo finale. L'esito felice della tremenda prova era gia contenuto, benche nascosto, nelle parole della Pizia, e richiedeva solo di essere sapientemente (e fortunatamente) esplicitato. II fatto che F interpretazione da dare alForacolo venga messa ai voti non implica che il senso

37 In effetti, id|38r|A,oc, detto di oracoli falsi e attestato solamente una volta, in Pausania (VIII

18, 1), e anche qui a proposito di una raccolta di profezie attribuita a Lino: in questo caso, riferito ad una tradizione manipolata, il valore di ?spurio? e evidentemente meglio applicabile che non a

proposito di una serie di consultazioni dirette, dove non sussiste alcun dubbio sugli oracoli effetti vamente rilasciati dalla Pizia. Inteso invece come ?ingannevole, solo apparentemente benevolo?,

Kip8T|Xo<; si pud applicare perfettamente al responso che prende la forma di esortazione-trappola, come quello rilasciato dall'oracolo dei Branchidi ai Cumei (Her. I 159; cfr. infra). 38

Her. V 65, 1-2. Cfr. supra, n. 31. 39

Her. VII 139, 6 - 144. Diversamente Asheri, Erodoto e Bacide, 73; Shimron, Politics, 50-51.

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14 A. GIULIANI

delle parole di Apollo dipenda dalla decisione politica della maggioranza, ma e una naturale conseguenza dell'assenza di un'autorita sacrale ultima in grado di

imporre un'esegesi impegnativa dell'oracolo; la responsabilita di decidere come

comportarsi spetta in ultima analisi al destinatario dell'oracolo stesso, ovvero alia

citta, rappresentata daH'assemblea. Per questo gli Ateniesi, che hanno saputo prendere la decisione giusta, possono essere considerati i salvatori della Grecia:

naturalmente, dopo gli dei (iiexd ye Geoix;). Erodoto conosce in effetti vari esempi di oracoli oscuri ? o, peggio, solo

apparentemente chiari ? il cui fraintendimento e causa di rovina. Gli Spartani attaccano i Tegeati perche commettono 1'errore di fidarsi di un oracolo ambiguo (I 66, 3: %py\G\i6) KiP5f|5icp mcrovoi), che li destinava a cadere prigionieri degli avversari. Creso marcia contro Ciro perche ha equivocato il senso del responso (171, 1: djaapxcbv xox> xpriqiov) pervenutogli dagli oracoli di Delfi e di Anfiarao:

anch'egli si e incautamente fidato di una profezia ambigua (I 73, 1: tcg xprjarnplcG niovvoq; cfr. I 75, 2: drciKopivoD %pr\o\iov Ki$bi\kox>). I Focesi apprendono solo

dopo la sconfitta di Alalia che 1'oracolo delfico che prescriveva loro di tov Kupvov ... KTi^eiv (I 167, 4; cfr. 165, 1) non si riferiva ad una colonia sull'isola ma ad

un culto dedicato all'eroe omonimo. C'e, peraltro, chi sa stare in guardia da perico lose illusioni: Aristodico di Cuma sa sospettare di un responso rilasciato dall'o racolo apollineo dei Branchidi ?

che, interrogato su cosa fare di un supplice, aveva risposto di consegnarlo

? e riesce a strappare al dio con uno stratagemma la rivelazione della sua intenzione di far incorrere i Cumei in un sacrilegio in

punizione della sfrontata richiesta (I 158-159). Cleomene, che ha appreso da un oracolo delfico di dover prendere Argo, quando viene a sapere che il bosco cui ha fatto dar fuoco porta questo nome comprende di non dover arrischiare oltre

(VI 76, 1; 80). Anche un responso favorevole ma oscuro richiede di essere rettamente compreso ed accolto; proprio cosi fa Pisistrato alia vigilia della battaglia di Pallene: dopo aver ricevuto dall'indovino Anfilito di Acarnania un oracolo che sembra un capolavoro di ambiguita (?la trappola e stata gettata, la rete e stesa, i tonni vi entreranno nella notte di luna?), ma di cui Erodoto sottolinea ripetuta

mente l'ispirazione divina, il tiranno <ro5tA,ocP(bv to %pr|OTr|piov kocI cpa<; 8eK?a0ai to %pr|O0ev 87cf|Ye xf]v GTpaTif|v40. Analogamente, Cipselo si impadronisce di Corinto fidando (nxcvvoq) in un oracolo definito ambiguo (d|i(pi88^iov)41.

Che l'incapacita di comprendere un responso ambiguo derivi da mancanza di

saggezza appare chiaramente, oltre che dall'intera vicenda di Creso, anche da

quella di Cambise: questi, che andava accumulando atti di presuntuosa follia, sapeva da un oracolo di dover finire i suoi giorni ad Ecbatana; convinto che si trattasse di quella di Media, quando rimase ferito a Ecbatana di Siria ritorno in se e fu in grado di comprendere la profezia che lo riguardava, riguadagnando il senso del limite (III 64, 5: vno %r\q oD|a(popfj<;... Kori xox> TpcbjiaToq eococppovriae, gdAAocPcov 8e to 0eo7cpo7iiov eiTce* kvQama Ka|ap\)aea tov K^poi) eotI

40 Her. I 62, 4 - 63, 1.

41 Her. V 92 e 1: jiavxeDouivG) K\)\|/eXcp eyeveTO dp,(pi8e^iov xpnoTipiov ev AeAxpotoi, tcg

niavvoq yevojievoq ?7ie%eiprjG? xe Koei eo%e KopivGov. In realta, l'oracolo non sembra oscuro, dal momento che chiama re di Corinto Cipselo, i suoi figli ma non piu i figli dei figli: l'ambiguita puo consistere nel preannuncio di beni per Cipselo e per i suoi figli, ma di mali per la generazione seguente; o, forse meglio, nella possibility (sempre presente a priori, e di cui Cipselo doveva tener

conto) che l'apparente buon augurio nascondesse una delle solite trappole.

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ERODOTO, TUCIDIDE E GLI INDOVINELLI 15

rcEflpcopivov teXeutocv). Erodoto e piu cauto a proposito di Arcesilao III di Cirene, il quale non seppe comprendere per tempo a che cosa si riferiva un oscuro monito della Pizia e ando incontro alia propria fine realizzando esattamente le azioni da cui era stato messo in guardia: nel suo caso, non e chiaro se l'errore fu effetti vamente dovuto ad un colpevole offuscamento dell'intelligenza (IV 164, 4:

'ApKealXecoq \ie\ vov exxz ekwv exxe ccekcov d)iaptd)v %ox> %pr|cj(ioQ e^ettAtige HoTpav %r\v ecoDToO). Frutto di cieco orgoglio e invece senz'altro l'involontaria

profezia con cui Serse promette agli inviati spartani che sara Mardonio a dar loro soddisfazione per la morte di Leonida e per lo scempio del suo cadavere: l'ironica battuta del re ? che si capovolgera, secondo le leggi della migliore ambiguita oracolare, nella realta della sconfitta persiana e dell'uccisione di Mardonio ? non e che l'inconsapevole appendice di un vaticinio dell'Apollo di Delfi, il quale aveva indicato agli Spartani di chiedere a Serse una riparazione per la sorte subita dal loro re e di accogliere cio che il persiano avrebbe offerto loro42.

In tutti questi casi il racconto di Erodoto non lascia intravedere versioni alternative o diverse interpretazioni degli avvenimenti43: 1' ambiguita degli oracoli

emerge dai libri delle Storie come uno degli elementi costitutivi e caratterizzanti della realta della divinazione, in cui la acocppoo<)vr| rimane l'atteggiamento adeguato dell'uomo di fronte all'impenetrability ed alia superiority divine. Gli oracoli sono sempre dotati di un'intima verita, ma la comprensione del responso appare paradossalmente secondaria all'interno del dialogo oracolare tra devoto e

divinita, come la conoscenza del proprio destino e secondaria rispetto al suo

compiersi ineluttabile. Anche la possibility di falsificazioni non appare ad Erodoto un motivo sufficiente per diffidare a priori delle tradizioni oracolari: egli sa che Onomacrito fu sorpreso da Ipparco nel tentativo di interpolare un responso tra

quelli risalenti a Museo, ma non per questo da meno credito all'autenticita delle raccolte di oracoli possedute dai Pisitratidi e finite poi in mano a Cleomene, o

impiegate per persuadere Serse ad intraprendere una spedizione contro la Grecia44.

Riporta 1'esperimento con cui Creso individua, tra gli oracoli greci, quello di

Apollo a Delfi e quello di Anfiarao presso Tebe come i due sicuramente attendi bili; racconta di come Amasi avesse potuto operare in Egitto un'analoga distin zione tra hjedSeoc e d\|/?\)8?oc |iavTf]ia, e di come gli Egiziani ritengano l'oracolo di Buto assolutamente veritiero (6c\|/?'o8?aTai;ov)45. In questi casi Erodoto sembra limitarsi a riferire; il fatto che la qualifica di \xavxr\w\ ayEvbiq, che ricorre nei tre luoghi ora citati, sia applicabile solo ad alcuni centri oracolari sottolinea peraltro l'autorevolezza di cui questi ultimi godono meritatamente. In questo senso, Delfi

occupa certamente un posto privilegiato. All'univocita sopra menzionata della struttura narrativa fa eccezione un solo

caso: quello del fallimento deH'impresa di Dorieo, il quale, pur avendo avuto dalla Pizia l'assicurazione che avrebbe preso la terra verso cui si dirigeva, trovo la morte nel tentativo di fondare una colonia nella zona di Erice. Erodoto racconta

42 Her. VIII 114 e IX 64; cfr. ora sul tema D. Asheri, Platea vendetta delle Termopili: alle

origini di un motivo ideologico erodoteo, in Responsabilitd, perdono e vendetta nel mondo antico, Milano 1998 (CISA, 24), 65-86.

43 Per altri casi di oracoli piu o meno oscuri che trovano un'adeguata interpretazione, cfr. Her.

I 67-68; II 152; III 57-58; V 1; V 79-80; V 92 p 3. 44 Her. V 90, 2; VII 6, 3-5.

45 Her. I 46-49 (Creso); II 174 (Amasi); II 152, 3 (Buto).

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16 A. GIULIANI

come i Sibariti affermassero che prima di arrivare in Sicilia Dorieo si era impegnato a fianco dei Crotoniati nella conquista di Sibari, e che a questa impresa andava riferito il successo predetto dall'oracolo; i Crotoniati pero, a loro volta, negavano di essere stati aiutati da Dorieo; sicche, conclude lo storico, ognuno pud scegliere a quale versione dar credito tra le due46. In tal modo, Erodoto lascia irrisolto anche il problema del compimento dell'oracolo; dato il suo atteggiamento abituale, pero, mi pare estremamente improbabile che questa sospensione del giudizio sui fatti di Sibari comporti una forma positiva di scetticismo nei confronti del responso della Pizia. In realta, rientra nella natura stessa del fenomeno dell'ambiguita oracolare la possibility che la spiegazione dell'apparente mancato compimento di una profezia non risulti evidente, quanto meno a chi non e stato protagonista degli eventi in questione.

E su questo sfondo che si pud comprendere correttamente il significato delle affermazioni con cui Erodoto, a VIII 77, accompagna la citazione di un oracolo attribuito a Bacide e riferito alia vittoria greca di Salamina. Introducendo la

profezia, egli dichiara di non poter ribattere negando la verita degli oracoli, di non voler cercare di confutarli nel momento in cui sono formulati con tale

chiarezza; e conclude ribadendo che non osa avanzare o accogliere alcuna obiezione di fronte alle parole cosi chiare di Bacide47. Intendere qui che Erodoto affermi di essere disposto a riconoscere la veridicita di un oracolo solo in presenza di un'analoga chiarezza48 significa vuotare di significato una parte considerevole delle vicende narrate nelle sue Storie. Mi pare invece chiaro che lo storico impiega espressioni cosi forti per un preciso intento apologetico: l'esistenza di oracoli

inequivocabili gli appare un argomento decisivo contro chi rifiuti l'attendibilita della divinazione in generate; e dal compimento delle chiare predizioni di Bacide diventa possibile inferire anche la veridicita degli oscuri pronunciamenti del Lossia.

3. L'orientamento degli studiosi di fronte al problema dell'atteggiamento di Tucidide nei confronti della divinazione e andato ultimamente evolvendosi verso il riconoscimento di un suo genuino interesse e rispetto per questa come per altre

manifestazioni del soprannaturale, superando la tradizionale caratterizzazione dello storico ateniese in senso rigidamente razionalista49. E fuor di dubbio che Tucidide

46 Her. V 43-45.

47 Her. VIII 77: xpTiajioTai 6e ox>k e^co avxi^eyeiv oi)k eioi cdnBeeq, o\) PouA,6u?vo<;

evapyeax; Xeyovxac; rceipacGai KocTaPaXXeiv, toiaSe npr\y\iaxa ecpAi\|/a<;. [...] e<; xoiavTa

u?v iced ot)TQ) evapyeax; Aiyovti BockiSi dviiXoyia^ xptio|acdv n^pt o$*? avxbq Xeyeiv ToXuico oftxe Ttap' aXXcav ev8eKop,ai. Sulla genesi dell'oracolo in questione e sulla sua applicazione allo scontro di Salamina cfr. H. Gregoire, La legende de Salamine ou comment les philologues ecrivent

Vhistoire, ?Les etudes classiques?, 4 (1935), 519-31; Asheri, Erodoto e Bacide, 66-72. 48

Cos! Asheri, Erodoto e Bacide, 72-76. 49 La visione, riduttiva ed ormai superata, di un Tucidide mero ?positivista? e esempliflcata al

meglio in lavori come quello di J.A. Notopulos, Thucydides' npoyvcocng and the Oracles, ?CW?, 39 (1945-46), 29-30, che contrappone in modo schematico ed inadeguato ?il mondo di Eschilo,

Pindaro, Erodoto?, dove l'uomo di stato orienta sugli oracoli le proprie decisioni e risulta quindi ?una pedina degli dei?, al razionalismo sofistico e tucidideo, in cui la ragione umana si afferma in una dimensione completamente autonoma. Significativa, in questo senso, l'evoluzione della posizione di uno studioso di Tucidide come Kenneth Dover, attestata nel suo studio su Gli oracoli in Tucidide, in Studi di filologia classica in onore di Giusto Monaco, I, Palermo 1991, 303-11. Cfr. anche W.D.

Furley, Andokides and the Herms. A Study of Crisis in Fifth-Century Athenian Religion, London

1996, 74-79. II lavoro di R. HernAndez Moran, Los ordculos en Tucidides, ?Studia Zamorensia?, 6 (1985), 9-22, non apporta al tema un contributo significative

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ERODOTO, TUCIDIDE E GLIINDOVINELLI 17

non risparmi una critica demolitrice e sarcastica ai xP^M^o^oyoi, gli indovini

privati, e ai loro oracoli: costoro profetizzano tutto ed il contrario di tutto, nell'in tento di compiacere chi li interroga (II 21, 3); su di essi, che a suo tempo avevano

predetto la conquista della Sicilia, si riversa la rabbia popolare alia notizia del disastro deH'Asinaro (VIII 1, 1). La condanna dello storico verso queste forme di divinazione si presenta strettamente legata al suo giudizio sull'irrazionalita della massa, che richiede una guida illuminata e non adulatori interessati. Peraltro, la credulita e la superficiality sfruttate dagli indovini sono le stesse che Tucidide

stigmatizza nel notare come la memoria popolare finisca per adattare il contenuto delle profezie che conserva in funzione dell'effettivo svilupparsi degli avveni menti: il dubbio se l'oracolo che prediceva una guerra contro i Dori indicasse con essa rarrivo di un'epidemia (kox\i6q) ovvero di una carestia (Xi|x6q) fu risolto a favore della prima possibility sotto l'impressione causata dalla peste; in caso di carestia, osserva Tucidide, avrebbe prevalso l'altra versione (II 54, 3). In questo caso, la malleabilita semantica propria dell'oracolo ambiguo si estende alia formulazione stessa della profezia. In modo analogo, a proposito dell'oracolo delfico rilasciato nel 432 agli Spartani e che promette loro la vittoria (pur se a condizione del massimo impegno da parte loro) ed assicura loro l'aiuto di Apollo, Tucidide sembra manifestare qualche riserva al momento di riferirlo (I 118, 3: 6 8e dveiXev ocwotq, obq XiyExax, Kara Kpdxoq TcoXep.ooiai vikttv eaeaGai). II

significato del cauto inciso dx; Aiyerai non sembra quello di mettere in dubbio che l'oracolo fosse stato da subito diffuso in quella forma ? dal momento che a II 54, 4 l'oracolo ritorna identico nella memoria degli Ateniesi e a I 123, 1 viene ricordato dai Corinzi agli Spartani ?, quanto forse piuttosto di manifestare una riserva ad ammettere che a Delfi fosse stato effettivamente reso un simile

responso50. Peraltro, al momento di segnalare la diffusa convinzione che lo scoppio della peste in Atene fosse dovuto all'intervento di Apollo preannunciato dall'o racolo (II 54, 5: mpi piv o\iv %ox> xprjaxripioa) ra yiyvojxeva ffca^ov ojaota eivai), Tucidide per parte sua non si sbilancia minimamente51.

In altri due passi, quasi a titolo di curiosita e senza che la logica della narrazione lo richieda, viene richiamato il compimento in forma inattesa di un oracolo. A II 102, 5-6 Tucidide ricorda che Alcmeone si stabili presso la foce dell'Acheloo, avendo compreso che quest'area alluvionale realizzava la condizione indicata da Apollo perche lui trovasse pace: stabilirsi in una terra che, al momento del matricidio da lui commesso, fosse stata nascosta al sole, ed anzi nemmeno fosse terra. A III 96, 1 cita la morte di Esiodo presso il tempio di Zeus Nemeo a Enoe, con cui si avvera il responso che collocava la fine del poeta a Nemea.

50 Cfr. S.I. Oost, Thucydides and the Irrational: Sundry Passages, ?CPh?, 70 (1975), 188. Va

comunque tenuto presente che almeno in un altro passo (II 77, 6) un analogo inciso non indica affatto un dubbio sull'oggettivita di quanto viene riferito, ma manifesta una certa cautela di fronte ad un evento che si presenta come miracoloso: cfr. H.D. Westlake, Aeyexai in Thucydides, ?Mnemosyne?, s. IV, 30 (1977), 349-50 e 354. 51 Non mi pare condivisibile la tesi di M. Marshall, Pericles and the Plague, in 'Owls to

Athens'. Essays on Classicl Subjects Presented to Sir Kenneth Dover, Oxford 1990, 169 (il quale rimanda a H.D. Westlake, Individuals in Thucydides, Cambridge 1968, 122; 130-31; 136), per cui Tucidide intenderebbe negare il valore dell'oracolo come garanzia di vittoria per gli Spartani mostrando

implicitamente come la poca iniziativa spartana avesse vanificato la promessa del dio, legata ad un

impegno Kaxa KpcVcoq. Nessun elemento della narrazione guida il lettore con chiarezza verso questa conclusione.

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18 a. giuliani

Questi oracoli vengono riportati in termini apparentemente rispettosi; d'altronde anche qui, in entrambi i casi, un cauto Xeyexai avverte il lettore che il racconto riferito non e verificabile52. Altrove, peraltro, Tucidide entra personalmente nel

merito del problema dell'interpretazione di oracoli ambigui. L'ateniese Cilone aveva fallito il tentativo di impadronirsi della tirannide nella sua citta in coinci denza con la celebrazione delle Olimpiadi, pur avendo ricevuto da Delfi garanzie di successo se avesse agito durante la piu grande festa di Zeus; riferendo il fatto, a I 126, lo storico si ferma a precisare che Cilone non si era preoccupato di chiedersi se la piu grande festa di Zeus andava individuata in riferimento a tutta la Grecia o soltanto all'Attica, mentre il responso restava oscuro al riguardo53. A

II17, 1 viene citato un emistichio tratto da un oracolo delfico (neXapyiicov ctpyov afieivov, ?il Pelargico e meglio inutilizzato?) con cui veniva avvalorata l'inter dizione dell'area del Pelargico infranta a seguito della concentrazione della popola zione dell'Attica tra le mura di Atene; in questo caso Tucidide arriva a proporre come valida una sua interpretazione della profezia, in contrapposizione a quella abitualmente diffusa: non si sarebbe trattato di un divieto di occupazione dell'area tale da causare, una volta infranto, la peste come punizione divina, bensi della

previsione di sciagure destinate ad avvenire in concomitanza con 1'occupazione stessa54. Questo rifiuto di identificare nell'occupazione delle aree sacre in citta la causa dello scoppio della peste e animato evidentemente dall'intenzione di scagio nare da ogni accusa Pericle, responsabile del piano di evacuazione dell'Attica; di

fatto, comunque, Tucidide fa propria la logica che presiede all'interpretazione degli oracoli ambigui: riconosce autorevolezza al pronunciamento delfico; presup pone che esso, nella sua formulazione generica (tov k6Xe\iov... ovk 6v6|ia?ov), contenga una verita suscettibile di essere fraintesa; sottolinea come solo alia luce del suo effettivo compimento sia possibile individuare con adeguata approssima zione il riferimento reale, oggettivo della predizione, pur senza abbandonare del

52 Inoltre, a II 102, 6: xa u?v o$v rcepi 'A^Kuicova ToiauTa Xeyo^ieva rcapeXapo^iev. Un

buon inquadramento in B. Jordan, Religion in Thucydides, ?TAPhA?, 116 (1986), 123-24; 127-28. 53 Thuc. I 126, 6: ei 8e ev xfl 'Attikti r\ aXXoBi nov i\ \iey'iG%r\ eopif) eipTyco, owe ekeivoc,

eti Kaxevoriae to te u,avT?iov o\)k ?5f|a,o\). Bene al riguardo Jordan, Religion, 143. Sulla vicenda di Cilone e sulle caratteristiche del racconto che ne fa Tucidide cfr. A. Giuliani, // sacrilegio ciloniano:

tradizioni e cronologia, ?Aevum?, 73 (1999), 21-42. 54 Thuc. II 17, 2: kccI um 8okei to hcivteiov TovvavTiov ^d^ipfjvai r[ npoce&e%ovzo' oi)

yap 5ia ttjv rcapavonov evoiKeaiv ai ^d^cpopai yeveoQai Tfi koXei, aXXa 5ia tov n6Xe.\iov f| dvayKT| Tflc, oiKfjaeox;, 6v o\)k ovo^ia^ov to jxcivteiov 7cpof|6ei |xf| etc' aya6q> 7tote ai)io koctoiki

aGnaojiEVov. Vi sono pared diversi sul significato preciso da attribuire al verbo TrpofjSei. Non mi sembra possibile scorgervi ironia (cosi cautamente S. Hornblower, A Commentary on

Thucydides, I, Oxford 1991, 270), per l'importanza dell'argomento in funzione della difesa di Pericle. E stato sostenuto che si riferisca ad una previsione ragionevole, fatta col buon senso (?e naturale che se il

Pelargico sara occupato, lo sara in un momento brutto; quindi il Pelargico e meglio vuoto?: cosi A.W. Gomme, A Historical Commentary on Thucydides, II, Oxford 1956, 65-66; A. Powell,

Thucydides and Divination, ?BICS?, 26, 1979, 46-47); ma rcpoolSa indica una conoscenza certa, non per congettura, ed il suo riferimento naturale e in questo contesto la conoscenza soprannaturale dell'oracolo (Oost, Thucydides, 188, e soprattutto N. Marinatos, Thucydides and Religion, Konigstein 1981, 50-51, ripreso con ulteriori argomenti da Dover, Gli oracoli, 306-07). In effetti, Tucidide qui non vuole svalutare la profezia in quanto tale, ma proporne una efficace interpretazione alternativa. Sull'oracolo in questione cfr. G. Nenci, // Pelargico' (Thuc. II, 17 1-3; Parke-Wormell, 'Delphic Oracle \ II n. 1) e la 'zona di rispetto' nelle cittd greche arcaiche, in ATIAPXAI. Nuove ricerche e

studi sulla Magna Grecia e la Sicilia antica in onore di Paolo Enrico Arias, I, Pisa 1982, 35-43.

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ERODOTO, TUCIDIDE E GLI INDOVINELLI 19

tutto il campo parzialmente soggettivo delle ipotesi. A queste condizioni, Tucidide

pud affermare che a suo parere l'oracolo si e realizzato nel modo opposto a come ci si aspettava (kou \ioi Sokei to iiavxeiov towocvtiov ^\)^pfjvai f\ 7Cpoae8e xovto).

A queste considerazioni va aggiunto il fatto che nei confronti dell'oracolo di Delfi in modo particolare Tucidide impiega sempre un tono rispettoso. Anche gli oracoli relativi ad Alcmeone ed Esiodo, benche egli non lo ricordi esplicitamente, sono tramandati come delfici dal complesso della tradizione55. L'Apollo delfico e ricordato come il dio, o come il dio che e in Delfi, ed i suoi responsi non vengono mai contraddetti apertamente56.

Quanto detto sinora permette di collocare nella prospettiva adeguata un passo che ritengo decisivo per comprendere l'atteggiamento di Tucidide nei confronti del tema dell'ambiguita oracolare e, di riflesso, le sue convinzioni sul valore

pratico degli oracoli. A V 26, 3-4, Tucidide cita esplicitamente quello che a suo dire e l'unico oracolo che si e realizzato con certezza: la previsione di tre volte nove anni per la durata della guerra. Dopo aver illustrato, dati e numeri alia mano, che il periodo comprendente la guerra archidamica, la successiva tregua piena di tensione e la fase finale del conflitto e da considerarsi in prospettiva unitaria ed abbraccia una durata di appunto 27 anni, egli aggiunge:

Koci xoiq and %pr|G|4,oi<; xx ia%upiaa|iivoi<; jxovov 5f| xovxo exupcoq ^op,pdv. Aiei yap eycoye |x&|xvniiai, koci dpxopivoi) xou KoXe\iox) Kai pixpi o5 eteXeuttioe, Kpoq)ep6 |i?vov x>no noXXoSv 6xi xpiq ?W?a ett| 8eoi y?V?G0ai avxov.

Non si tratta, evidentemente, di un'affermazione generale a favore deiraffi dabilita degli oracoli, data Tenfasi con cui Tucidide sottolinea che si tratta di un caso isolato57; ma nemmeno si puo attribuire la menzione dell'oracolo ad una volonta di mera polemica, ad una sorta di irrisione, o alia preoccupazione di sottolineare che solo per un puro caso la conclusione del rigoroso ragionamento storico appena svolto coincide con le predizioni degli indovini58. Nulla autorizza

questa conclusione nelle parole di Tucidide; il potenziale di sarcasmo contenuto

nell'espressione jxovov 8f| xovxo viene decisamente smorzato dal riferimento ai ricordi personali, alia notorieta di una profezia destinata ad avverarsi. Tucidide, in realta, ferma qui l'attenzione su di un aspetto ben preciso della divinazione: non tanto sul problema teorico della sua veridicita intrinseca, quanto su quello pratico della sua effettiva affidabilita. E molto probabile che nel passo in questione sia presente una certa dose di ironia; non si tratta pero della generica constata zione che tra tanti oracoli se ne e realizzato solamente uno. L'espressione di

55 Parke - Wormell, The Delphic Oracle, II, ri 202 e 206.

56 Thuc. I 118, 3 e 123, 1 (6 Geoc,); I 126, 4 e 134, 4 (6 Geoc, 6 ev AetapoTc,). Bene al riguardo Dover, Thucydides, 304-05.

57 In questo senso non e condivisibile la posizione di Oost, Thucydides, 191-92. 58

Powell, Thucydides, 45-47; Lateiner, The Perception, 193. Contra, con osservazioni puntuali ed efficaci, Dover, Thucydides, 310-11, il quale per6 rinviene comunque nel passo un atteggiamento sostanzialmente scettico; atteggiamento in contrasto con quello che emerge da vari altri luoghi tucididei, e che il Dover spiega dunque con un mutamento delle convinzioni dello storico. Mi pare che questa ipotesi non sia necessaria, se ammettiamo che qui a Tucidide non interessa negare un contenuto di verita agli oracoli, ma trarre le conseguenze della loro strutturale ambiguita.

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20 A. GIULIANI

Tucidide mette invece in particolare rilievo la contrapposizione tra l'atteggiamento di quanti si appoggiano con forza (iaxi)piaanevoi<;) sull'autorita degli oracoli ed il fatto che e uno solo l'oracolo di cui si ha una certezza realmente solida (ixvp&c,) che si sia compiuto secondo le attese. II valore di quest'ultima notazione e dell'av verbio exvp&q e, a mio parere, la chiave della corretta comprensione del passo. Solamente nel caso in esame, infatti, a differenza che in tutti quelli passati in

rassegna precedentemente, e possibile garantire con assoluta certezza che l'oracolo era autentico, formulato ante eventum esattamente in questi termini, dal momento che Tucidide stesso pud richiamarsi ai propri ricordi; ed al contempo la realizza zione della profezia e infallibilmente verificabile per via aritmetica, senza che

rimanga alcun margine per ambiguita o per interpretazioni di circostanza59. Tucidide non si sbilancia esplicitamente affermando o negando 1'opportunity di attribuire il compimento della profezia al caso o al soprannaturale; cio che lascia intendere e piuttosto 1'impossibility pratica di raggiungere, persino a posteriori, un riscontro di tale chiarezza sul verificarsi della quasi totality degli oracoli.

Cio che emerge, in definitiva, e una valutazione negativa dell'utilita della

pratica oracolare espressa su di un piano sostanzialmente pragmatico, in conside razione di quella caratteristica costante e quasi strutturale del linguaggio profetico che e 1'ambiguita. Tucidide dimostra senza dubbio una forte cautela di fondo verso il soprannaturale ed un'aperta ostilita verso la categoria dei %pr\G\iokoyov, questa ostilita, pero, non coinvolge indiscriminatamente ogni pratica divinatoria, e tanto meno si estende a realta venerabili ed arcane come l'oracolo di Delfi. D'altra

parte, sia la difficolta di garantire l'esatta conservazione del testo di una profezia in assenza di specifici meccanismi di garanzia sia la perplessita indotta dall'o scurita caratteristica dei pronunciamenti oracolari fanno si che i responsi ricevuti o tramandati, per quanto possano avere effettivamente un'origine soprannaturale, risultino praticamente inservibili. Non b possibile, insomma, fare affidamento (iajcopii^eaGai) sugli oracoli al momento di determinare la propria linea di condotta. Per questa via 1'ambiguita degli oracoli, in cui si riflette 1'ambiguita dell'atteggiamento degli dei nei confronti degli uomini, conduce nell'orizzonte

pragmatico di Tucidide ad una esclusione di fatto del soprannaturale dai processi decisionali.

59 Sfugge questo aspetto a Powell, Thucydides, laddove lo studioso nota che Tucidide da in

questo caso prova di uno scetticismo che e piu frutto di animosita che di analisi attenta, dal momento

che egli stesso riconosce a II 17 il compimento dell'oracolo sul Pelargico. Ma ci6 che manca nel caso dell'emistichio sul Pelargico e proprio la possibility di un'interpretazione univoca, che permetta di riconoscere a posteriori l'indubbia realizzazione della profezia (il xomo exDp(o<; ^vp-pav dei

ventisette anni): tanto che Tucidide pu6 proporne un'interpretazione favorevole a Pericle proprio

grazie alia sostanziale ambiguita dei riferimenti. Cfr. al riguardo Jordan, Religion, 130-31.

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