Erodoto - Discussione Sulle Forme Di Governo (Storie, III, 80-82)

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308 TALIA Allora i congiurati, incitatisi a vicenda e tratti i pugnali, trafissero lì sul posto coloro che li trattenevano, e si slan- ciarono di corsa verso l'appartamento degli uomini. 78. Per caso, dentro, in quel momento si trovavano am- bedue i Magi e stavano discutendo di ciò che aveva fatto Pressaspe. Quando videro gli eunuchi tutti sconvolti e ne udirono le grida, di nuovo balzarono J ambedue in piedi e, resisi conto di ciò che avveniva, si disposero alla difesa : uno di essi fece in tempo a staccare il suo arco, l'altro diede di piglio all'asta : allora si venne tra le due parti alle mani. Quello dei due che aveva afferrato l'arco non potè farne uso alcuno, poiché i nemici lo stringevano e incalzavano da vicino, ma l'altro, con l'asta, si difendeva validamente e così ferì Aspatine alla coscia e Intafrene a un occhio : que- st'ultimo, per il colpo, perdette l'uso dell'occhio, ma non ci rimise la vita. Dunque uno dei Magi ferì quelli che ho detto; l'altro, invece, poiché l'arco non lo poteva aiutare e c'era una stanza che comunicava con l'appartamento degli uomini, in essa si rifugiò, con l'intento di chiuderne le porte. Ma insieme con lui piombarono nella stanza due dei sette con- giurati, Dario e Gobria, e avendo Gobria avvinghiato stret- tamente il Mago, Dario, che gli stava presso, non sapeva cosa fare, dato che erano al buio -, preso dal timore di colpire Gobria; ma questi, vedendo che se ne stava lì ac- canto inerte, gli chiese perché non facesse uso della spa- da. Dario rispose : « Sono preoccupato per te, ho paura di colpirti!»; ma Gobria di rimando: «Caccia pure la spada anche attraverso ambedue! ». Dario, allora, lascian- dosi persuadere, calò la spada e fortuna volle che colpisse proprio il Mago. 79. Uccisi i Magi e tagliata loro la testa, i congiurati lasciarono lì sul posto quelli di loro che erano feriti, sia 1 Per discutere s'erano adagiati su dei divani, e l'insolito tram- busto li fece balzare di nuovo in piedi. 2 Di solito queste stanze non avevano aperture verso l'esterno e ve- nivano illuminate artificialmente. LIBRO III, 77-80 309 per la loro invalidità e anche perché custodissero la rocca; gli altri cinque, con le teste dei Magi, corsero fuori, gri- dando e facendo gran rumore. Chiamavano a raccolta gli altri Persiani, spiegando loro ciò che era avvenuto e mo- strando le teste recise, mentre nello stesso tempo uccide- vano qualunque Mago capitasse loro tra i piedi. I Persiani, informati di ciò che avevano fatto i sette congiurati e dell'inganno dei Magi, si tennero autorizzati a fare anch'essi altrettanto e, sguainate le spade, dovunque trovavano un Mago vìvo gli davano la morte: se la notte sopraggiunta non li avesse distolti, non ne avrebbero la- sciato vivo nemmeno uno. Questo giorno è festeggiato in comune dai Persiani più di tutti gli altri giorni; in esso celebrano una grande fe- sta, che dai Persiani è chiamata "Strage dei Magi", du- rante la quale nessun Mago ha diritto di presentarsi in pubblico e per quel giorno i Magi se ne stanno a casa loro. 80. Quando il tumulto fu sedato e furono trascorsi cin- que giorni 1, quelli che si erano ribellati ai Magi delibe- rarono sulla situazione generale e si tennero dei discorsi, in- credibili, forse, per alcuni Greci, ma che tuttavia furono veramente pronunciati. Otane consigliava di introdurre fra i Persiani il governo popolare, adducendo queste ragioni : « Io sono del parere che non debba più uno di noi farsi padrone assoluto, poi- ché non è cosa bella buona. Voi, infatti, avete visto fino a qual punto è arrivata la tracotanza di Cambise e ave- te sperimentato anche la prepotenza del Mago. E come po- trebbe essere un governo ben ordinato il dominio d'un solo, se egli può fare quello che vuole, senza rendere conto ad alcuno? Poiché anche l'uomo migliore del mondo, in- vestito di questa autorità, si troverà al difuori del con- sueto modo di pensare. Per l'abbondanza dei beni che lo circondano, mette radici in lui l'orgoglio, mentre in ogni uomo è radicata per natura l'invidia fin dalla prima ori- gine e quando uno possiede questi due vizi, racchiude in 1 Era costume dei Persiani che, dopo la morte d'un re, si sospen- desse per cinque giorni l'applicazione delle leggi, in modo da far constatare i disagi provocati dall'assenza di tale freno.

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Materiali del corso di filosofia del diritto

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308 TALIA

Allora i congiurati, incitatisi a vicenda e tratti i pugnali,trafissero lì sul posto coloro che li trattenevano, e si slan-ciarono di corsa verso l'appartamento degli uomini.

78. Per caso, dentro, in quel momento si trovavano am-bedue i Magi e stavano discutendo di ciò che aveva fattoPressaspe.

Quando videro gli eunuchi tutti sconvolti e ne udironole grida, di nuovo balzarono J ambedue in piedi e, resisiconto di ciò che avveniva, si disposero alla difesa : unodi essi fece in tempo a staccare il suo arco, l'altro diededi piglio all'asta : allora si venne tra le due parti alle mani.Quello dei due che aveva afferrato l'arco non potè farneuso alcuno, poiché i nemici lo stringevano e incalzavano davicino, ma l'altro, con l'asta, si difendeva validamente ecosì ferì Aspatine alla coscia e Intafrene a un occhio : que-st'ultimo, per il colpo, perdette l'uso dell'occhio, ma nonci rimise la vita.

Dunque uno dei Magi ferì quelli che ho detto; l'altro,invece, poiché l'arco non lo poteva aiutare e c'era unastanza che comunicava con l'appartamento degli uomini,in essa si rifugiò, con l'intento di chiuderne le porte. Mainsieme con lui piombarono nella stanza due dei sette con-giurati, Dario e Gobria, e avendo Gobria avvinghiato stret-tamente il Mago, Dario, che gli stava presso, non sapevacosa fare, dato che erano al buio -, preso dal timore dicolpire Gobria; ma questi, vedendo che se ne stava lì ac-canto inerte, gli chiese perché non facesse uso della spa-da. Dario rispose : « Sono preoccupato per te, ho pauradi colpirti!»; ma Gobria di rimando: «Caccia pure laspada anche attraverso ambedue! ». Dario, allora, lascian-dosi persuadere, calò la spada e fortuna volle che colpisseproprio il Mago.

79. Uccisi i Magi e tagliata loro la testa, i congiuratilasciarono lì sul posto quelli di loro che erano feriti, sia

1 Per discutere s'erano adagiati su dei divani, e l'insolito tram-busto li fece balzare di nuovo in piedi.2 Di solito queste stanze non avevano aperture verso l'esterno e ve-nivano illuminate artificialmente.

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per la loro invalidità e anche perché custodissero la rocca;gli altri cinque, con le teste dei Magi, corsero fuori, gri-dando e facendo gran rumore. Chiamavano a raccolta glialtri Persiani, spiegando loro ciò che era avvenuto e mo-strando le teste recise, mentre nello stesso tempo uccide-vano qualunque Mago capitasse loro tra i piedi.

I Persiani, informati di ciò che avevano fatto i settecongiurati e dell'inganno dei Magi, si tennero autorizzati afare anch'essi altrettanto e, sguainate le spade, dovunquetrovavano un Mago vìvo gli davano la morte: se la nottesopraggiunta non li avesse distolti, non ne avrebbero la-sciato vivo nemmeno uno.

Questo giorno è festeggiato in comune dai Persiani piùdi tutti gli altri giorni; in esso celebrano una grande fe-sta, che dai Persiani è chiamata "Strage dei Magi", du-rante la quale nessun Mago ha diritto di presentarsi inpubblico e per quel giorno i Magi se ne stanno a casa loro.

80. Quando il tumulto fu sedato e furono trascorsi cin-que giorni 1, quelli che si erano ribellati ai Magi delibe-rarono sulla situazione generale e si tennero dei discorsi, in-credibili, forse, per alcuni Greci, ma che tuttavia furonoveramente pronunciati.

Otane consigliava di introdurre fra i Persiani il governopopolare, adducendo queste ragioni : « Io sono del parereche non debba più uno di noi farsi padrone assoluto, poi-ché non è cosa né bella né buona. Voi, infatti, avete vistofino a qual punto è arrivata la tracotanza di Cambise e ave-te sperimentato anche la prepotenza del Mago. E come po-trebbe essere un governo ben ordinato il dominio d'unsolo, se egli può fare quello che vuole, senza rendere contoad alcuno? Poiché anche l'uomo migliore del mondo, in-vestito di questa autorità, si troverà al difuori del con-sueto modo di pensare. Per l'abbondanza dei beni che locircondano, mette radici in lui l'orgoglio, mentre in ogniuomo è radicata per natura l'invidia fin dalla prima ori-gine e quando uno possiede questi due vizi, racchiude in

1 Era costume dei Persiani che, dopo la morte d'un re, si sospen-desse per cinque giorni l'applicazione delle leggi, in modo dafar constatare i disagi provocati dall'assenza di tale freno.

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sé ogni perversità: infatti molte ed empie azioni egli com-pie perché gonfio d'orgoglio, altre perché roso dall'invidia.

« Eppure, il tiranno almeno dovrebbe esser libero dal- ^l'invidia, dato che possiede tutti i beni; invece, di fronteai suoi concittadini dimostra tutto il contrario: in verità,suole invidiare i migliori che ancora restano e sono in vita.Si trova a suo agio con i peggiori fra i cittadini e non c'èchi lo superi nell'accogliere le calunnie.

« La più assurda delle istituzioni, poiché se lo lodi conmoderazione, si offende perché non è troppo onorato; segli fai una corte assidua, si adira perché ti ritiene adula-tore. Ma il più grave è quello che sto per dire : egli scon-volge le istituzioni patrie, fa violenza alle donne e man-da a morte senza regolari giudizi.

« Invece quando è il popolo che detiene il comando,in primo luogo il governo ha il nome più bello d'ognialtro: uguaglianza di diritti; poi, non commette nessunodi quei soprusi che compie il monarca; le cariche pub-bliche si ottengono per sorteggio; il governo è soggetto alrendiconto e tutte le decisioni sono prese in comune.

« Io propongo, quindi, che noi rinunciamo alla monar-chia, per dare forza al governo popolare poiché nella mag-gioranza c'è la fonte d'ogni diritto ».

81. Questa l'opinione che sosteneva Otane.Megabizo, invece, consigliava di affidare gli affari a urTo-

ligarchia e parlava in questo modo : « Quello che Otaneha detto nell'intento di abolire la monarchia, consideratelodetto pure da me; ma quando egli vi consigliava di defe-rire il potere al popolo, era ben lontano dall'opinione piùgiusta, poiché non v'è nulla di più stolto e di più inso-lente d'una folla buona a nulla.

« Tuttavia che gli uomini, per sfuggire alla prepotenzad'un tiranno, debbano cadere nell'insolenzà d'un popolosfrenato non si può assolutamente tollerarlo : poiché se iltiranno fa qualche cosa di male, lo fa a ragione veduta,ma il popolo non ha nemmeno la capacità di conoscere.

« D'altra parte, come potrebbe averla dal momento chenon è stato istruito, che non ha mai visto nulla di buonoche sia suo e sconvolge gli affari, su cui si getta senzadiscernimento, simile a un fiume impetuoso? Ordunque al

governo di popolo s'attacchino quelli che desiderano ilmale dei Persiani; ma noi, scelto un gruppo degli uominimigliori, affidiamo ad essi il potere, poiché tra questi sa-remo pure anche noi ed è naturale che le deliberazioni de-gli uomini migliori siano senza dubbio le migliori ».

82. Megabizo, dunque, sosteneva questo parere; terzo, fuDario a esporre quello che pensava con queste parole :« Per conto mio, le ragioni addotte da Megabizo contro ilpotere popolare sono giuste; non cosi, invece, quello cheegli ha detto sull'oligarchia. Poiché, delle tre forme di go-verno che a noi si offrono e che per ipotesi consideriamotutte nelle condizioni ideali, e cioè un governo popolareperfetto, un'ottima oligarchia e un'ottima monarchia, ioaffermo che quest'ultima è di gran lunga la migliore.

« Nulla, infatti, ci può apparire migliore del comandodi un uomo solo, se questo è ottimo; poiché, valendosiappunto d'un ottimo consiglio, può governare il popoloin maniera irreprensibile, e solo così potranno rimaneresegrete al massimo le decisioni che riguardano i nemici.

« Nell'oligarchia, invece, poiché sono molti che fannosfoggio delle proprie qualità per il comune interesse, so-gliono sorgere violente inimicizie private. Infatti, volendociascuno primeggiare e far trionfare la propria opinione,si arriva a gravi rivalità vicendevoli : dalle rivalità nasconole sedizioni ; dalle sedizioni le stragi e dalla strage si finiscenel comando d'un solo. Anche in questo si dimostra quan-to tale forma di governo sia di tutte la migliore 1.

« Quando, al contrario, il potere sia in mano al popolo,è impossibile che non vi si sviluppi la malvagità e quandola malvagità prende piede nei pubblici affari, non sorgonogià tra malvagi le inimicizie, bensì violente amicizie. Poi-ché quelli che rovinano lo Stato, lo fanno cospirando traloro. E questo avviene finché un uomo, postosi a capo delpopolo, non metta fine alle trame di tali individui : perquesto, appunto, quest'uomo si attira l'ammirazione del po-polo e, ammirato, viene poi proclamato signore assoluto.Cosi, anche in questo caso si dimostra che la monarchiaè la forma migliore di tutte.

1 Perché costituisce un rifugio per le vittime dell'oligarchia.

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« E per raccogliere tutto in una sola parola, donde è ve-nuta a noi la libertà? Chi ce l'ha data? Ci è venuta dalpopolo, dall'oligarchia o dalla monarchia?

« Io sono, dunque, del parere che noi, liberati per ilmerito d'un solo uomo 1, dobbiamo aver cura di tale for-ma di governo e, anche senza di questo, non dobbiamoabbattere le patrie istituzioni che sono saggiamente sta-bilite, poiché non ne avremmo alcun vantaggio ».

83. Tali erano le tre proposte che venivano presentate;gli altri quattro, dei sette, si dichiararono a favore diquest'ultima.

Allora, quando il suo parere fu sopraffatto, Otane, quel-lo che desiderava introdurre tra i Persiani l'uguaglianza didiritti, prese in mezzo all'adunata la parola e disse : « Mieicompagni di lotta, poiché è ormai evidente che uno di noideve divenire re, sia che venga eletto per sorteggio, o chenoi lasciamo al popolo persiano di designare quello chepreferisce, o la designazione avvenga con qualche altromezzo, io ora non entrerò in gara con voi : non vogliocomandare, né che mi si comandi.

« Rinuncio quindi al potere a questa condizione : chenessuno di voi pretenda imporre i suoi ordini, né a me,né a quelli che da me in perpetuo discenderanno ».

Quando ebbe detto queste parole, gli altri sei si trova-rono d'accordo nell'accettare questi patti; egli, quindi, nonprese parte alla competizione e si ritirò in disparte.

Anche ora il casato di Otane, unico fra i Persiani, con-tinua a essere libero e si sottomette solo per quel tantoche esso stesso vuole, senza tuttavia trasgredire le leggidel paese.

84. I sei che restavano si misero a discutere sul modopiù giusto di costituire il re e le sue prerogative.

Intanto stabilirono che Otane e i suoi discendenti in per-petuo, se il regno fosse toccato a uno di loro sei, avreb-bero avuto, come distinzione particolare, una veste dellaMedia ogni anno e tutti quei doni che per i Persiani costi-tuiscono il massimo onore; la decisione di dargli questo

1 Cioè, Ciro.

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speciale attestato era dovuta al fatto che egli era stato ilprimo a progettare l'impresa e li aveva poi riuniti.

Questo, dunque, il privilegio di Otane; per loro tutti,poi, stabilirono quanto segue: chiunque dei sette, a suopiacimento, poteva entrare nella reggia, senza bisogno difarsi annunziare, a meno che il re non si trovasse a dor-mire con sua moglie, e al re non era permesso prenderemoglie d'altra famiglia, che non fosse quella dei congiurati.

Per la designazione del re, ecco quello che decisero:allo spuntar del sole, nel sobborgo della città, quando tuttifossero montati in sella, colui il cui cavallo avesse per pri-mo lanciato un nitrito, quello sarebbe stato re.

85. Dario aveva come scudiero un uomo astuto, che sichiamava Ebare. A lui, quando si sciolse il convegno, Darioparlò in questo modo : « Ebare, per la scelta del re noiabbiamo deciso di fare così : colui il cui cavallo sarà ilprimo a nitrire appena spunta il sole e noi saremo montatiin sella, avrà le prerogative di re. Ordunque, se hai qual-che astuzia, mettila in pratica, in modo che questo privi-legio tocchi a noi e non l'abbia nessun altro ». Ebare glirisponde così : « Se è vero, o signore, che da questo dipen-de che tu sia re o meno, non aver preoccupazione su que-sto punto e sta' di buon animo, poiché nessun altro saràre al posto tuo: ho tali rimedi io...». Replica Dario:« Dunque, se hai qualche accorgimento di tal fatta, è oradi adoperarlo, e senza indugio, poiché la gara per il po-tere avrà luogo domani ».

Udite queste parole, ecco cosa combina Ebare: non ap-pena fu notte, tra le cavalle ne scelse una, quella che il ca-vallo di Dario amava più di tutte e, condottala nel sob-borgo, ve la legò. Vi portò quindi il cavallo di Dario egli fece fare molti giri intorno, vicino alla cavalla, tantoda sfinirlo e infine lasciò che la montasse.

86. Allo spuntar del giorno, i sei, secondo quanto eraconvenuto, si presentarono sui loro cavalli. Ma mentre at-traversavano il sobborgo, quando furono nelle vicinanzedel luogo dove la notte appena passata era legata la ca-valla, allora il destriero di Dario, con un balzo spintosi in