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eriferie direttore Vincenzo Luciani Poste Italiane SpA - Sped. Abb. Postale 70% -DCB Roma 74- 75 ANNO XIX N. APRILE/SETTEMBRE 2015 SPECIALE: Vincitori e finalisti del premio nazionale di poesia nei dialetti d’Italia “Città di Ischitella-Pietro Giannone” 2015 PP. 3-20 IL LIBRO Lingue a confronto di Ombretta Ciurnelli P. 21 Direzione - Redazione: via Lepetit 213/1 00155 Roma Tel-Fax 06.2286204 Trimestrale REGISTRAZIONE Tribunale di Roma n. 623/96 del 13/12/96 euro 5,00

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eriferiedirettore Vincenzo Luciani

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74-75ANNO XIX N.

APRILE/SETTEMBRE 2015SPECIALE: Vincitori e finalisti del premio nazionale di poesia neidialetti d’Italia “Città di Ischitella-Pietro Giannone” 2015

PP. 3-20IL LIBRO Lingue a confronto di Ombretta Ciurnelli P. 21

Direzione - Redazione: via Lepetit 213/100155 RomaTel-Fax 06.2286204Trimestrale

REGISTRAZIONETribunale diRoman. 623/96 del 13/12/96euro 5,00

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Sommario

PREMIO ISCHITELLA-PIETRO GIANNONE 2015Paolo Gagliardi (vincitore) 3Gabriella Rossitto (seconda classificata) 6Giovanni Nadiani (terzo classificato) 8Maurizio Balestra (finalista) 12Maria Gabriella Canfarelli (finalista) 13Fernando Gerometta (finalista) 14Rita Gusso (finalista) 16Vincenzo Mastropirro (finalista) 18Marino Monti (finalista) 19

IL LIBRO Lingue a confronto di Ombretta Ciurnelli 21

NEWSI vincitori del Premio Vincenzo Scarpellinoper poesie e stornelli nei dialetti del Lazio 24

RECENSIONICanzune d’amore di Camillo Coccione 25Racconto di un’amicizia di fine Millennio 27Angela Bonanno e la metafora del pane 29

IL CONCORSO Salva la tua lingua locale,il bando della III edizione 2015 31

Periferie Aprile/Settembre 20152

eriferieANNO XIX N. 74-75APRILE/SETTEMBRE 2015TRIMESTRALE

DIRETTORE RESPONSABILEBruno CiminoDIRETTORE Vincenzo LucianiREDAZIONE Ombretta Ciurnelli, AnnaMaria Curci, Claudio Porena, CosmaSiani, Rosangela Zoppi

DIREZIONE E REDAZIONE: via RobertoLepetit 213 int. 1 - 00155 RomaTel. 06.2286204E-mail [email protected]

REGISTRAZIONE Tribunale diRoma n. 623/96 del 13/12/96REALIZZAZIONE Cofine srlvia Lepetit 213/1 - 00155 RomaIN COPERTINA

Ischitella, Strada Grande

STAMPA Grafiche Mercurio SpAANGRI (SA)FINITO DI STAMPARE giugno 2015QUOTA ANNUA SOSTENITORI 20,00 €(con 4 numeri della rivista) sul c/c/p59612879 intestato a AssociazionePeriferie via Nino Ilari 11 - 00169Roma. – ARRETRATI: 10,00 €.

COME RICEVERE PERIFERIE - INVIARE 20,00 euro sulc/c/p/ 59612879 intestato a Associazione Periferie, viaNino Ilari 11 - 00169 Roma indicando nella causale “soste-nitore Periferie” o richiederlo al tel. 06.2253179.

Il CENTRO POESIA DIALETTALE “VINCENZO SCARPEL-LINO” (presso la Biblioteca G. Rodari, in via Francesco Tova-glieri 237a - 00155 Roma - tel. 06-2286204) invita a spe-dire gratis testi dialettali (poesie, antologie, riviste, mono-grafie, dizionari e grammatiche, materiali video e audio). Il bollettino dei libri del Centro è sul sito www.poetidel-parco.it (sezione Poeti in dialetto: “Centro di documenta-zione” del menù).

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Paolo Gagliardi è il vincitore delPremio Ischitella-Pietro Giannone 2015

Seconda classificata Gabriella Rossitto, terzo Giovanni Nadiani.La premiazione il 5 luglio nel centro garganico

Periferie Aprile/Settembre 2015 3 SPECIALE

Il romagnolo Paolo Gagliardi è il vin-citore della dodicesima edizione delPremio Città di Ischitella Pietro Gian-none 2015 con la raccolta poetica ine-dita in dialetto di Lugo (RA) Fent, cavale re (Fante cavallo e re).

Seconda classificata Gabriella Ros-sitto, con Petrafennula, in dialetto sici-liano di Catania, terzo Giovanni Nadianicon Anmarcord (Non mi ricordo), in dia-letto romagnolo di Reda di Faenza (RA).

Questa la determinazione della Giuriadel Premio, composta da: Franzo GrandeStevens (presidente onorario), DanteDella Terza (presidente), Rino Caputo,Ombretta Ciurnelli, Vincenzo Luciani,Giuseppe Massara, Cosma Siani, Mar-cello Teodonio.

La scelta dei vincitori è stata operatadopo una selezione delle raccolte poe-tiche di nove finalisti, di cui facevano

parte, oltre ai tre vincitori, i poeti: Mau-rizio Balestra (dialetto romagnolo diCesena), Maria Gabriella Canfarelli (dia-letto siciliano di Catania), Rita Gusso(dialetto veneto di Caorle), VincenzoMastropirro (dialetto pugliese di Ruvo,Bari), Marino Monti (dialetto romagnolodi Forlì), Fernando Gerometta (dialettofriulano).

L’assegnazione del Premio “Città diIschitella-Pietro Giannone” si terrà nellapiazza principale a Ischitella (FG) nellaserata di domenica 5 luglio e sarà pre-ceduta sabato 4 luglio da un reading coni poeti vincitori nella Darsena di FoceVarano.

Pubblichiamo in questo numero di Peri-ferie alcune poesie tratte dalle raccoltedei vincitori e dei finalisti

PAOLO GAGLIARDI

Fent, caval e re (Fante cavallo e re) di Paolo Gagliardi, in dialettoromagnolo di Lugo, Ravenna, (dedicato a “Al soldato sempliceTaddeo Tampieri, classe 1889, facchino, 36° Reggimento Fanteria.Mio nonno”), è un diario di guerra composto da piccoli frammenti,in cui l’io narrante, i compagni, le giovani reclute e i nemici, vivonola loro partita a carte in compagnia della morte, senza il confortodella speranza, riscaldati a volte da qualche tenue ricordo. La vitadi trincea è evocata con forza icastica, senza tentazioni retoriche,in uno stile asciutto, il solo con cui si può raccontare una guerrasenza senso, come tutte le guerre. La storia è narrata attraverso liriche brevi, in versi liberi,spesso ipometri, con andamento colloquiale, sottilmente e intimamente ritmato. La meta-fora della partita a carte percorre tutto il racconto, sia per esprimere indignazione per leingiustizie, sia per l’amaro bilancio che chiude l’esperienza della guerra.

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Armis-cé

I s’à ’rmis-cé, ognoun cun la su favëla,coma al chért int e’ maz.

Ajir prema d’partìla brescla l’éra d’copincù ch’a sein arivl’è gueinta d’spéd.

MISCHIATI - Ci hanno mischiati, / ognuno con la propria lingua, / come lecarte nel mazzo. // Ieri prima di partire / la briscola era coppe / oggi chesiamo arrivati / è diventata spade.

Ignacôsa

Ignacôsa u s’avs.eina,ignacôsa s’asluntena,arvein la nebia cun al men.

OGNI COSA - Ogni cosa s’avvicina, / ogni cosa s’allontana, / apriamo lanebbia con le mani.

Una goza a la vólta

Stra mélta sudór e sangvla vita la s’aveiauna goza a la vólta.

GOCCIA A GOCCIA - Tra fango / sudore e sangue / la vita se ne va / gocciaa goccia.

Cun e’ lom

A s’guardein int la fazaquand ch’u s’fa lom,a s’i n’fas.ein chés.

Periferie Aprile/Settembre 20154SPECIALE

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d’ësr un’étra vólta s.dest,d’n’avé tiré dret vérs un sön seinza sognla nöt paséda.

CON LA LUCE - Ci guardiamo in faccia / appena faluce, / ci stupiamo / di essere svegli un’altra volta, / dinon avere proseguito / verso un sonno senza sogni / lascorsa notte.

La brescla

Pr i puret e i quaioun la stória la n’cambia,e’ veinz clu che int al menl’à la brescla d’danér.

I fa fësta i sgnurouncun al cop pini d’vein,u n’s’va countra a i canouncun al spéd e i bastoun.

LA BRISCOLA - Per i poveri e gli sciocchi / la storia noncambia, / vince chi ha nelle mani / la briscola di denari.// Fanno festa i signori / con le coppe colme di vino, /non si va contro i cannoni / con le spade e i bastoni.

Fent, caval e re

Ariv d’có dla partìa j ò ’rmast cal tre chért,fent, caval e re.

E’ fent u s’mór d’e’ fred,e’ caval l’è int la mi penza,e’ re l’è sota al quértch’u s’la dórma dla grösa.

FANTE, CAVALLO E RE - Arrivato al termine della partita / mi sono rimastequelle tre carte, / fante, cavallo e re. // Il fante sta congelando, / il cavallo ènella mia pancia, / il re è sotto le coperte / che dorme profondamente.

Periferie Aprile/Settembre 2015 5 SPECIALE

PAOLO GAGLIARDI, natoa Forlì nel 1956, dall’età diquattro anni vive a Lugo diRavenna. Si è avvicinatoalla poesia in età adole-scenziale, ma è solo da fineanni ’90 che ha iniziato ascrivere con regolarità,dapprima in italiano poinella sola “lingua madre”,il romagnolo. Ama com-porre micro racconti informa epigrammatica. Nel2011 ha pubblicato E viaz.dl’anma (Faenza, Tempo alLibro) con la presentazionedi Matteo Fantuzzi e nel2013 Al rob al cambia(Forlì, L’Arcolaio) con lapresentazione di FabioFranzin.Le poesie qui riportate sonotratte dalla raccolta Fent,caval e re (Fante cavallo ere), vincitrice del PremioIschitella-Pietro Giannone2015.

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GABRIELLA ROSSITTO

Petrafennula di Gabriella Rossitto, è una raccolta in dialetto sicilianodi Catania, in composizioni non estese, dai versi brevi o brevissimi, avolte quasi singhiozzi per raccontare la dolorosa esperienza dell’essere.L’Autrice sviluppa i temi della solitudine, della caduta delle illusioni, deldisinganno, dell’impossibilità dell’amore e di stabilire empatiche relazioniin una quotidianità soffocante in cui si innesta il desiderio di fuga che solola poesia sembra poter placare.

In alcune liriche sono inseriti versi in lingua che sul piano fonico con-feriscono particolare musicalità al verso, insieme all’uso di parole accor-pate e ripetute che attestano una ricerca stilistica personale senza artifi-ci e forzature.

Ranata

Di na ciaccaarrivai a vidilliddi ucchiddi russidi ranatabeddica aspittavanu a mmia.

Scorcia di ficurinia mmeciora m’attoccapeddi di serpiramarruvirdilisciu.

MELAGRANA – Da una fessura / sono riuscita a vederli / occhietti rossi / dimelagrana / belli / aspettavano me. / Buccia di ficodindia invece / ora mitocca / pelle di serpente / ramarro / verdeliscio.

Fàusa

Pareva sitaprizziusacomu u vistitu d’ô re

Periferie Aprile/Settembre 20156SPECIALE

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russa sgargiantisfacciata di biddizza

era cinìsi mmecipezza di ferafàusa.

FALSA – Sembrava seta / preziosa /come il vestito del re// rossa sgargiante / sfacciata di bellezza // era cineseinvece / pezza da mercato / falsa.

Petrafennula*

Intantu iddu abballaa comu veni primarummulìacazzicatùmmulafuriettuca fermu nun ci sapi staricumu ’n canuzzu cerca sulu a ttiaparèviti duci eri petrafennuladuru com’a timpaduni sulu pidatima iddu ancoraabballa.

*Petrafennula: dolce tipico siciliano di origine araba a basedi miele, scorze d’arancia e di cedro, confetti, mandorle ecannella, duro come il torrone.

PETRAFENNULA - Intanto / balla / così come viene /inciampa / fa le capriole / furetto / che fermo / non sastare / come un cagnolino / cerca solo te / sembravi dolce/ eri petrafennula / duro come roccia / dai solo calci / elui ancora / balla.

Periferie Aprile/Settembre 2015 7 SPECIALE

GABRIELLA ROSSITTO ènata a Catania, vive einsegna a Palagonia. La suaprima raccolta di poesie, Ilbianco e il nero, è stata pub-blicata quale vincitrice delpremio letterario I Siracu-sani nel 2002. Ha vintoinoltre i premi letterari:“Katana” 1986, “Formi-sano” 1989, “La Tammorrad’argento”, “I Veli dellaLuna” 2008, “Donna sem-plicemente donna” 2010.Ha pubblicato la sillogeSegrete stanze nel 2008 (edAkkuaria), in formato e-book la silloge Atelier nel2009 (ed Arpanet, Milano).La silloge dialettale Rus-sània è stata pubblicataquale vincitrice del Premio“Nino Martoglio” nel 2010.Con la silloge dialettale Çiu-scia (ed. Prova d’autore) havinto nel 2013 il Premio“Città di Marineo”. Laguerra altra, silloge in ita-liano, ha vinto nel 2013 ilPremio “All’insud” ed è statapubblicata dalla casa ed.Disoblio.Le poesie qui riportate sonotratte dalla raccolta Petra-fennula II classificata alPremio Ischitella-PietroGiannone 2015.

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GIOVANNI NADIANI

Anmarcord (Non mi ricordo) di Giovanni Nadiani, in dialettoromagnolo di Reda di Faenza, terza classificata al premio Ischi-tella-Pietro Giannone, riproduce brandelli di realtà contempo-ranea, con molto vigore ed empatia nei confronti di uomini, ani-mali, e cose, in versi scardinati da ogni metrica, e perfino dalritmo del parlato quotidiano, talora con esperimenti grafici dispezzature e sillabazioni. L’esito complessivo è di una grande

intensità di espressione e di rappresentazione. La raccolta è in due parti:nella prima dominano il senso di solitudine, lo stordimento per il rapidoprecipitare della vita, la condizione di estraneità rispetto al fuori da sé; laseconda, un poemetto, è un canto-racconto straziante della malattia e dellaconseguente condizione di spaesamento che sembra affinare la percezionedel sé rispetto al mondo.

Anmarcord

incù a e’ mondpr aiuter i vec(èj pu di vec chi ch’al sa?)insimunì insabéch’i n s arcorda piò gnintch’i à l’alzheimeri specialesta i adrovadla musica Mozart Casadei Verdimo nench di fet dal puisìpr avder se i vecsintend cal parolii è bon d’arcurdes quaiquelde’ su mond dla su storia...

’sta terapia ultimativai la ciama Alzpoetry

a voj propi savé mequel ch’i adruvarà par nói dutur malé d’alzpoetrycum ch’i farà a druver quel ch’a j aven scret nóche za ades inson

Periferie Aprile/Settembre 20158SPECIALE

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l’è piò bon d’scorrd’lezr sta lenguadsmingheda par forzada tot…

u i sra sole’ zet vutdla nöstra tëstae nóa vajoninclanèbianèbianèbiabiancanèbianèbianèbianè

[biaaaaaad’pa

ro

lis

fa

ti

ANMARCORD [NON MI RICORDO] - oggi al mondo /per aiutare i vecchi / (ma sono vecchi chi lo sa?) / sci-muniti distratti / che non si ricordano / più niente /con l’alzheimer / gli specialisti usano / la musica diMozart Casadei Verdi / ma pure storie / poesie / pervedere se i vecchi / sentendo quelle parole / sonocapaci di ricordarsi qualcosa / del loro mondo dellaloro storia… // chiamano questa terapia / ultimativaAlzpoetry // voglio proprio sapere io / cosa userannoper noi / i dottori malati d’alzpoetry / come farannoa usare / ciò che abbiamo scritto noi / che già ora nes-suno / è più capace di parlare / di leggere questalingua / dimenticata per forza / da tutti… // ci saràsoltanto / il silenzio vuoto / della nostra testa / enoi / a zonzo /in / quella / nebbianebbianeb-biabiancanebbianebbianebbiaaaaa / di pa / r/ o / l/ e / s / f / a /t t / e

Periferie Aprile/Settembre 2015 9 SPECIALE

Giovanni Nadiani è nato nel 1954a San Severo di Cotignola (RA) erisiede a Reda di Faenza.Co-fondatore nel 1985 della rivista“Tratti” e nel 1998 della rivistaonline di traduttologia “InTRA-linea”, per Mobydick ha pubblicatole raccolte di versi e’ sèch [la sicci-tà, 1989]; TIR (1994); Beyond theRomagna Sky (2000); i volumi distorie e prose brevi Nonstorie[1992]; Solo musica italiana (1995);Flash – Storie bastarde [2004]; incollaborazione con la band di blue-jazz Faxtet e la chitarrista IngeborgRiebesehl il CD di poesia in musi-ca Invel [In nessun luogo, 1997].Nel 1999 presso l’editore Marsilio èuscita l’antologia poetica personaleFeriae. Nel 2000 ha pubblicatoSens [Senso/Sensi] 5 poemetti perl’Editore Pazzini di Rimini. Semprecol gruppo Faxtet e l’attrice AngelaPezzi ha prodotto nel 2001 perMobydick il CD/libro Insen…[Insieme]. Del 2002 è il monologoteatrale Förmica, dedicato all’attoreIvano Marescotti (Mobydick). Del2004 è la raccolta Eternit®, Ed.Cofine, Roma. Nel 2006 e 2008 hapubblicato gli audiolibri RomagnaGarden, e S-cen-People, primeesperienze di Dialet-Kabarett. Diquesta particolare forma di spetta-colo esistono le versione a stampauscite tra il 2010 e il 2015 LowSociety; Piadina Blues e RomagnaVillage (Editore Discanti). Scriveanche per il teatro (nel 2013 hapubblicato con l’attore napoletanoMichele Zizzari e la band FaxtetTerminal - Blues del broker fallito,libro-cd). Il lavoro poetico deglianni Zero è raccolto nel volumeGuardrail (Pequod).Ha conseguito i premi “Lanciano”,“Ischitella”, “Noventa”, “Pascoli”,“Marin”, “Salva la tua lingua loca-le”, “Malattia Della Vallata”.

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Imbacont

…da quarant’en ormai e piòdal volti incora a s’distene’ cor ch’e’ bat a mel da un etr mondla piova ch’la cor int e’ gargoz dal dozi d’reznasi no la lona pina a ridas ’t la fazaint la nöstra tësta l’è pracis:la parabola ch’la n’vem brisal’esam d’maturitè da dêr insenun’étra vólta cun la prof d’matematicaa fes la gnegna a dês dla ligera…

…forsi l’è stè propi par questch’e’ nöstra stòmach l’à arbutè e’ distenu s’à cundanè a vlêr bena quel ch’a fasen dè par dèpar truvêr l’equazion a la suluziond’no aven mai asé d’pruvêra incuntrêr chj étr int l’imparêre cun chj étr(par nó – vec – ormai un étr mond)spartir tot i mument cal brisli d’bëlch’al s fa stcen insen…

NONOSTANTE - … da quarant’anni e più ormai / a volte ancora ci svegliamo/ il cuore in subbuglio da un altro mondo / la pioggia gorgoglia nelle gron-daie di ruggine oppure la luna piena a riderci in faccia / per la nostra menteè indifferente: / la parabola che non viene / l’esame di maturità da soste-nere insieme / un’altra volta con la prof di matematica / a farci un ghigno infaccia a dirci scansafatiche… // …forse è stato proprio per questo / che ilnostro stomaco ha ribaltato il destino / ci ha condannato ad amare / ciò chefacciamo giorno per giorno / per trovare l’equazione alla soluzione / di nonessere mai sazi di provare / ad incontrare gli altri nell’imparare / e con glialtri / (per me – vecchio – ormai un altro mondo) / condividere in ogni istantequelle briciole di bello / che ci rende uomini insieme…

Periferie Aprile/Settembre 201510SPECIALE

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Nó - VIII

... nó ch’a s’agulpen int al cvert

e a s’incucen tra e’ cusen e la muraja

che zet a praghen parchè e’ bur e’ son e i sognj ariva prëst

a purtês vèja int un étar mond

nó a n’sen bon d’srêr un oca s’arvulten a s’agulpen e a ziren nencada un cânt a ch’l’étar

un cânch’e’ baja

un clacsone’ singioz insprì d’una sirènae’ ciacarêr dal foi de’ bdol s’u s’liva un timpurêls’e’ tira la curèna u s’fa cumpagnèjae’ runzêr dl’autostrê

e cabëlada i scuron carpê u s’taja

un sghet d’luz

e strech a sbadajen a tiren un rispir

j ocj è incóra avirt…

NOI – VIII - … noi che ci avvolgiamo / nelle coperte / e ci accucciamo tra ilcuscino e il muro / che in silenzio preghiamo // perché il buio il sonno e i sogni/ arrivino presto / a portarci via / in un altro mondo // noi non riusciamo achiudere occhio / ci rivoltiamo ci avvolgiamo ci rigiriamo ancora / da una parteall’altra // un cane / che abbaia / un clacson / l’ululare intermittente di unasirena / il chiacchiericcio delle foglie di betulla se si alza un temporale / setira lo scirocco ci fa compagnia / il ronzio d’autostrada // e già / dalle impostecrepate ci taglia / un falcetto di luce / e stanchi sbadigliamo / tiriamo unrespiro // gli occhi / sono ancora aperti…

Periferie Aprile/Settembre 2015 11 SPECIALE

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MAURIZIO BALESTRA

A sera znin. A m’avdeva int e’ spec. In sdéj int la pultrona bienca de’ barbir. E’ barbir l’era Rano. Znin. Cavel bjinch, grambialot bjench. Ló, cun la machineta, um daseva int la copa.Mé a tireva só la testa par avdéj quel ch’umfaseva. E ló e’ cajcheva, par femla tiré zó. Mo pió e’ cajcheva e pió che mé a spinzeva… Un mel int e’ col...

Ero piccolo. / Mi vedevo allo specchio. / Seduto nella pol-trona bianca del barbiere. / Il barbiere era Rano. / Pic-colo. / Capelli bianchi, / grembiule bianco. / Lui, con lamacchinetta, / mi dava sulla nuca. Io tiravo su la testaper vedere quello che mi faceva. / E lui spingeva, per far-mela abbassare. / Ma più lui calcava e più che io spin-gevo… / Un male al collo…

E’ chen l’à raspè par tot la nota e pó, a la matena, e’ teremot. L’à tirat fort. In dó volti. Prema cun un gran romb da sota a terae dop,mó dop un pó, un gran scrulon. E’ castel di muradur u s’è pighì e e’ pend da un chent. Par tera u s’è vert cumé una frida. Un taj longh. Lergh ch’u i sta una machina. Ad dentar u j è tot piat,

Periferie Aprile/Settembre 201512SPECIALE

MAURIZIO BALESTRA ènato a Cesena nel 1959. Hacurato Diario e ricordi del IIBattaglione, di Terzo Lari-ce/Tigre (Cesena: Tosca,1997) e Il passaggio del frontee la resistenza a Cesena edintorni (Cesena, Tosca,2005). Dopo aver recuperato il dia-letto e averne scoperte leampie possibilità espressive,Balestra ha sentito il bisognodi avventurarsi in lavoro diricerca linguistica, per inda-gare i limiti di questa espres-sività e cercare di capirequali cose si potessero diremeglio in dialetto, o addirit-tura solo in dialetto. Così nel2009 pubblica Pauri (LibreriaBettini di Cesena), nel 2010ha vinto il Premio letterario«Sauro Spada» con il rac-conto Tiglio e nel frattempoinizia degli studi sull’uso deldialetto per la narrazione delsogno. Assieme a GianlucaUmiliacchi di Fanzine Ita-liane ha avuto l’idea diriprendere i vecchi numeridel “Corriere dei Piccoli”riscrivendone i testi in dia-letto. Ne è nato E’ Curir di PiòZnin.I testi qui pubblicati sonotratti dalla raccolta Insogni,finalista al Premio Ischitella-Pietro Giannone 2015.

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pgnati ad tera, ves, murtarul… Rot. Tot pez. Zó, zó, fina in chev.

Il cane ha grattato tutta la notte / e poi, la mattina, / il terremoto. / Ha tiratoforte. / In due volte. / Prima con un gran rombo da sotto terra / e dopo, / madopo un po’, / un gran scrollone. / L’impalcatura dei muratori s’è piegata /e pende da una parte. / Per terra / s’è aperta come una ferita. / Un tagliolungo. / Largo che ci sta una macchina. / Dentro son tutti piatti, / pentole diterra, / vasi, / tegami… / Rotti. / Tutti pezzi./ Giù, /giù, / fino in fondo.

MARIA GABRIELLA CANFARELLI

Palora-matri

quann’eru smiciaciata,sicca ’nte robbi, ca ci putevanatari comu ’n pisci,m’abbuffuniavi arrirennupicchì parravu talianu. Fossipi chistu nun ni capeumu,fossi t’addumannavi cu eradda figghia ca jeva a scolae ’mparava a lèggiri e scrivirie nenti sapeva d’a vita.U tempu s’ammugghiaiucomu na corda ntornu ‘n tuppetturue appoi finìu u jocu, ora nun ci a fazzu a cuntaricapiddi janchi, ruluri c’acchianunu‘nte rinocchiae mentri parrumi nesciunu da ucca i palori, i primicanusciuti, palora-matri ca

[m’inzignastiquann’eru picciridda.

Periferie Aprile/Settembre 2015 13 SPECIALE

M A R I AGABRIELLAC A N F A -RELLI è na-ta Catanianel 1954. Hapubblicato ilibri di poesiaDomicilio (Nuovi Quaderni, SanGimigliano 1999 - prefazionedi Maria Attanasio), Cattivaeducazione (Roma, Zone edi-trice, 2002 – Prefazione diAntonio Di Mauro), Zona diascolto (Bologna, Giraldi, 2005– prefazione di Ivan Fedeli), L’er-borista (Imprimatur, Mineo,2010 - prefazione di AlessandroDi Prima). Sue poesie sonoapparse sulle riviste Pagine, Levoci della luna, Atelier, Qua-derni di Arenaria. Ha curato,dal 2006 al 2009 la rassegnaPoesia siciliana contemporaneaper la rivista Pagine.

I testi qui pubblicati sono trattida Provi di lingua matri, fina-lista al Premio Ischitella-PietroGiannone 2015.

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PAROLA-MADRE - quand’ero piccola, / secca nei vestiti, che ci potevo / nuo-tare come un pesce, / mi schernivi ridendo / perché parlavo italiano. Forse/ per questo non ci capivamo / forse ti chiedevi chi era / quella figlia cheandava a scuola / e imparava a leggere e scrivere / e niente sapeva dellavita. / Il tempo si è avvolto / come una corda intorno a una trottola / e poi èfinito il gioco, ora / non ce la faccio a contare / capelli bianchi, dolori che sal-gono / nelle ginocchia / e mentre parlo / mi escono dalla bocca le parole, leprime / conosciute, parola-madre che mi hai insegnato / quand’ero piccina.

Nun addumannati

u tempu sciddicasvacanta casciola, cantaranu,ammuari ncuddati ’i santa pacienza.Appizzamu u sonnu e a fami-nun vulemu taliaria mità. Ora i manu mi pisununun sacciu riri quantue nun addumannati picchìnun m’addunai comu fu,chi successi,picchì a vuci manca-e nun pozzu arrispùnniri.

NON CHIEDETE - il tempo scivola / svuota cassetti, comò, / armadi incollatidi santa pazienza. / Perdiamo il sonno e la fame / -non vogliamo guardare/ a metà. Ora le mani mi pesano / non so dire quanto / e non chiedete perché,/ non mi sono accorta com’ è stato, / cosa è accaduto, / perché la voce manca/ -e non posso rispondere.

FERNANDO GEROMETTA

Mascju, in etât, blanc

Il miedi al à det co forzita era femina maal spieta da cjatâcjessût utarìnno lontan da chì, no, no sai mavuera o pâs al é compagn.

Periferie Aprile/Settembre 201514SPECIALE

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Fostu restât tal clipsomp un grum di savolòn, tal clip co jò jò saidulà co Diu nol juda a tirâ flâtDiu al è flâttu as lasât Diu bissual ma Lui al sa.Cumò tu sas, a é dura sgargetâ sui clapsspiçâts e frìats cai sponginso tu colas, vuera o pâs al è compagn.Il Nadâl, sì, cji dîs in dos peravolasun nulî bon, coma fresc cricâ di dìdi mandarin, picjât tor il fum dal toscanel dal nonoil fouc, cjapa-no-pìa, borest di çoc u’nin morestâtdibant vaî, dut vaiva, dut il fogolârin timp di siroc, lagrimassul neridal cjalìn corevan, cui fazevel dôl a cui e fâ dôlno vol dî fâsi amâ, vuera o pâsi urlis ai son simpri cheiai si alçan drets in su e la cjaladuraa svuala via d’intraviers, durauna puarta a gardela in timp di pâse tantas voltas la scjassi dibant en jò.Dami dal lui so tu mi vens a sviersin ta la int, a è durama fâli pal canaivedarìnai fat un sum co sumieiuna fenta par televisionfurlana par furlanun vuardeàn al buzinava“Mascju, in etât, blanc”.

MASCHIO, ADULTO, BIANCO - Il medico ha detto che forse / era donna, ma/ aspetta di trovare / tessuto uterino / non lontano da qui, no, non so ma /guerra o pace, è stessa cosa. / Fossi rimasto nel tepore / su una duna disabbia, in quel tepore che io so / dove Dio non aiuta a respirare / Dio è afflato/ hai lasciato Dio da solo ma Lui sa. / Adesso sai, sono duri gli ultimi sus-sulti di garretto sui sassi / acuminati e freddi che pungono / se cadi, guerrao pace è la stessa cosa. / Il Natale, sì, ti dico in due parole / un odorare buonocome fresco crepuscolo di mattino / di mandarino, appeso al fumo del tosca-nello del nonno / il fuoco, arde-non-arde, braciere di ceppo un po’ macerato/ inutile piangere, tutto piangeva, tutto il focolare / in tempo di scirocco, lacrime/ sul nero / della caligine correvano, chi faceva pena a chi e far pena / non

Periferie Aprile/Settembre 2015 15 SPECIALE

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vuol dire farsi amare, guerra o pace / le urla sono sempre le stesse / si alzanoin verticale e lo sguardo / vola di traverso, duro / una porta a griglia in tempodi pace / e molte volte la scuoto inutilmente anche io. / Dammi del lei se mivieni incontro / fra la gente, è dura / ma fallo per il bambino / vedremo / hofatto un sogno che sogno / una fiction alla televisione / friulana in friulano/ una guardia gridava / “Maschio, adulto, bianco.”

FERNANDO GEROMETTA, nato nel 1954, risiede a Vito d’Asio (PN).Scrittore, pittore, poeta, operaio, maestro gelatiere e boscaiolo, a lungoemigrante, ha vinto numerosi concorsi. Suoi scritti sono in ClapadoriaParavoladoria e nelle antologie Nella lotta tra te e il mondo, Tiara dicunfìn, Le Pigne, Lyriche, Premi Sant’Antoni, Artiscj di ca e di là da l’aga.Ha pubblicato Pavéa un esˇtat con Luigina Lorenzini.I testi qui pubblicati sono tratti dalla raccolta Mascju, in etât, blanc(Maschio, adulto, bianco), finalista al Premio Ischitella-Pietro Giannone2015.

RITA GUSSO

Me sento æa osteria di fronte’a cuea che gera ’a casa materna(desso magasin de ‘na tratoria),cuà se postava nona Isabèa*ogni xorno davanti æa porta de casabòssoo de piera dea panchina

Mi siedo all’osteria di fronte / a quella che era la casa materna / (ora depo-sito di una trattoria), / qui si appostava nonna Isabella* / ogni giorno davantila porta di casa / bozzolo di pietra della panchina

*Isabella Meneghel

Sòæa cordea tremoa i sognigirondoni dei voti-bandierinacòoeori de aria vosi mataranepreghiere de carta veìna*soe rive dea anemaacua e farina

Sulla cordicella tremolano i sogni / girovaghi degli ex voto-bandierina / colori

Periferie Aprile/Settembre 201516SPECIALE

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di aria voci pazzerelle / preghiere di carta velina* / sullerive dell’anima / acqua e farina

* Preparazioni per la festività della Madonnina dell’Angelo

E Stea* de carta veinasiera de pajarissoi de verocanfin tremoanteda ’na sfesa de’ firmamentoin giravolte de aria sofion

E Stella di carta velina / cera di paglia / riccioli di vetro/ lumino tremolante / da una fessura del firmamento/ ingiri di aria soffione

* Brussolo Mariastella bambina deceduta per problemi alcuore

Xogar nei bunker co’ Gineto*uno dei tanti fiòi dea Miènalu xoga æa guera, el sparadai dei el more un mucio de volte,vabé che’l resuscita, ma a eaghe par stupido cuel sogo dea guera:

ma dove che i xe ’ndai tuti cuanti?i ghe pareva contenti

Giocare nei bunker con Ginetto* / uno dei tanti figli dellaMilena / lui gioca alla guerra, spara / dalle dita e muoreun sacco di volte, / vabbè che resuscita, ma a lei / parestupido quel gioco della guerra: // ma dove sono andatitutti quanti? / le parevano contenti

* Gino Vianello

Periferie Aprile/Settembre 2015 17 SPECIALE

RITA GUSSO, nata aCaorle nel 1956, vive a SanVito al Tagliamento. Dal1995 fa parte del gruppo dipoesia Majakowskij. Èautrice di opere in italianoe dialetto caorloto; nel 2000ha pubblicato con il gruppoMajakowskij Da un vintinsoterat (ed. Biblioteca del-l’Immagine), nel 2002 Tatanana e nel 2013 Gris deluna (Campanotto Editore).Suoi testi si trovano nelleantologie poetiche Notturnidi_versi, festival notturnodi poesia di Portogruaro(VE) 2006 e 2009, nell’an-tologia Umane transuma-nanze (Decomporre Edi-zioni 2014), nel saggio Poe-tiche dialettali di L. Zannier,nelle riviste letterarie “l’Ip-pogrifo” e “Il segnale”. Haricevuto alcuni riconosci-menti a premi letterari.I testi qui pubblicati sonotratti dalla raccolta CanpoIV Novenbre dal posto denona Isabea coi oci de ‘nafantùina (Campo IV No-vembre dallo spazio dinonna Isabella con gli occhidi una bambina), finalistaal Premio Ischitella-PietroGiannone 2015.

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VINCENZO MASTROPIRRO

E u timbe scuorre

Tridece tanne…na da mangiò pone tuste!

Nan so mè mangiòte pone tustele dinde onne acchiòte sèmbe pone cenìrenesciune sacreficie cchiù-o-menee ad acchessèje è stote.

Cinquandaquatte mò…na da mangiò pone tuste!

È tuste ma u mètte a bagnecu acque, ugghje e pemedòree u timbe scuorre e le dinde cadenee ad acchessì è.

U prime timbe u so visteu secuònde è passòte da piccheu tièrze u stome a vedajeu quarte cu curpe sfatte e mangèime pe le virmec’onna dèisce: na da mangiò pone tuste!

E IL TEMPO SCORRE - Tredici allora… / ne devi mangiare paneduro! // Non ho mai mangiato pane duro / i denti hanno sempre trovato panefragrante / nessun sacrificio più o meno / e così è stato. // Cinquantaquattroora… / ne devi mangiare pane duro! // E’ duro ma lo metto a bagno / conacqua, olio e pomodoro / e il tempo scorre e i denti cadono / e cosi è. // Ilprimo tempo l’ho visto / il secondo tempo è passato da poco / il terzo lo stiamovedendo / il quarto col corpo sfatto e mangime per i vermi / che diranno: nedevi mangiare pane duro!

La saite

So apirte ’na saite ed è scuòte u sanghe a gocce a guocce.Ogn’e ascene paraje ’na gocce de soffériènzeca la saite se sferzàje de tenaje ’nzime.

Periferie Aprile/Settembre 201518SPECIALE

VINCENZO MASTRO-PIRRO è nato nel 1960a Ruvo di Puglia (BA),vive a Bitonto. Flau-tista, compositore, poe-ta, personalità ecletticae poliedrica. In poesiaha pubblicato Nudo-sceno (2007); nel dia-letto di Ruvo di Puglia:Tretippe e Martidde(Questo e Quest’altro)nel 2009 e Poésìa spar-se e sparpagghiote nel2013.I testi qui pubblicatisono tratti dalla rac-colta in dialetto di Ruvodi Puglia (BA) Timbe autimbe (Tempo al tempo),finalista al Premio Ischi-tella-Pietro Giannone2015.

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A vedièlle da fore,è tùoste, rùosse e aggarbòtespaccaresciòte au punde giustecume quanne u core te sckatte ’mbittepe chère ca niue petaime ìésse all’addavère.

LA MELAGRANA - Ho aperto una melagrana / ed è scolato il sangue a gocciaa goccia. / Ogni acino sembrava una goccia di sofferenza / che la melagranasi sforzava di tenere insieme. // A vederla da fuori / è dura, rossa e bellis-sima / con crepe al punto giusto / come quando il cuore ti scoppia nel petto/ per quello che noi potevamo essere veramente.

MARINO MONTI

L’óra d’un sógn

E’ cânt di grële’ bat int l’ós.E’ zét dla serau m’ gópla.

A guêrd int i tu ócpasé l’óra d’un sógn.

L’ORA D’UN SOGNO – Il canto dei grilli / bussa nell’ uscio. / Il silenzio dellasera / mi avvolge .// Guardo nei tuoi occhi / passare l’ ora di un sogno.

Parôl pérsi

L’è int la nôtche a zerchcal parôl pérsi,tra i mi zafóc.A m’ pighsóra chi spëc,ânmi ingiazidi int la pël.Arspond a la vôs de’ sogn.Una nôt ad pès,

Periferie Aprile/Settembre 2015 19 SPECIALE

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ad toch ad campân,la n’ abséna la lus dl’ éiba.

PAROLE PERDUTE – È nella notte / che cerco / quelle parole perdute, / nelmio dafare. / Mi piego / su specchi, / anime fredde sulla pelle. / Rispondoalla voce del sogno. / Una notte di passi, / di rintocchi di campane, / nonavvicina / la luce dell’ alba.

MARINO MONTI, nato a San Zeno di Galeata in provincia di Forlì nel1946, vive a Forlì dove si è diplomato all’Istituto Tecnico IndustrialeGuglielmo Marconi. Ha svolto la sua attività lavorativa come peritoindustriale capotecnico nei settori produzione e progettazione indu-striale. Si è incontrato con la poesia in età relativamente matura. Iprimi testi risalgono al 1990. Ha pubblicato quattro raccolte in dia-letto romagnolo: E’ bat l’ ora de’ temp (1998), A l’ombra di dé (2001),L’ânma dla tëra (2004) e Int e’ rispir dla sera (2007), per l’editrice LaMandragora di Imola. Per la casa editrice Pazzini di Villa Verrucchio(RN) ha pubblicato nel 2010 Stasón (vincitore del premio Salvo Basso,Catania) e nel 2012 Posie di Romagna, in dialetto romagnolo, tradotto

in portoghese da Anabela Cristina Ferreira, docente dell’Università di Bologna.Collabora con articoli sulle tradizioni romagnole e con poesie su giornali e riviste.Vincitore e finalista in diversi concorsi poetici, è Minéstar dell’antico centro cul-turale “E’ Raòoz” di Forlì.I testi qui pubblicati sono tratti dalla raccolta senza titolo in dialetto romagnolo,finalista al Premio Ischitella-Pietro Giannone 2015.

Periferie Aprile/Settembre 201520SPECIALE

43 Poeti per IschitellaÈ in preparazione il libro 43 Poeti per

Ischitella (Ed. Cofine) con i testi di 43poeti e scrittori dedicati al centro gar-ganico e alle sue bellezze paesaggistiche,ambientali, artistiche e storiche.

Gli autori presenti sono: SebastianoAglieco, Valerio Agricola, Lino Angiuli,Ettore Baraldi, Giovanni Benaglio,Remigio Bertolino, Nico Bertoncello,Loredana Bogliun, Salvatore Bomma-rito, Cettina Caliò, Maurizio Casagrande,Ombretta Ciurnelli, Lia Cucconi, MarioD’Arcangelo, Anna Elisa De Gregorio,Nelvia Di Monte, Franco Ferrara, FrancoFresi, Francesco Gabellini, FrancescoGranatiero, Vincenzo Luciani, GiovannaMarini, Fernando Martella, GiuseppeMassara, Mario Mastrangelo, Giovanni

Nadiani, Maurizio No-ris, Roberto Pagan,Alfredo Panetta, RenatoPennisi, Giancarla Pi-naffo, Franco Pinto,Antonella Pizzo, ClaudioPorena, Giuseppe Sam-peri, Achille Serrao, Ric-cardo Sgaramella, Giu-seppe Tirotto, FrancoTrequadrini, Joseph Tusiani, Pier Fran-co Uliana, Nino Visicchio.

Il libro è illustrato con numerose fotodi Ischitella e delle sue più significativelocalità, si avvale della presentazione delprof. Rino Caputo dell’Università diRoma Tor Vergata.

Costo copia previsto: 15,00 euro

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Con la stessa voce.Antologia di poeti dia-lettali traduttori èun’antologia curata daPiero Marelli e MaurizioNoris che raccoglie tra-duzioni di poeti dialet-tali: 21 sono i poeti tra-duttori, 31 quelli tra-dotti, in una polifoniache mette insieme piùdi 40 lingue.

Le regioni italiane dacui provengono i tra-duttori sono 10; quellacon il maggior numero di presenze èla Lombardia, con sei poeti, seguonola Romagna con tre, il Friuli, ilVeneto, la Puglia e la Sicilia con due,il Piemonte, il Lazio, la Campania ela Calabria con una sola presenza.

Tra gli autori tradotti, insieme apoeti italiani scelti tra il Duecento el’Ottocento (da Jacopo da Lentini aDante, da Michelangelo a Leopardi),ci sono poeti di paesi europei edextraeuropei.

Il poeta più lontano nel tempo èCatullo (84-54 a. C.), seguono scrit-tori dell’XI secolo (Ibn Hamdis), delXIII (Jacopo da Lentini e Gialâl Ad-Dîn Rûmî), del XV (François Villon),sette poeti giapponesi autori di haiku(dal XVII al XIX secolo), ma la mag-gior parte dei poeti scelti si collocatra Ottocento e Novecento.

I curatori hanno dedicato l’anto-logia al poeta campano Achille Serraocon queste affettuose parole: «Achille

è stato per noi unesempio di dedizionealla poesia e un amicoche ci ha più volte con-sigliato, spronato, sem-pre con generosità eattenzione verso il la-voro nostro e di moltialtri. Questo, tra tantealtre cose, resta il piùbel ricordo della suafiera e significativa pre-senza nella poesia dia-lettale di questi ultimidecenni. Ad Achille gli

abbiamo voluto bene».Di Achille Serrao, che apre l’anto-

logia, sono riportate le bellissime tra-duzioni nel dialetto di Caivano dicinque Carmi di Catullo, apparsi inSemmènta vèrde (Semenza verde).Poesie in dialetto campano, 1990-1995 (Roma, L’Oleandro, 1996).

L’antologia raccoglie più di settantatraduzioni; c’è chi ha tradotto untesto di un solo autore (come Nino DeVita con “Il sabato del villaggio” diLeopardi), chi testi di più poeti, comeIvan Crico, che sceglie dalla poesiatedesca (F. Hölderlin e J. W. Goethe),greca (K. Kavafis) e persiana (GialâlAd-Dîn Rûmî), mentre il cataneseRenato Pennisi opta per un percorsotutto regionale: il poeta arabo-sici-liano Ibn Hamdis, Jacopo da Lentinie lo scrittore catanese M. Rapisardi.

Poche le presenze femminili sia trai traduttori (sono solo due le poete:Maddalena Capalbi e Laura Turci),

Periferie Aprile/Settembre 2015 21 IL LIBRO

Lingue a confronto

di Ombretta Ciurnelli

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sia tra i poeti tradotti, in cui comparesoltanto Emily Dickinson.

Non c’è in Con la stessa voce un filrouge cronologico, geografico o tema-tico che leghi insieme i testi antolo-gizzati, perché le scelte dei traduttorisono dettate da frequentazioni lette-rarie personali. Il lettore è avvertitodi ciò nella Prefazione: «ogni autore-traduttore […] ha lavorato a partireda motivazioni proprie, interpretandol’opportunità con la massima libertàdi scelta» nell’esprimere «atti d’amore»ritenuti importanti nella propria for-mazione.

La traduzione di testi poetici fa tor-nare alla mente quanto affermavaCarl Bertrand, scrittore tedesco dellaseconda metà dell’Ottocento, tradut-tore de La Divina Commedia: «le tra-duzioni sono come le donne. Quandosono belle non sono fedeli, e quandosono fedeli non sono belle». Ma in unatraduzione poetica dove comincianoe dove finiscono fedeltà e infedeltà?

Una misura difficile da definire,anche pensando alle parole diMadame de Staël che nel suo articolosulle traduzioni (Sulla maniera e l’u-tilità delle traduzioni), apparso sulla“Biblioteca Italiana” nel 1816, soste-neva che «non si traduce un poetacome col compasso si misurano e siriportano le dimensioni d’un edificio;ma a quel modo che una bella musicasi ripete sopra un diverso istrumento:né importa che tu ci dia nel ritrattogli stessi lineamenti ad uno ad uno,purché vi sia nel tutto una eguale bel-lezza».

Siamo anche convinti che ogni tra-duttore cerchi di contraddire quantoafferma il poeta statunitense Robert

Frost (1874-1963): «poetry is whatgets lost in translation (la poesia è ciòche si perde nella traduzione)».

Ricordiamo anche che sulla tradu-zione in dialetto si è espresso EugenioMontale in un articolo apparso sul“Corriere della Sera” (La musa dia-lettale - 15 gennaio 1953): «In duemodi, quando si è uomini di cultura,si può essere dialettali: o traducendodalla lingua, giocando sull’effetto dinovità che il trasporto può imprimereanche a un luogo comune o ricor-rendo al dialetto come a una linguavera e propria, quando la lingua siaconsiderata insufficiente o impropriaa una ispirazione. Il secondo caso èil più valido e interessante; ma i duemodi possono essere presenti nel-l’interno dello stesso poeta, anzi losono quasi sempre. E non è detto cheil primo caso non possa dare risul-tati poetici perché tradurre poesia èuno dei possibili modi di far poesiaoriginale».

In poesia si parla di “semantizza-zione del significante”, perché sono isuoni stessi delle parole che veico-lano significati, al di là del loro valorereferenziale; ma nella traduzione, chemantiene in gran parte le strutturesemantiche, ai suoni del testo origi-nale si sostituiscono nuovi suoni,nuovi timbri, nuovi ritmi e velature epossono crearsi diverse e impensatereti fonosimboliche. Così accade che,in una dimensione di “ineludibile infe-deltà”, si ri-crei poesia, come in ungioco di specchi che riflettono imma-gini in modo deformato. È un po’come dire a un amico poeta: «Pre-stami le tue idee, fammi rubare i tuoi“colori”, concedi che io mi rispecchi

Periferie Aprile/Settembre 201522IL LIBRO

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nella tua visione del mondo… malascia che con i suoni della “mia”lingua io crei una nuova poesia!»

Proviamo soltanto a immaginare aquali differenti esiti musicali potrebbegiungere una stessa lirica di un qua-lunque poeta, italiano o straniero,tradotta in alcuni dialetti del nostropaese caratterizzati da suoni duri,aspri e terrosi, oppure in altri vibrantidi sonorità e di sinuose dittongazioni!

In questo breve spazio non è pos-sibile dar conto della ricchezza poe-tica e dell’originalità di molte scelte,anche perché non avremmo le com-petenze linguistiche per capire afondo come i poeti siano stati tradottio, per meglio dire, “cis-dotti”, cioè por-tati dentro di sé, attraverso i suonidella propria lingua.

Ma, dopo aver letto questo originalevolume, come dimenticare la parti-colare tenerezza dell’incipit del CarmeII di Catullo, tradotto da AchilleSerrao nel dialetto di Caivano: Aucel-luzzo, addecrìo d’’a piccerélla (Passerdeliciae meae puellae), oppure lamusicalità dell’inno all’amore delCarme V: E quanno ’e vase sarrannomillanta / che ’mbruoglio doce, Lesbia/ i’ nun ’e cconto chiù, tu nun ’e ccunte/ nisciuno adda sapè pe’ bonasciòrta’e vase che m’hê dato (dein, cum miliamulta fecerimus, / conturbabimusilla, ne sciamus / aut ne quis malusinvidere possit, / cum tantum sciatesse basiorum)?

E come dimenticare ’A picciutteddaveni / rammezzu ’i terri / ammentrichista cuddannu ’u suli, (La donzellettavien dalla campagna / In sul calardel sole) nella traduzione di Nino DeVita? Dell’incipit de “Il sabato del vil-

laggio” di Leopardi abbiamo letto tra-duzioni in francese (La jeune fillerevient du fond des champs / Audéclin du soleil), in spagnolo (A lapuesta del sol, la alegre niña / tornade la campiña), in inglese (The younggirl comes from the fields / about theset of sun), ma mai la “donzelletta”ha trovato una tale compiutezza disignificante e significato come nellapicciuttedda di De Vita.

Ci ha anche incuriosito il raffrontotra le due versioni della lirica “Me-mento” di García Lorca realizzate daMastropirro e da Grignola. Ci limi-tiamo alla prima terzina che in Lorcasuona così: Cuando yo me muera, /enterradme con mi guitarra / bajo laarena (Quando morrò / seppellitemicon la mia chitarra / sotto l’arena –traduzione di Carlo Bo) e nel pugliesedi Ruvo (BA) diviene Quanne Cristeme chiòme, / prequàteme cu la che-tàrra maje / sotta tièrre, mentre neldialetto ticinese di Agno risuona inquesto modo: Quand ch’a sarò mòrt,/ soteremm / cun ra mè ghitàra / sótara sàbia. Oltre alle differenze lessi-cali e interpretative si possono imma-ginare anche quelle che derivano daidiversi tratti prosodici propri dei duedialetti.

Una traduzione ripete “con la stessavoce interiore” temi e motivi dellapoesia di un poeta, ma “con altrevoci” può creare echi impensati enuove e imprevedibili musicalità, inuna ammaliante polifonia di suoni.

Con la stessa voce. Antologia di poetidialettali traduttori, a cura di PieroMarelli e Maurizio Noris, Falloppio (CO),2015

Periferie Aprile/Settembre 2015 23 IL LIBRO

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Domenica 14 giugno si è tenuta aRoma, presso il Teatro Biblioteca Quar-ticciolo in via Ostuni 8, la premiazionedei vincitori, dei finalisti e dei parteci-panti della V edizione del Premio dipoesia e stornelli inediti nei dialetti delLazio Vincenzo Scarpellino, organizzatodall’Associazione L’INCONTRO con la col-laborazione dell’Associazione Periferie eil patrocinio dell’UNPLI Lazio.

Ospite speciale dell’evento è stato ilcelebre cantante romano Giorgio Ono-rato. Le letture dei testi poetici, a curadegli autori, sono state intervallate dainterventi del Coro Accordi e Note direttodal M° Roberto Boarini.

Vincitore della sezione poesia inedita2015 è Marcello Nardo, poeta in dialettoromanesco. Secondo classificato BrunoFiorentini (Bracciano, dialetto roma-nesco) e terzo Angelo De Santis (dialettodi Ceccano, FR).

La Giuria ha scelto i vincitori dopo unaprima selezione di 9 poeti finalisti, tra iquali, oltre ai tre primi classificati figu-rano Sandra Avincola (Roma, dialettoromanesco), Carlo De Paolis (dialetto diCivitavecchia), Luciano Gentiletti (RoccaPriora, romanesco), Luigi Salustri (Anzio,romanesco), Gaudenzio Vannozzi (Gen-zano, romanesco), Valerio Volpi (Anguil-lara Sabazia, romanesco)

Nella sezione stornelli la vincitrice èMaria Pia Santangeli (Rocca di Papa,romanesco). Seconda Francesca DiCastro (Roma, romanesco), terzo PierinoPennesi (dialetto di Allumiere).

Le poesie e gli stornelli dei vincitori edei finalisti sono stati pubblicati nelvolume antologico del Premio Scarpel-lino 2015 (Edizioni Cofine).

Marcello Nardoè nato a Roma nel1978. Scrive dasempre racconti epoesie sia in lin-gua che in dialettoromanesco. Lasua raccolta diracconti dal titoloConversazioni con

un gargoyle (Il Rovescio, 2009) si è clas-sificata al 2° posto nella XII edizione delpremio internazionale Mondolibro. Pub-blica le sue poesie romanesche su face-book con lo pseudonimo di CassandrinoBellicapelli. È stato tra i finalisti per lapoesia inedita del Premio Salva la tualingua locale nel 2014.

Maria Pia San-tangeli è nata aMontespertoli (FI),vive da quaran-t’anni a Rocca diPapa, nei CastelliRomani. Ha pub-blicato Rocca diPapa al tempo

della crespigna e dei sugamèle (1994 e2003), Boscaioli e carbonai nei CastelliRomani (2005), Streghe, spiriti e folletti(2012) tutti editi da Edilazio, due libriper ragazzi: le quattro fiabe de Il Principedegli specchi (Sovera, 2000) e il breveromanzo ecologico Arbìn bambino albero(Ragazzi Editors, 2008).

Giorgio Onorato, storico cantanteromano noto sin dagli anni ’50. Stimatoprotagonista di programmi radiofonici etelevisivi, ha partecipato a 24 edizioni del“Festival della Canzone Romana”. A 88anni continua a stupire con la sua mera-vigliosa voce.

Periferie Aprile/Settembre 201524AVVENIMENTI

Il Premio Scarpellino 2015 a Marcello Nardoe Maria Pia Santangeli

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Canzune d’amoredi Camillo Coccione

L’ho dovuto spronare io il mio amicoCoccione a pubblicare Canzune d’amore,perché lui, nella sua nota modestia, eraalquanto titubante. E gli ho dovuto ricor-dare l’illustre precedente del grande DeTitta che, a suo tempo, diede alle stampeCanzoni abruzzesi (1919) e Nuove can-zoni abruzzesi (1923). Si è convinto, poi,solo quando l’ho rassicurato che questisuoi versi possono benissimo affiancarsial resto della sua precedente produzione:autentica poesia in ogni caso.

Certo, le tematiche e la fattura di unacanzone sono, in genere, più lievi rispettoai componimenti concepiti per volare nelsublime. Ed è vero che l’arpa ha un suonoangelico, mentre l’oboe rievoca atmosferepastorali. Ma forse che tutti e due, ognunoa suo modo, non sono in grado di pro-durre misteriose e soavissime malie?Tutto dipende da chi scrive la musica eda chi la suona! Allo stesso modo undisegno ad acquerello può risultare sug-gestivo quanto una pittura ad olio se ilpittore è un vero artista.

E tuttavia – per fortuna – nel patrimoniodella canzone abruzzese, accanto ai capo-lavori del già ricordato Don Cesare, figu-rano tante altre bellissime composizioni,come quelle di Luigi Illuminati, Giulio Sigi-smondi, Luigi e Alessandro Dommarco,Evandro Marcolongo, Eduardo Di Loreto,Guido Giuliante, Ottaviano Giannangeli,Mario D’Arcangelo, ed altri ancora. Per dipiù, qualche intenditore mi fa notare chepersino Guido Albanese ed Antonio DiJorio, meglio noti come valenti musicisti,si sono rivelati buoni poeti. Quanto bastaper fare della nostra canzone un genereartistico di tutto rispetto.

Succede, però, che in questi ultimidecenni essa stia attraversando unperiodo di stanca: fatte le dovute ecce-zioni, si sono scritte composizioni a palate,ma di maniera, standardizzate, sia nel

testo poetico,sia nella vestemusicale.

Testo poe-tico? Si fa perdire. In realtà,il più dellevolte si trattasoltanto diparole, nonmolto diver-samente daquanto accade nella rockeggiante canzo-netta italo-anglomane, da cui, semmai,si distingue per un po’ di equilibrio in piùed un gusto meno strampalato.

Ben diversamente si offre in questopanorama la lirica intimistica di CamilloCoccione che, in grazia del suo precedentetirocinio artistico, accentua ora la suaattitudine a trasfigurare il reale perva-dendolo di sogno e di rimpianto. Sicché,a buon titolo, potrebbe dire con Baude-laire: Car je serai plongé dans cette volupté/ d’évoquer le Printemps avec ma volonté,/ de tirer un soleil de mon coeur…

E non solamente il sole, ma il cielo, ilvento, le stelle, un sorriso di donna, uncanto talora celiante, talaltra nostalgicoe malinconico. Si tu mi li cantisse na can-zone, / pe’ st’ànema accirrite di sfurtune,/ o fronna villutate, ciclamine, / dentr’asta notta fredde gne na pene, / si tu mi licantisse gna cantive / (ssa vocche di garù-fene addurave) / nghe n’aria fricagnoleche sapeve / di scenne di farfalle e jervanove, / (Rit.) allore scì, amore, / gne ll’apenghe lu fiore / i’ m’appusesse doce /sopr’a ssa bbella voce / e mi ni jesse,amore, / dritte ’m paradise / purtenne lusurrise / di ssa vuccuccia tè.

E poi rimpianto: rimpianto di un pae-saggio che non è più l’eden della nostrafanciullezza; rimpianto del canto allegroe spensierato che un tempo volava per levallate; rimpianto di quella coralità checostituiva l’identità, l’anima stessa dellanostra comunità e poi è andata sgreto-

Periferie Aprile/Settembre 2015 25 RECENSIONI E NOTE

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landosi con l’incalzare della massifica-zione, della globalizzazione e, più recen-temente, del totalizzante pensiero unico.Farfalla pinticchiate / che vvule ’ntorne ascenne scunzulate, / tu mi vû dice, forse,ca n’ ti piace / stu monne piene d’ùdie esenza pace, / addó n’ si trove cchiù feli-cità.

Non è ideologia, questa, è poesia: masorge da una Weltanschauung condivisadalla gran parte del popolo abruzzese, concui il Nostro si sente in piena consonan-za. In effetti, non saprei immaginare lastoria della nostra regione senza la can-zone abruzzese che, in quanto interioriz-zata dai più vasti ceti popolari, si fa essastessa storia e cultura. Si pensi al rilievoche nel tempo ha assunto l’emigrazionenella nostra vicenda storica e, quindi, aldramma di quanti sono stati strappati ailoro affetti domestici, al loro ambiente diorigine. Dunque, di qui il sentimento dellanostalgia, un sentimento – direi – conna-turato con l’anima abruzzese, così comeil fado lo è con il sentire dei lusitani. So’partite nu jurne luntane / senza dirtenijente, accuscì, / sulitarie, pe’ munte epe’ piane, / senza dirte ddó jeve a ffinì. /Sempre sott’a la lune e li stelle, / nu rimitecchiù ssole n’ ci sté, / nu camine de lucia-cappelle / i’ circheve ma senza sapé. //(Rit.) Addije, addije stu core / cante ericante ugne ssere, / o bbelle paese mécare / che chiame e mi fa suspirà. / Addije,tempe di sunne, / addije cante di scianne,/ ancore ti vaje circhenne / picché nen tipozze scurdà.

Contraddizioni nelle pieghe di questapoesia? Certo, ce ne stanno: ma proprioqueste sono il segno della sua vitalità, delpensiero, cioè, che pencola tra speranzae disinganno, nel tormento del dubbio,del sorriso che si tramuta in lacrime.Come accade, del resto, nell’illusoriaambiguità della vita. Il che, tradotto intermini estetici, ti fa ammirare l’arte deicontrasti, la dialettica dei chiaroscuri. Unesempio: Cumete che passe / ci-allume e

cci lasse, / la vite è nu cante / che ppo’finirà, / l’amore soltante / cuntente ci fa.

Nel controcanto, invece: Arrive da lavalle n’aria doce / che porte la frischezzedi la sere, / z’abbije nghe nu cante, nghena voce / ch’arzombe tra li jerve nghe pia-cere / e scéngele li canne a lu vallone: /di la suriente quest’è la canzone. // (Rit.)Acconte ca l’amore è na pazzije, / che sisprufonne e sperde pe’ la vije, / e ca lavite, acconte, è nu dulore, / zi ’ntròvele gnell’acque traditore. / Scherze e cante la sur-riente, / corre e joche e ffa suffrì, / nususpire, nu lamente, / tra li fiure va’mmurì.

Se nelle canzoni del passato si lodavanole grazie muliebri, magari con qualcheammiccante allusione, qui la donna è sog-getto di spiritualizzanti analogie: cielopunteggiato di stelle a migliaia, sole chenasce, profumo di un dolce canto, na vuc-cucce di cente sturnille. E poi, a sorpresa:Ma gne nu fiore / ch’arluce e n’addore /sî lu mistere / che fa dannà.

E poi la struggente tristezza per la fuga-cità della vita, delle sue luci, delle suetenerezze, dei suoi sorrisi. Ed il presagiodella fine. Dure poche ugne cose: / lusilenzie e la parole, / li bbillezze di laspose, / lu papamble ’mbacce a ssole. /Accuscinde fa la vite / che z’abbije a lacalate; / ugne vije è na salite, ugne canteè na stunate. // (Rit.) Quanta cose n’ cista cchiù, / ma tu, amore, n’ ci pinzà / canu jurne pure nu’ / chisà ddó… addóchisà.

In definitiva, è una novità nel panoramadella canzone abruzzese questa lirica sog-gettiva ed intimistica o, se si preferisce,un’eco originale di altri non recenti por-tentosi esiti. Si muove nel solco della tra-dizione, ma, nello stesso tempo, la rin-nova profondamente. Come accade, delresto, alla musica del Prof. FrancescoPaolo Santacroce che sa variare, con esitidolcissimi, il tratto delle melodie e lasequenza delle armonie. Senza obliterareil contributo di altri poeti e di altri musi-

Periferie Aprile/Settembre 201526RECENSIONI E NOTE

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cisti, io credo che Coccione e Santacrocerappresentino oggi una tappa fondamen-tale nell’ambito del nostro canto regio-nale. A tutti e due buona fortuna!

Camillo Coccione, Canzune d’amore,stampate per conto dell’autore pressoAtena, Grisignano (Vicenza)

Nicola Fiorentino

Racconto di un’amicizia di fineMillennio

Il volume Baldini per me (per noi, pertutti), firmato da Franco Loi e ManuelCohen, inaugura la nuova collana di cri-tica e scritture neodialettali “Altre Lingue”,curata dallo stesso Cohen e proposta dapuntoacapo Editrice.

Il numero uno esce in occasione deldecennale della morte di Raffaello Bal-dini, ricordato dagli autori attraversoscritti che di Baldini evidenziano, oltreche la grande modernità della poesia,anche i tratti umani, in un «viaggio nelcuore della notte» per raccontare «un’a-micizia di fine Millennio», come recita iltitolo della “Prefazione”.

Di fronte a “Lello”, come veniva chia-mato affettuosamente dagli amici, si pon-gono con stili di scrittura diversi, ma conprofonda identità di intenti, due genera-zioni: da un lato quella di Franco Loi checon le sue opere – da Stròlegh (1975) aTeater (1978), da L’Angel (1981) a Amurdel temp (1999), da Isman (2001) fino a Iniül (2012) – ha segnato da grande pro-tagonista la storia della poesia neodia-lettale, affiancando al lavoro di scritturaun’intensa attività critica; dall’altro quelladel più giovane Manuel Cohen, poeta inlingua, critico e saggista letterario, che sidistingue nel panorama della critica con-temporanea per la serietà e la profonditàdelle analisi e per l’ampio raggio dellericerche.

Ma in Baldini per me (per noi, per tutti),

accanto al ricordo del poeta e all’analisidei tratti peculiari della sua opera, trovaampio spazio anche la riflessione sullapoesia dialettale.

Sembra di poter dire che con il numerouno della collana si vogliano affermarecon forza sia le linee di fondo su cui svi-luppare un serio e consapevole percorsocritico-letterario sia la direzione in cuioperare conseguenti scelte poetiche.

Nella prima parte del volume (Contestineo-dialettali. Scritti di Franco Loi) sonoriportati sei articoli di Franco Loi, apparsisu “Il Sole 24 ore” nell’arco di circa undecennio (dal 1989 al 2000), relativi adaspetti linguistici e culturali del dialetto,offrendo al lettore un saggio della scrit-tura critica di Loi che da oltre venti anniha firmato articoli e recensioni sullecolonne del domenicale de “Il Sole 24 ore”.Si tratta soltanto di un piccolo campioneche dà tuttavia «conto e merito dell’e-norme lavoro di ‘servizio’ giornalistico, dianalisi e di scavo, di critica anche radi-cale delle politiche culturali, non esenteda polemiche e da considerazioni sullo

Periferie Aprile/Settembre 2015 27 RECENSIONI E NOTE

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stato dell’arte, con cui il grande poeta lom-bardo ha contribuito generosamente alladiffusione e alla conoscenza della poesiadialettale nel suo complesso». (M. Cohen,pp. 4-5)

Nella seconda parte (Baldini per me) l’at-tenzione è posta su Raffaello Baldini attra-verso otto scritti di Franco Loi, apparsisu “Il Sole 24 ore”, il “Corriere d’infor-mazione, “Lengua” e “Poesia” in oltre unquarto di secolo (dal 1978 al 2005).

Loi incontrò Baldini per la prima voltanel 1978, dopo la lettura della raccolta E’solitèri. Tra i due nacque una profondaamicizia ricordata con queste parole: «Cosìcome mi avevano colpito le sue poesie,provai subito una forte simpatia per quel-l’uomo dagli occhi intelligenti, che sem-brava sempre schermirsi, tuttavia perniente remissivo, mentre sul suo voltod’avorio passavano lampi d’ironia. [...]Diventammo grandi amici. Raffaello erauno di quegli uomini per i quali la con-versazione è quasi un rito». (da “Poesia”n. 194, maggio 2005, cit. a pag. 89).

Tra i primi critici della poesia di Bal-dini, attraverso acute analisi, Loi ne haindividuato la capacità di esprimere l’an-goscia dell’uomo moderno, la «solitudineche si fa panico per l’incombere dellamateria» (F. Loi, pag. 65), la teatralità dellascrittura (si veda in particolare il saggioDiario di poesia: Raffaello Baldini, apparsonel 1985 sul n. 5 di “Lengua” e riportatonel volume alle pagine 45-70), conte-stualizzando la sua poesia «in una dimen-sione di ampio spettro culturale e specu-lativo, europeo e occidentale insieme,facendo riferimento al pensiero di Hei-degger, di Sartre, e di Kierkegaard, e allapoesia di Eliot.» (M. Cohen, pag. 11)

La terza parte (Baldini per noi, per tutti.Scritti di M. Cohen) si apre in manifestapolemica nei confronti di certa critica let-teraria che considera marginalmente lapoesia dialettale o la ignora o la marcacon giudizi apodittici. Accanto a firme trale più prestigiose del panorama critico-

letterario che nel tempo ne hanno atte-stato il valore (si pensi a Contini, Segre,Isella, Mengaldo) e a riviste e case editriciche promuovono con seria convinzione lapoesia neodialettale, si registrano atteg-giamenti tiepidi, “imbarazzanti silenzi” inalcune antologie poetiche, se non stron-cature o pronunciamenti come quello diGiorgio Manacorda che afferma: «non vedoperché dovrei leggere poesia italiana inuna lingua straniera» (cit. a pag. 107). Neiconfronti di alcuni critici Cohen esprimeuna dura e condivisibile polemica, dimo-strando da un lato gli alti livelli raggiuntida poeti dialettali, considerati troppospesso «stranieri in casa» (pag. 108), dal-l’altro le distorsioni di un sistema che sulpiano editoriale e critico-letterariorisponde in molti casi soltanto a logichedi parte.

La polemica di Cohen trova solido fon-damento in una cultura ampia e perso-nalmente meditata che si esprime nel suolavoro di critico e saggista, attestata oltreche dalle numerose prefazioni a raccolteche sono espressione della migliore neo-dialettalità, da interventi puntuali e attentiin molte riviste (come il “Il parlar franco”,“Carte urbinati”, “Punto, almanacco dellapoesia italiana”, “Atelier”, “Argo”, “Le vocidella Luna” eccetera), in siti on line edevidenti anche nella mappatura condottaattraverso l’antologia di cui è stato co-curatore: L’Italia a pezzi. Antologia deipoeti italiani in dialetto e in altre lingueminoritarie tra Novecento e Duemila (2014).

Alle polemiche segue un’analisi dellapoesia di Baldini in un percorso articolatoe originale, che mira a contestualizzarnel’opera nell’ambito della produzione poe-tica e narrativa degli ultimi decenni, traMilano, città in cui il poeta di Sant’Ar-cangelo ha vissuto dal 1955, l’area roma-gnola e quella del Montefeltro, indivi-duando con particolare acume critico temicomuni ad altri poeti e scrittori (tra cuiGiampiero Neri, Maurizio Cucchi, PaoloVolponi). Della poesia di Raffaello Baldini

Periferie Aprile/Settembre 201528RECENSIONI E NOTE

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sono evidenziati in modo particolare larinuncia «ad una scrittura che mette inscena l’io» (pag. 115), la teatralizzazionedella vita, lo spaesamento e la nevrosi chetraspaiono nella rappresentazione di per-sonaggi marginali, i tratti stilistici, comela frantumazione sintattica, l’inserimentodel parlato, con una scelta di «registribasso-mimetico e narrativo» (pag. 120),segni evidenti della modernità della poesiabaldiniana e del superamento di certa tra-dizione dialettale.

«Se non restasse ancora vivo il pregiu-dizio pigro per il quale un poeta in dia-letto è un minore anche quando è mag-giore, Baldini sarebbe considerato da tuttiquello che è, uno dei tre-quattro poeti piùimportanti d’Italia»: sono parole di PierVincenzo Mengaldo tratte dalla Prefazionea Ad nòta (in F. Loi, La notte dei mono-loghi, in “Il Sole 24 ore”, 5 novembre 1995,cit. a pag. 75).

Se è vero che il «pregiudizio pigro» chevede nel dialetto uno strumento espres-sivo minore è ancora molto forte nelnostro paese, non resta che concluderecon le parole di Franco Loi: «quanto pro-

vincialismo si nasconde in una culturaitaliana che si picca di tradurre i russi ei cinesi e guarda con sospetto ai dialettiitaliani!» (F. Loi, La religio nel dialetto, “Ilsole 24 ore”, 1 ottobre 2000, cit. a pag.30).

Baldini per me (per noi, per tutti), pun-toacapo Editrice, Novi Ligure (AL), 2015

Ombretta Ciurnelli

Angela Bonanno ela metafora del pane

Rafforza e convoglia la potente energiadella parola il dialetto aspro di AngelaBonanno. E ci offre continua opportunitàdi rinascita, non come unguento né bal-samo cicatrizzante, ma con i punti disutura a pelle viva, sveglia. Nel corpo(fisico-biologico della parola) rimane ilsegno dei tagli, smarginati lembi di carne(ne manca sempre un pezzo, sicché lasutura è disegno/percorso irregolare,toppa mal messa); tale irregolare cucituraha valore di monito ed è un modo di per-

Periferie Aprile/Settembre 2015 29 RECENSIONI E NOTE

RAFFAELLO BALDINI (Santarcangelo di Romagna 1924 – Milano 2005)

I poeti rivivono nelle loro poesie. A dieci anni dalla sua morte proponiamo una poe-sia del grande poeta romagnolo.

Te sònn

“Mo cmè ch’ l’è stè?”, “Te sònn, u l’à tróv Enzoirmatéina, te lèt, e’ su fradèl”,“Orca però, mo in fònd la i è ’ndé bén,l’è la mórta piò bèla,t pas adlà ch’ ta n t n’incórz”, “Amo u l savévaènca léu, e’ pèr che pr’indurmantèsu s séa magnè trenta pastéini ad Tavor”.

NEL SONNO. “Ma com’è stato?”, “Nel sonno, l’ha trovato Enzo / ieri mattina, a letto,suo fratello”, / “Orca però, ma in fondo gli è andata bene, / è la morte più bella, /passi di là che non te n’accorgi”, “Ah, ma lo sapeva / anche lui, pare che per addor-mentarsi / si sia mangiato trenta pastiglie di Tavor”.

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petuare laconsapevolezza(irriducibile)della inutilitàdi riti apotro-paici per scon-giurare la com-parsa di nuoveferite tra leferite più vec-

chie. Ciò che puntualmente avviene; tant’èche l’intera produzione di questa autricecatanese, da qualche anno approdataanche alla narrativa, si pone qualestrenua e rabbiosa resistenza agli infin-gimenti e alle illusioni con lapidarie com-posizioni brevi, con invettive icastiche cheemettono sentenze, punti fermi.

Non un dialogo, piuttosto un corpo acorpo frontale (fisico e psichico) scaturitodalla ricognizione impietosa del quoti-diano e della domesticità, umorale e fat-tuale resistenza alle cose, ai fatti, a ciòche sta intorno e penetra nel vissuto:istanze da non eludere e la cui pervasi-vità bisogna addomesticare con la parola,il fiato. Salutare istinto di autoconserva-zione nel grido-poesia che si leva comeuna scudisciata, e rivendicazione di auto-appartenenza: pp’arrisparmiari ciatu / ’naparola m’a mangiu / e n’autra a parru:(per risparmiare fiato / una parola lamangio / e l’altra la parlo, da: Setti viticomu i jatti, 2003), versi esemplari di par-simonia, persino, della parola decisiva,soluzione che evita all’io poetante il rischiodel ripensamento. Un assoluto, per AngelaBonanno, che si alimenta e rigenera inimmagini e locuzioni attinte da veracitàe saggezza popolari, dai modi di dire e faredelle madri, delle donne di spirito pugnacenel territorio ostile della vita. Di recenteè uscito Pani schittu, Premio Franco For-tini 2013, edito da CFR (2014, prefazionedi Manuel Cohen), raccolta di lirichecolma di riferimenti quotidiani e situa-zioni relazionali impossibili o del tuttoassenti, in cui è assoluta protagonista la

solitudine del pane-vita schittu, cioè ‘panesenza accompagnamento’, senza compa-natico, senza compagno né compagnialatu sensu. Materia impastata e resasolida dalla crosta, custode di morbidezzae fragranza quando è caldo, appena sfor-nato, il pane di cui scrive l’autrice è spessoduro, raffermo, non si può masticare néinghiottire.

Il pane è simbolica/metaforica presenzaanche in Amuri e vadditi (Editrice Uni Ser-vice, 2009): non si po diri / di stu pani nonnni vogghiu (non si può dire / di questopane non ne voglio); pani munuzzato /non haiu cchi ddiri / rapu a vucca ppi man-giari (pane sbriciolato / non ho cosa dire/ apro la bocca per mangiare); e t’addu-lura / no a fami / ma a vista di chidduaffucato / nt’o so pani (e ti addolora / nonla fame / ma nel vedere lui soffocato nelsuo pane); tagghiu u pani / tagghiu l’ariau iornu / mi tagghiu (taglio il pane / tagliol’aria il giorno / mi taglio). L’alimento prin-cipe è dunque parola chiave che designatanto il corpo quanto l’alimento primarioche lo nutre, soddisfa la fame o il sem-plice appetito, pitittu, alimento declinatoin forma poetica ascritto alla necessitàdel nutrimento primario, al bisogno divita, correlato ai sentimenti, al corpo, alsangue, alla parola vera: “ci sunu parolica non vogghiu sentiri / paroli fausi / canon servunu a nenti” (ci sono parole chenon voglio sentire / parole fasulle /chenon servono a niente). La crudezza espres-siva delle liriche della Bonanno non rin-nega le emozioni, come sembrerebbe diprimo acchito, semplicemente le esalta ele vigila e le addomestica; parola-panevitalissima, illesa da sentimentalismi eangosce; così prorompente, il linguaggioadoperato, da indurre a pensare che ilverso acuminato, mordente, con cui l’au-trice affronta e risolve il dissidio interioreè strumento (leva e grimaldello) atto ascardinare reticenze, finti pudori, radi-cate ipocrisie.

Maria Gabriella Canfarelli

Periferie Aprile/Settembre 201530RECENSIONI E NOTE

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III edizione Premio Salva la tua lingua locale(Sintesi del bando)

L’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia e Legautonomie Lazio, in collaborazionecon il Centro di documentazione per la poesia dialettale Vincenzo Scarpel-lino, il Centro Internazionale Eugenio Montale e l’EIP “Scuola Strumento diPace” indicono la terza edizione del Premio Salva la tua lingua locale.Il Premio è aperto a tutti gli autori e si articola nelle seguenti sezioni tuttea tema libero in una delle lingue locali d’Italia:SEZIONE A – Poesia Edita – Libro di poesia edito a partire dal 1 gennaio2013.SEZIONE B – Prosa Edita (storie, favole, racconti inediti, dizionari, rappre-sentazioni teatrali) – Libro di prosa edito a partire dal 1° gennaio 2013.SEZIONE C – Poesia Inedita.SEZIONE D – Prosa Inedita.

PARTECIPAZIONE E SCADENZA - Per le sezioni A e B, ogni autore deveinviare n. 5 copie di un solo libro. Il plico postale dovrà essere inviato a:UNPLI via Ancona 40 00055 Ladispoli (RM), entro martedì 1 settembre 2015.Per la sezione C ogni autore può inviare fino a tre poesie inedite, con rela-tiva traduzione in italiano, massimo 90 versi in totale. Le poesie dovrannoessere inviate entro martedì 1 settembre 2015 a [email protected] alla specifica scheda di partecipazione allegata al Bando. È obbli-gatoria la registrazione dei lavori inviati in file audio oppure audio-video.Per la sezione D, si accettano storie, favole, racconti inediti di massimo 3600battute (spazi bianchi inclusi), corredate di traduzione. Dovranno essereinviati entro lunedì 1 settembre 2015 a [email protected] assiemealla specifica scheda di partecipazione allegata al Bando. È obbligatoria laregistrazione dei lavori inviati in file audio oppure audio-video.Gli elaborati di cui alle sezioni C e D dovranno essere inediti in volume e nonpremiati in altri concorsi letterari.La partecipazione è gratuita.Per l’iscrizione non si ammettono pseudonimi, nomi di fantasia o diversidalla reale identità dell’autore pena l’invalidazione dell’iscrizione.La scheda di adesione per tutte e 4 le sezioni e il bando completo sono dis-ponibili sul sito www.poetidelparco.it o possono essere richiesti via email [email protected]

PREMI - La proclamazione dei vincitori è prevista nel mese di gennaio 2016a Roma.Sono previsti premi in denaro, riconoscimenti e menzioni d’onore. Le operesaranno valutate a giudizio insindacabile e inappellabile della Giuria. I vin-citori sono tenuti a ritirare personalmente il premio assegnato.

ORGANIZZAZIONECoordinamento Premio: Gabriele Desiderio ([email protected]).Segreteria: Anna Corsi, Valentina Cardinale, Claudio Porena, Luigi Poeta.

Periferie Aprile/Settembre 2015 31 CONCORSO

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2014-2015

Anna Corsi-Valentina Cardinale-Vincenzo Luciani, Dialetto e poesia nei 33 comunidella provincia di Latina, pp. 176, € 15,00

Il volume contiene i risultati di una ricerca, la prima finora sull’intera area della Provinciadi Latina, relativa alle tipologie dei testi dialettali (vocabolari, proverbi e modi di dire, topo-nimi e soprannomi, canti, filastrocche, giochi, gastronomia, teatro, racconti e poesie) ditutti i 33 comuni della provincia. Nel libro sono antologizzati 13 poeti su 74 censiti. Di tutti gli autori citati si forniscono cennibiobibliografici. Il libro contiene la più completa bibliografia su dialetto, poesia e prosanella Provincia di Latina e una esauriente nota e tavola dialettologica a cura di Fabio Aprea.

Maurizio Casagrande-Matteo Vercesi, Un altro Veneto. Poeti in dialetto fra Nove-cento e Duemila, pp. 144, € 15,00

Nel volume sono antologizzati 16 poeti: Fernando Bandini, Luigi Bressan, Ernesto Calza-vara, Luciano Caniato, Maurizio Casagrande, Luciano Cecchinel, Carlo Della Corte, FabioFranzin, Andrea Longega, Sante Minetto, Marco Munaro, Nerina Noro, Romano Pascutto,Bino Rebellato, Eugenio Tomiolo, Sandro Zanotto.

Joseph Tusiani, L’arte della traduzione poetica. Antologia e due saggi, a cura diCosma Siani, pp. 152, € 15,00

Questo volume presenta una scelta dalla copiosissima opera di traduzione dei classicidella poesia italiana in versi inglesi compiuta da Joseph Tusiani nell’ultimo cinquantennio,opera che gli assegna uno status riconosciuto e reputato nell’italianistica d’oltreoceano.La selezione operata dal curatore offre alcuni fra i testi più noti con i quali Tusiani si ècimentato, dal dantesco Conte Ugolino al Pianto antico del Carducci, unitamente ad assaggidai dialettali canonici, e a presenze femminili antiche e moderne che lo stesso traduttoreha voluto riscattare dalla dimenticanza.

Mario Melis, Notizie dall’Isola, pp. 56, € 10,00

[...] Un poema insolito questo del sardo-navarrino Mario Melis al suo secondo e più impor-tante lavoro a cui invito ad accostarci liberi da raffinatezze estetizzanti o da aridi forma-lismi di avanguardie consunte. Facciamoci invece prendere dalle sue parole petrose prontea ferire svelando tutta intera la nostra vanità e forse potremo non perdere del tutto il sensodella pietà. (Cristiano Franceschi)

L’Ombra del sogno. Viaggio nella poesia di Giuseppe Rosato, a cura di Anna DeSimone, pp. 136, € 15,00

Con questo libro, un nitido e accurato ritratto d’autore, Anna De Simone ci introduce auna lettura approfondita dei molteplici e più significativi testi poetici in lingua e in dialettodi Giuseppe Rosato.

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