Eric R. Kandel-Alla Ricerca Della Memoria. La Storia Di Una Nuova Scienza Della Mente-Codice (2010)

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  • Eric R. Kandel

    Alla ricerca della memoria La storia di una nuova scienz a della 111e11te

    Traduzione di Giuliana Oli vero

  • Eric lt Kandd Allarircrrndellame111ri11

    La swria di wra m1ov11 5cimza d!'lla 1umtf

    Progetto gr.ifico: scudiofluo srl Impaginazione: adfonnandchi

  • A Dc11isc

  • Indice

    Prefazione

    Parte I

    Capi10/01 La memoria personale e la biologia dell'immagazzinamento mnemonico

    Capi10/02 15 Infanzia a Vienna

    Capitolo3 35 U n'istruzione americana

    Parte 11

    Capi1olo4 55 U na cellula alla volta

    Ca11i10/o5 75 La cellula nervosa parla

    Capito/06 91 La conversazione fra k ce ll ule nervose

    Capito/07 105 Sistemi neuronali semplici e complessi

    Capilolo8 117 Memorie ditTcn::nti, differenti regioni del cervello

  • Capirolo9 137 Alla ricerca del sistema ideale per studiare la memoria

    Capitolo 10 i53 Correl ati neurali dell'apprendimento

    Parte 111

    Capiwlo 11 16'J Connessioni sinaptiche che si n1tforzano

    Capitafo t.! i85 Un centro per la neurobiologia e il comportamento

    Capitolo IJ 193 Anche un comportamento semplice pu essere

    modificato dal!' apprendi mento

    Capitalo 14 203 Con l'esperienza le sinapsi cambiano

    Capitalo 15 213 La base biologica dell'individualit

    Capito/016 227 Molecole e memoria a breve termine

    Capitolo17 245 Il DNA apre nuove strade

  • Capitolo 18 153 Quali sono i geni dell a memo ria?

    C11pi10/o 19 267 U n dialogo fra geni e sinapsi

    Parte IV

    Capi1ofo20 185 U n ritorno alla memoria complessa

    Capitolo 2 1 291 Le sinapsi conserva no anche i ri cordi pi cari

    Capi10/o22 301 L' immagine del mondo esterno nel cervello

    Capitolo23 3 l 3 13isogna fare attenzio ne!

    Parte v

    Capitoloz-1 315 U na pillo lina rossa

    Capito/025 341 T o pi, uomini e malattia mentale

    Capitoloz6 357 U n nuovo modo di curare la malattia mentale

  • Capirolo27 367 La biologia e b rinascita del pensiero psicoanalitico

    Capitolo28 379 La coscienza

    Parte VI

    Capiwlo29 395 Hiscoprire Vie nna passando per Stoccolma

    Capitafo30 Imparare dalla memoria: prospettive

    431 Glossario 445 N ote e fonti 471 Ringraziamenti 475 Indice dei nomi

  • Prefazione

    La comprensione della mente umana in termini biologici venuta configurandosi come la sfida nodale per la scienza del XX! secolo. Vogliamo capire la natura biologica della percezione, dell'apprendi-mento, della memoria, del pensiero, della coscienza e dei limiti nel libero arbitrio. Processi mentali che, ancora pochi decenni fa, era impensabile che i biologi si sarebbero ritrovati in condizione di po-ter indagare. Fino alla met del secolo scorso, l'idea che la mente, la serie di processi pi complessa esistente nell'universo, fosse in grado di consegnare i suoi pi reconditi segreti all'analisi biologica, persino a livello molecolare, non avrebbe potuto nemmeno essere presa in considerazione.

    Gli enormi conseguimenti della biologia degli ultimi 50 anni l'hanno ora reso possibile. La scoperta, nel 1953, della struttura del DNA da parte di James Watson e Francis Crick rivoluzion la bio-logia, confe rendole uno schema rnionale sulla base del quale ca-pire il modo in cui, dai geni, l'informazione controlla il funziona-mento del la cellub. Quella scoperta port a una comprensione fondamentale di come i geni sono regolati, di come danno origine alle proteine che determinano il funzionamento delle cellule, e di come lo sviluppo attiva e disattiva geni e proteine allo scopo di de-finire lo schema corporeo di un organismo. Con risultati tanto straordinari ormai consolidati, la biologia ha assunto un ruolo cen-trale nella costellazione delle discipline scientifiche, che si situa in parallelo alla fisica e alb chimica.

    Forte di nuove conoscenze e di nuove ct:rtezze, la biologia ha volto la propria attenzione al suo obiettivo pi alto, ovvero la com-prensione della na tura biologica della mente umana. U no sforzo che, a lungo considerato alla stregua della preveggenza, ormai av-viato a pieno regime. In realt, volgendo lo sguardo agli ultimi due decenni trascorsi, gli storici del pensiero dovranno rilevare il fatto piuttosto sorprendente che le esplorazioni pi significative all'inter-

  • Alla ricerca della memoria

    no della mente umana avutesi in questo arco di tempo non proven-gono dalle discipline per tradizione interessate alla mente, che siano la filosofia, la psicologia o la psicoanalisi. Al contrario, derivano da una combinazione di questi settori con la biologia del cervello , una nuova sintesi a cu i i notevolissimi traguardi della biologia moleco-lare hanno di recente conferito ulteriore slancio. Ne risultata una nuova sc ienza della mente, una scienza chi: impiega le potenti ri-sorse della biologia molecolare per esaminare i grandi misteri della vita che ancora sono tali.

    Questa nuova scienza si basa su cinque principi. Innanzitutto, mente e ce rvello sono inseparabili. 11 cervello un organo biologico complesso, dotato di un'enorme capacit computazionale, che co-stru isce le nostre esperienze sensoriali, regola pensieri ed emozion i, controlla le nostre azioni . Il cervello responsabile non solo di com-portamenti motori relativamente semplici, come ad esempio corre re o assumere cibo , ma anche degli atti complessi che consideriamo l'essenza contraddistintiva ddl'essere umano, quali il pensiero, la pa-rola e la creazione artistica. Se guard:ita da questa prosptttiva, la mente una serie di operazioni svolte da! cervello, come il cammi-nare una serie di operazioni svolte dalle gambe, solo infinitamente pi complessa.

    In secondo luogo, tutte le funzioni mentali - dal pi semp li ce ri-flesso agli atti pi creativi connessi al linguaggio, alla musica e all'ar-te - sono eseguite da circuiti neurali specializzati situati in differenti regioni del cervello . questa la ragione per cui, quando usiamo la definizione di "biologia del/a mente" in riferimento alla serie di operazioni mentali effettuate da questi circuiti neurali specia!lzzati, si deve tenere conto che l'articolo determinativo non connota un luogo e non implica un a singola area del cervello che svolga tutte le operazioni mentali.

    T erzo principio, tutti questi ci rcuiti sono costituiti dalle stesse unit di segnalazione elementari, !e cellule nervose. Quarto, i circui-ti neurali utilizzano molecole specifiche per generare segnali all'in-terno e fra le cellule nervose. lnfne, queste specifiche molecole se -gnale si sono conservate - mantenute immutate - nel corso di milio-ni di anni di evoluzione. Alcune di esse erano presenti nelle cellule dei nostri pi antichi antenati, e si ritrovano oggi nei nostri parenti pi remoti e primitivi dal punto di vista evoluzionistico: in org:mi-smi unicellulari come batteri e fermenti e in organismi pluricdlulari semplici come vermi, moscerini e lumache. Per organizzare le loro

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    azioni nei rispettivi ambienti, queste creature usano le stesse mole-cole da noi quotidianamente impiegate per vivere e adeguarci al no-stro ambiente.

    Dalla nuova scienza della mente non otteniamo quindi soltanto delle chiavi di lettura per noi stessi - di come percepiamo, impa1ia-mo, ricordiamo, provi.'.lmo sens:izioni ed eseguiamo azioni - ma an-che una nuova prospettiva del genere umano calato nel contesto dell'evoluzione biologica. Questa visione ci pone in grado di con-statare come la mente umana si sia evoluta a partire da molecole uti -lizzate dai nostri umili progenitori e come la straordinaria conserva-zione dei meccanismi molecolari che regolano i vari processi della vita valga anche per la nostra attivit menta le.

    Per via delle sue implicazioni assai estese nei confronti del be-nessere individuale e sociale, nella comunit scientifica si registra un largo consenso nel ritenere che la biologia della mente rappresen-ter per il xxr secolo ci che la biologia del gene ha rappresentato per il xx .

    Oltre a orientare le questioni nod;"tli che d::i oltre 2000 :mni h.'.ln-no dominato il pensiero occidentale, sin dai tempi in cui Socrate e Platone per primi si interrogarono sulla natura dei processi mentali, la nuova scienza della mente ci offre uno strumento pratico per co-noscere e affrontare aspetti importanti della mente che si ripercuo-tono sulle nostre esistenze quotidiane. La scienza non pi dominio esclusivo degli scienziati, ma divenuta parte integrante della vita e della cultura contemporanee. Non pass..t giorno che i media non dif-fondano informazioni tecniche verosimihnente non comprensibili da un pubblico non specialistico. Le persone comuni leggono della perdita di memoria causata dal morbo di Alzheimer e di quella con-nessa all'avanzare dell'et e cercano, sovente senza successo, di capi-re le differenze esistenti fra questi due tipi di disordini della memo-ria : uno progressivo e devastante, l'altro relativamente benigno. Sen-tono parlare di potenziatori cognitivi, ma di fatto non sanno quali possano essere i loro effetti. Viene detto loro che dei geni influenza-no il comportamento e che delle alterazioni in questi geni sono la causa di mabttie mentali e neurologiche, ma non come questo ac-cade. E, in ultimo, capita di leggere che le differenze di genere nelle attitudini intellettive influenzano i percorsi accademici e le carrie re intr.'.lpresi d.'.I uomini e donne. Questo significa che vi sono delle dif-ferenze fra il cervello femminile e qud!o maschile? Gli uomini e le donne apprendono in maniera diversa?

  • Alla ricerca della memoria

    Nel corso nella nostra esistenza, praticamente tutti ci ritroveremo a dover prendere importanti decisioni nella sfera privata e in quella pubblica connesse a una conoscenza biologica della mente. Alcune di queste decisioni sorgeranno nel tentativo di ca.pire dci cambia-menti nel comportamento umano normale, mentre altre riguarde-ranno dei disordini mentali e neurologici pi seri . quindi essenzia-le che tutti abbiano accesso a un'informazione scientifica resa quan-to pi disponibile, presentata in forma chiara e comprensibile. Concordo con l'opinione attualmente diffusa nella comunit scienti -fica, secondo cui siamo noi ad avere la responsabi lit di fornire al pubblico un'informnione di questo tipo.

    All'inizio della mia carriera di neuroscienziato ho avuto modo di rendermi conto che le persone prive di basi scientifiche denotano nell'apprendere la nuova sc ienza della mente un entusiasmo che di-pende da quel!o che noi scienziati mostriamo nel volerla spiegare. in questo spirito che, insieme a uno dei miei colleghi della Colum-bia U niversity, James H. Schwartz, scrissi Principi di 11e11rosdc11zc, un libro di testo propedeutico per le facolt di scienze e di medicina ora giunto alla sua qu inta edizione. La pubblicazione di quel volume mi port a essere invitato da pi parti a parlare della scienza del cervello in presenza di pubblici non specialistici : un'esperienza che mi con-vinse di quanto i non scienziati siano disposti a impegnarsi per capi-re !e questioni chiave della scienza del cervello se gli scienziati sono disposti a profondere lo stesso impegno per spiegarle. H o perci concepito questo libro come un'introduzione alla nuova scienza del-la mente per il lettore comun e, privo di specifiche conoscenze scien-tifiche. Il mio obiettivo quello di spiegare in termini sempl ici il modo in cui la nuova scienza della mente scaturita dall e teorie e dalle osservazioni dei primi ricercatori in quella disciplina sperimen-tale che oggi la biologia.

    Un ulteriore stimolo a scrivere questo libro n giunto nell'au-tunno del 2000, quando ho avuto il privilegio di ricevere il premio Nobel per la medicina per i miei contributi allo studio dell'imma-gazzinamento mnemonico nel cervello. A tutti coloro che vincono un Nobel viene richiesta la stesura di un saggio autobiografico. Nel-lo scrivere il mio, mi parso chiaro come non mai il fatto che il mio interesse verso la natura della memoria affondasse le sue radici nelle mie esperienze d'infanzi:i :i Vienna . H o inoltre realizz;ito con nug-gior nitore, nonch grande meraviglia e gratitudine, che la mia ri-cerca mi ha consentito di attraversare una fase storica della scienza e

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    di essere parte de lla straordinaria comunit internazionale degli scienziati dedi ti alla biologia. Nel corso del mio lavoro ho avuto modo di conoscere numerosi scienziati di primo piano, all'avan-guardia nella rivoluzione verificatasi di recente in biologia e nelle neuroscienze, e l'aver interagito con loro ha fortemente influenzato la mia stessa ricerca.

    In questo libro si intrecciano quindi due narrazioni. La prima la vicenda intellettuale degli straordina1; risultati scientifi ci ottenuti ne-gli ultimi 50 anni nello studio della mente. La seconda la storia del -la mia vita e della mia ca rri era scientifica lungo il medesimo lasso di tempo, a partire dalle mie giovanili esperienze viennesi che hanno suscitato in me il fascino per la memoria, un fascino dapprima rivol-to alla storia e alla psicoanalisi, poi alla biologia del cervello , infine ai processi cellulari e molecolari della memoria. Alla ricerca della 111c1110-ria : perci un resoconto di come la mia ricerca personale volta a comprendere la memoria si sia intersecata con uno dei massimi sfor-zi compiuti dalla scienza: il tentativo di comprendere la mente in termini biologici, a livello di cdlule e di molecole.

  • Alla ricerca de lla m emoria

  • Parte I

    No11 il passalo in q11a1110 tale clic dg011cma, cffc//o,forsc, i11 senso biologi-co . 50110 le i111111agi11i dcl passato, spesso Jrte111e11te str111111ratc e sclerti11e co111e 111i1i. /111111agi11i e cos1mzio11i si11Jboliche dcl passaro sono i111presse, q11a-si alfa stregua di iiifor111az io11i gc11crid1c, mlla 11oslra srnsibilir. Og11i 1111011a era storica rispcal1ia se stessa 11ella raffig11razio11e e nella mitologia aflii:a del proprio passato.

  • Capitolo 1

    La memo ria personale e la bio logia dell'immagazzinamento mn emo ni co

    La memoria mi ha sempre affascinato. Pensateci - tutti possiamo ri-chiamare alla mente il primo giorno di liceo, il primo appuntamen-to, il primo amore. Nel farlo, non ci \imitiamo a rievocare l'evento, ma riviviamo l'atmosfera in cui si svolto: le visioni, i suoni, gli odori, il contesto sociale, l'ora del giorno, le conversazioni, le sfu-mature emotive. Hicordare il passato una fo rma di viaggio ment:i.le nel tempo, che ci svincola dalle costrizioni di spazio e tempo e ci consente di muoverci liberamente in dimensioni del tutto diverse .

    li viaggio mentale nel tempo mi permette di staccarmi dalb sc rit-tura di questa frase nel mio studio di casa, affacciato sul fiume H ud-son, e di proicttamli all'indietro di 67 anni e verso est, oltre l'oceano Atlantico fino ali' Austria, a Vienna, dove sono nato e dove i miei genitori possedevano un piccolo negozio di giocattoli .

    il 7 novembre 1938, il giorno del mio nono compleanno. 1 miei genitori mi hanno appena dato il regalo che desideravo arden-temente: un modellino di automobile a batteria telecomandato. una bellissima, sfolgorante macchina blu, con un lungo cavo che col -lega il motore a un volante per mezzo del quale io posso controllare i movimenti della vettura, il suo destino. Per i due giorni successivi guido l'automobile in lungo e in largo nel nostro piccolo app:i.rta-mento - attraverso il soggiorno, in sala da pranzo, sotto le gambe dcl tavolo, dove i miei genitori, il mio fratello maggiore e io ceniamo tutte le sere, dentro e fuori la camera da letto - sterzando con im-menso divertimento e crescente sicurezza.

    Ma il mio piacere ha vita breve. Due giorni dopo, nelle prime ore ddla sera, un violento bussare alla porta di casa ci fa tras:i.lirc. Ri-cordo quei colpi ancora oggi. Mio padre non era ancora rientrato dal lavoro in negozio. Mia madre apre la porta. Entrano due uomi-ni. Si pn:sentano come poliziotti nazisti e ci o rdinano di prendere con noi l'essenziale e di lasciare l'appartamento. Ci danno un indi-rizzo e ci dicono che saremo alloggiati l fino a nuovo ordine. Mia

  • Alla ricerca della memoria

    madre e io impacchettiamo solo un cambio d'abiti e il necessario da toeletta, ma mio fratello, Ludwig, ha il buon senso di prendere con s i due suoi averi per lui di massimo valore: la collezione di franco-bolli e quella di monete.

    Con le nostre poche cose, camminiamo per parecchi isolati fino alla casa di una coppia di anziani ebrei benestanti che non abbiamo mai visto prima. li loro appartamento spazioso e ben ammobiliato ai miei occhi sembra molto elegante, e l'uomo che vi abita fa su di me una forte impressione. Quando va a letto indossa una camicia da notte riccamente ornata, molto diversa dal pigiama di mio padre, e dorme con una berretta da notte pe r proteggere i capelli e con una reticella sul labbro superiore per mantenere in posizione i baffi. An-che se abbiamo invaso la loro privacy, i nostri ospiti designati sono premurosi e gentili. Malgrado la loro agiatezza, sono piuttosto in -quieti e spaventati per gli eventi chi." ci hanno portati presso di loro. Mia madre in imbarazzo per questa ospitalit forzata, rendendosi conto che i due sono probabilmente altrettanto a dis.1gio con tresco-nosciuti piombati tra di loro all'improvviso. Nei giorni che trascor-riamo ndl'appartamento di questa coppia, sistemato con tanta cura, io sono disorientato e intimorito. Ma per noi tre la pi grande fonte di apprensione non il ritrovarci in casa di estranei, quanto invece la sorte di mio padre: scomparso e non abbiamo idea di dove sia .

    Dopo svariati giorni ci viene finalmente consentito di fare ritor-no a casa. Ma l'appartamento che troviamo non lo stesso che ab-biamo lasciato. stato rovistato da cima a fondo e ogni cosa di valo-re stata portata via: la pellicci:.l di mia madre, i suoi gioielli, l'ar-genteria da tavola, le tovaglie di pizzo, alcuni degli abiti di mio padre, e tutti i miei regali di compleanno, compresa la bellissima, sfolgorante automobile blu telecomandata . Con nostro enorme sol-lievo, comunque, il 19 novembre, J\cuni giorni dopo il nostro ritor-no nell'appartamento, vedi:nno tornare mio padre. Ci dice di essere stato arrestato insieme a centinaia di altri ebre i, e rinchiuso in una caserma dell'esercito. Ha ottenuto di venire rilasciato avendo potuto dimostrare di aver prestato servizio militare nell'esercito austroun-ghcrese, combattendo a fianco della Germania durante la Prinu guerra mondia le.

    I ricordi di quei giorni - guidare l'automobile per tutta la casa con crescente sicurezza, sentire i colpi alla porta, ricevere dai nazisti l'or-dine di andare in un appartamento d sconosciuti, ritrovarci derubati dei nostri averi, la scomparsa e la riapparizione di mio padre - sono i

  • ricordi pi potenti della fase iniziale della mia vita. In seguito avrei appreso che quegli eventi erano in concomitanza con la Notte dei crista!Ji, quella notte sciagurata che ha mandato in fomtumi non solo le finestre delle nostre sinagoghe e dd negozio dei miei genitori, ma anche le vite di innumerevoli ebrei in tutta l'area di lingua tedesca .

    Guardando in retrospettiva, la mia famiglia stata fortunata. La nostra sofferenza stata risibile in confronto a quella di milioni di ebrei che non hanno avuto altra scelta se non quella di rimanere nel-l'Europa in mano ai nazisti. Dopo un anno di umiliazioni e di timo-ri, Ludwig, allora quattordicenne, e io riuscimmo a lasciare Vienna diretti negli Stati Uniti , per andare a vivere dai nonni a New York , dove i nostri genitori ci avrebbero raggiunti sei mesi pi tardi. An-che se la mia famiglia e io abbiamo vissuto sotto il regime nazista sol-tanto per un anno, lo smarrimento, b miseria, l'umiliazione e la pau-ra che ho speri men tato in quell'ultimo anno a Vienna lo hanno reso un periodo determinante della mia vita.

    diffic ile far risalire la complessit degli interessi e delle azioni della vita d un adulto a specifiche esperienze dell'infanzia e della giovi-nezza . Eppure non posso fare a meno di coll ega re al mio ultimo anno a Vienna il mio successivo interesse per la mente: per il modo in cui le persone si comportano, l'imprevedibilit delle motivazioni e il persistere della memoria. Dopo l'Olocausto, uno dei moniti de-gli ebrei sta to "Non dimenticare mai", un'esortazione alle gene-razioni future per rimanere vigili contro \'antisemitismo, il razzismo e l'odio, le disposizioni mentali che hanno reso possibile il verificar-si delle atrocit naziste. li mio lavoro scientifico indaga le basi biolo-giche di quel motto: i processi del cervello che ci mettono in grado di ricordare.

    Le mie reminiscenze di quell'anno a Vienna hanno trovato per la prima volta espressione ancora prima che maturassi interesse verso la scienza, quando studiavo al college negli Stati Uniti. Provavo un'at-trazione insaziabile per la storia contemporanea austriaca e tedesca, e mi riproponevo di diventare uno storico. Mi sforzavo per com-prendere il contesto politico e culturale in cui si erano svolti questi eventi drammatici, il modo in cui un popolo amante dell'arte e del-ta musica potesse di punto in bianco commettere gli atti pi barbari-ci e crudeli. Scrissi molte tesine di fine trimestre sulla storia austriaca e tedesca, compresa um tesi di ricerca sulle reazioni degli scrittori te-deschi all'ascesa del nazismo.

  • Alla ricerca della memoria

    Po i, all'ultimo anno di college, i! 1951-1952, mi scoprii attratto dal-la psicoanalisi, una disciplina il cui fulcro sta nel sollevare a uno a uno gli strati della memoria e dell'esperienza personale per capire le radici, spesso irrazionali, delle motivazioni, dei pensieri e dei com-portamenti umani. Nei primi anni Cinquanta, coloro che praticava-no la professione di psicoanalisti eran o per la maggior parte anche medici. Decisi quindi di iscrivermi alla facolt di medicina, dove fui testimone della rivoluzione in atto nella biologia, di fronte all'eve-nienza sempre pi verosimile che i misteri fondamentali della natura delle cose viventi stessero per essere svelati .

    Meno di un :umo dopo l'inizio dei miei studi di medicina, nel 1952, veniva scoperta la struttura del DNA. Come conseguenza di ci , inizi a schiudersi all'esame del la scienza il funzionamento ge-netico e molecolare della cellula. Con il tempo, quelle ricerche si sa-rebbero estese alle cellule che costituiscono il cervello umano, l'or-gano pi complesso dell'universo. Fu allora che presi in considera-zione l'idea di esplorare il mistero dell'apprendimento e della memoria in termini biologici. In che modo il mio passato viennese aveva lasciato tracce durevoli nelle cellu le nervose dcl mio cervello? Secondo quale trama il complesso spazio tridimensionale dell'appar-tamento dove gu idavo la mia automobilina si era insinuato nella rap-presentazione interna al mio cervello dello spazio intorno a me? In che modo il terrore ha impresso i colpi alla porta di casa come cica-trici nel tessuto molecolare e cellulare del mio cervello, con inaltera-bilit tale da consenti rmi di rivivere l'esperienza nei suoi pi vividi dettagli visivi ed emotivi pi di cinquant'anni dopo? Domande come queste, che fino a una generazione fa restavano senza risposta, stanno per dischiudersi alla nuova biologia della mente.

    La ri voluzione che cattur la mia immaginazione di studente di medicina ha trasformato la biologia, dal campo largamente descrit-tivo che era, in una scienza coerente con solide basi nella genetica e nella biochimica . Prima dell'avvento della biologia molecolare, era-no prevaknti tre idee separa te: l'evoluzione darwiniana, l'idea cio che gli esseri umani e gli altri animali si fossero gradualmente evo-luti da progenitori animali pi semplici alquanto differenti da loro; la base genetica dell'ereditariet dell'aspetto fisico e delle caratteri-stiche mentali; la teoria che la ce llula sia l'unit di base di tutte le cose viventi . La biologia molecolare ha riunito queste tre idee met-tendo a fuoco le azioni di geni e proteine nelle singole cellule. H a ravvisato nel gene l'unit che determina l'eredit, la forza che guida

  • il cambiamento evolutivo, e ha individuato i prodotti del gene, le proteine, come gli artefici della funzionalit cellulare. Per mezzo dell'esame degli dementi fondamentali dei process i vitali, la biolo-gia molecolare ha rivelato ci che tutte le forme di vita hanno in comune. Ancora pi della meccanica quantistica o della cosmolo-gia, gli altri campi del.la scienza che nel xx secolo sono stati investi-ti da una rivoluzione di ampia portata, la biologia molecolare si im-pone alla nostra attenzione in quanto influenza direttamente le no-stre esistenze quotidiane. Va al cuore della nostra identit, del chi noi siamo.

    La nuova biologia della mente si sviluppata per gradi nel corso dei cinque decenni della mia carriera. I primi passi risalgono agli anni Sessanta, quando la filosofia della mente, la psicologia bchavio-rista (lo studi o di comportamenti semplici in animali da laboratorio) e la psicologia cognitiva (lo studio dei fenomeni mentali complessi nelle persone) si sono fuse, dando origine all a psicologia cognitiva moderna. Qut:sta nuova disciplin:i tent di trovare elementi comuni nei processi mentali complessi di vari animali, dai topi alle scimmie, agli esseri umani. Un approccio che in segu ito fu esteso ad animali invertebrati pi semplici, come lumache, api e moscerini. La psico-logia cognitiva moderna era a un tempo rigorosa dal punto di vista sperimentale e dotata di ampie basi teoriche. Prendeva in esame una gamnu di comportamenti, dai riflessi semplici in animali invertebra-ti ai pi elevati processi mentali ddle persone, come la natura del-l'attenzione, della coscienza e del libero arbitrio, per tradizione ap-partenenti all'ambito della psicoanalisi.

    Negli anni Settanta la psicologia cognitiva, la scienza della mente, si fuse con la neuroscienza, la scienza dcl cervello. Il risultato furono le neuroscienze cognitive, una disciplina che introdusse nella psico-logia cognitiva moderna i metodi biologici di indagine dei processi mentali. Negli anni Ottanta la neuroscienza cognitiva fru di un enorme impulso grazie a!l'imaging cerebrale, una tecnologia che pennise agli studiosi del cervello di realizzare il loro sogno, scrutare c io all'interno del cervello umano e osservano: l'attivit di svariate sue regioni mentre un individuo svolge le pi sofisti cate funzioni mentali, come percepire un'immagine visiva, pensare a un percorso spaziale, o dare ini zio a un'azione volontaria. L'imaging cerebrale opera per mezzo di indici che misurano l'attivit neur.'lle: la tomo-grafia a emissione di positroni (PET) rileva il consumo di energia del cervello, e l'imaging a risonanza magnetica funzionale (fvtm) ne rile-

  • Alla ricerca della memoria

    va l'utilizzo di ossigeno. Nei primi anni Ottanta le neuroscienze co-gnitive hanno incorporato la biologia molecolare, dando esito a una nuova sc ienza ddh mente - una biologia molecobre delle attivit cognitive - che ci ha consentito di esplorare a livello molecolare processi mentali quali il modo in cui pensiamo, proviamo sensazio-ni, apprendiamo e ricordiamo.

    Tutte le rivoluzioni hanno le proprie origini nel passato, e la rivolu-zione culminata nell a nuova scienza della mente non fa eccezione. Sebbene i! ruolo centrale della biologia ndlo studio dei processi mentali fosse inedito, la capacit della biologia di influenzare il modo in cui vediamo noi stessi non lo era afftto. A met del XIX se-colo, Charles Darwin afferm che non siamo frutto di una creazione a s stante, bens di una graduale evoluzione a partire da progenitori animali inferiori; sostenne inoltre che si possono far risalire le tracce dell'intera esistenza fino a un comune antenato: tutto il percorso a ritroso fino alla creazione della vita stessa. Avanz l'idea ancora pili audace che la forza guida dell'evoluzione non un disegno consa-pevole, intdligcnte o divino, ma un processo "cieco" di selezione naturale, un processo di selezione totalmente meccanicistico di ten-tativi ed errori accidentali basato sulle variazioni ereditarie .

    Le idee di D arwin la nciarono una sfida diretta alle dottrine di quasi tutte le religioni. Dato che l'intento originario della biologia era stato quello di spiegare il disegno divino della natura, queste sue idee recisero il legame storico fra religione e biologia . In ultimo, la biologia moderna ci avrebbe richiesto di credere che gli esseri uma-ni, in tutta la loro bellezza e infinita variet, non sono altro che i prodotti di combinazioni sempre nuove di basi nucleotidiche, i mat-toni di costruzione del codice genetico del DNA. Combinazioni che sono state selezionate nel corso di milioni di anni dalla lotta degli or-ganismi per la sopravvivenza e il successo riproduttivo .

    La nuova biologia della mente ha un potenziale ulteriormente disturbante in quanto propone che non solo i! corpo, ma anche la mente e le specifiche molecole che determinano i nostri processi mentali pi elevati - la cosc ienza del s e degli altri, la consapevolez-za del passato e dcl futuro - si sono evolute dai nostri progenitori animali . Per di pili, la nuova biologia presuppone che la coscienza sia una processo biologico che alla fine potr essere spiegato in ter-mini di vie di segnalazione molecolare utilizzate da popolazioni di cellule nervose in comunicazione fra loro .

  • La maggior parte di noi accetta tranquillamente gli esiti della ricerca scientifica sperimentale quando va lgono per altre parti del corpo: ad esempio, siamo del tutto a nostro agio con il fatto che il cuore non la sede delle emozioni, ma un organo muscolare che pompa sangue attraverso il sistema circolatorio. Eppure l'idea che la mente e la spi-ritualit. umane si originino in un organo fisico, il cervello , per alcu-ni suona nuova e allarmante. Costoro trovano difficile credere che il cervello sia un organo computazionale che elabora informazioni, la cui meravigliosa potenza non deriva dal suo mistero, bens dalla sua complessit: dall'enorme quantit, variet e interazione delle sue cel-lule nervose.

    Per i biologi che studiano il cervello, quando si applicano meto-di sperimentali al comportamento umano, la mente non perde nulla della sua bellezza o del suo potere. Analogamente, i biologi non te-mono che la mente possa essere resa insignificante da un'analisi ridu-zionista, che delinea le pani componenti e le attivit del cervello. Al contrario, b magstioranza degli scienziati convin ta che l'analisi bio-logica possa accrescere il nostro rispetto per b potenza e la comples-si t della mente.

    In effetti, ave ndo unificato b psicolo6tia cognitiva e behaviorista, la neuroscienza e la biologia molecolare, la nuova scienza della men-te pu affrontare questioni filosofiche con le quali i massimi pensa-tori hanno lottato per millenni: in che modo b mente acquisisce la conoscenza del mondo? Quanta parte del la mente ereditata? Le funzioni mentali innate ci impongono un modo prefissato di acqui-sire esperienza del mondo? Quali modificazioni fisiche si verificano nd cervello quando apprendiamo e ricordiamo? In che modo un'e-sperienza di pochi minuti si converte in un ricordo che dura per tut-ta la vita? Domande di questo tipo non appartengono pi al domi-nio delle specul azioni metafisiche, ma sono ora terreni fertili della ri-cerca sperimentale.

    Le intuizioni fornite dalla nuova scienza della mente assumono mag-giore pregnanza quando analizzate rispetto alla comprensione dei meccan ismi molecolari che il cervello impiega per immagazzinare i ricordi. La memoria - la capacit di acquisire e immagazzinare infor-mazioni, che siano semplici come i dettagli della routine giornaliera o complesse come la conoscenza astratta della geognfa e dell'alge-bra - uno degli aspetti pi notevoli del compo1tamento umano. Ci consente di risolvere i problemi che affrontiamo nella vita di tutti i

  • Alla ricerca della memoria

    giorni schierando contemporaneamente numerosi fattori, un'abilit vitale per la risoluzione dei problemi. In un senso pi esteso, la me~ moria garantisce la conti nuit ddh nostra vita. Ci fornisce un qua-dro coerente dcl pass;:ito che colloca in prospettiva le esperienze in corso, un quadro che pu non essere razionale o accurato, ma che comunque penn~ine. Senza la forza agglomer.:inte della memoria, le esperienze sarebbero scisse in tanti frammenti quanti sono i momen-ti della vita. Senza la possibilit di compiere viaggi mentali nel tem-po, conferita dalla 111emo1ia, non avremmo consapevolezza della no-stra storia personale, n modo alcuno di ricordare le gioie che fun-gono da nette pietre mili.:iri ddla nostr.:i esistenza. Siamo quelli che siamo per via di ci che impariamo e di ci che ricordiamo.

    I nostri processi mnemonici ci sono di ulteriore giovamento per il fatto che ci pennenono di ri cordare agevolmente gli eventi felici e diluire l'impatto emotivo di fatti traumatici e dolorosi. Ma a volte, vi sono memorie di orrori che persistono e danneggiano le vite del-le persone, come accade nei disordini da stress post-traumatico, una condizione di cui soffrono molti di coloro che h.:inno sperimentato in prima persona le terribili vice nde dell'Olocausto, oppure guerre, rapimenti e disastri naturali.

    La memoria essenziale non solo per la continuit dell'identit individuale, ma anche per la trasmissione della cultura e per l'evolu-zione e la continuit delle societ nel corso dei secoli . Anche se da quando l'Ho1110 sapiens ha fatto la sua prima comparsa nell'Africa orientale, circa 1 50 ooo anni fa, le dimensioni del cervello non sono cambiate, la capacit di .:ipprendimento dei singoli esseri um ani e la loro memoria storica sono cresciu te lungo i secoli per mezzo del-l'apprendimento condiviso, va le a dire attraverso la trasmissione del-la cultura. L'evoluzione culturale, una modalit di adattamento non biologica, agisce in parallelo all'evoluzione biologica come mezzo per trasmettere la conoscenza del passato e i comportamenti adattivi attraverso le generazioni. Tutti i conseguimenti dell'umanit, dal-l'antichit fino a oggi, sono i prodotti di una memoria condivisa ;:ic-cumulata nel corso dei secoli , per il tramite sia di registrazioni scritte sia di una tradizione orale salvaguardata con cura.

    Come la memoria condivisa arricch isce le nostre vite a livello in-dividuale, cos la perdita di memoria distrugge il nostro senso del s . Recide la connessione con il passato e con le .:iltre persone, e pu manifestarsi durante lo sviluppo infantile oppure colpire un adulto in et matura. La sindrome di Down, il morbo di Alzheimer e la

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    perdita di memoria correlata all'et avanzata sono esempi ben noti delle molte malattie che danneggiano b memoria. Oggi sappiamo che i disturbi della memoi-ia contribuiscono anche all'insorgenza di disordini psic hiatrici : la schizofrenia, b depressione e gli stati d'ansia portano con s l'a&,oravante di una funzionalit mnemonica difettiva.

    L:i nuova scienza della mente rec:i ]:i speranza che una nuggiore comprensione della biologia della memoria possa condurre a c u re pi efficaci sia per la perdita di memoria sia per i ricordi dolorosi persistenti . In effetti la nuova scienza avr probabilmente dellt: rica-d ute p ratiche su molte aree connesse alla salute, pur non limitandosi di certo alla ricerca di soluzioni pt:r malattie devastanti: essa mira in-fatti a penetrare il mistero della coscienza, compreso il suo mistero u!timo, cio il modo in cui il cervello di ogni persona crea la consa-pevolezza di un s unico e ne determina la libera volont .

  • Capitolo 2

    Infanzia a Vienna

    All'epoca della mia nascita, Vienna era il pi importante centro cul-tura le dell'area di lingua tedesca, con cui poteva reggere il confronto solamente Berlino, la capitale della Repubblica di Weimar. La citt austriaca era rinomata per l'eccellenza della musica e dell'arte, non-ch per essere il luogo in cui erano nate la medicina scientifica, la psi -coam! isi e la filosofia moderna. Inoltre, la grande tradizione cultura-le cittadina creava l'ambiente ideale per ricerche sperimentali in let-teratura, scienza, musica, architettura, filosofia e arte, ricerche da cui derivarono molte ddle moderne concezioni. Era la patria di tutta una serie di grandi menti, tra cui Sigmund Freud, il fondatore della psi-coanalisi, di scrittori come Robert Musi] ed Elias Canetti, e capiscuo-la della filosofia moderna come Ludwig Wittgenstein e Karl Popper.

    Vienna annoverava una cultura straordinaria, in buona parte ori-ginata e alimentata da esponenti ebrei. La mia esistenza stata pro-fondamente segnata dal collasso verificatosi nel 1938 in questo clima

    i.-1. 1 mi.:i genitori, Charlotr.: e Hcnnann Kandd, all'epoca dcl loro matrimonio, nd 1923.(Dalla colkzionc personale di Eric Kandd.)

  • ,, Alla ricerca della memoria

    2-2. Il nc!!CJzio di ~ocanoli e di valigie dd miei ~-nitori sullJ Kutschkcrgassc. Mia ma-dre insieme a mc. o forse mio fratello. (Dalla collezione pcr;onak di Eric Kandcl.)

    culturale: sia dagli eventi che ho vissu to in quell'anno, sia da ci che a partire da allora ho appreso sulb citt e sulla sua storia. Queste co-noscenze hanno approfondito la mia considerazione per b grandez-za di Vienna e aggravato il mio senso d perdita per la sua fine. U n senso di perdita ulteriormente acuito dal fatto che Vienna fosse il luogo dov'ero nato, b mia patria .

    I miei genitori si conobbero a Vienna e si sposarono nel 1923 (fg. 2-r}, poco dopo che mio padre ebbe aperto il suo negozio di giocattoli nel diciottesimo distretto, su lla Kutschkergasse (fg. 2-2), una via molto animata dove vi era anche un mercato, il Kut

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    se, dove abitava Sigmund Freud. Dato che i miei genitori lavorava-no in negozio, a casa avevamo sempre una persona di servizio a tem-po pieno.

    La scuola dove andavo era in una via dal nome quanto mai cal-zante di Schulgasse ("via della Scuola"), siwata a met strada tra il nostro app:irtamento e i! negozio dei miei genitori. Secondo la tra-dizione della maggior parte delle scuole elementari (o Volkssd111/e11) viennesi, aveva un programma di studi rigoroso . lo seguivo le orme di mio fratello, notevolmente dotato, che aveva avuto gli stessi miei insegnanti. Per tutta la parte di infanzia trascorsa a Vienna, mantenni l'impressione che Ludwig avesse un talento intellettu:ile che non avrei mai potuto uguagliare. Quando io imparavo a leggere e scrive-re, lui iniziava a padroneggiare il greco, a diventare un pianista pro-vetto e a costruire apparecchi radio.

    Ludwig aveva appen:i terminato la costruzione della sua prima radioricevente a onde corte, quando, di l a pochi giorni, H itler fece il suo ingresso trionfale a Vienna, nel marzo del 1938 . La sera del 13 marzo, mio fratello e io ascoltammo con gli auricolari !o speaker ra-diofonico che descriveva l'avanzata delle truppe tedesche in Austria, iniziata la mattina del giorno prima. H itler era sopraggiunto nel po-meriggio, attraversando il confine nei pressi del suo villaggio natale, 13raunau am lnn, e muovendo quindi verso Linz . Dei 120000 abi-tanti di Linz, quasi 100000 accorsero a salutarlo, grid.:mdo Heil Hit-ler all'unisono. Sullo sfondo, le note della Horst VVessef Lied, una marcia nazista ipnotica che persino io trovavo accattivante, venivano diffuse a tutto volume dalla radio. Il pomeriggio del 14 marzo, !'en-tourage di H itler raggiunse Vienna, dove fu accolto da una folla di 200 ooo persone in delirio raccolta sulla Heldenplatz, la grande piaz-za centra.le, che lo acclam come l'eroe che aveva riunificato i po-poli di lingua tedesca (fig. 2-4). A me e a mio fratello, questo appog-gio travolgente all'uomo che in German ia aveva distrutto la comu-nit: ebraica pareva terrificante.

    H itler si aspettava che gli austriaci si opponessero all'annessione del loro paese alla Germania e che reclamassero invece l'istituzione di un protettorato tedesco dotato di una certa indipendenza. Ma quell'accoglienza straordinaria che gli fu riservata, anche da parte d coloro che fino a 48 ore prima erano suoi oppositori, lo convinse che l'Austria avrebbe prontamente accett:::ito - avrebbe in effetti ac-colto con favore - l'annessione. Sembrava che tutti, dal pi mode-sto negoziante ai massimi esponenti della comunit accademica, ab-

  • ,, Alla ricerca della memoria

    2-4. Nel marzo 1944 l-litll"r entra a Vienna. salutato da folk entusiaste. fra cui gruppi di ragazze che sventolano le baudicn~ naziste con b svastica (sopra)_ Hitler parb ai viennesi raccolti nella Hcldcnpbtz (sotto). Ad ascoltare il suo discorso si rcp;istr l'affiucnza pi gr.indc dcll:i !itoria di Vienna, circa 2CXXJOO pnsonc. (Photo courrcsy Dokumentationsar-chiv dcs stcrrcichischcr Wider>tands

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    bracciassero ora apertamente Hitler. Il cardinale T heodor lnnitzer, influente arcivescovo di Vienna, un tempo solidale difensore della comunit ebraica, ordin a tutte le chiese cattoliche della citt di esporre la bandiera nazista e suonare le campane in onore dell'arrivo di H itler. Nel salutare Hi tler di persona, il cardinale gli assicu r la propria fedelt e quella di tutti i cattolici austriaci, la maggior:inza della popolazione. Promise che i cattolici austriaci sarebbero diven-tati i figli pi sinceri del grande neich alle cui braccia erano stati re-stituiti in quel giorno solenne. La sola richiesta dell'a rcivescovo fu che venisse rispettata la libert della Chiesa e garantito il suo ruolo nell'educazione dei giovani .

    Quella nottt, e per alcuni b>orni a venire, scoppi un funesto pu-tiferio . Le folle viennesi, di adulti come di giovani, incitate dai nazi-sti austriaci e al grido di Abbasso gli ebrei! Heil Hitler! Sterminate gli ebrei!, esplosero in una furia nazionalistica, picchiando selvag-giamente gli ebrei e distruggendo le loro propriet. Umiliarono gli ebrei costringendoli a inginocchiarsi e sfregare le strade per ripulirle da ogni traccia di scritte politiche antiannessione (fig. 2-5). Mio pa-dre fu obbligato a usare uno spazzolino da denti per liberare Vienna dell'ultima sem bianza di indipendenza austriaca: la parola ~sh scara-

    1.-5 . Ebr"i costretti a lavare k strad

  • Alla ricerca della memoria

    bocchiata da qualche patriota viennese per incoraggiare i cittadini a vota re per la libert dell'Austria opponendosi all'annessione. Altri ebrei furono costretti a portare secchi di vernice e contrassegnare i negozi di prop1;et di ebrei con la ste ll a di Davide o con la scritta tjuden ("ebreo"). I commentatori de lla stampa estera , ormai da tempo abituati ai metodi nazisti in Germania, erano sbalorditi dalla brutalit di quelli austriaci. In Vic1111a m1d irs jcws, Ceorge Bcrkky cita un soldato dei reparti d 'assalto tedeschi: i viennesi sono riusciti a fare in una notte ci che i tedeschi non hanno ancora portato a ter-mine l ... J fino a oggi. In Austria, l'ostracismo verso g!i ebrei non necessita di essere organizzato - la gente lo ha avviato da s.

    Nella sua autobiografia, il drammaturgo tedesco Ca.r! Zuckma-yer, che nel 1933 si era trasforito in Austria per sfuggire a H itler, de-scrive Vienna nei giorni successivi all'annessione come una citt tra-sformata in un incubo dipinto da Hieron ymus Bosch. Era come se

    l'Ade awsse aperto le sue porte e vomitato fuori i pi ignobili. sprege-voli, onendi fra i demoni. Nella mia vita mi era gi capitato di veder af-fiorare qualche segno dell'orrore e del panico umani. Nella Prima guer-ra mondiale avevo preso parte a una decina di combattimenti, assistito al tiro di sbarramento, agli attacch i con i gas tossici , avevo visto supera-

    n~ ogni limite. Ero stato testimone dei disordini del dopoguerra, delle sommosse e delle battaglie di strada, delle riunioni tramutate in scontri. Ero tra gli spettatori dcl putsch di Hitler, nel 1913 a Monaco, e ho vis-suto il primo periodo della dominnzione nazista a Berlino. Ma nulla di tutto ci era paragonabile a quelk giornate di Vienna. Quel che si sca-ten su Vienna non aveva niente a che fare con la pn::sa del potere in Germania I .. ] Quel che si scaten su Vienna era un torrente di invi-di.'.!., gelosia, rancore, cieca e malvagia sete di vendetta . Gli istinti mi-gliori furono nmi ridotti al silenzio 1 ... J solo l'apatia delle m.'.l.sse fu ri -svegliata. [ ... 1 Era i! sabba delle streghe danzato da una plebe in tumul -to. Tutto quanto attiene alla di!'.,'llt umana fu sepolto.

    Il giorno seguente all'ingresso di Hitl er a Vienna, tutti i miei com-pagni di classe mi evi tarono, tranne uno - una bambina, l'unica altra ebrea della classe. Nel parco dove giocavo, fui preso in gi ro , umilia-to e malmenato. Alla fine dell 'aprile 1938, tutti i bambini ebrei della mia scuola elementare vennero espulsi e trasferiti in una scuola spe-ciale gestita da insegnanti ebrei, su lla Pantzergasse, nel diciannovesi-mo distretto, piuttosto distante da casa nostra. All'Universit di Vienna, l'espulsione tocc a quasi tutti gli ebrei - pi del 40 percen-to del corpo studentesco e il 50 percento degli insegnanti . Questa

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    ostilit nei confronti degli ebrei, di cui il trattamento che mi fu ri-servato non rappresentava che un pallido esempio, culmin negli or-rori della Notte dei cristalli.

    Mio padre e mia madre erano entrambi giunti a Vienna da giovani, prima della Grande guerra, quando la citt era un luogo ben divt:rso, molto pi tollt:rank. Mia madre, Charlotte Zimels, era nata nel 1897 a Kolomyya, un centro di circa 43 ooo abitanti sul fiume Prut, in Galizia, regione dell'impero austroungarico situata nei pressi della Homania, allora appartent:nte alla Polonia, oggi all'Ucraina . Quasi met della popolazione di Kolomyy:i era ebrea, e la comunit ebrai-ca era un ambiente culturale molto animato. Mia madre proveniva da una famiglia colta della classe media. Anche se frequent \'Uni-versit di Vienna soltanto per un anno, era in grado di parlare e scri-vere in inglese, oltre che in tedesco e in polacco. Mio padre, Her-mann Kandel - per il quale mia madre prov un'attrazione imme-diata, trovandolo bello, vitale e amante dell'ironia -, era nato nel 1898 in una famiglia pove ra di Olesko, una cittadina di circa 25 ooo persone nei pressi di Lvov (Lemberg), anch'essa oggi in Ucraina. Si trasferi a Vienna con la famiglia nel 1 903, all'et di cinque anni. D al-la scuola superiore pass direnamente nelle fila dell'esercito au -stroungarico, combatt nella Prima guerra mondiale, e in uno scon-tro sub una ferita da shrapnel. Dopo la guerra lavor per mantener-si e non port pi a termine gli studi superiori.

    lo nacqui 1 1 anni dopo il crollo dell'Impero austroungarico a se-guito della sua sconfitta nella Grande guerra . Prima del conflitto mondiale, era il secondo paese d'Europa per estensione, superato soltanto dalla Russia. L'impero andava a nord-est fino a quella che oggi l'Ucraina, le province orientali comprendevano quelle che oggi sono le Repubbliche ceca e slovacca, e le province meridionali in-cludevano l'Ungheria, la Croazia e la llosnia. Dopo la guerra, l'Au-stria sub una drastica riduzione territoriale, perdendo tutte le pro-vince in cui si parlavano altre lingue e mantenendo solo il nucleo di lingua tedesca. Di conseguenza, si ridusse anche notevolmente per popolazione (da 54 a 7 milioni di abitanti) e per peso politico.

    Eppure, la Vienna dei miei primi anni, una citt di quasi due mi-lioni di persone, rimaneva estremamente vivace sotto l'aspetto in-tellettuale. I miei genitori e i loro amici accolsero con favore la de-cisione dd governo municipale, sotto la guida dei socialdemocrati-ci, di avviare un programma di riforme sociali, economiche e

  • Alla ricerca della memoria

    sanitarie, che riscosse ampio consenso e notevole successo. La musi-ca di Gustav Mahler e di Arnold Schi::inberg, insieme a quella di Mozart, Beethoven e Haydn, risuonava in tutta la citt, accanto alle forti immagini espressioniste di Gustav Klimt, Oskar Kokoschka ed Egon Schiele.

    Ma, per quanto prospera dal punto di vista culturale, la Vienna degli anni T renta era la capitale di un sistema politico oppressivo e autoritario . Da bambino ero troppo piccolo pe r capirlo . Fu soltanto pi tardi, dalla prospettiva di un adolescente che viveva spensierato negli Stati Uniti, che compresi quanto fossero oppressive le condi-zioni nelle quali si deline la mia prima impressione del mondo.

    Malgrado il fatto che gli ebrei vivessero a Vienna da pi di mille anni, e avessero svolto un ruolo strategico nello sviluppo culturale della citt, l':mtisemitismo era cronico. All'inizio del xx secolo, Vienna era l'unica capitale europea nella quale l'antisemitismo costi-tuisse la base della piattafonna politica del partito al potere. Karl Lueger, populista e antisemita, sindaco di Vienna dal 1897 al 1910, incentrava i suoi seducenti discorsi specificamente sugli "ebrei opu-lenti" della classe media. Quella classe media era emersa a partire dal 1867, a seguito dell'adozione di una nuova costituzione che esten-deva uguali diritti civili agli ebrei e ad altri gruppi minoritari, con-cedendo loro la libt:rt di praticare apertamente la propria rel if:,rione . Nonostante le disposizioni ddb nuova costituzione, gli ebrei, che rappresentavano circa il 10 percento della popolazione complessiva della citt e quasi il 20 percento del suo cuore vitale (i nove distretti centrali), subivano discriminazioni in ogni ambito: ndb pubblica amministrazione, nell'esercito, nel corpo diplomati co e in molti altri contesti della vita sociale. La maggior parte dei circoli e delle orga-nizzazioni sportive avevano una clausola di ispirazione ariana che impediva agli ebrei di associarsi . Dal 1924 al 1934, quando fu dichia-rato illegale, esisteva in Austria un partito nazista con una piattafor-ma fortemente antist:mita . Partito che, ad esempio, nel i 928 prote-st contro l'esecuzione di un'opera di Ernst Krenek, compositore ebreo, all'Opera di Stato di Vienna (fig. 2-6).

    Eppure gli ebrei di Vienna, compresi i miei genitori, erano entu-siasti della citt. 13crkley, lo storico della vita ebraica nella capita le, a proposito comment: L'accanito attaccamento di cos tanti ebrei a una citt che nel corso degli anni dimostr nei loro confronti un odio profondamente radicato rimane la pi feroce ironia del tutto. In anni successivi, appresi dai miei genit01; perch la citt esercitasse

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    :i.-6. Un manifl'sto dd part ito nazistaaustriacodd 19:i.8. roanniprima dcll'inb>ressodi H itle r a Vienna.protesta control\slcuzioncall'Opcra di Stato di Vienna di un'opera dcl compositore ebreo Ernst Krenek : LanostraOper:idi Stato. lapicmincnteistitu-ziom:artistica cd educat iva dcl mondo. orgoglio d i tutti i vic1111esi,~ caduta vittima di un 'arrogante corruzione ncb>rogiudaica [ ... ) Protesta ms1c111c a 11 01 ~ontro questa inascoltata vcTg:()g:na dclrAu-stria . (Courtl'>yWilncr Stadt-und l andcsbibliothek.)

    una pri:sa cos fort i: . T anto per cominciare, Vienna mera vigliosa : i musei, l'opera , l'uni versit , la Ringstrasse (il principale viale vi enne-se), i parchi e il palazzo degli Asburgo nel centro cittadino sono tut-ti di grande interesse architettonico. Il rinomato Bosco viennese, in-torno alla citt, di fac ile accesso , cos come il Prater, il parco di di -vertimenti quasi magico con la sua gigantesca ruota panoramica, poi divenuta celebre con il film Il rcrzo 110 1110 . Dopo una serata a tea tro o un primo maggio al Prater, un viennese pu serenamente considera-re la propria citt come il cardine dell'universo. In quale altro luogo l'apparenza addolcisce cos ingannevolmente la realt? , scri ve va lo stori co William Johnston. Anche se i miei genitori non eran o per-sone particolarm ente colte, si senti va no legati ai valori intellettuali di Vienna , soprattutto al teatro, all'opera e al melodi co di aletto cittadi -no, un dialetto che io parlo ancora.

    I miei genitori condividevano i va lori della maggior parte degli altri genitori vienn esi: volevano che i lo ro fig li conseguissero dei ri -sultati sul piano profess ionale - idealmente, sul piano intellettuale. Le loro aspirazioni riflettevano dei tipi ci valori ebrei. Sin dalla distruzio-

  • ,, Alla ricerca della memoria

    ne del secondo tempio di Gerusalemme, nel 70 d.C., quando Joch-nan ben Zakkai part per la citt costiera dijavneh dove fond la pri-ma accademia per lo studio delb Torah, gli ebrei sono stati il popolo del libro. Qualsiasi uomo, indipendentemente dalla sua posizione economica o dalla sua classe sociale, era tenuto a essere alfabetizzato per poter kggere il libro delle preghiere e la Torah. Alla fine dell'Ot-tocento, i genitori delle classi ebree in ascesa spingevano sia le pro-prie figlie sia i propri figli a conseguire una buona istruzione. Per di pi, l'obiettivo dell'esistenza non era soltanto quello di ragf,riungen~ la sicurezza economica, quanto invece di usare la sicurezza economi-ca per raggiungere un livello culturale pi elevato. Pi importante di ogni cosa era la Bild1111,g: il conseguimento di istruzione e cul tura. lli -vestiva un grande significato, anche per una famiglia di ebrei vienne-si poveri, che almeno un figlio potesse riuscire a diventare musicista, avvocato, medico o, meglio ancora, professore universitario.

    Vienna era una delle poche citt in Europa in cui le aspirazioni culturali della comunit ebraica coincidevano appieno con le aspira-zioni della maggior parte dei cittadini non ebrei. Dopo la ripetuta sconfitta dell'esercito austriaco a opera della Prussia, dapprima nella Guerra di successione austriaca dal 1 740 al 1 748, poi nella Guerra austroprussiana del 1 866, gli Asburgo - la famiglia regnante austriaca - persero ogni speranza di predominio militare sugl i stati di lingua tedesca. Con il venir meno della loro potenza militare, sostituirono il loro desiderio di supremazia territoriale con un desiderio di supre-mazia culturale . L'abolizione delle restrizioni determinata dalla nuo-va costituzione gener, nell'ultimo quarto del xix secolo, una forte emigrazione a Vienna di ebrei e d altre minoranze provenienti da ogni parte dell'impero. Vienna divenne la patria di persone che giungevano dalla Germania, dalla Slovenia, dalla Croazia, dalla Bo-snia, dall'Ungheria, dall ' Italia dcl nord, dai Balcani e dalla Turchia. Fra il 1860 e il 1880, la sua popolazione crebbe da 500 ooo a 700 ooo abitanti. I cittadini viennesi di classe media iniziarono a considerarsi cittadini del mondo, e offrivano opportunit culturali ai loro figli fin dai primi anni di vita. Poich ven iva cresciuta nei musei, nei teatri e nelle sale di concerto della nuova llingstrasse, la classe media vien-nese acquisiva cultura non come fosse un ornamento dell'esistenza, o un emblema di st;1tus, ma come l'aria che respirava>), scriveva Cari Schorske, storico della cu ltura di Vienna. Karl Kraus, il grande criti-co sociale e kttera1;0 dai toni fortemente satirici, disse della citt che le sue strade non sono pavimentate di asfalto, ma di cultura >) .

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    In aggiunta alla sua verve culturale, Vienna era anche viva sotto l'a-spetto della sensualit . I primi ricordi a cui mi sento pi affezionato sono tipicamente viennesi: uno, un modesto ma solido appagamen-to borghese che derivava dall'essere cresciuto in una famiglia unita e protettiva che condivideva i giorni di festa secondo norme regolari e prescritte; l'altro, un momento di felicit erotica che mi giunse in modo naturale dalla nostra seducente donna di servizio, Mitzi.

    Quell'esperienza erotica sembrava uscita da uno dei racconti di Arthur Schnirzler, in cui un adolescente della 111iddlc-dass vitnnese viene iniziato alla sessualit da ci11 siisses Miidcl1e11, una dolce fanciulla, che poteva essere una camerit:ra di casa o una giovane prostituta. Andrea Lee scrisse su "The New Y orker" che uno dei criteri usati dalle famiglie austroungariche borghesi per selezionare le ragazze di servizio era che fossero adatte a liberare i maschi adolescenti della loro verginit, anche per allontanarli da qu.:ilsiasi possib ile tendenza verso \'omosessualit. Trovo interessante gu.:irdare in retrospettiva e rendermi conto di come un incontro che facilmente avrebbe potuto diventare, o essere considerato da altri, qualcos:i di basato sullo sfrut-tamento, per mc non abbia mai avuto quella connotazione.

    li mio incontro con Mitzi, una giovane donna attraente e sensua-le di circa venticinque anni, inizi in un pomeriggio in cu i mi stavo riprendendo da un raffreddore, all'et di otto anni . Lei era seduta sul bordo dd mio lt:tto e ml accarezzava il viso. Alla mia reazione di piacere, sbotton la camicetta, mi mostr il seno abbondante e mi chiese se volessi toccarlo. Compresi a mala pena che cosa intendesse dire, !l1:.l il suo tent:.ltivo di seduzione ebbe su di me i suoi effetti, e di colpo provai qualcos.:i di diverso, di totalmente sconosc iuto.

    Dopo un po' che, sotto la sua guida, ero intento a un'esplorazio-ne del suo corpo, all'improvviso lei si mostr a disagio e disse che avremmo fatto meglio .:i smettere oppure io sarei rimasto incinto. Come potevo rimanere incinto? Sapevo benissimo che soltanto le donne possono avere dei bambini. Da dove pu uscir fuori un bam-bino in un maschio?

    Dall'ombelico, rispose lei. Il dottore ci mette su una polverim, l'ombelico si apre e viene fuori il bambino.

    Um parte di me sapeva che questo era impossibile, ma un'altra parte non ne era sicura - e anche se sembrava poco probabile, fui preso da una certa ansia per le possibili conseguenze di quel fatto. La mia preoccup.:izione er.:i: che cosa avrebbe pensato mia madre se fos-si rimasto incinto? Quell'apprensione e il cambiamento di umore di

  • ,, Alla ricerca della memoria

    Mitzi posero fne alta mia prima esperienza sessuale. Ma da quella volta in poi Mirzi continu a parlare liberamente con me dei suoi desideri sessuali, dicendomi che avrebbe potuto realizzarli insieme a me quando io fossi cresciuto.

    Mitzi , risult in seguito, non rimase nubile fino al momento in cui io raggiunsi i requisiti di et da lei richiesti. Alcune setti1mne dopo il nostro breve contatto sul mio letto, si mise insieme a un ri-paratore del gas che era venuto ad aggiustare la nostra stufa. Un mese o due dopo, scapp con lui in Cecoslovacchia. Per molti anni, da al -lora, pensai che scappare in Cecoslovacchia significasse dedicare la propria esistenza al beato insi:guimento della sensualit .

    La nostra borghese felicit familiare era scandita dalle partite a carte settimanali a casa nostra, dalle riunioni di famiglia in occasione delle festivit ebraiche e dalle vacanze estive. Alla domenica pome-riggio mia zia Minna, la sorella minore di mia madre, e suo marito, zio Srul, venivano per il t. Mio padre e Srul passavano quasi tutto il tempo a giocare a pinnacolo, un gioco di carte nel quale mio padre vinceva sempn: mettendoci grande spirito e buon umore.

    La Pasqua ebraica era un'occasione di festa che riuniva la famiglia in casa dei miei nonni, H ersch e Dora Zimels . Leggevamo l' Hagga-dah, il racconto della fuga dt:gli ebrei dalla schiavit in Egitto, e poi gustavamo il seder, il pasto pasquale preparato con cura da mia non-na, l'apice del quak era rappresentato dal pesce gefilre, ripieno, che per me rimane tuttora senza pari. Ricordo in particolare la Pasqua del 1936. Da pochi mesi zia Minna si era sposata con zio Srul, e io avevo fatto da paggio al loro matrimonio, aiutando mia zia con lo strascico del suo splendido abito da sposa. Srul era piuttosto bene-stante. Aveva avviato con successo un commercio di pelle, e le sue nozze con Minna furono di una sontuosit che non avevo mai visto prima d'allora. Ero quindi molto compiaciuto del ruolo che vi ave-vo svolto.

    La prima se ra della Pasqua, con l'intento di manifestare affetto per Minna, ricordai quanto mi ero divertito al loro matrimonio, dove tutti erano vestiti con eleganza e il cibo servito in maniera tan-to raffinata. Era stato un matrimonio cos bello, dissi, che speravo ne facesse presto un altro perch io potessi vivere di nuovo un momen-to tanto speciale. Minna, appresi in segu ito, provava sentimenti am-bivalenti nei confronti di Srul: sotto l'aspetto intellettuale e sociale lo considerava inferiore a lei, e quindi prese le mie parole come se fossero riferite non all'evento in s, ma alla sua scelta del partner. Ne

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    dedusse che mi sarebbe piaciuto vederla risposarsi con qualcun altro - qualcuno forse pi confacente alla sua cultura e alla sua educazio-ne. Si arrabbi e mi fece una lunga lezione sulb santit del matrimo-nio. Come mi permettevo di insinuare che lei avrebbe mai potuto desiderare di sposarsi nuovamente di l a poco - sposarsi con qualcun altro? Come avrei imparato in seguito leggendo Psicopatologia della vita q1w1idia11a di Freud, un principio fondamentale della psicologia dinamica che l'inconscio non mente mai.

    Tutti gli anni, nel mese di agosto, i miei genitori, Ludwig e io trascorrevamo le vacanze estive a MOnichkirchen, un piccolo vilbg-t,>io di campagna a un'ottantina di chilometri a sud di Vienna. Pro-prio quando eravamo in partenza per MOnichkirchen, nel luglio del 1934, il cancelliere austriaco Engelben Dollfuss fu assassinato da una banda di nazisti austriaci travestiti da poliziotti: la prima perturbazio-ne che registrai ndla coscienza politica che andava formandosi in me.

    Prendendo a modello Mussolini, Dollfuss, che era stato eletto cancelliere nel 1932, aveva convogliato il partito cristiano-sociale nel Fronte patriottico e stabilito un regime autoritario, scegliendo come simbolo una croce di forma tradizionale invece della svastica, a esp1;-mere valori cristiani anzich nazisti . Per assicurarsi il controllo del governo, abol la costituzione austri:ica e mise fuori legge tutti i par-titi di opposizione, compreso quello nazista. Sebbene Dollfuss si op-ponesse ai tentativi del movimento n.azionalsocialista austriaco volti a formare uno stato unico di lingua tedesca - uno stato pangermani-co -, l'abolizione da parte sua della vecch ia costituzione e lo sciogli-mento dei partiti politici avversari contribuirono a spalancare; le por-te a Hitler. Dopo l'assassinio di Dollfuss, nei primi anni dd c:mcel-lierato del suo successore, Kurt von Schuschnigg, il partito nazista austri:ico fu ulteriormente ridotto ad agire in via sotterranea. Conti-nu:iva nondimeno a conquistarsi nuove adesioni, specialmente fra gli insegnanti e altri impiegati statali.

    H itler era austriaco e aveva vissuto a Vienna. Nel 1908, all'et di 19 :i1mi, aveva lasciato la sua c:isa natale di Br:iunau :im lnn per b. capi -tale, con la speranza di diventare un artista. Malgrado un discreto ta-lento per la pittura, venne a pi riprese respinto agli esami di ammis-sione all'Accademia d'Arte di Vienna . Nel periodo in cui soggiorn :i Vienna, sub l'influenza di Karl Lueger: fu da questi che apprese per la prima volta il potere dell'oratoria demagogica e dei vantaggi politici dell'antisemitismo.

  • ,, Alla ricerca della memoria

    Fin dalla giovinezza Hitler aveva vagheggiato un'unione di Austria e Germania . Per cui, gi a partire dai suoi primordi degli anni Venti, il programma del partito n.nista, costituito in parte di adere nti austria-ci, prevedeva la fusione di tutti i popoli di lingua tedesca in una Grande Germania. Hitler inizi a mettere in atto questa sua idea nel-l'autunno del 1936. Con il pieno controllo della Germania gi dal 1933 , nel J 93 5 aveva ripristinato la coscrizion e obbligatoria, e l'anno successivo ordina va alle sue truppe di rioccupare la n. enania, una re-gione di lingua tedesca che con il trattato di Versailles era stata de-mi litarizzata e posta sotto la supervisione francese . Intensific quindi la sua retorica, minacciando di muo ve re con tro l'Austria. Schusch-nigg desiderava tenere buono Hitl er e gara ntire allo stesso tempo l'indipendenza all'Austfr1, e rispose alle minacce ri chi edendo un col-loquio con H itler stesso . Il 12 febbraio 1938 i due si incontr::irono a l3e rch tesg.:ide n, localit appartata scelt.:i da H itler pe r ragioni senti-mentali, la sua vicinanz.:i cio con il confine .:iustriaco.

    In un'esibizione di potere, Hitler t,tiunse all'incontro con due dei suoi genera li e min:icci di invadere l'Austria , a meno che Schusch-nigg non avesse abolito la messa al bando del partito nazista austriaco e nominato tre esponenti nazisti in altrettante posizioni min isteriali strategiche di governo. Inizialmente Schuschnigg rifiut. M a nel corso di tutta la giornata H itler aument le sue pression i, finc h il can celliere, esausto, alla fine cedette, accett.:indo di lega lizzare il par-tito mzist.:i, di liberare i nazisti in c.:i rccrc come dete nuti politici e garantire al partito nazista due posti nel governo. Ma l'accordo tra Hitler e Schuschnigg non fece che stimolare gli appetiti di potere dei nazisti austriaci. Si tr.:ittava ora di un gruppo di notevoli dimensioni, che aveva ottenuto visibilit pubblica e sfidava il governo di Schuschnigg con una serie di atti in surrezionali c he la polizia con-trollava con molta difficolt. Stretto fra le minacce di aggressione di Hitler dall'esterno e la sedizione dei nazisti austria ci .:ill'interno, Schuschnigg pass all 'offe nsiva e coraggiosamente indisse un plebi-scito da tenersi il 1 3 marzo, un mese esatto dopo il suo incontro con Hitler. La domanda per i votanti era sem pli ce: l'Austria deve rima-nere libera e indipendente?

    Questa coraggiosa mossa di Schuschnigg, che suscit mo!ta am-mirazione nei miei genitori, scaten le ire di Hitl er, poich sembra-va piuttosto certo che il voto sarebbe stato a favore di un 'A ustria in -dipendente. H itl er rispose mobilit.:indo le truppe e minacciando di invadere il paese a meno che Schuschnigg non rimandasse il plebi-

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    scito, desse le dimissioni da cancelliere e formasse un nuovo governo con a capo un nazista austriaco, Arthur Seyss- lnquarr . Schuschnigg chiese aiuto a Gran 13retagn:i e Italia , due nazioni che in precedenz:i avevano sostenuto l'indipendenza austriaca, le quali per, per la co-sternazione dei viennesi democratici come la mia famiglia, non ri -sposero in :ilcun modo. Abbandonato dai potenziali alleati e preoc-cupato all'idea di un inutile bagno di sangue, la stra dcli' J l marzo Schuschnigg rassegn le dimissioni.

    Nonostante il presidente austriaco avesse accettato senza riserve tut-te le richieste della Gennania, il giorno seguente H itler invase il paese.

    Ma qui si verific un fatto inaspettato. Anzich essere accolto d:i folle di austriaci in preda alla rabbia, Hitl er fu acclamato con entu-siasmo da una significati va maggioranza della popolazione . Come sottolineato da George 13erkley, questo terribile voltafaccia di perso-ne che fino al giorno prima dichiaravano a gran voce feddt: a!!' Au-stria e pieno appoggio a Schuschnigg e l'indomani sa lutavano le truppe di Hitl er come fratelli tedeschi non pu spiegarsi sempl ice-mente con la comparsa sulla pubblica scenJ di alcu ne decine di mi-glia ia di nazisti, clandestini fino a quel momento. C i che accadde fu invece una delle pi rapide e massicce conversioni di massa del-la storia . Scrisse Hans Hu zicka: Questa la gente che ha accb.mato l'Imperatore e poi l'ha maledetto, che dopo la caduta dell'Imperato-re hl sa lutato con favore la democrazia e poi plaudito Jl fascismo [di Dol!fuss] quando quel sistema salito al potere. Oggi sono i nazisti, domani sar qualcos'altro.

    L.'.1 stampa austriaca non fece eccezione. Il venerd r r marzo il "11.eichspost", uno dei maggiori quotidiani del paese, appoggiava Schuschnigg. Due giorni dopo, lo stesso giornale recava in prima pa-gina un ed itoriale dal titolo Verso il co111pi111c11to, in cui si affermava: Grazie al gen io e alla detenninaziom: di AdolfHitler, giunta l'ora dell'unit per tutti i tedeschi''

    Gli attacchi agl i ebrei iniziati a met del marzo 1938 raggiunsero il loro picco di efferatezza otto mesi pi tardi, con la Notte dei cri-stalli . Qu;:mdo lo.::ssi in seguito di questo evento, appresi che si en in parte originato dai fatti del 28 ottobre 1938. Quel giorno 17000 ebrei tedeschi originari dell'Europa orientale vennero rastrellati dai nazisti e deportati nei pressi della citt: di Zbszyn, situata al confine tra Germania e Polonia. AU'epocJ l'emigrazione - volontaria o for-za ta - era ancora considerata dai nazisti la soluzione alla "questione ebraica". La mattina del 7 novembre, un di ciassettenne ebreo tede-

  • JO Alla ricerca della memoria

    scodi nome H erschel Grynszpan, sconvolto per la deportazione dei suoi genitori dalla loro casa in Germania a Zbszyn, uccise a colpi di pistola Ernst vom Rath, terzo segretario dell'ambasciata tedesca a Pa-rigi, scambiandolo per l'ambasciatore tedesco. Due giorni pi tardi, adducendo questo gesto come pretesto per agire contro gli ebrei, delle b.:inde teppistiche organ izzate diedero fuoco :i qu::isi tutte le si-nagoghe della Germania e dell'Austria.

    Di tutte le citt sotto il controllo nazista, nella Notte dei cristalli Vienna fu la pi duramente colpita. Gli ebrei vennero scherniti e brutalmente picchiati, espulsi dalle loro attivit commerciali e tem-poraneamente evacuati dalle !oro abit::izioni. Negozi e case vennero poi saccheggiati con avidit dai vicini. La nostra bellissima sinagoga sulla Schopenhauerstrasse fu completamente distrutta . Simon Wie-senthal, il principale cacciatore di criminali nazisti dopo la Seconda guerra mondiale, avrebbe in seguito affermato che in confron to a Vienna, la Notte dei cristalli di Berlino fu un'amena festa di Natale~ .

    In concomitanza alla Notte dei cristalli, quando mio padre fu ar-restato, il suo negozio venne requisito e asse,gnato a un non ebreo. Si trattJva della cosiddetta arianizzazione (Arisicrrmg) della propriet, ovvero una forma di furto legalizzata. Da quando mio padre fu rila-sciato dal carcere, nella met di novembre del 1938, fino a che lui e mia madre lasciarono Vienna, nell'agosto dd 1939, vissero nell'indi-genza . Come avrei saputo molto pi tardi, i miei genitori riceveva-no dei viveri e qualche occasionale bvoro per mio pad re, come Jiu-tare nei traslochi di mobili, dalla lsraelitische Kultusgemeinde der Stadt Wien, il Consiglio della comunit ebraica di Vienna .

    Ben al corrente delle leggi antiebraiche emanate in Gernunia dopo l'ascesa al potere di H itler, i miei genitori compresero che quell'ondata di violenza a Vienna non si sarebbe affievolita. Sapeva-no che dovevamo partire, e partire il pi presto possibile. 11 fratello di mia madre, 13erman Zimels, lo Jnni addietro si erJ trasferito dal-l'Austria a New York, dove aveva avviato un'attivit di commercia-lista. Mia madre gli aveva gi scritto il 15 marzo 1938, appena tre giorni dopo l'invasione di Hitler, e lui aveva spedito immediata-mente degli affida11ir, in cui garantiva alle autorit statunitensi che una volta arrivati negli StJti Uniti avrebbe provveduto al nostro mantenimento. Per nel 1924 il Congresso aveva emanato una legge sull'immigrazione che fissava una quot:1 di ingressi negli Stati Uniti per le persone provenirnti da p

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    polacco, ci volle circa un anno perch giungesse il nostro turno nel-la quota di immigrazione, malgrado avessimo le garanzie nece.ssarie . Quando ci fu la chiamata per il nostro numero in lista d'attesa, si rese per necessario emigrare per gradi, dato che le leggi sull'immigra-zione specificavano la sequenza in base alla quale i membri del nu-cleo familiare potevano entrare negli Stati U niti . Secondo tale se-quenza, potevano partire per primi i genitori di mia madre, cosa che fecero nel febbraio i 939; poi mio fratello e io, ad aprile; e infine i miei genitori, alla fine di agosto, appena qualche giorno prima ddlo scoppio della Seconda guerra mondiale.

    Poich i miei genitori erano stati privati della loro unica fonte di reddito, non avevano denaro per pagare il viaggio verso gli Stati Uniti. Fecero quindi richiesta alla Kulrusgemeinde di un biglietto e mezzo della compagnia navale H olland-Ame rica Line, quello intero per mio fratello e i! mezzo per me. Alcuni mesi dopo, richiesero due biglietti per il loro viaggio. Fortunatamente, entrambe le richieste vennero accolte. Mio padre era una persona onesta e scrupolos..,, che aveva sempre pagato tutti i suoi conti a tempo debito. Posseggo an-cora oggi tutti i documenti esibiti a sostegno della sua richiesta, che dimostrano come avesse sempre versato con religiosa meticolosit tutte le sue quote associative alla Kultusgemeinde . Di questa sua im-magine di uomo di schietta integrit e carattere probo fatta specifi-ca menziom: da parte di un funzionario della Kultusgemeinde nelb sua valutazione della domanda di assistenza presentata da mio padre.

    Il mio ultimo anno a Vienna fu uno di quelli che lasciano il segno. Di certo indusse in me un profondo e durevole sentimento di grati-tudine per l' esistenza che avrei trovato negli Stati Uniti . Ma senza al-cun dubbio, lo spettacolo di Vienna nelle mani dei nazisti mi pose ancht: di fronte per la prima volta al lato pi oscuro e sadico del comportamento umano. Comi;: si pu comprendere l'improvvisa, perversa brutalit di cos tante persone? Come ha potuto una societ di livello culturale tanto elevato aderire cos rapi damente a condotte punitive e azioni radicate nel disprezzo di un intero popolo?

    Sono domande a cui difficile rispondere. Molti studiosi si sono sforzati pe r poi trovare solo delle spiegazioni parziali e contradditto-rie. Una delle conclusioni, alquanto disturbante per la mia sensibili-t, che la qualit della cultura di una societ non si;"i un indicatore affidabile dcl suo rispetto per la vita umana. La cultura semplicemen-te non in 6rrado di mjgliorare le inclinazioni delle persone e modi-

  • Alla ricerca della memoria

    fcare i loro modi di pensare. Il desiderio di distruggere degli indivi -dui al di fuori del proprio gruppo di appartenenza pu essere una reazione innata e quindi potenzialmente manifestarsi in quasi tutti i gruppi coesi.

    Sono molto dubbioso che una ta!e predisposizione quasi-geneti-ca ::ibbi:i agito in un vuoto. Presi nel loro insieme, i tedeschi non provavano lo stesso efferato antisemitismo degli austriaci. Come hanno potuto, ailora , i valori culturali di Vienna distaccarsi in modo cos radicale dai suoi valori morali? Di certo una delle principali ra-gioni delle ::izioni compiute dai viennesi nel 1938 era puro e sempli -ce opportunismo. Le afferm::izioni della comunit ebraica - in ambi-to economico, politico, culturale e accademico - generavano nei non ebrei invidia e desiderio di vendetta, soprattu tto in coloro che lavoravano all'universit:., tanto che l'adesione al partito nazista da parte dei profi:ssori universitari fu di gra n lunga superiore di quella delJa popolazione nel suo insieme. In generale, i viennesi non ebrei erano smaniosi di avanzare socialmente prendendo il posto degli ebrei nelle professioni: insegnan ti universitari, avvocati e medici ebrei si ritrovarono cos senza lavoro. Inoltre, molti viennesi si im-possessarono senza mezzi temlini delle case e degli averi degli ebrei. Come ha rivelato lo studio sistematico del periodo condotto da Tina Walzer e Stephen Tempi, un grande numero di avvocati , giudici e medici nel 1938 elev il proprio standard di vi ta saccheggiando i vi-ci ni di casa ebrei. La fortuna di molti austriaci di oggi si basa sul dc-ruro e su i beni rubati sessant'anni fa.

    Un :iltro motivo per la disgiunzione verfc:itasi tra valori cultura-li e morali fu i[ pass:iggio da una forma di antisemitismo culturale a una razziale. L'antisemitismo culturale si basa sull'idea di "giudai-smo" in quanto tradizione religiosa o cu lturale acquisita per mezzo dell'apprendimento e di una tradizione e un'istruzione spec ifiche. Questa forma di antisemitismo attribuisce agli ebrei determinate ca-ratteristiche psicologiche e sociali sgradevoli , acquisite attraverso ['acculturazione, quale un forte interesse ad arricchirsi . Per, nella misura in cui l'identit ebraica si acquisisce crescendo in una fami-glia ebrea, questa visione ritiene anche possibile che queste caratteri-stiche possano essere annullate per mezzo dell'istruzione o di una conversione relif,riosa, nel cui caso l'ebreo, o l'ebrea, trionfa sull'e-breo o sull 'ebre:i che ha in s. In linea di principio, un ebreo che si converte al c:ittol icesimo pu avere le stesse buone qualit di ogni altro cattolico.

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    L'antisemitismo razziale, invece, ha le sue origini nella credenza che gli ebrei come razza siano geneticamente diversi dalle altre razze. Questa idea deriva dalla dottrina dd deicidio, a lungo insegnata dal-la Chiesa cattolica romana. In base alla tesi di Frederick Schweitzer, un cattolico storico degli ebrei, questa dottrina diede origine a! cre-do popobre che gli ebrei hanno ucciso Cristo, unJ visione non sconfessata dalla Chiesa cattolica fino a poco tempo fo. Secondo Schweitzer, questa dottrina assume che gli ebrei perpetratori di dei-cidio fossero una razza cos innatamente priva di umanit da dover essere geneticamente diversa, subumana . Una razza che poteva quindi essere eliminata senz3 alc un rimorso. L'antisemitismo razziale si rese evidente nell' Inquisizione spagnola del Quattrocento, e negli anni Settanta dell'Ottocento venne adottato da alcuni intellettuali austriaci (e tedeschi), tra cui Georg von SchOnerer, alla guida dei na-zionalisti pangermanici dell'Austria, e da Karl Lueger, sindaco di Vienna. Anche se prima del 1938 a Vienna l'antisemitismo razziale non era una componente dominante, dopo il marzo di quell'anno divenne Il politica d'azione ufficiale.

    Una volta che l'antisemitismo razziale ebbe sostituito l'antisemi-tismo cultura le, nessun ebreo avrebbe potuto diventare un "vero" austriJco . La conversione -vale a dire, la conversione religiosa - non era pi possibile. L'unica soluzione alla questione ebraica era l'espul-sione o l'eliminazione degli ebrei .

    Mio fratello e io partimmo in treno per 13ruxellcs nell'aprile del 1939. Separarmi dai miei genitori all'et di soli nove anni fu un'e-sperienza molto dolorosa, mali:,'Tado l'inossidabile ottimismo di mio padre e le serene rassicurazioni di mia madre. Quando giungemmo al confine tra Germania e Belgio, il treno effettu una breve sosta e alcuni funzionari doganali tedeschi vi salirono. Chiedevano di mo-strare loro gioielli o altri oggetti di valore. Noi due eravamo stati preavvertiti di questa richiesta da una giovane donna che viaggiava con noi . Avevo perci nascosto in tasca un anellino d'oro con le mie iniziali, ricevuto in regalo per i miei sette anni. Quando i doganieri sali rono sul treno, la mia normale agitazione in presenza di agenti nazisti raggiunse un livello quasi intollerabile, e avevo il terrore che scoprissero l'anello. Fortunatamente mi prestarono poca attenzione e mi lasciarono tremare indisturbato.

    A Bruxelles fummo ospiti di ziJ Minna e zio Srul. Grazie :il\e ri-sorse finanziarie di cui disponevano, erano riusciti a comprarsi dei visti che avevano consentito loro di entrare in 13elgio e stabili rsi nel-

  • 34 Alla ricerca della memoria

    la capitale. Ci avrebbero raggiunti a New York di l a pochi mesi. Da Bruxelles, Ludwig e io andammo in treno ad Anversa, dove ci Imbarcammo sul piroscafo Geroldstein della Holland-America Line, per un viaggio di 10 giorni che ci avrebbe portati a H oboken, nel New J ersey - appena oltre la Statua della Libert , pronta a darci il benvenuto.

  • Capitolo3

    Un ' istruzione am ericana

    Arrivare negli Stati Uniti signific cominciare nuovamente a vive-re. Se anche non sapevo le parole pe r dire "Finalmente libero", questa la sensaz ione che provai e che ho provato da al!ora in poi. Gerald Holton, uno storico della scienza della Harvard U niversity, ha rilevato che, nel caso di molti 111igrs vie nnesi della mia genera-zione, la solida istruzione ricevuta a Vienna, unita al senso di libera-zione provato all'arrivo in America, ha generato un'energia senza limiti e la predisposizione a pensare in modi nuovi . Ci si ~certame nte dimostrlto vero nel mio caso. U no dei molti doni che avrei ricevuto in questo paese sarebbe stato un'eccellente istruzione nelle materie umanistiche in tre diverse istituzioni: la Yeshivah di Flat-bush, la Erasmus Hall H igh School e l' Harvard College.

    Mio fratello e io andammo a stare dai genitori di mia madre, Hersch e Dora Zimels, che erano giunti a Brooklyn nel febbraio del 1939, due mesi prima di noi. Non parlavo inglese e volevo fare qual-cosa per ambientarmi, cos eliminai dal mio nome, Erich, l'ultima lettera e adottai la variante in uso l. Ludwig sub una metamorfosi ancora pi radicale, e divent Lewis. Mia zia Paula e mio zio Ber-man, che vivevano a BrookJyn sin dal loro arrivo negli Stati Uniti, negli anni Venti, mi iscrissero a una scuola elementare statale, la l'.S . 217, situata nel distretto di Flatbush, non distante da casa nostra. Fre-quentai quella scuola soltanto per 1 2 settimane, fino alle vacanze estive, ma a quel punto parlavo gi un inglese sufficiente a farmi ca-pi re. Quell'estate rilessi E111ilio e i dc1ecri11cs di Erich Klstner, uno dei miei libri preferiti da bambino, questa volta in inglese, un'impresa che mi rese fiero di me stesso.

    La P.S. 2 J 7 non mi piaceva molto. Anche se la frequentavano molti bambini ebrei, io non me ne rendevo conto . Al contrario, dato che erano quasi tutti biondi e con gli occhi azzurri, ero con-vinto che fossero dei non ebrei e temevo che prima o poi si sareb-bero mostrati ostili nei miei confronti . Fui quindi sensibile alle

  • 36 Alla ricerca della memoria

    pressioni di mio nonno affinch frequentassi una sc uola ebra ica. Mio nonno era un uomo religioso e dotto, anche se piuttosto sem-plice. Mio fratello ha detto che nostro nonno e ra l'unico uomo che lui avesse mai conosciuto in grado di pa rl are sette lingue senza riuscire a farsi capire in nessuna di esse. Mio nonno e io andavamo molto d'accordo, e riusc quasi subito a convincermi che avrebbe potuto insegnarmi l'ebra ico durante l'estate, cos che in autunno potessi far domanda per una borsa di stud io alla Yeshivah di Flat-bush . Questa rinomata scuob diurna ebraica metteva a disposizione corsi bici in inglese e studi religiosi in ebraico, entrambi a un li vello molto impegnativo.

    Grazie agli insegnamenti di mio non no, nell'autunno del 1939 entrai alla Yesh ivah. Quando ottenni il diploma, nel 1944, parlavo l'ebraico quasi quanto l'inglese. Avevo !erto in ebraico i cinque Libri di Mos, i Libri dci Re, i Profeti e un po' di Ta!11J11d. In seguito mi ri-emp di piacere e di orgoglio apprendere che anc he I3aruch S. Blumberg, vincitore nel 1 976 del premio Nobel per la medicina, aveva beneficiato della straordinaria esperitnza formativa offerta dal-la Yeshivah di Flatbush.

    [miei genito ri lasciarono Vienna alla fine di agosto del 1939. Prima della partenza, mio padre fu arrestato una seconda volta e condotto allo stadio di calcio della cittl, dove fu interrogato e minacc iato dal-le camicie brune della divisione Sturm Abteilung, le SA . Il fatto che avesse otten uto un visto per gli Stati Uniti e che fosse sul punto di partire determin il suo rilascio, e probabilmente gli salv la vita .

    Quando i miei genitori arrivarono a New York , mio padre, che non parlava una parola d'inglese, trov la voro in una fabbrica di spazzolini da denti. Mentre a Vienna gli spazzolini da denti erano stati il simbolo della sua umiliazione, a New York g!i ap riron o la strada per una vita migliore. Anche se quel lavoro non gli piaceva molto, vi si gett a capofitto con la solita ener6>a, tanto che fu presto rimproverato dal delegato sindacale perch produceva troppi spaz-zolini e troppo in fretta, facendo cos apparire lenti gli altri operai . Niente scoraggiava mio padre. Amava l'America, e come molti altri immigrati la chiamava spesso la goldenc Medina, la terra dorata che prometteva agli ebrei salvezza e democrazia. A Vienna aveva letto i romanzi di Karl May, che esa lta vano il mito della conquista del West e il coraggio dei nativi americani, e a modo suo anche lui era molto impregnato dello spirito di frontiera .

  • U11'1mz imH' 11mrrfrmM J 7

    Con il tempo, mio padre e mia madre risparm iarono abbastanza de-naro per mettere su un modesto negozio di abbigliamento . Lavora-vano insieme, vendevano grembiuli e abiti da donna semplici, ac-canto a magliette, cravatte, biancheria e pigiami da uomo. Affittam-mo l'appartamento sopra al negozio, al 411 di Church Avenue a Brooklyn . [ miei genitori guadagnavano quanto bastava non so!o per mantenerc i, ma dopo un certo periodo anche per comprare l'e-dificio che comprendeva i ! negozio e l'appartamento. Per di pi, furono in grado di contribuire ai miei studi al college e alla facolt di medicina .

    Erano cos presi dalle questioni del negozio - b chiave della sta-bilit economica per s e per i propri figli - che non si fecero coin-volgere dalla vita culturale di New York, che invece Lewis e io co-minciavamo ad apprezzare. Malgrado il loro lavoro ininterrotto, erano sempre ottimisti e ci davano tutto il loro appoggio, senza mai cercare di imporre decisioni in merito a quello che facevamo. Mio padre era una persona ossessionata dall'onest, che si sentiva in ob-bligo di pagare immediatamente le fatture di tutte le merci che rice-veva dai fornitori, e spesso contava due volte il resto che dava ai clienti . Si aspettava che Lewis e io avessimo lo stesso comporta-mento nelle questioni economiche. Ma, al di l di un'aspettativa generale per un atteggiamento ragionevole e corretto, da lui non mi venne mai alcuna pressione per seguire un certo percorso di stu-di o un altro. Da parte mia, non ho mai pensato che fosse nella po-sizione di darmi dei consigli su queste cose, date le sue limitate esperienze scolastiche e sociali . Per ricevere consigli mi rivolgevo solitamente a mia madre o, pi spesso, a mio fratello e ai miei inse-gnanti oppure, ancora pi frequentemente, ai miei amici .

    Mio padre lavor nel suo negozio fino a! la settimana prima di morire, a 79 anni, nel 1977. Poco dopo, mia madre vendette il ne-gozio e l' intero edificio e si trasfer in un appartamento pi comodo e anche pi elegante dietro l'angolo, sulla Ocean Parkway. Mor nel 1991, all'et di 94 anni .

    Quando mi diplomai alla Yeshivah di Flatbush, nel 1944, non c'era la scuola superiore affiliata, come invece c' oggi, perci mi iscrissi alla Erasmus Hall High School, una sc uola pubblica locale che offri-va un'ottima preparazione. L iniziai a sviluppare interesse per la sto-ria, per la scrittura, e per le ragazze. Collaboravo al giornale della scuola, " T he D utchman", e diventai redattore sportivo. Giocavo an-

  • JS Alla ricerca della memoria

    John lluckcr Eric Kandcl John lhrtd Honald lkrman Pctcr Mannus

    3-1. La squadra vincitrice dcl Pennsylvania lkbys, 1948. li Pcnmylvania lkbys un l'Ven-10 nnionalc annuale per atleti su pista delle scuole superiori e dci college. Noi vincemmo una delle corse di un miglio riservate alle scuole superiori. (Courtesy l{on lkrman.)

    che a calcio ed ero uno dei capitani della squadra di corsa (fig. 3-1). Il mio co-capitano, Honald Berman, uno dei miei compagni delle su-periori a cui ero pi legato, era un corridore straordinario che vinse persino la mezzo miglio nel campionato cittadino, mentre io mi piazzai al quinto posto. In seguito Ron sarebbe diventato uno stu-dioso di Shakespeare e professore di letteratura inglese alla U niver-sity ofCalifornia di San Diego. Fu il primo a dirigere, sotto l'ammi-nistrazione Nixon, il National Endowment for the H umanities, l'a-genzia federale per le sovvenzioni alla ricerca negli studi umanistici.

    Esortato dal mio insegnante di storia, John Campagna, un laurea-to di Harvard, feci domanda per l'Harvard College. La prima volta che ne discussi con i miei genitori, mio padre (che, come me, non aveva molta pratica in fatto di differenze tra le varie universit ameri-cane) cerc di dissuadermi per evitare la spesa di un'altra domanda a un college, dato che ne avevo gi inoltrata una al Brooklyn College, un'ottima universit che mio fratello aveva frequentato. Sentendo le preoccupazioni di mio padre, il professor Campagna si offr di pagare di tasca sua i 1 5 dollari necessari per la mia domanda . Sarei stato uno dei due studenti del mio corso (l'altro era Ron Berman), un corso di circa l 150 persone, a essere ammesso a Harvard, entrambi con una borsa di studio. Una volta ottenutala, Ron e io apprezzammo fino in

  • U11'1mz imH' 11mrrfrmM 39

    fondo il vero significato dell'inno di quell'universit, Fair Harvard: in effetti, si stava davvero dimostrando equan ime.

    Nonostante fossi elettrizzato per l