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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013 Indice cartella stampa 1. Comunicato stampa ENERGY. Architettura e reti del petrolio e del post-petrolio 2. Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI 3. Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura 4. Pippo Ciorra , Senior curator MAXXI Architettura 5. Sezione STORIE/STORIES 6. Sezione FOTOGRAMMI/FRAMES 7. Sezione VISIONI/VISIONS 8. Progetto 5 STUDENTI X 5 GIORNI CON SOU FUJIMOTO ARCHITECTS 9. Main partner: eni 10. Sponsor: Autogrill 11. Sponsor tecnico per l’illuminazione: iGuzzini 12. Con il sostegno di: Arcus 13. Partner per le attività educative: Il Gioco del Lotto 14. Sponsor MAXXI Architettura: Alcantara

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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013

Indice cartella stampa

1. Comunicato stampa ENERGY. Architettura e reti del petrolio e del post-petrolio

2. Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI

3. Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura

4. Pippo Ciorra , Senior curator MAXXI Architettura

5. Sezione STORIE/STORIES

6. Sezione FOTOGRAMMI/FRAMES

7. Sezione VISIONI/VISIONS

8. Progetto 5 STUDENTI X 5 GIORNI CON SOU FUJIMOTO ARCHITECTS

9. Main partner: eni

10. Sponsor: Autogrill

11. Sponsor tecnico per l’illuminazione: iGuzzini

12. Con il sostegno di: Arcus

13. Partner per le attività educative: Il Gioco del Lotto

14. Sponsor MAXXI Architettura: Alcantara

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ENERGY. Architettura e reti del petrolio e del post-petrolio

a cura di Pippo Ciorra

il rapporto tra energia, architettura e paesaggio in una mostra che esplora Passato, Presente e Futuro

80 disegni e progetti storici 3 fotografi: Paolo Pellegrin, Alessandro Cimmino e Paola Di Bello

7 studi di architettura internazionali: Guillermo Acuña Arquitectos Asociados, Lifethings, MODUS architects, Noero Architects, OBR Open Building Research, Sou Fujimoto Architects, TERROIR

22 marzo – 29 settembre 2013 inaugurazione: 21 marzo 2013

www.fondazionemaxxi.it

Roma 21 marzo 2013. Tre mostre in una per raccontare sessant’anni di storia italiana (e non solo) con uno sguardo “visionario” al futuro, attraverso un tema di scottante attualità: l’impatto dell’energia sull’architettura e il paesaggio, dal boom del petrolio alle rinnovabili. Si tratta di ENERGY. Architettura e reti del petrolio e del postpetrolio, la mostra organizzata dal MAXXI Architettura diretto da Margherita Guccione e curata da Pippo Ciorra, dal 22 marzo al 29 settembre 2013.

Più di 80 disegni e progetti storici, tre fotografi e sette studi di architettura internazionali per un percorso in tre tappe (Passato, Presente e Futuro) che parte dal racconto dell’Italia del dopoguerra e del boom economico - con “l’irruzione” dell’automobile e della velocità, le prime pompe di benzina, le stazioni di servizio, i motel, le autostrade - e prosegue attraversando il presente con lo sguardo attento e sensibile di tre fotografi, per esplorare il futuro con progetti visionari che ricercano un approvvigionamento energetico a impatto zero, come la stazione di rifornimento ispirata a una foresta o l’autostrada che fornisce energia lungo tutto il suo percorso.

Le tre sezioni di ENERGY si chiamano Storie/Stories (che racconta il passato), Fotogrammi/Frames (che indaga il presente) e Visioni /Visions (che esplora diverse ipotesi per il futuro).

STORIE/STORIES. Curata da Margherita Guccione ed Esmeralda Valente. In mostra disegni, plastici, progetti e immagini fotografiche, cinematografiche e giornalistiche d’epoca (provenienti da importanti archivi come quelli di eni, main partner della mostra (esposti per la prima volta), Autogrill, IUAV, Istituto Luce, RAI Teche e lo stesso MAXXI), che raccontano le architetture stradali e autostradali italiane, dagli anni Quaranta ad oggi, dalla piccola scala dei singoli distributori di benzina all’invenzione degli edifici a ponte tipica degli autogrill, dalle stazioni di servizio ai villaggi e ai motel. Opere di ricerca e qualità, nell’età d’oro della crescita energetica e della corsa del Paese verso l’innovazione.

FOTOGRAMMI/FRAMES. A cura di Francesca Fabiani. In mostra i lavori di Paolo Pellegrin, Alessandro Cimmino e Paola Di Bello che hanno “indagato” attraverso la fotografia le architetture legate al petrolio, in un viaggio nel paesaggio italiano contemporaneo disegnato dai luoghi del produrre, fornire, utilizzare e vendere energia. Paolo Pellegrin, tra i più grandi fotoreporter italiani contemporanei, sviluppa un reportage in uno dei luoghi della produzione di energia, una gigantesca raffineria nei pressi di Ravenna. L’energia nella città distribuita sottoforma di elettricità e di carburante è al centro del lavoro di Alessandro Cimmino, giovane interprete della fotografia di architettura. Infine, Paola Di Bello ha realizzato un lavoro di taglio sociologico: un video con 60 ritratti di passanti davanti a un distributore di benzina in tre vecchi quartieri periferici milanesi, dove il distributore “non-luogo” diventa elemento caratterizzante di quel paesaggio. A conclusione della mostra i lavori prodotti entreranno a far parte delle Collezioni di Fotografia del MAXXI Architettura.

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VISIONI/VISIONS. A cura di Pippo Ciorra. Quali saranno gli spazi e i dispositivi che permetteranno in futuro l’accesso all’energia per il movimento e per tutte le altre esigenze? Dove ci riforniremo di “carburante”? E che natura avrà il “carburante” stesso? Visioni espone i progetti exhibition specific di sette importanti studi di architettura di tutto il mondo, invitati a investigare come sarà la distribuzione di energia nel terzo millennio. In mostra i progetti visionari di Guillermo Acuña Arquitectos Asociados (Cile) con un’installazione multimediale che consente al visitatore di “agire virtualmente” sui flussi di energia della città di Santiago del Cile; Lifethings (Corea del Sud) con Energy

FARMacy, una clinica immaginaria per il rifornimento di energia; MODUS architects (Italia) che hanno immaginato una futuribile autostrada che fornisce energia lungo tutto il percorso; Noero Architects (Sudafrica) con un lavoro su un villaggio di pescatori vicino Cape Town che autoproduce energia in una dimensione domestica e comunitaria; OBR Open Building Research (Italia) che presentano un’installazione interattiva dove il pubblico produrrà energia reale… pedalando; Sou Fujimoto Architects (Giappone) con Energy Forest, una stazione di rifornimento che opera come una foresta; TERROIR (Australia/Danimarca) con un lavoro in cui l’identità del luogo e la più alta tecnologia si fondono per creare energia sostenibile. VISIONI/ VISIONS documenta anche nella sezione Research alcune delle più interessanti ricerche in atto sull’argomento, a cura di architetti e scienziati. Special guest, OMA/AMO di Rem Koolhaas, che presenta il progetto per la Roadmap 2050: un wallpaper lungo sette metri che ridisegna la geografia dell’Europa dal punto di vista energetico. Insieme a questo progetto anche Energy Bridges, il “corridoio ecologico” Berlino – Palermo, di Ian+/ Freddy Paul Grunert e Botanica, progetto di design di Studio Formafantasma, che propone una nuova lettura delle materie plastiche. I lavori prodotti entreranno a far parte della collezione del MAXXI Architettura.

La mostra ha richiesto un grande impegno nella ricerca di materiali storici e nella produzione dei progetti fotografici e delle nuove installazioni. Il coordinamento generale è di Elena Motisi, l’allestimento di Silvia La Pergola.

A partire da di Energy, l’illuminazione delle mostre in Galleria 1, attualmente realizzata con corpi illuminanti a sorgente alogena, sarà sostituita con faretti led, all’insegna della più alta tecnologia e del risparmio energetico, grazie al contributo di iGuzzini.

Catalogo Electa a cura di Pippo Ciorra, con testi di Laura Baird; Simone Colafranceschi; Dorothea Deschermeier; Francesca Fabiani, Lisa Findley; Margherita Guccione; Freddy Paul Grunert, Fabrizio Tamburini e Bo Thidé; Hans Ibelings; Bjarke Ingels; Adam Jasper; So Ik Jung; Jeannette Plaut e Marcelo Sarovic; Giuseppe Sammarco; Paolo Scrivano. Coordinamento Alessio Rosati.

MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo info: 06.399.67.350; [email protected] | www.fondazionemaxxi.it - www.romaexhibit.it orario di apertura: 11.00 – 19.00 (martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica) |11.00 – 22.00 (sabato) giorni di chiusura: chiuso il lunedì, il 1° maggio e il 25 dicembre | biglietto: €11,00 intero, € 8,00 ridotto La cartella stampa e le immagini della mostra sono scaricabili nell’Area Riservata del sito della Fondazione MAXXI all’indirizzo http://www.fondazionemaxxi.it/?page_id=5176 inserendo la password areariservatamaxxi. Ufficio stampa MAXXI +39 06 3225178, [email protected]

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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013

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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013 Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI

In tutta la sua programmazione di architettura il MAXXI ha manifestato interesse per i temi e gli argomenti che più avvicinano la cultura architettonica al suo spazio e al suo tempo. Le mostre SPAZIO e RE-CYCLE, le committenze ai fotografi e molti altri progetti testimoniano un paziente lavoro di ricerca indirizzato in quello spazio concettuale dove il lavoro creativo e il sapere tecnico incontrano la vita reale. La mostra ENERGY, Architetture e reti del petrolio e del post-petrolio s’inserisce pienamente in questo filone, confermando che l’attenzione del museo si rivolge non solo ai capolavori e ai maestri dell’architettura ma anche ai processi più delicati della trasformazione del territorio. Com’è nella giovane tradizione del museo la mostra, che nasce anche dalla collaborazione con alcune importanti aziende italiane, non si limita a esporre disegni e modelli di architettura ma compone un mosaico stimolante di opere e ricerche che spesso sconfinano nel mondo dell’arte, in quello della pianificazione, nell’ambito scientifico e in quello della comunicazione. Il tema di partenza della mostra è tra quelli di scottante attualità: quali saranno gli spazi e i dispositivi che permetteranno in futuro l’accesso del singolo cittadino all’energia per il movimento e per tutte le altre esigenze? Dove ci riforniremo di “carburante”? Che natura avrà il “carburante”? Ci s’interroga soprattutto su quale sarà il contributo che potrà dare l’architettura nei nuovi scenari, dando ovviamente per scontato che il ventaglio delle forme e delle sorgenti di energia non rimarrà immutato. La mostra parte però da un punto fermo: la straordinaria qualità della produzione degli architetti italiani impegnati su questi temi nell’age d’or

della crescita energetica, nei primi decenni del dopoguerra. E più in generale la virtuosa alleanza per la modernità che i quegli anni accomunava i tecnici, gli intellettuali e le figure più innovative e visionarie, come quella di Enrico Mattei. Per la prima volta gli architetti erano coinvolti dalla cultura industriale nella corsa del Paese verso l’innovazione e rispondevano con entusiasmo e creatività. La mostra muove dalla ricognizione di archivi importanti (eni, Autogrill, lo IUAV, lo stesso MAXXI) per poi ricordare a tutti come la questione dell’energia sia vicina alla vita di tutti e necessiti di grande qualità di progettazione. I bellissimi progetti degli anni cinquanta rappresentano quindi un’ottima premessa per poi descrivere lo scenario presente, raccontato da tre bravissimi fotografi, e il futuro, affrontato da sette architetti provenienti da tutti i continenti. Dal loro lavoro ci aspettiamo non solo di capire come ci muoveremo domani, cosa metteremo nel serbatoio del nostro “veicolo” e come avverrà il rifornimento ma anche come la nuova produzione e distribuzione delle energie influenzerà il paesaggio, l’ambiente costruito, la percezione dello spazio urbano e le relazioni tra le persone. ENERGY ha per il museo un doppio valore strategico. Da un lato utilizza ancora una volta le mostre e le committenze site-specific agli architetti per accrescere e qualificare le sue collezioni, ormai molto solide anche per quel che riguarda il XXI secolo. Dall’altro incrementa la sua collaborazione con istituzioni e aziende che agiscono in settori importanti come quello affrontato dalla mostra e che hanno quindi un ruolo cruciale nel futuro del Paese. Non le coinvolge come semplici sponsor, ma costruisce rapporti culturali virtuosi, che vedono scambio di saperi, condivisione di archivi, costruzione comune di percorsi di ricerca che avranno nell’esposizione della Galleria 1 solo la parte più evidente di relazioni culturali molto più ampie. ENERGY testimonia infine l’impegno semplice e diretto del MAXXI nella “ricerca dei talenti” e nella costruzione di un dialogo fertile e attivo con le migliori energie architettoniche (e fotografiche) emergenti, ovunque si trovino nel pianeta, comunque si concretizzi il loro modo di lavorare. Con la piccola compagine selezionata dai curatori per la mostra il MAXXI ha virtualmente cercato nelle Americhe, in Asia, Africa, Australia ed Europa i suoi interlocutori e ha trovato tre bravissimi fotografi in Italia e architetti interessanti in Cile, Giappone, Corea del Sud, Australia, Sudafrica e in Italia. Mettendo a confronto la mission iniziale del museo e la sua vocazione all’innovazione e allo scambio tra le culture con la necessità che ha ora l’architettura di raccogliere tutte le sue energie migliori e produrre nuove idee, possiamo allora guardare con fiducia all’approccio e ai temi sollevati con questa mostra. Ancora una volta una nostra iniziativa potrà sollevare una discussione che superi con facilità il perimetro del museo e i confini delle discipline e delle scienze coinvolte.

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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013 Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura

Con la mostra ENERGY il MAXXI Architettura raccoglie e trasmette in forma sintetica ma compiuta la summa delle attività fondanti il Museo di architettura: studio e ricerca, documentazione, promozione ed esposizione. ENERGY è una mostra di ricerca che vuole presentare al pubblico gli aspetti più rilevanti del tema, con un percorso espositivo che racconta il ruolo dell’energia nei processi di sviluppo e trasformazione che hanno interessato il paesaggio italiano, con intensità sempre maggiore, a partire dalla metà del secolo scorso e che disegneranno il volto dei paesaggi del terzo millennio. Il tema dell’energia viene infatti sviluppato in relazione alle trasformazioni del territorio nell’ambito di tre distinti momenti che si integrano fornendo al visitatore una visione diacronica che abbraccia passato, presente e futuro. In un unico percorso, le sorgenti e le forme dell’energia sono studiate, raccontate, fotografate e immaginate attingendo alla storia passata, a immagini del presente e a progetti e visioni per il futuro. Ciascuno dei tre momenti è stato affrontato in modo distinto, sperimentando diversi registri nell’approccio scientifico e nell’esposizione: la ricerca dei materiali d’archivio per raccontare la storia delle reti e delle architetture legate alla distribuzione dell’energia nell’Italia del secondo dopoguerra; la fotografia per cogliere il panorama odierno con lo sguardo autoriale di tre fotografi contemporanei; la promozione di nuove idee attraverso proposte capaci di immaginare come nel futuro la crescita energetica determinerà il nuovo paesaggio, l’ambiente costruito, i modi delle relazioni umane. Il passato recente, condotto attraverso una lunga indagine tra i ricchi materiali degli archivi esplorati nella ricerca, occasione di importanti relazioni con altre istituzioni come l’Archivio Storico dell’ENI, l’Archivio Progetti IUAV, l’Accademia di San Luca che custodisce l’Università La Sapienza Le stesse collezioni del MAXXI Architettura conservano gli studi di alcuni dei maestri come Pier Luigi Nervi, Vittorio De Feo e Michele Valori. Il tema abbraccia un ampio spettro di manufatti innovativi e sperimentali: le stazioni di servizio nelle distinte declinazioni dallo standard all’eccezione; le aree di sosta, caratterizzate dalla tipologia originale dell’autogrill; i motel, luoghi dell’accoglienza; i quartieri residenziali e i villaggi turistici per gli operai delle grandi aziende legate all’energia, realtà urbane espressione della cultura dell’epoca. Presenze quotidiane, di assoluta familiarità nella vita e nell’immaginario di ciascuno di noi le stazioni di servizio, gli autogrill, i motel, i villaggi per i dipendenti delle grandi aziende petrolifere come l’ENI, sono spesso, al tempo stesso, capisaldi della nostra cultura architettonica più alta, in cui si concentrano alcune delle punte più avanzate della ricerca progettuale del secondo dopoguerra, basti pensare al motel a Settebagni di Mario Ridolfi, torre sferzata e sfrangiata dal vento nuovo dell’Italia del boom economico; agli autogrill a ponte di Nervi e Bianchetti, in cui la struttura si fa forma; alle stazioni di servizio di Nino Dardi e Vittorio De Feo, specchio delle rispettive, quanto distanti, ricerche formali e compositive, o infine al villaggio ENI a Borca di Cadore di Edoardo Gellner, felicissimo esempio di inserimento di un linguaggio moderno nell’ambiente montano. Sfruttando le potenzialità evidentemente stimolanti del rapporto energia-infrastruttura-territorio per avviare nuovi processi creativi, oggi sette gruppi di architetti di fama internazionale sono stati chiamati a proporre al MAXXI altrettanti originali progetti sperimentali legati alla distribuzione dell’energia, nelle sue più diverse e attuali forme, con un’attenzione particolare e necessaria alle fonti sostenibili e rinnovabili. Se la sezione storica dimostra infatti la pressoché totale egemonia del petrolio e del metano quali risorse energetiche del secolo scorso, gli architetti contemporanei sono oggi chiamati a rispondere al confronto con le altre energie per prefigurare l’ambiente umano di domani. Alle installazioni site-specific dei sette studi di architettura chiamati dal Museo per interpretare il tema dell'energia nel terzo millennio, liberi dai vincoli di una progettazione reale, è affiancata una selezione di lavori di ricerca pura sulle prospettive dello sviluppo di nuove energie, esempi come quello sviluppato dallo studio IaN+ in collaborazione con l’artista-curatore Freddy Paul Grunert, di un rapporto imprescindibile per alimentare concretamente la prefigurazione dei nuovi modelli insediativi del domani, ricerche e opere d’arte già esistenti, esempi di un rapporto attuato concretamente tra l'energia e la composizione dello spazio architettonico.

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Passato e futuro sono infine connessi, concretamente oltre che idealmente, dall’azione di lettura e interpretazione del paesaggio attuale espressamente compiuta sul campo da tre fotografi in occasione di questa mostra. I diversi racconti per immagini offerti dagli autori di specifici luoghi dell’energia oggi, dall’impianto petrolchimico di Ravenna nella lettura di un fotoreporter come Paolo Pellegrin oppure, come per gli scatti di Alessandro Cimmino, alle comuni stazioni di servizio raccontate ora attraverso le architetture e infine, come nel lavoro di Paola Di Bello, attraverso i volti che quotidianamente le animano modificandone di continuo l'immagine. Sono opere che allargano il cono di osservazione dall’estrazione delle risorse naturali alla loro distribuzione capillare sul suolo nazionale, per cogliere, nella sintesi di pochi fotogrammi, le relazioni complesse con l'ambiente antropico e naturale.Le campagne fotografiche sono state realizzate su specifica committenza del MAXXI Architettura che, attraverso una formula ormai collaudata in diverse occasioni, ha acquisito anche in questo caso nuove opere per la collezione di fotografia di architettura. Numerose sono dunque le ragioni che hanno indotto alla realizzazione di questa di mostra in grado di offrire al pubblico molteplici suggestioni e approfondimenti, proponendo gradi di lettura più e meno specialistici, coerentemente con la volontà del Museo di aprirsi ai pubblici più ampi possibili, senza rinunciare al valore della ricerca, alla trasmissione di un pensiero critico, al confronto con l’attualità, allo stimolo di nuove espressioni creative. E proprio come testimoniato dalla pluralità di provenienze degli architetti che partecipano alla mostra ENERGY - Sudafrica, Australia, Corea, Giappone, Cile - il MAXXI Architettura nella sua attività di promozione e ricerca si conferma quindi capace di intercettare i fermenti più attuali, di recepire e selezionare le figure e i temi innovativi che animano la scena dell'architettura contemporanea mondiale, con uno sguardo globale che ne fa a tutti gli effetti un museo a vocazione internazionale.

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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013 Cura energetica Pippo Ciorra, Senior curator MAXXI Architettura Le prime mostre al MAXXI si sono fatte all’inizio dello scorso decennio negli spazi delle vecchie caserme, quando il nuovo edificio era solo un cantiere enorme e promettente e il museo era ancora un’emanazione diretta del Ministero e non un’istituzione autonoma. Nei dieci anni trascorsi, a parte il passaggio da museo a Fondazione, ci sono state una miriade di mostre ma c’è stato soprattutto un imprevedibile fenomeno di mutazione del concetto di curatela. Fino alla fine del Novecento, il curatore era una figura ancora un po’ incerta, sospesa tra lo studioso, il direttore di museo, il conservatore e il critico, il cui profilo si definiva progressivamente attraverso le mostre che realizzava. Il mondo dell’arte contemporanea era ovviamente più evoluto, grazie soprattutto alla pratica di alcune figure carismatiche che, nella seconda parte del secolo scorso, hanno dato (e in qualche caso continuano a dare) spessore al ruolo. In architettura eravamo ancora fermi ad Arthur Drexler (e pochi altri) e alle incursioni felici di figure provenienti da altri ambiti professionali. Le mostre che ricordiamo, in Italia ma non solo, erano infatti opera di Johnson, Gregotti, De Carlo, Portoghesi, Nicolin, Tafuri, Rossi, Wigley e via di seguito, secondo una linea di “non specialisti” che arriva fino alle biennali più recenti. Tutte persone che non avevano particolare interesse nello sviluppo di una figura professionale di “curatore di mostre di architettura” ma consideravano la mostra uno strumento ulteriore per sviluppare la loro ricerca e comunicare il proprio punto di vista. Improvvisamente, negli ultimissimi anni, la situazione è radicalmente cambiata, il curating da pratica si è improvvisamente trasformato in una disciplina con ipotetici presupposti scientifici (?), al centro di una moltiplicazione infinita di progetti di formazione, questa volta non limitati al tema dell’arte ma indirizzati sempre anche all’ambito dell’architettura e delle discipline a lei vicine. Insomma, tutt’a un tratto ci siamo resi conto che, quando lavoriamo a una mostra, non stiamo solo cercando di organizzare una sequenza di materiali e idee funzionali alla comunicazione di un qualche concetto ma stiamo anche dando uno specifico contributo critico alla “teoria” del curating e alla definizione del profilo del curatore ideale di architettura. In questo quadro, la presentazione di una mostra di stampo curatoriale come ENERGY. Architettura e reti del

petrolio e del postpetrolio appare come un’occasione importante per mettere ancora più in chiaro l’”approccio MAXXI” all’ossessione curatoriale che scuote musei, università, riviste e convegni (non esclusi quelli organizzati da noi). Da questo punto di vista una mostra come ENERGY rivela una disposizione ambivalente. Da un lato è votata a consolidare l’idea che in un museo come il MAXXI, che per definizione non si rivolge solo agli addetti ai lavori architettonici, ogni mostra deve essere frutto di un pensiero curatoriale accurato e dar vita a un dialogo polifonico col pubblico. Questo deve avvenire trovando continui legami con le altre discipline e le altre arti, con l’attualità, con le scienze e gli altri linguaggi. Dall’altra parte, il modo stesso in cui il tema è scelto e la sequenza espositiva concepita servono soprattutto a chiarire che il nostro campo d’azione non è tanto la storia del curating ma quella dell’architettura e quindi del modo e dei valori che comunichiamo attraverso disegni, progetti, edifici, modelli, immagini, parole e quant’altro. Certamente ci interessa il modo in cui concepiamo le nostre sequenze espositive. Il senso che cerchiamo di produrre attraverso percorsi e display si confronta ogni volta con il pensiero in continua evoluzione sugli spazi espositivi e con l’inquieto ruolo del museo nello spazio fisico della città e in quello immateriale della storia delle idee. Ancora più di questo, però, considerando anche le attuali condizioni dell’architettura in Italia e nel mondo, c’interessa avere una parte attiva nella definizione di strumenti e obiettivi che i progettisti possano perseguire in uno scenario globale che tutto sommato tende a confinarli in una zona più vicina a quella della comunicazione e dell’arte che non a quella della costruzione – pare infatti che non più del 3% degli edifici nel mondo sia realizzato da architetti. Tutto questo ben consapevoli, come si vede con chiarezza in questa mostra, che per ben preparare il futuro dobbiamo continuare a considerare e indagare le radici più vicine del pensiero architettonico contemporaneo, arricchendo gli archivi, rendendoli una fonte accessibile e fertile di sapere, sottraendoli quanto più spesso possibile all’isolamento della storia, per farli reagire con il contesto contemporaneo. Come accade appunto in questa mostra. Col nostro lavoro quindi, più che alimentare una specie di paradossale autonomia (disciplinare) della curatela che sembra prendere velocemente forma – forse con lo stesso ritmo con cui cresce in Cina il numero dei

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“nuovi musei” – intendiamo recuperare quel ruolo attivo che hanno avuto il pensiero architettonico e i suoi esponenti citati più sopra nell’attività delle grandi istituzioni espositive italiane fino agli anni ’80. Il modo in cui questo ragionamento si riflette nel programma espositivo di ENERGY è piuttosto immediato. Prima di tutto la mostra fa parte di una serie di progetti legati all’attualità della questione ambientale e al contributo specifico che in questo campo può venire dal pensiero architettonico. Viene dopo RE-CYCLE e sarà seguita da altri progetti utili a inquadrare i possibili sommovimenti nel rapporto tra architettura e mondo. L’idea di partenza di questa ricerca è assai semplice. Dopo due o tre decenni di abbondanza economica e felicità espressiva l’architettura è oggi in cerca di nuove idee e di possibili risposte (e anche di nuovi “maestri”). Lo fa confrontandosi con l’arte, con la politica, con le scienze; è costretta a farlo – magari un po’ riluttante – entrando nella discussione che riguarda l’ambiente, gli stili di vita, il futuro del pianeta e dei suoi abitanti. Finora questo dialogo è stato egemonizzato dalle questioni tecnologiche, con risultati certamente interessanti, ma con l’effetto di far apparire ancora più inutile l’apporto della creatività e del pensiero sullo spazio in un campo così importante per la vita quotidiana delle persone. La risposta tecnologica tende tra l’altro a far pensare che si possa continuare in eterno a comportarsi nello stesso modo (ambiente, risorse, ecc.), solo con tecnologie più sofisticate ed efficienti, anche se magari più dispendiose in fase di progettazione e realizzazione. Ora è il momento di chiarire che la questione ambientale è un “imperativo estetico” (Lance Hosey su “Design Observer”), che non si possono riconsiderare il consumo di suolo e risorse senza un nuovo stile di vita e che non c’è nuovo stile di vita senza una forma estetica. Il nostro compito (o almeno uno dei compiti di un curatore e del museo) è contribuire alla ricerca di quella forma estetica e alla promozione di ricerche spaziali, urbane espressive che vadano in quella direzione. Il modo in cui tutto questo si confluisce in ENERGY. Architettura e reti del petrolio e del postpetrolio è altrettanto semplice. La mostra nasce dalla convinzione, abbastanza ovvia, che nel Novecento vi sia stato un legame inscindibile tra la modernità e le architetture legate alla strada e al movimento. In particolare in Italia, i progetti on the road hanno sempre rappresentato un territorio di Avanguardia e di modernità particolarmente schietta, forse per il rapporto virtuoso con l’industria, forse per la “distanza di sicurezza” dai centri storici e dalla temutissima contaminazione del patrimonio con “l’architettura contemporanea”, forse per la relazione stimolante con il paesaggio e l’eredità semiconscia delle avanguardie. Da un lato questa relazione ha prodotto un repertorio stupefacente di immagini ed edifici, ormai storicizzati, che la mostra intende almeno in parte riportare alla luce. Dall’altro è inevitabile notare come il prodotto di questa relazione sia oggi andato in qualche modo “in crisi”, o sia comunque meno interessante e progressivo. La sua materia prima, il petrolio, è infatti messa sotto accusa da vari punti di vista, e perfino il suo principale movente, il “movimento”, comincia ad essere guardato con sospetto dai sostenitori delle strategie “a chilometro zero”. Abbiamo allora pensato di fare una serie di azioni espositive coordinate che ci permettessero da un lato di rivalutare la legacy di quell’età dell’oro e metterla a disposizione di chi si avvicina oggi a queste questioni e dall’altro di rilanciare su basi nuove e allargate la collaborazione tra architettura, reti energetiche e movimento. Ne è nata una mostra tripartita, dove ci si muove continuamente tra passato presente e futuro, nella quale però le differenti sezioni dialogano continuamente nello spazio (del museo) e nel tempo. Per quel che riguarda l’eredità dell’”età delle autostrade” il museo si è posto come raccordo tra il proprio archivio e quelli di alcune importanti aziende e istituzioni (eni, Autogrill, IUAV, ecc.) e ha costruito un percorso attraverso disegni e progetti che testimoniano una ricchezza straordinaria. Disegni, modelli e riproduzioni dei progetti dei più importanti architetti italiani saranno utili al pubblico per capire come il delicato e instabile equilibrio tra conservazione e modernità fu raggiunto in Italia anche e soprattutto grazie alla qualità dell’apporto delle aziende e dei progettisti che costruivano il nuovo paesaggio del movimento. I saggi dei curatori e degli autori invitati ci aiutano a ricostruire premesse e coordinate di quel paesaggio, ma anche a confrontarlo con quello che succedeva nel resto d’Europa e, soprattutto, in Nordamerica, vera patria di Autopia. Nonostante i limiti di spazio e di budget ci pareva impossibile tornare su uno dei luoghi del delitto preferiti dell’architettura italiana – la strada e tutti i suoi annessi – senza tributare un giusto omaggio a chi prima di tutti gli altri si è accorto dell’importanza di questi paesaggi nella costruzione di un’estetica coerente del nostro tempo, vale a dire i fotografi. Sono state infatti le fotografie di Ghirri, Basilico, Barbieri a costringere gli architetti e gli studiosi italiani a mettere il naso fuori dai loro studi comodi e severi e ad andare osservare gli strani spazi e gli strani animali architettonici che le fotografie dei loro amici facevano imprevedibilmente apparire “belli”. O perlomeno interessanti ed eccitanti. L’ordinarietà della strada come scena di una vita posturbana di Ghirri, le grandi prospettive autostradali di Basilico, la raggelata visione dal cielo di strade e svincoli monumentali di Barbieri hanno indicato a chi si

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occupa di progettazione e di pianificazione i nuovi campi di applicazione essenziali del loro sapere. O anche i campi dove andare a trovare i materiali necessari a rinnovare il loro sapere. Anche nella storia specifica del MAXXI il lavoro di documentazione del paesaggio (Atlante Italiano 003) cominciava con una ricerca fotografica che metteva al centro proprio i temi che oggi affrontiamo con spirito diverso e più nuovo. A dieci anni di distanza ci piace tornare sull’argomento con concetti nuovi e con una nuova generazione di fotografi che hanno scelto di declinare gli stessi temi inquadrandoli in una visione meno eroica e più analitica e decostruita. Pellegrin investiga l’origine delle reti, Cimmino studia la luce che emana dai suoi teminali, Di Bello entra in contatto con la varietà umana che li frequenta e che ne viene in qualche modo esteticamente determinata. Visioni, la sezione della mostra dedicata agli architetti e alle ricerche contemporanee, incarna in modo immediato proprio quelle scelte curatoriali di cui discettavamo all’inizio. Il progetto individua un tema che esula dalla semplice sfera disciplinare dell’architettura e che invade invece lo spazio della vita e delle cose. Chiede poi ai progettisti di esprimere un loro punto di vista e le loro proposte su quella che sarà in futuro la forma delle reti che distribuiranno l’energia. Lo chiede a sette progettisti individuati secondo un criterio geografico – vengono da cinque diversi continenti – e generazionale – non appartengono al circolo delle archistar che dominano la scena da vent’anni. Questo dovrebbe assicurarci varietà e innovazione, rispetto a quello che dell’architettura già sappiamo. La mostra chiede poi agli architetti – così come fatto con i fotografi – un lavoro specifico per la mostra, un progetto di installazione attraverso cui comunicare le loro idee sull’argomento. Questo ci permette, da un lato, di scavalcare con un solo passo il tedioso dibattito su “opera e rappresentazione del progetto”, dato che la rappresentazione è il progetto e, dall’altro, di concepire le mostre come “cura dinamica” della collezione che si arricchisce di un piccolo patrimonio nuovo, inedito e al suo interno coerente. All’interno della mostra, Visioni è anche il dispositivo più efficiente per la rottura dei suoi limiti disciplinari. A parte gli sforzi dei singoli architetti che si sono ovviamente avventurati nel labirinto energetico contemporaneo, la sezione accoglie alcune escursioni nel campo dell’arte e della ricerca scientifica caratterizzate dal grande impatto potenziale sull’architettura delle reti. Abbiamo quindi deciso di esporre l’indagine dello studio OMA AMO sull’assetto energetico Europa 2050, dove si comprende come non ci stiamo preparando a una sostituzione delle fonti energetiche ma a una loro integrazione. Abbiamo poi mosso un passo in quella complicata direzione nella quale s’incontrano arte e scienza, invitando un curatore esterno a collaborare con uno studio italiano per raccontare un progetto di autostrada virtuosa da Berlino a Palermo. Naturalmente nessuno può dimenticare come molti artisti lavorino da anni e con straordinaria intelligenza e sensibilità sul tema dell’energia. A partire dalle pagine sublimi e multivalenti scritte da Pier Paolo Pasolini in Petrolio, fino alle ricerche di artisti come Simon Starling, capaci di dare forma perfetta al paradosso energetico. La mostra si chiude, simbolicamente, con un vertiginoso ritorno alla realtà. In particolare, la realtà in questione è un bellissimo progetto appena redatto dallo studio Morphosis per l’ultimo edificio di Metanopoli. Il lungo grattacielo orizzontale dello studio di Thom Mayne si snoda con energia e voglia di futuro nella periferia milanese e ci serve soprattutto per ribadire come il discorso ripreso dalla mostra sia tutt’altro che esaurito. Nella scena attuale dell’architettura la capacità di dialogo tra i progettisti e i soggetti privati più avveduti è cruciale, soprattutto quando affronta questioni, come quella delle relazioni tra energia e spazio, così vicine al cuore del nostro tempo.

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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013 STORIE/STORIES a cura di Margherita Guccione ed Esmeralda Valente

La sezione Storie introduce il tema del rapporto tra cultura architettonica e industria dell’energia attraverso le architetture legate allo sviluppo infrastrutturale italiano che nel secondo dopoguerra ha disegnato il volto dell’Italia moderna: stazioni di servizio, autogrill, motel, villaggi che costituiscono nel loro insieme uno straordinario episodio di innovazione, di sperimentazione tipologica e strutturale, di landscape design. Il percorso di lettura presenta una selezione di disegni originali, modelli, immagini fotografiche e video capaci di restituire, non solo dal punto di vista architettonico, il tema degli spazi della mobilità come luoghi riconoscibili di un paese in corsa verso la modernità. Storie ripercorre la vicenda delle architetture stradali e autostradali italiane dagli anni Quaranta ad oggi, presentando gli episodi di più conclamata “avanguardia”, ma anche mettendo in evidenza la ricchezza e la differenza degli approcci al tema. Da un lato la piccola scala e la modernità domestica di Agip, dall’altro l’architettura degli oggetti sorprendenti, l’invenzione tipologica degli edifici a ponte tipica degli autogrill, la singolarità delle soluzioni dei grandi protagonisti dell’architettura italiana, le radicali riflessioni sul tema dell’edificio standard. Accanto a materiali provenienti da importanti archivi italiani, pubblici e privati, è in mostra per la prima volta una selezione di disegni dell’Archivio storico eni, patrimonio che nella sua unicità e unitarietà testimonia il processo evolutivo della progettazione, industrializzazione e costruzione della rete di distribuzione del petrolio in Italia. Quattro i racconti in mostra: 1. l’invenzione tipologica: gli autogrill

M. Baccioccchi

Progetto per un chiosco piccolo con pensilina, 1959 (Archivio storico eni)

2. tra architettura e paesaggio: i motel

Mario Ridolfi

Progetto per Motel Agip a Settebagni, Roma, 1968/1969 (Accademia di San Luca)

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3. nuovi modelli insediativi: Metanopoli e i villaggi

A.Bianchetti

Bozzetto Autogrill Pavesi Montepulciano, 1965/1972 (Archivio J.J. Bianchetti)

4. accesso all’energia: dalla pompa di benzina alle stazioni di servizio

E.Gellner

Città residenziale Anic Gela (CL), 1960/1961 (Archivio progetti IUAV)

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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013

FOTOGRAMMI/FRAMES a cura di Francesca Fabiani

Fotogrammi è la sezione della mostra dedicata all’analisi del presente: un viaggio fotografico attraverso l’attuale paesaggio italiano che interpreta i luoghi del produrre, fornire, utilizzare e vendere energia. Tre fotografi italiani sono stati invitati a realizzare un lavoro su committenza per restituire una visione della forma dello spazio, delle architetture della strada, dell’energia, del “rifornimento”. Ai fotografi è stato chiesto di cogliere la condizione inquieta e in evoluzione dei luoghi dell’energia, sospesi tra l’Italia di ieri e quella di domani, e del rapporto che stabiliscono con il contesto (urbano e non) e con le persone che li attraversano. Con l’obiettivo di fornire una visione il più possibile sfaccettata e diversificata del tema, sono stati scelti tre autori molto differenti tra loro per formazione, modalità di lettura della realtà e canoni estetici, corrispondenti ai tre approcci che si intendeva sviluppare: un taglio reportagistico, che prende in esame con sguardo frontale il contesto indagato; un approccio di tipo documentario, teso ad individuare le evidenze fisiche del territorio dal punto di vista architettonico, e infine una lettura più sociologica, per indagare le dinamiche comportamentali/esistenziali dei soggetti che abitano questi paesaggi. OPERE IN MOSTRA

Alessandro Cimmino (Napoli 1969). Giovane interprete della fotografia di architettura, ha sviluppato un racconto in due atti che, attraverso un progressivo avvicinamento al soggetto e un conseguente cambiamento di scala, restituisce una duplice lettura del “paesaggio dell’energia” (J=Joule): da un lato l’energia nella città distribuita sotto forma di elettricità e dall’altro l’energia-carburante fornita dai distributori di benzina nelle piazzole di servizio. Il grande trittico con l’immagine di Napoli vista di notte riduce la configurazione urbanistica e architettonica della città a costellazione luminosa: “una mappa entro cui la forma dello spazio è data dalla sola presenza della luce sullo schermo nero. Annullando l’architettura, ciò che emerge è unicamente la forza propulsiva: è la città che vive, che si muove, che consuma”. La seconda parte del lavoro è costituita da una serie di dittici che inquadrano distributori di benzina all’interno di scene urbane. L’ambientazione notturna amplifica l’effetto di invadenza di questi oggetti luminosi – tutti uguali e tutti diversi – che sembrano rispondere a logiche estetiche interne, autoreferenziali, senza alcuna relazione con la sintassi architettonica che regola il paesaggio urbano circostante. Così familiari eppure, a ben guardare, così vistosamente avulsi dal contesto, incombono nelle quiete strade cittadine come astronavi piombate dallo spazio. L’ambiguo rapporto tra lo sfondo (l’edilizia residenziale o il paesaggio dell’autostrada) e questi “totem” urbani produce un effetto straniante che mette in crisi la gerarchia degli elementi spaziali: “le architetture delle stazioni di servizio trasformano i luoghi delle città ridefinendo nuove spazialità, in particolare di notte, quando esse riducono a quinta scenografica il paesaggio sullo sfondo”.

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Paola Di Bello (Napoli 1961) ribalta il discorso, mettendo al centro della scena le persone. Nota per la sensibilità e l’intelligenza critica con cui da anni porta avanti le sue ricerche, la fotografa ha realizzato un lavoro di natura sociologica e concettuale. Il video Framing the Community presenta una serie di 60 ritratti di passanti davanti a un distributore di benzina, secondo una modalità di ricerca che vede nell’ “appostamento” una delle possibili strategie per individuare e registrare le diverse micro-storie che si svolgono ritualmente all’interno di contesti urbani. Inconsapevole di essere oggetto di un lavoro che aveva come protagonista la stazione di servizio sullo sfondo, la maggior parte delle persone si è prestata a farsi ritrarre, diventando essa stessa protagonista della scena. Il distributore - che in anni non lontani ha rappresentato l’immagine più fedele e ottimista della modernizzazione del nostro paese - si riduce qui a puro fondale, presenza secondaria e poco accattivante della vita quotidiana di una comunità di quartiere. L’autrice ha scattato in 3 diverse aree attorno a Milano (Gratosoglio, Lambrate e Greco), ma il dato è irrilevante: a prima vista il luogo è più che altro un non-luogo, spazio anonimo di un’anonima periferia urbana. Da questa constatazione, e dalla verifica che nulla di veramente eclatante si verifica attorno a queste strutture, Paola Di Bello ha iniziato a osservare la comunità di cittadini che vi transita, scoprendo la vera natura del luogo: “nei vecchi quartieri periferici, dove l’identità locale è forte, ecco che questi posti diventano simpatici, nel senso etimologico del termine, gentili, opportuni, piacevoli. Ci si passa, ci si intrattiene più facilmente, si fanno due chiacchiere. Il largo marciapiede favorisce questo scambio. E così il luogo si trasforma da globale a locale, da spersonalizzante a piacevole, da metropolitano a rionale, da senza-luogo a originario del luogo”. Come dire: per fortuna, in qualche caso, sono ancora le presenze e le relazioni che connotano i luoghi, non il contrario.

Paolo Pellegrin (Roma 1964). Tra i più noti fotoreporter sulla scena internazionale, ha scelto di raccontare ciò che normalmente non vediamo: il luogo dove viene materialmente prodotta l’energia. Fedele alla sua indole di reporter, incline alla ricerca della “ragione delle cose”, verificandole lì dove esse accadono, Pellegrin ha realizzato un lavoro nella raffineria Versalis nei pressi di Ravenna, articolando la serie secondo due diversi registri: grandi panoramiche in esterno che indagano il rapporto architettura/spazio/territorio e una serie di immagini in formato ridotto scattate all’interno della mega struttura. Le vedute panoramiche descrivono i 270 ettari dello stabilimento e il suo inserimento nel contesto territoriale. Il rigoroso bianco e nero e l’obiettività di uno stile che non cede alle lusinghe di facili suggestioni, amplificano paradossalmente il senso di estraneità del luogo, che risulta difficile da interpretare: in un’atmosfera in bilico tra un’arcaica modernità e una decadenza post-atomica alla Blade Runner, tra un passato imprecisato e un futuro imperscrutabile, l’ipotesi che questo scenario appartenga invece al nostro presente, lascia perplessi. Strane geometrie, che per conforto assimiliamo a qualcosa di noto - cattedrali, palazzi o grattacieli - definiscono lo skyline di questa città dall’enigmatica bellezza. La nebbia e il fumo riducono ulteriormente la leggibilità e relegano il paesaggio sullo sfondo a presenza solo vagamente intuita. Anche la figura umana è scomparsa: nessuno abita lo spazio, come se il gigantesco organismo avesse preso il sopravvento e si autoalimentasse grazie a misteriosi processi. Nella serie di fotografie scattate all’interno, nel ‘ventre’ dell’impianto, il registro cambia, e lo sguardo si focalizza sui congegni da cui dipende il suo funzionamento. Tubature, manometri, bombole, arnesi da officina meccanica si presentano come impeccabili still life che, lasciata da parte ogni speranza di capirne la funzione, si lasciano godere come puro gioco di forma e di luce.

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ENERGY. ARCHITETTURA E RETI DEL PETROLIO E DEL POST-PETROLIO 22 marzo - 29 settembre 2013

VISIONI/VISIONS a cura di Pippo Ciorra

Visioni raccoglie le installazioni exhibition specific di sette architetti sul tema della relazione tra energia per il movimento e forma architettonica. Ai progettisti è stato chiesto di raccontare come immaginano la “stazione di servizio” del futuro e come la distribuzione e l’accesso alle energie influenzeranno il paesaggio e lo spazio urbano. Ogni architetto ha interpretato il tema con un’installazione caratterizzata da modelli, filmati, schemi e disegni, necessari a illustrare la sua visione. Gli architetti provengono da diverse aree geografiche e testimoniano come la concezione del futuro dell’energia sia modificata dai vari contesti di provenienza. La loro appartenenza a una generazione “naturalmente sensibile” ai temi ambientali ed ecologici li rende propensi ad affrontare le emergenze ambientali dal punto di vista della creatività e della forma, com’è nelle intenzioni del museo e nel programma della mostra. Accanto ai progetti, in questa sezione è allestito uno spazio dedicato ad alcune ricerche in corso, utili da un lato a testimoniare il clima di crescente collaborazione tra designer e scienziati e dall’altro l’interesse e le energie con cui le istituzioni europee stanno affrontando l’innovazione, approfondendo questi temi.

PROGETTI IN MOSTRA (in o.a.)

GUILLERMO ACUÑA ARQUITECTOS ASOCIADOS | THE NOE PROJECT SCL Santiago del Cile, Cile Progettisti: Guillermo Acuña, Alberto Andrioli Collaboratori: Hugo Urtubey, Jose Hernandez, Francisco Hernandez Luogo: Santiago del Cile, Cile | Anno di progetto: 2013 L’estrema polarizzazione tra l’origine dell’energia e la sua destinazione è il risultato strategico dell’invisibilità della loro relazione. La dispersione di energia è il risultato dell’inadeguata geometria della rete urbana. Qualunque tipo di energia si consideri, il suo trasferimento comporta una perdita proporzionale all’energia trasferita. La rete elettrica e il suo sistema di cablaggio urbano sono un perfetto esempio di come la città e la sua perdita di energia residua siano paradossalmente considerate come centrali di produzione e non solo di consumo. Estendendo questa linea di pensiero a tutte le altre forme energetiche che si muovono all’interno del territorio urbano, si prevede un nuovo modello di generazione, distribuzione e consumo autotrofico. In questa nuova idea di network produttivo, la distanza tra generazione e consumo svanisce per migliorare lo scambio dell’energia in modo da ottimizzarne il percorso e la qualità dei trasferimenti.

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LIFETHINGS | ENERGY FARMACY Seul, Corea del Sud Progettista: Soo-in Yang, LIFETHINGS | Anno di progetto: 2013

L’energia alimentare è essenziale per l’uomo. Negli Stati Uniti il solo trasporto costituisce il 13% dell’energia spesa per il comparto alimentare. In Corea del Sud la distanza media per il trasporto alimentare dalla produzione al consumo è di 7.085 tonnellate/km pro capite. Se il cibo fosse a Km0, si ridurrebbe il suo consumo energetico. Immaginiamo un sistema sociale per somministrare energia dove si esaminano le persone in base al consumo energetico per i trasporti in una clinica in cui si prescrive la quantità necessaria da ricevere nell’Energy FARMacy più vicina. L’Energy FARMacy ripensa la stazione di rifornimento, con serbatoi interrati, piazzale e pensilina. Nella nuova configurazione, la pensilina è un campo per produrre energia alimentare e da trasporto; il piazzale è un luogo per lo scambio energetico che comprende un negozio di alimentari e prese per la ricarica dei veicoli elettrici; i serbatoi interrati sono vasche per l’idrocoltura. Ricorrere all’Energy FARMacy dà diritto a ulteriori prescrizioni oppure a voucher per l’uso dei veicoli in condivisione.

MODUS ARCHITECTS | HIGHWAY! CULTIVATING ENERGY 2050 Bressanone, Italia Progettisti: Sandy Attia,Matteo Scagnol, MODUS architects Collaboratori: Giorgio Cappellato, Paolo Magnabosco,Martina Salmaso, Andreas Trentini Luogo: Autostrada A4 Trieste – Torino, Autostrada A22 Modena – Brennero | Anno di progetto: 2013 Heads up Highway! si proietta in un futuro in cui l’energia elettrica diviene “energia regina”. Le attuali fonti energetiche primarie sono i propellenti di origine fossile – prodotti, misurati e trasportati in termini di volume (massa) – e l’energia elettrica che richiede enormi aree (superfici). I primi esistono invisibili nelle viscere della terra; la seconda, invece, per essere generata e trasportata, invade il territorio su vaste superfici. Il progetto dà corpo alla nuova equazione superficie = elettricità con un intervento che si estende sulla rete autostradale italiana, rivitalizzando ed esplorando la sua potenzialità trasformativa. Sin dalla nascita, il sistema autostradale è rimasto pressoché identico ed è perlopiù percepito come un “male necessario” che sfigura il territorio. Con Heads up Highway!, i 6.650 km di autostrada vengono raddoppiati, divenendo un nuovo paesaggio che produce e distribuisce energia; una superficie continua di 160 milioni di metri quadri che ricopre la rete autostradale italiana esistente trasformandola in un sinuoso parco elettrico diffuso.

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NOERO ARCHITECTS | PRODUCTIVE (RE)PUBLIC Città del Capo, Sud Africa Progettisti: Jo Noero, Aaron Factor e David Long Collaboratori: Melanie van Beuningen, Korine Stegmann, Evandro Schwalbach e Uno Pereira Luogo: Hangberg, Hout Bay Harbour, Città del Capo, Sud Africa | Anno di progetto: 2013 Nell’arco di quasi trent’anni, Jo Noero ha realizzato oltre 250 edifici per i quali ha conseguito il Ruth and Ralph Erskine Award for Architecture dalla Nordic Association of Architects, il Lubetkin Prize del RIBA e la Gold Medal for Architecture dal South African Institute of Architects. Il suo lavoro è stato presentato, tra gli altri, alla Biennale di Venezia, al MoMA di New York e alla Biennale di San Paolo del Brasile. Noero è stato docente alla Washington University di St. Louis (USA), nonché Direttore della School of Architecture and Planning della University of Cape Town dove insegna tutt’oggi. L’attuale consumo energetico mondiale è insostenibile così come l’iniquo meccanismo del libero mercato imposto dell’economia globale. Per contrastare tutto questo è quindi necessario liberare le uniche risorse energetiche rinnovabili e sostenibili: l’energia umana, l’immaginazione e la creatività. Per approfondire quest’idea sono stati scelti i luoghi dell’abusivismo in Africa dove, nonostante le enormi difficoltà, le persone possono agire secondo il principio del libero scambio. L’area d’intervento si trova a Hangberg, un piccolo villaggio di pescatori fuori Città del Capo, dove si propongono microinfrastrutture produttive che, a loro volta, contribuiranno a creare comunità autonome, solide e autosufficienti. Questa infrastruttura energetica individua modi diversi per attingere alle nuove forme di energia prodotta localmente, proponendo una differente concezione dello spazio pubblico e nuovi stili di vita che liberano e sostengono sia la singola famiglia sia la comunità.

OBR OPEN BUILDING RESEARCH | RIGHT TO ENERGY Genova, Italia Progettisti: OBR Paolo Brescia e Tommaso Principi Responsabile progetto: Andrea Debilio | Capo progetto: Michele Renzini Collaboratori: Viola Bentivogli, Andrea Casetto, Dario Cavallaro, Benedetta Conte, Maria Lezhnina, Elisa Siffredi, Izabela Sobieraj Consulenti: Articolture, Artiva, Bartolomeo Mongiardino, Buro Happold, Liraat, Microb & Co, Visual Luogo: Italia | Anno di progetto: 2013

Nel momento in cui è necessario investigare scenari legati a fonti energetiche alternative agli idrocarburi, la smart grid rappresenta l’ipotesi più sostenibile, in termini ambientali, energetici ed economici. Right to Energy è una forma di democratizzazione energetica in cui tutti possono produrre, trasformare e scambiare un’energia più libera e accessibile. I nodi della rete sono le stazioni di servizio del futuro:

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centri intermodali e sociali, in cui scambiare energia e dati, interagendo con gli altri come in un mercato o, meglio, una energy mall. Nelle energy mall si passa dai mezzi di trasporto “volumetrici” per le lunghe distanze – aerei, treni e automobili – a mezzi “corporali” per spostamenti più brevi come la bicicletta, estensione del corpo per esperire l’ambiente, trasformando e accumulando energia da riutilizzare successivamente. Right to Energy indaga quindi i luoghi dello scambio energetico collettivo e individuale attraverso cui disvelare il paesaggio e promuovere un rinnovato senso della comunità.

SOU FUJIMOTO ARCHITECTS | ENERGY FOREST Tokyo, Giappone Progettisti: Sou Fujimoto Architects | Anno di progetto: 2013 Energy Forest è una stazione di rifornimento che opera come una foresta: così come l’albero riunisce esseri viventi diversi, Energy Forest raccoglie uomini e creature. Qui luce, vento e vegetazione si uniscono all’attività di persone, veicoli e animali e costituiscono la complessità della stazione di rifornimento del XXI secolo. In passato la stazione di rifornimento era un luogo di comunicazione: intorno al pozzo indiano di Chand Baori (IX secolo) le persone in cerca d’acqua si riunivano per condividere comunicando tra loro. Con la razionalizzazione di energia e carburante, nel XX secolo la stazione di rifornimento è stata concepita considerando velocità e convenienza, cessando così di essere luogo di comunicazione per divenire un punto di attraversamento e passaggio. Nell’era moderna, il movimento è stato pensato in termini di funzionalità e razionalità, ritenendo basilare l’efficienza: breve distanza / breve tempo. Energy Forest prevede invece una forma di movimento più articolata, basata sull’idea di percorsi variabili / tempo agevole.

TERROIR | ENERGY INFRASTRUCTURES Tasmania, Australia Progettisti: Gerard Reinmuth, Scott Balmforth, Marianne Brandt Bundgaard, Camille Pincemin, Marie-Louise Holst, Rodrigo Bernabeu Velazquez | Collaboratori: Adam Jasper Luogo: luoghi diversi in Australia | Anno di progetto: 2012

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“Il film australiano Mad Max immaginava un futuro post-apocalittico e senza leggi. Ispirata al road-movie americano anni Sessanta, colmo di auspici e arroganza, la pellicola trasformò il genere in un’opera comica disperata e moralmente ambigua. Allo stesso modo, oggi noi intendiamo trasformare la strada. Il progetto prevede un’Architettura dell’Energia non intesa come stazioni di servizio isolate ma come una rete estesa quanto l’autostrada. La strada che ha posto il problema ne diviene così la soluzione: un organismo continuo che si autoalimenta. La rete immaginata distribuisce energia ricavata dalle diverse fonti sostenibili: centrali autonome producono energia eolica, solare, geotermica e marina. Proponiamo installazioni che offrano agli automobilisti la poesia del luogo e della tecnologia, dell’adattamento e dell’invenzione industriale, frutto del bisogno disperato di energia. Non crediamo al possibile consenso internazionale in un futuro sostenibile, le installazioni sono quindi monumenti alla civiltà postapocalittica che potremmo non vivere abbastanza da riuscire a vedere.”

RICERCHE

Visioni presenta anche alcune ricerche sul tema del futuro energetico dell’Europa: un progetto che studia la relazione tra le diverse condizioni geoclimatiche dei paesi europei e le possibili fonti di energia; un corridoio ecologico Berlino-Palermo basato su un sistema integrato di agricoltura trasformazione-distribuzione di bio-idrogeno e, infine, una incursione nel mondo del design con un “omaggio ai materiali post-plastici”.

IaN+ / Freddy Paul Grunert I ponti dell’energia – Energy Bridges

OMA / AMO Roadmap 2050

Studio Formafantasma Botanica Crediti: Studio Formafantasma photo:Luisa Zanzani

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5 STUDENTI X 5 GIORNI CON SOU FUJIMOTO ARCHITECTS

MAXXI, 11-15 MARZO 2013 Sono 5, sono stati i più veloci a rispondere all’open call del MAXXI, arrivano da tutta Italia: sono gli studenti che per 5 giorni sono entrati a far parte del team che ha realizzato insieme al noto studio giapponese SouFujimotoArchitects il grande modello Energy Forest, progettato per la mostra ENERGY.

Architettura e reti del petrolio e del post-petrolio, al MAXXI dal 22 marzo 2013. Sono Davide, Elena, Lorenzo, Luca, Massimo. Da lunedì 11 marzo e per 5 giorni è stato possibile seguirli al lavoro sui canali online del MAXXI, dal sito alle pagine del museo sui principali social network (Facebook, Google Plus, Twitter, Instagram, You Tube), e dei partner eni e Autogrill. Giorno per giorni abbiamo raccontato la loro esperienza attraverso clip video e racconti fotografici, che hanno ottenuto migliaia di visualizzazioni, permettendo loro di confrontarsi anche con il pubblico “virtuale” del Museo. Energy Forest è il progetto di una stazione di rifornimento del futuro che opera come una foresta. Il plastico, di grandi dimensioni (3,60 x 3,15 metri per un’altezza di 1,82 m), con le sue oltre 3500 figure in scala, 800 set di mobili, e 100 alberi, entrerà a far parte delle collezioni del MAXXI Architettura. A cura del MAXXI Architettura Coordinamento Elena Motisi Progetto Social Media Prisca Cupellini Link utili http://www.fondazionemaxxi.it/ https://plus.google.com/+maxxi/posts https://twitter.com/Museo_MAXXI https://www.facebook.com/museomaxxi http://www.youtube.com/user/MuseoMAXXI/featured http://instagram.com/museomaxxi/

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Eni partner della mostra

“Energy. Architettura e reti del petrolio e del post-petrolio” al MAXXI

22 marzo – 29 settembre 2013

In un costante dialogo con le comunità in cui opera, Eni si pone come un interlocutore

capace di cogliere le aspettative e le esigenze comunità dei territori, dando rilievo alla

promozione e alla diffusione della cultura, fattori di crescita e di sviluppo della società. In

questo contesto Eni sostiene la mostra “Energy architettura e reti del petrolio e del post-

petrolio” che si terrà al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo dal 22 marzo al

29 settembre 2013.

La mostra “Energy architettura e reti del petrolio e del post-petrolio” approfondisce due

diversi aspetti della modernità. Da un lato l'analisi e' basata su un’attenta ricostruzione

storiografica attraverso documentazione fotografica, grafica, video dell’ “architettura di

strada” che ha rappresentato uno dei simboli più riusciti dell’innovazione italiana. Dopo la

ricostruzione storica e' la volta dell'attualità. Nel percorso espositivo vengono sviluppate le

nuove linee guida nella progettazione delle stazioni di servizio del futuro e le potenzialità

date dai nuovi scenari nel campo della produzione e della fornitura di energia.

L’esposizione indaga quindi il passato per offrire ai visitatori spunti per il futuro e per

comprendere come la produzione e distribuzione delle risorse energetiche influenzerà il

paesaggio, la percezione dello spazio urbano e le relazioni interpersonali.

La sezione storiografica della mostra è allestita grazie al contributo dell’Archivio Storico

Eni, attraverso materiale proveniente dal ricco patrimonio storico-artistico: planimetrie,

disegni, immagini, filmati che descrivono lo studio, la progettualità e l’unicità delle stazioni

di servizio e di altre architetture aziendali. Attraverso il sostegno di iniziative di rilievo

culturale come questa Eni intende evidenziare la propria natura di grande impresa

energetica, fra le maggiori al mondo, promuovendo iniziative culturali in linea con le

esigenze dei territori in cui opera. Un’attività che affonda le sue radici nel dialogo e nella

condivisione.

Contatti societari: Ufficio Stampa: Tel. +39.0252031875 – +39.0659822030

Sito internet: www.eni.com

http://cultura.eni.com

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Il Gruppo Autogrill

Autogrill è il primo operatore al mondo nei servizi di ristorazione e retail per chi viaggia. Presente in 38

Paesi con circa 62.800 collaboratori, gestisce più di 5.300 punti vendita in oltre 1.200 location e opera

prevalentemente tramite contratti di concessione all’interno di aeroporti, autostrade e stazioni ferroviarie,

con presenze selettive nelle città, nei centri commerciali, nei poli fieristici e nei siti culturali. Il Gruppo è

attivo in due settori di attività: il Food & Beverage e il Travel Retail & Duty-Free. La ristorazione

costituisce il business storico del Gruppo, che viene sviluppato prevalentemente in Europa e Nord

America. Il Travel Retail è gestito dalla controllata World Duty Free Group e presenta una forte

concentrazione in Europa ma si caratterizza anche per una presenza in Medio Oriente, nelle Americhe e

in Asia. La Società gestisce, direttamente o in licenza, un portafoglio di oltre 350 marchi: un mix calibrato

di brand globali e locali, che consente di rispondere efficacemente alle mutevoli esigenze dei mercati e

dei consumatori, proponendosi a concedenti e clienti come un provider globale di servizi per i

viaggiatori.

Autogrill Group

Autogrill is the world’s leading provider of food & beverage and retail services for travellers. Present in

38 countries with approximately 62,800 employees, it manages more than 5,300 points of sale in over

1,200 locations. It operates mainly through concessions: at airports, along motorways and in railway

stations, with a selective presence on high streets and at shopping centers, trade fairs and cultural

attractions. The Group operates in two business segments: Food & Beverage and Travel Retail & Duty-

Free. Food & Beverage is its historical business and is well developed mainly in Europe and North

America. Travel Retail & Duty-Free is managed by the subsidiary World Duty Free Group and is

concentrated mostly in Europe, however with a significant presence in the Middle East, the Americas and

Asia. Autogrill manages a portfolio of more than 350 brands, directly and under licence: a tailored mix of

global and local brands that allows swift response to the changing needs of the markets and makes the

Group a global service provider to landlords and consumers alike.

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_Company profile iGuzzini illuminazione nasce nel 1959 con il nome Harvey Creazioni. Ad una prima produzione di oggetti in rame smaltato, affianca quella di lampade d’arredo. Oggi, a cinquant’anni dalla sua fondazione, è fra le prime sul mercato internazionale nella produzione di apparecchi per l’illuminazione architetturale di fascia alta, sia per gli interni che per gli esterni. La sua sede è in Italia, (Recanati) dove copre un’area di 150.000 m2 fra headquarter, produzione e polo logistico. Ha 16 filiali europee ed extraeuropee e distributori esclusivi in tutto il mondo. Il suo consolidato 2011 è di 186 milioni di euro. Il numero dei dipendenti è di 1.177 E’ guidata da Adolfo Guzzini, Presidente, Antonio Santi, CEO e appartiene - insieme a Teuco Guzzini (settore bagno_water experience) e F.lli Guzzini (settore cucina tavola) - alla Finanziaria Fimag, holding di famiglia. Le tre aziende compongono il Gruppo Guzzini. _ About us Il tratto caratteristico della nostra attività è progettare l'uso efficace della luce: ciò si traduce non soltanto nella produzione di apparecchi di illuminazione innovativi, dalle eccellenti performance e disegnati dagli architetti e designer più importanti del panorama internazionale, ma anche nella capacità di combinarli in regie luminose in grado di abitare le diverse architetture in maniera del tutto integrata. Rispettare l’equilibrio del pianeta e apportare un significativo progresso fa parte del nostro modo di vivere e fare impresa. E questo ci ha elevato fra le più importanti aziende del settore e ci ha reso un riferimento per alcuni dei più noti nomi dell’architettura e del design: fra i primi Giò Ponti, Rodolfo Bonetto, e Bruno Gecchelin, ai quali hanno fatto poi seguito Renzo Piano, Gae Aulenti, Norman Foster, Mario Cucinella, Massimiliano Fuksas, Ron Arad, autori, tra l’altro, di alcuni degli apparecchi di illuminazione più significativi. Da sempre crediamo nell’uso intelligente della luce e delle tecnologie che la realizzano: per una migliore lettura degli spazi urbani, identificazione degli stili, valorizzazione delle diverse identità architettoniche. La luce è per noi la quarta dimensione del progetto architettonico, e forti di questa convinzione abbiamo dato vita ad una serie di apparecchi in grado di integrarsi completamente ai più diversi luoghi - siano essi musei o boutique, parchi o strade –, in grado di realizzare infinite scenografie luminose, e soprattutto sempre più votati al risparmio energetico. I progetti da noi illuminati abbracciano tutti i settori e ci hanno reso partner privilegiato fra alcuni degli architetti e lighting designer di fama mondiale: dalla National Assembly of Wales di Richard Rogers al nuovo terminal dell’Aeroporto Internazionale di Carrasco; dal complesso Linked Hybrid di Pechino alla Rolex Tower di Dubai; dalla innovativa sede della Sanofi Aventis a Massy,Francia, al Museo Holon di Israele, disegnato da Ron Arad. Guardano sempre al risparmio energetico, negli interni però, quegli apparecchi pensati per accogliere sorgenti ad alta efficienza energetica, con ottiche di elevato rendimento e componenti elettronici in grado di connetterli ai sistemi di lighting management: prodotti in grado di ridurre notevolmente il consumo di energia elettrica, senza tuttavia penalizzare la qualità della luce e il rendimento visivo. Costante negli anni l’investimento sulla ricerca e sull'innovazione tecnologico-produttiva, con partner che vanno dalla Harvard University al M.I.T di Boston, dalla “La Sapienza” di Roma al Politecnico di Milano, fino ad arrivare al CNR, all’Istituto Centrale per il Restauro e al Lighting Research Center di Troy (NY). Numerosi i premi a noi assegnati: dal Compasso d’Oro 1989 all’apparecchio Shuttle di Bruno Gecchelin, a quello del 1991 assegnato al Gruppo Guzzini “per aver sviluppato nel tempo una filosofia progettuale e produttiva di grande coerenza in cui la cultura del Design ha rappresentato un comune denominatore ed un elemento di distinzione” al Compasso d’Oro 1998 al prodotto Nuvola di Piano Design Workshop. Nel 1998 riceviamo il Premio Guggenheim quale riconoscimento al costante impegno nel campo della cultura e nel 2001 il Premio Leonardo per la qualità. Contacts iGuzzini illuminazione spa 62019 Recanati, Italy Via Mariano Guzzini, 37 phone (+39) 071.75881 fax (+39) 071.7588295 video (+39) 071.7588453 >> [email protected] >> [email protected]

Press Office Italy Alam per comunicare, Milano Phone +39 02 3491206 Fax +39 02 3490928 >>[email protected]

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Arcus S.p.A.Via Barberini, 86 - 00187 Roma

Tel. 06 42089 Fax 06 42089227 E-mail: [email protected]

ARCUS: UNO STRUMENTO DI INTERVENTO A SOSTEGNO DEI BENI CULTURALI.

Nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, è stata costituita Arcus, Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura edello spettacolo S.p.A., ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia, mentre l’ope-ratività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i Beni le Attività Culturali – che esercitaaltresì i diritti dell’azionista – di concerto con il Ministro delle Infrastrutture. Arcus può anche sviluppare iniziative autonome.

Il compito dichiarato di Arcus è di sostenere in modo innovativo progetti importanti e ambiziosi concernenti il mondo dei beni e delle attività culturali, anchenelle sue possibili interrelazioni con le infrastrutture strategiche del Paese.Nella missione di Arcus sostenere progetti significa individuare iniziative importanti, aiutarne il completamento progettuale, intervenire negli aspetti orga-nizzativi e tecnici, partecipare - ove opportuno o necessario - al finanziamento del progetto, monitorarne l’evoluzione, contribuire ad una conclusione feli-ce dell’iniziativa.E’ importante che venga ben compresa la specificità operativa di Arcus, così come emerge da quanto precede: la Società interviene a sostegno organiz-zativo e finanziario su progetti di rilievo, mentre in nessun modo è assimilabile un’agenzia di erogazione di fondi, né può essere annoverata fra i “distribu-tori a pioggia” di fondi pubblici o privati.Arcus, quindi, si propone come uno strumento originale per il sostegno e il lancio di iniziative e progetti importanti e innovativi nel panorama della cul-tura italiana. Il supporto economico, se interviene, deve essere visto come del tutto strumentale nell’ambito di un progetto culturale che sia concettual-mente valido e operativamente condiviso.

Scendendo in qualche particolare, Arcus fornisce assistenza ad iniziative finalizzate, fra l’altro, a:

* predisporre progetti per il restauro, il recupero e la migliore fruizione dei beni culturali;

* tutelare il paesaggio e i beni culturali attraverso azioni e interventi volti anche a mitigare l’impatto delle infrastrutture esistenti o in via di realizzazione;

* sostenere la programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi nel settore dei beni culturali;

* promuovere interventi progettuali nel settore dei beni e delle attività culturali e nel settore dello spettacolo;

* individuare e sostenere progetti di valorizzazione e protezione deibeni culturali attraverso interventi a forte contenuto tecnologi-co;

* sostenere progetti inerenti il turismo culturale nell’accezionepiù ampia del termine;

* promuovere la nascita e la costituzione di bacini culturali, cioè di aree geografichesulle quali insistono beni culturali emblematici, in una visione integrata e sistemica capacedi collegare ai beni culturali locali le infrastrutture, il turismo, le attività dell’indotto, i trasporti;

* intervenire nell’ampio settore delle iniziative tese a rendere pienamente fruibili i beni culturali da parte dei diversamente abili.

Per la realizzazione delle proprie attività Arcus si avvale delle risorse di cui all’articolo 60 della legge 27 dicembre 2002, n. 289(Legge Finanziaria 2003). La norma dispone che annualmente il 3% degli stanziamenti previstiper le infrastrutture sia destinato alla spesa per la tutela e gli interventi a favore dei beni edelle attività culturali. Arcus è individuata come la struttura destinataria di tali fondi. Aisensi, poi, dell’articolo 3 della legge 31 marzo 2005, n. 43, la percentuale sopra indicataviene incrementata annualmente di un ulteriore 2%.La Società, inoltre, può ricevere finanziamenti stanziati dall’Unione Europea, dallo Statoe da altri soggetti pubblici e privati.Arcus si muove anche nell’ottica di aggregare attorno ai progetti i possibili stakeholderspotenzialmente interessati. Di volta in volta, pertanto, vengono contattate fondazioni di origine ban-caria e non, enti locali, esponenti delle autonomie e della società civile, università e anche soggetti pri-vati, al fine di coagulare attorno alle iniziative risorse crescenti e finanziamenti coordinati.Il progetto ambizioso di Arcus è così di diventare il “collante” che consente di rendere operativa la capa-cità sistemica di promozione e sostegno progettuale per la realizzazione di iniziative mirate a miglio-rare il quadro dei beni e delle attività culturali, in un’ottica di sempre migliore conservazione, fruizio-ne e valorizzazione. Arcus, muovendosi opportunamente, favorisce la necessaria convergenza ditutti i soggetti, contribuendo quindi al successo dei progetti culturali di volta in volta identificati.

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Il Gioco del Lotto a sostegno dell’arte e della cultura in Italia

Il gioco del Lotto ha una tradizione secolare, nel corso della storia, infatti, ha vissuto alternando la clandestinità alla celebrazione, osteggiato, ma poi legalizzato perché portatore di entrate destinate, in parte, ad opere pie e di pubblica utilità. Le prime notizie certe intorno al gioco del Lotto vengono fatte risalire al 1620 a Genova. Più tardi nella seconda metà del XVII secolo si diffuse il "Lotto della Zitella". Anche questa versione del gioco divenne famosa in tutta Europa. Nello Stato della Chiesa, il gioco del Lotto godette di alterne fortune. Il 9 dicembre 1731, nel quadro degli interventi a sostegno della finanza pubblica, venne definitivamente istituzionalizzato. Grande fu il successo della prima estrazione avvenuta il 14 febbraio 1732 sulla piazza del Campidoglio. Questa improvvisa disponibilità finanziaria permise al papa Clemente XII, di promuovere il rinnovamento edilizio di Roma con la costruzione, tra l'altro, della Fontana di Trevi, della facciata di S. Giovanni in Laterano, del Palazzo della Consulta al Quirinale, della facciata di S. Giovanni dei Fiorentini. L'importanza dei proventi del gioco del lotto per interventi di valenza culturale non verrà meno nei decenni successivi, anzi si consoliderà con la nuova straordinaria impresa museale promossa dai pontefici a Roma: l'istituzione dei Musei Vaticani nel 1771. Molte altre furono le città che beneficiarono dei proventi del Lotto, come, ad esempio, il porto di Ancona, il rifacimento del ponte di Tiberio a Rimini, e la ristrutturazione dell'acquedotto a Perugia. In seguito lo storico legame tra il gioco del Lotto e i beni culturali si è definitivamente consolidato nel 1996 quando, con l’introduzione della seconda estrazione settimanale del mercoledì, una parte dei proventi derivanti dal gioco è stata destinata, in base a una programmazione triennale, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il recupero e la conservazione del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico (legge n.662/96). Da diversi anni, Il Gioco del Lotto è impegnato in progetti e attività di sostegno a iniziative portatrici di valori educativi e sociali. Per questa ragione, Il Gioco del Lotto ha legato il proprio nome alle più importanti istituzioni culturali con il desiderio di contribuire ad arricchire la comunità con iniziative di qualità. E’ quindi nell’ambito di una sempre maggiore attenzione agli interventi finalizzati alla valorizzazione del territorio che il Gioco del Lotto in passato ha partecipato al recupero di luoghi di rilevante impatto sociale nella città di Roma e oggi ha scelto di affiancare importanti istituzioni come il Palazzo delle Esposizioni, le Scuderie del Quirinale, il Vittoriano, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini e, dalla sua apertura, il MAXXI. Tutti questi sono solo alcuni degli esempi più significativi di come il Gioco del Lotto contribuisca attivamente alla crescita della vita culturale italiana e di come da anni si impegni nella valorizzazione del patrimonio artistico con iniziative di promozione e comunicazione destinate ad avvicinare la cultura a tutti i cittadini.

Lottomatica è il più grande operatore di lotterie al mondo in termini di raccolta ed è l’azienda leader in Italia nel settore dei giochi. In qualità di concessionaria esclusiva dello Stato, la Società gestisce dal 1993 la principale lotteria del mondo, il “Lotto”, e dal 2004 le lotterie Istantanee e Differite. Lottomatica prosegue con successo nella strategia di crescita attraverso la diversificazione del proprio portafoglio giochi (Giochi sportivi, Apparecchi da intrattenimento, Videolotterie, Scommesse a totalizzatore), fornendo tutti i relativi servizi tecnici. Facendo leva sul proprio presidio distributivo e su importanti competenze di processing, Lottomatica offre inoltre servizi automatizzati di pagamento. La Società, della quale il Gruppo De Agostini è azionista di maggioranza, distribuisce giochi e servizi attraverso una delle reti di collegamento on-line in tempo reale più estese in Europa.

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Alcantara® è un marchio registrato di Alcantara S.p.A.

Alcantara S.p.A. – Via Mecenate 86, 20138 Milano Italia – Tel. +39 02 58030.1 - Fax. +39 02 5063886

[email protected] – www.alcantara.com – www.facebook.com/Alcantara.Company

Alcantara e MAXXI: eccellenza e creatività nell’arte Materiale senza tempo, dalle molteplici potenzialità espressive e unico nel suo genere, Alcantara incontra l’arte e l’architettura aprendosi a nuovi linguaggi interpretativi. Dopo il successo dell’iniziativa CAN YOU IMAGINE?Progetto Alcantara® - MAXXI, una ricerca sperimentale che ha dato origine ad una mostra aperta al pubblico dal 7 Ottobre fino al 13 Novembre 2011, continua la collaborazione tra l’azienda italiana che produce l’omonimo materiale e il Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Se la prima fase del progetto pluriennale aveva visto protagonisti 11 grandi designer internazionali chiamati a interpretare le caratteristiche di Alcantara in altrettante installazioni, il secondo step prevede che le stesse peculiarità del materiale siano declinate secondo uno specifico tema da designer internazionali under 35, scelti attraverso un concorso su invito che il 15 maggio 2012 ha avuto il suo epilogo con l’elezione degli otto finalisti. Sebastian Herkner (Germania), Lanzavecchia + Way (Italia & Singapore), Mischer’ Traxler (Austria), Society of Architecture (Korea), Matteo Zerzenoni (Italia), Vittorio Venezia (Italia), Paradisi Artificiali (Italia), Mana Bernardes (Brasile): questi gli otto finalisti. I progetti saranno esposti a novembre 2012 nella mostra Shape your life! Progetto Alcantara - MAXXI, curata da Giulio Cappellini Art Director di Alcantara e Domitilla Dardi Design Curator MAXXI Architettura. Partendo dalla considerazione di uno stile di vita che si fa sempre più nomadico e dinamico,

portandoci a vivere più spesso fuori casa che non dentro le mura domestiche, la sfida proposta

dalla mostra è proprio quella di interpretare i nuovi scenari dell’abitare “(con) temporaneo”, quel

“fuori casa” dove si trascorre oramai la maggior parte del tempo.

Il compito dei giovani designer è dunque creare “habitat attrezzati”: oggetti e spazi in Alcantara,

per sentirsi a proprio agio e “ a casa fuori casa”.

SHAPE YOUR LIFE! Progetto Alcantara®- MAXXI conferma la vivace collaborazione tra un museo dalla vocazione interdisciplinare e un’azienda che crede fortemente nella ricerca e nel costante dialogo con la creatività. Alcantara nasce nel 1972 e rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy.

L’head quarter gestionale dell’azienda si trova a Milano, mentre lo stabilimento produttivo e il centro

ricerche sono a Nera Montoro, in Umbria. Alcantara è un materiale di rivestimento unico e innovativo, frutto

di una tecnologia unica e proprietaria, scelto da aziende leader in svariati campi di applicazione. Offre una

combinazione straordinaria di sensorialità, estetica e funzionalità, associate ad una consapevolezza etica

e sociale che definisce uno stile di vita contemporaneo: lo stile di vita di chi ama godere appieno dei

prodotti che usa ogni giorno nel rispetto dell’ambiente.

Alcantara è un marchio registrato di Alcantara S.p.A. Alcantara ha ottenuto la certificazione “Carbon Neutral”: per fare questo, in un solo anno sono state ridotte

del 49% le emissioni di anidride carbonica derivanti dall’intero processo produttivo del materiale, ed il

residuo è stato compensato finanziando progetti internazionali legati alle energie rinnovabili.

A partire dal 2009 è inoltre disponibile il Bilancio di Sostenibilità aziendale che documenta il percorso di

Alcantara in questo ambito.