Elio Ugenti Usi e funzioni sociali della fotografia. Ieri ... · Corso di Storia e Critica della...
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DAMS – Università Roma Tre
Corso di Storia e Critica della Fotografia A.A. 2013/2014
Elio Ugenti
Usi e funzioni sociali della fotografia. Ieri e oggi
Studi visuali: - Immagini artistiche e non artistiche. - Considerazione non solo del valore estetico dell’immagine, ma
anche della sua portata storica, culturale, politica, sociale. - Attenzione portata non solo – e non tanto – sulla singola
immagine ma sulle relazioni che si instaurano tra le immagini, talvolta anche tra immagini molto differenti tra loro.
- Ampia considerazione del contesto mediatico, in particolare per
quel che concerne i modi di produzione e di veicolazione delle immagini e – dunque – dei loro contesti fruitivi.
«Se nella fotografia c’è una forza viva irresistibile, se in essa c’è qualcosa che sembra essere di una gravità assoluta, […] allora dobbiamo dire che con la fotografia non ci è più possibile pensare all’immagine al di fuori dell’atto che l’ha creata. La foto non è solamente un’immagine (il prodotto di una tecnica e di una azione, il risultato di un fare o di un saper fare, un’immagine di carta che si guarda semplicemente nella sua chiusura di oggetto finito), è anche, anzitutto, un vero atto iconico, un’immagine se si vuole, ma “attiva”, qualcosa che non si può concepire al di fuori delle sue circostanze […], precisando che questo “atto” non si limita al solo gesto di produzione propriamente detta dell’immagine (il gesto di “scattare”) ma che include tanto l’atto della sua ricezione quanto della sua contemplazione».
(Philippe Dubois, L’atto fotografico, 1986)
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Questione metodologica di partenza: superamento della contrapposizione (storicamente radicata negli studi di filosofia e presente negli studi di psicologia) tra oggettività e soggettività.
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Tesi di Bourdieu: esistenza di una profonda compenetrazione che rende inscindibili questi due concetti nel momento in cui li si cala nella realtà Ricerca di fenomeni sociali specifici.
Argometazione: l’oggettività in quanto tale non esiste. Essa può manifestarsi soltanto attraverso l’agire individuale e soggettivo.
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
OGGETTIVITÀ Esteriorizzazione dell’interiorità SOGGETTIVITÀ Interiorizzazione dell’esteriorità
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
“Le relazioni oggettive NON ESISTONO e non si realizzano effettivamente che entro e attraverso quel prodotto dell’interiorizzazione delle condizioni oggettive che è il sistema delle disposizioni”.
Bourdieu:
Modi di comportamento
Processi autorappresentativi
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
“… quelle pose appartenevano al repertorio che definiva e al tempo stesso condizionava i membri della sua classe sociale, quella in cui era nato ma da cui si era trovato tragicamente emarginato”.
Bob Rogers:
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Obiettivi: - Spiegare le motivazioni dell’ampia diffusione della fotografia
- Porre in analisi le pratiche a essa correlate
- Individuare e analizzare gli usi che della fotografia si fanno al di
fuori dell’ambito artistico/autoriale
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
1928
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
1930
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Ci riporta a Dubois: - Intenzione
- Contesto produttivo
- Contesto espositivo
CIRCOSTANZE
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Spiegazione psicologica: - Forte impulso a possedere un apparecchio fotografico (una sorta
di bene di consumo).
- La spinta naturale verso “l’atto fotografico” è indipendente dai condizionamenti sociali. La possibilità di assecondarla è strettamente correlata al reddito.
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Critica di Bourdieu: - Confusione tra cause ed effetti:
Vero impulso (non naturale) verso l’atto fotografico
Meccanismo “desiderio Soddisfacimento/Impedimento” come mascheramento di una serie di condizionamenti sociali fortemente radicati
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Motivazioni secondo la spiegazione psicologica: - La fotografia avrebbe la funzione di aiutare a superare l’angoscia
provocata dal fluire del tempo, sia offrendo una sorta di sostituzione magica di ciò che il tempo ha distrutto, sia colmando i vuoti della memoria e fornendo spunto all’evoluzione di ricordi associati, in breve suscitando l’illusione di VINCERE IL POTERE DEL TEMPO.
- La fotografia saprebbe favorire la comunicazione con gli altri permettendo di rivivere in comune i momenti trascorsi.
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
- La fotografia offre al fotografo la possibilità di “realizzarsi” sia facendogli sperimentare la propria “potenza” mediante l’appropriazione magica […] della cosa rappresentata, sia consentendogli di esprimere un’intenzione artistica o di manifestare la sua padronanza tecnica.
- La fotografia fornirebbe un mezzo d’evasione o una semplice distrazione al pari di un gioco.
Freni: - Impedimenti economici
- Paura del ridicolo e del fallimento
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Scrive Bourdieu: «Più dei due terzi dei fotografi sono dei conformisti stagionali che si dedicano alla fotografia sia in occasione di cerimonie familiari o di riunioni amichevoli, sia nel periodo delle vacanze estive». Importanza dell’occasione: Le occasioni contribuiscono alla determinazione dei limiti del “fotografabile”. La fotografia amatoriale (occasionale) come pratica etero-determinata
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
L’occasione che contribuisce a determinare il fotografabile è spesso legata a una serie di convenzioni sociali, le quali prevalgono in alcuni casi sui freni che erano stati individuati nell’ambito dell’ipotesi psicologica.
Abitante di provincia intervistato da Bordieu (in rif. al matrimonio): «Le fotografie dei dilettanti non possono sostituire le fotografie ufficiali, che ci si fa fare in studio per inviarle a parenti e amici. Ci vanno tutti allo studio, anche i più poveri».
La proposta metodologica di Pierre Bourdieu
Predominanza della funzione familiare. Attenzione portata quasi esclusivamente sul contenuto. Necessità di rappresentare e rinsaldare l’unità familiare. Si legittima così lo schema metodologico iniziale:
OGGETTIVITÀ Esteriorizzazione dell’interiorità SOGGETTIVITÀ Interiorizzazione dell’esteriorità
Valore culturale e valore espositivo della foto di famiglia
Scrive Bourdieu: «Nella maggior parte delle case contadine, le fotografie sono custodite in una scatola, ad eccezione della fotografia del matrimonio e di alcuni ritratti. Sarebbe scarso decoro o ostentazione esporre agli sguardi del primo venuto le immagini dei membri della famiglia. […] Le fotografie rituali sono troppo solenni o troppo intime per essere esposte nello spazio della vita quotidiana».
Valore culturale e valore espositivo della foto di famiglia
Alcuni termini da fissare: - Custodire
- Esporre
- Rituali
- Vita quotidiana
Valore culturale e valore espositivo della foto di famiglia
Sacralità dell’immagine fotografica familiare (da sottrarre allo sguardo dell’individuo estraneo, esterno a una cerchia che si riconosce come familiare). Scrive Agamben: Consacrare (sacrare) era il termine che designava l’uscita delle cose dalla sfera del diritto umano. Religione è ciò che sottrae cose, luoghi, animali o persone all’uso comune e le trasferisce in una sfera separata. Profanare significava per converso restituire al libero uso degli uomini. Pura, profana, libera dai nomi sacri è la cosa che restituita all’uso comune degli uomini.
Valore culturale e valore espositivo della foto di famiglia
E conclude: “Ciò che è stato ritualmente separato può essere restituito dal rito alla sfera profana”.
- Forte relazione tra custodire (sottrarre) ed esporre (profanare).
- Forte valenza della ritualità che sottrae l’oggetto (immagine) all’uso comune (vita quotidiana).
- Nuove forme di ritualità che lo restituiscono all’uso pubblico?
Per riprendere i termini chiave appuntati:
Valore culturale e valore espositivo della foto di famiglia
Valore culturale
Valore espositivo
Rapporto di proporzionalità inversa
Walter Benjamin:
Valore culturale e valore espositivo della foto di famiglia
Valore culturale e valore espositivo della foto di famiglia
Autorappresentazione e preservazione della memoria
La ritualità legata all’immagine familiare era molto spesso legata alla preservazione della memoria. Il “rito” di guardare le fotografie era certamente un momento in cui la memoria familiare veniva vivificata. Funzione, questa, che si accosta e quasi si confonde con la necessità autorappresentativa del nucleo familiare.
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Sguardo sull’oggi: riconfigurazione di questi aspetti legati all’immagine privata, familiare, amatoriale. - Digitalizzazione
- Riconfigurazione dello “spazio pubblico”
- Nuove forme di socialità
ALTERAZIONE DEI PARAMETRI DI RIFERIMENTO
Autorappresentazione e preservazione della memoria
José Van Dijck (2008): - In era analogica era fortemente correlata al ricordo
autobiografico
- Le fotografie erano fondamentalmente dei ricordi da conservare in un album di famiglia o all’interno di una scatola.
- La formazione dell’identità personale era un elemento presente ma secondario rispetto alla funzione della preservazione della memoria.
Autorappresentazione e preservazione della memoria
I tre spetti sono fortemente correlati tra loro, ma ci focalizziamo in particolare sul terzo: La formazione dell’identità personale era un elemento presente ma secondario rispetto alla funzione della preservazione della memoria.
Autorappresentazione e preservazione della memoria
PRESERVAZIONE DELLA MEMORIA ambito familiare COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ dimensione individuale
Inversione di tendenza in epoca digitale: - Forte individualismo (costruzione dell’identità)
- Predominanza della funzione comunicativa (istantanea) attraverso
le immagini rispetto alle pratiche legate alla preservazione della memoria
Autorappresentazione e preservazione della memoria
IMPORTANTE: Nuovi rapporti di forza, non sostituzione di una funzione con l’altra. COESISTENZA: 1 – comunicazione istantanea 2 – preservazione della memoria
Autorappresentazione e preservazione della memoria
2 > 1
1 > 2
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Scrive Van Dijck: «Showing pictures as part of conversation or reviewing pictures to confirm social bonds between friends appears more important than organizing photos in albums and looking at them».
La possibilità della costituzione di una memoria (individuale, interindividuale o persino collettiva) permane e può successivamente emergere con forza ancheall’interno del nuovo contesto mediatico, in epoca digitale.
TUTTAVIA
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Il caso di Abu Ghraib:
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Il caso de “Il mio film di Facebook”:
Autorappresentazione e preservazione della memoria
PRODUZIONE: Assemblaggio di immagini postate (nella stragrande maggioranza dei casi) con un forte intento comunicativo (istantaneo) per farne un prodotto destinato alla vivificazione della memoria. RICEZIONE: Ricorso a una serie di parole chiave riconducibili a quelle che storicamente si legano alla fruizione dell’immagine privata in funzione della costruzione/vivificazione della memoria individuale e famialiare: nostalgia, ricordo, etc.
Autorappresentazione e preservazione della memoria
E d’altronde – per converso – anche Bourdieu prendeva in considerazione alcuni modi di autorappresentazione, che avevano delle forti valenze comunicative, legati alla pratica fotografica. Intento principale: trasmettere (comunicare) un’immagine di sé. Un’immagine (individuale) che era tuttavia fortemente legata alla condizione sociale del proprio nucleo familiare. Contadino: interiorizzazione di un’immagine peggiorativa che gli altri hanno di lui Goffaggine di fronte alla macchina fotografica dovuta al tentativo di oggettivare una precisa immagine di sé.
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Scrive Roland Barthes: «Ah, se solo potessi riuscire sulla carta come sulla tela d’un quadro classico, con un’espressione nobile, un’aria pensosa, intelligente, ecc.! Insomma, se solo potessi essere “dipinto” (da Tiziano) o “disegnato” (da Clouet)! Ma siccome ciò che vorrei che si captasse è una delicata testura morale e non una mimica, e siccome la Fotografia, salvo nel caso dei grandi ritrattisti, è poco sottile, io non so come agire all’interno sulla mia pelle…
Autorappresentazione e preservazione della memoria
… decido allora di lasciar aleggiare sulle mie labbra e nei miei occhi un sorriso che vorrei “indefinibile”, col quale, insieme alle qualità della mia natura, darei a leggere la consapevolezza divertita che io ho di tutto il cerimoniale fotografico: io mi presto al gioco sociale, poso, so che sto posando, voglio che voi lo sappiate, ma questo supplemento di messaggio non deve assolutamente alterare (vera e propria quadratura del cerchio) l’essenza della mia persona: solo ciò che io sono, al di fuori di ogni effigie».
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Prosegue Barthes: «La Foto-ritratto è un campo chiuso di forze. Quattro immaginari vi s’incontrano, vi si affrontano, vi si deformano. Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per dar mostra della sua arte».
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Oggi il selfie – la pratica autoritrattistica più in voga in questo momento sembra operare un’inversione di rotta rispetto ad alcune questioni che emergono dalle considerazioni di Bourdieu così come da quelle di Barthes: - Disinteresse nei confronti dell’elaborazione dell’immagine di
sé
- Predominanza dell’istantaneità sulla preoccupazione di un’immagine da “tramandare”
- Accettazione di nuove “norme estetiche”
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Più che “nutrirsi” di una serie di convenzioni esterne che storicamente regolavano il momento dell’auto-rappresentazione, il selfie sembra dettare esso stesso dei modelli di rappresentazione che entrano immediatamente in circolazione e si replicano.
Autorappresentazione e preservazione della memoria
We are just like you!
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Autorappresentazione e preservazione della memoria
Conclusioni
Trevor Paglen: Is Photography Over?
«Che cosa è cambiato - se qualcosa è cambiato - per la fotografia nell'ultimo decennio circa?».
Riflessione intorno alla fotografia --> ricerca di adeguati strumenti metodologici e critici Pratica fotografica --> ricerca del proprio ruolo, della propria "posizione" all'interno del nuovo panorama visuale all'interno del quale la fotografia è inclusa
Conclusioni
Scrive Paglen: “La fotografia si sta profondamente modificando in quelle sono le sue componenti tecniche, culturali e critiche”.
“L’attuale quadro critico, teorico e pratico riesce con difficoltà a dare un senso a questi cambiamenti. Dunque, la domanda che si pone: ‘La fotografia è superata?’”.
“I termini ‘fotografare’ e ‘guardare’ stanno diventando sempre più sinonimi tra loro”.
Conclusioni
Ad essere superata non è la fotografia, ma un modo particolare (tradizionale) di intendere la fotografia
Photography is not over.
The lesson is over!