Elettrostatica nel vuoto - fis.unipr.itmarisa.bonini/didattica/IX.pdf · Anche le forze di natura...
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Elettrostatica nel vuoto
Come abbiamo visto nella parte di meccanica le forze sono
o di contatto (attrito, pressione, forza elastica) o a distanza
(gravitazione): osservazioni sperimentali hanno mostrato che
esiste un’altra forza a distanza che e detta elettrica.
E evidenza sperimentale che:
] due oggetti della medesima sostanza dopo essere stati
strofinati con un panno di lana se posti l’uno vicino all’altro
si respingono.
] mentre se i due oggetti sono di sostanze diverse (es. plasti-
ca e vetro) si possono sia respingere che attrarre, a seconda
delle sostanze (ad es. plastica e vetro si attraggono).
Anche le forze di natura elettrica soddisfano il terzo principio
della dinamica (principio di azione e reazione).
In natura esistono due tipi diversi di cariche elettriche:
] per convenzione si dice che sostanze come il vetro, per
strofinio con lana, acquistano carica positiva (sostanze ve-
trose)
] sostanze come l’ambra per strofinio acquistano carica ne-
gativa (sostanze resinose).
Cariche dello stesso segno si respingono mentre cariche di
segno opposto si attraggono.
I costituenti elementari della materia sono protoni, neutroni,
elettroni le cui masse sono:
mp = 1,6625 · 10−27 kg
mn = 1,6748 · 10−27 kg
me = 9,1091 · 10−31 kg '1
1840mp
Per quanto riguarda le dimensioni, il diametro del protone
e del neutrone e dell’ordine di 10−15 m, mentre l’elettrone e
puntiforme.
Il protone ha carica elettrica positiva e l’elettrone carica elet-
trica negativa, fra di loro uguali in valore assoluto. Fino ad
oggi non e stata osservata alcuna carica elettrica che sia una
frazione della carica del protone (o elettrone) che percio puo
essere considerata come la carica elementare, cioe la carica
elettrica si presenta come una grandezza fisica quantizzata.
Il neutrone e elettricamente neutro. Gli atomi sono elettrica-
mente neutri (la carica di un atomo e data dalla somma delle
cariche dei protoni ed elettroni che costituiscono l’atomo).
Le sostanze si dividono dal punto di vista elettrico in materia-
li isolanti, in cui le cariche trasferite per strofinio rimangono
localizzate, e materiali conduttori, in cui le cariche elettriche
negative sono libere di muoversi all’interno del corpo.
L’elettrizzazione di un corpo neutro puo effettuarsi mediante
contatto con un corpo carico o mediante induzione.
La legge di Coulomb
L’elettroscopio a foglie permette di dare una definizione
operativa della grandezza fisica carica
elettrica: due corpi hanno la stessa
carica se avvicinati all’elettroscopio pro-
ducono la stessa deflessione delle foglio-
line metalliche; quando un corpo carico
tocca un corpo uguale ma scarico, la ca-
rica si divide in parti uguali tra i due
corpi; si puo cosı suddivere la carica in
un numero arbitrario di parti fino ad ar-
rivare all’unita di carica.
In un sistema isolato la somma algebrica delle cariche elet-
triche si mantiene costante nel tempo.
La legge che governa l’attrazione e la repulsione delle cariche
elettriche porta il nome di Coulomb che fu il primo a misurare
quantitativamente le forze tra corpi carichi.
Siano q1 e q2 due cariche puntiformi poste ad una distanza r
nel vuoto, la forza ~F21 che la carica q2
subisce ad opera della carica q1 e
~F21 = kq1q2
r2r12 ~r12 = r r12
dove r12 e il versore che va dalla cari-
ca q1 alla carica q2. k e una costante
di proporzionalita (positiva) il cui valore
dipende dalle unita di misura.
] se q1 e q2 hanno lo stesso segno la forza e repulsiva
] se q1 e q2 hanno segno opposto la forza e attrattiva.
Nel SI l’unita di carica e il Coulomb C, definito come quella
carica che attraversa in un secondo un conduttore percorso
dalla corrente di un Ampere (A). Nel SI
k ≡1
4πε0= 8.9875 · 109 Nm2
C2ε0 = 8.854 · 10−12 C2
N m2
ε0 = costante dielettrica del vuoto. La carica di un pro-
tone vale 1.602 · 10−19 C, quindi 1C equivale alla carica di
6,24 · 1018 elettroni.
La legge di Coulomb e valida (esattamente) per cariche pun-
tiformi.
La legge di Coulomb e formalmente analoga a quella della
gravitazione, con la carica elettrica al posto della massa:
l’unica differenza e che la massa e solo positiva e quindi la
forza gravitazionale e sempre attrattiva.
E utile confrontare le due forze per un elettrone e un protone
posti alla distanza r0
Fg =Gmemp
r20
Fe =ke2
r20
⇒Fe
Fg=
ke2
Gmemp' 2.2 · 1039
Il campo elettrico
Supponiamo che in un punto dello spazio vi sia una carica
Q; se in un altro punto (individuato dal vettore posizione ~r,
rispetto a un certo sistema di riferimento) mettiamo un’altra
carica q0 (carica di prova) su questa agisce una forza di
natura elettrostatica. Il rapporto ~F/q0 e indipendente da q0
e viene detto campo elettrico generato nella posizione ~r dalla
carica Q.
~E(~r) ≡ ~E(x, y, z) =~F
q0
(da un punto di vista concettuale la carica di prova q0 deve
tendere a zero in modo che la perturbazione che essa gene-
ra sia trascurabile). Il campo esiste indipendentemente dalla
carica di prova: noto il campo in un punto, la forza su una
carica q posta in quel punto e data da ~F = q ~E.
Le dimensioni del campo elettrico sono quelle di una forza
divisa per una carica e l’unita di misura e:
Newton/Coulomb=Volt/metro
(il Volt verra introdotto in seguito).
Il campo elettrico e un campo vettoriale: in ogni punto dello
spazio e dato da un vettore, il cui modulo da l’intensita del
campo in quel punto. Per rappresentare graficamente un
campo elettrico si usano le linee di forza: in ogni punto il
campo elettrico e tangente alla linea di forza che passa per
quel punto. Inoltre, in ogni regione del campo viene dise-
gnato un numero di linee di forza tale che la loro densita e
proporzionale all’intensita del campo. Le linee di forza hanno
origine dalle cariche positive e terminano sulle cariche nega-
tive. Per ogni punto (tranne quelli in cui sono localizzate le
cariche) passa una e una sola linea di forza.
Il campo generato dalla carica puntiforme Q che supponiamo
per semplicita posta nell’origine ha la forma
~E(~r) =1
4πε0
Q
r2r =
1
4πε0
Q
r3~r
Il campo generato da una distribuzione discreta di cariche
puntiformi e dato dalla sovrapposizione dei campi generati
dalle singole cariche (ognuno calcolato come se solo una
carica fosse presente):
~E = ~E1 + ~E2 + · · · + ~Ek
O
+Q1
+Q2
~r1
~r2
~E1~E2
P
~E = ~E1 + ~E2x
y
z
~r
Nel caso di due cariche puntiformi
Q1 e Q2 poste in ~r1 e r2 il campo
in P individuato dal vettore ~r e
~E(~r) =1
4πε0
Q1
|~r − ~r1|3(~r − ~r1)
+1
4πε0
Q2
|~r − ~r2|3(~r − ~r2)
In termine delle componenti di ~r = (x, y, z), ~r1 = (x1, y1, z1),
~r2 = (x2, y2, z2) le componenti del campo elettrico sono
Ex(x, y, z) =1
4πε0
∑i=1,2
Qi(x − xi)
[(x − xi)2 + (y − yi)2 + (z − zi)2]3/2
Ey(x, y, z) =1
4πε0
∑i=1,2
Qi(y − yi)
[(x − xi)2 + (y − yi)2 + (z − zi)2]3/2
Ez(x, y, z) =1
4πε0
∑i=1,2
Qi(z − zi)
[(x − xi)2 + (y − yi)2 + (z − zi)2]3/2
Esempio: campo generato da un dipolo elettrico
Un dipolo e un sistema di due cariche puntiformi di carica di
intensita Q ma di segno opposto separate da una distanza
d. Supponiamo che le due cariche siano poste lungo l’asse
z simmetricamente rispetto all’origine e calcoliamo il campo
in un punto P dell’asse y posto a distanza D dall’origine (per
simmetria il campo sara uguale in tutti i punti del piano xy
posti alla stessa distanza D dall’asse z).
PO
D
+Q
−Q
d2
d2
r
r~E
~E+~E−
y
x
z
θ
θ
I campi generati dalle
due cariche sono uguali
in modulo e hanno di-
rezione e verso indicata
in figura
|E+| = |E−| =1
4πε0
Q
r2
r ≡
√D2 +
(d
2
)2
~E = ~E+ + ~E− = −2|E+| sin θ k
Dalla figura, sin θ = d/2r
, quindi
~E = −1
4πε0
Qd
r3k
Campo elettrico di distribuzioni continue di carica
O
dτ
~r′
d ~E
P
x
y
z
~r
τ
ρ
Nel caso di una distribuzione
continua di carica si considerano
degli elementi infinitesimi di ca-
rica dq, si determina il campo
prodotto da ciascun elemento e
si somma (integra) su tutta la
distribuzione di carica.
Quando la carica e distribuita in un volume τ e conveniente
introdurre la densita spaziale di carica ρ. La carica infinite-
sima dq contenuta nell’elemento di volume dτ e
dq = ρdτ ⇒ ρ =dq
dτdimensioni: [ρ] = [Q] [L−3]
quindi l’unita di misura di ρ sono C/m3.
Il campo nel punto P , individuato da ~r, generato dalla carica
infinitesima dq localizzata nel punto ~r′ vale
d ~E(~r) =1
4πε0
dq(~r′)
|~r − ~r′|3(~r − ~r′)
Il campo totale si ottiene integrando su tutta la distribuzione
di carica
~E(~r) =1
4πε0
∫τ
dq(~r′)
|~r − ~r′|3(~r − ~r′)
=1
4πε0
∫τ
ρ(x′, y′, z′)(~r − ~r′)
|~r − ~r′|3dτ ′
In generale ρ dipende da ~r′: solo se ρ non dipende dalla po-
sizione (i.e. ρ e uniforme) puo essere portata fuori dall’integrale.
O
dS
~r′
d ~E
P
x
y
z
~r
Σ
σQuando la carica e distribuita su
di una superficie Σ si introduce
la densita superficiale di carica σ.
La carica infinitesima dq contenuta
nell’elemento di superficie dS e
dq = σdS ⇒ σ =dq
dS
le dimensioni di σ sono: [σ] = [Q] [L−2] e nel SI si misura in
C/m2.
~E(~r) =1
4πε0
∫Σ
dq(~r′)
|~r − ~r′|3(~r − ~r′)
=1
4πε0
∫Σ
σ(x′, y′, z′)(~r − ~r′)
|~r − ~r′|3dS′
In generale σ varia da punto a punto.
O
dl
~r′
d ~E
P
x
y
z
~r
Λ
λ
Quando la carica e distribuita lungo
una linea Λ si introduce la densita
lineare di carica λ. La carica in-
finitesima dq contenuta nell’elemento
di linea dl e
dq = λdl ⇒ λ =dq
dl
le dimensioni di λ sono:
[λ] = [Q] [L−1] e nel SI si misura in C/m.
~E(~r) =1
4πε0
∫Λ
λ(x′, y′, z′)(~r − ~r′)
|~r − ~r′|3dl′
In generale λ varia da punto a punto.
Calcoliamo i campi elettrici generati da particolari distribuzioni
di carica.
P Filo rettilineo indefinito uniformemente carico
I due tratti di filo d~l1 e d~l2, simmetrici rispetto all’origine e di
modulo uguale a dl, hanno ciascuno una carica infinitesima
dq = λdl e generano in P il campo d ~E = d ~E1 + d ~E2
d~l1
d~l2
l
l
O
P
d~E1
d ~E2
d ~Eθ
Rn
+λ
θ
r
|d ~E1| = |d ~E2| =1
4πε0
λdl
r2
d ~E = (dE1 + dE2) cos θ n
=1
4πε0
2λdl
r2cos θ n
dove r = R/ cos θ.
L’elemento di linea dl e
legato all’incremento di
angolo dθ da:
l = R tan θ → dl = Rdθ
cos2 θ
Tutti i contributi al campo dei diversi dl sono diretti come
n, quindi anche il campo totale ha la stessa direzione
~E =
∫d ~E =
λn
2πε0
∫ ∞
0
cos θ
r2dl =
λn
2πε0
∫ π/2
0
cos3 θ
R2
Rdθ
cos2 θ
=λn
2πε0R
∫ π/2
0cos θdθ =
λ
2πε0Rn
~E =λ
2πε0Rn campo del filo rettilineo
Il campo e ortogonale al filo e dipende solo dalla distanza R
dal filo stesso oltre che da λ.
Questo risultato vale con una buona approssimazione anche
per un filo finito ma solo in punti molto vicini al filo.
P Spira circolare uniformemente carica
Sia Q la carica totale della spira → la densita di carica λ e
α
RO
Px
x
d~E
dEx
λ
dl
~r
λ =Q
2πRIl campo infinitesimo in un punto
dell’asse della spira generato dalla carica
infinitesima dq = λdl posta sull’elemento
dl e
d ~E =1
4πε0
λdl
r2r
dEx =1
4πε0
λdl
r2cosα
Nella somma vettoriale dei diversi contributi al campo prove-
nienti dai diversi d~l solo la componente del campo lungo
l’asse x sopravvive
Ex =
∫spira
dEx =1
4πε0
∫spira
λdl
r2cosα =
1
4πε0
λ cosα
r2
∫spira
dl
=1
4πε0
λ cosα2πR
r2=
1
4πε0
Q cosα
r2
dove si e usato il fatto che α e r sono costanti e che
l’integrale sulla spira di dl da la lunghezza della circonferenza.
Questo risultato puo essere espresso in termini della distanza
x dal centro della spira: x = r cosα e r2 = x2+R2 e si trova:
~E =λR
2ε0
x
(x2 + R2)3/2x campo di una spira sull’asse
(dove x e il versore dell’asse della spira).
Il campo di una spira uniformemente carica sull’asse della
spira e diretto lungo l’asse.
P Piano indefinito uniformemente carico
Utilizziamo il risultato precedente per calcolare il campo ge-
nerato da un piano indefinito uniformemente carico.
Consideriamo nel piano una corona circolare di raggio R e
spessore infinitesimo dR. La sua carica ed il campo infinite-
σ
O
R
d~EαP
x
n
r
dSdR
simo da essa generato in P sono:
dQ = σdS = σ 2πR dR
d~E =1
4πε0
dQ cosα
r2n
=σ2πRdR
4πε0
cosα
r2n
Integrando su R si ottiene il campo generato dal piano carico.
Poiche ciascun d ~E e diretto come n, il versore normale al
piano, anche il campo totale e normale al piano
~E(P ) =
∫piano
d ~E =σ
2ε0n
∫piano
cosα
r2RdR
Se x e la distanza di P dal piano, dR e legato a dα da
R = x tanα ⇒ dR = xdα
cos2 α, inoltre r =
x
cosα
~E =σn
2ε0
∫ π/2
0
cos3 α
x2x2 tanα
dα
cos2 α=
σn
2ε0
∫ π/2
0sinαdα =
σ
2ε0n
~E =σ
2ε0n campo di un piano uniformemente carico
La densita delle linee di forza e uniforme; per quanto riguarda
il verso, le linee di forza sono uscenti dal piano se σ e positiva,
entranti se σ e negativa.
Questo risultato vale con una buona approssimazione anche
per un disco di raggio finito ma solo in punti molto vicini al
disco.
Flusso di un campo vettoriale
Consideriamo una superficie chiusa S immersa in una regione
di spazio in cui il campo ~E e diverso da zero. Il flusso del
campo elettrico attraverso la superficie infinitesima dS e
dΦ( ~E) ≡ ~E · ~dS = ~E · ndS = EdS cos θ
~dS e il vettore il cui modulo e dato
dall’aera infinitesima dS, la direzione
e perpendicolare all’area e il verso e
diretto verso l’esterno della superficie
~dS = dSn
Il flusso del campo elettrico attraverso la superficie S e
ΦS( ~E) ≡∫
S
~E · ~dS
dove l’integrale e esteso a tutta la superficie chiusa S.
La legge (o teorema) di Gauss: Il flusso del campo elet-
trico attraverso una superficie chiusa e uguale alla somma
algebrica delle cariche interne alla superficie divisa per ε0
ΦS( ~E) ≡∫
S
~E · ~dS =1
ε0
∑Qint
Il campo e prodotto da tutte le cariche, sia interne che es-
terne, ma il flusso dipende solo dalle cariche interne.
~E
~E
~E~E~E
z
O
+Q
~E
y
x
Φ( ~E) = Q/ε0
z
Oy
x
+Q
r
~E
r
~E
Φ( ~E) = 0
La legge di Gauss e una conseguenza delle legge di Coulomb:
la sua dimostrazione si basa sul fatto che il campo di una
carica puntiforme e radiale e che la sua dipendenza dalla
distanza e r−2.
Quando la carica e interna
dΦ( ~E) = ~E · ~dS =1
4πε0
q
r2r · ndS
=1
4πε0
q
r2cos θdS
=1
4πε0
q
r2dSn =
q
4πε0dΩ
ΦS( ~E) =
∫S
dΦ( ~E) =
∫4π
q
4πε0dΩ =
q
ε0
Quando la carica e esterna∣∣∣dΦ1
∣∣∣ =1
4πε0
q
r21
dS1n =q
4πε0dΩ∣∣∣dΦ2
∣∣∣ =1
4πε0
q
r22
dS2n =q
4πε0dΩ
ma dΦ1 < 0 mentre dΦ2 > 0
quindi ΦS( ~E) = 0
Per una distribuzione continua di carica di densita ρ
ΦS( ~E) ≡∫
S
~E · ~dS =1
ε0
∫τ
ρ(x, y, z)dτ
dove τ e il volume racchiuso dalla superficie S.
La legge di Gauss e uno strumento molto utile per deter-
minare ~E ma solo nei casi in cui la distribuzione di carica
goda di particolari simmetrie ( es. sferica, cilindrica), perche
in questo caso l’integrale di superficie e facilmente calcola-
bile.
Applicazioni della legge di Gauss
_ filo rettilineo indefinito uniformemente carico
Per trovare il campo ad una distanza r dal filo prendiamo una
superficie cilindrica S con asse sul filo di altezza L e raggio
r. Per ragioni di simmetria il campo e diretto radialmente
ed e costante in modulo su tutta la superficie laterale del
cilindro. Le due basi del cilindro danno
contributo nullo al flusso perche ~dS
e ortogonale al campo, rimane solo il
contributo dalla superficie laterale ΦS( ~E) = E(r) 2πrL
Qint = λL (λ densita lineare di carica)
E(r) 2πrL =λL
ε0⇒ E(r) =
λ
2πε0r
_ Piano indefinito uniformemente carico
Prendiamo una superficie cilindrica S di area di base A e
altezza D disposta simmetricamente rispetto al piano. Per
simmetria il campo e diretto perpendicolarmente alle due
superfici di base ed e in modulo uguale (poiche sono disposte
simmetricamente). Inoltre la superficie laterale non
contribuisce al flusso (n ⊥ al campo).ΦS( ~E) = 2AE
Qint = σA (σ densita superficiale
di carica)
E 2A =σA
ε0⇒ E =
σ
2ε0
_ Sfera di raggio R uniformemente carica
Per simmetria il campo e radiale e di modulo costante in
tutti i punti a uguale distanza dal centro della sfera carica.
Prendiamo una superficie sferica S di raggio r concentrica
con la sfera carica ΦS( ~E) = 4πr2E(r)
Qint = Q r > R
Qint = ρ43πr3 = Q
(rR
)3r < R
Q e la carica totale della sfera, ρ = Q/(43πR3)
r > R 4πr2E(r) =Q
ε0⇒ E =
1
4πε0
Q
r2
r < R 4πr2E(r) =Q
ε0
( r
R
)3⇒ E =
1
4πε0
Q
R3r
Il potenziale elettrico
Su di una carica di prova q immersa in un campo elettrico~E (generato da altre cariche) agisce una forza ~F = q ~E. Il
lavoro del campo per spostare la carica q di un tratto ~dl e
dL = ~F · ~dl = q ~E · ~dl. Il lavoro per spostare la carica da A a B
LA→B =
∫ B
A
dL =
∫ B
A
~F · ~dl = q
∫ B
A
~E · ~dl
Il lavoro per unita di carica
LA→B ≡L
q=
∫ B
A
~E · ~dl
Si puo mostrare che il campo elettro-
statico e conservativo,
cioe il lavoro non dipende dal cammino seguito per andare
da A a B ma solo dagli estremi. Ad esempio il lavoro
fatto dal campo generato da una carica puntiforme Q posta
nell’origine su una carica di prova unitaria
LA→B =1
4πε0
∫ B
A
Q
r2r · ~dl
r · ~dl = dr
LA→B =Q
4πε0
∫ B
A
dr
r2=
Q
4πε0
(1
rA−
1
rB
)Si definisce: potenziale generato dalla carica puntiforme Q
V (r) =1
4πε0
Q
r+ costante
Si ha percio
LA→B =
∫ B
A
~E · ~dl = V (A) − V (B) (vale in generale)
il lavoro fatto dal campo per spostare una carica unitaria da
A a B e pari alla differenza di potenziale tra A e B.
Come per tutte le forze conservative si introduce un’energia
potenziale elettrostatica tale che il lavoro svolto dal campo
su una carica q e pari alla variazione dell’energia potenziale
elettrostatica cambiata di segno:
LA→B = qLA→B = −(UB − UA) =⇒ ∆U = q∆V
Solo le variazioni di (energia) potenziale sono significative:
quando tutte le cariche sono al finito, si fissa la costante
nella definizione del potenziale in modo tale che V (∞) = 0,
quindi in un punto P di coordinate (x, y, z) si ha
V (x, y, z) =
∫ ∞
P
~E · ~dl
il potenziale in P e pari al lavoro fatto dal campo per portare
la carica unitaria da P all’infinito.
Inoltre per una carica puntiforme Q posta nell’origine degli
assi il potenziale in un punto a distanza r da essa e
V (r) =1
4πε0
Q
r
Unita di misura del potenziale
[V ] =[Lavoro]
[carica]=
Joule
Coulomb≡ Volt
L’unita di misura del campo elettrico
Newton
Coulomb=
N m
C m=
J
C m=
Volt
m
Le linee di forza del campo elettrico sono sempre puntate
nella direzione in cui il potenziale elettrico decresce, quindi
quando una carica positiva si muove nel verso del campo
elettrico l’energia potenziale elettrica diminuisce.
Superficie equipotenziale: e il luogo geometrico dei punti
aventi lo stesso potenziale elettrico. Le superfici equipoten-
ziali sono sempre ortogonali alle linee di forza del campo
elettrico: infatti se il campo avesse una componente diversa
da zero lungo una superficie equipotenziale compierebbe un
lavoro non nullo per spostare una carica di prova sulla su-
perficie stessa ma questo e in contraddizione col fatto che
la variazione dell’energia potenziale e nulla.
Una famiglia di superfici equipotenziali, ognuna corrispon-
dente a un diverso valore del potenziale, puo essere usata per
dare una descrizione del campo elettrico: il campo elettrico
e piu intenso nelle regioni in cui le superfici equipotenziali si
addensano.
Il potenziale di N cariche puntiformi Qi poste in ~ri (tutte al
finito) in un punto ~r e
V (~r) =1
4πε0
N∑i=1
Qi
|~r − ~ri|
e per distribuzioni continue di carica (tutta al finito) con
densita ρ (o σ, λ, rispettivamente)
V (~r) =1
4πε0
∫τ
ρ(x′, y′, z′)dτ ′
|~r − ~r′|,
V (~r) =1
4πε0
∫Σ
σ(x′, y′, z′)dS′
|~r − ~r′|, V (~r) =
1
4πε0
∫Λ
λ(x′, y′, z′)dl′
|~r − ~r′|
Energia potenziale di un sistema di cariche
L’energia potenziale di una carica puntiforme q situata in un
punto P e
U(P ) = q V (P )
ed e il lavoro fatto dal campo per portare la carica q da
P all’infinito. Questo e pari al lavoro fatto dall’esterno per
portare la carica q dall’infinito in P . Possiamo quindi definire
l’energia potenziale di un sistema di cariche puntiformi come
il lavoro fatto dall’esterno per assemblare il sistema. Sup-
poniamo di voler portare due cariche q1 e q2 nelle posizioni P1
e P2. Il lavoro fatto per portare la prima carica dall’infinito
in P1 e nullo (non c’e campo). Il lavoro
fatto per portare la carica q2 in P2 in pre-
senza della carica q1 in P1 e
U(q2) = q2V1(P2) = q21
4πε0
q1
r12=
q1q2
4πε0r12
dove V1(P2) e il potenziale generato dalla
carica q1 in P2. Per portare una terza carica q3 in P3 occorre
fare un lavoro contro il campo generato da q1 e q2
U(q3) = q3[V1(P3) + V2(P3)]
= q31
4πε0
(q1
r13+
q2
r23
)=
1
4πε0
(q1q3
r13+
q2q3
r23
)L’energia di interazione del sistema di tre cariche e
U = U(q2) + U(q3) =1
4πε0
(q1q2
r12+
q1q3
r13+
q2q3
r23
)
Per un sistema di N cariche puntiformi
U = 12
N∑i,j=1i 6=j
qiqj
4πε0rij= 1
2
N∑i
qiVi
dove Vi e il potenziale nella posizione occupata da qi generato
da tutte le altre cariche
Vi =N∑
j 6=i
qj
4πε0rij
Ricavare il campo dal potenziale elettrico
Dalla definizione di differenza di potenziale
V (A) − V (B) =
∫ B
A
~E · ~dl
se A = (x, y, z) e B = (x + dx, y + dy, z + dz), cioe se A e
B distano di un tratto infnitesimo ~dl = dx i + dy j + dz dz, la
variazione del potenziale e
dV = V (x + dx, y + dy, z + dz) − V (x, y, z) = − ~E · ~dl
= − (Ex dx + Ey dy + Ez dz)
D’altra parte dV =∂V
∂xdx+
∂V
∂ydy +
∂V
∂zdz
confrontando le due relazioni si ha
Ex = −∂V
∂x, Ey = −
∂V
∂y, Ez = −
∂V
∂z
~E = −(
∂V
∂xi +
∂V
∂yj +
∂V
∂zk
)≡ −~∇V
il campo elettrico e uguale al gradiente del potenziale elet-
trostatico cambiato di segno. (N.B. il campo e esprimibile
come il gradiente di una funzione scalare perche e un campo
conservativo)