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NOTA CONGIUNTURALE Settembre 2016 N.B. La presente nota è aggiornata all’1.09.2016. La prossima nota, sarà sul sito il 3.10.2016 INDICE 1.1 ECONOMIA INTERNAZIONALE – Sommario 1.2 Quadro congiunturale 1.3 Evoluzione per Paese 1.4 Area €uro News dal mondo Previsioni dei principali Istituti (CE, FMI, OCSE, BCE) 2. ECONOMIA INTERNA – Sommario 2.1 Indicatori reali 2.2 Indicatori finanziari 2.3 Previsioni 2.4 Finanza pubblica Italia Zona Euro 2.5 Politica delle riforme 3. MERCATI FINANZIARI - Sommario 1

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NOTA CONGIUNTURALE

Settembre 2016

N.B. La presente nota aggiornata all1.09.2016. La prossima nota, sar sul sito il 3.10.2016

INDICE

1.1 ECONOMIA INTERNAZIONALE Sommario

1.2 Quadro congiunturale

1.3 Evoluzione per Paese

1.4 Area uro

News dal mondo

Previsioni dei principali Istituti (CE, FMI, OCSE, BCE)

2. ECONOMIA INTERNA Sommario

2.1 Indicatori reali

2.2 Indicatori finanziari

2.3 Previsioni

2.4 Finanza pubblica

Italia

Zona Euro

2.5 Politica delle riforme

3. MERCATI FINANZIARI - Sommario

1.1 Economia Internazionale Sommario

Il FMI ha tagliato le stime sul PIL mondiale al 3.1% nel 2016 e al 3.4% nel 2017. Entrambe le stime sono in ribasso dello 0.1% rispetto ai dati contenuti nel report di aprile. Di conseguenza, loutlook globale per il biennio 2016-17 peggiorato, nonostante la performance migliore del previsto a inizio 2016. Il peggioramento riflette le previste conseguenze macroeconomiche di un consistente aumento dellincertezza, anche sul fronte politico". L'impatto pi forte sulle economie avanzate, mentre cambia poco per quelle emergenti.

USA. Il Beige Book, della Federal Reserve, parla di "crescita solo modesta" per gli Stati Uniti. Il rapporto sull'economia americana alla base delle decisioni di politica monetaria sottolinea le preoccupazioni per i salari ancora bassi e l'inflazione bloccata. "L'attivit economica ha continuato a crescere con un passo modesto" spiega l'istituto guidato da Janet Yellen che non nasconde i timori per la Brexit e le sue conseguenze nell'immediato su alcune variabili economiche come i consumi, le vendite o il settore finanziario.

Giappone. Il Pil preliminare del Giappone del 2* trimestre si e' attestato in calo rispetto alle attese del consenso (+0,7% a/a) a quota +0,2% a/a. Un movimento che ha messo in evidenza la debolezza dell'economia nipponica nonostante le consistenti misure di stimolo promosse dal Governo del Paese e la politica espansiva adottata dalla Banca centrale. Anche su base trimestrale, la crescita del Pil giapponese e' rallentata, rispettivamente da 0,5% t/t a 0,0% t/t.

Area euro. La ripresa economica nellarea delleuro sta proseguendo, sorretta dalla domanda interna, mentre la crescita delle esportazioni rimane modesta. In prospettiva, il recupero delleconomia dovrebbe procedere a un ritmo moderato. La domanda interna continua a essere sostenuta dalla trasmissione delle misure di politica monetaria della BCE alleconomia reale.

Germania. Secondo la Bundesbank il Prodotto Interno Lordo stimato in espansione quest'anno dell'1,7% contro il +1,8% previsto in precedenza, mentre nel 2017 la crescita attesa ora a un +1,4% dal +1,7% precedente.

Si tratta di previsioni in linea con quelle ufficiali del governo e leggermente pi ottimistiche rispetto a quelle fornite dal Fondo monetario internazionale (+1,5% nel 2016). Ritoccate all'ingi anche le stime sull'inflazione, ora abbassate a +0,2% da +1,1% per il 2016 e a +1,5% da +2% per il 2017.

1.2 Economia Internazionale

Quadro congiunturale

Il FMI ha tagliato le stime sul PIL mondiale al 3.1% nel 2016 e al 3.4% nel 2017. Entrambe le stime sono in ribasso dello 0.1% rispetto ai dati contenuti nel report di aprile. Di conseguenza, loutlook globale per il biennio 2016-17 peggiorato, nonostante la performance migliore del previsto a inizio 2016. Il peggioramento riflette le previste conseguenze macroeconomiche di un consistente aumento dellincertezza, anche sul fronte politico". L'impatto pi forte sulle economie avanzate, mentre cambia poco per quelle emergenti.

Allinterno del report del FMI si legge:

"Il risultato del voto in Gran Bretagna, che ha sorpreso i mercati finanziari globali, implica la materializzazione di un significativo rischio al ribasso per leconomia mondiale.

Il Pil inglese crescer quest'anno dell'1,7%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alla stima di aprile. Tagliata drasticamente la stima per il 2017, con la crescita che rallenta a +1,3%, 0,9 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti previsioni.

Il pil americano crescer quest'anno del 2,2%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di aprile. Confermata la crescita del 2,5% nel 2017.

Nellaggiornamento del World economic outlook, lFmi vede una crescita nellarea della moneta unica dell1,6% nel 2016 e dell1,4% nel 2017, a fronte dei rispettivi +1,5% e +1,6% stimati in aprile. Tuttavia, spiega il Fondo, le prospettive di crescita sarebbero state riviste leggermente al rialzo sia per il 2016 sia per il 2017 se non fosse per le ricadure del referendum nel Regno Unito. Infatti, si precisa nellaggiornamento del rapporto, nellarea delleuro la crescita stata superiore al previsto nel primo trimestre, riflettendo una forte domanda domestica e un rimbalzo di alcuni investimenti.

Taglio, invece, per la stima del 2017 dal +1.6% al +1.4%. Un taglio anche per le stime 2016 e 2017 sul PIL Italia, mentre la crescita 2016 per Germania, Francia e Eurozona viene rivista al rialzo. Germania (+1,6%), Francia (+1,5%), i dati sulla Spagna rimangono invariati.

Sul Pil italiano invece le stime sono al ribasso di 0,1 punti percentuali sia per questanno che per lanno prossimo, con un +0,9% nel 2016 e +1% nel 2017. Il taglio delle previsioni era gi stato anticipato con il rapporto Article IV sullItalia,. Laccumulazione di debiti fiscali allarmante, i problemi strutturali devono essere affrontati urgentemente spiega lFmi. Che tra le cause individua in particolare il debole sistema di dichiarazioni Iva e la duplicazione o la suddivisione delle revisioni e delle indagini fiscali attribuite a diversi soggetti.

Pil reale

Consuntivo

Nel primo trimestre 2016, la crescita del PIL nei Paesi dell'area OCSE confermata al +0,4% come nel trimestre precedente. L'Organizzazione per la Cooperazione Economica, che ha fornito i dati ricorda che, nel primo trimestre del 2016 abbiamo assistito a divergenti modelli di crescita tra le principali economie. L'economia degli Stati Uniti ha decelerato (PIL allo 0,1% da +0,4%) cos come la Gran Bretagna (+0,4% da +0,5%). L'economia del Giappone invece riprende vigore segnando una salita del prodotto interno lordo dello 0,4% (-0,4% il mese precedente). Accelera invece la crescita nell'Unione Europea, con il PIL che segna una salita dello 0,5% dal +0,4% e quella dell' Euro area sale a 0,5% dal + 0,3%.La Germania mostra una crescita dello 0,7% (dal +0,3% dal precedente) mentre la Francia accelera a +0,5% dal +0,3% precedente. Quanto all'Italia, il PIL registra una crescita marginale dello 0,3% superiore al +0,2% del trimestre scorso.

Aspettative a breve termine

OCSE (CLI). La crescita economica si conferma modesta nei paesi OCSE, a fronte del consolidamento del ritmo della ripresa nell'Eurozona e degli Stati Uniti e del rallentamento riportato dal Regno Unito, forse anche in vista di una possibile Brexit. La conferma di questa tendenza arriva dal leading indicator dell'area OCSE, che si conferma ad aprile a 99,6 punti, come nel mese di marzo, mentre quello dell'Eurozona resta fermo a 100,4 punti. In Germania il superindice si conferma a 99,8 punti ed in Francia a 100,7, mentre in Italia cala di un decimo di punto a 100,5.

L'indicatore economico anticipatore ha segnalato anche una stabilizzazione negli Stati Uniti (98,9) e Giappone (99,6), mentre segnala un lieve peggioramento in Gran Bretagna (99,1). Il leading indicator del G7 quindi resta stabile a 99,4 punti.

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Fonte: Ocse

L'OCSE sospende per due mesi le stime dellanticipatore composito (CLI). The Organisation for Economic Cooperation and Development's compiles the indicators to provide a useful tool to measure expectations of future economic activity, but it said "extreme volatility such as the financial crisis and the recent euro area crisis" reduced their effectiveness.L "estrema volatilit, come la crisi finanziaria e la recente crisi zona euro" ha ridotto la loro efficacia.

USA. Nel mese di luglio il superindice ha messo a segno un rialzo dello 0,4%. Dal trend del dato che prevede di norma la performance delleconomia nei mesi successivi emerge che la crescita continuer per il resto dellanno, ma a un passo moderato. Da segnalare che il superindice consiste di 10 sottoindici, che vanno dai prezzi delle azioni alle richieste dei sussidi e anche alle ore lavorate nel settore manifatturiero. Il dato salito per il secondo mese, e otto dei suoi 10 sottoindici sono avanzati, con quello relativo alle ore lavorate che ha inciso maggiormente sulla sua performance positiva. Negli ultimi sei mesi, il superindice ha registrato un rialzo, su base annua, del 2,1%.

Lindice stilato dal Conference Board si attestato ad agosto a 101,1 punti dai 96,7 punti di luglio, salendo al record in quasi un anno, ovvero dal settembre del 2015, e confermandosi migliore delle attese degli analisti, che avevano previsto un valore pari a 97 punti. La fiducia con cui oggi gli americani guardano alleconomia ai massimi dalla Grande Recessione. Il sottoindice che misura il sentiment sulle condizioni correnti balzato a 123 da 118,8, ed al record dalla fine del 2007. Sui prossimi sei mesi, tuttavia, la fiducia si smorza, con il sottoindice relativo che salito a 86,4 dagli 82 precedenti, ma ancora ben al di sotto dei massimi successivi alla ripresa post-recessione.

Area Euro

Si stabilizza l'indice e-coin, anticipatore delle tendenze del PIL dell'Eurozona. Nel mese di agosto, l'indicatore sviluppato dalla Banca d'Italia, si attestato a 0,32 punti dai 0,31 punti di luglio. Da Via Nazionale spiegano che sull'indicatore ha inciso soprattutto "la bassa dinamica dei prezzi e la debolezza del commercio internazionale", compensati dal "parziale recupero dei corsi azionari", che si erano contratti a seguito dell'esito del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea".

In peggioramento la fiducia dei consumatori di Eurolandia, con il sentiment che si conferma tendenzialmente negativo. Lo rivela l'ultimo sondaggio condotto dalla Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Comunit Europea (DG ECFIN). La stima flash del dato sul sentiment dei consumatori indica per il mese di agosto un peggioramento a -8,5 punti rispetto al dato di luglio di -7,9. Il dato risulta peggiore delle attese degli analisti che indicavano un dato a -7,6. Invece, nel complesso dell'Unione Europea l'indicatore sceso di 0,1 punti a -7,8 punti.

Statica la manifattura europea, anticipando una nuova fase di stagnazione dell'economia nel secondo semestre dell'anno. Secondo l'analisi condotta da Markit, l'economia dell'Eurozona di agosto ha continuato ad aumentare ad un ritmo costante, anche se il PMI manifatturiero sceso a 51,8 punti dai 52 di luglio, posizionandosi sui minimi degli ultimi tre mesi. Il dato preliminare, pur restando in zona espansione, dato che resta sopra la soglia critica dei 50 punti, risulta inferiore alle attese che indicavano 52 punti. Meglio invece il PMI dei servizi, atteso in miglioramento a 53,1 punti dai 52,9 di luglio, sui massimi da tre mesi. Il PMI composito dovrebbe dunque attestarsi a 53,3 da 53,2 punti.

Fallimento TTP

L'accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea " fallito". Lo assicura Sigmar Gabriel, vice cancelliere e ministro dell'Economia tedesco che spiega "ritengo che i negoziati con gli Stati Uniti siano de facto falliti, anche se nessuno lo vuole ammettere veramente". Gabriel, durante un'intervista con lemittente di stato tedesca ZDF ha spiegato che in 14 colloqui le parti non hanno trovato alcuna intesa sui 27 capitoli in discussione. "I negoziati con gli Stati Uniti non sono riusciti, perch gli europei non possono capitolare alle richieste americane". Le dichiarazioni di Gabriel hanno lasciato perplessi coloro che pensano che questa sia solo una mossa politica in vista delle elezioni in Germania, considerata la contrariet di molti tedeschi all'accordo TTIP. Gi la Francia, nel mese di luglio aveva messo in archivio il negoziato, mentre sul tema era intervenuto anche il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda dicendo che l'accordo TTIP destinato a saltare "perch siamo arrivati troppo lunghi sulla negoziazione".

Anche la Germania sembra riconosce i limiti dellausterity.

Dopo il Fondo Monetario Internazionale, anche la Germania sembra riconosce i limiti dellausterity. Questo almeno si deduce dopo che il vice cancelliere e Ministro federale degli Affari Economici e dellEnergia, Sigmar Gabriel, ha messo in evidenza la necessita che il Patto di Stabilita sia orientato alla creazione di un ambiente improntato alla crescita. Lo ha reso noto lagenzia Reuters, rivelando il contenuto di una lettera inviata dal ministro tedesco agli impiegati del suo dicastero. Che sia leffetto della Brexit?

Il patto ha bisogno di maggiore flessibilita in modo da garantire agli Stati membri dellUnione europea pi spazio per maggiori investimenti e stimolare loccupazione nei periodi di crisi economica, ha detto.Il patto deve essere applicato in modo pi favorevole alla crescita, ha aggiunto.

Le dichiarazioni odierne diSigmar Gabriel si aggiungono a quelle espresse solo poche settimane fa dal Fondo monetario internazionale, quando listituto di Washington in uno studio dal titolo Neoliberismo: sopravvalutato? aveva sottolineato che ilvalore dellausterity e del flusso di capitali stranieri va riconsiderato perche si puo tradurre in un aumento delle disuguaglianze e avere effetti sulla sostenibilita della crescita.

Lo studio condotto da tre economisti del Fmi ha mostrato il dibattito allinterno del Fmi sulle ricette anti crisi, anche se difficilmente almeno per il momento si tradurra in un cambio di rotta per listituto.

Un dibattito che segue la controversia sullausterity dopo la crisi finanziaria e la recessione globale. Ce molto di positivo nellagenda neoliberal. In ogni caso ci sono alcuni aspetti che non hanno portato i risultati voluti aumentando le disuguaglianze e mettendo a rischio la crescita, si legge nello studio.

La politica monetaria di tassi negativi della BCE

La politica monetaria di tassi negativi della BCE "efficace" ma ha dei "limiti". A mettere in guardia la Banca centrale guidata da Mario Draghi il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che consiglia di concentrarsi sull'acquisto di asset perch i tassi negativi pesano sulla redditivit delle banche mettendole sotto pressione. Pi di due anni fa, l'Eurotower cercando di sollevare un'economia fragile ha intrapreso una nuova misura di politica monetaria, quella dei tassi negativi, a completamento di una serie di misure volte a riportare l'inflazione al target del 2%.Secondo gli economisti del Fondo, Andy Jobst e Huidan Lin "in futuro la BCE dovrebbe puntare di pi sugli acquisti di asset" perch ulteriori "tagli dei tassi potrebbero indebolire l'efficacia della politica monetaria" se il credito non si adeguasse e se i consumatori ritirassero i fondi dalle banche.

"Una politica di tassi negativi - spiegano - ha senso. Quando alle banche commerciali viene fatto pagare per depositare la liquidit in eccesso, queste sono pi inclini a concedere credito alle aziende e ai consumatori". Tuttavia lo spazio per ulteriori tagli limitato perch rischia di "colpire la redditivit delle banche". Secondo il Fondo guidato da Christine Lagarde "i benefici di una politica di tassi negativi possono svanire nel tempo". Il suggerimento quello di acquistare asset, ovvero bond. In questo modo, spiega l'FMI, la BCE farebbe salire i prezzi degli asset e la domanda aggregata, sostenendo anche il credito bancario.

G20

Luglio 2016

La Brexit entra di slancio al vertice del G20, occupando il centro delle discussioni del vertice dei Ministri delle finanze e del governatori delle banche centrali delle 20 pi grandi economie, riuniti a Chengdu in Cina.

Sembra quasi di proposito sono stati schivati i problemi dell'instabilit politica in Turchia e gli attentati di Nizza e di Monaco di Baviera, salvo un accenno fatto dal Ministro delle finanze cinese, Lou Jiwei, il quale ha parlato di conflitti geopolitici, terrorismo e flussi di rifugiati, che "complicano il contorno economico mondiale".Per il resto, i ministri economici e finanziari dei Venti hanno riconosciuto che l'uscita della Gran Bretagna dall'UE "ha aggiunto incertezza" all'economia mondiale, ma hanno affermato che i Paesi del G20 sono "ben posizionati per rispondere proattivamente alle conseguenze economico-finanziarie". Tutti hanno condannato per il ricorso a svalutazioni competitive, ritenute dannose per l'economia mondiale.

I ministri dlel G20 si sono poi augurati che il governo britannico di Theresa May in futuro faccia in modo di "rimanere un partner stretto dell'UE", ma molti partecipanti hanno fatto pressioni sul Regno Unito, perch chiarisca al pi presto le sue intenzioni, ma Londra ha gi preso tempo sino al 2017. Al termine della riunione il neoeletto Ministro delle finanze britannico, Philip Hammond, ha confermato la possibilit di varare una "risposta di bilancio" al rischio Brexit, ma per quello bisogner attendere l'autunno.

Brexit, cosa cambia ora: le conseguenze positive

(fonte:wollstreetitalia)

Lesito del referendum sulla Brexit nel Regno Unito sta provocando un forte scossone nel mondo politico, finanziario ed economico. Mentre il primo ministro David Cameron si dimette e i leader europei radunano i loro colleghi di partito e ministri per decidere sul da farsi, lincertezza regna sovrana. Ma se i pi si affannano a elencare le conseguenze negative dalluscita del Regno Unito dallUe, proviamo di seguito a capire quali invece potranno essere gli effetti positivi derivanti dalla Brexit.

Secondo le stime del think tank Open Europe, favorevole a unEuropa riformata rispetto alla struttura attuale, le tasse scenderanno per i cittadini britannici, visto che il Regno Unito risparmier 8,5 miliardi di sterline non dovendo pi dare fondi allUe (differenza tra fondi ricevuti e forniti). Inoltre nella migliore delle ipotesi il Pil potrebbe salire dell1,6%, ma solo se Londra riuscir a rinegoziare gli accordi commerciali ottenendo uno schema di libero scambio e una partnership improntata su una deregulation ambiziosa.

Volano per la libert di iniziativa

I sostenitori del fronte del Leave, Nigel Farage da una parte, leader del partito populista e nazionalista UKIP, considerato uno dei principali vincitori del referendum che ha deciso luscita del Regno Unito dallUE e Boris Johnson dallaltra, ex sindaco di Londra, hanno da sempre sostenuto che liberare il Regno Unito dalla stretta dellUe porter uno slancio nelle iniziative, nellinnovazione e nel libero scambio che renderanno il paese unesempio da seguire per molti altri allinterno della stessa Uee anche nel resto del mondo.

Via le sanguisughe dallEuropa

La Brexit inoltre spingerebbe altri paesi a muoversi sulla stessa direzione, quei paesi che alcuni europeisti chiamano sanguisughe perch necessitano dei fondi Ue per andare avanti. Gli esempi sono Polonia e Ungheria. Se questi paesi dovessero seguire lesempio del Regno Unito, lUe finirebbe solo per rafforzarsi.

La City non contager leconomia globale

Altra conseguenza positiva della Brexit riguarda la City, il centro nevralgico della finanza londinese di dimensione troppo grandi per uneconomia modesta. Per di pi nel 2008 lintero sistema bancario inglese and in crisi. Una piaga che la Brexit potrebbe ridurre evitando un effetto domino nelleconomia globale.

Opportunit di guadagno significative

A sostenere che dalla Brexit ci saranno opportunit di guadagno significative la T. Rowe Price, societ statunitense del risparmio gestito secondo cui:

La turbolenza futura potrebbe tuttavia dare luogo aopportunit significativeper quegli investitori che seguono un approccio fondamentale, di tipo bottom-up, secondo gli analisti americani.

A queste considerazioni si aggiunge anche il fatto che, secondo alcuni economisti indipendenti e altri pro- Brexit, il crollo della sterlina far bene alle esportazioni, una componente preziosa delleconomia britannica.

A sostenere la Brexit e gli effetti positivi che essa porter stato per esempioDavid Blake, stimato professore di economia alla cassa Business School of London. Blake, europeista convinto ma non di unEuropa come stata progettata nel corso degli anni, aveva criticato il governo inglese per avere gonfiato le preoccupazionicirca limpatto negativo in caso si fosse concretizzata la Brexit.

Inoltre Blake ha spinto a favore delluscita del Regno Unito dallUe perch in tal modo si ridar ai cittadini una speranza di democrazia e sovranit.Leuro sta distruggendo lEuropae presto collasser.

Grecia, Eurogruppo: accordo sull'alleggerimento del debito

fonte: La repubblica

L'Eurogruppo d l'ok ai nuovi aiuti alla Grecia e raggiunge un compromesso di massima che (dal 2018 come chiedeva la Germania) taglier il debito di Atene. L'intesa arrivata nella notte dopo quasi 12 ore di negoziati. L'ex Troika garantir al governo di Alexis Tsipras 10,3 miliardi di aiuti in due tranche, la prima a giugno di 7,8 miliardi, la seconda probabilmente dopo l'estate.

L'Esm invece, il fondo europeo di stabilit, studier un piano a breve, medio e lungo termine "da introdurre gradualmente" destinato a ridurre l'onere dell'esposizione (311 miliardi) di Atene. Nessun taglio immediato, dunque e nessuna promessa di condono sui futuri pagamenti. Ma l'impegno a ridurre gli oneri per il servizio del debito (leggi gli interessi da pagare) a meno del 15% del pil a medio termine e meno del 20% a lungo termine. Una soluzione un po' dilatoria e ben lontana dalle richieste dell'Fmi che proponeva di bloccare i pagamenti fino al 2040, ma sufficiente a convincere li rappresentanti dell'Fondo a dare l'ok all'accordo, proponendo al board di Washington di non sfilarsi dal piano di salvataggio.

"La fiducia reciproca dopo l'approvazione delle nuove misure da parte del governo ellenico ci ha consentito di aprire una nuova fase", ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbleom. "Siamo a una svolta che ci consente di uscire dal circolo vizioso recessione-tagli-recessione e di aprire di nuovo l'era degli investimenti esteri nel paese", ha detto prudente il ministro delle Finanze greco Euclide Tsakalotos. Poul Thomsen, il rappresentante per l'Europa dell'Fmi, ha negato di aver fatto importanti concessioni venendo incontro alla cancelliera tedesca Angela Merkel. "A mio parere la soluzione raggiunta viene incontro ai nostri obiettivi di ridurre notevolmente l'esposizione della Grecia a medio termine - ha sottolineato - anche se ora spetta al consiglio del Fondo dare il via libera entro fine anno alla partecipazione del terzo salvataggio della Grecia in cambio di aiuti per 86 miliardi".

Nessun commento invece per ora da Berlino, che - assieme ad Alexis Tsipras - forse il vero vincitore del negoziato. Il ministro dell'Economia tedesco Wolfgang Schaeuble aveva detto prima di entrare al vertice di Bruxelles di non voler prendere decisioni sul debito ellenico fino al 2018, per non far regali elettorali alla destra nazionalista tedesca. E ha portato il risultato a casa. "' stata una notte complicata ma alla fina andata bene cos", ha detto Peter Kazimir, il ministro delle Finanze slovacco esponente del fronte dei falchi mai teneri con Atene. "Le scelte di stasera sono prima di tutto un segno di fiducia nella Grecia", ha concluso il suo omologo francese Michel Sapin.

La strada per portare il paese fuori dalla crisi ancora lunga. Buona parte dei nuovi aiuti, come sempre accaduto, torneranno quasi seduta stante in tasca ai creditori per rimborsare i loro prestiti del passato. Ma vero che da oggi il pericolo della Grexit un po' pi lontano e che il governo di Syriza, dopo un anno e mezzo complicatissimo, torna sotto il Partenone con la concreta speranza di aver quasi chiuso sei anni neri di austerit e di crisi.

Derivati

Fonte: Wallstreetitalia

LItalia il Paese dell Eurozona che pi ha pagato a causa dei contratti swap, che avrebbero protetto dal rischio del rialzo dei tassi; lo ha messo in evidenza Bloomberg analizzando dati Eurostat, dai quali emerso che nel 2015 il prezzo da pagare stato di 6,8 miliardi di euro.

La protezione dello swap permette, dietro un costo, di convertire il pagamento di un tasso variabile (come quello sul debito pubblico) con un tasso fisso in grado di rendere prevedibili i pagamenti futuri. Una mossa prudente, da un lato, ma che ha scommesso nella direzione sbagliata, visto che negli ultimi tempi i tassi si sono mossi verso il basso. Il conto complessivo delle perdite sugli swap fra 2011 e 2014 anni stato di 16,95 miliardi.

Derivati: buco di Stato, segreto di Stato

Fonte: LEspresso

Ai parlamentari del Movimento 5 Stelle che hanno provato a chiedere i contratti stato risposto che non potranno averli mai. Perch i derivati finanziari sottoscritti dal Tesoro devono essere un segreto? Il governo di Matteo Renzi, per bocca dei dirigenti del ministero dell'Economia guidato da Pier Carlo Padoan, dice che sono contratti fra privati, e che le condizioni sono sottoposte a riservatezza commerciale.

Un'occhiata ai numeri fa per venire il sospetto che la questione provochi un certo imbarazzo, anche a livello politico. Negli ultimi quattro anni per le perdite sui derivati il Tesoro ha dovuto subire un esborso di 16,9 miliardi di euro, 4,5 miliardi dei quali solo nel 2014. In pratica, se non avesse perso quei quattrini, il governo avrebbe potuto azzerare l'Imu sulla prima casa senza tagliare altre spese.

Buco di Stato, segreto di Stato

I contratti dei derivati-flop comprati dal Tesoro sono tenuti nascosti a tutti. Eppure stanno gi costando miliardi alle casse pubbliche. Mentre le banche ci fanno profitti doro. Quei soldi, poi, sono finiti a grandi banche internazionali, il cui nome resta per segreto, in virt di clausole contrattuali che a nessuno dato conoscere. Purtroppo la situazione non sembra destinata a migliorare: come racconta l'inchiesta de l'Espresso, nei prossimi mesi il Tesoro dovr fronteggiare scadenze che rischiano di essere molto onerose, come rivelano alcuni indizi.

Ad esempio: su un derivato da 2 miliardi che in teoria dovrebbe terminare nel 2036, una banca dal nome tenuto sotto stretto riserbo ha la possibilit di uscire anticipatamente nel prossimo mese di marzo, costringendo il governo a sborsare una cifra che potrebbe rivelarsi vicina a un miliardo di euro.

http://leg16.camera.it/465?area=9&tema=39&I+derivati+degli+enti+territoriali

Derivati, una mina da "37 miliardi" sui conti pubblici italiani (fonte: teleborsa)

L'esposizione dello Stato italiano verso i derivati rischia di vanificare ogni sforzo per una revisione della spesa pubblica e bloccare il ventilato taglio delle tasse. Il tema del rischio insito nei conti statali, di tanto in tanto, riemerge ed il Tesoro ha pi volte gettato acqua sul fuoco.

Tuttavia, secondo l'ufficio Studi Unimpresa, esisterebbe una "mina sulla finanza statale italiana" del valore di 37 miliardi di euro.

In base ad un'analisi effettuata su dati della Banca dItalia, la massa di derivati finanziari in passivo nei bilanci dello Stato, voce che nell'ultimo anno si allargata di quasi il 30% ed arrivata a quota 36,8 miliardi. Al contrario, si registra una sostanziale invarianza (+0,7%) dei derivati in perdita nelle amministrazioni locali: nei 12 mesi sotto la lente, le consistenze dei bilanci di comuni, province e regioni sono passate infatti da 1,26 miliardi a 1,27 miliardi, con un aumento di soli 9 milioni.

In tutta Italia, considerato sia il settore pubblico sia quello privato, la montagna di titoli finanziari ad alto rischio, cio potenzialmente in perdita, cresciuta in totale di oltre l'8% in un anno (dal 2013 al 2014) passando da 153 miliardi di euro a 166 miliardi.

Su anche i derivati "a rischio" delle banche, in crescita di 4,7 miliardi da 105,7 miliardi a 110,5 miliardi (+4,4%). Lieve incremento per i prodotti speculativi nei bilanci delle imprese: a fine 2014 lammontare salito di 347 milioni a quota 7,6 miliardi rispetto ai 7,3 del 2013 (+4,7%). Nel comparto assicurativo e dei fondi pensione si passati da 5,2 a 5,5 miliardi (+5,1%) in aumento di 269 milioni, mentre il resto degli intermediari finanziari ha registrato una crescita di 164 milioni (+3,5%) da 4,6 miliardi a 4,8 miliardi.

Cina

Previsioni

A parere del Fondo monetario internazionale Pechino dovrebbe mettere da parte gli obiettivi sulla crescita economica, concentrandosi invece sul miglioramento qualitativo della politica espansiva.

Sul prodotto interno lordo di quest'anno l'organizzazione basata a Washington ha comunque una stima di 6,6%, coerente con il ventaglio di 6,5/7% dell'obiettivo governativo.

"Porsi per la crescita annua un obiettivo [in luogo di formulare una stima] ha come conseguenza un'eccessiva concentrazione sull'orizzonte di breve termine e invita a utilizzare misure qualitativamente discutibili" scrive il rapporto annuale Fmi dedicato alle seconda economia mondiale.

Se Pechino non volesse rinunciare a fissare un obiettivo, dovrebbe comunque indicare un range pi ampio e pi flessibile, tale da garantire che il tasso di crescita risulti sostenibile.

Il Fondo suggerisce a questo proposito di indicare per il 2017 un target intorno a 6%, invitando le autorit responsabili a una maggiore attenzione a indicatori pi specifivi come la crescita del reddito disponibile.

Nei prossimi anni, dice sempre il rapporto Fmi, il ritmo dell'espansione economica vedr un graduale rallentamento per arrivare a circa 5,8% nel 2021.

I tassi di interesse sono del resto stati abbassati anche oltre il necessario e, in caso l'inflazione dovesse tornare a crescere come previsto, occorrer riportare il costo del denaro su livelli meno accomodanti degli attuali.

Il rapporto fa anche riferimento alla posizione delle autorit incontrate dal Fondo nel corso della missione cinese, a parere delle quali invece "il livello dei tassi di interesse appropriato da un punto di vista ciclico".

Pechino non concorda neanche con la valutazione Fmi secondo cui le misure espansive attualmente in atto aumentano la vulnerabilit del Paese, ritenendo invece che l'aumento delle spese infrastrutturali in aree meno sviluppate contribuisca a migliorare il profilo della crescita.

Il Fondo stima che un aumento delle imposte sui carburanti fossili e sull'inquinamento potrebbe tradursi in un calo di quasi quattro milioni delle morti premature da qui al 2030.

"La maggioranza della spesa pubblica e del finanziamento del deficit avviene con poca trasparenza, tramite misure non inserite a bilancio" scrive ancora lo studio, lamentando la difficolt di monitoraggio.

L'inflazione cinese dovrebbe rimanere quest'anno in area 2-2,5% quest'anno e il prossimo, per poi accelerare intorno a 3% nel medio termine grazie alla ripresa delle commodities e della dinamica dei salari.

Consuntivo

Segnali di stabilizzazione giungono dall'economia cinese che nel secondo trimestre registra un crescita del PIL del 6,7% rispetto ai tre mesi precedenti. Su base mensile la crescita stata dell'1,8%.

Si tratta di una crescita leggermente superiore alle stime degli analisti e in linea con le previsioni del governo che indicano un range tra 6,5% e 7%. A trainare l'espansione del Prodotto Interno Lordo stata la produzione industriale balzata a giugno del 6,2% in accelerazione dal 6% di maggio e le vendite al dettaglio in forte incremento (+10,6%) ben oltre le attese. Per contro gli investimenti nel settore privato hanno mostrato un nuovo rallentamento che suggeriscono una certa cautela sulla stabilizzazione della crescita del Paese.

"Ci dimostra che l'economia sostanzialmente stabile", ha dichiarato Ding Shuang economista della Standard Chartered Bank. "Il governo seriamente intenzionato a raggiungere il suo obiettivo di crescita" per il 2016 tra il 6,5% e il ??7%.

Anticipatori

Dall'attivit economica cinese, giungono segnali di recupero. Il settore manifatturiero si porta in zona espansione mentre quello dei servizi prosegue la crescita avviata a marzo, dopo aver segnato a febbraio il livello pi basso dalla fine del 2008. Tutto ci grazie ai ripetuti stimoli lanciati dalle autorit di Pechino e dalla banca centrale cinese. Il sostegno alla liquidit e le riforme sono serviti a scaldare la prima economia asiatica, che rappresenta un indicatore chiave dello stato dell'economia globale. Secondo le rilevazioni ufficiali dell'Istituto nazionale di statistica, l'indice PMI manifatturiero si attestato a 50,4 punti, nel mese di agosto, (49,9 punti il dato precedente), e sopra le attese degli analisti (49,9 punti). L'indicatore supera dunque quota 50 punti, portandosi in zona espansione. Nel dettaglio, il sottoindice che misura i nuovi ordini balzato a 51,3 da 50,4 di luglio, mentre il sottoindice relativo alla produzione salito a 52,6 da 52,1. Meno brillanti le indicazioni fornite da Caixin Media che evidenzia un indice in stagnazione a 50 punti dai 50,6 di luglio e contro attese di consensus pari a 50,1 punti. Quanto al settore terziario, l'ufficio nazionale di statistica mostra un indice a 53,5 punti in leggera frenata dai 53,9 di luglio.

Lo scorso agosto, l'agenzia di rating Moody's ha migliorato la propria view sulla Cina. L'agenzia americana ha alzato le stime di crescita sul Prodotto Interno Lordo cinese (PIL) sulla scia del maxi piano di stimoli varato dalle autorit cinesi, indicando un incremento del 6,6% nel 2016, rispetto al +6,3% indicato in precedenza. Riviste al rialzo anche le previsioni relative al 2017, con il PIL visto salire del 6,3% rispetto al +6,1% precedente.

Elementi congiunturali

Calo a minimi record nel periodo gennaio-giugno della crescita degli investimenti da parte delle imprese private (solo +2,8%), possibile premessa per un futuro indebolimento dell'attivit economica, che peraltro mantiene intatte le pressioni su Pechino per eventuali nuove misure di stimolo.

In giugno si osserva un'accelerazione della produzione industriale, a +6,2% dal +6,0% del mese precedente, oltre le stime di un +5,9%. In accelerazione anche le vendite al dettaglio, sempre in giugno: +10,6% annuo rispetto al +10,0% sia di maggio sia delle stime.

Frena il commercio al dettaglio, che mostra una crescita del 10,2%, ben lontana dal 10,6% registrato a giugno e dal 10,5% del consensus.

Frena ancora il commercio estero della Cina, sia dal lato dell'export che da quello delle importazioni, suggerendo un ulteriore indebolimento della domanda internazionale. Sar anche un effetto indotto dal voto sulla Brexit, avvenuto alla fine di giugno, che ha prodotto effetti negativi il mese successivo.

Secondo i dati ufficiali le esportazioni sono calate a luglio del 4,4%, meglio del -4,8% registrato a giugno, ma in peggioramento rispetto alle stime degli analisti, che indicavano una contrazione del 3%.

Anche peggio le importazioni, che sono crollate del 12,5%, dopo il -8,4% del mese precedente e rispetto al -7% atteso. Questo dato stato anche pi osservato di quello dell'export, perch segnala un ulteriore rallentamento della domanda interna ed una mancata ripresa dell'economia cinese, nonostante gli stimoli lanciati da Pechino. La bilancia commerciale ha cos fatto segnare un surplus di 52,31 miliardi di dollari, al top da gennaio, in aumento rispetto ai 48,11 miliardi di giugno e contro 47,6 miliardi previsti dagli economisti.

L'inflazione in Cina rallenta nel mese di luglio, perdendo velocit per il terzo mese consecutivo. Lo scorso mese, i prezzi al consumo sono aumentati dell1,8% dal +1,9% di giugno, la pi bassa crescita da sette mesi. Il dato in linea con le stime degli economisti.

L'Ufficio Nazionale di Statistica che ha diffuso il dato ha precisato che il rallentamento della crescita dei prezzi degli alimentari (+3,3% dal +4,6% di giugno) stato il fattore principale che ha pesato sull'inflazione.

Il risultato ben al di sotto delle stime di Pechino che prevede un'inflazione al 3% quest'anno. Su base mensile, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,2% contro il -0,1% di giugno. Lo stesso Ufficio di Statistica ha annunciato inoltre che i prezzi alla produzione sono calati dell1,7%, a luglio, a fronte del -2,6% del mese precedente. Si trattato del 35esimo calo su base annua di fila. Gli analisti avevano previsto una discesa dell1,9%.

Petrolio

C' attesa per il vertice informale dei membri dell'OPEC, che si terr a fine settembre, volto al congelamento della produzione di greggio, mentre cresce lo scetticismo del mercato sull'efficacia dell'incontro. Tra gli addetti ai lavori, infatti, prevale la netta maggioranza di chi crede che sia l'ennesimo flop come accaduto lo scorso aprile. Ad alimentare lo scetticismo sono i nuovi record segnati dall'Arabia Saudita che non lasciano speranze. Solo nel mese di luglio, il leader del cartello ha estratto in media 10,67 milioni di barili al giorno, registrando cos un nuovo massimo storico dopo quello gi record di 10,56 milioni riportato a giugno 2015.

Il prossimo anno tra domanda e offerta mondiale di petrolio ci sar un maggiore equilibrio. E' quanto prevede l'OPEC nel rapporto di agosto sull'andamento del mercato petrolifero che stima una crescita della domanda giornaliera di petrolio intorno a 1,15 milioni di barili. Il consumo giornaliero mondiale di petrolio si porter al nuovo picco storico di 95,41 milioni di barili dai 94,26 milioni di barili del 2016. La domanda trover il suo maggiore contributo maggiore ai consumi giornalieri di greggio arriver dai paesi non-OCSE per 1,05 milioni di barili mentre dai paesi OCSE un contributo di soli 100 mila barili. L'offerta, proveniente dai paesi produttori non-OPEC attesa in flessione di 150 mila barili al giorno.

1.2 Evoluzione per Paese

Stati Uniti

Previsioni

Il Beige Book, della Federal Reserve, parla di "crescita solo modesta" per gli Stati Uniti. Il rapporto sull'economia americana alla base delle decisioni di politica monetaria sottolinea le preoccupazioni per i salari ancora bassi e l'inflazione bloccata. "L'attivit economica ha continuato a crescere con un passo modesto" spiega l'istituto guidato da Janet Yellen che non nasconde i timori per la Brexit e le sue conseguenze nell'immediato su alcune variabili economiche come i consumi, le vendite o il settore finanziario. La Brexit del 23 giugno, infatti, vista come un elemento di "incertezza". Il settore manifatturiero registra una crescita ancora in chiaro scuro mentre stata rilevata una crescita pi uniforme nel settore dei servizi.

Landamento del comparto manifatturiero ha registrato un generale miglioramento mentre le vendite al dettaglio hanno leggermente rallentato.

Le previsioni sono generalmente positive ma rimangono anche caute, le prossime elezioni presidenziali e il voto della Brexit hanno portato un nuovo grado di incertezza per il futuro.

I dati sul lavoro, che nel mese di giugno si erano ripresi dopo il tonfo di maggio, vedono solo in tre dei dodici distretti, ovvero Cleveland, Chicago e San Francisco, un incremento dei salari per i lavoratori entry-level nel periodo preso in considerazione.

In un mercato del lavoro che rimane secondo gli economisti vicino allequilibrio teorico della piena occupazione lecito ora attendersi un aumento nel livello dei salari che porti a sua volta una crescita dellinflazione, processo che sembra invece incapace di innescarsi.

Infine tramite il Beige Book viene anche evidenziato un leggero calo nei consumi, seppure rimangono positive le previsioni per i prossimi mesi. Il settore manifatturiero registra dati misti mentre stata rilevata una pi uniforme crescita del settore dei servizi.

La Casa Bianca, dopo il +2,4% del 2015, prevede una crescita del 2,6% quest'anno e il prossimo, il biennio migliore da quello 2005-2006, per poi assestarsi in media al 2,3% nel lungo termine. Le previsioni sono leggermente piu' pessimistiche rispetto a sei mesi fa: la stima per il 2016 e' stata abbassata dello 0,3% e quella per il 2017 dello 0,2%. Le previsioni dell'amministrazione Obama sono piu' ottimistiche di quelle degli analisti, che attendono una crescita del 2,5% e del 2,4% rispettivamente quest'anno e il prossimo, e della Federal Reserve, che vede una crescita del 2,4% nel 2016 e del 2,2% nel 2017.

Per quanto riguarda la disoccupazione, la Casa Bianca prevede un tasso al 4,7% quest'anno e al 4,5% il prossimo, per poi tornare gradualmente al 4,9% nei prossimi dieci anni. Il tasso di disoccupazione e' calato al 4,9% a gennaio, scendendo sotto il 5% per la prima volta da febbraio 2008.

Il Fondo monetario ha rilevato che l'economia Usa si trova "complessivamente in buona forma", con la crescita che dovrebbe accelerare rispetto alla recente battuta d'arresto e nonostante un dollaro sopravvalutato del 10-20% rispetto alle principali valute. Nel report annuale sulle politiche economiche negli Stati Uniti, il Fondo monetario rivede per al ribasso le stime di crescita del pil Usa al 2,2% nel 2016 (da 2,4%) mentre conferma la previsione di una crescita del 2,5% nel 2017. L'inflazione vista risalire lentamente verso l'obiettivo della Fed del 2%.

Consuntivo

Crescita pi che dimezzata rispetto alle aspettative: con questo deve fare i conti la maggiore economia al mondo. Gli Stati Uniti hanno infatti visto una crescita del Pil dell1,2% nel secondo trimestre, moltomeno delle previsioni, che erano per unespansione del 2,6%. Rivisti al ribasso i dati sui primi tre mesi dellanno, con lespansione che stata quantificata al +0,8% e non pi all1,1% come riportato in precedenza.

Gran parte della crescita del secondo trimestre dovuta allincremento dei consumi privati, saliti del 4,2%, lincremento maggiore dal quarto trimestre del 2014.

Le scorte delle imprese sono diminuite di 8,1 miliardi di dollari, la prima flessione dal terzo trimestre del 2011. Nel primo trimestre e Nel primo trimestre erano aumentate di 40,7 miliardi di dollari. La diminuzione delle scorte ha sottratto 1,16 punti percentuali alla crescita del Pil. Le esportazioni sono cresciute, contribuendo alla riduzione del deficit commerciale.

Il commercio internazionale ha aggiunto 0,23 punti percentuali a alla crescita.

Gli investimenti fissi non residenziali, che corrispondono alla spesa delle imprese, sono diminuiti del 2,2%. Gli investimenti fissi residenziali, che comprendono la costruzione di case, sono diminuiti del 6,1%.

Fonte: bea.gov

Anticipatori

L'attivit manifatturiera americana si mostra in calo ad agosto. Lo confermano sia la lettura finale dell'indice PMI manifatturiero diffuso da Markit, sia l'indice ISM manifatturiero in calo rispetto al mese precedente. Secondo l'Insitute for Supply Management (ISM), l'indice dei direttori acquisto del settore manifatturiero si attestato a 49,4 punti dai 52,6 di luglio. Il dato risulta leggermente inferiore ai 52 attesi dagli analisti. L'indicatore usato per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense si posiziona al di sotto la soglia chiave di 50 punti. Soglia che che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell'attivit. Fra le varie componenti dell'indice, quella sui nuovi ordini scesa a 49,1 da 56,9 mentre quella sull'occupazione calata a 48,3 da 49,4 e la componente relativa ai prezzi scesa a 53 da 55.

E stato reso noto lindice della fiducia dei consumatori, stilato dal Conference Board. Lindice si attestato ad agosto a 101,1 punti dai 96,7 punti di luglio, salendo al record in quasi un anno, ovvero dal settembre del 2015, e confermandosi migliore delle attese degli analisti, che avevano previsto un valore pari a 97 punti. Le aspettative di breve termine relative alle condizioni di business e occupazionali, cos come quelle relative ai redditi personali, sono migliorate, suggerendo la possibilit di una ripresa moderata della crescita nei prossimi mesi, ha commentato Lynn Franco, funzionario del Conference Board. Inoltre, la fiducia con cui oggi gli americani guardano alleconomia ai massimi dalla Grande Recessione. Il sottoindice che misura il sentiment sulle condizioni correnti balzato a 123 da 118,8, ed al record dalla fine del 2007. Sui prossimi sei mesi, tuttavia, la fiducia si smorza, con il sottoindice relativo che salito a 86,4 dagli 82 precedenti, ma ancora ben al di sotto dei massimi successivi alla ripresa post-recessione.

Accelera l'indice dell'attivit economica nel Distretto Fed di Chicago, nel mese di luglio. L'indice Fed Chicago sull'attivit nazionale (CFNAI) ha registrato un incremento a +0,27 punti dai +0,05 rivisti di giugno (+0,16 il preliminare). La media mobile a tre mesi nello stesso periodo si portata a 0,10 dal -0,19 del mese precedente. L'indice CFNAI una media pesata di ben 85 indicatori che riflettono lo stato di salute dell'attivit economica nazionale.

Forte calo per l'indice Fed di Richmond relativo al settore manifatturiero. Nel mese di agosto l'indicatore che sintetizza lo stato dell'attivit del distretto si portato a -11 punti dai +10 rivisti di luglio. Lo comunica il Distretto Fed di Richmond. Le attese degli analisti erano per un calo meno marcato a +6 punti. Scende anche la componente delle consegne che passa a -14 da +7.

Rallenta la crescita del settore terziario statunitense. La stima flash dell'indice PMI dei servizi, elaborato da Markit, indica un valore di 50,9 punti, in peggioramento rispetto ai 51,4 di luglio. Le stime degli analisti erano per una salita fino a 52 punti. Il dato comunque positivo perch resta al di sopra della quota dei 50 punti, ovvero sopra la soglia che separa l'espansione dalla contrazione.

Numeri ancora contrastati dal fronte macro Usa. Il dato noto con il nome di Philly Fed, che monitora il trend dellattivit manifatturiera dellarea di Philadelphia, tornato in territorio positivo nel mese di agosto, salendo a 2 punti dai -2,9 punti di luglio. Tuttavia, questanno il Philly Fed riuscito a confermarsi positivo solo tre volte. Inoltre, di cattivo auspicio stata la performance di diversi sottoindici, come quello dei nuovi ordini (da 11,8 di luglio a -7,2 ad agosto) e delloccupazione.

Il sottoindice che indica il trend delloccupazione, in particolare, scivolato al minimo in sette anni, con un tonfo di 18 punti a -20 punti, minimo del 2016. In crescita invece i prezzi pagati, mentre a scendere sono state anche le scorte (da -4,3 a -9,2). A sostenere il Philly Fed stato principalmente il sottoindice della speranza, salito da 33,7 a 45,8, ovvero al record in 18 mesi.

Attesa in rialzo ad agosto la fiducia dei consumatori USA, facendo sperare per una pi solida ripresa dell'economia statunitense nel secondo semestre.

Secondo i dati preliminari, l'indice del sentiment elaborato dall'Universit del Michigan dovrebbe essere salito a 90,4 punti rispetto ai 90 del mese precedente, risultando tuttavia inferiore alle stime degli analisti che erano per 91,5 punti. L'indicatore segnala anche un miglioramento dell'indice sulle aspettative a 80,3 da 77,8 punti mentre peggiora l'indice sulle condizioni correnti a 106,1 da 109. L'attivit dei servizi negli Stati Uniti risultata ancora in espansione a luglio, ma il tasso di crescita del settore resta ancora modesto e lontanissimo dai picchi post crisi e non supporta l'aspettativa di un aumento dei tassi da parte della Fed a settembre.

L'indice PMI dei servizi elaborato da Markit, che rappresenta un sondaggio sui direttori acquisto delle aziende attive nel settore terziario, stato rivisto al rialzo a 51,4 punti dai 50,9 della stima preliminare, riportandosi sullo stesso livello di giugno. Il dato risulta cos superiore alle attese degli analisti, che indicavano un livello di 51 punti. Di conseguenza, l'indice composito, che tiene conto anche della variazione del PMI manifatturiero si attesta a 51,8 punti, risultando in aumento dai 51,2 precedente. L'indice, pur restando sopra la soglia dei 50 punti, che denota espansione dell'attivit, segnala ancora una crescita moderata del settore terziario.

Secondo il capo economista di Markit, Chris Williamson, il dato di luglio implica che la crescita del PIL americano nel terzo trimestre non sar molto lontana dall'1% e quindi non supporta l'attesa di un rialzo dei tassi a settembre, mentre pi probabile una mossa a dicembre del FOMC. Alle stesse conclusioni si arriva con l'indice ISM non manifatturiero, l'altro dato diffuso dall'Istitute for Supply Management, che viene indicato in ribasso a 55,5 punti dai 56,5 di giugno e sotto i 56 attesi dagli economisti. Fra le sue componenti, emerge un deterioramento degli affari (a 59,3), dell'occupazione (a 51,4) e dei prezzi (a 51,9).

Nel Distretto di Dallas il settore manifatturiero registra un forte miglioramento, pur restando in territorio negativo. L'indice manifatturiero elaborato dalla Federal Reserve di Dallas, si attestato a -1,3 punti rispetto ai -18,3 punti di giugno. L'indicatore risulta migliore delle stime degli analisti, che indicavano una risalita fino a -12 punti. Il settore resta tuttavia in zona contrazione, ovvero sotto la soglia dei 50 punti, che fa da spartiacque con l'espansione.

Il settore manifatturiero conferma un pessimo stato di salute in USA. Lo conferma l'indice Empire State di New York, che segnala un nuovo peggioramento delle condizioni del settore nell'ambito dello Stato. Recentemente, anche il dato del PMI manifatturiero ha deluso, indicando tassi di espansione piuttosto modesti.L'indicatore elaborato dalla FED di New York si attestato a luglio a +0,55 punti risultando in forte calo rispetto al +6,01 di giugno. Il dato risulta al di sotto delle attese, che stimavano un dato a +5 punti. L'indice misura le condizioni del settore manifatturiero nel distretto di New York. Si ricorda che un livello del dato superiore/inferiore allo 0 indica che la maggior parte delle compagnie riportano miglioramenti/peggioramenti delle condizioni.

Elementi congiunturali

Negli USA, continua a scendere la produttivit, mentre sale il costo del lavoro. I dati rivelano una miscela piuttosto negativa per lo stato di salute del mercato del lavoro. La produttivit del settore non agricolo statunitense del 2 trimestre del 2015 stata rivista al ribasso a -0,6%. La stima preliminare indicava un calo meno marcato dello 0,5%. Il dato risulta in linea con le attese degli analisti. Secondo il Bureau of Labour Statistics (BLS) americano il costo per unit di lavoro salito del 4,3%. La prima stima era pari al +2%. Il consensus indicava una crescita meno forte, del 2,1%.

Ancora in aumento i redditi delle famiglie americane, anche se i consumi registrano una frenata, segnalando prudenza nella propensione al consumo. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti, i redditi personali hanno registrato a luglio un incremento dello 0,4% in accelerazione rispetto al +0,3% di giugno perfettamente in linea con le stime di consensus. Nello stesso periodo, i redditi disponibili hanno riportato un incremento dello 0,4% (+0,3% il mese precedente). I consumi personali (PCE) invece sono aumentati dello 0,3% in decelerazione rispetto al +0,5% rilevato a giugno ma in linea con quanto atteso dagli analisti. Il PCE price index core, una misura dell'inflazione, segna una variazione pari a +0,1% come a giugno.

In accelerazione la crescita dei prezzi delle case in USA, che segnalano un mercato ancora in ripresa. Nel mese di maggio l'indice FHFA, reso noto dalla Federal Housing Finance Agency, che misura appunto i prezzi delle abitazioni statunitensi, cresciuto dello 0,2% su mese dopo il +0,2% di maggio Il dato risulta inferiore alle attese del mercato che erano per un +0,3%. Su base annua si verificato un incremento dei prezzi del 5,6% stesso incremento registrato nel mese precedente.

Balzo degli ordinativi di beni durevoli americani nel mese di luglio, facendo ben sperare per la crescita economica degli Stati Uniti. Il mese scorso gli ordini si sono attestati infatti a 228,9 miliardi di dollari, evidenziando un aumento del 4,4% rispetto al mese precedente, dopo il -4,2% rivisto di giugno (-4% la prima lettura). Le attese del mercato erano per un aumento del 3,3%. Il dato stato comunicato dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (Bureau of the Census). Se si esclude il settore dei trasporti il dato (core) ha segnato un aumento dell'1,5% rispetto al -0,5% di giugno. Escludendo il settore della difesa, invece, gli ordini hanno registrato un incremento del 3,8% (-4% il dato precedente).

Luci e ombre sul mercato edile negli Stati Uniti. A luglio i cantieri avviati sono risultati in forte crescita, mentre i permessi edilizi richiesti hanno registrato addirittura una contrazione mettendo in dubbio il proseguimento della ripresa nei mesi venturi. Secondo il Dipartimento del Commercio statunitense, si registrato un forte aumento dei nuovi cantieri avviati del 2,1% su base mensile a 1,211 milioni di abitazioni, rispetto agli 1,186 milioni rivisti di giugno. Battute le attese del mercato che erano per un calo dello 0,8%. Su anno c' stata una risalita del 5,6% rispetto agli 1,147 milioni di cantieri registrati a luglio 2015. n flessione invece i permessi edilizi rilasciati dalle autorit competenti, che hanno registrato un decremento dello 0,1% mensile a 1,152 milioni di unit contro gli 1,153 milioni del mese precedente. Gli analisti avevano previsto un rialzo dello 0,6%. Su anno si registrato un aumento dello 0,9%.

Il settore industriale Usa cresciuto il mese scorso a ritmo ampiamente superiore alle attese. I dati a cura di Federal Reserve mostrano una produzione in rialzo di 0,7% su base mensile dopo la flessione rivista di 0,4% mostrata a giugno. Le attese raccolte da Reuters ipotizzavano un ben pi modesto incremento di 0,3%. Sempre in luglio, la percentuale di utilizzo degli impianti si attesta a 75,9%.

Resta stagnante l'inflazione negli Stati Uniti, confermando i bassi tassi di crescita dei prezzi osservati il mese precedente, ben lontani dal target fissato dalla Federal Reserve. Secondo il Bureau of Labour Statistics (BLS) americano, i prezzi al consumo a luglio non hanno registrato variazioni rilevanti su base mensile, dopo il +0,2% di giugno. Centrate le attese degli analisti. Su anno la crescita stata dello 0,8% dal +1% precedente e contro il +0,9% del consensus. Il core rate, ossia l'indice dei prezzi al consumo depurato delle componenti pi volatili quali cibo ed energia, ha evidenziato un incremento dello 0,1%, dopo il +0,2% del mese precedente ma sotto il +0,2% del consensus. Il dato annuale si attesta invece al 2,2% in decelerazione rispetto al +2,3% di giugno (+2,3% le stime degli analisti).

Nuovi segnali di recupero dal fronte dei prezzi import-export statunitensi, alimentando le speranze di una ripresa dei prezzi al consumo ancora troppo distanti dal target della Fed. Secondo quanto rilevato dal Bureau of Labour Statistics americano, i prezzi alle importazioni sono saliti a luglio dello 0,1% dopo il +0,6% rivisto di giugno. Il dato migliore delle attese degli analisti che stimavano una contrazione dello 0,3%. Su base annua si registrata una caduta dei prezzi del 3,7% da -4,8%.Al netto delle importazioni di petrolio, i prezzi import hanno registrato un aumento dello 0,3% evidenziando un calo annuale dell'1,2%.

In calo i prezzi praticati all'industria americana, nonostante la timida ripresa della pressione inflazionistica registrata negli ultimi tempi grazie anche al recupero dei prezzi energetici. Secondo il Dipartimento del Lavoro americano (BLS), a luglio i prezzi alla produzione hanno registrato una flessione dello 0,4% a livello congiunturale, dopo il +0,5% del mese precedente, deludendo le attese degli analisti che erano per un timido aumento dello 0,1%. Su base annua si registrato un decremento dello 0,2%, a fronte del +0,3% del mese precedente e rispetto al +0,2% stimato dagli analisti.

I prezzi dei beni e servizi "core", ovvero l'indice depurato dalle componenti pi volatili quali il settore alimentare e quello dell'energia, sceso dello 0,3% dopo il +0,4% precedente, risultando sotto il +0,2% atteso. A livello tendenziale, l'indice core registra un +0,7% dopo il +1,3% precedente e rispetto al +1,2% atteso.

Ferma la spesa delle famiglie americane a luglio, come testimoniato dalle vendite al dettaglio che mettono in dubbio la ripresa della domanda interna.

Il dato non ha mostrato variazioni rilevanti a livello mensile, restando a 457,7 miliardi di dollari, dopo il +0,8% del mese precedente (rivisto da un preliminare +0,6%) ed a fronte del +0,4% stimato dagli analisti. Lo comunica l'US Census Bureau, precisando che su base annua si registrato un incremento del 2,3%. Il dato "core", ossia le vendite al dettaglio escluse le auto, ha segnato un ribasso dello 0,3% (+0,7% a giugno).

Aumentano pi del previsto le scorte di magazzino USA a giugno. Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, il dato ha registrato un incremento dello 0,2% a 1.813,7 miliardi di dollari, superando le attese degli analisti che erano per un +0,1%. Il mese prima si era registrato un aumento dello 0,2%. Su base tendenziale si verificato un incremento dello 0,5%. Nello stesso periodo le vendite hanno registrato una variazione positiva su base mensile dell'1,2% a 1.307,8 mld di dollari, con un calo tendenziale dello 0,6%. La ratio scorte/vendite, che misura quanti mesi sono necessari a un'azienda per esaurire completamente le proprie scorte, risultata pari a 1,39 dall'1,37 di giugno 2015.

Calano ancora, ma meno del previsto, gli ordinativi all'industria, indicando una nuova battuta d'arresto dell'attivit, in linea con l'andamento incerto del settore manifatturiero. Secondo il Department of Commerce del Bureau of the Census, gli ordini a giugno hanno evidenziato un calo dell'1,5% dopo il -1,2% di maggio e contro attese per una discesa pi robusta dell'1,9%. Al netto del settore dei trasporti, gli ordini sono cresciuti dello 0,4% una crescita raddoppiata rispetto allo 0,2% precedente. Le stime di consensus erano per una contrazione dello 0,2%.

Gli Stati Uniti hanno continuato a creare posti di lavoro, nel mese di luglio, anche se a un ritmo pi contenuto rispetto al periodo precedente. Il dato sul Job Report pubblicato dal Bureau of Labour Statistics ha mostrato che le aziende stanno ancora assumendo nonostante l'economia viaggi a un ritmo lento. Un'indicazione quasi attesa, visti i segnali contrastanti giunti nei giorni scorsi.

Gli occupati del settore non agricolo sono saliti di 255 mila unit, risultando ben sopra le attese degli analisti, che attendevano una crescita di 180 mila unit. A giugno erano stati creati 292 mila posti di lavoro, dato rivisto al rialzo dai 287 mila della lettura preliminare. Gli occupati del settore manifatturiero sono cresciuti di 9 mila unit, a fronte dei +38 mila registrati nel settore pubblico.

Il tasso di disoccupazione rimasto invariato al 4,9% contro attese per una diminuzione fino a 4,8%. Il numero di disoccupati totali fermo a 7,8 milioni. Le retribuzioni medie orarie, sono salite dello 0,3% dopo il +0,1% di giugno, superando il +0,2% indicato dal consenus.

Le importazioni di petrolio e i beni di consumo spingono il deficit commerciale americano ai massimi di 10 mesi. Nel mese di giugno, la bilancia commerciale, ha mostrato un disavanzo di 44,5 miliardi in aumento dell'8,7% rispetto al rosso di 41 miliardi rivisto di maggio, riflettendo il maggior costo delle importazioni di petrolio e di altri beni di consumo come telefoni cellulari e farmaci. Il dato comunicato dal Bureau of Economic Analysis (BEA) del Dipartimento del Commercio americano e si confronta con le stime degli analisti che erano per una salita pi contenuta fino a 43,2 miliardi. Le esportazioni di beni e servizi sono aumentate dello 0,3% a 183,2 miliardi, mentre le importazioni sono salite dell'1,9% a 227,7 miliardi di dollari.

Aumenti ancora modesti per i redditi delle famiglie americane, anche se i consumi crescono leggermente pi delle attese, confermando una buona propensione al consumo ed attestandosi ai massimi degli ultimi 7 anni. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti, i redditi personali hanno registrato a giugno un incremento dello 0,2%, stessa variazione del mese precedente, e contro il +0,3% del consensus. Nello stesso periodo, i redditi disponibili hanno riportato un incremento dello 0,2%, come il mese precedente. I consumi personali (PCE) sono aumentati dello 0,4%, come rilevato a maggio e poco pi dello 0,3% atteso dagli analisti. Il PCE price index core, una misura dell'inflazione, segna una variazione pari a +0,1%, in linea con il consensus, ma meno dello 0,2% del mese precedente.

Mantiene un tasso di crescita stabile il costo del lavoro in USA, risultando in linea con le attese e beneficiando dell'aumento maggiore dei salari. Il Bureau of Labour Statistics (BLS) ha reso noto che l'indice del costo del lavoro relativo al 2 trimestre 2016 salito dello 0,6%, come il trimestre precedente. Il dato risulta anche in linea con le attese degli analisti. Nello stesso periodo le paghe ed i salari (che contano un 70% del costo complessivo) hanno registrato una crescita dello 0,6% dal +0,7% precedente. Invece i costi per indennit (benefits) confermano una crescita dello 0,5%.

Giappone

Previsioni

In uneconomia che fatica a crescere e i consumi rimangono stagnanti, il governo giapponese guidato da Shinzo Abeha fatto di nuovo ricorso alle armi pesanti, approvando un nuovo pacchetto di misure di stimolo fiscale da 28mila miliardi di yen, pari a circa 244,5 miliardi di euro.

Secondo lagenzia di stampa Dow Jones il pacchetto di misure ha come obiettivi il rilancio del Pilal +1,4%, delle nuove misure a tutela dellinfanzia, dei sussidi economici a 22 milioni di persone a basso reddito, una tranche di prestiti da 10,7 mila miliardi di yen per investimenti nelle infrastrutture e 7 miliardi e mezzo per la spesa fiscale diretta per il governo nazionale e le amministrazioni locali.

Oggi abbiamo individuato un grande pacchetto economico volto a realizzare gli investimenti per il futuro. Con questo pacchetto, non solo si stimola la domanda, ma si realizza anche una crescita economica sostenibile guidata dalla domanda privata.

Queste la parole del premier Shinzo Abe mentre annuncia il pacchetto di misure arrivato tre anni della sua Abenomics, un mix di politica monetaria estremamente accomodante, spesa flessibile e promesse di riforma strutturale. Ma nonostante ci il paese ha necessit di rilanciare la sua economia fiaccata per lo pi dalla debolezza dei consumi, a cui si aggiunge la recente Brexit, luscita del Regno Unito dallUe votato il 23 giugno scorso con referendum.

Il nuovo pacchetto di misure fiscali ed economiche arriva qualche giorno dopo lannuncio da parte della Banca del Giappone della necessit di rivedere il suo programma di stimolo monetario.

Il valore del programma presentato dal primo ministro giapponese viene indicato in 28 mila miliardi di yen che prevede anche 15 mila yen da destinare ai meno abbienti al fine di rilanciare i consumi. Sono previsti anche investimenti per 6.200 miliardi di yen, di cui 2.500 da destinare al welfare.

Interventi di spesa a livello nazionale e regionale per 7.500 miliardi di yen e un programma di investimenti e prestiti per 6.000 miliardi.

Secondo le stime del governo, il pacchetto di stimoli si dovrebbe tradurre in un incremento del PIL di circa l1,3%.

L FMI boccia lAbenomics e anche la politica di tassi negativi introdotta in Giappone a febbraio. Secondo il Fondo, tale politica non riuscita di fatto a generare la domanda interna del paese. Listituzione di Washington ha raccomandato anche caldamente al Giappone di rinunciare a stabilire il momento in cui prevede il raggiungimento da parte del tasso di inflazione al target del 2%. Raggiungimento che, secondo la Bank of Japan, avverr nellanno fiscale 2017.

Il quadro della politica monetaria deve diventare pi flessibile, con la Bank of Japan che deve abbandonare labitudine di fissare una data di calendario specifica in cui linflazione raggiunger il target. Sebbene tale cambiamento possa aumentare la credibilit della Bank of Japan nello stabilire un obiettivo pi realistico, la transizione dovr essere comunicata nel modo opportuno, per evitare la percezione che la banca centrale stia riducendo il suo impegno a raggiungere il suo target di inflazione, e per limitare potenziali reazioni avverse di mercato, incluso lapprezzamento dello yen.

LFmi chiede anche che il governo di Tokyo introduca un meccanismo per assicurarsi che le aziende che generano profitti aumentino i salari base di almeno il 3%, a fronte di incentivi fiscali o come ultimo strumento di sanzioni.

LFMI prevede ora una crescita del pil del Giappone dello 0,5% circa nel 2016, dello 0,3% nel 2017, a fronte di una crescita potenziale che scivoler vicino allo zero entro il 2030, causa il collasso demografico.

Consuntivo

Il Pil preliminare del Giappone del 2* trimestre si e' attestato in calo rispetto alle attese del consenso (+0,7% a/a) a quota +0,2% a/a. Un movimento che ha messo in evidenza la debolezza dell'economia nipponica nonostante le consistenti misure di stimolo promosse dal Governo del Paese e la politica espansiva adottata dalla Banca centrale. Anche su base trimestrale, la crescita del Pil giapponese e' rallentata, rispettivamente da 0,5% t/t a 0,0% t/t.

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Il consenso si aspettava un incremento dello 0,2% t/t. "I dati sono stati negativamente influenzati dagli effetti di un terremoto che ha colpito una regione del Giappone in aprile, e percio' e' attesa una riaccelerazione nel terzo trimestre". Guardando alle componenti del prodotto interno lordo, sul fronte dei consumi si e' registrato un aumento contenuto. Questi infatti sono saliti solo dello 0,6% a/a, in rallentamento rispetto al +2,8% a/a del primo trimestre. Per quanto riguarda gli investimenti nel settore immobiliare, invece, questi si sono attestati a quota +21,3%, sui massimi dal secondo trimestre del 2008. Male gli investimenti di capitale che sono scesi per il secondo trimestre consecutivo dell'1,5% a/a rispetto ai tre mesi precedenti

Anticipatori

Migliora leggermente ad agosto l'attivit manifatturiera del Giappone, confermando una contrazione anche se ad un ritmo inferiore rispetto al mese precedente. Nella stima flash sul PMI manifatturiero Markit segnala infatti un valore di 49,6 punti, in leggero miglioramento rispetto ai 49,3 punti di luglio. Le attese degli analisti erano per 49,5 punti. "Il settore manifatturiero giapponese si avvicinato alla stabilit ad agosto, anche se gli ultimi dati mostrano un quadro generale misto" ha commentato Annabel Fiddes, economista presso Markit. Si ricorda che un dato sopra i 50 punti indica espansione mentre al di sotto di quella soglia si segnala una contrazione del settore.

Si conferma ancora stagnante l'economia giapponese, secondo quanto indicato dal superindice, che rappresenta un indicatore sintetico dello stato dell'attivit, nel periodo attuale ed in prospettiva nei prossimi 12 mesi. Una conferma di quanto gi noto al governo e che ha spinto il Premier Abe a lanciare un nuovo pacchetto di stimoli.Secondo la stima preliminare del Cabinet Office, il leading indicator (superindice) di giugno indicato a 98,4 punti, stabile rispetto al mese di maggio (dato rivisto da 100). Il dato inferiore alle attese del mercato che erano per 99,6.Nello stesso periodo, l'indice coincidente sulla situazione attuale indicato in rialzo a 110,5 punti da 109,2, segnalando un miglioramento, mentre l'indice differito (lagging index) atteso in aumento a 112 da 111 ed indica un miglioramento delle prospettive per i prossimi 12 mesi.

Elementi congiunturali

Segnali di stabilizzazione giungono dall'attivit industriale giapponese, soprattutto grazie al miglioramento della produzione che ha registrato il primo segnale positivo dallo scorso febbraio. Pi in generale il settore manifatturiero si conferma debole. Nel mese di agosto, l'indice PMI manifatturiero si attestato a 49,5 punti sopra i 49,3 di luglio, ma leggermente sotto i 49,6 della lettura preliminare. L'indicatore resta quindi in zona contrazione, ovvero sotto la soglia critica dei 50 punti che fa da spartiacque tra contrazione e crescita, cosa che non accadeva ormai da aprile 2015. Il sottoindice per la produzione si portato in zona espansione salendo fino a 50,2 rispetto ai 49,4 punti rilevati in precedenza.

Positivi i conti con l'estero del Giappone a luglio, grazie ad un calo delle importazioni superiore alla riduzione dell'export. Secondo il Ministero delle Finanze del Giappone (MOF), la bilancia commerciale ha chiuso con un surplus di 513,5 miliardi di yen, rispetto al disavanzo di 693 miliardi del mese precedente ed al deficit di 261,4 miliardi dello stesso mese del 2015. Gli analisti stimavano un surplus di 283 miliardi. Le esportazioni sono scese per il decimo mese di fila, evidenziando una riduzione del 14% a 5.728 miliardi di yen, in perfetta linea con il consensus. Gi anche le importazioni che hanno segnato una forte discesa del 24,7% a 5.214 miliardi, rispetto al -20,6% atteso dal mercato.

Cresce il surplus delle partite correnti del Giappone, nel mese di giugno, registrando il maggior risultato per il mese di giugno dal 2010. Secondo il Ministero delle Finanze giapponese (MOF), l'avanzo si attestato a 974,4 miliardi di yen, che risulta quasi il doppio rispetto ai 541,7 miliardi dello stesso mese del 2015, anche se in calo rispetto ai 1809 miliardi del mese precedente ed inferiore ai 1.057 miliardi attesi dagli analisti. A sostenere la crescita sono stati i pi larghi ritorni dagli investimenti esteri, favoriti dall'indebolimento dello yen, ed il miglioramento dei conti con l'estero sul commercio. Per quanto riguarda le esportazioni sono calate su anno del 9,9% mentre le importazioni sono scese di oltre il 20%, facendo crescere il suplus del commercio di beni e servizi rispetto allo scorso anno a 596 miliardi di yen.

Timidi segnali di recupero dell'inflazione in Giappone. I prezzi alla produzione giapponesi hanno rallentato la caduta e sono scesi meno del previsto a luglio. Secondo la Bank of Japan, i prezzi hanno evidenziato una stabilizzazione (variazione zero) rispetto al mese precedente, quando si era visto un decremento dello 0,1%. Su base annua i prezzi segnano ancora una forte discesa del 3,9%, inferiore al -4,2% del mese precedente ed al -4% atteso. I prezzi export hanno registrato un incremento dello 0,2% su base mensile, mentre su anno hanno evidenziato un decremento del 3,4%. I prezzi import sono saliti dell'1,4% su mese, evidenziando un calo del 10,9% tendenziale.

E' boom a giugno di ordini di macchinari in Giappone, dopo il calo accusato il mese precedente. Un segnale di ripresa dell'economia nipponica, ancor prima del lancio dei nuovi stimoli da parte della banca centrale. Il totale degli ordinativi al settore privato ha registrato un forte aumento del 6,9%, dopo il -1,8% precedente. L'indicatore stato pubblicato dall'Istituto di Ricerca Economica e Sociale del Giappone (ESRI). Il dato core, al netto delle componenti volatili, ha invece registrato un aumento dell'8,3% dopo il -1,4% del mese precedente, risultando sopra le attese degli analisti, che indicavano una crescita del 3,1%. Il dato complessivo, che include anche gli ordini governativi ed esteri, registra invece un balzo del 10,1% dopo il -11,5% precedente.

Prezzi al consumo giapponesi ancora una volta in discesa. Nel mese di giugno, l'inflazione nipponica ha raggiunto i minimi degli ultimi 3 anni, mettendo sotto pressione l'istituto centrale per ulteriori misure di sostegno. Il dato sull'inflazione ha mostrato una discesa dei prezzi dello 0,5% su base annuale mentre la statistica relativa all'area di Tokyo ha evidenziato una flessione dello 0,4%. I dati di Tokyo sono ritenuti un ottimo anticipatore del trend di prezzi nazionale.

Germania

Previsioni

Secondo la Bundesbank il Prodotto Interno Lordo stimato in espansione quest'anno dell'1,7% contro il +1,8% previsto in precedenza, mentre nel 2017 la crescita attesa ora a un +1,4% dal +1,7% precedente.

Si tratta di previsioni in linea con quelle ufficiali del governo e leggermente pi ottimistiche rispetto a quelle fornite dal Fondo monetario internazionale (+1,5% nel 2016). Ritoccate all'ingi anche le stime sull'inflazione, ora abbassate a +0,2% da +1,1% per il 2016 e a +1,5% da +2% per il 2017.

Confermano levoluzione gli esperti economici. Il Consiglio tedesco composto dai cosiddetti cinque saggi (Christoph M. Schmidt, Peter Bofinger, Lars Feld, Isabel Schnabel e Volker Wieland) hanno rivisto al ribasso le stime sul PIL tedesco, prevedendo un'espansione del Prodotto Interno Lordo all'1,5% dal +1,6% stimato precedentemente. In particolare, il gruppo di esperti, ha ridotto il tasso annuo di crescita dell'export, da +4,5% a +2,4% e le attese sull'inflazione, da +0,9% a +0,3%.

Stime di crescita leggermente ridotte quindi per la Germania, che subisce il contraccolpo della frenata dell'export, a causa della crisi economica globale. L'economia tedesca per, resta sostanzialmente in buona salute, grazie ad una domanda interna robusta e ad una disoccupazione che si conferma ai minimi storici.

Consuntivo

Nel secondo trimestre del 2016 l'economia tedesca cresce ma ad un ritmo pi lento di quello registrato ad inizio anno. Il PIL, infatti, ha registrato un aumento dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti, confermando la stima preliminare e mostrandosi in linea con le attese degli analisti. Nel primo trimestre l'economia aveva registrato un incremento dello 0,7%. Su base annua, la crescita stata del 3,1%, in accelerazione rispetto al +1,5% dei tre mesi precedenti e perfettamente in linea con la stima preliminare ed il consensus. Lo annuncia l'Ufficio statistico federale tedesco. A sostenere il PIL stata la bilancia commerciale, con le esportazioni di beni e servizi cresciute dell'1,2% e le importazioni diminuite dello 0,1%. Segnali contrastanti, invece, dalla domanda interna. I consumi sono saliti dello 0,6% a livello pubblico, mentre a livello privato si registrato un incremento dello 0,2%.

Anticipatori

Battuta d'arresto per le condizioni economiche in Germania, segnalato dall'indice IFO, ma il pessimismo domina soprattutto lo scenario futuro, a causa degli effetti differiti della Brexit. Secondo i dati diffusi dall'IFO Institute, l'omonimo indice si attestato a 106,2 punti, in calo rispetto ai 108,3 del mese precedente. Il dato delude le attese degli analisti che stimavano un livello a 108,5. Il sotto-indice relativo alle condizioni attuali sceso a 112,8 punti da 114,8, deludendo le attese (114,9), mentre l'indice sulle aspettative peggiorato a 100,1 punti dai 102,1 precedenti, risultando anche questo al di sotto del consensus (102,5).

L'indice ZEW, un indicatore anticipatore del sentiment dell'economia nei prossimi mesi, ha recuperato terreno nel mese di agosto portandosi a +0,5 punti dopo la rovinosa caduta a -6,8 punti di luglio. Il dato, elaborato dall'Istituto di ricerca tedesco ZEW Institute, comunque peggiore delle stime degli analisti che erano per +1,8 punti. Da rilevare che l'indice relativo al sentiment sulla situazione economica attuale salito a 57,6 punti dai 49,8 precedenti, risultando sopra le stime che erano per 50 punti. Anche l'indice del clima relativo alla Zona Euro migliorato attestandosi a +4,6 punti dai -14,7 punti precedenti, risultando anche in questo caso superiore al consensus di -6,3 punti.

La crescita del settore privato tedesco ha rallentato ad agosto, pur restando robusta. L'indice flash Pmi composito di Markit, che traccia l'attivit manifatturiera e dei servizi, rappresentanti i due terzi dell'economia tedesca, si attestato a 54,4 da 55,3 di luglio. Si tratta di una lettura pi debole del consensus di 55,00 previsto da Reuters, ma ancora ampiamente sopra la soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione. L'indice mostra come la crescita nel settore servizi abbia rallentato inaspettatamente dopo aver accelerato a luglio. Anche la manifattura ha perso un po' di smalto ad agosto, dopo la forte performance dei mesi precedenti. Il sottoindice per la manifattura si attesta a 53,6 mentre quello per i servizi a 53,3. Produzione, nuovi ordini e occupazione sono cresciuti ad un tasso leggermente inferiore rispetto a luglio.

Elementi congiunturali

L'inflazione in Germania registra a sorpresa una battuta d'arresto. Secondo l'Ufficio Federale di Statistica (Destatis), sulla base delle risultanze dell'indagine condotta sui Lander tedeschi, i prezzi al consumo dovrebbero registrare una contrazione dello 0,1% mensile ad agosto dopo il +0,3% registrato a luglio. Deluse le aspettative degli analisti che avevano stimato una timida salita dello 0,1%.Su base annuale, invece, il dato atteso in crescita dello 0,3% dopo il +0,4% di luglio e contro il +0,5% del consensus. Quanto all'inflazione armonizzata, alla luce della debole dinamica inflazionistica nella zona euro, i prezzi al consumo sono attesi invariati su base mensile ed in aumento dello 0,4% su base annua. A met agosto, il dato definitivo sui prezzi, in evidente recupero nel mese di luglio, sembravano aver allontanato il rischio deflazionistico.

I prezzi alla produzione in Germania accelerano leggermente il passo a luglio rispetto al mese precedente. Secondo l'Ufficio Federale di Statistica tedesco, i prezzi alla produzione sono saliti a luglio dello 0,2% a livello mensile, dopo il +0,4% di giugno, risultando leggermente sopra le attese degli analisti che avevano previsto un progresso dello 0,1%. Rispetto allo stesso mese dell'anno precedente i prezzi hanno segnato, invece, una diminuzione del 2% dopo il -2,2% di giugno. I prezzi dell'energia hanno registrato un calo del 6,2% rispetto a luglio 2015, cos l'indice dei prezzi alla produzione depurato della componente energetica avrebbe evidenziato una contrazione dello 0,5%.

Resta ferma la disoccupazione in Germania. Secondo il Federal Labour Office, il tasso di disoccupazione destagionalizzato rimasto stabile al 6,1%, risultando sempre in linea con le attese degli analisti. Parallelamente, c' stata una variazione negativa di 7 mila disoccupati, dopo che a giugno c'era stato un calo di 6 mila unit. Le attese degli analisti erano per un calo dei senza lavoro di 3 mila unit.

Cresce il surplus della bilancia commerciale tedesca, a giugno, cos come l'export torna a salire. L'avanzo commerciale si attestato a 24,9 miliardi di euro, rispetto all'attivo di 21 miliardi del mese precedente. Le attese degli analisti erano per un surplus a 23 miliardi. Secondo i dati pubblicati dall'Ufficio Federale di Statistica (Destatis), le esportazioni sono salite dello 0,3% dal -1,9% di maggio, mentre le importazioni sono cresciute dell'1% contro il +0,6% stimato dal mercato.

Gi gli ordinativi all'industria in Germania, che annullano il piccolissimo recupero messo a segno il mese precedente e risultano ben al di sotto delle attese. Una tendenza che rispecchia la frenata dell'export, soprattutto quello verso l'UE, che pesa sull'industria tedesca. Il dato di giugno ha registrato un calo dello 0,4% dopo il +0,1% rivisto di maggio (il dato preliminare era a zero). Il dato, comunicato dall'Ufficio Nazionale di Statistica (Destatis), peggiore delle stime degli analisti che avevano previsto un incremento dello 0,6%.Gli ordini dall'estero sono scesi dell'1,2%, confermando una tendenza negativa, mentre quelli domestici sono cresciuti dello 0,7%. Gli ordinativi da parte dei Paesi dell'Eurozona sono crollati dell'8,5%, mentre quelli dagli altri Paesi sono saliti del 3,8%.

Francia

Previsioni

Buone nuove per l'economia francese. La banca centrale d'Oltralpe stima una crescita dello 0,3% del PIL nel terzo trimestre. Si tratta della prima stima che la Banque de France rilascia per il trimestre in corso e pi positiva rispetto alle previsioni fornite in precedenza. Lo scorso giugno, l'istituto aveva stimato un'espansione del Prodotto Interno Lordo dello 0,2% al ribasso rispetto al +0,3% pronosticato solo un mese prima. Previsioni che non lasciavano ben sperare per la crescita nel terzo trimestre.

Nel rapporto mensile, la banca prevede un aumento della produzione e un progresso moderato dell'attivit servizi, nel mese di agosto. Quanto al sentiment del mondo delle imprese, l'istituto ha rilevato che la fiducia del settore industriale a luglio salita di un punto, a 98 mentre la fiducia dei servizi, scesa di un punto, a 96.

Secondo la Banque de France, il PIL nel 2017 crescer all'1,5% a un ritmo pi contenuto rispetto al +1,6% stimato in precedenza. L'istituto ha confermato, invece, le previsioni sul Prodotto Interno Lordo per l'anno in corso, stimando un'espansione all'1,4%. Netta sforbiciata ai prezzi al consumo, previsti in aumento solo dello 0,2% quest'anno e all'1,1% nel 2017, rispettivamente da +1% a +1,5%, previsti lo scorso dicembre. I deboli prezzi del petrolio e l'incertezza sulle prospettive per l'economia mondiale sono stati i fattori che hanno portato la Banque de France a rivedere al ribasso le proprie stime di crescita.

Il Fondo monetario, che ha rivisto al ribasso per la quarta volta consecutiva in un anno le proprie previsioni di crescita mondiale, ritiene che il Pil francese crescer di 1,1% quest'anno e di 1,3% il prossimo.

La Commissione Europea nelle Winter Economic Forecasts, conferma che - a politiche invariate - Parigi non riuscir a rispettare il sentiero concordato di riduzione del disavanzo, attestandosi al 3,4% del rapporto deficit/PIL nel 2016 e al 3,2% nel 2017. La spesa pubblica aumentata dell1,6% nel 2015 (+1,7% nel 2014), e dovrebbe crescere - al netto delle misure una tantum - dell1,2% nel 2016. Lo stock di debito pubblico previsto in ulteriore aumento (96,8% del PIL nel 2016; 97,1% nel 2017), per quanto con un incremento meno marcato rispetto alle precedenti previsioni.

Consuntivo

Nel secondo trimestre del 2016 il Pil in Francia (seconda lettura) ha registrato una variazione nulla su base trimestrale. Nel trimestre precedente il Pil francese aveva registrato un incremento dello 0,7%. I numeri odierni sono "deludenti" - ha commentato il ministro delle Finanze Michel Sapin - confermando tuttavia le attese di una crescita dell'1,5% per l'anno in corso.

Il rallentamento stato guidato da un forte calo delle scorte, che ha pesato sul prodotto interno lordo per 0,7 punti, mentre il commercio estero ha contribuito positivamente per 0,6 punti e la domanda interna per 0,1 punti.

Anticipatori

Sale la fiducia dei consumatori francesi, nel mese di agosto. Il relativo indice, comunicato dall'Ufficio Statistico Nazionale francese (INSEE), sale a 97 punti rispetto ai 96 punti di luglio. L'indice relativo ai cambiamenti degli standard di vita degli ultimi 12 mesi, sale -21 punti da -28 mentre quello relativo alle condizioni future dei prossimi 12 mesi rimane stabile e -10 punti.

L'attivit economica privata in Francia ad agosto accelerato a sorpresa, registrando un tasso di crescita che non si vedeva dal novembre scorso, quando il paese venne sconvolto dagli attacchi terroristici di militanti islamici. L'indice Pmi composito, secondo la stima flash comunicata da Markit, arrivato a 51,6 da 50,1 di luglio. Gli economisti, stando a un sondaggio Reuters, si attendevano un incremento molto pi contenuto (50,4). La crescita attribuibile esclusivamente al settore servizi, il cui indice questo mese salito a 52 da 50,5 di luglio (50,5 la previsione).

Il settore manifatturiero, invece, resta in contrazione: 48,5 ad agosto da 48,6 del mese scorso (48,8 la stima).

In calo ad agosto il sentiment delle imprese manifatturiere francesi. Secondo l'Ufficio Statistico Nazionale francese (INSEE),l'indice sceso a 101 punti, rispetto ai 103 di luglio, risultando sotto le attese degli analisti che lo stimavano l'indice stabile a 103 punti.

Elementi congiunturali

Recupera l'inflazione in Francia, smorzando le preoccupazioni per l'aumento dei rischi di deflazione, sempre causati da un persistente calo dei prezzi energetici. Secondo l'Istituto Statistico Nazionale Francese (INSEE), i prezzi al consumo hanno evidenziato nel mese di giugno un incremento dello 0,1% su base mensile, rispetto al +0,3% stimato dagli analisti, e dopo il +0,4% registrato a maggio. Su base annua il dato salito dello 0,2%, come nel mese precedente. L'indice dei prezzi armonizzato, una misura utilizzata dalla BCE, ha segnato una variazione positiva dello 0,1% su base mensile, registrando un rialzo dello 0,3% su anno.

Buone nuove dal mercato del lavoro francese. Nel mese di luglio il tasso di disoccupazione relativo al secondo trimestre dell'anno ha registrato un calo al 9,9% dal 10,2% del 1 trimestre. Lo rende noto l'Ufficio di statistica nazionale (Insee). Centrate in pieno le attese degli analisti. Il numero dei disoccupati nelle aree metropolitane si attestato a 2,767 milioni, 74.000 in meno rispetto al trimestre precedente, con un significativo decremento tra i giovani. Tra i disoccupati almeno 1,2 milioni di persone stanno cercando un lavoro da almeno un anno. Il tasso degli occupati, invece, salito al 64,7%.

Frena un po' la crescita degli occupati del settore privato non agricolo in Francia. Nel 2 trimestre si registrato un aumento dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Il dato, comunicato l'Istituto di Statistica Nazionale francese (INSEE), corrisponde ad un incremento di 24.100 unit in termini assoluti e si confronta con un +0,3% registrato il trimestre precedente. Le attese erano per un incremento dello 0,3%. Su base annua si registrato un aumento dello 0,9% contro l'1% del trimestre precedente.

Accentua il calo la produzione industriale e manifatturiera francese, proseguendo il trend negativo avviato a maggio e non offrendo alcun segnale di recupero dell'economia. Un quadro confermato anche dal pi recente dato del PMI manifatturiero. L'output complessivo della seconda economia europea, a giugno, ha mostrato un decremento dello 0,8% dopo il -0,5% del mese precedente. Il dato, comunicato dall'Ufficio di statistica nazionale (INSEE), risulta sotto le stime degli analisti, che indicavano un incremento dello 0,1%. Su base annua si registrato un aumento dello 0,4%. Peggio la produzione manifatturiera, che evidenzia una pesante discesa dell'1,2% dopo i +0,1% riportato a maggio. A livello tendenziale si registrato un aumento dello 0,3%.

Peggiora la situazione dei conti con l'estero per la Francia, che mostra a giugno un deficit della bilancia commerciale pari a 3,4 miliardi di euro, dal rosso di 2,7 miliardi riportato ad aprile (dato rivisto da -2,8 miliardi). Secondo quanto comunicato dall'Ufficio doganale francese, l'export salito a 39,9 miliardi da 37,5, mentre le importazioni sono rimaste ferme a 40,3 miliardi. Quindi, le partite correnti hanno evidenziato a giugno un deficit di 0,6 miliardi di euro, dopo il rosso di 0,3 miliardi riportato in precedenza. Lo si apprende dalla Banque de France.

Il saldo delle partite correnti della Francia ha evidenziato a maggio un deficit in miglioramento a 0,3 miliardi di euro, dopo il rosso di 2,1 miliardi riportato in precedenza. Lo si apprende dalla Banque de France. Le attese erano per un deficit in aumento a -2,6 miliardi. Le esportazioni sono salite a 37,7 miliardi da 37,1 miliardi, mentre le importazioni sono scese a 40,5 miliardi da 42 mld. Il saldo della bilancia commerciale migliorato cos a -2,8 miliardi, contro un disavanzo di 4,8 miliardi precedente, risultando migliore del deficit previsto dal mercato pari a 4,9 miliardi. Le partite correnti non sono altro che la somma della bilancia commerciale (data dalle differenza tra esportazioni ed importazioni) e gli interessi e dividendi maturati sul debito estero accumulato per finanziare esportazioni nette negative (cio quando il valore delle importazioni supera quello delle esportazioni).

Regno Unito

Previsioni

Oltre al taglio dei tassi ed all'aumento del programma di acquisto di asset di 70 miliardi di sterline sino ad un importo di 435 miliardi, la Bank of England ha ridotto le stime sul Prodotto Interno Lordo britannico. La banca per il 2017, ha stimato un PIL in rialzo dello 0,8% dal +2,3% e per il 2018 da +2,3% a +1,8%. Confermate le previsioni di crescita per il 2016 al 2%. In scia all'indebolimento della sterlina, la BoE si attende ora un rialzo dell'inflazione all'1,9%. In questo caso si tratta di una stima al rialzo rispetto al +1,5% della precedente previsione. Nell'arco di 2-3 anni, la banca centrale britannica prevede un tasso di inflazione in aumento fino al 2,4%.

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