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Economia senza banche o banche senza economia? Lezioni da Stati Uniti ed Europa Seminario per il corso di Laurea Magistrale in Scienze Economiche Gabriele Barbaresco A St di M di b Area Studi Mediobanca Roma, Università degli Studi RomaTre-Dipartimento di Economia,14 aprile 2015

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Economia senza banche o banche senza economia?Lezioni da Stati Uniti ed Europa

Seminario per il corso di Laurea Magistrale in Scienze Economiche

Gabriele Barbaresco A St di M di bArea Studi Mediobanca

Roma, Università degli Studi RomaTre-Dipartimento di Economia,14 aprile 2015

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Sommario

Sezione 1 – Posso fidarmi di te? La fragilità dell’impresa bancariag p

Sezione 2 – Declino strutturale del business bancario. Il caso italiano

Sezione 3 Il Regolatore Ma lui la fiducia se l’è guadagnata?Sezione 3 – Il Regolatore. Ma lui, la fiducia, se l è guadagnata?

Sezione 4 – Banche: cresciute o sovrappeso?

Sezione 5 – Il mare unisce i Paesi che separa: banche europee e statunitensi a confronto

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Sezione 1 – Posso fidarmi di te?La fragilità dell’impresa bancaria

Gabriele Barbaresco A St di M di bArea Studi Mediobanca

Roma, Università degli Studi RomaTre-Dipartimento di Economia,14 aprile 2015

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Come funzionano le banche: quel delicato asset chiamato fiducia …

Il “panico finanziario” è la diffusa perdita di fiducia verso un’istituzione finanziaria; la sua manifestazione più evidente è la “corsa aglilli” ( i ) Il i hi di “ i fi i i ” è i i ll l i di f i d ll’ i d b isportelli” (punic run). Il rischio di “panico finanziario” è intrinseco alla logica di funzionamento dell’azienda bancaria

Perché può svanire la “fiducia” verso una banca? Perché la banca svolge due attività intrinsecamente contraddittorie: “produce”moneta attraverso i depositi e la veicola all’economia reale (famiglie e imprese) attraverso il canale dell’intermediazione creditizia

I depositi “devono” essere certi (rapporto di conversione fisso e paritetico con la moneta legale) e a breve (liquidabili senzapreavviso); i finanziamenti sono incerti (default dell’affidato) e illiquidi (liquidi solo a scadenza, prima di essa con sconto); il mestiered l b hi è l t f i d i i hi ( t t i t ) d ll d (b i t l gh )del banchiere è la trasformazione dei rischi (certo contro incerto) e delle scadenze (brevi contro lunghe)

Perché esiste il deposito? Per rispondere alla domanda di “assicurazione” contro l’incertezza dei depositanti circa il profilo temporaledei propri consumi futuri. Esso rappresenta uno strumento “teoricamente” massimizzante l’utilità del consumatore rispetto a: 1.detenzione di moneta legale (infruttifera e sottraibile); 2. erogazione diretta al soggetto da finanziare (costo del monitoraggio eperdita di liquidità); ma perché il deposito sia preferibile a 1. esso deve essere “a vista”, ovvero immediatamente trasformabile inmoneta legale a domanda del depositante, senza preavviso; perché il deposito sia preferibile a 2., la banca deve mostrare di avere unag p , p ; p p p ,capacità di discernere il propri prenditori meglio e a minor costo di quanto possa fare il singolo depositante (riduzione delle asimmetrieinformative)

La banca detiene liquidità per soddisfare le richieste di riscatto dei depositanti, ma essa ha un costo (opportunità); la banca non puòfronteggiare una domanda di ritiro simultanea di tutti i depositi (riserva frazionaria dei depositi)

La “fiducia” nella capacità di selezionare la clientela e nella pronta monetizzazione dei depositi tiene in vita la banca. E’ un equilibriofragile

Dopo 100 anni cambiano solo i colori delle foto, non i protagonisti …

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New York, 1907, Punic run alla 19th Ward Bank Londra, settembre 2007, Punic run alla Northern Rock

protagonisti …

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… che ha rappresentato una faticosa (e non definitiva) conquista

La fiducia ha una variabilità degna del più g pperturbato dei mercati finanziari …

Negli Sati Uniti prima dei National Bank Acts (1863-1864) che posero le basi per l’emissione di moneta da parte del GovernoNegli Sati Uniti prima dei National Bank Acts (1863-1864) che posero le basi per l emissione di moneta da parte del GovernoFederale, circolavano banconote emesse da banche private attive nei singoli Stati dell’Unione, denominate free banks. Sicontavano fino a 1.500 banconote diverse. Ad ognuna era attribuito un valore diverso, con sconti variabili rispetto al nominale,in base alla affidabilità riconosciuta alla banca. Questa dipendeva dalla qualità del collaterale posto a garanzia della monetaemessa, depositato presso il revisore dei conti di ciascuno Stato

Il grafico riporta gli sconti praticati a Filadelfia sul valore nominale delle banconote emesse da una banca del Tennesse. Ogninegoziante disponeva di un listino (detto banknote detector) sul quale rilevava le “quotazioni” delle banconote e determinavail prezzo della merce in relazione alla “valuta” presentata

Fiorì un mercato delle banconote in cui speculatori in possesso di informazioni privilegiate sulla solvibilità delle banchel d i d ll dit di b t Il t i di ffi i t (il d ll b t tt )

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Fonte: Gorton B., “Misunderstanding Financial Crises: Why we don’t see them coming”, 2012, Oxford University Press (traduzione italiana a cura di Franco Angeli, 2014)

lucravano guadagni dalla compravendita di banconote. Il mercato era quindi efficiente (il prezzo della banconota era corretto),ma la moneta era priva di valore certo e quindi la sua funzione pregiudicata

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Chi “produce” la fiducia (1)? Il fragile bilancio bancario …. Si consideri un bilancio semplificato: l’attivo consiste diimpieghi a famiglie ed imprese per 97 e di liquidità per 3

Impieghi: famiglie e Raccolta: depositi e

p g g p p q p(un dato storicamente plausibile). Il passivo è composto dadepositi e interbancario per 97 e da capitale netto per 3.Anch’esso plausibile: le nuove regole di Basilea IIIpropongono un livello minimo di leva pari a 33 volte

Impieghi: famiglie e imprese

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Raccolta: depositi e interbancario

97Qualunque banca considererebbe imprudente einaffidabile un richiedente con ‘loan to value’ del 97%: chifinanzierebbe un mutuo per l’intero importo? Il prenditore“banca” fa eccezione ed Regolatore lo legittima.Contabilmente è un azzardo

Liquidità 3 Mezzi propri 3

Default per 3 sugli impieghi

Contabilmente è un azzardo

Infatti, considerato che il capitale netto copre le perdite“inattese” (quelle attese sono scontate nelle condizionidel prestito, il tasso richiesto), il default del 3,1% deiprestiti (3/97) è sufficiente ad assorbire l’intero capitale

Impieghi: famiglie e Raccolta: depositi ed

prestiti (3/97) è sufficiente ad assorbire l intero capitalenetto. I depositanti temono l’insolvenza della banca eritirano i depositi. La liquidità li può coprire solo per il3,1% (3/97)

Ogni maggiore prelievo dei depositanti costringe la bancaImpieghi: famiglie e imprese

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Raccolta: depositi ed interbancario

97

Ogni maggiore prelievo dei depositanti costringe la bancaa vendere gli asset che sono illiquidi e si cedono a sconto.Maturano ulteriori perdite che alimentano altri riscatti. Sead essi non si può fare fronte, altre banche subiscono unaperdita sugli impieghi (interbancario), vedono eroso ilproprio capitale e si trovano a fronteggiare a loro volta

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Liquidità 3 Mezzi propri 0

proprio capitale e si trovano a fronteggiare a loro voltauna spirale di riscatti

Il default di un istituto ne contagia altri e la crisi daindividuale diviene sistemicaFonte: R&S-Mediobanca

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… manovrato dal banchiere oscillante tra prudenza e profitto …

Il b hi di i di di d l il it l l li iditàIl banchiere dispone quindi di due leve, il capitale e la liquidità,che deve utilizzare sotto il doppio vincolo della profittabilità e dellastabilità dell’impresa bancaria. Profitto e prudenza, oppureprudenza e profitto?

Un capitale abbondante ripara dal rischio di indebolire la banca ap pseguito di “perdite inattese”. Ma una banca il cui “passivo” fossecostituito integralmente da capitale proprio sfuggirebbe al serviziodi liquidità che è chiamata a svolgere attraverso i depositi (sarebbeun fondo chiuso); inoltre, il capitale e’ una fonte di finanziamentopiù costosa del debitop

Una liquidità abbondante ripara dal rischio di insolvenza dellabanca verso le obbligazioni di pagamento sui debiti assunti. Unabanca il cui attivo fosse integralmente costituito da liquiditàsarebbe in grado di fronteggiare per definizione qualunque richiestadi riscatto dei creditori anche massiva Ma sfuggirebbe al serviziodi riscatto dei creditori, anche massiva. Ma sfuggirebbe al serviziodi collegamento tra i settori che dispongono di risorse finanziarie(depositanti) e coloro che le richiedono (famiglie e imprese).Sarebbe cioè un fondo monetario; inoltre la liquidità rende menodei prestiti

Quindi: una banca molto capitalizzata e liquida, massimizza lastabilità a discapito del profitto, ma è, in ultima istanza, lanegazione stessa del business bancario (trasformazione di rischi escadenze). Il banchiere è un imprenditore e ha il “dovere” di un usoefficiente delle risorse scarse (capitale e liquidità) che gli sono

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( p q ) gaffidate.

E infatti, liquidità e capitale, storicamente, si sono ridotti (grafici)Altro: liquidità (tre nozioni) in % del totale attivo, banche inglesiBasso: mezzi propri in % del totale attivo (Usa e Uk)Fonte: G. Haldane, Banking on the State, BIS Review, 139/2009

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… ma il fascino del profitto è troppo forte

Stato Stato patrimonialepatrimoniale ––StrutturaStruttura

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Fonte: R&S-Mediobanca su bilanci Deutsche Bank, 1980 vs 2009

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Chi “produce” la fiducia (2)? La banca centrale, tra autonomia e politica …

Il banchiere attratto dal profitto può creare banche instabili, che rischiano di perdere la fiducia

Chi può ristorare la fiducia? Le banche centrali nella propria funzione di prestatore di ultima istanza: erogazione di liquidità allebanche in difficoltà dietro presentazione di collaterale a garanzia. Il tasso a cui viene regolato il prestito deve esserepenalizzante, perché nessuno ne abusi (azzardo morale). Si tratta della regola di Bagehot (1826-1877)

Funziona sempre la rete di protezione delle banche centrali? Prima della Fed, negli Usa il salvataggio delle banche era affidato aistituzioni privare (clearing house) che però mancavano delle risorse e della credibilità necessarie. Tra il 1873 ed il 1914 i dissestibancari furono numerosi (grafico a sx). La Fed fu istituita nel 1913 (Federal Reserve Act) e divenne operativa nel 1914. Il ritardocon cui fu creata (1668 in Svezia, 1694 in Inghilterra, 1800 in Francia) fu il frutto di resistenze politiche (contrasto alle lobbyfinanziarie di New York e Filadelfia). La sua originale articolazione territoriale (dodici distretti, per lo più lungo la East Coast) neprova la nascita sofferta (grafico al centro)

Il primo vero banco di prova della Fed fu la crisi del 1929, ma essa fallì il proprio mandato. La strenua difesa del Gold Standardindusse la Fed a tenere una politica monetaria restrittiva a difesa dagli attacchi speculativi contro il dollaro (la Gran Bretagna neera stata vittima nel 1931, abbandonando il Gold Standard). Ciò creò deflazione, portando al collasso il settore agricolo. Inoltrel’adesione alle “teorie liquidazioniste” indusse la Fed a lasciare fallire molte banche, circa 9.400 su 25mila attive negli anni ’30(grafico dx)

Solo nel 1951 la Fed si emancipa formalmente dal potere esecutivo (Fed-Treasury Accord)

3000350040004500

503

0500

1000150020002500

10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40

10142 18

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149

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Banche statunitensi fallite (1873-1914) Articolazione territoriale della Fed Banche statunitensi fallite (1910-1940)19

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191

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1873 1884 1890 1893 1907 1914

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Nel 1934 Roosvelt introdussel’ i i d i d iti

… e viene soccorsa dallo Stato che assicura i depositi, ma in cambio …

l’assicurazione dei depositi conl’istituzione della Federal DepositInsurance Corporation (Fdic). Fino aglianni ‘60 gli Usa sono stati il solo Paeseavanzato ad avere un sistema diassicurazione dei depositi. Da allora innumero dei Paesi che lo hannointrodotto è aumentato arrivando ad uncentinaio. Durante la crisi alcuni Paesi(tra cui Usa Uk e Germania) hanno(tra cui Usa, Uk e Germania) hannoampliato i limiti di copertura, alcuni lihanno eliminati pro tempore, altri inmodo definitivo.

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Fonte: Haldane A. G., “Banking on the State”, BIS Review, 139/2009

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Chi “produce” la fiducia (3)? … impone il regolatore: prima “strutturale”…

Lo Stato mette la propria garanzia sui depositi, ma chiede alle banche di vincolarsi a modelli di businesspiù stabili che minimizzino il rischio di escussione della garanzia pubblica. Le banche “private” accettanodi cedere una quota della propria autonomia gestionale in cambio dell’assicurazione statale sulle passivitàche le rende più affidabili (degne di fiducia). Ciò avviene attraverso la regolazione. Si pongono lepremesse dell’azzardo morale e della reciproca cattura tra pubblico e privatopremesse dell azzardo morale e della reciproca cattura tra pubblico e privato

La vigilanza o regolazione bancaria storicamente ha oscillato tra due separate impostazioni: quella“strutturale” e quella “microprudenziale”. La prima ha carattere intrusivo e proibitivo: vieta ex lege albanchiere di intraprendere attività che, nell’ottica del regolatore, esacerbano il mismatchrischio/scadenze tra passivo ed attivo bancario che è alla radice delle crisi. La vigilanza microprudenzialerischio/scadenze tra passivo ed attivo bancario che è alla radice delle crisi. La vigilanza microprudenzialelascia il banchiere libero di esercitare la propria azione imprenditoriale senza alcuna preclusione, ma gliimpone di assumere dotazioni di capitale e liquidità ritenute congrue con il livello di rischio assunto

La legislazione statunitense degli anni ‘30 offre un buon esempio di vigilanza strutturale. Nel 1927 negliStati Uniti il McFadden Act vieta l’apertura di filiali al fuori dei singoli Stati dell’Unione. La crisi degli anni’30 porta alla approvazione del Glass Steagall Act nel 1933, paradigma della regolazione strutturale. Essoimpone la separazione tra banca retail e banca d’investimento, vietando alle banche “commerciali” diacquisire e negoziare azioni o svolgere attività assicurativa; nel 1935 si perfeziona lo spin-off di MorganStanley (investment bank) da J.P. Morgan & Co (banca retail). La “Regulation Q” della Glass-Steagallimpone un limite massimo (5 25%) ai tassi di interesse corrisposti sui depositi (interest rate ceilings) conimpone un limite massimo (5,25%) ai tassi di interesse corrisposti sui depositi (interest rate ceilings) conl’obiettivo di prevenire guerre al ribasso dei tassi, ma anche impedire che si raggiungano livelli usurai

Questa imbragatura regge fino ai primi anni ’80 quando le banche percepiscono l’eccessiva angustia dellelimitazioni loro imposte dalla regolamentazione. Perché?

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Fonte: elaborazioni R&S-Mediobanca

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… poi “liberista” negli anni ’80 …

L’inflazione torna alta: oltre il 12,6% nel 1979. I depositanti in cerca di rendimenti “reali” lasciano i depositibancari attratti dall’offerta di società finanziarie non bancarie che libere dai lacci della vigilanza iniziano abancari attratti dall offerta di società finanziarie non bancarie che, libere dai lacci della vigilanza, iniziano aoffrire rendimenti elevati canalizzando il risparmio verso fondi di investimento specializzati in attività liquide

L’aumento della concorrenza fa cadere il valore del charter value, la licenza bancaria. La prudente gestionebancaria indotta dal timore di perdita della licenza perde motivo: la raccolta del risparmio è possibile anche al difuori del quadro regolamentare

Aumenta anche la concorrenza “esterna”: il mercato si apre e si fa internazionale. In diversi paesi il regolatoreassume un atteggiamento più permissivo: prende corpo la concorrenza regolamentare al ribasso fra supervisori(competition in laxity). Si diffonde il timore che a causa della regolazione restrittiva i capitale bancari statunitensipossano migrare verso paesi ove il business è più redditizio

Lo Stato abdica dal proprio ruolo di regolatore attivo e delega al mercato il ruolo sanzionatorio Un mutamentoLo Stato abdica dal proprio ruolo di regolatore attivo e delega al mercato il ruolo sanzionatorio. Un mutamentoche trova il proprio corrispettivo nella teoria dei mercati efficienti (Fama e la scuola di Chicago), che confidanelle capacità di autoregolazione dei mercati finanziari, e nelle soluzioni analitiche che consentono di governaredel rischio attraverso la diversificazione e la copertura con derivati (Black & Scholes)

Cade il presupposto della regolazione strutturale che muove da fondamenti basati sulla separazione e sullarestrizione, ovvero la negazione della diversificazione e dell’assicurazione finanziaria.

La regolazione si muove di conseguenza: nel 1980 (presidenza Carter) si decide il progressivo abbandono deimassimali su tassi (Didmca); nel 1984 la Continental Illinois National Bank viene “salvata” dalla Fed (nasce ilTBTF); nel 1986 la “Fed” rilegge il Glass-Steagall stabilendo che una quota di ricavi da attività di investmentbanking pari al 5% sia compatibile con lo status delle banche commerciali; nel 1987 si insedia Greenspan ebanking pari al 5% sia compatibile con lo status delle banche commerciali; nel 1987 si insedia Greenspan esuccessivi regolamenti della Fed consentono alle banche di espandere le attività di investment banking dapprimafino al 10% (1996) e poi fino al 25% dei propri ricavi; nel 1994 il Riegle-Neal Act (bi-partisan) rimuove tutti i limiti“geografici” all’interno dell’Unione imposti nel 1927 (McFadden Act); nel 1998 si perfeziona la fusione traTravelers Insurance Group e Citicorp, tecnicamente “illegale”, ma consentita sotto impegno del nuovo gruppo didismettere entro due anni il business assicurativo

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dismettere entro due anni il business assicurativo

Non ve ne sarà bisogno: nel 1999 il Gramm-Leach-Bliley Act cancella il Glass-Steagall e sancisce il ritorno allabanca universale, già avvenuto nei fatti.

Fonte: elaborazioni R&S-Mediobanca

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… quindi “microprudenziale” negli anni ‘90 …

Nel 1988 entra in vigore il primo Accordo di Basilea (“Basilea I); seguono Basilea II (2004) e III (2010)

Gli obiettivi ufficiali di Basilea I sono:

1. Tutelare i depositanti (widows and orphans)

2 P i ff tti i t i i ( i )2. Prevenire effetti sistemici (panic run)

3. Creare pari condizioni competitive tra i competitor (level playing field)

4. Disincentivare la concorrenza regolamentare fra supervisori (competition in laxity) e l’imprudenzabancaria (race to the bottom)

5. Contrastare la riduzione della patrimonializzazione delle banche

Sui punti 3 e 4: prima del 1988 in alcuni Paesi le banche mostravano una leva superiore ai competitorsinternazionali: Giappone circa 50x, Germania 30x, USA e UK 20x, Svizzera 16x. Nel 1989, il Giappone avevanove delle dieci maggiori banche mondiali, era il primo creditore netto mondiale e poteva finanziare in dollaria tassi inferiori a quelli praticati dalle banche Usa. Le securities houses giapponesi dominavano New York

Non è estranea a Basilea I la volontà statunitense di limitare gli istituti giapponesi che con Basilea furonocostretti a ridurre la propria esposizione, dapprima internazionale poi domestica; scoppiò la bolla immobiliaree il Giappone entrò in una recessione, poi stagnazione, tuttora irrisolta

E infatti il sistema ponderale di Basilea I non è un’invenzione “svizzera” ma “statunitense”: il “building-blockapproach” fu introdotto negli anni ‘50 negli Usa, su iniziativa della Fed di New York e del Board of Governorsdella Fed

Dieci anni dopo “Basilea I”, otto delle prime dieci banche mondiali erano statunitensi. Obiettivo raggiunto (!)

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Fonte: elaborazioni R&S-Mediobanca

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… di nuovo strutturaleDopo la crisi del 2007-2008 ha ripreso quota la “vigilanza strutturale”: nel luglio 2010 è stato approvato il Dodd-Frank Actche contiene, tra l’altro, la Volcker Rule che prospetta la separazione delle attività (retail e trading) ed ha ispirato progettianaloghi in Europa (Rapporto Liikanen per l’ambito comunitario e Rapporto Vickers per lo UK)

Si torna agli anni ‘30 e l’idea di fondo appare chiara: proteggere i depositanti dal rischio di default indotto dalle attivitàrischiose della banca. La divisione consentirebbe il fallimento delle attività “speculative” all’uopo separate, senza innescarele esternalità negative rappresentate da panic run e paralisi del sistema dei pagamenti

Inoltre, la separazione favorirebbe:, p

il disinnesco di qualunque incentivo all’”azzardo morale”, ovvero alla disinvolta assunzione di attività rischioseconfidando nella safety net pubblica

una maggiore concentrazione delle banche nella pura attività di intermediazione creditizia il cui volume risulterebbeaccresciuto in assenza di distrazione di risorse finanziarie dirottate su impieghi speculativi

la riduzione del livello di interconnessione degli istituti, che vedrebbero drasticamente semplificata la dimensione e lastruttura del proprio attivo (solo finanziamenti all’economia) e passivo (solo depositi), recidendo tutti i canali (rapportiinterbancari e con altre istituzioni non regolamentate) fonte di rischio sistemico

generale semplificazione del business che sarebbe più facilmente vigilabile, con vantaggio per lo stesso regolatore.

Tutte le argomentazioni riferite appaiono opponibili, in quanto:utte le a go e ta o e te appa o o oppo b l , qua to:

la concentrazione delle banche nella sola intermediazione le priva della possibilità assumere attività (derivati) chepossono svolgere una funzione di riduzione del rischio complessivo attraverso la sua diversificazione ed “assicurazione”.In ultima istanza, la costrizione del raggio di azione della gestione della banca all’interno di un’accezione monobusinessne accrescerebbe la rischiosità e ridurrebbe stabilità

l’assunzione delle attività bandite da parte di altri intermediari non regolamentati (fondi hedge società finanziarie etl assunzione delle attività bandite da parte di altri intermediari non regolamentati (fondi hedge, società finanziarie etsimilia), lasciando inalterati i rischi di instabilità sistemica ed anzi sottraendoli all’occhio del vigilante

l’impoverimento della gamma di servizi che la banca è in grado di offrire: la copertura dei rischi imprenditoriali (ditasso, cambio, prezzo delle commodities) sarebbe soddisfatta da altre istituzioni, con segmentazione ed inefficienzetanto dal lato dell’offerta (limitazione delle economie di scala e scopo) che da quello della domanda (fine del concettodi “one stop shopping” ovvero dell’erogazione al cliente di un “pacchetto” di servizi da parte di un solo fornitore)

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di one-stop shopping , ovvero dell erogazione al cliente di un pacchetto di servizi da parte di un solo fornitore)

Fonte: elaborazioni R&S-Mediobanca

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Un ritratto del regolatore: ondivago, bicefalo, logorroico e vessatorio

Il l t h i di ill t l t t li t i “ t tt i” “lib i ti i d i li”Il regolatore ha quindi oscillato nel tempo tra gli estremi “strutturai” e “liberisti-microprudenziali”

I provvedimenti di ring-fencing ora in via di discussione (o approvazione come in Germania, Francia e UK) creano un quadroregolatorio “bifronte”, nel quale assieme a provvedimenti di natura micro-prudenziale (Basilea) si innescano misure diimpronta “strutturale” (a la Glass-Steagall), creando congestione regolatoria, problemi di coordinamento normativo e,certamente, ulteriori oneri di compliance in capo agli istituti e di vigilanza in capo al regolatore

Il “costo” derivante, di difficile determinazione, sarebbe sopportato dalla clientela per la quota in capo alle banche, dallacollettività per la quota in capo al regolatore

I costi regolamentari relativi all’espansione organizzativa delle autorità gravano sulla collettività. Si consideri che:

negli Stati Uniti nel 1935 vi era un addetto alla regolazione ogni tre banche vigilate, oggi il rapporto è di tre ad uno

l R U it li i ’80 i i i t ll t ità di i il i 11 il di d ti b i i lnel Regno Unito negli anni ’80 vi era un impiegato nelle autorità di vigilanza ogni 11mila dipendenti bancari, oggi laproporzione è di uno a trecento

l’avvento di Basilea III si stima abbia richiesto ad una banca europea di medie dimensioni l’assunzione di 200 nuoverisorse full-time dedicate alla compliance, ovvero circa 70mila posizioni per l’Eurozona

nei primi dodici mesi dalla sua approvazione, circa il 10% delle disposizioni del Dodd-Frank Act è divenuto effettivo,p pp pcomportando la creazione di circa 1000 nuovi posti di lavoro presso le istituzioni vigilate; a regime si arriverebbe a10mila posizioni

con riferimento ai ventilati progetti di separazione bancaria, il Rapporto Vickers quantifica i costi a carico del sistemabancario in una forbice tra i 4 ed i 7 miliardi di sterline

il primo accordo di Basilea (Basilea I) formava un documento di 30 pagine recepito in 18 pagine dall’ordinamento Usa eil primo accordo di Basilea (Basilea I) formava un documento di 30 pagine, recepito in 18 pagine dall ordinamento Usa eil 13 dallo UK; negli stessi paesi il recepimento dell’accordo di Basilea III ha prodotto documenti di oltre 1000 pagine

la legge Glass-Steagall (1933-1999) era composta da 37 pagine; il Dodd-Frank Act del 2010 è di 848 pagine e richiedel’emanazione di 400 regolamenti attuativi; essi, realizzati solo per un terzo, hanno prodotto 8.843 pagine, a regimesaranno circa 30.000

l 1974 l ti ti l t d l R U it i hi d d b di f i i 150 d ti i

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nel 1974 la reportistica regolamentare del Regno Unito richiedeva ad una banca di fornire circa 150 dati; oggi sono7.500; in Europa si stima che a regime un grosso gruppo bancario sia chiamato a fornire 30/50.000 informazioni inalmeno 60 differenti moduli di reportistica.

Fonte: elaborazioni R&S-Mediobanca su dati tratti fa Haldane A. G., “The dog and the frisbee”, August 2012, Bank of England (Speech)

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Gabriele Barbaresco A St di M di bArea Studi Mediobanca

Roma, Università degli Studi RomaTre-Dipartimento di Economia,14 aprile 2015

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Prestare denaro: un mestiere in crisi (1861-2010)

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0

1

2

3

4

8

9

1861

1864

1867

1870

1873

1876

1879

1882

1885

1888

1891

1894

1897

1900

1903

1906

1909

1912

1915

1918

1921

1924

1927

1930

1933

1936

1939

1942

1945

1948

1951

1954

1957

1960

1963

1966

1969

1972

1975

1978

1981

1984

1987

1990

1993

1996

1999

2002

2005

2008

Margine di interesse / prestiti (in %)

4

5

6

7

8

0

1

2

3

861

864

867

870

873

876

879

882

885

888

891

894

897

900

903

906

909

912

915

918

921

924

927

930

933

936

939

942

945

948

951

954

957

960

963

966

969

972

975

978

981

984

987

990

993

996

999

002

005

008

17

18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 20 20 20

Spread sui prestiti (tassi attivi-tassi passivi)

Fonte: Elaborazioni R&S su: AAVV, “Nuove serie storiche sull’attività di banche e altre istituzioni finanziarie dal 1861 al 2011: che cosa ci dicono?”, Quaderni di Storia Economica, Banca d’Italia, giugno 2012

Page 18: Economia senza banche o banche senza economia? Lezioni da ... · confronto 2. Sezione 1 – Posso fidarmi di te? La fragilità dell’impresa bancaria ... Perché la banca svolge

Offerta di credito e cicli economici (1861-2010)

70

90

110

10

30

50

‐10

1861

1864

1867

1870

1873

1876

1879

1882

1885

1888

1891

1894

1897

1900

1903

1906

1909

1912

1915

1918

1921

1924

1927

1930

1933

1936

1939

1942

1945

1948

1951

1954

1957

1960

1963

1966

1969

1972

1975

1978

1981

1984

1987

1990

1993

1996

1999

2002

2005

2008

Prestiti in % del Pil20

5

10

15

‐10

‐5

0

18

10

1861

1864

1867

1870

1873

1876

1879

1882

1885

1888

1891

1894

1897

1900

1903

1906

1909

1912

1915

1918

1921

1924

1927

1930

1933

1936

1939

1942

1945

1948

1951

1954

1957

1960

1963

1966

1969

1972

1975

1978

1981

1984

1987

1990

1993

1996

1999

2002

2005

2008

Var. % Pil reale (media mobile a 5 anni)

Fonte: Elaborazioni R&S su: R&S su: AAVV, “Nuove serie storiche sull’attività di banche e altre istituzioni finanziarie dal 1861 al 2011: che cosa ci dicono?”, Quaderni di Storia Economica, Banca d’Italia, giugno 2012

Page 19: Economia senza banche o banche senza economia? Lezioni da ... · confronto 2. Sezione 1 – Posso fidarmi di te? La fragilità dell’impresa bancaria ... Perché la banca svolge

La ricomposizione del passivo: depositi e titoli (1861-2010)

1,2

1,4

1,6

1,8

0,4

0,6

0,8

1

90

1861

1864

1867

1870

1873

1876

1879

1882

1885

1888

1891

1894

1897

1900

1903

1906

1909

1912

1915

1918

1921

1924

1927

1930

1933

1936

1939

1942

1945

1948

1951

1954

1957

1960

1963

1966

1969

1972

1975

1978

1981

1984

1987

1990

1993

1996

1999

2002

2005

2008

Funding gap (prestiti / depositi)

40

50

60

70

80

0

10

20

30

861

864

867

870

873

876

879

882

885

888

891

894

897

900

903

906

909

912

915

918

921

924

927

930

933

936

939

942

945

948

951

954

957

960

963

966

969

972

975

978

981

984

987

990

993

996

999

002

005

008

19

18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 20 20 20

Obbligazioni / depositi (in %)

Fonte: Elaborazioni R&S su: AAVV, “Nuove serie storiche sull’attività di banche e altre istituzioni finanziarie dal 1861 al 2011: che cosa ci dicono?”, Quaderni di Storia Economica, Banca d’Italia, giugno 2012

Page 20: Economia senza banche o banche senza economia? Lezioni da ... · confronto 2. Sezione 1 – Posso fidarmi di te? La fragilità dell’impresa bancaria ... Perché la banca svolge

Cambia la ricchezza finanziaria delle famiglie (1950-2010)

40

50

60

70

10

20

30

40

70

80

1950

1952

1954

1956

1958

1960

1962

1964

1966

1968

1970

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

2010

Depositi in % della ricchezza finanziaria

30

40

50

60

70

0

10

20

30

950

952

954

956

958

960

962

964

966

968

970

972

974

976

978

980

982

984

986

988

990

992

994

996

998

000

002

004

006

008

010

20

19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 20 20 20 20 20 20

Prestiti in % dei depositi

Fonte: Elaborazioni R&S su: Bonci R., Coletta M., “I conti finanziari dell’Italia dal 1950 a oggi”, in AAVV “I conti finanziari: la storia, i metodi, l’Italia, i confronti internazionali”, Banca d’Italia, 2006 e “La ricchezza delle famiglie”, Supplemento al Bollettino Statistico, Banca d’Italia, vari anni

Page 21: Economia senza banche o banche senza economia? Lezioni da ... · confronto 2. Sezione 1 – Posso fidarmi di te? La fragilità dell’impresa bancaria ... Perché la banca svolge

E alla fine? La banca lascia l’economia e abbraccia la finanza …

“Protecting the banks from the cycle” e “Protecting the cycle from the banks” : un quadro ingessato

Gestione bancaria passiva e difensiva: razionamento del credito, deleveraging, derisking e preferenza per impieghi liquidi

Adattamento della provvista alla liquidità dell’attivo: rinuncia alle fonti volatili (interbancario, obbligazioni), preferenza perquelle stabili pur se “a vista” (depositi)

Rinuncia delle banche alla propria funzione “core”, la trasformazione delle scadenze e dei rischi

Calo della redditi ità ins fficiente a rem nerare il capitale di rischio; ma il regolatore spinge alla raccolta di capitale che leCalo della redditività, insufficiente a remunerare il capitale di rischio; ma il regolatore spinge alla raccolta di capitale che lebanche sono riluttanti a chiedere al mercato il quale, a sua volta, le penalizza

Implicazioni di policy: la leva dei tassi non è fruibile (troppo bassi), le operazioni di rifinanziamento (Ltro e seguenti)accentuano la liquidità del bilancio bancario (attivo e passivo) senza che le risorse defluiscano al canaledell’intermediazione. Si forza la mano con esercizi non convenzionali (rifinanziamenti con vincolo sugli impieghi, QE etsimilia)similia)

Esito finale e paradossale: la banca liquida, con molti titoli pubblici e capitalizzata, ma che non fa credito. E’ la negazionedi se stessa.

4 4

5 5

2 2

3 3

4 4

2009 2010 2010 2010 2013 2014

0 0

1 1

1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1°

Titoli al netto delle Titoli Prestiti al netto delle Prestiti

21

Fonte: grafico a sinistra tratto da Noeth B., Sengupta R., “Global European Banks and the Financial Crisis, Federal Reserve of St. Louis Review, November/December 2012 grafico a destra tratto da Banca d’Italia, “Rapporto sulla stabilità finanziaria”, Novembre 2014

Titoli al netto dellerettifiche di valore

Titoli Prestiti al netto dellerettifiche di valore

Prestiti

Page 22: Economia senza banche o banche senza economia? Lezioni da ... · confronto 2. Sezione 1 – Posso fidarmi di te? La fragilità dell’impresa bancaria ... Perché la banca svolge

… e lo Stato, caricandosi del debito che ha concorso a formareCds su banche e governi all’atto del sussidio e quote di debito pubblico domestico in portafoglio alle banche

10%

20%

30%

ITALY

20%

30%

40%

SPAIN

0%

10%

1997

_419

98_4

1999

_420

00_4

2001

_420

02_4

2003

_420

04_4

2005

_420

06_4

2007

_420

08_4

2009

_420

10_4

2011

_420

12_4

2013

_4

0%

10%

1997

_419

98_4

1999

_420

00_4

2001

_420

02_4

2003

_420

04_4

2005

_420

06_4

2007

_420

08_4

2009

_420

10_4

2011

_420

12_4

2013

_4

5%10%15%20%

UK

20%

30%

40%

50% IRELAND

‐10%‐5%0%5%

1998

_219

99_3

2000

_420

02_1

2003

_220

04_3

2005

_420

07_1

2008

_220

09_3

2010

_420

12_1

2013

_220

14_3

0%

10%

20%

2001

_3

2002

_3

2003

_3

2004

_3

2005

_3

2006

_3

2007

_3

2008

_3

2009

_3

2010

_3

2011

_3

2012

_3

2013

_3

2014

_3

22

Fonte: grafici sulle quote del debito pubblico iscritto nei bilanci bancari tratti da Bruegel database of sovereign bond holdings

Page 23: Economia senza banche o banche senza economia? Lezioni da ... · confronto 2. Sezione 1 – Posso fidarmi di te? La fragilità dell’impresa bancaria ... Perché la banca svolge

Banche UK: più depositi, più capitale e quindi … più cassa

Tra il 2008 ed il giugno 2014 le maggiori banche inglesihanno:

300

100

-100-200

0

200

400

£ mld

ridotto la provvista da mercati e interbancario per1.200mld di sterline

accresciuto i depositi 300mld di sterline, i mezzi propridi 100mld di sterline

-500

-750

100

-900-1000

-800

-600

-400

Customer Equity Bank Debt Other Total

aumentato la liquidità per 200mld di sterline

ridotto la provvista più volatile: il 70% dei minori fondiwholesale è a breve termine

programmato di dismissione di non-core assets per

depositsq y

deposits

£ mld

1.400mld di sterline dal 2008 (completato al 60%)

ridotto i finanziamenti alle imprese (soprattuttooverseas)

Ridotto il portafoglio di trading del 30%, con shrinkingdell’attivo pari a circa un terzo

200

-200 -200 -150-400

-200

0

200

400

dell attivo pari a circa un terzo

-560

-850-1000

-800

-600

Cash Customer loans

Loans to financials

Trading inventory

Other Total

23

Fonte: Bank of England, “Financial stability report”, December 2014, Issue n. 36

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Dalle banche credito di sopravvivenza, quello di sviluppo va cercato altrove

Composizione stock e flussi di debito finanziario per prestatore e scadenza; società industriali italiane

Debito finanziario affluito

Totale: € 115,8mld

Banche: 15,6mld33,4 32,2

7,9 9,8

Obbl.: 51,6mld

Consociate: 37,3mld

Altri: 11,3mld40,4

13,4

18,344,6

in % dello stock di debiti finanziari 2004 In % dei debiti finanziari affluiti (2004-2013)

115,8mld212,9mld

Debito finanziario bt affluito

Totale: € 38,8mld

Banche: 11,1mld

Obbl.: 0

C i t 20 7 ld43,8

28 4

49,853,4

6,4 18,2

79,1mld 38,8mld

Consociate: 20,7mld

Altri: 7,0mld

Debito finanziario ml affluito

Totale: € 77 0mld

28,4

in % dello stock di debiti finanziari a breve 2004 In % dei debiti finanziari a breve affluiti (2004-2013)

23 7 21,58,8 5,6

Totale: € 77,0mld

Banche: 4,6mld

Obbl.: 51,6mld

Consociate: 16,5mld

Altri: 4,3mld

38,45,9

29,167,0

23,7 ,

in % dello stock di debiti finanziari a ml 2004 In % dei debiti finanziari a ml affluiti (2004-2013)

133,8mld 77,0mld

24

Altri: 4,3mldBanche Obbligazioni Consociate Altri finanziatori

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi di 2050 società italiane”, ed. 2014

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Sezione 3 – Il Regolatore.Ma lui, la fiducia, se l’è guadagnata?

Gabriele Barbaresco A St di M di bArea Studi Mediobanca

Roma, Università degli Studi RomaTre-Dipartimento di Economia,14 aprile 2015

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Basilea I: poche e semplici regole

nza (PV)di VigilaPatrimonio

∑=n

ii w*ARWA ∑=n

ii k*APV ∑=n

ii 12,5*)k*A(RWA

%8≥=RWA)onderate_(Attività_p

nza_(PV)_di_VigilaPatrimonionialete_patrimoCoefficien

Ponderazione 0%Ponderazione 0% Ponderazione 20%Ponderazione 20% Ponderazione 50%Ponderazione 50% Ponderazione 100%Ponderazione 100%

C l i i il iC l i i il iAttività verso le banche Attività verso le banche

di i d ll ‘A’ di i d ll ‘A’ Crediti garantiti da ipoteche Crediti garantiti da ipoteche Attività verso imprese del Attività verso imprese del

∑=1i

ii wARWAii k8%*w =

∑=1i

ii kAPV ∑=1i

ii 12,5)kA(RWA

Cassa e valori assimilatiCassa e valori assimilati ordinarie della zona ‘A’ e ordinarie della zona ‘A’ e multilaterali di sviluppomultilaterali di sviluppo

Crediti garantiti da ipoteche Crediti garantiti da ipoteche su immobili residenziali e nonsu immobili residenziali e non

Attività verso imprese del Attività verso imprese del settore privato e pubblicosettore privato e pubblico

Attività verso governi centrali Attività verso governi centrali e banche centrali della zona e banche centrali della zona

‘A’‘A’

Attività verso enti del settore Attività verso enti del settore pubblico della zona ‘A’pubblico della zona ‘A’

Leasing immobiliare Leasing immobiliare residenziale e nonresidenziale e non

Partecipazioni in imprese Partecipazioni in imprese private e pubblicheprivate e pubbliche

(se in perdita da due esercizi (se in perdita da due esercizi AA ( p( pponderazione al 200%)ponderazione al 200%)

Attività verso istituzioni UE Attività verso istituzioni UE (CECA, (CECA, EuratomEuratom))

Attività verso le banche Attività verso le banche ordinarie non della zona ‘A’ ordinarie non della zona ‘A’

(< 1 anno)(< 1 anno)

Attività verso governi Attività verso governi centrali, banche (>1 anno), centrali, banche (>1 anno), banche centrali e enti del banche centrali e enti del settore pubblico non della settore pubblico non della (< 1 anno)(< 1 anno) settore pubblico non della settore pubblico non della

zona ‘A’zona ‘A’

-- LaLa classificazioneclassificazione consideraconsidera lala naturanatura deldel prenditore,prenditore, lala suasua ubicazioneubicazione geograficageografica (rischio(rischio Paese),Paese), lala liquiditàliquidità dell’attivitàdell’attività ee lalapresenzapresenza didi garanziegaranzie.. ZonaZona ‘A’‘A’:: paesipaesi OCSEOCSE ee quelliquelli cheche hannohanno fattofatto accordiaccordi didi prestitoprestito concon ilil IMF,IMF, purchépurché nonnon abbianoabbianoristrutturatoristrutturato ilil debitodebito esteroestero neglinegli ultimiultimi 55 annianni.. LeLe operazionioperazioni “fuori“fuori bilancio”bilancio” sonosono convertiteconvertite inin “equivalenti“equivalenti creditizi”creditizi” inin basebase

26

gg pp qqadad opportuniopportuni “fattori“fattori didi conversione”conversione”..

-- LimitiLimiti dell’approcciodell’approccio:: pocapoca granularitàgranularità ee sensibilitàsensibilità all’effettivoall’effettivo rischiorischio deldel prenditoreprenditore ((Cirio=EniCirio=Eni?)?)

-- DifferenzaDifferenza tratra capitalecapitale “regolamentare”“regolamentare” ee capitalecapitale “economico”“economico”..Fonte: elaborazioni R&S-Mediobanca

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Basilea I: il credito cattivo caccia quello buono?

Attivo Passivo

Finanziamentiad imprese del

Capitale 8

ad imprese del settore privato 100

Interbancario/Depositi

9292

- Costo del capitale: risk free + ERP (equity risk premium)- Costo del debito: tasso interbancario/tasso sui depositi essendo costo del capitale > costo del debito- Costo del debito: tasso interbancario/tasso sui depositi, essendo costo del capitale > costo del debito- Costo medio del capitale (WACC): media ponderata dei due

- Tasso sui finanziamenti: WACC (costo dei fattori produttivi) + mark up commisurato alla rischiosità del prenditore(perdite su crediti attese)

- Se a tutte le imprese si impone un rischio minimo elevato (ponderazione al 100%), la banca massimizza i propriprofitti erogando crediti ai prenditori più rischiosi e le imprese migliori non accedono al credito bancario nonricevendo offerte commisurate al proprio merito creditizio. Possibile effetto: spingere le banche verso il creditopeggiore (selezione avversa), privare le imprese migliori di credito (razionamento), oppure …

27

- … migrazione della banca verso le attività a bassa ponderazione, privilegiando investimenti in attività finanziarie ointerbancarie (peso <50%) a discapito dei finanziamenti a famiglie e imprese (peso>50%).

Fonte: elaborazioni R&S-Mediobanca

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Basilea II: più granularità e più fiducia (ben riposta?)

- Con Basilea II si intende mettere fine alloBanca A Banca B Banca C

Classe 1:

Classe APV=4%

Peso=50,0%

Classe B

Con Basilea II si intende mettere fine allo“strabismo” della gestione bancaria riconciliandocapitale economico e regolamentare

- Viene previsto un sistema granulare diClasse 1: PV=5% Peso=62,5%

Classe BPV=5%

Peso=62,5

Classe CPV=6%

Peso=75%

ponderazione che riflette la diversa rischiositàdella controparte rispetto ai requisiti flat diBasilea I

Si incentiva l’uso dei rating interni (calcolati

Classe unicaPV=8%Peso=100%

Classe 2:PV=8%Peso=100%

Classe DPV=7%

Peso=37,5%

Classe EPV=8%

Peso=100 0%

- Si incentiva l’uso dei rating interni (calcolatidalle banche) rispetto a quello dei rating dellaagenzie (modello standard); la dotazione dicapitale è più leggera nel primo caso

Peso=100,0%

Classe FPV=9%

Peso=112,5%

Classe GPV=10%

- Si introduce di fatto di un meccanismo diautoregolazione delle banche (via modelli interni)e di delega alle agenzie di rating (via modellostandard). Nell’insieme si tratta di una sostanziale

Classe 3:PV=11%Peso=137,5%

PV 10%Peso=125,0%

Classe HPV=11%

Peso=137,5%

Classe I

)“deresponsabilizzazione” del Regolatore

- Si introducono così nuovi fattori di rischio, legatialla correttezza dei modelli utilizzati dai soggettid l i i i “fid i i” i d

28

PV=12%Peso=150,0%

delegati e nuovi rapporti “fiduciari” in un mondogià fragilmente basato sulla fiducia

Fonte: elaborazioni R&S-Mediobanca

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Basilea II, cosa è andato storto: 1. RWA, un semaforo rotto, anzi manomesso

Grafico alto: il rapporto RWA / totale attivo è caduto tra 1994 e 2011del 2% medio annuo, dal 70% al 40% (linea rossa). Due ipotesidel 2% medio annuo, dal 70% al 40% (linea rossa). Due ipotesi“benevole”:

1. è calata la rischiosità degli attivi,2. le banche hanno aumentato la capacità di gestire il rischio

Vere?

Per rispondere, si osservi la dinamica della leva (rapporto tra totaleattivo e capitale vigilanza, linea blu): il suo livello sale del 50%, da20x nel ‘94 a oltre 30x nel 2008. La correlazione con le RWA ènegativa (r= 0 6)negativa (r=-0,6)

Si hanno due indicatori contradditori: il primo (RWA) dice che larischiosità è in calo, il secondo che il capitale è sempre più esiguorispetto alla massa degli attivi.

RWA in % su totale attivo (rosso) e leva in volte (blu)

Chi ha ragione?

Grafico basso: banche “fallite” in rosso, “sopravvissute” in blu. Ilrapporto tra patrimonio di vigilanza e RWA non è statisticamentedifferente tra i due gruppi, quello tra patrimonio di vigilanza e totale

ì l h ù d fattivo sì (***=1%). Questi risultati sono anche più evidenti se riferitialle grandi banche, che fanno maggiore ricorso a modelli interni ealle relative manipolazioni rispetto alle piccole banche che usanorating “esterni”

Impedire il Race to the bottom? Obiettivo fallito

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Impedire il Race to the bottom? Obiettivo fallito

Fonte: grafico alto tratto da Haldane A. G., “Constraining discretion in bank regulation”, April 2013grafico basso tratto da Haldane A. G., “The dog and the frisbee”, August 2012, Bank ofEngland (Speech)

Capital ratio e leva per banche “fallite (rosso) e non (blu)

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Basilea II, cosa è andato storto: 2. Stesso gioco, ma regole diverse

Premessa: una buona regolazione è tale se tratta tutti isoggetti con medesimi criteri. E’ la base minima perché lavigilanza sia 1. efficace (individua e sanziona i worst performerrispetto al benchmark), 2. non intrusiva (non introducedistorsioni nelle condizioni competitive fra istituti)

Conseguenza: portafogli di attività che contengono assetassimilabili “devono” ricevere il medesimo trattamento intermini di capitale di vigilanza

Metro di valutazione: la Bank of England ha svolto i c.d. HPE:Hypothetical Portfolio Exercises: si considerano portafogliequivalenti e si confrontano i pesi ad essi attribuiti

Risultati: considerando attività verso governi, banche eimprese, i medesimi portafogli ricevono da banche diverse pesiin cui il rapporto tra massimo e minimo varia da 3,3 volte Banche inglesi: pesi medi normalizzati: valore medio =100,

massimo minimo e loro rapporto(imprese) a 4,3 volte (banche)

massimo, minimo e loro rapporto

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Fonte: grafico tratto da Haldane G., “Constraining discretion in bank regulation”, April 2013, Bank ofEngland (Speech)

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Basilea II, cosa è andato storto: 3. “Pesi leggeri”, ma anche un po’ deformi

Premessa: un’attività bancaria oltre a essere più o meno rischiosa haanche una dimensione che riguarda le ricadute “collettive”(esternalità). Un’attività rischiosa è più accettabile se foriera diricadute positive, una poco rischiosa lo è meno se è “sterile”

Esempio: finanziare un investimento in infrastrutture, unpinvestimento produttivo imprenditoriale, una start up o una PMIproduce esternalità positive, sostenendo l’economia reale; finanziarealtre banche accresce invece l’interconnessione del sistemafinanziario, ne aumenta l’instabilità e, in ultima istanza, puòprodurre esternalità negativep g

Rimedio: un regolatore lungimirante potrebbe introdurrepenalizzazioni sui finanziamenti interbancari e agevolazioni su quellialle imprese (specialmente piccole)

Ponderazione media per diversa natura di prenditori

Risultati: nulla di tutto ciò, anzi l’esito (forse involontario) ècontrario alle aspettative (grafico): struttura ponderale leggera per lebanche, pesante per le imprese

Ad maiora: le banche di minori dimensioni sopportano una strutturad a o a: le ba c e d o d e s o soppo ta o u a st uttu aponderale più elevata per via della minore sofisticazione che le portaall’adozione del metodo standardizzato rispetto a quello dei ratinginterni. Da qui la penalizzazione delle PMI che sono per lo più serviteda banche locali

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Fonte: grafici tratti da Haldane A. G., “Constraining discretion in bank regulation”, April 2013, Bank of England(Speech)

Ponderazione in tre regimi di Basilea (I e II)

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Basilea II, cosa è andato storto: 4. Misurare il rischio è rischioso

Le leggi che governano la dinamica delle grandezze finanziarie (quotazioni, tassi, cambi…) non sono “stabili” nel tempo: in periodi“normali” le correlazioni fra asset sono basse le relazioni tra variabili stabili i mercati liquidi il credito disponibile e a buonnormali le correlazioni fra asset sono basse, le relazioni tra variabili stabili, i mercati liquidi, il credito disponibile e a buonmercato; durante le “crisi” le correlazioni aumentano, il rischio da idiosincratico (diversificabile) diventa sistemico, liquidità ecredito si prosciugano. Gli strumenti e i modelli di gestione del rischio che funzionano in periodi di calma, sono inefficaci durantele crisi. E’ difficile prevedere il passaggio da uno stato all’altro

I parametri che governano i modelli di rischio sono stimati su periodi campionari la cui lunghezza ne determina segno ep g p p g gdimensione. La scelta dell’orizzonte temporale è arbitraria e deve essere coerente con l’utilizzo previsivo del modello (validità outof sample). Ma come detto è difficile sapere quale sarà il mood dei mercati domani e quale sia la stima parametrica più adatta adessi. L’innovazione finanziaria complica le cose perché un nuovo prodotto semplicemente non ha una “storia” da cui estrapolare ilcomportamento futuro

L di ib i G i ( l ) i i i i i fi l di à li i d l’ ili àLa distribuzione Gaussiana (normale) costituisce una assunzione ricorrente in finanza per la sua comodità analitica e data l’utilitànella descrizione di molti fenomeni naturali. Ma non è adatta a descrivere il comportamento delle variabili finanziarie. Nell’agosto2007 il CFO di Goldman Sachs’ David Viniar si disse “sfortunato” perché il portafoglio della sua banca era stato colpito in pochimesi da variazioni negative di asset pari a 25 volte la deviazione standard. Secondo la distribuzione Gaussiana un tale evento capitaun giorno ogni 100^137 anni, un numero impronunciabile. Considerando una distribuzione stabile paretiana con code spesse (nellaversione più conservativa quella di Cauchy) un tale evento capita in media ogni due mesi mezzo Impossibile in un caso troppoversione più conservativa, quella di Cauchy) un tale evento capita in media ogni due mesi mezzo. Impossibile in un caso, troppofrequente nel secondo. La verità sta nel mezzo, ma è difficile analiticamente stabilire dove

In finanza sono assai diffusi i modelli Var (Value at risk): un Var al 99% ci dice qual è la perdita giornaliera massima attesa su unportafoglio in 99 giorni su 100. Il problema è che poco si sa su cosa può accade un giorno su 100, né i modelli regolamentarichiedono di tenerne conto: in presenza di una distribuzione non normale può trattarsi di qualcosa di catastrofico. Immaginando unp p q gportafoglio con volatilità giornaliera del 2%, si tratta del 4,65% nel caso gaussiano, del 63,64% nel caso di Cauchy. Dire che laperdita reale sta tra quei due estremi significa dire che non abbiamo una idea ragionevole di quanto sarà. Il fondo LTCM stimavanell’agosto 1998 un Var al 99% pari a 30 milioni di dollari: in media in quel mese ebbe perdite giornaliere per 90 milioni.

Da ultimo, la grande dimensione assunta dagli istituti bancari (TBTF) introduce ulteriori complicazioni. I parametri dei modelli nonfi i i d t l ifi i i i i i di lt i tt i d l t U i i dit di t d

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sono fissi, ma variano endogenamente al verificarsi azioni e reazioni di altri attori del mercato. Una massiccia vendita di asset daparte di un grosso operatore deprime i prezzi e può innescare comportamenti emulativi (herding) che portano ad una spirale diribassi autoalimentata e imprevedibile. Sui mercati non esistono relazioni meccanicistiche come nei modelli della fisica, marelazioni incerte che si modificano in base alle azioni e reazioni di tutti gli agenti.

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Basilea II, cosa è andato storto: 5. Grande “moderazione” o inganno?

Dal 1950 al 1985 il Pil degli Usa ebbe oscillazioni di una certa ampiezza: la banda arancione traccia l’intervallopari a due volte la deviazione standard. Si trattò di 35 anni di crescita, ma volatile, con episodi recessivi di unacerta profondità: anni ‘50 (guerra in Corea) e 1973 (guerra del Kippur e crisi petrolifera). La politica monetaria(era in voga la curva di Philips) e fiscale (finanziamento della guerra in Vietnam 1965-1969) rimasero espansive,( g p ) ( g ) p ,con elevata inflazione. Vi fu un cesso di fiducia nella possibilità delle politiche fiscali e monetarie di perpetuarela crescita senza interessarsi delle oscillazioni del ciclo e dell’inflazione

Dal 1979 al 1987 la presidenza Fed di Paul Volcker impose una stretta monetaria; vi fu una profonda recessione,ma la nuova condotta rimise l’economia sui binari della stabilità Greenspan (1987 2006) avviò un periodo dima la nuova condotta rimise l economia sui binari della stabilità. Greenspan (1987-2006) avviò un periodo digrande stabilità. La volatilità del Pil si ridusse (banda azzurra): sono gli anni della “Grande Moderazione”.Inflazione e crescita più moderate ma stabili: ci si illuse fosse che l’instabilità e le crisi fossero fenomenidefinitivamente relegati al passato

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Fonte: Ben Bernanke, THe Federal Reserve and the Financial Crisis, Lecture 2, The Federal Reserve after the World War II

Stimare modelli di gestione del rischio con i dati 1950-1980 o 1981-2007 fa una grande differenza …

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Basilea II, cosa è andato storto: 6. I buoni proposti delle agenzie di rating …

AA cosacosa dovrebberodovrebbero servire?servire?

• Consentire al soggetto assegnatario (emittente) di ridurre il costo di accesso al mercato del debito, abbattendo leasimmetrie informative (riduzione del risk premium e dei fenomeni di adverse selection)

• Promuovere il monitoraggio dell’emittente anche successivamente al collocamento, limitando fenomeni di moralhazard

• Aiutare investitori dispersi e parcellizzati a disporre di valutazioni professionali e terze per basare le proprieAiutare investitori dispersi e parcellizzati a disporre di valutazioni professionali e terze per basare le propriedecisioni, di fronte a mercati sempre più estesi (disintermediazione bancaria, modello “originate to distribute”) eprodotti sofisticati

• Facilitare i rapporti di finanziamento, favorendo la completezza dei contratti e consentendo di modulare lecaratteristiche dei prestiti in base ai cambiamenti di rating del prenditore (“ratings triggers” e “covenents”)caratteristiche dei prestiti in base ai cambiamenti di rating del prenditore ( ratings triggers e covenents )

• Migliorare la liquidità dei mercati del debito facilitando la circolazione degli strumenti finanziari e la lorocomparabilità

Perche dovrebbero funzionare bene?

• Il mercato punisce le agenzie non trasparenti e produttrici di rating scadenti: l’errata valutazione di uno strumentofinanziario o la sua produzione da parte di un’agenzia non autorevole genera un danno economico e reputazionaleall’emittente spingendolo a cambiare valutatore o a rinunciare al rating Le agenzie buone cacciano quelle cattive

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Fonte: R&S-Mediobanca, varie fonti

all emittente spingendolo a cambiare valutatore o a rinunciare al rating. Le agenzie buone cacciano quelle cattive

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… che sono diventate l’alibi del Regolatore …

A it ?A cosa sono servite?

• Consentire al regolatore di delegare (outsourcing) parte delle proprie funzioni, esonerandosi dalle relativeresponsabilità. E infatti …

• … il regolatore statunitense ha iniziato ad utilizzare il rating come strumento di realizzazione delle politicheprudenziali e di regolazione sin dagli anni ‘30, poi in modo più evidente da metà anni ’70. Oggi quindi leagenzie possono essere viste: 1. come “capital market gatekeeper” (dai sostenitori), 2. come burocraticiproduttori di “regulatory licences” (dai detrattori)

• Nella sostanza: la fornitura di un “bene pubblico”, la vigilanza su mercati ed intermediari al fine permantenere un sistema finanziario ordinato e stabile, è stata demandata a soggetti privati che operano confini di lucro

• Questa scelta di policy si è combinata con l’impostazione ideologica che riponeva fiducia nella capacitàautoregolativa dei mercati (ancora!): al riconoscimento e alla supervisione regolamentare delle agenzie si èpreferita la loro legittimazione da parte del mercato; all’imposizione “ex lege” di norme di condotta,l’adozione volontaria (e velleitari) di best practices e principi di buona gestione;

• Ma scriveva nel 2009 lo Iosco: “ (…) neither Iosco nor any other international body currently is in a positionto determine whether or not a given credit rating agency in fact complies with its own code of conduct inthe manner in which its public statements indicate”.

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Fonte: R&S-Mediobanca, varie fonti

• Le agenzie i cui verdetti hanno valenza regolamentare sono nei fatti “legibus solutae”

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… che evidentemente aveva bisogno di un alibi …

In quali aree regolamentari sono state usate?q g

• Determinazione del capitale regolamentare ex Basilea II con riferimento al c.d. “standardized approach”• Identificazione degli investimenti che possono essere assunti nel portafoglio di certe categorie di investitori (fondi

comuni, fondi pensioni)I di id i d ll tti ità fi i i h tt di i di t l i i f d• Individuazione delle attività finanziarie che possono essere oggetto di processi di cartolarizzazione o fungere dacollaterale (sia nel rifinanziamento presso le banche centrale che nella emissione di covered bond)

• Determinazione degli obblighi di disclosure al mercato, differenziati a seconda che un emittente abbia o non abbiaun rating;

• Alleggerimento delle procedure di ammissione ai mercati (prospetti di quotazione “abbreviati”)• Nel 2002 almeno 7 statuti federali, 47 regolamenti federali e 100 leggi dei singoli stati rinviavano alle valutazioni

emesse dalle NRSRO statunitensi.

36

Fonte: R&S-Mediobanca, varie fonti

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… perché colpevole di avere fatto morire le agenzie di rating

• Il mix tra valore regolamentare assegnato al rating e contesto de‐regolamentato in cui leagenzie hanno potuto agire ha creato un impianto paradossale e perverso

• Il meccanismo di selezione delle agenzie non ha funzionato perché: 1. non si è sviluppatauna sufficiente concorrenza: le tre major del rating rappresentano la quasi totalità delmercato; 2. la veste regolamentare del rating obbliga l’emittente a dotarsi di un rating sevuole collocare un proprio strumento finanziario, facendo scadere il rating da valutazionep p , gsulla solvibilità dell’emittente a semplice “licenza” all’emissione

• Inoltre, la valenza regolamentare ha spostato l’interesse all’ottenimento del ratingdall’investitore alla società emittente; coerentemente, il modello di finanziamentodall investitore alla società emittente; coerentemente, il modello di finanziamentodell’industria è passato da una logica ”investor pays” ad una “issuer pays”; questocambiamento ha portato irrisolvibili conflitti di interesse

• Se a pagare è il soggetto assegnatario di rating, è ragionevole pensare che lo faccia perSe a pagare è il soggetto assegnatario di rating, è ragionevole pensare che lo faccia perfarsi dire che non merita credito?

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Fonte: R&S-Mediobanca, varie fonti

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Le agenzie di rating: un’altra picconata alla fiducia

S&P (come le altre agenzie) si premura di avvisare che: 

“(…) The credi ratings (…) are solely statements of opinion and not statement of facts orreccomendations to purchase, hold or sell any securities or make any other investment decisions.A di l f h i f i i d h i h ld l di iAccordingly, any user of the information contained herein should not rely on any credit rating orother opinion contained herein in making any investment decision (…)”

Questo rende molto equivoca la base su cui una simile valutazione debba avere vincolo normativo.Ma c’è dell’altroMa c è dell altro.

Nel 1999 un banchiere americano, Maurice Quinn, acquistò 1,29 milioni di Usd di titoli strutturativalutati A da S&P. Di lì a poco quei titoli furono declassati a CCC e l’investitore perse il capitale.Intentò allora causa contro S&P per negligenza e violazione del contratto, ma il tribunale

i t iòamericano sentenziò:

“While it is unfortunate that Quinn lost money (...), any reliance he may have placed on that rating toreassure himself about the underlying soundness of the bonds was not reasonable”(M Quinn vs The McGraw Hill Companies 16 Feb 1999)(M. Quinn vs The McGraw –Hill Companies, 16 Feb. 1999)

Il paradosso è palese: mentre il regolatore ripone piena fiducia nell’affidabilità dei giudizi delleagenzie, incorporandoli nelle proprie normative, quella stessa fiducia espressa da un privatoinvestitore è irragionevole!

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Fonte: R&S-Mediobanca, varie fonti

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Basilea II, cosa è andato storto: 5. La condanna dei mercati

Un sondaggio effettuato da Barclays nel primosemestre del 2012 presso 130 investitori.

Prima domanda: quanto ti fidi dei pesi diBasilea II?Risposte in altro a sinistra

Seconda domanda: come è cambiata la tuafiducia negli ultimi 12 mesi?Risposte in basso a sinistra

La conseguenza? Gli investitori hanno fatto dad é ib d i il dda sé, attribuendo maggiore rilevanza adindicatori che non erano contemplati inBasilea II.

Le prove.Grafico in alto a destra: il price to book valueG a co alto a dest a: l p ce to boo valueè positivamente correlato all’inverso dellaleva. Più questo è alto (leva più bassa) più laborsa valorizza la banca (Rquadro 37%). Vi èinvece assenza di una simile relazione traprice to book value e coefficiente Tier1 exBasilea (Rquadro 1%)Basilea (Rquadro=1%).Grafico in basso a destra: la probabilità didefault ad un anno è decrescenteall’aumentare dell’inverso della leva. Quindi:maggiore la leva maggiore la probabilità didefault (Rquadro: 20%). La relazione non è

39

Fonte: grafici a sinistra tratti da Haldane A. G., “Constraining discretion in bank regulation”, April 2013, Bank of England (Speech)grafici a destra tratti da Hoenig T., “Basel III Capital: a well-intended illusion”, April 2013, International Association of Deposit Insurers, Basel

significativa rispetto al Tier1 (Rquadro=0,1%)

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Basilea III, cosa potrebbe andare storto: 6. Soffre di timidezza ….Prima della crisi del 2007 vi era sostanziale unanimità tra i membri del Comitato di Basilea nel ritenere che la leva fosse una misurarozza, una minaccia al fondamento teorico delle misure basate sulle RWA,

“(…) there have been suggestions that a US-style leverage ratio be incorporated into the Basel II framework, in effect creating acapital floor for banks which is not risk-based, and this idea worries me for that reason” (John Tiner, Chief Executive, FinancialServices Authority, 2006)

Poi si apre qualche falla

“A recent study of the ‘Basel Committee Top-down Capital Calbration Group’ showed that the leverage ratio did the best job indiscriminating between banks that ultimately required official sector support and those that did not!” (Stefan Walter, GeneralSecretary, The Basel Committee, 2010)

Ma ancora si pensava che il problema fosse il numeratore (composizione del capitale regolamentare) e non il denominatore (RWA)

Poi il buon senso ha avuto la meglioPoi il buon senso ha avuto la meglio

“The pre-crisis leverage ratio of failing banks was statistically significantly lower than surviving banks at 1% significance level, by onaverage 1.2 percentage points (…) Contrary to to the risk-sensitive doctrine, less appears to have offered more” (Andrew Haldane,Member, Financial Policy Committee, 2012)

B il III l i d l 3% (l i 33 3 ) ff i d lBasilea III propone un leverage ratio del 3% (leva pari a 33,3x), effettivo dal2018

L’evidenza empirica mostra il valore ottimo (cut-off che massimizza ladiscriminazione tra banche fallite e non) è al 4%. Si ritiene che un livello disicurezza sia al 7%

La Fdic americana ha assunto il 5% minimo a livello di bank holding company eil 6% per le controllate operative

Nello Uk è prevista una leva variabile man mano che aumentano i requisitipatrimoniali (Tier1/RWA) in base alla crescente rilevanza sistemica. Le soglie

40

Fonte: grafico tratto da Haldane A. G., “The dog and the fresbee”, August 2012, Bank of England (Speech)

p ( ) gvariano da Tier1/RWA=8,5% con Leva=33,3% fino ad un massimo diTier1/RWA=14% con Leva = 20,2x

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Sezione 4 – Banche : cresciute o sovrappeso?

Gabriele Barbaresco A St di M di bArea Studi Mediobanca

Roma, Università degli Studi RomaTre-Dipartimento di Economia,14 aprile 2015

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Questione di metodo: “silenziare” il “rumore” dei derivati

7 372

3.332

7.372

3.9804.096

5.4484.994

3.4213.147

Il fair value dei derivati è ingente in termini assoluti edestremamente volatile nel tempo

Per cogliere le dinamiche di fondo dei bilanci bancari èutile neutralizzarne l’effetto per rendere meglio

1.861 1.823

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Giu utile neutralizzarne l effetto, per rendere megliocomparabili i bilanci europei (IAS/IFRS) e quellistatunitensi (Us Gaap)

Tutte le evidenze che seguono relative alle consistenzepatrimoniali sono ricavate compensando il fair value diderivati attivi e passivi sia per i bilanci europei (di

2014Derivati attivi europei (€ mld.)

24,2

18 6 derivati attivi e passivi, sia per i bilanci europei (dinorma al lordo dei derivati) sia per quelli statunitensiche applicano diffusamente politiche di netting

2 3 2 2 3,25,6

3,1 2,8 3,2 2 4 1 7

7,9 7,1

11,715,1 14,8

18,6 17,315,9

2,3 2,2 , ,8 2,4 1,7

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 (E)

USA Europa

42

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, varie annateAlto: “fair value” dei derivati attivi iscritti dalle grandi banche europee (€ mld)Basso: incidenza dei derivati attivi in % dell’attivo (Usa e Europa, confronto “tel quel” da bilancio)

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Too big to … be measured

Secondo il Rapporto Liikanen (Ottobre 2012) nel 2010 gliattivi bancari europei erano pari al 349% del Gdp, quellistatunitensi al 78%

165,2 175,1

208,0 216,8 219,9202,5 206,1 206,2 201 197

183,7

Negli USA il sistema bancario è:

disintermediato dal maggiore sviluppo dei mercatifinanziari

spiazzato dalle grandi agenzie a sponsorizzazionepubblica che dominano il mercato dei mutui

55,8 60,1 60,9 64,2 69,7 62,8 61,3 60,7 60 60 58,9

pubblica che dominano il mercato dei mutuiimmobiliari (Fannie Mae e Freddie Mac)

affiancato da un vasto sistema di intermediari nonsoggetti alla vigilanza bancaria (shadow banking)

guidato da pratiche contabili (Us Gaap) che portano

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

alla redazione di bilanci con minore totale attivo(netting derivati)

caratterizzato da una minore proiezioneinternazionale

90 9

229,2 239,2274,0

293,8 310,5277,7

232,4 216,4 207,2 193,1 177,2

Perché confrontare raccolta bancaria e debito pubblico?La moneta “privata” bancaria (depositi) ha sostituito lamoneta “pubblica” (stampata dalla BCE) che è divenuta“moneta di riserva”. Ne segue che la moneta bancaria“deve” essere infallibile, quindi coperta da garanzia

79,6 75,9 79,3 83,3 90,971,7 58,2 52,0 48,8 47,5 45,6

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

43

deve esse e all b le, qu d cope ta da ga a apubblica

USA Europa

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, varie annateAlto: incidenza degli attivi bancari, al netto dei derivati, in % del GdpBasso: incidenza della provvista bancaria, in % del debito pubblico

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Esiste chi cresce più delle multinazionali industriali? Le banche

20,4

11 4

14,913,9

7,5

4,0

11,4

4,0

Rapporto attivo bancario e MNE (Europa) Rapporto attivo bancario e MNE (USA)

1998 2013 Lordo derivati (2013)

44

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, varie annate

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I “mega-merger”: cronologia e avviamenti

1113

14

56

10 10

1516 16 16

Le grandi acquisizioni (mega-merger) hanno avuto unosviluppo temporale diverso negli USA e in Europa. Atutto il 2006 si erano completate 10 operazioni negliUSA e 4 in Europa

Dal 2007 le fusioni diventano meno lucrose: l’8 febbraio

12

34

7 7

0

5

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Europa USA Dal 2007 le fusioni diventano meno lucrose: l 8 febbraio2007 HSBC e New Century Financial annunciano le primeperdite sui subprime; a metà giugno entrano in crisi ifondi hedge di Bear Stearns; il 14 settembre c’è “panicrun “ alla Norhern Rock

Tra il maggio 2007 ed il marzo 2009 gli indici di borsa39 7

Europa USA

Tra il maggio 2007 ed il marzo 2009 gli indici di borsabancari perdono il 74% in Europa e l’80% negli USA

Metà dei mega-merger europei si realizza dopo il 2008,in un’ottica di salvataggio o opportunistica

Gli avviamenti crescono in modo assai più pronunciatoi bil i i i d i f i l l i

22,2

32,7 32,435,5

39,7

30,829,1

26,724,8 23,1 22,4

17,7 17,9 21,4 21,1 17,0 16 2 nei bilanci statunitensi a causa dei forti plusvaloririconosciuti nelle acquisizioni pre-crisi. Poi cadono perl’arrivo della crisi e le “pulizie” di bilancio (impairment)

16,1 16,6, , 16,2

14,212,5

11,0

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

45

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, varie annate

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Acquisizioni senza denaro e sostegno ai corsi azionari

283 6

Le grandi acquisizioni (mega-merger) sono statefinanziate per cassa solo in parte minoritaria. Il 38% inEuropa (di cui i ¾ circa per la sola operazione Abn

283,6

92,6

235,5

62 0Amro), appena il 7% negli Stati Uniti

Ciò spiega il volume di risorse dedicate dalle grandibanche alle operazioni di riacquisto di propri titoli:prima del 2007 per finanziare le acquisizioni per lacrescita, dopo anche per conseguire migliori condizioni

16 7,41438,0

62,0

N. di "mega-merger"

ControvalorE(mld € o Usd)

% regolata per cassa

% regolata "carta contro carta"

USA Europadi raccolta di capitali e sostenere i corso delle azionidetenute dal Tesoro americano ed oggetto di riacquistoda parte delle banche

Tra 2003 e 2007 a fronte di $ 85mld raccolti sulmercato, le banche statunitensi ne hanno impiegati

174

124

283

197172 180

226

USA Europa

circa il doppio (174mld) per riacquisti netti di azioniproprie. Tra il 2008 ed 2013 sono stati raccolti $ 480mld,ma il 36% (172mld) è stato destinato ancora ad acquistidi azioni proprie, poco meno di quanto versato dalTesoro (197mld)

85

0

124

0

74 60

USA - USA - USA - Europa - Europa - Europa -In Europa tra 2003 e 2007 il 60% di quanto raccolto hasubito la stessa destinazione. Nel quinquenniosuccessivo il riacquisto ha riguardato il 15% delle sommeraccolte (406mld) e il 27% dei capitali versati daiGoverni (226mld)

Capitali dal mercato

(Usd mld)

Capitali pubblici

(Usd mld)

Acquisti netti di azioni

proprie(Usd mld)

Capitali dal mercato(€ mld)

Capitali pubblici(€ mld)

Acquisti netti di azioni

proprie(€ mld)

2003-2007 2008-2012

46

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, varie annateAlto: mega-merger, valore delle operazioni e forma di pagamentoBasso: aumenti di capitale e acquisti netti di azioni (Usd/€ mld)

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Ormoni della crescita: derivati e titoli. Della decrescita: i clienti

La struttura dell’attivo La struttura del passivo

9,2

6,5

49 580%

90%

100%

9,53,93,1

45,280%

90%

100%

54,0

25,2

49,5

40%

50%

60%

70%

63,7 10,01,8

,

40%

50%

60%

70%

19,1

11,2

10 3

14,6

,

10%

20%

30%

40%

19,8 19,6

23,2

10%

20%

30%

40%

,0,4

10,30%

1970 1975 1980 1990 2000 2009

Cassa Crediti v. banche Crediti v. clientiTitoli e azioni Altre attività

0%1970 1975 1980 1990 2000 2009

Debiti v. banche Depositi Titoli Mezzi propri Altre passività

I derivati sono compresi nelle “altre attività” e “altre passività”

Attivo in % 1970: 54,0% crediti v clienti; 19,1% liquidità; 11,2% interbancario; 9,2% titoli e azioni; 6,5% altre attivitàAttivo in % 2009: 14,6 crediti v clienti; 0,4% liquidità; 10,3% interbancario; 25,2% titoli e azioni; 49,5% altre attività

47

Passivo in % 1970: 63,7% depositi; 19,8% interbancario; 9,5% titoli; 3,9% capitale; 3,1% altre passivitàPassivo in % 2009: 23,2% depositi; 19,6% interbancario; 10,0% titoli; 1,8% capitale; 45,2% altre passività

Fonte: R&S-Mediobanca su bilanci Deutsche Bank, 1970-2009

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Ma un eccesso di ormoni porta a sbalzi di umore … cioè di roe

Il roe delle banche inglesi ha segnato una media annua del 7% tra gli anni ‘20 eli i ‘70 d l ili à (2%) i li i di i d ll i i àgli anni ‘70, con moderata volatilità (2%), in linea con i rendimenti delle attività

non finanziarie. Nel quarantennio successivo il roe è passato al 20% con puntedel 30% prima della crisi. Anche la volatilità è triplicata al 6%. Fare credito ènoioso, ma fare leva rende la banca più fragile ed accresce il costo del capitale

48

Fonte: G. Haldane, Banking on the State, BIS Review, 139/2009

, p g p(per via dei rendimenti più volatili)

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Nel 2013: più credito, più capitale. Più derivati, meno capitale

40 0

50,0

60,0

70,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

Rabo UniCredit Loyds BSCH BBVA Intesa SP Nordea Danske ING Bpce Commerz RBS Barclays HSBC Agricole BNP UBS SocGén DB Cr SuisseRabo UniCredit Loyds BSCH BBVA Intesa SP Nordea Danske ING Bpce Commerz. RBS Barclays HSBC Agricole BNP UBS SocGén DB Cr. Suisse

Crediti v. clienti in % attivo RWA in % attivo Linear (RWA in % attivo)

60,0

20 0

30,0

40,0

50,0

0,0

10,0

20,0

Cr. Suisse DB Agricole UBS Barclays RBS Danske BNP SocGén Nordea HSBC Commerz. BSCH UniCreditIntesa SP ING BBVA Rabo Loyds Bpce

49

Derivati in % PNT RWA in % attivo Linear (RWA in % attivo)

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014Alto : RWA in % dell’attivo per istituti europei ordinati in base ai crediti v. clienti in % dell’attivoBasso: RWA in % dell’attivo per istituti europei ordinati in base ai derivati in % del PNT

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E se il regolato forse più furbo del regolatore? Qualche indizio …

50

Fonte: Giovanni Sabatini, Audizione presso la VI Commissione (Finanze e Tesoro) del Senato della Repubblica, 10 marzo 2015

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Banche più grandi, più concentrazione e meno concorrenza: cui prodest?

Primo grafico: tra il 1870 e il 1970 il rapporto tra attivo bancarioe Pil è cresciuto ad una media annua del 6%, passando dal 17% al, p70%.

Nei successivi 40 anni la dinamica subisce una forteaccelerazione, triplicando dal 70% al 200%, ovvero crescendo al30% medio annuo, 5 volte di più dei 100 anni precedenti

la crescita del credito bancario è sempre un fattore di crescita?

Rapporto tra attivi bancari e GDP (14 economie avanzate)

la crescita del credito bancario è sempre un fattore di crescita?

In generale c’è un legame fra espansione dell’attività bancaria ecrescita, ma entro certo limiti oltre i quali si produce unaeccessiva accumulazione di debito privato. La soglia è collocatain intervallo di attivo bancario sul Pil tra l’80% ed il 100%. Livellisuperiori introducono elementi di instabilità e generanosuperiori introducono elementi di instabilità e generanovolatilità dell’output. Siamo evidentemente andati oltre.

Una conseguenza della crescita dimensionale delle banche è lamaggiore concentrazione di mercato con prevalenza di assettioligopolistici e riduzione della concorrenza.

S d fi d i i i i ’90 li U i i i t i tit tiSecondo grafico: dai primi anni ’90 negli Usa i primi tre istitutipassano dal 10% al 40%; altrove le quote sono anche più elevate,tra il 50% e l’80%.

51

Fonte: grafici tratti da Haldane A. G,. “On being the right size”, October 2012, Bank of England (speech)Quota di mercato dei tre maggiori istituti alcuni Paesi

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“International banks are global in life, but national in death” (M. King)

E’ la caustica osservazione di Mervin King già governatore della Bank ofE la caustica osservazione di Mervin King, già governatore della Bank ofEngland.

La crescita delle banche pone il problema del “too big to fail”, (TBTF):intollerabilità degli effetti sistemici scatenati dal dissesto di un grandeistituto bancario le cui dimensioni e la cui interconnesione con altri operatoridi rilevanza (a loro volta di rilevanza sistemica) sono talmente elevate dadi rilevanza (a loro volta di rilevanza sistemica) sono talmente elevate daporre il rischio di un collasso dell’intero sistema finanziario. Il salvataggiostatale è “inevitabile”

La convinzione che una maggiore dimensione renda via via più ineludibile lasalvaguardia pubblica porta: 1. il banchiere e l’azionista a intraprenderepolitiche più rischiose di quelle che altrimenti sceglierebbero se non sipolitiche più rischiose di quelle che altrimenti sceglierebbero se non sipotesse contare sulla garanzia statale (azzardo morale); 2. il mercato (e leagenzie di rating) ad attribuire alle banche una probabilità di fallimento piùremota di quanto non accadrebbe altrimenti: le banche TBTF godono divantaggi competitivo sulle altre, ad esempio potendosi finanziare a costi piùcontenuti. Quindi il fenomeno del TBTF si autoalimenta

Differenziale nel rating in notch tra banca sussidiata e banca stand alone (29 istituti sistemici individuata dal FSB)

Primo grafico: traccia il differenziale (in notch, ovvero in gradi di rating) trail rating attribuito alle banche sistemiche, tenuto conto del “sussidio stataleimplicito”, e le medesime banche in assenza di esso (stand alone). Ladiscrepanza prima della crisi è rilevante (1,3 notch), diventa cruciale dopo(oltre tre notch)( )

Secondo grafico: il sussidio statale implicito, ovvero il costo che il governo èdisposto a sostenere per evitare il fallimento, sale da valori inferiori ai 200mld. di sterline fino ad un picco di oltre 1.200 miliardi nel 2009

Per evitare il salvataggio pubblico e garantire la continuità dell’attivitàbancaria si è fatto ricorso ad aggregazioni; ma tali operazioni creano soggetti

52

Fonte: grafici tratti da Haldane A.G., “On being the right size”, October 2012, Bank of England (speech)

bancaria si è fatto ricorso ad aggregazioni; ma tali operazioni creano soggettipiù grandi, creando ulteriori aspettative di garanzia pubblica. Il tentativo dirisolvere il TBTF porta invece al suo aggravamento.

Ammontare (in miliardi di sterline) del sussidio statale implicito

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Sezione 5 – Il mare unisce i Paesi che separaBanche europee e statunitensi a confronto

Gabriele Barbaresco A St di M di bArea Studi Mediobanca

Roma, Università degli Studi RomaTre-Dipartimento di Economia,14 aprile 2015

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Radici della crisi, una lettura “canonica”: i “gluts” mondiali

-200.0000

200.000400.000600.000800.000

Bassi costi di produzione, crescente produttività da catching-up tecnologico, altri prezzi delle materie prime di base ecrescente integrazione commerciale portano dai primi anni2000 i PVS a realizzare sistematici e crescenti avanzicommerciali, specularmente si aprono cronici deficit

-600.000-400.000

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

PVS Economie in transizione Economie avanzate

commerciali con l’estero delle economie avanzate (primografico)

Gli avanzi commerciali dei PVS generano un abnormeaccumulo di riserve valutarie, 16x tra 2005 e 2012 (secondografico), gradito ai governi come auto-assicurazione controcrisi del proprio debito estero mentre le loro popolazioni

32,9

66,3

67,1

33,7crisi del proprio debito estero, mentre le loro popolazioniaccumulano risparmi per fini precauzionali, in assenza diwelfare e di mercati finanziari efficienti in grado diassorbirli. Si crea un eccesso di risparmio privato (“savingglut”) che fronteggia una relativa scarsità mondiale diattività liquide (“Too much capital chasing too littleinvestment”)

1995 2012PVS Paesi sviluppati

6

7

investment )

L’eccesso di disponibilità è canalizzato verso le economiemature, via banche centrali e fondi sovrani, in particolareverso gli Usa che vivono sotto le due presidenze Bush jr. unfenomeno di doppia crescita del debito privato e di quellopubblico. La domanda di carta (“safe asset imbalance”)

1

2

3

4

5p ( )viene soddisfatta dal titoli pubblici (la Cina deteneva nel2012 il 22% del debito pubblico Usa dal 6% 2000) e dallebanche con repackaging (“originate to distribute”) diprodotti finanziari collocati presso investitori e attori delloshadow banking che si potevano finanziare a tassistoricamente bassi tra 2001 e metà del 2004 (terzo grafico)

54

Fonte: R&S-Mediobanca, nostre elaborazioni su fonti diverse

0

1

dic‐94

dic‐95

dic‐96

dic‐97

dic‐98

dic‐99

dic‐00

dic‐01

dic‐02

dic‐03

dic‐04

dic‐05

dic‐06

dic‐07

dic‐08

dic‐09

dic‐10

dic‐11

dic‐12

storicamente bassi tra 2001 e metà del 2004 (terzo grafico)e su mercati molto liquidi (“liquidity gluts”) dopo il crashimmobiliare del 2000 e l’11.IX.2001

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Un casa per tutti, il grande sogno americano …

Grafico alto: Il prezzo delle abitazioni monofamiliari negli StatiGrafico alto: Il prezzo delle abitazioni monofamiliari negli StatiUniti è aumentato di circa il 130% dalla fine degli anni ‘90 al2008. Un fenomeno psicologico, alimentato anche dalla liquiditàriveniente dallo scoppio della bolla delle dot.com (2001)

Riferisce Bernanke: “(…) ai cocktail party non si parlava d’altroche del valore delle case e dei guadagni realizzati daiproprietari di immobili. A giudicare da quei discorsi sembravache non ci fosse bisogno di lavorare, che bastasse consultareg ,regolarmente le quotazioni del mercato immobiliare.” (LaFederal Reserve e la crisi finanziaria, Saggiatore)

Contemporaneamente molti istituti di credito allentarono leCo te po a ea e te olt st tut d c ed to alle ta o o lecondizioni di erogazione dei mutui concedendoli anche aprenditori “non prime”, ovvero privi di adeguate condizionireddituali, elevando anche al 100% l’importo finanziato senzarichiesta di anticipo. Nel 2006 un mutuo su tre era non-primeNon solo: caddero le richieste di documentazione UnaNon solo: caddero le richieste di documentazione. Unacontraddizione: la concessione di un credito a soggettoredditualmente inadeguato dovrebbe comportare un’istruttoriaapprofondita. Invece, nel 2007 il 60% dei mutui erogati asoggetti non-prime avviene con documentazione incompleta o

55

nulla (grafici in basso)

Fonte: Ben Bernanke, THe Federal Reserve and the Financial Crisis, Lecture 2, The Federal Reserve after the World War II

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… che però ha avuto un risveglio molto brusco

La quadro precedente era ovviamente insostenibile In primoLa quadro precedente era ovviamente insostenibile. In primoluogo perché la quota di reddito al servizio del debitoipotecario crebbe oltre livelli tollerabili (grafico alto). In unaprima fase la difficoltà fu aggirata accordando ai mutuatarinuove tranche di finanziamento sui valori crescenti delleabitazioni, per potere finanziare i consumi: si stima che questaprassi di continua estrazione di potere d’acquisto dal valoredegli immobili abbia coperto il 13% del reddito delle famiglieUsa tra 2005 e 2006

Ad t t il l d li i bili di t l tAd un certo punto il valore degli immobili divenne talmenteelevato da farne cadere la domanda. L’”effetto ricchezza”indotto da prezzi immobiliari crescenti svanì e molte famiglie sitrovarono con una ricchezza immobiliare negativa: il valoreresiduo del mutuo eccedeva quello della casa posta a suaq pgaranzia. Si trovarono in tale condizione circa 13 milioni dicontratti sui 25 milioni in essere, ovvero oltre la metà.

Aumentarono di conseguenza le insolvenze. Molte bancheiniziano a pignorare gli immobili, ormai deprezzati, perrecuperare parte dei finanziamenti. L’offerta sul mercato dellecase pignorate depresse ulteriormente le quotazioniimmobiliari.

La diffusione al resto dell’economia avvenne attraverso ili d l d ll i i t t h ld ll i i t t

56

passaggio dal modello originate to hold a quello originate todistribute.

Fonte: Ben Bernanke, THe Federal Reserve and the Financial Crisis, Lecture 2, The Federal Reserve after the World War II

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Ma la casa resta un punto fermo dell’agenda politica Usa e …

Nei 140 anni dal 1870 ad oggi i crediti nonresidenziali delle banche di 17 principali paesip p poccidentali sono cresciuti di un fattore pari a 3rispetto al Pil; quelli immobiliari di un fattorepari a 8 volte. Negli anni della Prima Guerramondiale i crediti non immobiliari erano attornoal 40% del Gdp, nel 2010 si trovavano appena aldi sopra, al 46%. Nello stesso periodo il creditoresidenziale è passato dal 20% circa del Gdp al69% (grafico in alto)(g )

Ancora più sorprendente il fatto che il creditoimmobiliare ha mostrato una crescita superiore apquella dei valori immobiliari medesimi (grafico inbasso)

57

Fonte: Taylor M, et al. “Mortgaging the future?”, FRBSF Economic Letter, March 2015

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… le banche sono uno strumento “indolore” per l’obiettivo

Una diversa lettura della crescita bancaria, inquadrabile in una logica di “scambio” tra oligarchia finanziaria epotere pubblico

Le lobby bancarie “negoziano” con il referente politico una struttura regolamentare accomodante e poco intrusivay g p g psulle leve gestionali dell’impresa-banca

Il referente politico chiede a sua volta un “dividendo” che consiste nell’indirizzare la gestione bancaria versofinalità di interesse sociale e pubblico, facendone uno strumento surrettizio di politica economica sostitutivo diesplicite manovre fiscali e redistributive

Esempio: i due partiti Usa hanno condiviso l’obiettivo di agevolare l’acquisto di abitazioni da parte delle“minoranze” e delle classi meno abbienti, al fine di stemperare le tensioni sociali e dare al ceto politico una veste“welfare-oriented”

Il Community Reinvestment Act (1977) e il Didmca (1980) hanno imposto alle banche di reinvestire nelle località diraccolta e di concedere mutui con “loan-to-value” fino al 90% e criteri laschi; nel 1992 e nel 2004 viene chiestoraccolta e di concedere mutui con loan to value fino al 90% e criteri laschi; nel 1992 e nel 2004 viene chiestoalle GSEs (Fannie Mae e Freddie Mac) di investire almeno il 50% (56% dal 2004) in mutui a prenditori marginali.Attraverso l’adeguamento dei mutui al crescente valore della case le famiglie americane incrementano fino al 13%il proprio reddito, senza una esplicita manovra fiscale-redistributiva

Lo Stato commette un doppio peccato: abdica dal ruolo di regolatore indipendente e ingerisce nella gestione dii d i t d i dibilità liti / l tt luna azienda privata per darsi credibilità politico/elettorale.

58

Fonte: R&S-Mediobanca

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Analisi dei ricavi e modifica del modello di business

Alto: incidenza % del margine di interesse sui ricaviBasso: incidenza % delle commissioni nette sui ricavi

Dopo il picco della crisi la componente dei ricaviriveniente dal margine di interesse (business a minore65 1 g (valore aggiunto e maggiore assorbimento di capitale)appare lievemente superiore per le banche europee.Tale componente dei ricavi è nell’ultimo quinquenniostabilmente superiore alla quota pre-crisi

Le banche statunitensi realizzano una quota stabilmente47,9 48,945,8

43 1

49,0

65,1

51,5 53,5 53,7 53,8 52,8

50,0 47,8 46,443,7

46,7

64,756,0 54,2 54,8 57,0 54,9

qsuperiore dei ricavi dai proventi commissionali, amaggiore marginalità e minore assorbimento di capitale.Tale componente ha peraltro subìto un significativoridimensionamento e resta lontana crisi e resta lontanadai livelli pre-crisi

43,1

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

Margine di interesse e commissioni nette rappresentanonel 2013 circa il 90% dei ricavi degli Istituti europei estatunitensi

La crisi ha quindi lasciato le banche maggiormentelegate ai ricavi a minore valore aggiunto e al business

45,7 46,8 48,3 49,0

57,3 55,4

42,040 2 40 7 42,0 40 8 g gg

più problematico (erogazione del credito) per via delleperdite su crediti e del trattamento regolamentarepenalizzante

40,2 40,7 42,0 40,8

39,4 40,8 41,7 41,845,6

48,0

33,4 34,8 36,1 36,3 34,5

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

59

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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Fare credito: un mestiere foriero di costi …

48,9

Alto: svalutazione crediti in % del margine di intermediazioneBasso: roe – return on equity %

14,4

39,1

22,7

9,6 7,0 5,8 6,5

23,0 27,5

16,6

15,521,9

18,3

7,4 5,5 6,2 5,611,8 9,3 4,7

,

9,9,

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013USA Europa

21,0

16,1

17,9 18,5

7 4

7,2 7,8 9,0

11,5

14,8

18,0 19,815,8

5,17,6

7,4

-10,8

2,66,2-7,2 2,7 1,8 1,6

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

60

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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… che per quanto elevati non proteggono da future perdite

Alto: tasso di copertura dei crediti dubbi, in %Basso: incidenza dei crediti dubbi netti sul patrimonio netto tangibile, in %

118,9131,2 141,2

130,5,

107,5 110,1

82,0 83,974,2

63,557,0

66,3 70,5 68,7 67,2 65,458,3 53,2 52,4 52,0, 52,4 52,0

44,045,3

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013USA Europa

21,727,3

28,4 28,9

38,0 36,9

0,9 1,0 2,1 2,2 4,0 2,9

5,4 8,5 8,9 8,8 7,9

15,011,2 11,2 11,2 11,6

61

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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L’efficienza della gestione e l’incidenza del costo del lavoro

Alto: cost/income ratio, in %Basso: rapporto tra costo del lavoro e margine di intermediazione (al netto del trading), in %

75,1

68 1 68,8

56,7 58,6 58,9 59,463,0

70,3

58,0 57,9

65,8

66,964,4

62,5 60,9 61,2 59,8

64,2 62,3 62,0

63,0

68,1 ,

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

40,836,3 35,3 35,5 35,3

37,4

41,4

35,3 34,9 35,037,7 37,5

30,6 31,5 32,5 33,3

37,3

29,4 29,9

33,6 34,6 34,3

62

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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Due pesi, due misure: forbici affilate sulla forza lavoro…

Alto: numero indice del numero di dipendenti, 2003=100 Basso: numero indice del costo del lavoro unitario, 2003=100

119,9 118,7

102,4105,9

109,4

114,2 113,4

105,0102 3 103,8 104,3

100,0103,2

109,6

114,6118,7

116,0 115,5112,3

100,0102,3 ,

99,8

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

USA Europa

105 9111,8

121,5 123,2116,9 117,2

126,1129,4 131,4

137,0

100,0105,9

100,0 103,0

110,7115,1

111,9

97,8104,3

113,5 114,5 115,6 114,3

63

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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…forbici spuntate sui costi di struttura

Alto: spese amministrative in % del margine di intermediazioneBasso: numero indice delle spese amministrative per addetto, 2003=100

33 7

26,1

27,1 26,4 26,1

25 8

29,5

28,6 28,0

32,2 32,3

30,126,2

25 6 25 7

26,8

33,7

27,1 27,1 28,0

30,4

31,3

25,825,6 25,724,4

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

132 7 137,3146,5

166,8

162,2163,2

168,5

100,0106,3

105,1 107,9 115,2

125,0132,7

100,0105,7

115,1 116,2 117,4

116,7 115,8128,0

134,2

64

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

USA Europa

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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Le banche europee sono più esposte verso la clientela…

Alto: Europa, principali poste dell’attivo in % del totale di bilancio (netto derivati)Basso: Usa, principali poste dell’attivo in % del totale di bilancio (netto derivati)

Banche europee

47,0 46,2 45,9 47,4 47,9 52,3 52,0 51,9 52,1 51,3 52,1

18,9 18,7 17,2 16,5 17,0 16,0 14,7 15,1 17,0 17,2 16,79,8 9,5 5,7 5,6 6,0 6,9 7,2 6,9 7,3 7,0 6,0

24,2 25,5 31,1 30,5 29,1 24,9 26,1 26,1 23,6 24,5 25,2

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Titoli Crediti v. clienti Interbancario e cassa Altre attività

14,5 14,6 16,3 16,3 16,1 15,9 15,4 15,5 17,3 17,5 19,9

13,3 13,1 12,0 12,3 14,0 15,7 15,5 14,3 13,1 12,2 11,3

Banche statunitensi

24,6 24,4 23,3 24,4 24,1 21,9 25,5 25,9 25,3 26,2 24,7

47,6 47,9 48,4 47,1 45,8 46,6 43,6 44,3 44,4 44,1 44,1

65

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Titoli Crediti v. clienti Interbancario e cassa Altre attività

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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…e pagano una struttura della raccolta meno equilibrata

Alto: Europa, principali poste del passivo in % del totale di bilancio (netto derivati)Basso: Usa, principali poste del passivo in % del totale di bilancio (netto derivati)

Banche europee

21,8 21,7 20,3 20,4 20,2 19,0 14,7 13,2 13,8 13,7 11,8

18,8 19,0 19,7 20,5 21,0 21,5 22,1 21,5 20,1 19,5 18,3

13,5 13,9 16,3 15,3 15,0 14,0 15,2 15,8 15,3 15,1 15,54,7 4,6 4,3 4,3 4,5 4,3 5,4 5,6 5,6 5,9 6,0

41,3 40,7 39,5 39,4 39,2 41,2 42,6 44,0 45,3 45,7 48,4

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

D biti li ti I t b i D biti bblig i i ti Alt i ità C it l tt

Banche statunitensi

Debiti v. clienti Interbancario Debiti v. obbligazionisti Altre passività Capitale netto

14 0 13 6 13,5 14 7 16 2 15 4 13 9 14 5 12 7 10 3 10 111,3 11,1 9,5 11,7 11,8 11,6 11,8 12,0 11,4 10,6 9,87,9 8,7 8,4 8,4 7,8 8,8 9,9 10,0 10,3 10,7 11,0

47,4 46,6 46,2 45,0 44,6 49,4 52,8 52,1 56,1 58,0 60,1

19,4 20,1 22,4 20,2 19,6 14,9 11,6 11,4 9,5 10,5 9,014,0 13,6 13,5 14,7 16,2 15,4 13,9 14,5 12,7 10,3 10,1

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

66

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Debiti v. clienti Interbancario Debiti v. obbligazionisti Altre passività Capitale netto

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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I derivati arrivano al 30% dell’attivo e a 9 volte il patrimonio

Alto: derivati attivi in % dell’attivoBasso: derivati come multiplo del patrimonio netto tangibile

31,0 30,832,931,3

24 624,8

Un rapporto derivatisu mezzi propritangibili pari a 9,3volte (Svizzera)

18,5 17,9

8,36,1 5,5

19,2

24,6

18,9

14,4

6,8 6,4 7,7

16,5

(*)

volte (Svizzera)significa che unasvalutazione dell’11%dei derivati attiviassorbe l’intero

t i i

Svizzera Germania Regno Unito

Francia Italia Spagna Paesi Bassi Europa USA

2009 (media semplice pei i Paesi) Giu 2014

(*) Dicembre 2013

patrimonio; unmultiplo pari a 7,1volte (Germania)porta tale soglia al14%. Solo Italia e

14,7 14,8

6 4

9,17,1

9,3

Spagna sono prossimiall’unità

6,4

1,6

4,6

2,0 1,4

5,7

4,0

1,6

3,8

1,2 1,2

3,84,3 (*)

Germania Svizzera Francia Paesi Bassi Regno Italia Spagna Europa USA

67

gUnito

p g p

2009 (media semplice per i Paesi) Giu 2014

(*) Dicembre 2013

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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Siamo sicuri che sia cominciata la cura dimagrante giusta?

7.000

8.000

400

450

€ mld€ tn

5.000

6.000

250

300

350

2 000

3.000

4.000

150

200

250

0

1.000

2.000

0

50

100

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Valore nominale (sottostante) Fair value attivo

68

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014 (maggiori banche europee)

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La leva come elemento discriminante fra specie diverse

103 6

Due gruppi di banche europee: il 50% con leva superiore, il 50% con leva inferiore , dati 2013

103,6

54,449,2 48,0

70,4

62,6

48,2

33,3 34,8

12,7

36,1 35,5

8,8

24,4

12,418,1 19,8

18,3

11,1

3,1

Leva Clienti in % attivo

Sval. crediti dei ricavi

Depositi % attivo

CL per dip. (€'000)

Copertura dubbi %

L3 % PNT Derivati / PNT RWA % attivo Core tier 1

69

Leva maggiore (> 23x) Leva minore (< 23x)

Fonte: R&S-Mediobanca, “Dati cumulativi delle principali banche internazionali”, ed. 2014

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Crisi del modello bancario e regolazione: quale way out?

Pressione sulla redditività e nuovi dogmi: shareholder

value creation

Ring fencing(Liikanen e varianti) Estinzione della specie

“banca” sostituita dal

Crisi strutturale Fuga verso le “altre” Ritorno al modello Fallimento di mercato

mercato?

Boost Shrink

Crisi strutturaledel business bancario

(1980-2007): fare credito rende poco

Fuga verso le altre attività, TBTF e

diversificazione del passivo (1980-2007)

Ritorno al modello “tradizionale” e alla

crisi strutturale (2010-2013)

all e to d e cato e banca pubblica?

D l

Basilea I/II vincolano molto capitale al

credito poco alle “altre Basilea III: leva

Banca “tradizionale” ma rinnovata? Come?

Boost Deleveraging

credito, poco alle altre attività”

Vi il i d i l (d l 1988)

Vigilanza strutturale a la Glass-Steagall Micro-prudenziale

70

Fonte: R&S-Mediobanca

Vigilanza micro-prudenziale (dal 1988)(fino agli anni ‘80)p

e ring-fencing

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L’economia, scienza “astorica”

Presidente della Fed 1970-1978:Presidente della Fed 1970-1978:“In a rapidly changing world the opportunities for making mistakes are legion”

Charles Kindleberger, nella riunione della American Economic Association del1984 osservò che la storia economica rivestiva sempre meno importanza nei1984, osservò che la storia economica rivestiva sempre meno importanza neiprogrammi di studio dei corsi di economia, concludendo:

“Negli ultimi anno ho suggerito che la professione economica è avviata alfallimento” (pag 84 in Parker W N ed “Economic History and the Modern

71

fallimento (pag. 84, in Parker W.N. ed. Economic History and the ModernEconomist”, Blackwell, Oxford, 1986, edizione italiana di Laterza, 1988)