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1 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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ECONOMIA

AZIENDALE

ANNO 2012 – 2013

GRUPPO R-Z

PROF. ELISA BONOLLO

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L‟economia aziendale appartiene alle scienze sociali che si fondano sull‟osservazione della vita dell‟uomo,

in particolar modo dal punto di vista economico. Le scienze sociali appartengono alle scienze

umanistiche. L‟uomo ha

BISOGNI che sono illimitati per natura

BENI ECONOMICI che sono limitati per natura

I bisogni possono essere soddisfatti o da beni economici o da beni non economici.

PROBLEMA ECONOMICO: l‟uomo ha bisogni illimitati che deve soddisfare con beni limitati. La persona

dunque dovrà dare delle priorità ai propri bisogni.

L‟uomo tende a volere un massimo risultato con un minimo sforzo. Questo è definito PRINCIPIO DEL

TORNACONTO O DELLA CONVENIENZA ECONOMICA O EDONISTICO. Se i beni economici fossero

illimitati o i bisogni limitati, il problema economico non sussisterebbe.

ATTIVITA ECONOMICA: attività che l‟uomo svolge per risolvere il problema economico. Essa può

essere:

DIRETTA: 2 fasi

o PRODUZIONE: crea disponibilità di beni economici

o CONSUMO: utilizza i beni economici per soddisfare i suoi bisogni

INDIRETTA: 3 fasi

o PRODUZIONE

o SCAMBIO: avvicina il produttore al consumatore

o CONSUMO

Nell‟attività economica indiretta, i soggetti della produzione e del consumo non sono gli stessi. Chi

produce non lo fa solo per se ma anche per terzi. Nello scambio, il produttore cederà il bene economico

prodotto in cambio di una controprestazione. Lo scambio avviene sul MERCATO, luogo simbolico, dove

s‟incontrano domanda e offerta in cui si stabilisce il prezzo. Il prezzo è la sintesi delle negoziazioni. Al

bene viene dato un valore in termini monetari.

A monte dell‟attività economica ci sono i bisogni. A noi interessano i bisogni soddisfatti da beni

economici.

ATTIVITA DI CONSUMO: attività attraverso cui si soddisfa il bisogno (il bene economico viene meno).

ATTIVITA DI CONSUMO + ATTIVITA DI PRODUZIONE = PARTE DELL‟ATTIVITA ECONOMICA

Tra le scienze umane che studiano l‟attività economica ci sono:

ECONOMIA POLITICA: studia i sistemi economici. I sistemi economici sono insieme di

soggetti e entità più complesse che producono beni economici e li consumano per soddisfare i

bisogni

ECONOMIA AZIENDALE: studia i fenomeni economici dal punti di vista dell‟azienda. Studia le

aziende, ovvero unità elementari del sistema economico

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Le aziende sono istituzioni sociali, cioè non esistono in natura, le ha create l‟uomo. L‟azienda è studio di

diverse discipline:

Economiche

Giuridiche

Tecnico / Ingegneristiche

Sociali

L‟azienda è un‟organizzazione di:

PERSONE elemento umano

BENI elemento materiale (non sinonimo di fisicità)

Questi due elementi devono essere coordinati. L‟azienda svolge un‟attività economica che ha come fine

il soddisfacimento dei bisogni umani. Il fine dell‟azienda invece non è lo stesso di quello dell‟attività

economica ma è quello di sopravvivere. L‟azienda crea beni economici secondo una LOGICA

ECONOMICA. Questa logica economica consiste nel fatto che l‟utilità creata dall‟azienda, ovvero

l‟utilità del bene creato, deve essere superiore all‟utilità che l‟azienda consuma per produrre.

L’ AZIENDA

Le persone rappresentano il fattore lavoro e i beni il fattore capitale. Tra loro vi deve essere un

equilibrio armonico. Il lavoro può essere

DIPENDENTE

INDIPENDENTE

I SOGGETTI ECONOMICI sono coloro che rappresentano il fattore lavoro indipendente. Essi sono

individui o gruppi di individui che governano l‟azienda. Hanno un POTERE VOLITIVO, cioè il potere

decisionale, perché sono organi di governo. Chi ha la proprietà dell‟azienda ha il potere decisionale.

Questo potere può appartenere anche a chi non ha la proprietà. Questo avviene in casi particolari (TOP

MANAGEMENT). Il lavoro dipendente si divide in:

DIRETTIVO (es. dirigenti)

ESECUTIVO (es. operai e impiegati)

I dirigenti dirigono altre persone; hanno il compito di raggiungere gli obbiettivi che il soggetto

economico si è posto. Gli operai e gli impiegati eseguono i lavoro.

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CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE

In funzione della diversa tipologia di beni e servizi prodotti ci sono:

AZIENDE MANIFATTURIERE (O INDUSTRIALI): sono quelle che allestiscono beni materiale

ottenuti mediante una trasformazione fisico – chimica di materie prime o l‟assemblaggio di

componenti. La maggior parte delle imprese manifatturiere fa parte di Confindustria (la FIAT

non ne fa più parte).

AZIENDE NON MANIFATTURIERE: esse si dividono in:

o AZIENDE COMMERCIALI: si occupano della commercializzazione del prodotto. Non

creano un prodotto ma creano un‟utilità all‟uomo. Uno dei problemi delle aziende

commerciali è la gestione del magazzino.

o AZIENDE DI SERVIZI: sono le aziende come quelle di trasporti oppure che si occupano

dei servizi sanitari. Non hanno un magazzino.

DISTINZIONE TRA AZIENDA E IMPRESA

Le aziende si divido poi in:

IMPRESE: sono quelle che collocano la loro produzione sul mercato e scambiano i prodotti che

hanno allestito in cambio di denaro. Assume importanza il mercato. Producono esclusivamente o

per la maggior parte per il mercato.

NON IMPRESE: aziende che producono solo per il consumo. Non si rivolgono al mercato. Sono

aziende perché operano in una logica di risorse limitate, secondo il principio di ECONOMICITA.

In entrambi i casi l‟utilità creata deve essere maggiore all‟utilità consumata, secondo il principio di

economicità. Esistono poi le NON AZIENDE, come l‟amministrazione pubblica, che non operano secondo

il principio di economicità ma seguono il PRINCIPIO DELLA SOCIALITA. Molte non aziende tendono a

diventare aziende per evitare sprechi.

GESTIONE AZIENDALE

t0 tm

L‟economia aziendale studia le manifestazioni di vita di un‟azienda. L‟insieme dei fatti amministrativi

dell‟intera vita dell‟azienda rappresenta la gestione aziendale. La vita dell‟azienda si suddivide in tre

fasi:

1. FASE DELLA COSTITUZIONE (to): è il momento in cui nasce l‟azienda, quando l‟idea di un

soggetto diventa concreta, quando ci sono fattore umano e fattore capitale.

2. GESTIONE DELL’AZIENDA IN FUNZIONAMENTO: è l‟arco che va da to a tm dove l‟impresa

opera e vive. La gestione in senso stretto è quando si producono beni economici.

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3. FASE DELLA CESSAZIONE (tm): l‟impresa smette di esistere, o chiude o fallisce. I 2 fattori

vengono disgiunti. Si cerca di vendere i beni. Cessazione = liquidazione.

La gestione in senso stretto è quando viene realizzata l‟attività di produzione dei beni economici. È

un‟attività ciclica infatti si parla di ciclo della produzione.

CICLO DELLA PRODUZIONE: 3 fasi

1. FASE DI INPUT: acquisizione dei fattori della produzione. Ci si rivolge al mercato di

approvvigionamento. Esistono dei condizionamenti e dei vincoli a seconda dell‟ambiente in cui si

opera.

2. FASE DI TRASFORMAZIONE: si ha il consumo dei fattori della produzione e l‟allestimento dei

prodotti. Si ha il condizionamento dei clienti.

3. FASE DI OUTPUT: cessione sul mercato dei prodotti allestiti in cambio di risorse monetarie.

Ci si rivolge al mercato di sbocco. In questa fase è l‟azienda che produce dei condizionamenti

sull‟ambiente esterno.

I fatti della gestione o fatti amministrativi o operazioni aziendali possono essere di 2 tipi:

FATTI DI GESTIONE ESTERNA: l‟azienda si correla con terze economie o soggetti terzi.

Questo avviene nelle fasi di input e output.

FATTI DI GESTIONE INTERNA: riguardano la fase della trasformazione che è tutta

all‟interno dell‟azienda. Hanno rilevanza il fattore umano e capitale. Viene realizzata la

COMBINAZIONE PRODUTTIVA, ovvero l‟insieme di operazioni attraverso le quali i diversi

fattori comprati vengono combinati, si trasformano per dare vita al prodotto.

I fatti della gestione devono rispettare i requisiti di economicità. Bisogna avere la consapevolezza che

le risorse a disposizione per produrre sono limitate. Nell‟attuare la produzione si deve verificare questa

disuguaglianza:

UTILITA DELLE RISORSE UTILITA DEI PRODOTTI

CONSUMATE PER PRODURRE ALLESTITI

Solo in questo caso si può parlare di creazione di utilità. L‟utilità in realtà è un concetto astratto . Per

misurare l‟utilità delle risorse consumate ( = ricchezza consumata) e quella dei prodotti creati ( =

ricchezza reata) si ricorre a un metro di misurazione omogeneo, la MONETA: bisogna dare un valore in

euro alla ricchezza consumata e a quella creata. Si parla di CREAZIONE DI VALORE quando:

VALORE RISORSE CONSUMATE VALORE DEI PRODOTTI

PER PRODURRE ALLESTITI

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L‟utilità creata dall‟impresa è misurabile in termini di valore. L‟impresa crea valore se: Km0 ≤ Km1

K = capitale monetario

Km0 = ∑q*p = valore consumato espresso in €

Km1 = ∑Q*P = valore creato. È l‟utilità che il mercato riconosce ai suoi prodotti e che viene misurata dal

prezzo di vendita per le quantità vendute

q = quantità dei fattori produttivi consumati. Rappresenta il prezzo che l‟impresa è disposta a pagare

per avere la disponibilità dei fattori.

p = prezzo d‟acquisto dei fattori produttivi

Q = quantità di prodotti venduti

P = prezzo di vendita di questi prodotti. Rappresenta il prezzo che i consumatori sono disposti a pagare

per avere il bene.

Solo le imprese che vanno sul mercato possono sapere che valore danno i consumatori al loro prodotto. P

e p sono VALORI DI SCAMBIO. Il VALORE D‟USO è l‟utilità che un soggetto attribuisce alla

disponibilità di un bene o servizio. Il valore di scambio è il prezzo al quale il bene o servizio può essere

scambiato, acquistato o venduto.

VALORE VALORE

SCAMBIO D‟USO

Altrimenti viene meno la disponibilità dell‟acquirente a comprare.

L‟impresa sopravvive se crea valore ossia se opera in economicità. Operare con economicità significa

operare con:

EFFICACIA: porre in essere azioni utili per creare valore

EFFICIENZA: ottimizzare l‟input o l‟output

LA COSTITUZIONE DI UN’IMPRESA

Affinchè un‟impresa possa nascere serve:

IDEA IMPRENDITORIALE: a fronte di un determinato bisogno, c‟è un soggetto a cui viene

un‟idea per soddisfarlo.

FINANZIAMENTI (capitale umanitario): sono le risorse finanziarie. Per sapere quante ne

servono bisogna fare degli studi. La somma dipende dall‟entità del fabbisogno finanziario iniziale

che a sua volta dipende da:

o NATURA DELL‟ATTIVITA PRODUTTIVA (cosa produrre)

o DIMENSIONAMENTO DELL‟IMPRESA (quanto produrre)

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o MODALITA CON CUI SI PENSA DI ATTUARE LA COMBINAZIONE PRODUTTIVA

(come produrre)

BUSINNES PLAN: è un documento dove vengono indicati i punti precedenti.

Durante la costituzione occorre distinguere due figure fondamentali:

IMPRENDITORE: esercita la funzione di imprenditore ossia apporta le idee e ha la capacità di

governo dell‟impresa

CAPITALISTA: investe “solo” capitale sopportando il rischio di perdita. Non ha avuto l‟idea

imprenditoriale ma crede nell‟idea e ci investe sopra.

Queste due figure possono coincidere

Occorre inoltre distinguere:

SOGGETTO GIURIDICO O TITOLARE DELL’IMPRESA: persona fisica o giuridica nel cui

nome viene esercitata l‟attività e a cui competono diritti e obblighi che nascono dalla

costituzione dell‟impresa e del suo esercizio.

SOGGETTO ECONOMICO: persona fisica o gruppo di persone fisiche che assumono il potere

volitivo, cioè assumono le decisioni strategiche per l‟azienda.

FINANZIAMENTO

Per costruire un‟azienda servono entrate di denaro. Il denaro è anche chiamato FATTORE GENERICO

DELLA PRODUZIONE che poi serve a comprare i fattori specifici. Esistono due modi per procurarsi i

finanziamenti:

1. CAPITALE DI APPORTO / DI PIENO RISCHIO / CON IL VINCOLO DEL PIENO RISCHIO

2. DEBITI DI FINANZIAMENTO / CAPITALE DI RISCHIO LIMITATO/ CON IL VINCOLO

DEL RISCHIO LIMITATO

Il capitale d‟apporto c‟è sempre, quello di rischio limitato può non esserci.

DIFFERENZE

CAPITALE DI PIENO RISCHIO CAPITALE DI RISCHIO LIMITATO

Dato da imprenditori o soci Dato da banche o risparmiatori

Remunerato in via residuale in base all‟andamento

della gestione (ovvero dopo che tutti gli altri

fattori sono stati remunerati)

Remunerato con gli interessi

I = f(C0; i; t)

Con C0 = capitale in prestito

i = tasso di interesse

t = tempo

Rimborso di solito in sede di liquidazione Rimborsato alle scadenze pattuite

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TIPOLOGIE D’IMPRESA

Un solo proprietario – imprenditore che apporta tutto il capitale del pieno rischio IMPRESA

INDIVIDUALE.

Due o più soci apportano il capitale con il vincolo del pieno rischio. Stipulano un contratto

monetario per regolare i rapporti tra di loro e con terzi SOCIETA. La società può essere:

o DI PERSONE: società in nome collettivo (SNC) o società in accomandita semplice

(SAS). Gli imprenditori – proprietari apportano il capitale con il nome di CAPITALE

SOCIALE. Per le obbligazioni sociali rispondono illimitatamente con il loro patrimonio:

I soci della SNC

I soci accomandatori della SAS

o DI CAPITALI: le società di capitali hanno personalità giuridica quindi sono entità

giuridicamente distinte rispetto ai soci. Le società di capitali rispondono esse stesse

per le obbligazioni sociali con il loro patrimonio. Vi è una separazione tra il patrimonio

della società e quella dei soci. Queste società costano, cioè hanno una serie di obblighi

giuridici che le altre società non hanno. Le società di capitali possono essere:

Società per azioni (SPA)

Società in accomandita per azioni (SAPA)

Società a responsabilità limitata (SRL)

Il CAPITALE D‟APPORTO è la grandezza economica di base che rappresenta il fondo di ricchezza

iniziale (CAPITALE DI PROPRIETA) in base al quale si misurano i risultati della gestione. Quando

un‟impresa crea valore, allora il capitale d‟apporto cresce. Il capitale d‟apporto è

essenziale perché l‟impresa esista. Il alcuni casi, come per le piccole imprese,

c‟è solo questo tipo di capitale.

DEBITI DI FINANZIAMENTO = è il capitale del vincolo del rischio limitato.

Deve essere sempre remunerato. Il rischio è limitato anche se esiste.

Se l‟impresa è in forma societaria (SPA), il capitale d‟apporto viene chiamato

CAPITALE SOCIALE. Il capitale sociale è suddiviso in quote di uguale valore chiamate AZIONI o

SHARE. L‟uguale valore prende il nome di VALORE NOMINALE. Le azioni sono quote rappresentative

del capitale sociale e attribuiscono al proprietario la qualifica di SOCIO o AZIONISTA. Essere socio

da alcuni diritti:

DIRITTO DI PROPRIETA su parte dell‟impresa in base al numero di azioni possedute.

DIRITTO DI VOTO nell‟assemblea degli azionisti

DIRITTO DI PARTECIPAZIONE AGLI UTILI commisurato al rapporto tra l‟utile distribuibile

e il numero di azioni. La quota unitaria di utile distribuibile prende il nome di DIVIDENDO.

Le azioni sono trasferibili mediante la vendita. Le azioni delle grandi imprese vengono vendute e

comprate nella BORSA. Il prezzo a cui le azioni sono scambiate è variabile.

L‟ INTERESSE (I) è il prezzo per l‟uso del denaro. C‟è un soggetto che si è privato della disponibilità di

risorse finanziarie per darle a un‟impresa. Il compenso che il soggetto riceve per l‟aver prestato i soldi

è l‟interesse. L‟interesse dipende da:

OBBLIGAZIONI

SOCIALI: obblighi che

ha l’impresa verso terzi

e che derivano dallo

svolgimento della sua

attività

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TEMPO (t) : anni, mesi, giorni.

RISCHIO del soggetto che impresta denaro. È misurato in tasso o saggio di interesse (r)

oppure come tasso o saggio unitario di interesse (i = 𝑟

100). Il tasso di interesse (r) dipende dal

rischio che il soggetto finanziatore avverte. Il rischio è deciso dalle banche o dalle AGENZIE

DI RATING. Le agenzie di rating sono società che danno voti alle imprese e agli Stati. Tengono

conto di molte variabili. È importante avere rating alti perché se si è considerati affidabili, di

pagano meno interessi.

CAPITALE MONETARIO

Ipotizziamo un arco temporale che vada da C0 ( = capitale preso in prestito) a Ct ( = MONTANTE = ciò

che devo restituire.

I = C0 x i x t = Co x r x t

100

Se il tempo è in mesi t = 𝑚

12

Se il tempo è in giorni t = 𝑔𝑔

365

ESEMPI

1. C0 = 40.000 €

r = 6%

t = 1 anno

I = 40.000 x 6

100 x 1 = 2400 €

2. C0 = 40.000 €

r = 6%

m = 2 mesi

I = 40.000 x 6

100 x

2

12 = 400 €

3. C0 = 40.000 €

r = 6%

gg = 10 giorni

I = 40.000 x 6

100 x

10

365 = 65, 75 €

Il tasso di interesse può essere di due tipi:

1. TASSO ANNUO NOMINALE

2. TASSO ANNUO EFFETTIVO GLOBALE: è il reale tasso di interesse

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In realtà il costo di un prestito non è legato solo al costo del prestito ma cin sono anche altri costi

come quelli dell‟avvio della pratica o altri costi di amministrazione.

PROBLEMA DI SCONTO

C0 (tempo 0) Ct (tempo t)

Al tempo 0 l‟impresa vende una grossa partita di merce a un cliente che però chiede una

DILATAZIONE DEL PAGAMENTO. Però in quel momento l‟impresa deve fare un pagamento e non ha

liquidità. L‟impresa può allora rivolgersi alla banca chiedendole se gli presta dei soldi. Il PROBLEMA DI

SCONTO riguarda la non disponibilità di liquidità in quel momento di cui l‟impresa ne disporrebbe al

tempo t. la banca non da tutta la somma che l‟impresa avrebbe al tempo t, ma meno perché si tiene un

compenso per se che si chiama SCONTO.

Sc = Ct x i (tasso di sconto) x t

C0 è il valore attuale ovvero quanto la banca da all‟impresa.

C0 = Ct – Sc = Ct – (Ct x i x t) = Ct x (1 – i x t) = Ct x ( 1 – 𝑟 𝑥 𝑡

100 )

ESEMPIO

Ct = 300 €

r = 6%

m = 6 mesi

Sc = 300 𝑥 6 𝑥 3

1200 = 4,5 €

C0 = 300 – 4,5 = 300 x ( 1 – 6 𝑥 3

1200 ) = 295,5 €

Quando l‟impresa è gestita in forma di società il capital può finanziarsi direttamente presso i

risparmiatori. Si può far ricorso ad una forma di indebitamento che prende il nome di PRESTITO

OBBLIGAZIONALE. Questo è un debito a lungo termine (pluriennale, di solito maggiore a 5 anni) che la

società ha nei confronti dei risparmiatori (OBBLIGAZIONISTI) suddivido in quote di uguale valore

(OBBLIGAZIONI o BOND).

ALTRE FORME DI INDEBITAMENTO:

MUTUO: prestito a medio-lungo termine. È generalmente supportato da una garanzia. Viene

erogato in un‟unica soluzione. Prima di dare il mutuo la banca fa un‟ ISTRUTTORIA DI FIDO.

Viene attuato il pagamento periodico degli interessi. Il rimborso del mutuo può essere graduale

o in un‟unica soluzione.

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ANTICIPAZIONE BANCARIA A SCADENZA FISSA: la banca eroga la somma di denaro

dietro a garanzie di merci o titoli costituiti in pegno.

APERTURA DI CREDITO IN C/C : la banca si obbliga a tenere a disposizione nel c/c

dell‟impresa una somma di denaro a tempo determinato o indeterminato.

IL CICLO DELLA GESTIONE

È formato da quattro fasi che si susseguono nel tempo:

ASPETTO FINANZIARIO E ECONOMICO

Sono due aspetti attraverso cui si studiano le operazioni del ciclo della gestione. La distinzione dei due

aspetti trova fondamento nel fatto che:

La gestione deve portare alla creazione di utilità (valore)

L‟attività di produzione viene sviluppata grazie alla funzione svolta dal denaro che non entra

nella combinazione produttiva ma ne permette la realizzazione.

FASE DEL FINANZIAMENTO:

è la fase di approvigionament

o di risorse di denaro. + DENARO

FASE DI IMPIEGO: fase dell'input. l'impresa si

rivolge al mercato dell'approvigionament

o per acquistare i fattori produttivi

specifici.

- DENARO

+ FATTORI

FASE DI TRASFORMAZIONE: viene realizzata la

combinazione produttiva.

- FATTORI

+ PRODOTTI

FASE DI REALIZZO: i prodotti vengono

collocati ne mercati di sbocco.

- PRODOTTI

+ DENARO

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Quando si parla di ASPETTO FINANZIARIO si fa riferimento ai flussi e deflussi di denaro e quelli

inerenti a valori ad esse assimilati (crediti e debiti). L‟ ASPETTO ECONOMICO evidenzia le cause

economiche che hanno originato i valori finanziari.

EFFETTI DEL FINANZIAMENTO

EFFETTI FINANZIARI EFFETTI ECONOMICI

CAPITALE DI PIENO

RISCHIO + DENARO + CAPITALE DI

PROPRIETA CAPITALE DI RISCHIO

LIMITATO + DENARO + DEBITI DI

FINANZIAMENTO

CASO A_FASE FINANZIAMENTO

A e B costituiscono l‟impresa industriale TeC SPA. Apportando ciascuno 30.000 € a titolo di capitale di

pieno rischio. I 2 soci ottengono inoltre un mutuo bancario di 40.000 €. L‟intero capitale monetario

viene depositato nel c/c aziendale.

EFFETTI DEL FINANZIAMENTO

EFFETTI FINANZIARI EFFETTI ECONOMICI

CAPITALE DI PIENO RISCHIO + DENARO 60.000

+ CAPITALE SOCIALE

60.000 €

CAPITALE DI RISCHIO

LIMITATO + DENARO 40.000

DEBITO DI

FINANZIAMENTO

PER 40.000 €

PROSPETTO IMPIEGHI/FONTI dopo la fase di finanziamento

IMPIEGHI FONTI

BANCA C/C 100.000€ DEBITI DI

FINANZIAMENTO 40.000€

CAPITALE

SOCIALE 60.000€

TOTALE

IMPIEGHI 100.000€

TOTALE

FONTI 100.000€

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FASE DI IMPIEGO

È l‟operazione d‟acquisto di fattori produttivi. Occorre distinguere due tipologie di fattori produttivi.

La distinzione si basa sulla destinazione che il fattore ha nella combinazione produttiva, non dipende

dalla natura del fattore:

1. FATTORI A FECONDITA RIPETUTA: sono destinati a cedere utilità in modo graduale nel

tempo. Rimangono per più di un anno all‟interno dell‟azienda, per questo sono chiamati anche

FATTORI PLURIENNALI. Costituiscono la struttura dell‟impresa, influenzano cosa produrre.

Sono dunque FATTORI STRUTTURALI. Sono fattori che tornano in forma monetaria in tempi

lunghi tramite ed entro i limiti dei ricavi di vendita dei prodotti. Per questa caratteristica

questi fattori prendono il nome di IMMOBILIZZAZIONI A LENTO CILO DI REALIZZO che

possono essere materiali o immateriali. Sono poi fattori di cui è necessario avere la disponibilità

prima di iniziare a produrre. Per questo sono detti FATTORI DELLA PRODUZIONE A SPESA

ANTICIPATA.

2. FATTORI A FECONDITA SEMPLICE: sono destinati a cedere la loro utilità una sola volta in

modo completo e immediato. Vengono consumati entro un anno, per cui sono FATTORI

D‟ESERCIZIO. Costituiscono la base mobile della produzione, rimangono vincolati alla struttura

dell‟impresa per il tempo necessario alla fase di trasformazione. Per questo sono FATTORI

CORRENTI o DISPONIBILITA. Ritornano in forma monetaria nel breve periodo tramite ed

entro i limiti dei ricavi di vendita. Quindi sono chiamati FATTORI A RAPIDO CICLO DI

REALIZZO. Questi fattori possono essere divisi in

a. FATTORI A SPESA ANTICIPIATA: devono essere messi a disposizioni dell‟impresa

prima dell‟inizio dell‟attività di produzione che, in caso contrario, non potrebbe essere

avviata.

b. FATTORI A SPESA POSTICIPATA: l‟acquisto avviene contestualmente al loro utilizzo.

FASE DI IMPIEGO

Fattori produttivi a

fecondità ripetuta

Fattori produttivi a

fecondità semplice

Acquisto fattori specifici

In contanti

Uscita di denaro

A dilatazione

Debiti di funzionamento

COSTO D’ACQUISTO: sacrificio che le imprese sono

disposte a sopportare per avere la disponibilità del fattore di

cui hanno bisogno. È uguale o inferiore al valore d’uso che

l’impresa da al fattore

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CASO A_FASE IMPIEGO

La TeC SPA acquista impianti x 40.000 €, arredi per 10.000€, materie prime per 35.000€ e prende in

affitto un capannone per 10.000€. Ottiene una dilatazione di pagamento solo dal fornitore degli

impianti.

EFFETTI

EFFETTI FINANZIARI EFFETTI ECONOMICI

CAPITALE DEL PIENO

RISCHIO + DEBITI DI

FUNZIONAMENTO

40.000€

+ COSTO

D‟ACQUISTO

40.000€

CAPITALE DI RISCHIO

LIMITATO - DENARO

55.000€

+ COSTI

D‟ACQUISTO

55.000€

PROSPETTO IMPIEGHI/FONTI DOPO LA FASE DELL’IMPIEGO

IMPIEGHI FONTI

Impianti 40.000€

Materie Prime 35.000€

Servizi 10.000€

Banca c/c 45.000€

Debiti di

Finanziamento 40.000€

Debiti di

Funzionamento 40.000€

Capitale Sociale 60.000€

TOTALE

IMPIEGHI 140.000€

TOTALE

FONTI 140.000€

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15 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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FASE TRASFORMAZIONE

Se si consuma tutto il fattore produttivo Costo di utilizzo = Costo d‟acquisto.

Se si consuma solo una parte del fattore produttivo Costo di utilizzo ≠ Costo d‟acquisto.

Nel breve periodo (› 1 anno):

- Costi d‟acquisto ≠ Costi di utilizzo sempre per i fattori e fecondità ripetuta

- Costi d‟acquisto ≠ Costi di utilizzo talvolta per i fattori a fecondità semplice a spesa anticipata

- Costi d‟acquisto = Costi di utilizzo sempre per i fattori a fecondità semplice a spesa posticipata

- Costi d‟acquisto = Costi di utilizzo talvolta per i fattori a fecondità semplice a spesa anticipata

Il costo d‟acquisto dei fattori a fecondità ripetuta nel breve periodo è pari al prezzo pagato ossia al

VALORE DI SCAMBIO che è espressione dell‟utilità totale attribuita al fattore nel momento in cui

entra nell‟impresa ossia è espressione dell‟utilità totale che secondo l‟impresa il fattore a fecondità

ripetuta può cedere alla produzione.

Il costo d‟acquisto è misurato dall‟uscita di denaro o dal sorgere di un debito verso i fornitori. È un

valore OGGETTIVO.

Il costo di utilizzo di un fattore a fecondità ripetuta nel breve periodo prende il nome di

AMMORTAMENTO o di quota di ammortamento. Indica il consumo del fattore a fecondità ripetuta in

un anno cioè la cessione di utilità che in fase di trasformazione il fattore trasferisce al prodotto in un

anno. È un valore SOGGETTIVO.

Utilizzo fattori

produttivi a

fecondità ripetuta

Utilizzo fattori

produttivi a fecondità

semplice

Cessione parziale

e graduale di

utilità al prodotto

Cessione completa ed

immediata di utilità

al prodotto

COSTO DI

UTILIZZAZIONE :

è la somma dei

consumo dei fattori

produttivi

PRODOTTO

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16 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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Il consumo di un fattore a fecondità ripetuta si può calcolare ricorrendo:

1. Alla perizia di un‟ingegnere. È un metodo che da un valore molto attendibile perché è la stima di

un esperto. Non succede quasi mai.

2. Ad ipotesi semplificatrici. Si presuppone un utilizzo costante nel tempo ed una completa

cessione di utilità del fattore a fecondità ripetuta. L‟utilità ceduta del fattore viene ripetuta

nel tempo:

a. Sulla base degli anni di vita del fattore produttivo

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑑′𝑎𝑞𝑢𝑖𝑠𝑡𝑜

𝑛° 𝑑𝑖 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑒= 𝐴𝑚𝑚𝑜𝑟𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑎 𝑓𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖𝑡à 𝑟𝑖𝑝𝑒𝑡𝑢𝑡𝑎

b. Tramite una percentuale su base annua, detta coefficiente d‟ammortamento, calcolata

sul costo d‟acquisto. È una percentuale decisa in base al consumo

Costo d’acquisto x coefficiente d’ammortamento = Ammortamento del fattore

Per i fattori a fecondità semplice a spesa anticipata, l‟impresa deve provvedere al loro

approvvigionamento prima dell‟inizio dell‟ attività dell‟impresa e poi successivamente ad intervalli di

tempo in base alle politiche di approvvigionamento adottate. Alla fine di un intervallo di tempo breve

costo di utilizzo di un fattore a fecondità semplice a spesa anticipata prende il nome di CONSUMO ed

è un valore SOGGETTIVO. I fattori a fecondità semplice a spesa posticipata sono invece riconducibili

ai servizi. Si caratterizzano per il fatto di essere prima utilizzati e quindi, in base al loro consumo,

acquistati.

CASO A_FASE DELLA TRASFORMAZIONE

La TeC SPA per allestire i suoi prodotti consuma il 10% degli impianti, il 10% degli arredi, 30.000€ di

materie prime ed usufruisce del capannone che è stato affittato. C‟è solo l‟aspetto economico, non

nasce nulla di nuovo ma c‟è una trasformazione.

EFFETTI

Ammortamento impianti = 40.000 x 10 % = 4.000€

Ammortamento arredi = 10.000 x 10% = 1.000€

Consumo materie prime = 30.000€

Consumo di locazione (fitti passivi) = 10.000€

COSTI DI UTILIZZO = 45.000€

Ipotizziamo che la TeC abbia allestito 1000 prodotti tutti uguali.

PROSPETTO IMPIEGHI/FONTI DOPO LA FASE DI TRASFORMAZIONE

IMPIEGHI FONTI

Banca c/c 45.000€

Impianti

(40.000 – 4.000) 36.000€

Arredi

(10.000 – 1.000) 9.000€

Rimanenze materi prime

(35.000-30.000) 5.000€

Rimanenza prodotti

(100 unità x 45€) 45.000€

Debiti di finanziamento 40.000€

Debiti di funzionamento 40.000€

Capitale sociale 60.000€

TOTALE IMPIEGHI 140.000€ TOTALE FONTI 140.000€

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17 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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FASE DEL REALIZZO

CASO A_FASE DEL REALIZZO

La TeC SPA vende 900 prodotti a 100€ ciascuno. Incassa 50.000€ in contanti mentre i restanti

40.000€ saranno incassati tra tre mesi.

EFFETTI

EFFETTI FINANZIARI EFFETTI ECONOMICI

+ DENARO 50.000€ + RICAVO VENDITA

50.000€

+ CREDITI DI

FUNZIONAMENTO

40.000€

+ RICAVI VENDITA

40.000€

PROSPETTO IMPIEGHI/FONTI DOPO LA FASE DEL REALIZZO

IMPIEGHI FONTI

Banca c/c

(45.000 + 50.000) 95.000€

Impianti 36.000€

Arredi 9.000€

Rimanenze materi prime 5.000€

Rimanenza prodotti

(100x45) 4.500€

Crediti verso i clienti 40.000€

Debiti di finanziamento 40.000€

Debiti di funzionamento 40.000€

Capitale sociale 60.000€

CAPITALE AUTOGENERATO 49.500€

TOTALE

IMPIEGHI 189.500€

TOTALE

FONTI 189.500€

Vendita in

contanti

Vendita a

dilatazione

+ DENARO dal

punto di vista

finanziario

+ CREDITI DI

FUNZIONAMENTO

(aspetto finanziario)

RICAVO DI VENDITA

(aspetto economico)

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18 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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Il prospetto impieghi fonti al 31/12/20xx prende il nome di STATO PATRIMONIALE. I debiti

prendono il nome di PASSIVO, gli impieghi di ATTIVO.

STATO PATRIMONIALE AL 31/12/20XX

ATTIVO

Banca c/c

(45.000 + 50.000) 95.000€

Impianti 36.000€

Arredi 9.000€

Rimanenze materi prime 5.000€

Rimanenza prodotti

(100x45) 4.500€

Crediti verso i clienti 40.000€

PASSIVO

Debiti di finanziamento 40.000€

Debiti di funzionamento 40.000€

CAPITALE NETTO

Capitale sociale 60.000€

UTILE D‟ESERCIZIO

(=capitale autogenerato) 49.500€

TOTALE

ATTIVO 189.500€

TOTALE

PASSIVO 189.500€

L‟ utile d‟esercizio è l‟incremento che subisce il capitale di proprietà dell‟impresa per effetto

dell‟andamento della gestione. Il totale delle fonti = totale passivo + netto + utile d‟esercizio.

CONTO ECONOMICO ANNO 20XX

VALORE PRODUZIONE OTTENUTA 94.500€

Ricavi di vendita 90.000€

Prodotti allestiti e non venduti 4.500€

COSTO DELLA PRODUZIONE 45.000€

Ammortamento impianti 4.000€

Ammortamento arredi 1.000€

Consumo MP 30.000€

Servizi 10.000€

(possono esserci altre voci)

UTILE D‟ESERCIZIO (valore prod – costo prod) 49.500€

L‟utile d‟esercizio dello stato matrimoniale deve essere uguale all‟utile d‟esercizio del conto economico.

IL RISULTATO ECONOMICO D’ESERCIZIO E IL CAPITALE DI

FUNZIONAMENTO

t0 t1 tn

il tempo che va da t0 a tn è la gestione. Il tempo che va da t0 a t1 è il PERIODO AMMINISTRATIVO,

l‟arco temporale con il quale si esaminano le operazioni di gestione. Di solito è un anno. L‟insieme delle

operazioni di gestioni riferite ad un periodo annuale prende il nome di ESERCIZIO.

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19 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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Al 31/12 interrompiamo fittiziamente la gestione, ma ci sono ancora dei fattori in atto.

STATO PATRIMONIALE + CONTO ECONOMICO = BILANCIO D‟ESERCIZIO

Lo stato patrimoniale al 31/127n è una fotografia dell‟impresa in quel dato momento. Nell‟attivo ci sono

tutti gli impieghi dell‟impresa. Prende il nome di CAPITALE DI FUNZIONAMENTO LORDO l‟insieme

dei beni economici a disposizione di diritto e di fatto dell‟impresa per il suo funzionamento. Nel passivo

ci sono le obbligazioni verso terzi, cioè i debiti. Il capitale netto è il capitale di proprietà dell‟impresa. È

dato dal capitale sociale più eventualmente l‟utile d‟esercizio. Lo stato patrimoniale è un prospetto

bilanciante perché ATTIVO = PASSIVO + NETTO.

EQUAZIONE DI BILANCIO

A = P + N

N = A – P

CAPITALE NETTO = CAPITALE DI FUNZIONAMENTO NETTO

ATTIVO = CAPITALE DI FUNZIONAMENTO LORDO

Dal confronto tra il capitale netto esistente all‟inizio del periodo amministrativo e il capitale netto alla

fine dello stesso periodo, scaturisce il RISULTATO ECONOMICO D‟ESERCIZIO che può essere:

UTILE D’ESERCIZIO: incremento che subisce il capitale di proprietà dell‟impresa.

PAREGGIO D’ESERCIZIO: il risultato economico è 0. Non c‟è nessuna variazione.

PERDITA D’ESERCIZIO: il risultato economico è negativo. Si ha distrutto ricchezza.

Il risultato economico d‟esercizio può essere chiamato anche REDDITO D‟ESERCIZIO.

PRINCIPIO DELLA COMPETENZA ECONOMICA

Per redigere il conto economico in un bilancio d'esercizio, bisogna rispettare il cosiddetto 'Principio Di

Competenza Economica' che consiste nel tener conto che nel periodo considerato per la redazione del

conto economico, si presentano costi o ricavi che avranno correlativo ricavo o costo in un altro periodo

rispetto a quello considerato. In un conto economico molto semplice abbiamo che valore della

produzione ottenuta - costo della produzione ottenuta = risultato economico d‟esercizio, che deve

essere uguale a quello del corrispondente stato patrimoniale. Per sapere se abbiamo creato nuova

ricchezza dobbiamo confrontare i consumi con il valore di ciò che abbiamo allestito grazie a quel

consumo. Il principio della competenza economica si fonda sul fatto che, durante un esercizio, l‟impresa,

utilizzando un insieme di fattori della produzione, ha sviluppato un‟attività che si è concretizzata nella

produzione ottenuta nell‟esercizio. Il valore della produzione ottenuta può essere diviso in due parti:

PARTE PRINCIPALE

PARTE DELLA PRODUZIONE ALLESTITA MA NON PER LA VENDITA

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20 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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DETERMINAZIONE DEL VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA

PRIMO PERIODO DI VITA DELL’IMPRESA: si verifica la quantità di prodotti che è rimasta in

magazzino.

o Se in magazzino non ci sono scorte

VALORE DELLA PRODUZIONE = RICAVI DI VENDITA DELL‟ESERCIZIO

o Se in magazzino ci sono prodotti in giacenza, i prodotti allestiti sono stati venduti solo

in parte

VALORE DELLA PRODUZIONE = RICAVI DI VENDITA – RIMANENZE FINALI PROD.

PERIODI SUCCESSIVI AL PRIMO ANNO DI VITA DELL’IMPRESA:

o Vengono venduti tutti i prodotti allestiti nel corso del periodo e tutti quelli giacenti in

magazzino

VALORE PRODUZIONE = RICAVI DI VENDITA – RIMANENZE INIZIALI DI PROD.

o Ci sono rimanenze sia all‟inizio sia alla fine del periodo considerato. Si può verificare

che:

RIMANENZE FINALI = RIMANENZE INIZIALI

sono venduti solo e tutti i prodotti allestiti nel corso dell‟esercizio

VALORE PRODUZIONE = RICAVI DI VENDITA

RIMANENZE FINALI < RIMANENZE INIZIALI

durante l‟esercizio sono stati venduti tutti i prodotti allestiti nell‟esercizio e

parte di quelli che costituivano le rimanenze iniziali di magazzino:

VALORE PRODUZIONE = RICAVI VENDITA + VARIAZIONE DIMINUTIVA

DELLE RIMANENZE DEI PRODOTTI

RIMANENZE FINALI > RIMANENZE INIZIALI

durante l‟esercizio sono stati venduti solo parzialmente i prodotti allestiti

nell‟esercizio che sono andati in tal modo ad incrementare le rimanenze finali di

magazzino.

VALORE PRODUZIONE = RICAVI VENDITA + VARIAZIONE AUMENTATIVA

DELLE RIMANENZE DEI PRODOTTI

PRODUZIONE PER USO INTERNO

A fronte del consumo dei fattori produttivi, si possono ottenere anche ulteriori fattori a fecondità

ripetuta non destinati alla vendita (produzione software, brevetti, macchinari).

EFFETTI SULLA FORMAZIONE DEL RISULTATO ECONOMICO D‟ESERCIZIO

La loro produzione comporta per l‟impresa consumi di fattori

Generano un aumento del costo della produzione ottenuta nelle diverse voci di costo

Lo stesso importo deve essere rappresentato nel valore della produzione ottenuta in quanto

espressione di ciò che si è ottenuto nell‟esercizio con il consumo dei fattori

+ COSTO DELLA PRODUZIONE

+ VALORE DELLA PRODUZIONE

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Il fattore a fecondità ripetuta nella produzione in economia vale per l‟impresa quanto i fattori

consumati per ottenerlo (costo di produzione). Nel conto economico, sotto la voce del valore della

produzione ottenuta avremo anche l‟incremento dei fattori a fecondità ripetuta per uso interno.

L‟applicazione del principio di competenza comporta la necessità di considerare:

Tutto ciò che si è consumato

Tutto ciò che si è ottenuto in cambio

Attraverso il consumo dei fattori produttivi, l‟impresa ha una certa PRODUZIONE OTTENUTA.

Questa produzione , una parte è sicuramente destinata alla vendita, originando dei ricavi di vendita.

Parte di questi prodotti destinati alla vendita può non essere venduto, quindi si originano quelle che

vengono chiamate RIMANENZE. Le rimanenze provocano delle variazioni di rimanenze di prodotti

aumentative, nulle o diminutive di cui bisogna tener conto quando si calcola la PRODUZIONE

OTTENUTA. Ci sono poi dei prodotti per uso interno (produzione in economia). Questi prodotti per uso

interno danno luogo a incrementi di fattori a fecondità ripetuta per uso interno. La somma tra i ricavi di

vendita e gli incrementi di fattori a fecondità ripetuta per uso interno e le variazioni di rimanenze della

produzione, da il valore della produzione ottenuta.

CONTO ECONOMICO 20XX

VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA

Produzione allestita e destinata alla vendita

o RICAVI VENDITA

o + / - VARIAZIONE AUMENTATIVA/DIMINUTIVA delle rimanenze produttiva

Produzione allestita e non destinata alla vendita

o INCREMENTI FFR PER USO INTERNO

STATO PATRIMONIALE AL 31/12/n

ATTIVO

……………

Rimanenze di prodotti (costi sospesi)

……………

PASSIVO

COSTI SOSPESI: i prodotti che abbiamo allestiti sono espressione di fattori che abbiamo utilizzato,

ma che non hanno avuto ancora la loro retribuzione con i ricavi di vendita.

DETERMINAZIONE DEL COSTO DEI FATTORI A FECONDITA SEMPLICE A SPESA

ANTICIPATA

PRIMO PERIODO DI VITA: si verifica la quantità di fattore che è rimasta in magazzino.

o Se in magazzino non vi sono fattori in giacenza

COSTO UTILIZZO FATTORI = COSTO D‟ACQUISTO FATTORI

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22 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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o Se in magazzino vi sono fattori in giacenza, i fattori acquistati sono stati consumati solo

in parte COSTO DI UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO – COSTO D‟ACQUISTO

FATTORI NON UTILIZZATI

o Se sono stati effettuati acquisti a prezzi differenti, occorre introdurre un criterio per

definire quali quantità acquistate sono state utilizzate

PERIODI SUCCESSIVI AL PRIMO ANNO DI VITA:

o Vengono utilizzati tutti i fattori acquistati nel corso del periodo e tutti quelli giacenti in

magazzino

COSTO UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO + COSTO FATTORI ACQUISTATI in anni

precedenti ed utilizzati nel corso di quest‟anno

o Vi sono fattori in magazzino sia all‟inizio sia alla fine nel periodo considerato. Si può

verificare che:

RIMANENZE FINALI = RIMANENZE INIZIALI

durante l‟esercizio sono stati utilizzati solo e tutti i fattori acquistati nel corso

dell‟esercizio

COSTO UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO FATTORI

RIMANENZE FINALI < RIMANENZE INIZIALI

durante l‟esercizio sono stati utilizzati tutti i fattori acquistati nell‟esercizio e

parte di quelli che costituivano le rimanenze di magazzino

COSTO UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO + VARIAZIONE DIMINUTIVA

DELLE RIMANENZE

RIMANENZE FINALI > RIMANENZE INIZIALI

durante l‟esercizio sono stati utilizzati solo parzialmente i fattori acquistati

nell‟esercizio che sno andati in tal modo ad incrementare le rimanenze finali di

magazzino.

COSTO DI UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO – VARIAZIONE

AUMENTATIVA DELLE RIMANENZE DI FATTORI

FATTORI A FECONDITA RIPETUTA

Ammortamento = costo di utilizzo dei fattori a fecondità ripetuta. Nel conto economico,

l‟ammortamento va inserito nel costo della produzione. Nello stato patrimoniale invece si avrà nell‟attivo

COSTO D‟ACQUISTO FATTORI A FECONDITA RIPETUTO m

FONDO AMMORTAMENTO -g

VALORE RESIDUO x

Il fondo ammortamento è l‟utilità già ceduta dal fattore a fecondità ripetuta ai prodotti dal momento

dell‟acquisto. Il valore residuo è invece l‟utilità che il fattore a fecondità ripetuta potrà ancora cedere

ai prodotti (costo sospeso).

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23 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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FATTORI A FECONDITA’ SEMPLICE A SPESA POSTICIPATA

Al 31/12/n, con riguardo ai fattori a fecondità semplice a spesa posticipata, si può verificare che i

fattori utilizzati non abbiano ancora dato luogo VF- che ne misura il costo d‟acquisto. Per il principio

della competenza economica, il costo di utilizzo di questi fattori:

Deve essere inserito nel costo della produzione ottenuta del conto economico

Viene misurato da un debito presunto nei confronti dei fornitori dei fattori da rappresentare

nel passivo dello stato patrimoniale.

DEBITI PRESUNTI:

PER TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO

PER FATTURE DA RICEVERE

PER IMPOSTE SUL REDDITO

Il costo del personale è costituito da salari e stipendi, ma anche da trattamento di fine rapporto (TFR).

È una forma di retribuzione che verrà corrisposta solo al momento della cessazione del rapporto di

lavoro e quindi solo in quel momento da origine ad una VF- che ne misura il costo d‟acquisto.

Per il principio della competenza economica occorre considerare tra i costi della produzione ottenuta

questo ulteriore costo del fattore lavoro che prende il nome di QUOTA TFR o ACCANTONAMENTO

TFR, il quale è misurato da un debito presunto verso i lavoratori da rappresentare nel passivo dello

stato patrimoniale.

+ COSTI DI UTILIZZO

TFR

+ DEBITI

CONTO ECONOMICO QUOTA TFR

STATO PATRIMONIALE – PASSIVO DEBITO TFR = somma accantonata negli anni precedenti più

quella di quell‟anno.

Al 31/12/N può verificarsi che l‟impresa abbia utilizzato e/o reso a terzi servizi che si caratterizzano

per il fatto:

Di essere SERVIZI A PRESTAZIONE CONTINUATIVA ossia servizi utilizzati e/o resi senza

soluzione di continuità con riguardo a un intervallo di tempo che va da t0 a tn

Che l‟intervallo di tempo inerente alla prestazione è a cavallo tra due esercizi

t0 31/12 tn

Ossia la prestazione di servizi inizia in un esercizio e si conclude in esercizi successivi.

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ESEMPIO

In data 1/08/n si prende in locazione un magazzino concordando un canone semestrale di 12.000€ con

un pagamento posticipato.

1/08/n 31/12/n 1/02/n+1

Dall‟1/08/n al 31/12/n c‟è stato un consumo del capannone. Al 31/12/n l‟impresa ha a disposizione il

magazzino e quindi ha a disposizione il magazzino e quindi sta utilizzando il servizio di locazione, ma al

31/12 non ha ancora sostenuto il costo d‟acquisto perché il canone di locazione verrà pagato solo l‟anno

successivo. Al 31/12 occorre calcolare:

Costo utilizzo servizio FITTO PASSIVO (conto economico)

Debito presunto verso proprietario magazzino RATEO PASSIVO (stato patrimoniale)

Se fosse l‟impresa a rendere un servizio a terzi, al 31/12 l‟impresa sta rendendo un servizio ma non ha

ancora riscosso il relativo compenso. L‟incasso avverrà in seguito. Per il principio di competenza

economica, al 31/12 occorre calcolare:

Il ricavo di competenza economica FITTO ATTIVO CONTO ECONOMICO

Credito presunto RATEO ATTIVO STATO PATRIMONIALE

ESEMPIO

In data 1/10/n l‟impresa ha acquistato obbligazioni Generali per un valore nominale di 10000€,

godimento ( date in cui la società che ha avuto in prestito denaro paga gli interessi) 1/4 – 1/10. Tasso

annuo di interesse 4%. Per il principio di competenza economica, al 31/12 occorre calcolare:

Ricavo di competenza economica (interessi)

Credito presunto rateo attivo

RATEI = sono debiti o crediti presunti che sorgono in seguito a prestazioni di servizi a carattere

continuativo che iniziano in un esercizio e si concludono in esercizi successivi ed il pagamento dei quali è

stabilito avvenga in via posticipata. Essendo presunti sono valori finanziari.

SERVIZI A PAGAMENTO ANTICIPATO

t0 31/12 tn

t0 = pagamento

da 31/12 a tn è il periodo in cui il servizio deve ancora essere utilizzato ma è già stato pagato

ESEMPIO

In data 1/11/n si stipula un contratto di noleggio di un furgone della durata di 3 mesi, concordando un

premio assicurativo di 1800.

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25 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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Al 31/12 l‟impresa ha pagato un servizio che ha utilizzato solo parzialmente perciò ha diritto ad avere a

disposizione il furgone ancora per un periodo di tempo nell‟anno n+1. In base al principio di competenza

economica, divideremo il costo d‟ acquisto in:

1/11/n – 31/12/n COSTO DI UTILIZZAZIONE (conto economico)

31/12/n – 1/2/n+1 RISCONTO ATTIVO (costo sospeso, stato patrimoniale attivo)

Il risconto attivo deve essere inserito nell‟attivo dello stato patrimoniale perché rappresenta il diritto

ad ottenere un servizio di cui è già stato pagato il prezzo.

RISCONTO ATTIVO = 𝑪𝑶𝑺𝑻𝑶 𝑨𝑪𝑸𝑼𝑰𝑺𝑻𝑶 𝑿 (𝑴𝑬𝑺𝑬 𝑵𝑶𝑵 𝑨𝑵𝑪𝑶𝑹𝑨 𝑼𝑻𝑰𝑳𝑰𝒁𝒁𝑨𝑻𝑶)

𝑴𝑬𝑺𝑰 𝑫𝑰 𝑪𝑶𝑵𝑻𝑹𝑨𝑻𝑻𝑶

Nel conto economico dovremmo inserire il consumo che è stato fatto dall‟impresa COSTO –

RISCONTO. Nello stato patrimoniale si verificherà una diminuzione di cassa/banca per l‟importo che è

stato pagato per il servizio e ci sarà il risconto attivo.

SERVIZIO RESO A TERZI A PAGAMENTO ANTICIPATO

t0 31/12 tn

t0 = incasso

al 31/12 l‟impresa ha già riscosso il compenso per un servizio che ha reso solo parzialmente. Nel

prossimo esercizio dovrà erogare ancora una parte di servizio.

ESEMPIO

Al 1/09/n l‟impresa concede in locazione un locale di proprietà concordando un canone semestrale di

36000 on pagamento anticipato.

In base al principio di competenza economica al 31/12 occorre calcolare:

9/05/N – 31/12/N RICAVO DI COMPETENZA ECONOMICA FITTI ATTIVI (conto

eco.)

31/12/n – 1/03/n+1 RISCONTO PASSIVO (stato patrimoniale passivo) = rappresenta

l‟obbligo a prestare un servizio di cui si è già ricevuto il compenso in denaro.

RISCONTO PASSIVO = 𝑰𝑵𝑪𝑨𝑺𝑺𝑶 𝑿(𝑴𝑬𝑺𝑰 𝑯𝑬 𝑫𝑬𝑽𝑶 𝑷𝑬𝑹 𝑪𝑼𝑰 𝑫𝑬𝑽𝑶 𝑨𝑵𝑪𝑶𝑹𝑨 𝑪𝑬𝑫𝑬𝑹𝑬 𝑰𝑳 𝑺𝑬𝑹𝑽𝑰𝒁𝑰𝑶)

𝑴𝑬𝑺𝑰 𝑫𝑰 𝑪𝑶𝑵𝑻𝑹𝑨𝑻𝑻𝑶

Nel conto economico dovremo inserire il valore del servizio che è già stato ceduto dall‟impresa

INCASSO – RISCONTO.

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SERVIZI RESI DALL’ORGANIZZAZIONE PUBBLICA

Si tratta di servizi che tutte le imprese utilizzano per svolgere le loro attività. Vengono forniti dallo

Stato direttamente o tramite le amministrazioni pubbliche. Sono un fattore della produzione in quanto

l‟impresa li utilizza sempre ma li paga solo se consegue un utile d‟esercizio (tipo imposte sul reddito). Al

31/12 l‟impresa utilizza il fattore ORGANIZZAZIONE PUBBLICA e dopo, se eventualmente produce

un utile, lo paga. Al 31/12 si determina il risultato economico d‟esercizio e se è positivo si calcolano le

IMPOSTE SUL REDDITO e per un identico importo l‟impresa diventa debitrice verso lo stato (DEBITI

PER IMPOSTE stato patrimoniale passivo).

IMPRESA E RISCHIO

Il rischio d‟impresa è connaturato all‟impresa ed è inevitabile. Esistono due tipi di rischi:

GENERALE: è il rischio di subire perdite di esercizio, di operare senza economicità. È il rischio

di conseguire un valore della produzione ottenuta minore del costo della produzione ottenuta.

Accomuna tutte le imprese, è insito nella natura stessa dell‟impresa. Per far fronte a eventuali

effetti negativi, l‟impresa può creare delle riserve di utili.

STATO PATRIMONIALE 31/12

ATTIVO

……

……

……

……

PASSIVO

……

……

CAPITALE NETTO

……

Riserva di utile x

Perdita esercizio -y

I soci decidono di coprire la perdita d‟esercizio utilizzando parte della riserva di utile.

PARTICOLARE: sono i rischi relativi a specifiche imprese o particolari attività che svolgono o a

particolari modalità di svolgimento di certe operazioni di gestione, che potrebbero provocare

EFFETTI ECONOMICI NEGATIVI (cioè oneri) IN ESERCICI FUTURI. L‟onere del rischio

particolare può essere per esempio collegato al fatto che al 31/12

o Non sono ancora stati riscossi i crediti di funzionamento concessi ai clienti per vendite

a dilatazione (RISCHIO INESIGIBILITA O INSOLVENZA).

o Per i prodotti venduti nel corso dell‟esercizio non è ancora scaduto l‟obbligo di

intervento per riparazione/sostituzione/restituzione del prezzo pagato (RISCHIO DI

INTERVENTO SU PRODOTTI IN GARANZIA).

Per far fronte agli eventuali effetti economici negativi, l‟impresa può trasferire l‟onere nel

rischio:

- nel tempo

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27 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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- nello spazio

TRASFERIMENTO DELL’ONERE DEL RISCHIO NELLO SPAZIO

Avviene su base contrattuale cedendo a terzi gli eventuali futuri effetti negativi di operazioni poste in

essere nell‟esercizio ad esempio stipulando un contratto di assicurazione. L‟impresa sostiene

anticipatamente un costo d‟acquisto di un servizio (misurato da una VF- certa) di durata pari al periodo

di copertura assicurativa (premio di assicurazione). La compagnia di assicurazione si impegna a risarcire

il danno nel caso avvenga un effetto negativo.

CONTO ECONOMICO ANNO X

COSTO PRODUZIONE OTTENUTA

……

Premio di assicurazione

……

TRASFERIMENTO DELL’ONERE DEL RISCHIO NEL TEMPO

Avviene internamente all‟impresa mediante il processo di autoassicurazione. L‟impresa si auto assicura

ponendo a carico dell‟esercizio un costo presunto (ACCANTONAMENTO A FONDO RISCHI conto

economico) misurato da una VF- presunta (FONDO RISCHI) da rappresentare nel passivo dello stato

patrimoniale. L‟accantonamento è un costo di utilizzazione misurato non da un‟uscita di denaro ma da una

VF- presunta. È un COSTO NON MONETARIO. Si introduce questa voce perché si evita la

formulazione di utile trattenendo nell‟impresa una parte del valore della produzione ottenuta (ricchezza

prodotta) che si userà nel caso si verifichi l‟evento negativo temuto.

Nel caso di RISCHIO DI INSOLVENZA:

FONDO RISCHI = FONDO SVALUTAZIONE CREDITI corregge in diminuzione i crediti verso i

clienti. va nell‟attivo con il meno.

Nel caso di RISCHIO D‟INTERVENTO SU PRODOTTI IN GARANZIA:

FONDO RISCHI = FONDO GARANZIA PRODOTTI (passivo s.p.) costituisce un debito presunto

per possibili interventi a garanzia.

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28 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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INTERDIPENDENZA TRA ESERCIZI

I risultati economici di anni successivi sono interdipendenti perché:

Le rimanenze finali di magazzino (materie prime e prodotti) vengono a costituire quelle iniziali

del periodo amministrativo successivo.

Possono essere utilizzati i fondi rischi.

Possono essere utilizzati i fondi ammortamento.

Vengono a compimento le operazioni che hanno dato origine a ratei e risconti.

UTILIZZO DEI FONDI RISCHI

In data 31/12/2012 l‟impresa ha costituito un fondo garanzia prodotti pari a 1000.

STATO PATRIMONALE 31/12/2012

ATTIVO

………

………

PASSIVO

………

Fondo garanzia prodotti 1000

………

CAPITALE NETTO

………

CONTO ECONOMICO 2012

VALORE DELLA PRODUZIONE

………

COSTO DELLA PRODUZIONE

………

Accantonamento FGP 1000

………

Anno 2013 l‟impresa utilizza il fondo garanzia perché si è verificato l‟evento negativo che provoca il

rimborso del prezzo di vendita di 1000. Può accadere che:

INTERVENTI A GARANZIA = FGP

si avrà dunque un –CASSA per 1000 e un –FONDO GARANZIA per 1000. Quindi attivo e

passivo dello stato patrimoniale saranno diminuiti entrambi di 1000. Non influenza il risultato

economico d‟esercizio perché il capitale netto rimane invariato (quindi non si hanno riflessi sul

conto economico)

INTERVENTI A GARANZIA > FGP

es: rimborso prezzo di vendita 1500. Si avrà quindi una diminuzione di cassa per 1500 e una

diminuzione del FGP per 1000. Quindi il passivo sarà ridotto di 1000 e l‟attivo di 1500. In questo

caso il FGP non copre il rimborso quindi diminuisce il capitale netto e si ha un riflesso sul

risultato economico d‟esercizio che diminuirà. Nel conto economico, nei costi, si aggiungerà la

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29 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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voce “costi per interventi su prodotti in garanzia non coperti dal FGP”. Questo costo è uguale

alla differenza tra il FGP e il rimborso prezzo di vendita (vale anche per il FSC, ma questo costo

prende il nome di perdite su crediti non coperti dal FSC).

INTERVENTI A GARANZIA < FGP

L‟onere del rischio e sovrastimato. Es: rimborso prezzo di vendita 700. Si avrà una diminuzione

di cassa per 700 e una diminuzione del FGP di 700. Si verifica solo un utilizzo parziale del

fondo e quindi rimane un suo valore residuo. Non ci sono effetti sul risultato economico

d‟esercizio.

UTILIZZO PARZIALE DEL FONDO RISCHI

Il FGP residuo:

Può essere tenuto a disposizione per il futuro, eventualmente integrandolo con un ulteriore

accantonamento a fine esercizio. In questo caso nel conto economico, nel costo della

produzione, si avrà un accantonamento del FGP pari alla differenza tra il valore finale del FGP e

il fondo iniziale.

Può essere eliminato. Va sottratto nel passivo del conto economico, quindi il risultato economico

d‟esercizio sarà aumentato di X. Nel conto economico invece si avrà un provente straordinario

nel valore della produzione.

UTILIZZO DEL FONDO AMMORAMENTO

In data 31/12/2012 dallo Stato patrimoniale risulta:

ATTIVO

………

Impianti 1000

Fondo amm. -800

Valore residuo 200

PASSIVO

………

CAPITALE NETTO

………

L‟impresa decide di vendere l‟impianto ad un prezzo di 200, cioè uguale al suo valore residuo.

al 31/12/2013 si avrà + cassa per 200, - impianti per 200. L‟attivo rimane invariato. Non

influenza il risultato economico d‟esercizio perché il capitale netto rimane invariato.

L‟impresa decide di vendere l‟impianto a un prezzo di 300, cioè maggiore del valore residuo. Al

31/12/2013 si avrà + cassa per 300, - impianti per 200 + attivo per 100. Il capitale netto

aumenta di 100 e quindi aumenta di 100 in risultato economico d‟esercizio. Nel conto economico

2013 si avrà nel valore della produzione una PLUSVALENZA DA REALIZZO pari a 100.

L‟impresa decide di vendere l‟impianto ad un prezzo di 150, cioè inferiore al valore residuo. Al

31/12/2013 si avrà + cassa per 150, - impianti - attivo 50. Diminuisce il capitale netto di 50 e

quindi anche il risultato economico d‟esercizio diminuisce di 50. Nel conto economico si avrà nell

costo della produzione una MINUSVALENZA DA REALIZZO per 50.

Al 31/12 risulta che l‟impianto è gravemente danneggiato tanto da essere considerato

inutilizzabile in futuro, per cui viene eliminato dal processo produttivo senza recuperare alcun

valore. Al 31/12/2013 si avrà – impianti 200 - attivo 200. Diminuisce il capitale netto di 200

e quindi anche il risultato economico d‟esercizio. Nel conto economico, nei costi, si deve

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30 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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aggiungere la voce INSUSSISTENZA DI ATTIVO O INSUSSISTENZA PASSIVA che sarà

pari al valore residuo del macchinario dismesso.

RISCONTI E RATEI ANNO N+1

Esempio 1: in data 1/12/2012 si stipula un contratto di noleggio per un furgone aziendale della

durata di tre mesi concordando un pagamento anticipato di 18000.

Dal 1/12/2012 al 31/12/2012 (quindi un mese) è la quota di competenza. Dal 31/12/2012 al

1/03/2013 è il periodo per il quale dobbiamo ancora usufruire del servizio già pagato. Quindi si

avrà un risconto attivo RISCONTO ATTIVO = (18000/2) X 2 = 12000.

I FITTI PASSIVI di competenza dell‟esercizio sono 18000 – 12000 = 6000

Cosa succede al 31/12/2013? Tra i componenti del capitale vi è anche il RISCONTO ATTIVO di

12000 che fa riferimento al contratto di noleggio stipulato in data 1/12/2012 e pagato

anticipatamente. Nei primi 2 mesi del 2013 il furgone è stato utilizzato. Al 31/12/2013 occorre

comprendere tra i costi di competenza economica del conto economico il costo del noleggio per

2 mesi ed eliminare il risconto attivo. Quindi nel conto economico 2013 si avrà un costo per

noleggio pari al risconto attivo del 2012. Nello stato patrimoniale invece bisogna eliminare il

risconto attivo.

Esempio 2: in data 1/8/2012 si prende in locazione un magazzino concordando un canone

semestrale di 12000 con pagamento posticipato. Dall‟ 1/8/2012 al 31/12/2012 è la quota di

competenza. Dal 31/12/2012 al 1/02/2013 è il periodo per cui si usufruisce di un servizio per

cui si deve ancora pagare quindi si ha un rateo passivo RATEO PASSIVO = 12000 𝑥 5

6

FITTO PASSIVO di competenza economica = 10000

cosa succede al 31/12/2013? Tra i componenti del capitale vi è anche il rateo passivo di 10000

che fa riferimento al contratto di locazione stipulato in data 1/08/2012 e pagato in via

posticipata l‟1/2/2013. In data 1/2/2013 si è verificata un‟uscita di denaro di 12000 ma il

servizio di locazione è stato utilizzato solo per un mese nel 2013. Al 31/12/2013 occorre

comprendere tra i costi di competenza economica del conto economico con il fitto passivo solo il

mese di gennaio ed eliminare i rateo passivo. FITTO PASSIVO= 12000 – 10000 = 2000 (va nel

conto economico nei costi).

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31 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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STRUTTURE DI CONTO ECONOMICO

CONTO ECONOMICO A COSTI E RICAVI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA

VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA

Ricavi di vendita

+/- variazione aumentativa diminutiva rimanenze prodotti (è + se aumentan, è – se diminuiscono)

Incremento FFR per uso interno

Fitti attivi

Interessi attivi

Plusvalenza da realizzo

Proventi straordinari

COSTO DELLA PRODUZIONE OTTENUTA

Costo d‟acquisto delle materie prime

+/- variazione rimanenze materie prime (è + se le MP diminuiscono, è – se aumentano)

Salari e stipendi

Quota TFR

Costi per servizi (fitti passivi, utenze, ecc..)

Accantonamento al FGP

Accantonamento al FSC

Ammortamenti impianti/fabbricati/brevetti

Ammortamento immobili civili

Interessi passivi

Costi interventi su prodotti a garanzia non coperti dal FGP

Perdita su crediti non coperti dal FSC

Minusvalenza da realizzo

Insussistenza di attivo

RISULTATO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE

- imposte sul reddito

UTILE D‟ESERCIZIO/RISULTATO ECONOMICO D‟ESERCIZIO

AREE DELLA GESTIONE

Le operazioni poste in essere dall‟impresa possono essere raggruppate in classi omogenee, cioè le aree

gestionali. Le aree gestionali sono:

CARATTERISTICA: operazioni che identificano l‟oggetto tipico dell‟attività economica

realizzata dall‟impresa (input- trasformazione – output).

EXTRACARATTERISTICA: operazioni di investimento di disponibilità finanziarie generate

dalla gestione in attività non caratteristiche (investimenti immobiliari o finanziari a medio lungo

termine).

FINANZIARIA: operazioni di copertura del fabbisogno finanziario e operazioni di investimento

di liquidità nel breve termine.

STRAORDINARIA: operazioni aventi una manifestazione non ricorrente (es. dismissione FFR)

TRIBUTARIA: collegata al consumo del fattore organizzazione pubblica.

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32 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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CONTO ECONOMICO A COSTI E RICAVI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA CON RISULTATI

LORDI

A) VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA

Ricavi di vendita

+/- variazioni rimanenze prodotti

+ incrementi di FFR per uso interno

B) COSTO DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA

Costo MP

+/ variazione rimanenze materie prime

Servizi

Salari e stipendi

Ammortamenti impianti/fabbricati/brevetti

Accantonamento FGP

Accantonamento FSC

Quota TFR

REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO (A-B)

+ proventi extracaratteristici (fitti attivi ecc..)

- oneri extracaratteristici (ammortamento immobili civili)

REDDITO OPERATIVO GLOBALE

+ proventi finanziari (interessi attivi)

- oneri finanziari (interessi passivi + eventuali ratei passivi)

REDDITO CORRENTE

+ proventi straordinari (plusvalenze da realizzo)

- oneri straordinari (minusvalenze da realizzo, perdite su crediti, insussistenza di attivo, costi

per interventi su prodotti non coperti dal FGP)

REDDITO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE

- oneri tributari (imposte sul reddito)

RISULTATO ECONOMICO D‟ESERCIZIO

PRINCIPIO DI VALUTAZIONE DEL CAPITALE DI

FUNZIONAMENTO

Si utilizzano determinati criteri per elaborare i conti economici. Ciò è dovuto alla soggettività delle

valutazioni di alcuni elementi del capitale di funzionamento. Per limitare questa incertezza l‟economia

aziendale detta dei PRINCIPI DI VALUTAZIONE:

PRINCIPIO DELLA CONTINUITA AZIENDALE: Si fonda sull‟ipotesi che l‟impresa continui la

sua attività di produzione. La valutazione deve essere effettuata nell‟ipotesi che tutto ciò che

appare al 31/12 nello stato patrimoniale abbia il suo compimento nelle operazioni del successivo

esercizio.

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33 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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PRINCIPIO DI PRUDENZA: si fonda sull‟ipotesi che venga adottato un comportamento

razionale da parte di chi valuta il capitale di funzionamento. Le valutazioni devono avvenire

all‟interno di un intervalli di razionalità o intervallo dei valori ragionevoli che in condizioni di

normalità:

valore max VALORE DI PRESUNTO REALIZZO

intervallo valori razionali

valore min VALORE DI COSTO

il valore di costo consiste nel costo d‟acquisto o nel costo della produzione. Il valore di presunto

realizzo può essere:

- DIRETTO per ciò che è destinato alla vendita: è il presumibile prezzo di vendita

- INDIRETTO per ciò che non è destinato alla vendita. È una quota parte del presumibile

prezzo di vendita dei prodotti che si otterranno con l‟utilizzo di quei fattori. Si determina in

funzione del rapporto esistente tra: 𝑪𝑶𝑺𝑻𝑶 𝑫𝑰 𝑼𝑻𝑰𝑳𝑰𝒁𝒁𝑨𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬 𝑫𝑬𝑳 𝑭𝑨𝑻𝑻𝑶𝑹𝑬

𝑪𝑶𝑺𝑻𝑶 𝑫𝑰 𝑼𝑻𝑰𝑳𝑰𝒁𝒁𝑨𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬 𝑫𝑬𝑳𝑳𝑨 𝑪𝑶𝑴𝑩𝑰𝑵𝑨𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬 𝑷𝑹𝑶𝑫𝑼𝑻𝑻𝑰𝑽𝑨

L‟applicazione del principio della prudenza porta a valutare i COMPONENTI DELL‟ATTIVO AL

MINORE dei valori ragionevolmente ottenibili ed i COMPONENTI DEL PASSIVO al maggiore

dei valori ragionevolmente ottenibili.

RIMANENZE DI PRODOTTI/MATERIE PRIME minor valore tra il costo di

produzione/acquisto e il presunto prezzo di vendita prodotti/quota parte del presunto prezzo

di vendita dei prodotti.

FFR maggior percentuale di ammortamento

FONDO RISCHI maggior percentuale di accantonamento

Ciò permette di pervenire ad un risultato economico d‟esercizio prudenzialmente determinato

evitando anticipazioni di utili non ancora conseguiti.

PRINCIPIO DI COSTANZA NEI CRITERI DI VALUTAZIONE: per rendere il risultato

economico d‟esercizio comparabile nel tempo e nello spazio è necessario mantenere invariati i

criteri di valutazione nei diversi periodi amministrativi salvo casi eccezionali.

Per limitare la soggettività delle valutazioni si fa una valutazione prudenziale del capitale netto. Quindi

si ha un UTILE PRUDENZIALE che se distribuito non rischia di intaccare il capitale netto.

ESEMPIO 1/2

Valore di presunto realizzo delle rimanenze finali di prodotti = 2000

Valore di costo delle rimanenze finali di prodotti = 10000

STATO PATRIMONIALE 31/12/2013

ATTIVO

Rim. Finali prod. 10000

………

PASSIVO

…………

Totale passivo 100000

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34 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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TOTALE ATTIVO 300000

CAPITALE NETTO

Capitale sociale 120000

Utile d‟es. 80000

Tot. Cn 200000

TOT CN E PASSIVO 300000

Se tutti gli elementi sono valutati correttamente il capitale netto è valutato prudenzialmente.

ESEMPIO 2/2

Si distribuiscono 16000 ai soci mentre il resto dell‟utile viene accantonato a riserva.

- DENARO 16000

- UTILE D‟ESERCIZIO 80000

+ RISERVE DI UTILE 64000

Queste riserve d‟utile sono RISERVE PALESI, si formano in sede di destinazione dell‟utile

dell‟esercizio prudenziale determinato.

Le RISERVE NON PALESI si formano in sede di determinazione dell‟utile d‟esercizio se non vengono

rispettati i principi di valutazione pervenendo a un capitale netto sopra/sottovalutato rispetto a quello

prudenzialmente determinato. Le riserve non palesi sono di tre tipi:

RISERVE OCCULTE: si formano se la valutazione del capitale netto è sotto il minimo razionale.

Si agisce così per occultare ed evitare la distribuzione dell‟utile o per pagare meno imposte.

RISERVE POTENZIALI: si formano se la valutazione del capitale netto è sopra al minimo

razionale ma entro l‟intervallo di razionalità. Si agisce così per esprimere le potenzialità

dell‟impresa intorno al reddito che si potrebbe conseguire in futuro (valutazione al FAIR

VALUE).

ANNACQUAMENTO DI CAPITALE:si forma se la valutazione del capitale netto è sopra al

massimo razionale. Si agisce così per occultare una perdita d‟esercizio o comunque un risultato

economico non soddisfacente.

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35 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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STRUTTURE DI CONTO ECONOMICO CON RISULTATI

LORDI

CONTO ECONOMICO A COSTI E RICAVI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA CON RISULTATI

LORDI

VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA

……

COSTO DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA

……

REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO

+ proventi extracaratteristici

- oneri extracaratteristici

REDDITO OPERATIVO GLOBALE

EBIT (earning before intervents and taxes)

+ proventi finanziari

- oneri finanziari

REDDITO CORRENTE O ORDINARIO

+ proventi straordinari

- oneri straordinari

REDDITO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE

EBT (earning before taxes)

-oneri tributari (imposte sul reddito)

REDDITO NETTO D‟ESERCIZIO (NET INCOME)

CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO

RICAVI DI VENDITA

- COSTO DEL VENDUTO (costo f sales)

REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO

……

REDDITO OPERATIVO GLOBALE

……

REDDITO CORRENTE

……

REDDITO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE

……

REDDITO NETTO D‟ESERCIZIO

Si prende come riferimento la configurazione di reddito parziale REDDITO OPERATIVO

CARATTERISTICO. Si raggruppano i costi e i ricavi caratteristici in classi omogenee in modo da porre

a confronto il VALORE DELLA PRODUZIONE VENDUTA (fatturato) e il COSTO DELLA PRODUZIONE

VENDUTA (costo del venduto).

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36 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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COSTO DEL VENDUTO

Il costo del venduto si ottiene dal costo della produzione ottenuta.

PRODUZIONE OTTENUTA > PRODUZIONE VENDUTA (variazione aumentativa delle

rimanenze dei prodotti)

Si detrae il costo da ciò che non è stato venduto (- variazione aument. Rim. Prodotti) e non è

destinato alla vendita (- incremento FFR per uso interno)

PRODUZIONE OTTENUTA = PRODUZIONE VENDUTA (variazione diminutiva rim. Prodotti)

si aggiunge il costo della produzione ottenuta in precedenza e venduta in questo periodo

amministrativo (+ variazione dim. Rim. Prod.)

CONTO ECONOMICO A RICAVI E COSTI INTEGRALI (con variazione aumentativa)

A)VALORE DELLA PRODUZIONE 1015

Ricavi di vendita 1000

+ variazione aumentativa rim. Prod. 10

+ incremento FFR x us interno 5

B) COSTO PRODUZIONE OTTENUTA 900

UTILE D‟ESERCIZIO 115

CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO (con variazione aumentativa)

A)RICAVI DI VENDITA 1000

B)COSTO DEL VENDUTO 885

costo produzione ottenuta 900

- var. aumen. Rim. Prod. -10

-incre. FFR x uso int. -5

UTILE D‟ESERCIZIO 115

CONTO ECONOMICO A RICAVI E COSTI INTEGRALI (con variazione diminutiva)

A)VALORE DELLA PRODUZIONE 995

Ricavi di vendita 1000

- var. dim. Rim. Prod. -10

+ incr. FFR x uso int. 5

B)COSTO PRODUZIONE OTTENUTA 900

UTILE D‟ESERCIZIO 95

CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO (con variazione diminutiva)

A)RICAVI DI VENDITA 1000

B)COSTO DEL VENDUTO 905

Costo prod. Ottenuta 900

+ var. dim. Rim. Prod. +10

- incr. FFR x uso int. -5

UTILE D‟ESERCIZIO 95

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37 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO CON EVIDENZA DELLE AREE

FUNZIONALI

Si classificano i costi caratteristici in classi omogenee in base ad alcune aree funzionali (funzioni

aziendali):

PRODUZIONE

VENDITA

AMMINISTRAZIONE

RICERCA E SVILUPPO

Si evidenzia come ciascuna area funzionale (funzione aziendale) assorba, con i costi che genera, il

flusso di ricavi di vendita.

PRODUZIONE: si occupa delle attività collegate all‟acquisizione dei fattori produttivi

(approvvigionamento) ed alla trasformazione degli stessi in prodotti finiti (produzione). Riguarda:

Che cosa, quanto e come produrre i prodotti finiti da destinare al mercato.

Quanti fattore produttivi acquistare e quando

Come immagazzinare e movimentare i fattori produttivi acquistati e i prodotti finiti (logistica)

VENDITA (marketing e distribuzione): si occupa di sviluppare prodotti, attribuire i prezzi, promuovere

e distribuire i prodotti capaci di soddisfare i bisogni del consumatore. Ciò significa:

Assumere anche tramite indagini di mercato, decisioni sulle linee di sviluppo dell‟impresa (nuovi

prodotti, nuovi mercati)

Operare scelte in merito a:

o PRODUCT (prodotto)

o PLACE (distribuzione)

o PRICE (prezzo)

o PROMOTION (comunicazione pubblicitaria)

AMMINISTRAZIONE: si occupa di:

PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO DELLA GESTIONE: definizione degli obbiettivi da

raggiungere (in collaborazione con le altre unità operative U.O), attribuzione di responsabili

delle U.O degli obbiettivi da realizzare, monitoraggio dei risultati raggiunti, azioni correttive.

SISTEMI INFORMATIVI: raccolta, elaborazione, comunicazione delle informazioni necessarie

per la gestione delle attività aziendali.

RICERCA E SVILUPPO (R&S): si occupa di generare ed elaborare nuove conoscenze relative al sistema

produttivo e di svilupparle concretamente fino a realizzare nuovi prodotti o nuovi processi produttivi:

PROGETTI DI RICERCA STRATEGICA: nuovi prodotti o processi produttivi.

ATTIVITA DI MANTENIMENTO: miglioramento processi produttivi o prodotti esistenti.

ATTIVITA ASSORBENTE: osservazione e studio di concorrenti e istituti di ricerca.

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38 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO CON EVIDENZA DELLE AREE

FUNZIONALI

RICAVI DI VENDITA

- COSTO DEL VENDUTO

REDDITO OPERATIVO SULLE VENDITE

- costi di vendita

- costi di amministrazione

- costi di ricerca e sviluppo

REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO

……

REDDITO OPERATIVO GLOBALE

……

REDDITO CORRENTE

……

REDDITO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE

……

REDDITO NETTO D‟ESERCIZIO

CONTO ECONOMICO A VALORE AGGIUNTO

Si prende come riferimento la configurazione di reddito parziale REDDITO OPERATIVO

CARATTERISTICO.

Si raggruppano i costi caratteristici in classi omogenee per ottenere:

o Il VALORE AGGIUNTO, dato dalla differenza tra il valore della produzione

caratteristica e il costo di utilizzazione dei fattori produttivi a fecondità semplice

acquistati esternamente per produrre. Rappresenta il valore che l‟impresa, grazie alle

sue capacità interne, aggiunge al valore dei materiali e servizi acquistati esternamente.

o Il MARGINE OPERATIVO LORDO caratteristico, dato dalla differenza tra il valore

aggiunte e il costo del lavoro.

CONTO ECONOMICO A VALORE AGGIUNTO

VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA

- COSTO DI UTILIZZAZIONE DI MATERIALI E SERVIZI ESTERNI

VALORE AGGIUNTO CARATTERISTICO

-COSTO DI UTILIZZAZIONE DEL LAVORO

MARGINE OPERATIVO LORDO CARATTERISTICO

EBITDA

AMMORTAMENTI

ACCANTONAMENTI FONDO RISCHI

RISULTATO OPERATIVO CARATTERISTICO

……

RISULTATO OPERATIVO GLOBALE

……

RISULTATO CORRENTE

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……

RISULTATO AL LORDO DELLE IMPOSTE

……

RISULTATO NETTO D‟ESERCIZIO

INDICI DI BILANCIO

INDICE DI REDDITIVITA’ NETTA A TASSO MEDIO DI REDDITIVITA’ NETTA

ROE (return on equities) = 𝑹𝒏

𝑵

Rn = reddito netto

N = capitale netto medio del periodo

Esprime il tasso di rendimento del capitale netto mediamente investito nell‟ impresa nel periodo

(compara le imprese tra loro rispetto medesimi settori). È un indicatore importante, esprime la

capacità dell‟impresa di remunerare con il capitale del vincolo di pieno rischio.

INDICE DI REDDITIVITA’ OPERATIVA O TASSO DI RENDIMENTO DEL CAPITALE

MEDIAMENTE INVESTITO NELL’AREA OPERATIVA CARATTERISTICA DEL PERIODO

ROI (return of investiment) = 𝑹𝒐

𝒌

Ro = reddito operativo caratteristio

K = capitale caratteristico medio del periodo

Esprime il reddito medio operativo caratteristico per ogni euro investito nell‟attività caratteristica.

TASSO MEDIO DI ONEROSITA’ DELL’ INDEBITAMENTO

i = 𝑶𝑭

𝑫𝒃 𝒐𝒏𝒆𝒓𝒐𝒔𝒊

OF = oneri finanziari (int. Passivi)

Db onerosi = indebitamento onerosi medio periodo (capitale con vincolo rischio limitato che l‟impresa

remunera con il pagamento di interessi passivi – debiti vs banche, mutui passivi, obbligazioni)

Esprime il costo medio dell‟indebitamento.

Questi indici sono INDICI MEDI, infatti Ro, Rn e OF sono flussi, mentre k, N e Db onerosi sono stock.

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LE DETERMINANTI DEL ROE

Si scompone il ROE scomponendo numeratore e denominatore. In generale:

ROE = 𝑅𝑛

𝑁=

𝑅𝑛

𝑅𝑜 𝑥

𝑅𝑜

𝐾𝑜 𝑥

𝑘𝑜

𝑘 𝑥

𝑘

𝑁

Ro e k = incidenza aree extracaratteristiche e straordinaria

Le determinanti del ROE sono la redditività operativa e il grado di indebitamento.

IPOTESI SEMPLIFICATRICI

L‟impresa opera in assenza di:

Gestione extracaratteristica

Gestione straordinaria

Pressione fiscale

Ne consegue che k = ko (tot. Attivo = tot. Caratteristico) e Rn = Ro – Of

L‟impresa fa ricorso all‟indebitamento e le passività sono rappresentate solo da debiti onerosi.

Db onerosi = k – N (passivo = tot. Attivo – netto)

Ne deriva che il ROE è determinato da:

Rendimento attività caratteristica

Modalità di finanziamento degli investimenti

ROI

i

K/N

EFFETTO LEVA FINANZIARIA O EFFETTO LEVARAGE: indica l‟effetto di indebitamento

sulla redditività netta 𝐾

𝑁 𝑥 (𝑅𝑂𝐼 − 𝑖)

Considerando che

ROE = 𝑅𝑛

𝑁 Rn = ROE x N ROI =

𝑅𝑜

𝑘 Ro = ROI x K i =

𝑂𝑓

𝐾−𝑁 Of = i x (K – N)

Rn = Ro – Of ROE x N = (ROI x K) – i(K-N) ROE x N = ROI x K – I x k + I x N

ROE x N = I x N + k(ROI – i)

ROI

GRADO

DI

INDEBI

TAMEN

TO

EQUAZIONE REDDITUALE:

ROE = i + 𝐾

𝑁 𝑥 (𝑅𝑂𝐼 − 𝑖)

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ESEMPIO DI LEVA FINANZIARIA

N = 1000

K – N = 1500

ROI = 10%

i = 8%

ROE = i + 𝐾

𝑁 𝑥 (𝑅𝑂𝐼 − 𝑖) = 8 + (2500/1000) (10 – 8) = 13%

Si ipotizzi di avere necessità di nuovi mezzi monetari per 1000 per acquistare un nuovo macchinario. Si

evidenzi l‟effetto sulla redditività dei mezzi propri di tre ipotesi di fonti di finanziamento.

Ipotesi a) ricorso completo al capitale di credito

N = 1000

K – N = 1500+ 1000 = 2500

ROE= 8 + (3500/1000) (10 – 8) = 15 %

Ipotesi b) ricorso completo al capitale di rischio

N = 1000 + 1000 = 2000

K – N = 1500

ROE = 8 + (3500/2000) (10-8) = 11,50%

Ipotesi c) ricorso alle due tipologie di fonti al 50%

N = 1000 + 500 = 1500

K – N = 1500 + 500 = 2000

ROE = 8 + (3500/1500) (10 – 8) = 12,67%

Si deduce che:

se la redditività del capitale investito nell‟attività caratteristica (ROI) è superiore al tasso di onerosità

di indebitamento (i), conviene indebitarsi ulteriormente ossia finanziare gli investimenti ricorrendo al

capitale di terzi. In tal modo la redditività del capitale proprio (ROE) aumenta.

LE RELAZIONI TRA ROE, ROI E i

Se ROI = i : ROE - ROI = i

Se ROI < i : ROE < ROI < i

Se ROI > i : ROE > ROI > i

Fintanto che ROI – i > 0, all‟impresa conviene indebitarsi, perché acquista la disponibilità di capitale ad

un prezzo i o riesce ad investire il capitale nell‟attività caratteristica ad un tasso (ROI) di redditività

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operativa più elevato. Dal punto di vista matematico questo è sempre vero, dal punto di vista politico

invece è necessario che il differenziale sia elevato poiché i è il prezzo del denaro che dipende dalle

banche.

EFFETTO LEVA FINANZIARIA (FORMULA ALTERNATIVA)

ROE = 𝑅𝑛

𝑁 ROE =

𝑅𝑂−𝑂𝑓

𝑁 ROE =

𝑅𝑂

𝑁−

𝑂𝑓

𝑁

ROE = 𝑅𝑂

𝐾 𝑥

𝐾

𝑁−

𝑂𝑓

𝐷 𝑥

𝐷

𝑁

Considerate che

𝐾

𝑁=

𝑁 + 𝐷

𝑁=

𝑁

𝑁+

𝐷

𝑁= 1 +

𝐷

𝑁

Si opera una sostituzione

ROE = 𝑅𝑂

𝐾𝑥 1 +

𝐷

𝑁 −

𝑂𝑓

𝐷𝑥

𝐷

𝑁

Si sviluppa il primo prodotto

ROE = 𝑅𝑜

𝐾+

𝑅𝑜

𝐾𝑥

𝐷

𝑁−

𝑂𝑓

𝐷𝑥

𝐷

𝑁

Si raccoglie 𝐷

𝑁

ROE = 𝑅𝑜

𝐾+

𝐷

𝑁(𝑅𝑜

𝐾−

𝑂𝑓

𝐷) ROE = ROI +

𝐷

𝑁 𝑥 (𝑅𝑂𝐼 − 𝑖)

LE DETERMINANTI DEL ROI

Il ROI dipende da alcune caratteristiche della gestione, riconducibili a:

CONDIZIONI DI ATTIVITA‟

CONDIZIONI DI EFFICIENZA E EFFICACIA

CONDIZIONI DI ELASTICITA‟ (o flessibilità)

CONDIZIONI DI ATTIVITA’

Riguardano

CHE COSA

PRODURRE

Tipologia della

struttura dell’impresa.

QUANTO

PRODURRE

Dimensionamento

dell’impresa.

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43 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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Che cosa produrre? Dipende principalmente:

Dalle idee e dalla capacità imprenditoriale che si esprimono nell‟ impresa.

Dall‟attrattività del businnes (concorrenza esistente, concorrenza potenziale, potere

contrattuale dei clienti, potere contrattuale del fornitori, esistenza di prodotti sostitutivi).

Dalle risorse di cui l‟impresa dispone o che può acquisire.

Dalla/dalle combinazioni produttive attivate in base a scelte che possono essere di

DIVERSIFICAZIONE o di SPECIALIZZAZIONE.

Quanto produrre? Riguarda la definizione della capacità produttiva dell‟impresa. La capacità produttiva

è il numero massimo di unità che l‟impresa può allestire in un certo intervallo di tempo e date certe

condizioni operative (es. numero turni di lavoro ecc…). Può essere diversa dalla produzione effettiva.

Produzione effettiva x 100 = grado di utilizzo della capacità produttiva.

Se un‟attività ha una capacità produttiva minore delle altre (collo di bottiglia), la capacitò produttiva

complessiva risente di quella più bassa.

Quanto produrre dipende principalmente da:

Previsioni della domanda/offerta di mercato.

Economie di scala o di dimensione (riduzione dei costi unitari che si ottengono installando e

saturando capacità produttive maggiori).

Punto di pareggio (break-even point)

COSTI FISSI E COSTI VARIABILI

Dati la capacità produttiva esistente e un intervallo temporale (breve periodo), i costi possono essere

divisi in:

COSTI FISSI: restano invariati al variare della quantità prodotta e venduta Q (ad esempio

ammortamenti, quota fissa canoni utenze ecc…)

L’impresa

allestisce più

prodotti che

soddisfano bisogni

differenti.

- rischi sulla

stabilizzazione dei

flussi dei ricavi

+ costi di struttura

L’impresa si focalizza

sulla produzione di

una sola tipologia di

prodotti

- costi di struttura

+ rischi sulla

stabilizzazione dei

flussi dei ricavi

Q

C

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COSTI VARIABILI: si modificano (parzialmente, più che proporzionalmente, meno che

proporzionalmente) al variare della quantità prodotta e venduta Q (ad es. materie prime)

Costi fissi e variabili sono in realtà una semplificazione. Esistono infatti altri costi detti COSTI MISTI

COSTI MISTI SEMIVARIABILI

Sono costi semivariabili quelli alla cui formazione concorrono una componente fissa ed una componente

variabile, come nel caso dell‟energia elettrica il cui costo comprende una quota fissa a fronte della

potenza installata ed una quota proporzionale ai consumi.

COSTI MISTI A SCALINI

Sono costi variabili a gradini quelli che crescono al superamento di determinate soglie di Q. è il caso per

esempio del maggior utilizzo di una capacità installata ottenuta con l‟impiego di turni addizionali di

addetti al funzionamento di un dato impianto.

Q

C

QUOTA

VARIABILE

QUOTA FISSA

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UNA RAPPRESENTAZIONE DEL COSTO UNITARIO DI PRODUZIONE

Il costo fisso unitario decresce all‟aumentare della quantità prodotta.

Considerando una precostituita capacità produttiva, più aumenta la quantità prodotta più l‟inclinazione

dei costi fissi sul costo unitario di produzione diminuisce. Questo è chiamato FENOMENTO DI

VOLUME O ECONOMIA DI ASSORBIMENTO DEI COSTI FISSI O ECONOMIA DI SATURAZIONE

DELLA CAPACITA‟ PRODUTTIVA.

PUNTO DI PAREGGIO (BREAK-EVEN POINT)

Il punto di pareggio rappresenta la quantità prodotta e venduta a partire dalla quale i ricavi totali (RT)

superano i costi totale di un‟attività produttiva, portandone la gestione dapprima in pareggio e quindi in

un‟area di utile. Siano:

p = prezzo unitario di vendita

v = costo variabile unitario

q = unità prodotte e vendute

dato che l‟utile è pari a:

RT – CT = p*q – (CF+CV) = p*q – (CF + v*q) = q(p-v) – CF

E dato che qx è il valore per il quale l‟utile è pari a zero, si verifica che:

qx(p-v) – CF = 0

qx = 𝐶𝐹

𝑝−𝑣

Diagramma costi – ricavi – volumi

Q

Costo

unitario

Costo fisso unitario

Costo variabile unitario

COSTO TOTALE

UNITARIO

RT

CT

CVT

CFT

Costi

ricavi

q

Punto di

pareggio

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Il diagramma costi – ricavi – volumi consente di quantificare il volume di attività necessaria per

conseguire l‟uguaglianza tra ricavi e costi , ossia il punto di pareggio tra ricavi totali e costi totali.

ESEMPIO

Il dipartimento di economia sta organizzando un convegno. Ha individuato due possibili sedi:

la sede C1 che ha un costo per l‟affitto di 1700 più 35€ a persona per il catering

la sede C2 ha un costo per l‟affitto pari a 3100 ed un costo per il catering di 25€ a persona

Sono inoltre previsti 2500€ di costi relativi all‟agenzia che si occupa dell‟accoglienza dei partecipanti. Il

costo della quota di partecipazione è di 95€ a persona.

Determinare il punto di pareggio per ciascuna sede.

SEDE C1

CF = 1700 + 2500 = 4200

v = 35

p = 95

Bep: 4200

(95−35)= 70 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑐𝑖𝑝𝑎𝑛𝑡𝑖

SEDE C2

CF = 3100 + 2500 = 5600

v = 25

p = 95

Bep = 5600

(95−25= 80 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑐𝑖𝑝𝑎𝑛𝑡𝑖

IL MARGINE DI SICUREZZA

Il margine di sicurezza (sx) rappresenta la differenza tra la quantità effettivamente prodotto e

venduta e la quantità corrispondente al punto di pareggio.

In termini assoluti sx = q – qx

In termini relativi sx = (q – qx)/q

Segnala la riduzione di produzione prodotta e venduta sopportabile senza che l‟attività produttiva entri

in un‟area di perdita.

ESEMPIO

Il locale pizzeria Planet tiene aperto 300 giorni all‟anno e vende 150 consumazioni al giorno. Il prezzo di

ogni consumazione è di 16€. Il costo di produzione risulta così composto:

costo materie prime e personale = 180000

costo affitto locale = 270000

ammortamenti = 105000

pubblicità = 30000

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47 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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a causa della crisi, si prevede una riduzione delle vendite. Quale è la diminuzione di quantità prodotta e

venduta che la pizzeria può sopportare senza entrare in un‟area di perdita?

CF = 270000 + 105000 + 30000 = 405000

v = 180000/(300*150) = 4

p = 16

Bep = 405000/(16 – 4) = 33750

Sx = (300*150) + 33750 = 11250

Sxrel = 11250/(300*150) = 25%

CONDIZIONI DI EFFICIENZA E DI EFFICACIA

Sono collegate a scelte su come realizzare il che cosa e il quanto. Riguardano le scelte di convenienza

economica attinenti ai processi di acquisizione di fattori produttivi (input), trasformazione dei fattori

in prodotti, vendita dei prodotti (output). Sono due determinanti della redditività operativa in quanto è

attraverso il loro congiunto operare che si concretizzano il valore ed il costo della produzione e quindi il

reddito operativo. Efficienza ed efficacia devono essere compresenti ai fini dell‟economicità della

gestione.

EFFICIENZA

Riguarda la capacità di ottimizzare il rapporto input/output. A parità di input, si tende a massimizzare

l‟output. A parità di output si tende a minimizzare l‟input.

È la capacità di realizzare la combinazione produttiva senza sprechi di risorse (tecniche e umane) e di

tempo. Se espressa in termini quantitativi, prende il nome di PRODUTTIVITA‟: 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜𝑟𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑖

𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖 𝑎𝑙𝑙𝑒𝑠𝑡𝑖𝑡𝑖

Dipende principalmente da:

organizzazione del lavoro e della produzione, con cui ridurre i tempi morti;

innovazione della tecnologia, con cui migliorare i rendimenti fisici dei processi.

∑(QxP) - ∑(qxp) = RO

Q = quantità prodotta e venduta

P = prezzo di vendita del prodotto

q = quantità acquistata e consumata

p = prezzo d‟acquisto fattore produttivo

L‟efficienza agisce su Q e q.

EFFICACIA (o competitività)

Fa riferimento alle condizioni con cui l‟impresa opera nei mercati:

di approvvigionamento:

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48 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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o acquisto dei fattori produttivi dai fornitori a prezzi più bassi

o ottenere dai fornitori delle migliori condizioni di acquisto

di sbocco:

o vendita prodotti ai clienti a prezzi più alti

o applicazione ai clienti di condizioni di vendita favorevoli all‟impresa grazie alla capacità

di realizzare prodotti più appropriati per i bisogni da soddisfare.

∑(QxP) - ∑(qxp) = RO

CONDIZIONI DI ELASTICITA’

Riguarda la possibilità di variare rapidamente la produzione (quantitativamente e qualitativamente) per

adottarla alla domanda di mercato e all‟offerta di fattori produttivi. La principale fonte di rigidità è

legata all‟impiego di FFR + elasticità – costi fissi.

Per aumentare l‟elasticità l‟impresa può:

comprare FFR polivalenti (tecnologie dell‟automazione flessibili)

introdurre nuovi modelli di organizzazione e gestione della produzione (es. just in time)

esternalizzazione (scelte di make or buy ecc..) di:

o fasi di lavorazione

o tutto il processo produttivo

o servizi

UN ALTRO INDICATORE INERENTE ALL’ATTIVITA’ CARATTERISTICA

ROS (return of sales) = 𝑅𝑂

𝑣

È l‟indice di economicità delle vendite.

Ro = reddito operativo caratteristico

V = ricavi di vendita gestione caratteristica

Esprime il reddito operativo medio per unità di ricavi di vendita.

Se ROS > 0 c‟è una porzione di ricavi ancora disponibile dopo la copertura dei costi della gestione

caratteristica.

Se ROS < 0 c‟è un‟inattitudine dei ricavi a coprire i costi della gestione caratteristica.

COSTI

Se COSTI D‟ACQUISTO ≠ COSTI DI UTILIZZAZIONE, allora la somma dei costi di utilizzazione da il

costo della produzione ottenuta che è un valore soggettivo.

COSTI DI UTILIZZAZIONE

Sono relativi a un determinato esercizio e possono essere variamente rielaborati per ottenere

informazioni. Ad esempio conoscere il costo unitario di prodotto nelle imprese monoprodotto e multi

prodotto permette di valutare le rimanenze finali di prodotto e fissare il prezzo di vendita del

prodotto.

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COSTO UNITARIO DI PRODOTTO

Non è un concetto univoco. In relazione alle finalità che si vogliono perseguire occorre procedere alla

determinazione del costo unitario di prodotto in modo diverso. In ogni caso è necessario attuare una

classificazione dei costi per aree di attività e introdurre il concetto di configurazione di costo (= valori

di costo calcolati a partire da insiemi diversi dei fattori produttivi impiegati per effettuare la

produzione, si caratterizzano per avere capacità informative diverse e rispondenti a specifiche

esigente conoscitive).

I costi di utilizzazione dei fattori vengono classificati per aree di attività in:

costi industriali o di fabbricazione

costi commerciali

costi amministrativi e di politica

oneri finanziari

oneri tributari

e vengono integrati con eventuali oneri figurativi.

COSTI INDUSTRIALI O DI FABBRICAZIONE

Sono sostenuti per l‟allestimento del prodotto, fino a quando il prodotto finito entra nel magazzino.

Sono:

MATERIE PRIME (CV)

MANODOPERA (CV)

SERVIZI INDUSTRIALI (CV): ossia costi per servizi necessari alla trasformazione dei fattori

produttivi in prodotti (es. consumo energia elettrica, lavorazioni esterne richieste in funzione

della quantità prodotta ecc..)

COSTI DI TRASFORMAZIONE INDUSTRIALE (CF): ossia ammortamenti industriali, canoni

di affitto per reparti produttivi, canone annuale energia elettrica ecc..

COSTI COMMERCIALI

Vengono sostenuti per collocare il prodotto finito sul mercato. Sono:

COSTI DI PUBBLICITA’ (CF)

PROVVIGIONI DI VENDITA

COSTI PER SERVIZI DI TRASPORTO

AMMORTAMENTO MEZZI DI TRASPORTO

ECC..

COSTI AMMINISTRATIVI E DI “POLITICA”

Sono costi relativi alla gestione amministrativa dell‟azienda. Sono:

STIPENDI PERSONALE AMMINISTRATIVO (CF)

COMPENSO DIRETTORE GENERALE (CF)

COSTI PER RICERCA E SVILUPPO (CF)

COSTI PER FORMAZIONE DEL PERSONALE (CF)

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50 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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ONERI FIGURATIVI

Esprimono il consumo di fattori produttivi impiegati nella produzione per i quali l‟impresa non sostiene

specifici costi monetari secondo prezzi contrattualmente determinati (il consumo di questi fattori

produttivi non viene riportato il conto economico).

Es: uso dei locali dell‟imprenditore o uso del lavoro dell‟imprenditore

CONFIGURAZIONI DI COSTO

Sono aggregazioni delle precedenti classi di elementi di costo ossia derivano dalla somma progressiva

dei valori degli elementi di costo al fine di evidenziare informazioni utili per le decisioni sulla gestione.

In funzione del fatto che vengano presi in considerazione tutti o solo alcuni valori degli elementi di

costo:

CONFIGURAZIONI DI COSTO

Configurazioni di costo nelle imprese industriali (monoprodotto)

Materie prime

+ manodopera diretta

+ servizi industriali

COSTO PRIMO (utile per monitorare l‟efficienza con cui l‟impresa utilizza la capacità produttiva)

+ costi di trasformazione industriale

COSTO DI FABBRICAZIONE (info x verificare la produttività della soluzione impiantistica installata)

+ costi commerciali

+ costi amministrativi e di politica

COSTO DI PRODUZIONE (info x monitorare la formazione del RO)

+ oneri finanziari

+ oneri tributari

COSTO DI GESTIONE (info x monitorare la formazione del RN)

+ oneri figurativi

COSTO ECONOMICO – TECNICO (configurazione di costo complessiva)

Utilizzo delle configurazioni di costo nelle imprese monoprodotto.

Il costo primo e il costo di fabbricazione sono utili per la valutazione delle rimanenze finali di

semilavorati e prodotti finiti o per decisioni su eventuali esternalizzazioni.. il costo economico-tecnico è

la base per la formulazione del prezzo di vendita.

Nelle imprese multi prodotto, per determinare il costo unitario di prodotto occorre classificare i costi

dei fattori utilizzati in base alla modalità di imputazione dei costi ai singoli prodotti che dipendono da:

La possibilità di misurare oggettivamente l‟utilizzo di un fattore produttivo per la realizzazione

di un certo prodotto

La convenienza economica a fare questa misurazione

PARZIALI COMPLESSE

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51 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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I costi dei fattori vengono distinti in:

COSTI DIRETTI: se si trova il singolo costo relativo al singolo prodotto. Sono i consumi di

fattori sostenuti esclusivamente per allestire un solo prodotto e attribuibili al singolo prodotto

in modo esclusivo o in base a criteri oggettivi di calcolo.

COSTI INDIRETTI: se non si trova il singolo costo o non è convenite attribuirlo al singolo

prodotto. Sono i consumi di fattori sostenuti per allestire più prodotto e attribuiti al singolo

prodotto in base a criteri convenzionali. Vengono ripartiti.

Il RIPARTO può essere:

A BASE UNICA: si ricorre ad un unico parametro per attribuire i consumi di fattori di

prodotto.

A BASE MULTIPLA: si suddividono i costi indiretti in classi omogenee, a ciascuna delle quali si

applica un parametro appropriato per attribuire i consumi di fattori al prodotto.

I costi indiretti si dividono in questo modo:

𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑟𝑒𝑡𝑡𝑖

𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑏𝑎𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑝𝑎𝑟𝑡𝑜 𝑥 𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑝𝑎𝑟𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜

Configurazione di costi nelle imprese industriali (multi prodotto)

Materie prime

+ manodopera

+ servizi industriali diretti

COSTO PRIMO

+ costi diretti di trasformazione industriale

COSTO DIRETTO DI FABBRICAZIONE

+ costi indiretti di trasformazione industriale

COSTO COMPLETO DI FABBRICAZIONE

+ costi commerciali

+ costi amministrativi e di politica

COSTO COMPLETO DI PRODUZIONE

+ oneri finanziari

+ oneri tributari

COSTO OCMPLETO DI GESTIONE

+ oneri figurativi

COSTO ECONOMICO – TECNICO

Il costo primo e i costi di fabbricazione sono utili per la valutazione delle rimanenze finali di

semilavorati e prodotti finiti e per decisioni di make or buy. Il costo completo di produzione è utile per

confrontare i risultati economici delle singole linee di prodotto. Il costo economico tecnico è la base

per la formazione del prezzo di vendita.

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52 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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LE INFORMAZIONI SUI COSTI A SUPPORTO DI DECISIONI DI BREVE TERMINE

MARGINE DI CONTRIBUZIONE: è la differenza tra i ricavi di vendita e i costi variabili.

Indica quale parte dei ricavi di vendita rimane disponibile per la copertura dei costi fissi e per

la formazione del risultato economico d‟esercizio. Esistono due tipi di margine di contribuzione

solo se l‟impresa è multi prodotto. Se l‟impresa è multiprodotto con riferimento ad ogni tipologia

di prodotto, si può determinare:

o Margine di contribuzione globale lordo (MCL): indica il contributo di una specifica linea

produttiva alla copertura di tutti i costi fissi e alla formazione del risultato economico

d‟esercizio. RICAVI TOTALI DI VENDUTO – CV TOTALI

o Margine di contribuzione globale netto (MCN): indica il contributo di una specifica linea

produttiva alla copertura dei costi fissi comuni a più linee produttive e alla formazione

del risultato economico d‟esercizio. MCL – CF DIRETTI

o Margine di contribuzione unitario: il margine di contribuzione lordo/netto unitario si

calcola dividendo il margine di contribuzione lordo/netto complessivo per la quantità

allestita e venduta del prodotto oppure sottraendo dal prezzo di vendita del prodotto i

costi variabili unitari nel caso di MCLu ed i costi variabili unitari sommati ai costi fissi

unitari per MCNu.

COSTI RILEVANTI (eliminabili): sono quei costi che differiscono tra diverse alternative di

azione e che influiscono, pertanto, sul risultato finale del calcolo economico per un giudizio di

convenienza

COSTI IRRELEVANTI (non eliminabili): sono quei costi che sono ugualmente presenti nelle

alternative di azioni prese in considerazione; la loro considerazione quindi non incide sulla

decisione da assumere.

COSTI OPPORTUNITA: misurano la perdita in termini di mancato guadagno, in caso di ipotesi e

di impiego alternativo dei fattori produttivi ossia sono quei costi che derivano dal mancato

sfruttamento di un‟alternativa di azione

COSTI E RICAVI DIFFERENZIALI: il costo differenziale è la differenza che si rileva nella

voce di costo di due o più alternative possibili, entrambe o tutte in grado di soddisfare lo

stesso obbiettivo dell‟impresa. Una differenza di ricavi tra due o più alternative è detta ricavo

differenziale.

ANALISI DIFFERENZIALE

È il metodo di analisi e valutazione più diffuso per le decisioni a breve termine. Si fonda

sull‟identificazione degli elementi di costo e/o ricavo rilevanti per valutare la convenienza della

decisione.

ESEMPIO: la società ABC sta valutando se passare dalla distribuzione tramite venditori al dettaglio

alla vendita diretta tramite venditori porta a porta. Dal confronto tra ricavi e costi delle due

alternative emerge:

Distribuzione attuale Nuova ipotesi di distr. R e C differenziali

Ricavi

Costi industriali vari

Ammort. Industriali

700000

350000

50000

800000

400000

80000

+ 100000

+ 50000

+30000

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53 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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Pubblicità

Provvigioni vendita

Altri costi fissi

80000

-

60000

45000

40000

60000

- 35000

+ 40000

Totale costi 540000 625000 + 85000

Risultato economico 160000 175000 + 15000

Il ricavo differenziale è di + 100000 ed il costo differenziale ammonta a + 85000, con un risultato

economico positivo di 15000 in base alla nuova proposta di modalità di distribuzione del prodotto. Il

metodo di distribuzione porta a porta viene preferito. Si sarebbe giunti allo stesso risultato

considerando solo i costi rilevanti: le voci che sono identiche in tutte le alternative e che non sono

influenzate dalla decisione possono essere ignorate.

Le decisioni di breve termine (operative) delle imprese possono riguardare:

La convenienza economica ad eliminare linee di produzione

La convenienza economica a incrementare linee di produzione

L‟impiego di risorse scarse che determinano vincoli di capacità produttiva, stoccaggio ecc..

La convenienza economica tra produzione interna e l‟acquisto da fornitori.

Come conseguire un determinato risultato economico con determinati vincoli di costi e/o ricavi.

ELIMINARE LINEE DI PRODUZIONE

La decisione se eliminare linee di produzione dipenderà essenzialmente dall‟impatto che la decisione

avrà sul risultato economico. Al riguardo è essenziale individuare quali costi si possono evitare e quindi

sono rilevanti per la decisione e quali non si possono evitare e quindi sono irrilevanti.

In un‟impresa multi prodotto, nel caso in cui i costi fissi siano tutti indiretti:

conviene cessare la produzione di ogni tipologia di prodotto avente MCL < 0, perché i ricavi di

vendita non riescono a coprire tutti i costi variabili.

Conviene continuare a produrre tutte le tipologie di prodotto aventi MCL > 0 in quanto i ricavi di

vendita concorrono alla copertura dei costi fissi e alla formazione del risultato economico

d‟esercizio.

Se l‟impresa multi prodotto sostiene anche costi fissi diretti:

Conviene cesare la produzione di ogni tipologia di prodotto avente MCL < 0

Conviene continuare la produzione di ogni tipologia di prodotto avente MCL > 0 e MCN > 0

perché concorre alla copertura dei costi fissi diretti e indiretti ed alla formulazione del

risultato economico d‟esercizio

Se con riferimento a una tipologia di prodotto, MCL > 0 ma MCN < 0, allora:

o Se i CF diretti non sono eliminabili continua produzione

o Se i CF diretti sono eliminabili cessa produzione

Infatti nel caso in cui MCL > 0 e MCN < 0 significa che i ricavi di vendita coprono i costi

variabili e solo una parte dei costi fissi diretti. Se i costi fissi diretti non sono

eliminabili conviene produrre perché i ricavi di vendita contribuiscono seppur solo in

parte alla copertura dei CF diretti. Se i CF diretti sono eliminabili, conviene

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abbandonare la produzione perché in questo modo l‟impresa non consegue i ricavi di

vendita relativi alla produzione abbandonata ma non deve sostenere relativi CV e CF

diretti.

INCREMENTARE LINEE DI PRODUZIONE

In un‟ impresa multi prodotto, se MCL > 0 per ciascuna tipologia di prodotto, in assenza di vincoli,

conviene aumentare la produzione della tipologia di prodotto con MCLu maggiore, perché l‟unità

aggiuntiva di prodotto concorre maggiormente alla copertura dei costi fissi e alla formazione del

risultato economico d‟esercizio.

PRESENZA DI RISORSE VINCOLANTI (O COLLI DI BOTTIGLIA)

Si identificano come “risorse vincolanti” o “scarse” quelle risorse produttive (ore di manodopera,

quantità di manodopera, spazi di magazzino, capacità produttiva) che risultano disponibili in quantità

limitata rispetto alle necessità aziendali e che perciò vincolano l‟attività dell‟impresa. È possibile

riconoscere dei vincoli anche dal lato dei ricavi qualora, in politiche di contingentamento del mercato,

l‟impresa debba affrontare un limite al numero massimo di prodotti o al volume di fatturato realizzabili

in un dato mercato. L‟impresa deve gestire al meglio le risorse scarse di cui dispone.

La valutazione di convenienza economica nei casi in cui l‟impresa, dato il vincolo, voglia utilizzare al

meglio le risorse disponibili, si basa sulla massimizzazione del MCLu per unità di fattore scarso (o

risorsa vincolante). In questo caso, i costi fissi non sono rilevanti, in quanto il loro ammontare non varia

al variare del mix di produzione e venduto.

Se data la risorsa produttiva scarsa, occorre identificare un MIX PRODUTTIVO IDEALE, si darà la

priorità al prodotto che presenta il MCLu su unità di risorsa scarsa più alto e via via si considereranno i

prodotti con margine inferiore, ricalcolando di volta in volta la risorsa scarsa ancora disponibile.

Nel caso esiste anche un vincolo esterno (es. sulla quota di mercato)si procede:

Calcolando il MCLu su unità di risorsa scarsa per ordinare i prodotti in modo decrescente

Partendo dal prodotto con maggiore MCLu su unità di risorsa scarsa, lo si confronta con il suo

eventuale vincolo esterno e si decurtano le unità producibili al numero di unità contingentale dal

mercato per il prodotto in oggetto

Si libera capacità produttiva che rimane disponibile per il prodotto successivo nell‟ordine di

priorità e così via

COME CONSEGUIRE UN DETERMINATO RISULTATO ECONOMICO DATI DETERMINATI

VINCOLI DI COSTI E/O RICAVI

La formula del punto di pareggio può essere sfruttata per determinare il livello di quantità di prodotto

allestita e venduta che occorre per ottenere un risultato economico obbiettivo superiore a zero. Nel

determinare il punto di pareggio si è posto:

RE = RT – CV – CF = 0

Se l‟obbiettivo è invece raggiungere un certo RE‟:

RE‟ = RT – CV – CF

= p*q‟ – v*q‟ –CF

= q‟(p-v) – CF

q‟ = RE‟ + CF / (p-v)

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ESEMPI SUI COSTI

1. L‟azienda industriale Gamma ha elaborato i seguenti dati di costo relativi al proprio prodotto XX:

Costi totali materiali 220.000

manodopera 150.000

lavorazioni industriali esterne 30.000

ammortamenti impianti 118.000

Sapendo che sono stati imputati costi amministrativi e commerciali per 93.000, calcolare il costo

primo, il costo di fabbricazione ed il costo di produzione.

Soluzione:

materiali 220.000

manodopera 150.000

lavorazioni industriali esterne 30.000

COSTO PRIMO 400.000

Ammort. Impianti 118.000

COSTO DI FABBRICAZIONE 518.000

Costi amm. E commerc. 93.000

COSTO DI PRODUZIONE 611.000

2. L‟azienda Alfa realizza i prodotti X e Y con i seguenti costi diretti:

X Y materie prime 200 60

manodopera 120 160

320 220

Le ore di lavoro impiegate per l‟ottenimento del prodotto sono 76 per X e 34 per Y. Vi sono inoltre

costi indiretti per 108. Determinare il costo completo di fabbricazione adottando le ore di lavoro

impiegate come base di riparto dei costi indiretti.

Soluzione:

ipotesi di riparto: 108

110= 0.9818

0,9818 x 76 = 74,62 (costi indiretti attribuiti a X)

0.9818 x 34 = 33,38 (costi indiretti attribuiti a Y)

X Y

Materie prima 200 60

Manodopera 12 160

Costi di fabbricazione 76,62 33,38

COSTO COMPLETO 393,62 253,38

DI FABBRICAZIONE

3. L‟azienda Alfa realizza i prodotti A, B, e C sostenendo costi di pulizia locali pari a 30.000 €. La

superficie totale occupata dai reparti produttivi è pari a 2.000 metri quadri, così suddivisa:

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56 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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Prodotto A B C metri quadri superf. 600 900 500

Procedere al riparto dei costi di pulizia locali utilizzando i metri quadri di superficie dei reparti

produttivi come base di riparto.

Soluzione: 30000

2000= 15 𝑐𝑜𝑒𝑓𝑓𝑖𝑐𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑝𝑎𝑟𝑡𝑜

Costo pulizia imputato ad A 600 x 15 = 9000

Costo pulizia imputato a B 900 x 15 = 13500

Costo pulizia imputato a C 500 x 15 = 7500

4. L‟azienda Alfa realizza i prodotti X e Y sostenendo costi di distribuzione pari a 15.000 Euro, così

composti:

- costi per gestione ordini 5.000

- costi per trasporti 10.000

Si proceda al riparto dei suddetti costi, tenendo conto di quanto segue:

Prodotto X Prodotto Y Totale

Base di riparto per gestione ordini: numero ordini 180 120 300

per costi trasporto: ore viaggio 120 30 150

Soluzione:

prodotto X:

gestione ordini 5000

300𝑥 180 = 3000

trasporto 10000

150 𝑥 120 = 8000

COSTO DI DISTRIBUZIONE DI X 11000

Prodotto Y:

gestione ordini 5000

300 𝑥 120 = 2000

Trasporto 10000

150 𝑥 30 = 2000

COSTO DI DISTRIBUZIONE DI Y 4000

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5. Sulla base dei seguenti dati:

X Y Z

ricavi di vendita 10.000 6.000 35.000

costi variabili totali 7.000 3.000 35.700

costi fissi indiretti 4.000

si determini se conviene continuare la produzione di tutti i tre prodotti.

PRODOTTO X PRODOTTO Y PRODOTTO Z TOTALE

Ricavi di vendita

CV totali

MCL globale

CF indiretti

10000

7000

3000

6000

3000

3000

35000

35700

-700

51000

45700

53000

4000

RISULTATO

ECONOMICO

1300

Conviene continuare la produzione di X e Y

6. Nell'impresa Alfa S.p.A. vengono fabbricati tre tipologie di prodotto, A, B, e C. Sulla base dei dati

sotto indicati, si

valuti se, al fine di migliorare il risultato economico sia più conveniente, per la società Alfa S.p.A.,

continuare a

produrre tutte e tre le tipologie di prodotto o sopprimerne qualcuna nelle seguenti ipotesi alternative:

1. i costi fissi diretti siano eliminabili;

2. i costi fissi diretti non siano eliminabili.

Prodotto A:

MCL = 500 – 450 = 50

MCN = 50 – 75 = -25

Prodotto B:

MCL = 1000 – 550 = 450

MCN = 450 – 100 = 350

Prodotto C:

MCL = 1500 – 1050 = 450

MCN = 450 – 250 = 200

Risultato economico d‟esercizio = 200 + 350 -25 -450(CFindiretti) = 75

Se i CF diretti di A sono eliminabili, conviene abbandonare la produzione. Infatti se si cessa di produrre

A:

RE = 350 + 200 – 450 = 100 > 75

Se i CF diretti di A non sono eliminabili, conviene continuare a produrre. Infatti se si cessa di produrre

A:

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58 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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RE = 350 + 200 - 75 – 450 = 25 < 75

SCELTE DI MAKE OR BUY

Alcune imprese controllano tutte le attività della filiera produttiva, dalla produzione della materia

prima di base fino alla distribuzione del prodotto finito. Altre imprese invece acquistano delle parti e

dei materiali che influiscono nei loro prodotti finiti. La decisione di produrre internamente una parte

invece di acquistarla all‟esterno da un fornitore, è detta decisione di make or buy (esternalizzazione o

outsourcing). Come procedere? Occorre confrontare le diverse alternative tenendo conto:

Dei COSTI VARIABILI specificatamente riferibili alle varie alternative.

Dei costi fissi, solo se devono essere sostenuti e possono essere evitati con il passaggio da

un‟alternativa all‟altra (individuazione dei CF rilevanti).

Se inoltre sono possibili usi alternativi della capacità produttiva liberata con un‟eventuale

esternalizzazione, occorre considerare anche il costo opportunità dell‟impiego alternativo della capacità

produttiva liberata.

ESEMPIO

Considerati i seguenti costi relativi alla produzione di 1.000 unità del prodotto A:

Materie prime

Manodopera

Costi per servizi industriali (costi variabili)

Canone locazione magazzino materie prime (costi fissi di fabbricazione non eliminabili)

Ammortamento impianti (costi fissi di fabbricazione eliminabili)

Costi fissi amministrativi (costi non eliminabili)

4.000.000

500.000

2.000.000

1.000.000

1.000.000

5.000.000

Valutare l‟opportunità di acquistare le 1.000 unità del prodotto A presso un fornitore ad un prezzo

unitario di 8.000.

Si riconsideri la valutazione dell‟esempio precedente ipotizzando che i costi fissi di fabbricazione siano

eliminabili (se

si cessa di produrre il componente A) e l‟impianto possa essere ceduto a terzi con un compenso di

700.000.

Soluzione:

(costi rilevanti) MAKE BUY

MP

Manodopera

Costi per servizi industriali

Ammortamento impianti

4000000

500000

2000000

1000000

8000000

---

---

---

TOT. COSTI RILEVANTI 7500000 8000000

Conviene continuare ad allestire internamente il prodotto.

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59 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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Se un costo è ineliminabile, non lo si considera, oppure va messo sia dalla parte del make che dalla parte

del buy.

Si riconsideri la valutazione dell‟esercizio precedente, ipotizzando che tutti i costi fissi di

fabbricazione siano eliminabili e che l‟impianto possa essere ceduto a terzi con un compenso pari a

700.000.

(costi rilevanti) MAKE BUY

MP

Manodopera

Costi per servizi industriali

Costo fabbricazione (ammort.

Industr. + canone locazione)

Costo opportunità

4000000

500000

2000000

2000000

700000

8000000

---

---

---

---

---

TOT. COSTI RILEVANTI 9200000 8000000

Conviene acquistare il prodotto dal fornitore.

COME CONSEGUIRE UN DETERMINATO RISULTATO ECONOMICO DATI DETERMINATI

VINCOLI DI COSTI E/0 RICAVI

La formula del punto di pareggio può essere sfruttata per determinare il livello di quantità di prodotto

allestita e venduta che occorre per ottenere un risultato economico obbiettivo superiore a 0. Nel

determinare il punto di pareggio si è posto:

RE = RT – CV – CF = 0

Se l‟obbiettivo è invece raggiungere un certo RE‟:

RE‟ = RT – CV –CT = (p*q‟) – (v*q‟) –CF = q‟(p-v) – CF

Q‟ = 𝑅𝐸′ + 𝐶𝐹

𝑝−𝑣

EQUILIBRIO ECONOMICO E REDDITIVITA’

Equilibrio economico di un‟impresa:

R = C + X

R = flusso dei ricavi

C = flusso dei costi

X = surplus che serve per remunerare i soci

Se l‟impresa opera con equilibrio economico, allora ha REDDITIVITA‟. Occorre verificare questa

condizione periodicamente nel tempo. Se l‟impresa ha redditività allora ha la stabilizzata attitudine a

remunerare in modo congruo tutti i fattori della produzione, compreso il capitale con il vincolo del pieno

rischio.

STABILIZZATA = è una capacità che non si deve verificare solo nel breve termine ma deve essere

presente anche nel medio-lungo termine.

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60 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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IN MODO CONGRUO = in modo adeguato che dipende dal mercato e dai settori

La verifica del raggiungimento di posizione di equilibrio economico avviene al 31/12.

L‟equazione R = C + X diventa:

RICAVI DI COMPETENZA ECO. = COSTI DI COMPETENZA ECO. + RIS. ECO. D‟ES.

L‟equilibrio economico si caratterizza per due condizioni:

1. ENTITA’: il flusso dei ricavi deve essere tale da coprire i costi e permettere un congruo

margine di reddito.

2. TEMPO: la condizione di entità deve essere prospettica ( l‟equilibrio economico deve valere nel

tempo).

Se un esercizio si chiude in perdita non è detto che l‟impresa sia priva di redditività. Può remunerare il

capitale di pieno rischio utilizzando le riserve di utili. Se esistono riserve di utili vuol dire che ho avuto

un utile grande da remunerare i soci e da permettermi di metterne da parte una parte. Quindi ho

raggiunto equilibri in passato. Le riserve di utili:

Provocano un incremento di capitale netto temporaneo o definitivo.

Se vengono utilizzate per la copertura di perdite d‟esercizio, le riserve diminuiscono.

Possono essere utilizzate per remunerare i soci se l‟utile non basta e quindi diminuiranno.

Possono anche provocare un incremento di capitale netto temporaneo o definitivo se vengono

utilizzate per aumentare il capitale sociale.

Creano una relazione tra reddito d‟esercizio e redditività d‟impresa, in quanto sintomo di

redditività passata e sono un volano per la redditività futura.

LE RISERVE DI UTILI

Il risparmio di utili comporta vantaggi diversi ma interconnessi nei seguenti aspetti:

ECONOMICO = il fattore di stabilizzazione della capacità remunerativa del flusso dei ricavi

d‟esercizio.

PATRIMONIALE: fattore di solidità del patrimonio, nel caso in cui ci sia una perdita.

FINANZIARIO: da luogo al fenomeno dell‟autofinanziamento.

AUTOFINANZIAMENTO

In senso proprio o in senso

stretto (esiste solo se c’è utile)

In senso lato ampio o reddito spendibile

o endofinanziamento

Risparmio di utili (cioè

utili non distribuiti)

UTILE – RICAVI NON MONETARI

+ COSTI NON MONETARI (costi che

non hanno generato un deflusso

monetario)

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61 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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L‟autofinanziamento in senso ampio o endofinanziamento, trova la sua origine nel fatto che a formare il

risultato economico concorrono costi e ricavi di competenza economica classificati in:

COSTI MONETARI (salari, imposte, int. Passivi, mp ecc..)

COSTI NON MONETARI (ammortamenti, accantonamenti, quota TFR)

RICAVI MONETARI

RICAVI NON MONETARI (incrementi FFR per uso interno)

Utilizzando la struttura di conto economico a costo del venduto (viene bene per evidenziare il flusso

dei ricavi di vendita che è confrontato con il costo del venduto il quale è divisibile in costi monetari e

non):

RICAVI DI VENDITA flusso finanziario

COSTO DEL VENDUTO: COSTI MONETARI deflusso finanziario

COSTI NON MONETARI no deflusso

L‟endofinanziamento si crea nel corso dell‟esercizio per effetto di tutte le operazioni che si svolgono.

Al 31/12 avviene la quantificazione dell‟endofinanziamento con la determinazione del risultato

economico d‟esercizio. È un fenomeno che si consolida con il risparmio di utili cioè con la formazione di

riserve. Questa fonte di AF permane nell‟impresa in funzione dell‟uso o della destinazione delle riserve.

AF permane nell‟impresa fino a quando:

l‟utile destinato a remunerare il capitale di pieno rischio non viene distribuito.

le riserve costituite con l‟utile risparmiato non vengono utilizzate per la copertura di perdite o

distribuzione di utile.

La ricchezza trattenuta nell‟impresa a fronte dei costi non monetari non viene utilizzata.

COSTI NON MONETARI

AMMORTAMENTI: il flusso finanziario permane nell‟impresa fino a quando non si provvede al

rinnovo dei beni ammortizzati.

ACCANTONAMENTI: il flusso finanziario permane nell‟impresa fino a quando non si verifica

l‟evento per cui si era provveduto ad effettuare l‟accantonamento.

L‟autofinanziamento in senso ampio si realizza anche quando l‟impresa chiude l‟esercizio in pareggio o in

perdita se la perdita è < costi non monetari

CALCOLO AF IN SENSO AMPIO

Metodo diretto: RICAVI MONETARI – COSTI MONETARI

Metodo indiretto: utile „esercizio (o perdita) + costi non mon. – ricavi non mon.

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62 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013

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L‟impresa che risparmia utile si dice ECONOMICAMENTE VITALE ossia risulta dotata di solidità

patrimoniale ed economica. Ha capacità di:

Autofinanziarsi

Trattenere i mezzi finanziari già acquistati

Acquisire nuovi mezzi finanziari

Queste tre capacità formano la condizione di economico finanziamento

Mancano le ultime due lezioni che riguardano cash flow, capitale

netto ecc…