Ecofavole- Progetto Ambienti@moci

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Testi creativi scritti per sesnibilizzare sulla tutela dell'ambiente dai ragazzi di IA dell'Istituto Comprenivo San Vito Romano (Roma), coordinati dalla prof.ssa Simona Martini. Progetto interscuole "Ambienti@moci" - www.lafabbricadellascuola.ning.com

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Page 1: Ecofavole- Progetto Ambienti@moci

Gruppo SanVitok- FantAmbiente

ECOFAVOLEmorali per un mondo migliore

(classe IA)

Progetto Ambienti moci

www.lafabbricadellascuola.ning.com

Progetto operativo del gruppo

Tecnologie di carta

www.lascuolachefunziona.it

I testi sono pubblicati anche su Lo Strillone giornalino scolastico on-line

www.alboscuole.it/171565

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IL PESCE INGENUO ALLA SCOPERTA DEL MONDO

Tutti gli animali che non vivevano in acquagettavano sempre buste, scarpe, ruote dellemachine, lavatrici…. nel laghetto doveviveva un pesciolino di nome Nemo.Nemo era molto piccolo e non capiva ancoramolte cose, dato questo, guardando quellestrane cose, si poneva in continuazione lastessa domanda “che pesce è quello?”.Era diventato quasi un vizio, dal momentoche lo ripeteva in continuazione.Un giorno Nemo incontrò un pesce spada elui impaurito scappò più veloce che poté,ma, ad un certo punto, trovò uno scogliodavanti a sé che non gli permetteva dipassare, così fu costretto a parlare con ilpesce. Questo enorme pesce con il naso apunta gli disse delle cose che non eranoaffatto vere, ma Nemo ingenuo ci cascò etutto attento ascoltava le parole del pesce.Il pesce spada gli disse che, le scarpemarroni, erano dei pesci palla morti.

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Nemo ne rimase come traumatizzato e così cominciò a disprezzare ilmondo perché pensava che un giorno sarebbe dovuto morire anche lui eavrebbe girato per lo stagno quelle condizioni…Ogni volta che nel suo cammino incontrava una scarpa marrone si fermavaa pregare per circa trenta minuti. Un giorno Nemo incontrò una medusamolto saggia che gli spiegò tutto quanto su ciò che lui credeva pesci pallamorti. Gli disse che gli animali chiamati umani gettavano senza vergognasporcizia nel laghetto. Dopo un lungo discorso della medusa, Nemo, con unpo’ di fatica, riuscì a capire che il pesce spada si era preso gioco di lui ecominciò così ad amare di nuovo il mondo e per ultimo cominciò a pulire illaghetto.

BISOGNA CONOSCERE IL MONDO PER POTERLO AMAREClaudia Scarpellini

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VIAGGIO NELL’INQUINAMENTO NELLA CITTÀ DEGLI UMANI

Un pavone viveva in una campagna con i suoi amici, ma si annoiava molto.

Così decise di andare in città perché pensava che sarebbe stato più divertente.

Il giorno dopo salutò gli amici e si incamminò verso la città più vicina.

Mentre andava, le macchine facevano tanto fumo fino a farlo tossire e

lacrimare. Allora pensò a cosa lo avrebbe aspettato tra macchine, pericoli e

inquinamento. Verso sera arrivò in città e scivolò su una buccia di banana,

si alzò e si mise in un angolo sporco a dormire. Trascorse ben tre giorni in

città e furono tre giorni da incubo tra: confusione, sporcizia, aria inquinata

e persone maleducate che buttavano rifiuti ovunque. Il poverino non ce la

fece più, così decise di tornare alla fattoria con i suoi amici e vivere felice

respirando la fresca aria della campagna.

GLI UMANI DOVREBBERO FARE COME NOI ANIMALI

E MANTENERE PULITO IL LUOGO IN CUI VIVONO

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IL PINGUINO FREDDOLOSOAl Polo Nord, insieme alla sua famiglia, viveva un

Pinguino tenero e ingenuo, di nome Pingu. Era un pinguino speciale,

infatti, a differenza della sua famiglia e di tutti i pinguini che

abitavano i Poli, aveva una caratteristica: era freddoloso. Un giorno, debole e infreddolito, si mise seduto su uno

scoglio a parlare con Tricky, un saggio tricheco, di tutti itentativi che aveva fatto per sconfiggere il freddo nella

speranza che l’amico potesse dargli qualche suggerimento.

“Ho tentato in tutti i modi” disse “ho provato ad accendere un

falò, ma il primo soffio divento ha spento le poche fiamme che si erano accese; ho

contattato una negozio di termosifoni, ma i dipendenti che

dovevano consegnarmeli si sono persi; la nonna mi haaddirittura sferruzzato un cappello, una sciarpa, dei

guanti eun maglione, ma non sono bastati a proteggermi dalle

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Il tricheco allora gli consigliò ironicamente:

“Perché non accendi una stufa?”. Il pinguino,

però, prese il suggerimento sul serio ed esclamò:

“Lo sai, hai proprio ragione, una stufa non si

spegnerebbe mai, mi scalderebbe a sufficienza e,

ora che ci penso bene, ho un cugino che lavora

in una fabbrica di stufe, i suoi operai sono gente

seria e affidabile, non si perderanno di certo!”. Il

tricheco provò a replicare: “Ma io stavo

scherzando: se accenderai una stufa al Polo

Nord, potranno esserci gravi conseguenze!”. Il

pinguino, però, lo stava a malapena ad ascoltare

e aveva già il cellulare in mano. Il giorno dopo

gli operai arrivarono e montarono una bella

stufetta alogena nell’igloo di Pingu, che, felice e

soddisfatto, esclamò: “Così starò al calduccio e

poi, cosa potrà succedere di tanto grave come

dice Tricky?”.

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I giorni passavano, il pinguino trascorreva 24 ore su 24 davanti alla stufa, non accorgendosi che il suo igloo cominciava a sciogliersi, e ogni volta il tricheco lo avvisava: “Se continui in questo modo accadrà una catastrofe universale!”, ma la risposta di Pingu era sempre la stessa: “Non ti devi assolutamente preoccupare, non potrà succedere nulla!” Erano passate solo poche settimane: i ghiacci del Polo Nord cominciarono a sciogliersi, ed il calore era così forte che arrivò fino al Polo Sud, dove accadde la stessa cosa. Il pinguino, irremovibile, non cambiava opinione.

La neve continuava a sciogliersi e l’acqua cominciò a sommergere i continenti, fino a che sulla Terra rimase solo un’immensa distesa d’acqua e gli unici

esseri viventi che la popolavano erano i pesci e gli altri animali acquatici. Il pinguino se ne stava lì, sull’unico frammento di ghiaccio rimasto, a riscaldarsi davanti alla sua adorata stufa alogena, e continuava a ripetersi: “Che sarà mai

successo di tanto grave, l’importante è che io sono al caldo!”

NON RISCALDARE IL MONDO CHE SI SCIOGLIE!Sara Luigia Tomassetti

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LO SPORCO MAIALE E LA CANDIDA COLOMBA

In una stalla viveva un maiale di nome Rattato. Questo maiale mangiava

e sporcava molto, tanto che chiunque passava davanti alla stalla,

chiedeva al suo proprietario di pulirlo e portarlo via, ma il suo padrone

non voleva. Un giorno una colomba dalle piume bianche e candide passò

davanti al maiale e gli disse: -Se non pulisci finirai per inquinare l’aria, a

causa della tua puzza, che arriva fino al mio nido!-

Rattato indifferente rispose:-Tu sbagli, l’ambiente non si inquina, perché

se così fosse saremmo già tutti morti!-.

La colomba aggiunse: - Adesso non mi stai ascoltando, ma fra un po’

di tempo capirai che tu hai torto e io ho ragione-.

Il maiale rispose:- Non succederà mai!-

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La colomba indignata se ne andò. Il giorno seguente Rattato piantò dei fiori e

dell’insalata nella sua stalla per vedere se la colomba aveva ragione nel dire che lui

contaminava l’ambiente. La vegetazione crebbe, ma l’insalata era cattiva e i fiori

brutti e grigi. L’animale capì finalmente che ciò che affermava l’uccello era vero. Il

maiale chiamò la colomba e le disse che lei era nel giusto e lui aveva torto. L’uccello

risposte: -Per dimostrarmelo devi ripulire il tuo rifugio-

Rattato cominciò a rassettare le stalla da capo a fondo, fin quando diventò

splendente. La colomba soddisfatta lo raccontò a tutti e l’animale smise di essere

maleodorante e cominciò ad avere cura di se stesso.

L’ARIA PURA SERVE A VIVERE;

RISPETTA TE STESSO E AIUTERAI IL MONDO

Sofia Angelocola

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LA PECORA SAGGIA E IL CASTORO SPORCACCIONE

Un castoro molto agile e bravo a costruire grandi

strutture con il legno tagliava tantissimi alberi

per costruire una grandissima diga nella quale

doveva andare ad abitare. Poco più giù del posto

dove lavorava il castoro abitava una pecora che

era stufa di bere l’acqua del ruscello piena di

bastoncini e sporcizia. Dopo un po’ di tempo il

castoro finì la diga e andò ad abitarci dentro.

Tutti i resti del cibo li prendeva e li buttava di

sotto, giù per il fiume. La pecora vide il fiume

sempre più sporco e cominciò ad arrabbiarsi

pensando tra sé e sé: - Chi sarà che sporca così

tanto quest’ acqua? Se continuerà ad inquinarla

così, fra qualche giorno dovrò trovare un altro

posto dove andare a bere acqua più pulita. Il

giorno dopo salì fino alla cima della collina e si

nascose dietro un albero per osservare cosa

succedeva al quel vero ruscello.

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Si accorse che il colpevole dell’inquinamento era il castoro che buttava qualunque cosa non gli servisse fuori dalla sua

diga sporcando tutto. La pecora così decise di dargli una lezione. Uscì dal suo nascondiglio dietro l’albero e invitò il castoro a cenare a casa sua. Mentre mangiavano la pecora

lo fece alzare e lo portò a bere al ruscello. Il castoro mentre beveva chiese:

- Perché quest’acqua è così sporca? - Sei tu che la inquini buttando tutto fuori dalla tua tana –

gli rispose la pecora. - Hai ragione, mi dispiace, non lo farò più – disse ancora il castoro:

- Ok, ma ricordati che l’ACQUA DALLA SORGENTE AL MARE NON È SOLO

LA TUA. NON SPORCARLA. Matteo Coni

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LA PAPERA I FIGLI E LA RANAIn un bellissimo prato, vicino ad un piccolo stagno, viveva, in una casetta, una papera

che aveva tanti figlioletti. Lei era un po’ disordinata, infatti aveva la casa piena di

resti di cibo.

Un giorno la papera si stufò di tutto quel caos

e pian piano pulì la casa, ma gettando tutto lo sporco nello stagno dove viveva,

indisturbata, una rana. Lei vide lo sporco, ma non si lamentò e disse tra sé e sé:

Tanto è poco!

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Nel pomeriggio la papera iniziò a pulire la camera e gettò di nuovo la

sporcizia nello stagno.

La rana disse di nuovo tra sé e sé:

-Tanto è poco ! -.

Il giorno successivo la papera iniziò a pulire la cameretta e ugualmente gettò tutto nello stagno e la rana

non disse niente.

Il giorno dopo la papera con i suoi figli andarono a farsi unbagno nello stagno e cominciarono a lamentarsi

dicendo :

-Ma quanto è sporco qui! -

In quel momento la rana intervenne e disse :-

USA I CESTINI PER I RIFIUTI E

I TUOI FIGLI VIVRANNO

IN UN MONDO PULITO

Claudia Mastrantonio

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IL CINGHIALE SPORCACCIONE

C’era un cinghiale mangione che ingurgitava sempre nocciole, ghiande e castagne, e altre volte

rubava coca-cola e snacks dai campeggi sparpagliando poi la carta per tutto il bosco. Nel

bosco viveva un cervo che ogni volta che andava a passeggiare si sporcava tutto, ma non solo lui,

anche tutti gli altri animali.

Un giorno gli animali, stufi della sua sporcizia, lo pregarono di andare con loro; dopo un po’ gli

animali insieme al cinghiale arrivarono in città, ma in ogni angolo c’erano: chewing gum, sacchi di

spazzatura, cartacce unte … e c’era un odore tale da far svenire.

Allora gli animali dissero al cinghiale:

Se non vuoi che il nostro bosco diventi così, limitati a non buttare cartacce per terra!-

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E il cinghiale con sarcasmo giurò di non farlo più.

Passati un po’ di giorni l’animale ricominciò

la solita storia, anzi faceva più sporcizia di prima.

Un giorno, mentre un coniglietto gioioso e adorabile stava saltellando sul prato, scivolò su

una lattina lasciata dal cinghiale e si ruppe le zampette.

Il cinghiale addolorato si rese conto della situazione cioè che tutto il bosco e i posti più

belli erano diventati un sudiciume; allora mentre tutti gli animali dormivano pulì il bosco

da cima afondo e al risveglio degli animali tutto era ulito.

IL BOSCO È ANCHE TUO,

NON LO SPORCARE!!!

Alessandro Duca

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IL GATTO PERMALOSO

C’ era una volta un gatto che abitava in un bosco . Il gatto non sopportava i rumori della natura: il picchio che batteva molto forte sul tronco degli

alberi che un giorno gli aveva bucato casa costringendolo a

traslocare, l’usignolo che cantava come Pavarotti facendo ballare tutti

gli uccellini del bosco, l’asino che ragliava, il gallo che cantava tutte le

mattine all’alba …

Così un giorno il gatto se ne andò dal bosco e andò a vivere in città.

Il gatto pensò :

Com’ è bello vivere in città !

Dopo un po’ di tempo il gatto cominciò a odiare anche i rumori della città:

macchine, moto, quad, moto cross, ambulanze, clacson, …

Così il gatto decise di riandare a vivere nel bosco e rimase nel bosco per

tutta la vita, pensando che i rumori del bosco fossero musica in

confronto

a quelli della città.

SCEGLIAMO I RUMORI GIUSTI E CREIAMO MUSICA

Lorenzo Calore

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LA TALPA E LA TARTARUGA

In un bosco vivevano una tartaruga e una talpa molto

amiche, ma molto disordinate; facevano tutto quello che

volevano.

Un giorno la talpa iniziò a fare buche nei boschi vicino

agli

alberi e la tartaruga ci piantava tutta insalata; così li

rovinava e li faceva seccare.

Pian piano il mondo rimaneva senza alberi.

Dopo quattro giorni, tutti gli animali, specialmente quelli

che abitavano sugli alberi del bosco, andarono a parlare

con la talpa e la tartaruga:

Perché avete rovinato tutto il bosco?

Risposero:

Perché ci andava, avete problemi?

Sì, ora dove andremo noi ad abitare? In casa vostra?

Se volete faremo così e voi sarete costretti ad andare

via.

La talpa e la tartaruga cominciarono a riparare tutto

quello che avevano rovinato.

Dopo due mesi gli alberi cominciarono a rifiorire e tutto

tornò a essere come prima.

CHI AGISCE SULLA NATURA SENZA PENSARE

ROVINA LA TERRA

Alin Acsente

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L’ UCCELLO PULITORE E

IL PAPPAGALLO SPORCACCIONE

Un uccello, che amava il pulito e l’ordine era andato in una foresta del Madagascar per

cercare lavoro, ma purtroppo si ritrovò compagno di albero con un pappagallo che

faceva una vita pigra e sporca. Appena l’ uccello entrò nella nuova casa vide il pappagallo che lavorava su una torre di lattine usate. L’uccello salutò cortesemente e gli chiese cosa stesse

facendo. Il pappagallo rispose che stava facendo una torre perché nel secchio dei rifiuti non c’ era

più spazio. Dopo tre giorni il pappagallo si accorse che all’ uccello piaceva il pulito, che

aveva tanti amici e una lunga carriera da attore e non faceva altro che lamentarsi, così, lo

cominciò a tormentare. Il pappagallo allora decise di istituire una semplice regola che appese in salotto: Io sporco, tu pulisci.

L’uccello pensò che fosse uno scherzo, ma non lo pensò più dopo aver visto che il pappagallo minacciava di cacciarlo fuori di casa se non avesse pulito. Povero uccello ogni giorno la

stessa storia: mattina lavoro, fine lavoro, spesa, pulizie, lavoro, pulizie, con la solita frase nelle

orecchie IO SPORCO, TU PULISCI.

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Ogni tanto venivano gli amici del pappagallo che sporcavano, distruggevano tutto, prendevano in giro l’uccello e se ne andavano lasciando mettere a

posto a lui, mentre il pappagallo se ne stava spaparanzato sulla poltrona a guardare la partita. C’ era così tanta sporcizia che gli amici dell’ uccello non

vollero più fargli visita e questo lo rendeva molto triste. Ogni volta che chiedeva una mano nelle pulizie il pappagallo rispondeva sempre con la sua frase preferita: Io sporco, tu pulisci. Ma a volte diceva: Io sporco, magno e bevo, tu pulisci. Come per farglielo capire una volta per tutte, ma con tono più arrabbiato. Un giorno c’ era la riunione del gruppo teatrale dell’ uccello che fu interrotta 5 volte per via del pappagallo che lanciava lattine e cibo

addosso a tutti, allora l’uccello pulitore talmente arrabbiato che le sue penne marroni e bianche divennero rosse, disse:

- QUESTA ME LA PAGHIIIIII!!!!!!!!.

- Il pappagallo non temeva l’ uccello perché c’ era la regola io sporco tu pulisci. Ma la punizione dell’ uccello verso il pappagallo fu quella di rendergli

pan per focaccia non pulendo più e sporcando come lui.

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Il pappagallo però, dopo un po’ capì il tranello e gli disse:- Tu essere uccello

molto furbo ma mai come me, io essere furbo come chiocciola.

L’uccello rispose:- Tu puoi essere furbo quanto ti pare, ma in fatto di modi di dire fai pena. Ma il primo a cedere fu l’uccello, che non vedendo nessun

risultato, se ne andò via di casa mettendo in atto il piano B: spiare

l’amico sporcaccione. I conti però non tornavano! La casa era sempre

bianca e linda, allora l’ uccello decise di nascondersi in un cespuglio e di spiare il coinquilino, così scoprì il

trucco: il pappagallo aveva dei domestici! Sapeva che prima o poi

avrebbe finito i soldi per pagarli e così fu.

La casa di colpo tornò a essere una specie di discarica con bottiglie,

lattine e cartoni di pizza che uscivano dalla porta. A quel punto il pappagallo iniziò a pulire e l’uccello pulitore tornò a casa, vide un nuovo cartello appeso

sul muro, ma stavolta c’era scritto

“MEGLIO PULIRE CHE SPORCARE”.

Daniele Zinai

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LA TARTARUGA E LA TALPA

C’era una volta una tartaruga gentile, generosa e molto operosa. Un giorno decise di fare un orto su una collina.

La tartaruga si mise al lavoro recintando il suo orto con una rete, così da non fare entrare nessuno.

Piantò l’insalata carote e patate, così avrebbe avuto cibo per nutrirsi

durante l’anno. Il giorno seguente la tartaruga

si accorse che qualcosa non andava bene. L’orto era stato distrutto ed era pieno di buche. La tartaruga, quindi,

capì che un animale aveva fatto quelle buche. Era stata una Talpa dispettosa che a forza di scavare aveva fatto franare il terreno. La tartaruga andò su tutte le furie e

litigò con la talpa. La talpa, sentendosi in colpa, aiutò la

tartaruga a ricostruire l’intero orto. La tartaruga generosa, accettò

questo gesto e da lì divennero grandi amici. Chi agisce sulla natura senza

pensare rovina la terra.

Saverio Mastropietro

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