Ecco la mia Procida segreta - giuseppina de rienzo · Ischia, è quel che resta dell’antico...

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4 Lunedì 9 Maggio 2011 Corriere del Mezzogiorno NA Navigando Il porticciolo di Marina Chiaiolella, all’estremità occidentale dell'isola, è la marina turistica di Procida. Collocato di fronte a Ischia, è quel che resta dell’antico cratere di un vulcano spento. È un approdo di eccellenza, sia per ciò che concerne la sicurezza degli ormeggi, sia per ciò che concerne la fruibilità dei numerosi servizi presenti in zona. D’estate alberghi, ristoranti e spiagge offrono servizi al turista. D’inverno, la comunità si raccoglie attorno al santuario di San Giuseppe. Sovrasta la piazza principale la collina di Santa Margherita, sede di un antico cenobio benedettino; di fronte, una schiera di case colorate, una volta abitate dai pescatori, a ridosso della banchina. Per effettuare prenotazioni di posti barca, noleggio di gozzi, barche a vela, gommoni, barche a motore si può contattare il numero 081/8101611 oppure mandare una mail a [email protected]. Tra i servizi a terra ci sono il noleggio bici; baby sitter; connessione a Internet tramite wireless; escursioni turistiche; servizio di lavanderia. Qui sopra, panorama di Procida con Terra Murata Qui a fianco, un ciak del film «Fuoco su di me» di Lamberto Lambertini, girato a Procida Sotto, i Misteri Procidani, cerimonie pasquali di antica tradizione Il porticciolo della Chiaiolella, approdo d’eccellenza C i sono luoghi del cuore in grado di nu- trire sentimenti e fungere da fonte d’ispirazione. Per chi di mestiere fa lo scrittore o l’artista, la necessità di tro- vare un posto ideale dove riflettere e concen- trarsi è ancora maggiore. È il caso di Giuseppi- na De Rienzo, scrittrice napoletana spesso asso- ciata all’isola di Procida, dove ama soggiornare appena può. Un’isola che sembra essere partico- larmente eletta dagli artisti; da Lamartine a Elsa Morante, passando per Massimo Troisi (che vi girò «Il Postino») e gli Almamegretta che lì con- cepirono il loro capolavoro «Sanacore». Giuseppina De Rienzo, lei ha scelto Procida come un rifugio dove raccogliersi a scrivere. «Virginia Woolf consigliava alle donne di cer- carsi ‘‘una stanza tutta per sé, non quella stanza in cui sono state rinchiuse per secoli a sognare il mondo al di fuori, ma il luogo fisico e metafo- rico in cui potersi allontanare’’. Se considero la mia paura dell’acqua (non meno forte del suo stesso richiamo), so che aver scelto un’isola co- me approdo, è un’attrazione che sa di magico, di primitivo. L’aspra Prochyta. Nonostante i guasti della modernità: traffico, smog, e ahimè cemento selvaggio, mantiene la capacità di re- stare arcaica. Sbarcare alla Marina davanti alle quinte colorate delle case, è entrare in uno sce- nario che unisce antico e moderno, una dimen- sione di semplice naturalità do- ve ogni elemento — luce, ma- re, uomini, gabbiani, rocce, animali, strade, archi, profumi — respirano in una bolla a par- te, secondo una cadenza anco- ra tutta interiore». Lei ha dedicato a Procida al- cuni suoi libri. «Il romanzo ‘‘La scirocca’’, e il libro fotografico ‘‘Il mare in faccia’’ provano a raccontare suggestioni che mi inseguono anche sulla terraferma, facen- do incursioni anche nel mio ul- timo romanzo ‘‘Vico del fico al Purgatorio’’, che è storia tutta napoletana. Quando ancora ero alla ricerca del posto giu- sto per far agire i miei perso- naggi, davanti alla scritta annerita di uno dei vicoli del centro storico, loro mi hanno indica- to che era là che si volevano fermare. Acconten- tandoli subito, ho però deciso che la chiesa di S. Maria del Purgatorio ad Arco che sorge di fronte al vicolo, avrebbe avuto, oltre al misterio- so ipogeo che nella realtà occupa i suoi sotterra- nei, anche un immaginario piano alto: scale al- te e strette, e una stanzetta segreta in cima do- ve sistemare una delle eroine, Maria la popola- na che, accusata di omicidio, avrebbe scontato là gli arresti domiciliari. Un severo alloggio che altro non è che la ricostruzione di un’ala del- l’Abbazia di Procida su a Terra Murata». Quindi l’isola torna sempre, quando meno se l’aspetta. Nasce così la comparazione tra i misteri procidani e sivigliani? «Il mistero chia- ma/El misterio llama», il video che è possibile visionare nel suo sito (www.giuseppinaderien- zo. com). «Davanti alle processioni pasquali a Siviglia, ripensando ai misteri procidani, non ho potuto fare a meno di immaginare un confronto tra storia fede e tradizioni di due mondi apparente- mente distanti, ma accomunati da più di una somiglianza». Dopo l’«Isola di Arturo» o «Graziella», co- me si sente uno scrittore ad affrontare il tema di Procida? «Una delle sfide, nella scrittura, è abbando- narsi alle proprie trasfigurazioni. Poi, tutte le possibili ascendenze rientrano nel bagaglio complessivo del luogo d’ispirazione. Nel ritrar- re i procidani de ‘‘Il mare in faccia’’ mi sono in- ventata un percorso innanzitutto antropologi- co, continuando in fondo a cercare Arturo, Nun- ziatina, Carminiello, Wihlelm…, Graziella, non certo per imitare personaggi dalla ormai accla- mata identità letteraria, dal momento che essi per primi hanno inevitabilmente attinto all’ani- ma primigenia dell’isola. Per questo Procida è ancora quella della Morante, di Alphonse de La- martine, delle facce de ‘‘Il Postino’’. La Corricel- la, l’antico porto dei pescatori dell’isola (anche coi suoi infissi di alluminio anodizzato…), resta un fotogramma intoccabile, fuori dal tempo». Quindi la modernità non rovinerà la più «in- contaminata» isola flegrea? «È chiaro che non si può contare solo sulla forza ancestrale dell’isola. È necessario, invece, che gli amministratori locali, coinvolgendo i procidani, vigilino su incuria e indifferenza, sensibilizzando chi ancora non è consapevole dell’unicità dell’architettura delle case e dell’in- tera, preziosa tradizione procidana. Interventi concreti e ‘‘rieducativi’’, quindi, in un delicato momento di transizione: il rischio che l’isola, per varie ragioni, perda la sua identità marina- ra, la più antica. La vecchia pesca sta lentamen- te scomparendo. Perfino la ridefinizione del- l’area marina protetta ‘‘Il Regno di Nettuno’’ ha fatto dimezzare la presenza delle ‘‘cianciole’’, i barconi che prendono alici e pesce azzurro». Che prospettive di vita hanno i procidani d’oggi, ai tempi di Internet? «I giovani non vogliono più fare il mestiere dei padri. Circa il 40 per cento sceglie l’Istituto Nautico, preferendo imbarcarsi e navigare, in- cappando poi in altri pericoli, come indicano gli ultimi episodi di cronaca e la recente fiacco- lata che ha attraversato le strade dell’isola: quat- tro marinai procidani, rapiti dai pirati che infe- stano il Golfo Persico, strappati alle loro fami- glie, aspettano in totale prigionia che si sbrogli una situazione drammatica e complicata, anco- ra tutta da definire. Gli altri, i trentenni di oggi, quelli che hanno investito nello studio conse- guendo una laurea, sono comunque costretti a lasciare l’isola, emigrando a Napoli, Roma, al Nord, e all’estero. Pochi, quelli che restano, im- pegnati magari in piccole attività imprendito- riali, spesso scarsamente redditizie, perché sta- gionali». Cosa potrebbe fare l’isola per attrarre più tu- risti? «Forse Procida deve ancora costruirsi una sua identità turistica. E non solo perché, come qualcuno sostiene, i procidani appaiono scon- trosi e inospitali. Servirebbe invece una mag- giore sinergia tra l’amministrazione locale e gli isolani, riconoscersi tutti insieme paladini nel- la tutela della propria terra, migliorare per esempio il traffico e la raccolta differenziata dei rifiuti. Infine, contare su qualche finanziamen- to in più da Regione, Provincia, e Governo. Sot- to l’era Bassolino sono arrivati cospicui soste- gni per l’opera di contenimento dei costoni, problema serio nell’isola. Ma, oggi, si sa, c’è un generale taglio delle risorse governative. E allo- ra, rispetto a Ischia che ha le terme, e a Capri il suo turismo d’élite, Procida ha più che mai bi- sogno di aiuto materiale e immateriale. Infatti l’anno scorso, per la prima volta da anni, non si è svolto il ‘‘Vento del cinema’’, festival curato da Enrico Ghezzi, l’appuntamento annuale che trasformava la piccola isola in un punto d’in- contro internazionale. Ma, tant’è, ormai la paro- la ‘‘cultura’’, svuotata di significato, sembra ri- dotta a mero velleitarismo libresco». Marco Perillo © RIPRODUZIONE RISERVATA Qui sopra, la scrittrice Giuseppina De Rienzo: le foto a fianco e sotto sono realizzate dall’autrice, che vive a Procida quasi tutto l’anno Sull’isola De Rienzo ha scrtitto romanzi e realizzato un libro fotografico Appassionata Ecco la mia Procida segreta Visioni d’autore A colloquio con Giuseppina De Rienzo, isolana d’adozione, scrittrice e fotografa

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4 Lunedì 9 Maggio 2011 Corriere del MezzogiornoNA

Navigando

Il porticciolo di Marina Chiaiolella,all’estremità occidentale dell'isola, è la marinaturistica di Procida. Collocato di fronte aIschia, è quel che resta dell’antico cratere di unvulcano spento. È un approdo di eccellenza, siaper ciò che concerne la sicurezza degliormeggi, sia per ciò che concerne la fruibilitàdei numerosi servizi presenti in zona. D’estatealberghi, ristoranti e spiagge offrono servizi alturista. D’inverno, la comunità si raccoglieattorno al santuario di San Giuseppe. Sovrastala piazza principale la collina di SantaMargherita, sede di un antico cenobiobenedettino; di fronte, una schiera di casecolorate, una volta abitate dai pescatori, aridosso della banchina. Per effettuareprenotazioni di posti barca, noleggio di gozzi,barche a vela, gommoni, barche a motore sipuò contattare il numero 081/8101611 oppuremandare una mail [email protected]. Tra i servizi aterra ci sono il noleggio bici; baby sitter;connessione a Internet tramite wireless;escursioni turistiche; servizio di lavanderia.

Qui sopra,panoramadi Procidacon Terra MurataQui a fianco,un ciak del film«Fuoco su di me»di Lamberto Lambertini,girato a ProcidaSotto,i Misteri Procidani,cerimonie pasqualidi antica tradizione

Il porticciolo della Chiaiolella,approdo d’eccellenza

C i sono luoghi del cuore in grado di nu-trire sentimenti e fungere da fonted’ispirazione. Per chi di mestiere fa loscrittore o l’artista, la necessità di tro-

vare un posto ideale dove riflettere e concen-trarsi è ancora maggiore. È il caso di Giuseppi-na De Rienzo, scrittrice napoletana spesso asso-ciata all’isola di Procida, dove ama soggiornareappena può. Un’isola che sembra essere partico-larmente eletta dagli artisti; da Lamartine a ElsaMorante, passando per Massimo Troisi (che vigirò «Il Postino») e gli Almamegretta che lì con-cepirono il loro capolavoro «Sanacore».

Giuseppina De Rienzo, lei ha scelto Procidacome un rifugio dove raccogliersi a scrivere.

«Virginia Woolf consigliava alle donne di cer-carsi ‘‘una stanza tutta per sé, non quella stanzain cui sono state rinchiuse per secoli a sognareil mondo al di fuori, ma il luogo fisico e metafo-rico in cui potersi allontanare’’. Se considero lamia paura dell’acqua (non meno forte del suostesso richiamo), so che aver scelto un’isola co-me approdo, è un’attrazione che sa di magico,di primitivo. L’aspra Prochyta. Nonostante iguasti della modernità: traffico, smog, e ahimècemento selvaggio, mantiene la capacità di re-stare arcaica. Sbarcare alla Marina davanti allequinte colorate delle case, è entrare in uno sce-nario che unisce antico e moderno, una dimen-sione di semplice naturalità do-ve ogni elemento — luce, ma-re, uomini, gabbiani, rocce,animali, strade, archi, profumi— respirano in una bolla a par-te, secondo una cadenza anco-ra tutta interiore».

Lei ha dedicato a Procida al-cuni suoi libri.

«Il romanzo ‘‘La scirocca’’, eil libro fotografico ‘‘Il mare infaccia’’ provano a raccontaresuggestioni che mi inseguonoanche sulla terraferma, facen-do incursioni anche nel mio ul-timo romanzo ‘‘Vico del fico alPurgatorio’’, che è storia tuttanapoletana. Quando ancoraero alla ricerca del posto giu-sto per far agire i miei perso-naggi, davanti alla scritta annerita di uno deivicoli del centro storico, loro mi hanno indica-to che era là che si volevano fermare. Acconten-tandoli subito, ho però deciso che la chiesa diS. Maria del Purgatorio ad Arco che sorge difronte al vicolo, avrebbe avuto, oltre al misterio-so ipogeo che nella realtà occupa i suoi sotterra-nei, anche un immaginario piano alto: scale al-te e strette, e una stanzetta segreta in cima do-ve sistemare una delle eroine, Maria la popola-na che, accusata di omicidio, avrebbe scontatolà gli arresti domiciliari. Un severo alloggio chealtro non è che la ricostruzione di un’ala del-l’Abbazia di Procida su a Terra Murata».

Quindi l’isola torna sempre, quando menose l’aspetta. Nasce così la comparazione tra imisteri procidani e sivigliani? «Il mistero chia-ma/El misterio llama», il video che è possibilevisionare nel suo sito (www.giuseppinaderien-zo. com).

«Davanti alle processioni pasquali a Siviglia,ripensando ai misteri procidani, non ho potutofare a meno di immaginare un confronto trastoria fede e tradizioni di due mondi apparente-mente distanti, ma accomunati da più di unasomiglianza».

Dopo l’«Isola di Arturo» o «Graziella», co-me si sente uno scrittore ad affrontare il temadi Procida?

«Una delle sfide, nella scrittura, è abbando-narsi alle proprie trasfigurazioni. Poi, tutte lepossibili ascendenze rientrano nel bagagliocomplessivo del luogo d’ispirazione. Nel ritrar-re i procidani de ‘‘Il mare in faccia’’ mi sono in-ventata un percorso innanzitutto antropologi-co, continuando in fondo a cercare Arturo, Nun-ziatina, Carminiello, Wihlelm…, Graziella, non

certo per imitare personaggi dalla ormai accla-mata identità letteraria, dal momento che essiper primi hanno inevitabilmente attinto all’ani-ma primigenia dell’isola. Per questo Procida èancora quella della Morante, di Alphonse de La-martine, delle facce de ‘‘Il Postino’’. La Corricel-la, l’antico porto dei pescatori dell’isola (anchecoi suoi infissi di alluminio anodizzato…), restaun fotogramma intoccabile, fuori dal tempo».

Quindi la modernità non rovinerà la più «in-contaminata» isola flegrea?

«È chiaro che non si può contare solo sullaforza ancestrale dell’isola. È necessario, invece,che gli amministratori locali, coinvolgendo iprocidani, vigilino su incuria e indifferenza,sensibilizzando chi ancora non è consapevoledell’unicità dell’architettura delle case e dell’in-tera, preziosa tradizione procidana. Interventiconcreti e ‘‘rieducativi’’, quindi, in un delicatomomento di transizione: il rischio che l’isola,per varie ragioni, perda la sua identità marina-ra, la più antica. La vecchia pesca sta lentamen-te scomparendo. Perfino la ridefinizione del-l’area marina protetta ‘‘Il Regno di Nettuno’’ hafatto dimezzare la presenza delle ‘‘cianciole’’, ibarconi che prendono alici e pesce azzurro».

Che prospettive di vita hanno i procidanid’oggi, ai tempi di Internet?

«I giovani non vogliono più fare il mestieredei padri. Circa il 40 per cento sceglie l’IstitutoNautico, preferendo imbarcarsi e navigare, in-cappando poi in altri pericoli, come indicanogli ultimi episodi di cronaca e la recente fiacco-lata che ha attraversato le strade dell’isola: quat-tro marinai procidani, rapiti dai pirati che infe-stano il Golfo Persico, strappati alle loro fami-glie, aspettano in totale prigionia che si sbrogli

una situazione drammatica e complicata, anco-ra tutta da definire. Gli altri, i trentenni di oggi,quelli che hanno investito nello studio conse-guendo una laurea, sono comunque costretti alasciare l’isola, emigrando a Napoli, Roma, alNord, e all’estero. Pochi, quelli che restano, im-pegnati magari in piccole attività imprendito-riali, spesso scarsamente redditizie, perché sta-gionali».

Cosa potrebbe fare l’isola per attrarre più tu-risti?

«Forse Procida deve ancora costruirsi unasua identità turistica. E non solo perché, comequalcuno sostiene, i procidani appaiono scon-trosi e inospitali. Servirebbe invece una mag-giore sinergia tra l’amministrazione locale e gliisolani, riconoscersi tutti insieme paladini nel-la tutela della propria terra, migliorare peresempio il traffico e la raccolta differenziata deirifiuti. Infine, contare su qualche finanziamen-to in più da Regione, Provincia, e Governo. Sot-to l’era Bassolino sono arrivati cospicui soste-gni per l’opera di contenimento dei costoni,problema serio nell’isola. Ma, oggi, si sa, c’è ungenerale taglio delle risorse governative. E allo-ra, rispetto a Ischia che ha le terme, e a Capri ilsuo turismo d’élite, Procida ha più che mai bi-sogno di aiuto materiale e immateriale. Infattil’anno scorso, per la prima volta da anni, non siè svolto il ‘‘Vento del cinema’’, festival curatoda Enrico Ghezzi, l’appuntamento annuale chetrasformava la piccola isola in un punto d’in-contro internazionale. Ma, tant’è, ormai la paro-la ‘‘cultura’’, svuotata di significato, sembra ri-dotta a mero velleitarismo libresco».

Marco Perillo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Qui sopra,la scrittriceGiuseppina De Rienzo:le foto a fiancoe sotto sonorealizzate dall’autrice,che vive a Procidaquasi tutto l’annoSull’isolaDe Rienzo ha scrtittoromanzi e realizzatoun libro fotografico

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Ecco la miaProcida segreta

Visioni d’autore A colloquio con Giuseppina De Rienzo, isolana d’adozione, scrittrice e fotografa