e vivi la tua comunità! - Congregazione degli Oblati di ... · Prego che sia un anno di tante cose...
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Tel e Fax: (+39) 06.2040432 1 gennaio 2012
Anno 4, numero 1
...e vivi la tua comunità! NOTIZIARIO SETTIMANALE Chiesa San Tommaso D’Aquino,
Cappella dell’Università Tor Vergata
Via Salamanca - 00133 ROMA
effata.cappellauniversitariasantommaso.org
www.cappellauniversitaria.uniroma2.it
Pag 2
IL PAPA NELLA
NOTTE DI NATALE:
“Dio è apparso”…
Dobbiamo chinarci!
Pag 4
Schegge d’arte con
S.Rosalia e …
perchè pregare
con i salmi
Pag 3
Ricordando Assisi:
pellegrinaggio
degli universitari
Resta con Effatà nel tempo di Natale ! Resta con Effatà nel tempo di Natale !
Solennità di Maria Santissima Madre di Dio Solennità di Maria Santissima Madre di Dio Madre di Dio, Madre di tutti,
Madre per sempre
Il primo gennaio non segna solo
l’inizio di un nuovo anno, è an-
che il giorno della solennità di
Maria Santissima Madre di Dio
– Theotokos, antico dogma ma-
riano (anche cristologico) defini-
to dal Concilio di Efeso nel 431.
Ma perché si celebra questa solenni-
tà proprio all'inizio dell'anno? Celebran-
do Maria che ha dato al mondo Gesù, la pre-
ghiamo perché questo nuovo anno porti anche in noi qualche nascita e
rinnovamento. Nella vita è fondamentale nascere e rinascere sempre.
La seconda lettura dice: “Quando venne le pienezza del tempo, Dio mandò il
suo Figlio, nato da donna... per riscattare quelli che erano sotto la Legge”.
Questa donna è Maria e il Figlio è Gesù e Gesù è Dio. E' per questo che lei
merita il titolo speciale di Madre di Dio. Maria è anche Madre di tutti noi:
dona forza ai deboli, consolazione ai sofferenti, speranza ai disperati, è
rifugio e conforto per chi è solo e abbandonato, soccorso e riparo per
chi è stanco e ha perso la fiducia in un domani migliore. È una crea-
tura specialissima, specchio in cui possiamo ammirare tutta la bon-
tà, potenza e sapienza di Dio, è la più perfetta tra tutte le donne,
modello e maestra e compagna di tutte le mamme. Da Lei germo-
glia il Fiore più prezioso e più bello: Gesù.
Entriamo in un nuovo anno il 2012: apriamoci alla novità che Ge-
sù vuole portare a ciascuno, a tutto il mondo: “ha moltiplicato la
nostra gioia, ha aumentato la nostra letizia” e non c’è spazio nel
nostro cuore per la tristezza perché la vita che Gesù ci ha portato
ha distrutto la tristezza insieme con la morte.
Prego che sia un anno di tante cose buone e belle , un anno di
salute divina e di pace, un anno
in cui possiate realizzare i vostri
desideri e sogni in conformità
alla volontà di Dio, che è per la
vostra piena felicità.
BUON ANNO NUOVO A TUTTI!
P. John Idio, OMV
ORARIO DELLE CELEBRAZIONI
In Cappella: feriali: 8.00, 13.15, 18.00
festive: 12.00, 18.00
Al Campus: Tutti i giorni alle 20.00
Alla Residenza di via Schiavonetti:
Domenica alle 11.00
2 SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE. 24 dicembre 2011. SANTA MESSA DI MEZZANOTTE
DALL’ OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Cari fratelli e sorelle,
...“apparuit”, ... “è apparso”. È questa
una parola programmatica con cui la Chiesa,
in modo riassuntivo, vuole esprimere
l’essenza del Natale... Dio stesso aveva parla-
to in diversi modi agli uomini (cfr Eb 1,1:
lettura nella Messa del giorno)... Ma ora è
avvenuto qualcosa di più: Egli è apparso. Si è
mostrato. È uscito dalla luce inaccessibile in
cui dimora. Egli stesso è venuto in mezzo a
noi... Ma ora ci domandiamo: Come è appar-
so? Chi è Lui veramente? La lettura della
Messa dell’aurora dice al riguardo:
“apparvero la bontà di Dio … e il suo amore
per gli uomini” (Tt 3,4). Per gli uomini del
tempo precristiano, che di fronte agli orrori e
alle contraddizioni del mondo temevano che
anche Dio non fosse del tutto buono, ma po-
tesse senz’altro essere anche crudele ed arbi-
trario, questa era una vera “epifania”, la gran-
de luce che ci è apparsa: Dio è pura bontà.
Anche oggi, persone che non riescono più a
riconoscere Dio nella fede si domandano se
l’ultima potenza che fonda e sorregge il mon-
do sia veramente buona, o se il male non sia
altrettanto potente ed originario quanto il be-
ne e il bello, che in attimi luminosi incontria-
mo nel nostro cosmo. “Apparvero la bontà di
Dio … e il suo amore per gli uomini”: questa
è una nuova e consolante certezza che ci vie-
ne donata a Natale.
“Un bambino è nato per noi, ci è stato dato
un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo
nome sarà: Consigliere mirabile, Dio poten-
te, Padre per sempre, Principe della
pace. Grande sarà il suo potere e la pace non
avrà fine” (Is 9,5s). Questo è l’unico testo
nell’Antico Testamento in cui di un bambino,
di un essere umano si dice: il suo nome sarà
Dio potente, Padre per sempre. Un bambino,
in tutta la sua debolezza, è Dio potente. Un
bambino, in tutta la sua indigenza e dipenden-
za, è Padre per sempre. “E la pace non avrà
fine”. Dio è apparso – come bambino. Proprio
così Egli si contrappone ad ogni violenza e
porta un messaggio che è pace. In questo mo-
mento, in cui il mondo è continuamente mi-
nacciato dalla violenza in molti luoghi e in
molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuo-
vo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di
sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio poten-
te, sei apparso come bambino e ti sei mostrato
a noi come Colui che ci ama e mediante il
quale l’amore vincerà. E ci hai fatto capire
che, insieme con Te, dobbiamo essere opera-
tori di pace. Amiamo il Tuo essere bambino,
la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto
che la violenza perdura nel mondo, e così Ti
preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o
Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro
mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i man-
telli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti
dei soldati vengano bruciati, così che la Tua
pace vinca in questo nostro mondo …
Quando, nel 1223, San Francesco di As-
sisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e
un asino e una mangiatoia piena di fieno, si
rese visibile una nuova dimensione del miste-
ro del Natale. Francesco di Assisi ha chiama-
to il Natale “la festa delle feste” – più di tutte
le altre solennità … Baciava con grande devo-
zione le immagini del bambinello e balbettava
parole di dolcezza alla maniera dei bambini
… Francesco non ha cambiato, non ha voluto
cambiare la gerarchia oggettiva delle feste,
l’interna struttura della fede con il suo centro
nel mistero pasquale. Tuttavia … Francesco
ha scoperto in una profondità tutta nuova
l’umanità di Gesù.
Questo essere uomo
da parte di Dio gli
si rese evidente al
massimo nel mo-
mento in cui il Fi-
glio di Dio, nato
dalla Vergine Ma-
ria, fu avvolto in
fasce e venne posto
in una mangiatoia.
La risurrezione
p r e s u p p o n e
l’incarnazione. Il
Figlio di Dio come
bambino, come vero figlio di uomo, questo
toccò profondamente il cuore del Santo di
Assisi, trasformando la fede in amore.
“Apparvero la bontà di Dio e il suo amore per
gli uomini” …. Nel bambino nella stalla di
Betlemme, si può, per così dire, toccare Dio e
accarezzarlo. Così l’anno liturgico ha ricevuto
un secondo centro in una festa che è, anzitut-
to, una festa del cuore.
Tutto ciò non ha niente di sentimentalismo.
Proprio nella nuova esperienza della realtà
dell’umanità di Gesù si rivela il grande miste-
ro della fede. Francesco amava Gesù, il bam-
bino, perché in questo essere bambino gli si
rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato
povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della
stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto di-
pendente, bisognoso dell’amore di persone
umane, in condizione di chiedere il loro – il
nostro – amore. Oggi il Natale è diventato una
festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante
nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la qua-
le ci invita all’umiltà e alla semplicità. Pre-
ghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare
con lo sguardo le facciate luccicanti di questo
tempo fino a trovare dietro di esse il bambino
nella stalla di Betlemme, per scoprire così la
vera gioia e la vera luce.
Sulla mangiatoia, che stava tra il bue e
l’asino, Francesco faceva celebrare la santis-
sima Eucaristia. Successivamente, sopra que-
sta mangiatoia venne costruito un altare, af-
finché là dove un tempo gli animali avevano
mangiato il fieno, ora gli uomini potessero
ricevere, per la salvezza dell’anima e del cor-
po, la carne dell’Agnello immacolato Gesù
Cristo, come racconta il Celano …
Chi oggi vuole entrare nella chiesa della Na-
tività di Gesù a Betlemme, scopre che il
portale, che un tempo era alto cinque metri e
mezzo e attraverso il quale gli imperatori e i
califfi entravano nell’edificio, è stato in gran
parte murato. È rimasta soltanto una bassa
apertura di un metro e mezzo. L’intenzione
era probabilmente di proteggere meglio la
chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto
di evitare che si entrasse a cavallo nella casa
di Dio. Chi desidera entrare nel luogo della
nascita di Gesù, deve chinarsi. Mi sembra che
in ciò si manifesti una verità più profonda,
dalla quale vogliamo lasciarci toccare in que-
sta Notte santa: se vogliamo trovare il Dio
apparso quale bambino, allora
dobbiamo scendere dal cavallo
d e l l a n o s t r a r a g io n e
“illuminata”. Dobbiamo de-
porre le nostre false certezze,
la nostra superbia intellettuale,
che ci impedisce di percepire
la vicinanza di Dio. Dobbiamo
seguire il cammino interiore di
san Francesco – il cammino
verso quell’estrema semplicità
esteriore ed interiore che rende
il cuore capace di vedere.
Dobbiamo chinarci, andare
spiritualmente, per così dire, a
piedi, per poter entrare attraverso il portale
della fede ed incontrare il Dio che si nasconde
nell’umiltà di un bimbo appena nato. Lascia-
moci rendere semplici da quel Dio che si ma-
nifesta al cuore diventato semplice. E pre-
ghiamo in quest’ora anzitutto anche per tutti
coloro che devono vivere il Natale in povertà,
nel dolore, nella condizione di migranti, affin-
ché appaia loro un raggio della bontà di Dio;
affinché tocchi loro e noi quella bontà che
Dio, con la nascita del suo Figlio nella stalla,
ha voluto portare nel mondo. Amen.
REALIZZAZIONE DI EFFATÀ
Direttore responsabile
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Capo redattore
Rita Tomasi
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Francesca Politi,Marianna Dimasi,
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Germana Palmiotti
Realizzazione Grafica
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Fotografia
Marianna Dimasi
Distribuzione
Gabriele Bergamo
webmaster
Marco Scarlino
Stampa
Universitalia
INGRESSO BASILICA DELLA NATIVITA’
A BETLEMME
3
Assisi città spirituale
Situata sul fianco occidentale del monte Subasio, sono
state trovate tracce di Assisi già nel neolitico, ma fu-
rono i romani a darle l’aspetto cittadino. Terra con
secoli di storia alle spalle, ha dato i natali a molte
personalità del passato, tra le quali ricordiamo San
Francesco (patrono d’ Italia) e Santa Chiara. Meta di
pellegrinaggio ogni anno da parte di numerosi fedeli
o semplici visitatori che rivivono la storia di Assisi
visitando i musei e le chiese, tra le quali ricordiamo la
Basilica di San Francesco, la quale non solo dà un
aspetto spirituale alla
città, essendo il motivo
principale del pellegrinag-
gio, in quanto contiene,
dal 1230, le spoglie di
San Francesco. Il 27 ot-
tobre 1987, su invito del
papa Giovanni Paolo II, i
principali rappresentanti
delle religioni del mondo,
si riunirono per un incon-
tro di preghiera in nome
di San Francesco,
“profeta della pace” co-
me lo definì lo stesso
pontefice. Sempre in am-
bito spirituale, una parti-
colarità della città di Assi-
si è il “TAU”, l'ultima lette-
ra dell'alfabeto ebraico,
venne adoperato per indi-
care la salvezza e l'amore
di Dio per gli uomini; io
stesso ho provato una
sensazione di pace inte-
riore che non avevo mai
sperimentato. Quest’anno Assisi ha fatto da sfondo al
“ IX Pellegrinaggio degli Universitari”, giornata di festa
piena di canti e balli, che quest’anno aveva come
bandiera, il motto:” Il tuo volto Signore io Cerco”, do-
po questa bella esperienza l’insegnamento che tutti
noi abbiamo ricevuto è quello di “aiutare il prossimo”,
un’po’ come san Francesco che si è “spogliato” dei
suoi averi donando tutto ai poveri.
Federico Cascio
Incredibile!
È incredibile quante cose belle prepara Dio per noi ! Proprio come il IX pel-
legrinaggio per gli studenti universitari, tenutosi sabato 12 novembre
2011 ad Assisi. La storica città di San Francesco e Santa Chiara è stata
presa d’assalto da numerosi gruppi di giovani desiderosi, o semplicemente
incuriositi, di vivere una giornata di vero incontro con Dio, aprendo il cuore
e le orecchie all’ascolto, la mente alla riflessione e la bocca alla preghiera.
L’aria era fredda e il vento dispettoso, ma si respirava un clima caldo e
festoso perché ognuno di noi era contento di aver risposto con un “sì” a
quell’ invito ed eravamo uniti a tal punto da sentirci una grande famiglia!
Il motto dell’itinerario di quest’anno è stato “Il tuo volto , Signore , io cerco”
(Sal 26, 8 ).
Non è facile andare alla ricerca del Suo volto se non riu-
sciamo a guardare oltre al nostro naso, se, come Narciso,
siamo troppo presi ad ammirare il nostro io. Pretendiamo e
facciamo di tutto purché sia bello, rispetti determinati ca-
noni … Insomma, che sia perfetto per ogni occasione. Pur-
troppo, però, questi sforzi sono solo uno spreco di energia
perché, pur non ammettendolo, siamo consapevoli che il
nostro viso, o meglio la nostra persona, ha qualche difet-
tuccio e questo ostacola ciò che ci eravamo prefissati di
diventare.
Quante volte ci siamo posti domande del tipo: “ Chi sono io
? ”, oppure, “ Che posto occupo nella società? In un grup-
po? Nel cuore delle persone ? ” o “ Sono importante ? ”.
Questi interrogativi martellano il cervello e ci spingono a
chiedere conferme agli amici, allo studio, allo sport, al la-
voro … Talvolta le risposte sono positive, gratificanti e re-
galano un senso di felicità; altre volte sono una vera basto-
nata, ci fanno sentire ancor più inadatti e insoddisfatti,
delusi e giudicati di quanto già credevamo di essere.
Ma la vera essenza della Felicità, quella che non dura un
attimo per poi svanire nel nulla,sta in Dio! Lui ci Ama tutti
incondizionatamente e gratuitamente! Non gli interessa se
siamo alti o bassi, precisi o disordinati, persone comuni o
di successo, bensì di Noi ,con le nostre peculiarità. Dio ha
scritto sul palmo della sua mano i nostri nomi perché, per lui, ciascuno è
importante, unico e prezioso .
Se commettiamo uno sbaglio, grande o piccolo che sia , Egli non punta il
dito contro, ci tende il braccio. È un Padre paziente e fedele, con grandi
progetti per i suoi figli. Se non riusciamo a stargli al passo , è disposto ogni
volta a ricalcolare il percorso della nostra vita perché tiene a farci diventa-
re un capolavoro, dal volto simile al suo.
Come è il volto di Dio ? Una bomba , pronta ad esplodere d’Amore per noi.
Una giovane universitaria e pellegrina di Tor Vergata
12 Novembre 2011: Pellegrinaggio degli universitari 12 Novembre 2011: Pellegrinaggio degli universitari
di Rita Tomasi
Suggestivo antro del
Grand Tour:
Santuario di S.Rosalia
E’ Venerdì Santo il 6 aprile 1787 quando
Johann Wolfgang von Goethe, durante il
suo Grand Tour, dedica un intero giorno alla visita del Santuario di S.Rosalia,
sul Monte Pellegrino, a Palermo.
Rosalia si era ritirata a vita eremitica sul monte dove morì nel 1166, e fu ritro-
vata nel 1624 da una donna alla quale apparve in sogno per indicarle dove
erano i suoi resti e per chieder-
le di portarli in processione per
la città, che così fu liberata
dalla peste.
A conferma della presenza
della patrona di Palermo nella
spelonca si legge l’iscrizione
latina incisa sulla roccia “Ego
Rosalia Sinibaldi”.
L’edificio, eretto nel 1625,
dalla facciata tipica dell’epoca
con un’edicola in cui si erge un
altorilievo della Santa, si e-
spande in una grotta in cui, sotto l’altare, giace una statua di Rosalia scolpita
dal fiorentino Gregorio Tedeschi nel 1634, nella stessa posa in cui fu rinvenuto
il corpo.
Goethe rimane colpito dall’illusione della presenza: dietro una grata di fili di
ottone intrecciati, insieme ad un Crocifisso e schiarita da lumi sulle pareti, la
“Santuzza” ha gli occhi semichiusi e il capo poggiato sulla mano destra, ornata
di anelli. Il manto che ricopre la scultura è impreziosito da una lamiera di oro
battuto tempestata di brillanti e pietre preziose, la testa e le mani, come il pic-
colo angelo che le è accanto con un giglio in mano, sono in marmo bianco,
mentre il corpo è in bronzo dorato, il tutto in contrasto con la povertà della ca-
verna circostante. Lo studioso non può che inginocchiarsi di fronte a quella
vista estasiante, cullato dal canto dei vespri
dei sacerdoti presenti e dal suono di una fonte
miracolosa che, diramandosi attraverso una
canalizzazione irregolare sulla volta, fluisce in
un bacino presso l’altare.
Sulla porta d’ingresso vi è un’altra statua della
Santa, in legno, opera dello scultore Giuseppe
Stuflesser di Ortisei, circondata di ex-voto e
posta sopra un ciottolato a disegni geometrici,
mentre all’interno, sulla destra, compare un
bassorilievo raffigurante l’incoronazione della
Santa di Nunzio La Mattina, del 1636.
4
DIO ABBIA PIETÀ DI NOI E CI BENEDICA (SL 66)
Il popolo ebreo ringraziava il Signore con questo salmo ogni volta che giungeva
il tempo di raccogliere i frutti della terra, e lo ringraziava per tutte le benedizio-
ni concesse. Ma Dio ci ha dato la benedizione più grande con un altro frutto
della terra nato da Maria Vergine: Gesù!
E’ nata “la salvezza per tutte le genti” ed è nata da Maria SS. Madre di Dio.
“Salve Madre Santa: tu hai dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per
i secoli in eterno.”
L’IMPORTANZA DELLA PREGHIERA DEI SALMI
a cura di Rita Tomasi
Inizia un nuovo anno e continueremo a meditare sui salmi e a cantare al Signore!
Nei salmi, da sempre, la Chiesa ha riconosciuto la voce del suo Signore, a cui unire la nostra voce (cfr
PNLO, 7). Se comprenderemo e vivremo questo, noi potremmo dire di avere imparato a pregare. Siamo poveri uomini e povere donne di Dio, che
credono che la Liturgia delle Ore non è tutto, ma che tutto può cominciare dalla Liturgia delle Ore e
culminare in essa. L’intelligenza umana è troppo corta e la volontà umana troppo debole, perché senza Dio noi non possiamo dare il meglio di noi
stessi, senza di Lui non possiamo fare nulla, in ogni campo della vita, specialmente nella preghiera.
I salmi ci insegnano che la preghiera è amore, un amore espresso dalle singole parole dei 150 salmi. Di per sé, noi non sappiamo dire parole a Dio, egli ci dà le sue Parole per narrare il Suo amore. Allora noi chiediamo ogni giorno a Dio la grazia di saper
pregare perché cresca in noi l’uomo spirituale. Il Salmista è convinto che Dio entra in comunio-
ne con il suo popolo e per questo compone quel testo poetico, perché è certo che Dio
entra nella storia del suo popolo, la fa sua e la conduce ad un
compimento. Per questo motivo i salmi non diventano mai vecchi. I salmi
sono testi antichi, ma non invecchiati. Il Salterio è una
preghiera giovane e viva, fino a quando ci saranno uo-mini viventi capaci di nutrirsi
di essa.