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Verona, 10 aprile 2014 E TU, CHE CITTADINO SEI? di E. Gozzi, L. Placchi, R. Barion, A. Lerco "Provate ad alzare il braccio e puntare il dito verso la persona che sta di fronte a voi. Ora guardate la posizione delle dita della vostra mano. Vi accorgerete che ben tre di esse sono rivolte verso di voi e non verso la persona che state indicando." Questa è una riflessione che il dottor Gianpaolo Trevisi, capo della squadra mobile di polizia di Peschiera, ex vice questore di Verona ha rivolto a noi studenti. Attraverso quest' immagine si può capire bene il modo in cui deve comportarsi un vero cittadino. E' necessario, infatti, che ciascun individuo cerchi quotidianamente di impegnarsi al massimo per contribuire positivamente al buon funzionamento della sua società e che pensi innanzitutto ai suoi doveri, imposti dalla legge e dalla coscienza, prima di accusare qualcun altro di non averli svolti. "Non abbiamo il diritto di criticare nessuno se noi, per primi, quando la sera andiamo a letto e ripensiamo alla nostra giornata, ci rendiamo conto di aver fatto anche un' unica cosa in meno rispetto a quelle che avremmo dovuto realizzare". La cittadinanza attiva implica una partecipazione alla vita della propria società non solo secondo i principi di legalità, quindi le leggi che la regolano, ma anche secondo i valori condivisi di onestà. L’evasione fiscale è un esempio di illegalità diffusa in Italia, che contraddice il concetto di cittadinanza. Ma ci sono altre situazioni che ci devono coinvolgere: ad esempio il problema dei rifiuti, che continuano ad aumentare e provocano danni non solo all’ambiente ma anche alla nostra salute e alla società, basti pensare all'ecomafia. Ma noi non siamo tenuti ad essere dei cittadini attivi unicamente per il nostro comune, la nostra città. Sono infatti moltissime le situazioni problematiche nel mondo e ciascuna di essa richiede la nostra presenza. La guerra in Siria, per esempio, è una situazione di attualità dalla quale siamo tutti colpiti e a cui non possiamo rimanere indifferenti. Un altro esempio può essere quello delle baraccopoli, moltissime nel Sud America e in Asia, dalle quali giungono giornalmente notizie delle condizioni disumane di coloro che ci abitano. Un altro fatto meno noto, ma del quale si conoscono bene le atrocità, è il caso del coltan, in Congo, e delle guerre che si combattono per esso, nelle quali vengono arruolati moltissimi bambini soldato. Anche l’acqua è problema internazionale che ci deve riguardare, perché noi in Italia siamo fortunati ad averne grandi quantità, ma in altri paesi ci sono guerre per l’acqua e c’è anche chi vive con pochissimi litri al giorno, quindi dobbiamo anche prestare attenzione a risparmiarne. In questo giornalino vogliamo sollecitare l'attenzione su questi temi, in quanto, conoscendoli, è possibile fare il primo passo per poter diventare veri cittadini attivi. Essere informati su ciò che succede, non solo nel nostro piccolo ma anche nel resto del mondo, rappresenta il nostro primo dovere di cittadini.

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Verona, 10 aprile 2014

E TU, CHE CITTADINO SEI?di E. Gozzi, L. Placchi, R. Barion, A. Lerco

"Provate ad alzare il braccio e puntare il dito verso la persona che sta di fronte a voi. Ora guardate la posizione delle dita della vostra mano. Vi accorgerete che ben tre di esse sono rivolte verso di voi e non verso la persona che state indicando." Questa è una riflessione che il dottor Gianpaolo Trevisi, capo dellasquadra mobile di polizia di Peschiera, ex vice questore diVerona ha rivolto a noi studenti.

Attraverso quest' immagine si può capire bene il modo incui deve comportarsi un vero cittadino. E' necessario, infatti, che ciascun individuocerchi quotidianamente di impegnarsi al massimo per contribuire positivamente al buon funzionamento della sua società e che pensi innanzitutto ai suoi doveri, imposti dalla legge e dalla coscienza, prima di accusare qualcun altro di non averli svolti. "Non abbiamo il diritto di criticare

nessuno se noi, per primi, quando la sera andiamo a letto e ripensiamo alla nostragiornata, ci rendiamo conto di aver fatto anche un' unica cosa in meno rispetto a quelle che avremmo dovuto realizzare".La cittadinanza attiva implica una partecipazione alla vita della propria societànon solo secondo i principi di legalità, quindi le leggi che la regolano, ma anche secondo i valori condivisi di onestà.L’evasione fiscale è un esempio di illegalità diffusa in Italia, che contraddice il concetto di cittadinanza. Ma ci sono altre situazioni che ci devono coinvolgere: ad esempio il problema dei rifiuti, che continuano ad aumentare e provocano danni non solo all’ambiente ma anche alla nostra salute ealla società, basti pensare all'ecomafia.Ma noi non siamo tenuti ad essere dei cittadini attivi unicamente per il nostro comune, la nostra città. Sono infatti moltissime le situazioni problematiche nel mondo e ciascuna di essa richiede la nostra presenza.La guerra in Siria, per esempio, è una situazione di attualità dalla quale siamo tutti colpiti e a cui non

possiamo rimanere indifferenti.Un altro esempio può essere quello delle baraccopoli, moltissime nel Sud America e in Asia, dalle quali giungono giornalmente notizie delle condizioni disumane di coloro che ci abitano.Un altro fatto meno noto, madel quale si conoscono bene le atrocità, è il caso del coltan, in Congo, e delle guerre che si combattono peresso, nelle quali vengono arruolati moltissimi bambini soldato.Anche l’acqua è problema internazionale che ci deve riguardare, perché noi in Italia siamo fortunati ad averne grandi quantità, ma in altri paesi ci sono guerre per l’acqua e c’è anche chi vive con pochissimi litri al giorno, quindi dobbiamo anche prestare attenzione a risparmiarne.In questo giornalino vogliamo sollecitare l'attenzione su questi temi, in quanto, conoscendoli, è possibile fare il primo passo per poter diventare veri cittadini attivi. Essere informati su ciò che succede,non solo nel nostro piccolo ma anche nel resto del mondo, rappresenta il nostroprimo dovere di cittadini.

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LO SCANDALO DELL'ONESTA'di D. Borghero e L. ValentiniGiovedì 3 aprile 2014 al teatro Camploy di Verona ha avuto luogo un incontro intitolato “Lo scandalo dell’onestà”, tenuto dal poliziotto e scrittore Gianpaolo Trevisi. Egli ci ha parlato di una cosa che ormai è talmente rara che fa scandalo: l‘onestà. Le sue coinvolgenti spiegazioni sono state intervallate con alcuni interventi da parte degli alunni presenti. All'uscita abbiamo intervistato alcuni di essi chiedendo loro:“Qualè il discorso che ti è rimasto più impresso?” Riportiamo di seguito alcune risposte:“Trevisi ha parlato di diversi tipi di onestà: quello che a me è rimasto più impresso è l’onestà nel divertimento. Infatti egli ci ha fatto un esempio dicendoche oggi ci si diverte ubriacandosi, ma poi non ci

si ricorda più niente; i veri divertimenti sono invece quelli che non si dimenticano." “Anche io ho trovato interessante il fatto che vi siano diversi tipi di onestà; quello che ricordo meglio è il fatto che onestà significhi anche non avere nessun tipodi pregiudizi” “Io sono rimasto colpito da una sua affermazione: non bisogna mai diventare insensibili anche se si fanno lavori, come il suo di poliziotto, in cui si incontrano spesso situazioniscioccanti. Qualcuno potrebbe dire che quindi converrebbe non lasciarsi più impressionare da nulla, ma lo scrittore ci ha invitato a mantenere sempre i nostri sentimenti.” “Secondo me Trevisi ha detto una grande verità, durante l’incontro: oggi si ritiene furbo il

disonesto e fesso l ‘onesto. Quindi i disonesti, non essendo malvisti dalla società, non sono spinti a cambiare”.“ A me è piaciuto il discorso inerente al fatto che tramite i social network e i cellulari ci si può creare una falsa identità, allo scopodi ingannare gli altri. Ad esempio Trevisi ha citato il caso di una ragazza ingannata da un uomo, che si era finto un coetaneo per riuscire a violentarla; questaè una forma nuova di disonestà”. “Una cosa che mi ha veramente scosso è l’abitudine di certe donne dichiamare gelosia la violenzache subiscono dai mariti/compagni: esiste anche una disonestà nei sentimenti”. L'interesse dimostrato da questi ragazzilascia sperare che forse l'onestà, un domani, non farà più scandalo!

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IL CITTADINO “EVASIVO”di F. Ferron. A: Pomari. A. Racconto e C. Tosi

Per un corretto funzionamento della nostra nazione è necessario che ogni persona sicomporti da “cittadino”, cioè deve svolgere i suoi doveri e deve tutelare i suoi diritti equelli degli altri entro i limiti della Costituzione. In Italia uno dei comportamenti chevanno contro la costituzione è la cosiddetta evasione fiscale, per questa ragione abbiamodeciso di approfondire ed analizzare questo tema.

È un comportamento incostituzionale, perché?Secondo l’articolo 53 della Costituzione Italiana "Tutti sono tenuti a concorrere allespese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Se un cittadino si sottrae dall’obbligo di pagare le tasse, egli non partecipa allespese pubbliche e quindi viola l’articolo 53.

In cosa consiste?L’evasione fiscale indica tuttiquei comportamenti volti a eliminare o ridurre il prelievo fiscale da parte dello Stato sul cittadino contribuente, attraverso la violazione di specifiche norme da parte di quest’ultimo.

Quali sono le conseguenze dell’evasione?Gli effetti dell'evasione fiscale si ripercuotono non solo nell’ambito economico, ma anche sulla qualità della vita dei cittadini in quanto

le entrate dello Stato e le risorse per la collettività diminuiscono, i fondi per finanziare la crescita economica vengono ridotti, la qualità dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione diventa scadente, il livello di tassazione e di pressione fiscale viene aumentato.

Quali sono le possibili contromisure?Le idee per una possibile contromisura si possono sintetizzare in due posizionicontrapposte: pagare tutti per pagare meno pagare meno per pagare tutti. Nella prima il punto d’inizio siamo noi cittadini che dovremmo pagare tutti per permettere un abbassamento delle tasse e nel secondo il punto d’iniziosarebbero le tasse ribassate che spingerebbero tutti i cittadini a pagarle: ovviamente entrambe le opzioni hanno pro e contro.

Il punto sull'evasione di Chiara Tosi

Quando si pensa ad evasione fiscale si immagina subito qualcosa di grande, come molte delle notizie che il telegiornale riporta, ad esempio persone che non pagano le tasse della casa, persone che nascondono parte delle loro entrate per poter pagare meno tasse e quindi guadagnare più denaro ecc... Però l’evasione non è solo questa, questo drammache colpisce particolarmente l’Italia non è fatto solo di questi scandali che diventano famosi. L’evasione c’è anche quando si va a fare la spesa e la cassiera non dàlo scontrino; quando si paga senza fattura e in molte altre

azioni che si fanno quotidianamente per pagare meno. Queste non verranno discusse al TG, ma comunque danneggiano lo stato e quindi noi stessi, perché lo stato non sono i politici, non è la zona geografica delimitata da confini composta da gente che parla la stessa lingua, ma siamo noi: ognuno di noi è una piccola parte di quello stato che chiamiamo Italia. Danneggiandolo, danneggiamo noi stessi: all’amico che evade nonbisogna stare indifferenti, perché lui, evadendo, danneggia anche noi.

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Dati relativi all’evasione fiscale

(Valori x 1.000.000 Euro)

RISULTATI 2008 2009 2010 2011RICAVI NON DICHIARATI - COSTI NON DEDUCIBILI 30.053 33.658 49.245 50.584IVA DOVUTA/NON VERSATA 4.763 6.010 6.382 8.201RILIEVI IRAP 21.100 0,96875 30.434 28.735TOTALE 55.916 62.418 86.061 87.520Fonte: Rapporto annuale Guardia Finanza.

RUBRICA: IL PROFETA di Alice Polinelli

Oggi Non E' Strano Truffare gli AmiciEhi, dico proprio a te! Tu, ragazzino, che stai mangiando caramelle. Dimmi, hai chiesto lo scontrino di

quel sacchettino di liquirizie che tieni tra le mani? E tu, piccola nonnina, hai restituito il portafoglio cheieri hai trovato per strada? E voi, Hansel e Gretel, avete chiesto il permesso prima di abbuffarvi della

casa della vecchietta? E voi tutti, siete onesti? Sì, perchè tutti siamo sempre pronti a criticare glialtri, ad accusarli, ma noi? Come ci comportiamo?

EVASIONE E DISOCCUPAZIONE: UN LEGAME STRETTOCi siamo chiesti se tra disoccupazione ed evasione fiscale ci sia un legame: crediamo di sì!

24.436.064 lavoratori a tempo indeterminato; 3.300.764 lavoratori precari in Italia

2.783.506 disoccupati in Italia ( Dati aggiornati il 27/03/2014 Fonte: Italiaora.org)

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Impressionanti sono i dati attuali circa la disoccupazione in Italia: lo stesso Presidente del Consiglio Renzi si è detto sconvolto: il tasso di disoccupazione al momento è salito ancora al 13% e ogni giorno dell’anno appena trascorso circa 1000 italiani hanno perso il lavoro. (Istat)Nel leggere questi numeri allarmanti sorge una domanda: ma i giovani disoccupati hanno qualche possibilità futura di lavorarenel pieno rispetto della legalità? Molto difficile…Infatti quando la crisi colpisce una famiglia che non ha più di che vivere, le persone spesso si rifugiano nella malavita alimentandola con lavori illegali per portare a casa “lapagnotta” oppure si lasciano andare alla disperazione del momento, uccidendosi. Altro esempio, non meno significativo, è l’evasione fiscale dovuta allamancanza di soldi per pagare le tasse: così si innesca un terribile circolo vizioso con lo stato che si impoverisce mandando in crisi non solo le aziende medio piccole, ma anche le più antiche e potenti. Ci sono però giovani che non si danno per vinti e con molta fantasia si dedicano ailavori più strani, riservandosi qualche

possibilità per il futuro, racimolando qualche soldino da riportare a casa. Come ad esempio un uomo che a Milano si fa pagare 10 euro all’ora per mantenere la fila oppure fingersi uno spaventapasseri nei campi.Ha colpito molto anche la storia di un uomo di 44 annidi Livorno, Miro Bianchi, che dopo aver provato quasitutti i lavori è rimasto disoccupato e da 5 anni non lavora più. Allora lui con grande forza d’animo ha fatto un appello al popolo cinese su You Tube in un video con tanto di ideogrammi, pregandoli di trovare un lavoro per lui. Dice di essere reperibile 24 hsu 24h e di accontentarsi di tutto, affermando quasi in una provocazione: ”I cinesi lavorano tutti, s’accontentano, però la disoccupazione non c’è”. Per ironia della sorte pochi giorni dopo sono arrivate molte telefonate e forse offerte di lavoro dal popolo italiano. C'è bisogno che lo Stato intervenga con politiche a sostegno del lavoro, ma i cittadini devono fare la loro parte, pagando allo stato quanto dovuto e permettendo allo stato di avere le risorse per intervenire.

Il caso delle acciaierie Riva:

Una mattina 260 lavoratori della acciaieria Riva di Lesegno sono stati licenziati.Infatti la famiglia Riva ha deciso di fermare la produzione in tutti i suoi impianti, compreso quello

della Granda. L’azienda ha annunciato che la famiglia Riva vuole chiudere perché non ha più soldi per pagare gli stipendi a causa del sequestro dell’Ilva di Taranto da parte della magistratura. Il gruppo, a circa 48 ore dall’ultimo maxisequestro, da parte della magistratura di Taranto, ha annunciato di “mettere in libertà” altri 1500 operai chelavoravano nelle 13 società sequestrate dalla guardia di finanza (per disastro ambientale).

Il governo ha risposto a tutto questo varando il primo decreto “salva Ilva”, cioè haconcesso alla fabbrica36 mesi in cui non verranno puniti finché non si metteranno a norma.

Sarà un intervento efficace?

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ACQUA E CITTADINANZA: UN BINOMIO POSSIBILE?di E. Bertoldi ed A. Cenzon

Da un’intervista tra alcuni studenti del Liceo Copernico riguardo alla sensibilizzazione al risparmio dell’acqua potabile, risulta che la maggioranza di essi preferisce la doccia al bagno, si lava i denti lasciando scorrere l’acqua, usa la lavastoviglie e consuma sia acqua del rubinetto che acqua in bottiglia. Inoltre alla domanda “Come potresti ridurre gli sprechi di acqua nella tua famiglia?” la maggioranza ha risposto che si dovrebbero educare

fin da piccoli i figli a risparmiare acqua e quindi si dovrebbe fare in modo che la prossima generazionesia più attenta a conservare questo bene prezioso. Molti sono consapevoli che ci sia una certa responsabilità da parte dei governi per la povertà di acqua in certe zone del mondo, i quali dovrebbero finanziare costruzioni di reti idriche e diminuire il numero di dighe. Le persone intervistate sono preoccupate per le condizioni delle popolazioniin crisi idrica

e si sentono in dovere di aiutarle partecipando attivamente ad azioni di volontariato e mandando aiuti in questi Paesi. Riguardo alla privatizzazione dell’acqua, tutti gli intervistati sono contrari, perché ritengono che l’acqua sia un diritto di tutti e che non abbia senso pagare per una risorsa così essenziale alla vita.

RISCALDAMENTO GLOBALE: UNA NOSTRARESPONSABILITÀ?di F. Albi e D. Cinquetti

Quante persone hannorinunciato alla macchina perandare al lavoro? Quantepersone hanno deciso diprendersi accorgimenti perevitare ogni piccolo spreco(luce rossa della tv, chiuderele finestre con ilriscaldamento acceso…)?Quante industrie e/ofabbriche hanno deciso diridurre la quantità di gasrilasciata nell’atmosfera?Queste domandedovrebbero metterci alcorrente di questo graveproblema. Se continuiamocosì, le conseguenze sarannocatastrofiche.

Studi confermano che negliultimi cinque anni latemperatura terrestre ècresciuta. La maggior partedegli scienziati concorda sulfatto che le cause principalisono dovute allo sviluppo eal crescente inquinamentoche l’uomo ha provocato.La domanda che ogni buoncittadino dovrebbe porsi è:“Ho veramente voglia difare piccoli sacrifici peraiutare il mio pianeta?”Il problema principale è chei bravi e onesti cittadinisono veramente pochi e,anche se decidessero dilimitare gli sprechi, non

cambierebbe granché perchéla maggior parte dellapopolazione continuerebbea sprecare e a inquinare. Molti pensano a se stessi, alproprio bene. Ma non sirendono conto che il beneindividuale può diventaremale per tutti. Ognuno puòfare qualcosa per apportaremodifiche al proprio stile divita ed è responsabilità diciascuno agire, e subito,specialmente in questomomento prima dellacatastrofe, perché ogni gestopuò fare la differenza.

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SIAMO LA TERRA DEL SOLE, NON DEI FUOCHI di A. Bendazzoli, V. Polati, N. Varalta, G. Valentini

Una realtà di cui non ci è concesso conoscere l’esistenza.Stiamo parlando di quel territorio altamente tossico compreso tra la zona di Napoli fino alla provincia di Caserta, chiamato “Terra dei fuochi”.Una zona dove vengono appiccati continui roghi tossicinelle discariche abusive. Si sta parlando di rifiuti speciali che,bruciati illegalmente, portano a forme tumorali. Sono la principale fonte di inquinamento di quell’area, tra le più compromesse dell’Italia sotto il profilo ambientale. Questi rifiuti tossici vengono lasciati in prossimità delle campagne, danneggiando così il cibo che arriva nelle nostre case. Questa società si può dire incivile, nonostante tutto bisogna essere fiduciosi in un cambiamento, ecco perché esistono associazioni e siti nei quali si può denunciare questo problema, inserendo video, foto o informazioni a riguardo. Pochi sono consapevoli di quanto sia. dura, grave e drammatica la situazione. I roghi spesso sonopiccoli e di breve durata, a volte vengono accesi di notte quando il fumo si nasconde nel buio: il cielo è sempre inquinato. getterebbero nel cassonetto del secco, ma mentre il

Non esistono piani di bonifica.A nulla valgono le decine di inchieste giornalistiche, le denunce della Commissione Parlamentare per gli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti, gli esposti delle associazioni di cittadini, i morti che ogni giorno vengono salutati dai loro cari nei cimiteri di questa terra avvelenata.Da un lato vi è lo Stato, che non riesce a fronteggiare l’emergenza inquinamento ea trovare una soluzione definitiva per i continui roghi tossici, e dall’altro la criminalità organizzata, che imperterrita continua con lo sversamento e la bruciatura dirifiuti pericolosi su tutto il territorio. Chi nega l’evidenza vuole il male della sua terra, dei suoi figli e di quanti la abitano. Anche al Nord i rifiuti non sempre sono smaltiti correttamente e quindi il loro recupero o riutilizzo spesso diventa difficile. Molti rifiuti vengono smaltiti in modo illegale e finiscono in quelle terre avvelenate. Ma cosa può fare ciascuno di noi per non alimentare questo traffico illegale?Ad esempio praticare la raccolta differenziata! Abbiamo volto un'indagine, intervistandoIl bambino invece ha imputatoquesto problema alla

persone di diversa età, precisamente un adulto, un ragazzo e un bambino. Ad ognuno sono state rivolte le seguenti domande:

Tu fai la raccolta differenziata?

Il ragazzo e il bambino hanno risposto positivamente sottolineando l’importanza del riciclaggio.L’adulto, invece, ha ammesso di non differenziare i suoi rifiuti ad esclusione degli oggetti di grandi dimensioni, a causa degli spazi limitati di cui è dotato il suo appartamento.Dove metti la cannuccia dei succhi?Prontamente tutti e tre gli intervistati hanno risposto chela cannuccia va nel cassonetto della plastica. (Nota: il comune di Verona ha indicato che le cannucce usate vanno riposte nel cassonetto del secco).Quando fai la raccolta differenziata, ti vengono dei dubbi su dove mettere gli oggetti? Se sì, come ti comporti?L’adulto ha risposto che per lui non ci sono problemi, perché non pratica la raccolta differenziata.Il ragazzo e il bambino hanno detto che se capitasse loro di non sapere dove buttare un rifiuto lo

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ragazzo lo farebbe per non inquinare, il bambino lo fa Per imitazione degli adultiDove vanno a finire i rifiuti?Tutte e tre le persone hanno risposto che vanno alle discariche o al riciclaggio (isole ecologiche).Gli inceneritori sono una buona soluzione allo smaltimento dei rifiuti?Ovviamente tutti e tre hanno risposto di no in quanto inquinano. In particolare il bambino e l’adulto hanno espresso preoccupazione riguardo ai problemi di salute che possono provocare i fumi prodotti da tali stabilimenti, facendo riferimento a malattiecome il cancro. Il ragazzo ha espresso il desiderio che la differenziazione venga potenziata a sfavore degli inceneritori.Sai perché in Campania ci sono molti rifiuti?Il ragazzo e l’adulto hanno subito pensato alla mafia e ai traffici da essa organizzati all’insegna del facile guadagno nella noncuranza dell’ambiente circostante. Il ragazzo ha supposto che in ambienti dove comanda la mafia, la gente sia abituata a non rispettare le regole.

maleducazione delle persone che gettano per terra i loro rifiuti e agli operatori ecologici che svolgono male il loro lavoro.Al termine di questa intervista, ci siamo resi conto che, in generale, le persone sanno cosa significa riciclare, ma l'adulto tendeva ad anteporre i suoi piccoli problemi quotidiani all’interesse collettivo. Il giovane, invece, proiettandosi verso il futuro, credeva che anche il suo aiuto potesse contribuire a migliorare il mondo.

RIFIUTI ED ILLEGALITA':LE ECOMAFIECon ecomafie s’intendono le associazioni criminali dedite al traffico e allo smaltimento illegale di rifiuti . Sta crescendo sempre di più il numero di imprese private, amministratori locali e organi di controllo corrotti per costituire reti che compiano reati ambientali.Il traffico dei rifiuti è uno dei business illegali più redditizi per l’ecomafia, infatti, anziché essere trattati e gestiti secondole norme, i rifiuti speciali

vengono nascosti, provocandocosì un inquinamento generale,partendo dall’avvelenamento dell’aria, la contaminazione delle falde acquifere, inquinamento di corsi d’acquae coltivazioni agricole, minacciando la salute di molti cittadini e infettando molti prodotti alimentari. Il sud Italia è l’area dove la maggior parte di questi rifiuti vanno a finire, in particolare in Campania. Bisogna credere che senza la coraggiosa, onesta e determinata collaborazione di tutti noi, l’inciviltà di alcune persone porterà ad una irreversibile rovina dell’ambiente, dell’uomo stesso, della sua salute e della sua coscienza. Si è cittadini anche scegliendo in quale cassonetto mettere i nostri rifiuti!

COSA C’E' NEI NOSTRI CELLULARI? di D. Borghero, L. Valentini, S. Massalongo, K. Salvi.

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Il coltan è un minerale indispensabile per la realizzazione di nuove tecnologie sempre più evolute. È la combinazione di columbite e tantalite. Purtroppo esso è assai raro, infatti si trova solo in alcuni stati: sud America, sud-est asiatico, Australia e Congo. Proprio in quest’ultimo paese si trova l’80% delle risorse esistenti sul nostro pianeta di codesto prezioso minerale.Per questo motivo gran parte delle aziende che necessitano di questo indispensabile materiale lo acquistano in Congo L’estrazione di columbotantalite in questo stato provoca però diverse gravi conseguenze, alcunedisastrose se non apocalittiche. Ad esempio lamorte di un numero enormedi minatori, a causa di condizioni di lavoro inadeguate, che facilitano la diffusione di malattie mortali. Oppure la privazione ai bambini di un’istruzione adeguata, dato che anch’essi vengono sfruttati per l’estrazione della materia prima. O ancora l’abbandono dei campi da parte della popolazione, attratta dal guadagno più alto, anche se comunque bassissimo.cosa sia tale materiale. E' quindi importante parlarne,

Anche lo sfollamento di interi villaggi causato dalla paura per i ribelli che controllano le miniere è un problema di considerevole portata. Quindi si dovrebbe tentare di bloccare questo sistema, tramite leggi che vietino l’approvvigionamento di coltan in Congo, dato che le conseguenze di ciò sono risapute e devastanti per il paese. Ma fino ad ora non si è riusciti a stipulare nessun protocollo che regoli il commercio del prezioso minerale, al contrario di quanto accaduto invece con i diamanti, per la regolazione del commercio dei quali è stato redatto il protocollo di Kimberley. L’unica garanzia di provenienza della columbotantalite consiste in una autocertificazione: si è così costretti a riporre la propria fiducia nei proprietari delle aziende, fiducia che però troppe volte è risultata eccessiva Un esempio è ciò che è accaduto con la H.C. Stark, una sussidiaria della nota industria Bayer: secondo quanto riportato dai due coraggiosi giornalisti Klaus Werner e Hans Weiss nel loro libro Schwarzbuch Markenfirmen (Il libro nero dei marchi commerciali), pubblicato nel 2001, questa azienda si sarebbe

approvvigionata di coltan in Congo, nonostante fosse consapevole dei terribili fatticausati dalla sua estrazione in questo paese. La Starck dichiarò la sua estraneità affermando di essersi affidata a compagnie europee e americane come intermediarie per l'acquisto del coltan in Africa e che avrebbe cambiato le sue politiche evitando ogni acquisto da quelle regioni. Un successivo rapporto, dell'ottobre 2002, accusava la Starck di continuare gli acquisti dalle aree in guerra della Repubblica Democratica del Congo. La Starck contestò la veridicità della seconda relazione degli esperti affermando chetutti gli acquisti successivi all'agosto 2001 sarebbero stati effettuati da compagnieaustraliane tranne un modesto quantitativo dal Mozambico per le sue aziende succursali tailandesi. Noi però nel nostro piccolo possiamo tentare di fare qualcosa per alleviare le sofferenze degli sventurati abitanti del Congo. Ad esempio informare coloro che conosciamo di questo grave problema. Infatti molte persone che possiedono un cellulare o un qualsiasi apparecchio elettronico che abbia fra i componenti il coltan, non sanno neppure

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perché tutti possano metterein pratica alcuni piccoli accorgimenti, come non cambiare continuamente telefono, macchina fotografica o computer, o non possederne più di uno per persona: insomma non sprecare strumenti contenenti il prezioso materiale.Vi è poi un’ altra possibile avvedutezza che può essere effettuata, ovvero il cercare di assicurarsi che i prodotti contenenti coltan che noi acquistiamo, non abbiano materiale proveniente dal Congo. Ovviamente è estremamente difficoltoso sapere ciò, però quando si viene a conoscenza di alcunifatti, come quello prima citato dell’industria Bayer, non bisogna sottovalutarli, eagire di conseguenza. Anche come consumatori abbiamo il dovere di essere cittadini responsabili.

RACCONTO DAL CONGODall’ intervista ad un congolese, immigrato in Italia per motivi di lavoro, abbiamo ricavato le seguenti informazioni, riguardanti lo sfruttamento del coltan. Egli ciha raccontato che conosce bene il coltan: da piccolo, non sapendo della sua radioattività,giocava con la polvere di questo materiale come tutti gli altri bambini. Fortunatamente all’età di 24 anni, dopo aver smesso di lavorare come meccanico alla General Motors, emigrò dal suo paese per venire in Italia. Qui, stufo di fare il meccanico, prese il diploma di capomastro e lavoròper diversi anni come muratore. Ora all’età di 47 anni vorrebbe laurearsi in ingegneria civile, ma teme di non riuscire a pagare le rette universitarie. Egli è quindi nelnostro paese da molti anni, ma ha comunque seguito con interesse le vicende del proprio stato legate al coltan, e gentilmente si è reso disponibile a spiegarcele. Grazie a lui abbiamo scoperto per esempio che anche i pannelli solari utilizzano columbotantalite.

Le marche più note ai congolesiper il loro approvvigionamentodi coltan nel loro paese, e in particolare nella regione del Kivu (dove si trovano le principali miniere), sono Apple, Bayer e H.C. Stark. Ci ha raccontato che il Congo, oltre a possedere l’80% del coltan esistente al mondo, estrae anche notevoli quantità di oro, nichel, rame, cobalto e diamanti. Inoltre, grazie all’acqua del fiume Congo, allasua terra fertile e anche alla più recente costruzione di una enorme diga presso Matadi, potrebbe benissimo prosperare senza le numerose risorse minerarie, che invece minacciano continuamente il paese, dato che sono oggetto di contesa da parte di molte multinazionali senza scrupoli. È un fatto veramente ignobile che un paese, che potrebbe godere di una pace duratura, sia costantemente logorato da guerre in cui, tra l’altro, sono spesso utilizzati molti bambini-soldato!

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IL DIARIO: RIO DE JANEIRO, LUGLIO 2013

RIO DE JANEIRO: STORIE DI UNA DELLE TANTEBARACCOPOLI DEL MONDO A Rio De Janeiro si sta celebrando la giornata mondiale della gioventù. Il meeting è iniziato il 23 luglio e terminerà il 28 ed ospite d’onore è Papa Francesco. Le persone si riversano festanti e felici per le strade, dimenticando quasi laterribile realtà delle favelas che circondano i quartieri ricchi della città.

Papa Francesco però ha oggi in programma di visitare la favela di Varginha, unaex discarica occupata nel 1940.

Abbiamo deciso così di seguire il papa nel suo tour. Siete curiosi di scoprire levie di una favelas, i pericoli che nasconde e di conoscere le persone che laabitano? Allora aggregatevi anche voi a questa avventura straordinaria . Vicalerà in un mondo diverso dove le tragedie e le sofferenze sono pane quotidiano.

Dopo un momento di preghiera alla chiesetta di S Girolamo Emiliani, il Papa ha benedettoil nuovo altare e ha offerto in dono un calice. Si è poi recato a piedi verso il campo di calcioper l'incontro con la comunità e durante il percorso è entrato in una casa per visitare unafamiglia che vive in uno spazio di pochi metri.

Di fronte ai presenti, il Papa ha poi tenuto un discorso sull’importanza della solidarietà edella fratellanza che dovrebbe trionfare sull’egoismo e sull’individualismo, che spessopurtroppo regolano la nostra società.

Decidiamo a questo punto di lasciare Papa Francesco al suo tour ma, cari lettori, nonpensiate che con questo stiamo abbandonando anche voi! Anzi è qui che inizia la veraavventura!!!Camminando per le stradine della baraccopoli ci guardiamo attorno incuriositi: le “case”sono fatte in lamiera arrugginita, alcune sono addirittura di cartone. Sono molto, moltopiccole. Sono tantissime, tutte vicine l’una all’altra. Le strade sono strette, in terra battuta. In ogniangolo sono ammucchiati centinaia di sacchettini sgualciti da cui fuoriesce immondizia.L’odore di marcio, misto a quello di escrementi, è davvero nauseante. In uno dei tantivicoli laterali della strada principale, scorgiamo una donna appoggiata ad un muroricoperto di scritte e locandine vecchie e rovinate. Decidiamo di parlarle. È una donnadavvero attraente nonostante la sua avanzata età. I capelli neri con qualche venatura digrigio, ricadono morbidi sulle spalle. Gli occhi sono verde chiaro, incorniciati da lungheciglia, rese ancora più nere dal mascara. Le palpebre sono ricoperte da una spessa edirregolare linea di eyeliner che termina con una lunga punta stile egiziano all’esterno,perpoi proseguire anche sotto l’occhio. La parte di palpebra lasciata libera dall’eyeliner èinvece soffocata da un pesante ombretto grigio brillantinato. Il naso è fino e lungo, le labbra sottili sono vivacemente colorate di un rosso acceso.Indossa un lungo vestito color nero, in contrasto con la sua candida pelle, molto attillato econ una profonda scollatura a v, che risalta le sue abbondanti forme. La donna ci lancia un’occhiataccia. Poi si alza, ci guarda maliziosa, e dice: "Stranieri , eh?".

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Inizia a girarci intorno, lanciandoci veloci occhiate, per poi tornare al muretto e dire intono seducente:"Stasera apriamo a mezzanotte, ma per voi posso fare un’eccezione". Cilanciamo qualche occhiata disorientata, poi, dalle insegne appese al muro, ci accorgiamodi essere all’entrata di un bordello.Le spieghiamo che siamo giornalisti italiani e le chiediamo di parlare un po’ di sé.“Mi chiamo Margherita Lopez, ma provate a chiedere a quegli ubriachi là in fondo, o achiunque di questo schifoso posto dimenticato da Dio! Nessuno mi conosce con questonome! Nemmeno io mi riconosco più come Margherita! Patetico, eh? Hahahah!!! Già, ilmio nome è oramai da anni Liliana. Mi chiedete di raccontare la mia vita? Domandasbagliata!!! Qui nessuno ha una vita, tutti hanno però una storia! La mia storia ha inizionell’inverno del 1959 quando nacqui in una piccola baracca fatta di lamiere ricuperate dauna discarica. Mia mamma morì dandomi alla luce. Il mio unico fratello, di cui nemmenoricordo il nome, mi disse che mio padre da quel giorno cambiò. Da uomo gentile e buonoqual era, diventò un fottuto ba******!!! Quanto lo ho odiato! Della mia infanzia ricordo solopuzza di alcol e fumo, schiaffi e calci da mattina a sera! Fino a che un giorno decisi diandarmene da lì. Non sapevo dove andare, come sopravvivere, avevo solo 9 anni. Passai imiei primi giorni gironzolando per le strade, mangiando le poche cose che riuscivo atrovare nelle immondizie, condividendole con ratti, cani e gatti randagi. Qualche giornodopo mi ritrovai a gironzolare in questo vicolo. Una donna, o meglio, una prostituta, mivide, mi prese per mano e mi portò dentro a quella porta. Se non l’avessi mai seguita … senon fossi mai entrata in quella porta … ricordo che i primi giorni mi misero nella stanzacomune per vedere e imparare come trattare con i clienti. Poi, finita la parte teorica, iniziaiquella pratica. Mi venne più volte in mente l’idea di scappare, ma dove? Sarei senz’altromorta di fame! Lì in cambio del mio lavoro mi davano almeno vitto e alloggio. E cosìrimasi.Tutte le mie colleghe avevano un soprannome, ma secondo loro doveva essere unsoprannome speciale! Passarono settimane, i miei clienti aumentavano e diventavo semprepiù ricercata! Ma quel soprannome mi assillava, dovevo trovarne uno! Un giorno eroappoggiata proprio a questo muretto, quando arrivò un ragazzino mal vestito con deirotoli di carta colorata in mano. Erano locandine e ne appese una su questo muro. C’erascritto: “Liliana a Rio De Janeiro: un grande evento” e sotto la foto di una bellissimadonna. Non sapevo chi fosse, ma sembrava la donna più buona del mondo. Avrei volutoessere uguale a lei da grande e per questo decisi di farmi soprannominare Liliana. Tantenotti sognai quella donna, immaginando chi fosse. E nella mia mente si fece strada l’ideache si trattasse della proprietaria di un centro d’aiuto per bambini di strada come me. Daquel giorno mi imposi che anche io, prima o poi, avrei aiutato tutti coloro che ne avevanobisogno, creando una grande famiglia, quella che non ho mai avuto ma che ho sempredesiderato di avere. Quel giorno non arrivò mai. Come vi ho detto questo posto èabbandonato da Dio, nessuno mi ha mai aiutata e nessuno mi aiuterà mai. Passarono anni, e ad ogni anno che passava, i miei sogni andavano spegnendosi pianpiano, finchè non rimase più nulla. Da poco ho scoperto di essere ammalata di AIDS. Quitante fanno quella fine, quindi nessuno ne fa più caso! Oramai è un qualcosa di tutti igiorni! Secondo voi dovrei essere triste, piangermi addosso? No miei cari, non lo farò! Ehgià non mi rimane molto da vivere! Hahahahah , già, dimenticavo qui nessuno ha mai

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avuto una vita!"Ringraziamo Margherita della sua testimonianza e ci allontaniamo silenziosamente conl’amaro in bocca. Proseguiamo il nostro giro nella baraccopoli: man mano che ci addentriamo al suo internoi vicoli diventano sempre più stretti e le baracche sempre più piccole.Un bambino che zoppica, appoggiato ad un bastone, si avvicina a noi allungando unpiattino contenente qualche monetina. Lo osserviamo meglio: ha circa 5 anni ed è magro esporco. Indossa una canottiera rovinata e stinta dal tempo, dei pantaloni strappati ecammina a piedi scalzi. Gli chiediamo di raccontarci la sua storia.“Mi chiamo Matias e ho 6 anni. Non ho più la mamma: è morta cinque mesi fa.Era tanto stanca, stava distesa sul letto tutto il giorno. Il dottore ha detto chepoteva essere colera, ma la malattia era oramai ad uno stadio troppoavanzato per poterla curare. Il papà ci aveva lasciati alcuni mesi prima qui aRio per cercare lavoro all’estero. Da allora non ho più avuto sue notizie, mimanca veramente tanto!!!. Dopo la morte della mamma, mi sentivo disorientato.Non avevo più nessuno al mondo. E così per sopravvivere ogni giorno andavo nellaperiferia della zona ricca di Rio a cercare tra l’ immondizia dei ricchi qualcosa damangiare. Quelli sì che stanno bene, e noi, per loro, siamo solo spazzatura da eliminare.Guadagnavo un po’ di denaro rivendendo le batterie, i chip degli elettrodomestici, deicomputer e dei cellulari. La notte tornavo nella mia baracca vuota, nella speranza divedere la mamma all’uscio della porta, ansiosa del mio ritorno. Ero disperato perché guadagnavo poco e vivevo malissimo, ma un giorno la vita tornò asorridermi. O almeno era quello che all’inizio credevo. Quel giorno di circa due mesi fa, inuna torrida e calda giornata, mentre stavo raccogliendo le batterie dei cellulari alladiscarica, mi si è avvicinato un uomo, di nome Fernando Perez, che mi salutò con unradioso sorriso. Era vestito come uno di quelli della città ricca. Aveva jeans scuri e unacamicia bianca un po’ sbottonata vicino al collo. Portava bracciali di cuoio e una catenad’oro. Mi propose di seguirlo in una grande casa dove vivevano molti altri ragazzi ebambini della mia età. La sua voce era dolce e convincente, così decisi di andare con lui.Qualunque altro posto sarebbe stato senz’altro meglio di quello dove vivevo. All’inizio conme era gentile, mi ascoltava, chiacchieravamo e mi raccontava favole come faceva lamamma. Ma dopo qualche settimana sfoderò la sua vera faccia, il lato oscuro nascostodietro quel sorriso e quei candidi denti. Mi costrinse a mendicare per strada fingendomizoppo o cieco, per impietosire i passanti.Ora se alla sera non torno a casa con almeno una certa quantità di reais ricevo unapunizione. A volte mi picchia e mi manda a letto senza mangiare, altre volte mi rinchiudein un stanzino dove a fatica riesco ad entrare e dove si rimane anche per ore. Lì dentro latemperatura è davvero insopportabile e l’aria è irrespirabile. È per questo che noi ragazzilo chiamiamo “ Infierno”. Una volta un mio amico di undici anni è addirittura mortosoffocato.Ogni giorno mi sveglio con la speranza che ritorni il mio papà e che mi porti via con lui,lontano il più possibile da qui.>>.La storia di Matias è davvero toccante e commovente. Gli mettiamo 250 reais sul piattino eci allontaniamo. Almeno per questa sera non riceverà alcuna punizione.

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Decidiamo infine di addentrarci nel cuore della baraccopoli e di entrare nella centrale dipolizia della favela. All’ingresso un uomo anziano in divisa ci ha subito apostrofati con:"Chi siete? Che ci fate qui?". Gli spieghiamo che siamo dei giornalisti e che stiamoraccogliendo delle testimonianze per la stesura di un articolo sulla realtà delle baraccopoli.Gli chiediamo quindi di raccontarci qualcosa di sé. "Dovrei dirvi qualcosa della mia vita?Spero stiate scherzando, qui nessuno vuole ricordare il proprio passato, tutti cercano didimenticarlo. Mi state chiedendo troppo’’. Dopo un lungo momento di silenzio riprende aparlare ''Volete sapere perché sono diventato poliziotto? Eh … E' iniziato tutto quando dapiccolo strinsi amicizia con Pedro. Inizialmente non sapevo che saremmo diventati grandiamici, anzi quasi fratelli, facevamo tutto insieme. A 14 anni decidemmo di cercare unlavoro per aiutare le nostre famiglie. Qui tutti sono poveri e ognuno deve fare la sua parte!Passarono mesi senza che riuscissimo a trovare nulla. Ma un giorno Pedro mi disse cheaveva conosciuto un uomo che cercava due ragazzi di buona volontà. Ero entusiasta, perquesto non chiesi altro. Il giorno seguente ci recammo all’appuntamento. Prima dispiegarci il lavoro che avremmo dovuto svolgere, ci fece giurare di non parlarne connessuno. In caso contrario le nostre famiglie avrebbero fatto una brutta fine. Eroimpaurito, non volevo più fare quel lavoro, volevo fuggire lontano da lì, ma Pedro mirassicurò che tutto sarebbe andato per il meglio e che insieme saremmo stati invincibili.Da quel giorno diventammo corrieri della droga; dovevamo solo portare la droga nelposto che ci veniva indicato per poi tornarcene a casa con un bel gruzzolo tra le mani.Tutti quei soldi ci facevano sentire importanti ma, si sa, il denaro non porta mai a nulla dibuono. Mentre io utilizzavo il denaro per aiutare la mia famiglia, Pedro li spendeva tutti indroga e alcol. Si stava rovinando, ho cercato di aiutarlo, ma non ha voluto ascoltarmi. Ungiorno, prima di una consegna importante, litigammo, arrivando persino alle mani. Pedrouscì di casa e se ne andò, facendo la consegna da solo …" Dopo aver pronunciato questeparole, una lacrima ha rigato il viso di quell’uomo all’apparenza duro e impassibile. "Sa, sarei dovuto andare con lui, se fossi andato, forse a quest'ora sarebbe ancora vivo.Durante quella consegna la gang del posto gli fece un imboscata, ogni giorno mi pento dinon essere stato con lui. Non ho nemmeno cercato di fermarlo, mi sento terribilmente incolpa." Ci mostra poi una fotografia, una di quelle in bianco e nero logorata dal tempo, che ritrae

due ragazzi sorridenti, felici e spensierati."Questi eravamo noi, prima che tuttoincominciasse, ed è per questo che sono entrato nella polizia. Voglio fare in modoche non accadano più cose simili."Nelle baraccopoli di testimonianze come quelle riportate ce ne sono tante. Questoarticolo vuole essere una denuncia dello stato di degrado in cui vivono le personenegli insediamenti informali e un invito alla solidarietà e alla fratellanza, come ci

ha ricordato il nostro Papa Francesco. Ciascuno di noi può fare qualcosa, ciascuno di noipuò essere per una volta cittadino del mondo. Per farlo basta mantenersi sensibili a ciò cheaccade, anche in luoghi distanti da noi e cercare qualche strada per dare il proprio aiuto. di Alice Polinelli, Nicole Zanella, Noemi Fattori, con disegni di Sara Cazzoli

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COSA SUCCEDE IN SIRIA?di G. Faccio, F. Gomma. A. Malvezzi, A. Lerco

Il 31 Gennaio 2014 le classi del liceo Copernico hanno tenuto un incontro con il cinereporter RAI Sebastiano Nino Fezza, il quale ha parlato della situazione attuale in Siria e delle gravi condizioni in cui la popolazione è costretta a vivere.Nel 2011 migliaia di persone sono scese in piazza a Damasco per chiedere libertàpolitica e di espressione, per il rilascio dei prigionieri di coscienza e per la fine della corruzione. Questa protesta ha indotto il presidente Bashar Al-Assad a dare l'avvio a riforme politiche e sociali per far fronte a disoccupazione e corruzione.Il presidente Assad il 29/03/11 ha accettato le dimissioni del governo ed haabrogato la legge d'emergenza, sciolto la corte suprema e concesso il diritto di manifestazione pacifica. Ad Hama, il 31/07/11, l'esercito siriano ha lanciato un attacco con i tank e l'artiglieria pesante, uccidendo numerose persone. L'ONU ha affermato che se tutte queste stragi non si fossero concluse, avrebbe adottato nuove sanzioni. Russia e Cina, però, hanno ribadito più volte che intendono

ricorrere al diritto di veto contro ogni risoluzione ONUnei confronti della Siria.Nel 2012 la tensione è salita tra Siria e Turchia; quest’ ultima è divenuta un forte oppositore di Assad. La compattezza del fronte siriano ha vacillato e il generale Tiass ha disertato per esprimere il proprio rifiuto nei metodi criminali del Raiss. Verso la fine dell’ anno gli USA hanno riconosciuto l’ opposizione siriana come legittima rappresentante del paese.Il 2013 inizia, per la Siria, con l’ annuncio della Casa Bianca di avere prove certe dell’ utilizzo di gas Sariin da parte del regime di Assad nei sobborghi di Damasco sui civili.Il gas Sariin, arma chimica bandita dal Trattato di Ginevra nel 1925, era stata definita dall’ amministrazione Obama la “Linea Rossa” che avrebbe innescato la reazione dei paesi occidentali che avevano tutto l’interesse in

unpossibile intervento.Situazione resa più tesa dai numerosi Raid aerei Israeliani in territorio Siriano. Il 13 giugno Washington dichiara di voler armare i ribelli e il 18 dello stesso mese il G8,riunito a Lough Erne, valuta un futuro senza Assad. La presenza in Siria di gruppi estremisti legati adAl-Qaeda, però, provoca un timore diffuso, che porta il Parlamento inglese a fermarel’ invio di aiuti logistici e militari ai ribelli.Il 25 luglio le Nazioni Unite rendono noto che la guerra in Siria ha provocato più di cento mila morti; e ciò che haturbato ancor di più l’ opinione pubblica è stata la conferma degli inviati dell’ONU sull’ utilizzo di armi chimiche sul suolo siriano.La possibilità di un eventuale intervento militaresia fa sempre più reale. Solo il pressing di paesi avversi agli USA e un opposizione forte all’ interno della stessa NATO, portano ad un nulla di fatto e alla scelta di un politica più diplomatica. Gli sforzi del Segretario di Stato John Kerry e del ministro russo Lavrov riusciranno a portare avanti le trattative

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con i summit Ginevra 1 e 2, ma l’ assoluta opposizione e chiusura del regime non portano i risultati sperati decretando solo una spaccatura all’ interno della fazione ribelle e il proseguimento del conflitto. Che succederà ora? E noi, cosa possiamo fare?La risposta forse sta in quellenumerose raccolte di beneficenza che si stanno effettuando in tutta Italia. Soldi, coperte, cibo, medicine e tutto ciò che può contribuire ad un miglioramento delle condizioni fisiche della popolazione siriana.

REDAZIONE:

La classe 1A del liceo scientifico statale "N. Copernico" di Verona

Verona, 10 aprile 2014

AVVISTATO UN CITTADINUS

di A. Lerco e

Alcuni giorni fa è statoavvistato un essere più che raro, che può essere considerato in via d'estinzione: sono state ritrovate tracce di cittadino attivo! Passando per il “Parcus inquinatus”, ha ripulito l'intero luogo e ha riattivato il ciclo della raccolta differenziata. Ha raccolto mozziconi e cartacce, ha chiuso il rubinetto di una fontana, quindi ha preso un gelato e ha preteso lo scontrino! Lanotizia ha sconvolto uomini e donne di tuttele età che si sono rinchiuse in casa e si ostinano a non uscire finchè qualcuno non acciufferà quel maledetto benefattore. Si cercano volontari!

HOMO ACTIVUS

N. Zanella