Droga e vita quotidiana, dall’Agorà ….. a internet Il monitoraggio ... · E la prevenzione...
Transcript of Droga e vita quotidiana, dall’Agorà ….. a internet Il monitoraggio ... · E la prevenzione...
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
1
Droga e vita quotidiana, dall’Agorà ….. a internet
Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto
e le nuove sostanze psicoattive
A cura di A cura di A cura di A cura di
Viviana OlivieriViviana OlivieriViviana OlivieriViviana Olivieri
Servizi Sociali e Famiglia
FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
2
Droga e vita quotidiana, dall’Agorà ….. a internet
Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto
e le nuove sostanze psicoattive
A cura di Viviana Olivieri
FORMAZIONEFORMAZIONEFORMAZIONEFORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE
Servizi Sociali e Famiglia
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
3
Il volume raccoglie le relazioni dell’evento formativo “Droga e vita quotidiana. Dall’Agorà a
Internet. Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto e le nuove sostanze psicoattive”
Responsabili Scientifici del percorso formativo:
Chiara Bovo, Direttore Sanitario, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona;
Viviana Olivieri , Formatore e laureata in giornalismo, Servizio per lo Sviluppo della
Professionalità e l’Innovazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona;
Giorgio Ricci, Direttore f.f., Pronto Soccorso BT, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata
Verona
Verona, Marzo 2015
Editor: Gabriele Romano, Viviana Olivieri, Servizio Sviluppo Professionalità Innovazione
© Copyright Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
5
Autori/Relatori
Luigi Altamura, Comandante Polizia Municipale Verona
Chiara Bovo, Direttore Sanitario, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Enrico Buttitta, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Militare di Verona
Roberto Castello, Direttore Medicina Generale ad Indirizzo Endocrinologico, AOUI Verona
Francesco Cobello, Direttore Generale, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Luca Coletto, Assessore della Sanità Regione Veneto
Marco Dalla Valle, Biblioterapista, infermiere Unità Terapia Intensiva Coronarica, AOUI Verona
Franco Pajno Ferrara, Neuropsichiatra infantile
Maria Gabriella Landuzzi, Tesis Università degli studi di Verona
Anna Leso, Assessore ai Servizi Sociali e Famiglia, Comune di Verona
Fabio Lugoboni, Responsabile U.O. Medicina delle Dipendenze, Azienda Ospedaliera
Universitaria Integrata Verona
Viviana Olivieri , Formatore, Laureata in Giornalismo, Servizio per lo Sviluppo della
Professionalità e Innovazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Giorgio Ricci, Direttore ff Pronto Soccorso BT, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata
Verona
Franco Tagliaro, Direttore Istituto di Medicina Legale, AOUI Verona
Giulio Tamassia, Presidente Club di Giulietta
Stefano Tardivo, Professore Associato Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità,
Università degli Studi Verona
Anna Lisa Tiberio, Referente Ufficio Scolastico Regionale Veneto per la legalità, politiche
giovanili e sicurezza
Massimo Zannoni, Medico D’Urgenza, Pronto Soccorso BT, Azienda Ospedaliera Universitaria
Integrata Verona
Alessandra Zenere, Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità, Università degli
Studi Verona
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
7
INDICE
Presentazione (L. Coletto) pag. 9
Introduzione (A. Leso) pag. 11
Premessa (F. Cobello) pag. 13
Droga e vita quotidiana, Dall’agorà… a internet. Il monitoraggio epidemiologico
della Regione Veneto e le nuove sostanze psicoattive (C. Bovo) pag. 15
Nuove droghe e sicurezza stradale (L. Altamura) pag. 17
Le origini, i luoghi e l’evoluzione delle droghe (G. Ricci) pag. 23
Le modifiche dei pattern d’uso (M. Zannoni) pag. 35
Indagini Epidemiologiche applicate allo studio delle dipendenze da droga (S. Tardivo, A. Zenere) pag. 41
La “dipendenza” di genere ( R.Castello) pag. 51
Dipendenza e disassuefazione dalla droga (F. Lugoboni) pag. 55
Evoluzione psicologica del bambino e fattori di rischio nel primo contatto con la droga. Il ruolo dei genitori (F. Pajno Ferrara) pag. 67 Intelligenza emotiva e uso di droghe (V. Olivieri) pag. 73
Il richiamo delle nuove sirene:
la sociologia delle nuove droghe (M.G. Landuzzi) pag. 77
Percorsi di educazione al rispetto e alla legalità. Azioni nel mondo scuola (A.L. Tiberio) pag. 83
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
8
Dipendenza e Legalità (E. Buttitta) pag. 95
Lettere a Giulietta sul tema delle droghe (V. Olivieri, G. Tamassia) pag. 103
Biblioterapia e nuove droghe (M. Dalla Valle) pag. 107
Conclusioni (V. Olivieri) pag. 113
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
9
Presentazione
Luca Coletto
Assessore della Sanità Regione Veneto
E’ una grande opportunità questa iniziativa di informazione sulle nuove droghe e sui
devastanti effetti a breve e a lungo termine che esse producono nelle persone dipendenti.
L’obiettivo della giornata è realizzare il valore che la Regione Veneto da alla prevenzione,
soprattutto in un ambito così esteso e fragile come quello della famiglia e, nel contesto specifico, i
genitori e i figli.
La politica di prevenzione e socio assistenziale della Regione Veneto è attenta soprattutto e
non solo, al mondo dei giovani che rappresentano il nostro futuro.
Ringrazio innanzitutto i Promotori di questa importante occasione di riflessione su un tema
purtroppo sempre di forte attualità anche nella nostra città: in primis l’Azienda Ospedaliera
Universitaria Integrata di Verona, nelle persone dei Responsabili scientifici del Convegno Giorgio
Ricci e Viviana Olivieri, ma anche il Club di Giulietta, che sostiene l’iniziativa.
Ringrazio poi tutte le istituzioni: la Polizia, la Scuola e i Professionisti della salute coinvolti.
Grazie a questa sinergia multiprofessionale potremmo affrontare con serietà e competenza questo
disagio così presente nel mondo giovanile.
La conoscenza, il promuovere l’informazione sulle nuove sostanze stupefacenti e sui loro
effetti permettono di attuare una corretta prevenzione. E’ importante poi che questo processo di
prevenzione coinvolga tutte le Istituzioni dalla Regione Veneto, attraverso la sua politica
istituzionale, al mondo poi della scuola, della famiglia in sicurezza.
Questo percorso di prevenzione che si attua attraverso l’azione quotidiana, la competenza
sinergica di tutti gli attori coinvolti e il loro confronto istituzionale permette una attenta e mirata
prevenzione sociosanitaria che ottempera alle indicazioni della Regione Veneto e accoglie il disagio
dei giovani “a rischio” e dei loro famigliari.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
11
Introduzione
Anna Leso
Assessore ai Servizi Sociali e Famiglia Comune di Verona
Ringrazio innanzitutto i Promotori di quest’importante occasione di riflessione su un tema
purtroppo sempre di forte attualità anche nella nostra città: in primis l’Azienda Ospedaliera
Universitaria Integrata di Verona, nelle persone dei Responsabili scientifici del Convegno Giorgio
Ricci e Viviana Olivieri, ma anche il Club di Giulietta, che sostiene l’iniziativa.
Porto dunque con molto piacere il saluto dell’Amministrazione Comunale e in particolare
del nostro Sindaco Flavio Tosi, che vi ringrazia per il vostro impegno.
Credo sia molto importante continuare ad diffondere una conoscenza approfondita sulle
sostanze stupefacenti e sui devastanti effetti a breve e a lungo termine che esse producono nelle
persone dipendenti. Un campanello d’allarme va posto in particolare sulle nuove droghe sintetiche,
drammaticamente sempre più diffuse pressi i giovani attraverso canali non controllabili.
Conoscere è anche prevenire. E la prevenzione nell’ambito dell’uso delle droghe e dell’alcol
va portata sempre più nei contesti dove vivono i giovani. Sul terreno della prevenzione è necessario
poi stimolare continuamente il confronto tra le diverse istituzioni e realtà che si occupano dei
ragazzi “a rischio”.
L’asse tra servizi di prevenzione socio-sanitaria e mondo della scuola, che è così bel
rappresentato dagli esperti presenti a questo tavolo dei relatori, è fondamentale per un’azione
coordinata ed efficace.
Ma credo si debba anche continuare ad insistere nel coinvolgimento delle famiglie e della
comunità civile su questo fronte: la battaglia contro ogni forma di dipendenza deve essere una
battaglia comune, da vincere assieme, in nome del rispetto di sé e della vita e del senso di
responsabilità di ognuno.
Grazie ancora per l’invito, grazie ai relatori che approfondiranno i diversi aspetti e buon
lavoro.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
13
Premessa
Francesco Cobello
Direttore Generale
Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Si tratta di un incontro formativo aperto a tutta la cittadinanza ma soprattutto genitori e figli.
Il tema su cui riflettere sono le Nuove Sostanze Psicoattive ormai largamente diffuse in tutto il
mondo. Per Nuove Sostanze Psicoattive si intende quel gruppo di sostanze difficilmente
identificabili perché fabbricate ed "inventate" chimicamente nei laboratori clandestini e che
differiscono dalle sostanze tradizionali per i luoghi ed i metodi di diffusione.
Tratteremo l'argomento da diversi punti di vista: quello delle Forze dell'Ordine, quello del
tossicologo e del clinico, senza tralasciare un approccio formativo, psicologico e sociologico.
Lungi dal rappresentare un compendio accademico di teorie, il breve percorso formativo
potrà essere un’importante occasione per approfondire le tematiche sul come sono costituite le
nuove droghe, dove vengono diffuse e i rischi che comportano.
L’obiettivo è di creare coesione con un approccio multidisciplinare, tra i vari professionisti
che si occupano di sociale, scuola e sanità, in modo di creare così un team di sicurezza e tutela di
alcune delle maggiori fragilità del nostro momento storico attuale: i genitori e i figli.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
15
Droga e vita quotidiana, Dall’agorà… a internet
Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto e le nuove sostanze psicoattive
Chiara Bovo
Direttore Sanitario
Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Le parole chiave del percorso continuo e attento sul fenomeno delle nuove droghe sono:
prevenzione, formazione e monitoraggio.
Negli ultimi anni sono comparse sul mercato una grande quantità di nuove sostanze
psicoattive sintetiche e naturali. Sono sostanze che hanno gravi effetti sulla psiche e sono capaci di
provocare profonde modificazioni della personalità. Vengono vendute come sostanze legali e
pubblicizzata con etichette che portano ingredienti diversi da quelli effettivamente contenuti. Su
internet, anche i più giovani le possono acquistare con facilità e riceverle direttamente a domicilio
con i normali corrieri postali. Per ogni sito web che viene scoperto e chiuso, ce ne sono altri 2 o 3
pronti ad aprire i battenti e ad attirare giovani e giovanissimi, con droghe che portano i nomi dei
supereroi e dei cartoni animati e che promettono esperienze mai provate prima.
Scopo di questo percorso formativo è proprio quello di coinvolgere i diversi enti e
professionisti che si occupano di sociale, scuola, sicurezza e sanità al fine di istituire una azione
sinergica e propositiva per garantire un approccio multi professionale e multimodale in grado di
creare una rete di tutela e supporto intorno ai giovani e alle loro famiglie per dare loro delle risposte
sempre più concrete e più articolate.
Il corso desidera inoltre monitorare l’attività con il coinvolgimento di tutte le forze politiche,
sociali, sanitarie e sulla sicurezza promuovendo in modo continuativo la formazione e
l’informazione.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
17
Nuove droghe e sicurezza stradale
Luigi Altamura
Comandante Polizia Municipale Verona
Il tema che andremo a trattate è molto delicato, un tema con cui purtroppo il Comando della
Polizia Municipale di Verona si scontra quotidianamente.
Nella città di Verona il numero degli incidenti stradali gravi e gravissimi è però diminuito
negli ultimi anni, soprattutto e – sottolineo - grazie alla repressione, ma anche alla prevenzione.
In Italia il numero di morti per nostra fortuna è in diminuzione infatti, tra il 2002 e il 2012 è
diminuito di circa il 45%. Purtroppo non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo fissato dall’Unione
Europea della diminuzione del 50%, ci sono riuscite alcune nazioni, però non dimentichiamoci che
nel 2001 i morti sulle strade erano ben 7096, e che invece nel 2012 (ultimi dati certificati) i morti
sono stati 3460, un consistente decremento, dovuto soprattutto ad una maggior consapevolezza dei
rischi con una guida alterata.
Abbiamo analizzato insieme ad ACI ed ISTAT i mesi, i giorni, i periodi più difficili per chi
guida, il mese di maggio per esempio è il mese più a rischio. Maggio è il periodo dove investire
maggiore attenzione, perché vengono maggiormente utilizzati i veicoli a due ruote, motocicli e
ciclomotori. Il motociclista, in questo momento, è una delle figure più a rischio nelle strade
soprattutto del nord Italia. Il sabato e la domenica sono anch’essi giorni a rischio, basterebbe parlare
con qualsiasi medico del pronto soccorso di turno in quei giorni, per verificare il numero di feriti o
morti da sinistro stradale.
Se andiamo a leggere i dati ufficiali dell’Unione Europea, ci sono nazioni che stanno
facendo meglio di noi, tanti stati (come Francia, Spagna, Slovenia) che si stanno impegnando e
stanno investendo risorse economiche, cosa che in Italia non stiamo facendo.
Le strade più pericolose rimangono le strade urbane, dove paradossalmente l’indice di
mortalità è più basso ma c’è una incidenza maggiore di incidenti gravi e gravissimi.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
18
Nel primo grafico della slide sotto riportata si vede benissimo come le probabilità di avere
un incidente grave o gravissimo aumentino nel tardo pomeriggio, verso le 18 quando si rientra dal
lavoro, da scuola.
Nel grafico più in basso invece si nota come l’indice di mortalità più elevato si ha alle 4/5
della mattina, quando ci sono pochissimi veicoli in circolazione ma spesso troviamo persone
alterate, che come vere e proprie “bombe ad orologeria”, vengono innescate e esplodono.
Polizia Municipale
Le ore più a rischio
Molti pensano guidando un veicolo che i rischi siano pochi, in fondo muoversi sulla strada
sono attività che riusciamo a fare tutti, sono attività che riguardano persone di qualsiasi età; noi
però dobbiamo parlare ai giovani perché sono sicuramente una delle categorie più a rischio.
Aggiungerei oggi anche un altro problema reale nella nostra società, si pensa infatti che solo
i giovani debbano essere educati ad una guida consapevole, così come per il bere ed altre attività,
non è vero perché, essendo il concetto di Educazione Stradale nato negli anni 80, la fascia dei
quarantenni è a rischio perché quando loro erano giovani non si parlava di educazione stradale
oppure se ne parlava molto poco.
Abbiamo però un altro evidente problema connesso alla sicurezza stradale, la droga di cui si
parla sempre meno. Nei nostri telegiornali, di sicurezza stradale se ne parla solamente quando c’è
un grave incidente stradale, oppure la domenica quando le agenzie hanno meno notizie e riprendono
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
19
informazioni di incidenti accaduti in giro per l’Italia. Spesso dietro a queste morti c’è la droga e la
Polizia Municipale ha difficoltà ad intercettare coloro che si pongono alla guida sotto l’effetto di
sostanze stupefacenti. Il problema di queste sostanze è che vanno ad alterare la percezione di cosa
vedo e come vedo, i tempi e le reazioni. C’è poi un’altra droga che tutti utilizziamo: il telefonino.
Oltre a queste droghe tradizionali, oggi abbiamo a che fare con le cd “nuove droghe”, quelle
più propriamente dette “sintetiche”. Mi piacerebbe che i medici del Pronto Soccorso mi
accompagnassero quando vado nelle scuole, perché un conto è la divisa che parla, un conto è il
parere di un medico che magari con parole semplici può definire meglio gli effetti di queste “nuove
droghe” che nascono e soprattutto si moltiplicano negli anni.
Nelle slides seguenti potete vedere i “cataloghi” delle nuove droghe che girano.
Polizia Municipale
Naturalmente nella nostra evoluzione umana così come si è partiti nei secoli, c’è un problema legato
alla propria coscienza. Mi riferisco all’assunzione di droghe, magari in relazione alla richiesta di
una performance, e non vi è la consapevolezza della gravità. Pensiamo al ciclista Lance Armstrong,
ha vinto 7 tour di France che sono stati cancellati perché le sue prestazioni erano legate
all’assunzione di farmaci.
Noi in Italia, e lo dico con un velo di polemica, facciamo ancora troppo poco per la
sicurezza stradale e per contrastare l’abuso di sostanze stupefacenti.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
20
Polizia Municipale LA DROGA
ECSTASY COCAINA CANNABIS
La slide sopra riportata riguarda una campagna di sensibilizzazione svoltasi in Inghilterra e
costata circa 6 milioni di sterline. Vi sfido a vedere se anche il nostro paese spende altrettanto per
una campagna di sensibilizzazione contro l’uso di sostanze stupefacenti. I poliziotti inglesi inoltre,
non hanno i nostri stessi problemi, non devono fare quello che facciamo noi. Dopo aver fermato un
individuo, dobbiamo portarlo al Pronto Soccorso, fermare una pattuglia, aspettare che l’esito di
quell’accertamento medico vada all’Istituto di Medicina Legale poiché solo quel medico mi potrà
accertare la positività alla droga. Quindi è una perdita di tempo, di denaro, di risorse umane, quando
c’è una legge dello stato che già nel 2010 (la Legge nr. 120/2010) ha previsto che venisse istituito il
cosiddetto “drogometro”. In quattro anni il legislatore non ha realizzato nulla, solamente
sperimentazioni e nulla è stato consegnato alle forze dell’ordine, se non un precursore ad esempio il
“Cozart”, attraverso il quale dopo l’accertamento dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, la persona
viene segnalata all’autorità giudiziaria. Peraltro ognuna delle cartucce di un precursore costa
almeno 25 euro.
Per quanto riguarda la disponibilità e la quantità di sostanze stupefacenti disponibili sul
mercato, c’è il catalogo ufficiale di Europol, una organizzazione a livello europeo, di cui anche
l’Italia fa parte attraverso alcuni ufficiali delle Forze di Polizia, che cataloga ed elenca tutte le
sostanze stupefacenti, che sono state sequestrate sul territorio europeo. Il primo catalogo risale al
2002 e già contiene migliaia di elementi che sono suddivisi oltre che per gli effetti anche per
tipologia di disegno di riconoscimento. Si possono trovare ad esempio la serie con i nomi dei
fumetti, animaletti, cuoricini, cartoni animati, ecc.. A tutto questo si aggiunge il problema che
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
21
purtroppo molte di queste pasticche sono state vendute attraverso internet, dove il mercato virtuale è
in aumento negli ultimi anni!
E’ appunto in questo contesto che l’attività di informazione da parte dei cittadini diventa
importante.
Alcuni esempi:
• attraverso l’attività di denuncia da parte di alcuni fruitori di una nota discoteca
veronese è stato possibile intervenire per contrastare lo spaccio di sostanze
stupefacenti.
• attraverso la disponibilità di un direttore didattico di una scuola siamo riusciti ad
entrare anche nelle scuole assieme ai cani. Noi come Polizia Locale non ci
occupiamo di grandi indagini di spaccio, però anche in questo contesto erano
arrivate delle segnalazioni da parte di alcuni genitori, ed infatti quando i cani sono
entrati in classe, lì è stato individuato uno studente che aveva con sé delle dosi di
droga. Inoltre questo ragazzo di soli 16 anni, nella perquisizione a casa, è stato
trovato in possesso di bilancini, a dimostrazione che non si trattava di una attività
saltuaria. In tale occasione si è scoperto poi che lo spaccio avveniva anche
direttamente sull’autobus che portava i ragazzi a scuola. Colgo quindi l’occasione
per ringraziare ulteriormente la preside e per invitare tutti i presidi delle scuole a
segnalare informazioni di questo tipo.
Certo, l’ingresso della Polizia Municipale nelle scuole è una azione molto forte, non è da
sottovalutare la situazione complessiva, occorre certamente un grande coordinamento tra le forze
dell’ordine e la scuola. Ma è anche vero che, a volte, lo spaccio di sostanze stupefacenti avviene
proprio in quei luoghi in cui non si pensa possano esserci controlli quali, come detto sopra,
l’autobus e la scuola.
Concludo, suggerendo a coloro che di questi temi si occupano, di coinvolgere sia i ragazzi
ma anche e soprattutto i genitori nella partecipazione ad iniziative che trattino argomenti quali la
droga e l’abuso di consumo di alcool e i rischi connessi alla circolazione stradale.
Luigi Altamura
Comandante Corpo Polizia Municipale di Verona
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
23
Le origini, i luoghi e l’evoluzione delle droghe
Giorgio Ricci
Direttore ff Pronto Soccorso BT
Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Questo mio intervento vuole focalizzarsi sull' uso della droga come veicolo di cambiamento
nella storia e in quale modo sia cambiato l’uso delle droghe all’interno della nostra società.
Agli inizi le droghe, intese come sostanze in grado di alterare la normale percezione erano
qualcosa di diverso, poiché la tendenza ad usarle era comune a tutte le religioni, a tutte le latitudini:
nessuna civiltà si è “salvata” da questa tendenza. Questo perché queste sostanze erano un sostegno
per affrontare le sfide, affrontare la natura, per relazionarsi con gli altri ma anche per la ricerca del
piacere, inteso sia in senso fisico che psichico ed estetico. Con esse si è cercato di curare le malattie,
superare disagi morali, rompere i vincoli della quotidianità ma anche acquisire qualcosa che andasse
oltre la visione, qualcosa di trascendente e di mistico, raggiungere una esperienza sacrale.
La prima droga utilizzata è proprio la più conosciuta, l’alcool. Già 9000 anni fa bevande
alcoliche venivano consumate, ad esempio nei pittogrammi egizi si può vedere come la vendemmia
fosse un usanza già conosciuta,
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
24
o la birra, nata di pari passo con il vino, usata già dai Sumeri.
Ippocrate addirittura indicava il vino come trattamento per alcune malattie. Diventa poi
elemento importante per molti rituali sacri, basti pensare ai cattolici durante l’eucarestia.
Però con l’età moderna soprattutto nella società occidentale il consumo di bevande alcoliche
aumenta di pari passo con l’introduzione di bevande alcoliche distillate ad alta gradazione;
l’aumento di produzione di questi liquori favorisce una crescita dell’abuso, diventando una vera e
propria piaga sociale dovuta anche alla progressiva urbanizzazione delle società agricole che
trovano consolazione della mancanza di lavoro nell’alcool.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
25
Anche oggi bisogna fare molta attenzione! Ad esempio una nota bevanda di aperitivi agli
inizi sponsorizzava il proprio prodotto a bassa gradazione alcolica (3%) con la frase “la possono
bere anche i bambini”, “perché con soli 3 gradi di alcool l’aperitivo monodose è ideale per chi
vuole la freschezza di una bibita senza rinunciare al brivido dell’alcool”.
Altra droga molto conosciuta è il tabacco che veniva fumato già nel 1000 a.c. dai Maya, ma
con finalità religiose e curative. La sua introduzione in Europa si deve a Rodrigo de Jerez e Luis
Torres, che hanno osservato che gli indigeni fumavano attraverso una canna cava il tabacco che loro
chiamavano appunto “tobago” o “tobaca”.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
26
Nel 1800 in occidente nascevano le prime manifatture di sigari e sigarette sviluppando così
il rapido consumo di massa. E’ necessario attendere l’inizio del XX secolo, per rilevare
l’associazione del tabacco con varie malattie ad esso correlate.
Altro fumo estremamente conosciuto è quello della canapa indiana. Di essa se ne conosce
l’uso già nel Neolitico nei territori dell’attuale Afghanistan.
Si è sviluppata poi, come testimoniano numerosi testi di botanica, verso la Cina. La canapa
era considerata una sostanza sacra soprattutto in India dove era addirittura considerata la
metamorfosi dei peli della schiena di Visnu. Nel mondo islamico invece era l’erba per eccellenza,
quasi che fosse la chiave di volta per l’intero mondo vegetale. L’introduzione in Europa avviene
tramite Napoleone che la importa attraverso i territori Ottomani conquistati, diffondendo così la
moda della canapa da Parigi a tutta l’Europa, e diventa così una moda e non più una sacralità.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
27
Nonostante l’uso che se ne fa attualmente, le droghe sono nate in associazione a culti sacri.
Sono quindi associate a esperienze allucinatorie o particolari dal punto di vista sensoriale che le
avvicinavano al misticismo. Il riferimento a piante allucinogene è comune a molti testi sacri scritti
da varie civiltà. Nel 3000 a.c. ad esempio nelle regione settentrionali dell’Asia e dell’America c’era
già l’Amanita Muscaria,
ma in Europa c’era la Mandragora,
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
28
oppure il Peyote
nelle regioni dell’America Centrale, il fungo allucinogeno per eccellenza.
Reperti archeologici dimostrano come il papavero, quindi l’oppio, fosse usato già dagli
Egizi: nel papiro Ebers,
ad esempio per calmare il pianto dei bambini, si suggerisce l’uso del “mehes”, capsule di
papavero
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
29
Nell’800 avviene però una scoperta “catastrofica”: in Europa dall’oppio si isola la morfina
ed in concomitanza viene brevettata la siringa ipodermica, aumentando così a dismisura le
potenzialità terapeutiche dell’oppio e quindi della morfina, ma aumentando anche i rischi legati ad
un suo abuso.
Nel 1897 la Bayer pubblicizza il lancio di un nuovo prodotto usando le seguenti parole:
“contro tutti i dolori, sedativa per la tosse e la cura dei tossicomani”...
...tale “nuovo prodotto” era l’eroina.
Continuando il percorso storico delle droghe arriviamo al tempo delle amfetamine.
Le prime vengono sintetizzate nel 1927 come sostituto dell’efedra sinica,
una pianta medicinale usata in Cina da millenni per la cura dell’asma. Il principio attivo era
facilmente isolabile e quindi si è provveduto a farlo. Purtroppo la prima sintesi ad essere prodotta
sotto il nome di Benzedrina era venduta come prodotto da banco,
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
30
come inalatore per l’asma: ebbe un successo spaventoso, non tanto per la cura dell’asma
quanto per le sue proprietà stimolanti ed euforizzanti! Nel dopoguerra le anfetamine conoscono un
enorme successo proprio per le loro proprietà stimolanti.
L’MDMA viene sintetizzata per la prima volta nel 1912, anche se il primo studio
tossicologico è del ’53, in quanto gli Stati Uniti avevano interesse a creare un nuovo siero della
verità. Il problema insorge verso la fine degli anni 60 dove si riscoprono le proprietà psicoattive di
questa sostanza, iniziando ad usarla in psicoterapia col nome di “Adam”. Era ritenuta un utilissimo
sussidio in terapia poiché stimolava l’empatia e la comunicazione tra terapista e paziente. Esce però
dall’ambito clinico e arriva nei locali della disco-dance. La modifica dell’uso provoca la modifica
anche del nome per utilizzarne uno più attrattivo:
Adam prende così il nome di Ecstasy.
Possiamo quindi dire che dall’antichità ad oggi, l’uso di sostanze stupefacenti ha perso
qualsiasi riferimento alla spiritualità, sacralità o ritualità.
Nascono così le “nuove droghe” le nuove sostanze psicoattive. In uno studio del
Dipartimento politiche antidroga del Consiglio dei Ministri, dal 2009 al 2013 sono state segnalate
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
31
280 nuove molecole, quindi “legali”, poiché non catalogate nelle sostanze illegali, e quindi soggette
in un certo qual modo alla libera vendita.
Sono quasi sempre delle vecchie droghe alle quali si cambia una piccola molecola. E’,
quindi una sostanza molto simile a quella vecchia, ma con questo piccolo cambio è diventata una
nuova sostanza psicoattiva. Ad esempio, sostanze come i cannabinoidi sintetici sono state fabbricate
nel 2008, e venivano vendute come incensi, profumatori per ambienti o sali da bagno.
Per i medici inoltre individuare la sostanza a priori diventa una impresa impossibile, ciò
può avvenire solamente nel momento in cui una persona in evidente stato alterato giunge al pronto
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
32
soccorso. E’ doveroso anche aggiungere e c’è la necessità soprattutto di informare i giovani, i
genitori, la cittadinanza che queste nuove sostanze sono 35-50 volte più potenti rispetto alle
precedenti
Tutte queste nuove sostanze vengono vendute anche e soprattutto attraverso internet, in siti
accessibili a chiunque e nonostante l’opera di chiusura continua di siti, ne vengono aperti in
brevissimo tempo altrettanti. In questi siti si trovano tutte le svariate tipologie sopra descritte e
come già detto, cambiando chimicamente una o più molecole divengono “legalmente” vendibili.
Tra queste nuove droghe che circolano in particolar modo nel mondo di internet oltre a
quelle sopra citate, dramma nel dramma, ce ne sono altre ad esempio quelle così dette dello
“stupro” in quanto creano uno stato di incoscienza ed amnesia.
Vengono utilizzate per stupri e rapine. Queste sostanze vengono ovviamente somministrate
a insaputa del fruitore e soddisfano tutti i requisiti necessari per il loro utilizzo: sono facilmente
reperibili, incolori, inodori, efficaci a basso dosaggio e provocano incoscienza ed amnesia, oltre a
scomparire dall’organismo in poche ore.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
33
E’ necessario però aggiungere che le sostanze reperibili in internet accessibili a tutti
attraverso una rapida ricerca sono solamente una minima parte di ciò che è possibile acquistare sul
web. Esiste infatti il così detto Dark-Web, un mondo molto più vasto di difficile accesso dove però
si può trovare assolutamente di tutto, tutti i vari tipi di droga, orologi Rolex di dubbia provenienza a
prezzi stracciati e armi da fuoco.
Uno dei dati confortanti è che l’Italia è penultima nell’uso e abuso di questi siti internet.
Questo non ci deve assolutamente far abbassare la guardia perché il mercato è in continua
evoluzione e ad una velocità molto elevata.
Abbiamo l’obbligo di essere più veloci del mercato della droga per riuscire a contrastare
questo fenomeno.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
35
Le modifiche dei pattern d’uso
Dr. Massimo Zannoni
U.O. Pronto Soccorso e Tossicologia Clinica Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
L’argomento che andrò a trattare in questa relazione riguarda le modificazioni delle modalità
di utilizzo di alcune delle sostanze la cui identificazione e classificazione sono particolarmente
complesse in quanto sostanze eterogenee e in continua evoluzione sotto l’aspetto chimico-
strutturale.
L’UE è una delle principali destinazioni per quanto concerne le sostanze stupefacenti
provenienti da Africa settentrionale, America Latina e paesi dell’Est. Tuttavia l’Europa è anche
all’avanguardia nella produzione di quelle sostanze, definite droghe sintetiche, che stanno
acquisendo un valore sociale sempre più importante sia per il loro consumo sia per la rilevante
quantità disponibile sui mercati dell’Unione Europea.
Un’indicazione dell’estensione del problema può esser fatta analizzando i sequestri di
sostanze stupefacenti effettuati dalle forze dell’ordine
nel corso dell’anno 2012 in Europa, avendo presente
tuttavia che il dato è parziale e sottostima le dimensioni
del fenomeno a causa dei molteplici stratagemmi
adottati per eludere i controlli. Questi dati collocano
l’Italia nella top ten dei paesi con il maggior numero di
sequestri di droga. Sebbene il trend sia in calo, il
consumo rimane elevato ed è un utilizzo che coinvolge
prevalentemente le fasce di età più giovani.
Una chiave di lettura del fenomeno può derivare dalle attuali difficoltà dei giovani nei
confronti di valori etici e sociali in rapida evoluzione così come dai problemi connessi
all’inserimento nel mondo del lavoro. Diviene quindi
fondamentale un’accurata informazione e formazione sui
rischi connessi all’utilizzo di sostanze d’abuso per evitare
che le sostanze psicotrope diventino un’ancora di
salvezza per dimenticare i problemi economici e sociali.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
36
Da ultimo, ma non meno rilevante, diviene sempre più frequente la concomitante assunzione di
sostanze psicotrope illegali con alcool e tabacco, il cui uso è accettato socialmente e legalmente ma
con rilevanti danni alla salute dei giovani utilizzatori.
Parlando di pattern d’uso di sostanze stupefacenti è doveroso iniziare dalla cannabis, la
sostanza psicoattiva maggiormente usata in Europa. Pur non approfondendo in questa sede il
discorso, è noto il grande dibattito esistente sul doverla considerare legale o illegale. E’ importante,
invece, evidenziare la sua ampia diffusione nella popolazione tra i 15 e i 65 anni dove una persona
su cinque fa utilizzo di cannabis. E’ molto utilizzata in particola nelle fasce più giovani, molto
spesso in co-assunzione con alcool e tabacco, con modalità variabilità di utilizzo che vanno dalla
semplice sperimentazione, con somministrazioni sempre più prolungate fino alla vera e propria
dipendenza conclamata con correlata necessità di trattamento.
Da qualche anno sta aumentando l’utilizzo dei cannabinoidi sintetici, sostanze create in
laboratorio per simulare l’effetto della cannabis. E’ importante rendere evidente che queste sostanze
sono spacciate come sostanze naturali cavalcando il mito che tutto ciò che è naturale fa bene mentre
si tratta di sostanze più potenti della stessa cannabis capaci, soprattutto, di sviluppare una
dipendenza molto maggiore.
Uno studio, condotto e fatto qualche anno fa dal
Dipartimento delle Politiche Antidroga del Consiglio dei
Ministri, ha analizzato il contenuto di cannabis e derivati
dei tetracannabinoidi nelle acque reflue di varie città
italiane. Per quanto concerne Verona, una delle città
italiane prese in esame, pur collocandosi nella parte bassa
della classifica, l’utilizzo di cannabis è significativo al
punto da aver suscitato l’attenzione nei media locale e
ingenerato espressioni gergali quali “la nostra canna quotidiana ce la facciamo”.
La cocaina è la sostanza che si colloca al secondo
posto per quantità di utilizzo, la cui assunzione può
avvenire attraverso vari modi, dallo sniffo al fumo. Il suo
utilizzo è incrementato in particolar modo nell’ultimo
decennio e, nelle statistiche europee, l’Italia è al 4° posto
per quantità di utilizzo. Interessante è il dato, emerso
attraverso l’analisi delle sostanze sequestrate, che per
aumentare il volume della sostanza da vendere siano usati
in aggiunta e innocue (quali amidi o zuccheri) ma anche farmaci, non solo con funzione di sostanza
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
37
da taglio ma anche per amplificare l’effetto psicotropo. Da
ultimo sono state trovate anche sostanze pericolose per la
salute della persona quali il levamisolo, usato in medicina
veterinaria che nell’uomo provoca un notevole calo delle
difese immunitarie fino a uno stato simile all’AIDS.
L’analisi di sostanze psicotrope nelle acque reflue, condotto
dal Dipartimento delle Politiche Antidroga del Consiglio dei
Ministri, ha evidenziato un cospicuo utilizzo di cocaina anche
nella città di Verona.
Relativamente all’uso degli stimolanti quali Ecstasy,
anfetamine e LSD, un dato confortante è che il loro utilizzo,
in Italia, è meno diffuso rispetto alla media degli altri paesi
dell’Unione Europea. Si tratta di sostanze utilizzate soprattutto
in particolari contesti quali discoteche, festival musicali;
molto frequente è,
peraltro, la loro co-
assunzione con l’alcool. L’analisi delle acque reflue
documenta un utilizzo di questi stimolanti in tutto il nostro
Paese. Interessante, tuttavia, rispetto a cocaina e cannabis, è il
maggior consumo nelle grandi città rispetto ai piccoli centri
urbani.
Proseguendo nella nostra analisi, troviamo l’utilizzo di catinoni, sostanze prodotte
chimicamente, così chiamate perché simulano l’effetto euforizzante del Khat (pianta africana);
esplicano un‘azione stimolante analoga a quella della cocaina. Sono sostanze di estrema reperibilità
e facilmente acquistabili, soprattutto tramite e-commerce su internet dove, per eludere i controlli
delle forze dell’ordine, sono vendute nelle forme più disparate ed eterogenee quali, ad esempio, sali
da bagno o fertilizzanti.
Recentemente è tornata in auge, retaggio degli ani ’70-80, Angel Dust, polvere degli angeli,
(fenciclidina) ed è stato rivisto l’utilizzo dell’anestetico
ketamina, sostanze utilizzate per i loro effetti dissociativi
con azione cocaino-simile. Derivata dalla ketamina, ma
dotata di maggiore e protratta attività dissociativa, è la
metossietamina. Un rischio nascosto di quest’ultima
risiede nella latenza d’azione quando assunta per via
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
38
inalatoria con pericolo di dosi ripetute a brevi intervalli e conseguente pericolo di accumulo.
Un problema di particolare rilievo deriva dalle cosiddette droghe da stupro, sostane a uso
sanitario, usate per perpetrare crimini sia a sfondo sessuale ma anche per vere e proprie rapine.
Oltre ad essere di facile reperibilità in internet queste sostanze hanno una persistenza nel sangue
delle vittime molto limitata, la loro individuazione può essere riscontrata fino a 12 ore dopo
l’assunzione. Trascorso questo periodo non si ha più alcuna possibilità di riscontro anche con esami
tecnologicamente avanzati quali, ad esempio quelli effettuati nei laboratori di Medicina Legale con
apparecchiature dedicate. Se aggiungiamo a questo il fatto che la persona solitamente ci mette
qualche giorno per ricordare sommariamente quanto è successo, è evidente come ci si trovi di fronte
ad un problema particolarmente importante verso cui sia le forze dell’ordine, ma anche i medici
hanno le armi spuntate. Da ultimo occorre segnalare che questo tipo di droghe, utilizzate a fini
criminali, sono utilizzate, per esser sicuri della loro azione, a dosaggi che si avvicinano
pericolosamente alla dose tossica o letale, con conseguente pericolo immediato per la salute della
vittima.
Le nuove sostanze psicotrope sono il boom del momento. Si tratta di sostanze create per
mimare le azioni di una delle droghe già presenti sul
mercato. Il loro nascere deriva dalla competizione, nel
contrasto al commercio e utilizzo di stupefacenti, che
esiste tra forze dell’ordine e produttori/spacciatori.
Sino a qualche tempo fa, infatti, una sostanza era
classificata come illegale se inserita in un elenco;
cambiandone la composizione chimica mutava la
sostanza che non risulta più illegale in quanto non
tabellata. Onde ovviare a tale lacuna, è stato recentemente apportato un cambiamento legislativo in
favore delle forze dell’ordine e della loro attività di
contrasto, etichettando come illegale “qualsiasi sostanza ad
azione psicotropa contenuta in forma pura, o anche
miscuglio, basta che abbia una azione analoga ad una altra
sostanza ritenuta droga illegale” ovviando così alla
necessità di dover attendere l’atto legislativo formale.
Del resto occorre sottolineare che queste nuove
sostanze sono prodotte nell’ottica di soddisfare vere e proprie esigenze di mercato, ove vige la legge
della domanda e dell’offerta. All’interno di questo gioco a guardie e ladri tra chi deve tutelare i
diritti della salute della persona e quanti commerciano illegalmente sostanze psicoattive, si inserisce
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
39
un altro scenario. Oltre ad essere prodotte, in quanto illegali, con metodiche e in strutture prive di
qualsiasi controllo, sono prodotte molecole solo per soddisfare le richieste della clientela creando
nuove sostanze o potenziando gli effetti di vecchie molecole con maggiore azione psicoattiva o
azione neuropsichica a fini ricreativi o voluttuari, ignorando tutto l’aspetto legato alla sicurezza
clinica del farmaco.
Ne conseguono importanti ricadute anche sull’aspetto sanitario con problemi di salute per
quanto riguarda il processo di disintossicazione, il
trattamento a lungo termine del paziente a carico del
servizio sanitario nazionale, ma anche un grosso
problema nell’emergenza urgenza per i medici dei
Dipartimenti di Emergenza. Il personale sanitario deve,
infatti, fronteggiare gli effetti acuti e cronici di sostanze
spesso prodotte da persone poco o nulla competenti in
farmacologia umana, su cui mancano o sono carenti tutte le prove di tollerabilità e di sicurezza che
sono invece effettuate nella produzione di un farmaco, la composizione e i dosaggi sono
approssimativi (la produzione ha finalità criminali) tesi ad accentuare alcune azioni senza
preoccuparsi di altri effetti associati. E’ ipotizzabile che analogamente a quanto accaduto con il
fumo di sigaretta, dove la correlazione fumo-tumore al polmone è emersa dopo decenni, solo fra
qualche decennio gli effetti a lungo termine derivanti da queste nuove sostanze psicotrope.
Torniamo ora a parlare di alcool. E’, di
solito, presente in co-assunzione con le sostanze
psicoattive, in particolar modo nelle fasce di età
più giovani, e, purtroppo, non si tratta quasi mai
di uno o due bicchieri di vino durante il pasto: i
giovani, oggi, utilizzano superalcolici e
soprattutto fuori pasto. Questo fenomeno assume
poi un altro risvolto, quello così detto della
“abbuffata alcolica (binge drinking)” che non è
l’assunzione di 4-6 bicchieri durante la serata tra amici,
bensì un uso ossessivo compulsivo di qualsiasi cosa che
contenga una elevata gradazione alcolica. I dati
epidemiologici evidenziano che questo tipo di consumo
di alcolici è la modalità prevalente, soprattutto tra i
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
40
giovani sotto i 24 anni. Altro dato preoccupante deriva dal fatto che, nella fascia di età 16-17 anni,
l’assunzione di alcolici eguaglia il consumo medio nazionale. Pur trattandosi di un modo di bere
socialmente accettato, è necessario sottolineare che il binge-drinking amplifica tutti gli effetti
dannosi dell’alcool. Da ultimo internet e il mondo globale hanno lanciato, agli inizi del 2014, una
nuova moda. E’ chiamata necknomination (nomina alcolica) e consiste nel filmarsi mentre si
compie una bevuta. Inizialmente la sfida prevedeva mezzo litro di birra da bersi nel più breve tempo
possibile, filmarsi e pubblicarlo su internet con successivo invito agli amici a fare di meglio. Oggi la
sfida consiste nel bere un mix di superalcolici e in seguito dimostrare di esser riusciti a fare
qualcosa di azzardato o pericoloso. Purtroppo a causa di ciò, si sono già avuti dei decessi,
fortunatamente in Italia ancora nessuno, ma ad esempio 5 in Australia (dove è iniziata), 3 in
Inghilterra e 2 in Irlanda.
L’utilizzo di sostanze psicotrope, soprattutto nei giovani, rappresenta un rilevante problema
sociale e di salute pubblica. E’ necessario intervenire efficacemente su più livelli: individuale,
famigliare ma anche sociale. Fondamentale è aumentare l'attenzione pubblica e diffondere
informazioni sui rischi derivati dal fenomeno, da esempio utilizzando quanto accade nei
dipartimenti di emergenza per far vedere quali conseguenze, talora tragiche, possono derivare
dall’uso, non medico, di qualsiasi sostanza psicoattiva.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
41
Indagini Epidemiologiche applicate allo studio delle dipendenze da droga
Stefano Tardivo, Alessandra Zenere
Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità Università degli Studi di Verona
Nel definire il profilo epidemiologico delle dipendenze in primo luogo va sottolineato che
la raccolta dati nell’ambito di un argomento quale quello delle dipendenze presenta molteplici
difficoltà. I fattori che concorrono a determinare tali comportamenti e di conseguenza le fonti di
informazione possono essere numerosi, rivelando alcune significative criticità dal punto di vista
della corretta rappresentazione del fenomeno. Le fonti informative rilevanti per misurare l’impatto
che questi comportamenti hanno sulla salute, intesa nella sua accezione più ampia comprendono da
una parte tutto quanto ci offre la ricerca, quindi indagini epidemiologiche, indagini su campioni di
popolazione, analisi delle acque reflue, infrazioni del codice della strada, positività tra i lavoratori e
dall’altra parte tutti i dati forniti dai servizi che il Servizio Sanitario Nazionale possiede per
contrastare questi fenomeni, sia in chiave preventiva che in chiave educativa, attraverso ad esempio
il Dipartimento Prevenzione oppure il Dipartimento delle Emergenze o attraverso i Sert (incidenza
di nuovi pazienti in entrata ai Dipartimenti delle Dipendenze, numero accessi al Dipartimento di
emergenza/urgenza per intossicazioni acute, mortalità per overdose). Ulteriori dati infine si possono
ottenere attraverso le indagini sui siti web che, rappresentano uno dei mercati in continua crescita
per le sostanze stupefacenti, nonché i dati dei sequestri effettuati dalle forze dell’ordine su tutto il
territorio.
A livello internazionale, secondo un recente report delle Nazioni Unite, il fenomeno della
dipendenza riguarda il 4-7% della popolazione mondiale, quindi più di 200 milioni di persone sono
coinvolte, tra queste il consumo più esteso è quello della cannabis (circa 180 milioni). Ci sono poi
14 milioni di persone che fanno uso di droghe per via iniettiva e 34 milioni che fanno uso di
sostanze stimolanti. Inoltre sono disponibili altri dati quali, ad esempio, quelli relativi alle superfici
coltivate (più di 1500 ettari dedicati all’uso della coltivazione della cannabis e della foglia della
coca), e l’incremento negli ultimi anni delle nuove droghe sintetiche, quindi una enorme produzione
di nuove molecole che ogni anno arrivano sul mercato (Fig.1).
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
42
Fig.1 United Nations Office on Drugs and Crime, World Drug Report 2013
Tutto questo è aggravato da un impatto imponente sulla salute pubblica “burden of disease”
(carico di malattia), poiché si parla di un numero di morti che si aggira intorno ai 200 mila ogni
anno. A queste si aggiungono tutte quelle persone che gravano sul bilancio della salute pubblica
poiché bisognose di cure o con forme di morbosità che creano disabilità permanenti dovute
all’abuso di queste sostanze. Volendo stimare il Global Burden of Disease, ovvero il “carico
mondiale di malattia, stimato attraverso i Disability Adjusted Life Years (DALY), che stimano la
somma degli anni persi per morte prematura o invalidità nelle popolazioni il maggior peso collegato
alla dipendenza da droghe si concentra nella popolazione giovane come mostrato in Fig. 2 per un
carico complessivo di circa 20 milioni di DALYS.
Età
DA
LY (
mig
liaia
)
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
43
Fig. 2 Complessivamente 20 milioni di DALYs (disability-adjusted life years) pari allo 0,8% del totale Si calcola inoltre, secondo stime del Fondo Economico Mondiale che nei prossimi anni ci
sarà una percentuale importante del PIL da dedicare alla cura dei pazienti con queste patologie, che
supera i 300 milioni di dollari.
Esistono pure notevoli differenze anche a livello mondiale nell’utilizzo delle droghe, come
mostrato in Fig. 3, dovute principalmente a fattori socio-economici che complicano ulteriormente le
strategie di prevenzione. A tale proposito l’Unione Europea da diversi anni si è dotata in primis di
un Osservatorio Europeo delle Droghe con sede a Lisbona e ha avviato dei programmi mirati alla
ricerca di strumenti condivisi per l’analisi della diffusione di questi fenomeni all’interno del mondo
giovanile, in particolare nell’ambito delle scuole superiori.
FASCIA D’ETA’ EROINA COCAINA CANNABIS AMFETAMINA ECSTASY
Africa 13 - 18 1,2 - 2,2 2,5 6,6 - 24,8 8,8 3,2 America centrale 12 - 19 0,3 - 0,4 0,3 - 3,2 2,0 - 7,6 0,3 - 7,4 0,2 - 0,5
Canada 12 - 17 2 4,4 30,2 4,5 6,2
USA 15 - 16 1,5 2,3 - 5,3 31 2,8 - 11,1 5,2
Messico 12 - 19 0,7 1,5 - 3,3 8,8 2,3 - 3,3 /
America del sud 12 -17 0,5 - 1,3 0,4 - 5 3,9 -18,7 0,9 - 7,1 0,5 - 4,3 Asia centrale 15 - 16 1 1 0,3 - 4,6 0 - 0,8 0,3 - 1 Sud-est asiatico 12 – 20 0,2 - 1,5 0,3 0,1 - 4,4 0,4 0,2 Medioriente 12 - 18 / 2,3-2,5 7,7 3,4 2,7
Fig.3 United Nations Office on Drugs and Crime, World Drug Report 2009
Studi condotti sugli studenti americani hanno evidenziato che il consumo di alcol e sostanze
illegali è un fenomeno ancora diffuso, nonostante il calo registrato negli ultimi 10 anni. Per quanto
riguarda le sostanze illegali circa il 21% dei giovani ne ha fatto uso almeno una volta all’età di 13-
14 anni, oltre il 48% all’età di 17-18 anni.
La mortalità per overdose nell’Unione Europea è di circa 7000/8000 decessi all’anno, anche
se ad esempio nel nostro paese questo numero è in un trend di diminuzione importante.
L’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT) dal 1993 ha
attivato l’ESPAD, un progetto europeo di indagine nelle scuole sul consumo di alcol e altre droghe
con lo scopo di raccogliere dati comparabili sull’uso di sostanze tra studenti europei di età compresa
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
44
tra 15 e 16 anni e monitorare le tendenze nell’abuso all’interno dei paesi e tra i diversi paesi. Finora
sono stati conclusi cinque cicli di raccolta dei dati, la prima indagine nel 1995 ha riguardato 26
paesi, l’ultima nel 2011 è stata estesa e 37 paesi tra cui l’Italia.
Per quanto riguarda i dati del progetto ESPAD 2011, indagine sul consumo di alcol e altre
sostanze nella popolazione scolastica realizzato in Italia grazie all’impegno e alla collaborazione
del Reparto di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari dell’Istituto di Fisiologia Clinica
del CNR, che sono stati raccolti attraverso questionari somministrati alla popolazione ed agli
studenti, volti a individuare le modalità di consumo, approvvigionamento ed anche la propensione
all’utilizzo delle droghe, si è stimato ad esempio come nel 2011 nella popolazione europea ci sia
stato un consumo nei giovani intorno al 18%, con una sostanziale differenza tra maschi e femmine,
individuando nella popolazione maschile un rischio maggiore rispetto a quella femminile, con una
particolare accentuazione in queste fasce di età nell’utilizzo di cannabis contro una bassa
propensione verso l’utilizzo di altre droghe quali Ecstasy, eroina o LSD. Inoltre a livello statistico il
numero di persone che fanno uso di sostanze stupefacenti è minore nei paesi europei sud-orientali e
in quelli nordici.
Più in dettaglio, a fronte di un consumo una tantum di sostanze illecite in Europa del 18%
risulta che il 21% dei ragazzi e il 15% delle ragazze ha provato sostanze illecite almeno una volta
nella vita. L’ampia maggioranza degli studenti che ha provato sostanze illecite ha consumato
cannabis (17%), il 6% ha provato uno o più degli altri stupefacenti. L’ecstasy e le amfetamine sono
state utilizzate dal 3% ciascuno, l’1-2% riferisce consumo di cocaina, crack, LSD ed eroina. I tassi
di prevalenza più bassi sono presenti nell’Europa sud-orientale e nei paesi nordici.
La cannabis come dicevamo sopra, è la sostanza illegale più comunemente utilizzata.
Riguarda il 19% dei ragazzi e il 14% delle ragazze, come rispondenti alla domanda del questionario
ESPAD 2011 “hai mai utilizzato cannabis?”, percentuale che scende al 7% per coloro che
dichiarano di averne fatto uso nell’ultimo mese.
Si nota inoltre attraverso questo questionario come uno su tre in base alle risposte fornite
risulta ad alto rischio di sviluppare una dipendenza associata all’uso di questa sostanza, che può poi
sfociare in altri tipi di dipendenza, aggiungendo che a sostegno del numero di persone che ne fanno
uso vi è una facilità nel reperimento, cosa invece più complessa per quanto riguarda ad esempio
Ecstasy ed LSD.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
45
L’uso invece di tranquillanti e sedativi in genere come mostrato in Fig. 4 è altrettanto
diffuso, circa l’8% della popolazione, in questo caso è più caratterizzato a carico della popolazione
delle ragazze più che dei ragazzi.
Fig. 4 Consumo una tantum di tranquillanti o sedativi senza prescrizione medica (2011)
Un ulteriore problema già citato è quello relativo alla poli-assunzione tra varie sostanze che
possono creare dipendenza, oltre a quelle illegali anche tabacco ed alcool. Attraverso questo studio
infatti il dato relativo a persone dedite a questo tipo di assunzione si aggira intorno al 9%. La
poliassunzione di droghe è associata a comportamenti devianti come: avere avuto problemi con la
polizia, essere stato coinvolto in una rissa, avere avuto rapporti sessuali non protetti e aver perso
giorni di scuola senza motivo.
I dati Europei su uno studio di ragazzi con meno di 15 anni sono meno evidenti poiché è
difficile mappare i risultati. Tuttavia emerge che negli ultimi anni il trend di assunzione di sostanze
da abuso sta gradualmente anticipandosi, creando sicuramente un problema sia dal punto di vista
curativo che preventivo.
Passando ad un’analisi dei dati Italiani recentemente il Dipartimento di Politica Antidroga
nel 2012 ha condotto uno studio che ha coinvolto 490 istituti scolastici di secondo grado, su un
totale di 618 scuole contattate, corrispondente ad una percentuale di adesione allo studio del
79,3%. Complessivamente l’indagine ha coinvolto 35.980 studenti tra i 15 e i 19 anni, 50% dei
quali ragazze e 50% ragazzi. Il 39,2% degli studenti risulta frequentare scuole presenti
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
46
nell’Italia Meridionale/Insulare, il 27,4% scuole dell’Italia nord occidentale, il 16,5%
dell’Italia nord orientale, mentre un 16,8% è rappresentato da studenti delle scuole dell’Italia
centrale. I risultati dell’indagine confermano una graduale tendenza ad una diminuzione
dell’utilizzo di sostanze stupefacenti quali la cocaina, gli allucinogeni e l’eroina, ma anche un
leggero aumento negli ultimi anni di cannabis e stimolanti (nel quale riferimento entrano appunto le
droghe sintetiche).
Uno degli indicatori di esito positivo delle politiche antidroga è sicuramente la diminuzione
della mortalità, passando da circa 1000 decessi nel 1999 ad un dato di 390 nel 2012, con una
significativa differenza anche in questo caso tra i maschi e le femmine (Fig. 5).
Fig.5 Trend dei decessi per overdose, secondo il genere e l’anno del decesso. Anni 1999-2012
Si nota inoltre come nell’analisi dei dati relativi ai consumi di tali sostanze in Italia, è
presente una significativa differenza in base alle aree geografiche, evidenziandosi una
differenziazione nelle modalità e significati di somministrazione come mostrato in Fig. 6.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
47
Fig. 6 Andamento del consumo di sostanze illegali per area geografica in Italia nel 2012 (Studio SPS-ITA)
Per quanto riguarda le statistiche sull’uso delle sostanze risulta come in Italia la cannabis ad
esempio viene dichiarata per l’utilizzo dal 24% dei ragazzi e dal 18% delle ragazze; per quanto
riguarda la cocaina le percentuali fortunatamente scendono drasticamente, così come per l’eroina
con una percentuale per questa fascia di età di meno dell’1%.
Infine dati raccolti a livello della Regione Veneto sull’utilizzo di sostanze stupefacenti
evidenziano che il 25% dei soggetti di 15 anni dichiara di aver usato cannabis. Le prevalenze
sull’utilizzo di sostanze come ecstasy (1.7%) e amfetamine (1.7%) risultano essere quasi la metà di
quelle riscontrate a livello nazionale (3%) mentre il consumo di LSD (2.6%) è in linea con
l’andamento nazionale. Il 3.7% ha consumato cocaina e l’1.6% gli oppiacei: il dato risulta essere
abbastanza contenuto ma preoccupante se messo in relazione all’età dei ragazzi e alle potenzialità
di sviluppo di una dipendenza (Fig. 7).
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
48
Fig. 7 Dati Regione Veneto sull’utilizzo di sostanze stupefacenti (2012)
Una particolare attenzione è da prestarsi alla quantità di persone che dichiarano di avere
fatto uso di poli-assunzione che si attesta a circa il 65% della popolazione intervistata, poco più
della metà, immaginando in prospettiva non pochi problemi per il Servizio Sanitario (Fig. 8).
Fig. 8 Distribuzione (%) degli studenti per numero di sostanze assunte negli ultimi 30 giorni, per genere ed età
Attraverso l’analisi delle risposte si possono evidenziare due ulteriori dati significativi. Il
primo riguarda la percezione della pericolosità di queste sostanze, minore per chi dichiara di averne
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
49
o di farne uso, maggiore invece per chi dichiara il contrario; il secondo elemento invece riguarda la
motivazione che viene dichiarata come sottostante all’utilizzo di droga, per esempio la curiosità e la
ricerca dello sballo attraverso di esse.
Un ulteriore dato estrapolabile attraverso le risposte alle domande è la possibilità di
calcolare il rischio attribuibile a certi comportamenti dei soggetti giovani rispetto alla propensione
di sviluppare una dipendenza.
Alcuni di questi possono essere ad esempio:
• maggiore possibilità e libertà nell’uscire la sera
• coloro che giocano alle slot-machine
• coloro che marinano la scuola
• chi dichiara di avere problemi relazionali con i propri genitori
• coloro che dichiarano di avere a disposizione una possibilità economica di soldi dei
quali non devono render conto
• coloro che hanno amici o fratelli che già ne fanno uso.
Dove si possono trovare queste sostanze? Dai risultati dell’indagine emerge una prevalenza
tra gli amici seguita dall’ambito famigliare, in particolare fratelli e sorelle.
Analizzando i dati, in particolare per la Provincia di Verona, attraverso le ricerche effettuate
si può individuare come la percentuale di giovani che si astengono da comportamenti a rischio
presentano migliori risultati dal punto di vista scolastico, maggiori livelli di salute mentale misurati
attraverso questionari appositi, che hanno meno probabilità di incorrere in problemi sociali e di
salute e minori difficoltà di relazione.
Il dato preoccupante che emerge dal punto di vista della sanità pubblica è che si sta
verificando un cambio generazionale nel consumo di sostanze psicotrope, in particolare per una
anticipazione dell’uso di alcool, tabacco, cannabis ecc. tra i più giovani.
Concludendo, i dati epidemiologici possono rappresentare un elemento importante per
mappare il problema della dipendenza da droghe e quindi porre delle indicazioni utili
sull’identificazione delle migliori strategie di prevenzione del fenomeno della dipendenza. In
particolare è proprio sulla base della conoscenza dettagliata del fenomeno che si possono definire
gli assi strategici per un efficace sistema di contrasto comprendente la definizione di sistemi di
prevenzione, modalità e luoghi dove curare e riabilitare le dipendenze.
Indubbiamente la frammentarietà e discontinuità del sistema di raccolta dei dati (a partire
dalle fonti) rappresenta un importante limite per una corretta valutazione del fenomeno e per i
riflessi sulle politiche di prevenzione fattori che necessitano di una più attenta valutazione
nell’ambito delle strategie per la promozione della salute anche nel nostro Paese.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
50
BIBLIOGRAFIA
1 World Drug Report 2013. UNODC, World Drug Report 2013 (United Nations
publication, Sales No. E.13.XI.6)
http://www.unodc.org/unodc/secured/wdr/wdr2013/World_Drug_Report_2013.pdf
(ultimo accesso 25 luglio 2014)
2 ESPAD-ITALIA® INDAGINE SUL CONSUMO DI ALCOL E ALTRE SOSTANZE
NELLA POPOLAZIONE SCOLASTICA 2011. A cura di Consiglio Nazionale delle
Ricerche di Pisa, Istituto Di Fisiologia Clinica, Reparto di Epidemiologia, e Ricerca sui
Servizi Sanitari.
http://www.epid.ifc.cnr.it/AreaDownload/Report/ESPAD/opuscolo_Espad_Italia_2012.p
df (ultimo accesso 25 luglio 2014)
3 REPORT SPS-ITA 2012 Indagine sul consumo di sostanze psicotrope negli studenti
delle scuole secondarie di secondo grado. Presidenza del Consiglio dei Ministri -
Dipartimento Politiche Antidroga
http://www.politicheantidroga.it/media/585464/report_sps-ita_2012.pdf (ultimo accesso
25 luglio 2014)
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
51
La “dipendenza” di genere
Roberto Castello
Direttore Medicina Generale e Sezione di Decisione Clinica AOUI Verona
La medicina di genere è la nuova frontiera, non è solo la salute della donna ma e' una nuova
dimensione che studia l’influenza del sesso e del genere su fisiologia, fisiopatologia e patologia
umana. Il sesso è una entità non modificabile, mentre il genere e’ una entita’ modificabile in
relazione all’evoluzione sociale, culturale, politica ed economica. Tutti sono consapevoli che vi
siano particolari e distinte differenze tra uomini e donne nei consumi delle sostanze definite come
“droghe”. La dipendenza di genere è un approccio di genere e nell’ affrontare “l’approccio di
genere” alle dipendenze bisogna tenere conto delle differenze non solo biologiche (uomini e donne
hanno reazioni neurofisiologiche diverse rispetto alle sostanze psicotrope) ma anche dei diversi
ruoli sociali. Le differenze di carattere e comportamento di maschi e femmine sono date dal fatto
che un cervello unisex non esiste e che la "materia grigia" di uomini e donne è diversa. Bisogna
considerare quindi sia le caratteristiche biologiche che quelle ambientali.
Altri aspetti che debbono essere tenuti in considerazione sono che i maschi hanno un volume
cerebrale maggiore ed è coinvolto nell’uomo la corteccia orbito-frontale, che si palesa con una
connotazione più razionale. Nelle femmine vi è una maggiore complessità architetturale della
corteccia con coinvolgimento del sistema limbico, che si manifesta con una connotazione più
affettiva. La tossicodipendenza femminile costituisce un ambito di indagine finora poco esplorato
nel contesto nazionale e poco tematizzato anche sul fronte internazionale. Bisogna cercare di far
emergere le basi di una riflessione sulle specificità e diversità della dipendenza femminile – finora
spesso omologata a quella maschile sia sul piano teorico sia dell'offerta terapeutica.
Secondo studi recenti le donne tossicodipendenti sarebbero mediamente più istruite degli uomini
(diplomate due volte e laureate quattro volte di più) ma con un tasso inferiore di occupazione e una
conseguente dipendenza economica da altre persone. Sono più spesso vedove, separate, divorziate e
coniugate rispetto al sesso maschile e più spesso vivono con il partner o sole con i propri figli.
Inoltre spesso manifestano esperienza di violenze e abusi sessuali in età infantile e in età adulta (dal
25 al 57% nelle donne tossicodipendenti, rispetto 1.5 – 16% in quelle non tossicodipendenti),
depressione, prostituzione, comportamento sessuali a rischio riferiti tanto alla sfera sessuale quanto
a quella riproduttiva, discriminazione e sottomissione sessuale, eccessiva responsabilizzazione e
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
52
carichi di lavoro, ridotta capacità di fare fronte agli eventi negativi e di capacità di chiedere aiuto e
sono molto condizionate da un partner tossicodipendente “codipendenza”.
E’ noto come la connessione tra tossicodipendenze e genere sia oggi in continua evoluzione e che
siano molteplici i fattori sottostanti al desiderio o all’ obbligo di legare la propria esistenza (anche
solo transitoriamente) alla dipendenza da sostanze. Bambini e ragazzi sono una facile preda per i
disturbi mentali e da abuso di sostanze e di alcool. Tra i 10 ed i 24 anni, ovvero quando la salute
fisica è generalmente vigorosa ed al massimo delle sue potenzialità e si realizza la maturazione
neurobiologica e personale, insorge la stragrande maggioranza dei disturbi mentali e da abuso di
sostanze e di alcool. Si delinea insomma un quadro generale della morbilità fisica e mentale che è
speculare: i giovani (di entrambi i sessi) presentano condizioni di salute fisica eccellenti, ma sono
afflitti da problemi psichici e comportamentali che diventano spesso molto rilevanti e possono
compromettere anche il futuro della persona, con un impatto ad esempio devastante sulla carriera
scolastica ed universitaria, sul lavoro, ecc; al contrario gli adulti, ed ancor più le persone in età
avanzata presentano un carico ingravescente di malattie somatiche, ma minori problemi dal punto di
vista dei disturbi mentali.
Secondo vari studi scientifici condotti negli ultimi 20 anni, più del 75% dei disturbi mentali si
manifesta prima dei 25 anni. Questo accade anche in Italia ed in Europa. Le relazioni individuali
con il mondo delle droghe e delle dipendenze da sostanze possono essere, alquanto diversi e
divergenti. Relazioni sempre più intrecciate a peculiarità di genere, di etnia, di generazione e, al
contempo, in costante mutamento. Rispetto alle caratteristiche della famiglia di origine, le
tossicodipendenti provengono più spesso degli uomini da famiglie dove altri membri manifestano
problemi mentali o abuso di droga e alcool. Nel complesso si evidenzia che le famiglie di origine di
donne che sviluppano una tossicodipendenza sono maggiormente distruttive e con molti problemi. I
percorsi e gli approcci che portano uomini e donne non sono identici, le sostanze cercate dagli uni e
dagli altri sono diverse, le rispettive reazioni alle stesse droghe sono fisiologicamente differenti e
determinate sostanze attirano maggiormente la donna rispetto all’ uomo. Le donne abusano di
“droghe” e anche di psicofarmaci e per loro la finestra di tempo tra l'inizio del consumo e il suo
esito fatale si è rivelato più breve rispetto agli uomini.
La dipendenza da medicamenti colpisce in misura maggiore le donne indipendentemente dalla
fascia di età e questo dipende dal diverso approccio alla salute: gli uomini sono poco inclini a
curarsi e a ricorrere ai farmaci, la donna ha più cura di sé, ha una tolleranza al dolore più bassa,
maggiori e più frequenti “ problematiche” per dover cercare farmaci ( cefalea, ciclo mestruale).
Infatti le donne consumano ed abusano soprattutto di ansiolitici, analgesici ed antidepressivi. Le
donne usano in misura maggiore queste sostanze dal potere sedativo sia con prescrizione medica
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
53
che recuperandoli nel mercato illegale come forma di auto-medicazione; mentre negli uomini la
spinta alla trasgressione li conduce a sperimentare combinazioni sempre diverse e pericolose di
diverse sostanze psicoattive. In generale l’età di inizio dell’uso di droghe è superiore nelle donne
rispetto agli uomini, grazie alla scarsità delle occasioni di consumo.
Negli Stati Occidentali le donne sono meno numerose rispetto ai maschi nell’ uso di sostanze
illegali, presentano un consumo quasi doppio di psicofarmaci e stanno progressivamente portandosi
ai livelli del sesso maschile per utilizzo di alcol e tabacco.
Possiamo cercare di riassumere che la differenza, comune a tutte le droghe, sembra più legata alle
diverse opportunità, rispetto che ad una maggior vulnerabilità. Infatti le giovani donne una volta che
assumono “droghe” divengono dipendenti più rapidamente e subiscono più velocemente le
complicanze derivanti dall'uso di sostanze.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
55
Dipendenza e disassuefazione dalla droga
Fabio Lugoboni
Direttore Medicina delle Dipendenze
Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Prima di approfondire il tema vorrei riprendere la metafora utilizzata dai relatori che mi
hanno preceduto che riassume perfettamente quello in cui consiste il mio lavoro. Sono un operatore,
un clinico e mi occupo soprattutto di coloro che hanno risposto al canto delle sirene e sono andati
anche a schiantarsi sugli scogli!
La prima notizia che vorrei portarvi è un dato positivo, ovvero “la grande maggioranza delle
persone non risponde al richiamo delle sirene e di conseguenza non va a schiantarsi sugli scogli”.
La maggior parte degli adolescenti non fa uso di sostanze illecite, questo mi preme dirlo perché,
essendo anch’ io genitore di figli in età adolescenziale, posso capire come tanti messaggi risultino
terrorizzanti e i dati, se non ben analizzati, possono non rappresentare tutta la realtà. Inoltre, tra le
persone che hanno provato delle sostanze illecite, la grande maggioranza non ne ha fatto un uso
abituale. Sono abbastanza critico nei confronti di alcune ricerche epidemiologiche poiché dal punto
di vista clinico un conto è chi si è fatto una “canna” ogni tanto nella vita (giusto per essere chiari) e
un altro è chi ha perso lavoro, affetti, famiglia per un consumo problematico. E’ molto importante
fare queste differenze perché chi ascolta, certi dati deve essere in grado di interpretarli.
Il mio obiettivo è quello di raccontarvi dei casi che sono diventati clinici, ossia casi
problematici. Dal questo punto di vista quindi lascerò stare i dati che raccontano di chi ha provato
queste sostanze almeno una volta nella vita, poiché dal punto di vista clinico hanno una importanza
relativa (certo dal punto di vista del genitore preoccupa, però diciamo pure: “stiamo calmi e
allacciamo le cinture”).
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
56
Le percentuali del 7% di chi ne ha fatto uso nell’ultimo anno e del 4% nell’ultimo mese
iniziano ad avvicinarci ad un problema più serio. Questa ultima percentuale è molto importante
perché è quella che noi clinici iniziamo a definire con “hai esperienza di…” che per la cocaina può
essere circa 20 volte, per la cannabis dalle 25 alle 40 volte, ecc… Questo perché, ed è una
definizione fondamentale per comprendere il fenomeno, il ragazzo o adulto impara a collocare la
sostanza all’interno della propria vita. Facendo un semplice esempio: se coloro che stanno
leggendo o ascoltandomi avessero la possibilità di provare in questo momento la cocaina, la
maggioranza la considererebbe una esperienza forse sgradevole; non si svilupperebbe quindi una
“preference” ovvero un contatto piacevole che è fondamentale per dare un imprinting positivo che
dà il via a quella che noi consideriamo l’inizio di un percorso di dipendenza. Se infatti, sempre noi,
provassimo la cocaina varie volte nella nostra vita ed in determinate situazioni favorevoli questo
potrebbe aprire la strada a conseguenze serie.
Il consumo delle sostanze illegali, come possiamo notare anche dai dati forniti dai miei
colleghi, aumenta fino a circa i 25 anni, poi cala; è quindi un fenomeno che si autolimita. Chi
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
57
invece continua? A questo proposito ci sono considerazioni di base da fare che sono le cause che
inducono ad un contatto con l’uso delle sostanze.
I soggetti più a rischio sono, in primis, chi inizia prima con tabacco e alcool, sono queste le
sostanze che si porteranno via anni di vita, non certo la ketamina. Questo per fare una provocazione.
Non che la ketamina non sia importante ma i “Big Killers” sono tabacco e alcool. Inoltre uno
scenario trascurato, destinato ad essere dominante nei prossimi anni è la diffusione tra gli
adolescenti degli analgesi oppioidi.
Un esempio a riguardo è un articolo comparso sul New England Journal of Medicine (una delle più
accreditate e importanti riviste mediche a livello mondiale) dove si dice che, negli USA negli ultimi
anni il numero di morti per overdose da questi farmaci è in forte aumento, tanto da rappresentare il
doppio delle overdose da eroina e cocaina messe insieme. In Italia in questi anni il numero di morti
per eroina sta diminuendo ma se seguiremo il trend degli Stati Uniti, e lo seguiremo, aumenteranno.
Negli Stati Uniti, dicevamo, la causa principale di morte per overdose è rappresentata dagli oppioidi
usciti dalla farmacia, cioè morti causate da farmaci analgesici oppioidi usati sotto prescrizione
medica. Questo per dare l’idea di un fenomeno che in Italia non c’è ancora ma al quale dobbiamo
prestare molta attenzione.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
58
Un altro fattore di rischio, è vivere in famiglie dove appunto si fuma o si beve, ovvero dove
c’è una normalizzazione di sostanze “dopanti” se così vogliamo chiamarle.
Altri aspetti sono: bassa autostima, poca informazione sui rischi ed infine ma non meno
importante chi ha disponibilità di denaro. Questo aspetto è molto importante perché uno studio
molto interessante fatto dall’Osservatorio Epidemiologico sulle Sostanze dell’area metropolitana
bolognese ha dimostrato come uno dei fattori più importanti per il contatto con l’uso di droghe
illecite sia appunto la disponibilità di denaro. Chi ha a disposizione più di 50 euro al mese ha il
doppio delle probabilità di entrare in contatto con droghe rispetto a chi ne dispone di 10.
I rischi principali comunque, e ci tengo a ribadirlo sono dati dall’alcool, sostanza
considerata di sballo e divertimento, ma soprattutto il tabacco, perché le sigarette sono considerate
come ansiolitico. Ma hanno bisogno i nostri adolescenti di ansiolitici? Certamente, perché alcuni
dati ci indicano che il 25% dei giovani soffre di disturbi di ansia e il 14% dei ragazzi soffre di
disturbi del sonno. A mio parere è un dato agghiacciante, poiché chi soffre di disturbi del sonno
avrà una alta percentuale di sviluppare patologie quali ad esempio la depressione. La sigaretta è il
fattore predittivo più alto, in adolescenti non depressi, per sviluppare una depressione da adulti; I
giovani che fumano non lo fanno perché sono depressi ma, fumando hanno grosse probabilità di
diventarlo da adulti.
Altro fattore di rischio per entrare in contatto con sostanze illegali è la poca o assente
distinzione tra lecito ed illecito. Le politiche sulla legalità sono difficili da fare perché gli studenti
non hanno il concetto di illecito però hanno molta paura della dipendenza. Come abbiamo notato
dagli interventi precedenti le nuove droghe stanno molto attente a sottolineare che “non” danno
dipendenza, che sballano ma non creano dipendenza perché il mercato vuole proprio questo.
Altro aspetto per gli adolescenti è la presenza in un gruppo. I ragazzi se sono in gruppo
sono più propensi a prendersi dei rischi eccessivi, mentre gli adulti anche se insieme stanno
ugualmente attenti nel fare qualcosa di pericoloso.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
59
Risk taking attitude
Da soli In gruppo
adulti
giovani
adolescenti
Parliamo ora degli step della dipendenza. Nessuno comincia con l’uso di sostanze per un
impulso personale. Ad esempio una persona che fuma uno spinello, deve per forza avere accanto a
sé qualcuno che glielo offre, non c’è praticamente nessuno che lo fuma perché un giorno si è
svegliato e ha deciso di provare a fumare cannabis. Lo stesso vale per la sigaretta: in genere con le
sostanze si inizia principalmente per un aspetto sociale di vicinanza ai pari. Il passo successivo è
che le sostanze possono piacere come non piacere, questo è un punto fondamentale. Lo step
successivo è un uso compulsivo, il che non vuol dire un abuso costante. Basti pensare a chi fuma
qualche sigaretta solamente alle feste per sconfiggere la timidezza. Questi piccoli abusi, piccole
abbuffate, vanno a creare delle “ferite” nel cervello che per un meccanismo di tolleranza risponde
meno agli stimoli. Questo comporta lentamente il crearsi di una dipendenza.
La dipendenza è un fatto irreversibile, non bisogna allarmarsi, ma si comporta come un’auto
incidentata, la si può portare dal carrozziere il quale può fare un lavoro perfetto però non sarà mai
uguale ad una auto nuova. Bisogna dire che certamente da una dipendenza si può guarire ma
bisogna non ricominciare, e questa regola varrà purtroppo per tutta la vita.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
60
I fattori genetici sono un altro aspetto molto importante anche se negli ultimi anni la
tendenza è quella di dare maggiore importanza all’educazione, all’ambiente in cui una persona
cresce soprattutto nei primi anni di vita.
I fattori ambientali sono un aspetto importantissimo, tra questi primeggia lo stress. Quando
sento parlare nelle scuole di stressare meno gli studenti è musica per le mie orecchie, anche come
genitore!
Ma cosa succede a livello anatomico? Come si sviluppa una tendenza ad assumere sostanze
che creano dipendenza quali possono essere tabacco e alcool? E’ un aspetto importante per vedere
come ci si adopera per la cura.
La tendenza ad assumere queste sostanze nasce da zone molto profonde del nostro cervello,
le zone del tronco dell’encefalo ove risiedono i comportamenti automatici: questo per dimostrare
come lo stimolo all’uso ad un certo punto diventa qualcosa di non controllabile e non più
dipendente dalla volontà. E’ quindi difficile fare campagne di prevenzione poiché l’impulso a
drogarsi arriva da zone non sotto il nostro controllo. E’ quindi impossibile, una volta sviluppata
una dipendenza, impedire di avere il desiderio per tale sostanza. Questo non significa che siamo
condannati per sempre. Ci sono infatti delle contro-risposte, l’attaccante può essere molto forte ma
c’è sempre il portiere. In questo caso il nostro portiere è la corteccia prefrontale. In questa zona
risiede la nostra capacità decisionale, di dare valori, credenze, priorità ecc… e soprattutto la
capacità di dire di no. Però lo stimolo deve essere sufficientemente filtrato, ecco perché in casi
particolari nei quali si somministra un trattamento farmacologico, seguendo la metafora precedente
noi andiamo ad indebolire l’attaccante, ovvero indebolire questo stimolo derivante dalle zone
profonde del cervello. Quando invece andiamo a rafforzare la capacità di dire di no, andiamo ad
adottare delle terapie di tipo cognitivo-comportamentale, o anche semplicemente di appoggio (quali
un amico o i familiari).
Per gli adolescenti il discorso è un po’ differente poiché, scusate il termine, sono sfortunati.
Nascono infatti con una asincronia di sviluppo cerebrale dove la capacità di dire di no (ovvero la
zona prefrontale) si sviluppa e matura più lentamente delle aree mesocorticali e mesolibiche.
Fondamentalmente quello che guida l’adolescente è l’impulsività. Un dato esemplificativo è la
percentuale di persone che iniziano a fumare dopo i 25 anni, che è minore del 5%. Questo vuol dire
che la maggior parte di chi fuma ha iniziato prima dei vent’anni.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
61
Comportamento
““““adolescente ””””
• Miopia per il futuro
• Scarsa tolleranza alla frustrazione
• Aumento comportamenti a rischio
• Elevata “esplosività” da stimoli esterni
Cervello
““““adolescente ””””
• Immaturità corteccia frontale e pre-frontale
• Precoce sviluppo Nucleo accumbens
• Immaturità fasci associativi proiettivi, connessioni interemisferiche
Chiaramente allora tutto ciò che va a rafforzare educazione, autostima, controllo dello
stress ecc… ha una importanza fondamentale perché va a coprire questa mancanza che è
fisiologica nel ragazzo.
Quanto sono pericolose le droghe? Non facciamo di tutta l’erba un fascio. Un esperto
ricercatore e studioso di droghe, David Nutt ha creato una scala di pericolosità delle droghe
distinguendo il danno soggettivo e quello sociale, creando poi quello cumulativo. In questo studio si
evidenzia come l’alcool sia la sostanza più dannosa per la società e globalmente su chi ne fa uso.
Al secondo posto c’è l’eroina dove, al contrario, il danno personale è maggiore di quello sociale. Al
terzo posto troviamo la cocaina distinta tra quella “fumata” e “inalata” che viene molto dopo.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
62
Pericolosità delle droghe: danno personale e sociale. David J Nutt, … on behalf of the Independent Scientific Committee on Drugs The lancet 2010
Quindi sul podio al primo posto c’è una sostanza ritenuta legale, al secondo una che è
ritenuta giustamente una pessima sostanza, ed al terzo posto una sostanza che non da dipendenza
fisica, perché è giusto ricordare che la cocaina non dà dipendenza fisica ma crea però una
dipendenza mentale terribile perché dà una forte dipendenza psichica. Negli ultimi posti della
graduatoria ci sono ad esempio LSD ed Ecstasy, delle sostanze ritenute pericolosissime:
evidentemente non è così. Nutt e il suo team collocano la meta anfetamina al 4° posto, se fumata ha
effetti disastrosi per il nostro cervello; questo a dimostrazione della professionalità e di come i
ricercatori hanno l’obbligo di misurare ogni cosa e non il facile effetto, quali le politiche
sensazionalistiche dei giornali, ma bensì fornire dati reali e misurati. Ad esempio Nutt definiva
molto più pericoloso per un ragazzo inglese, andare a cavallo rispetto ad usare l’Ecstasy. Questo è
un dato reale sulla misura del rischio, poi si può discutere se questo può avere un effetto negativo,
però ciò non toglie che sia un dato reale.
Ora approfondiamo il ciclo della droga. Dobbiamo sempre distinguere tra uso, abuso e
dipendenza altrimenti non si riesce a comprendere realmente il fenomeno.
Per uso si intende l’aver provato o assaggiato la sostanza. La maggior parte dei ragazzi ha
amici che fanno uso di sostanze (inserendo in queste, come già ribadito, anche il tabacco), e loro
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
63
magari le provano per non sentirsi esclusi dal gruppo. Spesso non piacciono o per altri motivi non
trovano interesse e non le provano più. Quando invece le persone ne abusano, quindi ne fanno uso
ripetutamente può aprirsi il problema, che diventa importante quando inizia la dipendenza ovvero
si inizia a perdere quella capacità di dire di no.
Nel parlare quindi di cura delle dipendenze, dal punto di vista della terapia, è fondamentale
capire quali modelli si è deciso di adoperare. Se infatti riteniamo che la persona abbia una
responsabilità nel diventare dipendente allora andiamo ad identificare certi modelli che vanno
incrociati con la risposta alla domanda se la persona deve riuscire a farcela da sola ed è sua
responsabilità uscire dal circolo della dipendenza. Se il ragionamento è questo allora si va ad
adottare il cosiddetto modello “morale” nel quali il punto fondamentale è fare lotta alle droghe
concentrando tutti i nostri sforzi e denaro sul sequestro, punizioni ecc… pur sapendo che attraverso
i sequestri viene filtrata una minima percentuale di quella presente sul territorio. E seppure ciò fa
molto piacere ai genitori e soprattutto fa notizia, il credere che si possa risolvere questo problema
attraverso i sequestri è come “credere a Babbo Natale”. Se invece il modello è quello che la
La persona ha la responsabilità del
d iv enta re tossicodip endente?
La persona ha un ruolo determinante di resp onsabilità nell’usc ita dalla d ip endenza?
SI
NO
C OMPEN SA TORY MODEL ( Cogni t i v e-B eh av io r a l)
Ricaduta =Errore
SI N O
MOR A L MOD EL (W ar on Drugs)
Ricaduta = Crimine o man canza di vo lontà
SPIRITUA L MODEL ( AA & 1 2 -Step s)
Ricaduta = Peccato o perdita di contatto con un Potere pi ù
Alto
D ISEASE M ODEL (Heredity & Physiology)
Ricaduta = Riattivazio ne della
malattia
Mod e l l i per spieg are l a dipe n de n za
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
64
persona può essere aiutata ad uscire da questa situazione avremo dei modelli di terapia simile a
quello degli Alcolisti Anonimi, dove la persona aiutata dal gruppo, come da amici e familiari, può
farcela, denunciando la propria debolezza anche dal punto di vista spirituale. Con ciò dico che non
ho la pretesa di affermare che un modello sia migliore di un altro, è semplicemente una panoramica
delle possibilità ed ognuno è giusto che faccia il proprio lavoro per contrastare questo fenomeno. Se
invece si pensa che la droga sia una malattia, come affermano molti testi di medicina, una “normale
malattia mentale”, allora dovremo adottare dei modelli cognitivo-comportamentali oppure dei
modelli biologici di cura delle dipendenze e quindi andare a somministrare delle terapie. Per il
tabacco ad esempio è stato dimostrato che è molto più semplice curare i tabagisti piuttosto che
andare a fare prevenzione nelle scuole (come dati numerici di resa costo-efficacia) ciò non toglie
però che ciò vada fatto.
Nella cura vanno considerati: i tratti di personalità, lo stato in cui si trova il paziente,
contesto sociale e familiare, fattori economici, acuti cronici della sostanza che sta prendendo e
soprattutto la motivazione al cambiamento. Questo ultimo è un aspetto molto importante perché la
motivazione non è un totem, qualcosa di fisso, bensì qualcosa di molto volubile e si basa sulla
frattura interiore, ovvero la presa di coscienza che la persona non possa più andare avanti così; oltre
alla auto-efficacia ovvero l’idea che si possa riuscire a cambiare, che è un punto fondamentale per
riuscire bene nella terapia. A tale proposito la terapia deve essere immediatamente disponibile
poiché l’importanza della tempistica è fondamentale! Non dovrebbero esserci mesi di attesa.
Da questo punto di vista è importante considerare anche alcuni casi terapeutici come casi
“oncologici” ovvero casi nei quali l’obiettivo non è quello di dare “un vaccino”, un antibiotico
come potrebbe essere per una polmonite, ma bensì migliorare la qualità di vita soprattutto nelle
droghe pesanti: riduzione dell’impatto da abuso, periodi sempre più lunghi di drug-free accettando
anche possibili ricadute quando ci sono, controllo dei sintomi psichiatrici associati, miglioramento
dei rapporti sociali e familiari, riduzione di quelli criminali ecc…
Mi riferisco in questo soprattutto ai genitori dicendo che in questo contesto la miglior educazione è
quella del “bastone e della carota”. la neurobiologia ci dice che molte volte funziona più la carota,
ma ciò non toglie che soprattutto nella parte più animale, il bastone abbia la sua efficacia.
Mi permetto quindi di chiudere con una immagine di un quadro di Rembrandt, l’ultimo
dell’artista, che descrive la parabola del “figlio smarrito e poi ritrovato”.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
65
Si nota come tutta la luce (un mago in questo) sia concentrata sulle mani del padre, come
pure gli sguardi dei presenti. Le due mani sono diverse: una callosa quindi paterna, l’altra gentile,
materna. Ovvero: ti sosterrò ma sarò intransigente! Questo è il bilanciamento che io credo come
operatori, genitori, amici ecc. sia l’atteggiamento migliore nei confronti della dipendenza da
sostanze.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
67
Evoluzione psicologica del bambino e fattori di rischio nel primo contatto con la droga. Il ruolo dei genitori
Franco Pajno Ferrara
Neuropsichiatra
Il mio intervento cercherà di spiegare il ruolo genitoriale.
Sono uno studioso dell’immaginario ed un narratore, inizio quindi proponendovi la metafora
“Il fiume che scorre tra due rive”
Voi sapete che i giapponesi utilizzano gli ideogrammi per scrivere, i quali hanno anche una
valenza fonetica, ma principalmente ognuno di questi ideogrammi rappresenta di per sé un concetto.
Sono rimasto particolarmente colpito ed emozionato nello scoprire che, l’ideogramma che
rappresenta il bambino, si traduce letteralmente come “il fiume che scorre tra due rive”.
E’ un’immagine molto forte perché già indica di per sé il suo significato. Un bambino ma in
generale ogni essere umano è come un fiume.
Raccontiamo la sua storia…. comincia con la sua piccola sorgente, il suo corso è
tortuoso, spumeggiante, il regime è torrentizio……poi diventa un fiume, qualcosa di più
ampio ……fino a sfociare al mare perseguendo il suo destino….
È contenuto tra due sponde, che lo indirizzano…lo accompagnano ……e che si
modificano rispetto al fiume. …..
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
68
Se guardiamo le mappe idrografiche del fiume Adige del ‘700 ci accorgiamo che le sponde
non avevano la stessa posizione di adesso, si può dire che si sono un po’ adattate alle sue esigenze,
anche se sostanzialmente hanno sempre svolto un’opera di contenimento.
I genitori funzionano allo stesso modo, da contenitore. Provate a pensare quando due rive si
allontanano a dismisura tra di loro, il fiume rallenta il suo corso e si impaluda; oppure al contrario
se le due sponde si avvicinano troppo tra di loro, il fiume diventa impetuoso e scorre via rapido
senza che si possa arrestare; ma soprattutto nel caso in cui le due sponde sono disuguali in altezza,
alla prima pioggia o curva il fiume esonda nella parte più bassa.
In questa metafora c’è spazio anche per i nonni, essi in questo contesto rappresentano le
golene, accettano una piccola esondazione, ed accettano il contenimento con una piccola
esondazione.
Il concetto generale è che intorno al fiume, cioè intorno al ragazzo, ci devono essere due
sponde, il cui compito sostanzialmente è non lasciargli fare soltanto quello che vuole.
Chi l’ha detto che l’educazione anarchica e libertaria conduce allo sviluppo di tutte le
facoltà… anzi…le brucia!
L’affascinante paradosso dell’educazione è che per insegnare a scegliere, che in fondo è lo
scopo appunto dell’educazione, bisogna limitare, non favorire tutto, bisogna scegliere per chi non
sa scegliere fino a quando avrà imparato a farlo da solo.
Questo significa che la coppia genitoriale deve concordare i termini dell’educazione, non può
agire d’impulso, si tratta fondamentalmente di un lavoro.
Freud diceva che il compito del genitore è quello di sbagliare il meno possibile, ma ciò
significa confrontarsi e discuterne, non essere impreparati di fronte a determinati tipi di richieste.
Direi che se dovessi tracciare il profilo di un futuro candidato alla dipendenza (naturalmente
non dal punto di vista scientifico quanto piuttosto della narrazione) il profilo è quello di un bambino
il quale viene sempre accontentato, per il quale il mondo gira secondo la propria volontà. Ed a
quelli che mi dicono che il loro figlio ha un carattere duro, forte, pianta dei chiodi infiniti, rispondo
che in realtà è fragilità del carattere. Di fronte alle piccole avversità, quando il mondo non gira
secondo quello che ho pensato, perché sono abituato a farlo girare in questo modo, allora vado in
“tilt”. Di fronte a queste situazione c’è la necessità di un esame di coscienza da parte dei genitori.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
69
Nessuno insegna ai genitori ad essere genitori, al 50% lo fanno perché ci si basa su
quello che è successo a noi, prendiamo ad esempio i nostri genitori, ed al 50% lo
impariamo dai figli.
Quello che però è indispensabile ed assolutamente non eliminabile è il fatto della presenza.
Un genitore non può limitarsi a dire che ha un dialogo con i propri figli quando rientra a casa la sera
e comincia a fare l’interrogatorio su come è andata la sua giornata, questo non è dialogo
il dialogo consiste nel far parlare i bambini
Certo non è cosa semplice poiché molte concause ce lo impediscono, ma sostengo che per far
parlare un ragazzo bisogna cominciare a far parlare di sé; io ricordo mio padre che rientrava a
casa dal lavoro e iniziava a raccontarci quello che aveva fatto, le persone che aveva incontrato e mi
veniva la voglia di parlare io delle mie esperienze.
Non c’è nessun bambino che resista alla tentazione di raccontare di sé, quando sente
parlare di sé il suo genitore
Ritornando a quanto prima detto, paradossalmente quindi insegnare a scegliere è scegliere
per chi non lo sa fare, fino al momento in cui sarà in grado di farlo; ed è evidentemente il momento
più difficile, riuscire a capire quanto è in grado di fare delle scelte e quanto invece noi pensiamo che
non lo sia, per tutelare le nostre ansie, le nostre preoccupazioni.
Condurre, educare significa quindi tirare fuori, non riempire ed è una azione molto più
impegnativa poiché mi prendo la responsabilità come educatore di eliminare alcune tendenze e
favorirne delle altre. D’altra parte non esiste, se non in una situazione falsa, quella di pensare che
noi non dobbiamo incidere sulle scelte, noi dobbiamo invece incidere sulle scelte dal momento che
questo è propriamente il compito dell’educatore, una enorme responsabilità quella di …. scegliere
appunto per chi non lo sa fare.
Sono tre, secondo me i principi che devono essere affrontanti e discussi dai genitori, dagli
insegnanti e da coloro che voglio fare gli educatori.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
70
Il primo principio è che lo scopo principale è quello di fare in modo che
l’educando faccia a meno di noi. Fino a che questo concetto non viene
elaborato, l’autonomia, che è quello che vorremmo dare al nostro educando
non si realizzerà, ma perché siamo noi che abbiamo bisogno di non dare
l’autonomia! Non per quella che è una istanza fisiologica del bambino,
quanto una nostra problematica relativa all’abbandono! E’ una situazione da
risolvere per riuscire ad educare, ovvero fare in modo di venire “licenziati”,
dal momento che il nostro educando non avrà più bisogno di noi.
Certamente facile a dirsi ma difficilissimo a farsi …. ma certamente è un
argomento che necessita di profonda riflessione e, qualora questa riflessione
non avvenga contribuisce sicuramente al profilo del possibile futuro
dipendente.
Il secondo concetto che mi sta a cuore è quello che noi non dobbiamo
educare a nostra immagine e somiglianza, come Dio, perché non vogliamo
delle fotocopie bensì dei bambini che diventino dei futuri uomini che ci
superino. Ciò che un educatore deve volere soprattutto è quello di essere
superato, non uguagliato; certo è impossibile non immettere nella
educazione dei principi ai quali siamo affezionati, delle situazioni che sono
formative per noi, ma la pretesa di creare degli esseri uguali a noi è fasulla,
poiché se così fosse che creassimo solamente degli esseri uguali a noi
saremmo ancora sugli alberi. E’ proprio questa diversità e la tolleranza
dell’educatore per la diversità che è da stimolo ad ogni tipo di progresso.
L’ultimo principio ma non il meno importante, è che nessun educatore ha
diritto all’amore del suo educando, almeno fino al momento in cui non sarà
educato.
Perché non si ama per obbligo, non si ama perché non si può scegliere, ma
bensì per scelta e si impara a scegliere soltanto se si realizzano le cose di
cui abbiamo parlato in precedenza.
L’educatore potrà essere amato soltanto dopo che avrà esaudito il suo compito, allora avrà
educato e potrà essere amato. Scusate la brevità del tempo, questi sono concetti che andrebbe
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
71
discussi molto più a lungo, però sono concetti che stanno alla base nella creazione di individui
liberi nelle loro scelte positive e non schiavi di altre cose, quali possono essere anche le
dipendenze.
Alla fine di questo discorso dico sempre che vorrei che l’uditorio fosse d’accordo con
me, come quando facevo con gli studenti dell’università, nel pensare che la più bella
dichiarazione d’amore è
“ti amo perché non ho bisogno di te”
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
73
Intelligenza emotiva e uso di droghe
Viviana Olivieri
Formatore, Laureata in Giornalismo Servizio Sviluppo Professionalità Innovazione,
Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
In quale modo l’apprendimento cognitivo, la capacità di apprendere modelli di vita, cultura e
vivere emozioni possono distogliere o avvicinare l’individuo all’utilizzo delle droghe?
In questo contesto specifico andremo a leggere un aspetto dell’intelligenza legata alla
capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere, gestire in modo consapevole le proprie e le altre
emozioni ovvero l’intelligenza emotiva.
Studiata inizialmente da Salovey e Mayer, aggiornato poi il significato, l’intelligenza
emotiva è stata definita come segue “L’intelligenza emotiva coinvolge l’abilità di percepire,
valutare ed esprimere un’emozione; l’abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano
i pensieri; l’abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva; l’abilità di regolare le emozioni
per promuovere la crescita emotiva”. In Italia il contributo è fornito da Daniel Goleman (1995)
tradotto in italiano nel 1997 “Intelligenza emotiva che cos’è, perché può renderci felici”
E’ un percorso quindi con approccio multidisciplinare dove a pieno titolo sono coinvolte nel
processo di crescita del giovane e poi dell’adulto tutte le forze sociali, educative e civili: la famiglia,
la scuola, il mondo sociale, sanitario e civico.
Sono queste forze che in sinergia permetteranno al giovane di acquisire una competenza
emotiva (conoscenza delle proprie e altri emozioni) e l’abilità di comportamento intesa come
capacità di gestire e regolare le proprie emozioni per affrontare le diverse situazioni di vita e sul
tema specifico l’utilizzo o meno delle droghe.
Sorge spontaneo il pensare che tali capacità siano necessarie non solo al giovane ma anche
all’adulto e in qualsiasi ambiente di vita compreso il mondo lavorativo. Infatti l’intelligenza
emotiva e i suoi strumenti vengono utilizzati nel mondo lavorativo professionale, scolastico
sanitario, sociale ecc. Gli adulti sono di fatto gli attori protagonisti di questo processo educativo,
sono i primi che nel loro percorso di crescita devono fare proprie queste competenze cognitive ed
emozionali, per aiutare poi i giovani ad acquisire gli strumenti necessari alla propria crescita per
cercare un equilibrio che permetta loro di vivere in questo complesso mondo!
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
74
Non esiste più una società solida, non ci sono più i riferimenti e i capisaldi di alcuni anni fa:
la famiglia, la chiesa, la scuola. Il mondo multimediale ha rotto i confini sociali esponendo i giovani
a esperienze che possono diventare pericolose. Inoltre le attuali crisi sociali economiche nel mondo
del lavoro creano instabilità nella famiglia e nei giovani stessi.
La flessibilità richiesta dall’attuale “società liquida” (Baumann 2002) se da una parte
promuove una formazione ed educazione continua del processo educativo che dura tutta la vita,
dall’altra in questo momento storico non sempre offre il minimo vitale per una serena vita armonica
basata su diritto allo studio e al lavoro.
Questo si ripercuote sulla famiglia, sul mondo della scuola e sulla società in generale e crea
fragilità che espongono i giovani alla ricerca di realtà virtuali alternative esterne (droga, internet)
alla ricerca di un benessere e stare meglio dentro di loro. Non siamo quindi lontani da quello che
viene definito autismo, è in fin dei conti un tecno autismo che si auto perpetua con l’iterazione del
consumo di droghe creando un mondo di finte relazioni sociali in grado di non mostrare le vere
emozioni dell’uomo.
Fondamentale sarà quindi aiutare i giovani ad essere presenti e protagonisti nella loro vita
quotidiana e sociale; aiutarli a creare relazioni vere, reali e positive per un confronto ed uno
sviluppo emozionale –cognitivo di persone che vivono la famiglia e il sociale.
Questo corso di studio offre una base da cui ripartire! Tutte le forze socio sanitarie e
culturali coinvolte: il Comune, la Polizia, l’Ospedale, la Scuola, l’Università e il club di Giulietta
(bacino di accoglimento dei bisogni, disagi di una parte dei giovani del mondo) in sinergia offrono
il loro contributo e il loro impegno affinché, attraverso la conoscenza, ci siano sempre più strumenti
e strategie di aiuto per i giovani al fine di prevenire il sopravvento del mondo delle nuove droghe
e…
…cercano di offrire un supporto,
un sostegno solido affinché i giovani non siano ammaliati dalle … nuove droghe!
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
75
BIBLIOGRAFIA
1. Bauman Z., Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari, 2002
2. Intelligenza emotiva/UCI – Uniti per crescere insieme – Fondazione ONLUS,
http://www.unitiperscrescereinsieme.it/universit3%AO-del-sociale/formazione-distanza
(ultimo accesso 28 luglio 2014)
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
77
Il richiamo delle nuove sirene: la sociologia delle nuove droghe
Maria Gabriella Landuzzi Tesis, Università degli Studi di Verona
J.W. Waterhouse, The Siren, 1900
Il canto delle Sirene …
… gli uomini che ne rimangono incantati...
…lasciano qualunque azione e si gettano a nuoto verso di loro...
Il Canto delle Sirene è seducente e attrae i marinai per poi farli naufragare (Odissea, XII, 39-
54; 158-200); è un canto che seduce l’individuo sino a portarlo all’oblio, alla perdita della memoria.
Calvino (2002) lega la figura delle sirene al tema della memoria, sottolineando che “…la
memoria conta veramente – per gli individui, per la collettività, per le civiltà – solo se tiene insieme
l’impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare senza dimenticare quel che si
voleva fare…” (Calvino 2002, p. 16). Ulisse seguendo le sirene dimenticherebbe il passato e così
facendo, perderebbe i valori che fondano la sua vita: la famiglia, la sua casa e la patria. Ancorarsi al
passato, alla memoria e ai valori della sua vita, permette all’eroe di trionfare sulle sirene.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
78
Data questa premessa, appare interessante riflettere sulla dimensione di seduttività delle
sirene utilizzandole come espressione delle “nuove droghe” - “smart drugs”, sostanze seducenti per
i giovani che oggi le avvicinano e le consumano.
Perché sono i giovani che, sempre più in anticipo rispetto al passato, vengono sedotti da questo
“canto”?
Il canto delle sirene sembra porti ad ottenere la felicità, il benessere, il potere, la
conoscenza e quindi a migliorarsi. Eppure, dopo averci illuso esso ci porta all’oblio, alla perdita
della memoria di cui parla Calvino. Per questo dobbiamo turare le orecchie (con la cera come
Ulisse fece con i compagni) per evitare che l’oblio ci faccia dimenticare chi siamo, quali sono i
progetti ed i legami che ci tengono insieme (Landuzzi 2014).
Come sostiene Caramello (2003), apparteniamo ad una società che usa droghe: caffè, tè,
alcol, sigarette… siamo abituati quindi a distinguere tra droghe legali e droghe illegali a seconda dei
contesti e delle epoche storiche e tale distinzione va contestualizzata culturalmente per cui il loro
stesso consumo può essere considerato sia come un’esperienza religiosa sia come un crimine, sia
come uno stile di vita. La funzione sociale legata all’uso di queste sostanze è "deschematizzare”,
ovvero favorire la nascita di comportamenti individuali e/o collettivi non convenzionali finalizzati
alla creazione di risposte nuove e sempre più vantaggiose per il sistema (Caramiello, 2003).
Poi, la modernizzazione industriale come epoca della " grande trasformazione", produce i
suoi effetti anche nella "cultura" che viene scossa dalla velocità dei mutamenti e la
società contemporanea, con la scolarizzazione di massa e il sempre più lungo rinvio delle nuove
generazioni verso la realizzazione di un progetto lavorativo e familiare, inventa il mondo giovanile
con la sua "cultura”. Ed è questo universo societario il terreno privilegiato della droga della
modernità che è, nel nostro tempo, essenzialmente un fenomeno giovanile vissuto in assenza degli
storici, tradizionali riferimenti (Caramiello, 2003). Entriamo quindi in quella che Bauman (2002)
definisce la “società liquida”, un contesto sociale che chiede adattabilità, flessibilità, velocità in ogni
ambito della vita e quindi anche nei legami. La nostra oggi è una società che richiede di scegliere e
decidere in modo attento ma veloce, di essere responsabili ma flessibili, sufficientemente slegati
nelle relazioni e quindi orientati all’autoreferenzialità.
Il mondo giovanile si trova a crescere in un contesto di liquidità che coinvolge anche la
famiglia, un ambito in cui le gerarchie appaiono “appiattite” - ciò che dava autorità e rendeva il
genitore gerarchicamente “potente” era ciò che possedeva in termini di competenze, conoscenze,
soldi - e dove le regole già acquisite dai genitori, non appaiono adeguate al contesto in cui vivono
con i figli (Caramiello, 2003). Un contesto “dell’avere piuttosto che dell’essere” (Fromm, 2001)
caratterizzato da una sorta di vetrinizzazione della vita (Codeluppi, 2007), che sottolinea la
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
79
predominante necessità di apparire che ben si lega all’avere un livello di relazioni, riferimenti e
conoscenze poco profondo, che necessita solo della esteriorità.
In virtù dell’avere, il possesso di beni diventa un mezzo per conquistare il proprio equilibrio; per gli
adulti “possedere” crea identità in un processo di distinzione dagli altri, per i giovani rappresenta il
mezzo attraverso il quale stare con gli altri, inserirsi nel gruppo, avere un punto di riferimento in
una sorta di processo di tribalizzazione (Giancola, 1999): stessi abiti, stessi gusti, stessi desideri. In
fondo, tutto si risolve nel presente e vivere il presente è l’unica certezza che i giovani hanno. Il
futuro, al contrario, rappresenta un’incognita e la loro stessa progettualità rischia spesso di
presentarsi come debole e indefinita (Pasqualini 2005). Tutto questo si lega ad una radicale
trasformazione delle strutture della società contemporanea dove i tempi di vita, di lavoro e del loisir
sono profondamente cambiati e si sono sempre più individualizzati. I luoghi di riferimento che ieri
rappresentavano il tessuto connettivo della società familiare e civile si sono perduti facendo spazio a
stili di vita autoreferenziali; ne consegue che, in questa società incerta e fragile, il corpo ha paura di
ciò che può procurare dispiacere o delusione pertanto, quando nella vita compare una delusione, il
corpo cerca una medicina (Bauman1999) per guarire da malessere e disagio. Ecco che allora ci
muoviamo alla ricerca di qualcosa che ci fa stare bene, qualcosa che ci dia una sicurezza,
quantomeno immediata e semplice, facile da recuperare, appunto una sirena che, attraverso
l’assunzione di sostanze, […] ci illude di potere essere al top, socialmente accettati, disinibiti, di
avere facilità di relazione […] Nel passato la motivazione alla base dell’assunzione di sostanze
nasceva fondamentalmente dal fatto di doverci ribellare: erano i giovani, le nuove generazioni che
si ribellavano rispetto al conformismo della società, dei ruoli e delle istituzioni. Nella società
postindustriale la droga sembra abbia invece il compito di rispondere, seppure in modo atipico,
alle pressioni della società (Landuzzi 2014).
Una situazione quindi molto diversa da quella vissuta dal consumatore di sostanze di
qualche anno fa, che mostrava in quel modo il suo disagio e il suo desiderio di “togliersi” dal
contesto. Al contrario, oggi il consumatore giovane desidera di appartenere al gruppo, di fare parte
della tribù e la stessa partecipazione al rave party ad esempio, risponde al suo bisogno di
appartenenza e di condivisione di tempi e spazi.
Ho bisogno di entrare in un contesto anche se in realtà…resto comunque un singolo! Cerco
compagnia, qualcuno che condivida con me questa esperienza, ma è una esperienza personale e
continuerà sempre ad essere una esperienza personale […] e attraverso l’uso della sostanza – la
sirena - io effettivamente dimentico e continuo a dimenticare gli altri intorno a me (Landuzzi 2014).
Cercare benessere attraverso l’uso di sostanze, come accade per il canto delle sirene, illude ma
nasconde insidie. L’uso di smart drugs - “droghe furbe” - a volte affiancato o sovrapposto a quello
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
80
delle droghe tradizionali – ad es. cocaina, cannabis e amfetamine - è pratica “diffusa” tra i giovani
in virtù del fatto che, almeno entro certi limiti, consente al consumatore una vita sufficientemente
integrata con il resto della società. Rispetto al passato quindi, se appaiono cambiate sia le sostanze
sia il loro uso – nuovi principi, cocktail potenziati da alcolici e diminuzione nell’uso di eroina –
sono anche diversi i contesti e le modalità di fruizione delle droghe – sempre più legati al ciclo del
tempo libero, agli spazi del divertimento organizzato. Inoltre, le analisi delle sottoculture giovanili
(caratterizzate da specifici abbigliamenti, accessori, musica e linguaggi) evidenziano una
correlazione tra pratiche sociali e uso di sostanze: se negli anni ‘60 in Italia la sottocultura era
centrata sulla pratica del consumo come rifiuto ed estraniamento dalla società e dalle sue regole,
dopo gli anni ‘80 l’uso di sostanze si lega al consumo in sé più che alla dipendenza: diventa
importante non la droga in sé, ma il clima che essa porta con sé, il senso di “benessere” che produce
(Bertolazzi, 2013).
Le tendenze legate all’uso di sostanze appaiono quindi caratterizzate da
1. politossicomania
2. “normalizzazione” dell’uso di sostanze
3. facilità nel reperimento di qualsiasi sostanza (Molinaro et al., 2013) resa possibile dalla
presenza di nuovi canali d’acquisto anche on line, non solo piazze e muretti, con consegna a
domicilio.
Le nuove droghe veicolano modelli di socialità attiva opposti a quelli dell’auto alienazione e
della marginalità caratteristici dei tossicodipendenti della prima generazione. Pur mantenendo un
significato di trasgressione, oggi assumere droghe non è più identificabile con ideologie o specifici
stili di vita: l’uso di sostanze si lega alla buona performance, aiuta a mantenere elevati livelli di
energia e allo stesso tempo può aiutare ad attutire frustrazioni, delusioni, insoddisfazioni (Lavanco,
Croce, 2008; Albertini, Gori, 2011).
L’uso di nuove droghe rappresenta quindi un terreno su cui vanno a confluire aspetti di ordine
sociale, culturale e psicologico: “no drugs no future” afferma Amendt sottolineando come le
sostanze siano radicate nella nostra società e nelle società occidentali in genere (Amendt, 2004). Per
questo risulta fondamentale una riflessione sui bisogni e gli “spazi vuoti” che questi comportamenti
vanno a colmare.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
81
Al fine di contrastare le “nuove sirene” occorre allora modificare il punto di vista assumendo
una cultura della responsabilità, con la partecipazione della comunità, in un’ottica di promozione di
valori quali il senso di appartenenza, l’ascolto di sé e degli altri, la creazione di legami (Albertini,
Gori, 2011); “educare alla cultura e alla civiltà […] creare legami sociali e legami di pensiero. E
solo in un mondo di desiderio, di pensiero e di creazione si è in grado di sviluppare legami e
produrre qualcosa di diverso dal disastro” (Benasayag, Schmit, 2003, 62). Il che non significa solo
– riprendendo la metafora delle sirene – controllare e impedire l’oblio mettendo “tappi di cera” ma
agire in termini educativi “perché la prevenzione non passa solamente attraverso il non ascoltare il
canto delle sirene ma anche attraverso i ragionamenti, i dialoghi in sedi collettive e familiari “
(Landuzzi, 2014).
Educare le nuove generazioni a non focalizzare l’attenzione “sull’avere e sull’apparire”, al
dialogo, alla creazione di relazioni significative, ad avere cura dei legami - l’unica strada
percorribile è quella di legarci attorno ad un palo, come Ulisse, […] quel palo sono i legami come
spiega anche la volpe al Piccolo Principe “gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla.
Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini
non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!” disse la volpe. “che cosa vuol dire
addomesticare?” disse il Piccolo Principe. “È una cosa molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei
legami’ “(Saint-Exupery, 1943, 94) .
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
82
Bibliografia Amendt G., No drugs no future: le droghe nell’età dell’ansia sociale, Feltrinelli, Milano, 2004 Albertini V., Gori F. (a cura di), Le nuove dipendenze. Analisi e pratiche di intervento, Quaderni CESVOT, n.52, 2011 Bauman Z., La società dell'incertezza, il Mulino, Bologna, 1999 Bauman Z., Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari, 2002 Benasayag M., Schmit G., L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, Milano, 2003 Bertolazzi A., Sociologia della droga. Un'introduzione, FrancoAngeli, Milano, 2013 Calvino I., “Le odissee nell’ Odissea” in Perché leggere i classici (1991), Mondadori, Milano 2002 Caramiello L., La droga della modernità, UTET, Torino, 2003 Cippitelli C., Nuove droghe e nuovi consumi: scenari e modelli di intervento , Materiale didattico per corso operatori socio-sanitari della prevenzione all’uso di sostanze psicotrope tra i giovani nelle discoteche - Caltanissetta 22-24 ottobre 2002 Codeluppi V., La vetrinizzazione sociale. Il processo di spettacolarizzazione degli individui e della società, Bollati Boringhieri, Torino 2007 de Saint-Exupéry A., Il piccolo principe (Le Petit Prince), Bompiani, Milano, 1943 Fromm E., Avere o essere, Mondadori, Milano, 2001 Giancola A., La moda nel consumo giovanile. Strategie & immagini di fine millennio, FrancoAngeli, Milano, 1999 Landuzzi M.G., Relazione al Convegno “Droga e vita quotidiana. Dall’agorà …a internet”, Gran Guardia, Verona 10 maggio 2014 Lavanco G., Croce M., Psicologia delle dipendenze sociali, Mc Graw-Hill, 2008 Matysiak J., Come non cascarci, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003 Molinaro S., Potente R., e Arianna Cutilli A. ( a cura di) , Consumi d’azzardo: alchimie, normalità e fragilità, (Ifc-Cnr) Pisa, Espad®Italia 2013 Omero, Odissea, Einaudi, Torino, 2010 Pasqualini C., Adolescenti nella società complessa. Un’indagine sui percorsi biografici e gli orientamenti valoriali a Milano, FrancoAngeli, Milano 2005 Tirocchi S., Andò R., Antenore M., Giovani a parole. Dalla generazione media alla networked generation, Guerini e Associati, Milano 2002
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
83
Percorsi di educazione al rispetto e alla legalità Azioni nel mondo scuola
Anna Lisa Tiberio
Referente Ufficio Scolastico Regionale Veneto per la legalità, politiche giovanili e sicurezza
Dove è finita la piazza nella quale i nostri ragazzi avevano l’opportunità di vivere delle
relazioni autentiche, condividere idee oppure scontrarsi per crescere e forgiare la loro personalità?
Noi oggi, ci chiediamo dove siano finiti questi gruppi di ragazzi guardando una piazza vuota senza
voci e né schiamazzi. Spesso sono proprio loro a rispondere, dicendoci che sono in casa da soli ed
assaliti dall’ozio, quando non hanno i compiti da svolgere o da studiare, che la famiglia è spesso
assente a livello comunicativo, che non hanno punti di riferimento nell’extrascuola, che hanno
troppi compiti per casa , che il computer si sostituisce a un amico reale “Dall’Agorà…a Internet”,
per farci riflettere su dove siano finite le vere relazioni umane ed interpersonali tra i giovani e come
la piazza di una città o di un paese si sia trasformata in piazza virtuale.
Purtroppo constatiamo che i ragazzi spesso sono lasciati soli davanti al computer senza
mediatori. Anche se non demonizziamo l’uso del pc, è necessario portare i ragazzi ad utilizzarlo in
modo consapevole. Promuovere la capacità critica che permetterà loro di scegliere ciò che è giusto
o sbagliato per non incappare talvolta in comportamenti così scorretti da essere perseguibili
penalmente. Importante sarà riappropriarsi delle relazioni empatiche, quelle che fanno crescere,
puntando su amicizie realmente vissute. Ci sono le Istituzioni e gli Enti preposti sul territorio ad
aiutarli, mettendo a disposizione risorse umane e logistiche, professionalità, strumenti per
sviluppare negli studenti comportamenti positivi e coerenti con le finalità educative che si prefigge
la scuola.
Gli studenti devono essere coinvolti, attraverso la partecipazione studentesca, a sostenere
processi di consolidamento delle abilità pro-sociali per una costruzione di atteggiamenti
consapevoli e responsabili che li accompagnerà nella costruzione del loro futuro con nel cuore
sempre la speranza.
Numerose sono le attività promosse dalle Scuole su indicazione del MIUR e della Direzione
dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto, impegnati nelle ricerca di linguaggi e modalità nuovi
per coinvolgere le nuove generazioni nella diffusione della cultura del sapere, della convivenza
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
84
civile, della legalità e della cittadinanza democratica, come condizioni fondamentali per la
formazione dei cittadini di domani.
Sarà sempre importante orientare i giovani a progettare il proprio futuro nel mondo dello
studio, dell’Università, della Ricerca e del lavoro tenendo conto delle loro attitudini ed interessi che
seguono le conoscenze e competenze in continua evoluzione con un’attenzione particolare alle
radici culturali. Fondamentale sarà dare loro la possibilità di essere protagonisti attivi nella società
in cui vivono aiutandoli a creare relazioni autentiche e positive tese a sviluppare una convivenza
civile basata sulla solidarietà. È questo l’obiettivo che noi adulti abbiamo il dovere di perseguire
con costanza cercando di stimolare il dibattito su questi temi mettendo in rilievo e valorizzando le
varie modalità di prevenzione perché possano diventare buone prassi.
Fondamentale è che insegnanti, genitori e famiglie collaborino come modelli e come
soggetti promotori di modalità adeguate di interazione affinché l’esempio possa essere acquisito e
diventare uno stile di vita per i ragazzi.
Ed è altrettanto fondamentale che i fatti di violenza e di bullismo che toccano i minori
vengano trattati con particolare attenzione poiché la realtà mediatica spesso fornisce una percezione
distorta dei casi.
Ogni Istituzione ha gli strumenti necessari per riconoscere e arginare anche questi fenomeni
e per effettuare una prevenzione adeguata. Grazie a numerosi convegni attuati sul territorio le
famiglie hanno conosciuto le figure di riferimento e la pianificazione delle attività e la verifica dei
risultati attesi
E’ Indispensabile che scuole statali e scuole paritarie lavorino insieme costruendo reti
progettuali di intervento. Obiettivo sarà quello di promuovere nei giovani la vera cultura etica alla
base della convivenza civile e democratica. Insieme per favorire la corresponsabilità educativa e per
una scuola sempre attenta alla realtà.
Dico sempre nei miei incontri formativi ed istituzionali: “Cerchiamo e collaboriamo per
creare sinergia nell’affrontare questa strada in salita, nel parlare lo stesso linguaggio, confrontando
tra esperti tutti i dati a disposizione, ma soprattutto cerchiamo di essere uniti perché i ragazzi hanno
bisogno di sentire che il mondo degli adulti è per loro e con loro. Impariamo ad ascoltarli con il
cuore”.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
85
E a tal proposito si percepisce quanto possa fare la Scuola per creare occasioni di relazione.
E’ per questo che abbiamo favorito l’ingresso nel mondo scolastico di numerose associazioni di
volontariato, proprio per dare ai giovani la possibilità di vivere il proprio tempo libero in modo
costruttivo. Anche le associazioni culturali, musicali e sportive sono quel giusto antidoto affinché
gli studenti non abbiano spazi vuoti che potrebbero riempire in un modo sbagliato. Ampliare
sempre di più gli spazi in cui i giovani abbiano la possibilità di vivere la vera partecipazione attiva,
democratica, dove si sentano davvero responsabili anche di un percorso sociale e comunitario
importante sembra essere oggi un obiettivo prioritario.
Ma non basta i fare in modo che questi percorsi di sensibilizzazione vengano creati a livello
curricolare fin dalla scuola dell’infanzia. Bisogna promuoverli già nella famiglia in continuità con i
docenti. Talvolta si percepisce la difficoltà degli adulti nel relazionarsi con i ragazzi. Si ritiene
quindi fondamentale promuovere dei laboratori di ricerca-azione su questi temi per chi si occupa di
formare questi docenti. Rilevando la difficoltà, soprattutto dei genitori, si sono attivati dei seminari
residenziali, (di solito il fine settimana), aperti anche ai rappresentanti di classe per formare quella
continuità educativa fondamentale per raggiungere gli obiettivi pedagogicamente validati.
A tale scopo è stato anche effettuato un grande lavoro sui Centri di Ascolto e Consulenza,
che sono attivi in ogni scuola, da parte del Dipartimento Dipendenze ASL seguendo le linee guida
del Consiglio dei Ministri.
Di supporto vi è inoltre lo Sportello di Ascolto dell’UST XII di Verona nel quale lavorano
persone formate che ascoltano i ragazzi, i docenti e genitori al fine di prevenire certi comportamenti
a rischio e che intervengono all’interno delle classi dove ci sono casi particolari segnalati dagli
stessi studenti.
Tutti i progetti realizzati sono frutto di una sinergia interistituzione, una collaborazione tra le
istituzioni scolastiche, i Comuni, le Forze dell’Ordine. Doveroso citare il grande lavoro svolto dalla
Polizia Postale che in questo ultimo anno sta affrontando le emergenze sul cyber-bullismo viste le
segnalazioni ricevute.
La collaborazione si attua anche attraverso dei tavoli tecnici di lavoro con sede in Prefettura
dove si riuniscono tutte le realtà coinvolte. In questa sede ognuno porta i propri contributi facendo
sì che le buone prassi possano diventare progetti capofila in Italia e in Europa.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
86
Vengono poi attuati dei concorsi come ad esempio “Segni, parole e immagini per la legalità”
dove gli studenti possono esprimere e veicolare messaggi educativi e di prevenzione attraverso
l’arte e la creatività e campagne di sensibilizzazione. Molto interessante è il film dell’Istituto
Bentegodi dal titolo “Racconta la verità” che tratta l’importanza della segnalazione da parte dei
ragazzi nel caso di spaccio ed uso di sostanze stupefacenti.
Tutte queste forme di comunicazione e modalità di linguaggio sono utilizzate per riuscire a
raggiungere le emozioni dei giovani. Alcuni fatti configurano un quadro preoccupante che pone la
necessità di fornire alle Istituzioni scolastiche risorse e strumenti che consentano l’incremento di
azioni volte a favorire la concreta valorizzazione della persona, con un’attenzione costante alla sua
crescita, allo sviluppo educativo, cognitivo, sociale e relazionale.
È necessario che i percorsi di insegnamento-apprendimento rispondano in modo adeguato ai
bisogni formativi degli alunni, ma è fondamentale che attraverso i contenuti disciplinari si
trasmettano i valori della vita: il rispetto per la vita, per l’essere umano, le regole, le leggi, le
Istituzioni, per sviluppare in senso ampio e progettuale la solidarietà agita e sensibilizzare le future
generazioni a costruire un percorso di cittadinanza attiva e responsabile.
La scuola oggi è intesa come una Comunità Educante che fa parte di un sistema istituzionale
e intergenerazionale molto importante.
La scuola in questi ultimi anni sta facendo molto per informare gli studenti e le famiglie, al
fine di lavorare in sinergia con loro, utilizzando lo stesso linguaggio per educare ma soprattutto
prevenire certi tipi di comportamento a rischio.
Per questo è importante che i Dirigenti Scolastici, docenti, personale ausiliario e
amministrativo trovino spazi di confronto e di dibattito con gli alunni, le loro famiglie e la
Società civile per affrontare le emergenze educative e tematiche inerenti la costruzione di
relazioni autentiche da un punto di vista valoriale.
Uno dei progetti in atto è far lavorare i ragazzi in percorsi di peer-education con seminari
residenziali, per poterli valorizzare in riferimento alle loro competenze relazionali, in modo di far
passare a tutti gli studenti messaggi valoriali molto importanti.
E’ importante che l’adulto, in particolare nella relazione insegnante-alunno, si renda
conto che talvolta non usa le strategie migliori per entrare in empatia con lo studente. Questo
permette di far emergere le difficoltà di individuazione soprattutto da parte dei docenti, nel
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
87
cogliere quelle che sono le vere emozioni dei ragazzi, soprattutto in una fascia di età delicata
come quella adolescenziale.
Ben vengano quindi le iniziative di valorizzazione degli studenti come le assemblee degli
studenti. Esse non sono più contenitori di cosa non funziona nella scuola, bensì di cosa funziona e
quali sono le buone prassi da mantenere, cosa potenziare nel piano formativo attraverso progetti
che i ragazzi condividono con i docenti ed i genitori.
Presentazione sintetica dell’attività svolte a Verona e provincia su indicazione del MIUR e dell’USRV Come si evince dalle “Linee di indirizzo del Comitato Nazionale Scuola e Legalità”
emanate il 23 maggio 2007 l’impegno a favore della legalità risponde al diffuso
malessere dei giovani che si esprime in molteplici forme e dimensioni: le difficoltà di
apprendimento, lo scarso rendimento scolastico, l’abbandono precoce degli studi,
l’inosservanza delle regole che spesso diventa micro delinquenza e bullismo.
La scuola, luogo di tutela dei diritti e di esercizio di cittadinanza attiva, offre agli
studenti le basi per diventare cittadini consapevoli, nella propria città, nella propria
nazione, nel mondo, responsabili del proprio e dell’altrui futuro. La cultura della legalità
può diventare il nesso di congiunzione tra l’istruzione e l’esperienza attraverso il
coinvolgimento attivo degli studenti nella vita della scuola, con l’obiettivo di sviluppare
la loro capacità di assumere impegni, di autoregolarsi e di amministrarsi per spronarli ad
un costante impegno sociale. Le giovani generazioni devono essere guidate a prendere
coscienza delle regole della convivenza civile attraverso percorsi motivanti e progettati
in sinergia con gli Enti preposti e inseriti in tutti gli ambiti curriculari evidenziandone le
dimensioni trasversali.
L’educazione alla legalità, infatti, non va aggiunta alle discipline, ma sono queste ultime
a dover cedere spazi ed agganci formativi. Dovranno essere ampliate ed integrate le
occasioni di conoscenza e di comprensione dei fenomeni sociali, nel rispetto delle
esigenze formative degli studenti, che saranno in grado di contestualizzare problemi e
soluzioni attraverso solide competenze cognitive, civiche e relazionali. Vanno
potenziate forme di comunicazione più diretta, anche con il ricorso alla modalità
dell’educazione tra pari: gli studenti potranno essere coinvolti nella predisposizione di
percorsi formativi attraverso i quali trasmettere messaggi di legalità in modo moderno
ed efficace, per prevenire e contrastare varie forme di violenza giovanile. È, pertanto,
prioritario potenziare la conoscenza dei valori costituzionali attraverso interventi
educativi centrati sui temi della cittadinanza democratica ed attiva. Il rispetto della
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
88
legalità, la conoscenza dei principi costituzionali, l’osservanza dei diritti e dei doveri
sono i mezzi più adeguati per far divenire i giovani protagonisti in un progetto comune e
solidale volto allo sviluppo della società.
Il progetto risponde principalmente ad un’esigenza espressa dal coordinamento
regionale delle consulte studentesche dell’USRV e dall’Osservatorio Regionale
Permanente sul fenomeno del bullismo, che mira ad implementare, consolidare e
successivamente a far conoscere le progettualità, le azioni, i percorsi di educazione alla
legalità. È importante valorizzare, documentare, recuperare le buone prassi e
organizzare la diffusione in seminari, convegni, incontri e sui siti istituzionali. Le buone
pratiche diventano oggetto di scambio all’interno di iniziative di informazione e
formazione.
Attraverso i rappresentanti della Consulta provinciale degli studenti di Verona e i
docenti referenti alla partecipazione studentesca delle scuole secondarie di II grado si
attivano percorsi di comunicazione interistituzionale per sensibilizzare tutte le persone
coinvolte nel “Sistema Scuola” a favorire il passaggio dall’educazione alla legalità alla
cultura della legalità.
I risultati attesi e i risultati raggiunti
RISULTATI ATTESI
• Favorire negli studenti una presa di coscienza dei valori costituzionali che sono alla
base della convivenza civile.
• Promuovere attività di consulenza alle scuole per la progettazione di percorsi
informativi e formativi.
• Diffondere documenti legislativi e filmati messi a disposizione dal Ministero della
Pubblica Istruzione Università e Ricerca, dalla Prefettura di Verona, dalla Procura della
Repubblica del Tribunale Militare di Verona dalle Forze dell’Ordine.
• Divulgare la “Carta dei Valori della Cittadinanza e dell’Integrazione”.
• Coordinare incontri, dibattiti e seminari con esperti e rappresentanti delle Istituzioni
rivolti a Dirigenti Scolastici, docenti, personale ausiliario, studenti e genitori.
• Valorizzare le attività prodotte sulla tematica della legalità attraverso incontri di
informazione-formazione, coordinamento, convegni, workshop e assemblee
studentesche con la partecipazione attiva degli studenti rappresentanti e del tutor della
consulta, dei docenti referenti alla partecipazione studentesca di ogni istituzione
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
89
scolastica, con testimoni d’eccezione come il dott. Enrico Buttitta il procuratore della
Repubblica presso il Tribunale militare di Verona, rappresentanti della Prefettura, i
rappresentanti delle Forze dell’Ordine (Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza,
Polizia di Stato, Polizia Municipale e Provinciale), delle Forze Armate , in particolare
Esercito Aeronautica militare Dipartimento delle Dipendenze ULSS e degli Enti
Locali. . Favorire la cooperazione, il dialogo e lo scambio di buone pratiche tra i docenti
attraverso gruppi di lavoro e sui siti ministeriali.
• Mettere a disposizione delle singole Istituzioni Scolastiche le competenze di esperti
delle varie istituzioni per consulenza e progettazione di azioni educative.
• Avvicinare i giovani alle Istituzioni.
• Promuovere la partecipazione al concorso denominato “Segni, parole e immagini per
la legalità” rivolto alle scuole secondarie di II grado di Verona e provincia con elaborati
grafici, pittorici, letterali, multimediali e fotografici che saranno valorizzati in una
pubblicazione.
• Produrre un archivio di progettualità significative per favorire la trasferibilità delle
buone pratiche e la variazione di nuovi modelli di iniziative di qualità.
• Attivare e consolidare percorsi di comunicazione interistituzionale al fine di creare
reti progettuali di promozione, sviluppo, monitoraggio e valutazione.
RISULTATI RAGGIUNTI
L’obiettivo è stato raggiunto grazie ai docenti referenti alla partecipazione studentesca e
agli studenti rappresentanti della Consulta Provinciale.
Essi hanno divulgato iniziative e attivato percorsi significativi, in sinergia con l’Ufficio
Interventi Educativi USP Verona, con i referenti del Ministero della Pubblica Istruzione
Università e Ricerca e testimoni ed esperti della Procura della Repubblica, della Procura
del Tribunale Militare della Prefettura, delle Forze dell’Ordine (Arma dei Carabinieri,
Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Municipale e Provinciale).
Il contributo delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine con la programmazione di
interventi concordati con i responsabili delle singole o reti di scuole prevedeva
l’attuazione di incontri e di conferenze su tematiche relative a:
• Norme sociali e giuridiche
• Regole per una civile convivenza
• Rispetto alla persona
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
90
• Rispetto dell’ambiente
• Rispetto delle leggi come principio di libertà e uguaglianza
• Devianze giovanili
• Sostanze stupefacenti
• Nuove forme di dipendenza
• Uso dei social network
Le varie iniziative promosse dall’Ufficio Interventi Educativi e dalla Consulta
Provinciale degli Studenti sono state sistematicamente monitorate dalla responsabile del
progetto in riferimento alla pianificazione annuale delle attività e ai risultati attesi. In
relazione alle azioni patrocinate dall’Ufficio Scolastico Provinciale è stato individuato
un gruppo di lavoro ristretto che ha valutato e valorizzato i percorsi attivati anche
attraverso la pubblicazione dei report finali sul sito USP Verona, area Interventi
Educativi e su alcune testate giornalistiche locali. In particolare gli incontri di
monitoraggio e verifica hanno avuto lo scopo di valutare il progetto nella sua
complessità e di porre le basi per le azioni da intraprendere nel prossimo anno
scolastico. La scuola come agenzia formativa strutturata, organizzata, fornita di mezzi,
potenzialità e professionalità pensate e preparate cerca di costruire Piani dell’Offerta
Formativa in cui emergono reti sinergiche e costruttive per rispondere in modo adeguato
ai bisogni educativi, relazionali e formativi delle nuove generazioni e delle loro
famiglie. A tale scopo Le Istituzioni, gli Enti, le numerose Associazioni e le parrocchie
si affiancano al mondo scuola per dare significati valoriali importanti alle azioni
progettuali tesi all’alleanza educativa. Le parole chiave sono “alleanza educativa,
corresponsabilità educativa”.
� PER UN’ALLEANZA EDUCATIVA
� Il compito della scuola è quello di far acquisire non solo competenze ma anche
valori da trasmettere per formare cittadini che abbiano senso di identità, appartenenza e
responsabilità.
� Al raggiungimento di tale obiettivo è chiamata l’autonomia scolastica che
consente alle singole Istituzioni scolastiche di programmare, condividere con gli
studenti, con le famiglie e gli Enti del territorio, il percorso educativo da seguire per la
crescita umana e civile dei giovani.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
91
ILDPR N.235 DEL 21-11-2007 REGOLAMENTO RECANTE MODIFICHE ED
INTEGRAZIONI ALLO STATUTO DELLE STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI
DELLA SCUOLA SECONDARIA mette in rilievo che L’emergenza educativa deve
essere affrontata con interventi sinergici, continuativi e strategie nuove. Importante è
recuperare la dimensione pedagogica propria dei genitori e degli insegnanti per
aiutare i ragazzi ad orientarsi in modo corretto in una società complessa e in continua
trasformazione, aiutandoli ad essere cittadini attivi e responsabili scuola e famiglia
devono allearsi per far si che ognuno possa svolgere, secondo le proprie possibilità e la
propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e
spirituale della società. Grande importanza bisogna attribuire al PATTO EDUCATIVO
TERRITORIALE
In questo cammino scuola e famiglia non sono sole: ci sono le Istituzioni, gli Enti le
associazioni e il territorio.
Gli obiettivi da perseguire sono:
- rispondere in modo adeguato ai bisogni emozionali, relazionali educativi degli
studenti, i veri protagonisti nel processo formativo e nel percorso di
insegnamento-apprendimento;
- rispondere alle esigenze personalizzate dei giovani esposti al pluralismo dei
valori.
Il patto di corresponsabilità segna una tappa fondamentale e coinvolge dirigenti
scolastici, docenti, alunni, personale ausiliario e amministrativo per concordare
responsabilmente modelli di comportamento coerenti con uno stile di vita in cui si
mantengono impegni rispettando l’ambiente sociale.
La scuola si impegna a garantire un piano formativo basato su progetti ed iniziative
volte a promuovere lo star bene e il successo formativo dello studente, la sua
valorizzazione come persona la sua realizzazione umana e culturale con particolare
attenzione alle varie forme di disagio.
Importante sarà creare un clima sereno e stimolare il dialogo e la discussione.
Promuovere il talento e l’eccellenza verso una cittadinanza attiva e partecipata.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
92
Ascoltare e coinvolgere gli studenti e le famiglie richiamandoli ad un’assunzione di
responsabilità rispetto a quanto espresso nel patto formativo.
Comunicare costantemente con le famiglie anche attraverso strumenti tecnologicamente
avanzati, nel rispetto della privacy.
Garantire la massima trasparenza nelle valutazioni.
Sensibilizzare gli studenti a rispettare le norme di comportamento e di quanto espresso
nel regolamento-statuto degli studenti e delle studentesse e provvedere alle sanzioni
disciplinari.
A tal proposito anche i regolamenti d’Istituto e le rispettive sanzioni devono essere
rivedute alla luce delle nuove emergenze educative.
� STIPULARE CON LA FAMIGLIA
IL PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITA’
� La famiglia si impegna a
� Prendere visione del piano dell’offerta formativa insieme ai propri figli.
� Instaurare un clima positivo di dialogo e di rispetto reciproco.
� Condividere con gli insegnanti linee educative comuni per dare continuità
all’Azione educativa.
� Proporre, in modo costruttivo, eventuali attività attraverso i rappresentanti dei
genitori nei Consigli di classe e nei Consigli d’Istituto.
� Partecipare attivamente agli Organi collegiali.
� Prendere visione di tutte le comunicazioni provenienti dalla scuola stimolando
una riflessione sugli episodi di conflitto e di criticità.
� Discutere, presentare e condividere con i propri figli il patto educativo
sottoscritto con l’Istituzione scolastica.
� Lo studente si impegna a…
� Condividere con gli insegnanti, attraverso le forme di partecipazione attiva e
responsabile, la lettura del POF
� Mantenere un comportamento positivo, corretto e responsabile
� Partecipare attivamente e in modo responsabile alla vita di classe
� Favorire il rapporto ed il rispetto con i docenti e con i coetanei sviluppando
situazioni di cittadinanza partecipata
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
93
� Riferire tutte le comunicazioni provenienti dalla scuola per favorire il rapporto di
continuità
ALLEANZA EDUCATIVA, CORRESPONSABILITA’, PARTECIPAZIONE:
LE CHIAVI PER APRIRE LA PORTA DEL CUORE DELLA SCUOLA DI TUTTI
DOVE IL CURRICOLO TRASVERSALE DI CITTADINANZA E COSTITUZIONE
DIVENTA IL PERCORSO FORMATIVO TRANSDISCIPLINARE E
INTERDISCIPLINARE CHE FUNGE DA CONNETTIVO NON SOLO TRA LE
DISCIPLINE MA TRA LO STUDENTE, LA SCUOLA E LA FAMIGLIA.
Una strada tutta da percorrere…e non da soli
• Un plauso particolare va al grande sostegno e disponibilità professionale del Procuratore
dott. Enrico Buttitta di cui si allega una relazione presentata in incontri rivolti a studenti,
docenti e genitori.
E il viaggio continua …
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
95
Dipendenze e Legislazione Penale
Enrico Buttitta
Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale Militare di Verona
Premesso che si ha dipendenza quando si verifica un invincibile bisogno psichico e fisico di
qualcosa, le dipendenze possono essere classificate in:
- dipendenze sociali o legali;
- dipendenze antisociali o illegali.
Le prime sono costituite da droghe legali (tabacco, alcool, farmaci, etc.) e da attività socialmente
accettate, come giocare, mangiare, guardare la televisione, etc.
Le dipendenze antisociali o illegali comprendono invece l’uso di sostanze illegali (eroina, cocaina,
anfetamine, allucinogeni, etc.) o il compimento di attività criminali quali furti, incendi, etc.
Tutte le forme di dipendenza hanno in comune le seguenti caratteristiche:
- impossibilità di resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento;
- sensazione di malessere e nervosismo che aumenta prima del comportamento;
- piacere o sollievo quando il comportamento viene messo in atto;
- sensazione di assorbimento dei propri sensi dal comportamento posto in essere;
- persistente reiterazione del comportamento, nonostante questo implichi conseguenze
negative.
Con riferimento in particolare all’adolescenza, questo è un periodo della vita in cui l’individuo
affronta veloci e importanti cambiamenti del proprio aspetto, della percezione di se stesso, del
rapporto con i coetanei, con i genitori e con gli adulti in genere. Proprio perché gli adolescenti si
trovano in questo delicato periodo di sviluppo della loro personalità e di rapida maturazione
psicologica, sono più disponibili e più vulnerabili degli adulti all’influenza dannosa di vari agenti
che possono creare dipendenza. Tra questi agenti, la droga è il più distruttivo e pericoloso perché
può condurre fino ad un non ritorno dalla acquisita dipendenza dalla sostanza.
I ragazzi sperimentano sempre prima i comportamenti a rischio. Solo per dare alcune cifre, alcuni
studi hanno messo in evidenza come tra i giovani nella fascia di età 14-19 anni, il 35% ha fatto uso
di sostanze stupefacenti almeno una volta nella vita.
Allarmante è poi l’abbassamento dell’età della prima assunzione: 12-13 anni. Inoltre,
l’“innamoramento” per una determinata sostanza viene oggi sostituito da una propensione
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
96
generalizzata al consumo di più droghe, sia vecchie che nuove. Il nuovo consumatore è soprattutto
un poli-consumatore.
Vi sono dei fattori di rischio che possono far presagire un futuro probabile uso di stupefacenti in
un giovane:
- introversione e aggressività;
- timidezza;
- irritabilità;
- tendenza alla ribellione e difficoltà a controllare gli impulsi;
- scarse capacità di relazionarsi con gli altri;
- uso di sostanze nel gruppo degli amici, coetanei e da parte dei genitori;
- convinzione di effetti positivi dell’uso di stupefacenti.
Fattori protettivi possono essere invece:
- solidi legami familiari e affettivi;
- buoni risultati scolastici;
- impegno in attività extra scolastiche e nello sport;
- forti legami con le istituzioni sociali, come la scuola o le istituzioni religiose.
I momenti di maggiore rischio di uso di droghe da parte dei ragazzi coincidono con i principali
momenti di transizione nella loro vita: per esempio con la pubertà, o con situazioni sociali quali il
trasferimento da un quartiere ad un altro, da una città ad un’altra, da una scuola ad un’altra, o con
la separazione dei genitori.
A volte il contatto dei minori con sostanze stupefacenti, in particolar modo con la cocaina, avviene,
oltre che per “desiderio di sperimentazione”, anche per diminuire lo stimolo della fame. Ciò
soprattutto tra le ragazze, che tendono ad assumere cocaina per ottenere una rapida riduzione del
proprio peso corporeo. La situazione è aggravata dal fatto che l’uso della cocaina, per i suoi effetti
anoressizzanti, sembra costituire prassi normale anche tra alcuni personaggi del mondo della moda
e dello spettacolo, visti come modello. Ciò contribuisce a trasmettere ai giovani la falsa ed erronea
percezione che il fenomeno sia “socialmente accettabile”, quando non addirittura da emulare.
Importante è anche sottolineare come l’inizio del consumo di droghe viene spesso preceduto dal
consumo di sostanze quali alcol e/o tabacco, comunque dannose per la salute. La somministrazione
di alcol e di tabacco ai minori di anni 16 non è legale (art. 689 e 730 c.p., art. 25 Regio Decreto
2316 del 1934), ma assistiamo in questo campo ad un vuoto normativo, essendo sempre possibile
l’acquisto da parte di un minore di alcolici in negozi e supermercati.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
97
E’ dimostrato che il cervello degli adolescenti risente in particolar modo degli effetti acuti e cronici
della nicotina e dell’etanolo e che l’esposizione a queste sostanze durante l’età evolutiva accresce
la possibilità di un successivo uso di droghe.
E’ necessario quindi affrontare questi fenomeni per poter intervenire efficacemente prima che
diventino comportamenti pericolosi, dannosi o addirittura patologici.
Con riferimento ai reati connessi all’uso di droghe, la normativa di riferimento è costituita dal
D.P.R. 309/1990 “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti”, modificato
con la Legge n. 49/2006 e di recente con il D.L. 20 marzo 2014, n. 36.
Inizialmente le sostanze stupefacenti venivano suddivise in droghe “pesanti” (in grado di produrre
effetti diretti sul sistema nervoso centrale e di determinare dipendenza fisica o psichica, come
l’oppio e i suoi derivati, le foglie di coca, le anfetamine) e droghe “leggere” (per le quali i pericoli
di dipendenza sono minori tra queste cannabis, hashish e marijuana).
Nel 2006, con la Fini-Giovanardi, questa differenza è venuta meno e tutte le droghe sono state
equiparate sotto il profilo sanzionatorio: il reato prevedeva la sanzione della reclusione da 6 a 20
anni e la multa da 26.000 a 260.000 euro (art. 73 D.P.R. 309/90). Per i fatti di lieve entità si
applicava la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 3.000 a 26.000 euro. Detenere, cedere o
consumare tali sostanze era quindi punito dalla legge e bastava possedere più di una quantità
massima prestabilita per diventare spacciatori e rischiare pene da uno a vent’anni di carcere,
secondo la gravità. Il consumo, inoltre, era comunque punito con sanzioni amministrative (il ritiro
della patente, del porto d’armi, del passaporto, del permesso di soggiorno, ecc.) revocabili se
l’interessato si sottoponeva a programma terapeutico, di cui si fosse certificato il buon andamento.
La competenza era del prefetto al termine di un rapido procedimento.
L’effetto principale di questa disciplina è stato quello di un rilevante incremento degli ingressi in
carcere per reati legati agli stupefacenti, anche per piccolo spaccio.
La Corte Costituzionale, con sentenza n. 32 del 12 febbraio 2014, ha dichiarato incostituzionale la
Legge Fini-Giovanardi, per difetto di delega del Parlamento (art.77 Cost). E’ dunque tornata in
vigore la disciplina precedente al 2006 (c.d. Jervolino-Vassalli), con la distinzione tra droghe
leggere e droghe pesanti. Tale distinzione è stata confermata, nella sostanza, anche dal D.L.
36/2014 (c.d. decreto Lorenzin), che ha previsto 5 diversi tipi di tabelle: la I e la III raggruppano le
droghe pesanti, la II e la IV quelle leggere, la V le droghe a uso terapeutico. Per le condotte
penalmente rilevanti aventi ad oggetto le sostanze comprese nelle tabelle I e III, si applica la
reclusione da otto a venti anni, mentre per quelle che hanno ad oggetto le sostanze delle tabelle II e
IV si applica la reclusione da due a sei anni. Ciò che è vietato è la vendita e la coltivazione di
queste sostanze sul territorio nazionale. L’acquisto o la detenzione di sostanze per uso personale,
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
98
invece, non ha rilevanza penale. Restano in piedi le sanzioni amministrative, che avranno però
durata variabile a seconda che si tratti di droghe pesanti o leggere.
La vendita di piccole quantità di droga prevede la reclusione da sei mesi a quattro anni e la multa
da 1.000 a 15.000 euro. Il reato non distingue tra droghe leggere e pesanti, spetterà al giudice
decidere l’entità della pena in base alla qualità e alla quantità della sostanza e alle altre circostanze
di ogni singolo caso. Pur essendo prevista la possibilità di arresto in flagranza del reato, la
riduzione della pena prevista per il piccolo spaccio esclude in tal caso la possibilità di applicare la
custodia cautelare in carcere. La pena detentiva può essere sostituita col lavoro di pubblica utilità
(art.73 co. 5bis D.P.R. 309/90) e questo anche nei casi in cui il giudice non possa concedere il
beneficio della sospensione condizionale della pena (art.163 C.p.).
Chi ha commesso un fatto di lieve entità in materia di stupefacenti avrà inoltre la possibilità di
evitare la sentenza di condanna mediante la sospensione del processo con messa alla prova e, anche
nell’ipotesi in cui si arrivi ad una condanna senza sospensione condizionale, l’ingresso effettivo in
carcere sarà quasi sempre subordinato ad una preventiva valutazione del tribunale di sorveglianza
sulla possibilità di ammetterlo a misure alternative al carcere.
E’ importante infatti tenere sempre presente che, nel nostro ordinamento, ci sono vari strumenti che
consentono di evitare la detenzione in carcere, allo scopo di ridurre l’attuale situazione di
sovraffollamento degli istituti penitenziari, che hanno visto il nostro Paese richiamato anche a
livello europeo.
Innanzitutto esistono le pene sostitutive delle pene detentive di breve durata: la semidetenzione, la
libertà controllata e la sostituzione con pena pecuniaria. Esse sono previste con riferimento a reati
che non rivelano una particolare inclinazione criminale da parte dell’autore e sono destinate ad
evitare il contatto con l’ambiente carcerario per soggetti non dediti al crimine.
Esistono poi le misure alternative alla detenzione: affidamento in prova al servizio sociale,
semilibertà, liberazione anticipata e detenzione domiciliare. Sono misure tese a valorizzare la
funzione rieducativa della pena, prevista dall’art. 27 della Costituzione, e si prefiggono lo scopo
della risocializzazione del reo. Se infatti è vero che ancora oggi il carcere costituisce l’unico
rimedio nei confronti dei delinquenti più pericolosi, in quanto le esigenze di difesa sociale
impongono di isolare costoro per non procurare ulteriori danni alla collettività, dall’altro si ritiene
la reclusione carceraria inutile nei confronti di colpevoli di reati non gravi e ai quali sia stata inflitta
una pena mite.
L’alternativa al carcere può prospettarsi anche con misure di tipo preventivo, che intervengono
quindi prima che si arrivi alla sentenza di condanna. E’ il caso dell’istituto, di recente introduzione,
della sospensione del processo con messa alla prova, di cui agli artt. 168 bis e ss. c.p., introdotto
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
99
con la legge n. 67/2014, che prevede la sospensione del processo con conseguente estinzione del
reato nei procedimenti penali per reati puniti con la reclusione fino a quattro anni.
Concludendo, è necessario riconoscere i fattori di rischio ed intervenire lavorando sui
comportamenti pericolosi dei ragazzi, che possono diventare compulsivi e abituali, per scongiurare
future dipendenze.
Ritengo non superfluo ricordare che l’uso di sostanze stupefacenti è un comportamento che
favorisce e alimenta le più pericolose mafie e organizzazioni criminali italiane e straniere.
Su questi presupposti, a causa della rinuncia sempre più radicale da parte del legislatore alla
funzione dissuasiva, punitiva e di prevenzione della pena detentiva, non ritengo possa affievolirsi
l’attività criminale legata alle sostanze stupefacenti. Penso in particolare ai c.d. “pusher” o piccoli
spacciatori, soggetti comunque legati alla criminalità organizzata i quali nelle discoteche, nei locali
pubblici o fuori dagli istituti scolastici offrono e forniscono la droga anche ai giovanissimi.
Certamente è indispensabile, ed imposto dall’art. 27 della Costituzione, che la pena consista in
trattamenti che tendano alla rieducazione del condannato, ma lo stato attuale e le prospettive della
nostra legislazione mi inducono a ritenere che, per contrastare la diffusione della dipendenza da
droga specie nei soggetti più giovani, ci si debba affidare con sforzi e impegno sempre maggiori
alle attenzioni ed agli interventi educativi della famiglia, degli organismi di protezione sociale e
della scuola.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
101
Lettere a Giulietta sul tema delle droghe
Viviana Olivieri, Giulio Tamassia
Club di Giulietta
Al club di Giulietta arrivano ogni anno moltissime lettere (5000 lettere cartacee e 5000 mail,
ci sono poi 30.000 biglietti che vengono lasciati alla casa di Giulietta e alla sede del Club).
Il club risponde a tutte le lettere che hanno un indirizzo. Se lo scritto è per mail si risponde
per mail, se è cartaceo si risponde a mano su carta.
Ogni lettere racconta le emozioni legate alle gioia del volersi bene di un amore sano. Arrivano
però anche lettere che parlano di dolore, di sofferenza. Alcune, sono episodi di vita di ragazze che
vivono storie d’amore con giovani ammaliati dalle nuove droghe o che subiscono dipendenza a
sostanze. Ci sono poi lettere di figli che subiscono rapporti negativi con genitori che non sono in
grado di badare neanche a loro stessi perché fagocitati nella spirale del bere, della droga.
Sono queste, storie di amore malato….
Cara Giulietta,
mi chiamo Laura, ho 14 anni e ti scrivo dalla Germania. Ho conosciuto un ragazzo
fantastico. Lui è dolce, carino e divertente ma non oso farmi avanti. Ho molti dubbi su
di lui perché beve molto e fa uso di droghe. Almeno, così dicono in tanti. Ma lui nega.
Io non so a cosa, a chi credere. Non voglio stare con un ragazzo drogato e ubriacone,
ma lui è così carino, mi piace davvero... Ti prego, Giulietta, aiutami a capire che cosa
è giusto fare. Come posso decidere, ascoltando il cuore o la testa? E come posso
aiutarlo? Aspetto con ansia il tuo consiglio.
Grazie, ciao.
Laura
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
102
Cara Giulietta,
sono una ragazza di Panama ed ho 17 anni. Ho già avuto vari ragazzi ma l’unico che
ho amato veramente è Alejandro. Un amore che ancora mi fa soffrire. Nessuno sa
quanto sono stata male per lui, quante notti ho pianto, quanto mi sono sentita sola. Era
il migliore amico di mio fratello ed ha due anni più di me. Mio fratello fuma cannabis
da quando aveva 13 anni ed ogni tanto fa uso di altre droghe. Mentre Alejandro si
perdeva nel mondo della droga con mio fratello, io mi perdevo per lui. Ho cercato di
legarmi ad altri uomini ma ogni volta che lui mi cercava e aveva bisogno di me, io
correvo da lui. Due anni fa è entrato in una comunità per tossicodipendenti e mi ha
fatto promettere di aspettarlo… ma quando l’ho rivisto, dopo pochi mesi, è stato un
disastro. Non mi amava più e mi aveva già rimpiazzata. Ora è uscito, vive in città e ci
siamo visti un paio di volte, ma tutto è cambiato. Non è più la stessa persona e questo
mi fa soffrire moltissimo. Lui è l’unico, tra tanti uomini che ho avuto, al quale avevo
dato il mio cuore, ma la droga l’ha reso un’altra persona.
Non so se amerò mai più così tanto... Grazie di avermi ascoltata.
Jimena
Cara Giulietta,
mi chiamo Kailynn ed ho 14 anni. Ho un grosso problema e mi rivolgo a te perché non
so con chi altro parlare, anche se conosco tante persone. Vengo da una famiglia
disastrata. I miei genitori sono separati, io vivo con mia madre e vorrei tanto poterle
parlare dei problemi della mia età e chiederle consigli ma questo non è possibile
perché lei non è nemmeno in grado di badare a se stessa. Non si può occupare dei miei
problemi perché i suoi sono ben peggiori: beve e si droga e quando lo fa non è più la
stessa. Io piango tutte le notti. Mi chiedo se è colpa mia, se ho fatto qualcosa di
sbagliato. Spero di trovare la forza di sopravvivere, nonostante una madre che non può
sostenermi in niente. Scusami per lo sfogo, ma ora mi sento meglio.
Tua, Kailynn
Il raccontare a Giulietta e, leggere le lettere che arrivano al club, rientrano a pieno titolo nel
filone che comprende la relazione di aiuto. Nella relazione di aiuto, l’ascoltare e il raccontare
valgono tanto quanto le cure prestate. E’ questo il valore aggiunto della risposta che le segretarie di
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
103
Giulietta danno, perché non è sufficiente solo parlare e narrare ma dare un senso alle parole che si
dicono.
Il dare un senso alle parole e alla propria narrazione di vita e alle esperienze vissute permette
di attuare un processo metacognitivo che rende astratto il nostro vissuto, il nostro sentire e grazie a
questa elaborazione cognitiva abbiamo poi la possibilità di leggere più chiaramente la nostra
esperienza emozionale reale.
Bibliografia: Viviana Olivieri (a cura di), Lettere a Giulietta: percorso di conferenze sul tema dell’amore e solidarietà a Verona, Ed. Cortina, Verona 2012.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
105
Biblioterapia e nuove droghe
Marco Dalla Valle
Biblioterapista, infermiere Unità Terapia Intensiva Coronarica, AOUI Verona
Questo breve intervento vuole avvalersi di una tecnica molto discussa, ma poco conosciuta
che è la Biblioterapia. Si tratta di utilizzare testi letterari di diverso tipo per raggiungere un
obiettivo. La desinenza “terapia” induce a pensare che questo obiettivo sia di tipo sanitario.
In realtà la Biblioterapia si biforca in due branche: una di queste, chiamata Biblioterapia
clinica, è appannaggio dei medici (soprattutto psicologi) che utilizzano i testi letterari in ambiti
clinici all'interno di un piano terapeutico più ampio e possono avvalersi di personale infermieristico
o di operatori sociali supervisionati; l'altra, detta Biblioterapia dello sviluppo, è utilizzata da
professionisti non medici (infermieri, insegnanti, operatori sociali) in modo autonomo e mirano a
sostenere la parte “sana” della persona in difficoltà, ma anche nella normalità considerando
l'enorme potenziale che l'uso mirato della letteratura può far nascere.
La Biblioterapia dello sviluppo favorisce la creatività, amplifica la capacità di entrare in
contatto con le proprie emozioni positive, indica angolazioni inaspettate della realtà e dei problemi
della vita, stimola a confrontarsi con i personaggi della letteratura generando nuovi modi di pensare
le situazioni, permette un modo diverso di socializzare, crea oasi di tranquillità utile soprattutto a
quanti stanno vivendo momenti difficili. In questo ambito l'obiettivo è di tipo didattico, ma non nel
termine tradizionale della parola, nel qual caso non potremmo parlare di Biblioterapia. Non accade
come in una lezione frontale in cui il docente spiega un programma che il discente deve apprendere
con le proprie capacità. Il metodo previsto dalla Biblioterapia è esattamente il contrario: il docente
cerca di capire le capacità e i bisogni dei discenti e, utilizzando la letteratura, quella più adatta a
loro, costruisce un programma per soddisfare i bisogni individuati.
L'obiettivo che mi sono fissato oggi è di ragionare di dipendenza da sostanze attraverso un
brano che non parli nello specifico dell'argomento in questione, ma attraverso delle metafore.
Soprattutto mi preme indicarvi come i testi letterari possano essere utilizzati da voi stessi per entrare
in contatto, in modo differente, con i vostri figli e parlare con essi di questo problema. La
Biblioterapia solitamente è interattiva, viene svolta in piccoli gruppi e tutti i partecipanti possono
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
106
parlare. In un convegno come questo non è possibile, anche se ci proveremo al termine del mio
intervento con qualche domanda da parte vostra.
Per calarvi meglio nella questione devo illustrarvi velocemente la mia storia. Io sono un
infermiere, lavoro nel reparto di cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e
sono padre di due figli adolescenti. Prima ancora di questo sono un lettore, dall'età di sei anni. Non
ho mai smesso di esserlo. Ad un certo punto, ormai infermiere da diversi anni e già sposato con
figli, ho sentito che questo mio essere lettore aveva bisogno di essere sviluppato e ho ricominciato a
studiare iscrivendomi alla facoltà di lettere dell'Università di Verona. Da subito ho intuito che se io
nella lettura ci stavo così bene, anche i malati avrebbero potuto trovare conforto nei libri. Ecco che
lo sviluppo naturale della mia tesi di laurea non poteva che ruotare attorno alla Biblioterapia,
tecnica che non ho certo inventato io, e che gode di una storia iniziata alla fine dell'Ottocento, ma le
cui origini si possono individuare nell'antichità.
Il testo che mi appresto a leggere è ripreso dall'Odissea di Omero. Si tratta del brano che
vede Ulisse legato all'albero maestro per impedire che il richiamo delle sirene possa turbarlo e
attirarlo. L'accostamento con le sostanze appare naturale. Come le sirene, anche le droghe, l'alcol e
quant'altro, attirano, affascinano, confondono. Gli spunti che ci dà questo testo sono molti.
Cos'hanno le sirene di così affascinante? E le droghe? Le sirene sono irresistibili, tanto che Ulisse
aiuta i suoi compagni a mettersi la cera nelle orecchie e poi si fa legare.
Anche le sostanze sono così irresistibili? Perché? Nelle sirene possiamo individuare un
richiamo sensuale e anche una piacevolezza estrema che viene dall'armonia del canto: e nell'alcol e
nelle droghe? Pensando a come avrei potuto offrirvi il testo di Ulisse ho ragionato sul mio duplice
ruolo: quello di infermiere e quello di genitore.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
107
Diciamo che il mio essere infermiere mi induce a delle preoccupazioni maggiori come
genitore. Lavorando con pazienti affetti da ogni tipo di cardiopatia vengo a contatto con persone
dipendenti da sostanze di tipo diverso.
Innanzitutto da chi non riesce a separarsi dalle sigarette. Certamente parlando di sostanze
stupefacenti e illecite la questione del tabacco appare minore. Eppure constatare che non raramente
pazienti infartuati si precipitano a fumare di nascosto non appena sono in grado di alzarsi al letto mi
fa riflettere. Certamente particolari sono le cardiopatie che intercorrono dopo l'uso di sostanze, ad
esempio la cocaina. Spesso si manifestano in modo drammatico. Coloro che ne sono colpiti
difficilmente li definiresti “tossicodipendenti” e proprio per questo è più facile pensare che anche
uno dei tuoi figli potrebbe incorrere in un comportamento simile.
Ulisse è un eroe, prestante fisicamente, piace alle donne, è addirittura un re. Eppure anche
lui al richiamo delle sirene non potrebbe resistere. E per questo ha bisogno di essere legato
all'albero maestro. Allo stesso modo questo genere di pazienti sono spesso professionisti affermati,
o brillanti studenti di bell'aspetto e una famiglia alle spalle.
Uno dei vantaggi di lavorare con i libri è che conosco molta della letteratura che i miei figli
studiano a scuola. Questo mi permette di aprire un canale di comunicazione particolare, un modo
informale di applicare la Biblioterapia. Sia chiaro: i miei figli non sono lettori accaniti come me,
anzi; spesso sottolineano il fatto che loro non leggono molto per prendere le distanze, io credo
giuste, dal loro padre.
Eppure sono convinto che per ogni genitore potrebbe essere interessante conoscere
maggiormente la letteratura proprio per poterla discutere con i propri figli.
Oggi, ad esempio, potreste tornare a casa e parlare di quel tipo che al convegno ha portato il
brano sulle sirene di Ulisse per parlare di sostanze illecite e dannose. Potreste iniziare chiedendo se
l'hanno già studiato a scuola. Cosa ne penseranno? E cosa potrebbero dirvi? E prima ancora, quali
collegamenti vi stimola questo testo? Cosa potrebbe pensare vostro figlio di un collegamento
simile? Lo condividerebbe?
Questo brano è un semplice spunto, ma che vi potrebbe portare, ve lo garantisco, molto lontano.
E adesso lasciamo parlare il testo, che sicuramente ha molto da dirci.
“Amici, non uno o due soltanto devono sapere le profezie che Circe mi disse, la divina
tra le dee: ma ve le riferirò perché le sappiate anche voi. Così periremo tutti insieme
oppure riusciremo a fuggire via, schivando il destino di morte. Mi consigliava, ella, per
prima cosa di evitare il canto delle Sirene divine e il prato pieno di fiori. Diceva che io
solo ne ascoltassi la voce. Ma voi legatemi con una corda fino a farmi male, perché
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
108
resti fermo nello stesso posto, in piedi alla base dell'albero, e a questo rimangano
allacciate le funi. E se vi prego e vi ordino di sciogliermi, voi stringetemi ancora di più
con le corde.”
Così dicevo spiegando ogni cosa ai compagni.
E intanto velocemente giunse la nave all'isola delle due Sirene: un vento favorevole la
spingeva.
Allora subito il vento cessò e venne la bonaccia tranquilla: un dio addormentò le onde.
Si alzavano in piedi i compagni: ammainarono la vela e la gettarono in fondo alla nave.
Poi sedevano ai remi e facevano biancheggiare l'acqua con le lisce pale d'abete. Ed io
tagliavo una grossa forma di cera in piccoli pezzi con l'affilata arma di bronzo e li
schiacciavo con le mani robuste. E ben presto si ammolliva la cera poiché la vinceva la
grande mia forza, e lo splendore del Sole sovrano, figlio di Iperione.
Uno dopo l'altro, la spalmai sulle orecchie a tutti i compagni.
Essi mi legarono nella nave le mani e i piedi, stando io là ritto alla base dell'albero: e a
questo allacciavano le funi. Poi si sedevano e andavano battendo coi remi il mare.
Ma quando ero tanto lontano quanto si fa sentire uno che grida, e rapidamente loro
spingevano, non sfuggì alle Sirene che passava vicino una celere nave, e intonavano un
canto melodioso: “Vieni qui, Odisseo glorioso, grande vanto degli Achei: ferma la
nave, se vuoi ascoltare la nostra voce. Nessuno mai è passato di qui con la nave senza
prima udire dalle nostre bocche la voce dal dolce suono: ma poi se ne va con viva gioia
e conosce più cose. Noi sappiamo tutto quello che nell'ampia pianura di Troia
soffrirono gli Argivi e i troiani per volontà degli dei. E sappiamo anche quanto avviene
sulla terra che nutre tanta gente.”
Così dicevano emettendo la bella voce. Ed io volevo ascoltare e ordinavo ai compagni
di sciogliermi e facevo segni con gli occhi. Quelli curvandosi remavano.
Subito si alzavano in piedi Perimede ed Euriloco, e mi legavano con molte corde e mi
stringevano ancora di più.
Dopo che furono passati oltre, e non udivano più la voce delle Sirene e neppure il
canto, in fretta i miei fedeli compagni si tolsero via la cera che avevano spalmato loro
sulle orecchie, e sciolsero me dai legami.
Ma appena lasciavamo quell'isola, subito io scorsi del fumo, e la grande onda, e ne udii
il fragore.
Essi si spaventarono, dalle mani gli volarono i remi: fecero un sordo rumore tutti
seguendo la corrente.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
109
Si fermò lì a nave, poiché non movevano più con le braccia i remi appuntiti.
Ed io andavo per la nave e incoraggiavo i compagni con buone parole, uno dopo
l'altro, stando loro vicino:
“Amici, non siamo già inesperti di guai e sventure. Né qui ci sta sopra malanno più
grande di quando il Ciclope ci teneva rinchiusi nella grotta profonda con la sua forza
gagliarda. Ma anche di là, grazie al mio valore, alla mia pronta decisione e
intelligenza, riuscimmo a sfuggire: e ce ne ricorderemo un giorno, io penso. Via, allora,
seguiamo tutti il mio consiglio! Voi battete con i remi l'onda profonda del mare, seduti
lì agli scalmi: e forse Zeus ci concederà di sfuggire alla morte qui e di schivarla1.
1 Hom. Od. XII, trad. Giuseppe Tonna, Milano, Garzanti editore, 1999, pp. 163-165.
Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.
111
Conclusione
Viviana Olivieri
Formatore, Laureata in Giornalismo, Servizio Sviluppo Professionalità Innovazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
L’impegno della Regione, del Comune, della Scuola e della Sanità, attraverso la formazione
e l’informazione possono aiutare i cittadini a creare solide basi atte ad ostacolare le maliarde
dipendenze che creano falsi stereotipi e modelli comportamentali.
E’ la cultura del sapere la verità e del poter vivere con responsabilità, a volte vincendo e a
volte sbagliando, la quotidianità della nostra vita.
Noi siamo immersi e sommersi in relazioni sociali, etiche, economiche e sanitarie.
La conoscenza, la capacità di vivere e la ricerca di una buona qualità di vita ci permetterà
di non essere miss o mister delle droghe….
“Miss/Mister Sirena Nuove Droghe”