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Presentazione di ALBERTO VALENTINI

Introduzione di ROSANNA SANTONOCITO

DELFINA FELISATI - La signora contadina l

MARIA GABRIELLA ESPOSITO - Una vita a suon di web

DONATELLA CINELLI COLOMBINI - Fattorie da Oscar

ANTONIETTA BENEDUCE CIRIELLO - La pioniera del turismo

PAOLA VIGHETTO - Il mito clel benessere

i MARIA PIA AMBROSIO - Termit campione di Vigone

, VALENTINA BIANCHI - Dalla natura le grandi opere

L ALESSIA BAULEO - Il Labo~+atorio del DNA: diagnostica e salute

LEONORA BORTOLOTTI - Dalla parte dei piccoli per essere grandi

HGELA D'AMBROSIO - Nel mare magnum di intel.net

W A MARIA CARRER - LO stile in maglia

GALANTI - La casa delle vacanze

-A STROLEGO - L'azienda che ci fa comoda la vita

&$%AH GIORGI - Questioni d'immagine

@CIA PEDOT - Il carburante per una flotta di tir

LUCIA RCBA LA To~m - L'Università di casa PI-enatal

ELIS~ POLM*TO - Una vita a cinque stelle

INES M-ARTINELLI - L>arte della trasposizione

ROSA MENNELLA - Il pronto soccorso dei camion militari

ALESSANDRA PES DI S. VITTORIO - I miracoli dell'ippoterapia

ALBERTA LOMBARDI - Maestra mascheraia

ROSSANA REVELLO - L'esplosivo mondo della comunicazione

MARCELLA JANNARONE MOLARONI - Forme d'arte h secoli di storia

PATRIZIA DI DIO - La moda del total look

PAOLA LIVIA VICARIO - La leggerezza dei cerchi in bgu

IVANA VINCENTI - L'estro in un taglio di capelli

MARIA ROSA PEZZINO DE GERONIMO - La politica del pulito

AMBRA TASSI - L'abilità in un intreccio difili

TIZIANA ZORZAN - L'industl-ia degli ascensori

LAILA TROCCIA - Bambini. Che passione!

N O M I N A T I O N

C A N D I D A T E

PRESENTAZIONE

Convinti che le donne sono portatrici del potenziale per rappresentare una svolta nel miglioramento della qualità dell'impresa e in particolare dei rapporti tra le differenti pluralità di soggetti coinvolti;

Convinti che è l'esempio di donne, che hanno superato le numerose dif- ficoltà esistenti, a testimoniare che fare impresa al femminile è - nono- stante tutto - possibile;

Convinti che un'iniziativa volta ad illustrare le imprese di "Donne al Timone" doveva essere realizzata da AsseforCamere, insieme all'agenzia al femminile "One Group", affrontando tutti i rischi connessi;

Convinti di quanto richiamato, siamo lieti di presentare all'attenzione dei Comitati Camerali per I'iinprenditorialità femminile, delle donne imprenditrici e di tutti coloro che sono portatori di buona volontà rivolta al vero progresso e allo sviluppo equilibrato, la presente pubblicazione che illustra i trenta casi scelti da un'apposita Commissione.

ALBERTO VALENTINI Consig1ie1.e Delegato Assefool.Canzei.e

PREFAZIONE

Quando sono stata invitata a scrivere una breve riflessione sulle imprenditrici cui è stato attribuito il Premio "Donne al Timone" ho pensato che parlare del lavoro e del successo delle donne rischia spesso di farci cadere in luoghi comuni, di farci dire delle ovvietà e, in definitiva, di banalizzarne il forte impegno.

Leggendo attentamente i percorsi di vita di queste imprenditrici ho cercato di capi- re se vi siano alcune peculiarità che connotano il lavoro ed il successo al femminile e se ci sia un filo comune, che, in qualche modo, caratterizza il loro impegno e ne fa qual- cosa di speciale e di "diverso".

Ne ho trovato alcuni che andrò brevemente a tratteggiare. Innanzitutto la ricerca dell'eccellenza come punto di partenza e non di arrivo della

propria attività; la troviamo fra imprenditrici che spaziano in settori fra loro molto diversi: dal turismo all'agricoltura, dall'edilizia ai prodotti per il benessere, per giun- gere sino ai comparti più altamente innovativi.

Nel segno dell'eccellenza vi è anche per queste donne, un forte impegno nel tra- sferimento della conoscenza, soprattutto ai giovani e nella costante opera di diffusione della cultura. Sono elementi che spesso si trovano anche nell'impegno imprenditoriale tout court, ma sono, nel caso delle donne, implementati da un forte iuoio familiare, dalla collaborazione imprescindibile dei mariti e dei parenti e, soprattutto, caratteriz- zati da un naturale e convinto impegno nel sociale.

I1 pensiero va a Deborah Giorgi ed alla sua campagna divulgativa per l'affido fami- liare, o a Delfina Felisati ed alla rete delle Fattorie Didattiche o ad Alessia Bauleo, che, nel suo lavoro, nel campo della biogenetica, sottolinea - come prioritario - l'aspetto del rapporto umano con il paziente, sino a giungere ad Antonietta Beneduce che inizia I'at- tività sulla spinta del desiderio di offrire assistenza culturale e morale agli emigranti.

Da Presidente degli Industriali triestini ho poi apprezzato, particolarmente, che tutte le imprenditrici credono fortemente nell'associazionismo, lo vivono intensamen- te ed aderiscono alle maggiori organizzazioni di rappresentanza imprenditoriale; ciò è per noi stimolo a continuare l'impegno anche verso strumenti quali le leggi per l'im- prenditoria giovanile e femminile che abbiamo constatato essersi rivelati importanti per l'avvio dell'attività di alcune delle premiate.

Sempre da Presidente dell'Assindustria giuliana consentitemi anche di essere par- ticolarmente soddisfatta per il premio alla collega Sabrina Strolego, di cui oltre all'ec- cellenza nella sua attività imprenditoriale desidero sottolineare l'impegno nella vita associativa, cui offre sempre preziosi contributi.

Al centro della vita di tutte si percepisce l'orgoglio per la propria impresa, per la propria attività che Ambra Tassi così esprime: «Far nascere una ditta non è semplice, farla crescere è faticoso, navigare nella crisi di mercato è difficile. Ma se riesci in tutto questo, piccola o grande che sia la tua impresa, la soddisfazione è immensa».

È lo stesso orgoglio che ho sentito nei racconti di vita delle "Donne al Timone", cui desidero esprimere le più sentite felicitazioni per un futuro denso di soddisfazioni.

INTRODUZIONE

11 tasso di occupazione delle italiane alla fine del 2002 era del 43,1%, e solo del 27,1% nel Mezzogiorno. Siamo ancora lontani, dunque, dagli obiettivi che i l vertice europeo di Lisbona del 2000 aveva fissato per noi. Nei Paesi dell'unione europea, la media complessiva delle donne che hanno un lavoro è del 54,8% ma tocca il 64,9%, per eseinpio, in Gran Bretagna, per non parlare di Olanda e Scandinavia.

La temibile sfida che l'Europa ha lanciato all'Italia dalle rive del Tago è di rag- giungere entro il 2006 il 60%. Sarà dura, anche perché, a tutt'oggi, grande creatività nel pensare interventi a favore dell'occupazione femminile non se ne vede, e gli incen- tivi alle imprese previsti dall'ultima finanziaria per la realizzazione di nidi o di micro asili aziendali rappresentano la classica goccia nel mare. Il mare della conciliazione, del magico Tao in equilibrio tra vita nella professione e dimensione privata (famiglia, interessi, passioni).

I1 risultato, putroppo, è che in tante, volentieri o meno, mollano la spugna. A partire dai 25-30 anni, dicono le tabelle di Eurostat, si assiste a un abbandono del

lavoro frequente da parte delle donne italiane. Poi, tra i 40 e i 49 anni, quando gli impe- gni familiari si fanno più leggeri, i dati fanno una inversione a U, e segnalano un ritor- no all'attività.

Donne in fuga dal lavoro, ha detto qualcuno, e non a torto. Ma come si spiega il fatto che, a un certo punto, le auto-espulse dal lavoro ci ritornano, o desiderano farlo? Una spiegazione si può azzardare incrociando i dati di questa fascia di età con quelli anagrafici delle lavoratrici autonome e delle imprenditrici. Sorpresa, più o meno corri- spondono!

Non tutte si chiudono in casa, qualcuna apre un'azienda, un business, una partita Iva. Lo dice il numero delle donne titolari di impresa, che tocca i l 40,6% tra gli under 40 che hanno un'attività in proprio. E anche il fatto che le donne rappresentino ancora il 5'7% tra gli imprenditori over 60. In generale, a giugno 2003 le donne nella stanza dei bottoni d i una azienda loro erano quasi l milione e 19lmila, vale a dire che il 23,9% delle imprese attive era guidato da una donna. Teniamo i piedi per terra e non peilsia- mo a cose troppo in grande, però: la maggior parte di queste signore (866mila) erano titolari di ditte individuali.

Allora, ecco qua un tentativo di risposta allo stupore degli economisti che parlano di fughe. Non è che le donne (italiane) scappano dal lavoro. Scappano da un lavoro che non le vuole ("chi non ti ama non ti merita" dicevano una volta le mamme per consolarci delle prime delusioni amorose), che non le capisce e che non le apprezza, in barba a tutti i discorsi sulla valorizzazione delle donne in azienda e del "management della diver- sità!", importati dagli Stati Uniti. Molto orecchiati ma mai veramente "implementati" (per restare nell'orripilante linguaggio aziendalese) nella nostra realtà lavorativa, perché i manager che alla fine decidono, si sa, nella maggior parte dei casi, sono uomini!

Le donne continuano ad essere svantaggiate sia in termini retributivi che nel tipo di lavoro svolto: il 15,9% delle laureate (a fronte del 9% maschile) è occupato in profes- sioni esecutive di amministrazione o in mansioni non qualificate, dice 1'Istat. I maschi diplomati che svolgono un lavoro continuativo a tempo pieno guadagnano in media 889 euro, le donne circa 125 euro in meno. Ma anche le laureate, qualunque sia il tipo di studio concluso, hanno la busta paga più leggera di quella dei loro colleghi pari grado: circa 200 euro in meno al mese. E le donne dirigenti? Da tempo immemore, non ci si schioda dalle percentuali a una sola cifra.. .

Niente di strano, quindi, se a un certo punto le donne preferiscono abbandonare la partita e le più ardimentose, qualche volta, si mettono anche in proprio. Perché, in fondo, quello che le donne vogliono davvero è diventare padrone. Allora creano impre- se. Ma non lo fanno per essere le "padrone del vapore", secondo il modello ottocente- sco maschile - dell'autorità e della macchina, appunto a vapore, gliene importa poco - quanto padrone del loro tempo, del loro lavoro, dei propri talenti e dei frutti che questi possono dare.

Chi è padrona può fare tutto: persino permettersi, come racconta una imprenditri- ce edile "di confondere famiglia e impresa" (quale uomo ne sarebbe capace?).

Al di là delle fredde cifre, è questa voglia che emerge dalle storie che trenta "Donne al timone" stanno per raccontarvi dalle pagine che seguono. Tricot e calcestruzzo, ludo- teche o oligoelementi, cosa si produce, si pensa, si fabbrica, si vende, il manufatto o il "virtualfatto" che è oggetto dell'impresa, non è quello che fa la differenza.

ROSANNA SANTONOCITO Responsabile sezione "Lavoro&cm~rieir"

Il Sole 24 ore

«...Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti clella vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contribcrto che dai all'elabo- razione di una cultura capace di coniugare ragione e senti- mento, ad una concezione della vita sempre aperta al "mistero" alla edificazione cli strutture economiche e poli- tiche più ricche di umanità».

GIOVANNI PAOLO I1 cl~rlla lettera inviata alle donne in occasione clella Confer.erzza inondicrle di Pechilio 1995

Suor MAPCELLA FARINA, in occasione dei 25 anni del Pontificato di Giovanni Paolo 11, ha così commentato le parole del Papa:

«Egli riconosce che il grazie non basta. Bisogna mettere in atto progetti e iniziative che favoriscano la genuina e reale uguaglianza tra i sessi ed evidenzino i valori peculiari del maschile e del femminile; soprattutto quelli del femminile frequentemente rimossi e non ruramente repressi con gran- de impoverimento di umanità per l'intera umanità».

Suor Mu~rella Far-l~zu è mernDiz, della Con7missiorze per le Pari Oppor- tunità tra uomo e donna presso il Minister-o.

D a sinistra: Ottavia Varcasia, Elena Falcone e Alessia Bauleo.

BIOGENET S.T.I. - Rende (Cosenza)

IL LABORATORIO DEL DNA: DIAGNOSTICA E SALUTE

ri'affinità caratteriale davvero speciale, un legante potente che ha chiuso il cerchio trq llessia, Elena e Ottavia. Un vivace trio di piacevole femminilità. Età media poco pitì di rent'anni. La laurea in biologia per tutte, convinte a mettersi in proprio, entusiaste della

loro professione: ingredienti ideali per cominciare la storia della loro impresa. «I1 team solidale che siamo riuscite a creare è stato 17input per mettere a h t t o le nostre

esperienze nel settore della Genetica», dice Alessia Bauleo, ministratsice deiia Biogenet, che ha conosciuto le partner Elena Falcone e Ottavia Varcasia in Calabria, tra provette e vetri- ni del laboratorio di Scienze Biologiche dell'università della Calabria. Tuete e tre non voglio- no rinunciare alla loro terra, ma essere loro stesse portatrici qui d'innovmiwe e, dunqs< di sviluppo.

Alessia è la più giovane del gruppo, ha frequentato l'Istituto di -C%m~ca Medica dell'università Cattolica di Roma, per il tirocinio post lam, mIl';8mb"rb deh dzapmfi- ca pre e postnatale.

I1 buongiorno si vede dal mattino: Messia vince da subite due catsm~i pw Xa ~ i x e l a di , .specializzazione e opta per quella in Genetica Me@ca alla Cattolica. Frequenta, hultiie, per

più di due anni, l'Università di Padova per un corso di formazione; qui fa ricerca nel settore delle patologie neurodegenerative. «Ma avevo voglia di tornare a casa», dice.

«Elena, invece, è "dispensatrice di esperienza" nel settore avendo già alle spalle - spie- ga Alessia - una promettente carriera universitaria lasciata, coraggiosamente, subito dopo aver fondato la Biogenet)). Il nome di Elena ricorre spesso su prestigiose riviste internazio- nali con i suoi lavori di ricerca, frutto degli anni di dottorato universitario in Biologia Molecolare sotto la guida della professoressa De Benedictis.

Nella ricerca non si finisce mai di imparare e lei completa la sua formazione nella dia- , gnostica prenatale presso l'università Cattolica di Roma. Ottavia invece è la mente in fatto

:di ricerca sulle basi genetiche della longevità umana. È specializzata in patologia clinica e vanta conoscenze nel campo della Citogenetica per essersi formata presso il laboratorio di

Genetica dell'ospedale Galliera di Genova. «Elena ed Ottavia lavoravano già a Cosenza, nel laboratorio universitario - racconta Alessia - io sono entrata nell'equipe come tesista». Nasce, così, la Biogenet S.r.l. con «l'obiettivo di creare una struttura sanitaria in grado di rispondere alla carenza sul territorio di una particolare branca specialistica: quella della Genetica Medica e Forense».

Ii vantaggio competitivo è nella visione a tutto tondo dell'attività che scaturisce dall'e- sperienza delle fondatrici della Biogenet, maturata tanto in ambito universitario quanto in quello ospedaliero. Condizione essenziale alla nascita della società, spiega Alessia, è stata tut- tavia la determinazione nel voler cercare una propria strada di realizzazione, magari più ardi- ta, ma certamente libera dagli iter burocratici di carriera, insiti nell'apparato universitario. Non sottostare, ma governare il proprio futuro è la loro lezione. E ogni paura di non riuscire v i a e dissolta dalla voglia di fare, di fare presto e bene.

Ma da che parte incominciare? Loro erano preparate ad affrontare il lavoro di laborato- fioj ben altra cosa invece è sapere amministrare e gestire: conti, bilanci, fatture, scadenze. Tutto un nuovo mondo da scoprire. Le nostre biologhe per poter dar forma e sostanza alla loro idea iniziano con l'avvicinarsi a questo mondo prendendo contatti con chi ne sapeva più di loro, non mancando agli incontri formativi e alle iniziative di Sviluppo Italia per l'hprenditoria Giovanile. «È stato solo grazie all'aiuto dei nostri consulenti se siamo riusci- te ad inoltrare la domanda per ottenere i finanziamenti previsti dalla Legge 215 per l'irn- prenditoria femminile. All'inizio, non nutrivamo grosse speranze di ottenere il contributo economico. Ci sosteneva però un sentimento quasi fideistico nel valore qualitativo del nostro progetto, tanto da cimentarci nella redazione del business plan e perfino nella redazione dello studio di fattibilità del progetto: tutte cose a noi estranee per formazione».

11 progetto della Biogenet non solo è stato finanziato, ma si è addirittura classificato al quinto posto distinguendosi per la potenziale capacità di incardinarsi utilmente nella dimen- sione territoriale. Arrivati i finanziamenti ecco sorgere la struttura nel complesso commer- ciaIe Metropolis di Rende, in provincia di Cosenza. 11 sogno diventa finalmente una realtà. «Siamo diventate pienamente operative il gennaio del 2002 ma in noi albergavano due senti- menti tra loro contrastanti: da un lato l'entusiasmo, dall'altro la delusione», dice Alessia. I1 loro progetto iniziale si qualificava per l'intento di collaborare con le strutture pubbliche pro- vinciali. Un intento frustrato dalle scelte operate successivamente dall'Ente Regione Calabria in materia di politica sanitaria, chiudendo alle nuove strutture la possibilità di accreditarsi per i servizi. Non restava quindi che rivolgersi al privato.

Questo è stato il primo cambiamento di rotta nelle strategie aziendali. «A quel punto - &&a Alsssia -siamo state costrette a correggere il tiro, ridefinendo il nostro mercato e con- centrando le offerte dei servizi verso la sanità privata. In un ambiente abituato ad avere la pre- stazione gratuita, 8 facile immaginare quante difficoltà s'incontrano». Alessia spiega anche

come la loro professione sia governata dalla manualità, dalla responsabilità attenta, dallo stu- dio perizio, dall'intuizione esperta, piuttosto che da processi meccanizzati, «Lavorare con il Dna non è cosa semplice. Le cellule del liquido amniotico, per esempio, cambiano a secon& da del paziente. In laboratorio, le cellule fetali vengono messe in un terreno di coltura ricco di nutrimenti e raccolti in provette. È a questo punto che la bravura del biologo entra in gioco, adottando un protocollo di lavoro per dare un risultato all'esame. Certo è che esaminare, caso per caso, cellule fetali, che sono il nostro nucleo vitale, ci coinvolge con una partecipazione che a volte è causa di ansia - aggiunge Alessia - ma l'entusiasmo per le sfide quotidiane da cui trarre insegnamento non ci abbandona mai».

I1 sorriso contagioso ritorna sulle sue labbra e i lineamenti si distendono nell'incarnato chiaro di delicate fattezze mentre prende spunto per parlare anche di altro. Dei momenti che guardano alla vita, alle attese di ognuna. Elena è già mamma. Alessia e Ottavia, ancora libe- re da impegni di famiglia, sono ben felici di andarle incontro, quando ne ha necessità. Condividono anche le apprensioni nel crescere una figlia di sette anni, mutuando I'esperien- za per il futuro.

L'offerta di servizi medici iperspecialistici non fa perdere di vista alle ricercatrici l'aspet- to del rapporto umano anche con il paziente. Anzi, quale obiettivo centrale e contiguo del- l'attività, viene posto proprio l'assistenza che va dall'informazione precedente il test all'in- terpretazione del risultato d'esame. L'impegno della Biogenet potrebbe incidere maggior- mente sulla realtà locale se le condizioni lo permettessero. ((Attualmente gli esami di Genetica possono essere fatti solo presso l'Ospedale di Reggio Calabria e Catanzaro - ripren- de Alessia - ma l'offerta non copre la domanda. Nella provincia di Cosenza manca una strut- tura in grado di fare questo tipo di esami, così si allunga la lista di attesa al170spedale di Reggio, con grossi disagi per l'utente».

Quindi, secondo Alessia, ampliare l'offerta, creando supporti specialistici all'ente pub- blico «comporterebbe vantaggi per i pazienti. In primo luogo quello di accelerare gli esami e le diagnosi, poi quello di ottenere una riduzione dei costi e in terzo luogo quello di evitare il flusso extraregionale». La condizione principe perché questo avvenga è che il piano sanita- rio della Regione Calabria riapra presto i termini per l'accreditamento.

L'originario status professionale delle fondatrici della Biogenet si è dunque evoluto. I1 profilo dei loro curriculum si è arricchito di alte competenze manageriali, in virtù dei loro ina- spettati talenti, della loro capacità e volontà di affermarsi. Alessia conclude dicendo: «non abbiamo mai abbassato la guardia nel dimostrare la nostra competenza e preparazione doven- doci affermare come professioniste donne. Inizialmente è vero che c'è qualche perplessità, ma quando si ha un'idea giusta e si è all'altezza della situazione, i risultati ci confermano, che essere donne o uomini non comporta alcuna differenza».