Domenica27Gennaio2013-N.26 variazione % delle presenze tra ... · do quelli di allora a quelli di...

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Il prezzo economico delle rivolte YEMEN EGITTO LIBANO GIORDANIA LIBIA ALGERIA TUNISIA MAROCCO 1 2 3 4 5 6 7 8 Pil: differenza tra la crescita media nel biennio 2011-2012 e la media 2000-2010 Turismo: variazione % delle presenze tra il 2010 e il 2011 Ide (investimenti diretti esteri): variazione % tra il 2010 e il 2011 MAROCCO PIL TURISMO IDE Var. % annua Pil Media 2000/10 -0,8 11 60 1 -4 -2 0 2 4 6 2011 2012* ALGERIA PIL TURISMO IDE Var. % annua Pil Media 2000/10 -1,2 16 14 2 -4 -2 0 2 4 6 2011 2012* TUNISIA PIL TURISMO IDE Var. % annua Pil Media 2000/10 -4,0 -31 -24 3 -4 -2 0 2 4 6 2011 2012* LIBIA PIL TURISMO IDE Var. % annua Pil Media 2000/10 26,8 nd nd 4 -4 -2 0 2 4 6 2011 2012* -60 120 EGITTO PIL TURISMO IDE Var. % annua Pil Media 2000/10 -3,1 -33 -100 5 -4 -2 0 2 4 6 2011 2012* LIBANO PIL TURISMO IDE Var. % annua Pil Media 2000/10 -3,1 -24 -25 6 -4 -2 0 2 4 6 2011 2012* GIORDANIA PIL TURISMO IDE Var. % annua Pil Media 2000/10 -3,3 -22 -11 7 -4 -2 0 2 4 6 2011 2012* YEMEN PIL TURISMO IDE Var. % annua Pil Media 2000/10 -10,7 -28 nd 8 -4 -2 0 2 4 6 2011 2012* -10 Nota: *stime Fonte: Deutsche Bank Research

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12 Mondo Il Sole 24 OreDomenica 27 Gennaio 2013 - N. 26

MALILe truppe francesiconquistano GaoLeforze militari francesihannopreso ilcontrollodiGao, roccafortedei ribellinelnord-estdelMali. Gao,insieme a Kidal eTimbuktu, era caduta nellemani dei gruppi estremistiislamici lo scorso aprile.Dall’11 gennaio in Mali è incorso un’operazionedell’esercito francese,sostenuto da alcuniStati africani, controi movimenti jihadistiche hanno occupatoil nord del Paese.

REPUBBLICA CECAVince la sinistra,Zeman presidenteL’expremiersocialdemocratico,MilosZeman(nella foto), é ilnuovopresidentedellaRepubblicaCeca. Habattutoalballottaggio ilconservatoreKarelSchwarzenberg,ministrodegliEsteriuscente.Era laprimavolta che icechieleggevanodirettamente ilcapodelloStato.Con la

presidenzadiZeman, unvoltonoto dellascenapolitica,exdissidentecomunistaecapodelgovernotra il 1998e il 2002,dovrebberomigliorare lerelazionicon l’UnioneEuropea,dopol’euroscetticismodiVaclavKlaus.

SIRIASchierati i primiPatriot della NatoÈoperativa la primadelleseibatterie dimissiliPatriotinviatedallaNato inTurchiaper difendere ilPaesedaeventuali attacchimissilisticidallaSiria.Lo haresonoto l’AlleanzaAtlanticacon uncomunicato.L’unitàmessainservizio, fornitadall’Olanda,ha comeobiettivo laprotezionedellaprovinciadiAdana,nellaTurchia sud-orientale.

VENEZUELARivolta in carcere:più di 50 vittimeÈdioltre 50 mortie90 feritiilbilanciodiuna rivoltaduranteun’operazionedelle forze di sicurezzanelcarcerediUribana, nellaparteoccidentale delVenezuela.L’ennesimoepisodiocheconfermalagravissimasituazionedelleprigioninelPaese. Ainnescare lascintillasarebbestato unammutinamentodeidetenuti,cheavrebberoreagitoaunaperquisizioneperdisarmare lebande checombattonoper il controlloall’internodel carcere. IlvicepresidenteNicolasMaduro,diritornodall’Avana- dove haincontrato ilpresidenteHugoChavez -haannunciato l’aperturadiun’inchiesta.

BRASILEPresto censimentodell’AmazzoniaIlgoverno brasilianohaannunciatoche intenderealizzareun inventariodeglialberidellaForestaAmazzonica. Il ministrocompetenteha dichiaratocheil censimentorichiederàquattroannieforniràdatidettagliati suspecie, terreni ebiodiversitànella piùgrandeforesta fluviale.L’ultimocensimentodettagliatofurealizzato piùdi trentaanni fa. Il governobrasilianonel 2009sièimpegnatoaridurre ladeforestazionedell’Amazzoniadell’80%entroil 2020.

Panorama

La transizione difficile del Nord Africa

Il prezzo economico delle rivolte

Ugo TramballiQuando la piazza viene con-

quistata dagli hooligans della cur-va, un Paese si deve preoccuparedella sua stabilità. A Port Said so-no almeno 30 i morti negli scontriconlapolizia,dopoche21tifosiera-nostaticondannatiamorteperunaltro episodio di sangue nello sta-diolocale,cheunannoprimaave-vaprovocato74vittime.Somman-do quelli di allora a quelli di ieri,per una sola partita fra l’al-Masridi Porto Said e l’al-Ahly del Cairo,sonomortepiùdicentopersone.

Ma non è per il calcio che acca-dono queste cose, oggi in Egitto.Nel febbraio di un anno fa, quan-do una inutile e noiosa partita erafinita in una battaglia campale,nonerastatounarbitroadaizzarelacurvadellasquadradicasacon-tro giocatori e tifosi del Cairo:quellicheavevanopartecipatoal-la rivoluzione di piazza Tahrir.C’eraevidente la manodeiservizidisicurezzaedellapoliziapoliticalegate al regime di Mubarak. IlMukhabarat oscuro. Mentre sisvolgeva la carneficina dentro efuori dallo stadio, la polizia nonavevamossoundito.Agli agitato-ri di allora non è stato difficile ieridiffondere di nuovo il caos, dopolasentenzadeigiudici.Saputodel-la condanna, una folla di esagitatiha preso d’assalto la prigione diPortoSaidconilpropositodilibe-rarei21condannati.Sonoriuscitiauccidere due poliziotti prima cheintervenissel’esercitoarespinger-li.Oltreaimorti, iferitisonoalme-no 300 nella città strategica perl’economia egiziana, all’entratadel canale di Suez, sulla quale oraèstato impostoilcoprifuoco.

Questo per quanto riguarda lecronachepercosìdiresportive.Inquelle politiche, nella giornata enellanotteprecedenti sieranose-gnalati altri sette morti e 450 feriti

al Cairo e in molte città del Paese:ci sono state manifestazioni in al-meno 12 dei 27 governatoratidell’Egitto.L’altroierierailsecon-do anniversario della rivoluzionedi piazza Tahrir. Si prevedevanomanifestazionipoliticheederaim-maginabile che la giornata sareb-bestata tesa.Non sarebbe costatonullaaigiudiciposticiparediqual-che giorno la dura sentenza neiconfrontidei tifosidell’al-Masri.

È ormai difficile capire chi oggiscenda in strada a manifestare, inEgitto. L’anno scorso in piazzaTahrir, durante la campagna elet-torale presidenziale, uno striscio-nesostenevasemplicemente:«Ab-basso chiunque sarà eletto». Ogni

rivoluzionescatenaillusionieleil-lusioniscontento.Iricorrentiesan-guinosiincidentiferroviari,strada-li, sui luoghi di lavoro, dimostranoche l’Egitto lasciato dal regime diMubarak è logoro. Il partito di Li-bertàegiustiziaèalpoteredatrop-popocotempoperoffrirealPaesesegnali di miglioramento. Perchiunque sarebbe difficile gover-nare l’Egitto di oggi: ancora di piùper il movimento della fratellanzaislamicanato ecresciuto in un’op-posizione quasi secolare. Gli erro-riistituzionalicommessidaMoha-medMorsi,ilpresidente,dimostra-nounpericolosodilettantismo.

Malaconvinzionedegliopposi-tori di poter tenere in piazza una

rivoluzione permanente, la divi-sioneeimpreparazionedeipartitilaicieliberali,noninferioreaquel-la degli islamisti, sono ugualmen-te parte di una miscela instabileche può esplodere molto più diquanto non sia accaduto a PortoSaid e nelle altre città. L’Egitto stascivolando in una crisi circolaredalla quale è difficile uscire: la di-soccupazione cresce di giorno ingiorno, questo provoca l’impove-rimentosocio-economicodell’in-tero Paese, il quale mantiene l’in-stabilitàpoliticaacausadellaqua-leèimpossibilefareleriformeeco-nomichenecessarieperlaripresa.

Chi occupa oggi le piazzedell’Egitto è una comunità etero-genea di scontenti: i giovani condiploma e quelli analfabeti, en-trambi senza lavoro; i delusi dellarivoluzione, quelli con una moti-vazione politica; i bulli delle peri-ferie e delle curve degli stadi. Perilvecchioregimechenelleelezio-nipresidenzialidigiugnoavevadi-mostratodi avereancoraun largoconsenso, non è difficile dirigereunapiazzacosìcaotica.

L’Esercitonon partecipa a que-sta grande opera di mistificazio-ne. Ha già tentato senza successodi governare il Paese e non vuoletornareacreareunnuovoScarf, lagiunta militare del generale Tan-tawy. Probabilmente non aspira aun golpe che avrebbe serie riper-cussioni interne e soprattutto in-ternazionali,dopolelibereelezio-ni presidenziali. Non partecipa alcomplotto ma nemmeno lo impe-disce,purconoscendonel’esisten-za. Le forze armate, l’unica entitàcoesa rimasta all’Egitto, attendo-no di essere chiamate dai civiliesausti o dal popolo ingovernabi-le,asupervisionarelaricostruzio-ne del Paese. Loro hanno tempo,l’Egittosempredimeno.

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di Alberto Negri

La primavera araba in Egit-toenelMaghrebentrasan-guinosamentenelterzoan-

no: le popolazioni sono deluseanche dall’Islam politico men-tre l’Occidente scruta preoccu-patoleripercussionidellerivol-te.MaaZamalek,quartierebor-ghese del Cairo, ieri sembravaun sabato normale: il mondo af-fluente che frequenta Davos èimpermeabile al sentore pesan-teerumorosodellamiseria.Noicon ritardo ci accorgiamo ades-so che la profondità strategicadi questi rivolgimenti si spingeben oltre la sponda Sud e il Le-vante: nessuno è al sicuro, nep-pure quelle monarchie del Gol-fo corteggiate dalle nostre eco-nomiebalbettanti.

Il contenimento degli effettirivoluzionarièillusorio.Lenuo-vedemocrazieall’islamicadevo-notenereconto,adifferenzadeiregimi autocratici, di una varia-bile in più: il tempo. L’orologiodemocratico dà appuntamentoda un’elezione all’altra e misuraimpietosamente le promessedel prima con le realizzazionideldopo,filtrandoleconlalentedelleaspettative popolari.

Il primo errore è stato consi-derare l’abbattimento dei vec-chi regimi un risultato: era sol-tanto l’iniziodi un processo. Mac’èunequivocopiùgrave.Laca-duta dei raìs non è stata la finedel conflitto sociale ma l’inne-sco di una battaglia cruenta tralaici e religiosi, tra musulmanitolleranti e radicali, tra maggio-ranzeeminoranze,traspintelo-calisteecentralizzazione.

Il problema di fondo è que-sto: con la scelta di un nuovomodello viene messo in discus-sione il concetto stesso di unitànazionale espresso dalla deco-lonizzazione e consegnato peralcunidecenniallaretoricadel-le dittature. Non possiamoscommettere che alcuni statioggi sulla mappa domani ci sa-ranno ancora. Un quadro idea-le per l’ascesa dell’islamismo

piùestremocheconunmessag-gio radicale si pone come alter-nativa all’ideologia importatadegli stati-nazione.

Insieme all’Islam, l’economiainfiamma l’inverno dello scon-tento.LaLibiavivedirenditape-trolifera, non si pagano tasse, lademocrazia è solo formale, lagentevotaperclanetribù:ilme-gliocheci sipuòaspettareè unasintesi tra l’Islamel’oroneroin-coraggiata dalle monarchie delGolfo, che insieme all’interven-to armato hanno alimentato gliislamici. La politica economicaresta quella di prima: tre volte

nel2012sonostatidistribuitisus-sidi diretti in denaro alle fami-glieeai"tuwwar", irivoluziona-ri. Così faceva anche Gheddafi.Dalla spartizione del petrolionon è improbabile che scaturi-sca la separazione tra Tripolita-niaeCirenaica,dovegliocciden-tali hanno abbandonato Benga-si. Eppure la Libia paradossal-mente è un partner economicoaffidabile: estrae 1,6 milioni dibarili al giorno. Più che uno sta-to una pompa di benzina su unterritorio fuoricontrollo.

L’Egitto,cuoredelmondoara-bo, è nella situazione più fru-strante. I FratelliMusulmanie ilpresidente Mohammed Morsihannodivisoilpaesesullacosti-tuzione, affidando l’interpreta-zione della sharia, la legge isla-mica, al centro di studi di AlAzhar e puntando al restringi-mentodellelibertàfondamenta-li. È stato incapace di affrontarela crisi: calo delle riserve estere,rallentamentodelPilper il crol-lo del turismo e degli investi-mentidiretti,disoccupazioneal-ta, il 40% della popolazione sot-

tolasogliadipovertà. Il70%de-gli stipendi, sottolinea un rap-portodellaDeutscheBank,ven-gono da una burocrazia elefan-tiaca e corrotta che non basta aprodurre700milanuovipostidilavorol’anno,ilminimonecessa-rio per galleggiare sull’onda de-mografica.Comprensibilimain-congrui gli appelli di Morsi allamoderazione: corre in braccioaglialleatisalafitiesperanelsoc-corso finanziario di Riad e delQatar,oltrechedelFondo.

A Tunisi, dove è cominciatalaprimaveraaraba,iFratelliMu-sulmani di Ennhada, ispirati dalloro esponente storico RashidGannouchi, mostrano il doppiovolto dell’ambiguità. Gannou-chinelle intervistecita Gramscie afferma di combattere l’estre-mismo,inrealtàsoprattuttofuo-ri dalla capitale è in corso un at-taccosistematicoallalibertàdel-ledonneeall’Islampiùtolleran-te,conladistruzionedeimauso-leisufi.Ilsalafismononèancoravincente ma trova seguaci inuna nuova generazione di mili-tantiprovenientidalsottoprole-tariatourbano:nessunohavistoi 600mila posti di lavoro pro-messialleelezioni.

Comeèaccadutosotto i regi-mi dei raìs, l’islamizzazione èalimentata dalla crisi economi-ca e sociale che sta mettendosotto pressione i nuovi governipost-rivoluzionari. Ma sono ledivisioni politiche provocatedai partiti musulmani, da noifrettolosamente paragonati aidemocratici cristiani europei,che stanno causando i dannimaggiori: la democrazia non ri-chiede che cittadini e partiticondividano la stessa ideologiama non si può scardinare senzaconseguenzelafragilecompagi-ne degli stati arabi. Il nazionali-smo arabo del secolo scorso èstato sconfitto, così come sonostatebattutelesueideeprogres-siste, manipolate dalle dittatu-re, ma l’Islam politico di ogginonsièancoradimostratocapa-cedi sostituirlo.

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YEMEN

EGITTO

LIBANO

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LIBIAALGERIA

TUNISIAMAROCCO

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Pil: differenza tra la crescita media nel biennio 2011-2012 e la media 2000-2010Turismo: variazione % delle presenze tra il 2010 e il 2011Ide (investimenti diretti esteri): variazione % tra il 2010 e il 2011

MAROCCOPILTURISMOIDE

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LIBANOPILTURISMOIDE

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GIORDANIAPILTURISMOIDE

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ANSA

Nota: *stime Fonte: Deutsche Bank Research

Mondo arabo. Le condanne per la carneficina allo stadio scatenano la folla: oltre 30 morti

Un’altra strage a Port SaidL’Egitto precipita nel caosLa cacciata di Mubarak non ha portato stabilità e crescita

La miccia. Parenti di condannati dopo la sentenza che ha innescato la rivolta

Due anni di Primaverae l’economia sprofonda

LE PROSPETTIVECadono produzione,investimenti esteri, turismoE i nuovi posti di lavoropromessi dalle rivoluzionirestano un miraggio