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1 DOCUMENTO SULL’OFFERTA FORMATIVA DELLA SS DI I GRADO “DON MILANI” MASERADA SUL PIAVE A.S. 2008/09 SFONDO SOCIO‐ECONOMICO La scuola sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti, culturali e metodologici. Le sfide della società della conoscenza sono molteplici e molto ardue. L’Unione Europea vuole diventare entro il 2010 una società fondata sulla conoscenza, la più dinamica e competitiva del mondo! Tutte le politiche, i programmi e gli strumenti devono fin da ora essere integrati in una prospettiva coerente, esplicita e visibile per raggiungere questo obiettivo. I capi di stato e di governo riuniti a Barcellona nel marzo 2002 hanno concordato assieme l’obiettivo di fare dei nostri sistemi di insegnamento e di formazione i migliori del mondo per qualità delle prestazioni. È opportuno ricordare quello che disse il commissario europeo, sig.ra Reding: è necessario definire un quadro politico, economico e sociale che permetta ad ogni persona “di lavorare, imparare e vivere nella società della conoscenza” e poiché non esiste un modello educativo unico valido in Europa occorre instaurare uno spazio di coordinamento creando condizioni che permettano ai cittadini di valorizzare le esperienze acquisite sotto qualunque forma e in qualunque luogo dell’Unione Europea. Nel campo dell’istruzione questo si traduce nel lavorare su tre specifiche priorità: la qualità, l’accesso, l’apertura dei sistemi educativi. I tre Assi Strategici Come ribadito e precisato in più riunioni del Consiglio Europeo costruire dei sistemi di insegnamento e di formazione con un riferimento qualitativo di livello mondiale bisogna lavorare su tre Assi strategici. Primo asse strategico: migliorare la qualità e le prestazioni dei sistemi di istruzione e formazione. Significa migliorare l’istruzione e la formazione di insegnanti e formatori. Sviluppare le attitudini nel campo della società dell’informazione e fare in modo che tutti abbiano accesso alle nuove tecnologie dell’informazione. Secondo asse strategico: estendere quanto più possibile gli accessi all’istruzione e formazione. Significa creare un ambiente di apprendimento aperto, renderlo più attraente, incoraggiare la cittadinanza attiva, le pari opportunità e la coesione sociale. Terzo asse strategico: aprire sul mondo i sistemi di istruzione e formazione. Significa rafforzare i collegamenti tra i sistemi di istruzione e formazione, tra la ricerca e la società in senso lato, migliorare l’apprendimento delle lingue straniere, aumentare la mobilità e gli scambi, rafforzare la cooperazione europea. OCSE‐PISA 1 Da indagini effettuate dall’OCSE emerge che il 26,3% dei cittadini europei tra i 25 e i 34 anni non va oltre il ciclo secondario e nell’età tra i 18 e i 24 anni il 17,8% di quelli che non sono andati oltre il ciclo secondario, è privo di formazione. L’Unione Europea si è fissata come obiettivo prioritario di ridurre della metà, entro il 2010 il numero dei giovani di età compresi tra i 18 e i 24 che non sono andati oltre la secondaria. Per entrare nello specifico l’OCSE nel 2001 ha promosso il progetto PISA con l’obiettivo di ottenere indicazioni circa l’insieme di fattori che concorrono a sviluppare conoscenze e abilità degli studenti, e 1 OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), PISA (Programme for International Student Assesment)

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DOCUMENTO SULL’OFFERTA FORMATIVA DELLA SS DI I GRADO “DON MILANI” MASERADA SUL PIAVE A.S. 2008/09

SFONDO SOCIO‐ECONOMICO

La scuola sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti, culturali e metodologici. Le sfide della società della conoscenza sono molteplici e molto ardue. L’Unione Europea vuole diventare entro il 2010 una società fondata sulla conoscenza, la più dinamica e competitiva del mondo! Tutte le politiche, i programmi e gli strumenti devono fin da ora essere integrati in una prospettiva coerente, esplicita e visibile per raggiungere questo obiettivo. I capi di stato e di governo riuniti a Barcellona nel marzo 2002 hanno concordato assieme l’obiettivo di fare dei nostri sistemi di insegnamento e di formazione i migliori del mondo per qualità delle prestazioni. È opportuno ricordare quello che disse il commissario europeo, sig.ra Reding: è necessario definire un quadro politico, economico e sociale che permetta ad ogni persona “di lavorare, imparare e vivere nella società della conoscenza” e poiché non esiste un modello educativo unico valido in Europa occorre instaurare uno spazio di coordinamento creando condizioni che permettano ai cittadini di valorizzare le esperienze acquisite sotto qualunque forma e in qualunque luogo dell’Unione Europea. Nel campo dell’istruzione questo si traduce nel lavorare su tre specifiche priorità: la qualità, l’accesso, l’apertura dei sistemi educativi.

I tre Assi Strategici

Come ribadito e precisato in più riunioni del Consiglio Europeo costruire dei sistemi di insegnamento e di formazione con un riferimento qualitativo di livello mondiale bisogna lavorare su tre Assi strategici.

Primo asse strategico: migliorare la qualità e le prestazioni dei sistemi di istruzione e formazione. Significa migliorare l’istruzione e la formazione di insegnanti e formatori. Sviluppare le attitudini nel campo della società dell’informazione e fare in modo che tutti abbiano accesso alle nuove tecnologie dell’informazione.

Secondo asse strategico: estendere quanto più possibile gli accessi all’istruzione e formazione. Significa creare un ambiente di apprendimento aperto, renderlo più attraente, incoraggiare la cittadinanza attiva, le pari opportunità e la coesione sociale.

Terzo asse strategico: aprire sul mondo i sistemi di istruzione e formazione. Significa rafforzare i collegamenti tra i sistemi di istruzione e formazione, tra la ricerca e la società in senso lato, migliorare l’apprendimento delle lingue straniere, aumentare la mobilità e gli scambi, rafforzare la cooperazione europea.

OCSE‐PISA 1

Da indagini effettuate dall’OCSE emerge che il 26,3% dei cittadini europei tra i 25 e i 34 anni non va oltre il ciclo secondario e nell’età tra i 18 e i 24 anni il 17,8% di quelli che non sono andati oltre il ciclo secondario, è privo di formazione.

L’Unione Europea si è fissata come obiettivo prioritario di ridurre della metà, entro il 2010 il numero dei giovani di età compresi tra i 18 e i 24 che non sono andati oltre la secondaria.

Per entrare nello specifico l’OCSE nel 2001 ha promosso il progetto PISA con l’obiettivo di ottenere indicazioni circa l’insieme di fattori che concorrono a sviluppare conoscenze e abilità degli studenti, e

1 OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), PISA (Programme for International Student Assesment)

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fornire informazioni sui risultati del sistema dell’istruzione in modo regolare e prevedibile. Per fare questo ha realizzato una serie di test su ragazzi di 15 anni di tutto il mondo, comparabili a livello internazionale.

Dal rapporto PISA relativo alle conoscenze acquisite da questi quindicenni emerge una situazione italiana molto sconsolante: come competenze matematiche, lettura e scienze siamo inequivocabilmente e in modo imbarazzante agli ultimi posti. 2

In Europa eccelle la Finlandia, altre nazioni come gli Stati Uniti non godono di una situazione tanto migliore della nostra. Questo implica che in ogni caso, con le dovute cautele e distinguo, bisogna prendere atto di questo segnale e iniziare una fase di riflessione utile per la ricerca di nuove strategie e proposte di rinnovamento del nostro sistema d’istruzione e formazione.

Uno degli aspetti più coinvolgenti e trainanti che dà il senso dell’evoluzione in atto è dato dalla rivoluzione informatica.

Il passaggio dall’analogico al digitale ha permesso di codificare e gestire le informazioni in modo talmente rapido e potente da permettere a qualsiasi individuo di dilatare le proprie capacità e conoscenze. L’interconnessione mondiale, avvenuta con l’avvento della RETE Internet, ha messo tutti in grado di condividere in tempo reale qualsiasi tipo di informazione, aumentando a dismisura le opportunità culturali, economiche e di scambio. Ancora oggi non è facile valutare appieno la portata epocale di questa rivoluzione, si può dire che ha letteralmente sconvolto il nostro “modus operandi”. Siamo passati infatti dai dati numerici alla multimedialità fino ad integrare in unico ambiente, denominato infosfera 3 , PC e Internet. Dopo la fase inventiva (1968‐1986), la fase innovativa (1986‐ 1995) adesso siamo in piena fase di diffusione. Questo ci porta verso una nuova società manifatturiera dove si stanno imponendo due modelli.

Il primo è quello dove l’economia digitale può essere denominata “economia della comunicazione” dove dalla società manifatturiera, che lavora atomi, si passa alla società dell’informazione, che veicola bit (Negroponte).

Visione ancora "terziaria" della società dell’informazione, in cui sono i mezzi di comunicazione ‐ e soprattutto la televisione ‐ a giocare un ruolo principale.

Il secondo è quello dove l’economia digitale è una “economia di nuovi beni,” le informazioni.

La società dell’informazione è un’evoluzione della società manifatturiera e di servizi, in cui si produce, lavora e scambia soprattutto un bene, le informazioni (il nuovo "oro digitale"). Spiega, tra l’altro, l’espansione delle Intranet o Extranet o dell’outsourcing 4 , delle procedure di tailoring, 5 dell’alfabetizzazione informatica e infine l’insorgere di nuove forme di "manualità concettuale" (un aspetto è il commercio on‐line che produrrà sicuramente una domanda sempre più forte di servizi).

Tutto questo porta a delineare la nuova società che è diventata sempre più una società della conoscenza. Noi apparteniamo sempre più a questa società della conoscenza. I dati OCSE 6 danno le proiezioni per il prossimo decennio indicando che il 60% di tutti i tipi di lavoro richiederà una formazione di livello superiore che garantisca l’esercizio e la padronanza durevole di competenze logiche, che promuova la creatività, il pensiero riflessivo, l’autonomia personale, la disponibilità alla cooperazione, la motivazione e la capacità di far fronte all’esigenza di apprendimento continuo in un

2 Non così in tutta Italia, in testa abbiamo le province di Trento e Bolzano, il Veneto si attesta ad un buon livello, molto al disopra della media nazionale. 3 Unificazione, in un unico ambiente (infosfera) dei vari domini binari. 4 Affidamento a terzi di specifiche funzioni o servizi. 5 Termine che deriva da sarto, adoperato in questo caso per indicare i servizi “su misura”. 6 AA. VV., Education and Policy Analysis, OECD Paris 2002

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mondo di lavoratori della conoscenza, il cui capitale la conoscenza invecchia velocemente 7 . In questo specifico contesto è preoccupante la quota ingente di giovani (20% nella media dell’Unione Europea e 30% in Italia) che non completano l’istruzione secondaria.

J. Delors ha definito fondamentale per la crescita europea 8 e per un buon inserimento sociale e professionale l’acquisizione completa da parte dei giovani sia delle conoscenze di base (linguistiche, scientifiche,..) sia delle competenze a carattere tecnologico e relazionale: capacità di muoversi e di agire in un ambiente complesso e ad alta densità tecnologica, capacità di comunicazione, di contatto e di organizzazione, e soprattutto la capacità di acquisire nuove conoscenze e nuove competenze e di imparare a imparare per tutto il corso della vita.

La situazione italiana, o veneta in particolare può essere sintetizzata dalle seguenti slide del MIUR (Veneto) a.s. 07/08:

7 cfr. U. MARGIOTTA, I nuovi curricoli nella scuola dell’autonomia, in AA. VV., Le vie dei saperi, Tecnodid, Napoli 2001 8 Cfr. J. DELORS, Il ruolo dell’istruzione e della formazione in Europa, BDP, Firenze 1997

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ASPETTI ORGANIZZATIVI

Da più legislature le indicazioni che emergono dalle varie finanziarie sono quelle di effettuare tagli sul personale e ottimizzare al meglio le risorse destinate alla scuola, basandosi su indici OCSE e rapporti internazionali che confrontano la scuola italiana con le altre realtà europee.

Questo anno scolastico è stato particolarmente impietoso sia riguardo la dotazione di risorse umane (organico) sia di quelle finanziarie, in più hanno varato una riforma della primaria e secondaria di I grado Legge 30 ottobre 2008, n. 169. Legge di conversione del decreto 137/08 contenente varie norme tra cui il “maestro unico”.

L’IC di Maserada ha raccolto, la nuova sfida organizzando la sua offerta formativa al meglio, compatibilmente con le nuove risorse che potranno essere assegnate.

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Per comprendere il significato di “l’offerta formativa al meglio” è opportuno effettuare un rapido excursus normativo.

La legge vigente è la LEGGE 28 marzo 2003, n.53 che:

Delega al Governo la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.

La quale trova poi le sue applicazioni pratiche nel:

DECRETO LEGISLATIVO 19 febbraio 2004, n. 59 Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione, a norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53.

All. 1 riguarda la vecchia organizzazione oraria, cambiata radicalmente dall’introduzione della legge n° 169/08 e suoi regolamenti attuativi.

Per quanto concerne l’organizzazione oraria della secondaria di I grado prevede due tipologie di orario secondo quanto scandito dal regolamento.

SCHEMA DI REGOLAMENTO RECANTE “NORME PER LA RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE SCOLASTICA E IL RAZIONALE ED EFFICACE UTILIZZO DELLE RISORSE UMANE DELLA SCUOLA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 64, COMMA 4, DEL DECRETO‐LEGGE 25 GIUGNO 2008, N. 112, CONVERTITO, CON MODIFICAZIONI, DALLA LEGGE 6 AGOSTO 2008, N. 133”.

SCHEMA DI REGOLAMENTO RECANTE “REVISIONE DELL’ASSETTO ORDINAMENTALE, ORGANIZZATIVO E DIDATTICO DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA E DEL PRIMO CICLO DI ISTRUZIONE AI SENSI DELL'ARTICOLO 64 DEL DECRETO LEGGE 25 GIUGNO 2008, N. 112, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 6 AGOSTO 2008, N. 133”

TEMPO NORMALE & TEMPO PROLUNGATO

La definizione della nuova organizzazione della Scuola Secondaria di I grado tiene conto delle indicazioni derivanti dai suddetti schemi di regolamento. Di seguito vengono riportati gli stralci per che servono per comprendere e definire l’assetto organizzativo.

Dal primo schema di regolamento (riorganizzazione…) Art. 13 ­ Disposizioni relative all'istruzione secondaria di primo grado

1. Le classi prime delle scuole secondarie di I grado e delle relative sezioni staccate sono costituite, di norma, con non meno di 18 e non più di 27 alunni, elevabili fino a 28 qualora residuino eventuali resti. Si procede alla formazione di un'unica prima classe quando il numero degli alunni iscritti non supera le 30 unità. Limitatamente all'anno scolastico 2009/ 2010 restano confermati i limiti massimi di alunni per classe previsti dall’art. 16 del D.M. 25 luglio 1998, n. 331 e successive modificazioni.

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2. Si costituisce un numero di classi seconde e terze pari a quello delle prime e seconde di provenienza, sempreché il numero medio di alunni per classe sia pari o superiore a 20 unità. In caso contrario, si procede alla ricomposizione delle classi, secondo i criteri indicati nel comma 1.

3. Possono essere costituite classi, per ciascun anno di corso, con un numero di alunni inferiore ai valori minimi stabiliti dai commi 1 e 2 e comunque non al di sotto di 10, nelle scuole e nelle sezioni staccate funzionanti nei comuni montani, nelle piccole isole, nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche.

Art. 14 ­ Classi a tempo prolungato nella scuola secondaria di I grado

4. Le classi a tempo prolungato sono autorizzate nei limiti della dotazione organica assegnata a ciascuna provincia e tenendo conto delle esigenze formative globalmente accertate, per un orario settimanale di insegnamenti e attività da un minimo di 36 ore ad un massimo di 40 ore. Le classi a tempo prolungato si attivano su richiesta delle famiglie nel limite del numero dei posti attivati complessivamente per l’anno scolastico 2008/ 2009.

5. In mancanza di servizi e strutture idonee che consentono lo svolgimento di attività in fasce orarie pomeridiane di un corso intero9, non sono autorizzate classi a tempo prolungato.

6. Nelle scuole e nelle sezioni staccate nelle quali si svolgono anche attività di tempo prolungato, il numero complessivo delle classi si determina sulla base del totale degli alunni iscritti secondo i criteri di cui all’articolo 13. Successivamente si procede alla determinazione del numero delle classi a tempo prolungato sulla base delle richieste delle famiglie. Qualora il numero delle domande di tempo prolungato ecceda la recettività di posti/ alunno delle classi da formare, è rimessa ai consigli di istituto l’indicazione dei criteri di ammissione

Dal secondo schema di regolamento (assetto ordinamentale e organizzativo…) Articolo 5 – Scuola secondaria di I grado

1. L’orario annuale obbligatorio delle lezioni nella scuola secondaria di I grado è di complessive 990 ore, corrispondente a 29 ore settimanali, più 33 ore annuali da destinare ad attività di approfondimento riferita agli insegnamenti di materie letterarie. Nel tempo prolungato il monte ore è determinato mediamente in 36 ore settimanali elevabili fino a 40 comprensive delle ore destinate agli insegnamenti e alle attività e al tempo dedicato alla mensa. Gli orari di cui ai periodi precedenti sono comprensivi della quota riservata alle regioni, alle istituzioni scolastiche autonome e all’insegnamento della religione cattolica in conformità all’Accordo modificativo al Concordato lateranense e relativo Protocollo addizionale, reso esecutivo con legge 25 marzo 1985, n. 121, ed alle conseguenti intese.

2. I piani di studio, in coerenza con gli obiettivi generali del processo formativo della scuola secondaria di I grado, sono funzionali alle conoscenze e alle competenze da acquisire da parte degli alunni in relazione alle diversità individuali, comprese quelle derivanti da disabilità.

3. Con apposito decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, avente natura non regolamentare, si procede alla definizione delle classi di concorso e di abilitazione secondo criteri di flessibilità nell’utilizzo del personale anche al fine di facilitarne l’impiego.

9 Da intendersi come disponibilità di strutture idonee: mensa e locali per l’accoglimento degli studenti.

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4. Le classi a “tempo prolungato” sono autorizzate nei limiti della dotazione organica assegnata a ciascuna provincia e tenendo conto delle esigenze formative globalmente accertate, per un orario settimanale di insegnamenti e attività da un minimo di 36 ore ad un massimo di 40 ore. Le classi a “tempo prolungato” si attivano su richiesta delle famiglie e nel limite del numero dei posti attivati complessivamente per l’anno scolastico 2008/ 2009. Ulteriori incrementi di posti per le stesse finalità sono attivati, in sede di definizione degli organici, sulla base di economie realizzate.

5. Le classi funzionanti a “tempo prolungato” sono ricondotte all’orario normale in mancanza di servizi e strutture idonei a consentire lo svolgimento obbligatorio di attività in fasce orarie pomeridiane e nella impossibilità di garantire il funzionamento di un corso intero a tempo prolungato.

6. Il quadro orario settimanale delle discipline e le classi di concorso per gli insegnamenti della scuola secondaria di I grado, definiti tenendo conto dei nuovi piani di studio, è così determinato, fatto salvo quanto previsto dall’art. 4, comma 2, del D.P.R. 275 del 1999:

tempo normale Italiano, Storia, Geografia 9

Attività di approfondimento in materie letterarie 1

Matematica e Scienze 6 Tecnologia 2

Inglese 3 Seconda lingua comunitaria 2

Arte e immagine 2 Scienze motorie e sportive 2

Musica 2 Religione cattolica 1

TOTALE 30

7. L’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, previsto dall’art. 1 del decreto legge n 137 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 169 del 2008, è inserito nell’area disciplinare storico‐geografica.

……classi a indirizzo musicale…….

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9. Il quadro orario settimanale delle discipline per gli insegnamenti della scuola secondaria di I grado a tempo prolungato è così determinato fatto salvo quanto previsto dall’art. 4, comma 2, del D.P.R. 275 del 1999:

10. L’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, previsto dall’art. 1 del decreto legge n 137 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 169 del 2008, è inserito nell’area disciplinare storico‐geografica.

11. A decorrere dall’anno scolastico 2009/2010, a richiesta delle famiglie e compatibilmente con le disponibilità di organico e l’assenza di esubero dei docenti della seconda lingua comunitaria, è introdotto l’insegnamento dell’inglese potenziato anche utilizzando le 2 ore di insegnamento della seconda lingua comunitaria o i margini di autonomia previsti dal precedenti commi 6 e 9. Le predette ore sono utilizzate anche per potenziare l’insegnamento della lingua italiana per gli alunni stranieri non in possesso delle necessarie conoscenze e competenze nella medesima lingua italiana, nel rispetto dell’autonomia delle scuole.

RISORSE UMANE

L’IC di Maserada sul Piave nella sua componente di Scuola Secondaria di I grado ha 10 classi di cui 6 a TP e 5 a TN, secondo il seguente schema:

CORSO A CORSO B CORSO C CORSO D

I A a TP I B a TN I C a TN

II A a TP II B a TP II C a TN II D a TN

III A a TP III B a TP III C a TP

Allegato organico 2008/09

Le ipotesi di assegnazione di organico a TP e quindi di risorse aggiuntive sono condizionate dai seguenti fattori:

Ø Innanzi tutto dalle risorse assegnate alla Regione Veneto e quindi alla provincia di TV;

Italiano, Storia, Geografia 15 Matematica e Scienze 9 Tecnologia 2 Inglese 3 Seconda lingua comunitaria 2 Arte e immagine 2 Scienze motorie e sportive 2 Musica 2 Religione cattolica 1 Approfondimenti a scelta delle scuole nelle discipline presenti nel quadro orario 1 o 2

totale 40

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Ø In ogni caso il massimo che si può conseguire è legato alla assegnazione avuta nel 2008/09, quindi di 6 classi a TP;

Ø La dotazione minima è di 3 classi a TP (la I e le due II);

Ø Quasi tutte le scuole secondarie di I grado, da sondaggi informali, sono intenzionate a richiedere classi a TP e questo rende ardua la suddivisione delle risorse;

Ø Fattori favorevoli sono:

o La disponibilità di una mensa interna (cucina interna) da più di 200 posti annessa alla scuola;

o Locali adatti ad accogliere gli studenti;

o Laboratori di informatica (connessione INTERNET veloce), musica, artistica, teatrale;

o La disponibilità di un valido e condiviso progetto educativo‐didattico;

o La storia dell’IC che ha sempre avuto nella sua offerta formativa il TP, e una valida e affermata didattica laboratoriale.

Il giorno lunedì 26 gennaio 2009 è stato presentato ai genitori delle attuali I & II medie assieme ai genitori delle attuali V elementari in una assemblea molto affollata (si presume circa l’80% degli aventi diritto) il nuovo assetto organizzativo per la Scuola Secondaria di I grado “Don Milani” di Maserada sul Piave.

La proposta si articola nei seguenti snodi fondamentali:

Ø L’offerta formativa è unitaria, uguale per ogni ragazzo;

Ø L’orario curricolare da TN di 29+1 sarà svolto alla mattina per 6 mattine (5 ore ogni mattina)

Ø Confidando nelle richieste dei genitori per avere classi a TP e, come esplicitato prima, compatibilmente con le risorse assegnate, le risorse orarie di italiano e matematica verranno utilizzate al pomeriggio per il recupero o potenziamento di italiano o matematica;

Ø Ci saranno due pomeriggi da 3 ore + 1 ora di mensa;

Ø Nelle “classi” pomeridiane di TP confluiranno nelle % assegnate alunni per i quali i vari CdC stabiliranno percorsi di recupero e/o potenziamento;

Ø Ogni alunno frequenterà un solo pomeriggio perché le risorse del TP sono “spalmate” su tutte le classi (offerta unitaria);

Ø L’offerta pomeridiana sarà di tipo modulare, sviluppata con apposite UDA e con tempi definiti 10 ;

10 Ad es.: dai primi CdC emerge la necessità di effettuare un recupero inerente lo svolgimento delle espressioni con le potenze e la realizzazione dei riassunti. Si organizzano due moduli uno di mat e uno di lettere che avranno la durata di un mese (4 incontri pomeridiani) ai quali sono invitati i ragazzi che presentano quel tipo di difficoltà. Quindi quei ragazzi frequentano per 1 mese quei moduli, altri ragazzi altri moduli però sempre un pomeriggio a settimana in funzione della % assegnata di TP.

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schemi dei possibili organici da assegnare sono considerando un numero medio di alunni di circa 220 e possibili 11 classi:

n° alunni 220 TN TP TN% TP% al TN al TP classi a TP min 8 3 73% 27% 160 60 3

7 4 64% 36% 140 80 4 6 5 55% 45% 120 100 5

max 5 6 45% 55% 100 120 6

8 3 n° classi 11 TN TP TN% TP% LETTERE MAT &SC TOT ORE

min 8 3 73% 27% 24 9 33 7 4 64% 36% 32 12 44 6 5 55% 45% 40 15 55

max 5 6 45% 55% 48 18 66

ORE A DISPOSIZIONE PER IL TP SETT

Le due tabelle partono dalla considerazione di avere un minimo di 3 classi a TP fino ad un massimo di 6 classi. Questo comporta che ognuno dei due pomeriggi debba avere in queste “classi” (vuote da riempire) dal 27% al 55% della popolazione scolastica gestite con le risorse orarie assegnateci che si evincono dalla seconda tabella.

Le novità incalzano tempestosamente, in ogni caso il Collegio Docenti in sinergia con il vecchio CdI e in accordo con il nuovo CdI ha preparato e vagliato nelle varie sedi il progetto della nuova organizzazione prevista per affrontare i nuovi tempi e le nuove esigenze didattico‐pedagogiche.

Collegio Docenti della Scuola Secondaria di I grado del 8/10/08

Dopo ampie discussioni viene adottata la nuova organizzazione oraria da proporre ai genitori.

Collegio Docenti Unitario del 22/10/08

Viene ratificata in modo unitario la nuova organizzazione oraria.

Consiglio d’Istituto del 12/2/09

Viene adottata dal CdI la nuova organizzazione oraria, che ha accompagnato la richiesta di organico a TP presentata all’Amm.ne.

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AUTONOMIA

Le ore residuali di lettere e matematica che vanno da 33 a 66 ore settimanali costituiscono le risorse umane e culturali a disposizione per arricchire l’offerta formativa e progettare percorsi individualizzati e curvati sulle esigenze degli allievi.

Con il DPR n. 275/99è possibile applicare l’autonomia alle Istituzioni scolastiche e quindi arricchire l’offerta formativa.

Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275

(in SO 152/L della GU 10 agosto 1999, n. 186)

Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche,

ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59

Art. 1 Natura e scopi dell'autonomia delle istituzioni scolastiche

1. Le istituzioni scolastiche sono espressioni di autonomia funzionale e provvedono alla definizione e alla realizzazione dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni delegate alle Regioni e dei compiti e funzioni trasferiti agli Enti locali, ai sensi degli articoli 138 e 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. A tal fine interagiscono tra loro e con gli Enti locali promuovendo il raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del sistema di istruzione.

2. L'autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento.

Art. 3 Piano dell'offerta formativa

1. Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano dell'offerta formativa. Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia.

2. Il Piano dell'offerta formativa è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale a norma dell'articolo 8 e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell'offerta formativa. Esso comprende e riconosce le

Il POF è il documento identificativo dell’Istituto

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diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità.

3. Il Piano dell'offerta formativa è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione definiti dal consiglio di circolo o di istituto, tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni anche di fatto dei genitori e, per le scuole secondarie superiori, degli studenti. Il Piano è adottato dal consiglio di circolo o di istituto.

Art. 4 Autonomia didattica

1. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell'articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.

2. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune e tra l'altro:

a) l'articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività; b) la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della

lezione e l'utilizzazione, nell'ambito del curricolo obbligatorio di cui all'articolo 8, degli spazi orari residui;

c) l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104;

d) l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;

e) l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari.

Il POF è elaborato dal Collegio Docenti e adottato dal CdI

La Direttiva n. 113 del dic. 2007

CONSIDERATA altresì l’esigenza primaria di potenziare gli apprendimenti in matematica e in lingua italiana, anche alla luce delle rilevazioni internazionali che evidenziano una situazione di forte criticità in queste discipline da parte degli studenti al termine del primo ciclo di istruzione; VALUTATA l’opportunità di predisporre un piano di intervento graduale a sostegno degli apprendimenti in matematica e lingua italiana a favore degli studenti della scuola secondaria di I grado per attività di recupero e potenziamento.

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3. Nell'ambito dell'autonomia didattica possono essere programmati, anche sulla base degli interessi manifestati dagli alunni, percorsi formativi che coinvolgono più discipline e attività nonché insegnamenti in lingua straniera in attuazione di intese e accordi internazionali.

4. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche assicurano comunque la realizzazione di iniziative di recupero e sostegno, di continuità e di orientamento scolastico e professionale, coordinandosi con le iniziative eventualmente assunte dagli Enti locali in materia di interventi integrati a norma dell'articolo 139, comma 2, lett. b) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. Individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati.

5. La scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo, sono coerenti con il Piano dell'offerta formativa di cui all'articolo 3 e sono attuate con criteri di trasparenza e tempestività. Esse favoriscono l'introduzione e l'utilizzazione di tecnologie innovative.

Art. 5 Autonomia organizzativa

1. Le istituzioni scolastiche adottano, anche per quanto riguarda l'impiego dei docenti, ogni modalità organizzativa che sia espressione di libertà progettuale e sia coerente con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio, curando la promozione e il sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell'offerta formativa.

2. Gli adattamenti del calendario scolastico sono stabiliti dalle istituzioni scolastiche in relazione alle esigenze derivanti dal Piano dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni in materia di determinazione del calendario scolastico esercitate dalle Regioni a norma dell'articolo 138, comma 1, lettera d) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.

3. L'orario complessivo del curricolo e quello destinato alle singole discipline e attività sono organizzati in modo flessibile, anche sulla base di una programmazione plurisettimanale,

Considerato che tutte le classi devono avere le stesse opportunità di orario e di insegnamento e apprendimento;

Visto che l’orario curricolare di base è costituito dalle 30 ore settimanali come sopra;

Visto che le 3 ore opzionali settimanali (+ 1 ora di mensa) costituiscono il I rientro al quale avevano aderito tutte le famiglie degli alunni dell’IC di Maserada per l’a.s. 2008/09;

Considerato che l’organico a TP è stato assegnato per 6 classi su 10;

Per quanto evidenziato si ritiene di utilizzare le ulteriori 3 ore settimanali (comprensiva di 1 di mensa) con un secondo rientro pomeridiano in % (come si evince dalle tabelle) della popolazione scolastica per attività di recupero e potenziamento della lingua italiana e matematica.

Certificazioni esterne DELF (francese) e TRINITY (inglese)

Percorsi integrati formazione‐ istruzione.

Direttiva n. 113

Progetto “Orientamento”

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fermi restando l'articolazione delle lezioni in non meno di cinque giorni settimanali e il rispetto del monte ore annuale, pluriennale o di ciclo previsto per le singole discipline e attività obbligatorie.

4. In ciascuna istituzione scolastica le modalità di impiego dei docenti possono essere diversificate nelle varie classi e sezioni in funzione delle eventuali differenziazioni nelle scelte metodologiche ed organizzative adottate nel piano dell'offerta formativa.

Art. 6 Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo

1. Le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali e curando tra l'altro:

a) la progettazione formativa e la ricerca valutativa;

b) la formazione e l'aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico;

c) l'innovazione metodologica e disciplinare; d) la ricerca didattica sulle diverse valenze delle

tecnologie dell'informazione e della comunicazione e sulla loro integrazione nei processi formativi;

e) la documentazione educativa e la sua diffusione all'interno della scuola;

f) gli scambi di informazioni, esperienze e materiali didattici;

g) l'integrazione fra le diverse articolazioni del sistema scolastico e, d'intesa con i soggetti istituzionali competenti, fra i diversi sistemi formativi, ivi compresa la formazione professionale.

Art. 8 Definizione dei curricoli

1. Il Ministro della Pubblica Istruzione, previo parere delle competenti commissioni parlamentari sulle linee e sugli indirizzi generali, definisce a norma dell'articolo 205 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, sentito il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, per i diversi tipi e indirizzi di studio:

a) gli obiettivi generali del processo formativo; b) gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni; c) le discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei curricoli e il relativo monte

ore annuale; d) l'orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli comprensivo della quota

nazionale obbligatoria e della quota obbligatoria riservata alle istituzioni scolastiche;

TIC

MINERVA (scuola superiore di didattica)

Formazione docenti

RETI

Diffusione best practices

INDICAZIONI NAZIONALI

COMPETENZE

CURRICOLO

MODULARITA’

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e) i limiti di flessibilità temporale per realizzare compensazioni tra discipline e attività della quota nazionale del curricolo;

f) gli standard relativi alla qualità del servizio; g) gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, il riconoscimento dei crediti e

dei debiti formativi; h) i criteri generali per l'organizzazione dei percorsi formativi finalizzati all'educazione

permanente degli adulti, anche a distanza, da attuare nel sistema integrato di istruzione, formazione, lavoro, sentita la Conferenza unificata Stato­regioni­città ed autonomie locali.

2. Le istituzioni scolastiche determinano, nel Piano dell'offerta formativa il curricolo obbligatorio per i propri alunni in modo da integrare, a norma del comma 1, la quota definita a livello nazionale con la quota loro riservata che comprende le discipline e le attività da esse liberamente scelte. Nella determinazione del curricolo le istituzioni scolastiche precisano le scelte di flessibilità previste dal comma 1, lettera e).

4. La determinazione del curricolo tiene conto delle diverse esigenze formative degli alunni concretamente rilevate, della necessità di garantire efficaci azioni di continuità e di orientamento, delle esigenze e delle attese espresse dalle famiglie, dagli Enti locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio. Agli studenti e alle famiglie possono essere offerte possibilità di opzione.

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CONSIDERAZIONI DIDATTICHE E PEDAGOGICHE SULLE NUOVE GENERAZIONI

Alla base di questo progetto ci sono le considerazioni iniziali sulle difficoltà incontrate dai nostri ragazzi e quindi l’esigenza di privilegiare in particolare due aree: italiano e matematica. Ma parte anche dall’esigenza di capire…….

Chi sono i ragazzi d’oggi? E perché comportano tutte le difficoltà che le varie indagini internazionali e le cronache quotidiane espongono? La scuola cosa fa? Da sempre è una istituzione in prima con i cambiamenti sociali e culturali, ma mai come in questo periodo si trova in seria difficoltà. È colpa della classe docente? Non sono più adatti a insegnare, non colgono il malessere dei nostri giovani o peggio ancora non sono in sintonia con le loro ansie e necessità. Il sapere è cambiato? Quello che si studiava una volta non è più sufficiente ad assicurare “una buona preparazione” per affrontare adeguatamente la vita?

Sono tutti quesiti che ogni persona adulta si pone per capire questo profondo stato di disagio delle nostre nuove generazioni. Personalmente ritengo che sia in atto una rivoluzione epocale che ci sta portando verso la società della conoscenza. Come ogni rivoluzione comporta dei costi elevati, in questo caso di innovazione e formazione per affrontare le nuove problematiche.

Probabilmente ciò che ha più spiazzato la scuola è stata la velocità con la quale si sta espandendo questa rivoluzione. Basta osservare l’incertezza con la quale si muovono le varie Università nel mondo nel definire i nuovi piani di studio, le nuove discipline e organizzare le nuove lauree. Si introduce così anche un altro concetto che fa parte di questa rivoluzione che è la complessità!

Le nuove generazioni sono nate e sono quotidianamente “immerse” in questo contesto, hanno un bisogno disperato di essere orientate, e anche la scuola ha necessità di riconfrontarsi con questi nuovi aspetti della società. I nostri ragazzi non sono né peggiori né migliori di come eravamo noi o i nostri nonni, né di come saranno le generazioni future.Bisogna “raccordare” e “capire” solo in questo modo si potrà trovare il percorso per ottimizzare gli interventi educativi e pedagogici.

Ma chi sono i nostri ragazzi, come pensano, come apprendono, qual è il metodo di insegnamento più efficace?

Per dare una risposta a questi quesiti propongo la seguente sintetica analisi sociologica. 11

11 Analisi elaborata dal team C. Berto, D. De Silvestri, M. Sartori, S. Corradini nell’a.s. 2007/08 in occasione del Seminario Nazionale del 12/12/07 di Cagliari sulle Indicazioni Nazionali & Tecnologia.

Siamo di fronte a una nuova generazione di ragazzini ipertecnologici, quando raggiungono l’età scolare delle medie hanno già questi “numeri”.

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“…NON SI IMPARA DALLE DISCIPLINE O DALLA TECNOLOGIA, COME NON SI IMPARA DALL’INSEGNANTE. SI IMPARA ATTRAVERSO IL PENSIERO: PENSANDO A COSA SI STA FACENDO O ALLE COSE IN CUI SI CREDE, A COSA ALTRI HANNO FATTO O SULLE COSE IN CUI ALTRI CREDONO.”

IL PENSIERO MEDIA L’APPRENDIMENTO.

L’APPRENDIMENTO È IL RISULTATO DEL PENSIERO.

(David Jonassen ­ professore di Instructional Systems alla Pennsylvania State University, 2005)

I concetti di fondo sono la condivisione, nuovi stili di apprendimento e il necessario e, aggiungo, faticoso e difficile confronto con la nuova realtà.

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Stiamo assistendo ad una esplosione dei dati, informazioni e in contemporanea cresce esponenzialmente la capacità del loro accesso, elaborazione e correlazione. Questo comporta la creazione di ambienti in cui produrre e organizzare nuova conoscenza (ambienti collaborativi, di simulazione, mondi virtuali, nuovi sistemi di interazione).

A fianco una dissacratoria immagine che raffigura il PC che fa anche il caffè!!!

Clay Shirky, è un superguru americano (New York University) dell’organizzazione aziendale nell’era del caos creativo.

Le sue teorie sono orientate all’applicazione del lavoro collaborativo ­tipico dei blogger­ al management e all’impresa. In uno dei suoi libri dice: Nell’informazione tradizionale ­o broadcasting­ la

sequenza: filtra, quindi pubblica,

nelle community in rete: pubblica, quindi filtra! Il modello presenta, sinteticamente, due grafi. Il primo

rappresenta il nostro modo di pensare, strutturato, gerarchico e scarsi collegamenti di associativo. Il secondo invece, partendo dal concetto che il nostro cervello funziona per associazioni*, dimostra come nel web abbia trovato un incredibile strumento di remix dei contenuti che vengono ricombinati secondo analogie senza nessuna gerarchia.

* 1945: Vannevar Bush, che ricopriva l'incarico di direttore dell' Office of Scientific Research and Development degli Stati Uniti pubblica l’articolo “As we may think” dove progetta la macchina “memex” che avrebbe dovuto simulare la capacità associativa mentale dell'uomo.

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¢ Trattare documenti, disegni, fotografie, video, audio, giochi e altro in modo differente: memorizzarli, condividerli, elaborarli, presentarli

¢ Concezione e gestione di originali e copie sulla base dei supporti analogici‐fisici (carta) e supporti digitali: coerenza, aggiornamenti, condivisione dinamica

¢ Organizzazione e Categorizzazione degli “oggetti” secondo cartelle, duplicati, collegamenti

¢ Internet: un deposito infinito accessibile attraverso i motori di ricerca

N.B. E’ sempre più evidente l’ibridazione dei linguaggi: innanzitutto nell’operatività

Questa è una slide fondamentale perché mostra come è cambiata l’organizzazione del sapere. La vecchia generazione preferisce, o è stata abituata, a pensare e organizzare il proprio sapere per insiemi e categorie. Si fa storia, si fa matematica…….e queste restano separate e ben categorizzate!! Oggi non è più così, tutto si interconnette, i rapporti tra le varie componenti della società devono orientarsi giocoforza alla tipologia cooperative per permettere tutte le necessarie azioni di feedback, positive e negative.

20 ¢ CONOSCENZE‐ABILITÀ‐COMPETENZE

¢ OLTRE “CONOSCENZA INERTE”, RITUALE, NON ATTIVATA NELLE SITUAZIONI REALI

¢ ESITI OCSE‐PISA DEGLI STUDENTI ITALIANI

¢ LE CONOSCENZE SI APPRENDONO E CONSOLIDANO MENTRE SI APPLICANO

¢ SI IMPARA MENTRE SI ESPLORANO LE APPLICAZIONI

¢ ATTIVITÀ AUTENTICHE

RICONOSCIMENTO DEL RUOLO DETERMINANTE DI COLUI CHE

APPRENDE NELLA COSTRUZIONE DELLE CONOSCENZE E DELLE COMPETENZE

Tutto questo va inquadrato in un contesto socio‐pedagogico rigoroso e formale con l’ausilio delle principali teorie pedagogiche. In estrema sintesi ne cito tre: il cognitivismo, il costruttivismo e il socio‐ costruttivismo.

COSTRUTTIVISMO

¢ Processo di esplorazione attiva che consente al soggetto di costruire dei significati

¢ La conoscenza è il risultato delle operazioni, prima concrete e poi interiorizzate, dell'individuo sugli oggetti, sulle loro rappresentazioni o su proposizioni astratte (Papert)

¢ L’apprendimento dovrebbe essere fondato su attività, problemi o situazioni che gli studenti potrebbero incontrare nel “mondo reale”

¢ La collaborazione e la ricerca cooperativa hanno dimostrato di essere strategie educative efficaci perché nel gruppo nasce e si sviluppa il conflitto cognitivo.

COGNITIVISMO

Mette a fuoco i processi che permettono ad un individuo di integrare i nuovi saperi in un sistema di conoscenze e di utilizzarli in nuovi contesti.

SOCIO‐COSTRUTTIVISMO

Sottolinea la natura fondamentalmente sociale del pensiero e dell'apprendimento. I concetti sono “strumenti sociali” che sostengono lo scambio di punti di vista e la negoziazione dei significati.

A questo aggiungiamo l’apprendimento collaborativo che discende dalla fusione di queste tre teorie!

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Il termine “apprendimento collaborativo” fa riferimento ad una circostanza particolare in cui gli studenti, a vari livelli di prestazioni, lavorano insieme verso un obiettivo comune. “collaborare attraverso il computer vuol dire lavorare insieme, il che implica una condivisione di compiti e una esplicita intenzione di aggiungere valore per creare qualcosa di nuovo o differente attraverso un processo collaborativo”. (A. Kaye 1994)

AMBIENTE DI APPRENDIMENTO (che dovrebbe creare anche il docente…)

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Per concludere questa breve carrellata esprimo in sintesi due concetti che bene si configurano con la scuola primaria e secondaria di I grado:

¢ Esigenza di una NUOVA ALLENZA tra

LINGUAGGI DEL CORPO orientati verso l’esperienza, l’attività di laboratorio, la sperimentazione, la pratica, l’applicazione;

LINGUAGGI DELLA MENTE orientati verso la padronanza di STRUMENTI PER PENSARE.

¢ Solo da questa ALLEANZA può scaturire un corretto approccio verso l’insegnamento, il cui apprendimento implica che lo studente sia attivo non solo con le MANI ma anche con la TESTA.

¢ Ecco la sfida per arrivare a costruire e sviluppare l’esperienza dell’insegnamento‐ apprendimento.

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SPUNTI DIDATTICI

Individuare nuovi strumenti didattici è una necessità impellente e improrogabile. Molti insegnanti sono insediati nelle loro abitudini e nelle proprie sovranità disciplinari, questo provoca una resistenza ottusa, anche da parte di menti raffinate.

Platone indica come condizione indispensabile di ogni insegnamento l’eros.

Eros come desiderio e piacere. Piacere di trasmettere amore per la conoscenza e amore per gli allievi

Costruire una didattica laboratoriale finalizzata alle competenze non è facile. Passare da una lezione ex‐catedra a sperimentare nuove metodiche richiede tempo e formazione continua.

::::

Di seguito viene data una rapida sintesi dei concetti che bisogna assolutamente possedere per coniugare CURRICOLO con COMPETENZE e LABORATORIO.

Didattica: arte antica e giovane scienza La padronanza professionale di un docente è di saper insegnare e, insieme, di far apprendere. Nella sua semplicità, è questo il cuore della didattica, arte antica e giovane scienza alla continua ricerca di senso per contrastare le banalità dei luoghi comuni, per comprendere la complessità dell’azione formativa, per perimetrare e organizzare i suoi saperi scientifici. Dove sta il senso della didattica? C’è chi pensa che per insegnare sia sufficiente conoscere la materia, per altri è determinante la relazione con l’allievo. C’è chi interpreta la didattica come tecnica di trasmissione della conoscenza e chi come azione di riscatto sociale. Sono molti i punti di vista, patrimonio universale, per lo più agglomerati di pensiero variabile; ma per l’insegnante, il suo senso del fare scuola deve emergere dalla consapevolezza dell’analisi critica e dalla riflessione attenta e condivisa. “La didattica indica l’arte di insegnare come l’attività di esporre in maniera facilitata, con procedure adatte ai destinatari, giovani o adulti, i contenuti di apprendimento; in ciò distinguendosi dai termini pedagogia e pedagogico che designano piuttosto l’attività teoretica di riflessione, fondazione e ricerca che concernono in generale l’educazione, l’istruzione e la formazione”. Ciò non significa che, con semplicistica equazione, la pedagogia sta alla teoria come la didattica sta alla pratica. Come in ogni scienza, anche nella didattica la processualità proattiva e retro­attiva tra azione e riflessione, tra prassi e teoresi, supera l’antinomia teoria pratica(detto banalmente, tra chi pensa e chi agisce), per comprendersi in un processo di sviluppo insieme scientifico e produttivo. In sintesi, la pedagogia riguarda i fini, i perché dell'educazione, mentre “ la didattica ha come suo campo indagine lo studio dell'interpretazione e la progettazione dell'insegnamento per ottimizzarne i processi, per ottenere risultati sempre migliori quantitativamente e qualitativamente”.

I l curricolo Se l'oggetto della didattica è l'insegnamento, che punta all'apprendimento, questi due processi insieme si manifestano nell’esplicitazione e nella costruzione del curricolo. Il curricolo non va confuso con il programma, né con il curriculum formativo, personale, di uno studente. È stato F. Bobbit che, nel 1918, con il testo The curriculum ha introdotto la definizione di curricolo, in ambito scolastico, a cui fanno riferimento le analisi, le riflessioni e le azioni (didattiche e pedagogiche) della seconda metà del novecento:

SUCCESSIONE INTENZIONALMENTE STRUTTURATA DELLE AZIONI DIDATTICHE O FORMATIVE CHE LA SCUOLA ADOTTA ESPLICITAMENTE PER COMPLETARE E PERFEZIONARE LO SVILUPPO DELLE ABILITÀ DI UN SOGGETTO. MARGIOTTA NEL 1998 PERFEZIONA DEFINENDO IL CURRICOLO COME UN PIANO DI APPRENDIMENTO.

24 Concetto di cur r icolo

parola madre correre

utilizzato

percorsi di vita (curriculum vitae)

carriera (curriculum professionale)

studi (curriculum studiorum)

ambito educativo

percorsi di apprendimento

organizzati dalla scuola

Il curricolo è concetto

Il curricolo è strumento 1

Sandr o Corr adini 08

Risponde a specifiche esigenze di

Educazione & Apprendimento

Domanda formativa

È costituito dai

Criter i assunti & dalle procedure impiegate

Si caratterizza per la specificità di

Obiettivi Contenuti Metodi

Pluralità delle sollecitazioni educative

La competenza è un sapere che si manifesta in un contesto.

Concezione di curricolo come trama di competenze (saperi agiti dal significato manifesto e dichiarato).

Che cosa è la competenza? È un sapere che si manifesta (si costruisce) in un contesto.

Come si possono curricolare le competenze?

Si propongono due approcci: uno centrato sul significato (con la competenza associata al concetto di contenuto) ed uno centrato sulle tassonomie (con la competenza associata al concetto di obiettivo).

Un curricolo, quindi, si progetta per competenze (livelli, procedure, contesti e ambienti d’uso) ma è finalizzato allo sviluppo dei sistemi di padronanza (soglie, processi, stili, formae mentis).

È un sapere: senza aggettivazioni, specificazioni o attribuzioni. Supera le distinzioni artificiose tra saper essere, saper fare, saper comunicare, ecc.

È un sapere dotato di senso nella reciprocità attivo‐ riflessiva di senso comune e di senso scientifico.

È un sapere condiviso da una comunità. La competenza mette in campo un sapere riconosciuto a livello sociale, culturale, professionale.

È un sapere che si manifesta: deve trovare la sua epifania. Può esprimersi nei termini operativi dell’azione, o enunciarsi in quelli logici della costruzione mentale, o rappresentarsi nella produzione espressiva. La competenza non è semplice applicazione di un sapere (se così fosse sarebbe la pratica di una teoria): è invece azione e riflessione insieme.

È un sapere in un contesto dato. Senza un contesto una competenza non può esprimersi. Il contesto di una competenza è il contenuto di un sapere, è l’esperienza pensata, è un ambiente di apprendimento (reale o virtuale). Anche una metacompetenza, benché più legata al metodo che al contenuto, per esprimersi deve affidarsi ad un contesto.

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Dalle indicazioni: come deve essere organizzato un curricolo……..

17.29 sandro corradini 2008

10

POF finalità

curr icolo

Traguardi di sviluppo della competenza Obiettivi di apprendimento

I

C I C L O

Campi d’esper ienza Aree disciplinar i

INDICAZIONI Saperi essenziali

Modello per situazioni­progetti

progetto progettazione radici

• modello for te: di organizzazione dell’insegnamento

• da programmazione a progettazione

• progetti modular i

• attività esplor ativa ­ r icerca ­ definizione di problemi ­ invenzione ­ realizzazione

• processo di indagine della realtà

­ in base alla definizione di un problema

• epistemologia genetica

• post piagetiani

• teor ia sistemi complessi

• concezione reticolare soggetto ­ conoscenza non lineare

Sandro Corradini 08

Progettare un curricolo significa definire i saperi essenziali, i nuclei portanti della materia, delineare i profili in uscita di ciascun ciclo, e al loro interno i diversi livelli di soglia (intermedio, avanzato…).

Definire per la trasversalità i concetti di multidisciplinarità, interdisciplinarità, transdiciplinarietà.

26

Il modello di curricolo proposto è……

17.29 sandro corradini 2008

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….uno strumento

…inserito in un quadro

Per tutte le attività

• Per concretizzare • Per razionalizzare

• Epistemologicamente corretto

• Con una visione della scienza attuale ed efficace

• Svolte normalmente dall’istituto

• Come progetti particolari

ESEMPIO

17.30 sandro corradini 2008 23

Modular ità

Cur r icolo di informatica

Modular izzazione

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Il modulo in sé è oggetto “sconnesso”. Il valore e il senso della proposta modulare, che equivale all’unitarietà dell’intervento educativo, si ottengono dall’intreccio e dalla processualità che di volta in volta ridefiniscono ogni modulo in modi diversi.

I fondamenti epistemici di una disciplina determinano le diverse forme delle strutture modulari.

Per es.: le discipline (o i settori disciplinari) a contenuti strutturati gerarchicamente (con classificazioni, tassonomie, algoritmi, ecc.) possono rappresentarsi con forme ad albero o a radice.

La modularizzazione delle procedure

L’aggregarsi modulare non è dato dalla staticità delle strutture; è dovuto invece al dinamismo, all’evoluzione, all’interazione. In realtà un modulo per quanto interessante da solo ha ben poco senso; il senso viene determinato dalle connessioni nella trama di contesti e azioni in cui si colloca.

Bateson (1984) sostiene che tutta la natura è struttura che connette; la stessa struttura mentale, a suo avviso, è organizzata modularmente, come aggregato di parti o componenti interagenti, e perciò la spiegazione dei fenomeni mentali deve sempre trovarsi nell’organizzazione e nell’interazione di parti multiple.

I princìpi della modularizzazione procedurale possono essere così indicati:

n l’elemento critico, sia per i moduli complessi che per quelli molecolari, é dato dagli “incastri” in ingresso e in uscita che permettono le connessioni e quindi l’assemblaggio funzionale (Fodor, 1983);

n esiste sempre un modulo iniziale e un modulo finale (un principio scontato? No, perché valido solo in ottica procedurale, algoritmica; non in ottica processuale, dove non esiste un inizio e una fine)

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Tutti i riferimenti sono del Prof. F. Tessaro dell’Univerità di Venezia al quale vanno sentiti ringraziamenti.

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Allegato organico 2008/09

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