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INDICE

OBIETTIVO DEL PRESENTE DOCUMENTO DI ORIENTAMENTO ...................pag. 5 1. GLI IMPIANTI EOLICI NELL’UNIONE EUROPEA ........................................pag. 8

1.1 L’energia eolica in Europa – 20 anni di crescita sostenuta ................................. pag. 8 1.2 Il quadro politico dell’UE per la promozione delle fonti energetiche rinnovabili ... pag. 9 1.3 Lo sviluppo dell’energia eolica: previsioni per il 2020 e oltre ............................ pag. 11 1.4 Sviluppo dell’energia eolica nei diversi Stati membri ......................................... pag. 12 1.5 Energia eolica offshore ..................................................................................... pag. 12 1.6 Equilibrio fra nuovi parchi eolici e più vaste esigenze della società .................. pag. 14

2. IL QUADRO POLITICO DELL’UE E LA LEGISLAZIONE IN MATERIA DI NATURA E BIODIVERSITÀ ............................................................................pag. 15

2.1 Introduzione ...................................................................................................... pag. 15 2.2 L’impegno dell’UE ad arrestare la perdita di biodiversità .................................... pag. 16 2.3 Le direttive Habitat e Uccelli .............................................................................. pag. 17 2.3.1 Obiettivi generali delle direttive Uccelli e Habitat ....................................... pag. 17 2.3.2 Un sistema generale di rigorosa tutela delle specie ................................... pag. 18 2.3.3 Disposizioni in materia di tutela degli habitat: la rete Natura 2000 ............. pag. 19 2.3.4 Gestione e conservazione dei siti Natura 2000 ......................................... pag. 22 2.3.5 Nuovi progetti di sviluppo riguardanti i siti Natura 2000 ............................. pag. 23 2.3.6 Miglioramento della coerenza ambientale della rete Natura 2000 ............. pag. 22 2.4 Le direttive in materia ambientale dell’UE e la costruzione di parchi eolici ........ pag. 22 2.5 La direttiva VAS e la direttiva VIA ...................................................................... pag. 23 2.5.1 La direttiva VAS ........................................................................................ pag. 23 2.5.2 Valutazione di impatto ambientale ............................................................. pag. 24 2.5.3 Il rapporto fra VAS, VIA e valutazioni di incidenza ..................................... pag. 25 2.6 Convenzioni e accordi internazionali pertinenti in materia di ambiente e biodiversità ..................................................................................................... pag. 27

3. IMPATTI POTENZIALI DELLA COSTRUZIONE DI NUOVI IMPIANTI EOLICI SULLA NATURA E SULLA FLORA E FAUNA SELVATICHE .......................pag. 30

3.1 Impatti positivi e negativi: la necessità di un approccio caso per caso ............... pag. 30 3.2 L’individuazione degli impatti potenziali durante le diverse fasi dello sviluppo di un parco eolico ............................................................................................... pag. 32 3.3 Panoramica degli impatti potenziali ................................................................... pag. 32 3.4 Impatto potenziale dei parchi eolici su specie e habitat selezionati ................... pag. 34 3.4.1 Impatto potenziali dei parchi eolici sugli uccelli .......................................... pag. 34 3.4.2 Impatti potenziali dei parchi eolici sui chirotteri .......................................... pag. 38 3.4.3 Ripotenziamento dei parchi eolici .............................................................. pag. 41 3.4.4 Impatti potenziali dei parchi eolici sui mammiferi marini ............................ pag. 41 3.4.5 Impatti potenziali dei parchi eolici su tipi di habitat rari e vulnerabili........... pag. 43 3.5 Distinzione fra effetti significativi e non significativi ............................................. pag. 44 3.6 Effetti cumulativi. ............................................................................................... pag. 48

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4. L’IMPORTANZA DELLA PIANIFICAZIONE STRATEGICA NELLA COSTRUZIONE DI NUOVI PARCHI EOLICI .....................................pag. 53 4.1 Pianificazione strategica: la via verso un processo decisionale più efficiente e integrato .................................................................................... pag. 53 4.2 Pianificazione dello spazio marittimo .................................................................. pag. 54 4.3 Scelta di siti adatti per l’ubicazione dei nuovi parchi eolici ................................. pag. 54 4.3.1 Il potenziale dell’energia eolica in Europa.................................................. pag. 55 4.3.2 Collegamenti alla rete e accesso stradale ................................................. pag. 57 4.3.3 Mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche ............................. pag. 57 4.3.4 Mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche nel contesto dell’articolo 12 (direttiva Habitat) e dell’articolo 5 (direttiva Uccelli) ..................... pag. 58 4.3.5 Mappe Natura 2000 .................................................................................. pag. 59 4.4 Esempi di pianificazione strategica dei parchi eolici nei diversi Stati membri .... pag. 60

5. PROCEDURA GRADUALE PER I NUOVI PARCHI EOLICI IN GRADO DI INCIDERE SUI SITI NATURA 2000 .........................................pag. 69 5.1 Introduzione ....................................................................................................... pag. 69 5.2 Articolo 6 della direttiva Habitat: un approccio graduale ..................................... pag. 70 5.3 Quando è necessario condurre una valutazione di incidenza? ........................... Pag 73 5.3.1 Raccolta di informazioni sufficienti............................................................. pag. 74 5.3.2 Determinazione dell’eventuale presenza di un’«incidenza significativa» ... pag. 75 5.3.3 Analisi degli effetti cumulativi potenziali ..................................................... pag. 76 5.3.4 Rilevazione della decisione relativa alla verifica di assoggettabilità ........... pag. 77 5.4. Obiettivo della valutazione di incidenza .............................................................. pag. 77 5.5 Fasi di una valutazione di incidenza di piani o progetti di parchi eolici ................ pag. 78 5.5.1 Definizione della base e raccolta di informazioni ulteriori ........................... pag. 80 5.5.2 Valutazione degli impatti sul sito Natura 2000 ........................................... pag. 82 5.5.3 Valutazione dell’eventuale pregiudizio all’integrità del sito ......................... pag. 90 5.5.4 Considerazioni sulle possibilità di mitigazione degli effetti pregiudizievoli sul sito Natura 2000 .......................................................... pag. 91 5.5.5 Registrazione dei risultati della valutazione di incidenza ........................... pag. 94 5.6 La procedura di deroga di cui all’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat .. pag. 96 5.6.1 Lo schema dell’articolo 6, paragrafo 4 ....................................................... pag. 96 5.6.2 Mancanza di soluzioni alternative .............................................................. pag. 96 5.6.3 Motivi imperativi di rilevante interesse pubblico ......................................... pag. 97 5.6.4 Adozione di tutte le misure compensative necessarie ............................... pag. 99

ALLEGATI ............................................................................................................pag. 101 Allegato I: Raccomandazioni e risoluzioni adottate nell’ambito di convenzioni internazionali sugli impatti potenziali dei parchi eolici sulla fauna e la flora selvatiche e sugli habitat ........................................................................................................... pag. 101 Allegato II: Specie di uccelli ritenute particolarmente vulnerabili alla presenza di un parco eolico .................................................................................................. pag.102 Allegato III:Comportamento dei chirotteri in relazione ai parchi eolici .............................. pag. 106 Allegato IV:Specie acquatiche elencate nella direttiva Habitat e a cui si raccomanda di prestare

speciale attenzione per il possibile impatto pregiudizievole dei parchi eolici .. pag. 108 Allegato V: Alcuni esempi di impatti proposti o confermati della costruzione di nuovi parchi eolici

su specie e gruppi di specie ......................................................................... pag. 109 Allegato VI:Documenti di orientamento europei e nazionali pertinenti per le valutazioni di impatto relative ai parchi eolici .................................................................................. pag. 113 Riferimenti e bibliografia .................................................................................................. pag. 118

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OBIETTIVO DEL PRESENTE DOCUMENTO DI

ORIENTAMENTO

Informazioni generali

Nel dicembre 2008 l'Unione europea ha adottato un pacchetto ambizioso e di vasta portata sul clima e l'energia, con il quale i 27 Stati membri dell’UE si sono impegnati, fra le altre cose, ad aumentare la parte di energia rinnovabile al 20% della produzione energetica finale europea entro il 2020. Quale fonte pulita e rinnovabile di energia elettrica, l’energia eolica è destinata a fornire un contributo significativo al raggiungimento di tale obiettivo del 20%. L’energia eolica in Europa è cresciuta rapidamente nell’ultimo decennio. Nel 2008, rappresentava circa il 4,8% del consumo totale di energia elettrica dell’UE. Si prevede che tale percentuale aumenti di almeno tre volte entro il 2020. Pertanto, è chiaro che il numero di impianti eolici presenti nel territorio dell’UE aumenti presumibilmente in maniera considerevole dal breve al medio periodo. Occorrerà garantire che una tale rapida espansione sia sostenibile sotto ogni punto di vista e avvenga in conformità alla legislazione ambientale dell’Unione europea, comprese le direttive Habitat e Uccelli. Le prove raccolte fino a questo momento evidenziano che, sebbene in generale l’energia eolica non costituisca una grave minaccia per la flora e la fauna selvatiche, la presenza di parchi eolici non correttamente progettati o inadeguatamente situati può incidere negativamente su specie e habitat vulnerabili, compresi quelli protetti dalle direttive Habitat e Uccelli. Obiettivo del presente documento di orientamento

L’obiettivo del presente documento consiste nel fornire orientamenti su come garantire al meglio che gli sviluppi nel settore dell’energia eolica siano in linea con le disposizioni delle direttive Habitat e Uccelli. Il documento è incentrato, in particolare, sulle procedure da seguire ai sensi dell’articolo 6 della direttiva Habitat in materia di piani e progetti relativi ai parchi eolici in grado di incidere su un sito Natura 2000 e fornisce chiarimenti su determinati aspetti fondamentali di tale processo di approvazione. La direttiva Habitat non esclude a priori la progettazione di nuovi impianti eolici all’interno o in prossimità di siti Natura 2000. Tali impianti devono essere valutati caso per caso. È principalmente rivolto ad autorità competenti e committenti, nonché a consulenti, gestori di siti e altri professionisti impegnati nella pianificazione, progettazione, attuazione o approvazione di piani o progetti relativi a impianti eolici. Il documento può essere altresì di interesse per altre organizzazioni, quali ONG e organismi internazionali. Nella fase della sua elaborazione, il documento ha altresì preso spunto dalle discussioni con gli esperti degli Stati membri e i principali gruppi di soggetti e dalle informazioni da questi fornite nell’ambito di un gruppo ad hoc per l’energia eolica e la conservazione delle risorse naturali. Struttura e contenuti

Il documento è suddiviso in 5 sezioni principali: Il capitolo 1 offre una panoramica dello sviluppo dell’energia eolica in Europa e del contesto

politico a livello dell’UE.

Il capitolo 2 presenta le disposizioni fondamentali contenute nella politica dell’Unione europea in materia di biodiversità e nelle direttive Habitat e Uccelli. Analizza il rapporto fra le

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valutazioni ambientali strategiche previste dalla direttiva VAS, le valutazioni di impatto ambientale contemplate dalla direttiva VIA e le valutazioni di incidenza previste dalla direttiva Habitat.

Il capitolo 3 riesamina gli impatti potenziali che i nuovi impianti eolici possono avere su specie diverse, come uccelli, chirotteri, mammiferi marini, ecc., e tipi di habitat, quali le torbiere di

copertura. Le informazioni presentate derivano da un’analisi approfondita della letteratura scientifica esistente e da altre fonti informative riconosciute.

Il capitolo 4 esamina i benefici offerti dalla pianificazione strategica di nuovi impianti eolici

quale strumento utile a conseguire un processo decisionale più efficiente e integrato che contribuisca a eliminare o ridurre al minimo i conflitti successivi a livello di singolo progetto e, in particolare, a incoraggiare un’ubicazione adeguata degli impianti eolici in aree che presentino potenzialmente pochi o nessun conflitto per la flora e la fauna selvatiche. Vengono forniti numerosi esempi di buone pratiche relative al modo in cui tale obiettivo sia stato raggiunto in aree diverse dell’UE.

Il capitolo 5 si incentra specificatamente sulle disposizioni dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat e offre una guida graduale alle procedure da seguire nella valutazione dei piani o dei progetti di impianti eolici che potrebbero avere effetti potenziali sui siti Natura 2000. Offre suggerimenti e orientamenti su come condurre una valutazione di incidenza, garantire la presenza di una base di informazioni scientifiche sufficientemente solida in base alla quale sia possibile stabilire se il progetto potrebbe o no produrre effetti negativi sull'integrità di un sito Natura 2000.

Limiti del documento Il presente documento di orientamento intende essere vincolato e conforme al testo delle direttive Uccelli e Habitat, nonché a una serie di principi generali alla base della politica dell’Unione europea in materia di ambiente ed energia da fonti rinnovabili. Non ha natura giuridica, né introduce nuove norme, tuttavia costituisce un orientamento ulteriore sull’applicazione delle norme già esistenti. In quanto tale, riflette unicamente l’opinione dei servizi della Commissione e non è giuridicamente vincolante. Il compito di fornire l'interpretazione definitiva di una direttiva spetta unicamente alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Laddove pertinente, è stata inserita la giurisprudenza esistente nei casi in cui la Corte ha già assunto posizioni chiare. Inoltre, il documento non sostituisce neanche le guide interpretative e metodologiche generali esistenti sulle disposizioni dell’articolo 6 della direttiva Habitat1, bensì mira a chiarire aspetti specifici di tali disposizioni e a collocarli segnatamente nel contesto dello sviluppo di nuovi impianti eolici. La presente guida deve pertanto essere sempre letta congiuntamente ai documenti di orientamento generali esistenti e alle due direttive.

1 «La gestione dei siti della rete Natura 2000: le disposizioni dell’articolo 6 della direttiva Habitat (92/43/CEE)». «Valutazione dei piani e dei progetti aventi un’incidenza significativa sui siti Natura 2000. Documento di orientamento metodologico sulle disposizioni dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4, della direttiva Habitat 92/43/CEE». «Documento di orientamento sull’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat 92/43/CEE». http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/guidance_en.htm.

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Infine, il documento di orientamento prende atto del fatto che le due direttive in materia ambientale sanciscono il principio di sussidiarietà e che spetta agli Stati membri determinare i requisiti procedurali che derivano dalle direttive stesse. Le procedure relative alle buone pratiche e alle metodologie proposte descritte nel presente documento non hanno intento prescrittivo, piuttosto mirano a offrire consigli, idee e suggerimenti utili in base al riesame approfondito delle esperienze esistenti e delle buone pratiche diffuse nel territorio dell’Unione europea e al suo

esterno. Ulteriori informazioni sono disponibili nei riferimenti ai diversi documenti di orientamento nazionali e ad altre fonti di informazioni contenuti negli allegati.

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1. NUOVI IMPIANTI EOLICI NELL’UNIONE EUROPEA

A dicembre del 2008 l’UE ha adottato un pacchetto ambizioso e di vasta portata sul clima e l’energia, con il quale i 27 Stati membri dell’UE si sono impegnati, fra le altre cose, ad aumentare la parte di energia rinnovabile al 20% della produzione energetica finale europea entro il 2020.

Quale fonte pulita e rinnovabile di energia elettrica, l’energia eolica è destinata a fornire un contributo significativo al raggiungimento di tale obiettivo del 20%. Il pacchetto contribuirà altresì a ridurre in modo considerevole le emissioni di gas a effetto serra e inquinanti atmosferici, nonché il consumo di acqua dolce associato alla generazione convenzionale di elettricità nell’UE;

L’energia eolica è cresciuta rapidamente nell’ultimo decennio. Nel 2009, rappresentava circa il 4,8% del consumo totale di energia elettrica dell’UE. Si prevede che tale percentuale aumenti di almeno tre volte entro il 2020. Ciò potrebbe comportare un’espansione annua dei parchi eolici, sia terrestri sia offshore, pari a oltre 10 GW ogni anno fino al 2020;

Una minoranza di Stati membri è attualmente responsabile di gran parte dell’energia eolica prodotta nell’Unione europea. Anche considerando eventuali variazioni nelle risorse eoliche, la disponibilità di altre fonti di energia rinnovabili e le diverse priorità a livello nazionali, è presumibile che l’energia eolica registri un aumento significativo nella maggior parte, se non nella totalità, dei paesi;

I recenti impegni dell’UE a favore delle fonti energetiche rinnovabile creano un contesto legislativo favorevole allo sviluppo dell’energia eolica e garantiscono al tempo stesso che tale sviluppo avvenga in conformità alla legislazione ambientale dell’Unione europea.

1.1 L’energia eolica in Europa – 20 anni di crescita sostenuta Grazie ai recenti progressi tecnologici, il settore dell’energia eolica in Europa ha registrato una crescita rapida e sostenuta negli ultimi 20 anni. Nel 2009, l’energia eolica rappresentava circa il 4,8% del consumo totale di energia elettrica dell’UE. Un motore importante alla base di questa rapida crescita è dato dalla necessità che l’Europa disponga di un approvvigionamento sicuro di energia che non si basi sulle fonti esterne di gas e petrolio. Un secondo motore rilevante è rappresentato dal contributo significativo che l’energia eolica più offrire alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. L’energia eolica è una fonte energetica pulita e rinnovabile e in quanto tale svolge già , e continuerà a svolgere, un ruolo importante di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, offrendo al tempo stesso benefici in termini di riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici e consumo di risorse idriche a fini di raffreddamento, correlata alle tecnologie convenzionali di generazione dell’energia elettrica.

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` Figura 1: Capacità installata di produzione di energia elettrica nell’UE 2000-2007 (MW) - EWEA «Pure Power»,

marzo 2008 1.2 Il quadro politico dell’UE per la promozione delle fonti energetiche rinnovabili I cambiamenti climatici e le fonti energetiche rinnovabili figurano entrambi tra le priorità dell’agenda politica dell’UE. La politica dell’UE in materia di fonti energetiche rinnovabili risale al 1997 con l’adozione del libro bianco della Commissione dal titolo «Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili»2. Il libro bianco ha raccomandato di raddoppiare e portare al 12% la quota delle fonti energetiche rinnovabili nel consumo lordo di energia entro il 2010. Ciò si è tradotto in legge nel 2001 con l’adozione della direttiva 2001/77/CE sulla «promozione dell’elettricità da fonti energetiche rinnovabili»3 e della direttiva 2003/30/CE sulla «promozione

dell'uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti»4. La direttiva 2003/87/CE ha istituito un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra. Nel gennaio 2008 la Commissione ha proposto un pacchetto ambizioso e di vasta portata sul clima e l’energia, concordato politicamente dai capi di Stato a dicembre 20085. Con il pacchetto, gli Stati membri dell’UE si impegnano al raggiungimento dei seguenti obiettivi: - riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 20% entro il 2020 rispetto ai livelli

del 1990 (con un aumento di tale percentuale al 30% se altri paesi sviluppati compiono sforzi comparabili nell’ambito di un nuovo accordo internazionale sui cambiamenti climatici)6;

- aumento dell’uso delle fonti di energia rinnovabili al 20% del consumo finale lordo di energia europeo, compreso un obiettivo specifico di introduzione di almeno il 10% di fonti energetiche rinnovabili nel settore dei trasporti;

- Riduzione del consumo energetico del 20% dei livelli di consumo previsti per il 2020 grazie al miglioramento dell’efficienza energetica7.

Come seguito alle due direttive suddette, nell’aprile 2009 è stata adottata la direttiva 2009/28/CE8 sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili (cosiddetta direttiva RES) che ha stabilito obiettivi nazionali obbligatori per ciascuno Stato membro per garantire il raggiungimento dell’obiettivo generale dell’UE di una quota pari almeno al 20% di energia da fonti rinnovabili (cfr. tabella 1).

2 COM (1997) 599 definitivo.

3 GU L 283 del 27.10.2001, pag. 33.

4 GU L 123 dek 17.05.2003, pag.42.

5 http://ec.europa.eu/environment/climat/climate_action.htm.

6 L’accordo prevede la revisione del sistema di scambio delle emissioni.

7 A differenza degli altri, questo obiettivo è ad oggi puramente politico, ovvero non giuridicamente vincolante.

8 GU L 140 del 05.06.09, pag. 16.

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Ai sensi della direttiva RES, ciascuno Stato membro ha l’obbligo di presentare un chiaro piano d’azione che dimostri il modo in cui intende conseguire i propri obiettivi in materia di energia da fonti rinnovabili. Tali piani di azione nazionali per le energie rinnovabili, da adottarsi entro il 30 giugno 2010, contengono, fra le altre cose, informazioni dettagliate sugli obiettivi nazionali per singoli settori e i regimi di sostegno. Dovrebbero altresì fornire una valutazione del ruolo svolto dalle diverse tecnologie nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti per il paese in questione e delineare le misure da intraprendere per accrescere la quota di energia da fonti rinnovabili, ad esempio delle azioni di riduzione delle barriere amministrative e miglioramento delle condizioni di accesso alle reti elettriche.

Tabella 1: Allegato I della direttiva RES 2009/28/CE Quota generale nazionale e obiettivi nazionali generali per la

quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia nel 2020

Fonti energetiche rinnovabili

Esistono diverse forme di fonti energetiche rinnovabili: eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, da biomassa, da rifiuti biodegradabili e da biogas. Tali fonti vengono inoltre utilizzate in modi diversi: per la produzione di elettricità, a fini di riscaldamento o raffreddamento o come carburante da trasporto.

L’energia eolica viene specificatamente impiegata per la generazione di elettricità, che è solamente uno dei diversi tipi di energia impiegata nell’Unione europea. L’obiettivo del 20% di energia da fonti rinnovabili riguarda tutte le forme di energia.

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1.3 Lo sviluppo dell’energia eolica: previsioni per il 2020 e oltre È evidente che i nuovi obiettivi dell’Unione europea comporteranno un cambiamento significativo nello sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili in un arco di tempo relativamente breve. In base alla tabella di marcia per le energie rinnovabili della Commissione, si prevede che nel 2020 il 34% di tutto il consumo di elettricità dello stesso anno provenga da fonti rinnovabili e che il 12% circa di tale percentuale sia generato dall’energia eolica da sola. Ciò comporterebbe un aumento di tre volte della quota di consumo di energia elettrica dell’Unione europea attualmente detenuta dall’energia eolica (pari a circa il 4,8% nel 2008). Uno dei motivi alla base della così rapida espansione dell’energia eolica risiede nella significativa evoluzione della tecnologia dell’energia eolica negli ultimi 20 anni. Le dimensioni delle turbine terrestri sono aumentate passando da meno di 50 KW negli anni 1980 alle dimensioni attuali di oltre 3 MW. Il diametro del rotore è anch’esso aumentato da una media di 15m a un diametro di 100m o superiore. I generatori oggigiorno più diffusi sono le turbine tripala sopravento a velocità variabile e passo regolato in grado di generare fra 750 e 3000 KW. Tali turbine rappresentano circa il 90% del mercato dell’UE9. Anche il costo dell’installazione delle turbine eoliche è sceso in modo consistente nel corso degli anni10 . In conseguenza a ciò, non solo i nuovi parchi eolici sono divenuti più affidabili, ma anche più attraenti per i visitatori.

Figura 2: Crescita delle energie rinnovabili: proiezioni per l’elettricità fino al 202011

Complessivamente, la capacità di potenza eolica dell’UE è aumentata di più di cinquecento volte negli ultimi 12 anni passando da 4.753 MW nel 1997 a 74.767 MW nel 2009 (EWEA). Nel 2009, oltre il 39% della capacità complessiva di generazione di elettricità aggiunta alla rete europea è provenuta dall’energia eolica.

9 Le turbine di piccole e piccolissime dimensioni vengono ancora impiegate per far fronte a richieste specifiche, ad

esempio nell’ambito delle attività tradizionali di elettrificazione delle zone rurali, ad esempio per l’elettrificazione di abitazioni, imbarcazioni o strutture di telecomunicazione isolate dalla rete elettrica. Nelle zone urbane la microgenerazione di energia elettrica può diffondersi ancora di più, tuttavia al momento tali turbine rappresentano solo una piccola quota di mercato. 10

In Europa, la turbina eolica media costa 1,23 mil/MW per gli impianti terrestri e fra i 2 e i 2,2 mi/MW per le centrali offshore. 11

Comunicazione della Commissione, COM(2006) 848 definitiva, 10.1.2007 «Tabella di Marcia per le energie rinnovabili».

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13 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Nel suo secondo riesame strategico della politica energetica12 la Commissione prevede che l’energia eolica si espanderà ulteriormente dal breve al medio periodo e, in base ad alcuni degli scenari utilizzati per la valutazione di impatto del pacchetto sul clima e l’energia, che la capacità complessiva superi i 161 GW nel 2020. Le previsioni dell’Associazione europea dell'energia eolica (EWEA) indicano dati ancora più elevati, con l’obiettivo dei 230 GW di energia eolica prodotta nel 2020, compresi 40 GW prodotti offshore.

1.4 Sviluppo dell’energia eolica nei diversi Stati membri L’Europa è attualmente leader mondiale nella tecnologia e nello sviluppo dell’energia eolica. Alla fine del 2088, undici paesi europei presentavano oltre 1000 MW di impianti eolici installati sul proprio territorio (Germania, Spagna, Danimarca, Italia, Francia, Portogallo, Paesi Bassi, Svezia, Irlanda, Grecia e Regno Unito) e per cinque di loro (Danimarca, Spagna, Portogallo, Irlanda, Germania) l’energia eolica copriva più del 5% della domanda di energia elettrica complessiva. Ciò non significa che l’energia eolica svolge un ruolo ugualmente importante in tutti i paesi. Le risorse eoliche variano in modo significativo da paese a paese, come la disponibilità di fonti energetiche rinnovabili alternative, come l’energia prodotta da biomassa o geotermica. Anche la capacità delle attuali reti di trasmissione e di altri impianti di generazione di integrare quantità maggiori di energia eolica è variabile da paese a paese e dipende in parte dagli sviluppi storici. È importante tenere in considerazione tutti questi e altri fattori nella pianificazione strategica dello sviluppo dei parchi eolici nell’UE, nonché nel determinare il contributo dell’energia al conseguimento degli obiettivi previsti dalla direttiva RES nei diversi Stati membri.

1.5 Energia eolica offshore Contrariamente all’energia generata da parchi eolici terrestri, la produzione di energia eolica offshore sta ancora muovendo i suoi primi passi e rappresenta solo il 2% circa della capacità installata di energia eolica europea. Gran parte dello sviluppo di questo settore si è avuto nel Mar del Nord e nel Mar Baltico, prevalentemente in acque basse di profondità inferiore a 30 m e a meno di 40 km di distanza dalla costa. Rispetto ai parchi eolici terrestri, gli impianti offshore sono più complessi e costosi da realizzare. La tecnologia à soggetta a requisiti più gravosi, se si considera l’ambiente operativo più duro e meno accessibile. Occorre inoltre superare ostacoli significativi relativamente alla filiera (assenza di navi piattaforma o strutture portuali, mancanza di manodopera qualificata) e all’accesso alla rete elettrica. Se si considera, tuttavia, che le dimensioni medie previste delle turbine sono di gran lunga superiori negli impianti offshore (circa 5 MW), la tecnologia eolica offshore presenta un potenziale di sviluppo considerevole. Nella sua comunicazione del novembre 200813 dal titolo Energia eolica offshore: Interventi necessari per il conseguimento degli obiettivi della politica energetica per il 2020 e oltre», la Commissione stima che l’aumento della capacità installata offshore previsto entro il 2020 sarà presumibilmente nell’ordine di 30-40 volte (la capacità installata alla fine del 2007 era di circa 1,1 GW e aveva registrato un aumento a 2,06 GW entro la fine del 2009).

12

COM(2008) 738 definitivo, 13.11.2008. 13

COM (2008) 768 definitivo.

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14 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Figura 3: Promozione e crescita delle fonti e dei sistemi di energia rinnovabile nell’UE14

.

Figura 4 (sopra): Quota dell’energia eolica della domanda di energia elettrica (2008) Figura 5 (a destra): Quota di ciascuno Stato membro della capacità totale di energia eolica alla fine del 2008 (fonte: EWEA)

15

14

Relazione sui progressi nelle energie rinnovabili della Commissione, COM(2009) 192 definitivo.

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1.6 Equilibrio fra nuovi parchi eolici e più vaste esigenze della società La rapida espansione degli impianti eolici nei prossimi anni porterà numerosi benefici alla società, non da ultimo in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Oltre a tale riduzione, l’energia eolica aiuta altresì le economie a ridurre la propria dipendenza energetica e l’esposizione agli elevati e volatili costi dei combustibili e del carbonio. L’energia eolica favorisce inoltre la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo tecnologico, la coesione sociale e le esportazioni. Tuttavia, come tutti gli sviluppi, tale espansione deve avvenire in armonia con le esigenze più vaste di carattere sociale, economico e ambientale per garantire, se si vuole che avvenga in modo sostenibile e che sia accettato dall’opinione pubblica. Affinché l’energia eolica possa svolgere un ruolo commisurato al proprio potenziale, vi sono ancora alcuni ostacoli da superare. Occorre, fra le altre cose, garantire un migliore accesso alla rete elettrica, eliminare le barriere amministrative all’uso delle energie rinnovabili rispetto ad altre forme più tradizionali di energia e migliorare la tecnologia, in particolare per gli impianti offshore. Da un punto di vista sociale, gli eventuali timori legati alla presenza di nuovi parchi eolici variano in maniera significativa e debbono essere gestiti caso per caso per garantire che gli interessi locali siano opportunamente considerati. Fra le preoccupazioni più comuni figurano il livello potenziale di rumore generato dai parchi eolici, gli impatti visivi, gli aspetti legati alla sicurezza, gli effetti sui beni paesaggistici, archeologici e culturali, nonché la possibile interferenza con il trasporto aereo o navale, ecc.… Si nutrono inoltre timori relativamente al potenziale impatto di parchi eolici inadeguatamente situati sulla natura e sulla flora e la fauna selvatiche, che non possono essere ignorati in considerazione dell’entità dello sviluppo previsto. La legislazione ambientale dell’Unione europea offre un quadro giuridico comune a tutti gli Stati membri per affrontare tali preoccupazioni. I meccanismi previsti dall’attuale legislazione ambientale dell’UE permettono di garantire uno sviluppo dell’energia eolica sostenibile e che consenta al tempo stesso di ridurre al minimo il suo impatto sull’ambiente naturale. Tali procedure e gli impatti potenziali dei parchi eolici sulla natura e sulla flora e la fauna selvatiche sono oggetto di un’analisi ulteriore nel presente documento di orientamento. Tuttavia, è importante tenere in considerazione che i potenziali conflitti con la natura e la flora e la fauna selvatiche rappresentano solo uno dei possibili vincoli che i costruttori di parchi eolici possono essere chiamati ad affrontare a seconda del contesto locale in cui operano. È pertanto necessario operare una chiara distinzione fra questi diversi vincoli, affinché ciascuno di essi possa essere analizzato nel contesto opportuno e non venga erroneamente utilizzato per muovere opposizioni ai nuovi impianti sulla base di altre motivazioni. A tal fine, occorre comprendere in modo chiaro il tipo di impatti potenziali che i parchi eolici esercitano sulla natura e sulla flora e la fauna selvatiche, nonché il tipo di obblighi giuridici da rispettare in fase di pianificazione e gestione di nuovi impianti eolici.

15

EWEA Pure power : wind energy targets for 2020 and 2030, pagg. 26 e 23 (dicembre 2009) http://www.ewea.org/fileadmin/ewea_documents/documents/publications/reports/Pure_Power_Full_Report.pdf.

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2. IL QUADRO POLITICO DELL’UE E LA LEGISLAZIONE IN

MATERIA DI NATURA E BIODIVERSITÀ

Come i cambiamenti climatici e le energie rinnovabili, la conservazione della biodiversità costituisce una priorità politica fondamentale. L’Unione europea si è impegnata ad arrestare il declino della biodiversità nel suo territorio e tale impegno è solidamente integrato in tutti gli aspetti della sua politica.

Le direttive Habitat e Uccelli dell'UE costituiscono i pilastri della politica europea in materia di biodiversità. Favoriscono la collaborazione fra tutti gli Stati membri con l’obiettivo di proteggere e garantire la sopravvivenza delle specie e dei tipi di habitat maggiormente a rischio e vulnerabili.

Un elemento di importanza fondamentale per le due direttive è la creazione della Rete Natura 2000, una rete ambientale di siti presenti sui 27 Stati membri dell’UE. La Rete comprende ad oggi circa 26.000 siti e copre quasi il 18% del territorio della superficie terrestre dell’UE. Vi sono comprese inoltre estese zone marine, tuttavia questa parte della rete non è stata ancora completata.

I parchi eolici che avranno presumibilmente incidenze significative sull’integrità di un sito Natura 2000 devono essere sottoposti a un’appropriata valutazione di tali incidenze tenendo conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Lo sviluppo di questi nuovi impianti può procedere a determinate condizioni, purché sia assicurato il rispetto delle garanzie procedurali previste dalle due direttive in materia ambientale.

Le due direttive prevedono altresì che i nuovi impianti eolici non danneggino o perturbino in modo significativo specie di interesse comunitario (ovvero, le specie contemplate dalle direttive) o i loro habitat nelle zone rurali in senso più ampio.

I piani e i progetti relativi ai nuovi parchi eolici possono essere altresì soggetti alle disposizioni delle direttive VAS e VIA, che sono tuttavia distinte e diverse dalla valutazione di incidenza condotta ai sensi della direttiva Habitat.

2.1 Introduzione Il numero di impianti eolici installati nell’Unione europea è evidentemente destinato a crescere a un ritmo significativo dal breve al medio periodo in alcune zone d’Europa. L’energia eolica è universalmente riconosciuta come una fonte di energia pulita e rinnovabile e, in quanto tale, come una delle principali forme di energia in grado di contribuire alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Alla luce di tali considerazioni, sarà importante garantire che la sua espansione sia sostenibile sotto tutti i punti di vista e che avvenga senza pregiudicare l’ambiente naturale e il patrimonio naturale europeo. Esattamente come ogni altra attività industriale che comporta l’utilizzazione della terra o del mare, lo sviluppo dell’energia eolica ha inevitabilmente un’impronta ambientale che occorre considerare e affrontare, se del caso. Il presente capitolo illustra le principali leggi ambientali dell’UE da applicare in caso di sviluppo di parchi eolici nell’UE. Il capitolo 5 presenta ulteriori orientamenti dettagliati concernenti gli sviluppi relativi, in particolare, ai siti Natura 2000.

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2.2 L’impegno dell’UE ad arrestare la perdita di biodiversità

Come i cambiamenti climatici e le fonti energetiche rinnovabili, anche la conservazione della biodiversità figura tra le priorità dell’agenda politica dell’UE. La conservazione della biodiversità viene anche indicata come uno degli obiettivi operativi principali della Strategia per lo sviluppo sostenibile (SSS)16 e del partenariato di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Il sesto programma di azione in materia di ambiente (6° PAA)17, che istituisce il quadro della politica ambientale dell'UE per il periodo 2002-2012, identifica nella «natura e diversità» una delle quattro aree di azione prioritarie18. I dettagli relativi al raggiungimento di tale obiettivo sono indicati nel Piano d’azione in materia di biodiversità della Commissione europea adottato nel 200619. Il piano d’azione dell’UE costituisce un nuovo approccio importante alla politica dell’Unione europea in materia di biodiversità. Per la prima volta vengono infatti esaminati tutti i settori economici e d’intervento prioritari in un unico documento strategico e viene attribuita loro una parte della responsabilità della relativa attuazione. Il piano d’azione prende atto del fatto che i cambiamenti potranno avvenire solo se vi sarà uno sforzo concertato da parte di tutti i settori economici teso al raggiungimento degli obiettivi di biodiversità. Il piano dell'UE sottolinea altresì gli importanti servizi ecosistemici offerti dalla natura e dai quali dipendono la nostra economia e il nostro benessere sociale. Gli ecosistemi sani contribuiscono alla depurazione dell’aria e dell’acqua e alla regolazione del clima. Forniscono inoltre risorse essenziali, quali cibo, fibre e legno. In quanto tali, recheranno un importante contributo alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici negli anni a venire. Entro la fine del 2010 la Commissione presenterà una nuova strategia dell’UE per la biodiversità sulla base della comunicazione su una visione e un obiettivo dell’UE in materia di biodiversità dopo il 201020 e delle conclusioni del Consiglio dell’Unione europea in materia di biodiversità dopo il 2010 adottate il 15 marzo 2010. Tale strategia mira a definire una serie limitata di sotto-obiettivi misurabili per i differenti ecosistemi, a stabilire le cause principali della perdita di biodiversità e le pressioni esercitate su di essa, nonché le misure per farvi fronte, e a garantirne l’integrazione nelle pertinenti politiche di settore interne ed esterne dell’UE. Un aspetto innovativo della strategia 2020 per la biodiversità è la definizione di un parametro di riferimento per la biodiversità che consentirà di valutare i progressi compiuti nel raggiungimento dell’obiettivo. La strategia dell’UE21 verrà sviluppata tenendo in considerazione il quadro sulla biodiversità dopo il 2010 che dovrà essere adottato nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità dell’ottobre 2010.

16

COM (2001) 264 definitivo; Strategia rinnovata dell'UE per lo sviluppo sostenibile, adottata nel giugno 2006. 17

Decisione n. 1600/2002/CE, GU L 242 del 10.9.2002, 18

Fra le altre azioni prioritarie, figurano i cambiamenti climatici, l’ambiente e la salute, la gestione delle risorse naturali e dei rifiuti. 19

COM (2006) 0216 definitivo http://ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/comm2006/index_en.htm 20

(COM(2010) 4 definitivo, 19.1.2010) 21

Per gli ulteriori sviluppi consultare la pagina: http://ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/policy/index_en.htm

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Biodiversità e cambiamenti climatici

Secondo le stime del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) le temperature medie superficiali a livello planetario potrebbero aumentare di 2–6.4°C entro il 2100 rispetto ai livelli preindustriali. L’impatto sulla biodiversità e sugli ecosistemi è difficile da stimare, tuttavia si prevede che sarà particolarmente consistente. Studi già dimostrano che numerose specie stanno avendo difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti climatici e che tale circostanza le espone a un rischio di estinzione ancora maggiore.

I cambiamenti climatici mettono a rischio anche i preziosi ecosistemi dai quali la nostra società per beni e servizi rilevanti, quali la prevenzione delle inondazioni e lo stoccaggio del carbonio. Gli ecosistemi sani costituiscono una componente essenziale di ogni strategia di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, tuttavia, esattamente come la flora e la fauna selvatiche, sono minacciati dalla perdita e dal degrado degli habitat causati prevalentemente da fenomeni come urbanizzazione selvaggia, intensificazione degli usi del terreno e sviluppo inadeguato. La capacità degli ecosistemi e delle specie di far fronte alle esigenze dei cambiamenti climatici sarà in gran parte determinata dall'efficacia con la quale verranno protetti e gestiti.

2.3 Le direttive Habitat e Uccelli Le direttive Habitat e Uccelli dell’UE costituiscono i pilastri della politica europea in materia di biodiversità. Favoriscono la collaborazione fra tutti i 27 Stati membri, nell’ambito di un quadro legislativo comune, al fine di proteggere e garantire la sopravvivenza delle specie e dei tipi di habitat più vulnerabili nella loro area di ripartizione naturale in tutta l’UE, indipendentemente dai confini politici o amministrativi. Le direttive hanno due obiettivi principali:

proteggere le stesse specie in tutta l’Unione europea (mediante disposizioni di tutela delle specie);

conservare gli habitat essenziali di certe specie rare e a rischio (mediante disposizioni di tutela dei siti che hanno portato alla costituzione della Rete Natura 2000).

Nell’ultimo caso è importante notare che la rete Natura 2000 non è un sistema di rigorose riserve naturali da cui è esclusa ogni attività umana. Le due direttive offrono invece un quadro legislativo comune, applicabile a tutti i paesi dell'UE, che garantisce che le attività umane – tra l’altro, le attività legate alla produzione di energia eolica – siano svolte in modo tale da non pregiudicare l’integrità dei siti Natura 2000. L’articolo 6 della direttiva Habitat prevede delle garanzie procedurali da seguire in caso di nuovi parchi eolici. Le relative disposizioni saranno oggetto di una trattazione più dettagliata nei capitoli seguenti. Ma prima è utile comprendere l’obiettivo generale delle due direttive. 2.3.1 Obiettivi generali delle direttive Uccelli e Habitat L’obiettivo generale della direttiva Uccelli22 è di mantenere e ripristinare le popolazioni di specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio dell’UE (circa 500 specie) a un livello tale da garantirne la sopravvivenza nel lungo periodo. La direttiva Habitat23 ha obiettivi simili alla direttiva Uccelli, tuttavia si riferisce a specie diverse dagli uccelli e tipi di habitat in

22

Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (versione codificata della direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici, modificata) – cfr http://ec.europa.eu/environment/nature/legislation/index_en.htm. 23

Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, versione consolidata n. 01992L0043 del 01.01.2007 – cfr. http://ec.europa.eu/environment/nature/legislation/index_en.htm.

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20 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Articoli 12 e 13 della direttiva Habitat

Gli Stati membri adottano i provvedimenti necessari atti a tutelare le specie di cui all’allegato IV nella loro area di ripartizione naturale in tutta Europa. Nel caso delle specie animali protette ciò comprende il divieto di: — uccidere o catturare deliberatamente tali specie con

qualsiasi metodo; — perturbare deliberatamente tali specie, segnatamente

durante il periodo di riproduzione, allevamento, ibernazione e migrazione;

— distruggere o raccogliere le uova nell’ambiente naturale; — deteriorare o distruggere i siti di riproduzione o delle aree di

riposo; — possedere, commercializzare e trasportare esemplari presi

dall’ambiente naturale. Nel caso delle specie vegetali protette ciò comprende il divieto di: - raccogliere, collezionare, tagliare, estirpare o distruggere

deliberatamente esemplari di tali specie nell’ambiente naturale;

- possedere, trasportare o commercializzare tali specie raccolte dall’ambiente naturale.

quanto tali. Il suo obiettivo è di garantire la conservazione di circa 1000 specie di fauna e flora selvatiche in pericolo, e di altri 230 tipi di habitat rari e a rischio di scomparire. Occorre notare che le direttive non si riferiscono a ogni specie di flora o fauna presenti nel territorio europeo (ovvero non riguardano tutte le forme di biodiversità dell’UE). Si soffermano invece su una sottoserie di circa 1500 specie, spesso indicate come specie di interesse comunitario (o specie di importanza comunitaria), ritenute rare e a rischio al punto tale da necessitare di protezione per garantirne la sopravvivenza a lungo termine nell'UE. 2.3.2 Un sistema generale di rigorosa tutela delle specie Per quanto concerne la protezione delle specie, entrambe le direttive prevedono che gli Stati membri istituiscano un regime generale di protezione per tutte le specie di uccelli selvatici presenti nel territorio dell'UE e per le specie di cui all’allegato IV della direttiva Habitat nella loro aea di ripartizione naturale in tutta l’UE. Tali disposizioni si applicano sia all’interno che all’esterno delle zone protette. I termini esatti sono indicati nell’articolo 5 della direttiva Uccelli e nell’articolo 12 (per le specie animali) e nell’articolo 13 (per le specie vegetali) della direttiva Habitat. Dato che alcune specie protette sono potenzialmente vulnerabili ai parchi eolici, tali disposizioni possono essere altresì prese in considerazione dai committenti e dai soggetti preposti alla pianificazione nella valutazione di nuovi impianti al di fuori di siti Natura 2000. Ciò può valere ad esempio qualora il parco eolico proposto sia situato lungo una rotta migratoria principale, in quanto potrebbe danneggiare o perturbare in modo significativo uccelli, pipistrelli o altre specie protette durante la loro migrazione. Indipendentemente dalle misure applicate in conformità alle disposizioni delle due direttive, tali misure devono essere proporzionate all’impatto valutato sullo stato di conservazione delle specie interessate.

Articolo 5 della direttiva Uccelli

Gli Stati membri adottano le misure necessarie per instaurare un regime generale di protezione di tutte le specie di uccelli selvatici nella loro area di ripartizione naturale in tutta l’UE. Ciò comprende in particolare il divieto di: — ucciderli o catturarli deliberatamente

con qualsiasi metodo — distruggere o danneggiare

deliberatamente i nidi e le uova e asportare i nidi;

— raccogliere le uova nell’ambiente naturale e detenerle anche vuote;

— disturbarli deliberatamente in particolare durante il periodo di riproduzione e di dipendenza quando ciò abbia conseguenze significative sulle specie di uccelli;

— detenere le specie in cattività e venderle.

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21 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Sono ammesse deroghe alle suddette disposizioni in materia di protezione delle specie a determinate circostanze (ad esempio, per prevenire danni gravi alle colture, all'allevamento, ai boschi, al patrimonio ittico e alle acque), a condizione che non esista un’altra soluzione soddisfacente e che le conseguenze di tali deroghe non siano incompatibili con gli obiettivi generali delle direttive. Le condizioni di applicazione delle deroghe sono indicate nell’articolo 9 della direttiva Uccelli e nell’articolo 16 della direttiva Habitat. Relativamente ai parchi eolici, possono essere addotte essenzialmente motivazioni riguardanti «gli interessi della salute e della sicurezza pubbliche» o «altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico» (cfr. articolo 16, paragrafo 1, lettera c). La Commissione ha elaborato orientamenti concernenti le rigide disposizioni di protezione delle specie per le specie animali di cui alla direttiva Habitat24. 2.3.3 Disposizioni in materia di tutela degli habitat: la Rete Natura 2000 Le due direttive in materia ambientale prevedono inoltre la protezione di siti fondamentali per determinate tipologie di specie e habitat elencate nei rispettivi allegati. Insieme, tali siti entrano a far parte della rete Natura 2000 che si estende in 27 paesi dell’Unione europea. Ai sensi della direttiva

Habitat, i siti principali devono essere protetti per le tipologie di habitat elencate all’allegato I e per le specie di cui all’allegato II25. La prima fase prevede che gli Stati membri presentino il loro elenco nazionale di possibili siti di importanza comunitaria (SIC). È importante evidenziare che la selezione dei SIC va effettuata esclusivamente sulla base di motivazioni scientifiche. Gli aspetti economici possono non essere presi in considerazione dagli Stati membri in questa fase.26

24

Documento di orientamento in materia di rigida protezione delle specie animali di interesse comunitario ai sensi della direttiva 92/43/CEE, http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/species/guidance/index_en.htm. 25

Esiste una rilevante sovrapposizione fra le specie di cui all’allegato II e le specie elencate all’allegato IV, tuttavia non tutte le specie di cui all’allegato IV necessitano della specifica protezione dei siti prevista dalla rete Natura 2000, pertanto non tutte sono riportate nell’allegato II. 26

Sentenza CGUE nella causa C-371/98, First Corporate Shipping LTD.

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22 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

I SIC proposti vengono poi esaminati a livello biogeografico27 per garantire che offrano una copertura sufficiente alle tipologie protette di specie e habitat interessati prima dell’approvazione da parte della Commissione. Gli Stati membri hanno successivamente sei anni di tempo per designare i SIC approvati come zone di protezione speciale (ZPS). Entro questo termine devono altresì stabilire le misure di protezione necessarie a mantenere e ripristinare gli habitat in uno stato di conservazione soddisfacente.

Ai sensi della direttiva Uccelli, i siti principali devono essere classificati per le circa 190

specie di uccelli di cui all’allegato I della direttiva. Gli Stati membri sono altresì tenuti a classificare i siti per le specie migratrici non menzionate all’allegato I che ritornano regolarmente, tenuto conto delle loro esigenze di protezione per quanto riguarda le aree di riproduzione, di muta e di svernamento e le zone in cui si trovano le stazioni di sosta lungo le rotte di migrazione, ad esempio le zone umide d’importanza internazionale. Tali siti vengono definiti Zone di protezione speciale (ZPS) e vengono inclusi direttamente nella rete europea Natura 200028.

A dicembre 2009 sono entrati a far parte della rete Natura 2000 circa 26.000 SIC e ZPS29. Insieme rappresentano circa il 18% della superficie terrestre dell’UE-2730con ulteriori zone marine significative. In questa fase, 1.391 SIC e 619 ZPS si trovavano in acque marine, tuttavia sarà necessario estendere la protezione ad altri siti per completare la componente marina della rete. Tale attività verrà finalizzata entro il 2012.

Figura 6: La rete europea Natura 2000 nell’UE-27, ultimo aggiornamento: gennaio 2009

27

L’UE ha 9 regioni biogeografiche, ciascuna con la propria caratteristica combinazione di vegetazione, clima, caratteristiche topografiche e geologiche. A questo livello è più semplice controllare le tendenze di conservazione di specie e habitat a condizioni naturali simili, indipendentemente dai confini nazionali. 28

A differenza della direttiva Habitat, non vi è alcuna fase intermedia di selezione dei siti in base alla regione biogeografica nel caso delle ZPA, che vengono incluse direttamente nella rete Natura 2000. 29

Commissione europea, http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/barometer/index_en.htm. 30

Vi è a volte una significativa sovrapposizione fra ZPS e SIC, pertanto le cifre riportate non sono globali.

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23 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Cosa si intende in pratica per «stato di conservazione soddisfacente»?

L’obiettivo finale della direttiva Habitat è di garantire che le specie e i tipi di habitat contemplati raggiungano il cosiddetto «stato di conservazione soddisfacente» e che venga assicurata la loro sopravvivenza a lungo termine nella loro area di ripartizione naturale in tutta Europa.

Nel caso delle specie disciplinate dalla direttiva (cfr. articolo 1i) ciò significa che

- le popolazioni della specie in questione indicano che tale specie continua e può continuare a lungo termine e non si registrano segnali di un declino continuo;

- l’area di ripartizione naturale non è in declino;

- esiste e continuerà probabilmente ad esistere un habitat sufficiente affinché le sue popolazioni si mantengano a lungo termine.

Lo «stato di conservazione» di un tipo di habitat è considerato «soddisfacente» quando (cfr. articolo 1, e): - la sua area di ripartizione naturale e le superfici che comprende sono stabili o in estensione;

e - la struttura e le funzioni specifiche necessarie al suo mantenimento a lungo termine

esistono e possono continuare ad esistere in un futuro prevedibile; - lo stato di conservazione delle specie tipiche che vivono nell’habitat in questione è anch’esso

soddisfacente

2.3.4 Gestione e conservazione dei siti Natura 2000 Nei siti Natura 2000 gli Stati membri hanno l’obbligo di:

adottare opportune misure di conservazione per mantenere e ripristinare gli habitat e le specie per cui il sito è stato designato a uno stato di conservazione soddisfacente (articolo 6, paragrafo 1).

evitare attività dannose che siano causa in maniera significativa della perturbazione delle specie o del degrado dei tipi di habitat naturali o degli habitat delle specie protette (articolo 6, paragrafo 2);

Le autorità nazionali competenti in ciascun paese devono identificare gli obiettivi di conservazione relativi ai siti Natura 2000 al più tardi 6 anni dopo la designazione del sito quale sito di interesse comunitario (o, nel caso di una ZPS, immediatamente dopo la classificazione). Gli obiettivi di conservazione suddetti devono essere basati sullo stato e sui requisiti ambientali degli habitat e delle specie in virtù dei quali il sito è stato designato sito Natura 2000. L’obiettivo finale consiste nel garantire che le specie e i tipi di habitat siano mantenuti o ripristinati a uno stato di conservazione soddisfacente nella loro area di ripartizione naturale.31

Per facilitare la decisione relativa alle misure di conservazione da adottare nei singoli siti Natura 2000, la direttiva Habitat promuove lo sviluppo di piani di gestione appositamente concepiti per il sito in questione o integrati all’interno di altri piani di sviluppo. I piani di gestione, qualora esistenti, possono costituire un’utile fonte di informazioni per i committenti in quanto tali piani: - registrano le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie presenti per i quali il sito

è stato designato, affinché l’oggetto e le motivazioni dell’attività di conservazione siano chiari a tutti;

31

Il concetto di «stato di conservazione soddisfacente» non viene menzionato nella direttiva Uccelli, tuttavia questa contiene prescrizioni simili, ovvero l’obbligo per tutte le ZPS di essere soggette a misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat per garantire la sopravvivenza e la riproduzione delle specie di uccelli di cui all’allegato I nella loro area di distribuzione.

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24 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

- analizzano il contesto socio-economico e culturale della zona e le interazioni fra i differenti utilizzi del suolo e le specie e gli habitat presenti;

- precisano gli obiettivi di conservazione del sito; - identificano le soluzioni di gestione pratica che possono contribuire a integrare le attività di

conservazione con le altre pratiche di utilizzo del suolo. 2.3.5 Nuovi progetti di sviluppo riguardanti i siti Natura 2000 Mentre l’articolo 6, paragrafi 1 e 2, della direttiva Habitat riguarda le attività correnti di gestione e conservazione dei siti Natura 2000, l’articolo 6, paragrafi 3 e 4, stabilisce la procedura da seguire durante la pianificazione di ogni nuovo piano o progetto che possa incidere su un sito Natura 200032. Tale procedura graduale è spiegata nel dettaglio nel capitolo 5, tuttavia prevede sostanzialmente che un piano o un progetto che possa avere incidenze significative su un sito Natura 2000 formi oggetto di un'appropriata valutazione di incidenza al fine di analizzare tali impatti in modo dettagliato e verificare il modo in cui questi sono correlati agli obiettivi di conservazione del sito in questione. A seconda dei risultati della valutazione di incidenza, l’autorità competente approva il piano o il progetto nella sua formulazione, se ha avuto la certezza che il piano o progetto in questione non pregiudicherà l’integrità del sito interessato. Per contro, qualora abbia avuto la certezza che il piano o progetto in oggetto possa pregiudicare l’integrità del sito, potrà richiedere l’applicazione di una o più delle seguenti misure a seconda dell’entità dell’impatto: introduzione di determinate misure tese a rimuovere gli effetti negativi; osservanza di determinate condizioni durante le fasi di costruzione, realizzazione o

conclusione del progetto, anche in questo caso per rimuovere i probabili effetti negativi o ridurli a un livello tale da garantire che non pregiudichino più l’integrità del sito;

verifica di opzioni alternative. In circostanze eccezionali, nonostante la valutazione abbia evidenziato che un piano o un progetto possono produrre effetti negativi sul sito in questione, è comunque possibile consentirne la prosecuzione a determinate condizioni, purché sia assicurato il rispetto delle garanzie procedurali previste dalla direttiva Habitat. Ciò è possibile in mancanza di soluzioni alternative o laddove il piano o il progetto siano ritenuti di rilevante interesse pubblico. In tali casi, devono essere introdotte misure compensative per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata.

32

Ciò si applica a SIC, ZSC e ZPS e riguarda non solamente piani o progetti all’interno di siti Natura 2000, bensì anche quelli all’esterno ma che possano avere incidenze significative sulla conservazione di specie e habitat all’interno del sito. Un esempio può essere dato dal caso di una diga costruita a monte di un fiume che potrebbe alterare o interrompere il regolare afflusso di acqua a un’area umida importante per gli uccelli all’interno di una ZPS più a valle.

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25 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

2.3.6 Miglioramento della coerenza ambientale della rete Natura 2000 Oltre al compito di designare i siti principali della rete Natura 2000, l’articolo 10 della direttiva Habitat richiede altresì agli Stati membri di impegnarsi a rendere la rete più coerente dal punto di vista ambientale nella più vasta area delle campagne mantenendo e, laddove opportuno, sviluppando elementi del paesaggio di primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche, come i corridoi per le specie selvatiche o le passatoie di collegamento che possono essere utilizzati durante le fasi di migrazione e dispersione33. 2.4 Le direttive in materia ambientale dell’UE e la costruzione di parchi eolici Per quanto riguarda i nuovi impianti eolici, vi sono due aspetti delle direttive dell’UE da tenere in particolare considerazione a seconda della sede dell’impianto:

in corrispondenza dei siti Natura 2000 e delle zone limitrofe: ogni nuovo parco eolico che possa avere effetti su uno o più siti Natura 2000 deve essere soggetto a una valutazione di incidenza graduale e, se del caso, prevedere l’applicazione delle necessarie garanzie procedurali di protezione delle tipologie di specie e habitat di interesse comunitario (illustrate in dettaglio nel capitolo 5);

ovunque nel territorio dell’UE: le due direttive prevedono altresì che gli Stati membri proteggano le specie di interesse comunitario nella loro area di ripartizione naturale in tutta l’UE (cfr. articolo 5 della direttiva Uccelli e articolo 12 della direttiva Habitat di cui sopra). Pertanto, ogni nuovo parco eolico deve altresì prendere in considerazione i possibili impatti sulle specie di interesse comunitario (contemplate dalle due direttive) anche all’esterno dei siti Natura 2000.

2.5 La direttiva VAS e la direttiva VIA Due ulteriori atti fondamentali della legislazione ambientale dell’UE sono direttamente pertinenti ai nuovi parchi eolici: - direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e

programmi sull’ambiente (comunemente nota come direttiva «VAS»)34 - direttiva 85/337/EEC concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati

progetti pubblici e privati, modificata nel 1997 (97/11/CE), 2003 (2003/35/CE) e 2009 (2009/31/CE) – (comunemente nota come direttiva «VIA»)35.

2.5.1 La direttiva VAS La direttiva VAS 2001/42/CE ha l’obiettivo di garantire che vengano identificati, valutati e tenuti in considerazione gli effetti ambientali di determinati piani e programmi durante la fase della relativa preparazione e prima della loro adozione. In tal senso, gli Stati membri sono tenuti a: redigere un rapporto ambientale che identifichi e valuti possibili effetti ambientali significativi

dei piani e programmi, nonché le alternative ragionevoli;

33

Kettunen et al. (2007), Guidance on the maintenance of landscape features in consistency with Article 10 of the Habitats Directive and Article 3 of the Birds Directive; consultabile in inglese alla pagina internet http://ec.europa.eu/environment/nature/ecosystems/docs/adaptation_fragmentation_guidelines.pdf. 34

GU L 197 del 21.7.2001, pagg. 30–37 – cfr. http://ec.europa.eu/environment/eia/home.htm. 35

GU L 156 del 25.06.03, pagg. 17–37 – cfr. http://ec.europa.eu/environment/eia/home.htm

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offrire alle autorità interessate e al pubblico l’opportunità di esprimere il proprio parere in merito al suddetto rapporto ambientale, nonché sul progetto di piano o programma; effettuare consultazioni, che non solo contribuiscono a garantire la completezza e l’affidabilità delle informazioni su cui poggia la valutazione, ma anche a una maggiore trasparenza dell’iter decisionale.

Infine, la VAS si prefigge di favorire un approccio più integrato ed efficiente alla pianificazione territoriale, nel quale le questioni ambientali, comprese le considerazioni in materia di biodiversità, siano prese in considerazione molto più tempestivamente in fase di pianificazione e a un livello molto più strategico. Un tale approccio, se adottato, risulterebbe in un numero inferiore di conflitti a livello dei singoli progetti. Consentirebbe inoltre di localizzare in modo molto più opportuno le attività future, che potrebbero svolgersi lontano dalle aree di potenziale conflitto con gli interessi di conservazione della natura. La valutazione ambientale strategica viene effettuata obbligatoriamente per una serie di piani e programmi (ovvero per piani e programmi elaborate per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli) che definiscono il quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti elencati nella «direttiva VIA». Dovrebbero essere soggetti a VAS anche tutti i piani e i programmi per i quali è stata prescritta la valutazione ai sensi dell’articolo 6 o 7 della direttiva Habitat alla luce dei loro possibili effetti significativi sui siti. 2.5.2 Valutazione di impatto ambientale Mentre il processo di valutazione della VAS è a livello di piani e programmi pubblici, le valutazioni di impatto ambientale (VIA) agiscono a livello di singoli progetti pubblici e privati. Pertanto, l’autorizzazione di progetti 36 che possono avere un impatto rilevante sull’ambiente va concessa solo previa valutazione delle loro probabili ripercussioni sull’ambiente. La direttiva VIA distingue fra i progetti che richiedono una VIA obbligatoria (cosiddetti progetti di cui all’allegato I) e i progetti per i quali gli Stati membri devono determinare, nell’ambito di una procedura denominata «verifica di assoggettabilità», se possono pregiudicare in modo significativo il sito in questione, sulla base dei criteri di cui all’allegato III della direttiva stessa (cosiddetti progetti di cui all’allegato II). I nuovi impianti eolici sono elencati nell’allegato II.3.i della direttiva VIA37.

36

Ai sensi della direttiva VIA si intende per progetto la realizzazione di lavori di costruzione o di altri impianti od opere, altri interventi sull’ambiente naturale o sul paesaggio. 37

L’allegato fa riferimento a «Impianti di produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento (centrali eoliche)».

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Processo di valutazione di impatto ambientale (VIA)

La procedura tipica di una VIA prevede le seguenti fasi:

Verifica di assoggettabilità (articolo 4 e allegato III della direttiva VIA): per determinare se è richiesta una VIA. La verifica di assoggettabilità è richiesta per ciascun tipo di progetto elencato all’allegato II (comprese le centrali eoliche). La decisione relativa alla verifica di assoggettabilità dell’autorità nazionale competente è messa a disposizione del pubblico.

Definizione dell'ambito di applicazione («scoping») (articolo 5): è la fase del processo VIA che determina il contenuto e l’entità delle questioni da affrontare nell’ambito delle informazioni ambientali che un committente deve presentare all’autorità competente. La fase di definizione dell’ambito di applicazione costituisce una caratteristica importante di un appropriato regime di VIA, essenzialmente perché consente di migliorare la qualità della VIA.

Redazione di una dichiarazione o un rapporto ambientale (articolo 5), in cui siano contenute le seguenti informazioni ambientali necessarie: descrizione del progetto, descrizione delle misure tese a evitare o ridurre gli eventuali effetti pregiudizievoli significativi, dati richiesti per l’identificazione e la valutazione dei principali effetti sull’ambiente, una sintesi delle principali alternative studiate dal committente e l’indicazione delle motivazioni alla base della scelta compiuta, che tenga in considerazione gli effetti ambientali identificati.

Consultazione: (articoli 6, 7 e 8) Il pubblico, le autorità in materia di ambiente e gli Stati membri interessati dal progetto devono essere informati e consultati prima della decisione relativa all'autorizzazione. I risultati delle consultazioni e le informazioni raccolte devono essere presi in considerazione nell’ambito della procedura di autorizzazione.

Spiegazione della decisione: (articolo 9), Non appena sia stata adottata una decisione in merito alla concessione o al rifiuto dell’autorizzazione è stata presa, le autorità nazionali hanno l’obbligo di mettere a disposizione del pubblico informazioni quali il tenore della decisione e le condizioni che eventualmente l’accompagnano, i motivi e le considerazioni principali su cui la decisione si fonda, incluse informazioni relative al processo di partecipazione del pubblico e una descrizione, ove necessario, delle principali misure di mitigazione e compensazione.

La VIA individua, descrive e valuta gli effetti diretti e indiretti sui seguenti fattori (articolo 3):

l’uomo, la fauna e la flora;

il suolo, l’acqua, il clima e il paesaggio;

i beni materiali e il patrimonio culturale;

l’interazione tra i fattori di cui ai trattini sopra menzionati. È opportuno considerare sia gli effetti positivi, sia gli effetti negativi.

2.5.3 Il rapporto fra VAS, VIA e valutazioni di incidenza Vi sono numerose similitudini fra le procedure delle VAS e VIA e le valutazioni di incidenza svolte per i piani e i progetti concernenti i siti Natura 2000 ai sensi della direttiva Habitat. Ciò non significa tuttavia che si tratti della stessa cosa, in quanto esistono alcune importanti distinzioni (cfr. tabella). Pertanto, una VAS o una VIA non possono sostituire o rimpiazzare una valutazione di incidenza, poiché nessuna procedura è sovrapponibile all’altra. Possono ovviamente essere svolte contemporaneamente o la valutazione di incidenza può confluire nelle valutazioni VIA/VAS38. In ogni caso, tuttavia, la valutazione di incidenza deve comunque essere chiaramente distinguibile e identificabile nel rapporto ambientale della VAS o nella documentazione ambientale della VIA o costituire l'oggetto di un rapporto a parte, affinché sia possibile differenziare i suoi risultati da quelli della VIA o della VAS generale39.

38

Lo svolgimento di un’valutazione opportuna a livello del singolo progetto non elimina altresì la necessità di applicare anche la procedura di cui all’articolo 6, paragrafi 3 e 4, relativa ai progetti singoli. Se in base all’esito di una valutazione di un piano determinate attività vengono svolte in zone caratterizzate da un basso livello di rischio o prive di rischio di potenziali conflitti con siti Natura 2000, vi saranno probabilmente meno progetti risultanti dal piano che richiederanno un’valutazione opportuna a livello del singolo progetto. 39

«Valutazione dei piani e dei progetti aventi un’incidenza significativa sui siti Natura 2000. Documento di orientamento metodologico sulle disposizioni dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4, della direttiva Habitat 92/43/CEE».

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28 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Oltre a misurare aspetti differenti dell’ambiente naturale e ad avere criteri diversi per la determinazione della «rilevanza», una fra le principali distinzioni fra le VAS/VIA e la valutazione di incidenza prevista dalla direttiva Habitat sta nel modo in cui viene seguito l’esito della valutazione. A tale riguardo, le valutazioni VAS e VIA prevedono essenzialmente dei requisiti procedurali e non stabiliscono standard ambientali obbligatori. Per contro, la valutazione contemplata dalla direttiva Habitat prevede obblighi sostanziali, principalmente poiché introduce uno standard ambientale, vale a dire l'obiettivo di conservazione di un sito Natura 2000 e la necessità di preservarne l'integrità. In altri termini, se la valutazione di incidenza non consente di accertare che il piano o il progetto non pregiudicherà l'integrità del sito Natura 2000, l'autorità non può esprimere il proprio consenso al piano o al progetto così come è stato proposto, tranne in casi eccezionali, ricorrendo a procedure speciali, nel caso di piani o progetti che siano considerati di rilevante interesse pubblico. Le valutazioni VAS/VIA, per contro, sono state concepite per rendere le autorità preposte alla pianificazione pienamente consapevoli delle implicazioni ambientali del piano o del progetto proposti, affinché possano tenere in considerazione tali implicazioni nella loro decisione finale. Tabella 2: Confronto fra le procedure previste per la valutazione di incidenza, la VIA e la VAS

Valutazione di incidenza VIA VAS Che tipi di sviluppi formano oggetto della valutazione?

Qualsiasi piano o progetto che, singolarmente o in congiuntamente ad altri piani/progetti, possa avere incidenze significative su un sito Natura 2000 (a esclusione dei piani o progetti direttamente connessi alla gestione del sito a fini di conservazione)

Tutti i progetti elencati all’allegato I. Per i progetti di cui all’allegato II la necessità di condurre una VIA viene determinata caso per caso e a seconda delle soglie o dei criteri stabiliti dagli Stati membri (tenendo in considerazione i criteri di cui all’allegato III)

Qualsiasi piano o programma, incluse le relative modifiche, (a) elaborato per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli e che definiscono il quadro di riferimento per l'autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE, o

(b) per i quali, in considerazione dei possibili effetti sui siti, si ritiene necessaria una valutazione ai sensi degli articoli 6 o 7 della direttiva 92/43/CEE.

Quali impatti ambientali devono essere valutati?

La valutazione deve essere effettuata in considerazione degli obiettivi di conservazione del sito (che si riferiscono alle specie/ai tipi di habitat per i quali il sito è stato designato.) Gli impatti (diretti, indiretti, cumulativi, …) dovrebbero essere valutati per determinare se pregiudicano o meno l’integrità del sito in oggetto.

Effetti significativi su «fauna e flora» diretti e indiretti, secondari, cumulativi, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positive e negativi

Possibili effetti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti fattori.

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29 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Chi esegue la valutazione?

Lo svolgimento della valutazione di incidenza rientra fra le responsabilità dell’autorità competente. A tale riguardo, può essere richiesto al committente di svolgere tutti gli studi necessari e fornire tutte le informazioni necessarie all’autorità competente per consentire a quest’ultima di prendere una decisione in piena cognizione di causa. Nel farlo, l’autorità competente può altresì raccogliere informazioni pertinenti da altre fonti, laddove lo ritenga opportuno.

Il committente. L’autorità di pianificazione competente.

Vengono consultati il pubblico o altre autorità pubbliche?

Le consultazioni non sono obbligatorie, ma consigliate («se del caso»).

Consultazioni obbligatorie da svolgersi prima dell'adozione della proposta di progetto. Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le autorità che possono essere interessate al progetto, per la loro specifica responsabilità abbiano la possibilità di esprimere il loro parere sulla domanda di autorizzazione. Lo stesso dicasi per il pubblico.

Consultazioni obbligatorie da svolgersi prima dell'adozione del piano o del

programma. Le autorità e il pubblico devono disporre tempestivamente di un'effettiva opportunità di esprimere entro un congruo termine il proprio parere sulla proposta di piano o di programma e sul rapporto ambientale che la accompagna, prima dell'adozione del piano o del programma o dell'avvio della relativa procedura legislativa. Gli Stati membri designano le autorità che devono essere consultate e che, per le loro specifiche competenze ambientali, possono essere interessate.

In che misura i risultati della valutazione sono vincolanti?

Vincolanti. Le autorità competenti danno il loro accordo sul piano o progetto solo dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito.

I risultati delle consultazioni e le informazioni raccolte nell'ambito della VIA devono essere presi in considerazione nell’ambito della procedura di autorizzazione.

In fase di preparazione del piano o del programma e prima della sua adozione o dell’avvio della relativa procedura legislativa si prendono in considerazione il rapporto ambientale e i pareri espressi.

2.6 Convenzioni e accordi internazionali pertinenti in materia di ambiente e biodiversità L’Unione europea e i suoi Stati membri, nonché gran parte degli altri paesi europei, figurano come parti contraenti di diversi accordi e convenzioni internazionali pertinenti in materia ambientale. I quadri giuridici europei e nazionali in materia di ambiente e conservazione della biodiversità devono pertanto tenere pienamente conto anche degli impegni sottoscritti nell’ambito di tali convenzioni e accordi. Tali convenzioni hanno contribuito a forgiare il quadro giuridico della politica e della legislazione dell’Unione europea in materia di biodiversità, contribuendo altresì a definire le relazioni fra l’UE

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e gli altri paesi. Viene qui di seguito riportata la legislazione più rilevante in materia di energie rinnovabili, come l’energia eolica, e conservazione delle risorse naturali in Europa. Numerosi fra questi atti legislativi hanno altresì adottato specifiche raccomandazioni e risoluzioni sui parchi eolici e la flora e la fauna selvatiche e sono riportati nell’allegato I del presente documento di orientamento:

La Convenzione sulla diversità biologica40 (CBD) è un trattato internazionale approvato a Rio de Janeiro nel giugno 1992. Ha esteso l’ambito di applicazione della conservazione della biodiversità dalle specie e dagli habitat all’uso sostenibile delle risorse biologiche a beneficio dell’umanità. Ad oggi, la convenzione è stata ratificata da 189 parti contraenti.

La Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa41 (Convenzione di Berna) è entrata in vigore nel 1982. Ha svolto un ruolo significativo nel rafforzare le attività a favore della conservazione della biodiversità in Europa. È stata sottoscritta da 45 Stati membri del Consiglio d’Europa, nonché dalla Comunità europea e da quattro paesi africani. Un obiettivo importante della convenzione è la creazione della rete smeraldo42 di zone di particolare interesse per la conservazione (ASCI). La rete opera a fianco della rete Natura 2000 dell’UE. Nel 2002 ha approvato una raccomandazione sugli effetti prodotti dalle turbine eoliche su specie migratorie di mammiferi e uccelli.

La Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici della fauna selvatica43

(CMS o convenzione di Bonn) mira a preservare le specie migratorie nella loro area di ripartizione naturale. È entrata in vigore nel 1983 ed è stata ad oggi sottoscritta da oltre 100 parti contraenti. Numerosi accordi sottoscritti nell’ambito di tale convenzione sono pertinenti alla gestione dei conflitti tra le specie animali migratorie e i parchi eolici:

- L’Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori afroeuroasiatici44 (AEWA) richiede l’applicazione di azioni coordinate lungo le rotte migratorie. È entrato in vigore nel 1999 e annovera 119 paesi firmatari e 235 specie di uccelli acquatici. La Comunità europea ha ratificato l’accordo AEWA nel 2005.

- L’Accordo relativo alla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei45 (EUROBATS) disciplina la protezione di tutte le 45 specie di pipistrelli individuate in Europa. È entrato in vigore nel 1994 ed è stato ad oggi sottoscritto da 32 paesi. Fra le principali attività da esso previste figurano strategie tradizionali di conservazione e la condivisione di esperienze a livello internazionale. L’accordo ha previsto la pubblicazione di documenti di orientamento nel 200846 che tengano conto dei pipistrelli nei progetti di realizzazione dei parchi eolici.

- L’Accordo sulla conservazione dei piccoli cetacei del Mar Baltico e del Mare del Nord47 (ASCOBANS): ha lo scopo di coordinare misure fra i dieci soggetti contraenti per la riduzione degli impatti negativi di fenomeni, quali catture accessorie, perdita di habitat, inquinamento marino e perturbazioni acustiche. È stato avviato nel 1991. Una risoluzione sugli effetti pregiudizievoli dell’inquinamento acustico sui piccoli cetacei, pertinente anche in merito agli impatti potenziali esercitati dai parchi eolici, è stata approvata nel 2006 (allegato I).

40

http://www.cbd.int. 41

http://www.coe.int/t/dg4/cultureheritage/nature/bern/default_en.asp. 42

http://www.coe.int/t/dg4/cultureheritage/nature/EcoNetworks/Default_en.asp. 43

http://www.cms.int. 44

http://www.unep-aewa.org. 45

http://www.eurobats.org. 46

Rodrigues et al. (2008), consultabile alla pagina http://www.eurobats.org/publications/publication_series.htm. 47

http://www.ascobans.org.

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31 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

- L’Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e delle zone atlantiche contigue48 (ACCOBAMS) costituisce un quadro di cooperazione per la conservazione della biodiversità marina nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. Il suo obiettivo principale consiste nella riduzione delle minacce a danno dei cetacei che abitano questi mari e nel miglioramento delle conoscenze su di essi. L’accordo è entrato in vigore nel 2001.

La Convenzione relativa alle zone umide d'importanza internazionale49 (nota come Convenzione di Ramsar) è un trattato intergovernativo che costituisce un quadro di azione nazionale e cooperazione internazionale per la conservazione e l’utilizzo accorto delle zone umide. È stata approvata nel 1971 e successivamente modificata nel 1982 e nel 1987. Ad oggi, è stata sottoscritta da 158 parti contraenti e 1723 siti in tutto il mondo sono stati finora aggiunti all’elenco Ramsar delle zone umide d’importanza internazionale. La convenzione non prevede la ratifica da parte di organismi sovranazionali, quali l’Unione europea, tuttavia tutti gli Stati membri dell’UE figurano come parti contraenti.

La Convenzione per la protezione dell’ambiente marino dell’Atlantico nordorientale50 (OSPAR) indirizza la cooperazione internazionale verso una serie di questioni, tra le quali figurano la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi dell’ambiente marino, l’impatto dell’eutrofizzazione e delle sostanze pericolose, il monitoraggio e la valutazione. La convenzione è stata avviata nel 1992 in seguito alle precedenti convenzioni di Oslo e Parigi (rispettivamente del 1972 e del 1974). Sotto gli auspici della convenzione, sono stati avviati numerosi studi sull’impatto potenziale dei parchi eolici offshore sull’ambiente marino.

La Convenzione sulla protezione dell’ambiente marino della zona del Mar Baltico51 (nota come HELCOM o Convenzione di Helsinki) interessa il Mar Baltico, incluse tutte le acque interne comprese all’interno del suo bacino idrografico. È stata approvata nel 1980 e rivista nel 1992. Fra le sue parti contraenti figurano tutti i paesi affacciati sul Mar Baltico e l’Unione europea.

La Convenzione sulla protezione del mare Mediterraneo contro l'inquinamento 52 (cosiddetta Convenzione di Barcellona) mira essenzialmente a regolamentare e ridurre gli impatti negativi di tutti i tipi di sostanze inquinanti nel bacino del Mediterraneo. È stata predisposta nel 1976 e sottoposta all’ultima modifica nel 1995. È stata sottoscritta da gran parte dei paesi affacciati sul Mar Mediterraneo.

48

http://www.accobams.org. 49

http://www.ramsar.org. 50

http://www.ospar.org. 51

http://www.helcom.fi. 52

http://www.unep.ch/regionalseas/regions/med/t_barcel.htm.

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3. IMPATTI POTENZIALI DELLA COSTRUZIONE DI NUOVI

IMPIANTI EOLICI SULLA NATURA E SULLA FLORA E FAUNA

SELVATICHE

Le prove raccolte fino a questo momento suggeriscono che nuovi impianti eolici adeguatamente situati e correttamente progettati non costituiscono di norma alcuna minaccia per la biodiversità. Tuttavia, possono esservi occasioni in cui piani o progetti singoli possono danneggiare la flora e la fauna selvatiche protette e le aree naturali.

Gli studi evidenziano che determinate specie di uccelli, pipistrelli e mammiferi marini possono essere particolarmente vulnerabili. Il tipo e l'entità di tale impatto dipendono fortemente da una serie di fattori, quali l’ubicazione e il tipo di specie presenti. Gli impatti potenziali debbono essere pertanto analizzati caso per caso.

Gli studi scientifici e le attività di monitoraggio intraprese relativamente ai nuovi parchi eolici esistenti e futuri sono una fonte inestimabile di informazioni. I committenti e i progettisti di parchi eolici, gli scienziati e le ONG debbono svolgere un ruolo fondamentale nel costituire la base informativa relativa alle interazioni esistenti fra parchi eolici e flora e fauna selvatiche.

Tali studi offrono benefici molteplici, non solo agli scienziati ma anche al settore stesso: una base di conoscenze scientifiche migliore favorirà in ultima analisi un processo decisionale migliore e più rapido.

3.1 Impatti positivi e negativi: la necessità di un approccio caso per caso Il presente capitolo riesamina il tipo di possibili impatti che i parchi eolici e le relative infrastrutture potrebbero esercitare sulla flora e la fauna selvatiche. Le informazioni in esso contenute sono tratte da una vasta serie di studi scientifici e sintesi pubblicati. Il capitolo mira a offrire a committenti, autorità e altri soggetti interessati una panoramica dei tipi di impatti potenziali sulla flora e la fauna selvatiche di cui è opportuno tenere conto nella predisposizione di un piano o di un progetto di sviluppo di un parco eolico o nella valutazione degli impatti potenziali che tali piani o progetti esercitano sulla flora e fauna selvatiche e sulle risorse naturali. Ciò non implica che i nuovi parchi eolici costituiscono in generale un problema per la flora e fauna selvatiche. Esistono chiaramente numerosi casi di impianti eolici correttamente progettati e adeguatamente situati che non esercitano impatti significativi sulla biodiversità o ne esercitano solo in misura limitata. Vi sono inoltre esempi in cui i parchi eolici hanno portato benefici generali netti alla biodiversità, in particolare nelle zone in cui l’ambiente naturale è già impoverito. Tuttavia, sebbene sia improbabile che nuovi parchi eolici con localizzazione appropriata e correttamente progettati costituiscano un problema per la biodiversità, ciò non elimina l’obbligo di analizzare, attraverso la conduzione di VIA/VAS e valutazioni di incidenza, gli effetti potenziali prodotti da piani o progetti singoli e garantire che tali effetti siano ridotti al minimo o evitati al tempo stesso, qualora vengano individuati impatti potenzialmente significativi, in particolare quando tali impatti possano danneggiare specie rare e a rischio e tipi di habitat di importanza comunitaria.

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34 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Affinché tutto ciò sia possibile, è necessario che i soggetti interessati, ovvero committenti, autorità, consulenti, ecc., siano consapevoli del tipo di minacce da ricercare. L’obiettivo principale del presente documento di orientamento è di chiarire le disposizioni dell’articolo 6 della direttiva Habitat in relazione allo sviluppo dell’energia eolica, pertanto il presente capitolo è incentrato sull'esame del tipo di potenziali effetti negativi di cui tenere conto nell’ambito di una valutazione di incidenza. Ciò non significa che tutti i parchi eolici produrranno necessariamente tali impatti – vi sono numerosi esempi, soprattutto in aree distanti da siti particolarmente sensibili dal punto di vista della flora e della fauna selvatiche, che evidenziano il contrario e mostrano che un’attenta preparazione permette di pianificare con il dovuto anticipo o mitigare in modo efficace molti potenziali problemi (cfr. sezione 5.5.4 relativo a una panoramica sulle possibili misure di mitigazione).

La costruzione di nuovi impianti eolici può aiutare la biodiversità a livello locale Se correttamente pianificate, le moderne attività di produzione dell’energia eolica possono non solo evitare gli impatti sulla flora e la fauna selvatiche, bensì anche contribuire, talvolta attivamente, alla conservazione della biodiversità. Questo vale specialmente per le attività sviluppate in aree dove l’ambiente naturale è già stato modificato o gravemente impoverito, come dimostra il seguente esempio: Black Law, Scozia – Ripristinare la gestione attiva di un terreno degradato Il parco eolico di Black Law (42 aerogeneratori con capacità installata di 97MW) si trova su una fascia esposta di torbiera montana gravemente degradata nella regione del South Lanarkshire in Scozia. Prima di essere sviluppato, il sito mostrava i segni della coltivazione a cielo aperto ed era descritto come un vero obbrobrio. Seguendo i termini concordati per la pianificazione, l’appaltante ScottishPower, ha elaborato e attuato un piano per la gestione dell’habitat in questo sito dismesso consultandosi con Scottish Natural Heritage, RSPB Scotland, col gruppo di consulenza Lanarkshire Farmland and Wildlife e con l’Università di Stirling. Il piano di gestione copriva 14,4km² in prossimità delle turbine e prevedeva il disboscamento di 4km² piantati a conifere non indigene in modo da permettere la rigenerazione della copertura paludosa e della vegetazione tipica montana. Una delle miniere è stata trasformata in zona umida bassa e sono stati anche recuperati 300m del corso d’acqua Abbey Burn. Sono state installate cassette per la nidificazione dell’avifauna nelle aree agricole, e piantate «colture sacrificali» non raccolte in modo da fornire cibo per l’inverno. Tra le specie che trarranno vantaggio da queste opere di miglioramento figurano: lontre, limicoli riproduttori, avifauna delle aree agricole, tassi, pipistrelli, gufi comuni, fagiani di monte, gheppi, barbagianni, pigliamosche e smerigli. Secondo la Società reale per la protezione dell’avifauna RSPB (Royal Society for the Protection of Birds), «Black Law ha preso un sito gravemente danneggiato e lo ha enormemente migliorato, a vantaggio di numerose specie selvatiche». ScottishPower concorda con la RSPB nel dire che, situando attentamente i parchi eolici, magari non in prossimità dei siti di riproduzione dell’aquila reale, o per esempio non lungo una rotta migratoria, riusciremo a far fronte alle loro preoccupazioni

53.

Beinn an Tuirc, Scotland – Integrare protezione e sviluppo

54

La scoperta di una coppia di aquile reali sul sito previsto per un parco eolico da 30MW a Beinn an Tuirc in Scozia, non ha bloccato la costruzione, ma piuttosto ha portato a valutare un approccio attento per ridurne al minimo l’impatto. Sulla base dei risultati della valutazione ambientale, si è trovato un sistema che soddisfacesse le necessità delle aquile senza andare a discapito della fattibilità dell’impianto.

53

Per maggiori informazioni: http://www.scottishpower.com/search.asp?search=Black+Law&x=10&y=7. 54

Positive planning for onshore wind, RSPB e IEEP, marzo 2009 (Bowyer et al. 2009).

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Prima di tutto le posizioni previste per le turbine sono state adattate in modo da non interferire con il nucleo territoriale delle aquile. Le aquile reali coprono grandi distanze, per cui non era possibile riposizionare le turbine fuori dall’intero territorio della coppia; si è dunque provveduto alla creazione di un habitat alternativo lontano dalle turbine, detto «area di mitigazione», attraverso il disboscamento di 4,5km2 piantati a conifere non indigene per favorire la rigenerazione di vegetazione da torbiera alta come erica, mirtillo nero ed erioforo. Si è così creato un ambiente attraente per la pernice di Scozia – una delle principali specie predate dalle aquile reali – attirando quindi la coppia nel nuovo habitat. L’utilità dell’area di mitigazione è stata pertanto duplice: ha compensato la perdita di habitat provocata dall’installazione delle turbine e, attirando le aquile lontano da queste ultime, ha ridotto notevolmente il rischio di collisione con le pale. Dal monitoraggio si è visto che l’habitat in questa zona si sta sviluppando bene, e nel 2008 in questo sito sono stati covati due piccoli di aquila reale.

È ampiamente riconosciuto, fra gli altri anche dallo stesso settore dell’energia eolica, che mentre la valutazione dei benefici globali conseguibili con il passaggio all’energia rinnovabile è relativamente immediata, l’interfaccia locale fra una particolare centrale eolica e l’ambiente è tendenzialmente più complessa. Gli effetti dipendono in maniera considerevole dalla flora e dalla fauna selvatiche presenti, nonché dall’ubicazione e dal progetto dei singoli parchi eolici. Per questi motivi, è essenziale analizzare ciascun piano o progetto caso per caso. 3.2 Individuazione degli impatti potenziali durante le diverse fasi dello sviluppo di un parco eolico Nel valutare i potenziali impatti dei nuovi impianti eolici sulla natura e sulla flora e la fauna selvatiche, è importante considerare che tali impatti possono riguardare non solo le turbine eoliche stesse, ma anche tutti gli impianti ad esse associati, quali vie di accesso, accesso al sito (ad esempio, per lavori di manutenzione o in fase di costruzione), pali anemometrici, gruppi di costruzione, fondamenta in cemento, alloggi temporanei dell’impresa che svolge i lavori, cavi elettrici (ad esempio, fili sopraelevati) di accesso alla rete, materiale di sterro e/o possibilmente una sottostazione, edificio di controllo, ecc. Tali impatti possono verificarsi anche durante una delle fasi dello sviluppo del parco eolico dalla fase di costruzione iniziale all’effettivo funzionamento, fino alle fasi di riattivazione e smantellamento. L’impatto può essere temporaneo o permanente, diretto o indiretto, in sito o fuori sito, cumulativo e può verificarsi in momenti diversi durante il ciclo del progetto. È opportuno prendere in considerazione tutti questi fattori durante la valutazione di impatto e, ove necessario, introdurre misure per evitare o limitare tali impatti negli accordi di pianificazione e nelle autorizzazioni accompagnatorie in materia di pianificazione per eliminare o quantomeno ridurre al minimo gli effetti del piano o progetto previsto sulla flora e la fauna selvatiche. 3.3 Panoramica degli impatti potenziali Il tipo e la portata degli impatti dipendono fortemente dalle specie coinvolte, dalla loro ecologia e dal loro stato di conservazione, nonché dall’ubicazione, dalle dimensioni e dalla configurazione del piano o progetto di parco eolico. Ecco perché è importante analizzare ciascun piano o progetto di sviluppo caso per caso. Come già indicato, vi sono sempre più prove che dimostrano che i progetti di parchi eolici non realizzati in aree ritenute importanti per la flora e la fauna selvatiche, o in zone lontane da queste, non esercitano di norma un impatto significativo sulla biodiversità. Affinché ciò sia possibile, tuttavia, il committente deve essere consapevole, in prima istanza, della presenza di zone particolarmente sensibili e dei potenziali impatti da individuare.

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Misure di mitigazione di effetti potenzialmente negativi I rischi potenziali degli impatti negativi indicati nel presente capitolo possono a volte essere contrastati in maniera efficace grazie a un’opportuna azione di mitigazione, che prevede l’introduzione, all’interno del piano o del progetto, di misure tese a eliminare tali potenziali effetti negativi o a ridurli a un livello tale da non essere più significativi. Ciò presuppone che le misure debbono essere direttamente associate agli impatti previsti e fondate su una solida comprensione delle specie/degli habitat interessati. In caso di piani o progetti relativi alla realizzazione di un parco eolico, una misura di mitigazione ovvia consiste nel costruire il parco lontano da zone nelle quali può essere causa di conflitti con determinate tipologie di specie o habitat. Ma le misure di mitigazione possono comprendere anche modifiche alle dimensioni, al progetto e alla configurazione dei parchi eolici o alla costruzione di turbine e delle relative infrastrutture, o consistere in adattamenti temporanei durante le fasi di costruzione e funzionamento. Ulteriori dettagli, con esempi di possibili misure di mitigazione che sono state finora applicate per i parchi eolici, sono riportati nella sezione 5.5.4.

Fra le possibili tipologie di impatti figurano i seguenti:

- Rischio di collisione: uccelli e pipistrelli si possono scontrare con varie parti della turbina eolica, oppure con strutture collegate quali cavi elettrici e pali meteorologici. Il livello del rischio di collisione dipende moltissimo dalla collocazione del sito e dalle specie presenti, oltre che dalle condizioni meteorologiche e dalla visibilità. Le specie che vivono a lungo, che hanno bassi tassi di riproduzione e/o che sono rare ovvero già vulnerabili dal punto di vista della conservazione (come aquile, avvoltoi e varie specie di pipistrello) possono essere particolarmente a rischio. Le prove attualmente disponibili dimostrano che nei parchi eolici posizionati lontano da aree dove si concentrano animali selvatici oppure da aeree importanti per la flora e la fauna selvatiche si registrano tassi di mortalità relativamente bassi.

- Perturbazione e spostamento: la perturbazione può causare spostamento ed esclusione, dunque perdita di habitat utilizzabile. Si tratta di un rischio rilevante nel caso di uccelli, pipistrelli e mammiferi marini, le specie che possono subire spostamenti da zone all’interno e in prossimità di parchi eolici a causa dell’impatto visivo, acustico e delle vibrazioni. La perturbazione può inoltre essere causata da maggiori attività umane durante interventi edili e di manutenzione, e/o dall’accesso di altri al sito mentre si costruiscono nuove strade di accesso, ecc. La portata e l’importanza dell’impatto sono determinate dalla portata e dall’entità della perturbazione, nonché dalla disponibilità e dalla qualità di altri habitat adatti che possono accogliere le specie animali spostate dal proprio habitat di origine.

- Effetto barriera: le centrali eoliche, specialmente gli impianti di grandi dimensioni con decine di turbine eoliche singole, possono costringere gli uccelli o i mammiferi a cambiare direzione, sia durante le migrazioni sia in modo più localizzato, durante la normale attività di approvvigionamento. Ciò può essere o meno un problema, a seconda di vari fattori, tra cui la grandezza della centrale eolica, la distanza tra le turbine, la portata dello spostamento delle specie e la loro abilità a compensare l’aumentato dispendio energetico, oltre che dal grado di disturbo ai collegamenti tra i siti di foraggiamento, riposo e riproduzione.

- Perdita e degrado di habitat: la portata della perdita diretta di habitat a seguito della costruzione di una centrale eolica e delle relative infrastrutture dipende dalla sua dimensione, collocazione e progettazione. Lo spazio occupato può anche essere relativamente scarso, ma gli effetti sono di ben più ampia portata se gli impianti interferiscono con schemi idrogeologici o processi geomorfologici. La gravità della perdita dipende dalla rarità e dalla vulnerabilità degli habitat colpiti (ad esempio torbiere di copertura o dune di sabbia) e/o dalla loro importanza come sito di foraggiamento, riproduzione o ibernazione, soprattutto per le specie europee importanti ai fini della conservazione. Inoltre si deve considerare il potenziale ruolo di alcuni habitat come componenti di corridoi o punti di partenza per distribuzione e migrazione, oltre che per movimenti più localizzati, ad esempio tra siti di foraggiamento e nidificazione.

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3.4 Impatto potenziale dei parchi eolici su specie e habitat selezionati Le sezioni seguenti descrivono il potenziale impatto che i parchi eolici possono avere su specifiche categorie quali uccelli, pipistrelli e mammiferi marini, oltre che su taluni habitat vulnerabili. Le informazioni provengono da un’analisi completa della più recente letteratura scientifica. Gli allegati da II a IV contengono tabelle riassuntive delle specie di uccelli, pipistrelli e animali marini ritenute particolarmente sensibili alle centrali eoliche. L’allegato V fornisce dettagli riguardo agli impatti potenziali o confermati su alcune specie. La base scientifica riguardo ai potenziali impatti di specifici parchi eolici su certe specie (soprattutto uccelli e pipistrelli) sta crescendo rapidamente ed è ormai disponibile una vasta quantità di ricerche; tuttavia le prove sono ancora scarse55 e mancano ancora studi a lungo termine sui quali condurre valutazioni del rischio e dell’impatto. Una parte importante delle informazioni proverrà dai lavori di studio e monitoraggio avviati in relazione ai parchi eolici esistenti e di futura costruzione. Insieme alle ONG che si occupano di conservazione e agli scienziati, i committenti e i progettisti di parchi eolici possono svolgere un ruolo essenziale nel costruire una base scientifica relativa agli impatti sulla biodiversità di questi impianti e a come essi possano essere evitati o mitigati. La cooperazione e condivisione di informazioni portano molti vantaggi, non solo per gli scienziati ma per la stessa industria: una migliore base scientifica porterà in ultima analisi a un processo decisionale migliore e più rapido.

3.4.1 Impatto potenziale dei parchi eolici sugli uccelli Il potenziale impatto dei parchi eolici sugli uccelli è quello più studiato finora. Come già sottolineato, lo si può inserire in diverse categorie:

Incidenti mortali da collisione Lesioni ed episodi di mortalità sono prevalentemente collegati allo scontro con rotori o altre infrastrutture collegate, come i cavi sopraelevati. Sebbene vi siano sempre più prove a dimostrazione del fatto che i rischi di collisione sono quasi sempre bassi, esistono eccezioni di rilievo da valutare, specialmente per specie rare come i grandi rapaci che sono già in pericolo e nel cui caso gli incidenti mortali dovuti a centrali eoliche possono costituire un fattore aggiuntivo. Significativi rischi di mortalità da scontro sono principalmente connessi a strozzature topografiche dove volatili locali o in migrazione attraversano una zona relativamente ristretta, per esempio valichi montani o ponti di terra tra corsi d’acqua. Altri punti suscettibili sono i pendii con venti in aumento dove gli uccelli sono spinti verso l’alto e vicino a zone umide o basse dove molti uccelli si nutrono o riposano. Anche i corridoi di volo tra i siti di foraggiamento, riposo o riproduzione sono molto sensibili56. Tuttavia, per molte specie vi sono sempre più prove di un comportamento attivo di allontanamento57. I picchi di mortalità possono anche essere stagionali, per esempio durante la migrazione primaverile e autunnale quando le concentrazioni di uccelli aumentano molto. Un incremento si registra inoltre durante il periodo dei voli pre-nuziali in primavera, nei territori di difesa della riproduzione o durante la ricerca di cibo per i piccoli.

55

Ad es. Stewart et al. (2007). 56

Ad es. AEA (2009) con la relativa bibliografia. 57

Ad es. Hötker (2005, 2006), Petersen et al. (2006), Masden et al. (2009).

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Altri fattori che possono incidere sui rischi di collisioni sono l’altezza della specie, il tipo di volo (migrazione o pendolarismo da e verso siti di foraggiamento attraversando una centrale eolica), il comportamento, le condizioni meteo, la topografia e la portata e progettazione delle turbine eoliche. Tuttavia i potenziali aumenti del rischio di collisione, ad esempio in caso di scarsa visibilità, nebbia o pioggia, possono essere in parte compensati da una ridotta attività di volo in tali condizioni58. Alcune specie sono più a rischio di altre, e gli effetti si trovano presumibilmente in un punto lungo il continuum tra gli estremi di aggiuntivi – aumento globale della mortalità - o compensatori – sostituzione di altre cause di mortalità. Tuttavia, dato che alcune specie risultate particolarmente a rischio vivono a lungo, con basso incremento annuale ed età di maturazione avanzata, si evince che esse possono essere soggette a mortalità aggiuntiva59. Benché le prove dirette relativamente ai parchi eolici siano ancora scarse, vi sono indicazioni secondo cui i rapaci possono essere soggetti a mortalità aggiuntiva60. È necessario inoltre tenere conto di specie le cui popolazioni sono scarse e vulnerabili, minacciate da altri fattori antropogenici come la perdita di habitat61. Tra queste si annoverano alcune specie elencate all’allegato I della direttiva Uccelli, come rapaci e uccelli marini. Ci sono anche sempre maggiori preoccupazioni (sebbene le evidenze siano ancora insufficienti) per i passeracei a migrazione notturna62.

Nuovi parchi eolici e rischio di collisioni mortali tra rapaci È stata espressa particolare preoccupazione riguardo ai potenziali effetti di collisioni tra varie specie di rapaci e i parchi eolici inadeguatamente situati. Per esempio sono stati registrati livelli significativi di mortalità tra grifoni (Gyps fulvus), capovaccai (Neophron percnopterus) e gheppi (Falco tinnunculus) presso i parchi eolici in Spagna

63, tra aquile di mare (Haliaeetus albicilla) in Germania e Norvegia, e tra

nibbi reali (Milvus milvus) in Germania64

. Allo stesso tempo tra alcune di queste popolazioni, come l’aquila di mare e il nibbio reale, si è registrato un aumento in molte parti d’Europa negli ultimi decenni, essendo stati eliminati minacce e problemi storicamente associati ad esempio, all’esposizione a elementi tossici e alla caccia illegale. Tuttavia, dato che molte di queste specie sono longeve, maturano tardivamente e hanno un basso incremento annuale, qualsiasi fattore che influenzi la mortalità tra adulti deve essere preso sul serio. Gli studi attuali indicano che la mortalità a seguito di incidenti dovuti a parchi eolici è bassa rispetto ad altri fattori e quindi finora non ha influenzato le tendenze generali a livello di popolazione, ciononostante è necessario studiare il rischio di collisione caso per caso; le analisi dei rischi futuri inoltre devono tenere conto del potenziale impatto cumulativo dovuto alla notevole espansione prevista per i parchi eolici nei prossimi 10-20 anni

65.

58

Ad esempio Drewitt & Langston (2006) con la relativa bibliografia. 59

Ad es. Sæther & Bakke (2000) per le conclusioni generali. 60

Uno studio demografico sull’aquila reale (Aquila chrysaetos), condotto nell’area del parco eolico Altamont Pass Wind Resource Area in California, ha ad esempio illustrato che incidenti mortali dovuti a collisione si sono aggiunti ad altri fattori di mortalità (Hunt & Hunt (2006). Un modello demografico realizzato per il capovaccaio (Neophron perconpterus) ha evidenziato una diminuzione delle dimensioni della popolazione e del tempo necessario all’estinzione inserendo nel modello i casi di mortalità dovuti alla presenza di parchi eolici (Carrete et al. 2009).

61 Ad es. Drewitt & Langston (2008).

62 Ad es. Sterner et al. (2007), Drewit & Langston (2008). Cfr. altresì allegato V.

63 Ad es.: Barrios & Rodrígues (2004, 2007), Lekuona & Ursúa (2007), Carrete et al. (2009).

64 Williamson et al. (2006), anche Follestad et al. (2007) e Bevanger at al. (2008) per l’aquila di mare lungo le coste della Norvegia.

65 Ad es. in riferimento al nibbio reale e alla Germania (Rasran et al. 2009).

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Prima di tutto, il posizionamento adeguato dei parchi eolici è una questione di scelta del sito e di evitare aree chiave per i rapaci. Questo elemento non è collegato solo alla loro elevata densità, bensì anche alla stagionalità – spesso con rischi maggiori in primavera e in relazione alla riproduzione e in autunno – oltre che alle condizioni meteorologiche e alla topografia del luogo. Sulla base delle conoscenze ed esperienze odierne, sebbene non sia possibile presentare commenti conclusivi, diversi studi hanno consigliato, in zone con presenza di rapaci, di evitare il posizionamento in cima a colline con pendenze lievi (dove la spinta del vento può essere modesta, rendendo più difficili le manovre per i rapaci in volo)

66.

Dato però che le condizioni locali spesso variano molto da un sito a un altro, è opportuno decidere solo a seguito di valutazioni basate su un’accurata analisi caso per caso.

La mortalità da collisione viene di norma misurata mediante la ricerca delle carcasse, tuttavia i risultati di questa operazione potrebbero essere sottostimati, in particolare per i piccoli volatili, le cui carcasse potrebbero non essere avvistate o rapidamente rimosse dagli animali saprofagi. L’utilizzo di modelli può contribuire a ottenere stime più precise, sebbene i modelli dipendano da dati accurati ottenuti sul campo e dalle corrette valutazioni della reazione di allontanamento degli uccelli67. Di recente si è proposto come indicatore il rischio di collisione per megawatt (MW), che, tenuto conto delle dimensioni crescenti delle turbine eoliche, potrebbe rivelarsi un’unità di misura più utile o rilevante68. Il monitoraggio e la valutazione della mortalità offshore a causa di episodi di collisione risulta ancora più difficile rispetto ai siti terrestri per l'ovvia circostanza che le carcasse non vengono quasi mai ritrovate. Sono state invece sperimentate tecniche quali i sistemi radar, i sistemi di rilevamento termico di animali (thermal animal detection systems, TADS) e il rilevamento acustico69. In alternativa è possibile affrontare il problema mediante un approccio basato sugli «indici di sensibilità» per le varie specie interessate70.

Perturbazione e spostamento La perturbazione degli uccelli, che porta allo spostamento o all’esclusione e dunque alla perdita di habitat utilizzabile, è un fattore da considerare per le costruzioni eoliche sia terrestri sia offshore. Tali effetti sub-letali possono portare a un aggravamento della condizione fisica che da alcuni punti di vista è più insidioso della mortalità diretta per una popolazione nel suo complesso, in quanto può trascorrere molto tempo prima che sia rilevato alcun effetto a livello di popolazione71. La perturbazione può essere causata dalla vista, dal rumore o dalla vibrazione delle turbine eoliche e/o da altre attività relative alla manutenzione della centrale che prevedono, per esempio, l’uso di veicoli, imbarcazioni o elicotteri. Inoltre le infrastrutture stradali collegate possono rendere più accessibile il sito, aumentando quindi la perturbazione generale. Gli effetti sono variabili e dipendono dalle singole specie, dalle stagioni e dai siti coinvolti, oltre che dall’importanza del sito per quella specie e dalla disponibilità nelle vicinanze di altri habitat adatti ai volatili che si sono spostati. Gli uccelli in riproduzione erano ritenuti meno a rischio rispetto a quelli in foraggiamento o a riposo72; tuttavia studi recenti dimostrano che ciò non è sempre vero73. Alcuni limicoli, per

66

Ad es. de Lucas et al. (2008) per il grifone europeo. 67

Band et al. (2007), Chamberlain et al. (2006). 68

Ad es. Drewitt & Langston (2008). 69

Ad es. Desholm et al. (2006). 70

Ad es. Garthe & Hüppop (2004), Desholm (2009). 71

Langston & Pullan (2003). 72

Ad es. Hötker et al. (2005, 2006). 73

Ad es. Pearce-Higgins et al. (2009).

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esempio, rimangono fedeli a un sito, per cui il loro attaccamento a una posizione può prevalere su eventuali reazioni al cambiamento. Pertanto il potenziale impatto può non emergere fino a quando nuovi arrivi sostituiscono gli uccelli presenti prima74. Anche questo comunque va valutato in ciascun singolo sito. Sono pertanto necessari ulteriori studi di controllo a lungo termine sul potenziale che specie diverse hanno di abituarsi alle nuove circostanze e riprendersi. I primi riesami sistematici hanno evidenziato un calo delle popolazioni locali di varie specie (ad esempio, per la fauna acquatica e di palude nei siti di sosta o svernamento) e nessuna prova certa di adattamento75, mentre studi recenti a lungo termine indicano che diverse specie possono adattarsi, sia a siti terrestri che offshore76. Le conoscenze attuali indicano chiaramente la necessità di considerare la perturbazione che causa lo spostamento nelle valutazioni di impatto dei parchi eolici, a seconda delle specie presenti e dell’ubicazione dell’impianto. È opportuno altresì ricordare che sebbene le aree interessate intorno ai parchi eolici possano essere di dimensioni ridotte rispetto alla disponibilità totale degli habitat di riproduzione, approvvigionamento, sosta o svernamento, gli effetti cumulativi di una serie di parchi eolici possono essere significativi.

Effetto barriera Esiste il potenziale rischio che parchi eolici situati lungo le rotte migratorie o, a livello più locale, lungo rotte di volo regolari fra zone di foraggiamento e i siti di riposo o riproduzione costituiscano una barriera allo spostamento delle specie. L’allontanamento dai parchi eolici è stato documentato presso un largo numero di specie di uccelli, in particolare la fauna acquatica e i passeracei, con reazioni che dipendono fortemente dalle singole specie. Durante le ore diurne, gli allontanamenti possono verificarsi a una distanza compresa fra 100 e 3000 m, mentre di notte le distanze tendono a essere più ravvicinate77. Sebbene il beneficio a breve termine dell’allontanamento sia evidente e consista nell’eliminazione del rischio di ferimento o mortalità causato da una collisione, le deviazioni possono comportare un maggiore dispendio di energia e tempo, che nel lungo periodo può teoricamente comportare un aumento dell'energia e del tempo spesi, con conseguenti potenziali ripercussioni sull'idoneità dei relativi parametri, quali il tasso di sopravvivenza e l'efficienza riproduttiva. Tuttavia, un’analisi della letteratura esistente suggerisce che non è stato dimostrato che l’effetto barriera produca effetti significativi sul’idoneità delle popolazioni di uccelli78, sebbene il potenziale di impatti cumulativi, ad esempio, la presenza di diversi parchi eolici lungo una stessa rotta migratoria, non debba essere trascurato79. Il rischio di provocare effetti barriera può essere influenzato anche dalla configurazione del parco eolico, ad esempio dalle sue dimensioni e/o dall’allineamento delle turbine o dalla distanza fra le stesse. Un’importante misura di mitigazione può pertanto consistere nella modifica della configurazione del parco eolico.

74

Ad es. Drewitt & Langston (2006). 75

Stewart et al. (2004). Nell’ambito di un esame di studi condotto per oltre una stagione, sono stati registrati casi relativi alla presenza di uccelli vicino ai parchi eolici nel corso degli anni (indice di adattamento) e alla presenza di uccelli individuati più lontano (indice di assenza di adattamento o addirittura maggiore tendenza alla perturbazione; Hötker et al. 2006).

76 Ad es. Petersen & Fox (2007), Madsen & Boertmann (2008).

77 Ad es. Drewitt & Langston (2006) con la relativa bibliografia.

78 Ad es. Drewitt & Langston (2006).

79 Masden et al. (2009).

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Perdita e degrado di habitat

La perdita degli habitat dei pipistrelli o il relativo danneggiamento dipendono dalle circostanze locali e dalla portata dell’occupazione del suolo necessario alla realizzazione del parco eolico e delle relative infrastrutture. La perdita diretta di habitat può andare ad aggiungersi all’esclusione dovuta a elementi di perturbazione. Se inadeguatamente posizionate, le infrastrutture degli impianti eolici terrestri, ivi comprese basi delle turbine, sottostazioni e vie di accesso, possono comportare la perdita diretta di habitat di riproduzione o foraggiamento per determinate specie di uccelli80. Nei parchi eolici offshore, la perdita diretta di habitat può assumere dimensioni relativamente limitate. Tuttavia, la presenza di parchi eolici di dimensioni sempre maggiori soprattutto in zone di foraggiamento degli uccelli, come banchi di sabbia in acque poco profonde, può essere motivo di preoccupazione per determinate specie, in particolare in periodi di elevata concentrazione dei volatili durante le migrazioni primaverili o autunnali81. Alcuni studi hanno evidenziato i benefici conseguibili grazie a progetti di allontanamento all’interno di aree cuscinetto, ad esempio attorno a siti di nidificazione, riposo o approvvigionamento82. Sebbene le cifre riportate in questi studi siano spesso meramente indicative, possono essere tuttavia di interesse per committenti e altri soggetti interessati, in quanto danno un'idea, ad esempio, dell'area potenzialmente interessata da una valutazione di impatto o di zone a cui prestare particolare attenzione nell’elaborazione di un piano o progetto di sviluppo di un parco eolico.

3.4.2 Impatti potenziali dei parchi eolici sui chirotteri

I timori legati ai potenziali impatti dei parchi eolici sulle specie di chirotteri sono aumentati negli ultimi anni, soprattutto in relazione al rischio di collisione con i rotori e le torri delle turbine eoliche e al barotrauma provocato dalla rapida riduzione aria-pressione in prossimità delle pale della turbina83. I pipistrelli presentano una bassa capacità riproduttiva annua e una lunga vita media e sono dunque suscettibili a cause minime di mortalità aggiuntiva. La tabella 3 offre una panoramica dei tipi di impatti (a eccezione del barotrauma) relativi all’ubicazione e alla gestione di un parco eolico, mentre i dettagli concernenti le singole specie sono riportati nell’allegato IV. Un anno tipico nella vita di un pipistrello prevede un periodo in cui l’animale è attivo (da aprile a ottobre/novembre) e un periodo in cui è meno attivo o in ibernazione (da novembre a marzo). In gran parte dei casi i pipistrelli si spostano o migrano fra le zone di riposo estive e i siti di ibernazione. I tempi variano da una specie all’altra a seconda dell'area geografica e da un anno all’altro in base alle condizioni atmosferiche, tuttavia numerosi studi hanno dimostrato che le percentuali massime di mortalità si registrano di norma a fine estate e in autunno durante le fasi della dispersione e della migrazione, colpendo in modo particolare le specie migranti84. Si ritiene comunemente che i pipistrelli utilizzino l'ecolocalizzazione per evitare le turbine eoliche,

80

Ad es. Pearce-Higgins et al. (2009). 81

È interessata una percentuale compresa fra il 2 e il 5% della superficie complessiva attorno alle turbine eoliche offshore danesi (Fox et al. 2006), nonostante vi siano indicazioni di una recente ripresa (Petersen et al. 2007).

82 E.g. Bright at al. (2006, 2009), LAG-VSW 2007).

83 Ad es. Cryan & Barcley (2009). Per barotrauma si intende una lesione ai tessuti delle strutture contenenti aria provocata da un cambiamento di pressione rapido o eccessivo; per barotrauma polmonare si intende un danno ai polmoni causato dall'espansione dell'aria nei polmoni e non compensato attraverso l’espirazione (Baerwald et al. 2008).

84 Rodrigues et al. (2008) con la relativa bibliografia.

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tuttavia potrebbero a volte decidere di non ricorrervi per risparmiare energia durante gli spostamenti su lunghe distanze in zone aperte85. Le percentuali più elevate di episodi di collisione si riscontrano nei parchi eolici situati in prossimità di foreste, ma i casi di collisione che interessano i pipistrelli si registrano anche presso turbine situate in zone aperte o persino nei parchi eolici offshore. L’ubicazione potenziale di parchi eolici in importanti siti di ibernazione scelti dai pipistrelli per l’approvvigionamento prima e dopo l’ibernazione deve essere attentamente valutata e possibilmente evitata, qualora si accerti che causerebbe significativi impatti negativi. In relazione ai rischi di collisione, è opportuno considerare anche una serie di caratteristiche paesaggistiche importanti per la concentrazione di diverse specie di pipistrelli. Tra queste caratteristiche figurano elementi lineari del paesaggio, come boschi86, siepi e corsi d’acqua, zone umide, terreni paludosi e praterie umide con zone marine poco profonde o zone lacustri di acqua dolce adiacenti87. Tali zone possono essere impiegate come corridoi habitat per lo spostamento fra i siti di foraggiamento, riproduzione e riposo.

Tabella 3: Panoramica dei possibili impatti sui pipistrelli (fonte: orientamenti Eurobats in materia di conservazione dei pipistrelli nei progetti di parchi eolici)

88

Possibili impatti sui chirotteri in funzione dell’ubicazione del parco eolico

Impatto

Periodo estivo

In fase di migrazione

Perdita di habitat di caccia durante la costruzione di vie d'accesso, fondamenta, ecc.

Impatto di entità da lieve a media, a seconda del sito e delle specie in esso presenti.

Impatto di lieve entità.

Perdita di habitat di caccia a causa della costruzione di vie d'accesso, fondamenta, ecc.

Impatto probabilmente di entità elevata o molto elevata, a seconda del sito e delle specie in esso presenti.

Impatto di entità elevata o molto elevata, ad es. perdita di sedi per l’accoppiamento.

Possibili impatti relativi al funzionamento del parco eolico

Impatto

Periodo estivo

In fase di migrazione

Emissioni di ultrasuoni. Impatto di entità probabilmente limitata.

Impatto di entità probabilmente limitata.

Perdita di aree di caccia, evitate dai pipistrelli.

Impatto di entità da media a elevata.

Impatto di entità lieve probabilmente in primavera, da media a elevata in autunno e durante l’ibernazione.

Perdita o spostamento dei corridoi di volo.

Impatto di media entità. Impatto di lieve entità.

Collisione con i rotori. Impatto di entità da lieve a elevata, a seconda delle specie.

Impatto di entità da elevata a molto elevata.

85

Keeley et al,(2001). 86

Ad es. è stata indicata un’area di 200 metri lungo il confine di una foresta (Rodrigues et al. 2008); cfr. anche Mitchell-Jones & Carlin (2009) per raccomandazioni su come ridurre al minimo il rumore, ad es. con adattamenti nell'ubicazione delle turbine in relazione ai filari di alberi circostanti, all’ubicazione dei siti di riposo, ecc.

87 Ad es. Brinkmann et al. (2006), Ahlén (2008), Rodrigues et al. (2008).

88 Rodrigues et al. (2008).

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43 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

La perdita o il degrado degli habitat possono verificarsi se la turbina eolica è posizionata all’interno o in prossimità di una foresta abitata da pipistrelli, ovvero in paesaggi più aperti utilizzati per l’approvvigionamento. La rimozione degli alberi per l’installazione della turbina eolica e le strutture correlate non solo comporta la perdita potenziale di habitat per i pipistrelli, ma può anche creare nuove caratteristiche lineari in grado di attrarre i pipistrelli per l'approvvigionamento nelle immediate vicinanze della turbina stessa. Sono state avanzate varie ipotesi sul perché i pipistrelli possano essere effettivamente attratti dalle turbine eoliche89. Secondo una spiegazione universalmente accettata, gli insetti tendono a concentrarsi attorno alle turbine eoliche, sia negli impianti terrestri che in quelli offshore, in quanto sono attratti dalle radiazioni di calore emesse dalla turbina. A determinate condizioni atmosferiche, i pipistrelli e numerose specie di passeracei insettivori possono essere attratti da queste concentrazioni di insetti90. Anche i tempi necessari alla realizzazione del parco eolico causano un impatto potenzialmente rilevante per determinate specie di pipistrelli, se interferiscono ad esempio con il loro comportamento di approvvigionamento o se la costruzione avviene in periodi di migrazione e dispersione. Tutto ciò richiede conoscenze locali sulle specie di pipistrelli e una profonda comprensione del loro ciclo di vita annuo91. 3.4.3 Ripotenziamento dei parchi eolici Ad oggi si dispone di prove ancora limitate relativamente al modo in cui i rischi legati agli incidenti mortali dovuti a episodi di collisione possano variare in relazione al ripotenziamento, ovvero alla sostituzione di turbine esistenti con un numero inferiore di turbine di più grandi dimensioni e più efficienti. Ad oggi, le esperienze maturate in Europa e in Nordamerica suggeriscono che il ripotenziamento ha ridotto il rischio di collisione fra gli uccelli, ma l’ha aumentato per i pipistrelli92. La maggiore altezza della torre della turbina sembra non influenzare gli uccelli, ma può fare aumentare i rischi per i pipistrelli, in quanto i pipistrelli notturni possono volare a un’altezza inferiore a quella degli uccelli e vi è il rischio che le turbine più grandi di nuova generazione possano interferire con lo spazio aereo utilizzato dai pipistrelli. 3.4.4 Impatti potenziali dei parchi eolici sui mammiferi marini

I mammiferi marini (foche e cetacei) possono essere interessati dai parchi eolici offshore in molti modi. Molta attenzione è stata rivolta all’inquinamento acustico marino, che ha la capacità di spostare gli animali, interferire con il loro normale comportamento e, se presente in livelli elevati, provocare loro danni fisici. Durante la fase di costruzione del parco eolico, il rumore e le vibrazioni generati dalla palificazione e da altri lavori possono produrre conseguenze sugli animali in un’area relativamente estesa93. Il monitoraggio di foche e marsuini Phocoena phocoena presso i parchi eolici di Nysted e Horns Rev in Danimarca ha evidenziato che la palificazione ha causato il temporaneo allontanamento degli animali dall’area del parco. Durante le successive fasi di costruzione e funzionamento non sono state registrate conseguenze sul vasto numero di foche presenti nella zona. Per il marsuino si è notato un effetto consistente ma breve della palificazione. A Horns Rev c’è stata una lieve diminuzione del vasto numero di marsuini durante la costruzione, ma nessun effetto in

89

Ad es. Kunz et al. (2007a), Cryan & Barcley (2009). 90

Ad es. Ahlén et al. (2007, 2009). 91

Rodrigues et al. (2008). 92

Ad es. Hötker (2006), Barclay et al. (2007), Smallwood & Karas (2009). 93

Ad es. Thomsen et al (2006), Nedwall et al (2007), Diedrichs et al (2008).

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fase di funzionamento. A Nysted si è registrata una chiara riduzione in fase di costruzione e funzionamento, continuata anche dopo due anni, sebbene con una graduale lenta ripresa 94. Durante il funzionamento vi sono state continue emissioni di suoni e vibrazioni nel corpo idrico, provocando una potenziale perturbazione al comportamento degli animali in termini di comunicazione e approvvigionamento. I marsuini e gli altri cetacei fanno grande affidamento all'ecolocalizzazione per la navigazione e l’approvvigionamento. Gli impatti a lungo termine sembrano variare fra siti diversi. Il rumore proveniente dai parchi eolici durante il funzionamento è chiaramente udibile da parte di alcuni mammiferi marini, a differenza della palificazione, tuttavia, si prevede che tale rumore produca impatti di minore entità e localizzati95, sebbene sia difficile fare affermazioni generalizzate sulla base del numero di studi sinora condotti, ancora limitato. Per diverse specie di pesci, come il salmone atlantico, il rumore prodotto durante il funzionamento è rilevabile ad alcuni chilometri di distanza. Può avere effetti potenzialmente letali nelle prime fasi di vita del salmone e rischia di coprire la comunicazione fra gli esemplari della specie, sebbene episodi di stress comportamentale o psicologico sono previsti solo nelle immediate vicinanze dell’impianto96. Per ridurre il danno potenziale causato dall’attività di palificazione97 sono state proposte misure di mitigazione diverse (cfr. sezione 5.5.4 per maggiori dettagli).

Un altro possibile impatto delle turbine eoliche sulla biodiversità marina è dato dal cosiddetto effetto «scogliera». Le costruzioni sottomarine possono fungere da scogliere artificiali e le fondamenta possono divenire la sede in cui vanno a insediarsi colonie di alghe e l’epifanua. Tutto ciò può alterare le caratteristiche della composizione e della struttura biologica delle specie autoctone a livello locale98.

94

Ad es. Inger et al (2009) per un’analisi recente. 95

Madsen et al. (2006). 96

Ad es. Keller et al. (2006), Thomsen et al. 2006). 97

Cfr. altresì il rapporto IUCN «Greening Blue Energy: Identifying and managing the biodiversity risks and opportunities of off shore renewable energy», a cura di Dan Wilhelmsson et al. http://data.iucn.org/dbtw-wpd/edocs/2010-014.pdf. 98

Ad es. Petersen & Malm (2006), cfr. anche Maar et al. (2009) per uno studio specifico degli impatti sostanziali sulle dinamiche locali in seguito all'insediamento delle cozze atlantiche (Mytilus edulis) sulle fondamenta delle centrali eoliche nelle aree meridionali del Mar Baltico.

Alcuni effetti legati ai parchi eolici di potenziale rilevanza per i mammiferi marini

rumore intenso durante le operazioni di palificazione-fissaggio, perforazione e dragaggio;

maggiore attività delle imbarcazioni nelle fasi di esplorazione, costruzione e manutenzione;

aumento di torbidità e risospensione di sedimenti inquinati a causa dell’edilizia;

presenza di strutture (compresi effetti di barriere artificiali che alterano l’habitat) e, potenzialmente, di cambiamenti nelle reti di predazione e alimentazione;

rumore e vibrazioni continuamente prodotti dagli aerogeneratori in funzione;

impatti elettromagnetici dovuti al cablaggio che possono influire sulla navigazione (soprattutto nel caso degli elasmobranchi);

effetti sulle prede, come il cambiamento nel comportamento dei pesci. Dagli atti del seminario ASCOBANS/ECS, aprile 2007 (Evans 2008)

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45 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

In determinate circostanze, l’effetto scogliera può accrescere la diversità, sebbene alcuni studi abbiano anche evidenziato il rischio che possa contribuire alla diffusione di specie aliene invasive99. Occorre tuttavia ricordare che i cambiamenti dell’habitat o delle comunità delle specie possono comunque produrre effetti avversi relativamente agli obiettivi di conservazione del sito. Se si verifica tale circostanza, non conta tanto l'eventuale aumento della biodiversità, quanto piuttosto il fatto che gli effetti prodotti sono comunque avversi. Anche l’aumento della temperatura in prossimità dei cavi merita attenzione, in particolare in riferimento all’impatto sul benthos e al maggior rischio di infezione da botulismo. L’impatto è, tuttavia, di norma trascurabile, in quanto i cavi vengono generalmente sepolti a una profondità massima di 3 metri nel fondale marino. Gran parte della fauna bentonica si trova nei 5-10 cm superiori in acque aperte e nei 15 cm superiori della zona infralitoranea, dove si registra un aumento limitato della temperatura, a condizione che la profondità alla quale il cavo è stato seppellito sia sufficiente (sebbene alcuni animali scavino più in profondità)100. Infine, la trasmissione di elettricità attraverso i cavi all’interno del parco eolico e verso la riva può creare campi elettromagnetici in grado di interferire potenzialmente con i sistemi di orientamento a corto e lungo raggio. Gli effetti di perturbazione possono essere particolarmente evidenti negli elasmobranchi (squali e razze), particolarmente sensibili ai campi magnetici. A eccezione di alcuni metri nelle immediate vicinanze dei cavi e di altri dispositivi, tuttavia, la forza del campo magnetico è di gran lunga inferiore a quella del campo geomagnetico terrestre. Gli studi finora condotti hanno evidenziato un impatto limitato, anche se i risultati disponibili non indicano con certezza tale conclusione101 3.4.5 Impatti potenziali dei parchi eolici su tipi di habitat rari e vulnerabili I parchi eolici situati all’interno o in prossimità di determinati tipi di habitat rari e fragili, come torbiere di copertura o torbiere alte, zone umide, dune sabbiose e banchi di sabbia poco profondi, possono potenzialmente causarne la perdita o il deterioramento. La preoccupazione non riguarda solamente la perdita diretta di una zona di habitat, ma anche il danno potenziale causato alla struttura e al funzionamento ambientale dell’habitat durante le fasi di costruzione e funzionamento del parco eolico. Tale danno può avere un impatto significativo su un’area molto più estesa rispetto alla superficie direttamente interessata. Le torbiere, in particolare, possono essere danneggiate da parchi eolici non correttamente situati o dalle relative infrastrutture, ad esempio vie di accesso nuove o migliorate. Il danno è spesso dovuto al fatto che i progetti non prendono sufficientemente in considerazione le condizioni idrologiche di base della torbiera. Mentre la quantità effettiva di torba persa può risultare limitata, il danno causato al sistema naturale di drenaggio della torba (ad esempio, fossi di drenaggio, ecc.) può dunque ripercuotersi su un’area molto più estesa e in ultima analisi causare il deterioramento di una superficie significativa della torbiera o di altri habitat correlati, quali ruscelli e altri corsi d’acqua a valle102.

99

Ad es. Inger at al. (2009). - Ciononostante e per i siti Natura 2000 si applica la disposizione secondo cui ogni potenziale effetto scogliera deve essere analizzato nell’ambito della procedura di una valutazione opportuna (rif. articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat, cfr. capitolo 5). Ogni potenziale effetto scogliera, anche se risultante, ad esempio, in un amento generale delle specie del sito, non deve pregiudicare l’integrità e lo stato di conservazione degli habitat e delle specie per i quali il sito è stato designato.

100 Dati degli studi condotti presso il campo eolico offshore di Nysted, Danimarca, riportati da OSPAR (2008).

101 Ad es. Petersen & Malm (2006), Meissner & Sordyl (2006)

102 Ad es. Lindsay (2007) per una panoramica degli impatti idrologici causati dai nuovi parchi eolici e dalle strutture

correlate, quali le vie di accesso. Cfr. altresì Fagúndez (2008) e Fraga et al. (2008) in riferimento all’impatto sulla vegetazione delle torbiere di copertura in Spagna.

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46 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

L’importanza dipende dai seguenti fattori:

ordine di grandezza dell’impatto;

tipo;

portata;

durata;

intensità;

tempistica; probabilità;

effetti cumulativi.

Costruzione di parchi eolici su torbiere in pendio e torba profonda – il caso di Derrybrien

A ottobre 2003 sul lato meridionale della montagna di Cashlaundrumlahan nella contea di Galway nell’Irlanda occidentale, si è verificata una grave frana acquitrinosa provocata dai lavori di costruzione per un nuovo parco eolico sulla torbiera. Si è visto che due delle turbine a vento e una parte delle strade di accesso costruite lungo la torbiera avevano modificato l’idrologia della palude e di conseguenza destabilizzato lo strato di torba

103.

Un evento simile si è verificato ad agosto 2008, presso il sito di un altro progetto di sviluppo nella zona delle Stacks Mountains nella contea di Kerry in Irlanda. Anche qui si è scoperto che la frana era dovuta al posizionamento non corretto delle strade di accesso sulla torbiera verso il parco eolico. Il caso di Derrybrien è stato quindi deferito alla Corte di giustizia dell’Unione europea a seguito di un’indagine indipendente sulla costruzione del parco eolico. A luglio 2008, la Corte

104 ha sentenziato che

«l’Irlanda ha omesso di prendere misure per assicurare controlli atti ad accertare se I lavori proposti possano avere effetti significativi sull’ambiente ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 1, della direttiva VIA». . Ai costruttori del parco eolico è stato pertanto chiesto di condurre valutazioni complete dei rischi per quanto riguarda i progetti di sviluppo di parchi eolici nelle torbiere.

Le torbiere costituiscono altresì un importante deposito e pozzo di assorbimento di carbonio e sono dunque una parte integrante della strategia europea di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. I parchi eolici realizzati sulle torbiere che contengono ampi stock di carbonio possono accrescere in maniera significativa le perdite di carbonio complessive, con conseguenti ripercussioni sulla prevista riduzione delle emissioni di anidride carbonica associata ai parchi eolici e danni agli habitat rari di importanza europea. Possono esservi impatti sui processi di sequestro del carbonio di una torbiera «attiva» o in crescita, se viene arrestata la crescita della torba a causa, ad esempio, dei cambiamenti idrologici indotti dal nuovo impianto. Tali cambiamenti possono verificarsi durante la costruzione o svilupparsi durante il ciclo di vita del parco eolico. Il Governo scozzese ha sviluppato un metodo per determinare le perdite di carbonio e la riduzione delle emissioni di anidride carbonica potenziali associate ai nuovi impianti eolici realizzati sulle torbiere che tiene conto di attività, quali rimozione della torba, drenaggio, miglioramento dell’habitat e ripristino del sito105.

Anche altri sistemi di habitat dinamici, quali dune sabbiose, zone umide o banchi di sabbia in parte sommersi sono vulnerabili a qualsiasi cambiamento interessi la loro struttura o il loro funzionamento. Tali cambiamenti possono essere causati, ad esempio, da procedure, quali compattamento del suolo, distruzione della vegetazione, drenaggio, risagomatura, ecc., che possono provocare gravi fenomeni di erosione e il degrado dell’habitat in un’area molto più vasta. L’entità del danno o del deterioramento degli habitat dipende dalle dimensioni dell’impianto e dall'ubicazione esatta dei parchi eolici e delle infrastrutture correlate. 3.5 Distinzione fra effetti significativi e non significativi L’individuazione delle specie e degli habitat che saranno con maggiore probabilità interessati dalla realizzazione di nuovi parchi eolici costituisce solo la prima fase di una valutazione di impatto. Dopo tale

103

Lindsay & Bragg (2004); per una panoramica più concisa, cfr. Bragg (2007). 104

Sentenza CGCE C-215/06. 105

Nayak et al. (2008); cfr. altresì Grieve & Gilvear (2008) e Azkorra et al. (2008) per studi specifici sui siti condotti rispettivamente in Scozia e Spagna.

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47 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

fase, occorre determinare se si è in presenza di un impatto significativo. Il capitolo 5 descrive la procedura giuridica che consente di accertare il «carattere significativo» degli effetti di un qualsiasi piano o progetto che influisce su un sito Natura 2000. Vengono qui brevemente spiegati alcuni dei principi generali in gioco nella fase di accertamento del «carattere significativo» dei suddetti effetti sulla flora e la fauna selvatiche (indipendentemente dal fatto che si trovino in una zona protetta o meno), per una migliore comprensione di tale concetto. Ovviamente, la valutazione del carattere significativo deve essere fatta caso per caso in funzione delle specie e degli habitat interessati. La perdita di alcuni individui può non essere significativa per alcune specie, ma avere conseguenze gravi per altre, come alcune popolazioni di aquile, avvoltoi o altre specie a rischio. Analogamente, lo spostamento degli animali può ridurre in modo significativo l’idoneità, e in ultima analisi il tasso di sopravvivenza, di certe specie, e tuttavia avere solo un impatto significativo su altre, soprattutto su quelle specie che dispongono di un numero sufficiente di habitat alternativi in zone limitrofe. Pertanto, il carattere significativo degli effetti è influenzata da una serie di fattori, quali la dimensione, distruzione, ripartizione naturale, strategia riproduttiva e durata di vita di una popolazione. Il carattere significativo dovrebbe essere altresì valutato su un’adeguata scala geografica. Nel caso delle specie migratorie che coprono lunghe distanze durante il loro ciclo di vita annuo, l’impatto su un sito specifico può provocare conseguenze sulle specie su un’area geografica più ampia. Analogamente, per le specie stanziali che occupano vasti territori o utilizzano l’habitat in modo variabile, può essere necessario considerare gli impatti potenziali su scala regionale, piuttosto che locale. Uno strumento comune per determinare il carattere significativo degli effetti suddetti è l'utilizzo di indicatori fondamentali (vale a dire, individuati attraverso l’approccio di cui alla figura 7). Alcuni indicatori, quali l’entità e la percentuale di perdita di habitat, possono essere più significativi per tipi di habitat particolarmente rari o habitat con una distribuzione più limitata rispetto ad altri in considerazione del loro stato.

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48 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Fattore di rischio:

STIMOLO VISIVO –

REAZIONE DI ALLONTANAMENTO

PERDITA / MODIFICA DI

HABITAT FISICO

MORTALITÀDA

COLLISIONE

↓ ↓ ↓ ↓ ↓

Effetti fisici:

Barriere allo spostamento

(migrazione, voli alla ricerca di

cibo, ecc)

Spostamento dalla

distribuzione in fase di

alimentazione

Distruzione dell’habitat di

alimentazione a causa di

fondamenta e strutture

antidilavamento

Creazione di habitat nuovi

su fondamenta o strutture

antidilavamento

Collisione con rotori o altre strutture, o mortalità

provocata da turbolenze

d’aria

↓ ↓ ↓ ↓

Effetti ecologici:

Maggiore

distanza di volo

Perdita di habitat «reale»

Perdita di habitat

«fisica»

Guadagno di habitat «fisico»

↓ ↓ ↓ ↓

Costi energetici

Maggiore dispendio energetico

Percentuali ridotte di assorbimento energetico e/o maggiori costi per

l’energia

Percentuali maggiori di

assorbimento energetico e/o maggiori costi per l’energia

↓ ↓ ↓ Conseguenze

in termini di idoneità:

Modifiche alle capacità di riproduzione e sopravvivenza annuali Tasso di

sopravvivenza ridotto

↓ ↓ Impatti sulla

popolazione: Modifiche alle dimensioni complessive della popolazione

Figura 7: Diagramma di flusso che descrive come tre fattori di rischio principali (riquadri ombreggiati) causati dai parchi eolici producono conseguenze sugli uccelli e il modo in cui possono influenzare le loro capacità di sopravvivenza e riproduttive, nonché in ultima analisi comportare cambiamenti alle dimensioni generali di una popolazione. I riquadri contorno in grassetto indicano gli effetti potenzialmente misurabili, mentre i riquadri con il doppio contorno riportano i processi che necessitano di essere modellati. Sebbene il diagramma sia relativo agli uccelli in ambienti offshore, l’approccio può soggetto a una più ampia applicazione. Da Fox et al. (2006).

Il diagramma di flusso illustrato alla figura 7 descrive il livello di interconnessione fra I fattori che potrebbero, ad esempio, influenzare in modo potenziale e significativo una popolazione di uccelli. Mostra come gli effetti fisici, come le barriere agli spostamenti, lo spostamento dalle zone di foraggiamento, la modifica degli habitat e la mortalità dovuta a collisioni, sono causa di effetti ambientali, come l’aumento delle distanze di volo e le modifiche nell’accesso agli habitat. Ciò è causa di costi in termini di dispendio energetico e assorbimento di cibo, con conseguenti potenziali ripercussioni sull’idoneità dei parametri relativi, quali il tasso di sopravvivenza e l’efficienza riproduttiva e dunque sulle dimensioni generali della popolazione106. Qualsiasi valutazione degli impatti dovrebbe chiaramente basarsi su migliori dati disponibili. Tali dati possono provenire da indagini sul campo dedicate o vari tipi di modelli di previsione sulle popolazioni. In casi speciali, tali dati possono essere messi a disposizione anche da vasti programmi di monitoraggio «di ricerca». Gli esempi seguenti mostrano la realizzazione di un tale programma presso alcuni dei primi e principali parchi eolici in Danimarca.

106

Il processo è illustrato nel dettaglio da Fox et al. (2006). È presentato come un «approccio modello» e non viene utilizzato con regolarità dalle autorità danesi in materia di pianificazione.

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Impianto di parchi eolici offshore in Danimarca: impatti e monitoraggio ambientale

Insieme a Germania e Regno Unito, la Danimarca è uno dei paesi leader in Europa nella realizzazione di parchi eolici offshore. Alla fine del 2009 se ne contavano dieci in attività, per un totale di 305 turbine e una capacità complessiva di 646 MW. Il 79% delle turbine si concentra in tre grandi stabilimenti: due a Horns Rev nel Mare del Nord, a 15-30 km dalla costa occidentale dello Jutland, e l’altro a Nysted nel mar Baltico, circa 10 km a sud di Nysted sull’isola di Lolland. Ciascuno di essi copre una superficie pari a 20-35 km

2.

Il lavoro di monitoraggio è iniziato nel 1999, le VIA sono state approvate nel 2001, mentre i lavori di costruzione sono partiti nel 2002. I primi due parchi eolici hanno iniziato a funzionare nel 2003, dopodiché su questi impianti è stato avviato un ambizioso programma di ricerca e monitoraggio. Gli studi svolti finora comprendono:

fauna e flora bentonica (con particolare attenzione alla creazione di substrati artificiali a fondo rigido sulle fondamenta delle turbine);

distribuzione dei pesci (compresi gli effetti dei campi elettromagnetici);

numeri e distribuzione di uccelli in fase di foraggiamento e a riposo;

uccelli migratori (compresi i rischi di collisione);

comportamento e reazioni dei mammiferi marini (foche e marsuini);

morfologia costiera.

I risultati del monitoraggio condotto fino alla fine del 2006 possono essere così riassunti:

l’abbondanza e la biomassa della fauna bentonica sono cambiate, con aumenti locali di biomassa pari a 50-150 volte, soprattutto per la maggiore eterogeneità degli habitat a causa dell’introduzione di substrati rigidi su fondali marini composti quasi esclusivamente da sedimenti sabbiosi;

ciononostante non sono emerse indicazioni di attrazione relativa a «effetti barriera». Una risultanza interessante è che le anguille di sabbia (Ammodytes spp.), sensibili ai cambiamenti nella composizione dei sedimenti e una preda importante per i pesci ittiofagi oltre che per gli uccelli, non hanno subito effetti;

per i mammiferi marini sono stati registrati chiari effetti dovuti alla palificazione, oltre a una riduzione dei marsuini; finora vi sono indicazioni solo di una ripresa lenta in uno dei parchi. Le foche comuni e le foche grigie, al contrario, in generale non hanno mostrato cambiamenti nel comportamento;

tassi di collisione molto bassi, ma chiare indicazioni di reazioni di allontanamento, sono state registrate per varie specie di uccelli, compresi gli edredoni. Per alcuni uccelli marini sono stati riscontrati effetti di spostamento fino ad almeno 2 km.

Sono state inoltre sperimentate e messe in atto nuove tecniche avanzate di monitoraggio, tra le quali:

apparecchiature idro-acustiche per gli studi sui pesci;

attrezzature speciali di allestimento e pesca per studiare l’impatto dei campi elettromagnetici;

monitoraggio acustico dei mammiferi marini, usando registratori stazionari di dati, in combinazione con monitoraggio video controllato a distanza e applicando agli animali trasmettitori satellitari; completato dalla modellazione spaziale della distribuzione di mammiferi marini attraverso i dati ricavati sul campo;

tecnologie radar e a infrarossi per monitorare i movimenti dei volatili.

Nel complesso, gli studi danesi hanno aumentato la nostra conoscenza degli impatti a breve termine su varie specie e habitat marini delle grandi installazioni offshore. In aggiunta a una migliore conoscenza degli impatti ambientali, le esperienze danesi hanno contribuito ad aumentare le conoscenze riguardo alle metodologie di monitoraggio. In questo senso si tratta di un esempio molto utile riguardo a come un quadro scientifico possa essere applicato nella pianificazione spaziale di progetti su larga scala in futuro

107.

107

L’autorità danese per l’energia, DONG Energy, Vattenfall and Danish Forest & Nature Agency) ha pubblicato una panoramica (fino al 2006) «Danish offshore wind – key environmental issues», http://ens.netboghandel.dk.

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Programma di monitoraggio per i parchi eolici della regione di Beauce, Francia

Nel 2006 è stato lanciato un programma quadriennale di monitoraggio degli impatti su uccelli e pipistrelli di una serie di sei parchi eolici nella regione di Beauce in Francia. Le VIA di accompagnamento non hanno evidenziato particolari rischi per la flora e la fauna selvatiche (la regione di Beauce è principalmente dedita all’agricoltura intensiva, con bassi valori naturalistici), tuttavia si è deciso di lanciare un programma di monitoraggio quadriennale riguardo ai possibili effetti su uccelli e pipistrelli di prateria al fine di orientare meglio gli sviluppi futuri dei parchi eolici nella regione. Il programma in questione è condotto da una partnership tra due costruttori di parchi eolici, due associazioni per la conservazione della natura, due agenzie specializzate in consulenza ecologica oltre che dal Consiglio Regionale, dall’Agenzia per l’ambiente e l’energia eolica e dal Ministero per l’ecologia e lo sviluppo sostenibile (DIREN). Insieme hanno concordato un piano quadriennale (2006-2010) per monitorare nello specifico: - eventuali perdite di habitat o cambiamenti per quanto riguarda la struttura della popolazione di

piccole specie di prateria (uccelli e pipistrelli); - eventuali cambiamenti nel comportamento riproduttivo delle poiane ovvero nel modo in cui utilizzano

gli habitat; - le fluttuazioni nei modelli migratori e nel comportamento degli uccelli e dei pipistrelli a seguito della

configurazione dei parchi eolici; - - cambiamenti di comportamento degli uccelli negli habitat in cui svernano e se vi siano

perturbazioni causate dalla presenza dei parchi eolici. Il monitoraggio si basa sul cosiddetto approccio BACI (Before After Control Impact, controllo dell’impatto prima e dopo) e ha lo scopo di dimostrare in che modo un buon programma di monitoraggio possa aiutare gli orientamenti futuri per quanto riguarda la costruzione di nuovi parchi eolici in una specifica regione (Beauce, in questo caso). I risultati definitivi saranno disponibili alla fine del 2010, ma già quelli preliminari si stanno rivelando utili

108.

Per esempio, nel caso degli uccelli migratori, si è visto che (il 70-99%) gira attorno ai parchi eolici, cambiando direzione o altitudine circa 500 m prima. I parchi con densi raggruppamenti di centrali eoliche sono evitati completamente, mentre pare che gli uccelli talvolta attraversino quelli dall’aspetto più aperto – cioè dove le turbine sono in linee parallele ovvero perpendicolari alla rotta migratoria.

3.6 Effetti cumulativi Gli effetti cumulativi possono verificarsi in presenza di parchi eolici e delle relative strutture all’interno di una zona o lungo un corridoio migratorio, o altresì in conseguenza dell’impatto combinato di parchi eolici e altri tipi di attività (ad esempio, silvicoltura o altre attività industriali). Per effetti cumulativi si intendono gli effetti combinati di tutti gli sviluppi insieme, ma gli effetti cumulativi potrebbero essere di più o di meno di una semplice somma fra gli effetti di un primo progetto di parco eolico e quelli di un secondo progetto. Ad esempio, il primo parco eolico potrebbe provocare un livello mortalità della specie di uccelli in questione lieve, ma comunque accettabile, che rientra nell’ambito della capacità della popolazione di quella specie di uccelli di rigenerarsi e produce dunque scarsi effetti sul livello complessivo di popolazione nell’area. Tuttavia, il livello di mortalità provocato da numerosi parchi eolici insieme può superare la capacità della specie di uccelli di rigenerarsi e causare in tal caso il declino della popolazione relativa. In questo caso, laddove non si registra un impatto visibile esercitato dal primo e dal secondo progetto presi singolarmente, gli effetti di entrambi i progetti insieme potrebbero provocare il declino della popolazione della specie di uccelli in questione. Ciò influenza la decisione di pianificazione relativamente a entrambi i progetti proposti.

108

http://volkswind.fr/documents/suivi_ornithologique_des_parcs_eoliens_en_beauce_2006_2009.pdf.

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L’aspetto fondamentale consiste nel determinare quando gli effetti cumulativi della perdita di habitat (compresa la perdita di habitat reale dovuta all’esclusione), gli aumenti dei costi dell’energia dovuti agli effetti barriera e la mortalità da collisione causano, agendo di concerto, impatti significativi. Le conseguenze dipendono anche dagli impatti cumulativi del progetto in questione, associati ad altri sviluppi (non solo legati ai progetti di parchi eolici) in una determinata zona. L’effetto di un piano o progetto preso singolarmente può essere irrilevante, tuttavia quando è associato ad altri piani o progetti gli effetti cumulativi possono rilevarsi particolarmente significativi. La valutazione degli effetti cumulativi deve contemplare anche la questione legata alla frammentazione dell’habitat, che può avere un impatto deleterio sulla struttura e sulle dinamiche di una popolazione per una vasta serie di specie.

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4. L’IMPORTANZA DELLA PIANIFICAZIONE STRATEGICA

NELLA COSTRUZIONE DI NUOVI PARCHI EOLICI

La pianificazione strategica dei parchi eolici su un’estesa area geografica rappresenta uno dei modi più efficaci per ridurre al minimo e precocemente l’impatto degli impianti sulle risorse naturali e sulla flora e la fauna selvatiche, dato che non solo porta a un quadro di sviluppo più integrato ma dovrebbe anche ridurre i rischi dovuti a difficoltà e ritardi in fasi successive a livello dei singoli progetti.

Le prove disponibili attualmente dimostrano che l’energia eolica non necessariamente mette a rischio la flora e fauna selvatiche, in ogni caso un adeguato posizionamento è essenziale e deve essere il primo obiettivo della pianificazione.

In un recente rapporto dell’AEA si è analizzato il potenziale dell’energia eolica in Europa, giungendo alla conclusione che, anche escludendo teoricamente dalle attività di costruzione tutti i siti Natura 2000 e le altre zone designate ai fini della protezione della natura, ci sarebbe sufficiente energia eolica per coprire da 3 a 7 volte la richiesta totale stimata nel 2020 e nel 2030.

L’elaborazione di mappe della sensibilità della flora e della fauna selvatiche in fase di pianificazione strategica permette di identificare quei siti un cui la costruzione delle centrali eoliche potrebbe costituire un rischio basso, medio o elevato dal punto di vista delle risorse naturali e della flora e fauna selvatiche. Vari Stati membri hanno svolto questo tipo di lavoro con esito positivo.

Tali mappe della sensibilità della flora e della fauna selvatiche possono inoltre contribuire a evitare potenziali conflitti con le disposizioni dell’articolo 5 della direttiva Uccelli e degli articoli 12 e 13 della direttiva Habitat per quanto riguarda la necessità di proteggere specie importanti all’interno dell’UE in tutta la loro area di ripartizione naturale (vale a dire anche fuori da siti N2000).

4.1 Pianificazione strategica: la via verso un processo decisionale più efficiente e integrato La pianificazione strategica è uno strumento utile per garantire uno sfruttamento rapido dell’energia eolica su un’ampia area, proteggendo al contempo la flora e la fauna selvatiche vulnerabili da attività di costruzione inadeguate109. In questo modo non solo si identificano i siti e le portate più adatti all’espansione in funzione della capacità energetica, dell’accesso alla rete, ecc., ma si può evitare e ridurre l’impatto sull’ambiente naturale in modo molto precoce durante la pianificazione. Le prove provenienti da Germania, Danimarca, Spagna e Regno Unito dimostrano che l’energia eolica non necessariamente mette a rischio la flora e la fauna selvatiche, tuttavia un posizionamento adeguato è essenziale e deve essere il primo obiettivo del processo di costruzione dal punto di vista della conservazione. Pur tenendo conto di tutte le preoccupazioni, gran parte dei rischi possono essere ridotti al minimo evitando siti con habitat sensibili e popolazioni chiave di specie vulnerabili. La corretta ubicazione della centrale aiuta inoltre i committenti a evitare investimenti dispendiosi in siti inadeguati. Questi piani di utilizzo del suolo o di settore elaborati dalle autorità pubbliche solitamente coprono un’ampia area geografica, a livello comunale, regionale o nazionale. Una simile

109

‘Positive planning for onshore wind: expanding onshore wind energy capacity while conserving nature ’, rapporto dell'Istituto per la politica ambientale europea (IEEP) commissionato dalla Società reale per la protezione dell’avifauna RSPB, marzo 2009 (Bowyer et al. 2009).

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portata, insieme alla loro natura spaziale, permette di prendere decisioni strategiche riguardo alla capacità e alla collocazione di impianti eolici su una vasta zona. Inoltre permettono di esplorare alternative potenzialmente meno dannose per l’ambiente oltre che di consultarsi tempestivamente con l’industria e le altri parti interessate. Si spera che l’intero processo porti a una pianificazione strategica più integrata e sostenibile che tenga debito conto degli aspetti sociali nel loro complesso già in fase preliminare. A sua volta, ciò dovrebbe creare un quadro più trasparente e stabile per l’espansione e la crescita del settore. 4.2 Pianificazione dello spazio marittimo I quadri di pianificazione esistenti si concentrano essenzialmente sulle zone di terra. Le sfide che emergono dalla crescente competizione nell’utilizzo del mare, per quanto riguarda trasporto marittimo, pesca, acquacoltura, tempo libero, produzione di energia in alto mare e altre forme di sfruttamento del fondale marino, richiedono di essere affrontate. In questo senso, la pianificazione dello spazio marittimo può essere uno strumento fondamentale per lo sviluppo sostenibile delle aree marine e delle regioni costiere, oltre che per il ripristino della salute ambientale dei mari europei (CE 2007e). La pianificazione dello spazio marittimo garantisce un meccanismo per il coinvolgimento delle parti interessate che è particolarmente importante se si pensa che una molteplicità di organizzazioni è competente in materia di pianificazione e gestione delle attività in ambiente marino (WWF/Wildlife Trusts 2004; Ehler e Douvere 2009). Nel 2008 la Commissione europea ha presentato una comunicazione in materia di pianificazione dello spazio marittimo (PSM), incentrata sul raggiungimento di principi comuni a livello dell’Unione europea (COM(2008) 791 definitiva). La pianificazione dello spazio marittimo è ritenuta uno strumento chiave per la politica marittima integrata nell’UE al fine di aiutare le autorità pubbliche e le parti interessate a coordinare le proprie azioni e ottimizzare l’uso dello spazio marittimo a vantaggio dello sviluppo economico e dell’ambiente marino. La presente comunicazione mira a facilitare lo sviluppo della pianificazione dello spazio marittimo da parte degli Stati membri e a incoraggiare la sua attuazione a livello nazionale e dell’Unione europea, delineandone i principi chiave e cercando, attraverso la discussione, di incoraggiare lo sviluppo di un approccio comune tra gli Stati membri.

4.3 Scelta di siti adatti per l’ubicazione dei nuovi parchi eolici

Un primo passo cruciale per una visione spaziale nella costruzione di parchi eolici compatibili con la conservazione della natura in una certa zona consiste nello stabilire: se vi sia la capacità adatta allo sviluppo di centrali eoliche – in funzione per esempio di

velocità del vento, accesso alla rete e altri vincoli fisici o economici; e

quale sia il collocamento adatto degli impianti in funzione di altri usi del territorio, limitazioni e altri vincoli sociali, compresi gli interessi di conservazione della natura.

Grazie ai dati raccolti a livello strategico riguardo a tali aspetti usando i sistemi di informazione geografica (GIS) è possibile creare utili mappe di sovrapposizione che aiutino le autorità a identificare entro una certa regione potenziali zona a basso rischio – vale a dire zone di elevato valore per la costruzione di centrali eoliche ma che presentano rischi scarsi o nulli dal punto di vista della conservazione della natura, oppure zone potenzialmente ad alto rischio che è opportuno evitare o dove probabilmente sarebbero necessarie misure di mitigazione e valutazioni più sostanziali dell’impatto.

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Tali aspetti dovrebbero essere studiati come parte della proposta iniziale di costruzione e dovrebbero inoltre essere sviluppati usando la valutazione ambientale strategica110 o la valutazione di incidenza, se del caso, e/o consultandosi con i costruttori e le altre parti coinvolte, in modo non solo da garantire un risultato finale più integrato e accettabile per tutti, ma anche da ridurre il rischio di difficoltà impreviste e di ritardi nelle fasi successive. 4.3.1 Il potenziale dell’energia eolica in Europa Nel suo recente rapporto intitolato «Europe’s onshore and offshore wind energy potential»111 l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha analizzato dettagliatamente le risorse eoliche locali disponibili nell’UE (in base soprattutto alla velocità del vento) per fornire una risorsa atta a valutare il potenziale del vento a terra e off-shore in modo geograficamente chiaro e aiutare gli Stati membri a identificare i siti più adatti alla produzione di energia eolica. La relazione conferma che le risorse eoliche europee sono potenzialmente immense, pur essendovi una significativa variazione a livello UE a causa delle differenze topografiche e meteorologiche (figure 8 e 9). Secondo il rapporto AEA, il potenziale dell’energia eolica terrestre si concentra soprattutto nelle zone agricole e industriali dell’Europa nord-occidentale. Allo stesso modo, il maggior potenziale offshore si trova in zone a bassa profondità nel Mare del Nord, nel Mar Baltico e nell’Oceano Atlantico, con alcune opportunità locali nelle zone del Mediterraneo e del Mar Nero.

Figura 8 Dati del parco eolico corretti dei valori relativi a orografia e ruvidezza locale (in base a una velocità del vento media stimata di 80 m per parchi eolici terrestri, di 120 m per parchi offshore)

Dal punto di vista degli Stati membri, il potenziale illimitato di energia eolica terrestre evidenzia inoltre differenze significative fra i singoli paesi.

110

Cfr. capitoli 3 e 6. 111

Rapporto tecnico AEA n. 6/2009, giugno 2009 (AEA 2009).

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Figura 9: Potenziale tecnico illimitato di energia eolica prodotta da impianti terrestri fino al 2030, in base a una velocità del vento media stimata di 80 m per parchi eolici terrestri, media calcolata dal 2000 al 2005, dati AEA – Rapporto tecnico AEA n. 6/2009 (EEA 2009).

Figura 10: Costo di generazione dell’energia eolica in Europa (fino al 2020) a un tasso di interesse del 4%

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Tuttavia, il mero «potenziale tecnico» illimitato è solo una parte dell’equazione. Ci sono anche considerazioni di costo e potenziali vincoli socio-economici da considerare. Per quanto riguarda i primi, l’AEA ha stimato il «potenziale di competitività economica» dell’energia eolica sulla base dei costi previsti per la costruzione e il funzionamento delle centrali nel 2020 e 2030 relativamente ai costi medi previsti per la produzione di energia ricavati dallo scenario di riferimento della Commissione112. Anche in questo caso si riscontrano evidenti differenze tra le varie regioni e i vari paesi dell’UE.

L’AEA ha anche analizzato il potenziale dell’energia eolica escludendo dal calcolo tutte le zone Natura 2000 e le altre aree protette. Come già sottolineato, non vi sono pregiudizi automatici riguardo alla costruzione di centrali su siti Natura 2000, ma è necessario in questi casi rispettare le procedure di salvaguardia previste dalla direttiva Habitat.

Nel lavoro dell’AEA si spiega che, se si escludessero teoricamente tutti i siti Natura 2000 e le altre aree destinate alla protezione della natura dai progetti per la costruzione di centrali eoliche, e supponendo che le zone escluse siano equamente distribuite tra tutte le categorie di copertura del suolo, l’impatto sul potenziale energetico del vento sarebbe limitato (con una riduzione pari a circa il 13,7% del potenziale tecnico terrestre).

Per mettere il tutto in prospettiva, il potenziale totale di energia eolica economicamente competitiva nell'UE era stimato a 3-7 volte il fabbisogno totale di energia entro il 2030 e 2020. È opportuno tuttavia sottolineare che non sempre vale l’assunto secondo cui il potenziale eolico è equamente distribuito tra aree protette e non designate. L’effetto reale, specialmente in una specifica regione o a livello nazionale, dell’esclusione completa dell’energia eolica da zone protette potrebbe quindi essere più o meno drammatico di quanto suggerito dallo studio AEA. In ogni caso questa relazione dimostra chiaramente il valore di una simile analisi dello spazio ai fini della valutazione dell’opportunità di costruire una centrale eolica. 4.3.2 Collegamenti alla rete e accesso stradale

Il collegamento alla rete e l’accesso stradale sono entrambi essenziali per il posizionamento delle centrali eoliche. Ecco perché il rapporto tra la loro costruzione e la rete o le infrastrutture stradali esistenti costituisce un aspetto chiave ai fini della pianificazione territoriale. Entrambe le infrastrutture collegate possono avere un impatto significativo sui valori naturali e sulla biodiversità, quindi è meglio tenerne conto già dalle fasi preliminari di pianificazione.

Nel caso di centrali eoliche offshore, si incoraggia con decisione una prospettiva internazionale per l’accesso alla rete che garantisca efficienza e coordinamento, sia per i sistemi terrestri sia per i cavi sottomarini. Attraverso una mappatura dei collegamenti di rete e delle capacità disponibili, si può ottimizzare il posizionamento, minimizzando al contempo la necessità di nuovi collegamenti alla rete e l’impatto aggiuntivo113. 4.3.3 Mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche L’analisi della capacità e dei mezzi di una regione per lo sviluppo di centrali eoliche è solo una parte dell’equazione. Un piano strategico dovrebbe anche considerare altri usi del territorio e le limitazioni o gli altri vincoli sociali all’inizio del processo di pianificazione.

112

Nel rapporto dell’AEA per «potenziale tecnico» si intende il livello più alto di energia eolica prodotta, sulla base delle risorse complessive disponibili e della massima densità prevedibile di sviluppo delle turbine, usando la tecnologia o le prassi esistenti. Con «potenziale di competitività economica» ci si riferisce alla percentuale di potenziale tecnico realizzabile nel futuro in modo efficace dal punto di vista della spesa, alla luce dei costi energetici medi previsti. 113

COM(2008) 768 definitivo/2; 12.12;2008.

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Le mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche sono strumenti utili per il collocamento di centrali eoliche in zone compatibili coi requisiti in materia di conservazione della natura. Tali cartine possono essere elaborate per categorie selezionale (ad es. specie di uccelli, pipistrelli, mammiferi marini di importanza europea) ovvero per la flora e la fauna selvatiche di valore generale in una zona predefinita – per esempio su un’intera regione. Sovrapponendo poi le mappe di sensibilità a quelle relative alla capacità del vento è possibile identificare zone a «rischio basso o nullo», oltre ad aree potenzialmente a «rischio più alto» dove si trovano specie importanti per la conservazione tutto l’anno o stagionalmente (ad esempio, durante la migrazione). Si può anche evidenziare l’impatto cumulativo dei parchi eolici in una data regione, stabilendo così il possibile carico massimo sostenibile di quella regione per quanto riguarda il numero di nuovi centrali da costruire. Le risorse pubbliche destinate a questo tipo di mappe saranno prevedibilmente compensate abbondantemente dalle valutazioni più lineari oltre che meno complicate e dispendiose in termini di tempo – spese che vanno generalmente a carico del committente. Tuttavia le mappe di sensibilità possono solo fornire un orientamento di massima su aree di potenziale rischio alto, medio (dove la mitigazione è possibile), e basso (dove si prevede un impatto limitato o basso). In questo senso esse non sostituiscono le Valutazioni di impatto ambientale (VIA) o le valutazioni di incidenza a livello di progetto che possono risultare comunque necessarie per la costruzione di singole centrali eoliche. Indagini complete sulle specie a livello di VIA o di valutazione di incidenza al livello del singolo sito potranno stabilire con precisione in ciascun caso quali siano gli specifici valori naturalistici e i rischi di impatto. In questo contesto, le mappe di livello strategico servono a indicare il livello di valutazione richiesto per studi di riferimento più dettagliati e rigorosi a livello del singolo progetto. 4.3.4 Mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche nel contesto dell’articolo 12 (direttiva Habitat) e dell’articolo 5 (direttiva Uccelli) L’altro vantaggio significativo delle mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche rispetto alle scale più ampie è che aiutano a prevenire potenziali conflitti con l’articolo 5 della direttiva Uccelli e con gli articoli 12 e 13 della direttiva Habitat. Come illustrato nel capitolo 3, si tratta di disposizioni per garantire la protezione di specie di importanza europea in tutta la loro area di ripartizione naturale nell’UE, cioè anche fuori da siti Natura 2000. Chi progetta o costruisce centrali eoliche deve quindi dimostrare di avere preso precauzioni per non danneggiare il programma di protezione delle specie. Le mappe di distribuzione delle specie di interesse UE aiutano chi si occupa di progettazione e costruzione, a evitare zone fuori da Natura 2000 particolarmente importanti per tali specie, come per esempio le rotte migratorie con strozzature seguite da uccelli e pipistrelli. In generale vi è una evidente necessità di indagini e ricerche più dettagliate per quanto riguarda la distribuzione nello spazio di specie vulnerabili in tutta l’UE, un’attività che andrebbe svolta a livello transnazionale in modo da coprire l’intera area di ripartizione naturale delle specie. Sono attualmente in corso due nuove iniziative finanziate dall’UE (INSPIRE114 e GMES115) che, sebbene non ancora completamente sviluppate, dimostrano l’importanza delle informazioni geografiche e il valore della messa in rete di risorse tra Stati membri. A tempo debito si prevede

114

Per maggiori informazioni su INSPIRE, consultare la pagina http://www.ec-gis.org/inspire. 115

Per maggiori informazioni su GMES, consultare la pagina http://www.gmes.info/.

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che esse diventino strumenti validi per lo sviluppo delle citate mappe di sovrapposizione che comprendano diverse variabili.

Piani o progetti al di fuori dei siti Natura 2000

La creazione della rete Natura 2000 è al centro di entrambe le direttive Uccelli e Habitat, oltre a essere fondamentale per raggiungere l’obiettivo globale di ripristinare e mantenere i tipi e le specie di habitat elencati nelle direttive a un buon livello di conservazione in tutta la loro area di ripartizione naturale. Tuttavia la rete Natura 2000 rappresenta solo parte dell’equazione. Entrambe le direttive prevedono altresì che gli Stati membri istituiscano un regime generale di protezione per tutte le specie di uccelli selvatici presenti nel territorio dell'UE e per le specie di cui all’allegato IV della direttiva Habitat in tutta la loro area di ripartizione naturale nell’UE, vale a dire anche al di fuori dei siti Natura 2000. Nello specifico sono dedicati alle disposizioni sulla protezione delle specie gli articoli 12 e 13 della direttiva Habitat e l’articolo 5 della direttiva Uccelli (cui si fa riferimento anche nel capitolo 3). Uccelli, pipistrelli e balene sono tutti vulnerabili per quanto riguarda le centrali eoliche, quindi chi le costruisce e progetta dovrà tenere conto delle succitate disposizioni, indipendentemente dal fatto che le installazioni si trovino in siti Natura 2000 o meno. In particolare, le informazioni sulle dimensioni della popolazione e sulle fluttuazioni stagionali a livello locale e regionale saranno utili per valutare la portata potenziale degli impatti di un piano o progetto per una centrale eolica in quella regione, integrate poi da dati su movimenti locali e regionali e modelli migratori usando prospettive sia diurne sia stagionali. Le misure da intraprendere in base a queste disposizioni per la protezione delle specie non si limitano al vietare alcune attività, bensì comprendono anche le azioni preventive da avviare in modo da prevenire le minacce e i rischi dovuti alla perturbazione. Per le centrali eoliche, ciò può comportare il rifiuto di singoli progetti nel caso in cui il posizionamento proposto possa perturbare in modo significativo gli uccelli migratori o i pipistrelli, per esempio se si trova in un punto chiave lungo una rotta migratoria, o nel caso in cui possa distruggere siti di riproduzione e luoghi di sosta per pipistrelli o balene. D’altro canto, ciò potrebbe semplicemente significare che certe misure di salvaguardia o mitigazione sono da inserire nell’autorizzazione, per esempio riguardo alla chiusura delle centrali eoliche nei momenti in cui vi è un alto rischio di perturbazione (ad esempio in Germania, una centrale spegne le turbine per un paio d’ore al crepuscolo in agosto e settembre quando vi è un periodo di picco nella migrazione/dispersione tra le popolazioni locali di pipistrelli). Indipendentemente dalle misure applicate, queste devono essere proporzionali all’impatto valutato sullo stato di conservazione delle specie coinvolte. Sebbene non vi sia alcun obbligo formale di eseguire una valutazione di impatto ambientale, contrariamente a quanto previsto per i siti Natura 2000, l’impatto potenziale su specie di importanza UE dovrebbe essere analizzato durante i processi di VAS e VIA, tenendo conto che le deroghe devono essere interpretate in modo restrittivo e non condurre a esiti contrari alle due direttive in materia di natura. In questo senso le mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche rappresentano un utile strumento a disposizione di progettisti e committenti per individuare le zone a rischio. Tali questioni sono affrontate in dettaglio nel documento di orientamento della Commissione in materia di rigida protezione delle specie animali di interesse comunitario ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CEE 116

.

4.3.5 Mappe Natura 2000 I piani o i progetti di centrali eoliche dovrebbero anche essere sovrapposti a mappe che mostrino tutti i siti Natura 2000 nella zona. Tuttavia, bisogna sottolineare che tali cartine indicano solo i confini dei siti compresi nella rete Natura 2000, mentre non fanno vedere quali

116

Documento di orientamento in materia di rigida protezione delle specie animali di interesse comunitario ai sensi della direttiva 92/43/CEE, http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/species/guidance/index_en.htm.

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parti della zona Natura 2000 siano occupate o utilizzate dalle varie specie e i tipi di habitat di importanza UE per i quali essa è stata designata. Un simile livello di dettaglio nelle informazioni spesso è essenziale per stabilire il rischio di effetti negativi e a volte lo si trova nel piano di gestione Natura 2000 per il sito in questione. In ogni caso, la mappa Natura 2000 permetterà a chi si occupa di progettazione e costruzione di identificare, già in una fase preliminare del processo, i punti dove applicare le procedure di pianificazione aggiuntive (per esempio ai sensi dell’articolo 6 della direttiva Habitat), e se possa servire ai fini del progetto una mappatura più dettagliata del sito. La situazione offshore è alquanto più complessa, in quanto vi è ancora un grosso divario nella designazione di siti marini Natura 2000, in parte a causa della conoscenza scientifica più scarsa per quanto riguarda specie e habitat in ambiente marino, compresi i mammiferi. Ecco perché è importante fare in modo che gli Stati membri provvedano quanto prima a designare aree marine protette ai sensi delle direttive Habitat e Uccelli in modo da eliminare le incertezze legali riguardo alla potenziale adeguatezza alla costruzione di centrali eoliche di un dato sito marino.

Il visualizzatore online dei siti Natura 2000: Grazie all’assistenza dell’Agenzia europea dell’ambiente la Commissione europea ha sviluppato un visualizzatore pubblico della rete Natura 2000 che consente di ricercare i siti europei della rete Natura 2000 premendo un semplice tasto. Realizzato sulla base di una tecnologia GIS all’avanguardia, il visualizzatore pubblico è uno strumento interattivo e di facile uso che consente all’utente di visualizzare i siti Natura 2000 con sfondi di diverso tipo (cartine stradali, immagini satellitari, regioni biogeografiche, carte della copertura del suolo Corine Land Cover, ecc.) e localizzare rapidamente ogni informazione concernente le specie e gli habitats di interesse, come i formulari standard dei dati di Natura 2000. Il visualizzatore online Natura 2000 è disponibile alla pagina http://natura2000.eea.europa.eu/

4.4 Esempi di buone prassi nella pianificazione strategica di centrali eoliche per garantire un posizionamento corretto dal punto di vista della conservazione L’esperienza in vari paesi ha già dimostrato che in pratica le mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche sono una parte molto utile della pianificazione strategica. Gli esempi presentati qui di seguito lo dimostrano e illustrano meglio i diversi approcci in materia di creazione e utilizzo delle mappe di sensibilità della flora e della fauna selvatiche, sia a terra sia offshore.

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Scozia: mappe di localizzazione strategica per parchi eolici terrestri rispettosi del patrimonio naturale

In Scozia per i prossimi anni si prevede una rapida espansione dell’energia eolica come risposta all’ambizioso traguardo del 50% da fonti di energia rinnovabile posto dal paese per l’anno 2020. Al fine di pianificare questo aumento in modo efficiente e proattivo, il governo scozzese ha adottato un approccio strategico allo sviluppo dei parchi eolici che richiede alle autorità responsabili di elaborare quadri territoriali per i parchi eolici individuando zone che necessitano protezione specifica, ampi spazi per la ricerca e altre aree in cui si applicheranno specifici criteri. Per aiutare questo processo, lo Scottish Natural Heritage (l’ente responsabile per statuto di conservare la natura e la biodiversità) ha adottato una nota per la guida al posizionamento strategico dei parchi eolici terrestri a marzo del 2009 comprendente una serie di mappe di sensibilità (SNH 2009a), allo scopo di «indirizzare lo sviluppo dell’energia eolica verso i siti e le tecnologie più adatti ai paesaggi e agli habitat scozzesi senza impatti avversi, e in modo da salvaguardare gli elementi del patrimonio naturale di rilevanza nazionale e internazionale». In questo senso, esso offre una prospettiva strategica sulle sensibilità del patrimonio naturale in tutta la Scozia, aiutando a capire bene quali parti del paese si prestino meglio allo sviluppo di parchi eolici. In tutto sono state elaborate 5 mappe. Le mappe 1 e 2 descrivono la sensibilità associata agli interessi paesaggistici e ricreativi, coprendo rispettivamente aree scelte e zone selvatiche. Le mappe 3 e 4 descrivono la sensibilità relativa a interessi di biodiversità e scienze della terra, coprendo rispettivamente aree designate e habitat non designati. Infine la mappa 5 combina tali sensibilità in tre ampie zone che rappresentano i livelli relativi di opportunità e vincolo:

Zona 1: Minore sensibilità del patrimonio naturale – identifica zone su ampia scala con minore sensibilità ai parchi eolici, con la maggiore possibilità di sviluppo, all’interno delle quali nel complesso sarebbero accettabili un gran numero di impianti dal punto di vista del patrimonio naturale, sempre che il lavoro sia fatto con la dovuta sensibilità e attenzione all’impatto cumulativo.

Zona 2: Media sensibilità del patrimonio naturale – identifica zone con alcuni punti sensibili ai parchi eolici. Tuttavia, con un posizionamento attento all’interno di queste zone è spesso possibile accettare impianti di dimensioni adatte, adeguatamente situati e progettati (sempre prestando attenzione agli effetti cumulativi) in maniera accettabile dal punto di vista del patrimonio naturale.

Zona 3: Elevata sensibilità del patrimonio naturale (compresi siti Natura 2000) – identifica le zone di maggiore sensibilità ai parchi eolici, che pongono i maggiori vincoli al loro sviluppo e dove, in genere, le proposte non sono accettabili dal punto di vista del patrimonio naturale. Vi possono tuttavia essere, in queste zone, alcuni siti dove l’impianto di parchi eolici di adeguate dimensioni e attentamente progettati potrebbe essere accettato esplorando a fondo i potenziali impatti sul patrimonio naturale e avendo cura di seguire i più elevati standard di posizionamento e progettazione.

La mappa 4 sulle zone sensibile per gli uccelli è stata sviluppata congiuntamente da SNH e dall’ONG che si occupa di conservazione della natura, la Società reale per la protezione dell’avifauna (Royal Society for the Protection of Birds, RSPB). Ci si concentra sulle specie elencate nell’allegato I della direttiva Uccelli presenti in Scozia e i dati sono forniti con una risoluzione di 2km x 2km. Nel complesso le mappe forniscono una panoramica riguardo alle migliori possibilità per lo sviluppo di parchi eolici ed evidenziano i siti coi vincoli più significativi dal punto di vista del patrimonio naturale. Tuttavia è necessario fare alcune precisazioni. Essendo disegnate su scala strategica, esse non possono fornire orientamenti sull’accettabilità di alcuna specifica proposta in un determinato sito, in quanto una scala così ampia non permette di presentare in dettaglio le specie e gli habitat importanti che vi si trovano; di conseguenza alcune zone possono presentare una sensibilità maggiore rispetto a quella indicata nella panoramica fornita dalla mappe. La Scozia presenta difficoltà specifiche dovute alla vasta area coperta da torbiere, che sono estremamente sensibili al dissesto idrogeologico causato dai parchi eolici e dagli sviluppi a essi conseguenti. Pertanto le mappe devono essere usate come strumenti informativi insieme agli orientamenti dettagliati, ma non costituiscono uno strumento di pianificazione.

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Per maggiori dettagli, consultare il sito SNH. La «Strategic Locational Guidance for Onshore Wind farms in respect of the natural Heritage» SNH è disponibile su http://www.snh.gov.uk/planning-and-development/renewable-energy/onshore-wind La mappa della sensibilità dell’avifauna RSPB (Bright et al 2006) e il rapporto di ricerca si trovano all’indirizzo www.rspb.org.uk/Images/sensitivitymapreport_tcm9-157990.pdf. Di recente è stato condotto uno studio simile sull’Inghilterra (Bright at al. 2009), https://www.rspb.org.uk/Images/EnglishSensitivityMap_tcm9-237359.pdf).

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Piano territoriale regionale per lo sviluppo dell’energia eolica nella regione di Drôme, Francia Nel 2005 le autorità regionali della regione francese di Drôme hanno deciso di elaborare un piano per l’energia eolica in tutto il comprensorio. Lo scopo era non solo analizzare i potenziali vantaggi e vincoli derivanti dallo sfruttamento del vento in tutta la regione, ma anche offrire ai responsabili delle decisioni e ai costruttori di impianti eolici una serie di strumenti pratici e alcune importanti fonti di informazione per la preparazione di proposte di sviluppo efficaci dal punto di vista dei costi oltre che rispettose dell’ambiente. A tale fine sono state redatte dettagliate mappe di zonizzazione, attraverso una costante collaborazione e dialogo con tutti i gruppi di interesse. Ciascuno ha identificato diverse aree con potenziale elevato, medio o basso per quanto riguarda risorse eoliche, servizi pubblici rilevanti e collegamento alla rete. Inoltre è stata preparata una mappa riassuntiva per indicare le zone di particolare sensibilità ambientale, come quelle importanti per uccelli o pipistrelli ovvero aree di alto valore naturale. Questa mappa deriva ed è accompagnata da cartine più dettagliate sulla sensibilità della flora e della fauna selvatiche per alcune specie particolarmente importanti dal punto di vista della conservazione: pipistrello, avvoltoio e aquila reale. Queste mappe dettagliate costituiscono un sistema di avvertimento precoce in caso di potenziali conflitti con queste importanti specie per una migliore progettazione dei parchi eolici. Maggiori informazioni, compreso il rapporto completo sul piano per l’energia eolica nella regione di Drôme sono disponibili sul sito: http://www.drome.equipement.gouv.fr/rubrique.php3?id_rubrique=146 Ulteriori studi su casi francesi e i risultati del monitoraggio sulle interazioni tra energia eolica e biodiversità sono disponibili all’indirizzo http://www.eolien-biodiversite.com

Mappa di sintesi che combina potenziale eolico, servizi pubblici, questioni ambientali, patrimonio e paesaggio. Le zone sono suddivise tra: quelle considerate adatte alla costruzione di parchi eolici (arancione scuro), quelle moderatamente adatte seppure con alcuni vincoli (arancione chiaro), quelle con scarso potenziale sia per ragioni tecniche sia ambientali (giallo) e infine quelle inadatte, ad es. con scarsa capacità del vento ed elevati vincoli ambientali (zone di colore grigio).

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Mappa 1: Mappa di allerta per avvoltoi e aquile reali. Mappa 2: Mappa di allerta per specie di pipistrelli. Mappa 3: Mappa sintetica di zone di elevato valore naturalistico. Mappa 4: Mappa sintetica di zone di importanza per specie di uccelli a fini di riproduzione, migrazione e svernamento.

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Pianificazione territoriale nella ZEE tedesca del Mare del Nord La ZEE tedesca del Mare del Nord attira tutta una serie di attività come navigazione, pesca, sfruttamento di materie prime, produzione di energia (specialmente eolica) e ricerca scientifica marina; tutto questo lavoro si svolge all’interno di un’area marina geograficamente limitata che contiene anche importanti risorse biologiche e valori naturalistici. A seguito di un impegnativo lavoro di indagine e ricerca per identificare siti marini di alto valore natura e potenziali aree di conflitto con altre attività e sviluppi, tra cui i parchi eolici, il governo tedesco ha approvato il primo piano spaziale marittimo a settembre del 2009, dove sono identificate aree e zone per varie attività e infrastrutture, compresi siti designati per la protezione all’interno della rete Natura 2000 per quanto riguarda habitat, mammiferi marini e avifauna

117.

Un piano simile è in corso di preparazione per la ZEE tedesca del mar Baltico.

117

http://www.bsh.de/en/Marine_uses/Spatial_Planning_in_the_German_EEZ/index.jsp per ulteriori informazioni su come è stato impostato il lavoro (con link alle cartine e altro).

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Mappatura per la localizzazione di parchi eolici offshore in Danimarca

Nel caso della Danimarca, un piano d‘azione per turbine eoliche offshore del 1997 è stato aggiornato nel 2007, nel quadro di una politica energetica nazionale a lungo termine mirata ad avere una quota di energia rinnovabile che copra almeno il 30% del fabbisogno lordo entro il 2025

118. Per quanto riguarda

l’energia eolica, è stata presentata una proposta per 23 parchi eolici offshore (entro 7 aree più ampie) con una capacità installata di 4.600 MW in totale, corrispondente a una produzione energetica totale pari a 18 TWh, ovvero appena superiore all’8% del consumo energetico totale e al 50% del consumo di elettricità nel paese. I siti sono stati selezionati nel quadro di un approccio strategico alla pianificazione, tenendo conto, tra l’altro, di condizioni del vento, valori naturalistici (comprese le denominazioni Natura 2000), visibilità e collegamenti alla rete. La mappa di seguito illustra la proposta per 23 parchi eolici nella ZEE danese, tenendo conto di svariati vincoli alla pianificazione (tra cui santuari per uccelli, aree Ramsar e habitat) nel contesto di una pianificazione strategica

119.

118

Futuri siti offshore per la produzione di energia eolica – 2025, presentato dal Comitato responsabile dei futuri siti per l’energia eolica su incarico dell’Autorità danese per l’energia ad aprile 2007; http://www.ens.dk/graphics/Publikationer/Havvindmoeller/Fremtidens_%20havvindm_UKsummery_aug07.pdf.

119 Da «Futuri siti offshore per la produzione di energia eolica – 2025», presentato dal Comitato responsabile dei

futuri siti per l’energia eolica su incarico dell’Autorità danese per l’energia ad aprile 2007; http://www.ens.dk/graphics/Publikationer/Havvindmoeller/Fremtidens_%20havvindm_UKsummery_aug07.pdf.

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5. PROCEDURA GRADUALE PER I NUOVI PARCHI EOLICI IN

GRADO DI INCIDERE SUI SITI NATURA 2000

I paragrafi 3 e 4 dell’articolo 6 della direttiva Habitat delineano una serie di salvaguardie procedurali e sostanziali da applicarsi ai piani e ai progetti che possono avere incidenze significative su un sito Natura 2000.

La prima fase consiste nel determinare se un piano o un progetto dovrebbe essere sottoposto a una valutazione di incidenza. Se non è possibile escludere che vi sarà un effetto significativo su un sito Natura 2000, è necessario effettuare una valutazione di incidenza.

L’obiettivo della valutazione di incidenza è di valutare le implicazioni del piano o del progetto relativamente agli obiettivi di conservazione del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti. In base alla conclusioni della valutazione, le autorità competenti dovrebbero essere in grado di accertare che il piano o il progetto non pregiudichi l’integrità del sito in causa o meno.

La valutazione di incidenza deve concentrarsi sulle specie e sugli habitat che hanno giustificato la designazione del sito quale sito Natura 2000 e su tutti gli elementi essenziali per il suo funzionamento e la sua struttura. La valutazione degli effetti deve avvenire sulla base di informazioni obiettive.

Il risultato della valutazione di incidenza è giuridicamente vincolante. Pertanto, qualora non si abbia la certezza che non vi sarà pregiudicata l’integrità del sito Natura 2000, persino dopo l’introduzione di misure di mitigazione o nonostante le condizioni previste dall’autorizzazione del piano o del progetto, questi non potranno essere approvati, a meno che non siano soddisfatte le condizioni di cui all’articolo 6, paragrafo 4.

5,1 Introduzione Il capitolo precedente ha evidenziato i benefici di una pianificazione strategica e proattiva quale utile strumento per evitare gli impatti potenziali dei nuovi parchi eolici sulla natura e sulla flora e la fauna selvatiche nella fase preliminare del processo di pianificazione, ad esempio attraverso una corretta localizzazione dei nuovi impianti eolici lontano dalle aree di potenziale conflitto con gli interessi di conservazione della natura. Il presente capitolo prende in esame nello specifico le misure intraprese nel caso in cui un sito Natura 2000 viene presumibilmente interessato dai nuovi impianti eolici a livello di pianificazione o di singolo progetto. Fornisce orientamenti sulle procedure da seguire ai sensi dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4, della direttiva Habitat e offre consigli pratici su come applicare tali requisiti nel caso specifico di un nuovo impianto eolico. Il capito si fonda essenzialmente sul documento di orientamento già esistente sull’articolo 6 della direttiva Habitat. Insieme al presente documento, si raccomanda particolarmente di consultare i tre documenti di orientamento seguenti120: - La gestione dei siti della rete Natura 2000: Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della

direttiva Habitat 92/43/CEE. - Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. methodological

guidance on the provisions of Article 6(3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC (in

120

Documenti disponibile alla pagina: http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/guidance_en.htm.

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inglese, Valutazione di piani e progetti che influenzano in modo significativo la rete Natura 2000. Orientamenti metodologici sulle disposizioni dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4, della direttiva «Habitat» 92/43/CEE).

- Documento di orientamento sull’articolo 6, paragrafo 4 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE. soluzioni alternative, motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, misure compensative, coerenza globale, parere della Commissione.

La rete Natura 2000 si occupa delle specie e dei tipi di habitat di maggior valore e più minacciati d’Europa, pertanto è logico che vi siano procedure di approvazione dei nuovi impianti eolici sufficientemente rigorose per evitare che vengano compromessi gli obiettivi generali delle direttive Uccelli e Habitat, ovvero la salvaguardia della flora e della fauna selvatiche e delle risorse naturali europee più vulnerabili. La necessità che le decisioni siano assunte sulla base di comprovate informazioni e competenze scientifiche è pertanto particolarmente importante. I ritardi nel processo decisionale sono spesso causati dalla mancanza di informazioni e da valutazioni non corrette che non mettono le autorità competenti nella posizione di esprimere un giudizio chiaro in merito ai potenziali impatti del piano o progetto proposti. Come illustrato nel capitolo 3, nel valutare i potenziali impatti è importante considerare che essi possono riguardare non solo le turbine eoliche stesse, ma anche tutti gli impianti ad esse associati, quali vie di accesso, accesso al sito (ad esempio, per lavori di manutenzione o in fase di costruzione), pali anemometrici, gruppi di costruzione, fondamenta in cemento, alloggi temporanei dell’impresa che svolge i lavori, cavi elettrici (ad esempio, fili sopraelevati) di accesso alla rete, materiale di sterro e/o possibilmente una sottostazione, edificio di controllo, ecc. 5.2 Articolo 6 della direttiva Habitat: un approccio graduale L’articolo 6 della direttiva Habitat costituisce uno degli articoli più importanti della direttiva, poiché definisce il rapporto fra conservazione e utilizzo del territorio. I paragrafi 3 e 4 delineano una serie di salvaguardie procedurali e sostanziali da applicarsi ai piani e ai progetti che possono avere incidenze significative su un sito Natura 2000. L’impianto previsto non deve essere necessariamente situato all’interno del sito Natura 2000 affinché si ravvisi la necessità di una valutazione di incidenza, in quanto anche piani o progetti all’esterno del sito possono comportare il rischio di pregiudicarne l’integrità.

ARTICOLO 6, PARAGRAFI 3 e 4, DELLA DIRETTIVA HABITAT

6, paragrafo 3. Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell’incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell’opinione pubblica.

6, paragrafo 4. Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere autorizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi di motivi natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate.

Qualora in sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o una specie prioritari, possono essere adottate soltanto considerazioni connesse con la salute dell’uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente, ovvero, previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico.

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La procedura prevista dall’articolo 6 ha il compito di

valutare in maniera esaustiva gli impatti di piani o progetti che possano avere incidenze significative su un sito Natura 2000 attraverso una valutazione di incidenza;

accertare attraverso una valutazione di incidenza se l’impatto pregiudicherà l’integrità del sito in causa e, se del caso, se il piano o progetto possa ancora essere approvato a condizione che siano state introdotte determinate misure di mitigazione o condizioni di pianificazione che eliminino o riducano gli effetti pregiudizievoli sul sito a un livello non significativo;

prevedere un meccanismo di approvazione, in circostanze eccezionali, di piani o progetti che determinano impatti negativi su un sito Natura 2000 anche dopo l’introduzione di misure di mitigazione, qualora tali piani o progetti siano considerati di rilevante interesse pubblico e non esistano soluzioni alternative (cfr. articolo 6, paragrafo 4).

Le procedure previste dall’articolo 6, paragrafo 3 e 4, debbono essere svolte in fasi. Ciascuna fase stabilisce se è necessaria la fase di processo successiva. Ad esempio, se in seguito alla prima fase si giunge alla conclusione che non vi saranno incidenze significative sul sito Natura 2000, il piano o progetto può essere approvato senza bisogno di successiva valutazione:

Fase uno: Verifica di assoggettabilità (screening) – questa prima verifica è volta a determinare se un piano o un progetto debbano essere sottoposti a valutazione di incidenza. Qualora non sia possibile escludere, sulla base di informazioni oggettive, che non vi saranno incidenze significative su un sito Natura 2000, è opportuno svolgere un'appropriata valutazione di incidenza.

Fase due: Valutazione di incidenza – dopo aver deciso in merito alla necessità di eseguire una valutazione di incidenza, occorre raccogliere informazioni più dettagliate sulle caratteristiche ambientali e gli obiettivi di conservazione del sito, nonché sui potenziali impatti del piano o progetto su tali obiettivi. Ciò permetterà di valutare se il piano o il progetto, singolarmente o in combinazione con altri piani o progetti, possa pregiudicare l’integrità del sito Natura 2000. L’onere della prova consiste grava sulla dimostrazione che l’integrità del sito non sarà pregiudicata. La valutazione di incidenza rappresenta spesso in pratica un processo di carattere iterativo, che consente di apportare miglioramenti al piano o al progetto al fine di evitare si pregiudichi l’integrità dei siti Natura 2000 interessati. Pertanto, a seconda dei risultati della valutazione le autorità dovrebbero inoltre considerare se è possibile introdurre misure di mitigazione o applicare restrizioni all’autorizzazione al fine di evitare o ridurre tali incidenze e garantire che l’integrità del sito non venga pregiudicata. Le autorità hanno altresì l’obbligo di verificare eventuali alternative possibili al piano o al progetto. In ultima analisi, il piano o progetto può essere autorizzato solo dopo aver avuto la certezza che non pregiudicherà l’integrità del sito in oggetto. Qualora non si sia in grado di escludere tale possibilità, le autorità debbono hanno l’obbligo di negare l’autorizzazione al piano o progetto o applicare la deroga (fase 3) ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 4.

Fase tre: procedura di deroga in mancanza di alternative e per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico: In mancanza di soluzioni alternative e nell’impossibilità di eliminare gli effetti pregiudizievoli attraverso misure di mitigazione, in casi eccezionali le autorità possono pertanto decidere se il piano o il progetto debba comunque essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico. In caso di risposta affermativa, è necessario in questo caso identificare e applicare opportune misure compensative al fine di garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata.

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Il diagramma di flusso seguente illustra le modalità di applicazione delle singole fasi e il modo in cui vengono prese le decisioni in merito all’autorizzazione o al respingimento di un piano o progetto. Figura 11: Diagramma di flusso della procedura prevista dall’articolo 6, paragrafi 3 e 4, (in base all’orientamento metodologico della Commissione contemplato dallo stesso articolo)

Il piano/progetto è direttamente correlato, o è necessario, alla gestione del

sito in relazione a obiettivi di conservazione della natura?

Fase 1: Verifica di assoggettabilità

È prevedibile che il piano/progetto produca effetti significativi sul sito?

Valutazione delle implicazioni sugli obiettivi di conservazione

del sito

È possibile concludere che il piano/progetto non pregiudicherà

l’integrità del sito?

Esistono soluzioni alternative?

Rielaborare il piano/progetto, ad es. con misure di

mitigazione o proporre un nuovo piano o progettot

Il sito ospita habitat o specie prioritari?

Esistono motivi imperativi di rilevante interesse pubblico?

Esistono considerazioni legate alla salute umana o alla sicurezza o benefici

ambientali rilevanti?

L’autorizzazione può essere concessa a

condizione che siano prese opportune

misure compensative e che

la Commissione sia informata.

L’autorizzazione può essere concessa per altri motivi

imperativi di rilevante interesse pubblico, in seguito a consultazioni con la

Commissione. Devono essere adottate misure

compensative.

L’autorizzazione può essere concessa

L’autorizzazione non deve essere

concessa.

Sì N.

Sì N.

N.

Sì N.

N.

N. Sì

Sì Sì N.

N.

Fase 2: Valutazione opportuna

Fase 3: Deroga - Art 6, par. 4

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Si evince da quanto sopra che il principio alla base di tale processo decisionale è il principio di precauzione. L’enfasi sta nel dimostrare in maniera obiettiva e grazie al supporto di prove affidabili che non vi saranno effetti pregiudizievoli sul sito Natura 2000 in oggetto. Per questo motivo, la mancanza di dati o informazioni scientifiche sul rischio potenziale o sulla rilevanza non può essere considerata una motivazione sufficiente per la realizzazione del piano o del progetto.

Le sezioni successive prendono in esame ciascuna delle fasi suddette e forniscono raccomandazioni su come debbano essere eseguite nel contesto specifico della realizzazione di un nuovo impianto eolico.

FASE 1: VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ 5.3 Quando è necessario condurre una valutazione di incidenza? La prima fase consiste nello stabilire se è necessario o meno condurre una valutazione di incidenza. Se si riesce a stabilire con certezza che il piano o il progetto in questione non avrà incidenze significative sul sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, il piano o progetto può dunque essere approvato senza che vi sia bisogno di una successiva valutazione. In caso di dubbi, è necessario condurre una valutazione di incidenza al fine di analizzare nel dettaglio tali incidenze potenziali prima di prendere una decisione relativamente al piano o al progetto. La responsabilità della decisione in merito all’eventuale necessità di una valutazione di incidenza spetta in ultima analisi all’autorità competente alla luce dei risultati della verifica di assoggettabilità.

La verifica di assoggettabilità è prevista:

sia per i piani che definiscono il quadro di riferimento per le autorizzazioni dei progetti, sia per i singoli progetti. In questo modo è possibile garantire che gli impatti potenziali sui siti Natura 2000 siano presi in considerazione sia a livello di pianificazione strategica, sia a livello di ciascun singolo progetto

121.

per i piani e i progetti che interessano i siti classificati secondo la direttiva Uccelli e i siti designati ai sensi della direttiva Habitat. Entrambi fanno parte della rete Natura 2000.

122

121

Causa C-6/04: 20.10.05. 122

Alle ZPS potenziali (IBA, Important Bird Areas, ovvero zone importanti per l’avifauna) non si applica l’articolo 6, paragrafi 3 e 4, bensì l’articolo 4, paragrafo 4, della direttiva Uccelli. Le zone che non sono state classificate come ZPS mentre avrebbero dovuto esserlo continuano a rientrare nel regime proprio dell'articolo 4, paragrafo 4, prima frase, della direttiva Uccelli. [Commissione/Francia, Basses Corbières, C-374/98] Nel caso dei SIC potenziali (ad esempio, dei siti marini), gli Stati membri sono tenuti a prendere opportune misure di protezione, in base all’obiettivo di conservazione previsto dalla direttiva, allo scopo di salvaguardare l’obiettivo ambientale preminente dei siti in questione a livello nazionale. [Dragaggi, C-117/03. [Bund Naturschutz, C-244/05]. 122

Causa C-98/03 paragrafo 32: «…Tuttavia la direttiva, nel definire le misure da sottoporre ad una valutazione dell’incidenza, non stabilirebbe alcuna distinzione a seconda che tali misure siano adottate all’esterno o all’interno di un sito protetto.» 122

Causa C-201/02 paragrafo 53: «… le decisioni adottate dalle autorità competenti, che abbiano l'effetto di consentire la ripresa di un'attività di estrazione, costituiscono, nell'insieme, un'«autorizzazione» ai sensi dell'art. 1, n. 2, di tale direttiva (85/337), per cui le autorità competenti hanno l'obbligo di effettuare, qualora occorra, una valutazione dell'impatto ambientale di tale attività…»

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per i piani o i progetti all’interno e all’esterno del sito Natura 2000, se è presumibile che tali piani o progetti abbiano incidenze significative sul sito Natura 2000. Ad esempio, un nuovo impianto eolico situato all’esterno di un sito Natura 2000 potrebbe ancora avere incidenze significative su determinate specie per le quali è stato designato sito Natura 2000 (come i pipistrelli) in quanto può provocare lo spostamento delle specie dalle loro abituali zone di riproduzione o approvvigionamento all’interno del sito stesso.

5.3.1 Raccolta di informazioni sufficienti Lo svolgimento della verifica di assoggettabilità è a cura dell’autorità responsabile dell’adozione dei piani o dell’approvazione/rifiuto delle domande relative al progetto. In gran parte dei casi, le autorità si avvalgono delle informazioni ottenute dai committenti, dalle autorità in materia ambientale o dagli esperti incaricati, basando su di esse la propria valutazione. La collaborazione con altre autorità competenti, in particolare con i soggetti responsabili della conservazione delle risorse naturali, nella fase di verifica di assoggettabilità di piani e progetti può essere di fondamentale importanza poiché tali autorità dovrebbero essere in grado di fornire utili informazioni da prendere in considerazione durante questa fase. Per lo svolgimento della verifica di assoggettabilità è necessario disporre di una quantità sufficiente di informazioni sia in merito al piano o al progetto di parco eolico, sia relativamente al sito o ai siti Natura 2000 potenzialmente interessati. Tali informazioni comprendono dati relativi all’ubicazione del parco eolico e alle infrastrutture correlate in relazione al sito o ai siti Natura 2000 nella zona in questione, nonché dettagli sulla portata e il progetto del parco eolico e delle relative infrastrutture. Devono altresì comprendere i dettagli di tutte le attività che verranno presumibilmente intraprese durante ciascuna fase del ciclo di vita del progetto, ovvero in fase di progettazione, attività e smantellamento/ripotenziamento. Per quanto attiene al sito Natura 2000, occorre raccogliere informazioni relative alle specie e ai tipi di habitat per i quali ha ottenuto la designazione, al loro stato di conservazione e agli obiettivi generali di conservazione del sito. Tali informazioni possono essere in parte contenute nei formulari standard dei dati Natura 2000 o nei piani di designazione o gestione del sito, laddove disponibili. È opportuno ricordare che la verifica di assoggettabilità iniziale condotta in questa sede non equivale a una valutazione di incidenza completa, bensì consiste esclusivamente nella richiedere informazioni sufficienti ad accertare se il piano o progetto possa o meno determinare incidenze significative sul sito.

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Formulario standard dei dati Natura 2000 I formulari standard dei dati compilati per ciascun sito contengono informazioni relative all’estensione della zona, alla rappresentatività e allo stato di conservazione degli habitat presenti nel sito e offrono una valutazione complessiva del valore del sito in termini di conservazione dei tipi di habitat naturali interessati. Le informazioni disponibili relativamente alle specie presenti nel sito si riferiscono alle popolazioni, allo stato (stanziale, in fase di riproduzione, svernamento, migratoria) e al valore del sito per la specie in oggetto. Stato di conservazione di habitat e specie In base al disposto dell’articolo 17 della direttiva Habitat, nel 2008 i 25 Stati membri (a eccezione di Romania e Bulgaria) hanno elaborato una relazione sullo stato di conservazione di tutte le specie e gli habitat di cui agli allegati della direttiva Habitat presenti nel rispettivo territorio. Sulla base di questa relazione, la Commissione ha prodotto una relazione globale sullo stato di conservazione di ciascuna specie e ciascun tipo di habitat a livello di zona biogeografica e a livello europeo. Tali relazioni offrono utili informazioni di contesto

123

Piani di gestione Natura 2000 Alcuni siti hanno un piano di gestione Natura 2000 che può comprendere elementi importanti, quali gli obiettivi di conservazione del sito, dati relativi alle specie e agli habitat, nonché al loro stato, possibili minacce, ecc. Tali elementi possono essere utili per la fase di verifica dell’assoggettabilità e per la valutazione di incidenza.

Verifica preventiva di assoggettabilità da parte dei committenti: preparare il terreno per agevolare il processo decisionale

È fortemente consigliabile che i committenti dispongano già di informazioni sui siti Natura 2000 prima di iniziare a elaborare un piano o progetto relativo (ovvero, persino prima della verifica di assoggettabilità). In questo modo possono divenire consapevoli dei possibili aspetti sensibili relativamente alla natura e alla flora e fauna selvatiche e prenderli in considerazione durante la preparazione del progetto di sviluppo proposto. Ciò potrebbe, ad esempio, influenzare la scelta del sito in cui ubicare il parco eolico e la sua effettiva configurazione, in modo da portare avanti i progetti solamente dei siti più appropriati.

È altresì particolarmente utile, in fase di verifica preventiva di assoggettabilità, che i committenti avviino delle consultazioni con la rispettiva autorità di pianificazione e con le autorità preposte alla conservazione della natura per acquisire maggiori informazioni in merito alle potenziali limitazioni ambientali che il progetto potrebbe riscontrare e ai modi migliori per evitarle. Le consultazioni potrebbero contribuire a individuare questioni potenziali a cui prestare attenzione o eventuali conoscenze scientifiche mancanti che potrebbero richiedere ulteriori analisi prima dell’approvazione del piano o del progetto. L’esperienza ha ripetutamente dimostrato che una corretta attività di ricerca e consultazione sin dall’inizio prima che vengano avviati i lavori sulla proposta di progetto contribuisce ad evitare tempo e spese inutili su siti inutilizzabili in seguito.

124

5.3.2 Determinazione dell’eventuale presenza di un’«incidenza significativa» Qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o su siti Natura 2000 dovrebbe inizialmente formare oggetto di una valutazione di incidenza. Tuttavia, la valutazione di incidenza è richiesta solo per quei piani o progetti che «….possano avere incidenze significative …».

123

Tutte le relazioni sono disponibili alle seguenti pagine internet: http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17 e http://ec.europa.eu/environment/nature/knowledge /rep_habitats/index_en.htm. 124

European Best Practice Guidelines for wind energy development, EWEA 2002 (in inglese). Consultabile alla pagina http://ec.europa.eu/energy/renewables/studies/wind_energy_en.htm.

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In questa valutazione iniziale è importante ricordare che l’enfasi è sulla «possibilità», e non sulla certezza, che le incidenze siano potenzialmente significative. Ciò evidenzia la natura di questa verifica iniziale, improntata al principio di precauzione. Qualora vi siano dubbi in merito al fatto che le incidenze del piano o del programma possano essere significative, questo dovrà formare oggetto di una valutazione di incidenza per garantire che tali incidenze potenziali siano analizzate in modo esaustivo. La «probabilità» di incidenze potenzialmente significative dovrebbe essere considerata alla luce di aspetti, quali gli obiettivi di conservazione, le caratteristiche e le specifiche condizioni ambientali del sito in oggetto. I piani o i progetti che rischiano verosimilmente di compromettere gli obiettivi di conservazione del sito devono essere considerati idonei a pregiudicare significativamente tale sito.

Incidenze probabili Le incidenze probabili sul sito dovrebbero essere anzitutto identificate in questa fase. nella quale dovrebbero essere individuati gli elementi della biodiversità (habitat, specie, processi ambientali) che possono essere interessati prendendo in considerazione il loro livello di sensibilità in relazione alle attività previste. L’approccio seguito per l’identificazione del rischio di tali incidenze deve essere improntato al principio di precauzione. Qualora una valutazione scientifica preliminare indichi che sussistono ragionevoli motivazioni di preoccupazione in merito all’assenza di incidenze significative, la valutazione di incidenza deve essere effettuata.

Incidenze significative La natura significativa delle incidenze che un piano o un progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione di un sito può avere su di esso è correlata agli obiettivi di conservazione del sito in oggetto. Pertanto, qualora un piano o progetto produca effetti sul sito in questione, ma non rischi di compromettere gli obiettivi di conservazione del sito interessato, non è possibile ritenere che il piano o il programma in oggetto sia potenzialmente in grado di produrre incidenze significative sul sito interessato. Al contrario, quando un tale piano o progetto rischia di compromettere gli obiettivi di conservazione del sito interessato, esso deve essere necessariamente considerato idoneo a pregiudicare significativamente quest’ultimo. Nell’ambito della valutazione in prospettiva degli effetti conseguenti al detto piano o progetto, la significatività di questi deve essere determinata alla luce, fra le altre cose, delle caratteristiche e delle condizioni ambientali specifiche del sito interessato da tale piano o progetto (causa C-127/02, paragrafi 46-48).

5.3.3 Analisi degli effetti cumulativi potenziali Il processo di verifica di assoggettabilità si applica anche ai piani e ai progetti congiuntamente con altri piani e progetti. Un progetto di parco eolico da solo potrebbe non avere incidenze significative sul sito, tuttavia, se considerato congiuntamente con altri piani o progetti (nuovo parco eolico o altre realizzazioni) nella zona in questione, gli effetti cumulativi prodotti potrebbero risultare significativi. Gli altri piani e progetti da considerare in questo caso comprendono piani e progetti già ultimati, approvati dalla autorità di pianificazione o attualmente in fase di approvazione. L’ampiezza dell’area geografica per la quale devono essere considerati tali effetti cumulativi dipende dalle esatte circostanze e dalla portata del piano o del progetto analizzato, tuttavia dovrebbe essere sufficiente da comprendere qualsiasi effetto cumulativo che potrebbe originarsi in relazione al piano o al progetto valutato, tenendo in considerazione, ove necessario, l’aspetto transfrontaliero. Anche in questo caso, le autorità competenti in materia di conservazione della natura potranno contribuire a individuare i piani o i progetti da considerare nell’ambito della verifica degli effetti combinati.125

125

Un approccio possibile (ma ancora in fase preliminare) di valutazione degli effetticumulativi dei parchi eolici terrestri è stato proposto da The Scottish Natural Heritage (SNH 2009b).

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5.3.4 Rilevazione della decisione relativa alla verifica di assoggettabilità Infine, la verifica di assoggettabilità rappresenta un requisito giuridico, pertanto è opportuno documentare le motivazioni alla base della decisione finale relativa alla conduzione o meno di una valutazione di incidenza e fornire informazioni sufficienti a giustificazione della decisione. Se si tiene conto del fatto che le valutazioni in materia di protezione delle risorse naturali vanno spesso di pari passo con le procedure VIA/VAS, è opportuno prevedere procedure comuni di informazione dell’opinione pubblica.

Questioni preminenti da considerare in fase di verifica di assoggettabilità:

individuazione dell’ambito geografico del piano o progetto e delle sue principali caratteristiche;

individuazione di tutti i siti Natura 2000 potenzialmente interessati dal piano o progetto;

individuazione delle caratteristiche qualificanti dei siti Natura 2000 interessati (ad esempio, habitat e specie per i quali i siti sono stati designati) e dei relativi obiettivi di conservazione;

definizione delle specie e degli habitat, fra quelli individuate, potenzialmente interessati dalle attività previste;

analisi di altri piani o progetti che, congiuntamente alle attività previste, possono avere probabili incidenze significative sui siti Natura 2000;

analisi delle possibili interazioni fra le attività del piano o progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e le caratteristiche qualificanti, le funzioni ambientali e i processi che le sostengono.

FASE 2: CONDUZIONE DI UNA VALUTAZIONE DI INCIDENZA

5.4. Obiettivo della valutazione incidenza L’obiettivo della valutazione di incidenza è di valutare le implicazioni del piano o del progetto relativamente agli obiettivi di conservazione del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti. In base alla conclusioni della valutazione, le autorità competenti dovrebbero essere in grado di accertare che il piano o il progetto non pregiudichi l’integrità del sito in causa o meno. La valutazione di incidenza va condotta prima che l’autorità competente decida in merito alla realizzazione o all’autorizzazione del piano o del progetto. La Corte di giustizia europea ha confermato che quanto alla nozione di «valutazione di incidenza» ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat, va rilevato che quest’ultima non definisce alcun metodo particolare per l’attuazione di una tale valutazione. Tuttavia, secondo la lettera stessa di tale disposizione, una opportuna valutazione delle incidenze sul sito interessato del piano o progetto deve precedere l’autorizzazione di questo 126. In sintesi, il termine «opportuna» si riferisce essenzialmente al fatto che la valutazione debba essere opportuna in relazione al proprio obiettivo previsto dalle direttive Habitat e Uccelli, ovvero l’obiettivo di conservare specie e tipi di habitat di interesse europeo rari e a rischio. Il termine «opportuna» indica anche che il risultato della valutazione deve consistere in una decisione motivata. Se la natura motivata della decisione finale relativa all’autorizzazione del piano o del progetto non si evince dal documento della valutazione, questa non assolve al proprio scopo e non può pertanto essere ritenuta «opportuna».

126

Causa C-127/02, paragrafi 52-53.

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A tale riguardo, è importante ricordare che contrariamente alle dichiarazioni VIA e VAS l’esito della valutazione di incidenza è giuridicamente vincolante per l’autorità competente e condiziona la sua decisione finale127. Pertanto, qualora non si abbia la certezza che non vi sarà pregiudicata l’integrità del sito Natura 2000, persino dopo l’introduzione di misure di mitigazione, il piano o il progetto non potranno essere approvati, a meno che non siano soddisfatte le condizioni di cui all’articolo 6, paragrafo 4. La mancanza di informazioni o dati non può essere addotta quale motivazione per l’approvazione di un piano o di un progetto. La Corte europea di giustizia ha confermato questa posizione con la sua sentenza nella causa Waddensea (C-127/02), che recita: «una opportuna valutazione delle incidenze sul sito interessato del piano o del progetto implica che, prima dell’approvazione di questo, siano individuati, alla luce delle migliori conoscenze scientifiche in materia, tutti gli aspetti del piano o del progetto che possano, da soli o in combinazione con altri piani o progetti, pregiudicare gli obiettivi di conservazione di tale sito». 5.5 Fasi di una valutazione di incidenza di piani o progetti di parchi eolici La valutazione di incidenza prevede una serie di fasi fondamentali, illustrate nella figura 12. La valutazione di incidenza dovrebbe concentrarsi specificatamente sulle specie e/o sui tipi di habitat per i quali il sito è stato designato sito Natura 2000, nonché sui possibili effetti su di loro del piano o progetto in questione. Tali effetti dovrebbero anche comprendere ogni effetto indiretto sulle specie e/o i tipi di habitat in questione, ad esempio sugli ecosistemi e sui processi naturali che li sostengono.

127

Cfr. capitolo 2 per dettagli in merito al rapporto fra VAS, VIA e valutazione opportuna.

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Figura 12: Fasi da seguire nell’ambito della valutazione di incidenza

DEFINIZIONE DELL’AREA DI STUDIO

— Sito Natura 2000 — Zone di azione del progetto

IDENTIFICAZIONE DEGLI OBIETTIVI

DI CONSERVAZIONE DEL SITO TRATEGIC GUIDELINES

IDENTIFICAZIONE DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE DA CONSIDERARE

NELLA VALUTAZIONE Analisi dei fattori di sensibilità delle specie in relazione alle azioni del progetto & degli habitat presenti nelle zone interessate dal

progetto

CONSULTAZIONE: AUTORITÀ

COMPETENTI & PARTI INTERESSATE

INFORMAZIONI ESISTENTI,

CATALOGHI, INDAGINI

VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI SUGLI HABITAT & SPECIE NATURALI, STRUTTURA

AMBIENTALE & FUNZIONI

PROGETTAZIONE MONITORAGGIO

DEFINIZIONE DELLE INCIDENZE

SULL’INTEGRITÀ DEL SITO

PIANIFICAZIONE DI MISURE PREVENTIVE E

DI MITIGAZIONE

INFORMAZIONI SU ALTRI PIANI

E PROGETTI

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5.5.1. Definizione della base e raccolta di informazioni ulteriori

È importante garantire che la valutazione di incidenza sia ben focalizzata e offra termini di riferimento chiari per la valutazione degli effetti potenzialmente negativi del progetto di parco eolico sul sito o sui siti Natura 2000. L’obiettivo di questa fase è di identificare con maggiore precisione quali impatti dovranno essere esaminati dalla valutazione di incidenza e garantire che siano messe a disposizione tutte le informazioni necessarie a una corretta valutazione degli stessi. Tale attività si basa sulle informazioni già raccolte durante la verifica di assoggettabilità, tuttavia questa volta le eventuali lacune informative dovrebbero essere per quanto possibile colmate per garantire che la valutazione poggi su basi scientifiche solide. La presenza di dati di base attendibili è di fondamentale importanza poiché la valutazione di incidenza deve essere in grado di appurare con certezza che la proposta non pregiudicherà l’integrità del sito interessato. Se si è in presenza anche del minimo dubbio, le autorità competenti possono richiedere che venga svolto ulteriore lavoro sul campo o rifiutare il progetto così come è formulato a causa dell’incertezza dei suoi impatti. In questa fase è altresì utile definire l’area dello studio tenendo conto del fatto che i potenziali effetti negativi possono essere avvertiti in un’area più ampia della sede primaria delle turbine eoliche. Può rivelarsi, ad esempio, utile iniziare con un’area del raggio di 1km e successivamente adattarla per ampliare o restringere l’area oggetto dello studio in funzione delle specie e dei tipi di habitat che verranno presumibilmente interessati.

Raccolta di informazioni durante la fase di definizione dell’ambito di applicazione Le informazioni relative al piano o al progetto devono contenere i dettagli relativi a tutti gli elementi pertinenti ai fini della valutazione e comprendere quantomeno i dati seguenti: - mappe dettagliate relative all’ubicazione esatta delle turbine eoliche e delle infrastrutture correlate in

relazione al sito o ai siti Natura 2000 nell’area in oggetto; - portata e progetto del parco eolico, ad esempio il numero e le dimensioni delle turbine, la

configurazione e il progetto relativi, ecc.. - dettagli analoghi relativamente a tutte le infrastrutture correlate;

- attività previste durante i lavori di costruzione e la relativa durata / tempistica; - attività previste durante le fasi di funzionamento e gestione; - disposizioni in materia di ripotenziamento e smantellamento; - dettagli relativi a ogni altro piano o progetto previsto nell’area che, se realizzato in combinazione con

il piano o il progetto in questione, sarebbe in grado di produrre effetti cumulativi significativi sul sito Natura 2000.

Relativamente al sito Natura 2000 vanno indicate quantomeno le seguenti informazioni: - dettagli su ciascuna specie o ciascun tipo di habitat per i quali il sito è stato designato sito Natura

2000 e mappe ambientali della relativa localizzazione all’interno o in prossimità del sito nel corso del tempo (ad esempio, nel corso di un anno);

- dati relativi all’utilizzo complessivo del sito per attività, quali approvvigionamento, riproduzione, riposo, sosta o ibernazione;

- dati relativi alla rappresentatività e allo stato di conservazione delle specie e dei tipi di habitat suddetti sia all’interno del sito, sia all’interno dell’area in generale (compresi, fra gli altri, dati relativi a dimensioni della popolazione, grado di isolamento, ecotipo, pool genetico, struttura della classe di età, ecc.);

- dati relativi alla struttura ambientale e al funzionamento del sito e al suo stato generale di conservazione;

- dettagli sugli obiettivi di conservazione del sito (compresi eventuali piani di gestione, ecc.);

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- ruolo del sito all’interno della regione biogeografica128

e della rete Natura 2000; - ogni altro aspetto relativo al sito o alla flora e fauna selvatiche in esso presenti in grado di influenzare

il suo stato e i suoi obiettivi di conservazione (ad esempio, attività di gestione attuali, altri progetti, ecc.).

Ancora una volta, oltre a richiedere al committente di mettere a disposizione qualsiasi valutazione, analisi degli impatti e indagini, ecc. pertinenti, che possono essere loro ragionevolmente richiesti, è caldamente consigliato che le autorità competenti si consultino con le autorità preposte alla conservazione della natura e ricerchino la loro guida e consulenza il più tempestivamente possibile in sede di definizione dell'ambito di applicazione (scoping). Tali autorità saranno in grado di offrire dettagli relativi al sito Natura 2000 e ai suoi obiettivi di conservazione. Possono altresì fornire consulenza scientifica sui probabili effetti ambientali che un progetto di parco eolico può avere sul sito. Possono essere contattati anche altri enti, quali ONG attive nella conservazione delle risorse naturali, istituti di ricerca o gruppi locali di soggetti interessati affinché mettano a disposizione ulteriori conoscenze locali e informazioni ambientali. La consultazione con queste organizzazioni già in fase di scoping contribuirà a garantire la definizione di un quadro il più completo possibile relativamente al sito, alle specie e agli habitat presenti e ai potenziali impatti che il piano o il progetto potrebbero avere su di loro. Può altresì agevolare il processo decisionale qualora tutti i gruppi interessati collaborino sin dall’inizio per individuare soluzioni accettabili da parte di tutti. La raccolta di informazioni è necessariamente un processo iterativo. Se a una prima identificazione e analisi degli effetti si evince che vi saranno serie lacune in termini di conoscenza, saranno necessari ulteriori indagini e attività di monitoraggio per completare il quadro. Ciò garantisce la presenza di una base di conoscenze scientifiche sufficiente a giungere a una decisione motivata. L’esperienza ha dimostrato che la causa di gran parte dei ritardi o dei problemi verificatisi durante la valutazione di incidenza risiede nel fatto che le informazioni raccolte per tale valutazione sono incomplete o carenti. Di conseguenza, le autorità non sono in grado di confermare che l’integrità del sito non verrà pregiudicata e l’intero processo di valutazione deve essere rinviato in attesa di avere a disposizione le informazioni mancanti.

128

Gli elenchi dei siti di importanza comunitaria (SIC) all’interno della rete Natura 2000 vengono approvati per regione biogeografica. Per ulteriori informazioni, consultare la pagina http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/db_gis/index_en.htm.

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Esempio fittizio di ulteriori requisiti informativi individuati durante la fase di definizione dell’ambito di applicazione.

Progetto di parco eolico con dodici turbine ai margini di una zona boschiva 1. Probabile incidenza significativa

Mortalità da collisione Perturbazione e spostamento

Perdita e degrado di habitat

2. Informazioni sulle specie e sugli habitat presenti nel sito Natura 2000

Dati ambientali sulle specie di pipistrelli e uccelli di interesse europeo e potenzialmente a rischio presenti nel sito.

Dati sui requisiti di habitat per le specie di interesse europeo e potenzialmente a rischio presenti nel sito.

Ubicazione degli habitat principali all’interno o in prossimità del sito.

3. Impatti potenziali da valutare

Tassi di mortalità da collisione in diversi momenti del ciclo di vita delle specie, ad esempio nei periodi di riproduzione o migrazione.

Utilizzo dell’habitat nelle varie parti del sito.

Ubicazione dei principali siti di riposo, riproduzione e approvvigionamento, e ubicazione delle rotte di spostamento fra tali siti.

4. Dati necessari a tali valutazione

Dati di almeno un anno ottenuti sul campo, da impiegarsi per le valutazioni dei rischi utilizzando modelli o indici di sensibilità.

Dati di almeno un anno, ottenuti sul campo e relativi ai modelli di dispersione locali all’interno e in prossimità del sito.

5.5.2. Valutazione degli impatti sul sito Natura 2000 La valutazione di incidenza prevede l’analisi di tutti gli aspetti del piano o progetto, in grado di produrre potenzialmente incidenze significative sul sito Natura 2000. In tale contesto, è opportuno esaminare a turno ciascun elemento del progetto (turbine eoliche, strutture di altra natura, ecc., nonché gli effetti prodotti durante le fasi di costruzione, manutenzione e funzionamento, ecc.) e considerare gli effetti potenziali di tale elemento in relazione alle specie e ai tipi di habitat di interesse europeo, per i quali il sito è stato designato sito Natura 2000. Ciò si rende necessario perché ciascuna specie presenta requisiti di conservazione differenti. Inoltre, gli impatti su una specie possono variare da un sito all’altro a seconda del suo stato di conservazione e delle condizioni ambientali di base del sito stesso. Ad esempio, un progetto di parco eolico prevede l’ubicazione di 10 turbine in un terreno erboso degradato lontano da siti di interesse per uccelli o pipistrelli all’interno del sito Natura 2000, ma contempla anche la costruzione di una via di accesso all’area delle turbine eoliche che attraversa tipi di habitat rari, come torbiere di copertura e foreste naturali. In tal caso, è improbabile che le turbine eoliche di per sé provochino incidenze significative, tuttavia queste saranno presumibilmente provocate dalla via di accesso. Pertanto gli effetti di entrambe le operazioni vanno esaminati nel dettaglio alla luce degli obiettivi di conservazione del sito. Gli effetti delle diverse caratteristiche previste dal piano o dalla proposta dovrebbero dunque essere esaminate insieme e in relazione le une alle altre, al fine di individuare le interazioni esistenti fra loro. Il rischio di mortalità da collisione causato dalle sole turbine eoliche può, ad esempio, non essere significativo, tuttavia gli effetti prodotti potrebbero divenire significativi se tale rischio viene analizzato in combinazione all’installazione di cavi sopraelevati, che potrebbero anch’essi causare mortalità da episodi di collisione. Se gli effetti potenziali riguardano diversi siti Natura 2000, come ad esempio nel caso di un piano di impianto eolico, gli impatti su ciascun sito vanno anzitutto esaminati separatamente, poiché tali siti potrebbero essere stati concepiti per specie o tipi di habitat differenti e avere dunque obiettivi di conservazione diversi.

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Obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000 Gli obiettivi di conservazione di un sito Natura 2000 sono determinati dai singoli Stati membri. I formulari standard dei dati di Natura 2000, compilati per ciascun sito designato, contengono informazioni relative agli habitat (ad esempio, superficie, rappresentatività e stato di conservazione) e alle specie (popolazioni, stato), nonché al valore del sito per gli habitat/le specie per i quali è stato designato. Il formulario standard dei dati di Natura 2000 fornisce pertanto informazioni relative alle caratteristiche qualificanti di un sito Natura 2000 e in mancanza di una definizione più dettagliata degli obiettivi di conservazione di un sito Natura 2000 può essere equiparato a una tale dichiarazione degli obiettivi di conservazione del sito in oggetto. Alcuni paesi hanno elaborato obiettivi di conservazione più dettagliati per i propri siti Natura 2000 con approcci strategici per una serie di siti o a livello individuale per ciascun sito. Per alcuni siti sono stati elaborati anche piani di gestione o obiettivi di gestione che offrono chiare indicazioni in merito agli obiettivi di conservazione da raggiungere. L’articolo 4, paragrafo 4, della direttiva Habitat prevede che quando un sito di importanza comunitaria (SIC) è stato scelto, lo Stato membro interessato designa tale sito come zona speciale di conservazione (ZSC) il più rapidamente possibile e entro un termine massimo di sei anni e applica le necessarie misure di conservazione per il mantenimento o il ripristino degli habitat e delle specie per i quali il sito è stato designato in uno stato di conservazione soddisfacente. Tali misure devono essere altresì prese in considerazione nell’ambito della valutazione di incidenza, in quanto evidenziano il modo in cui gli obiettivi di conservazione del sito vengono tradotti in azioni pratiche.

Sebbene ci si dovrebbe concentrare sulle specie e gli habitat di interesse comunitario che hanno giustificato la designazione del sito quale sito Natura 2000 (ovvero sulle caratteristiche qualificanti del sito), occorre non dimenticare che tali caratteristiche qualificanti interagiscono anche con altre specie e habitat secondo modalità complesse. È pertanto importante considerare tutti gli elementi essenziali a garantire le funzioni e la struttura del sito, nonché le caratteristiche qualificanti e gli obiettivi di conservazione del sito stesso. Altre specie possono essere inoltre determinanti ai fini della definizione degli effetti potenziali sugli habitat protetti qualora rappresentino delle specie tipiche dell’habitat in questione. La valutazione dovrebbe basarsi sulle migliori conoscenze disponibili relativamente ai seguenti aspetti principali, che si riferiscono alle caratteristiche qualificanti del sito (CE 2007b): - struttura e funzione, nonché ruolo delle risorse ambientali del sito; - superficie, rappresentatività e stato di conservazione di habitat prioritari e non prioritari del

sito; - dimensioni della popolazione, grado di isolamento, ecotipo, pool genetico, struttura della

classe di età e stato di conservazione delle specie di cui all’allegato II della direttiva Habitat, all’allegato I della direttiva Uccelli, nonché delle specie migratrici presenti nel sito e non menzionate nel detto allegato I che ritornano regolarmente;

- ruolo del sito all’interno della regione biogeografica e nell’ambito della coerenza della rete Natura 2000. Qualunque altra risorsa e funzione ambientale essenziale al raggiungimento degli obiettivi di conservazione del sito.

I riquadri seguenti offrono una panoramica dei possibili metodi di indagine impiegati per individuare e valutare i probabili effetti dei parchi eolici. Si basano sull’analisi delle buone pratiche esistenti e possono pertanto offrire idee e suggerimenti utili per i progetti futuri. Se si richiedono analisi sul campo, occorre fare una distinzione fra le analisi svolte prima dell’assunzione di una decisione in merito al piano o al progetto e le analisi che prevedono attività di monitoraggio a lungo termine quale requisito del processo di pianificazione, ad esempio per confermare gli effetti previsti dalla valutazione di incidenza o dalla VIA o confermare l’efficacia delle misure di mitigazione (che possono essere prese in considerazione per l’applicazione di misure di mitigazione di adattamento). Si dovrebbe altresì estendere maggiormente il contesto delle analisi della situazione di partenza necessarie alla VIA/

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valutazione di incidenza, al fine di caratterizzare l’area per tutte le specie e gli habitat e permettere una valutazione affidabile degli impatti e della loro importanza.

Metodologie basate sulle buone pratiche per l’analisi delle probabili incidenze dei parchi eolici La valutazione di incidenza deve poggiare su informazioni scientifiche solide e obiettivamente verificabili, che richiedono a volte analisi ulteriori da svolgersi prima dell’approvazione del piano o del progetto. La sezione seguente presenta una serie di metodologie possibili per lo svolgimento di analisi ulteriori sugli effetti probabili esercitati dai parchi eolici sulle specie di interesse europeo. Tali metodologie sono tratte da fonti diverse e sono indicative del tipo di informazioni potenzialmente necessarie per i parchi eolici terrestri e offshore.

Non vi sono disposizioni di legge in merito alla lunghezza o alla portata delle analisi preliminari, che devono essere decise caso per caso. È possibile, tuttavia, fornire alcune indicazioni sulla base dell’esperienza e della conoscenza a disposizione. Per i siti terrestri, può essere richiesta un’analisi della situazione di partenza ornitologica di 2 anni

129, mentre l’analisi richiesta per i pipistrelli dovrebbe coprire

un intero ciclo annuale (per comprendere le stagioni di maternità e ibernazione, nonché le fasi di migrazione primaverile e autunnale

130).

Per i parchi eolici offshore, sono stati suggeriti studi da condursi nel corso dell’anno, relativi a periodi di 1-2 anni per i mammiferi marini

131 e a periodi di 2 anni per gli uccelli a causa degli scarsi dati generalmente

disponibili in tali ambienti.

È opportuno pianificare anche analisi sul campo per ottenere dati da utilizzarsi nell’ambito di analisi statistiche affidabili e solide a fini, ad esempio, di confronto fra la situazione precedente e successiva alla costruzione, fra siti, ovvero fra il sito di un parco eolico e un’area di riferimento con caratteristiche ambientali simili in quanto, ad esempio, ad habitat e condizioni climatiche.

La tabella seguente offre una panoramica non esaustiva sulle tecniche finora più utilizzate. Fra queste figurano una serie di tecniche basate sull’osservazione visiva diretta (ad esempio, per uccelli e pipistrelli), metodi di campionatura (ad esempio, per la fauna ittica marina e la fauna bentonica) e pratiche di telerilevamento, quali le tecniche radar e sonar. Occorre, tuttavia, tenere in considerazione che le metodologie raccomandate possono subire cambiamenti con l’aumento della comprensione dei potenziali impatti.

Le osservazioni visive vengono frequentemente utilizzate per lo studio del numero di esemplari e della distribuzione degli uccelli nelle aree prossime ai siti proposti per l’ubicazione del parco eolico con l’obiettivo di analizzare i possibili effetti del progetto in termini di spostamento degli animali

132. Le

registrazioni degli spostamenti durante il volo, ad esempio lungo corridoi migratori frequentemente utilizzati da uccelli o pipistrelli, rappresentano una tecnica di monitoraggio comune per la raccolta dei dati necessari alla valutazione dei rischi di collisione e dei potenziali effetti barriera. Strumenti utili per gli studi dei potenziali effetti di spostamento degli uccelli in prossimità di impianti terrestri sono la mappatura territoriale tradizionale e i transect lineari

133. Le indagini navali offshore risultano generalmente più idonee

a fini di identificazione delle specie e osservazione statistica, mentre le indagini aeree hanno il vantaggio di consentire una copertura relativamente rapida di ampi tratti di mare.

Le registrazioni delle chiamate in volo sono risultate essere un’utile integrazione sia delle osservazioni visive, sia delle tecniche di telerilevamento, ad esempio per l’identificazione delle specie.

129

Nel Regno Unito, cfr. comunicazione al personale DEFRA. 130

Rodrigues et al. (2008) per gli elementi da inserire in un programma di monitoraggio dei pipistrelli. 131

Ad es. Diederichs et al. (2008), essenzialmente con riferimento ai marsuini (Phocoena phocoena). 132

Ad es. Petersen et al. (2006), cfr. altresì BSH (2007) e DEFRA (2005) per descrizioni dettagliate. 133

Riferimenti utili sono disponibili in SNH (2005b).

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85 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

La raccolta di carcasse viene contemplata da molti programmi di monitoraggio di siti terrestri. Sebbene il metodo presenti l’ovvio svantaggio costituito dal fatto che le carcasse possono non essere avvistate o rapidamente rimosse dagli animali saprofagi, fornisce tuttavia utili e affidabili informazioni sulle specie morte a seguito di episodi di collisione. La ricerca dovrebbe essere preferibilmente condotta secondo modalità standardizzate al fine di correlare il numero di risultati ottenuti al singolo esercizio di ricerca e, se del caso, ai fattori di correzione relativi, ad esempio, all’efficienza di osservazione o alle percentuali di carcasse rimosse da animali saprofagi

134. Per i siti offshore, si è considerata la costruzione di argini di

contenimento galleggianti e/o reti per il trattenimento delle carcasse, ma in gran parte dei casi tale misura è risultata essere poco pratica e incapace di fornire informazioni affidabili

135.

Campionamento della fauna ittica e della fauna marina: Possono risultare utili metodi di campionamento, quali lo strascico per i pesci e l’epifauna marina, e il campionamento da benna per l’infauna, se utilizzati in combinazione alle tecniche di telerilevamento.

Le tecniche di telerilevamento si sono rivelate particolarmente utili per la raccolta dei dati necessari alle valutazioni di impatto. La tecnica radar ha una vasta applicazione e può essere impiegata per la registrazione degli spostamenti (elevazione e direzione) di uccelli e pipistrelli nelle ore notturne o in condizioni di scarsa visibilità. È maggiormente efficace quando è associata alle osservazioni visive e/o alle registrazioni delle chiamate in volo e contribuisce, ad esempio, all’identificazione delle specie. I sistemi di rilevamento termico di animali (Thermal Animal Detection Systems, TADS) rappresentano una tecnologia a infrarossi più recente in grado di fornire informazioni sulle reazioni di allontanamento, sulle dimensioni e l’altitudine degli stormi di uccelli e pipistrelli che si trovino a volare in prossimità delle pale del rotore

136. Le indagini video ad alta definizione sono una tecnica impiegata a bordo dei velivoli per

l’analisi degli uccelli degli ambienti marini, ancora in fase di evoluzione137

. Anche l’impiego di microfoni per la registrazione delle chiamate durante il volo può essere un utile strumento di integrazione per l’identificazione delle specie e l’elaborazione di stime quantitative

138. I rilevatori di pipistrelli manuali o

automatici sono strumenti necessari, se la presenza di pipistrelli è considerata un elemento fondamentale del programma di sorveglianza.

Numerose tecniche possono essere applicate agli ambienti marini. Per l’analisi dei mammiferi marini si è fatto uso di rilevatori sottomarini e idrofoni acustici rimorchiati. Per il monitoraggio di balene e delfini sono disponibili da anni sul mercato sistemi di monitoraggio acustico passivo, come i sistemi T-Pods e vengono attualmente sviluppate tecnologie più avanzate, quali le tecnologie C-pods. I metodi visivi, come le indagini navali e per via area, rappresentano degli utili metodi integrativi. – Le tecniche dei video operati a distanza (Remotely Operated Video, ROV) vengono impiegate per il monitoraggio delle caratteristiche dei sedimenti e dell’epifauna marina. Per i processi di sedimentazione, possono essere applicate tecniche idroacustiche, come la tecnica Side scan sonar.

134

Ad es. Morrison et al. (2007). 135

Ad es. Desholm et al. (2006). 136

Ad es. Desholm et al. (2006) e Thomsen et al. (2006), con la relativa bibliografia. Cfr. altresì Kunz et al. (2007b) per una panoramica delle diverse tecniche di telerilevamento impiegate per la sorveglianza degli uccelli e dei pipistrelli notturni.

137 Ad es. Mellor & Maher (2008).

138 Ad es. Hüppop et al. (2006).

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86 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Metodo di studio Perturbazione

& spostamento

– impianti terrestri

Perturbazione &

distanziamento – impianti

offshore

Collisione

Effetto barrier

a

Modifiche strutturali dell’habita

t

Osservazioni visive (soprattutto uccelli) - transect da imbarcazione - sondaggi aerei - registrazione movimenti di volo - mappatura territoriale - transect lineari

X X

X X

X

X

Osservazioni visive (mammiferi marini) - transect da imbarcazione - sondaggi aerei

X X

Raccolta di carcasse (uccelli, pipistrelli)

X

Rilevatore di pipistrelli X X X X Strascico (pesci, epifauna marina) X

Campionamento da benna (infauna marina)

X X

Campionamento fotografico (epifauna marina)

X X

Registrazione di chiamate in volo (uccelli)

X X X X

Indagini radar (uccelli, pipistrelli) X X

Registrazione con microfono (uccelli)

X

Sistema di rilevamento termico di animali (TADS) dopo la costruzione

X X

Sfogliara (pesci di mare, epifauna marina)

X

Monitoraggio acustico passivo (PAM; T-pod ecc; mammiferi marini)

X

Idrofoni a traino (mammiferi marini) X

Acustica da imbarcazioni (pesci di mare)

X

Tecniche idro-acustiche (Side scan sonar ecc.; sedimenti marini)

X X

Transect video, ad es. video azionati a distanza (ROV; sedimenti marini, epifauna marina)

X X

Studi idrogeologici X X Emissioni acustiche dalle turbine X X X

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87 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Orientamenti nel Regno Unito per la valutazione degli impatti sui siti Natura 2000 di parchi eolici offshore.

Orientamenti e standard per VIA e valutazioni di impatto su siti Natura 2000, nel rispetto dell’articolo 6 della direttiva Habitat dell’UE, sono stati redatti da molti Stati membri

139; usando diversi approcci e livelli di

dettaglio, da quelli che delineano procedure amministrative140

a proposte per linee di azione più dettagliate e metodologie appropriate

141. L’impostazione suggerita dal Department for Environment, Food and Rural

Affairs142

nel Regno Unito per la valutazione degli impatti su siti Natura 2000 di parchi eolici offshore ha un potenziale di applicazione più ampio, anche in riferimento a installazioni onshore e per gruppi di specie e habitat diversi da quelli citati di seguito. Si propone che le valutazioni siano condotte gradualmente per vari gruppi di specie e habitat, ad es. nel modo illustrato di seguito (segue diagramma di flusso): - uccelli - mammiferi marini - pesci e crostacei - benthos sublitorale - benthos infralitorale - habitat terrestri e costieri - processi costieri e sedimentari Il documento di guida comprende proposte riguardo alla metodologia applicabile ai vari gruppi di specie e habitat, con riferimenti a ulteriori studi e a informazioni più dettagliate. Lo si può considerare un documento di lavoro che sarà sottoposto a revisione sulla base del progresso nelle conoscenze e delle nuove informazioni disponibili.

INIZIO

È probabile che vi sia un impatto?

Tipi di impatto? - utilizzo delle aree (foraggiamento, riposo, zone di allattamento, deposizione delle uova, rotte migratorie, ecc.),

- aspetti da considerare nello studio documentale preliminare.

No Sì ↓ Non so

No ←

L’impatto è

significativo?

Valutazione di base - Proposte di metodi (ad es., indagini navali e per via aerea, campionamento da benna, tecniche di telerilevamento)

- Impatti su specie o habitat particolari (consultazione)

↓ Sì ↓ Non so

No ←

Effetti

pregiudizievoli?

Valutazione di incidenza (informazioni da fornire basati sui dati raccolti nella fase in cui gli impatti erano significativi e arricchiti da tali dati questi, se necessario)

↓ Sì ↓ Non so

Monitoraggio delle

migliori pratiche

Mitigazione Migliori pratiche

Misture di contrasto agli effetti

pregiudizievoli Monitoraggio

↓ ↓

Procedere al gruppo di specie o habitat successivo

139

Una selezione degli orientamenti nazionali si trova all’allegato VI. 140

Ad es. gli orientamenti sintetici della Svezia, «Vindkraft – tillståndsprocessen och kunskapsläget» (2007), pubblicati dall’Agenzia svedese per l’energia.

141 Ad es. BSH (2007) su parchi eolici offshore Germania, Scottish Natural Heritage (SNH 2005b) per quanto

riguarda l’impatto sugli uccelli dei parchi eolici terrestri, e DEFRA (2005) sui parchi eolici offshore nel Regno Unito.

142 DEFRA (2005).

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88 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Una volta raccolte tutte le informazioni necessarie all’elaborazione di una valutazione ponderata degli impatti, è possibile iniziare seriamente la fase successiva della valutazione di incidenza, che consiste nell’individuazione degli effetti probabili prodotti dal nuovo parco eolico proposto sull’integrità del sito alla luce dei suoi obiettivi di conservazione. La valutazione di impatto deve essere condotta alla luce - delle migliori conoscenze scientifiche in materia (sentenza CGUE Waddensea – cfr. sopra); - degli obiettivi di conservazione del sito Natura 2000 definiti dal quadro legislativo nazionale;

e dell’impatto potenziale sull’integrità del sito.

Il capitolo 3 offre una panoramica sul tipo di effetti più frequentemente associati alle nuove centrali eoliche e individua le specie e i tipi di habitat che si sono rivelati particolarmente vulnerabili a questo tipo di progetti. Tale panoramica rappresenta un ottimo punto di partenza sugli aspetti da considerare, essendo basata sulle esperienze attuali e su studi scientifici. Tuttavia, gli effetti di ciascun progetto sono unici nel loro genere e debbono essere valutati caso per caso. Secondo la sentenza CGUE Waddensea di cui sopra: nell’ambito della valutazione in prospettiva degli effetti conseguenti a un piano o progetto, la significatività di questi deve essere determinata alla luce, fra le altre cose, delle caratteristiche e delle condizioni ambientali specifiche del sito interessato da tale piano o progetto. Prevedere gli effetti probabili può essere un esercizio difficile, in quanto a tal fine occorre una buona comprensione dei processi ambientali e dei requisiti di conservazione delle particolari specie o tipi di habitat che saranno presumibilmente interessati. È pertanto fortemente consigliabile che le autorità competenti assicurino che la valutazione di impatto sia condotta con la consulenza e il sostegno necessari da parte di esperti. Analogamente a tutte le valutazioni di impatto, la valutazione di incidenza va effettuata nell’ambito di un quadro strutturato per garantire che le previsioni fatte siano il più obiettive e accurate possibile. A tal fine, gli impatti vengono spesso suddivisi nelle seguenti categorie: - effetti diretti e indiretti; - effetti a breve e lungo termine; - effetti durante le diverse fasi del progetto (costruzione, funzionamento, smantellamento, ..) - effetti isolati e interattivi; - effetti cumulativi. Per ciascun effetto individuato, la significatività dell’impatto dipende dai seguenti fattori: - portata dell’impatto; - tipo di impatto; - entità; - durata; - intensità; - tempistica; - probabilità. La previsione degli impatti dovrebbe essere il più precisa possibile e poggiare su chiare basi (ovvero, dovrebbe comprendere la spiegazione del livello di certezza su cui si fonda la previsione degli effetti). Laddove possibile, le previsioni dovrebbero essere presentate in modo tale da poter essere modificate. In questo modo, gli esiti delle prove possono essere poi direttamente correlati a un futuro programma di monitoraggio (ciò può costituire una delle condizioni dell’autorizzazione – cfr. sezione sottostante).

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89 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

La valutazione di impatto dovrebbe altresì applicare le tecniche e i metodi migliori al momento disponibili per stimare l’entità degli effetti. Alcune delle tecniche più comunemente utilizzate sono elencate nel riquadro sottostante.

Metodi comunemente utilizzati per la previsione degli impatti:

- Misurazioni dirette, ad esempio delle superfici di habitat andate perse o interessate dagli impatti: calcolano le perdite in proporzione alle popolazioni delle specie, agli habitat e alle comunità.

- Diagrammi di flusso, reti e diagrammi di sistema: individuano gli impatti a catena che derivano dagli impatti diretti; gli impatti indiretti sono indicati come impatti secondari, terziari, ecc. in una relazione lineare con il modo in cui sono stati causati. I diagrammi di sistema sono più flessibili rispetto alle reti nell’illustrare le interrelazioni e i percorsi di processo.

- Modelli predittivi quantitativi: offrono previsioni derivate da modelli matematici sulla base di dati e ipotesi in merito alla forza e alla direzione degli impatti. I modelli sono in grado di estrapolare previsioni coerenti con i dati passati e attuali (analisi delle tendenze, scenari, analogie che trasferiscono informazioni da altri siti pertinenti) e le previsioni intuitive. Gli approcci normativi alla modellazione funzionano a ritroso partendo da un risultato atteso per valutare se il progetto proposto consente di raggiungere o meno gli obiettivi prefissati.

- Studi sui livelli della popolazione: sono potenzialmente utili per determinare gli effetti degli impatti, in termini di livelli della popolazione, ad esempio sulle specie di uccelli, pipistrelli o mammiferi marini.

- Sistemi di informazione geografica (GIS): sono utilizzati per produrre modelli di relazioni spaziali, come sovrapposizioni fra vincoli di diversa natura, o per mappare aree sensibili e siti in cui si sono verificate perdite di habitat. I GIS sono una combinazione di cartografia computerizzata, salvataggio di dati cartografici e un sistema di gestione di banche dati nel quale sono salvati attributi, quali utilizzo del territorio o pendii. Attraverso i GIS, le variabili salvate possono essere rapidamente visualizzate, combinate e analizzate. Informazioni da precedenti progetti simili: possono essere utili, soprattutto se nei progetti precedenti sono state effettuate previsioni quantitative e se ne è stato monitorato il funzionamento.

- Pareri e giudizi degli esperti ottenuti da precedenti esperienze e consultazioni su parchi eolici simili.

- Descrizione e correlazione: i fattori fisici (regime idrico, rumore) possono essere direttamente correlati alla distribuzione e al numero di esemplari delle specie. Se si possono prevedere le condizioni fisiche future, è possibile prevedere sulla base di esse il numero futuro di esemplari di una data specie.

- L’analisi della capacità ricettiva prevede l’individuazione della soglia di stress, al di sotto della quale popolazioni e funzioni ecosistemiche sono sostenibili. Rientra nell’analisi della capacità ricettiva l’individuazione di potenziali limitazioni e vengono elaborate equazioni matematiche per descrivere la capacità della risorsa o del sistema rispetto alla soglia imposta da ciascuna di queste limitazioni.

- Analisi dell’ecosistema: tale approccio ha lo scopo di offrire una vasta prospettiva regionale in un contesto olistico. I tre principi di base dell’analisi dell’ecosistema consistono i) nel considerare gli ecosistemi dal punto di vista del paesaggio, ii) nell’utilizzare una serie di indicatori, che comprendono indici a livello comunitario e a livello dell’ecosistema, e iii) nel tenere conto delle molteplici interazioni fra le componenti ambientali coinvolte nel mantenimento delle funzioni ecosistemiche.

Testo adattato da: Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the provisions of Article 6(3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC; http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/art6/natura_2000_assess_en.pdf.

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90 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

5.5.3. Valutazione dell’eventuale pregiudizio all’integrità del sito Una volta che gli effetti potenziali del piano o del progetto sono stati previsti nel modo più accurato possibile, è possibile entrare nella fase successiva della valutazione di incidenza, che consiste nel definire se gli impatti del piano o del progetto sono tali da pregiudicare l’integrità del sito Natura 2000, da solo o in combinazione con altri piani o progetto. Anche in questo caso, è importante tenere in considerazione che l’interesse principale della valutazione sta nel dimostrare in maniera obiettiva e grazie al supporto di prove affidabili che non verrà pregiudicata l’integrità del sito Natura 2000 in oggetto, alla luce dei suoi obiettivi di conservazione. Pertanto, le autorità competenti devono assicurare che non permangano altri ragionevoli dubbi scientifici in merito all’assenza di tali effetti. Qualora non sia possibile escludere effetti pregiudizievoli o permangano eccessivi dubbi scientifici in merito, è necessario ipotizzarne la presenza. Si evidenzia chiaramente dall’obiettivo della direttiva che l’«integrità del sito» fa direttamente riferimento ai suoi obiettivi di conservazione. Stabilire se l’integrità del sito può essere pregiudicata significa stabilire se il piano o progetto pregiudica: - la coerenza della struttura ambientale e della funzione del sito su tutta la sua area; ovvero - l’habitat, il complesso di habitat e/o - le popolazioni delle specie per le quali il sito è stato classificato. L’enfasi è altresì posta sul sito specifico. Non è pertanto possibile accettare un piano o un progetto in grado di produrre effetti pregiudizievoli significativi puramente in considerazione del fatto che lo stato di conservazione dei tipi di habitat e delle specie che ospita rimarrà comunque soddisfacente nel territorio dello Stato membro o dell’Unione europea in generale.

Integrità del sito Per integrità biologica si intende l’insieme dei fattori che contribuiscono al mantenimento dell’ecosistema, ivi comprese le risorse strutturali e funzionali. Nell’ambito della direttiva Habitat, l’«integrità» del sito è strettamente correlata agli obiettivi di conservazione per i quali il sito è stato designato sito della rete Natura 2000 (CE 2007b). L’integrità viene di solito definita come «la coerenza della struttura ambientale e della funzione del sito su tutta la sua area, che consente al sito di sostenere l’habitat, il complesso di

habitat e/o le popolazioni delle specie per le quali è stato classificato»143 (CE 2000b, ODPM 2005). Per

«integrità» si intende la qualità o la condizione di essere intero o completo. In un contesto ambientale dinamico, l’integrità può essere inoltre intesa come resistenza e la capacità di evolversi secondo modalità favorevoli alla conservazione. (CE 2000b).

Un sito può considerarsi caratterizzato da un elevato livello di integrità quando viene realizzato il potenziale intrinseco di raggiungere i suoi obiettivi di conservazione, viene mantenuta la capacità di autoripararsi e autorinnovarsi in un contesto dinamico e la gestione esterna è richiesta in misura minima. Nel considerare l’«integrità del sito» è pertanto importante prendere in considerazione una serie di fattori, compresa la possibilità che si manifestino effetti nel breve, medio e lungo periodo (CE 2000b).

L’autorizzazione di un piano o di un progetto concessa in base all’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat presuppone necessariamente che il piano o progetto non pregiudichi verosimilmente l’integrità del sito interessato e conseguentemente non causi deterioramenti nonché perturbazioni ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 2 (sentenza CGUE nella causa C-127/02 paragrafo 36).

143

PPG 9, Ministero dell’ambiente del Regno Unito, ottobre, citato a pagina 39 dell’articolo 6 del documento di orientamento della Commissione «La gestione dei siti della rete Natura 2000». Il concetto di «integrità del sito» viene trattato nel dettaglio a pagina 79.

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91 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

In sintesi, possono essere tratte due possibili conclusioni da questa prima valutazione di impatto: - non vi sono effetti pregiudizievoli e il progetto o il piano può essere approvato così com’è; - vi saranno effetti pregiudizievoli, ovvero tali effetti pregiudizievoli non possono essere

esclusi. La seconda considerazione non implica necessariamente il rifiuto automatico del piano o del progetto. L’autorità competente può richiedere al committente di progettare nuovamente il parco eolico o di ubicarlo altrove, ovvero di introdurre misure di mitigazione in grado di evitare o eliminare gli effetti pregiudizievoli previsti. Ciò comporterebbe a questo punto una seconda valutazione nell’ambito della valutazione di incidenza per garantire che le misure di mitigazione/salvaguardie introdotte sono sufficienti. Tale aspetto viene trattato in maggiore dettaglio nella sezione successiva. 5.5.4. Considerazioni sulle possibilità di mitigazione degli effetti pregiudizievoli sul sito Natura

2000 Nel caso di un progetto di parco eolico la valutazione di incidenza rappresenta lo strumento principale per garantire che siano evitati effetti negativi in grado di pregiudicare l’integrità dei siti interessati o che tali effetti siano mitigati in fase di pianificazione del progetto. La mitigazione prevede l’introduzione nel piano o nel progetto di misure tese a eliminare I potenziali effetti negative sugli obiettivi di conservazione del sito Natura 2000, ovvero a ridurre tali effetti a un livello tale al quale non sono più un grado di pregiudicare l’integrità del sito in oggetto. In questo modo, tali misure dovrebbero essere direttamente correlate ai probabili effetti negativi individuati durante la valutazione di impatto sopra descritta. Le autorità competenti, dietro consiglio dei propri esperti in questioni ambientalo o delle autorità preposte alla conservazione della natura, devono determinare il livello di mitigazione necessario. Possono in questa fase richiedere al committente/progettista di proporre opportune misure di mitigazione (ad esempio, modifiche all’ubicazione, alla configurazione o alla portata del parco eolico e delle infrastrutture correlate) o stabilire che l’autorizzazione al progetto contenga determinate condizioni o restrizioni quali requisito preliminare per l’approvazione del piano o del progetto (ad esempio, relativamente ai tempi di costruzione o alle restrizioni al funzionamento delle turbine eoliche, come nei periodi di picco nella migrazione/distribuzione delle specie). In entrambi i casi, le misure di mitigazione devono poggiare su solidi principi scientifici a garanzia della loro efficacia. In quanto tali, devono contenere quanto segue: - dettagli della misura proposta e una spiegazione del modo in cui tale misura contribuisce a

evitare o ridurre gli effetti pregiudizievoli individuati; - prove del modo in cui tali misure vengono attuate e soggetti preposti alla loro attuazione; - calendario di attuazione relativo al piano o al progetto (l’attuazione di alcune misure può

essere necessaria prima della costruzione del parco eolico); - dettagli sulle modalità di monitoraggio delle misure e sul modalità di apprendimento e

gestione del riscontro nel funzionamento quotidiano del parco eolico (gestione adattativa – cfr. sezione sottostante).

Ciò permette all’autorità competente di valutare le misure di mitigazione quale parte integrante della valutazione di incidenza (secondo turno) e determinare se sono state sufficienti o adatte all’eliminazione o alla rimozione degli effetti pregiudizievoli individuati (accertandosi che non abbiano inavvertitamente causato altri effetti pregiudizievoli sulle specie o i tipi di habitat in questione). Se le misure di mitigazione sono ritenute sufficienti, divengono parte integrante delle specifiche del piano o del progetto.

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92 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Nel caso di piani o progetti di parchi eolici, la misura di mitigazione più ovvia consiste nell’adattare l’ubicazione della centrale lontano da zone in cui è causa potenziale di conflitti con le specie e i tipi di habitat per i quali il sito è stato designato (ad esempio, percorsi di approvvigionamento, rotte di volo, rotte migratorie, aree vulnerabili quali siti di riproduzione o zone di approvvigionamento). Le prove attualmente disponibili dimostrano che una localizzazione non corretta dei parchi eolici e delle strutture correlate rappresenta una delle cause più frequenti e comuni di impatto. Le misure di mitigazione possono tuttavia comportare anche modifiche alle dimensioni, al progetto e alla configurazione dei parchi eolici e alla costruzione di turbine e strutture correlate, ovvero introdurre la necessità di adeguare in via temporanea le attività svolte nelle fasi di costruzione e funzionamento. Il seguente riquadro presenta una panoramica di alcune delle misure di mitigazione utilizzate specificatamente per i progetti di parchi eolici e offre idee e suggerimenti utili per i progetti futuri.

Possibili misure di mitigazione finora utilizzate o proposte per i parchi eolici L’elenco sottostante offre una panoramica delle possibili misure di mitigazione proposte o applicate relativamente ai parchi eolici: Configurazione dei parchi eolici: I parchi eolici devono essere attentamente progettati, tenendo conto in particolare delle rotte di volo di uccelli e pipistrelli. Secondo una proposta avanzata, il raggruppamento delle turbine in file parallele, anziché perpendicolari, alla principale direzione di volo di determinate specie di uccelli può costituire un’efficace misura di mitigazione.

144 Inoltre, la collocazione delle turbine in blocchi tali da creare corridoi

consente di creare zone di sicurezza attraverso le quali passano gli uccelli. Si possono inoltre considerare degli adattamenti alla configurazione dei parchi eolici in fase di sostituzione delle vecchie turbine con turbine nuove e più grandi. Costruzione delle turbine eoliche e delle infrastrutture correlate: Per ridurre il rischio da collisione, è stata proposta una serie di adeguamenti tecnici alle turbine eoliche, relativi in particolare all’altezza e al movimento del rotore

145.

Aree di riposo e posatoi: in passato, le turbine eoliche fungevano a volte da luoghi in cui gli uccelli amavano appollaiarsi. Le turbine moderne vanno progettate in modo tale da non offrire alcun possibile posatoio. Qualora ciò non fosse possibile, è opportuno introdurre stratagemmi anti-appollaiamento di vario tipo, quali recintare le gondole motore, evitare strutture a traliccio ed eliminare cavi di ritegno a supporto delle turbine

146. Occorre inoltre che la giunzione fra gondola e

torre sia ben sigillata e la navicella ben chiusa per evitare che si creino aree di riposo per i pipistrelli.

Configurazione delle pale del rotore: In base ai modelli teorici dei rischi di collisione fra uccelli, si è suggerito che la diminuzione del numero di pale del rotore e il basso numero di giri contribuiscono a ridurre il rischio di collisione

147; in tal senso, vi sono tuttavia dati contrastanti relativi al fatto che le

turbine con un’area battuta dalle pale più ampia registrino o meno una percentuale di incidenti mortali da collisione uguale o persino inferiore rispetto alle turbine con un’area battuta dalle pale inferiore.

Aumento della visibilità del rotore: Gli uccelli potrebbero non riuscire a vedere i rotori quando vi si avvicinano (cosiddetto fenomeno del motion smear) e ciò potrebbe in parte spiegare gli episodi di collisione anche quando la visibilità è buona

148. Varie prove tese a verificare se con l’aumento della

visibilità dei rotori grazie all’utilizzo di forti contrasti di colore (ad esempio, dipingendo le pale a strisce

144

Ad es. Drewitt & Langston (2006, 2008). 145

Le prove a sostegno di tale proposta sono tuttavia aneddotiche e mancano di dati adeguati, ad es. Johnson et al. (2007), Drewitt & Langston (2008).

146 Ad es. Johnson et al. (2007).

147 Tucker (1996a, 1996b).

148 Ad esempio Drewitt & Langston (2008) con la relativa bibliografia.

Page 93: Do umento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia ... · L’energia eolica in Europa è cresciuta rapidamente nell’ultimo decennio. Nel 2008, rappresentava circa il 4,8%

93 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

bianche e nere) sia possibile ridurre il rischio di collisioni hanno finora prodotto risultati contrastanti. Lo stesso dicasi per le prove in corso sull’impiego di pale eoliche dipinte con sistemi di vernice UV

149.

Impiego di un minor numero di turbine più grandi: Esistono sempre più prove a dimostrazione del fatto che l’utilizzo di un minor numero di turbine più grandi ed efficienti permette di ridurre i rischi di incidenti da collisione per gli uccelli di grandi dimensioni, tuttavia ciò non fa diminuire le preoccupazioni relative ai pipistrelli

150.

Infrastrutture correlate

Cavi di interconnessione e infrastrutture di rete: laddove possibile, occorre seppellire i cavi di interconnessione (ad esempio, fra le turbine e le sottostazioni) sotto il terreno con le opportune considerazioni, ad esempio legate alla sensibilità degli habitat.

Illuminazione dei parchi eolici: Vi è ampio consenso in merito alla necessità di evitare l’illuminamento delle turbine per ridurre il rischio di incidenti mortali da collisione, sia per le centrali eoliche terrestri, sia per quelle offshore. Se è impossibile evitare di illuminare le centrali, ad esempio per esigenze di sicurezza o navigazione, si è proposto il ricorso alla luce bianca intermittente di segnalazione, meno attraente per gli uccelli rispetto alla luce rossa continua o pulsata

151. Ciò deve tuttavia avvenire

conformemente ai regolamenti nazionali e internazionali in materia di salute e sicurezza del trasporto aereo/navale.

Riduzione dei campi elettromagnetici in prossimità dei cavi delle turbine offshore: è consigliabile ridurre l’impatto attraverso la scelta di determinate tipologie di cavi, la relativa sepoltura a una profondità di almeno 1 m e/o la conversione a una tensione più elevata

152.

Scelta adeguata delle fondamenta per gli impianti offshore153

, nella misura possibile, in quanto la scelta delle fondamenta dipende essenzialmente dalle condizioni geologiche.

Misure volte a ridurre i rischi durante la fase di costruzione

Tempistica delle attività di costruzione: Determinati rischi sono concentrati in momenti critici dell’anno, come i periodi riproduttivi o di muta dei mammiferi marini e i periodi di riproduzione o migrazione per talune specie sensibili di uccelli. La prima opzione per la mitigazione dei rischi consiste nell'evitare del tutto tali periodi sensibili e prevedere che la costruzione avvenga in altri momenti dell’anno (ad esempio, in inverno per i pipistrelli in ibernazione). È opportuno individuare stagioni (finestre temporali) adatte per ridurre gli episodi di perturbazione alle specie in fasi potenzialmente sensibili del loro ciclo di vita.

Ciò non sempre è possibile, in particolare nel caso dei progetti offshore, per i quali le finestre temporali per la costruzione possono essere già abbastanza limitate per esigenze pratiche/di sicurezza, dunque tale possibilità va analizzata caso per caso. Molte delle questioni saranno specifiche del sito. I periodi temporali nei quali è consigliare evitare la costruzione dipendono dai principali periodi di approvvigionamento, riposo e riproduzione delle specie interessate. Se questa opzione non è praticabile, è possibile comunque considerare l’introduzione di restrizioni alle attività di costruzione, come pause temporanee o per brevi periodi, al fine di ridurre il rischio di incidenti mortali da collisione o episodi di perturbazione.

Rumore e vibrazioni durante le attività di costruzione: Per i parchi eolici offshore, e al fine di ridurre al minimo l'impatto derivante dal rumore e dalle vibrazioni su pesci e mammiferi marini, è consigliabile la palificazione gradualmente, per consentire ai singoli animali di allontanarsi dalla fonte del rumore (cosiddetto avvio soft). A ciò è possibile associare l’impiego di tecniche di monitoraggio acustico passivo e di osservazione dei mammiferi marini per ridurre al minimo il rischio della presenza di animali nell’area all’avvio dei lavori di palificazione. Fra gli altri metodi proposti attualmente allo studio rientrano soluzioni appositamente progettate, quali cortine di bolle o zone cuscinetto. L’uso di

149

Ad es. Drewitt & Langston (2006). Dipingere le pale dei rotori o le turbine è inoltre discutibile in considerazione dei possibili effetti visivi e sul paesaggio.

150 Ad es. Hötker (2006), Barclay et al. (2007), Smallwood & Karas (2009).

151 Ad es. Johnson et al. (2007).

152 Una conversione da 33 kV a 135 kV permette di ridurre il campo indotto di almeno 4 volte (sebbene possa

risultare impraticabile in molti casi; DEFRA 2005). 153

Ad es. Hammar et al. (2008) per confronti fra i diversi tipi di fondamenta.

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94 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

dispositivi acustici di dissuasione, quali scrammer e pinger, può fungere da ulteriore deterrente nei confronti dei mammiferi marini prevenendone l’accesso all’area di costruzione.

Misure tese a evitare rischio durante il funzionamento

Considerazioni analoghe possono essere necessarie anche durante la fase di funzionamento e in una prospettiva di più lungo periodo per evitare rischi in periodi critici dell’anno. Per i pipistrelli, molte delle modifiche tecniche proposte possono rivelarsi inadeguate. Cessare l'attività delle turbine per periodi limitati in determinati momenti critici è risultata finora una misura di mitigazione di primaria importanza per ridurre il rischio di incidenti mortali, ad esempio durante i periodi di migrazione in primavera e autunno (soprattutto da agosto a ottobre) o i periodi di buone condizioni meteorologiche, in cui vi sono concentrazioni di insetti preda attorno alle turbine (e la capacità di produzione di energia elettrica è in ogni caso al minimo)

154.

Si può considerare, inoltre, la sospensione temporanea del funzionamento o la riduzione della velocità dei rotori per evitare incidenti mortali, ad esempio durante i periodi di massima migrazione o presenza degli uccelli, o per ridurre gli effetti di perturbazione nelle stagioni di ovodeposizione da parte dei pesci. 5.5.5. Registrazione dei risultati della valutazione di incidenza Una volta individuate e valutate le misure di mitigazione e le possibili azioni di salvaguardia/condizioni, le autorità competenti sono finalmente in grado di determinare in modo definitivo se il piano o il progetto può essere approvato o meno, e se ricorrono determinate condizioni. Indipendentemente dai risultati, questi vanno registrati in modo chiaro. A tale riguardo, la relazione della valutazione di incidenza dovrebbe essere elaborata in modo sufficientemente dettagliato per dimostrare come si è giunti alla decisione finale e sulla base di quali motivazioni tale decisione è stata assunta. Tutto ciò è confermato da una sentenza della CGUE: La valutazione di incidenza dovrebbe riportare conclusioni complete, precise e definitive che non lascino margine ad alcun ragionevole dubbio, da un punto di vista scientifico, quanto al fatto che i lavori proposti non producano effetti pregiudizievoli per l’integrità del sito interessato. (Commissione contro Italia, causa C-304/05). La relazione dovrebbe

fornire una descrizione del progetto o del piano che sia sufficientemente dettagliata affinché il pubblico possa comprenderne le dimensioni, la portata e gli obiettivi;

fornire una descrizione delle condizioni di base e degli obiettivi di conservazione del sito Natura 2000;

identificare gli effetti pregiudizievoli del progetto o del piano sul sito Natura 2000;

spiegare come tali effetti potranno essere evitati grazie alle misure di mitigazione;

definire un programma e identificare i meccanismi che consentiranno di garantire, attuare e monitorare le misure di mitigazione.

In seguito alla valutazione di incidenza e nonostante l'applicazione delle misure di mitigazione, se l'autorità competente ritiene che gli effetti pregiudizievoli persistono, il progetto o piano non può andare avanti fino al completamento della procedura di deroga di cui all'articolo 6, paragrafo 4, e alla constatazione obiettiva che si è in mancanza di soluzioni alternative.

154

Ad es. Rodrigues et al. (2008), Ahlén et al. (2007), Baerwald et al. (2009).

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95 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

FASE 3: PROCEDURA DI DEROGA: ARTICOLO 6, PARAGRAFO 4 5.6 La procedura di deroga di cui all’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat 5.6.1 Lo schema dell’articolo 6, paragrafo 4 Qualora sulla base della valutazione di incidenza non sia possibile avere la certezza che un piano o un progetto non pregiudicherà l’integrità del sito interessato, il piano o il progetto deve essere rifiutato così come è stato proposto o si applicano le disposizioni di cui all’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat. L’articolo 6, paragrafo 4, è applicabile solo in senso restrittivo e viene attuato solo in circostanze eccezionali. I requisiti dell’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat prevedono una serie di condizioni che l’autorità competente è tenuta a rispettare al fine di concedere la propria autorizzazione al piano o progetto nel caso in cui la valutazione di incidenza non sia in grado di dimostrare che l’integrità di un sito Natura 2000 non sarà pregiudicata. Trattandosi di un’eccezione al disposto dell’articolo 6, paragrafo 3, il rispetto delle condizioni alle quali può essere applicato va interpretato restrittivamente. Chiunque voglia ricorrere all’articolo 6, paragrafo 4, è tenuto a dimostrare, quale requisito preliminare, l’esistenza delle seguenti condizioni: l’alternativa sottoposta all’approvazione è la meno dannosa per l’integrità del sito Natura

2000 relativamente alle sue caratteristiche qualificanti e non sussistono altre alternative fattibili che non pregiudicherebbero l’integrità di qualunque sito Natura 2000;

esistono motivi imperativi di rilevante interesse pubblico; tutte le misure compensative necessarie sono state adottate.

La Commissione europea ha pubblicato un documento di orientamento sull'articolo 6, paragrafo 4 della direttiva Habitat (CE 2007b) che chiarisce i concetti di soluzioni alternative, motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, misure compensative, coerenza globale e parere della Commissione richiesto in alcuni casi155. 5.6.2 Mancanza di soluzioni alternative La ricerca di soluzioni alternative può essere abbastanza ampia e dovrebbe essere legata agli obiettivi di interesse pubblico del piano o del progetto. Le soluzioni alternative possono comprendere ubicazioni alternative, dimensioni o impostazioni diverse di sviluppo oppure processi alternativi. Se l’intento è aumentare la capacità di energia da fonti rinnovabili di una determinata quantità, allora occorre chiedersi se tale obiettivo può essere raggiunto secondo modalità che provocano meno danni, ad esempio selezionando un sito più idoneo al nuovo parco eolico in un altro luogo o modificando le dimensioni o ridimensionando il piano o il progetto in questione. In pratica, le soluzioni alternative dovrebbero di norma essere già state individuate nel contesto della valutazione iniziale di cui all’articolo 6, paragrafo 3. Rientrano nel processo iterativo il cui scopo è migliorare l’ubicazione e la progettazione di un piano o progetto nelle rispettive fasi preliminari.

155

«Documento di orientamento sull’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat 92/43/CEE». Chiarificazione dei concetti di: soluzioni alternative, motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, misure compensative, coerenza globale, parere della Commissione»;

http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/art6/guidance_art6_4_it.pdf.

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96 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Al fine di soddisfare i requisiti dell’articolo 6, paragrafo 4, l’autorità competente è tenuta a valutare soluzioni alternative dopo che la valutazione di incidenza ha evidenziato che non può esservi la certezza che il piano o il progetto non pregiudicherà l’integrità del sito interessato, nonostante l’introduzione di misure di mitigazione. Le autorità competenti hanno altresì l’obbligo di analizzare e dimostrare anzitutto la necessità del piano o del progetto interessato. Pertanto, in questa fase dovrebbe anche essere considerata la possibilità di lasciare la situazione immutata (EC 2000, 2007b)156. Le autorità competenti dovrebbero altresì confrontare varie alternative possibili, ma è opportuno evidenziare che i parametri di riferimento per tali confronti devono basarsi su aspetti relativi alla conservazione e al mantenimento dell’integrità del sito e delle sue funzioni ecologiche. Ciò significa che gli obiettivi di conservazione e lo stato del sito Natura 2000 vanno soppesati rispetto a eventuali considerazioni legate ai costi, ai ritardi o agli altri aspetti di una soluzione alternativa, conformemente alle procedure previste dall’articolo 6, paragrafo 4. In linea di principio, le soluzioni alternative scelte dovrebbero inoltre costituire l’oggetto della stessa verifica di assoggettabilità del piano o del progetto originale e potrebbero essere soggette a una nuova valutazione di incidenza, poiché nonostante l’alternativa produca meno danni, potrebbe comunque pregiudicare l’integrità dello stesso o di un altro sito Natura 2000. Di norma, se l’alternativa è simile alla proposta originaria, per la valutazione di incidenza dell’alternativa si potrebbero ricavare gran parte delle informazioni richieste dalla prima valutazione di incidenza.

156

La gestione dei siti della rete Natura 2000. Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della direttiva Habitat 92/43/CEE. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee; http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/art6/provision_of_art6_it.pdf e «Documento di orientamento sull’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat 92/43/CEE». Chiarificazione dei concetti di: soluzioni alternative, motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, misure compensative, coerenza globale, parere della Commissione»; http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/art6/guidance_art6_4_it.pdf

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97 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Figura 13. Diagramma di flusso delle condizioni previste dall’articolo 6, paragrafo 4

5.6.3. Motivi imperativi di rilevante interesse pubblico Si evince chiaramente dall’articolo 6, paragrafo 4, che solo gli interessi pubblici possono essere usati per controbilanciare gli obiettivi di conservazione previsti dalla direttiva, indipendentemente dal fatto che tali interessi siano promossi da enti pubblici o privati. Pertanto, è possibile ritenere che i progetti sviluppati da enti privati siano conformi alla suddetta

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98 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

condizione prevista dall'articolo 6, paragrafo 4 qualora gli interessi pubblici siano soddisfatti e dimostrati157. Tali interessi pubblici possono comprendere fattori quali la salute umana, la sicurezza pubblica, conseguenze vantaggiose di primaria importanza per l’ambiente, nonché altri interessi di natura sociale (ad esempio, l’occupazione) o economica. Per rispettare i requisiti posti dall’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat, l’approvazione dei piani o progetti in questione da parte delle autorità nazionali competenti deve essere soggetta alla condizione che nel rapporto di interessi fra gli obiettivi di conservazione del sito o dei siti Natura 2000 interessati da tali iniziative e i suddetti motivi imperativi di rilevante interesse pubblico siano questi ultimi a prevalere. Ciò dovrebbe essere stabilito in base alle seguenti considerazioni: a) L’interesse pubblico deve essere rilevante: è pertanto chiaro che non tutti gli interessi

pubblici di natura sociale o economica sono sufficienti, in particolare in considerazione del peso particolare attribuito agli interessi protetti ai sensi della direttiva (cfr. ad esempio il quarto considerando della direttiva che parla di «patrimonio naturale della Comunità»).

b) In tale contesto, appare sensato desumere che l’interesse pubblico può essere rilevante solo se si tratta di un interesse a lungo termine; gli interessi economici a breve termine o altri interessi che portano benefici alla società solo a breve termine non sembrano essere sufficienti per superare in importanza gli interessi di conservazione a lungo termine tutelati dalla direttiva. Trattandosi di interessi sociali fondamentali a lungo termine, gli interessi rilevanti possono essere opportunamente individuati a priori nelle politiche, nonché nei piani di utilizzo del territorio e di altra natura già pubblicati.

È ragionevole ritenere che i «motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica» si riferiscano a situazioni nelle quali è dimostrato che i piani o i progetti concepiti sono indispensabili: - nell’ambito di azioni o politiche che mirano a proteggere valori fondamentali per la vita dei

cittadini (salute, sicurezza, ambiente); - nell’ambito delle politiche fondamentali per lo stato e la società; - nell’ambito dello svolgimento di attività di natura economica e sociale nell’assolvimento di

specifichi obblighi di servizio pubblico.

È opportuno notare che le condizioni di rilevante interesse pubblico sono anche più restrittive in caso di attuazione di un piano o progetto che si prevede possa pregiudicare l’integrità di un sito Natura 2000 e nel quale si trovano habitat e/o specie prioritari qualificanti, qualora tali habitat e/o specie sono interessati. I piani o i progetti in questione possono essere giustificati solamente se i motivi imperativi di interesse pubblico riguardano - la salute dell’uomo e la sicurezza pubblica, o - conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente, ovvero - altri motivi imperativi prima di concedere l’autorizzazione al piano o al progetto, previo

parere della Commissione (EC 2007b).

157

Documento di orientamento sull’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat 92/43/CEE. Chiarificazione dei concetti di: soluzioni alternative, motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, misure compensative, coerenza globale, parere della Commissione;

http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/art6/guidance_art6_4_it.pdf.

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99 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

5.6.4. Adozione di tutte le misure compensative necessarie Le misure compensative di cui all’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat rappresentano un’«ultima spiaggia» e vengono adottate solo quando si è deciso di procedere con l’applicazione di un piano o progetto che potrebbe pregiudicare l’integrità di un sito Natura 2000 poiché si è in mancanza di alternative e il progetto è stato giudicato di rilevante interesse pubblico alle condizioni sopra descritte. Le misure compensative sono concepite specificatamente per far fronte agli effetti pregiudizievoli inevitabili di un progetto o un piano. Il loro obiettivo è garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata e fornire una compensazione che corrisponda esattamente agli effetti negativi prodotti sulle specie o sugli habitat interessati. L’esperienza maturata con l’attuazione delle misure compensative previste dall’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat nel contesto dei progetti di energia eolica è finora limitata.

Al fine di garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata, le misure compensative proposte per un piano o un progetto debbono:

a) contribuire alla conservazione degli habitat naturali e delle specie di interesse comunitario «all’interno della regione biogeografica interessata» per garantire il mantenimento e la coerenza globale della rete Natura 2000 (per i siti designati ai sensi della direttiva Habitat), o all’interno della loro area di ripartizione, rotta di migrazione o zona di svernamento per le specie di uccelli (ovvero nei siti designati ai sensi della direttiva Uccelli) negli Stati membri interessati;

b) riguardare, in proporzioni comparabili, gli habitat e le specie di interesse comunitario interessate in modo negativo;

c) offrire funzioni comparabili a quelle che avevano giustificato la selezione del sito originario, in particolare relativamente a un’opportuna distribuzione geografica.

Una buona pratica consiste nell’adottare misure compensative il più vicino possibile alla zona interessata al fine di massimizzare le possibilità di tutela della coerenza globale della rete Natura 2000. Pertanto, l’opzione migliore consiste nell’ubicazione di una misura compensativa all’interno o in prossimità del sito Natura 2000 interessato in un luogo che dimostri di soddisfare le condizioni più adatte alla riuscita delle misure applicate. Tuttavia, ciò non è sempre possibile ed è pertanto necessario stabilire una serie di priorità da applicare nella fase di ricerca dei luoghi in grado di soddisfare i requisiti della direttiva Habitat. In generale, come principio generale, le misure compensative debbono essere messe in atto ed essere operative prima dell’inizio dell’attività prevista dal piano o progetto. Tale misura è volta a tamponare gli effetti dannosi del progetto sulle specie e sugli habitat offrendo loro luoghi alternativi adeguati nella zona di compensazione. Se ciò non è realizzabile nella sua interezza, le autorità competenti possono considerare un'eventuale compensazione supplementare delle perdite che si avrebbero nel frattempo. Gli Stati membri devono essere particolarmente vigili quando gli effetti negativi di un piano o un progetto interessano tipi di habitat naturali rari o habitat naturali che richiedono lunghi periodi di tempo prima di arrivare alla stessa funzionalità ambientale (EC 2007b). In tali circostanze, la probabilità di riuscita a lungo termine può essere valutata al mediante analisi scientifiche «inter pares» delle tendenze in atto. È opportuno che le informazioni sulle misure compensative siano presentate alla Commissione prima che siano messe in atto e senz'altro prima che il progetto o il piano venga realizzato. Si consiglia pertanto di notificare le misure alla Commissione subito dopo la loro adozione nell'ambito del processo di pianificazione: in tal modo la Commissione, nella sua veste di

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custode dei trattati, potrà valutare la corretta applicazione delle disposizioni della direttiva (EC 2007b). La Commissione esprime un parere nel caso in cui potrebbero essere pregiudicati habitat e/o specie prioritari. Nell’esprimere il proprio parere, la Commissione provvede a verificare l’equilibrio fra i valori ambientali che potrebbero essere interessati e i motivi imperativi invocati e valuta le misure compensative necessarie. Il parere non è vincolante, tuttavia in caso di non conformità con il diritto comunitario possono essere avviate le opportune azioni legali. In base al documento di orientamento CE disponibile158, le misure compensative previste ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 4, possono comprendere: - il ripristino o il miglioramento di siti Natura 2000 esistenti: si tratta di ripristinare l'habitat

per garantire che ne venga mantenuto il valore in termini di conservazione e il rispetto degli obiettivi di conservazione del sito o di migliorare l'habitat restante in funzione della perdita causata dal piano o dal progetto ad un sito Natura 2000;

- la ricostituzione dell’habitat: si tratta di ricreare un habitat su un sito nuovo o ampliato, da

inserire nella rete Natura 2000; - la designazione di nuovi siti a norma della direttiva Uccelli e Habitat, unitamente ad altre

attività, come sopra descritte. Per quanto riguarda le misure compensative per i siti designati ai sensi della direttiva Uccelli (ZPS), ogni nuovo habitat creato quale misura compensativa per i danni provocati a una ZPS dovrebbe essere designato ZPS al raggiungimento dei suoi obiettivi al fine di mantenere la coerenza globale della rete.

Gli aspetti chiave nella progettazione delle misure compensative comprendono:

obiettivi mirati per far fronte agli effetti pregiudizievoli inevitabili del piano/progetto e garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata;

garanzia della fattibilità e dell’efficacia della compensazione, ovvero livello di rischio dell’insuccesso;

valutazione della fattibilità tecnica;

entità delle misure di compensazione;

ubicazione in relazione al danno;

tempistica in relazione al danno;

attuazione a lungo termine.

158

Documento di orientamento sull’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva Habitat 92/43/CEE. Chiarificazione dei concetti di: soluzioni alternative, motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, misure compensative, coerenza globale, parere della Commissione;

http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/art6/guidance_art6_4_it.pdf

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101 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

ALLEGATO I

Raccomandazioni e risoluzioni adottate nell’ambito di convenzioni internazionali sugli impatti potenziali dei parchi eolici sulla fauna e la flora selvatiche e sugli habitat

Numerosi accordi e convenzioni internazionali in materia di biodiversità hanno adottato misure relative ai nuovi parchi eolici.

Convenzione di Berna relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa. Per conto della convenzione di Berna, nel 2003 BirdLife International ha presentato un’analisi degli effetti sulle specie di uccelli e un documento di orientamento relativo ai criteri di valutazione ambientale e alla scelta dei siti, condotta sulla base della letteratura esistente159. All’iniziativa ha fatto seguito una risoluzione concernente la riduzione al minimo degli effetti pregiudizievoli della produzione di energia eolica sulla flora e la fauna selvatiche, adottata dal comitato permanente della convenzione di Berna nel dicembre 2004160 . Le parti contraenti hanno raccomandato l’adozione di misure adeguate per ridurre al minimo i potenziali effetti pregiudizievoli provocati delle turbine eoliche sulla flora e la fauna selvatiche, coinvolgere il settore e garantire opportune attività di monitoraggio e sorveglianza per migliorare la compressione dell’impatto dei parchi eolici.

Convenzione di Bonn sulla conservazione delle specie migratrici della fauna selvatica (Convenzione CMS) La conferenza delle parti della convenzione di Bonn ha approvato una risoluzione in materia di turbine eoliche e specie migratorie nel 2002161. La risoluzione richiede alle parti, fra le altre cose, di individuare le aree in cui le specie migratorie sono vulnerabili alle turbine eoliche e dove sia necessario procedere a una valutazione di queste per la protezione delle specie migratorie. Le parti sono altresì tenute ad applicare e rafforzare valutazioni di impatto ambientale generali strategiche, che prevedano progetti rilevanti di centrali eoliche, tenendo conto del principio di precauzione.

Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei (EUROBATS) In seguito alla risoluzione suddetta, nel 2003 la convenzione di Bonn ha approvato un'ulteriore risoluzione sull’impatto potenziale dei parchi eolici sui pipistrelli 162. La risoluzione prevede la richiesta al comitato consultivo di valutare le prove di tali impatti e, se del caso, elaborare orientamenti per la valutazione degli impatti potenziali. Tali orientamenti sono stati pubblicati nel 2008163.

Accordo sulla conservazione dei piccoli cetacei del Mar Baltico e del Mare del Nord (ASCOBANS) Sempre nell’ambito dell’accordo raggiunto dalla convenzione di Bonn (convenzione CMS), nel 2006 è stata approvata una risoluzione sugli «effetti pregiudizievoli di suoni, imbarcazioni e altre forme di perturbazione sui piccoli cetacei»164. È richiesto alle parti e agli stati dell’area di ripartizione di condurre ulteriori ricerche sugli effetti sui piccoli cetacei, ad esempio, delle «attività estrattive e di altre attività industriali, compresi i parchi eolici» e di esaminare anche gli effetti fisici e comportamentali sia a livello di singolo esemplare, sia a livello di intere popolazioni. Viene altresì richiesto alle parti e agli stati dell’area di ripartizione di elaborare opportune misure di gestione, orientamenti e adattamenti tecnologici per ridurre al minimo gli effetti pregiudizievoli sui piccoli cetacei, nonché di attuare procedure per la valutazione dell’efficacia di ogni orientamento o misura di gestione introdotti. Nel 2007 si è svolto un seminario dedicato agli impatti e alle metodologie di valutazione degli impatti dei parchi eolici offshore sui mammiferi marini.

159

Langston & Pullan (2003), Consiglio d’Europa T-PVS/Inf (2003) 12. 160

Raccomandazione n. 109 (2004) del comitato permanente. 161

Risoluzione n. 7.5. 162

Risoluzione n. 4.7, consultabile alla pagina http://www.eurobats.org/documents/pdf/MoP4/Record_MoP4_complete.pdf. 163

Rodrigues et al. (2008), consultabile alla pagina http://www.eurobats.org/publications/publication_series.htm. 164

Risoluzione n. 4 consultabile alla pagina http://www.service-board.de/ascobans_neu/files/mop5-final-4.pdf.

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102 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

ALLEGATO II:

Specie di uccelli ritenute particolarmente vulnerabili alla presenza di un parco eolico 165

XXX = Prova di rischio sostanziale di impatto, XX = Prova o indicazione di rischio o impatto, X = Rischio o impatto potenziale, x = Rischio o impatto lieve o non significativo, ma di cui tenere ancora conto in fase di valutazione. L’elenco successivo è indicativo e a fini di orientamento. Ogni impatto potenziale è specifico per

ciascun sito.

Specie / Gruppo di specie Stato di conservazione in

Europa166

Specie/gruppo di specie elencata/o

nell’allegato I della direttiva Uccelli

dell’UE

Spostamento dall’habitat

Incidente / collisione con un

uccello

Effetto barriera

Modifiche strutturali

dell’habitat

Potenziale impatto positivo

Gavia stellata (riproduzione) (Estinto) SÌ X X X

Gavia stellata (svernamento) (Estinto) SÌ XXX X

Gavia arctica (Vulnerabile) SÌ X X

Podiceps auritus (In declino) SÌ X X

Morus bassanus Sicuro No X X

Phalacrocorax carbo Sicuro No X x x

Phalacrocorax aristotelis (Sicuro) NO167

X

Ciconia nigra Raro SÌ x

Ciconia ciconia Estinto SÌ XX X

Cygnus cygnus Sicuro SÌ X X

Anser fabalis (svernamento) Sicuro No X

Anser brachyrhynchus Sicuro No Cfr. nota a piè di

pagina168

X

Anser albifrons (svernamento) Sicuro NO169

XX X

Branta leucopsis Sicuro SÌ X X

Branta bernicla Vulnerabile No X X

Anas penelope (stagione non riproduttiva) Sicuro No XX x

Aythya ferina (in volo fra i siti di foraggiamento e riposo durante l’inverno)

(In declino) No x X

165

Distinzione basata essenzialmente sulle informazioni fornite da Barrios & Rodrígues (2007), Bevanger et al. (2008), Bright et al. (2006), Carrete et al. (2009), de Lucas et al. (2007b), Devereux et al. (2008), Dirksen et al. (2007), Everaert & Stienen (2007), García de la Morena et al. (2009), Gonzáles & Margalida (2008), Hötker et al. (2005, 2006), Kruckenberg & Jaene (1999), Langston & Pullan (2003), Larsen & Madsen (2000), Lawrence et al. (2007), Lekuona & Ursúa (2007), Madsen & Boertmann (2008), Madders & Whitfield (2006), Pearce-Higgins et al. (2008, 2009), Petersen et al. (2006), Petersen & Fox (2007) e Thelander & Smallwood (2007).

166 Rif. BirdLife International (2004).

167 A eccezione della specie P.a. desmarestii.

168 Effetti di spostamento iniziale, ma indicazione di adattamento a lungo termine (ad es. Madsen & Boertmann 2008).

169 A eccezione della specie A.a. flavirostris.

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103 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Specie / Gruppo di specie Stato di

conservazione in

Europa170

Specie/gruppo di specie elencata/o

nell’allegato I della direttiva Uccelli

dell’UE

Spostamento dall’habitat

Incidente / collisione con un

uccello

Effetto barriera

Modifiche strutturali

dell’habitat

Potenziale impatto positivo

Aythya fuligula (in volo fra i siti di foraggiamento e riposo durante l’inverno)

(In declino) No x X

Aythya marila (in volo fra i siti di foraggiamento e riposo durante l’inverno)

(In declino) No x X

Somateria mollissima Sicuro No X X X X

Somateria mollissima (sosta, svernamento) Sicuro No X x

Clangula hyemalis (svernamento) (Sicuro) No XX X X X

Melanitta nigra (riproduzione) (Sicuro) No X

Melanitta nigra (svernamento) (Sicuro) No XX171

X X X

Bucephala clangula (in volo fra i siti di foraggiamento e riposo durante l’inverno)

(Sicuro) No x x

Mergus serrator (Sicuro) No x172

Pernis apivorus (Sicuro) SÌ x

Milvus migrans (Vulnerabile) SÌ X X X

Milvus milvus In declino SÌ X XXX x

Haliaeetus albicilla Raro SÌ XXX XXX

Gypaetus barbatus (Vulnerabile) SÌ X X

Gyps fulvus Sicuro SÌ X XXX173

X

Neophron percnopterus A rischio SÌ XXX XX XXX

Circaetus gallicus (Raro) SÌ X XXX X

Circus aeroginosus Sicuro SÌ X x x

Circus cyaneus Estinto SÌ XX X x

Circus pygargus Sicuro SÌ X XX

Accipiter gentilis Sicuro NO174

x

Accipiter nisus Sicuro NO175

x x

Buteo buteo Sicuro No x XX x

Buteo lagopus (Sicuro) No X

Aquila pomarina (In declino) SÌ XX

Aquila heliaca Raro SÌ X X

Aquila adalberti (A rischio) SÌ XXX x x XX

Aquila chrysaetos Raro SÌ X XXX

Hieraaetus fasciatus A rischio SÌ X X

170

Rif. BirdLife International (2004). 171

Allontamento iniziale, recupero in 3-5 anni (Petersen & Fox 2007). 172

Indicazioni di maggiore attrazione verso le aree limitrofe alle turbine eoliche (Petersen et al. 2006). 173

Il 63,1% di tutti gli incidenti mortali che hanno coinvolto uccelli e e pipistrelli in uno studio condotto nella regione della Navarra, Spagna, 2000-2002 (13 centrali eoliche, 741 turbine, 360 incidenti mortali in totale, Lekuona & Ursúa 2007). 174

A eccezione della specie A.g. arrigonii. 175

A eccezione della specie A.n. granti.

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104 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Specie / Gruppo di specie Stato di conservazione in

Europa176

Specie/gruppo di specie elencata/o

nell’allegato I della direttiva Uccelli

dell’UE

Spostamento dall’habitat

Incidente / collisione con un

uccello

Effetto barriera

Modifiche strutturali

dell’habitat

Potenziale impatto positivo

Falco naumanni Estinto SÌ x

Falco tinnunculus In declino No X XX X

Falco columbarius (Sicuro) SÌ x

Falco subbuteo (Sicuro) No x

Falco peregrinus Sicuro SÌ X X x

Lagopus lagopus Sicuro NO177

X XX

Tetrao tetrix Estinto NO178

X X X X

Tetrao urogallus (Sicuro) SÌ X X X

Alectoris rufa (In declino) No X x

Phasianus colchicus (Sicuro) No X x

Crex crex Estinto SÌ X X

Grus grus (Estinto) SÌ X X x

Tetrax tetrax Vulnerabile SÌ XX X x x

Pluvialis apricaria (Sicuro) SÌ XX X X

Vanellus vanellus Vulnerabile No XX X x

Calidris maritima (sito di svernamento) (Sicuro) No X x x

Calidris alpina (Estinto) NO179

X X

Calidris spp. x

Gallinago gallinago In declino No XX X

Limosa limosa Vulnerabile No X x X

Numenius arquata In declino No XX X

Stercorarius parasiticus (Sicuro) No X X

Larus minutus (Estinto) SÌ x180

Larus argentatus Sicuro No x x x181

Sterna sandvicensis Estinto SÌ XX x

Sterna hirundo Sicuro SÌ XX x

Sterna hirundo / S. paradisea SÌ X

Sterna albifrons (Sicuro) SÌ XX x

Uria aalgle / Alca torda (Sicuro) NO182

XX X X

Colombe e piccioni (Columbidae) x

Cuculus canorus Sicuro No x

176

Rif. BirdLife International (2004). 177

A eccezione della specie L.l. pyrenaicus e L.l helveticus. 178

A eccezione della specie T.t. tetrix. 179

A eccezione della specie C.a. schinzii. 180

Indicazioni di maggiore attrazione verso le aree limitrofe alle turbine eoliche (Petersen et al. 2006). 181

Indicazioni di maggiore attrazione verso le aree limitrofe alle turbine eoliche (Petersen et al. 2006). 182

A eccezione della specie U.a. ibericus.

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105 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Specie / Gruppo di specie Stato di conservazione in

Europa183

Specie/gruppo di specie elencata/o

nell’allegato I della direttiva Uccelli

dell’UE

Spostamento dall’habitat

Incidente / collisione con un

uccello

Effetto barriera

Modifiche strutturali

dell’habitat

Potenziale impatto positivo

Bubo bubo (Estinto) SÌ X

Asio otus (Sicuro) No x

Caprimulgus europaeus (Estinto) SÌ X X

Tachyparptis melba Sicuro No X

Apus apus (Sicuro) No x

Upupa epops (In declino) No x

Passeracei (specie diverse ) X184

X185

Chersophilus duponti (Estinto) SÌ XX X XX XX

Alauda arvensis (svernamento) (Estinto) No X

Anthus pratensis (Sicuro) No X

Oenanthe oenanthe (In declino) No XX

Acrocephalus schoenobaenus Sicuro No x186

Pyrrhocorax pyrrhocorax In declino SÌ X x

Sturnus vulgaris (non per riproduzione) In declino No XX x

Avifauna granivora delle aree agricole

(svernamento)187

Cfr. nota a piè di

pagina 188

No x

Emberiza schoeniclus Sicuro No x189

183

Rif. BirdLife International (2004). 184

In particolare gli uccelli migranti notturni (ad es. Langston & Pullan 2003). 185

A eccezione della specie storni e corvidi (Hötker et al. 2005, 2006). 186

Indicazioni di maggiore attrazione verso zone limitrofe alle turbine eoliche, presumibilmente a causa della positiva reazione al cambiamento di habitat attorno alle turbine eoliche analizzate (Hötker et al. 2005, 2006). 187

Emberiza citriniella, E. schoeniclus, Passer montanus, Miliara calandra. 188

Le specie Emberiza citriniella e E. schoeniclus sono considerate sicure, le specie Passer montanus e Miliara calandra sono in declino. 189

Indicazioni di maggiore attrazione verso zone limitrofe alle turbine eoliche, presumibilmente a causa della positiva reazione al cambiamento di habitat attorno alle turbine eoliche analizzate (Hötker et al. 2005, 2006).

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106 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

ALLEGATO III:

Comportamento dei pipistrelli in relazione ai parchi eolici 190.

Specie Specie elencata

nell’allegato II della direttiva

Habitat

dell’UE191

Caccia in prossimità

delle strutture

dell’habitat

Migrazione o

spostamento su

lunghe distanze

Voli d alta

quota (<40 m)

Voli a bassa quota

Possibili perturbazioni causati dagli ultrasuoni

delle turbine

Attrazione da luce

Riposo all’interno di gondole

motore

Perdita accertata

di habitat

di caccia

Rischio di perdita

di habitat

di caccia

Collisione

accertata

Rischio di collisione

Rhinolophus ferrumequinum X X X

Rhinolophus hipposideros X X X

Rhinolophus euryale X X X

Rhinolophus mehelyi X

Rhinolophus blasii X

Myotis myotis X X X X X X Myotis blythii X X X X X Myotis punicus

Myotis daubentonii X X X X X Myotis emarginatus X X ? X X

Myotis nattereri X X

Myotis mystacinus X X X Myotis brandtii X X X X X Myotis alcathoe X X

Myotis bechsteinii X X X

Myotis dasycneme X X X X X X Myotis capaccini X X

Nyctalus noctula X X X X ? X X X Nyctalus leisleri X X X X ? X X X Nyactalus lasiopterus ? X ? X X X Eptesicus nilssonii X X X X Eptesicus serotinus ? X X X (X) X X Vespertilio murinus X X X X X X Pipistrellus pipistrellus X X X ? X X X Pipistrellus pygmaeus X X X X ? X X X Pipistrellus kuhlii X X X ? X X X Pipistrellus nathusii X X X X ? X X X Hypsugo savii X X X ? X X X

190

Da Rodrigues et al. (2008). 191

Oltre alle specie elencate, «Microchiroptera, tutte le specie» sono elencate nell’allegato IV(a) della direttiva Habitat. In pratica, gli obblighi di cui all’articolo 12 della direttiva si applicano a tutte le specie di pipistrelli europei.

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107 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Specie Specie elencata nell’allegato II della direttiva

Habitat

dell’UE192

Caccia in prossimità

delle strutture

dell’habitat

Migrazione o

spostamento su

lunghe distanze

Voli d alta

quota (<40 m)

Voli a bassa quota

Possibili perturbazioni causati dagli ultrasuoni

delle turbine

Attrazione da luce

Riposo all’interno di gondole

motore

Perdita accertata

di habitat

di caccia

Rischio di perdita

di habitat

di caccia

Collisione

accertata

Rischio di collisione

Plecotus auritus X X X X X Plecotus austriacus X X X X X Plecotus macrobullaris ? X

Plecotus kolombatovici

Barbastella barbastellus X X X

Miniopterus schreibersii X ? X X X X X X Tadarida tenotis X X X X X Rousettus aegipticus

193

X

192

Oltre alle specie elencate, «Microchiroptera, tutte le specie» sono elencate nell’allegato IV(a) della direttiva Habitat. In pratica, gli obblighi di cui all’articolo 12 della direttiva si applicano a tutte le specie di pipistrelli europei.

193 Non sono presenti informazioni sulla specie Rousettus aegiptiacus in Rodrigues et al. (2008).

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Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

108

ALLEGATO IV:

Specie acquatiche elencate negli allegati II e/o IV(a) della «direttiva Habitat» e a cui si raccomanda di prestare speciale attenzione per il possibile impatto pregiudizievole dei parchi eolici (elenco non

esaustivo194)

Specie, gruppo di specie Allegato Motivo di attenzione Foche (Phocidae) Halichoerus grypus II Perturbazione (rumore e altro) dai parchi eolici

offshore, soprattutto nella fase di edificazione. Monachus monachus II

(priorità), IV(a)

Sebbene non siano state reperite informazioni sugli impatti, il rischio di perturbazione (rumore e altro) da parchi eolici offshore in fase di edificazione andrebbe considerato in modo simile alle risultanze per altri mammiferi terrestri, e per via della preoccupazione sullo stato di conservazione sfavorevole di questa specie nel suo complesso.

Phoca hispida bottnica II Anche se non vi sono studi sul potenziale impatto dei parchi eolici, il rischio di perturbazione (rumore e altro) da parchi eolici offshore in fase di edificazione andrebbe considerato in modo simile alle risultanze per altri mammiferi terrestri, e per via della preoccupazione sullo stato di conservazione di questa sottospecie endemica nel mar Baltico.

Phoca vitulina II Perturbazione (rumore e altro) dai parchi eolici offshore, soprattutto nella fase di edificazione.

Balene, delfini e marsuini (Cetacea) Tutte le specie IV(a) Perturbazione (rumore e altro) da parchi eolici

offshore, principalmente nella fase di edificazione, ma talvolta anche di funzionamento, in modo simile alle risultanze per Phocoena phocoena.

Phocoena phocoena II Perturbazione (rumore e altro) da parchi eolici offshore, soprattutto in fase di edificazione, oltre a evidenze discordanti sull’impatto del funzionamento.

Tursiops truncatus II Perturbazione (rumore e altro) da parchi eolici offshore, principalmente nella fase di edificazione, ma talvolta anche di funzionamento, in modo simile alle risultanze per Phocoena phocoena.

Mammiferi terrestri195

: Lutra lutra

II, IV(a)

Impatto indiretto percepito dei cambiamenti a livello idrologico ecc rispetto a parchi eolici installati in zone umide a monte (comprese le torbiere).

Pesci: Salmo salar

II

Impatto indiretto percepito dei cambiamenti a livello idrologico ecc rispetto a parchi eolici installati in zone umide a monte (comprese le torbiere).

Molluschi: Margaritifera margaritifera

II

Impatto indiretto percepito dei cambiamenti a livello idrologico ecc rispetto a parchi eolici installati in zone umide a monte (comprese le torbiere).

194

Sulla base principalmente di informazioni da Hötker et al. (2005, 2006), Lucke at al. (2006), Rodrigues et al. (2008) e Thomsen et al. (2006) per quanto riguarda pipistrelli e mammiferi marini.

195 Cfr. commenti dei componenti dei gruppi ad hoc da Scozia e Irlanda (agosto 2008).

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109 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

ALLEGATO V

Alcuni esempi di impatti proposti o confermati della costruzione di nuovi parchi eolici su specie e gruppi di specie

Tipo di impatto Impianto terrestre Impianto offshore Perturbazione e spostamento, uccelli

Per la fauna acquatica in sosta e svernante vi sono prove di perturbazione variabili tra circa 800 m e 600 m dall’impianto preso come «regola empirica»

196, ma anche

di adattamento col tempo delle specie acquatiche in sosta

197.

Gli studi su uccelli di terreni agricoli svernanti nel Regno Unito indicano solo effetti minimi

198.

Gli uccelli in riproduzione paiono essere più tolleranti rispetto a quelli in sosta e svernanti

199, ma questa

conclusione è da verificare sulla base di studi a lungo termine. Per le specie composte da un solo uccello, tuttavia, sono evidenti gli effetti di spostamento nei periodi di riproduzione

200.Ciò è stato ulteriormente confermato da

uno studio sugli habitat montani nel nord del Regno Unito, dove le densità riproduttive sono calate del 15-53% in una fascia di 500m attorno alle turbine eoliche per 7 specie su 12

201.

Gli studi danesi su installazioni offshore, 1999-2007, indicavano lo spostamento oltre che la ripresa di specie con un solo uccello che utilizzano le acque attorno ai parchi eolici per la sosta o per svernare

202. Indicazioni iniziali che essi evitano aree fino ad almeno 2

km sono state segnalate ad es. nel caso di strolaga minore (Gavia stellata), orchetto marino (Melanitta nigra) e gazza marina (Uria aalge and Alca torda). Una chiara ripresa è stata segnalata 3-5 anni dopo la costruzione per l’orchetto marino, mentre rimane da chiarire se ciò fosse dovuto a un cambiamento delle risorse alimentari disponibili o all’adattamento. Per la strolaga minore non sono ancora state segnalate indicazioni di recupero a 5-6 anni dai lavori di costruzione.

Perturbazione e spostamento, mammiferi marini e pesci

N.D. Per i mammiferi marini (foche, delfini, balene) e per i pesci, l’impatto del rumore è stato uno dei principali oggetti di studio.

I lavori di costruzione, in particolare la palificazione, possono portare a impatti di breve durata ma su ampio raggio

203, con udibilità fino a 80

km per marsuino (Phocoena phocoena) e Harbour Seal (Phoca vitulina), e potenziali risposte di comportamento fino a 15-20 km.

196

Ad es. Drewitt & Langston (2006) con la relativa bibliografia. 197

Ad es. Madsen & Boertmannn (2008), in riferimento all’oca zamperosee (Anser brachyrhynchos). 198

Devereux et al. (2008). 199

Ad es. Hötker et al (2005, 2006) sulla base di una revisione della letteratura relativa a 127 studi. 200

Ad es. aquila di mare (Haliaeetus albicilla, Follestad et al. 2007) e piviere dorato (Pluvialis apricaria, Pearce-Higgins et al. 2008). 201

Pearce-Higgins et al. (2009). 202

Ad es. Petersen et al. (2006), Petersen & Fox (2007) con la relativa bibliografia. 203

Ad es. Nedwall et al. (2007), Diederichs et al. (2008).

Page 110: Do umento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia ... · L’energia eolica in Europa è cresciuta rapidamente nell’ultimo decennio. Nel 2008, rappresentava circa il 4,8%

110 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Nelle immediate vicinanze non si possono escludere gravi lesioni da attività di infissione

204.

L’impatto durante la costruzione è più evidente sui marsuini che sulle foche. Studi dettagliati su popolazioni di foca comune presso i parchi eolici offshore di Nysted e Horns Rev mostrano un calo dei numeri durante la palificazione, ma nessun cambiamento complessivo durante la costruzione

205. Per il marsuino si è notato un effetto consistente ma

breve della palificazione. A Horns Rev c’è stata una lieve diminuzione del vasto numero di marsuini durante la costruzione, ma nessun effetto in fase di funzionamento. A Nysted c’è stata una chiara riduzione in fase di costruzione, continuata anche dopo due anni, sebbene con una graduale lenta ripresa

206.

Il rumore di funzionamento di solito è basso e non supera le variazioni incontrate durante normali attività animali. L’eventuale impatto è localizzato ma perdurante

207, diverso da un sito all’altro

208.

I campi elettromagnetici indotti nelle vicinanze di cavi sottomarini possono causare inferenze dannose coi campi elettrici usati da alcune specie di pesci per trovare le prede, orientarsi ecc, e coi campi magnetici usati per la navigazione, specialmente nel caso di squali, razze e lamprede

209, anche se le informazioni disponibili non indicano

con certezza alcun effetto grave210

.

Per la fauna marina bentonica, I campi magnetici statici dei cavi sottomarini non sembrano influire su orientamento, movimenti e fisiologica se verificati in condizioni artificiali; tuttavia ulteriori studi sono necessari per concentrarsi sulle prospettive a lungo termine

211.

Per alcune specie di pesci, compreso merluzzo e aringa, il rumore di funzionamento può essere percepibile fino a 4 km di distanza, e fino a circa 1 km per altre specie, col rischio di mascherare la comunicazione

204

Thomsen et al. (2006). 205

Teilmann et al. (2006). 206

Teilmann et al. (2008). 207

Ad es. Nedwall et al. (2007), Diederichs et al. (2008). 208

Ad es. in riferimento al marsuino (Phocoena phocoena) e ai confronti tra I parchi eolici offshore di Nysted e Horns Rev in Danimarca (Teilmann et al. 2008). 209

Ad es. OSPAR (2006a). 210

Ad es. Meissner & Sordyl (2006). 211

Bochert & Zettler (2006).

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111 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

intraspecifica. Lo stress comportamentale e fisiologico è limitato a zone molto vicine

212.

I parchi eolici offshore possono fungere da barriere artificiali combinate e dispositivi di aggregazione per i pesci

213, e le restrizioni

alla pesca nelle immediate vicinanze possono avere un ulteriore impatto positivo sugli stock ittici

214.

Mortalità da collisione, uccelli

I tassi di collisione nel complesso sono molto bassi, con l’importante eccezione dell’alta frequenza di incidenti mortali tra rapaci, preoccupante soprattutto nel caso di grifone (Gyps fulvus), capovaccaio (Neophron percnopterus), aquila di mare (Haliaeetus albicilla), aquila reale (Aquila chrysaetos), nibbio reale (Milvus milvus) e gheppio comune (Falco tinnunculus)

215.

Singoli casi con elevata mortalità in vari siti ad es. in California, Spagna e Norvegia possono avere colpito l’opinione pubblica, ma i rischi sono altamente specifici per sito

216.

Gli uccelli che volano regolarmente tra le aree di nidificazione e approvvigionamento possono essere soggetti a maggiori rischi

217.

Per i siti offshore, le informazioni sulla mortalità da collisione sono ancora limitate, ma osservazioni dirette e studi radar, oltre all’attività di modellazione indicano rischi bassissimi, nel caso ad es. dell’edredone (Somateria mollissima)

218.

Mortalità da collisione, pipistrelli

Maggiori rischi di mortalità che per gli uccelli, soprattutto quelli migratori (a breve e lunga distanza) in siti sia terrestri sia offshore

219.

Maggiori rischi di mortalità che tra gli uccelli, soprattutto quelli migratori in siti sia terrestri sia offshore

221.

212

Ad es. Keller et al. (2006), Thomsen et al. (2006). 213

Ad es. Wilhelmsson et al. (2006). 214

Ad es. Fiskeriverket (2007). 215

Ad es. Barrios & Rodrígues (2004, 2007), Hötker at al. (2005, 2006), Lekuona & Ursúa (2007), Follestad et al. (2007), Thelander & Smallwood (2007) e Carrete et al. (2009).

216 Drewitt and Langston (2008) con la relativa bibliografia.

217 Ad es. Everaert & Stienen (2007), in riferimento a uno studio su tre specie di rondine di mare in un sito costiero di riproduzione.

218 Ad es. Pettersson (2005), Petersen et al. (2006).

219 Ad es. Rodrigues et al. (2008).

221 Ad es. Rodrigues et al. (2008).

Page 112: Do umento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia ... · L’energia eolica in Europa è cresciuta rapidamente nell’ultimo decennio. Nel 2008, rappresentava circa il 4,8%

112 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

Nello studio di un anno sugli impatti del funzionamento sui pipistrelli nella regione di Friburgo a sud della Germania, comprendente la ricerca standardizzata di carcasse presso 16 turbine, sono stati trovati 50 pipistrelli morti, prevalentemente Pipistrellus pipistrellus and Nyctalus leisleri, con solo 9 uccelli (di 5 specie) segnalati. Quasi tutti i pipistrelli sono stati trovati alla fine dell’estate, e gran parte degli incidenti mortali sono avvenuti nelle foreste e non in spazi aperti. Presso due turbine dove l’attività è stata studiata usando una telecamera a immagini termiche, circa il 25% è scappato quando si accorgeva che si stava avvicinando a un rotore

220.

Effetti barriera Dai dati in letteratura si evince che è relativamente diffusa la reazione di allontanamento, sebbene non ancora studiata a fondo. Ad es. gran parte delle informazioni si riferisce a osservazioni durante il giorno, mentre mancano rilevamenti durante la notte, proprio quando si svolge molta attività migratoria

222.

Presso un parco eolico offshore (7 turbine) installato lungo una rotta di volo molto usata a Kalmarsund, SE della Svezia, si è notata una reazione di allontanamento a distanza di 1-2 km tra gli uccelli acquatici migratori (soprattutto edredone, Somateria mollissima). In primavera (ma non in autunno), il corridoio di volo si è spostato verso est. La lunghezza totale di migrazione, e quindi il dispendio energetico, è aumentato dello 0,2-0,5%

223.

Esistono buone prove di allontanamento in varie specie di uccelli acquatici (tra cui l’edredone) anche per i parchi eolici offshore danesi, con molti stormi che tengono una distanza di 1,5-2 km, sebbene le risposte siano altamente specifiche per sito

224.

Non è stata riscontrata evidenza di effetto barriera tra pesci e mammiferi marini

225

220

Brinkmann et al. (2006). 222

Hötker (2005, 2006). 223

Pettersson (2005). 224

Ad es. Petersen et al. (2006), Masden et al. (2009). 225

OSPAR (2006a), con riferimenti a studi presso i parchi eolici di Horns Rev e Nysted in Danimarca.

Page 113: Do umento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia ... · L’energia eolica in Europa è cresciuta rapidamente nell’ultimo decennio. Nel 2008, rappresentava circa il 4,8%

113 Documento di orientamento UE allo sviluppo dell’energia eolica in conformità alla legislazione dell’UE in materia ambientale

113

ALLEGATO VI:

Documenti di orientamento europei e nazionali pertinenti per le valutazioni di impatto relative ai parchi eolici

Viene qui di seguito riportato un elenco non esaustivo di documenti di orientamento dell’UE e nazionali che potrebbero essere pertinenti per le valutazioni di impatto dei piani e dei progetti di parchi eolici. Per i documenti nazionali, tale elenco si basa essenzialmente sulle informazioni fornite dai componenti del gruppo ad hoc. L’elenco comprende altresì alcuni documenti di orientamento redatti da ONG. Europa I documenti qui di seguito elencati sono stati elaborati dalla CE. Forniscono orientamenti dettagliati sull’applicazione della legislazione in materia ambientale dell’UE. Commissione europea (2000) La gestione dei siti della rete Natura 2000: Guida all’interpretazione dell’articolo

6 della direttiva Habitat 92/43/CEE. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee; http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/art6/provision_of_art6_it.pdf

Commissione europea (2002) – Valutazione dei piani e dei progetti aventi un’incidenza significativa sui siti

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Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea 2011 125 pagg. 21,0 x 29,7 ISBN 978-92-79-19310-1 doi: 10.2779/34350

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