DIVERSI TIPI DI - lios.it · Di osteoporosi si parla sempre di più, e tutti ormai sappiamo che...

4
a Milano DOMENICA 9 OTTOBRE ore 10.30 -12 PASSEGGIATA AL PARCO SEMPIONE per la salute dell’osso ” Incontro alle ore 10 al “Ponte delle Sirenette” (vicino al laghetto, lato Bar Bianco) per una camminata nel parco insieme ai medici e ai volontari LIOS (che saranno lieti di rispondere alle vostre domande o dubbi sull’osteoporosi). Ricordati... a tutte le età, camminare è tutta salute per l’osso !!! ______________________________________________________ n. 35 settembre 2011 (*) DIVERSI TIPI DI OSTEOPOROSI Di osteoporosi si parla sempre di più, e tutti ormai sappiamo che cos’è: una severa e progressiva perdita di minerali (sali di calcio) dallo scheletro, che porta a un indebolimento strutturale dell’osso e a un aumentato rischio di fratture. Però, come sempre accade in medicina, con il tempo si è capito che la semplice definizione “osteoporosi” non è più sufficiente, perché di osteoporosi ne esistono tipi diversi, che richiedono un atteggiamento diverso sia da parte del paziente che del medico. Per prima cosa dobbiamo distinguere le osteoporosi primitive da quelle secondarie: cioè le forme di osteoporosi che si manifestano “in modo indipendente”, da sole, e quelle che invece si sviluppano come conseguenza di altre malattie, o del loro trattamento con farmaci dannosi per l’osso. Fra le osteoporosi primitive le più comuni sono l’ osteoporosi post-menopausale (che colpisce le donne dopo la menopausa) e l’ osteoporosi senile (che colpisce donne e uomini di età avanzata). Ma ne esistono anche forme più rare, determinate da particolari caratteristiche o anomalie genetiche (quindi già presenti alla nascita, anche se spesso si manifestano apertamente qualche tempo dopo), come ad esempio le varie forme di osteogenesi imperfetta. Fra le osteoporosi secondarie possiamo ricordare quelle che derivano da malattie croniche intestinali (es. celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa), anoressia nervosa, malattie endocrine (iperparatiroidismo primario o secondario, ipertiroidismo, iperprolattinemia, morbo di Cushing, ipogonadismi, ecc.), malattie autoimmuni (artrite reumatoide), malattie ematologiche (leucemie, talassemie), malattie renali o epatiche (insufficienza renale cronica, sindrome nefrosica, epatiti croniche), malattie genetiche (fibrosi cistica, distrofie muscolari), trapianti, o condizioni di immobilizzazione protratta (paralisi cerebrale). Queste malattie possono causare osteoporosi attraverso diversi meccanismi : p.es. carenza di calcio o vitamina D, mancata attivazione epatica o renale della vitamina D, scarsa attività fisica, ecc. Come abbiamo accennato sopra, anche l’uso cronico di certi farmaci (corticosteroidi, antiepilettici, eparina, ecc.) può determinare lo sviluppo di osteoporosi. Un punto importante è che le osteoporosi secondarie devono in primo luogo essere affrontate, quando è possibile, attraverso la terapia della malattia primitiva (p.es. dieta priva di glutine nella celiachia). Infatti, in particolare nelle persone giovani, la cura della malattia primitiva può portare direttamente al miglioramento o addirittura alla risoluzione dell’osteoporosi, senza necessità di ricorrere a farmaci specifici. 20 ottobre 2011 XVI GIORNATA MONDIALE contro l’osteoporosi NON MOLLARE L’OSSO ! (*) Tutti i numeri arretrati di “ Notizie LIOS” sono disponibili in PDF alla pagina “Pubblicazioni” sul sito http://www.lios.it 1

Transcript of DIVERSI TIPI DI - lios.it · Di osteoporosi si parla sempre di più, e tutti ormai sappiamo che...

a Milano

DOMENICA 9 OTTOBREore 10.30 -12

PASSEGGIATA AL PARCO SEMPIONE“ per la salute dell’osso ”

Incontro alle ore 10 al “Ponte delle Sirenette” (vicino al laghetto,

lato Bar Bianco) per una camminata nel parco insieme ai medici e

ai volontari LIOS (che saranno lieti di rispondere alle vostre

domande o dubbi sull’osteoporosi).

Ricordati... a tutte le età, camminare è tutta salute

per l’osso !!!

______________________________________________________ n. 35 settembre 2011 (*)

DIVERSI TIPI DIOSTEOPOROSIDi osteoporosi si parla sempre di più, e tutti ormai sappiamo

che cos’è: una severa e progressiva perdita di minerali (sali di

calcio) dallo scheletro, che porta a un indebolimento

strutturale dell’osso e a un aumentato rischio di fratture.

Però, come sempre accade in medicina, con il tempo si è capito che la semplice definizione “osteoporosi” non è più sufficiente,

perché di osteoporosi ne esistono tipi diversi, che richiedono un atteggiamento diverso sia da parte del paziente che del medico.

Per prima cosa dobbiamo distinguere le osteoporosi primitive da quelle secondarie: cioè le forme di osteoporosi che si

manifestano “in modo indipendente”, da sole, e quelle che invece si sviluppano come conseguenza di altre malattie, o del loro

trattamento con farmaci dannosi per l’osso.

Fra le osteoporosi primitive le più comuni sono

l’osteoporosi post-menopausale (che colpisce le donne

dopo la menopausa) e l’osteoporosi senile (che colpisce

donne e uomini di età avanzata). Ma ne esistono anche

forme più rare, determinate da particolari caratteristiche

o anomalie genetiche (quindi già presenti alla nascita,

anche se spesso si manifestano apertamente qualche

tempo dopo), come ad esempio le varie forme di

osteogenesi imperfetta.

Fra le osteoporosi secondarie possiamo ricordare quelle

che derivano da malattie croniche intestinali (es.

celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa), anoressia

nervosa, malattie endocrine (iperparatiroidismo primario

o secondario, ipertiroidismo, iperprolattinemia, morbo

di Cushing, ipogonadismi, ecc.), malattie autoimmuni

(artrite reumatoide), malattie ematologiche (leucemie,

talassemie), malattie renali o epatiche (insufficienza

renale cronica, sindrome nefrosica, epatiti croniche),

malattie genetiche (fibrosi cistica, distrofie muscolari),

trapianti, o condizioni di immobilizzazione protratta

(paralisi cerebrale). Queste malattie possono causare

osteoporosi attraverso diversi meccanismi: p.es. carenza

di calcio o vitamina D, mancata attivazione epatica o renale della vitamina D, scarsa attività fisica, ecc. Come abbiamo accennato

sopra, anche l’uso cronico di certi farmaci (corticosteroidi, antiepilettici, eparina, ecc.) può determinare lo sviluppo di osteoporosi.

Un punto importante è che le osteoporosi secondarie devono in primo luogo essere affrontate, quando è possibile, attraverso la

terapia della malattia primitiva (p.es. dieta priva di glutine nella celiachia). Infatti, in particolare nelle persone giovani, la cura

della malattia primitiva può portare direttamente al miglioramento o addirittura alla risoluzione dell’osteoporosi, senza necessità

di ricorrere a farmaci specifici.

20 ottobre 2011

XVI GIORNATA MONDIALE contro l’osteoporosi

NON MOLLARE L’OSSO !

(*) Tutti i numeri arretrati di “ Notizie LIOS” sono disponibili in PDF alla pagina “Pubblicazioni” sul sito http://www.lios.it

1

L’IMPORTANZA DELL’ATTIVITÀ FISICA

Dovremmo ormai saperlo tutti benissimo. Il nostro corpo

è fatto per essere attivo, per muoversi, per “lavorare”, e

non per stare in poltrona a guardare la TV o dietro una

scrivania a scrivere al computer. Il mondo attuale ci ha

portati a uno stile di vita estremamente innaturale, in cui

la maggior parte dei “lavori” è svolto da macchine.

Anche per fare 100 metri andiamo in macchina, per

salire due piani usiamo l’ascensore, per lavare la

biancheria usiamo la lavatrice. Persino molti lavori da

“operaio” o da “agricoltore” ormai sono svolti da

macchine.

Purtroppo, noi possiamo mantenere in forma il nostro

corpo (a partire dal cuore, dai polmoni e dai vasi

sanguigni, che sono la chiave per la salute di tutti gli

organi) solo con un regolare lavoro muscolare

“aerobico”, che stimola e aiuta la circolazione del

sangue (arricchendo tutti i tessuti di ossigeno), e che dà

anche all’osso continui segnali “meccanici” (la tensione

impressa sull’osso dalla contrazione muscolare) per

mantenersi in forma. Chi è stato sempre attivo, chi prova

piacere nel muoversi e quindi lo fa con naturalezza e

senza sforzo, in media vive più a lungo e in miglior salute

di chi è pigro e sedentario.

Un’attività fisica moderata ma fregolare, a partire da

qualche bella camminata di buon passo, senza fermarsi

continuamente a guardare le vetrine, è utile e può essere

fatta a tutte le età. Cominciando magari a usare un po’

di più le gambe (o la bicicletta) e un po’ meno la

macchina.

L’attività fisica è importante a tutte le età, anche se il

periodo in cui è veramente fondamentale per costruire un

futuro “sano” sono l’infanzia e l’adolescenza. I bambini

e i giovani devono fare movimento il più possibile,

giocare all’aria aperta, fare sport. Detto tra parentesi –

ma oggi è un problema sempre più grave – l’attività fisica

è anche il modo migliore per evitare l’obesità, che ormai

spessissimo colpisce anche i bambini, fra merendine,

patatine fritte, videogiochi e TV.

Dopo una certa età, ovviamente, specie se si ricomincia

a essere attivi dopo un periodo di forzata inattività,

occorrono per prima cosa moderazione e gradualità.

Non si deve partire subito in quarta.

Ma l’ideale, ovviamente, è fare dell’attività fisica un

programma quotidiano, uno stile di vita. Tutto il corpo,

e non solo l’osso, ne risentirà positivamente.

OSTEOPOROSI MASCHILENel mondo della ricerca, l’osteoporosi maschile è ormai riconosciuta come problema non meno importante di quella femminile,

ma purtroppo non riceve ancora la giusta attenzione. Per capirla, bisogna in primo luogo sapere che in maschi e femmine lo

sviluppo dello scheletro avviene in modo diverso. La crescita dei maschi durante l’adolescenza è lievemente ritardata rispetto a

quella delle femmine, cosicché la massima velocità di crescita della

“massa ossea” è intorno ai 16 anni nelle femmine e ai 18 anni nei

maschi. Inoltre, a parità di taglia corporea, i maschi sviluppano ossa

più “grosse” delle femmine, e questo potrebbe spiegare almeno in

parte perché, nell’età avanzata, i maschi hanno meno fratture. Parte

della differenza può essere dovuta all’azione degli androgeni

(testosterone), e parte alla maggior forza muscolare e alla maggiore

attività fisica dei ragazzi rispetto alle ragazze.

Con il passare degli anni, non solo nelle donne ma anche negli

uomini la struttura dell’osso si modifica e compare una lenta perdita

di osso trabecolare (in particolare nei corpi vertebrali e nel collo del

femore) che si fa più evidente dopo i 60-65 anni, anche se gli

uomini non subiscono quella fase di perdita accelerata che nelle

donne accompagna la comparsa della menopausa.

L’osteoporosi maschile è spesso determinata da più fattori che

agiscono insieme. Nella maggioranza dei casi si tratta di osteoporosi

secondarie (vedi pag. 1), legate quindi alla presenza di malattie. Tra

queste sono relativamente frequenti l’ipogonadismo (carenza di

ormoni sessuali maschili), l’abuso di alcool o tabacco, o l’uso a

lungo termine di farmaci dannosi per l’osso (come i corticosteroidi

o gli antiepilettici). In molti casi, tuttavia, non esiste nessuna causa

particolare, e quindi l’osteoporosi si può considerare primitiva

(“idiopatica giovanile”, cioè di origine non identificabile, se si tratta

di giovani; “senile” se si tratta di anziani). Purtroppo ancora oggi,

quando si tratta di uomini, i medici sono molto meno attenti alla

valutazione dei fattori di rischio per l’osteoporosi.

La prevenzione dell’osteoporosi, anche per gli uomini, ha i soliti tre

cardini: regolare attività fisica (vivace da giovani, moderata da

anziani), alimentazione contenente la giusta quantità di calcio (vedi

http://www.lios.it/scheletro/pagina.asp?cap=2&pag=1#calcio per

la tabella dei fabbisogni nelle varie età), vita all’aria aperta e sole

sulla pelle per sintetizzare vitamina D. Se necessario, su consiglio

del medico, si possono usare supplementi di calcio e/o vitamina D.

Anche negli uomini, come nelle donne, la diagnosi dell’osteoporosi

si fa con la mineralometria ossea (MOC).

Anche la terapia dell’osteoporosi è la stessa negli uomini e nelle

donna (a parte i farmaci come gli estrogeni e i SERM, che

riguardano solo le donne, e a parte le indicazioni legate

all’approvazione “ufficiale” dei vari farmaci, che per esempio

possono riservarne l’uso alle sole “donne in menopausa”).

Per quanto riguarda le fratture, a parte l’adolescenza e la

giovinezza, in cui gli uomini vanno più spesso delle donne incontro

a fratture (soprattutto delle ossa lunghe) a causa della maggiore

attività fisica e del maggior rischio di traumi, nell’età avanzata gli

uomini hanno un rischio più basso. Più precisamente, l’aumento del

rischio di fratture avviene con un ritardo di 5-10 anni negli uomini

rispetto alle donne. E questo fatto, unito alla più lunga

sopravvivenza delle donne, fa sì che – globalmente – gli uomini

abbiano un minor numero di fratture delle donne: su 100 fratture di

femore, solo 20-25 avvengono negli uomini, contro 75-80 nelle

donne. Le conseguenze delle fratture di femore, però, sono spesso

più gravi negli uomini: disabilità e perdita di autosufficienza sono

più frequenti, e anche il rischio di morte dopo la frattura è più alto.

Ricordiamo anche che nell’età avanzata, le cadute sono una delle principali cause di fratture sia negli uomini che nelle donne.

Conseguentemente, il rischio di cadere – che è legato sia all’età che allo stato generale di efficienza fisica – è un fattore importante

nel determinare il rischio di fratture in entrambi i sessi, e la prevenzione delle cadute è importantissima.

2

LE PAROLE DELLA MEDICINA

ALLERGIA Termine generico che indica una reazione

“esagerata” del sistema immunitario (il principale sistema di

difesa dell’organismo dai “nemici esterni”) al contatto con una

sostanza estranea (allergene) a cui si è diventati anormalmente

“sensibili”. Le allergie sono anche dette “reazioni da

ipersensibilità”. In parole semplici, il contatto con l’allergene

determina una reazione più o meno immediata, più o meno

violenta, più o meno generalizzata, più o meno grave, che può

evidenziarsi con diversi segni e sintomi, tra cui prurito, eruzioni

cutanee (rash), dermatite “da contatto”, orticaria, congiuntivite,

rinite allergica (“raffreddore da fieno”), polmonite allergica,

asma, angioedema (gonfiore delle labbra, della lingua, della

gola), ecc.

DIAGNOSI Il processo attraverso cui il medico - attraverso

l’analisi dei segni e dei sintomi - identifica la malattia da cui

una persona è affetta. Bisogna essere consapevoli che la

classificazione delle malattie è in continua evoluzione. P.es. la

diagnosi “epatite”, che una volta si fermava qui, oggi ha tutta

una serie di precisazioni (p.es. “epatite virale di tipo B”, “epatite

cronica autoimmune”, ecc.). La corretta diagnosi è

importantissima sia per la terapia che per la prognosi.

PROGNOSI La valutazione dell’evoluzione, della durata e

dell’esito di una malattia, fatta in base all’esperienza e ai dati

della ricerca medica. P.es. la prognosi dell’influenza è una

durata di 5-7 giorni e un’evoluzione benigna (salvo

complicazioni).

SEGNO Una manifestazione oggettivamente rilevabile di una

malattia: p.es. la febbre, la comparsa di un “rash cutaneo”,

l’alterazione di un esame strumentale (es. ECG, MOC) o di

laboratorio.

SINTOMO Una manifestazione avvertita soggettivamente dal

paziente: p.es. il dolore, il prurito, un “giramento di testa”, un

“fischio nell’orecchio”.

SINDROME Associazione caratteristica di segni e sintomi che

si presentano insieme, e che può guidare il medico verso la

diagnosi di una malattia. P.es. la comparsa improvvisa di febbre

alta, malessere generale, cefalea, dolori ossei e articolari è

definita “sindrome influenzale” perché è caratteristica

dell’influenza e altre infezioni virali simili. Alcune malattie,

caratterizzate da una particolare combinazione di segni e

sintomi, sono esse stesse definite come “sindromi” (p.es.

sinfrome nefrosica, sindrome da immunodeficienza acquisita,

sindrome di Marfan).

OSTEOPOROSI GIOVANILILe forme giovanili di osteoporosi possono anch’esse essere primitive o secondarie. Fra le prime, la forma più comune è senz’altro

l’osteogenesi imperfetta, una malattia genetica che determina anormale fragilità ossea con fratture ripetute (ne esistono diversi “tipi”

di diversa gravità). Un’altra osteoporosi primitiva, caratteristica ma piuttosto rara, è l’osteoporosi idiopatica giovanile, che si

manifesta nei bambini durante la crescita con fratture ripetute, e che in genere si risolve spontaneamente nell’adolescenza. Altre

forme primitive di osteoporosi sono caratteristiche di varie malattie genetiche (sindrome di Marfan, omocistinuria). Le osteoporosi

secondarie si osservano invece, come negli adulti, in un ampio spettro ampio di malattie, e spesso sono legate all’uso di farmaci

necessari, ma tossici per l’osso (vedi pag. 1).

Oggi assistiamo a un notevole aumento dei casi di

osteoporosi giovanile, soprattutto delle forme secondarie

legate a certe malattie croniche in cui, grazie all’efficacia

delle nuove terapie, la sopravvivenza dei malati è

enormemente aumentata. Per esempio, anche malattie

genetiche gravi come la fibrosi cistica o la distrofia muscolare

di Duchenne, in cui una volta si moriva prima dei vent’anni,

oggi permettono nella maggioranza dei casi di arrivare all’età

adulta. Il lato negativo di questo successo è che con il tempo,

anche come effetto collaterale delle cure (in particolare

dell’uso cronico di corticosteroidi), possono comparire

osteoporosi e fratture.

Un problema ancora da risolvere è che ancora oggi, in molti

casi, ci si accontenta di curare con successo la malattia

primitiva, e non si dà sufficiente peso al rischio di sviluppare

un’osteoporosi secondaria. Per questo succede ancora troppo

spesso che i giovani malati arrivino all’attenzione degli

specialisti di malattie del metabolismo osseo solo dopo che

hanno già avuto fratture. Invece, diversi studi hanno

evidenziato che anche in queste malattie un’efficace

prevenzione dell’osteoporosi è possibile, in particolare

assicurandosi che i malati assumano la giusta quantità di

calcio, ricevano adeguati supplementi di vitamina D e che,

nei limiti permessi dalla malattia, svolgano una regolare

attività fisica.

In ogni caso, anche nelle fasi avanzate, quando si sono già

verificate fratture, è possibile intervenire con prudenza con

una terapia specifica per l’osso (bisfosfonati). Per esempio, i

bisfosfonati (in genere pamidronato endovena a cicli) hanno

radicalmente cambiato il decorso di moltissimi casi di

osteogenesi imperfetta:malati che una volta avrebbero avuto

la vita rovinata da fratture continue per ogni piccolo trauma

– con tutte le conseguenze di immobilizzazione, dipendenza

e dolore – oggi grazie al pamidronato possono avere una vita

praticamente normale.

Bisogna infine ricordare che la diagnosi di “osteoporosi” nei

bambini e negli adolescenti è molto più difficile che negli

adulti, e che la terapia deve essere prescritta e seguita solo da

specialisti esperti di osteoporosi giovanili. È essenziale quindi

che i medici, di fronte a giovani pazienti in cui sospettano

un’anormale fragilità ossea (per esempio perché hanno avuto

una frattura per una banale caduta o un trauma insignificante,

o perché improvvisamente è comparso un forte e

ingiustificato “mal di schiena”) li inviino presso un centro

specialistico in cui lavorano esperti di malattie ossee

giovanili. Come sempre, un intervento precoce può evitare

danni maggiori in futuro, per esempio riducendo di molto il

rischio di ulteriori fratture.

In conclusione, nel caso di giovani pazienti affetti da malattie

che possono provocare osteoporosi secondarie, sia i medici

di famiglia che i centri ospedalieri specializzati che li hanno in cura devono essere consapevoli di questa possibile complicanza,

e devono chiedere per tempo – possibilmente prima che si manifestino fratture – il consiglio e la collaborazione di colleghi esperti

di osteoporosi giovanili.

3

LE PAROLE DELLA MEDICINA

RASH CUTANEO Eruzione cutanea, ovvero cambiamento

del colore e/o aspetto della pelle, localizzato o generalizzato,

a volte accompagnato da prurito o sensazione di calore. Si

può presentare con eritema (=arrossamento), cioè comparsa

di macchie rosse di varia dimensione, da molto piccole a molto

grandi, che si sbiancano con la pressione; oppure con

rigonfiamenti localizzati (pomfi), vescicole (piccole cavità

superficiali contenenti liquido chiaro), bolle (come le vescicole,

ma più grandi), emorragie cutanee (macchie rosse più o meno

grandi che non si sbiancano con la pressione). Manifestazioni

rare ma particolarmente gravi sono la sindrome di Stevens-

Johnson, la necrolisi epidermica tossica, e la cosiddetta

“DRESS”. I rash cutanei possono essere dovuti a fenomeni di

ipersensibilità (allergie), infezioni (es. morbillo, scarlattina),

stimoli fisici o chimici di varia natura (p.es. sostanze irritanti,

radiazioni solari, sfregamento dei vestiti).

!!! sostenete la LIOS onlus !!!La LIOS onlus ha urgentissimo bisogno del vostro aiuto PER CONTINUARE A VIVERE.

Preghiamo tutti quelli che apprezzano il lavoro della LIOS e che possono farlo di inviarci ogni tanto un piccolo contributo sul

c/c postale 16680209 oppure sul c/c bancario n. 4868080 (Banca Intesa San Paolo - Filiale 01031 - Corso Monforte 2

- Milano) codice IBAN IT08 W030 6909 4780 0000 4868 080 (entrambi i conti sono intestati a “Lega Italiana

Osteoporosi”), oppure online con carta di credito (tramite il sito sicuro di Banca Sella), dal sito http://www.lios.it.

REAZIONI AVVERSE DA FARMACIÈ di questi giorni l’ennesimo allarme di TV e giornali per un possibile grave effetto collaterale (reazioni allergiche potenzialmente

mortali) di un farmaco di uso comune (in questo caso, il ranelato di stronzio), e dato che abbiamo ricevuto diverse telefonate in

proposito, ci sembra importante mettere questi allarmi nella giusta prospettiva.

I farmaci sono sostanze chimiche (naturali come morfina o penicillina, artificiali come paracetamolo o alendronato) che in qualche

modo vanno a “interferire” con il funzionamento del nostro organismo o con quello degli agenti infettivi (batteri, funghi, virus)

che possono aggredirlo. Ovviamente ci si aspetta che questa interferenza sia positiva, cioè rimetta a posto qualcosa che non

funziona o “uccida il microbo nemico”. Se i farmaci non facessero questo non potrebbero agire in nessun modo contro le malattie.

Purtroppo, come è intuitivo, la enorme complessità dell’organismo umano, e la enorme variabilità delle persone (siamo tutti simili,

ma mai “identici”) fa sì che tutti i farmaci possano avere degli effetti indesiderati o delle reazioni avverse, che si verificano solo

in alcuni soggetti, ma che a volte possono essere gravi. Ovviamente, gli studi clinici fatti prima di rendere disponibile un farmaco

devono verificare non solo che esso sia “efficace”, ma anche che il rischio di effetti collaterali e reazioni avverse sia “accettabile”.

E questo sia come frequenza che come gravità, tenendo conto della gravità della malattia da trattare (p.es. è accettabile che un

farmaco efficace contro il cancro possa avere maggiori rischi

di uno contro il mal di testa).

Purtroppo non esiste nessun farmaco totalmente esente da

rischi. Per capirlo, basta leggere il foglietto illustrativo di

qualunque farmaco (anche vendibile senza ricetta medica)

che abbiamo in casa. I farmaci sono utili, a volte

indispensabili, a volte addirittura “salvavita”, ma bisogna

usarli con intelligenza e prudenza. In ogni caso, i farmaci più

“pericolosi” e più difficili da usare possono essere

somministrati solo in ospedale. Se un farmaco è in vendita in

farmacia, vuol dire che le reazioni davvero gravi sono molto

rare. Insomma, dobbiamo essere informati, ma non

dobbiamo avere paure ingiustificate. È un po’ come il fatto di

andare in macchina: la possibilità di avere incidenti non deve

impedirci di usare la macchina, ma solo invitarci a usarla,

appunto, con intelligenza e prudenza.

In conclusione, queste sono le cose da tenere presenti:

1. Usare i farmaci solo quando sono davvero necessari, e

sempre su consiglio (o con l’accordo) del medico. Mai perché

ce li consiglia un parente o un conoscente. Mai solo perché

“ci fa sentire meglio” l’idea di prendere un farmaco.

2. La legge, giustamente, richiede che il paziente sia

consapevole dei possibili rischi, e per questo il foglietto di

accompagnamento dei farmaci deve descriverli con completezza e precisione, ed è importante leggerlo sempre. Se qualcosa ci

preoccupa o ci lascia in dubbio, chiediamo chiarimenti al medico.

3. Ci sono reazioni avverse che compaiono alla prima o alle prime assunzioni (p.es. la maggioranza dei casi di allergia) e altre

che invece possono manifestarsi tardivamente, anche dopo mesi o anni. Se, prendendo un farmaco, ci sembra che ci succeda

qualcosa di anormale, parliamone con il medico. Nella maggioranza dei casi scopriremo che quello che è successo non è dovuto

al farmaco, ma è giusto essere prudenti.

4. Fra le reazioni avverse da non trascurare ci sono in particolare le reazioni allergiche, che in genere si manifestano con “rash

cutaneo” (vedi riquadro) o anche con improvviso gonfiore (angioedema) delle labbra, della lingua, della gola, fino ad avere

difficoltà a deglutire o a respirare. In caso di reazione allergica non si devono prendere ulteriori dosi del farmaco e se la situazione

appare seria, è meglio recarsi senza perdere tempo al pronto soccorso.

5. Se un farmaco ha dato una volta una reazione avversa (in particolare se di tipo allergico), occorre prenderne nota e ricordarsi

di dirlo sempre ai medici. Come regola generale, un farmaco che ha dato una reazione allergica non dovrà più essere usato.

La Lega Italiana Osteoporosi conserva i dati anagrafici da Lei forniti solo al fine di inviarLe periodicamente materiale informativo sulle attivitàdell’Associazione. Ai sensi della legge 196/2003, Lei ha il diritto di chiedere alla LIOS la correzione o la cancellazione di tali dati.

4