disturbi spaziali e di movimento

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Spazio, attività, movimento e coordinazione sensori-motoria I disturbi spaziali nei bambini

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Spazio, attività, movimento e

coordinazione sensori-motoria

I disturbi spaziali

nei bambini

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Definizione di spazio(De Renzi, 1982)

“qualità pervasiva delle nostre percezioni ed azioni in ogni attività cognitiva e manipolativa correlata agli stimoli

localizzati nel mondo esterno e sulla superficie del nostro corpo”

MODULAZIONE

PERCETTIVA RAPPRESENTATIVA

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Attività spaziale: comportamenti nello

spazio (apparentemente) controllati da

feedback percettivo

Conoscenza spaziale: comportamenti

nello spazio (apparentemente)

controllati da processi rappresentativi

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I disturbi spaziali nei cerebrolesi adulti

Ampio spettro di disordini che indicano una stima erronea degli aspetti spaziali dell‟esperienza visiva, colpiscono la percezione delle relazioni spaziali tra un osservatore ed un oggetto, tra oggetti nello spazio extra-corporeo o l‟orientamento degli stimoli esterni, con difficoltà a ricordare qs tipo di informazione e difficoltà nella realizzazione di operazioni spaziali mentali(Benton, 1985)

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I disturbi spaziali nei bambini

Disturbi della percezione spaziale e dell‟analisi visuo-spaziale(localizzazione, percezione della profondità o distanza, orientamento di linee, percezione della forma)

Disturbi dell‟esplorazione/attenzione spaziale(aprassia oculomotoria, simultanagnosia, restringimento del campo attentivo, atassia ottica o misreaching, neglect o emiinattenzione)

Disturbi della conoscenza spaziale(del pensiero spaziale, delle rotazioni mentali, memoria per i luoghi, MBT-MLT spaziale, apprendimento di labirinti)

Disturbi dell‟orientamento topografico

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I disturbi spaziali nei bambini

Dissociabili da:

-disturbi dell’immagine corporea e

dell’orientamento personale

(localizzazione e denominazione delle

parti del corpo, anosognosia,

disorientamento ds/sn, agnosia delle

dita)

-aprassia costruttiva

-(neglect visuo-spaziale)

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I disturbi spaziali nei bambini

N.B.

fase del processo di

elaborazione delle informazioni

SISTEMI VISIVI CORTICALI

“che cosa è” “dove è”

l‟oggetto percepito

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SISTEMI VISIVI CORTICALI

Disturbi del riconoscimento dei pattern

visivi

danni delle vie occipito-temporali

Disturbi spaziali

danni delle proiezioni dorsali, occipito-

parietali del sistema visivo

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Comportamenti spaziali complessi e

funzioni spaziali elementari del cervello

Es.: difficoltà apprendimento nuovi percorsi

a) Difettoso apprezzamento delle relazioni spaziali

b) Incapacità di riconoscere e richiamare landmarks significativi

c) Neglect

d) Confusione nel girare a ds e a sn

e) Incapacità d‟uso del corpo come sistema di referenza

f) Fallimento nell‟impiegare una strategia adeguata (verbale/non verbale)

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Comportamenti spaziali complessi e

funzioni spaziali elementari del cervello

Percezione spaziale

Memoria spaziale

Attenzione spaziale

Operazione di disengage (interruzione della fissazione-perseverazione)

Networks neuronali

(rappresentazione spaziale

come

funzione distribuita modulare)

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ESPLORAZIONE ATTIVA (movimento)

DELL’AMBIENTE

collaudo epigenetico delle

rappresentazioni sensoriali

che le vincola in modo funzionale

al movimento nell‟ambiente

e le seleziona rispetto alla

fase di ridondanza transitoria

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ESPLORAZIONE ATTIVA (movimento)

DELL’AMBIENTE

Selezione del repertorio primario

(fase della stabilizzazione selettiva della rete dei circuiti rivelatisi essenziali

nell‟interazione con l‟ambiente)

Definizione del repertorio secondario

(stabilizzazione selettiva dei pesi

nelle connessioni sinaptiche all‟interno dei circuiti selezionati in base alle interazioni adattive)

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SPAZIO

funzione adattiva spontaneamente

emergente attraverso il movimento del

bambino nell‟ambiente

dalla raccolta di un‟informazione

multimodale immediatamente disponibile

nel contesto

DA MAPPE NEURALI PERCETTIVO-MOTORIE

A

RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO

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Inquadramento dei disturbi spaziali

a) Frame di referenza, spazio egocentrico/allocentrico (coordinate corporee/ambientali)

b) Settore dello spazio, spazio peripersonale o vicino, personale, extrapersonale o lontano

c) Dimensione: sensoriale/percettiva vs. motoria vs. premotoria-attenzionale-intenzionale

d) Grado di consapevolezza (es.: blindsight)

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Inquadramento dei disturbi spaziali

e) Tipo di compito e di stimoli coinvolti

f) Tipo di orientamento: laterale, radiale,

verticale

con gradi differenti di

dissociabilità

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Nel neonato:

capacità innata di innescare interazioni

con la sua nicchia ecologica,

le cui caratteristiche modificheranno tale

patrimonio

vs

“tabula rasa”

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Nel neonato:

presenza di una funzione di astrazione

cioè di elaborazione di relazioni

tra regole generative

di funzioni percettive e motorie

vs

repertorio fisso S-R

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Nel neonato:

localizzazione distribuita tra numerose

regioni cerebrali, corticali e sottocorticali

(e midollari!)

vs.

unica regione cerebrale

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Nel neonato:

Emergenza dello spazio dall‟attività

parallela e distribuita di moltissime

regioni cerebrali.

Attenzione spaziale e coscienza spaziale

corrisponderanno a peculiari stati di

interazioni di tale/i sistema/i spaziale/i

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AZIONE/SCOPO

UTILIZZO COMBINATO

DI MOLTEPLICI FUNZIONI

SEQUENZA DI ATTI MOTORI

SEQUENZE DI POSTURE E

MOVIMENTI

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AREA DI ADATTABILITA’

La funzione adattiva emerge dall‟interazione

di molteplici atti (senso) motori modulari,

componibili in modo parallelo e/o seriale,

dotati di uno specifico sottoscopo, realizzabile

in un‟area definita di variazioni ambientali,

trasmesse attraverso specifici patterns di

modulazione dei tuning afferenziali, con ritmi

e modalità di acquisizione specifici (SNC

individuale, ambiente)

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Sviluppo dei meccanismi

di concettualizzazione

Spazio agito

Spazio pratico emergente dal collaudo epigenetico

interattivo di numerosi atti motori interattivi contesto-

dipendenti (spazio visivo-oculomotorio-uditivo-spazio

di reaching visivo/uditivo/tattile)

geneticamente predisposti ad interagire con le caratt.

della nicchia ecologica

Spazio concettualizzato

rappresentazione spaziale

progressivamente emergente nelle prime forme di

coscienza del bambino

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Sviluppo dei meccanismi

di concettualizzazione

Mappe spaziali

Dispositivi di trasformazione di coordinate

sensoriali in altre coordinate

propriamente spaziali, relativamente

amodali, rispetto alle quali il

movimento/le compensazioni posturali

attivate vengono monitorati e modificati

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Ontogenesi della conoscenza spaziale

“sensazione di conoscere dove si

trovano le cose quando ci si sposta da

un posto all‟altro nell‟ambiente, e i suoi

cambiamenti durante lo sviluppo (1 aa.),

in correlazione alla comparsa della

locomozione autonoma e dei

cambiamenti nell‟attenzione visiva”

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Ontogenesi della conoscenza spaziale

1° frame of reference:

coordinate corporee

(navigazione inerziale)

2° frame of reference:

Landmarks

3° frame of reference:

Set di landmarks considerati in modo

relazionale (mappe)

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Ipotesi sulla sovramodalità della

funzione spaziale

La funzione spaziale non è di per sé

consentita dall‟integrità sensoriale, né

dall‟integrità motrice, ma

dall‟integrazione dinamica delle stesse

in un unico sistema di astrazioni

interattive

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I disturbi spaziali nei neonati

Semeiotica dei disturbi precoci:

-espressione immediata del coinvolgimento di un meccanismo deficitario

-prodotto dell‟esercizio d‟uso del meccanismo deficitario

intervento educativo precoce e selettivo

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I disturbi spaziali nei neonati

Alterazioni della reazione di orientamento:

-neglect

-recezione senza localizzazione in una o più modalità sensoriali

cadute nell‟interazione del bambino verso determinate zone

dello spazio extra-corporeo

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I disturbi spaziali nei neonati

Diagnosi differenziale di asimmetria nella

postura e nel movimento, rispetto a:

– Disturbi motori

– Iper/ipotono

– Paresi

– Distonia

– Persistenza/esaltazione di riflessi primitivi

Condizioni variabili attraverso specifiche variazioni

del contesto e della modalità sensoriale utilizzata.

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I disturbi spaziali nei neonati

Il comportamento visibile del neonato può modificarsi in relazione a:– Modalità sensoriale coinvolta

– Una particolare submodalità

– All‟intensità ed al tipo di stimolazione

– Al tipo di contesto utilizzato

– Esperienze riabilitative

vs

Presenza eventuale di deficit elementari

sensoriali o motori

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Es.: movimenti erratici di ricerca

dissociazione funzionale tra riconoscimento

dell‟identità della sorgente di stimolazione

(es. m/b), possibile sia uditivamente che

visivamente, e perdita della capacità di

localizzazione spaziale sia visiva che uditiva,

non giustificata da alcun deficit sensoriale o

motorio elementare

Predisposizione ad una corrispondenza

intermodale unificante (cfr. hp

differenziazione)/ possibilità di recupero

(es: neglect)

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? QUESITI ?

Possibilità di evoluzione delle differenti

funzioni in caso di danno cerebrale precoce

ad un emisfero (es. b. sordi cerebrolesi ds)?

Percorso evolutivo di una funzione sostituita

o compensata? (tempi, qualità e flessibilità,

strategie evolutive e interazione con

l‟ambiente)

Confrontabilità con i bambini “normali”

Quanto il disturbo motorio

determina/nasconde un disturbo spaziale?

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Tra i numerosi compiti coinvolgenti la

funzione spaziale…

Abilità visuo-costruttive

Abilità costruttive tridimensionali

Abilità grafico-costruttive,

…..

+ interazione con il linguaggio

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Def. Aprassia nell’adulto

“disturbo del movimento volontario, intenzionale, non

attribuibile a paralisi, ad un disturbo sensitivo, ad un

disturbo cerebellare, ad un deficit intellettivo”

Ideativa Ideomotoria

“il soggetto non sa “il soggetto non sa

che cosa fare” come fare”

Perdita della Perdita della capacità

rappresentazione di “tradurre” la sequenza

del gesto motoria in un

“programma innervatorio”

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HP. Magazzino specializzato

in programmi motori

Esistenza di

“engrammi motori visuo-cinestesici”

COME SI COSTRUISCE UNA

“PRASSIA”

?

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Def. Piaget di “prassia”

“le prassie ed azioni non sono semplicemente movimenti, ma sistemi di movimenti coordinati in funzione di un‟intenzione e di un risultato”

vs. prassia come abilità nell‟esecuzione del gesto

Disprassia in età evolutiva (scuola francese): disordine non soltanto motorio, ma percettivo motorio, gnosico e concettuale

(Denckla e Roeltgen, ‟92) disturbo che può includere gesti rappresentazionali e non (dist. percettivo-motorio o concettuale relativo alla cognizione del gesto)

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Disprassia congenita

N.B.

nascita dell‟ intenzione

e

acquisizione dell‟ abilità

Disprassia come sintomo

O

Disprassia evolutiva specifica come sindrome?

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Ristrutturazione di funzioni innate

(“strutture cinetiche” e “strutture percettive”)Cfr. strutturalismo di Piaget (“uso di ciò che funziona”,

“intenzione”, “verifica del risultato”, “rappresentazioni”)

o

Apprendimento di competenze

sulla base di pre-adattamenti flessibilia) feed-forward (preparazione dell‟azione o intenzione)

b) Feed-back nel corso dell‟azione ad opera del sist. effettivo

c) Verifica del risultato

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L‟intenzione coincide

cronologicamente

con il feed-forward, con la

“rappresentazione” mentale dell‟attività

con la programmazione degli atti

sequenziali indispensabili per

realizzarla

(Bernstein; Evarts; cfr sist. neo-cortico-cerebellare)

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Def. Disprassia congenita

Mancata acquisizione di un‟attività intenzionale (abilità, competenza), ovvero acquisizione di strategie povere

e stereotipate, con scarse soluzioni alternative e capacità di trasferimento di strategie

analogamente

ridotta capacità di “rappresentarsi” l‟oggetto

su cui agire, l‟intera azione e le sequenze che la compongono; difficoltà ad ordinare in serie e

coordinare i movimenti elementari in vista di uno scopo (programmazione), di avviare i relativi

programmi, di prevedere un risultato, di controllare ogni sequenza e l‟intera attività nel corso dell‟azione

(feed-back), di verificare il risultato ottenuto come corrispondente a quello previsto ed atteso.

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HP.

Mancato sviluppo del feed-forward (es. per scarsa rappresentazione o difficoltà di programmazione)

Deficit del feed-back nel corso dell‟azione o difficoltà di verifica del risultato (es. verifica percettiva dell‟adeguatezza del compito svolto)

Tutti questi fattori contemporaneamente

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N.B.

Importante rieducare

LA CAPACITA‟ DI

RAPPRESENTAZIONE DEL MONDO

ESTERNO

e la capacità di

“MANIPOLAZIONE”

delle proprie rappresentazioni mentali

In clinica:

diverse forme di disprassia in analogia con l‟adulto

(“che cosa fare” vs. “come fare”)

Cfr. classificazione Sabbadini et al. “puri” e”associati”

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Difficoltà di diagnosi differenziale tra

ritardo di maturazione e disprassia:

DISTURBO METACOGNITIVO

ad alto livello di “integrazione

percettivo-motoria” e “concettuale”(capacità di organizzazione delle proprie conoscenze

ed azioni, con o senza presa di coscienza, cfr.

Flavell)

-esame delle “disfunzioni neurologiche minori” in

senso funzionale

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Predittività: “indicatori” di patologia e valore

delle associazioni

Disprassia congenita/disprassia dello

sguardo

Disprassia di sguardo/disprassia della

scrittura (disgrafia aprassica)

Disprassia di sguardo/disprassia della marcia

Disprassia verbale/disprassia orale

N.B.

Trattamenti precoci e costanti

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Disprassia verbale distrettuale labio-glosso-

velare-faringo-laringea

Disturbi del linguaggio di natura

“aprassica”

– Mancata acquisizione di pattern articolatori

– Forme lesionali (“agenesia” o “ipogenesia”

della via motoria)

– Immaturità dello sviluppo articolatorio

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Disprassia verbale distrettuale labio-glosso-

velare-faringo-laringea

Sintomi:– Disprassia delle labbra, della lingua e del velo

pendulo

– Rinofonia e rinolalia

– Fuoriuscita dell‟aria dal naso nel tentativo di parlare

– Difficoltà di deglutizione e di masticazione

– Difficoltà nelle linguali e nel muovere la lingua a comando

– DIFFICOLTA‟ DI COMPRENSIONE LINGUISTICA E DISCRIMINAZIONE FONEMICA

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Disgrafia aprassica o disprassia della scrittura

(Luria, 1950) Linguaggio grafico:

– Conservare il necessario ordine della frase

da scrivere

– Compiere l‟analisi della composizione

fonetica della parola da scrivere

– Tradurre i fonemi in lettere visive

– Trasformare le lettere, o i segni visivi della

scrittura, nei corrispondenti tratti grafici

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TRADUZIONE VISUO-CINESTESICA(Tressoldi e Sartori, Denckla e Roeltgen)

Sottosistemi cognitivi della scrittura

Disturbi “motori” della scrittura

1. Buffer grafemico (memoria della rappresentazione grafemica, presumibilmente BT)

2. Sistema grafemico

3. Magazzino “allografico”

4. Aspetto prassico

5. Pianificazione motoria

6. Integrazione visuo-motoria

(ma nei bambini….)

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Caratteristiche principali della scrittura

dei bambini disprattici

Il bambino ha difficoltà a tenere in mano la matita e domanda “come devo fare”?

Calligrafia stereotipata (lettere uguali una all‟altra)

Disegno molto povero

Possibilità di apprendimento della scrittura con addestramento visuo-motorio

Presenza frequente di disturbi costruttivi

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BIBLIOGRAFIA OBBLIGATORIA

Cap. 15 Le competenze visuo-spaziali e visuo-costruttive. Da Vicari-Caselli „Neuropsicologia dello sviluppo‟. Il Mulino. 2010

BIBLIOGRAFIA FACOLTATIVA Cap. 5 Disturbi dell‟apprendimento non verbale (visuospaziale).

Da Cornoldi „Difficoltà e disturbi dell‟apprendimento‟ Il Mulino. pp. 121-141.

Cap. 2 Lo spazio e l‟attività, il movimento e la coordinazione sensori-motoria (introduzione ai disturbi spaziali nei bambini) e Cap. 3 L‟attività intenzionale (disprassia in età evolutiva e disgrafia aprassica o disprassia della scrittura). Da Sabbadini„Manuale di Neuropsicologia dell‟età evolutiva‟. Zanichelli. pp. 84-173.

Steinman K.J. Et al. Toward a narrower, More pragmatic View ofDevelopmental Dyspraxia. Journal of Child Neurology Vol. 25 N 1 Jan 2010 71-81.