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Diritti umani versus diritti culturali Ivana Padoan Università Cà Foscari Cittadinanza Europea 4 giugno 2013

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Diritti umani versus

diritti culturali

Ivana Padoan

Università Cà Foscari

Cittadinanza Europea 4 giugno 2013

Diritti culturali I diritti culturali, rappresentano il diritto di accesso alle

risorse culturali appropriate, e in questo, designano le capabilities necessarie ad esercitare altre capacità: quei saperi necessari per abitare il proprio ambiente, per produrre le risorse, scegliere la migliore educazione o il miglior sistema politico.

Ogni diritto dell’uomo, in quanto conduttore di capacità (lavoro, salute, libertà di espressione, educazione) è fattore di sviluppo duraturo. Tra tutti i diritti, la funzione dei diritti culturali merita attenzione perché ci obbliga al principio di uguaglianza e di sostenibilità.

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Il ruolo della cultura Il ruolo della cultura, nel campo dei diritti, è fornire il legame tra le

capacità che permettono di vivere con competenza il proprio ambiente

Di fronte a un modo di vivere, di consumare distruttivo, di non vedere la sofferenza, di non vedere, riconoscere le risorse possibili delle persone, di dissipare risorse umane e non umane, i diritti culturali devono far emergere, produrre dotazioni, funzionamenti (Sen) nelle persone, farle accedere alle competenze, capability di vivere le proprie specificità, dando loro gli strumenti culturali che permettono un accesso sostenibile e duraturo al benessere esistenziale. I diritti culturali vanno appresi con il latte materno, con la scuola, lungo tutta la vita. Diritti culturali sono le 10 condizioni che la Nussbaum pone come capability in grado di sviluppare quella struttura di libertà individuale e sociale in grado di coltivare funzionamenti (Sen) competenti.

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In principio i diritti culturali… Con diritti culturali si deve intendere quindi non solo i musei,

i beni storici, l’arte, ma l’accesso alla scuola, a ciò che si mangia, cultura è l’economia, è l’agricoltura, è la vita familiare, la vita affettiva ed emotiva. I diritti culturali non sono un sistema tra gli altri, un’area, non sono un lusso, il gioco del tempo libero, ma il modo competente e sostenibile di vivere, di consumare, di desiderare.

In questo senso i diritti culturali stanno al principio di ogni sviluppo appropriato della popolazione nel rispetto e nella valorizzazione di tutte le risorse umane e non umane. Diritti dell’uomo, sviluppo sostenibile e duraturo, costituiscono oggi, in tutto il mondo, lo zoccolo duro delle politiche pubbliche contemporanee.

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E le logiche di sviluppo? Il culturale è stato messo a parte dalle logiche di sviluppo.

Il triangolo: preservare l’ambiente, l’efficacia economica, l’equità sociale, si è dimenticato del diritto culturale, condizione trasversale che gioca in tutti gli aspetti dell’esistenza tangibile e intangibile

Assistiamo infatti, a livello politico, a un grande paradosso che si traduce in una svalorizzazione dei diritti culturali.

Le decisioni che si prendono sembrano non concepire i sistemi culturali avanzati dell’economia.

Ad esempio, nel valorizzare la finanza l’economia culturale perde, nel devalorizzare le pari opportunità, l’immigrazione, la scolarizzazione l’economia perde, vi sono nuove culture economiche che non vengono assolutamente discusse, considerate, sperimentate, perché la politica non le riconosce come generatrici di sviluppo.

Perché la politica non interviene nella cultura dello sviluppo sostenibile (duraturo)?

Perché la politica non riconosce il valore economico e sociale aggiunto delle pari opportunità?

Perché non viene esplicitato chiaramente il legame culturale tra politica, cultura ed economia?

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Come misurare i diritti culturali Non possiamo nascondere che una delle difficoltà è legata alla misura

dell’impatto reale e concreto della cultura. La cultura, bisogna dirlo, ha sempre qualche cosa di intangibile. Gli ecologisti sono riusciti a imporre il loro discorso perché questo rispondeva a indicatori misurabili.

Si parla oggi di indice di benessere ( oltre il PIL), indice di un’ intangibilità non necessariamente quantitativa (in questo molti lavori sono già in corso).

Come misurare gli effetti della cultura? Nella cultura ciò di cui abbiamo bisogno è una specie di indice della cultura basato su indicatori che servono a misurare gli effetti della cultura…. Per questo i decisori politici devono cominciare a prepararsi, tuttavia non basta, ci vuole una presa di coscienza della cittadinanza attiva per comprendere l’importanza dei diritti culturali nello sviluppo della collettività, perché la cultura migliora la vita dell’insieme della collettività.

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In questo senso allora

1.I diritti culturali non sono uno strumento di preservare il territorio ma di mobilizzare il territorio tangibile e intangibile.

2.I diritti culturali vanno incollati al territorio, vanno letti come processi di legami tra le diverse soggettività, capacità, proprietà, dimensioni, democrazia, partecipazione, governance, legami che permettono di vivere con competenza, uguaglianza e libertà il proprio territorio.

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Diritti e cittadinanza Come si può infatti parlare di cittadinanza europea se si

è mal-cittadini nel proprio paese. La cittadinanza è un processo difficile in ogni stato, ma non si può fare cittadinanza europea se stai male nel proprio paese. Non si può accettare che su pretesto dell’Europa abbiamo persone che nel proprio paese, ambiente, vivano nella miseria d’impiego, di casa, di vita familiare, di conoscenza, di istruzione, di cura. Forse si può usare il pretesto europeo, solo se valorizzando una dimensione europea della cittadinanza, si arriva a valorizzare contemporaneamente i diritti nel proprio paese, nei propri ambienti.

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I diritti culturali sono la grammatica base della democrazia dell’esistenza

In questo i diritti non sono solo la garanzia giuridica, ma ogni diritto deriva e propone una relazione sociale, e questa sfida va esplicitata, questa è la sfida oggi del diritto soprattutto culturale a livello europeo. Bisogna superare la logica universalistico-morale e logico-formale dei diritti per entrare nelle relazioni complesse: diritto culturale umano e non umano ed esistenza delle relazioni.

In questo senso non è la mancanza di leggi, né di risorse, né di valori che preoccupa. Il problema è piuttosto la dispersione di risorse, di valori, di relazioni. Per fare qualcosa bisogna incrociare i saperi con i territori portatori di proprie e specifiche risorse e individuare nella diversità e nella differenza le proposte concrete.

Ad esempio: promuovere l’uguaglianza tra le donne e gli uomini è costitutivo di uno sviluppo culturale solidale e durevole di un paese, è una sfida sociale economica e civica. E’ una sfida democratica.

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Almeno due linee di guida: 1. trovare nella diversità e nelle differenze culturali la

risorsa dell’uguaglianza e della legalità ( Unesco 2001). Prima la diversità era considerata un pericolo per l’universalità e la legalità, ora è chiaro che nella diversità degli eco-sistemi culturali conviene cercare le risorse per rispettare l’uguaglianza e la legalità delle persone e la valorizzazione dei beni, dei territori, delle idee .

2. lo sviluppo dei diritti culturali nel sistema dei diritti dell’uomo apre una nuova prospettiva politica a tutti i livelli di democrazia in favore dei diritti (di tutti e di ciascuno )delle libertà più istruite delle proprie responsabilità.

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ovvero dare risposte a… - in che modo i cittadini possono appropriarsi dei

diritti culturali (anche attraverso l’informazione e la documentazione) che valorizzino le proprie potenzialità

- in che modo le iniziative incrociano le logiche territoriali e le problematiche nelle diverse filières di sviluppo

- in che modo le logiche di libertà individuale e di indipendenza incrociano i valori collettivi e i necessari equilibri dinamici dei sistemi culturali, ideologici, economici, politici e sociali.

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