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Gian Paolo DE PAOLI DIARIO DELLA MIA PRIGIONIA IN GERMANIA a cura di Ercole Ongaro e Gianluca Riccadonna Quaderni ILSRECO n. 17, Dicembre 2006

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Gian Paolo DE PAOLI

DIARIO DELLA MIA PRIGIONIA

IN GERMANIA

a cura diErcole Ongaro e Gianluca Riccadonna

Quaderni ILSRECO n. 17, Dicembre 2006

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Gian Paolo De Paoli, sullo sfondo il Monviso

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Gian Paolo De Paoli in divisa di alpino, 1942

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Il 27 gennaio 2002, al termine della lettura scenica “Perché non accada mai più” con cui al Teatro alle Vigne di Lodi - gremito di studenti delle scuole superiori - si era celebrata la “Giornata della memoria” per ricordare le vittime della Shoah e di tutte le deportazioni e discriminazioni, mi si avvicinò una signora, Agea Macchioni, per consegnarmi una grossa busta: spiegò che conteneva il diario di prigionia in un lager del marito - Gian Paolo De Paoli, deceduto nel 1970 - e che desiderava consegnarmelo perché fosse conservato nell’archivio dell’Istituto lodigiano per la storia della Resisten-za e dell’età contemporanea (Ilsreco). Nella busta vi erano anche altri documenti e il portafoglio, così come il marito l’aveva riportato dalla Germania nell’estate 1945: dalla parte destra i marchi avanzati dal viaggio di ritorno, in quella sinistra alcune fotografie - in particolare delle sorelle Marisa e Pierangela e del fratello minore Enzo - e i “santini” (S. Giovanni Bosco, la Madonna di Pompei, Gesù che abbraccia i bambi-ni…). Il diario invece era su trentuno fogli, scritti fittamente davanti e dietro in grafia sicura, ordinata, custoditi da una copertina rigida, giallognola, e su un quaderno dalla copertina nera interrotto però alla seconda pagina in data 9 agosto 1944. Una documentazione preziosa che la signora Agea Macchioni De Paoli donava ideal-mente a tutti i cittadini, ai giovani in particolare, perché non dimentichino, perché non sia disperso un patrimonio di esperienze, di sofferenza e di coraggio, di resistenza nonviolenta, che non è stata soltanto individuale, ma collettiva.Da queste pagine emerge il valore della testimonianza lasciataci da Gian Paolo De Paoli, un lodigiano che non smarrì mai, neppure nei momenti più bui, l’attaccamento alla vita, il senso del vivere, alimentato in lui anche da una profonda fede religiosa. Egli conservò il suo diario gelosamente, con pudore, quasi temendo di farlo conoscere, tanto che neppure ai familiari lo fece leggere: ma il suo messaggio di fede, di dignità, di tenace speranza è di grande attualità ancora oggi per noi.Mi sembra anche significativo che a comporre la versione elettronica del diario di De Paoli sia stato, nell’estate 2004, un giovane studente, Giovanni Amiotti di Bargano, che nelle sue vacanze estive ha accettato la proposta di cimentarsi con questo impe-gnativo e originale lavoro, svolto con solerzia, precisione e sensibilità. A lui rinnovo, assieme a Gianluca Riccadonna, un vivo ringraziamento, mentre ci auguriamo che i lettori siano soprattutto i giovani.

Ercole Ongarodirettore Ilsreco

PRESENTAZIONE

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Gianluca Riccadonna

GIAN PAOLO DE PAOLI:DIGNITà E FEDE NEL LAGER

Il manoscritto originale del diario di prigionia di Gian Paolo De Paoli fu consegnato a Ercole Ongaro dalla vedova, Agea Macchioni, al termine di un incontro organizzato nel 2002 dall’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco), nell’ambito delle manifesta-zioni cittadine dedicate alla Giornata della Memoria1: a riprova della bontà e dell’efficacia di simili iniziative in cui, oltre a far riflettere pubblicamen-te sul tema della deportazione, si riesce anche a ridestare la memoria dei familiari di quei sopravvissuti ai lager dei quali non si avrebbe altrimenti notizia. Memoria privata, tra le cui pieghe si cela spesso l’unica traccia di una vicenda personale da conoscere e divulgare.Quel primo contatto fu seguito da altri con Agea e con Enzo, fratello di Gian Paolo, le cui testimonianze, insieme al diario, alle fotografie e ad altri preziosi documenti da loro resi disponibili o donati all’Ilsreco hanno con-sentito la realizzazione di questo volume.

La famiglia, L’Azione Cattolica e la montagna

I ricordi su Gian Paolo De Paoli si raggruppano attorno alle tre voci essen-ziali che ne hanno segnato l’esistenza: gli affetti familiari, la fede profonda e la passione per la montagna - a comporre la stessa costellazione di senti-menti e pensieri che rischiararono il buio della prigionia in Germania, e che risaltano nel diario. Gian Paolo nacque a Cavenago d’Adda (Lodi) il 19 luglio 1922, primo dei quattro figli di Ettore De Paoli e di Carla Margherita Banfi, di Abbiategrasso. In seguito si sarebbero aggiunte le sorelle Marisa (1925) e Pierangela (1928) e il fratello Enzo, venuto alla luce nel 1930. La presenza dei De Paoli a Cavenago risale ad almeno due generazioni precedenti Ettore, se già

1 E. Ongaro, De Paoli, un diario inedito dal Lager, apparso su «Il Cittadino» del 25 aprile 2002, p. XVII dell’inserto speciale dedicato a figure di cattolici lodigiani impegnati nella Resistenza e, con il titolo Gian Paolo De Paoli: diario dal Lager, sul mensile di Cavenago d’Adda «L’Amico», aprile 2002, p. 23.

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i bisnonni di Gian Paolo risultano proprietari della cascina Giulia, costruita ai primi dell’Ottocento2. Ettore, classe 1890, partecipò alla campagna militare in Libia (1911-12) e alla Grande Guerra, prima di gettarsi nell’avventura fascista insieme ad altri reduci e fittabili della zona. Oltre all’attestato di partecipazione alla marcia su Roma del 1922, conservato dal figlio Enzo, a far propendere per il notevole attivismo di Ettore nella fase sorgente del fascismo a Cavenago è l’esito delle elezioni amministrative del 1923, in cui si affermò in blocco l’unica lista - fascista - presentata, fra i cui eletti risulta al terzo posto, con 192 preferenze, il nominativo di “De Paoli Ettore, possidente”3. Anche que-sto dato parrebbe dunque confermare la tesi che, alla base del successo del fascismo nell’area padana, vi fu la convinta adesione e attiva partecipazione del ceto medio rurale4.La dedizione di Ettore De Paoli alla causa fascista perdurò lungo le va-rie fasi e stagioni del regime, traducendosi nella partecipazione alla guerra d’Etiopia (1935-36) e, qualche anno prima, alla cosiddetta “rioccupazione” della Libia5. Tanta fedeltà sarebbe costata a Ettore, all’indomani della Li-berazione, qualche settimana di internamento a Bresso (campo di raccolta milanese per ex-collaboratori con il fascismo), cui tuttavia non seguirono altri fastidi6. Nel 1932 Ettore vendette la cascina e si trasferì a Lodi con tutta la famiglia: all’origine di quella decisione certamente dolorosa, le disavventure finan-ziarie di Enrico, uno dei due fratelli di Ettore, commerciante in preziosi a Milano7. A Lodi i De Paoli dimorarono dapprima in corso Regina Margherita (oggi corso Ettore Archinti) al n. 20, per trasferirsi successivamente in via Gaffu-

2 F. Pallavera, Storia di Cavenago d’Adda, Tip. La Grafica, Lodi 1989, p. 130. 3 Ibid., p. 380-381.4 E. Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 11-12. Nel territorio lodi-giano, in particolare, il ruolo degli agrari risulta essere stato ancora più decisivo: cfr. E. Ongaro, Il Novecento nel Lodigiano. La politica, in Id. (a cura di), Il Lodigiano nel Novecento. La politica, FrancoAngeli, Milano 2003, p. 48-49. 5 E. Ongaro, G. Riccadonna, Intervista a Enzo De Paoli, Lodi 24 ottobre 2006 (audiocassetta). La partecipazione alla guerra d’Etiopia e alla rioccupazione della Libia, nei primi anni Trenta, sono comprovate da molte fotografie e da cimeli africani conservati da Enzo De Paoli.6 Enzo De Paoli ha affermato di serbare indelebile il ricordo delle offese (e degli sputi) indirizzati a lui e alla sorella Pierangela quando, nell’estate del 1945, si recarono in visita al padre presso il campo di Bresso. Offese provenienti dalle persone assiepate all’ingresso e all’esterno del luogo di raccolta per collaborazionisti ed ex-fascisti. «A mia sorella venne l’itterizia dalla paura, dopo quella visita» (ibid.).7 Ibid.

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Carla Margherita Banfi, mamma Ettore De Paoli, papà

Cavenago d’Adda, cascina Giulia, anni VentiDa sinistra: Rita, Carla e Gianni (4°) Banfi; al centro: Gian Paolo e Marisa, bambini

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Tessera dell’Azione Cattolica(1946-1947)

Lodi, davanti alla chiesa di S. Francesco, 21 Febbraio 1943. Da sinistra: Marisa, Enzo, Pierangela, Gian Paolo

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rio al civico n. 46, dove rimasero per molti anni: il padre (dedito a svariate occupazioni, tra cui, per qualche tempo, l’impiego presso l’Alfa Romeo di Milano), la madre casalinga, i quattro figli e l’inseparabile domestica, Cle-mentina Bellomi, affettuosamente soprannominata Menta. Le reiterate e prolungate assenze di Carla (che soffriva di disturbi respiratori e di cuore), nonché il forte legame di Menta con la famiglia ne fecero ben più che una donna di servizio. Dal diario di Gian Paolo e dalla testimonianza di Enzo si ricava l’immagine quasi di una seconda madre. Entrata a servizio dai De Paoli giovanissima, Menta avrebbe “chiuso” la casa di via Gaffurio solo dopo la morte di Marisa, nel 1974, a fianco della quale era vissuta fino ad allora.La prossimità dell’abitazione di via Gaffurio al tempio di San Francesco è probabilmente all’origine della speciale devozione che Gian Paolo ebbe per la chiesa officiata dai padri barnabiti di Lodi, spesso presente sullo sfondo delle fotografie conservate dai De Paoli. Nel 1943, da poco entrato nel lager di Wildau, in Germania, udendo in lontananza il suono delle campane dome-nicali, Gian Paolo non può trattenersi dal ricordare con amara nostalgia

le quotidiane ore mattutine nelle quali, ansioso e felice, saltavo giù dal mio lettuc-cio, ed abbandonando le calde coltri ancora invitanti, mi recavo trafelato corren-do, verso la chiesa di S. Francesco ove ascoltavo la S. Messa e mi accostavo con gioia alla S. Comunione, prima di incominciare la mia giornata. […] Chissà quan-do potrò risentire lo squillare festoso delle campane della mia città e specialmente quelle di S. Francesco tanto care e familiari!8

Più in generale, la fede e la devozione di Gian Paolo sembrano aver avuto origine dall’educazione religiosa ricevuta dalla madre Carla9 e, soprattutto, dall’ambiente dell’Azione Cattolica, assiduamente frequentata prima e dopo la guerra. Un ruolo particolare ebbe, a tal riguardo, l’Unione Giovani Cat-tolici dei SS. Bassiano e Alberto10, con sede in via Orfane, di cui era allora assistente ecclesiastico don Giuseppe Gennari. Fra i momenti di preghiera

8 Infra, p. 519 «Mia madre ci mandava a messa tutte le domeniche e tutti i primi venerdì del mese» (E. Ongaro, G. Riccadonna, Intervista a Enzo De Paoli, cit.).10 Fu riconosciuta ufficialmente nel 1921 dal Vescovo di Lodi, Mons. Pietro Zanolini, che intese dare sanzione ufficiale e nuova conformazione a un circolo giovanile di antica fondazione (1873) e recepi-re così le nuove direttive venute da papa Benedetto XV in materia di riorganizzazione del movimento di Azione Cattolica. Si veda l’opuscolo commemorativo Alere Flammam! Unione Giovani Cattolici SS. Bassiano e Alberto - Lodi. Feste Cinquantenarie 1873-1923, Tip. Biancardi, Lodi 1923.

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comunitaria, le opere caritative, le frequenti attività ricreative ed escursio-nistiche promosse da don Gennari, Gian Paolo poté davvero rafforzare la propria fede e alimentare quel genuino sentimento di fraternità testimonia-to dalle pagine del suo diario, raro documento di pietà e carità cristiane. La frequentazione dell’Azione Cattolica proseguì anche negli anni dell’imme-diato dopoguerra, quando alle attività dell’Unione partecipò con regolarità anche il fratello Enzo11.Prima dello scoppio del conflitto Gian Paolo poté concludere gli studi medi, ottenendo la licenza di avviamento commerciale presso le scuole del Castel-lo e disponendosi ad aiutare la famiglia, le cui condizioni economiche, dopo la cessione forzata della cascina e il trasferimento a Lodi, imponevano scelte concrete e immediate. Fu così per Gian Paolo ma, soprattutto, per Pieran-gela e Marisa, che dovettero accontentarsi della licenza elementare; mentre privilegiato fu senz’altro Enzo, che conseguì il diploma di geometra. Gian Paolo si impiegò prima alla Polenghi Lombardo e poi al Distretto Mi-litare di Lodi. Nel 1942, in piena guerra, fu chiamato alle armi e arruolato nel 102° Reggimento Alpini della “Tridentina”, divisione che di lì a poco sarebbe stata decimata nella rovinosa campagna di Russia. Gian Paolo pare essere stato esonerato dalla partenza verso il fronte orientale per una malat-tia contratta proprio nell’inverno del 1942, cui seguì il trasferimento a Me-rano12. Là lo colsero l’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’immediata cattura da parte tedesca, narrati nella prima pagina del diario.Dal Brennero, da cui era passato nel viaggio verso la Germania il 13 set-tembre 1943, Gian Paolo transitò nuovamente nella direzione opposta il 29 agosto 194513: rientrando a Lodi trovò ad attenderlo, lungo la strada di casa, Enzo e Menta, che furono i primi a riabbracciarlo dopo due anni di prigionia. Gli anni successivi alla Liberazione trascorsero fra il nuovo impiego alla Camera di Commercio di Milano (fino al trasferimento a quella di Lodi, alla metà degli anni Sessanta), gli amici dell’Unione e la grande passione per l’escursionismo alpino. Passione acquisita in giovanissima età, durante

11 «Pregavamo tanto. […] Ogni sera Rosario. Però ci divertivamo. Ne facevamo di tutti i colori, con Don Gennari. Io e mio fratello gestivamo il bar dell’Unione» (E. Ongaro, G. Riccadonna, Intervista a Enzo De Paoli, cit.).12 Ibid.13 Tale la data stampigliata dalle autorità italiane sull’unico documento di identità di cui era allora in possesso Gian Paolo: un tesserino aziendale recante fototessera, intestato con il nome della ditta “Nalosa G.m.b.H.” e rilasciato in data 5 gennaio 1945. De Paoli era partito da Lipsia l’8 luglio: le tappe principali dell’avventuroso viaggio furono Praga, Bratislava, Leopoli, Budapest, Vienna.

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Verso Punta Grober, fine anni Quaranta. Da sinistra: Enzo (1°) e Gian Paolo (5°)

In vetta alla Grigna: Gianpiero Zanoni, Enzo e Gian Paolo

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i soggiorni terapeutici della madre in Valle Imagna, a S. Omobono e Ca-pizzone; e proseguita poi con le gite e i soggiorni organizzati dall’Unione di don Gennari, soprattutto ad Alagna, sulle pendici del Monte Rosa: località amatissima da Gian Paolo e ripetutamente evocata nel diario. Di un’eccezionale impresa sportiva sul Rosa, l’alpino Gian Paolo De Paoli - che le fotografie scattate in quota ritraggono sempre in smagliante forma fisica - fu protagonista nell’autunno del 1946: l’ascensione notturna alla sto-rica capanna Regina Margherita (m. 4559), seguita dall’immediato rientro ad Alagna. Di questa escursione egli scrisse un lungo e appassionante reso-conto, pubblicato sul settimanale «Lo Sportivo Lodigiano» del 7 novembre 1946. La chiusa dell’articolo potrebbe sembrare un po’ retorica (l’attimo sublime della vetta, raggiunta e subito perduta), se da essa non trasparisse certa malinconica consapevolezza, acquisita in prigionia:

Non ho ancora terminato l’escursione e già penso a rinnovarla il prossimo anno. Tutto ciò che finisce lascia nell’animo un amaro rimpianto, quasi un desiderio di ritorno: il bello produce al suo trapasso una lieve ferita che lentamente rimargina, ma che non scompare più.

Sulle creste del Rosa, in Val di Fassa e sulla Grigna, mete di tante escur-sioni compiute con il Club Alpino Italiano (della cui sezione lodigiana fu, se non tra i fondatori, uno dei principali animatori), Gian Paolo sarebbe presto salito in più occasioni con la sua compagna di vita, Agea Macchioni, sposata nel 1959 dopo dieci anni di fidanzamento e mille volte immortalata sugli sci, con i gli scarponi e i ramponi ai piedi, o sull’uscio di qualche rifu-gio alpino, tra splendidi scenari di cielo e di neve14. Agea lo ha accompagnato amorevolmente anche negli ultimi passi, segnati dal male inguaribile che lo ha stroncato il 2 aprile 1970, un anno dopo la morte del padre Ettore e prima dell’infausta serie di lutti che lascerà Enzo, solo, a serbare i ricordi di famiglia15.

14 Gli appassionati di montagna (e, prima ancora, i responsabili del CAI di Lodi) troverebbero, tra le foto in bianco e nero scattate dalla Leica di Gian Paolo e conservate da Agea Macchioni, materiale per una mostra d’eccezione. Di grande valore documentario risultano anche le fotografie possedute da Enzo De Paoli, relative soprattutto alla carriera militare del padre, nonché le cartoline illustrate attestanti la lunga corrispondenza di Ettore con la moglie Carla.15 Mamma Carla era morta nel 1962. Marisa, come si è detto, è morta nubile nel 1974; Pierangela, sposatasi e trasferitasi a Milano, è deceduta nel 1981; Clementina Belloni (Menta) nel 1979.

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In Germania come Internato militare italiano (Imi)

Il diario di De Paoli, scritto in una grafia fitta e uscita di getto dalla penna stilografica, occupa in totale sessantaquattro pagine manoscritte, sessan-tadue delle quali raccolte in un quaderno e due in un altro, di dimensioni inferiori rispetto al primo e in gran parte vergine16.

16 Il diario è stato integralmente trascritto e riportato su supporto informatico da Giovanni Amiotti durante l’estate del 2004. La giovane età di Amiotti (che aveva allora tredici anni) ha poi consigliato una revisione della trascrizione, condotta da chi scrive e da E. Ongaro. La qualità della trascrizione di Amiotti è peraltro risultata tale da limitare al minimo gli ulteriori interventi sul testo.

Prima pagina del diario

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La narrazione, iniziata il 10 settembre 1943, ha termine bruscamente con la cronaca dei giorni 7, 8 e 9 agosto 1944, riassunta in unico paragrafo. Succes-sivamente De Paoli rimase in Germania ancora un anno, sino al rientro in Italia via Brennero17; ma né il fratello Enzo né la moglie Agea hanno saputo sciogliere i dubbi e gli interrogativi posti da quei dodici mesi18. L’ipotesi più verosimile è che egli abbia potuto approfittare del nuovo status conseguito dagli Internati militari italiani (Imi) a seguito degli accordi italo-tedeschi sottoscritti il 20 luglio 1944, con cui i nostri prigionieri vennero “smilitariz-zati” d’ufficio e formalmente dichiarati lavoratori civili liberi. Nella maggioranza dei casi non si ha notizia di un miglioramento significa-tivo delle loro condizioni di internamento, ma in qualche occasione ciò ac-cadde19. L’aspetto fisico piuttosto sano con cui Gian Paolo De Paoli appare nella fotografia applicata sulla tessera di identificazione rilasciata da una ditta tedesca - la “Nalosa G.m.b.H” - il 5 gennaio 194520 lascia intendere che

17 Cfr. supra, n. 13.18 Entrambi hanno sottolineato nelle loro testimonianze come Gian Paolo non amasse affatto parlare della sua esperienza di internamento militare; Enzo, che raccolse qualche confidenza del fratello sui bombardamenti a Lipsia, afferma di non aver mai voluto leggere il diario del fratello, di cui pure conosceva l’esistenza (E. Ongaro, G. Riccadonna, Intervista a Enzo De Paoli, cit.). 19 Come si ricava per esempio dalla memoria di G. Ripepe, Soldati eravamo, Nistri-Lischi, Pisa 1980, p. 29-30.20 Cfr. supra, n. 13.

Tessera di lavoratore in Germania

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dopo il 9 agosto 1944 egli fu trasferito dal lager di Wildau, dove si trovava da circa dieci mesi, ad altra destinazione lavorativa, presumibilmente una fabbrica; qui le condizioni di vita, certo migliori che nel lager, indussero Gian Paolo a riflessioni sensibilmente diverse da quelle elaborate nel pe-riodo precedente, e comunque ad abbandonare la consuetudine di affidarle alle pagine del diario - abitudine che già a Wildau, negli ultimi tempi, pare-va leggermente attenuata (come rivela il condensarsi delle cronache di più giorni in un unico, breve paragrafo, diversamente dalle descrizioni diligenti e minuziose del primo periodo di permanenza in campo di concentramen-to)21.Le poche considerazioni finora svolte richiedono qualche chiarimento in merito alla più generale vicenda degli Internati militari italiani, entro cui si colloca l’esperienza documentata dal diario di Gian Paolo De Paoli, prezio-so per l’alto valore storico, civile e morale.È risaputo che, la sera dell’8 settembre 1943, l’annuncio dell’armistizio con gli Alleati fu diramato senza preavviso ai contingenti militari italiani e, so-prattutto, senza precise disposizioni riguardo al loro operato. L’illusione del re Vittorio Emanuele III e del capo del governo Pietro Badoglio di potere fino all’ultimo tenere in scacco tedeschi e angloamericani, si tramutò in fuga vergognosa per i due, e in tragedia per i quasi 800.000 nostri soldati, lasciati privi di ordini in Italia, in Francia, nei Balcani o nell’Egeo. Disorientati, sopraffatti dalla pronta reazione germanica e posti di fronte alla scelta, im-mediata, di schierarsi con l’ex-alleato oppure finire in un campo di prigio-nia, circa 150.000 di questi divennero per metà combattenti nazifascisti, per metà manovali impiegati nella contraerea e nei battaglioni di lavoro; i restanti 650.000 optarono per l’internamento e, tra loro, solo il 10% scelse, nelle settimane successive alla cattura, di collaborare con Hitler e Mussolini (la percentuale maggiore fu registrata fra gli ufficiali)22.L’alpino Gian Paolo De Paoli, disarmato e catturato a Merano il 10 settem-bre 1943 e inviato con i suoi compagni al campo di concentramento (Stam-mlager III/A) di Luckenwalde, presso Berlino, fu tra quei resistenti che, appunto, si rifiutarono di collaborare con i nazisti e con i loro collaboratori fascisti. E il brano del suo diario in cui è descritto il diniego pressoché unani-

21 In un appunto di Gian Paolo è scritto che fu trasferito il 22 agosto a Lipsia, nel cui circondario (Naunhof) rimase fino alla partenza per l’Italia. 22 Per tutte le cifre qui richiamate si veda il bilancio di G. Rochat, Le guerre italiane 1935-1943.Dall’impero d’Etiopia alla disfatta, Einaudi, Torino 2005, p. 445-451. Un inquadramento generale del problema degli Internati militari italiani è disponibile in S. Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Einaudi, Torino 2004, p. 176-201. Per le vicende relative agli internati e, più in generale, ai deportati lodigiani, si rinvia a G. Riccadonna, I deportati lodigiani, in E. Ongaro (a cura di ), Il Lodigiano nel Novecento, cit., p. 253-292.

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me con cui gli internati italiani di Luckenwalde risposero alle lusinghe nazifa-sciste costituisce un’importante pagina documentaria di quella vicenda:

Eccoci tutti radunati nello spazio più grande del campo. Ad occhio saranno circa 20mila individui. Prima arriva un personaggio in borghese. Nessuno sa chi è. Poi un generale Tedesco. Dopo qualche preliminare, necessario alla messa in scena l’individuo in borghese incomincia a parlare e vorrebbe farci credere che il Re, Badoglio sono dei traditori; Mussolini è rimesso al potere, e tante altre menzogne concludendo poi con l’invito da parte del generale Tedesco (che ci da tempo di pensarci fino a domattina alle 7) di arruolarci nelle S.S tedesche per combattere e salvare l’Italia. Non l’avrei mai creduto!! Noi soldati ascoltiamo con freddezza tante infamie ed ogni volta il nome del Re viene pronunciato, tutti, soldati e uf-ficiali, scattiamo sull’attenti. Risposta più che eloquente alle buffonate dette dal-l’individuo in borghese (Chi sa poi chi era!) Questo tipo in ultimo intona l’inno di “Giovinezza” e vorrebbe che noi lo cantassimo con lui. Nessuno apre bocca, anzi, su tutti i visi si legge un riso di scherno e di compatimento, tanto che deve cantar-sela da solo fino alla fine23.

Si trattò di un gesto di disobbedienza collettiva, provocato dalla stanchezza per la guerra (mista alla speranza in una sua rapida conclusione), dall’odio per un alleato da sempre temuto più che rispettato, dall’ossequio alla divisa militare, sentita come italiana prima che fascista. Certo, non dettato da co-sciente avversione ideologica alla dittatura, impensabile per la gran parte di quei giovani, cresciuti nella stagione di maggiore successo e di più intensa propaganda del regime. Ma, proprio perché in flagrante contraddizione allo slogan per anni imposto agli italiani - Credere! Obbedire! Combattere! -, ancora più clamoroso come gesto, specie per il discredito gettato sul ricostituito fascismo della Repubblica di Salò, in qualche modo costretta a giustificare il rifiuto di centinaia di migliaia di suoi figli, nonché il loro internamento da parte del «fedele alleato»24.D’altro canto, la sorte complessiva degli Internati militari italiani era già stata decisa dal Terzo Reich, avido di manodopera per la propria macchina produttiva e risoluto a sfruttare sino in fondo l’opportunità di un così in-

23 Cfr. infra, p. 36-37.24 Come risulta anche da un memorandum steso nel marzo 1944 dal maggiore Marcello Vaccari, dell’ambasciata della Repubblica Sociale Italiana a Berlino, in cui si osservava che «c’erano in Italia dagli otto ai dieci milioni di congiunti e amici che si preoccupavano per la sorte di questo mezzo milione di prigionieri», i quali dunque rappresentavano «un’opportunità straordinaria per influenzare in senso antitedesco il popolo italiano» (S. Peli, La Resistenza in Italia, cit., p. 181).

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gente bottino di guerra, che andava ad aggiungersi alle enormi potenzialità dischiuse dall’occupazione del nord Italia25. L’occasione per i soldati italiani di optare per un arruolamento nelle file naziste o repubblichine fu offerta una seconda o terza volta, e comunque non insistentemente, a riprova dell’inten-zione germanica di non rinunciare alla preziosa risorsa. Nell’estate del 1944, come si è visto, i militari italiani in Germania divennero definitivamente, per atto burocratico, lavoratori civili, senza che a tale nuovo status nominale si accompagnasse, nella maggior parte dei casi, alcun reale cambiamento della condizione di fatto. La stessa, inusuale, denominazione di Internati militari italiani (Imi) era stata coniata, all’inizio, per un riguardo politico alla nascente repubblica alleata di Mussolini e non certo, come talora si è detto, per sottrarsi alle prescrizioni del diritto internazionale in materia di detenzione dei prigionieri di guerra, verso le quali i nazisti (come in generale gli altri contendenti in guerra) non mostrarono mai particolare attenzione. In effetti le condizioni di internamento dei prigionieri concentrati in Ger-mania e nelle zone occupate rispecchiavano l’ideologia hitleriana, fondata su principi razzisti e tesa a riprodurre nei lager quanto i nazisti avrebbero voluto realizzare, su scala ben più vasta, nel nuovo ordine europeo: il dominio della razza eletta e la graduale schiavizzazione di quelle ritenute inferiori, dal livel-lo infraumano degli ebrei a quello, di poco superiore, dei popoli slavi, sino ai paesi mediterranei, fra i quali l’Italia. Da tale aberrante concezione, oltre che dal sentimento di disprezzo per le Badogliotruppen (cui si imputava il “tradi-mento” dell’8 settembre26), ebbe origine il bestiale trattamento riservato dai tedeschi a molti dei soldati italiani, superato solo da quello inflitto ai prigio-

25 «Fino a che punto l’economia tedesca avesse bisogno di queste forze è dimostrato dalla rapidi-tà con cui i militari internati furono messi al lavoro: entro il 30 settembre [1943] erano già stati messi all’opera 35.000 uomini, ma ci si preparava a impiegarne altri 175.000 nei primi giorni di ottobre. A quel punto … [i tedeschi] avevano già predisposto un piano per ripartire nei vari set-tori dell’economia 440.000 internati. Ai primi di ottobre se ne trovavano in territorio tedesco già 370.000 da inviare alla loro destinazione nell’industria degli armamenti»: L. Klinkhammer, L’oc-cupazione tedesca in Italia 1943-1945, Bollati Boringhieri, Torino 1996 [1993], p. 40 e n. 90, dove si legge che, secondo le previsioni dei pianificatori dell’economia di guerra tedesca, nel terzo tri-mestre del 1943 «oltre ai prigionieri italiani dovevano essere scovati 100.000 lavoratori civili». 26 L’accusa di “tradimento” rivolta dai nazisti e dai repubblichini al governo italiano e alla monarchia all’indomani dell’armistizio con gli Alleati, e ancora oggi presente in una certa opinione pubblica, è stata respinta da vari studiosi, fra i quali Elena Aga Rossi, sulla base della seguente considerazione: «I tedeschi - constatata l’inadeguatezza delle forze italiane a resistere a un’offensiva sul loro terri-torio, denunciata dai comandi italiani e dallo stesso Mussolini - prepararono i piani per occupare il paese e disarmare l’esercito italiano, quando Mussolini era ancora al potere, e li perfezionarono subito dopo il 25 luglio, prima che il governo Badoglio stabilisse contatti con gli angloamericani», in E. Aga Rossi, Una nazione allo sbando. L’armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze, Il Mulino, Bolo-gna 2003[1993], p. 198-199 (corsivi dell’Autore).

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nieri di guerra russi e polacchi. Se infatti le condizioni di prigionia degli ufficiali italiani poco si distinsero da quelle sperimentate dai pari grado di altre nazionalità, le restrizioni e le umiliazioni conosciute dai nostri soldati - sottufficiali e truppa - rasentarono in alcuni casi i vertici di abiezione raggiunti nei più famigerati lager nazisti, destinati principalmente ai deportati politici e razziali27. In generale l’attività lavorativa - da cui gli ufficiali erano per lo più esentati - si svolse sia al chiuso (fabbriche e miniere), sia all’aperto (rimozione di macerie, opere di manuten-zione stradale ed edilizia, lavori agricoli), per dodici ore al giorno per sei gior-ni settimanali (e con la pausa domenicale non sempre garantita), con un vitto giornaliero che raramente superava le 1.000 calorie, saltuariamente integrato dal contenuto dei pacchi viveri che gli internati ricevevano dalle famiglie. L’assistenza sanitaria era pressoché inesistente e le condizioni igieniche spesso inadeguate. A questi fattori vanno sommati i rischi sul lavoro (inclu-si i frequenti attacchi aerei e i bombardamenti cui la Germania fu soggetta negli ultimi anni di guerra, e ai quali gli internati erano particolarmente esposti), l’ottusità e brutalità delle guardie, l’ostilità diffusa dei lavoratori tedeschi con i quali i prigionieri si trovarono sia pur minimamente a in-teragire. Senza considerare l’isolamento quasi totale, interrotto dai pochi momenti di vita comunitaria. Dato il contesto, non meraviglia che 40.000 dei nostri soldati perirono nei lager28.L’internamento di Gian Paolo a Luckenwalde e, soprattutto, nell’Arbeitkom-mando (“squadra di lavoro”) di Wildau cui fu presto destinato, non sembra aver ecceduto i limiti della normale durezza delle condizioni riservate alla truppa italiana. Per vari aspetti anzi si può dire che le privazioni e le affli-zioni sperimentate da De Paoli nel corso dei dieci mesi documentati dal diario venissero compensate da alcune situazioni - per così dire - “privile-giate”: una certa umanità, o minor crudeltà, delle guardie, nel campo e sul lavoro, in fabbrica29; una maggiore disponibilità di cibo e di calorie, pur nella generale, terribile penuria alimentare che caratterizzò la prigionia in Germania30; qualche notizia postale da casa, rara ma sufficiente a interrom-

27 Come nel caso di Dora-Mittelbau, esaurientemente descritto da R. Lazzero, Gli schiavi di Hitler. I deportati italiani in Germania nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano 1998[1996], p.109-153. Per una testimonianza lodigiana su Dora-Mittelbau si veda la memoria di M. D’Angelo, A Dora… il dramma di un deportato, Tip. Sobacchi, Lodi 2003 (già apparsa a puntate sul «Corriere dell’Adda» tra il 21 gennaio 1978 e il 23 giugno 1979).28 G. Rochat, Le guerre italiane, cit., p. 451. 29 Infra, p. 43, 113-114, 131-132.30 Infra, p. 114, 117, 120, 123-124, 129, 133, 140, 143.

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pere l’isolamento degli internati31; dulcis in fundo, la possibilità di assistere, in due occasioni, alla proiezione di un film32. Elementi che certamente contrastano, per molti aspetti, con quelli ben più aspri desumibili da altre memorie di prigionia, e che confermano la varietà delle si-tuazioni conosciute dai soldati italiani, tale da non consentire una rappresenta-zione univoca dell’internamento militare in Germania fra il 1943 e il 1945.

La grande fede di Gian Paolo

A Luckenwalde e a Wildau De Paoli sperimentò - in aggiunta alla monoto-nia, alla solitudine e alla tristezza per la lontananza da casa, consuete in ogni esperienza di prigionia -, la fame tremenda dei campi, che accompagnava i prigionieri in tutti i momenti della loro giornata, fino a turbarne il sonno. Provò le gravi umiliazioni inflitte agli internati dai guardiani e talora dai civili esterni al lager. Visse il tormento della fatica, del freddo e della sporcizia. Ma non rinunciò mai, in nessun momento, a difendere la propria dignità e libertà interiore e ad aiutare il prossimo, aggrappandosi fiduciosamente alle convin-zioni e ai valori nei quali era cresciuto ed era stato educato. Fede e carità, per i deportati, furono un rifugio importante dalle umiliazioni e dalle violen-ze, e una formidabile palestra di umanità in un luogo - come il lager - in cui l’obiettivo esplicito era la disumanizzazione del prigioniero, ridotto a numero, a tessera inorganica di un mosaico di morte. Di contro ai rilievi critici del lai-cissimo Alessandro Natta - autore di una delle memorie di maggiore spessore sull’internamento militare33-, è possibile opporre l’efficace pennellata con cui un altro, illustre testimone (e cantore) della prigionia di guerra ha saputo rappresentare l’importanza del Vangelo per l’umanità dolente del lager:

Padre Marcolini mi aveva donato un piccolo vangelo. Incominciai a leggere. Quando arrivai al discorso della montagna tutto mi apparve chiaro, mi sembrava di capire senza alcuna ombra. Era la fame che mi aveva portato a questa chiarezza

31 Infra, p. 103, 105, 120-121, 128.32 Infra, p. 139, 145.33 Cfr. A. Natta, L’altra Resistenza. I militari italiani internati in Germania, Einaudi, Torino 1997. «Nel campo di concentramento la fede fu per molti un’ancora di salvezza, un rifugio contro le umiliazioni e le percosse e talvolta, come accade, una mania ossessiva e superstiziosa» (p. 73); «l’atteggiamento dei cappellani cospirò con quello dei gruppi politicamente più avanzati, anche se la loro opera si fondò soprattutto sui motivi della pazienza e della rassegnazione, della prova che bisognava affrontare in espiazione di tante colpe» (p. 74).

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Davanti a un’edicola sacra

Sulle dolomiti con tre amiche

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di pensiero? Capii che gli uomini liberi non erano quelli che ci custodivano, tanto meno quelli che combattevano per la Germania di Hitler. Che noi lì rinchiusi era-vamo uomini liberi34.

È appena il caso di richiamare, qui, la rilevanza del ruolo che la formazione cattolica, pur condotta tra le mille cautele e le non poche contraddizioni che caratterizzarono l’iniziativa degli ambienti ecclesiastici prima e dopo l’asce-sa del fascismo in Italia e in Europa, poté svolgere contro l’azione totalitaria dei regimi, specie nel condizionamento da questi esercitato sulle coscienze dei giovani35. Il ricordo del clima comunitario dell’Unione Giovani Catto-lici, dell’amicizia e della solidarietà concretamente vissute, dell’amorevole presenza di don Giuseppe Gennari costituirono un autentico punto di forza per Gian Paolo, specie durante la prigionia. Così come la fede semplice e profonda, testimoniata da molte pagine del suo diario. Se infatti abbondano i resoconti che ci informano sulla devozione

34 M. Rigoni Stern, L’ultima partita a carte, Einaudi, Torino 1972, p. 106.35 Cfr. E. Gentile, Fascismo, cit., p. 26. Sulle relazioni fra Chiesa e regime, in merito alla politica per i giovani nel territorio lodigiano, si veda A. Zambarbieri, La gioventù di azione cattolica nel Lodigiano in alcuni anni del fascismo (1919-1933), in Atti del Convegno sulla presenza dei cattolici lodigiani nella realtà sociopolitica, Tip. Lodigraf, Lodi 1977, p. 63-89.

Con la moglie Agea sul Monte Rosa

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dei nostri soldati in guerra36 e in prigionia37, la genuinità e l’intensità del sentimento religioso attestate da alcuni brani di De Paoli meritano una pe-culiare attenzione. Come, ad esempio, il momento di preghiera comunitaria descritto nella cronaca del 30 settembre 1943:

L’altra sera, uno che non si vedeva perché in tenda era buio, venne ad esortarci di dire le preghiere ogni sera e ci fece cantare gli inni della Madonna. A me è venuta un’ispirazione e ho detto a Mutinelli il nostro nuovo capo tenda, che avrei detto volentieri il Rosario per tutti, ed infatti tutti accettarono con gioia. La mia gioia era

36 Si considerino le seguenti testimonianze di don Carlo Gnocchi, relative alla sua esperienza di cap-pellano militare in Albania, nel 1941, e riportate da G. Vecchio, Lombardia 1940-1945. Vescovi, preti e società alla prova della guerra, Morcelliana, Brescia 2005, p. 177: «Sono truppe tanto pie. Pensate [...] che in quasi tutte le tende e in linea si recita ogni sera il S. Rosario»; «Resterà nella mia vita il ricordo dolce e commovente di questi rosari, recitati sotto il cielo immenso, con intorno il gregge fitto e nero dei miei alpini inginocchiati sulla nuda terra e sparsi a gruppi sulle rocce!» 37 Tra le memorie degli Imi lodigiani spiccano quelle, ad oggi inedite, di Rinaldo Maraschi e Gaetano Pacchiarini, dei cui manoscritti è conservata copia presso l’archivio dell’Ilsreco. (G. Riccadonna, I deportati lodigiani, cit., pp. 282-283).

Con la moglie Agea alla capanna Regina Margherita sul Monte Rosa

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immensa ed ero tanto emozionato. Avevo sempre avuto il desiderio di dire il Ro-sario in una tenda, con pochi compagni, ma non avrei mai immaginato di doverlo dire in una tenda così grande, e con un coro di 500 persone che rispondono. Quale impressione e quale gioia intima! La tenda buia, la mia voce sopra il raccolto silenzio, che ricordo ancora un po’ emozionato, ma da tutti udibile, e poi tutti insieme rispondere alle Ave Maria ed alle Litanie. Quando ho terminato, tutti abbiamo intonato “Noi vogliam Dio” e “Mira il tuo popolo” ed in quel momento mi sono sentito tanto contento, e più che mai, mi sono sentito vicino la protezione del Signore. Tutti sono contenti e si decide di dirlo ogni sera, tanto più che siamo nella novena della Madonna del Rosario38.

O il desiderio ardente dell’Eucarestia, espresso alle pagine precedenti:

Giornata scura e piovosa. Il cielo plumbeo stende un velo di tristezza e d’oppres-sione sui nostri animi. Questa mattina, mentre attendo di prendere il rancio, ho recitato due volte la Corona del Rosario. Mi rammaricavo di non poter ascoltare una messa e […] domandavo continuamente al Signore che mi facesse questa gra-zia. Ha forse ascoltato l’anelito del mio cuore? Non voglio essere presuntuoso, ma fatto stà che verso le 13 ci annunciano che c’è la messa. Quale gioia! L’ascolto con raccoglimento, col pensiero quasi sempre ai miei cari, mentre un gran nodo mi stringeva continuamente la gola. Poi… è proprio vero che la misericordia di Dio è infinita! Il prete dà l’assoluzione generale di tutti i peccati e incomincia a fare la S. Comunione, dispensandoci completamente dal digiuno. Commossi i miei compagni si alternano per ricevere la SS. Ostia, ma il numero è troppo alto e le particole non bastano. Nonostante l’anelito della mia anima di ricevere Gesù nel cuore, che è quasi uno spasimo, non riesco ad essere nel numero dei fortunati. Il Signore ha visto la mia intenzione e le mie brame, e presto potrò averlo stretto nel mio cuore39.

L’episodio forse più significativo, fra i numerosi altri che si potrebbero se-gnalare, è restituito dalla cronaca del 12 novembre 1943:

Una grazia più grande il Signore non poteva farmela ed il fatto lo racconto qua. Lasciando la fabbrica mi sono preso la corona del Rosario per recitarlo come al

38 Infra, p. 42. 39 Infra, p. 40.

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solito, ed appena sulla via, nel buio fitto che regnava, udii cadere qualcosa e mi accorsi subito che era caduta la teca che contiene le S. reliquie. Mi venne un tuf-fo al cuore e lasciando a parte ogni ritegno sono uscito di fila e ho fatto capire al tedesco che avevo perso qualcosa e si capisce che rimase così impressionato dalla mia faccia stravolta (è la cosa più cara che tengo con me!) che fece fermare tutta la colonna dei prigionieri ed io lui e Cesare col lanternino rosso […] mi misi a cerca-re. […] poco lontano la vidi distintamente a terra e con una gioia indescrivibile mi strinsi le reliquie al cuore, ringraziando Gesù. […] mi fa rammentare ora Cesare che io fermandomi dissi: “Piuttosto mi faccio fucilare, ma da qua non mi muovo fino a che ho trovato le reliquie”40.

La fervida fede di Gian Paolo contagiò certamente molti dei suoi compa-gni, che lo aiutarono a realizzare l’altarino posto all’ingresso della baracca del lager - costituito da un crocifisso e dalle immagini della Madonna e del Sacro Cuore - il cui bozzetto autografo costituisce l’unico disegno tracciato sulle pagine del suo diario:

Dirò il Rosario davanti al nostro nuovo altarino e davanti a quel crocefisso depor-remo tutte le nostre speranze, tutte le nostre preghiere, tutto il nostro cuore»41.

Fede contagiosa, che si univa alla sua naturale bontà, all’affabilità più volte evocata dalla moglie Agea e dal fratello Enzo e così spesso riconoscibile nelle pagine del suo diario. Autentica sfida al clima di violenza e di sopraf-fazione che trionfò nell’«universo concentrazionario».

40 Infra, p. 67. 41 Infra, p. 76.

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Lodi, Chiesa dell’Ausiliatrice, Gian Paolo e Agea sposi (1959)

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Gian Paolo DE PAOLI

Diariodella mia prigionia

in Germania

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Nel testo sono citati alcuni compagni di prigionia solo con il nome. Da una nota lasciata da Gian Paolo De Paoli dovrebbe trattarsi delle seguenti persone:

Antonio Panizza, Tirano (Sondrio)Cesare Ramorino, via Monte di Pietà 1A, MilanoElio Goeli, Lendinara (Rovigo)Gregorio Bortolot, Zoppé di Cadore (Belluno)Salvatore Rovasio, Ponte S. Pietro (Bergamo)Samuele Lazzari, via Bissolati 3 Collio (Brescia), è citato una volta soltanto con il cognome.

I compagni di prigionia citati solo con il cognome sono:Capuzzo Antonio, via Filippi, Ospedaletto Euganeo (Padova)Casagrande Antonio, Cison di Valmarino (Treviso)Codin Alessandro, LanarsRota Giacomo, Cascina Laura, Centrisola (Bergamo)Sivori Oreste, Brizzolara (Genova)Mutinelli Attilio, viale Mazzini 47 Padova, è citato spesso anche soltanto con il nome.

Le fotografie che illustrano il testo sono di proprietà di Agea Macchioni De Paoli, eccetto quelle delle pagine 9, 13, 52 (in alto) che sono di Enzo De Paoli. Ringraziamo vivamente Agea e Enzo per la collaborazione offerta.

Il testo del diario viene qui riprodotto con fedeltà all’originale, senza introdurre correzioni grammaticali.

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10 Settembre 1943venerdì

Innanzi tutto bisogna che risalga all’altra sera e cioè verso le 20 del giorno 8. La serata era bella e calma e nulla avrebbe fatto presagire ciò che sareb-be successo di lì a pochi momenti. Io e l’amico Salvatore passeggiavamo per una via principale di Merano quando ad un tratto notiamo una grande agitazione tra la folla. Una parola vola di bocca in bocca fulminea: l’armi-stizio, l’Italia ha fatto l’armistizio con l’Inghilterra1! Stentiamo a credere nella tema che fosse un pessimo scherzo, ma mentre passavamo sotto ad una finestra, due signorine ci chiamano e con entusiasmo ci confermano la notizia. Una gioia indicibile ci prende e ci uniamo all’entusiasmo generale. Verso le 9 ci ritiriamo in caserma e lì continuano i commenti che però sono meno avventati di prima, perché si pensa cosa possa fare la Germania. Ieri mattina poi, i timori si fanno realtà. Sembra che i Tedeschi abbiano già pre-so possesso di Bolzano ed altre località tanto che il nostro Colonnello, con un camion tenta di passare attraverso al passo dello Stelvio. Verso sera tutti tentano di fuggire ed anch’io seguo la fiumana. Ma poi scoraggiati ci ritiria-mo in camerata. Questa mattina appena mi sono alzato ho subito compreso che gli avvenimenti precipitavano. Già si disarmava le caserma sotto gli ordini di soldati germanici. Verso le 13 una colonna germanica irrompe in caserma, forte di ogni sorta di armi, automezzi e carri armati. Mezz’ora dopo, con armi alla mano, i Tedeschi ci inquadrano e ci concentrano nella caserma della Cavalleria. La gente è commossa, molti piangono. A me, ed a tutti fa una rabbia tremenda vedere dei borghesi (che altro non sono che Germanici rimasti in Italia) armati dei nostri stessi fucili. Dentro ad ognuno di noi si fa un proposito: che presto o tardi la pagheranno. Sopraggiunge la notte e sotto il cielo stellato si va a dormire. Il mio pensiero vola alla famiglia, alla mamma, al papà a tutti e con un po’ di nodo alla gola, prima di addormentarmi, dico le preghiere e recito il Rosario. Questa sarà la mia arma durante tutta la mia prigionia.

1 L’annuncio dell’armistizio sottoscritto il 3 settembre 1943, con cui l’Italia si impegnava a cessare le ostilità con gli angloamericani, fu diffuso alla radio alle 19.45 del giorno 8 dal capo di governo, maresciallo Pietro Badoglio.

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11 Settembre sabato

Con le ossa un po’ rotte, mi risveglio. Triste risveglio perché non so quale sorte mi si riserba. Fra i presenti corrono voci e contraddizioni; tutte notizie sensazionali alle quali però non presto orecchie. Il numero dei prigionieri s’ingrossa ad ogni momento. Tutte le armi sono presenti, molti laceri, chi in borghese, chi in divisa. Verso sera ci danno un po’ di minestra, e battaglian-do riesco ad avere anche una pagnotta.Visto che non si parte si rizzano le tende. Tento anche di scrivere a casa, ed affido anche qualche indirizzo a signorine che poi invieranno notizie alla famiglia. Riceveranno? Lo spero! Nonostante tutto il mio morale è alto e sono anche allegro.

12 Settembre domenica

Ho passato la notte un po’ meglio dell’altra. Sembra che si parta, ma poi è tutto rimandato. Ogni tanto i Tedeschi sparano in aria per intimorirci ma poi finiscono per diventare noiosi. Anche oggi un po’ di minestra ed una pa-gnotta: si incomincia a far cinghia. Anche oggi tento di scrivere a casa con la speranza che ricevano qualche notizia. Sono di ottimo umore e contribuisco un po’ a tener alto il morale degli altri. Fra gli altri compagni di sventura c’è anche l’amico Frassinetti, anche lui molto allegro. È inutile i veri giovani di A.C.2 non smentiscono la loro tradizionale allegria. Pur essendo domenica, mi accorgo solo a sera che è giorno di festa. Un pensiero ai miei cari e mi addormento.

13 Settembre lunedì

Ci si sveglia e subito ci fanno disfare la tenda. Dopo averci dato una pa-gnotta ed una scatoletta si parte a piedi alla volta di Bolzano. Durante il tra-gitto la gente si prodiga per alleviare in qualche maniera la marcia, dandoci

2 Azione Cattolica.

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mele e fornendoci di acqua. Sono 35 Km. E sono molto duri da farsi. Però chi bene e chi male, tutti arrivano a destinazione, salvo qualche caso isola-to. Io sopporto tutto molto bene, quantunque lo zaino mi pesi molto sulle spalle. Arrivo a Bolzano molto stanco e senza aver potuto mangiare. Siamo partiti alle 10 ed arriviamo alle 19.30. Mangio qualcosa e per fortuna ci di-stribuiscono un po’ di brodo caldo con un po’ di riso. Alle 21 ci incolonnano e più stanchi che mai, e tutti zoppicanti, ci fanno inviare verso la stazione. Ci dicono che ci portano a Innsbruck, ma non sono che voci. Finora sono riuscito a stare con i miei amici, e con essi vengo messo in un vagone e rin-chiuso dentro come una bestia. Siamo stretti e fa caldo. Si parte e dopo un po’ ci si addormenta, tanto che non ci accorgiamo nemmeno che lasciamo l’Italia, la nostra bella patria. Quando la rivedremo?

14 Settembremartedì

Si viaggia ancora. Ci si ferma ad Innsbruck, e li apprendiamo che si va a finire presso Berlino. Ci si stringe il cuore, ma bisogna rassegnarci. Si riparte e si viaggia attraverso i monti che man mano si fanno colline, fino a scomparire. Si passa Augsburg3, Monaco, ed in serata siamo a Norim-berga. Durante tutta la giornata non ci danno nulla da mangiare e si resta rinchiusi sempre nel vagone. Nonostante la situazione in cui ci troviamo, ogni tanto si ride a qualche uscita allegra di compagni e ci facciamo co-raggio a vicenda.

15 Settembre mercoledì

Dopo una nottata trascorsa malissimo per la gran ressa del vagone ci tro-viamo ancora in viaggio. Con una cartina geografica salvata dal disastro, riusciamo a stabilire la nostra direzione dopo aver passato Jena.In mattinata, si ferma il treno in piena campagna e ci danno una pagnotta da dividere in 5 ed una scatola di carne da dividere in 10. Si passa Lipsia, ed a Halle ci danno un po’ di rancio che è più per maiali che altro. Si riparte

3 Augusta, in italiano; città della Baviera.

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e seduto alla porta del carrozzone osservo il paesaggio, tutto montano, scu-ro che opprime il cuore. Città nere sulle quali sembra che aleggi un senso di oppressione e di mistero. Hanno ragione di dire che l’Italia è il giardi-no d’Europa. I soldati Tedeschi ci trattano con durezza e noi bisogna che ci rassegniamo ad ingoiare amaro. Sorpassata Wittenberg, ci avviciniamo sempre più a Berlino. Infatti a circa 10/40 Km dalla capitale del Reich, ci fermiamo. Siamo a Luckenwalde4 e sembra che sia la nostra meta. Infatti ci mettono su un binario morto e lì passiamo la notte. Cosa ci riserba l’indo-mani? Dico le preghiere e chiedo l’assistenza Divina.

16 Settembre giovedì

Il sole è già spuntato quando esco dal vagone. Dopo ordini e contrordini, ci incolonnano ed io capisco che ci avviamo verso il campo di concentramento. La città che attraversiamo è brutta ed oscura. La campagna verso la quale ci avviciniamo è nuda e si distende a perdita d’occhio. Anche in treno mi ha fatto questa impressione: non vedevo che distese immense di terreno scuro ne un albero ne una casa e mal coltivate. Il terreno è tutto coltivato a patate, bar-babietole e rape. Altro non ho visto. Ecco il campo di concentramento: tutto circondato da reticolati ed a distanza alcune torrette con riflettori. Prima di entrare mi volto indietro a dare un’occhiata a ciò che sa di libertà. Poi entro ed i cancelli si richiudono. Tutto il campo è in gran parte occupato da baracche in legno ed a prima vista mi sembra grandissimo. Infatti ci sono prigionieri di tutte le razze e nazioni. Ci guardano con curiosità e noi facciamo altrettanto con loro; siamo compagni di sventura! Durante la giornata ci danno solo un pezzo di pane nero con un po’ di burro e per rancio un po’ di brodo con dentro non so cosa. Ci tengono in ballo tutta la giornata, durante la quale non fanno altro che contarci. Poi si finisce col rimanere all’aperto e piantiamo le tende per la notte.

4 Cittadina industriale a sudovest di Berlino, da cui dista 55 km. Sullo Stammlager III/A di Luc-kenwalde è disponibile anche la testimonianza dell’ex internato M. Piemonte, Medico a Luckenwalde, ANEI Brescia, 1996, dalla quale si ricavano notizie sul Lazarett (ambulatorio/laboratorio medico) e sullo Straflager (campo punitivo), dipendenti dal campo base insieme ai numerosi Arbeitkommandos (squadre di lavoro), fra cui quello di De Paoli. In totale, gli Stammlager (campi base) e gli Offlager (per ufficiali) destinati agli Imi furono circa una sessantina, più un numero imprecisato di sottocam-pi. Queste strutture, ubicate in prossimità di fabbriche, miniere o tenute agricole, dipendevano per lo più dall’amministrazione militare tedesca, a differenza dei Konzentrationslager per deportati civili, politici e razziali, che erano direttamente o indirettamente gestiti dalle SS.

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Un fatto molto consolante è che ho trovato tre Lodigiani coi quali ho subito fatto amicizia. Con la recita del Rosario chiudo la mia giornata.

17 Settembrevenerdì

La giornata si annuncia subito burrascosa. Alle 10 ci danno della verdura cotta, indi ci portano a fare il bagno disinfettante. Verso le 3, uno alla volta ci fanno l’ispezione allo zaino e l’immatricolazione. Non sono più l’alpino De Paoli ma bensì il numero 104637, prigioniero. All’ispezione mi ritirano alcune carte geografiche, e delle buste lasciandomi solo la carta da lettera, sulla quale scriverò il mio diario. Per miracolo mi lasciano il mio paio di scarpe da sci. Speravo mi portassero nelle baracche, ed invece ci mettono sotto una tenda grandissima dove non c’è ne paglia ne coperte da coprirci, avendoci ritirato tutto. Così, col freddo e senza aver mangiato nulla devo mettermi a dormire. Durante questi giorni, varie notizie, che poi risultano sempre infondate, ci danno speranze e delusioni. La realtà però è molto dura!

18 Settembre sabato

Adunata. Cominciano a contarci e ricontarci un’infinità di volte facendoci morire di noia. Comincio a sentirmi molto debole ma più di un pezzo di pane (nerissimo) e di un intruglio di patate e verdura non ricevo. Tutto ciò viene distribuito solo alle 14,30. Se continua così non ci sarà certo da stare allegri! Non mi abbandona la fede che ho nel Signore e la preghiera mi è di grande conforto. Bisogna sempre sperare!

19 Settembredomenica

È festa? Per noi giorno come gli altri: pieno di sacrifici, di umiliazioni di patimenti. La fame si fa sentire più e più di un pasto al giorno non si fa. Si può chiamare pasto quello che ci danno? Quel po’ di patate cotte insieme a verdura con un pezzo di pane e burro? Eppure bisognerà vivere sempre così! Quando lo stomaco reclama con più insistenza bevo acqua: non c’è altro rimedio. In compenso oggi hanno dato la paglia così potremo dormi-

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re un po’ meglio. Ho fame? E va bene, dormo, così non la sento più! Con l’amico Salvatore, spesso ricordo i giorni della vita passata, ce ne raccontia-mo i momenti più belli e più che mai sentiamo il desiderio di riviverli. Forse il momento può essere vicino ma è meglio essere pessimisti il più possibile, altrimenti sono delle grandi delusioni. Il sole, il sole del nord, scialbo e tri-ste, dopo aver fatto una breve parabola, tramonta, lasciandomi nell’animo una grande tristezza ed una grande nostalgia per la mia Italia.

20 Settembre lunedì

Giornata buia, nera. Le nubi stendono un velo pesante e triste sulle nostre teste. Triste come lo sono i nostri cuori, come l’anima nostra. Anche oggi uno dei soliti falsi allarmi di “Radio Scarpone”5, che al primo istante ti fanno fare al cuore un tuffo. Poi… la delusione! Sdraiati sui truccioli io e Salva-tore discorriamo del più e del meno: più che altro la discussione cade sulle nostre famiglie, che ogni giorno attenderanno con ansia una notizia dei loro cari assenti, che li conforti, che li rassicuri sulla loro sorte. Ma forse ancora molto dovranno attendere! La speranza del ritorno però non mi abbandona e la sostiene la fede che ho in Dio. Col pane oggi ci danno gli sgombri. La giornata si chiude con un tenue raggio di sole.

21 Settembremartedì

Sono le 8.30 appena e già fanno l’adunata per il rancio. Però prima che siam passati tutti, arrivano le S.S. C’è chi dice che c’è un’adunata, durante la quale parlerà a noi in italiano. Infatti alle 14 adunata ed eccoci tutti ra-dunati nello spazio più grande del campo. Ad occhio saranno circa 20mila individui. Prima arriva un personaggio in borghese. Nessuno sà chi è. Poi un generale Tedesco. Dopo qualche preliminare, necessario alla messa in scena, l’individuo in borghese incomincia a parlare e vorrebbe farci credere che il Re, Badoglio sono dei traditori, Mussolini è rimesso al potere, e tante altre menzogne conchiudendo poi con l’invito da parte del Generale Tede-

5 Le voci che giravano tra i prigionieri.

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sco (che ci da tempo di pensarci fino a domattina alle 7) di arruolarci nelle S.S tedesche per combattere e salvare l’Italia. Non l’avrei mai creduto!! Noi soldati ascoltiamo con freddezza tante infamie ed ogni volta il nome del Re viene pronunciato, tutti, soldati e ufficiali, scattiamo sull’attenti. Risposta più che eloquente alle buffonate dette dall’individuo in borghese (Chi sa poi chi era!) Questo tipo in ultimo intona l’inno di “Giovinezza” e vorrebbe che noi lo cantassimo con lui. Nessuno apre bocca, anzi, su tutti i visi si legge un riso di scherno e di compatimento, tanto che deve cantarsela da solo fino alla fine. Questo discorso, anzicchè impressionarci, non ha fatto altro che renderci più speranzosi di prima. La mia, e la decisione di tutti è presa: nessuno firmerà per il volontariato nelle file tedesche. Ci mancherebbe altro! Dopo quello che ci hanno fatto, e la maniera che ci hanno trattati! Più che ci rende furi-bondi è il fatto che un individuo, che nessuno conosce, ci dice che ci scioglie dal giuramento fatto al Re. Non sa invece quel porco, che noi tutti più che mai, siamo vicini al nostro caro Re Soldato, e solo con lui combatteremo. I commenti sono molti, frammisti di risate e di frizzi e continua così fino a sera. Nella notte, come le altre, tremendo bombardamento di Berlino6.

22 Settembremercoledì

Sono le 7: il termine datoci per decidere la nostra sorte. Viene un soldato tede-sco con le schede da firmare. Si fa adunata e si chiede chi vuol firmare. La ri-sposta? Eccola: tutti rompono le righe e si ritorna nella tenda ridendo del fiasco fatto dai tedeschi. Oggi ed in avvenire la nostra decisione è questa: mai nessuno accetterà più di combattere a fianco dei tedeschi, e tanto meno, vestiti con le loro divise. Tutti vogliamo tornare alle nostre case, e come giustamente ha detto il Papa, chiediamo solo tre cose: Pane, Pace e Lavoro. La giornata trascorse come le altre. Sopraggiunse la sera, ed i fari cominciarono a bucare le tenebre, spiando minacciosi tra i reticolati. La notte è freddissima e si fatica a dormire.

6 Episodio confermato dalla testimonianza del sergente maggiore Giuliano Chesi, internato a Luc-kenwalde (matr. 115896), in una lettera apparsa su «La voce della patria» (organo di stampa repub-blichino) del 1° maggio 1944, ovviamente priva di qualunque riferimento alla Corona. Il resoconto di De Paoli è invece rivelatore, oltre che della disobbedienza generalizzata degli Imi, del sincero - quasi ingenuo - attaccamento al re da parte dei soldati, certamente spiegabile anche con le scarse informazioni sulla reale dinamica dell’Armistizio e dei fatti successivi. Più critico nei confronti della Monarchia fu l’atteggiamento degli ufficiali, il cui diniego di fronte all’offerta nazifascista dipese generalmente dal loro sentimento di fedeltà alle stellette.

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23 Settembregiovedì

La notte passa gelida sulle nostre teste e l’alba ci trova già in fila per essere come al solito contati e ricontati un’infinità di volte. Oggi con più insistenza del solito penso alla mia mamma, a tutti i miei cari e ne sento una nostalgia dolorosa. Mentre penso a loro, mi sembra di vederli mentre mi ricordano e di me par-lano. Cosa diranno? Certo sono molto preoccupati per me, ma non lo sono forse io per loro? Li penso sempre, e solo ora mi accorgo quanto più che mai, mi sono cari e quanto a loro tutti voglio bene. Il Signore mi è vicino e mi dice che presto li rivedrò. La sera precipita, e vado a dormire. Fortuna che oggi ci hanno dato una coperta a testa, almeno questa notte potrò dormire un po’ meglio.

24 Settembrevenerdì

Giornata come le altre. Mi sento sempre più debole. Al raffreddore che mi perseguita da alcuni giorni, si è unita una tosse insistente e combatto per-

Interno di famiglia: la mamma e Menta in via Gaffurio

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ché non mi capiti di peggio. Potrò resistere al freddo e alla fame? Coll’aiuto di Dio spero di sì! Oggi di diversivo, c’è stata la foto da fare, o meglio me l’hanno fatta, per poi applicarla alla schedina. Ci trattano proprio come delinquenti, ed anche i soldati tedeschi, si mo-strano sempre più brutali, facendomi molto soffrire. Io accetto tutto con rassegnazione, ed offro patimenti e umiliazioni al Signore per il bene mio e della mia famiglia, sperando anche di ritornare in seno ad essa. Il mio libro di preghiere, quantunque lacero, mi è di compagnia e conforto, e da esso attingo forza materiale e morale. Quanto vorrei essere vicino a mamma, a papà, a Marisa, Enzo e Pieran-gela!7 Anche Menta8 non dimentico! Tutti mi sono tanto cari, e li rivedrò presto!

7 Sorelle e fratello di Gian Paolo. 8 Clementina Bellomi, domestica della famiglia De Paoli.

Lodi, via Gaffurio: mamma, Enzo, Marisa

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25 Settembresabato

Oggi sono meno triste degli altri giorni. Sono abbastanza allegro, e sarei felice se fosse sempre così. Sono riuscito ad avere due giornali del 10-11 Sett. Il Corr[iere] Della Sera e li ho divorati in un baleno: mi sembra quasi di essere a Milano o di poterci arrivare molto presto! Che giochi scherzosi gioca la fantasia alle volte eh? Eppure qua si vive anche fantasticando e giocando con la fantasia si fabbricano castelli in aria. Bisogna proprio che mi armi di pazienza ed attendere… beh! Ormai tutti lo sanno, e meglio di loro lo so io! Attendo l’ora di poter essere a casa!

26 Settembredomenica

Giornata scura e piovosa. Il cielo plumbeo stende un velo di tristezza e d’oppressione sui nostri animi. Questa mattina, mentre attendevo di pren-dere il rancio ho recitato due volte la Corona del Rosario. Mi rammaricavo di non poter ascoltare una messa, e col pensiero andavo continuamente alla chiesa di S. Francesco, ove ero solito andare a pregare, e domandavo continuamente al Signore che mi facesse questa grazia. Ha forse ascoltato l’anelito del mio cuore? Non voglio essere presuntuoso, ma fatto stà che verso le 13 ci annunciano che c’è la messa. Quale gioia! L’ascolto con raccoglimento, col pensiero quasi sempre ai miei cari, mentre un gran nodo mi stringeva continuamen-te la gola. Poi… È proprio vero che la misericordia di Dio è infinita! Il prete dà l’assoluzione generale di tutti i peccati ed incomincia a fare la S. Comunione, dispensandoci completamente dal digiuno. Commossi i miei compagni si alternano per ricevere la SS. Ostia, ma il numero è troppo alto e le particole non bastano. Nonostante l’anelito della mia anima di ricevere Gesù nel cuore, che è quasi uno spasimo, non riesco ad essere nel numero dei fortunati. Pazienza, il Signore ha visto la mia intenzione e le mie brame, e presto potrò averlo stretto nel mio cuore. Terminando la Messa, il Cap-pellano dice poche parole, seguite da alcune preghiere per gli eroici Caduti e per tornare presto in Italia. La commozzione è generale, molti piangono. Anch’io non posso resistere, e qualche lacrima, scorre sulle mie gote. In quel momento comprendo che tutti gli animi, compreso il mio, sono tesi più che mai, verso la speranza del ritorno e verso le nostre famiglie. Ma certamente il Signore ci ha tutti ascol-

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tati, ha visto la nostra fede, le nostre speranze riposte in Lui, e certamente ci aiuterà, facendoci presto tornare alle nostre case, tra i nostri cari. Pen-sando alla mia mamma, me la sento tanto vicino col cuore, e forse in questo momento prega per me. Cara e povera mamma, spera e tuo figlio ritornerà, e tu sarai tanto felice!

27 Settembrelunedì

Ieri sera siamo andati a dormire che ero molto allegro, tanto che con i miei compagni, vecchi amici del 102° Alpini, abbiamo cantato un po’, tirandoci dietro tutti gli accidenti della tenda. Oggi è come sempre. Guardandomi sotto, vedo che le ossa fanno capolino. Con quello che ci dan-no diventerò peggio! Salvatore fa anche lui il diario, e si stà arrabattando per mettersi alla pari, essendo rimasto indietro. Mangio quel poco pane che ci danno (sono le 18,30) e poi io e Di Pasquale vado a fare i soliti quattro passi prima di coricarci. Si parla del più e del meno. Di solito il discorso cade sui nostri cari, ricordando periodi della vita passata, e poi finisce inevi-tabilmente su roba da mangiare. Si ha sempre fame e si pensa come sarebbe diverso essere a casa. Così immedesimandoci un po’ nei discorsi, si dimentica lo stato in cui ci troviamo e le nostre pene, esultando ai più cari ricordi, che quasi ci si com-muove. Poi, sono appena le 20 e bisogna andare a dormire. Fa freddo e si cerca un po’ di tepore sotto l’unica coperta. La fede nel Signore però non scema, e mi riscalda continuamente il cuore, facendolo palpitare per Lui!

28 Settembremartedì

Ieri, avendo chiuso subito la giornata, non ho potuto dire dell’adunata, du-rante la quale hanno ancora domandato chi era Fascista o lavoratore nelle ferrovie. Nessuno si è fatto vivo, sopra una massa di circa 20mila uomini. Oggi ho fatto la lavandaia e fra l’altro mi sento molto debole e male in gam-ba. Il raffreddore e la tosse sono quasi scomparsi e ciò mi toglie qualche preoccupazione. Ogni giorno “Radio Scarpa” ne comunica di tutti i colori ed è meglio non ascoltar niente, per non ammattire. Chiudo con un pensiero a casa.

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29 Settembremercoledì

Oggi “Radio Scarpa” ne ha diffuso di tutte le qualità e se le notizie fossero vere, sarebbero davvero consolanti. Ogni giorno che passa però, sento sem-pre più che tutto ciò non durerà tanto a lungo. Le preghiere che ogni giorno tributo al Signore (oggi ho già detto 3 Rosari) mi danno questa certezza, alimentata dalla fede grande che ho in Dio. Può anche darsi che mi inganni, ma spero ugualmente che i nostri sogni si realizzino. Quanta voglia ho di ritrovarmi nella stretta intimità della mia casa, della mia famiglia! La fame è sempre la mia tortura ed è quella che inasprisce tutti gli animi. Che Gesù abbia compassione di noi e che abbia presto a darci la sospirata pace!

30 settembregiovedì

Quello che racconto ora avrei dovuto farlo ieri, ma era già tardi. Prima di tutto l’altra sera, uno che non si vedeva perché in tenda era buio, venne ad esortarci di dire le preghiere ogni sera e ci fece cantare gli inni della Ma-donna. A me è venuta un’ispirazione ed ho detto a Mutinelli il nostro nuovo capo tenda, che avrei detto volentieri il Rosario per tutti ed infatti tutti accettarono con gioia. La mia gioia era immensa ed ero tanto emozionato. Avevo sempre avuto il desiderio di dire il Rosario in una tenda, con pochi compagni, ma non avrei mai immaginato di doverlo dire in una tenda così grande, e con un coro di 500 persone che rispondono. Quale impressione e quale gioia intima! La tenda buia, la mia voce sopra il raccolto silenzio, che ricordo ancora un po’ emozionato, ma da tutti udibile, e poi tutti insie-me rispondere alle Ave Maria ed alle Litanie. Quando ho terminato, tutti abbiamo intonato “Noi vogliam Dio” e “Mira il tuo popolo”9 ed in quel mo-mento mi sono sentito tanto contento, e più che mai, mi sono sentito vicino la protezione del Signore! Tutto sono contenti e si decide di dirlo ogni sera, tanto più che siamo nella novena della Madonna del Rosario. Termino que-sta breve parentesi e vengo ad oggi.Giornata bella. Tutto è come il solito sino alle 14 e poi adunata, ove si inco-mincia a chiamare diversi numeri, che saranno quelli che dovranno partire.

9 Canti religiosi popolari.

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Vengo chiamato anch’io ma sono contento che con me è Salvatore e altri 2 del 102°. Mi rincresce tanto di dovermi separare da Di Pasquale, col qua-le ogni sera facevo il solito giretto ed è commovente il nostro distacco. Ci fanno di nuovo la rivista del corredo, e ingegnosamente, legandomele alle gambe, riesco a fare passare ancora una volta le scarpe da sci e poi veniamo caricati su dei camion e ci mettiamo in viaggio. Durante il viaggio di circa 3 ore, sempre fatto su magnifiche autostrade osservo la campagna, e in molti punti si scorgono segni dei bombardamenti inglesi. Verso le 19 arriviamo alla meta, una città della quale non sono ancora riuscito a sapere il nome. Ma che so essere a 25 Km. da Berlino. Se stò a descrivere tutto ci vorrebbe-ro molte pagine, ma l’importante è che siamo sistemati come re, o almeno a me sembra così, dopo aver passato giorni d’inferno. Dormiamo in baracche ben costruite in camere nelle quali siamo in 16; 2 tavoli; sedie. Mi danno un bel gamellino per mangiare e… insomma si stà bene. Quello che però ci ren-de più felici è che finalmente si mangerà bene e qualcosa di più. E come per darci subito una conferma, un bel pezzo di pane e come una papa ci viene a ristorarci. Quà andremo a lavorare ma per ora non sappiamo ancora nulla dove e come. Ci daranno da mangiare due volte al giorno, molto pane, in più mi dimenticavo di dire che nella nostra camera c’è anche un bella stufa, e questo, con la notizia del mangiare in più, ci toglie l’assillo molto preoccu-pante per l’inverno. Sono tanto contento, e vedo proprio che la Madonna mi aiuta. Ora, spero che venga presto il giorno del ritorno, perché, pur trovan-domi discretamente a posto, è sempre meglio casa mia. Col Rosario ancora detto da me, chiudiamo il giorno.

1o Ottobrevenerdì

Sveglia, adunata e incomincian le novità. Vedo molti signori borghesi, che probabilmente saranno i nostri futuri padroni che ci osservano. Domanda-no i vari mestieri, ma poi ci rimandano nella baracca. Ci danno una bella tazzina per uno dove poco dopo ce la riempiono di ottimo caffè. Poi ecco arrivare due bei pezzi di burro da dividerci in 16. A mezzogiorno 1° pasto: patate con crauti ed una brodaglia che dovrebbe essere il condimento: tutto mescolato da un’ottimo miscuglio. Si riposa fino alle 17 poi altro rancio a base di minestra di orzo e miglio la giunta 2 volte, tanto da riempirmi per bene. Sono diventato molto magro, ma spero di rifarmi ancora se va di que-sto passo. Stà a vedere che lavoro ci faranno poi fare. Alla luce dell’ultimo sole, dico le mie preghiere ed attendo che tutti siamo in stanza, così reciterò

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il Rosario. In tutto ciò, posso dirlo senza tema di sbagliare, vedo la mano di Dio, che come sempre mi protegge. Non mi stancherò mai perciò di pregar-lo e ringraziarlo. Oggi ho trascorso un po’ il tempo libero chiacchierando cogli amici, con una bella partita a Ramino ed a Scopa. Mi sembra di essere uscito da un sogno! Il sergente tedesco che ci comanda e le altre guardie, sono buone, ma esigono una massima disciplina e bisogna scattare. Io farò tutto il possibile per non sbagliare mai, e di farmi voler bene dai superiori. Coi compagni di camera stabilisco che ogni sera si dica il Rosario e tutti accettano con gioia. Gli amici Salvatore, Mazza, Mutinelli mi tengono man forte e col loro aiuto trascino gli altri, che spero di far buoni e timorati di Dio.

2 Ottobresabato

Oggi nulla di nuovo. Si discorre del più e del meno e si passa la giornata. Ci trattano veramente bene e sono gentili con noi. Vengo a sapere che siamo addetti ad una fabbrica di aeroplani; ma di lavoro finora non ce ne hanno parlato. Il rancio è davvero buono ed abbastanza abbondante; sempre però a base di patate e di orzo o cavoli. Non so perché ma oggi penso molto ai miei più cari amici. Chissà cosa sarà successo a Pino10? E tutti gli altri amici dell’Unione11? Spero che Dio ci faccia tornare presto alla nostre case ed or-ganizzare come era la nostra intenzione la famosa “Paciada”12. Chissà, forse ci rivedremo più presto di quello che crediamo.

3 Ottobredomenica

È festa ma noi siamo rinchiusi nei recinti. La giornata la trascorro chiac-chierando coi compagni e giocando a carte. Si è tutti in armonia questa mattina, volontariamente sono andato a pelar patate alla fabbrica. Oggi, presenti tutti i compagni di camera ho recitato la supplica alla Madonna di Pompei, e poi il S. Rosario. Tutti sono stati contenti e speriamo che vera-mente la Madonna ci esaudisca.

10 Chiesa Giuseppe. 11 L’Unione Giovani Cattolici, che riuniva in sé i circoli giovanili parrocchiali di Lodi. 12 Termine dialettale per “abbuffata”.

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4 Ottobrelunedì

Sveglia presto, e tutti incolonnati ci avviamo verso la fabbrica: il lavoro ci attende. Dopo molti preliminari ci assegnano un caposquadra tedesco e s’incomincia il lavoro. Si sfacchina tutto il giorno facendo un po’ di tutto: trasporto casse, ferramenta e altri agegi e si arriva a sera che sono stanco morto. Ci hanno divisi per categoria secondo il lavoro che facevamo ed io sono con studenti ed impiegati. Conclusione? Facciamo il lavoro più fatico-so ed umiliante di tutti gli altri. Ci dicono però che questo è solo per alcuni giorni e che poi ci diranno ad ognuno il nostro lavoro. Speriamo. Rientro stanco ed affamato e mi reco a letto contento però della laboriosa giornata.

5 Ottobremartedì

Seconda giornata di lavoro. Decisamente sono decisi a farmi diventare un facchino! Per tutto oggi avanti ed indietro, trasportando ogni cosa e facen-do ogni lavoro. La fabbrica contiene apparecchi: ed è molto ampia. Noi a mezzogiorno si mangia alla mensa ed alla sera nelle baracche. Com’è buono quel poco che ci danno dopo il lavoro! Ma quanto c’è ne vorrebbe di più!

6 Ottobremercoledì

Innanzi a tutto devo ancora menzionare la città in cui sono, che precisamente è Wildau. Non posso dire se è bella o brutta perché non ho visto nulla. Anche oggi il solito lavoro, che ci stanca molto e ci avvilisce più che mai. Offro ogni cosa al Signore e sono certo che Lui mi aiuterà e mi sarà vicino con la sua grazia e con la sua potenza. Ci promettono molte cose ma pochissime le man-tengono. Io non domando altro che di poter scrivere a casa, che proprio mi preoccupa di stare così a lungo senza mandare ne ricevere notizie. Domani che la Madonna della Vittoria13 ci sia apportatrice di buone nuove!

13 Il 7 ottobre si celebra la festa liturgica della Madonna del Rosario, nella ricorrenza della vittoria della flotta cristiana contro i turchi a Lepanto (1571).

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7 Ottobregiovedì

Si lavora tutta la giornata come il solito e molto pesantemente tanto da rientrare stanchissimi. Non tralasciamo però di dire il Rosario al quale tutti partecipiamo, recitandolo con devozione. Io trovo il modo di dire tre coro-ne per onorare la Madonna del Rosario. Penso tanto ai miei cari lontani che ormai non vedo da 5 mesi, e prego sempre tanto il Signore perché mi faccia presto ritornare da loro e perché me li conservi sani e salvi sino al ritorno.

8 Ottobrevenerdì

Oggi ho trovato il modo di fare poco e di non stancarmi ingannando il mio sorvegliante. Anche per mangiare sono stato fortunato. Di solito c’è una gran camorra tra i sottufficiali e tutti hanno ragione di reclamare. A me se va bene sono contento se no taccio ed offro il patimento della fame al Si-gnore come sacrificio: sono certo che Lui mi aiuta. Di quello che ci avevano detto riguardo al nostro lavoro sembra che si faccia sempre quello ormai, e cioè un po’ di tutto: facchini, spazzini, spaccalegna e tanti altri lavori pesan-ti che non fanno altro che rendermi debole e sempre più magro. Al Signore chiedo sempre la forza di resistere per ritornare!

9 Ottobresabato

Oggi solo mezza giornata di lavoro ed all’una si ritorna alle baracche; sarebbe anche la giornata del pasto unico ma qualcuno ha regalato un cassone di patate ed alla sera mangio patate col sale. Credo di riposare ed invece si incomincia subito con le adunate. Una notizia è malconsolante davvero! Domani si lavora fino alle 16 pur essendo festa. Poi c’è da lavare il pavi-mento della nostra stanza, le sedie, i tavoli, i vetri e tante altre cose che mi danno appena appena il tempo per farmi la barba. Facendomela, decido di lasciarmela crescere e la taglio in modo di lasciarmi un pizzo al men-to. Voglio portarlo fino quando arriverò a casa e poi la ritaglierò, sarà il ricordo della mia prigionia che porterò a casa. Questa notte l’allarme ci ruba un’ora di sonno.

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10 Ottobredomenica

Perché è festa sveglia alle 5. Alle 6,30 si parte per la fabbrica e lavoriamo fino all’una e poi a mangiare la razione di patate con una fettina di carne. Durante la mattinata ero molto debole tanto che mi era faticosissimo solo camminare. Il caffè datoci alle nove, con una fettina di pane che salvo per miracolo alla sera mi rianima un po’ ma poi è un affare. A proposito mi dimenticavo di dire che oltre al caffè che ci danno in baracca alla mattina ce lo danno poi anche alle nove ed alle 16 in fabbrica. Alle 16 si ritorna e sono molto stanco avendo sempre camminato, per spazzare la fabbrica e trasportare sbarre di ferro. Non mi sento neanche la forza di lavare la biancheria. Per pranzo il poco pane che ci danno e fino a domani non se ne parla più. In camerata ac-cendiamo la stufa, ed al calduccio ci sembra di essere in famiglia. Si parla e si discorre su ogni cosa. Spesso l’argomento è il ritorno in patria ed alle nostre case, e tutti sperano di ritornarci presto. Chiudiamo la giornata con il Rosario serale e non appena ho posato la testa sul guanciale mi addor-mento, con ancora il pensiero rivolto a Dio ed alla casa.

11 Ottobrelunedì

Incomincio la nuova settimana di lavoro ed il nuovo giorno. Fa molto freddo e siccome ci fanno lavorare all’aperto si soffre anche molto. Per mangiare oggi stò veramente bene avendo preso due razioni sia a mezzo-giorno che a sera e di ciò ne ringrazio la Divina Provvidenza che sempre mi aiuta. Ogni giorno si viene a sapere per mezzo dei francesi che lavora-no con noi dell’andamento della guerra. Oggi la bella notizia dello sbarco effettuato a Genova, La Spezia, ed i giorni scorsi a Venezia14. Chissà, che proprio il Natale possa passarlo a casa? Quello che più mi angustia è di non poter scrivere a casa spero che tutto si accomodi bene. Forse domani si cambierà lavoro e spero di poter-mi sistemare bene. Dio sia con me.

14 Nulla di tutto ciò accadde, se non nella primavera del 1945. Carenza e confusione di notizie con-tribuirono a disorientare e a isolare ulteriormente i prigionieri.

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12 Ottobremartedì

La giornata mi è propizia. Il nuovo lavoro consiste nel montaggio delle ali d’aeroplano e non è poi tanto faticoso. Le ore passano presto e così pure saranno le giornate. Sono contento così imparo qualcosa. Torno stanco in baracca, ma sono contento. Si vede proprio che Dio è con me.

13 Ottobremercoledì

Seconda giornata del mio lavoro da meccanico. Oggi lavoro con una signo-rina tedesca e credo che d’ora in avanti sia lei la mia compagna di lavoro. Attacco anche discorso con un belga ed una signorina francese, me la cavo molto bene in francese, ma il tedesco capisco solo poche parole. Voglio fare il possibile per imparare l’uno e l’altro.

14 Ottobregiovedì

Anche oggi è quasi passato, e molto velocemente. Qua nella cameretta sono un po’ tutti occupati chi gioca a carte, chi attento alla stufa, chi fa-cendo abbrustolire fette di pane ed altre piccole cose che danno alla mia cameretta una scena tutta suggestiva e familiare. Da oggi dopo pranzo lavoro con una simpatica signorina francese. A differenza dell’altra ci in-tendiamo benissimo e sono contento così mi perfeziono sempre più nella lingua francese. Oggi fra le altre la notizia della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania15. Si pensa come andrà a finire per noi ora. Io spero in bene perché il Signore mi ha sempre aiutato su tutto. Si vive in un’atmosfera sempre più carica di elettricità e sembra che da un momento all’altro debba capitare qualcosa di straordinario! Ma cosa sarà? Come al solito ogni sera al rientro dal lavoro ognuno racconta le novità udite clan-

15 Il re e il governo Badoglio dichiararono formalmente guerra alla Germania il 13 ottobre 1943, ottenendo il riconoscimento di nazione «cobelligerante» al fianco degli Alleati. Le condizioni di internamento dei nostri militari, tuttavia, non peggiorarono sensibilmente, a riprova della decisione già presa dai tedeschi di sfruttarne in ogni caso il lavoro.

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Su un ghiacciaio in cordata con due amiche

Sulle Dolomiti

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destinamente (in fabbrica è proibito parlare con persone di altre naziona-lità) e queste poi diventano gli argomenti delle nostre conversazioni, che si fanno mentre si mangia, tutti uniti attorno al tavolo mentre si attende l’ora del sonno. Con l’amico Antonio parlo un po’ di montagna e riguardo alcune fotografie che mi sono rimaste in tasca. Tutti decidiamo di dire il Rosario per l’intenzione di ritornare presto a casa.

15 Ottobrevenerdì

Da vari giorni fa sempre bel tempo e speriamo che continui. Terminata la giornata, oggi sono molto stanco ed ora, non appena scritto questo, me ne vado a letto. Ho le mani tutte rotte ed indolenzite dal lavoro rude del meccanico. Sono ugualmente contento però perché passano presto i giorni ed ogni giorno che passa è uno di meno che devo stare quà. Oggi, tanto a mezzogiorno che a sera sono stato fortunato con le razioni e di ciò ne rin-grazio la Divina Provvidenza. Questa sera come companatico ci hanno dato un pochino di gorgonzola: poco ma buono. Mi viene in mente le mangiate di polenta e stracchino fatte a casa e non so cosa pagherei per farne una proprio questa sera. Concludendo però non posso far altro che andarmene a letto e sognare, se non altro, questa mangiata. Questa notte c’è stato l’al-larme aereo e tutti giù nel rifugio! Di fatto, nulla però.

16 Ottobresabato

Oggi ho lavorato fino a mezzogiorno e ci fanno tornare alle baracche. Solita pulizia della camera e poi mi metto a fare la lavandaia. Mi lavo tutta la mia roba ma ne dubito che siano eccessivamente puliti: ad ogni modo ho lavato tutto ed ora si stanno asciugando vicino alla stufa. Oggi non c’è più la fortuna della cassa di patate regalata ed il pasto è uno solo ed uno sarà anche domani. Mentre lavoravo questa mattina con un bel-ga, ho discorso un po’ con lui della situazione generale della guerra ma ho saputo ben poco. Sono sempre notizie confuse che ogni tanto però vengono anche confermate dai tedeschi. Anche questa sera tutti uniti, si recita la Corona del S. Rosario con la spe-ranza che Gesù ci faccia presto ritornare nella nostra Italia, alle nostre case, ai nostri cari.

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17 Ottobredomenica

Sono le 5,30 e c’è la sveglia. Si fa adunata con le gamelle e si pensa che anche oggi si lavora sino a tardi. Invece si va fino alla fabbrica e poi i meccanici torna-no, ed anch’io con loro. La giornata è bella ma fredda e non sapendo cosa fare mi metto a spaccar legna per la stufa. Mentre faccio ciò dopo tanto tempo sento suonare non molto distante le campane. Lo squillio di queste mi ricordano la mia città, la mia casa, tutti i miei cari. A questi ricordi se ne aggiungono subito tanti altri: ricordi dei giorni trascorsi ad Alagna, le gite in campagna e sopratut-to le liete ore trascorse all’Unione con amici che mi sono ormai tanto cari, anche se lontani. Più ancora però mi ritornano alla mente le quotidiane ore mattutine, nelle quali, ansioso e felice, saltavo giù dal mio lettuccio, ed abbandonando le calde coltri ancora invitanti, mi recavo trafelato correndo, verso la chiesa di S. Francesco ove ascoltavo la S. Messa e mi accostavo con gioia alla S. Comu-nione, prima di incominciare la mia giornata. Tutte queste visioni e ricordi mi commuovono così tanto che mi sfugge qualche lacrima. Il suono delle campane muore a poco a poco in lontananza, ma il mio animo che tanto si è intristito rimane più che mai assorto e sperduto nei cari e dolci ricordi. Quanto è brutto essere lontani dalla patria, dalla famiglia, dagli amici! Chissà quando potrò ri-sentire lo squillare festoso delle campane della mia città e specialmente quelle di S. Francesco tanto care e familiari! Quà invece, quotidianamente durante le adunate, lungo il tragitto dalle baracche alla fabbrica ed anche sul lavoro, le rauche grida dei soldati tedeschi per maltrattarti e per intimorirti, umiliarti a tal punto da farti piangere. La barbarie germanica, che è sempre stata tradizionale, non si smentisce mai. Ma verrà anche il giorno della giustizia e tanti soprusi saranno rivendicati. Io attendo e confido in Dio. La giornata trascorre lenta e triste, rinchiusi nello spazio delimitato dai reticolati. In cameretta discorro un po’ coi compagni e mi recito tutte le preghiere. La razione di mezzogiorno, era scarsissima ed ora ho fame. Eppure dovrò attendere sino a domani all’1,30 e dopo aver fatto 6 ore di lavoro. Sono ormai le 18 e vedo Antonio che incomin-cia a mangiare il pane. Dice che non resiste più e tenta maledettamente anche me. Voglio aspettare una mezz’oretta però, perché più tardi mangio e meglio è. Dopo dirò il Rosario prima che tutti abbiano a coricarsi ed anch’io andrò a letto e sognerò… cosa? Come al solito i miei cari, grandi mangiate e tante altre cose che si dovrebbero avverare!… Ma avanti Gian Paolo coraggio e sursum corda!16 La fede non deve mai venir meno!

16 “In alto i cuori”, espressione liturgica della Messa.

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Ad Alagna con Folco Bignami e Enzo

Lodi, davanti alla chiesa di San Francesco, con Enzo e Pino Chiesa

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Lodi, davanti alla chiesa di San Francesco, con Marisa, mamma, Pierangela e Enzo

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18 Ottobrelunedì

La settimana incomincia di nuovo. Tutta la giornata lavoro senza sosta. Causa i pasti saltati Sabato e Domenica sono debolissimo tanto che mi è difficile stare in piedi e camminando vado via ondeggiando. Mi dimenticavo ancora di dire che, come ieri, i tedeschi si divertono alle nostre spalle e ci fanno fare i burattini. Contro la nostra volontà ci hanno fatto cantare mentre loro ridevano a cre-papelle. Ma si dice che ride bene chi ride ultimo.

19 Ottobremartedì

Oggi ho battuto la fiacca di nuovo e tutto a causa della poca roba che ci danno. Certo è molto meglio di Luckenwalde dove non poche volte, per sfa-marmi o meglio per ingannare la fame masticavo dell’erba e qualche pizzico di sale. Mi tornano sempre alla mente i bei piatti di minestra mangiati a casa e con questi tante altre belle cose… ma è meglio che non ci pensi altrimenti divento pazzo. Quà sempre patate; mattina e sera e mai vedi altro. Chissà quando potrò riassaggiare del riso o della pasta? La giornata è volata ed ora... è l’ora di dormire.

20 Ottobremercoledì

È ormai tardi ma scrivo qualche parola anche oggi. È appena finito ora un allarme durato due ore e mezza (sono le 10,30 e c’è stato un bombardamen-to terribile sia quà, che sopra Berlino che è assai vicino). Oggi ho lavorato molto, nonostante la grande debolezza che mi possiede. In compenso però sono stato fortunato ed ho avuto delle belle razioni. In rifugio ho già detto il Rosario ed ora dirò solo la preghiera della sera ricordando più che altro la mamma il papà e tutti. Affronto il letto e me ne vado a dormire. Dico affronto perché è pieno di pulci che mi fanno saltare tutta notte non lasciandomi affatto dormire. Meglio queste però che i pi-docchi!

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21 Ottobregiovedì

Oggi peggio di ieri in fatto di debolezza. Durante il lavoro facevo fatica a vedere per la vista diventatami estremamente debole. In certi momenti le gambe non mi reggono quasi più e debbo appoggiarmi a qualcosa per non cadere. Vado avanti a forza di volontà. Mentre lavoravo oggi mi tornava sovente alla mente la mia casa, la mia famiglia e a stento riuscivo a frenare le lacrime che avrebbero voluto sgorgare abbondantemente per la commoz-zione del ricordo.Questa sera durante l’adunata ci hanno confermato ufficialmente che, in se-guito alla dichiarazione di guerra fatta dall’Italia alla Germania per mezzo di Badoglio, non siamo più considerati internati, ma bensì prigionieri. La nostra posizione non cambia, ma saranno più che mai severi con noi e guai a chi farà il proprio dovere. Io solo domando alla Madonna che mi aiuti e mi sostenga fino all’ultimo, per riabbracciare così tutti i miei cari.

22 Ottobrevenerdì

Ieri sera come companatico ci hanno dato la marmellata e sarà stata un paio di cucchiai a testa. Io l’ho mangiata tutta e non so se è stata quella, ma oggi mi sono sentito un po’ più in forze ed ho lavorato con più lena. Dato che domani e dopo si salta il pasto della sera, con non pochi sacrifici, richiesti al mio stomaco, ho salvato un po’ di pane ieri ed oggi formando così una razione che mangerò domenica sera. Cesare è riuscito a trovare una gram-matica-vocabolario francese-tedesco ed ora ci metteremo ad imparare qual-che parola e poi con la pratica spero di imparare bene almeno le principali parole. Oggi Antonio è rimasto a casa e questa sera l’ho ritrovato ricoverato all’infermeria con febbre forte. Un giorno o l’altro mi farò dare anch’io un po’ di riposo altrimenti finirò col cadere a terra svenuto dalla debolezza ed a questo non voglio proprio arrivare.

23 Ottobresabato

Salvato: mezza giornata di lavoro. Mi passa molto presto ed ecco mezzo-giorno, ora di ritornare alle baracche. Prima di arrivarvi però, come sabato

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scorso, il sergente ci fa marciare in mezzo ad un prato, dando spettacolo a quelli che ci guardano mentre i nostri guardiani, gridano come forsennati. Penso che più umiliati di così non si può essere! Al rancio ci danno le siga-rette che io realizzerò con roba da mangiare od indumenti. La più bella cosa di oggi è che ci danno le cartoline e si scrive a casa. Sono stampate ma la fir-ma basterà a far vedere che ci sono ancora e che sto bene. Se potessi anch’io partire con lei! La bacerò, così il mio bacio giungerà sino a casa. Quello che spero è che faccia presto a giungere a destinazione, per tranquillizzare la mamma e tutti. Oggi mi è capitato di andar fuori io ed un altro con un soldato tedesco per prendere bottiglie di birra (che hanno bevuto loro però) e passeggiando per una via ed entrare in un caffè mi sembrava stranissimo dopo tanto tempo di clausura.Qualche pezzetto di musica udita da una radio mi ha messo addosso un po’ di malinconia ma una partita a scopa, fatta allegramente, l’ha scacciata. Il Rosario, detto da tutti, chiude la giornata.

24 Ottobredomenica

Oggi nessuno ha lavorato. In compenso ci hanno fatti ubriacare a forza di adunate. Questa mattina siamo andati in fabbrica a fare una bella doccia ed ora mi sento molto bene. Riguardo al mangiare me la sono cavata mol-to bene in quanto a mezzogiorno ho preso una bella raziocina e poi anche la giunta, avanzandone un gamellino per questa sera. Alle 16 ci ho messo dentro il caffè ed un po’ di salame ed ho fatto un ottimo intingolo che ho mangiato col pane ora, dopo averlo fatto riscaldare nella stufa. Dico la verità che mangiari strambi come qua non ne ho mai fatti! Oggi mi sono lavato un po’ di biancheria e aggiustato qualcosa. Sabato dopo pranzo e la domenica sono giorni di riposo, ma si finisce col lavorare più degli altri giorni, in quanto devi lavorare, aggiustare, pulire e tante altre piccole cose che ti occupano interamente tutto il tempo. Come al solito il sergente ci ha voluto sentir cantare. Tutti hanno voluto che gli alpini (siamo qua solo in 7) cantassero la Montanara17 e qualche altra canzone alpina, ed il sergente, che ci sentiva per la prima volta, ci ha fin battuto le mani. Noi, a dir la verità, abbiamo cantato più per noi che altro e delle nostre can-

17 Popolare canzone di montagna, cara agli alpini.

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zoni, le canzoni degli alpini, della montagna, ne siamo molto gelosi. Ho anche pregato tanto e come le altre feste mi è venuto sovente la voglia di piangere. Qualche lacrima però non ho potuto trattenerla al ricordo della mamma, del papà e di tutti. Ora farò una partitina a carte con Cesare e poi dirò il Rosario con tutti.

25 Ottobrelunedì

S’inizia la terza settimana di lavoro e la giornata è passata volando. Unica cosa degna di nota è che ci danno l’indirizzo da apporre sulle cartoline che andranno a casa e, più bello ancora, è che i familiari potranno rispondere: chissà poi quando si riceveranno i primi scritti! L’indirizzo è questo: Kaf. Arb. - Kdo 1107 - Wildau Krs. Teltow - e certamente me lo ricorderò per tutta la vita come certamente ricorderò anche il numero 104637 che è il mio. E da oggi incomincia l’attesa di notizie da casa.

26 Ottobremartedì

È finita la giornata lavorativa ed al buio completo, tutti incolonnati si ri-torna alle baracche. Io, durante il ritorno dall’officina ho preso l’abitudine (molto bella davvero) di recitare il S. Rosario. Anche durante il lavoro, ogni tanto recito delle preghiere, che mi sono sempre di consolazione e mi tengo-no sempre in stretta comunione con Gesù. Durante il lavoro il pensiero mi vola continuamente a casa e seguo nelle varie faccende la mamma, il papà, o Marisa o Pierangela e anche Enzo e Menta. Per quanto faccia il possibile di scacciarli, questi pensieri mi passano insistentemente per la mente ed ogni tanto mi viene un nodo di pianto alla gola. Invariabilmente però sono di buon umore e cerco di non abbattermi trop-po con tristi pensieri altrimenti sarebbe per me peggio. Sono già debole e magro, ma se poi mi lascio andare, immaginiamoci!... La mia famiglia! È proprio il mio pensiero assillante e penso continuamente in che situazione si troverà, dopo tutti questi avvenimenti. Spero che Dio me li conservi tutti sani e salvi sino al mio ritorno ed è per questo che così sovente li ricordo tutti nelle preghiere. Questa notte spero di dormire, perché ieri notte è stato un disastro, e tutta colpa delle pulci che vengono all’assalto a migliaia!

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27 Ottobremercoledì

Tutto ha un fine ed anche oggi è passato. È consolante pensare che ogni giorno che passa è uno di meno che dovremo restar quà, ed anche se lon-tano dovrà pur venire quello nel quale si arriverà alle nostre case! “Radio Scarpone” ha portato notizie che se sono vere sarebbero davvero conso-lanti. La mia arma, la preghiera, mi rende sempre più che mai fiducioso ed attendo con fede la pace che il Signore vorrà darci.

28 Ottobregiovedì

Ormai il lavoro ha preso il suo corso normale e tutti i giorni sono uguali. Passano però molto velocemente e mi sembra quasi impossibile che sia già un mese che mi trovo quà. Oggi dopo pranzo ero molto allegro e non so come mai sia successo ciò, perché di solito sono sempre sopra pensiero. Sempre col pensiero a casa, ai miei cari. Adesso, dopo aver mangiato un po’ di papa di patate e cavoli rossi, stò abbastanza bene, ma oggi ero così debole che non ero nemmeno capace di alzare la mano per ravviarmi i capelli. In generale però và bene e prego il Signore sia sempre così.

29 Ottobrevenerdì

Giorno per giorno le razioni diventano sempre più piccole e di conseguen-za… si diventa sempre più deboli. Oggi dopo pranzo, verso sera, quasi svenivo ed ho dovuto sedermi per non cadere, ed è stato un vero miracolo se sono arrivato alle baracche da solo, senza aiuto: sono arrivato a forza di volontà barcollando continuamente. Tutto oggi ho pensato come al solito a casa ed anche all’Unione. Quando potrò rivedere il caro Don Giuseppe18? Ah! Come mi sono utili gli insegnamenti che ho ricevuto da lui in questi momenti! Ogni sera mentre dico il Rosario, rivedo le scene di giorni non

18 Don Giuseppe Gennari, assistente spirituale dei giovani dell’Unione, al tempo anche rettore del Collegio Vescovile di Lodi e poi parroco a Codogno.

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tanto lontani, quando alla sera tutti gli Unionisti tutti uniti intorno al loro assistente recitavano il S. Rosario. Belle sere! Ma chissà, forse presto si rivivrà quelle belle ore.

30 Ottobresabato

Questa notte come al solito ho sognato. Di solito, si sogna sempre roba da mangiare, la famiglia, e tante altre cose della vita passata. Questa notte, è stata la volta di Lina e Teresa, le care amiche della montagna e, strano a dirsi è tutt’oggi che penso a loro. Pensando a loro, mi rivedo ad Alagna felice tra le mie montagne ed in loro compagnia, come è possibile dimenticare quella bella giornata passata a Pianmisura così felicemente ed in piena armonia? Posso dire che migliori amiche di loro non ho mai avute e sono certo che an-che ora che sono così lontano da loro, come non le dimentico io, anche loro mi ricordano e più che altro nelle preghiere. Oggi fra l’altro ho avuto una bella soddisfazione. Molti hanno espresso il desiderio che io dica il Rosario per tutti il giorno dei Santi e dei Morti, ed ho saputo anche che tutti sanno che alla 4° camera si dice la Corona tutte le sere e chi la sente risponde sem-pre. Quà in camera, il mio libretto di preghiere passa di mano in mano, ed è quasi sempre impegnato. Sono tanto felice che col mio esempio faccio del bene e tengo vicino i cuori al Cuore di Gesù che spero ci aiuterà in tutto in

Lodi, Gian Paolo (1° a destra in basso) con don G. Gennari e giovani di Azione Cattolica

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avanti come lo ha fatto finora. Tutti indistintamente oggi eravamo allegri. Dopo pranzo altra rivista e riesco ancora una volta a salvare le scarpe da sci. Ad Aldo mancava il cappello e gliene danno uno da alpino. Io, Salvatore e Cesare lo facciamo tribolare un po’ e scattare. Alla maniera alpina e tutti gli altri ridono ma si stupiscono a sentir raccontare come è la “naia” alpina. Fino a che si va a letto si rievoca e si racconta le fasi della recluta negli Alpi-ni e si ride come non abbiamo fatto finora. Ogni tanto essere un po’ allegri fa bene all’animo e si scaccia un po’ la malinconia.

Ad Alagna con don Alfredo, Carlo Ciossani e Nino Quartieri

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31 Ottobredomenica

Ecco fatto! Il Rosario è detto e tutti sono contenti ed anche emozionati. Non so perché ma mentre dicevo il Rosario, colla fronte sorretta dalla mano che mi copriva gli occhi per meglio essere raccolto, sentivo la voce di ognu-no che mi rispondeva e mi venne alla mente la visione delle sere passate all’Unione. Mi sembrava proprio di essere là e che tutti rispondevano alla mia corona. Fatto stà che mi emozionai ed alcuno, vedendo me emozionato, con l’intimi-tà che regnava in quell’istante non potè fare a meno di abbassare la testa per nascondere l’emozione. Per me sono sempre delle belle soddisfazioni che mi danno tanta consolazione. Oggi la giornata è passata veloce. Noi meccanici non abbiamo lavorato e siamo rimasti quà. Io ho cucito un po’ di roba rotta e facendo ciò ho rievocato i giorni passati ad Alagna con Antonio e con lui ho fatto passare un po’ il tempo. In serata abbiamo riso un po’ con Aldo col quale abbiamo fatto la Comunione alla maniera Alpina per immetterlo nella nostra famiglia, la famiglia delle penne nere. Mazza faceva da vescovo e Cesare l’ha comunicato (ma con un po’ di pane e salame però!) mentre io ero il padrino, ed altri due alpini facevano i can-delabri. Per penitenza dopo la confessione, gli abbiamo fatto fare la corsa del coniglio. Allegramente e dopo aver raccontato barzellette ci siamo tutti addormentati.

1° Novembrelunedì

Oggi se fossi stato a casa sarebbe stata una bella giornata. In tutto il mondo è festa ma qua nulla di nulla. Ho lavorato come gli altri giorni, del lavoro pesante del meccanico, ma sono però contento. Questa sera, abbia-mo scritto a casa di nostro pugno ed ero tanto emozionato. Ora diremo il Rosario per unirci intimamente a Dio. Mi ritornano alla mente gli anni passati (l’anno scorso ero a casa!), quan-do con gli Unionisti andavo al cimitero oppure con Enzo, Pierangela e Marisa si filava in bicicletta a Cavenago per onorare i miei morti. Eppure tante cose sono cambiate dall’anno scorso ed ora la situazione è molto brutta e triste!

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2 Novembremartedì

Questa è la giornata dedicata ai nostri morti. Chi di noi tutti non ha qualcu-no da ricordare? E noi questa sera tutti uniti nella nostra cameretta (c’era anche qualcuno di altre camere) degnamente li abbiamo ricordati e onorati. Come è la tradizione dei nostri paesi, io ho detto tre Corone e tutti con devozione hanno risposto fino all’ultimo e tutti sono rimasti tanto conten-ti. Mentre lo recitavo ho pensato tanto alla mia cara nonna che tanto mi voleva bene. Mi sono poi tornati alla mente gli altri anni all’Unione che si recitavano i tre Rosari e poi si mangiavano castagne a volontà. Questa sera in compenso abbiamo avuto il supplemento, una gamella di patate. Ma si mangia, si mangia e non ci si sente mai pieni. La debolezza non scompare mai e la voglia di lavorare viene sempre meno. I miei pensieri sono sempre fissi alla mia casa, alla mamma, al papà a tutti e la giornata la passo sempre pensando a loro, alla loro sorte. Prego tanto il Signore per loro! Che almeno in parte mi esaudisca!

3 Novembremercoledì

Oggi ho lavorato volentieri o meglio con voglia e la giornata è volata. Sono un po’ triste, più che altro in pensiero sulla sorte dei miei cari. Come sarà la situazione delle nostre città invase dai tedeschi? Siccome vedo come trat-tano noi penso come possa essere la situazione delle nostre famiglie, alla mercé degli invasori. Continuamente prego per loro e più che mai li penso intensamente. Gesù conservameli tutti!

4 Novembregiovedì

Svegliandomi per prima cosa ho pensato alla mamma perché oggi è il suo onomastico. Col cuore, mentalmente, attraverso lo spazio che ci separa gli ho inviato bacioni ed auguri e per lei questa sera mentre ritornavo alle ba-racche ho recitato il S. Rosario. Questo è il mio regalo: un’umile preghiera. L’anno scorso ero a casa, e ricordo che io e Marisa gli abbiamo regalato, coi nostri risparmi, un bel foular di seta ed eravamo tanto contenti: vuol dire che l’anno venturo gli farò gli auguri lo stesso. Oggi il morale è alto. Ed ho

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fatto anche qualche cantatina. Giorno per giorno mi affeziono sempre più all’amico Antonio e più ci conosciamo più ci comprendiamo e vedo anche che abbiamo lo stesso carattere e la stessa anima. È tanto bello trovare un’anima gemella e con quella fare tutt’uno! Ci teniamo allegri a vicenda o meglio ci consoliamo a vicenda. Che il Signore ci protegga.

5 Novembrevenerdì

Il freddo giorno per giorno si fa sempre più intenso. Da questa mattina ho incominciato colla mantellina e mai l’ho messa finora perché ho potuto re-sistere. Sono senza indumenti di lana, ma spero di poter sfidare con onore l’inverno: la pelle voglio portarla a casa (ho dovuto smettere per un allar-me; nulla di fatto. Ora continuo). Il lavoro prosegue abbastanza bene. La signorina tedesca che lavorava con me mi diventa sempre più antipatica, ma bisogna che per forza la sopporti! Oggi mi era difficile respirare per un do-lore alla base sinistra, dove ho fatto la pleurite: che non mi ammali almeno. Per il resto tutto va bene, salvo il mangiare… beh! Non parliamone!

6 Novembresabato

Il Rosario è detto, ed ora qualche parola per imprimere sulla carta anche la giornata d’oggi. Finito questo, fino a che spegneranno la luce dirò le pre-ghiere del mio messalino. Oggi ho già detto 3 Rosari: uno andando in fabbrica, uno al ritorno ed un altro ora. Oltre ad essere un’arma in mano nostra (l’unica che ormai posse-diamo) il pregare ci è di grande consolazione e di sostegno nei momenti più duri della giornata. Durante il lavoro prego continuamente e mi sento sempre calmo e sereno, perché tanto mi avvicino a Gesù e a Lui mi affido, ed in Lui confido! Que-sta sera abbiamo riso un po’ per mezzo di Cesare che si è esibito imitando versi e facendo mimiche di animali. È fantastico specialmente nell’imitare la scimmia. Qualche canzone alpina ci fa riandare col pensiero a giorni lon-tani, sempre belli da ricordare. Il sabato dopo pranzo è tanto atteso da tutti perché ci riunisce intimamente e si trascorre il breve tempo in faccende e discorrendo del più e del meno tanto che il tempo va veloce. Oggi ormai è andato e fino a sabato venturo non se ne parla più!

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7 Novembredomenica

Molte novità quest’oggi ed è bene andare in ordine. Primo, quest’oggi è venuta un po’ di neve ed il freddo è molto intenso. Poi, io e Aldo abbiamo tentato di far legna portando via un palo di legno. Un soldato tedesco ci ha visto ed Aldo ha preso qualche schiaffo ed io qualche pugno. Ed è bello se è finita così. Naturalmente si faceva l’azione per tutti i compagni ed è andata a finire in ridere tra noi. Fra l’altro abbiamo fatto tutti la puntura antitifica (ce ne saranno poi altre due) e la rivaccinazione. Il rancio era molto scarso, ma mi sono consolato con la razione di pane che sono riuscito a salvare durante la settimana. Dopo il rancio hanno distribuito 50 sigarette a te-sta. La novità più bella è che oggi ci hanno pagato. Io ho preso 26 marchi liquidatici tutti in buoni che circolano solo nei campi di concentramento. Con questi potremo acquistare qualcosa che ci forniranno. La prima spesa è già fatta: pagare le 50 sigarette con 1,50. Questa mattina io ed Antonio abbiamo fatto una dama e ci accorgiamo che è un ottimo passatempo per tutti e già io e Tonio abbiamo fatto qualche partita col risultato che io le ho vinte tutte. La giornata è tetra ed anche i nostri animi, i nostri cuori non possono essere certo allegri. A casa invece queste erano giornate belle per me. In casa vicino alla mamma in faccende era una gioia stare vicino alla stufa accesa pensando o leggendo qualche libro, qua invece… ci piange il cuore e si è tanto tristi! Oggi ho tanto pregato e più che mai mi sono sentito vicino a Gesù. Sono ormai quasi le 9 e fuori nevica che è un piacere. Tutti siamo allegri. Cesare ha dato spettacolo ed anche uno degli avieri si è esi-bito. Poi… roba proprio da matti, tutti gli alpini in fila sono andati a fare la pipì facendo correr fuori tutte le stanze. Felici e contenti andiamo a letto e non pensiamo al domani!Forse saremo tristi, domani…

8 Novembrelunedì

La settimana incomincia. La puntura mi ha reso difficile il lavoro per tutta la giornata, non capivo niente ed ero istupidito tanto che non sapevo quello che facevo. Credo anche di aver avuto la febbre ma ora stò di nuovo bene. Sembra che per i tedeschi non vada tanto bene perché si nota un certo ner-vosismo in tutti. Anche noi ogni giorno siamo trattati più duramente e la vigilanza è aumentata. Ma presto o tardi la finirà una buona volta!

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9 Novembremartedì

Di ritorno alla fabbrica ci siamo trovati in mezzo ad un nebbione tale, che non ci si vedeva ad un metro di distanza. C’è una cosa delle più importanti che non va bene e cioè il mangiare. Le razioni sono sempre più scarse ed ogni volta che si mangia si ha sempre più fame di prima e si è sempre più arrabbiati. Non so nemmeno io cosa darei pur di fare una mangiata tipo… i bei tempi che furono! E di conseguenza, naturalmente, divento sempre più magro! …

10 Novembremercoledì

Come ieri, come sempre. Ogni ora, ogni giorno che passa ci avvicina sempre più alla meta e cioè al ritorno in Patria, alla nostre famiglie, vicino ai nostri focolari. La preghiera è sempre il mio conforto, il rifugio del mio cuore. Da essa attingo la forza per resistere e per ritornare: sono nelle mani di Gesù.

11 Novembregiovedì

Il Rosario è detto e chi gioca a ramino, chi va a letto, chi si fuma una si-garetta! Insomma, ognuno ha qualcosa da fare; io scrivo ed imprimo sulla carta la mia giornata di oggi. Questa mattina, fino all’ora di mangiare, il mio morale era bassissimo. Ero abbattuto anche fisicamente. Dopo invece sono ridiventato abbastanza allegro e la giornata è arrivata praticamente al termine. Sia questa mattina che oggi il mio pensiero è sempre corso alla mamma. L’ho rivista nelle sua faccende, sempre di premura, un po’ brontolona, ma sempre tanto cara. A furia di pensare a lei, mentre lavoravo, me la sono sen-tita così vicino che mi sono commosso e non ho potuto trattenere qualche lacrima. Quanto sarebbe bello poterla anche baciare presto e con lei il papà e tutti! (C’è l’allarme e termino).

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Con la mamma

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12 Novembrevenerdì

Una grazia più grande il Signore non poteva farmela ed il fatto lo racconto qua. Lasciando la fabbrica mi sono preso la corona del Rosario per recitar-lo come al solito, ed appena sulla via, nel buio fitto che regnava, udii cadere qualcosa e mi accorsi subito che mi era caduta la teca che contiene le S. Reli-quie. Mi venne un tuffo al cuore e lasciando a parte ogni ritegno sono uscito di fila e ho fatto capire al tedesco che avevo perso qualcosa e si capisce che rimase così impressionato dalla mia faccia stravolta (è la cosa più cara che tengo con me!) che fece fermare tutta la colonna dei prigionieri ed io lui e Cesare col lanternino rosso (che non faceva vedere un bel niente) mi misi a cercare. Sapevo press’a poco il posto ove era caduta e già temevo che fosse stata calpestata dagli altri; invece poco lontano la vidi distintamente a terra e con una gioia indescrivibile mi strinsi le reliquie al cuore, ringraziando Gesù. Non è forse una grazia averla ritrovata nel buio completo dopo che molti gli erano passati sopra senza calpestarla! Fortunato poi che c’era una sentinella buona, altrimenti non si sarebbe certo fermata! Il Rosario che dirò ora sarà una lode di ringraziamento. Fuori c’è un vento terribile freddissimo e piove a dirotto: la prima volta che vedo piovere in Germania. Ritornando a prima, mi fa rammentare ora Cesare che io fermandomi dissi: “Piuttosto mi faccio fucilare, ma da quà non mi muovo fino a che ho ritrovato le reliquie”. La scena ed il momento non la dimenticherò certo mai più per sempre!

13 Novembresabato

Al ritorno dalla fabbrica ci hanno fatto fare qualche giro di pista sul prato mentre un vento freddissimo tirava da tutte le parti. Ancora una volta ci dimostrano che noi non siamo altro che burattini. È proprio vero che ci avviliscono al massimo annullando completamente la nostra personalità ri-ducendoci al nulla e cioè come ho detto prima dei burattini; ci manca solo la corda al collo. Come al solito mezza giornata di lavoro, ed il resto trascorre in faccende svariate come il lavare biancheria, pulizia della camera, ram-mendare ecc. Avendo tempo ho anche pregato molto; col Rosario che dirò ora in comune coi miei compagni sono 4 Corone. Antonio ha fatto la secon-da puntura ed è un po’ dolorante. Noi per fortuna nulla. Mutinelli stende i panni lavati ed ora l’imiterò. Nella notte asciugheranno e domattina potrò metterli via.

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14 Novembredomenica

Qualcuno lavora e qualcuno invece ritorna e questi sono pochi. Tra questi io, Antonio ed Aldo. In camera siamo solo in 4 e ce la passiamo molto bene. Ci si confida qualcosa della vita passata, fatti e cronache: io approfitto per rileggere qualche lettera della mamma e di amici e ciò mi commuove un po’. Fuori pio-ve e fa freddo ed accendiamo la stufa per scaldarci: con la legna portata di na-scosto dalla fabbrica. Da un po’ di giorni sono sereno ed anche oggi il morale è buono. Solo mi rattrista il pensiero di non poter ascoltare la S. Messa e più ancora ricevere Gesù sacramentalmente. Quanto vorrei fare la S. Comunione! Sono ormai più di due mesi che non mi accosto ai SS. Sacramenti, ma sono felice e orgoglioso di avere ancora l’anima pura, senza l’ombra di un peccato, e sono più che mai deciso a continuare così per aver costantemente Gesù nel cuore, come in un tabernacolo. Come mi ha tanto raccomandato il caro Don Giuseppe, seguo una vita di purezza e di preghiera e mi accorgo anche di fare molto bene tra i compagni con la mia opera di apostolato. Il mio assistente, senza vantarmi può andar fiero e contento di me. Ma sono certo che anche gli altri Unionisti che hanno saputo la mia sorte facciano altrettanto e tutto ciò può essere di grande consolazione per Don Giuseppe, e più ancora per i nostri cari che tanto hanno faticato per farci buoni e bravi. La giornata passa mentre fuori piove e questo ci mette addosso un po’ di malinconia, ma poi anche questa passa in seconda linea perché si comincia a trafficare per man-giare. Io con 4 patate avanzate a mezzogiorno, un pezzetto di salame ridotto a pezzettini finissimi, un po’ di caffè e sale, mi faccio un gamellino di papetta che riesce molto saporito e me la mangio con una razione, con quella avanza-ta, il resto del salame che faccio arrostire sulla stufa in una scatoletta; ed ecco mangiato anche oggi. Fra l’altro ci danno ancora una cartolina da scrivere a casa e ciò mi riempie di gioia. Ma quando la risposta arriverà? L’attendo così tanto! Con un ultimo pensiero ai miei cari ed una preghiera a Gesù me ne vado a letto (letto un po’ duro in verità, è pieno di pulci per di più!).

15 Novembrelunedì

In questo momento mi sento a posto moralmente e fisicamente. Sono stato allegro tutto oggi e con le razioni sono stato fortunato. Quando sono un po’ pieno divento anche ottimista se no il morale va sotto zero. Il lavoro prosegue normalmente, ed ora che ho imparato bene sostengo più facilmente la fatica

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e mi passa il tempo velocemente. Ci hanno dato delle calzature che a Lodi chiamerebbero “gorle”, sono però scomode perché con suola tutta di legno (5 cm di altezza) e si fa fatica a camminare. C’è di bello che tengono caldo.

16 Novembremartedì

Quattro parole perché a minuti spengono la luce. Dalle 20 lavo continua-mente ed ora ho finalmente finito. Un bel bucato in verità! Ho fatto scalda-re l’acqua e con un po’ di soda mi sono trovato la biancheria quasi lavata. A spazzolate ho fatto il resto. Ora sono stanco ma contento.

17 Novembremercoledì

Si parte col buio e si ritorna col buio. Alle 6,30, andando in fabbrica impal-lidiscono le stelle ed alle 18, al ritorno, o buio pesto, o la luna, che scialba-mente rischiara una lunga colonna di uomini, camminanti con la testa bassa, ognuno immerso nei propri tristi pensieri. La fatica, la fame li annienta ma più ancora li annienta il dolore della lontananza dai propri cari, dal proprio focolare. Fra questi ci sono anch’io. È tutt’oggi che penso alla mamma a papà ed anche Menta. Menta!... che belle minestre di pasta o di riso sapeva farmi! O che belle polente! A pensare a questo, con la fame che si fa viene quasi da piangere! Eppure ci penso immaginando cosa poter mangiare per primo col mio ritorno. Certamente non potranno mai immaginare quello che soffro. Ma non dico soffrire fisicamente, ma bensì moralmente. L’umiliazione, il dolore della lontananza, il ricordo dei propri cari e tante altre cose, fanno si che il mio animo soffre tanto. Sono poche le volte che sono allegro, ma è sempre un’allegria forzata che fa quasi male al cuore. E come soffre questo mio po-vero cuore! Ma come tanto soffre, tanto anche gioirà! Sursum Corda quindi Gian Paolo!

18 Novembregiovedì

Vado a dormire perché sono ormai le 23. Siamo stati in rifugio quasi 3 ore per l’allarme e continuamente si è sentito bombardare. Ho tanto sonno e

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sono anche molto stanco. Lavorare 11 ore al giorno non è certo un diverti-mento e prima che arrivi la sera ce n’è d’averne abbastanza credo!

19 Novembrevenerdì

Oltre che andar male militarmente, sembra che in Germania manchi anche il materiale. Infatti da giorni si lavora poco in tutti i reparti; oggi poi non ho fatto niente tutto il giorno per mancanza di materiale. Sono contento perché ciò è buon segno e cioè che va molto male per i tedeschi. Anche le notizie che ogni tanto si sentono sembrano buone. Di ciò però mi interesso ben poco e spero e confido solo nella Divina Provvidenza.

20 Novembresabato

Questa mattina abbiamo trovato un leggero strato di neve che si è poi subito disciolto. Il freddo si fa giorno per giorno più intenso e ci penso non avendo roba da mettermi addosso che sia di lana. Poco fa però hanno distribuito degli indumenti e io mi sono preso 2 paia di mutande lunghe che tengono abbastanza caldo, che alla rivista non avevo dato in carico. È già qualcosa, ma mi ci vorrebbe una maglia di lana da mettere attaccata alla pelle. Ad ogni modo confido sempre nell’aiuto del Signore e Lui certo mi preserverà dai pericoli. Tutt’oggi abbiamo fatto un freddo cane non avendo della legna. Cesare ci ha portato una bella notizia che ci ha fatto tanto contenti e cioè che in Italia sono già arrivate le nostre prime cartoline scritte a casa. Pen-so alla gioia della mamma e di tutti dopo tanto silenzio. Ora spero almeno prima di Natale di averne risposta e questo sarebbe il più bel regalo. Sono quasi ormai 3 mesi che non so più nulla dei miei cari e spero che le notizie mi giungano buone. Prego tanto per loro e sono certo di essere esaudito.

21 Novembredomenica

Mi lavo: l’acqua è gelatissima ma mi faccio coraggio. Fatto ciò e la pulizia generale, sia personale che tutta alla stanza, colla partecipazione della co-munanza mi metto a cucire calze, maglione e altri piccoli rammendi che mi

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sono necessari. Dopo guardando nello zaino una dolorosa sorpresa: mi han-no rubato le scarpe da sci che da tante perquisizioni avevo salvato ed alle quali mi ero affezionato, più che altro perché in mia mano sono un capitale non indifferente. Non faccio tante scene; solo faccio una bella supplica alla Madonna ed attendo: sono sicuro della Grazia che mi viene data dalla fede con cui ho pregato. Infatti Aldo sa chi sono stati ed è riuscito a convincerli a restituirmele ed ecco che le scarpe ritornano a me e con mia gioia e con la prova che ancora una volta la Madonna mi esaudisce. Nel pomeriggio gio-chiamo a ramino io, Salvatore, Cesare, Gregorio, Aldo ed ogni tanto mettia-mo in mezzo qualche canzone alpina; poi mi ritiro in un cantuccio e prego con fervore dopo aver mangiato la razione di pane di oggi ed una mela avanzata, si chiacchiera, si dice il Rosario, una scopetta e poi… a letto!

22 Novembrelunedì

È ormai già tardi e fra poco spegneranno la luce. Un allarme di 2 ore e mezza è finito ora ed è stato un continuo transitare di apparecchi ed… un continuo bombardare. Ora mi mangio il pane che non ho potuto mangiare prima e me ne vado a dormire con umore allegro, si intende.

23 Novembremartedì

Anche questa sera allarme: 2 ore e mezza in rifugio ed ora a dir la verità ho sonno e me ne vado a letto.

24 Novembremercoledì

Finora le sirene non si sono ancora sentite… Però!… Speriamo che ci lascino dormire! Questa sera ci hanno dato un po’ di birra per 25 pfennig. Saranno stati sì e no 2 dita nel gamellino e non so se era acqua o cos’altro. Il lavoro procede regolare. Oggi mi sentivo debolissimo e questa sera ho una fame da lupo. Ma come saziarla? Andando a letto e non pensandoci più! Anche oggi ho tanto pensato a tutti i miei cari e più che mai sentivo la voglia di rivederli, di riabbracciarli. Oh! Mio Dio, quando verrà mai questo bel momento? Fi-

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nirò così di soffrire e con me anche i miei cari, perché certamente anche loro avranno tanto da pensare a me. Eppure, ogni giorno prego tanto e ciò mi da sempre più la certezza di un felice e presto ritorno. Ho preso l’abitudine di recitare 3 Rosari al giorno e mi pare impossibile che la Madonna non ascolti le mie preghiere, faccia Lei insomma qualcosa per far fermare questo immane flagello che tanto dolore sparge intorno! Termino ed invito tutti i compo-nenti della 4a cameretta a dire il Rosario. Le preghiere sono tante, la fede immensa ed il desiderio, l’anelito, uno solo! Il ritorno a casa.

25 Novembregiovedì

Scrivendo questo giorno, penso che un mese oggi è Natale. Chissà se sa-remo ancora quà o quale sarà la situazione generale. Certo sarà un gran brutto giorno se dovrò passarlo quà! Forse che sì, forse che no… Oggi sono tanto stanco e non ne posso più di andare a letto. È finito ora l’allarme ed anche ieri sera non è mancato. Sembra che gli inglesi facciano anche qual-cosa perché si sentono passare continuamente gli aeroplani. Ho saputo che Berlino è stata provata duramente e molti quartieri sono completamente distrutti. Dall’Italia sempre vaghe notizie ed è una vera fortuna non saper mai nulla di preciso. Oggi ho tanto pensato a casa e come al solito immagi-navo delle gran belle mangiate. Non sono altro che castelli in aria e sogni. Eppure verrà pure anche la realtà.

26 Novembrevenerdì

Oggi nulla di nuovo. Tutto procede come sempre. I soldati tedeschi, nostri guardiani, prendono tutte le occasioni per farci soffrire. E più che ne soffre è il cuore. Io da parte mia offro tutte le umiliazioni, le pene, i dolori, a Gesù e ripongo in lui ogni speranza ed a lui mi affido con fiducia.

27 Novembresabato

Mezza giornata di riposo. Dovrei lavare ma non ne ho voglia. Cuocio qual-cosa e poi partecipo alla discussione generale, che tanto ci unisce familiar-

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mente, tanto che ci sembra alle volte di essere in famiglia. Ieri sera ancora l’allarme ed una o più bombe sono cadute qua vicine, tanto che in fabbrica abbiamo notato molti vetri rotti. Ciò però ci ruba molto sonno che ci è tanto necessario dopo una giornata di 11 ore di lavoro. Siamo quà tutti abbastan-za allegri e questa serenità sento che ce la da le nostre preghiere quotidiane. Con la stessa fede e fiducia attendiamo la liberazione, il giorno della nostra più grande gioia.

28 Novembredomenica

Oggi ho lavorato fino alle 16 e con me tutti gli altri. Credo che ormai sarà così tutte le domeniche. Certo non è consolante e più che altro ci rende tristi, perché tutta la giornata si pensa a casa alla mamma, al papà a tutti. Ora sono tanto contento perché ho appena finito di scrivere una cartolina a casa ed è già la 4a. spero che almeno una sia giunta. Oggi “Radio Scarpa” ha dato la notizia (che se è vera sarebbe per me di grande consolazione) che Lodi, Codogno ed altre città, sono in mano de-gli anglo-americani e ne gioisco perché meglio in mano a loro che ai tede-schi . Una novità è questa: con mio, e con grande rincrescimento di tutti la barba bisogna tagliarla per ordine dei tedeschi. Ciò mi rincresce proprio perché la mia è proprio bella e fra l’altro volevo solo tagliarla in Italia. Ora smetto perché devo dire ancora alcune preghiere e non posso trala-sciarle essendo festa. Il Rosario però è già detto e tutti trafficano per an-dare a letto. Però si è un po’ ritrosi: verrà o non verrà l’allarme? Io spero di no!

29 Novembrelunedì

Incomincia la novena dell’Immacolata. D’accordo con tutta la cameretta diciamo come al solito il Rosario ed in più qualche preghiera alla Madon-na e facciamo anche noi la novena pregando più del solito e con più fede. Chissà che la Madonna ci dia qualche grazia. Da parte mia tutto oggi ho avuto il pensiero alla Madonna, pregandola continuamente. Il pensiero, il cuore però e sono stato anche molto vicino ai miei cari, ed ho pensato a loro e pure per loro ho tanto pregato. Quà si soffre sempre di più. Che ci fa soffrire, fra l’altro sono due soldati che

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sono addirittura bestiali. Pigliano tutte le scuse tutte le minime cose pur di farci soffrire. Da parte mia sopporto tutto con rassegnazione ed offro ogni umiliazione a Gesù. “Radio Scarpa” oggi non ci porta novità. Vado a letto ma sono un po’ tri-ste. Lo stomaco però questa sera è soddisfatto. Dalla fabbrica Mutinelli ha portato le bucce di patate ed io ne ho fatto bollire una gamella e poi me le sono mangiate con una puntina di burro e sale per condimento. La fame fa fare anche questo.Non avrei mai creduto di arrivare fino a mangiare le pelli di patate; eppu-re posso dire che le ho mangiate di gusto. Dire questo ai miei non crede-rebbero! Implorando la benedizione di Gesù e della Madonna sopra di me e la mia famiglia, mi addormento e sogno…

30 Novembremartedì

Si va al lavoro e come al solito il tempo è brutto e piove. Già da giorni è così e non accenna a cambiare. Lavoro e penso. Di solito il pensiero domi-nante è la mamma, il papà e tutti ed anche prego. Alle volte cantando una canzone, pensando ad un libro letto, ad un fatto della vita passata, provo delle sensazioni strane che di solito mi fanno diventar triste. Comprendo come erano belli certi momenti allora per me normali, ma che ora assumo-no una certa importanza. Certi istanti, certi momenti di giorni passati vorrei che potessi riviverli per dare a loro il vero valore, il vero significato e gustarli con gioia. Scrivo ciò, non scrivo però tutto quello che l’animo mio prova. Certe volte non comprendo me stesso e mi stupisco come possa avere un’anima così sen-sibile, pronta tanto alla gioia grande come al più profondo dolore. Di ciò però ringrazio il Signore, perché tanto nella gioia come nel dolore l’amo sempre e sempre lo ricordo e lo prego.

1° Dicembremercoledì

Un altro mese incomincia. Un mese a tutti tanto caro per la festa dell’Im-macolata, del S. Natale. Quali avvenimenti ci porterà? Io spero tanto buoni e fra l’altro anche qualche notizia da casa. Sono ormai tre mesi che non so più niente.

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2 Dicembregiovedì

C’è l’allarme questa sera. O meglio, è già passato ed ho tanto sonno. Quindi chiudo questa riga e vado a letto.

3 Dicembrevenerdì

Alle 5 in fabbrica c’è stato l’allarme e subito si è smesso di lavorare, ci hanno incolonnati e via verso le baracche. Durante il tragitto l’allarme è cessato. Ieri sera c’è stato un bombardamento terribile su Berlino tanto che quando siamo usciti dal rifugio si vedeva distintamente il riflesso degli incendi. Basta dire che per 2 ore abbiamo sentito transitare gli apparecchi nemici che si avvicen-davano sulla capitale. Tutto oggi sono stato abbastanza allegro e la giornata mi è volata. La novena dell’Immacolata come sempre la facciamo, e tutti con devozione. Ora vado subito a dormire perché, a dir la verità, con la scusa de-gli allarmi si va sempre a letto tardi. Il mio ultimo pensiero ai miei cari.

4 Dicembresabato

Scrivo poco e poi vado a letto perché ho un sonno maledetto. La notte scor-sa l’allarme alle 3, oggi dopo il lavoro la pista, poi mi hanno preso e fatto lavorare fino alle 17. Quindi,… una novità: l’altra sera mi sono trovato ad-dosso dei pidocchi e non solo io, ma 4 o 5 altri. Cosa fare? Disinfezioni non ne fanno, dirlo ai tedeschi prendiamo pugni e schiaffi, quindi, allora diamo ogni sera la caccia ai pidocchi. Una vera carneficina; grossi e piccoli, bian-chi e neri, di tutti i colori insomma e non c’è verso di distruggerli, perché sono nella paglia ed anche tenerci puliti al massimo non serve a nulla. Ad ogni modo abbiamo trovato proprio un bel divertimento in verità.

5 Dicembredomenica

È giorno di festa ma si lavora ugualmente. Credevo di lavorare nel mio reparto, ed invece siccome siamo in anticipo col lavoro ci hanno mandati al

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porto a scaricare mattoni. Un freddo cane che quasi piangevo e poi abbia-mo lavorato quà alle baracche. Il bello è che si è mangiato alle 16 e sarà così tutte le domeniche. Non mi sembra tanto allegro lavorare fino alle quattro ed essere digiuni per 28 ore. Eppure ci fanno fare anche questo! Ieri ci hanno dato le tute nuove e sono comodissime, ci fanno però sembrare dei galeotti essendo marcate con una riga gialla al braccio e sulla gamba ed un KG. sulla schiena che vuol dire prigionieri di guerra. Dalle 16 in poi però tutto è andato bene e come al solito mi sembrava di essere in famiglia. Da una mia idea poi è venuto fuori una cosa carina. Un altarino appena dentro dalla porta con un crocefisso di Gregorio e sotto l’immagine della Madonna e del Sacro Cuore. Faccio qui accanto lo schizzo per poterlo poi ricordar-melo quando tutto sarà finito e rileggerò queste mie righe nell’intimità della mia casa, in seno alla mia famiglia. Oggi ho tanto pensato a casa e mi risov-viene che sono giusti tre mesi che sono privo di notizie. Che sarà di loro? Io li spero tutti bene ed ho fiducia nelle preghiere che quotidianamente rivolgo a Dio per loro. Giorno per giorno, più prego, più fede ne traggo e più che mai sento vicino il giorno del ritorno. Ora smetto e dirò il Rosario davanti al nostro nuovo altarino e davanti a quel crocefisso deporremo tutte le no-stre speranze, tutte le nostre preghiere, tutto il nostro cuore.

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6 Dicembrelunedì

Appena sul lavoro c’è una sorpresa. Ad una donna hanno portato via un paio di calze ed incolpano 10 italiani fra i quali ci sono anch’io. Questa sera ci hanno fatto a tutti una perquisizione ma non hanno trovato nulla. Chissà poi se andrà a finire così perché sembra che ci facciano tagliare i capelli a zero. Tutto oggi ho pensato a Enzo ed alle belle scampagnate fatte con lui e mi ha assalito una grande nostalgia. Vorrei poterlo tanto rivedere quel birichino! È tanto bello pensare a cose care e riandare col pensiero a giorni belli e lon-tani è il mio passatempo preferito. Chiudo il diario e mi unisco alla schiera dei cercatori dei pidocchi che è già all’opera. Qualcuno certo lo troverò anch’io!

7 Dicembremartedì

Ho deciso di far bucato e vado subito a lavare. Da ieri sera ho la biancheria in un secchio e spero di far presto, nonostante l’acqua gelata.

8 Dicembremercoledì

Oggi è festa dell’Immacolata. Per noi cattolici festa grandiosa. Quà in Ger-mania come se neanche fosse, e tutto oggi si è lavorato. A casa era una gior-nata intima tutta speciale. All’Unione c’era la festa dei genitori e si passava una serata veramente bella e familiare. Quà invece,… io tutto oggi sono stato triste col pensiero continuamente a casa ed alla Madonna. Pregavo, pensavo ed ogni tanto non potevo trat-tenere qualche lacrima. Io, anzi noi, tutti quì riuniti, questa sera abbiamo recitato devotamente davanti al nostro altarino il Rosario e la Novena dell’Immacolata. Mentre si faceva ciò, gli occhi fissi all’altarino, sentivamo scendere su noi una gran pace ed una grande fiducia che la Madonna ci faccia presto ritornare alle nostre case ed eravamo più che mai commossi. Ora vado a letto e penserò tanto alla Mamma, a papà a tutti ed anche all’Unione per essere più che mai vicino a loro col cuore, con la preghiera.

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9 Dicembregiovedì

Manca il materiale e nel mio reparto non c’è più lavoro. Io sono stato mandato per ora ad un altro reparto e faccio pochissimo. Il tempo fuori è sempre brutto, piovigginoso e più che mai tetro; cosa pagherei per rivedere il mio bel cielo azzurro d’Italia! Là tutto è ridente, è bello; quà tetro e monotono. Si va al lavoro col buio e si ritorna al buio; un chilometro di strada, 11 ore di lavoro; un chilometro; quattro chiacchiere fatte famigliarmente e poi a dormire… È proprio quello che faccio io ora ed auguro la buona notte.

10 Dicembrevenerdì

Si smette alle 4,30 di lavorare. Si crede che ci sia qualche altro affare come quello di Luckenwalde ed invece è solo un controllo. La mia salute va sem-pre bene all’infuori delle mani che mi fanno un male da matti per i geloni ed è la prima volta che mi capita in vita. Per ordine del comandante Mutinelli passo ancora capocamerata e Tore cede il posto. Questa sera come al solito la birra l’abbiamo presa due volte e questa notte (tra patate e birra) è un flagello. Bisognerà correre al gabinetto. Le razioni sono sempre abbastanza buone e si tira avanti abbastanza bene. Mi dimenti-cavo di dire che è nevicato, ma non tanto, e il freddo non è tanto intenso. Dico il Rosario e vado a letto.

11 Dicembresabato

Tornati dal lavoro, e dopo aver mangiato le patate con le bucce con allegria, ci mettiamo a far pulizia. Si frega il pavimento, si puliscono le sedie, i tavoli e tutto cantando facendoci e scambiandoci dei frizzi. Oggi sono allegro ed è tanto difficile esserlo con la vita che conduciamo e con lo stato d’animo in cui ci si trova attualmente. Ma ogni tanto capitano questi giorni e ci si diverte un po’. Nonostante ciò però non tralascio di pensare a casa, alla mia famiglia. Il pensiero, il cuo-re è sempre con loro, vicino a loro e con loro soffre e gioisce. Ma più che

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gioire, di certo si soffre… Ma l’aiuto del Signore non manca mai e Lui solo continuamente prego. Proprio ora ci hanno distribuito sapone, lisciva, dentifricio, crema per pelle e barba e altra roba e ce la siamo distribuita. Ho pagato tre marchi e mi sono ben provvisto. Ora dico il Rosario e me ne vado a letto.

12 Dicembredomenica

Anche oggi si lavora fino alle 4 ma per fortuna lavoro in fabbrica e la gior-nata mi passa veloce. Pensando alla maniera con la quale ci fanno passare le giornate festive mi viene da piangere. Non più riposo, non più la S. Messa, qualche svago o altro, ma bensì lavorare e soffrire. Anche oggi abbiamo mangiato alle 16, appena tornato dal lavoro, dopo 28 ore senza mangiare mi danno qualche patata condita con qualche pezzetto di carne ed io ho mangiato. Se prima avevo fame ora ne ho più ancora. Ma non c’è nulla da fare, fino a domani all’una e mezza non se ne parla più. Ieri mi sono fatto bollire le bucce di patate e me la sono cavata abbastanza bene. Con l’avvicinarsi del S. Natale incomincio ad intristirmi. Sarei contento se almeno potessi ricevere notizie da casa, qualcosa che mi desse un po’ di gioia, che mi consolasse un po’. Ora vado a letto e dopo aver mandato un bacio ai miei cari penso alle benedizione che certamente mi manderà da lontano la Mamma e con lei nel cuore mi addormento.

13 Dicembrelunedì

Oggi S. Lucia. A Lodi era una vera festa, non solo per i piccoli ma anche per i grandi. Ricordo che con gli amici dell’Unione si faceva un po’ di gaz-zarra e chiudeva la serata una mangiata di torrone. Per le vie della città era un assordante rumore di fischietti, trombettine, ecc. e la vista dei bambini contenti e felici era uno spettacolo davvero bello. La suggestività delle bancarelle sulla piazza di Lodi era magnifica ed al ricordo mi prende un nodo alla gola. Dicendo il Rosario ho messo l’immagine sul-l’altarino ed abbiamo detto la corona in suo onore. Ho tanto ricordato tutti i miei cari, e spero la prossima volta di festeggiare la Santa a casa.

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14 Dicembremartedì

Il materiale manca sempre ed io sono sempre ad un altro reparto. Nessuno mi controlla il lavoro e faccio pochissimo tutto il giorno. Mi sento sempre tanto debole, e non faccio altro che pensare a casa, ai bei piatti di minestro-ne o di risotto coi fagioli che Menta tanto bene sapeva fare. Ma tutto è inu-tile; anche a pensare non si arriva a nulla. Si aspetta con impazienza l’ora di mangiare e quando si è mangiato… si ha più fame di prima. Al Signore domando tanto l’aiuto materiale che morale e sono quasi sempre esaudito. Lui mi è tanto vicino e non temo di nulla.

Lodi, davanti al Palazzo Comunale

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Clementina Belloni detta “Menta”

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15 Dicembremercoledì

Ieri sera mi ero dimenticato di dire che a Filosofo hanno scassinato la vali-gia e da questo è successo un casino. Rivista; schiaffi, pugni ed i soldati si sono sfogati un po’. Anche Aldo si è preso una quantità di botte causa una questione successa in fabbrica. Dicono che ogni sera ce n’è una ed ora poi per molti altri fatti si andrà sempre peggio... Forse questa sera ci sarà una rivista e già abbiamo nascosto tutto ciò che può essere sospetto. Chiedo solo che Dio mi salvi tutto perché la mia roba, ogni oggetto, porta con sé tanti cari ricordi.

16 Dicembregiovedì

Ho appena preso ora per la seconda volta la paga, ancora quella del mese di novembre. Questa volta ho preso 54 marchi e ne ho ancora una decina della prima volta. Ieri sera abbiamo fatto una panciata di birra e questa notte è stato un continuo andare e vieni al gabinetto... C’è stato l’allarme e ora sono le 10,30. Ho sonno.

17 Dicembrevenerdì

Intanto che le bucce di patate si cuocciono, scrivo qualche parola. Ieri mi sono dimenticato di dire che, nonostante l’allarme, abbiamo cominciato la Novena del S. Natale, ed anche questa sera la continueremo. Pensando al Natale mi viene addosso una grande nostalgia e penso continuamente a casa, ai miei cari. Oggi in fabbrica sono venuti a lavorare una 20ina di ita-liani, internati civili. Li ho subito riconosciuti, ed al vederli mi è venuto un nodo alla gola. Al vedere quelle facce abbronzate l’istinto mio di italiano mi ha subito detto chi erano, e subito mi si è presentato alla mente i bei campi d’Italia, le ridenti campagne, il bel sole, l’azzurro cristallino del cielo. Quà invece, nebbia, neve e pioggia ed il sole non si è più visto. Che fare! Bisogna essere forti seguire il destino ed attendere… Ed ora mi mangio le bucce e come li gusterò! Ironia! Roba che di solito li mangiano i maiali quà li man-giamo noi, ed averne da cucinare!

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18 Dicembresabato

Il sole, sole del nord, scialbo e triste è ricomparso. La strada è gelata ed è molto brutto camminare. Con un mestolo di papina d’orzo e patate si è mangiato. Distribuiscono la birra e vado a pigliarne una gamella tutta per me. Un po’ ne avanzo, una metà, ci metto dentro mezza razione di pane e faccio bollire. Ci crederete? Mi salta fuori quasi un budino e lo gusto un mondo. Otto giorni oggi sarà Natale, ma quale triste Natale! Speriamo che qualcosa di bello ci allievi il dolore e che Gesù ci sia più che mai vici-no consolandoci con la sua grazie e col suo aiuto. Gli altri stanno facendo bollire le bucce e siccome stare a guardarli mi viene fame, mi metto a dire un po’ di preghiere, e da esse cercherò di trarne un po’ di pace per il mio spirito. Intanto il pensiero vola alla mamma, a tutti i cari…

19 Dicembredomenica

È una giornata bruttissima: piove a di rotto e tira un ventaccio da cani. Ci portano in fabbrica ma poi ritorniamo quasi tutti; della mia cameretta solo nove. Appena rientrati io e Gregorio facciamo pulizia ai nostri posti-let-to e poi tutti insieme alla cameretta. Si parla del più e del meno, si cuce, metto a posto lo zaino ed intanto il tempo passa. Mi viene un’idea, e con i pochi rimasti diciamo la S. Messa. Io leggo ad alta voce e gli altri mi seguono. Non credevo facesse tanto effetto. Ci siamo tutti commossi. Io quasi non riuscivo a leggere dalla commozione e qualche lacrima mi è fuggita dagli occhi e così pure è stato per Attilio, Gregorio, Samuele ecc. Però è riuscita bene e abbiamo deciso di fare così nel giorno di Natale. Oggi dopo aver mangiato, o per meglio dire dopo aver fatto finta di mangiare, ci hanno dato la cartolina da scri-vere a casa ed ho fatto ciò con gioia. Le righe sono poche e le cartoline le danno ogni 15 giorni mentre invece ciò che si vorrebbe scrivere potrebbe contenere un romanzo. Fra l’altro danno tanta roba per lavarsi ed è già qualcosa. Tristemente, come sempre, vado a letto e dopo aver rivolto un ultimo pensiero alla mamma ed a tutti i miei cari, mando loro un bacione grosso e la mia pre-ghiera e mi addormento...

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20 Dicembrelunedì

Si incomincia di nuovo il calvario. Con oggi ho ricominciato a lavorare al mio reparto, essendo arrivato il materiale. Mi sono cucinato le bucce e le ho mangiate come se fosse stato un risotto. Di nuovo nulla. Della guerra da circa 20 giorni non si sa nulla.

21 Dicembremartedì

È vicino Natale ed io intristisco sempre più. Attilio ha portato alcune stelle dorate ed abbiamo abbellito l’altarino da dove ogni sera si trae forza e fede con la preghiera. Speravo di ricevere qualche notizia da casa che mi desse un po’ di gioia per Natale ed invece nulla. Che almeno loro abbiano ricevu-to qualcosa.

22 Dicembremercoledì

Questa sera abbiamo inaugurato un nuovo metodo per far andar bene la stufa e scalda al doppio e si può far da mangiare in poco tempo. Del resto nulla di nuovo.

23 Dicembregiovedì

La giornata scorre veloce come sempre. Dalla fabbrica Attilio ha portato rami di pino e stelle d’oro, e con queste umili cose adorniamo il nostro al-tarino, davanti al quale, dopo domani, deporremo le nostre preghiere ed anche le nostre lacrime. Cesare è riuscito ad avere una candela e l’accende-remo a Natale durante il tempo che leggeremo la Messa ed alla sera al S. Rosario. Con le bucce questa sera ho fatto una papina meravigliosa ed ora sono veramente soddisfatto. Pensando alla mamma vado a letto.

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24 Dicembrevenerdì

È la Vigilia. Ma quale dolorosa Vigilia. Per incominciare questa mattina alle 3 a messa c’è stato l’allarme durato fino alle 5,30. un bombardamento terribile su Berlino tanto che gli incendi, a così tanti chilometri di distanza rischiaravano a giorno la notte. Gli inglesi hanno veramente mantenuto la parola ed hanno portato gli auguri ai tedeschi. Abbiamo lavorato fino a mezzogiorno ed al ritorno in baracca abbiamo dovuto fare i giri di pista marciando in un campo. Il rancio, uno solo, per tutto oggi, una papina di orzo (un mestolo scarsissimo) che era più acqua che altro. Non siamo anco-ra sicuri ma domani, si mangia un pasto solo e così pure a S. Stefano. Dopo mangiato ci siamo messi a far pulizia, lavando sedie, tavoli ecc. e poi … e poi sono tanto triste che quasi piangerei. Sono andato a prendere il caffè per tutti, verso le 14, e proprio mentre andavo fuori si sentivano suonare a festa le campane. Mi è venuto un nodo di pianto alla gola e mi sono cadu-te molte lacrime. Ho pensato agli altri anni, alla bellezza di questi giorni, all’intimità famigliare, e mi sono trattenuto a stento dal piangere come un bambino. Seduti in un cantuccio buio della cameretta, mentre gli altri sono in faccende, io e Salvatore riandiamo col pensiero agli altri anni passati in famiglia, alla cara e mistica bellezza di questi giorni. Penso com’era bello io ed Enzo impiantare il S. Presepio, mentre la mamma, Menta, erano in faccende per pulizie, e per preparare qualcosa di buono per l’indomani, oppure, io all’Unione, attendevo coi compagni l’ora della Messa di Mezza-notte. L’altro anno, per quanto ero lontano da casa, il Natale è stato bello su a Selva. Ma quest’anno! In una baracca, chiusi dentro da reticolati, soli col nostro dolore e senza alcun conforto sia pure minimo, che ci risollevi il cuore. Se almeno ci fosse stato un sacerdote! Ascoltare la S. Messa e fare la S. Comunione! Sarebbe stato il più bel regalo del Signore. Gesù però, sono certo, sarà ugualmente tanto vicino a noi e noi, più che mai, saremo vicini a Lui e da Lui ne trarremo un po’ di consolazione. Sono le 19… cosa farà la mamma, Menta, Marisa? Il papà dove sarà? E le due birbe di Enzo e Pierangela? Come me li sento vicino! Tutti pensano a me, lo sento ed anche loro saranno tanto tristi! Oh mamma, se tutto ciò non fosse che un sogno! Purtroppo però la realtà è ben diversa! Qua chiusi in una stanzetta, tristi ed affamati, senza alcun conforto. Dio mio che nodo alla gola che ho! Mi cade qualche lacrima… mi ritiro nel mio cantuccio e cercherò di sfogare il mio dolore chiedendo a Gesù Bambino meditando la preghiera, un po’ di conforto ed intanto mi unirò con tutto il cuore a tutti i miei cari… Ore 19,30 c’è un silenzio grave, rotto ogni tanto dalla porta che si apre e si chiude.

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Sono amici che vengono ad augurare il Buon Natale. La più grande ironia della nostra vita: augurarci il buon Natale in simili condizioni. Vorrei pre-gare ma non riesco a concentrarmi un momento perché il pensiero mi corre continuamente a casa. Abbiamo deciso di essere alzati alla Mezzanotte per dire il Rosario e leggere la S. Messa. Un nodo mi stringe alla gola e non so neanch’io cosa fare. Beh! Mi sdraierò un momento per far passare il tempo ed attendere così il tocco sdraiato sulla mia cuccia. Penso di nuovo a casa, e mi vengono le lacrime agli occhi, ma questa volta non freno il pianto e lascio scorrere liberamente le lacrime e sfogo così il mio dolore. Forse, anzi senza forse, tutti i miei cari stanno parlando di me… e senza accorgermi, con loro nel cuore pian piano mi addormento. Una debole scossa… mi sveglio: è Attilio che mi avvisa essere vicina la mezzanotte e sveglia pure tutti gli altri. Il pianto mi ha fatto bene ed ora sono più calmo. Mentre dormivo Mutinelli ha applicato davanti all’altarino la candela ed al centro, tra l’immagine di S. Giuseppe e della Madonna un Gesù Bambino ritagliato da una cartolina. Accendiamo la candela e si spegne la luce. Tutti ci aduniamo attorno all’al-tarino e la scena assume un aspetto suggestivo. Impossibile descrivere il no-stro stato d’animo. Con raccoglimento incomincio il S. Rosario e poi leggo la S. Messa. Si è tutti commossi. Al momento della Comunione spirituale, più che vedere, sento gli altri che piangono e pure a me cadono dei lacrimo-ni caldi caldi. Dopo aver tutto finito ci scambiamo a vicenda gli auguri e si ricordano i nostri cari con commozzione. Ormai è Natale. Mentre mi sdraio piango ancora e non so perché, vedo la mia mamma adorata in cucina anco-ra in faccende e certamente pensa a me. Con Gesù e lei nel cuore (e con lei il papà e tutti) mi addormento mentre piango come un bambino.

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Selva di Valgardena, fine dicembre 1942

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Lodi, Via Gaffurio: con Pierangelo, Marisa e Enzo

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Lodi, Via Gaffurio: Enzo con la mamma

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25 Dicembre - Natale 1943sabato

È Natale. Triste e doloroso per tutti. Mi risveglia Capuzzo che ha lavo-rato tutta la notte in fabbrica. Gli altri dormono ancora. Sono le 7 e la sveglia è alle 8. subito il pensiero mi vola ai miei cari. Nell’attesa della sveglia mi appisolo ancora tra le calde coperte. Ci alziamo ma siamo tutti un po’ tristi. Puliamo per bene e poi ci si mette a discorrere un po’ di tutto. L’argomento però è sempre quello: gli altri anni, la famiglia, forse un pre-sto ritorno… ogni tanto entra qualcuno a far Auguri. Non so perché, ma da ieri sera ho tanto pensato alla Nonna e me la sono sentita tanto vicino. Cara Nonnina quanto le volevo bene e Lei quanto ne voleva a me! Forse prega per me, ma anch’io, ogni giorno la ricordo! Alle 10 e mezza c’è la rivista e poi si è liberi tutta la giornata. Sono le 11 e come stabilito dicia-mo la Messa. Sono presenti tanti amici e tutti rimangono tanto contenti. Molti piangono durante il tempo che io leggo le orazioni. Spero che Gesù mi benedica, e con me la mia famiglia, per il poco bene che faccio. Vedo proprio che il mio zelo viene ripagato e raccolgo molte messi e ciò mi è di grande soddisfazione. Tutto è finito ed ora si attende l’ora di mangiare. Proprio come immaginavo si mangia solo una volta e così pure domani. Mettiamo i tavolini in modo di vederci tutti in faccia e si parte di volata. Il pranzo di Natale: mezza gamella di patate con un po’ di sugo ed una latti-na di carne di maiale. Quattro cucchiaiate… ed il pranzo di Natale è fatto. Con la razione di pane che ho avanzato durante la settimana, questa sera, con la birra mi faccio la papina. Mi dimenticavo di dire che in più ci hanno dato una fettina di salame. Ho sentito dire che forse domani ci fanno la pasta asciutta. Certamente ce la faranno vedere solo e preferirei una bella gamella di patate. Ma anche di questo bisogna ringraziare la Divina Prov-videnza e rassegnarci con umiltà al volere di Dio. Distribuiscono la birra: io ne prendo una gamella ed anche la borraccia piena. Questa la riserbo per domani per un’altra papina. All’infuori di questa ne bevo una gran quantità. Pazienza è Natale e non guardo a spese. Nell’attesa che possa fare la papina si discorre. Ci si stupisce come la nostra coscienza rimanga tranquilla in un giorno come questo, tanto che questa mattina si cantava. Ci accorgiamo però di essere giunti ad uno stato di ebetismo completo e più stupidi di così non si può essere. Non ci ricordiamo di alcuna cosa siamo diventati degli esseri meccanizzati e nulla più. Ma lasciamo a parte ciò; vedo che c’è un posto libero sulla stufa e mi faccio la papina con la birra, pane un po’ di margarina ed una punta di sale. Mi riesce magnifica-mente e la mangio con qualche fettina di pane abbrustolita e dopo ciò mi

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mangio una razione di pane col salame. Con Cesare, Antonio e Gregorio intavolo una partita a ramino, ma siamo troppo svogliati e non giochiamo con passione. Si fa più per far passare le ore. Sono le 20; l’ora fissata per il S. Rosario. Spegniamo la luce e accendiamo la candela ed io come al solito incomincio le preghiere e tutti mi rispondono. Con ciò chiudiamo il Natale 1943. Come sarà, dove saremo nel 1944. Gesù vede le nostre speranze, i nostri aneliti, ed a Lui ci affidiamo. Con Natale che è quasi passato, possiamo dire di aver fatto una tappa: la prossima è Pasqua e speriamo che la nostra situazione sia migliorata ed anche di non essere più quà. Mi riprende la tristezza ed un nodo di pianto. Gli altri si mettono a giocare ma io proprio non mi sento. Mi siedo davanti al nostro altarino e col viso tra le mani cerco di pregare ma il pensiero, la mente si rifiuta. È inutile, il cuore corre continuamente a casa, alla mamma, al papà, a tutti. Tutto oggi è stato una sola comunione spirituale con loro. Sono sempre stato vicino a loro e con loro nel cuore, spiritualmente uniti abbiamo trascorso Natale. Triste per me, ma forse più triste per loro. Non so proprio immaginare come sia la loro situazione ma spero che Gesù li aiuti e li protegga. Li vedo là, in cucina, tutti uniti attorno al tavolo, forse tristi, per la cena di Nata-le. Se non altro, qualcosa in più di me mangeranno! Come sarebbe bello essere con loro, in mezzo a loro parlare con loro! Li ho seguiti tutto oggi nelle loro faccende e tanto me li sono sentiti vicino. Certamente avranno tanto pregato per me ed anch’io, le più fervide preghiere, le più belle sono per loro oggi, domani e sempre. Tutto oggi Gregorio si è preso la briga di rilegare il mio libretto da messa che è davvero tutto rotto e lo vedo ancora che sta trafficando; ha quasi finito però ed il risultato è davvero sorpren-dente. Salvatore invece si è dato alla pittura e stà terminando un dipinto a colori davvero bello. Ormai la giornata è al termine ed il più brutto di tutti i Natali miei sta passando… ed attendiamo il prossimo! Ci si indugia a discorrere di un po’ di tutto prima di andare a letto ma poi si taglia corto e via sotto le coperte. Io con ancora un nodo di pianto alla gola, con Gesù ed i miei cari nel cuore mi addormento…

26 Dicembre - S. Stefanodomenica

La sveglia è alle 7 ma tutti ci indugiamo sotto le coperte per ancora una mezzoretta. Ci si alza, si fa pulizia e si inizia un’altra triste giornata. Finora è brutto tempo, ma non fa freddo. Durante la mattinata leggiamo ancora la S. Messa ricordando con particolarità i nostri cari, poi ci si mette a discorrere

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attendendo l’ora del rancio e, dico la verità, oggi è tanto attesa. Ci hanno detto che c’è la pasta asciutta… infatti non c’è. Mi vedo davanti la gamella con dentro un mestolo di una papa densa che è abbastanza buona e per oggi siamo pure a posto. Il pomeriggio passa chiacchierando e giocando. Belle feste ho passato! Chiuso per due giorni tra quattro assi con nessuna consolazione, tristi e col cuore addolorato. Solo il conforto della preghiera mi ha lenito un po’ il dolore, e nella preghiera ho trovato un po’ di confor-to ed un po’ di pace. Con la birra mi faccio la solita papina e con questa pranzo. Gregorio e Cesare intavolano una discussione di filosofia ed ora, che è l’ora d’andare a dormire non è ancora finita. Pure io, Attilio, Tore e Tonio entriamo nella discussione e ci accorgiamo che stiamo diventando tutti matti e tratte le somme siamo istupiditi al massimo, e tutto ciò non ha fatto altro che stan-carci e farci venir sonno tanto che ora me ne vado a letto e chiudo queste mie righe mandando un bacio alla mamma ed a tutti e chiedendo a Gesù che li benedica e protegga. Le feste sono finite e domani si ricomincia la solita vita: lavorare, patire, e mangiar poco. Ma con la fede nel cuore che Gesù ci aiuti guardiamo fidenti a Lui ed in Lui speriamo ed affidiamoci. Prima di chiudere devo mettere una cosa che ho dimenticata. A Salvatore il dottore ha detto che un mese fa aveva quà al Comando una lettera di sua mamma e gliela hanno mandata a Luckenwalde, non essendo stata censurata. Ora lui è in attesa ma anche noi attendiamo. Anch’io mi consolo che almeno qualche notizia l’hanno ricevuta e con ciò basta per davvero e vado a dormire.

27 Dicembrelunedì

Sono stato triste tutto oggi, forse anche un po’ la causa è che ho avuto continuamente la mente a casa. La mamma, il papà, e tutti, sono stati oggi continuamente presenti nel mio cuore ed anche ho pregato tanto per loro. Ho tanta voglia di ricevere notizie da casa e non arrivano mai! Chissà cosa sarà di tutti loro? Dopo quattro mesi, di cose ne possono essere successe, ma speriamo che le notizie siano buone. Le feste sono passate, triste si, ma passate; ora incominciamo un’altra tappa e la meta è Pasqua. Che prima succeda qualcosa di bello! Speriamo!

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28 Dicembremartedì

Questa sera faccio presto perché ho sulla stufa le bucce di patate che bollo-no. Ci volevano proprio perché tutto oggi ho avuto una grande debolezza addosso. In fabbrica si vedono i tedeschi che mangiano dolci tutto il giorno e noi si sta a guardarli… almeno non si facciano vedere a mangiare, ma sembra che facciano apposta! La giornata è trascorsa presto ed i giorni passano sempre più veloci. Arriverà anche la fine!

29 Dicembremercoledì

Questa mattina hanno pescato un altro che rubava patate in fabbrica e ci hanno dato a tutti per punizione mezza razione e ci tireranno via salame e margarina al primo dell’anno. Questa sera poi era acqua… di bene in meglio. Bisogna confidare nella Provvidenza Divina! C’è stato l’allarme poco fa ed è durato un’ora e mezza, gran bombardamento di nuovo. Io seduto a terra nel rifugio ho dormito. Ora ho una fame da cani, e per com-batterla dirò il Rosario e poi andrò a letto. Ai miei cari la mia benedizione ed un bacio.

30 Dicembregiovedì

Niente da dire oggi; è come al solito: si lavora si soffre e si tira avanti ed intanto l’anno sta morendo…

31 Dicembrevenerdì

Come ci avevano detto si lavora solo metà giornata e fino a lunedì non si ritorna in fabbrica. Entriamo nella nostra stanzetta e per due giorni e mezzo non si esce più. Tutti d’accordo si sbrigano le solite faccende: pulizia della stanza e della persona poi ci si appresta a cucinare. Io ho le bucce e me li faccio asciutte e sono tanto buone che sembrano purè e con un po’ di pane mi faccio un’ottima cena. Si vorrebbe attendere la mezza

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ma abbiamo tutti sonno e si decide di andare a letto. Per chiudere bene l’anno recitiamo il S. Rosario e poi tutti insieme cantiamo il “Te Deum19” di ringraziamento. Io poi mi ritiro nella mia cuccia e penso e prego per i miei cari per fare che Gesù dia a loro, nel nuovo anno, tante grazie e tante bene-dizioni. Ringrazio Dio di questo anno e Lo prego che il nuovo sia per me, per i miei cari e per tutti, un anno di pace e di gioia. Sento nelle altre came-re che cantano e fanno gazzarra; un po’ loro, un po’ le pulci, non riesco ad addormentarmi ma poi piano piano l’Angelo mi fa addormentare, mentre ancora qualche lacrima scorre sulle mie gote. L’anno 1943 muore.

19 Inno religioso di ringraziamento a Dio, cantato tradizionalmente nelle parrocchie l’ultimo giorno dell’anno.

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ANNO 1944

1° Gennaiosabato

Durante la notte mi sono svegliato e sempre il cuore andava a Dio con una preghiera, o ai miei cari con un bacio ed una benedizione. Così ho incomin-ciato il nuovo anno: pregando e pensando a casa. Subito dopo la sveglia c’è il bagno ed io mi lancio risoluto. L’acqua però è freddissima e mi lavo come posso. Dopo però mi sento molto più ristorato e mi cambio anche comple-tamente. Durante la mattina leggiamo la Messa, dicendo alcune preghiere e poi si canta anche l’inno allo Spirito Santo per incominciare bene l’anno. Si attende poi l’ora del rancio e quà succede qualcosa di bello. Dopo aver preso le nostre razioni e dopo esserci messi al tavolo per mangiare c’è uno stupido d’un aviere che grida che c’è la giunta e tutti vanno fuori. Non l’avremmo mai fatto: quei due porci di soldati cattivi che sono rimasti quì ci bloccano tutti fuori e ci fanno fare di corsa un giro attorno alle barac-che, indi si rientra. Poco dopo, adunata fuori, ed attorno alle baracche di corsa. Questo non è niente. Ogni tanto al comando “a terra” bisogna gettarci bocconi al suolo. Per fortuna ce lo fanno fare poco. Però non ci sarebbe nulla di male in tutto ciò perché, nonostante tutti gli avvertimenti c’è qualcuno che continua a fare a modo suo, rovinando tutti gli altri, ed una lezione ci stava bene. Ma anche il castigo non sarebbe stato pesante di per se stesso se non ci fosse stato di mezzo il tempo. Questa mattina era il bel tempo, ma poi si è annuvolato ed è cominciato a nevicare. Col vento poi si è tramutata in una bufera che continua tuttora e c’è già molta neve. Quindi correre, gettarci a terra, correre e via così, con la tormenta, un gelo terribile, si soffriva non poco.Più però che ci addolorava era il vedere la maniera con la quale ci umiliano ed a me veniva la voglia di piangere. Qualcuno poi si prese calci, schiaffi e pugni. Anche Sivori gli è toccato uno schiaffone che gli ha fatto fin sangui-nare l’orecchio. Io cosa ho fatto? Offrivo tutto al Signore, mentre invece tanti altri non facevano che imprecare e bestemmiare. Ah, che vita da cani! Si soffre immensamente, ed oltre a soffrire noi, soffrono i nostri cari, dai quali non ho ancora ricevuto notizie.Ora siccome ho ancora qualche buccia, me li preparo e poi faremo tutti una bella giocata a carte. Continuerò poi il diario. È ormai tardi e tutti si appre-stano ad andare a letto. Mi sono cotte le bucce e tirato via l’acqua, con un po’ di margarina mi sono fatto un ottimo purè e con mezza razione di pane

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ho mangiato. Dopo ciò, abbiamo cantato un po’ di canzoni alpine e fatto qualche chiaccherata. Con il Rosario, abbiamo fatto la rinnovazione delle promesse battesimali. Io poi, come si usava quando ero a casa, che si andava in Chiesa per prendere il Santo, ho fatto l’estrazione di ogni santo a testa per ognuno di noi. A me è capitata S. Teresa e sono tanto contento perché tengo con me le reliquie e sono sicuro che la sua protezione non verrà mai a mancarmi. Anche oggi ho tanto pensato alla mamma ed a tutti e non mi sono mancati i momenti in cui al loro ricordo mi veniva un nodo alla gola. Chissà, povera mamma come pensa a me! Come desidero di ricevere posta, rivedere un suo scritto, leggere qualche sua parola confortante e qualche buona notizia di tutti. Quattro mesi senza notizie! Quante cose possono essere successe! Eppure ho fiducia nel Signore e se presto avrò notizie saranno certamente buone. Con ciò chiudo il mio primo giorno dell’anno, trascorso intiero chiuso in una stanzetta un po’ triste, un po’ forzatamente allegro, sempre col pensiero a casa. Mando un bacio a mammina, a papà, ed a tutti e con loro nel cuore mi addormento.

2 Gennaiodomenica

Ore 2 e mezza: allarme! Si salta fuori dalla cuccia ed al buio ci si veste e giù in rifugio. Subito la contraerea entra in azione e incominciano a passare gli apparecchi. Si vede che siamo protetti perché alcune bombe cadono vici-nissime, tanto che tutto il rifugio trema. Dopo più di un’ora cessa tutto. In direzione della fabbrica si vede un incendio. Appena entrati in baracca c’è un grido: al fuoco! Una baracca vicina, anzi dietro alle nostre sta prenden-do fuoco a causa di uno spezzone. Tutti fanno quel che si può, ma siccome tutta la baracca è di legno è difficile fare qualcosa e l’incendio dilaga. La notte è buia e tira un vento da cani accompagnato da scrosci di pioggia e fa un gran freddo. Il corpo di guardia tedesco… [testo illeggibile] ed anche le nostre baracche sono in serio pericolo perché il vento spinge fuoco e faville sopra di noi. Allora è una gara nel prodigarsi a tener lontano il fuoco da noi. La cucina è seriamente minacciata: molti montano sul tetto che le faville spazzano con gran pericolo ed io con altri passiamo a loro secchie d’acqua. Dopo circa un’ora finalmente il pericolo cessa e stanchi ed infreddoliti ci ritiria-mo in baracca e dopo aver ringraziato Gesù del grave pericolo scampato andiamo a letto. Sono le sei e ci lasciano a letto sino alle nove ed abbastan-

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za riposati ci alziamo di nuovo. La mattinata passa presto ed arriva l’ora del rancio in un baleno. La solita razione di pane e salame, un po’ di papi-na di orzo, rara rara, e per oggi abbiamo mangiato. Io questa sera con le poche bucce rimastemi, mi farò ancora qualcosa e mi sfamerò come potrò. Ora aspetto un amico della Valsesia per dettarmi qualche canzone alpina. Tonio, con molti altri ha dovuto andare in fabbrica per sgomberare i vetri o non sò cos’altro, causati dal vicino scoppio delle bombe. Ora smetto e mi metto a cucire qualcosa e poi se riesco ad avere un sec-chio mi laverò la biancheria. Dato che ho un momento di tempo metto qualche altra parola. Tonio è tornato dalla fabbrica dove, ha detto, non c’è un vetro intatto. Fra l’altro mi ha fatto una sorpresa. In un armadiet-to ha trovato un barattolo di marmellata che è buonissima e del burro tostato. Mi ha fatto assaggiare l’uno e l’altro e mi pareva roba d’altro mondo tant’era buona. Quando mangeremo farà assaggiare anche a me e mangeremo col pane. Tutto ciò l’ha confidato solo a me e gli sono tanto grato perché vedo e mi dimostra che mi è tanto amico, come io lo desidero perché a lui mi sono molto affezionato. Nella cameretta si sente un buon odor di cucinato e tutti sono in faccende. Ora passo la penna a Tonio che deve fare anche lui il diario. Riprendo un’altra volta. Ho mangiato le buc-ce nelle quali Tonio mi ha messo un po’ di burro tanto che mi sembrava un purè ultrasquisito. Ormai è tardi ed intanto che si aspetta il contrappello io e Gregorio diciamo preghiere su preghiere. Poi ... Plaf! Alle nove e un quarto ci tolgono improvvisamente la luce e si va a cuccia. La mamma, il papà e tutti mi sono nel cuore: a loro mando un bacione grosso.

3 Gennaiolunedì

La giornata inizia alle 2 e mezza con un allarme che dura più di un’ora. Si ritorna a letto, ci si sveglia e si riprende il lavoro in fabbrica, dopo due gior-ni e più di vacanza. Ora feste basta. Oggi in fabbrica sono venuti a lavorare donne e ragazzi russi. Dico la verità, che mi facevano pena. Anche loro seguono la stessa sorte della nostra: sorte assai triste in verità! La giornata passa veloce. Fuori bruttissimo tempo: acqua e vento. I vetri della fabbrica sono quasi tutti infranti a causa del bombardamento e dentro fa molto freddo. La brodaglia che ci danno qua con un po’ di verze è molto calda e mi ristora un mondo. Ed ora vado a letto perché ho sonno, sperando di dormire fin a mattina senza incidenti. Gesù è con me, qui nel cuore.

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4 Gennaiomartedì

Allarmi e preallarmi uno di fila all’altro, tanto che ho dormito pochissimo. Altre novità niente. In fabbrica sempre freddo ed io che ho i geloni sulle mani soffro moltissimo lavorando.

5 Gennaiomercoledì

Altra notte simile alle altre, senza dormire, e stanchi come da non dire e biso-gna lavorare, questo è il bello! Mangiar poco, dormir poco, e lavorare molto. Tra l’altro, andando in rifugio sono caduto in un buco pieno d’acqua, fin quasi alla cintola, e sono rimasto infreddolito tutta la notte ed oggi. Ora non mi sento bene e mi sembra anche d’avere la febbre. Nella nostra cameretta il barbiere Stefanato ha dovuto andare alla prima baracca e qua è venuto uno della bergamasca, buono e simpatico. Col Rosario chiudo la giornata.

6 Gennaio - S. Epifaniagiovedì

Ho dormito poco tutta la notte avendo avuto la febbre alta. Questa mattina ho marcato visita e sono rimasto a casa da lavorare. Anche Cesare mi tie-ne compagnia. Ora però mi sento meglio e penso che domani forse andrò a lavorare. Ho pregato tanto essendo oggi festa dei Re Magi, festa che si porta via tutte le altre. A casa era tanto bello anche questo giorno, pieno di gioia e di intimità. Io proprio a letto con la febbre dovevo passarlo, e tanto lontano dalla mia casa. Durante la giornata, pensando ai miei cari mi veniva un nodo alla gola e non potevo tralasciare di piangere silenziosamente sfo-gando così il dolore del cuore. Sarebbe stato bello, pur ammalato, essere a casa: le cure della mamma, di Menta e la premura degli altri mi avrebbero fatto contento felice. Qua invece, oltre al freddo della stanza, con poco da mangiare (mi hanno dato 14 patate da pelare con un po di sugo) nessuna consolazione sia morale che materiale. Quello che poi più interessa, e cioè ricever posta, non arriva mai, e sono più che mai triste e sconsolato. Ho! Se almeno Gesù ridonasse la pace al mondo! Quanti dolori risparmiati e quanto grande sarebbe la nostra gioia! Ma tutto ha un termine e speriamo che la fine sia tanto vicina.

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7 Gennaiovenerdì

Anche questa notte l’ho passata con la febbre ed anche oggi sono rimasto a casa a letto. Fuori è brutto tempo e fa freddo. Svegliandomi questa mattina, ho finito un sogno tanto bello. Un po’ di tutto ho sognato e sono stato in tutti i posti a me più cari, e cioè Lodi, Alagna, Milano. Nel sogno ho visto la mamma che stava scrivendomi, e poi, per la prima volta da quando è morta, ho sognato la povera Nonnina che parlava con la sua amica, la Signora Carmelina, e poi tante altre persone a me care, come tutti i famigliari e amici. Quello però che più mi ha colpito è stata la mamma e la nonna. Chissà, che tutto ciò non sia un felice av-vertimento! Che forse riceva posta! Quanto sarei contento. Quattro mesi sono passati dall’ultima lettera ricevuta! L’ho quà davanti, e le ultime parole ricevute dalla mamma mi dicono tutto il suo amore e il suo ricordo per me. Ogni tanto, riguardandole, mi consolano un po’ e mi danno un po’ di pace. Ricordo l’ultima volta che sono stato a casa e la sera della partenza. Ero tanto addolorato ed anche pieno di rabbia, forse perché, per l’ennesima volta, mi toccava ripartire e lasciare i miei cari, e ripensandoci bene, forse presagivo che molto tempo sareb-be passato prima di ritornare. Mi pare di riudire ancora la voce della mamma, mentre scendevo le scale, che mi salutava e mi faceva tante raccomandazioni, con la voce piena di pianto, ed io con la voce rotta da singhiozzi, non ero altro capace di rispondere che sì, sì! Poi, il treno che parte: Marisa che mi saluta, Menta che continuamente mi raccomanda di scrivere, e poi... tanti avvenimenti ed eccomi quà. Ma perché tanti rimpianti? Mi intristisco e niente altro. Ora vado a cuccia e riprenderò questa sera. Mi hanno dato da mangiare un po’ di barbabietole cotte e poche patate con la pelle e fra l’altro quà dentro fa molto freddo. Però non mi sento addosso la febbre e sembra vada meglio. La giornata sta per finire e termino anch’io. Attilio ha finalmente portato le bucce e me le sono fatte, avanzandone metà per domani. Non andrò a lavorare nemmeno domani. Ora dico il Rosario e vado a letto.

8 Gennaiosabato

Gli altri vanno a lavorare ed io resto a letto. Verso le otto dico le preghiere e poi ritorno a cuccia ed ho dormito di sasso fino a mezzogiorno. I compagni tor-nano dal lavoro e dopo aver mangiato ci si mette subito a far pulizia. Io mi lavo la mia biancheria, mi faccio la barba, perché sembro proprio un bandito, e poi cerchiamo tutti insieme di tirar sera. Domani senz’altro andrò a lavorare e si

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lavora sino alle 16 senza mangiare. Le mie bucce stanno quocendo, anzi sono quasi cotte, e me le preparo. Continuerò poi. Ho mangiato e stò bene. Non so cos’altro scrivere e vado a letto. A mamma e papà l’ultimo mio bacio.

9 Gennaiodomenica

Vado a lavorare e sino alle 16 e naturalmente senza mangiare. La giornata passa veloce. Al ritorno, per pasto, 12 patate da pelare, un pezzetto di car-ne, un po di brodo, ed il solito tozzo di pane. Fuori fa molto freddo e stando quà dentro al caldo si gode deliziosamente. Ancora una volta scrivo a casa, ed anche a Don Giuseppe perché ho comperato da una, una cartolina per un pezzo di pane. Ed ancora non ricevo risposta e l’ansia di avere notizie è più che mai grande. Anche oggi ho pensato a casa, immaginando come potrebbe esser bello, essere unito ai miei cari nell’intimità familiare di un giorno di festa. Quà non so più neanche immaginare come sia la vita libera, tanto siamo sacrificati! Prima cantavo, passeggiavo, gioivo, ridevo, leggevo ecc.... ora si soffre, tutto ridotto a 12 ore di lavoro sempre sorvegliati, ed altre 12 chiusi in una stanzetta. Come si fa a non essere tristi? Ma andiamo, via, cerchiamo di essere un po’ allegri ed attendere fiduciosi la fine.

10 Gennaiolunedì

Non sembra neanche di incominciare una settimana: si lavora sempre tutti i giorni, senza riposo e le feste per noi non esistono più. Però è andata e velocemente è arrivata la sera. Oggi in fabbrica Mutinelli mi ha dato un po’ di giunta. Per combinazione ci hanno fatto la pasta in brodo ed è stata per noi una vera sorpresa. Questa sera poi con un po’ di bucce me la cavo. Però non sono altro che pelle ed ossa e la debolezza si fa sempre sentire. Duran-te la mattinata ho sempre avuto addosso la febbre ma cerco di resistere il più possibile. Spero di poter sostenere anche questa prova e che Gesù mi sostenga fino alla fine. Tore sta disegnando, o meglio facendo ritratti: con ciò ha fatto fortuna perché almeno mangia e con poca fatica. Beato lui che può! Questa sera ho incominciato la novena a S. Bassiano20 e chissà che mi

20 Patrono di Lodi, la cui festa ricorre il 19 gennaio.

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faccia la grazia di ritornare presto a Lodi. Ed ora, il Rosario ed a letto a fare sogni dorati!

11 Gennaiomartedì

Sembra che i Germanici vadino molto male sui loro fronti. Notizie vaghe ci fanno dedurre ciò e speriamo siano vere. È una continua ansia tesa verso un’unica speranza: e cioè la pace, il ritorno in patria! Questa notte alle 3 ed anche oggi a mezzogiorno c’è stato l’allarme. Probabilmente anche questa notte ci sarà da correre in rifugio, essendoci una serata di luna meraviglio-sa, e appunto per ciò molto presto vado a cuccia, non prima però di aver detto il Rosario.

12 Gennaiomercoledì

Oggi, giornata nera per me. Dopo pranzo mi ha assalito una grande tri-stezza e fino al ritorno in baracca il morale è sceso basso basso a base di pensieri tristi. Un po’, è stata la febbre che ancora oggi mi ha assalito, e ciò mi spaventa un po’. Pensavo alle amorose cure della mamma quando ero a casa e mi veniva da piangere, pensando che quà invece nessuno mi da alcun conforto, ne morale, ne materiale. Fra l’altro sono giorni che ho sempre tan-ta fame e più di quello che ti danno non puoi avere in più. Oggi in fabbrica ci hanno dato una papina buonissima a base di ceci, patate ed era molto spessa; quassù invece acqua con qualche grano d’orzo. Ed intanto le ossa spuntano sempre più. Che la Divina Provvidenza mi aiuti!

13 Gennaiogiovedì

Giorno come tutti gli altri. Sono andato bene con le razioni e di ciò ringra-zio la Divina Provvidenza. La febbre mi è venuta ancora ma meno di ieri. Ogni giorno prego sempre più e con grande fede e fiducia. Che sia vicina la pace? Mentre ritornavo in baracca, recitavo come al solito il Rosario, ed ho avuto come la sensazione di aver avuto tanto vicino la Madonna che mi dava la certezza di un presto ritorno e precisamente per il mese di maggio.

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Ero tanto triste, ma dopo aver percepito questa sensazione, tanto bella dav-vero, mi sono sentito subito sollevato e felice. Pregherò tanto la Madonna. Il Cuore Santo di Maria presto trionferà!

14 Gennaiovenerdì

Tutto come ogni giorno. Nulla di nuovo.

15 Gennaiosabato

Oggi, come ieri, come sempre. Le giornate si succedono veloci con ritmo invariato. Ogni giorno si attende una qualche buona notizia, qualcosa che ci risollevi l’animo, ma sono sempre le stesse notizie, più o meno vere. Io, da Natale non mi comprendo più. Sono sempre triste, pensieri tristi, sem-pre la mente a casa e non riesco più a risollevare l’animo. Però cerco di farmi forza perché so che per me è male fare così, ma certe volte mi riesce impossibile il reagire, tanto il cuore soffre. Dio solo sa, quello che soffro, il dolore che ci danno tante umiliazioni, tante privazioni! Ma certamente Gesù mi assiste ed in lui, nel suo cuore rimetto tutte le mie pene e sempre trovo conforto e consolazione. Ora vado a cuc-cia, un po’ triste, affamato alquanto, e con la mente e col cuore a casa, vicino a mamma, a papà, a tutti.

16 Gennaiodomenica

La giornata lavorativa è passata con mia grande soddisfazione. Nonostante il pasto unico (oggi a base di poche patate con la buccia) con il pane rispar-miato ho mangiato abbastanza bene. È certo però che se ci fosse qualcos’al-tro... non lo rifiuterei certo. Vorrà dire che mi rifarò quando andrò a casa. Il Rosario è già detto ed ora farò una partitina. Salvatore stà disegnando. Questa mattina l’hanno fatto stare a casa apposta e ci guadagna sopra se non altro da mangiare. Questa sera gli è capitata pasta asciutta e ne ha fatto assaggiare un cuc-chiaio a me e mi pareva di assaggiare un dolce o qualcosa dell’al di là. Ed

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anche oggi è già passato e con questa è la 19a festa che sono prigioniero. 19 domeniche una più brutta dell’altra, una più triste dell’altra, senza mai più andare a Messa né aver visto una chiesa. Più che mai sento un grande desiderio di poter ascoltare la S. Messa o, più ancora di ricevere Gesù nel-l’eucarestia. Domando sempre questa grazia a Gesù e sono certo che non passerà anco-ra molto che sarò esaudito. Ma con ciò basta. No ho più voglia di scrivere, o meglio la mente è stanca. E si diventa sempre più stupidi e di giorno in giorno si dimentica ogni cosa. Ora quattro parole in compagnia e poi... a cuccia!

17 Gennaiolunedì

Ho ricevuto posta! Quale gioia! Il papà mi ha scritto una cartolina e la ri-cevo dopo più di 2 mesi. La mia gioia è indescrivibile e sono così emozionato che mi è difficile di mettere assieme un’idea, un pensiero. Avevo appena finito di mangiare un po’ di scorze di patate e mi hanno chiamato in infermeria ed il Dottore mi ha dato la cartolina che dice di aver avuto da un borghese. Mi ha detto anche di tacere perché la cosa è stata fatta di nascosto ai tedeschi. Come sia venuta quà non lo sò e non ho potuto sapere di più. Giorni fa ha ricevuto Casagrande per primo ed oggi io. La cartolina è passata già di mano in mano agli amici e tutti l’hanno letta. Io poi la so a memoria. Come sono contento, S. Bassiano mi ha fatto proprio la grazia! Il Rosario, che ho già detto coi compagni, è già stato un ringraziamento per la grazia ricevuta. Dall’ultimo scritto da casa giusti sono passati 4 mesi e mezzo. Alla notizia il cuore mi è balzato forte in petto dalla gioia e questa era così grande che ho fin pianto. Come mi sono care queste poche parole. Mi sembra di aver vicino tutti i miei cari, di sentirli parlare! Mi aspettavo però uno scrit-to dalla mamma, piuttosto che dal papà, ma ugualmente quanto care e quanta consolazione mi hanno portato così poche parole! Con me, altri due amici hanno ricevuto un pacco. Ed ora a letto! E contento come una Pasqua!

18 Gennaiomartedì

Tutto oggi sono stato sotto la suggestione della cartolina di papà e non ho fatto altro che pensare a casa, e mi sembrava di essere più che mai vicino

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ai miei cari. La cartolina l’ho letta e riletta chissà quante volte ed ogni vol-ta che la rileggo mi procura sempre grande emozione. Le poche parole in cima alla cartolina, e cioè i saluti di Gino mi hanno dato tanta gioia. Prima di tutto (fortunato lui!) è a casa, secondo l’Unione ha il più valido aiuto che gli occorra. È proprio vero che S. Bassiano protegge i suoi giovani! Sono tanto contento ed aspetto presto uno scritto di mamma. Di nuovo nulla. Le notizie della guerra sono buone, e fanno presagire prossima la fine. È tanto che tutti l’aspettano! Pane - Pace e Lavoro!! Ecco le ultime parole che ho udite dal Papa e che interpretano in pieno i nostri desideri.

19 Gennaiomercoledì

Oggi è S. Bassiano il protettore di Lodi. Che bella festa è, per noi Lodi-giani! E più ancora per l’Unione! Con che entusiasmo e con che slancio si lavorava per le sportole21 per alleviare in questo giorno i dolori dei poveri e dare loro un po’ di consolazione. Chissà se anche quest’anno avranno fatto qualcosa? Pensando a casa, oggi, sono stato un po’ triste, un po’ allegro. Questa sera poi una notizia inaspettata: da domani sera lavoriamo di notte io ed altri 10. Domani dormiremo e poi affronteremo la notte. Dico la veri-tà, mi rincresce molto e poi è molto scomodo. Pare però che si mangi un po’ di più e ciò sarebbe molto consolante.

20 Gennaiogiovedì

Io dormo fino a mezzogiorno poi attendo l’ora di andare in fabbrica cucendo qualcosa. S’incomincia alle 5 a lavorare. Alle 7 c’è l’allarme e dura sino alle 10. Si finisce per mangiare alle 11. Non so come sia, un po’ il freddo, un po’ il sonno, stà di fatto che mi resta il mangiare sullo stomaco e stò male tutta not-te. Non avrei mai creduto che fosse così duro lavorare di notte e lavorare do-dici ore e mezza. Proprio! Così tante ore perché fino alle 5,30 non si smette. Mentre lavoravo pensavo a casa ed ero tanto triste. La notte passa ed ecco...

21 Le “sportole di S. Bassiano” erano le offerte (lat. sportulae) ai poveri che i giovani dell’Unione distribuivano durante la festa del Santo Patrono di Lodi.

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21 Gennaiovenerdì

Terminato alle 5,30 di lavorare un soldato ci viene a prendere e ci riac-compagna al Lager e subito me ne vado a dormire. Non fa bisogno di dire che ho sonno e sono stanco. Quindi mi corico subito. Mezzogiorno: patate con la buccia e poi a dormire di nuovo. Alle 5 si comincia a lavorare ed alle 10,30 c’è l’allarme, davvero provvidenziale, che dura fino alle 12.

22 Gennaiosabato

La notte passa lentamente. Si lavora con malavoglia e non si attende che l’ora di finire. Rientrato in baracca vado subito a letto e mi sveglia il ritorno degli amici che ritornano dalla fabbrica. Dopo aver mangiato ed è una sor-presa che mi riempie d’immensa gioia, ricevo una cartolina scritta da mam-ma e con la firma di papà e tutti. Ho pianto dalla commozzione, baciato e ribaciato la cartolina e mi sembrava che tutto fosse diverso, tutto bello. Ora sono più calmo e sereno, pensando che tutti i miei cari stanno bene e posso attendere con più serenità che tutto torni come prima. Ritorno al lavoro ed è l’ultima notte. Alle 21 mangiamo due gamelle di papina di pasta e posso dire che è stata la volta che ho mangiato più bene da quando sono prigio-niero. Si avvicina la mezzanotte ed ecco la domenica.

23 Gennaiodomenica

La notte, diversamente dalle altre è passata presto e senza tanta fatica. Rientrato in baracca attendo che tutti gli amici siano rientrati e poi sotto la cuccia! E come me fanno pure Tonio e Casagrande: dopo 5 minuti siamo in braccio a Morfeo. Tutti e tre dormiamo fino alle 3 ininterrottamente: una bella dormita in verità! Mi alzo, faccio la barba ed un po’ di toeletta ed attendo il ritorno dei compagni. Rota è rimasto a casa e in stanzetta c’è già un bel caldino. Tornati gli amici si comincia a trafficare come al solito per mangiare. Durante la settimana ho avanzato quasi 3 razioni di pane e mi faccio una mangiata principesca. Si passa la serata discorrendo del più e del meno, con serenità, e con più allegria del solito. La posta dà un po’ di consolazione a

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tutti e si è un po’ più allegri. Prima di coricarmi dico un po’ di preghiere, rileggo le cartoline di mamma e papà (quante volte le ho già rilette!...) e poi contento (o quasi), mi addormento.

24 Gennaiolunedì

La giornata è volata senza combinare un bel nulla tutto il giorno ed ora è già tempo di andare a dormire. Siccome i pidocchi non sono affatto scomparsi, si fa rivista come al solito e qualche carro armato, più o meno piccolo, si trova sempre. Sivori la sta facendo alla sua camicia che sembra una carta geografica; è più la pelle che si vede che la stoffa che ancora esiste. Ogni tanto qualche rabbuffo allegro. La notizia che in Italia 250.000 tedeschi sono stati presi e fatti prigionieri22, ci ha risollevato il morale e ridata un po’ di speranza, molto tenue però. Ed ora a letto! Il Rosario è detto e ci ha ridato serenità di spirito.

25 Gennaiomartedì

Questa notte ho sognato ancora la cara Nonnina e nel sogno mi parlava e mi ha anche dato un bacio. La rivedo ancora ora! A Cavenago, in casa della zia Ernesta e c’era anche Menta. Non so perché, questo sogno mi ha dato gioia e speranza. Tutto il giorno l’ho ricordata e per lei ho pregato e così pure ho tanto pregato per la mia famiglia. Questa sera, come faccio ogni tanto, venendo dalla fabbrica, ho detto il Rosario col pensiero e lo spirito rivolto alla Madonna che c’è nella sala, in casa mia, dove sempre, vedo nel mio ricordo, la lampada votiva accesa. Non so perché, ma quella Madonna addolorata, pregandola, mi da tanta gioia, speranza e fiducia e certamente a Lei debbo molte grazie. Novità non ce ne sono! Tutto come sempre. I giorni passano velocissimi ed il freddo non si fa affatto sentire. Non è questa forse una grazia di Dio? Io poi che ho pochissimo per coprir-mi è un vero Dono della Divina Provvidenza! A mamma e papà un bacione prima di addormentarmi. A Gesù e Maria l’ultima mia preghiera.

22 Altra notizia priva di fondamento.

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26 Gennaiomercoledì

Un giorno come tutti gli altri: triste e monotono: insomma il solito calvario. Ho sonno... quindi a nanna.

27 Gennaiogiovedì

Anche oggi la giornata è andata. Un giorno di meno da restar quà. Uno alla volta passeranno ben tutti! Basta un po’ di pazienza ed un po’ di rassegna-zione e tutto passerà! Coraggio!

28 Gennaiovenerdì

Non so neanch’io come faccia ad essere quà ancora a scrivere queste righe. Questa notte c’è stato un bombardamento terribile tutto quà attorno. Le bombe cadevano a grappoli e certune sono cadute tanto vicine che si è sen-tito il fischio della caduta. Per tutti è stato uno spavento e si credeva proprio di lasciarci la pelle. Invece, grazie a Dio, siamo sempre quà. In fabbrica quasi tutti i vetri rotti e pochissime persone a lavorare. Tutto il giorno ho patito un gran freddo ma ora la giornata è passata, grazie al cielo. Smetto perché c’è già un preallarme.

29 Gennaiosabato

La giornata è passata ed oggi abbiamo lavorato fino alle 5, e strano a dirsi ci hanno dato da mangiare anche a mezzogiorno. Domani dovrebbe essere giorno di riposo ma si lavora ugualmente. La notte scorsa è stata terribile. Ben 3 allarmi con allegato bombardamento ed avremo dormito sì e no un paio d’ore. Sono stanchissimo e pieno di sonno e la mente mi si rifiuta quasi di ragionare, tanto sono stupidito. Quello che si fa è una vera vita da cani; poco mangiare, poco dormire, lavorare molto, e maltrattati peggio che le bestie. Come si può dire di non soffrire? Più di così! Tutto ciò io accetto con rassegnazione, offrendo patimenti ed umiliazioni a Gesù. Più che mai

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penso a casa e più che mai sento la nostalgia della lontananza. La settimana prossima lavorerò ancora di notte, io Tonio e Casagrande. Sarà dura, ma passerà anche quella. Ora dirò il Rosario e poi si andrà tutti a cuccia.

30 Gennaiodomenica

Ho lavorato fino alle 4, naturalmente senza mangiare fino a quell’ora. Tutti gli altri che non hanno lavorato in fabbrica, sono andati a sgomberare le macerie e ad aggiustar case rovinate nel bombardamento di Giovedì notte. Ora c’è preallarme e mi preparo ad andare in rifugio... Il bombardamento è passato. 2 ore di rifugio. Ora mi mangio la razione di pane che non ho fatto a tempo a mangiar prima e me ne vado a letto. Mutinelli sta ancora traffi-cando per mangiare, Tore stà disegnando, altri discorrono. Ora il Rosario e chiudiamo anche questa Domenica.

31 Gennaiolunedì

Oggi è S. Giovanni Bosco e finiamo la novena. Questa mattina, abbiamo dovuto andare in fabbrica, non sapendo che si doveva lavorare di notte, ed al ritorno, invece di lasciarci dormire, ci hanno fatto lavorare, così questa notte chissà come sarà dura da passare. Sono quasi le quattro ed è quasi l’ora di andare in fabbrica. Pensando che ho davanti dodici ore e mezza di lavoro, e per di più di notte, mi viene male. Ma Gesù mi è vicino e mi aiuterà a passarle. Quello che più mi addolora, è di non essere più in compagnia dei compagni, alla sera, che è l’unica ora bella della giornata. E questo momen-to non sarà che fino a Domenica prossima.

1° Febbraiomartedì

La mezzanotte è arrivata come un lampo. Si è mangiato abbastanza bene anche e speriamo vada sempre così. Io poi ho stretto amicizia con un fran-cese e mi fa passare sempre quel che avanza lui o i suoi amici. Si smette come al solito alle 5 e mezzo e si rientra in baracca pieni di sonno più che mai. È inutile dire che appena sotto le coperte ci si addormenta e per

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svegliarci ci vuole un cannone. Sono anche abbastanza allegro e ciò mi rende meno faticoso il lavoro. Sono le quattro e bisogna andare. La notte incomincia.

2 Febbraiomercoledì

Ed anche un’altra notte è andata, ed anche questa bene. C’è stata un’ora circa di preallarme ma nulla di fatto. Durante la sosta in rifugio, io e Tonio ci siamo raccontati un po’ di tutto delle nostre famiglie: ricordando così le nostre case lontane, ci si commuove sempre, ma è pur sempre bello. A mez-zogiorno, dopo il rancio, la vigliaccheria dei tedeschi è giunta fino al punto di farci lavorare per più di un’ora, fuori al freddo, a smontare un rifugio. Così, in fabbrica, la notte è un po’ dura a passare. Però anche questa se ne va ed ecco...

3 Febbraiogiovedì

La notte finisce presto, ma quale sonno ho addosso! Il rientro in baracca e l’andare alla cuccia è davvero consolante... e fino alle 3 si dorme. Ore 4: ricomincia il lavoro e davanti a noi abbiamo 12 ore e mezza da sbaffare. Ma tutto passa…

4 Febbraiovenerdì

Si lavora ma con tanto sonno addosso. Pur lavorando, il pensiero, il cuore è sempre a casa, vicino a mamma e papà, che certamente non pensano che io stia lavorando a quell’ora, e come in quel momento il nostro cuore soffre per essere tanto lontano da loro! Lavoro, penso e prego: ecco la mia occu-pazione. Ora triste, ora allegro. Credo però che non so nemmeno io distin-guere più alcun altro sentimento: sono caduto in un’apatia completa e certe volte accorgendomi cerco di scuotermi e rimprovero me stesso. Non è però nemmeno colpa mia: la vita che si conduce è dannosa più che mai e certe cose si fanno senza accorgerci. Una notizia ha reso più che mai contenti me e Tonio: questa notte sarà l’ultima e faremo riposo sabato e domenica e

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siamo felici, così potremo godere un po’ la compagnia dei nostri compagni. Questa mattina, al ritorno in baracca ci attendeva una sorpresa: Villari e Filosofo hanno cambiato cameretta e ce ne sono altri due, ma, certamente molto migliori: un Bolognese ed un Novarese. Ci siamo già fatti amici e mi sono riusciti simpatici. Ore 16 – Ho riposato, o almeno in parte e si va ad affrontare l’ultima notte.

5 Febbraiosabato

Sono le ultime ore sempre molto pesanti e dure... eppure anche queste sono passate, perché già mi trovo coi miei compagni, in lieta conversazione. La giornata è passata, con un allarme, ed ora vado a letto perché ho sonno ed anche poca voglia di scrivere. Chissà che domani possa passare una gior-nata tranquilla.

6 Febbraiodomenica

Pur sapendo di non lavorare, ci fanno andare in fabbrica, e poi natural-mente si rientra in baracca. Non appena rientrati bisogna ripartire per la fabbrica e là ci fanno lavorare alla terra. Ma siamo fortunati: verso le 11 arriva il Sergente tedesco e ci fa rientrare in baracca dopo aver sgridato quello che ci voleva far lavorare. Si rientra di nuovo e qui ci attende una dolorosa sorpresa. Sono sparite patate e piselli che avevamo occultato sotto il soffitto. Caso vuole, dopo molti raggiri, io Tonio e Casagrande, e dopo che Attilio è rientrato in baracca, riusciamo a scoprire il ladro. Un vero pu-tiferio in baracca, però dopo questo, e per mezzo mio, se ne scopre un altro. Fatto sta che ricuperiamo la refurtiva, che era stata rubata a ben sette della nostra camerata. Quei due hanno ricevuto una dose molto carica di botte ed un po’ da tutti. È proprio vero che uno dopo l’altro, saltano fuori tutti e ci metteremo sempre più il cuore in pace, perché fin’ora è stato un vero incubo per tutti. Anche oggi, nonostante il pasto unico, ho mangiato bene. Al posto delle bucce, Mutinelli ha portato delle patate, e mi son fatto un ottimo purè che ho gustato immensamente. Ora con il Rosario chiuderemo la giornata. Domani non si lavora perché ci fanno una bella disinfezione, ed è una vera fortuna, perché a dir la verità siamo pieni di pidocchi. Oggi, o meglio questa mattina, ho tanto

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pensato a casa con tanta nostalgia..., ma via, su Giampaolo più allegro e Sursum Corda! Tutto passa e presto stringerai tra le tue braccia la tua mamma. Andiamo a letto e dormiamo facendo sogni d’oro.

7 Febbraiolunedì

Sveglia alla solita ora. Incomincia la pulizia: fuori i pagliericci, si prepara lo zaino e ci si tiene pronti per andare a fare il bagno. Questa attesa però dura tutta la giornata ed ora che sono le 11 attendiamo finalmente di par-tire. Tutto oggi l’ho passato pregando, chiacchierando coi compagni ed anche pensando molto a casa. È sempre così, quando si sta in ozio il pensiero corre veloce a casa, ai pro-pri cari e ciò ci procura sempre tanta tristezza e tanta malinconia. Come al solito però la preghiera e la fiducia in Dio mi sostengono e mi danno speranza e fede in un presto ritorno. Ed ora andiamo a farci tartassare...

8 Febbraiomartedì

Ieri sera non sono più andato avanti essendo ritornati che era già l’una e mezza, pieni di sonno e stanchissimi. Abbiamo fatto un bel bagno, ma la disinfezione è stata pessima perché già oggi mi sentivo i pidocchi addosso. Che fare, fare il possibile di tenermi pulito e nient’altro: fino in Italia tanto non mi potrò più liberarmene. La giornata è passata bene e con ciò un altro giorno se n’è andato.

9 Febbraiomercoledì

Per mezzo di qualche mascalzone, è già la seconda volta che ci andiamo di mezzo tutti. Oggi a mezzogiorno ci hanno dato una mezza razione di papina che non era che acqua e tutto questo perché c’è sempre qualcuno che ruba. Nessuno poi voleva lavorare ma è tutto inutile, perché poi fanno sempre quel che vogliono loro. Tutto oggi una fame da non dire, ma la Divina Prov-videnza mi ha fatto pigliare una bella gamella di papina di orzo. Oggi è nevi-cato ed ho sofferto una quantità di freddo. Ora il Rosario e poi a cuccia.

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10 Febbraiogiovedì

Questa mattina non abbiamo più potuto farla ed abbiamo dovuto essere sul lavoro alle 8, però alle 17 abbiamo smesso. Tutto oggi ho avuto una gran fame tanto che questa sera mi sono mangiato fuori tutto il pane che ho avanzato per domenica. Vorrà dire che ci penserà la Provvidenza e sono sicuro perché finora non mi ha mai abbandonato. Ed ora a letto che domani mi devo alzar presto.

11 Febbraiovenerdì

Oggi come ieri, come sempre. Da una settimana non si mangiano che papine, non essendoci più patate. Ciò fa presumere che dovremo fare una gran fame, in avanti. Ma chissà che prima di allora ci pensi Gesù a far qualcosa!...

12 Febbraiosabato

La Provvidenza ci ha veramente pensato. Oggi Attilio compie gli anni e per festeggiarlo ha fatto una papina di piselli da lui procurati e patate portate da Cesare. Veramente squisita e molto spessa. Tutti abbiamo mangiato insieme, ed al chiaro di un lumino perché sul più bello ci hanno tolto la luce. Anche oggi è nevicato, ma sono sempre delle spolverate. La giornata termina con la recita del S. Rosario, da tutti detto con devozione.

13 Febbraiodomenica

Altra domenica lavorativa, e per me molto triste. Questa notte ho sognato tutti i miei cari e l’impressione che mi è rimasta del sogno mi ha turbato tutto oggi e, con esso anche l’idea che era domenica e che dovevo passarla a questo modo, senza un conforto, sia morale che materiale. Quando potrò ancora andare a Messa e fare la S. Comunione! È tanto il desiderio! Ora la giornata è quasi andata e dirò il Rosario, l’unica consola-

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zione che ancora ci resta e poi vado a letto. Anche oggi ho mangiato quel poco che ci hanno dato, e stò abbastanza bene. Ma certo che con un pasto solo non si può tirare avanti molto... Ed ora a cuccia, un po’ triste.

14 Febbraiolunedì

Invece di riposare ci fanno lavorare fino alle 12. Ad ogni modo passa an-che questa. Dopo pranzo mi sono lavato tutta la biancheria ed ora sono più contento. Ora in fabbrica ad affrontare una notte di lavoro! Lavoran-do con sonno ecco arrivare...

15 Febbraiomartedì

La notte è andata finalmente. Non sono neanche più capace di reggermi dal sonno e non mi dilungo tanto perché vado subito a letto – Ore 4 – Sono già pronto per un’altra notte. Mi sento tanto vicino alla mamma e tanto la penso. Che Gesù mi sia di conforto.

16 Febbraiomercoledì

La notte è passata in un baleno. Col mangiare va un po’ male, perché più di una gamella non si piglia. Da questa mattina il pane lo danno al mattino alle 6, prima di partire. Ci danno le sigarette e le venderò come al solito per il pane. Anche la cartolina per scrivere a casa pure ci danno e l’ho già re-datta. Mentre la scrivevo mi ha preso una grande malinconia ed ho pianto un po’. Prima di farla partire l’ho baciata e che questo bacio arrivi a casa centuplicato.

17 Febbraiogiovedì

Di oggi non ho altro da dire che si è mangiato molto bene e fuori dall’usua-le, perché si è mangiato, oltre a una bella gamella di orzo, anche una di riso,

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che ormai da 5 mesi non si assaggiava! Io poi mi sono preso un paio di ga-melle in più da un francese e da un tedesco. L’amico francese mi ha anche dato un panino ed una sigaretta. Questi atti mi sono di grande consolazione e mi avvantaggiano anche. Anche la notte è poi passata bene, avendo riscal-dato continuamente, facendo fuori tanto freddo e tra l’altro nevica anche. Tutto insieme, oggi è andata bene.

18 Febbraiovenerdì

Vado in fabbrica contento perché è l’ultima notte e così domani potrò re-stare in compagnia degli amici. Alle 9, al pasto il tedesco col quale lavoro mi ha portato una gamella di papina e l’ho messa da parte nel barattolo per domani che c’è un pasto solo. Certe volte penso cosa potrebbe dire la mam-ma, vedendo quello che si patisce, e tutto il trafficare che si fa per la fame. Forse immaginerà, ma non fino a questo punto. Per ciò però confido sempre nell’aiuto della Divina Provvidenza e fin’ora mi son sempre arrangiato, più o meno bene.

19 Febbraiosabato

Mi ritrovo finalmente con gli amici, e ciò mi è di grande gioia. Domani non lavoro, e speriamo che non ci rompano le scatole, come sempre fanno. Anche oggi ho mangiato. Mi sono fatto una bella papina con la roba avan-zata questa notte in fabbrica e con mezza razione di pane e caffè. Tutto insieme, mi è venuta fuori una bella gamella e con la razione di pane di oggi e quella avanzata, ora posso dire di stare abbastanza bene. Però ci vuol altro per potermi veramente saziare! Ora c’è la solita rivista a scar-pe, divisa, camerata, ecc, dopo andrò a letto, non prima di aver detto il S. Rosario.

20 Febbraiodomenica

Contrariamente a quanto credevo, ho passato una bella domenica, in com-pagnia di altri otto rimasti a casa, tra i quali Tore e Tonio. Nessuno ci ha

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mai disturbato ed abbiamo fatto un po’ di tutto. Pulizia, rammendare, gio-care a carte ecc. E la giornata è quasi andata. Però ho sonno, a causa (mi dimenticavo di dirlo) dell’allarme di questa mattina, durato 3 ore, dalle 2 alle 5, ore passate sempre in piedi in rifugio. Come pasto unico, abbiamo mangiato una papina di piselli che era più acqua che altro. Le notizie sono sempre quelle: solite balle, alle quali ormai non do più alcuna importanza. Ormai spero solo in Dio e sono certo che solo Lui ormai può por fine a questo flagello che tanta strage e dolore dispensa intorno a sé. Sovente oggi il mio pensiero si è portato a casa ed ho vissuto alcuni momenti in comunione spirituale con mamma, papà e tutti. Tanto io ero vicino a loro e tanto loro erano vicini a me. Come vorrei poterli rivedere, riabbracciare e rimanere con loro per sem-pre. Invece... chissà quanto tempo passerà ancora. Però mi faccio forza e saprò attendere sino alla fine perché, con l’aiuto di Dio, voglio proprio riabbracciare presto tutti i miei cari. Ed ora con un po’ il cuore dolorante me ne vado a cuccia. Forse qualche lacrima mi sfuggirà pensando a casa, perché un nodo di pianto mi serra la gola... Soffrire bisogna...

21 Febbraiolunedì

Alla sveglia (ore 4,30) faccio una triste constatazione: il mio orologio è spa-rito! Una delle cose più care che ho con me! Avviso subito il capo baracca e dopo aver fatto perquisizioni, non si trova nulla. Io, angosciato, mi affido alla Provvidenza, e spero ancora di ritrovarlo. In fabbrica il mio assillo è solo di ritrovarlo. Non appena alle 7 arrivano gli altri compagni, stabilisco una comunicazione ininterrotto con Salvatore, che mi dà un po’ di corag-gio, ed un tenue filo di speranza. Incominciano così le mie investigazioni e informo il francese con il quale lavoro di ciò che mi succede, per giustificare le mie continue scappate dal lavoro, e così pure lo dico al mio tedesco. Incomincio a domandare a francesi e belgi, siccome l’orologio quasi di certo va a finire a loro, e inco-mincio a mettermi sulla buona strada. Ho un indizio su uno e vorrei accu-sarlo apertamente, ma non so cosa mi trattiene dal farlo. Con sotterfugi, al gabinetto, sul lavoro, ecc. Mi incontro continuamente con Salvatore che mi dà consigli. Mi rimetto a lavorare, ma con ansia, come se aspettassi qualcosa. Vedo che arriva Casagrande tutto trafelato e mi dice di aver visto il mio orologio in mano a tre francesi. Parto come un bolide e dopo poco ho tra le mani

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il mio orologio. La Provvidenza ci ha pensato! Dopo voglio sapere chi è stato il malandrino. La mia sorpresa è al massimo quando il francese mi mostra Aldo, il mio vicino di letto. Per coincidenza poi la faccenda va a finire che tutti la sanno e così pure il Sergente tedesco che a mezzogiorno è presente al rancio. Aldo si piglia una quantità di botte e la gamella che doveva mangiar lui me la mangio io per ordine del Sergente. Questa sera poi l’hanno preso a vergate e metà rovinato. Tutti non lo vo-gliamo più in cameretta e deve per forza sloggiare ed al suo posto viene Elio, un aviere, molto simpatico e sempre allegro. Col Rosario, detto un po’ malamente (mi sento stupidito), chiudiamo la giornata burrascosa. Devo riconoscere che Salvatore, in tutto oggi mi è stato di grande aiuto coi suoi suggerimenti e aiuti e non posso fare a meno che dimostrarmi sempre più amico verso di lui, e se prima gli ero tanto amico, ora gli sono veramente affezionato come a un fratello e tanto lui come me cercheremo di essere degni della reciproca stima e fiducia e di volerci bene come ce lo siamo voluti fin’ora. Prego Gesù che non ci stacchi uno dall’altro fino al nostro ritorno in Italia perché fin’ora ci siamo sempre tenuti assieme, aiutandoci e consolandoci a vicenda.

22 Febbraiomartedì

Contrariamente a ieri, la giornata è passata calma. Aldo è ormai radiato dalle nostre file, e fra l’altro gli abbiamo strappato le mostrine da alpino che portava. Qua devo confessare, che è la seconda volta che Aldo mi deruba, che già l’affare delle scarpe da sci, il colpevole era lui. Più vigliacco di così non si poteva essere perché l’avevo perdonato, e non gli avevo mai detto niente per riguardo.

23 Febbraiomercoledì

Al rientro dal lavoro c’è una notizia che ci addolora un po’ tutti e cioè, Cesare deve lasciare la nostra camerata, dovendo stare, tutti i pelapatate, in una sola cameretta. Oggi da una cameretta è scomparsa una quantità di roba e, scoperto il colpe-vole, i tedeschi l’hanno mezzo ammazzato a botte ed a vergate.

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24 Febbraiogiovedì

Il lavoro è sempre pochissimo e non si fa nulla tutto il giorno. Penso tanto a casa durante i momenti di ozio e ciò mi è di dolce passatempo. Dimenticavo che è tutta la settimana che ci alziamo alle 4.30 e si smette alla sera alle 17. A quest’ora rivedo per un momento Tonio, che fa la notte e ci scambiamo qualche parola. Il rientro in baracca è sempre dolce, perché ci si ritrova, tutti uniti, si discorre e ci si consola a vicenda. Sono i più bei momenti che si passano.

25 Febbraiovenerdì

Al rientro in cameretta, ci aspetta una dolorosa sorpresa, che ci riempie di sdegno. Cinque stipetti sono scassinati e la dove c’era roba da mangiare è sparito tutto. Siccome Casagrande è rimasto a casa si sospetta subito di lui, anche perché sono evidenti i segni di scasso fatti da una pinza che solo lui possiede. Siccome poi non ci sono indizi, la roba va a finire in nulla ma ci lascia tutti un po’ sospettosi verso Casagrande. Ma si sa che “tanto va la gatta al lardo ecc.”... Sivori da ieri si trova ammalato in infermeria e questa sera sono andato a trovarlo e stà meglio. Anche Sivori è uno dei miei più cari compagni e siamo tanto affezionati uno all’altro. C’è stato allarme che ci scoccia sempre mentre si dorme ed oggi è il secondo. Uno stamattina alle 3½ ed uno ora. Passeranno i giorni, i mesi... e presto speriamo di finire questo calvario e ritornare a casa.

26 Febbraiosabato

Sono un po’ giù di morale, non sentendomi bene, ed anche in fabbrica la notizia che devo fare ancora la notte mi ha dato ancora più dolore e ciò solo al pensiero che dovrò ancora staccarmi dai miei compagni per più giorni. Oggi dopo pranzo ho fatto un pisolino e mi ha alquanto riposato. Ora però mi sento addosso un po’ di febbre ed ho anche fame. Tutta la settimana sono stato fortunato col mangiare ed anche oggi ho preso un po’ di supplemento e siccome l’ho avanzato ed ora mi faccio una papinetta e poi mi mangio il pane. Il Rosario e le preghiere della sera chiudono il giorno.

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27 Febbraiodomenica

Oggi è giornata di riposo, e la sveglia l’hanno fatta alle 8 e posso dire che ci siamo riposati per bene. La mattinata passa in faccende e dopo aver detto la S. Messa, arriva presto l’ora dell’unico rancio, composto più di acqua che altro. Il Comandante ci ha permesso di dormire dalla una alle 3 ed ora mi sdraio in cuccia. Mi risveglio e mi sento addosso un po’ di febbre. Ma cer-co di scrollarmi e mi metto a trafficare per farmi da mangiare e cioè farmi cuocere una 15ina di patate datemi da Cesare in cambio di margarina. Già dopo una mezzora sono pronte e schiacciatele mi faccio un bel purè condito con margarina, aglio, cipolla ed un pezzo di salame, il tutto fatto friggere. Sul più bello c’è un gran can can, perché mi tocca cambiare cameretta e lasciare per una settimana la mia, dovendo tutti quelli che hanno la notte essere uniti in una sola. Come al solito, come tutte le domeniche, il cuore, il pensiero era continua-mente a casa vicino alla mamma, a papà, a tutti. Ogni giorno, ed anche oggi, mi torna continuamente alla mente l’ultimo giorno passato a casa. Il dopo pranzo, con Enzo, in una giornata magnifica di sole siamo andati a Cavenago alla Madonna della Costa, e là, nella bella Chiesetta piccola e raccolta, io e lui abbiamo pregato davanti alla Madon-nina con devozione e fede. Ora, non so perché, immagino sempre il mio ritorno, in una giornata come quella, piena di sole e di gioia e rivedo ancora io ed Enzo, felici e contenti, che, pedalando ora calmi ora affocati, ci dirigiamo verso la Chiesetta della Costa, per inginocchiarci, davanti alla Madonnina e recitare un Rosario di ringraziamento per il mio ritorno. Chissà se questo avverrà presto, oppure dovrò ancora soffrire e rivivere il bel giorno solo nell’immaginazione...

28 Febbraiolunedì

La notte l’ho passata burrascosa ma poi questa mattina ci hanno lasciato dormire. Nel silenzio della cameretta il mio pensiero è andato a casa ed ho rivista Menta alzarsi presto per andare a Messa, e poi anche la Mamma, e certamente pensavano e pregavano per me. Le ho riviste poi a casa, in faccende, come ogni mattina, e certamente come ogni giorno attendevano con ansia il postino, con una mia cartolina. Sem-

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pre, ogni momento, la mia mente è occupata da pensieri simili e tanti altri ricordi. Sotto le coperte, ho pianto silenziosamente a questi ricordi e questo non è per me debolezza, perché ognuno di noi prova quanto sia terribile questa vita e questa lontananza. Dopo questi sfoghi mi metto sempre a pregare, ed allora nella preghiera ritrovo un po’ di pace e conforto e divento più sereno. Ma smetto perché è ormai l’ora di andare in fabbrica al lavoro ed affronta-re una notte lunga e snervante. Chissà quando finirà anche questa brutta vitaccia!...

29 Febbraiomartedì

Appena in fabbrica ieri sera ci dissero che era l’ultima notte di lavoro ed in-fatti oggi siamo a riposo e domani riprenderemo il lavoro al nostro reparto. Quantunque a riposo ci hanno fatto lavorare a spalare la terra. Sono con-tentissimo perché mi ritrovo quà, tra i miei compagni, nella mia cameretta. Sono stanco e vado a letto.

1° Marzomercoledì

Ecco che incomincia un altro mese. Cosa ci porterà di nuovo? Speriamo cose belle! Siamo ormai in quaresima e già si avvicina Pasqua. Oggi ho ricominciato a lavorare al mio reparto e mi trovo molto meglio, col solito orario e senza l’incubo di fare la notte. Lavoro e penso con più calma, e più sereno. Ho ormai mangiato... o per modo di dire e con la solita fame me ne vado a cuccia.

2-3-4 Marzogiovedì-venerdì-sabato

Questi giorni sono passati in un baleno e sempre col solito ritmo e coi so-liti avvenimenti. Lavoro, allarmi, mangiare poco, dormire poco ecc.Ma i giorni passano e si avvicina sempre più il giorno del ritorno, per quanto questo lontano sia. Gesù penserà Lui ai miei bisogni ed a Lui mi affido.

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5 Marzodomenica

Come al solito si lavora tutto il giorno ed alle 16 al ritorno ci aspetta un po’ d’acqua. Questa domenica è come le altre. Solo che ci hanno dato da scrivere a casa una specie di lettera ed ho potuto mettere molte parole. D’altro nien-te di nuovo.

6-7 Marzolunedì-martedì

Ieri come al solito. Oggi è giornata di festa per me. Ho ricevuto ancora posta e fra l’altro questa sera ci hanno distribuito molta roba extra. Ci hanno dato ½ kg di marmellata, aglio, un po’ di cognac e sembra anche che da oggi in avanti ci diano ogni giorno doppia razione di companatico. Ciò, a dire il vero, è molto consolante.

8 Marzomercoledì

Oggi c’è stato un gran bombardamento durato dalla una alle 4 e sono scampo per miracolo. Centinaia di apparecchi sono passati sopra le no-stre teste. È già molti giorni che c’è sempre l’allarme ed alla notte si dorme pochissimo. Ora un’altra cosa: ogni sera Mutinelli porta a me e a Tonio una gavetta di rancio perché, come mi ha detto Tore, siamo i più mal messi ed a dir la verità anch’io sono molto male in gamba ed ogni giorno mi viene la febbre ed ho proprio bisogno di mangiare magro come sono. Devo proprio ringraziare la Provvidenza Divina che ci pensa sempre e non mi abbandona mai. Mi viene una fame spaventosa e ciò credo sia il cambiamento di stagione ed anche perché sono proprio a terra. Dico la verità non so come fare a ringraziare tanto Salvatore che è stato lui a proporre la cosa a Mutinelli, quanto Attilio di questa grazia: vorrà dire che in Italia cercherò di contraccambiare in qualche maniera. Con le solite preghiere andiamo a letto.

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9 Marzogiovedì

Questa notte abbiamo dormito bene e senza allarmi. Oggi però altro bom-bardamento di due ore e si è finito col mangiare alle 3 e mezza. Fatto stà che con tutto sto’ casino in fabbrica non si lavora quasi più. I tedeschi hanno una paura spaventosa e pochi si fermano a lavorare. Molte bombe sono cadute un po’ dappertutto quà attorno ed anche il nostro Lager è salvo per miracolo. Come al solito Attilio ha portato la gavetta piena di pasta questa sera, che ho gustato un mondo.

10 Marzovenerdì

Oggi giornata nera per me. Prima di terminare il lavoro, quasi svengo dalla debolezza e devo ringraziare Goi se sono arrivato su, che mi ha spinto per tutto il tragitto. Al ritorno in baracca ho avuto una dolce sorpresa: un’altra cartolina da casa e proprio da mamma. Tra il morale basso e la debolezza, mi è venuto da piangere e mai come ora desidererei di essere a casa. La fame poi mi getta a terra completamente e questa sera, ormai mi sono mangiato fuori tutta la scorta di pane e così domani e dopo non mangerò. Con una tristezza infinita me ne vado a cuccia.

11-12 Marzosabato-domenica

Ieri come al solito e oggi si fa vacanza tutto il giorno, non essendoci quasi più lavoro. Questa mattina alla rivista mi hanno trovato un pidocchio ed è stata una vera fortuna se non mi hanno tagliato i capelli a zero. Siamo anda-ti alla disinfestazione ed ho fatto un bagno meraviglioso. Al ritorno era già l’una, ci hanno dato da mangiare ed io non ho avuto che mezzo mestolo di roba che non era che acqua. Avevo tanta fame e dico la verità mi è venuto da piangere. Così, mi son fatto fuori anche la misera razione di pane e fino a domani all’una e mezza non mangio. Oggi ho poi lavato la biancheria ed ora per ingannare lo stomaco ho fatto abbrustolire un po’ di aglio sulla stufa e man-giato con sale. Ha! la fame che cosa terribile! Se si avesse un po’ più da

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mangiare, sarebbe ben diverso! Ora prego un po’ e poi me ne vado a cuccia e speriamo che domani sia un po’ allegro, che questa settimana è stata per me disastrosa, sia per la fame che per il morale.

13 Marzolunedì

La settimana incomincia. Sono abbastanza su col morale e ciò mi consola. “Radio Scarpa” ne dirama di tutte le qualità ma non c’è mai nulla di po-sitivo. Quanto durerà ancora? Sia fatta la volontà di Dio! Solo Lui può salvarci.

14 Marzomartedì

Come al solito giornata brutta; il sole non si vede mai ed il tempo cambia continuamente: pioggia, neve, nebbia, sprazzi di sereno ecc. Ma mai una bella giornata. Ha! il bel cielo d’Italia quanto lo sogno e lo desidero! Oggi abbiamo mangiato patate da pelare e questa sera come al solito, Attilio è arrivato con la Provvidenza... Se tornerò in Italia, lo dovrò proprio a lui perché sento proprio che se non avrei tutto quel po’ di roba che mi da lui, mi ammalerei di certo, tanto più ora che c’è il cambiamento di stagione. A giorni, mi viene la febbre e mi getta a terra maledettamente ma si capisce proprio che i miei Santi mi pro-teggono perché fin’ora resisto senza aggravarmi. Povera mamma, se sa-pesse come sono conciato! Ma il tuo crapone, tornerà sai e resisterà fino alla fine, perché vuole riabbracciarti. Ed a ciò penserà la cara Madonnina che tanto, io e tu, preghiamo. Con un ultimo pensiero a tutti i miei cari mi addormento...

15 Marzomercoledì

Il lavoro che faccio ora è un po’ più pesante, e rientro alla sera con un terri-bile mal di schiena e di solito dopo aver mangiato e passato il contrappello me ne vado a letto. Così si riposa, e più ancora non si pensa continuamente alla fame. È sempre la nostra unica preoccupazione...

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16-17-18 Marzogiovedì-venerdì-sabato

Giornate come le altre e senza avvenimenti degni di nota. Il tempo si mantie-ne brutto ed ho sempre addosso tanta tristezza. Ma un po’ con la preghiera un po’ facendomi coraggio riesco a far passare più o meno male le giornate. È una stranezza ma anche una fortuna, ma le giornate passano una dietro l’altra con una velocità incredibile e mi sembra quasi impossibile che già sei mesi siano passati dal giorno che mi hanno fatto prigioniero. Quanti, ancora di giorno o di mesi ne dovrò contare? È davvero un bell’interrogativo ma chissà che non venga presto risolto... Dio vede, Dio provvede... E provve-derà anche questa volta...

19 Marzodomenica

Oggi è S. Giuseppe e se fossi stato a casa avrei potuto fare gli auguri al caro Don Giuseppe. Noi per festeggiarlo abbiamo detto la Coroncina ed abbiamo fatto anche la novena. Ho lavorato come al solito ed è sempre una gran gioia il rientro in baracca e trovarsi tutti uniti e così passare qualche ora traffican-do. Il tempo è tanto brutto ed è difficile vedere il sole e le poche volte che lo vediamo, ci si allarga il cuore, sembrandoci di uscire da un incubo... Ma poi il sole va, ed anche noi ricadiamo nel brutto sogno. Chissà quando ci si sveglie-rà definitivamente e (si può dirlo) ritornare così alla vita...

20 Marzolunedì

Incomincio la settimana col morale abbastanza alto e ciò è buon segno. A mezzogiorno abbiamo mangiato la pasta, davvero, tanto buona ma quà ora... Qualche rapa cotta in un po’ d’acqua. Ed intanto si tira avanti!...

21-22-23-24-25 Marzomartedì-mercoledì-giovedì-venerdì-sabato

Questi giorni sono passati velocemente e la settimana è al termine. Ciò che ci rende contenti è che domani non si lavora e si spera di passare una gior-

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nata tranquilla. Questi giorni sempre brutto tempo con neve, acqua e ven-to, che è quello che più disturba. Anche con gli allarmi è andata male. Questa notte poi, ennesimo bombardamento di Berlino durato quasi 3 ore e più che mai si è stanchi. Ogni volta la si scampa e fin che va così, dobbiamo ringraziare il Signore. Come al solito, Attilio ha portato la gavetta ogni sera a me e a Tonio e con ciò ci aiuta a tirare avanti un po’ la baracca. La preghiera è sempre il mio conforto ed il pensiero non fa altro che correre a casa, da dove non si stacca mai. Goi da qualche giorno è ammalato con un dito al quale è venuto l’infe-zione. Un amico ci ha dato un Vangelo e con questo facciamo delle belle meditazioni e ciò ci dà tanta pace e tranquillità allo spirito. Ora mangio il pane risparmiato durante la settimana, dico il Rosario e me ne vado a letto... C’è stato l’allarme alle 20,30 ed è terminato ora. Sono le dodici e un quarto…

26 Marzodomenica

La giornata l’ho passata bene e nessuno ci ha rotto le scatole. Durante la mattinata ho rammendato calze ed attaccato bottoni e fatte altre piccole cosette. Mentre cucivo, ogni tanto mi pungevo e ciò mi faceva venire alla mente come avrebbe riso la mamma (forse anche pianto) al vedermi alle prese con certi arnesi. Pensando a Lei, l’immaginavo in cucina, come la vedevo quasi sempre, alle prese con la biancheria di tutti, e ciò mi faceva venire le lacrime agli occhi. Dopo pranzo ho dormito un po’ e nel dormiveglia ero continuamente a casa. Ricordi, immagini care, tutto torna alla mente. Ma ora smetto: vado a dormire. Che vale scrivere? Sono sempre le solite cose.

27-28-29-30-31 Marzolunedì-martedì-mercoledì-giovedì-venerdì

Tutti questi giorni nulla di nuovo nella mia vita. Fatto degno di nota nella vita in comune è che due dei nostri hanno tentato di scappare ma li hanno ripresi subito il giorno dopo. Ciò non ha fatto altro che aumentare la rigo-rosità e le pene della prigionia. Speriamo che tutto finisca presto e che Dio possa far presto ritornare la pace!

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1° Aprilesabato

Altro mese che incomincia mentre un’altro se n’è andato. Quanti ancora ne dovrò contare? Forse pochi, forse invece assai. Solo la Madonna e Gesù può dirlo! Ormai siamo in primavera ma quà fa più freddo di quest’inverno. Sovente penso agli altri amici a casa, le belle passeggiate, le scorribande in bicicletta, il godersi il primo bel sole! Quà invece tutto tetro, sempre nubi, vento, e con la natura, anche l’animo terribilmente oppresso e sofferente... Ho sonno... vado a cuccia... Mando a mamma, a papà, a tutti i miei cari la mia benedizione ed il mio bacio prima di addormentarmi. Il mio cuore è con loro, sempre con loro.

2 Apriledomenica

Oggi sono contento perché ho scritto a casa un altro bel letterone lungo lungo. Da domani in fabbrica si incomincia a lavorare alle 6,30 e così 12 ore lavorative giornaliere. La giornata passa come le altre, come sempre, anche se è giorno di festa ...

3-4-5 Aprilelunedì-martedì-mercoledì

Incomincia la settimana santa a noi tutti tanto cara, perché piena di ricor-di. Questi giorni sono volati, privi di avvenimenti però. Solo, sono arrivati molti pacchi ed anch’io speravo, ma la mia speranza è andata delusa. Chissà che non arrivi presto,... e con qualcosa di buono!

6 Aprilegiovedì

È il giovedì Santo. Questa giornata è passata per me molto triste! Il pensie-ro è sempre stato a casa e ricordi mi turbinavano nella mente: ricordi degli altri anni, l’attesa della S. Pasqua, le belle funzioni in Chiesa ecc. Invece... soffrire, sempre soffrire, in attesa che spunti l’aurora di Pace! Ma tutto è silenzio! Solo ogni tanto qualche notizia vaga ci dà qualche speranza... ma

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poi si piomba di nuovo nel dolore. Pazienza e rassegnazione ci vuole, ed anch’io sopporto, tanto ha sofferto Gesù per noi! Che cos’è questo in Suo confronto? Offriamo tutto a Lui, per il nostro bene e per la Pace.

7 Aprilevenerdì

Altra giornata tanto cara per ogni buon cristiano. Io ho tanto pensato alla consuetudine degli amici a casa ed a questi ricordi mi veniva un gran nodo alla gola. Poco fa abbiam detto il Rosario e letto brevemente la Via Crucis ed ora anch’io vado a letto.

8 Aprilesabato

Giornata bella e piena di sole, la prima da quando siamo in Germania. An-che questo giorno ricorda tante belle cose. Questa mattina alle 10 mi è ve-nuto da piangere pensando che in quel momento certamente stavano suo-nando le campane e Cristo risuscitava23. Ho pensato alla mamma al papà a tutti e li ho sentiti in quel momento tanto vicini a me. È la prima volta che non sento le campane amiche e che non mi bagno gli occhi come d’uso. Però le lacrime hanno bagnato i miei occhi ed in quel momento anche mamma avrà pianto pensando a me. Ma chissà, se Gesù vorrà, il prossimo anno sarà di gioia, sono anch’io vicino a loro. Dopo le solite riviste si va a letto.

9 Aprile - Pasqua 1944domenica

È l’alba di un’altra Pasqua di guerra, più che mai triste, e per me la seconda che faccio via da casa. Ci hanno lasciato dormire fino alle 8 ed io mi sono alzato abbastanza di buon umore e questo, salvo qualche momento di malin-conia e qualche lacrimuccia sfuggita dal dolore, mi è durato quasi tutto oggi.

23 Prima della riforma liturgica introdotta dal Concilio la liturgia pasquale veniva celebrata al mat-tino del sabato santo. Poco sotto è ricordato anche la tradizione di bagnarsi gli occhi con l’acqua, benedetta durante la stessa liturgia.

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Giornata piena di sole pure oggi, di primavera. La mattina è passata veloce ed a mezzogiorno, tutti uniti attorno al nostro altarino rimesso a nuovo dal bravo Mutinelli, abbiamo letto la S. Messa e detto un po’ di preghiere. Poi ci siamo affrettati per il Pranzo di Pasqua ... che ironia! Nessuno lo crederebbe eppure poche patate piene di sabbia da pelare e mezzo litro di papina di … [testo illeggibile], oltre alla solita razione di pane, e questo è stato il pranzo, unico di Pasqua, mangiato male anche quello, perché era già tardi, per un so-pravvenuto allarme alle 14,15 e proprio mentre si mangiava ci hanno chiuso al buio per fare un sonno ed ho dovuto mangiare al buio mandando giù quei quattro cucchiai con un nodo di pianto alla gola. Per fortuna, con le scorte mi sono accaparrato un po’ di pane ed ho potuto mangiare anche stasera. Con un po’ di papina e pane mi sono fatto un pasticcio e poi verso le 11 Mutinelli ci ha fatto assaggiare qualcosa di buono veramente. Patate fatte a torta e con sopra un po’ di marmellata. Sul più bello han tolto la luce ed abbiamo dovuto far tutto al chiaro del nostro lumino? Tutti uniti, dopo aver detto il Rosario, abbiamo rammentato e ricordato i nostri cari ed alla mezzanotte, ci siamo riti-rati ognuno nella propria cuccia, ma tutt’oggi il mio pensiero è stato a casa, il mio cuore ha palpitato di dolore in unisono con quello della mamma, di papà, di tutti e non può essere palpitato che di dolore perché tutto è ormai dolore dentro e attorno a noi. Ho anche tanto pregato e nella preghiera ho trovato un po’ di pace e un po’ di tranquillità. Ormai anche questa Pasqua è passata e ci si avvia a fare una lunga tappa e cioè Natale... ma via, per quel giorno speriamo di essere a casa!

10 Aprilelunedì

Altra bella giornata di primavera... e terza giornata con un pasto solo. La mattinata è stata abbastanza calda e mi sono trattenuto fuori dalla baracca a godermi un po’ di sole. Per rancio ci hanno dato una papina di farina di pisel-li... piuttosto liquida ed anche per oggi ci hanno dato da mangiare. Dopo aver mangiato ci hanno fatto prendere una coperta, e ci hanno portato al campo sportivo e lì al sole io ho dormito fino alle 16 e poi ci hanno fatto rientrare in baracca. Volevano che si giocasse al pallone ma pochi si son mossi e sono quelli che sono in cucina. Chi ha la forza di correre? Non si è quasi capaci di fare il tragitto dalla fabbrica alle baracche e pretendono che si corra! Questa mattina pensando a casa, ai tanti ricordi degli altri anni, ho pianto come un bambino, ma ciò è stato uno sfogo, così poi mi sono sentito più calmo, col cuo-re più sollevato. Ormai la giornata è passata, quantunque sia ancora chiaro:

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come sarebbe bello essere a casa, libero, fare una passeggiata! Invece quà, chiuso tra reticolati, dentro 4 pareti di legno, a languire di fame e di dolore. Ora vado a letto. Domani si ricomincia.

11-12 Aprilemartedì-mercoledì

Ieri è passato ed anche oggi siamo al termine. Però sono felice perché tengo in mano, fresche fresche, appena ricevute, una cartolina da mamma e una da Don Giuseppe. Contento, ma allo stesso tempo triste e commosso, per-ché vorrei poterli rivedere o poter scrivere e ricevere più a lungo. Però, po-che sono le parole ma mi sono di grande conforto. Solo vedere la scrittura è già molto! Ora spero che ci diano presto da rispondere.

13-14-15-16 Aprilegiovedì-venerdì-sabato-domenica

È già di nuovo festa e come al solito la giornata è passata veloce e lavorando fino alle 15. Poche patate con le pelle e si è mangiato. Gli altri giorni è stato come sempre. Qualche notizia buona del fronte Russo, dove i Tedeschi per-dono continuamente, mentre dall’Italia non si è più saputo nulla. Comincia a far caldo e la primavera si fa sentire sotto forma di fame spaventosa e di gran-de debolezza. Spero di sorpassare anche questo periodo e di tener su bene la carcassa, quantunque sento che ogni giorno che passa, l’organismo è sempre più debole ed i dolori sono sempre più numerosi. Da un po’ di tempo, a me come agli altri, si gonfiano le ginocchia e le gambe, ma speriamo sia nulla. Ora termino quà e dato che ci han dato la cartolina, scrivo con gioia a casa. Al Comando ci sono una decina di pacchi ma non li hanno distribuiti ed anch’io, come tutti, siamo ansiosi di riceverli. Quale gioia poter vedere, toccare qual-cosa venuto dalla mia casa, confezionato dai miei cari. Ora ho sonno e vado a letto. Ho fame, ma per forza non devo mangiare...

17 Aprilelunedì

I pacchi li hanno distribuiti ma io niente. Sorpresa però! Ne riceve uno Mutinelli, il quale ci fa assaggiare qualcosa e decide di fare un pranzetto

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tutti assieme sabato. Cesare procurerà le patate e con un po’ di riso si farà qualcosa. Il mio dovrò forse attenderlo ancora!

18-19-20-21-22 Aprilemartedì-mercoledì-giovedì-venerdì-sabato

La settimana è passata veloce ed il sospirato sabato è arrivato. Questa sera si farà il pranzetto. Goi Mercoledì, con nostro gran rincrescimento, ci ha lasciati ed ha dovuto andare all’ospedale causa il suo dito, che peggiorava sempre più. Io poi ne sento la mancanza, perché mi era di compagnia e ci si consolava a vicenda. A lui vada il mio augurio di una presta guarigione e di un presto ritorno. La giornata è passata e... non si attende che di andare a letto. Abbiamo fatto il pranzetto, davvero luculliano, e posso dire che, da quando sono venuto via dall’Italia, non ho più mangiato così bene e non sono mai stato così pieno. Mutinelli ha trafficato tutt’oggi ma col suo riso e con le patate è uscita una papina eccellente. Ecco il menu: Papina di riso e patate, salami cacciatori, insalata russa, senape, soffritto di formaggio e margarina, tonno il tutto con pane e grissini. Mentre si mangiava si discor-reva e si facevano progetti e castelli in aria per l’avvenire, per il tanto sospi-rato ritorno. Tutto ciò è stato chiuso da una cantatina e dall’immancabile Rosario. Ora sono contento ma oggi mi sono trovato un po’ male. Hanno fatto rivista e mi hanno trovato alcune uova di pidocchi sui peli del pube. Oltre al bagno che farò domani, oggi mi hanno rasato a zero. Guardandomi nello specchio mi è venuto da ridere. Ho pensato anche alla mamma: se mi potrebbe vedere chissà cosa direbbe, con la sua mania di vedermi coi capelli lunghi. Pazienza, ricresceranno e più belli.

23 Apriledomenica

Quando sarà che verrà quella festa e potermi ritrovare nella mia chiesa, a casa tra i miei cari, e con la Pace regnante nel mondo! Certi momenti che si passano sono davvero terribili; il cuore soffre indicibilmente, si vorrebbe piangere, oppure ridere, ma amaramente. Non si aspetta che una notizia, un cenno, un conforto che ci rianimi, ci riapra il cuore alla luce, alla speran-za! Ma mai nulla! Solo la preghiera ci dà un po’ di pace, ci conforta e spero solo che Gesù ci si mostri con la sua grazia e con la sua potenza per farci ritornare contenti e felici.

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24-25 Aprilelunedì-martedì

Oggi sono molto debole causa un febbrone fino a 38 e più che avevo ieri sera. Oggi però sono andato a lavorare ugualmente nonostante non mi sen-ta bene. La giornata però è passata abbastanza bene ed ora mi sento meglio. Solo ho fame, ma da mangiare non ne ho. Quindi, cinghia!

26-27-28-29-30 Aprilemercoledì-giovedì-venerdì-sabato-domenica

Oggi si è lavorato fino alle 4,15 e, il più importante, abbiamo mangiato 2 volte. Ciò perché domani si fa festa essendo la ricorrenza dei socialisti o che so io24. Novità durante la settimana niente. Quasi ogni notte ci si deve alzare per l’allarme e ciò ci causa una grande stanchezza e mette a dura prova i nervi. Ieri, altra sorpresa, Tore ha ricevuto un pacco da casa e nemmeno lui l’aspettava. Io che è ormai 5 mesi che è in viaggio, non arriva ancora. Uno ritornato da Luckenwalde, ci ha portato una notizia che ci ha riempito il cuore di gioia. Uno di questi giorni sarà fra noi un sacerdote e fra l’altro ci porterà un biglietto di Goi, tuttora sempre all’ospedale. Questa notizia è davvero bel-la... dopo tanti mesi si potrà forse ascoltare una S. Messa e ricever Gesù e fare così la S. Pasqua. Oltre a ciò potremo sentire una parola di conforto, e di ciò, ne abbiamo tanto bisogno. Da molti giorni la fame mi tormenta più del solito e non so più da che parte voltarmi. Per fortuna quei buoni amici di Mutinelli e di Tore, quando possono mi danno qualcosa e da parte mia non so più come dimostrarmi riconoscente verso di loro. Ma pazienza, ogni giorno che passa ci avvicina al ritorno ed un po’ bene un po’ male, fino a quel giorno resisterò. M’accorgo però da parte mia che ho molto cambiato dai primi giorni. Mi è difficile essere un po’ allegro, mi possiede sempre una grande inazio-ne e mi sembra di essere diventato uno scemo. Sono allegro solo quando mi sento un po’ più del solito la pancia piena e da ciò deduco che buona

24 Il 1° maggio è la festa dei lavoratori: essendo stata soppressa dal fascismo, la generazione nata sotto il regime non ne aveva memoria.

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parte di tutto dipende dal mangiare. La mente è sempre rivolta a casa e sento tanto il bisogno di ricevere un po’ di posta e chissà che m’arrivi pre-sto. Ora basta. Dico il Rosario e con questo e qualche altre preghiere per l’occasione, incominciamo il mese di Maggio a tutti tanto caro e se verrà veramente un prete potremo così santificarlo.

1° Maggiolunedì

Un’altro mese, uno dei più bei mesi dell’anno, incomincia e si è sempre quà in attesa del grande momento. Quà fa più freddo che in febbraio o marzo ed il tempo è sempre brutto, piovoso, e tira sempre un vento gelato, che agghiaccia. Anche se c’è un po’ di sole non si può goderlo ugualmente: più che la testa non puoi metter fuori dalla baracca: sempre chiusi dentro, vera prigionia che ci rovina sempre più moralmente e fisicamente. Mai una parola di con-forto ci giunge, se almeno giungesse posta. Ma neanche questa ci è concessa apertamente. Questa sera ci hanno dato un biglietto da scrivere e l’ho fatto con gioia ed anche con commozzione. Prima di accucciarmi, con le gambe penzoloni dalla mia cuccia, ho riletto alcuni scritti di mamma, di papà, di tutti: mi pa-reva di averli tanto vicini e, con loro nel cuore, mi addormento...

2 Maggiomartedì

Ieri sera mi sono addormentato con tutti i miei cari nel cuore, e di loro ho sognato tutta notte. Oggi poi in fabbrica, lavorando, il pensiero non si stac-cava mai da loro e questa insistenza mi faceva presagire qualcosa di nuovo al rientro in baracca ed infatti non mi sono sbagliato. Una gran quantità di posta è arrivata ed ecco che ho anch’io fra le mani una cartolina di mamma, e (questa non me l’aspettavo davvero) un biglietto scritto da Carluccia e dalla zia Rita. Questa volta non l’aspettavo perché di solito mi sognavo prima della Non-na. Sono tanto contento perché so che tutti stanno bene. Mi spiace che proprio ieri abbiamo scritto, ma ormai è troppo tardi, che gli scritti sono già partiti. Ora il Rosario alla Madonna e che Lei ci consoli un po’ e ci aiuti!

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3 Maggiomercoledì

Giornata brutta e piovosa. Tutto il giorno ho rigirato tra le mani gli scritti ri-cevuti ieri, e non mi stancavo mai di guardarli, come se in loro trovassi non so cosa. Certo per me, solo guardare la scrittura, mi pareva di vedere la mamma, papà, tutti ed ogni tanto mi prendeva una grande commozzione ed una gran-de nostalgia. Ha! Poterli vedere, parlare loro, riabbracciarli! Questa sera il caro Tore ha voluto festeggiare il suo pacco, e ad ognuno ha offerto mezza razione di pane e margarina e così tutti uniti attorno al tavolo abbiam passato un lieto momento. Da alcune notti non ci sono allarmi e facciamo delle belle dormite: speriamo ciò duri il più a lungo possibile. Mi sono dimenticato di se-gnare sul diario un fatto, che a noi alpini tutti ha fatto gran dispiacere: lunedì ci hanno ritirato le nostre mantelline. Io quasi piangevo dalla rabbia e dalla commozzione. Ma, Tedeschi della malora, dovranno pagar molto caro questo affronto! Una delle cose a noi più care togliercela.

4-5-6-7 Maggiogiovedì-venerdì-sabato-domenica

Giornate tristi come sempre, tutte uguali, senza uno sprazzo di luce che ci illumini sulla nostra situazione. Ogni giorno che passa, ci avvicina sì alla meta, ma chissà quando questa si potrà raggiungerla. Ed intanto si cade sempre più in una tristezza che non ha limiti, in uno stato di scemenza che ci toglie ogni forza di volontà, facendoci diventare insensibili a tutto. Si spera solo nell’aiuto Divino, in un qualcosa che venga dall’alto e ci porti la sospi-rata Pace. Si è affranti dal dolore, dalla fame, dalla fatica, ma si combatte: si combatte per un unico scopo, un unico ideale: ritornare, riabbracciare i no-stri cari, rivedere la nostra bella Italia. Ormai, da settimane, non ci giunge più alcuna notizia della situazione della guerra e siamo all’oscuro di tutto. I nostri guardiani prendono ogni pretesto per farci soffrire sempre più.

8-9-10 Maggiolunedì-martedì-mercoledì

Ed anche questi sono passati… Lunedì dopo il Rosario abbiamo fatto la sup-plica alla Madonna di Pompei, tutti uniti e con fiducia. Sono molto stanco e debole. Ora poi, dopo giornate di brutto tempo e di freddo (peggio che que-

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st’inverno) è ritornato il bel tempo e fa caldo e più ancora si è deboli. Dopo una giornata di lavoro (12 ore) oggi il sergente ci ha fatto fare una mezz’ora di ginnastica e cioè, correre, gettarci a terra, saltellare, ecc. Ora è fatta, ma ripensandoci, mi viene da piangere. Essere così stanchi, affamati, e per ca-priccio di un porco si deve soffrire così tanto! Ma… ogni cosa a suo tempo.

11 Maggiogiovedì

Oggi è il più bel giorno della mia prigionia e, prima di coricarmi, devo im-primere almeno in parte, il ricordo su questo mio romanzo (ormai, posso chiamarlo così). Al rientro dal lavoro, mentre stavo prendendo il rancio, mi chiamano e… è finalmente arrivato il pacco! Impossibile descrivere quà tutte le impressioni: gioia, dolore, tristezza, ecc., tutto si frammischiava nel-l’animo mio. Solo al vedere quell’involto, (una valigia avvoltolata in tela) mi è venuto da piangere. Dopo il controllo sono rientrato in camerata con tutto il ben di Dio che mi era arrivato. Ma avrei rinunciato volentieri a tutto questo. Fra tutto c’era una lettera e l’hanno presa i tedeschi. E certamente non là rivedrò più. Mentre scrivo ogni tanto metto in bocca qualche bi-scottino, qualche pezzetto di ciambella ecc.… Come sono buoni! Sono fatti dalla mamma! E li gusto appunto perché son fatti da lei ed anche perché da otto mesi non assaggio roba tanto buona. Per festeggiare il pacco ne faccio assaggiare un po’ a tutti gli amici che lodano la bontà della roba. Assaggio un po’ di tutto e me ne vado a letto. Se lo stomaco, una volta tanto è a posto, il cuore però è più che mai dolorante...

12-13-14 Maggiovenerdì-sabato-domenica

In questi giorni, con il pacco sono stato tanto bene e questa sera ho dato fondo a tutta la ciambella, ai biscotti ed al pane. La marmellata non l’ho an-cora toccata, ed ho ancora cioccolato ed il resto che cercherò di far durare il più possibile. La lettera ho saputo che l’hanno mandata a Luckenwalde per la censura e chissà che non la riveda ancora. Si vede subito che ho mangiato qualcosa di sostanza perché mi sento meno debole e la faccia ha preso un tenue color rosa da bianca che era. Ma non sono il Signore e nemmeno ho la facoltà di moltiplicare i… pacchi. Ma speriamo che mi arrivi presto anche l’altro! Ora vado a cuccia. Fuori c’è ancora chiaro ed io chiuso dentro…

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15 Maggiolunedì

Scrivo oggi quello tralasciato ieri su un avvenimento che ci è capitato per la prima volta ed era ora, da otto mesi! Dopo tanto tempo di esilio, Gesù è entrato nei nostri cuori, vivo e vero con la SS. Comunione. Da giorni si aspettava un cappellano ed oggi è finalmente venuto ed ha portato un po’ di consolazione ed una parola di conforto tra noi. Dopo otto mesi ho di nuovo potuto assistere alla S. Messa, rivedere innalzarsi sopra l’altare l’Ostia ed il Calice Santo, e più ancora fare la S. Comunione. Descrivere le molte im-pressioni? Impossibile! Un nodo di pianto alla gola durante tutta la cerimonia. Il mio pensiero ed il mio cuore non sono stati che pieni di Gesù e nella gioia di averlo con me, dentro di me, mi hanno fatto dimenticare tutto quello che succedeva attorno a me ed ho tanto pianto. Il pensiero dei miei cari lontani poi mi ha procu-rato tanta tristezza e tanto dolore; quanto me li sentivo vicino! Cosa avrei dato in quegli istanti per poterli rivedere tutti un istante; stringerli a me, dir loro tutto il mio bene! Troppo presto è finita la funzione ed il sacerdote è subito partito, ma ha lasciato in noi tanta calma ed io ho attinto nuova forza e novello ardore per l’avvenire. Ho finito col mangiare alle 6 ed ero a digiuno forzato dal giorno prima a mezzogiorno. Tutto è avvenuto a nostro ritorno dal lavoro, alle 3. Il cappellano ha assolto tutti in massa e dispensati dal digiuno e tutti hanno ricevuto felicemente Gesù ed ascoltato con racco-glimento la S. Messa. Tutti eravamo commossi, molti piangevano. Erano i ricordi che affioravano in noi, cocenti di dolore e non del tutto assopiti, nonostante la triste vita che si mena. Ma ora Gesù è più che mai vicino a me e continuamente mi parla, mi consola… Coraggio Paolo... Bisogna resistere se vuoi riabbracciare la mamma, papà e tutti…

16-17-18 Maggiomartedì-mercoledì-giovedì

Un momento di pace, di tranquillità quando potremo averlo? Da martedì è incominciata la disinfestazione alle baracche ed anche per noi e non finirà che verso la metà della settimana ventura. In mezzo a tante tribolazioni è venuto un altro sprazzo di luce: una cartolina da mamma ricevuta ieri sera. Le sue parole tanto care, mi hanno reso la giornata di oggi più che mai tri-ste e dolorosa. Due o tre volte, al gabinetto, rileggendola, ho pianto come un bambino. Pensando come anche Lei deve tanto soffrire e mi bruciava il

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cuore. Oh! Ma perché tanto soffrire? Oh! Mamma, cosa darei per esserti vicino, consolarti, piangere o gioire con te! Ma sono troppo lontano, tanto lontano …

19-20 Maggiovenerdì-sabato

L’altra sera non ho più continuato a scrivere. Era troppo il dolore e la tri-stezza che mi possedeva ormai da tutto il giorno e sono scappato a cuccia dalla disperazione. Sotto le coperte, ancora una volta, ho dato sfogo al mio dolore, versando lacrime di dolore, e così mi sono anche addormentato. Ora sono di nuovo calmo, almeno in parte. Oggi si è fatto vacanza tutti, perché tutti si è fatta la contumacia, che incominciata ieri sera è continuata tutta notte e questa mattina e devono ancora finire. Oggi è sabato… un pasto solo. Ho fame. Ho tanta fame. Qualcuno più fortunato di me, perché aiuta-to, mangia. Io lo guardo ed inghiotto saliva. Non mi resta che accucciarmi e dormire. Passerà anche oggi, anche domani soffrirò ancora tanta fame... Ma un giorno dovrà pur finire! Ogni tanto, anzi spesso, mi immagino il momento nel quale potrò ritrovarmi di nuovo assiso a mensa tra i miei cari, davanti ad una tavola imbandita sia pur modestamente ma di roba buona e sostanziosa. Ma via, ora vado nel difficile e se incomincio a pensare a roba da mangiare… via, via, a letto! Dormendo si scorda...

21 Maggiodomenica

Come al solito si è lavorato sino alle 3. Ho detto ancora una qualche pre-ghiera e adesso mangerò la mia piccola razione di pane, e questa sarà la mia cena. Termino non avendo voglia di scrivere.

22-23-24-25 Maggiolunedì-martedì-mercoledì-giovedì

Escluso oggi gli altri giorni sono passati senza novità. Fa ancora molto fred-do ed io non ho ancora levato alcun indumento invernale. Anche oggi fa brutto tempo ma non fa tanto freddo. In questo momento sono tanto contento perché ho ascoltato la S. Messa. La notizia della venuta

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del Cappellano è stata improvvisa e siamo stati tutti doppiamente contenti, perché proprio oggi è la festa del Corpus Domini. Io non lo sapevo nem-meno e sarebbe passata la bella festa, senonché me lo ha ricordato il bel avvenimento. Ritornati dal lavoro circa 2 ore fa, dopo aver mangiato ci siamo cambiati e radunati quà nel corridoio ove stava l’improvvisato altare, con commozzio-ne e con raccoglimento abbiamo ascoltato la S. Messa senza però fare la S. Comunione. Durante il S. Sacrificio, la mia mente è volata alla mia Patria, alla mia città, vicino ai miei cari ed una gran tristezza e malinconia è sce-sa nel mio cuore. Al pensiero della mamma, del papà, di tutti, ricordando il loro caro volto, non ho potuto trattenere qualche lacrima di dolore per averli tanto lontani da me. Poi, una gran calma nel mio cuore… certo Gesù è vicino a me e mi consola. Il cappellano è poi passato cameretta per cameretta, e per tutti ha avuto una parola di conforto. Noi, la nostra cameretta, l’ha ricevuto degnamente, offrendogli il caffè (l’organizzazione non manca mai!) e fra l’altro ha bene-detto il nostro altarino. Prima che partisse gli abbiamo dato una busta con una missiva per Goi ancora all’ospedale ed ognuno ha dato il suo contributo in marchi perché possa arrangiarsi meglio. Mi scordavo di dire che Tonio e Lazzari hanno servito Messa. Sono stanco e lascio la penna per mettermi a cuccia... Domani fa presto a venire.

26-27 Maggiovenerdì-sabato

La venuta del cappellano tra noi ha portato un po’ di luce tra tante miserie. Io sono più sollevato di spirito, e su col morale. Lavoro con serenità ed il tempo vola via veloce. Mi sento costantemente vicino Gesù e la Madonnina con la Loro grazia e con la loro protezione e mi è tanto dolce e confortante pregare e pensare a loro. Più che mai poi mi sento in stretta comunione di spirito con mamma, con papà e tutti ed il loro pensiero non mi lascia mai un istante. Prego tanto per loro e spero bene che Gesù li aiuti e li protegga. Da parte mia non dimentico mai pure la cara Nonnina che certamente dal cielo mi protegge e prega per me. Ancora l’altra notte l’ho rivista in sogno e come al solito attendo presto posta o qualche bella novità. C’è il contrappello. Le imposte da tempo sono state chiuse, ma c’è ancora chiaro fuori. Noi chiusi dentro come tante bestie non possiamo mai godere un raggio di sole. Come si fa poi a non esser tristi e abbattuti?…

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28 Maggiodomenica

Tra ieri ed oggi abbiamo passato 2 giorni deliziosi. Nessuno mai ci ha di-sturbato e abbiamo fatto una vera festa. La giornata è deliziosa, bel sole, e da questa mattina sono in mutandine ed ho fatto anche un po’ di cura eliote-rapica. In qualche cantuccio dietro alle baracche ogni tanto mi raccoglievo tutto solo e, nella solitudine a me tanto cara, il mio pensiero volava a casa, alla mamma, a papà e tutti, agli amici, rievocando i bei giorni felici in cui la libertà era tutto. Quà… reticolati e guardie armate di fucile. Guardandomi in giro, vedo le facce dei compagni di prigionia: su tutte vi si legge o si indo-vina dolore e sofferenza muta. Più o meno, ognuno pensa ai propri cari, o al ritorno. Oggi c’è stato pure l’allarme e quasi tutti i giorni scorsi della set-timana, si andava in rifugio e quasi sempre s’udiva il boato delle bombe, il rombo dei motori... Anche da questo pericolo fin’ora sono scampato... Sono ormai le 7: tra poco chiuderanno le finestre e non mi rimarrà che andare a letto, mentre ancora fuori c’è sole e più che mai intensa freme la vita.

29-30-31 Maggiolunedì-martedì-mercoledì

Ed anche Maggio è passato, senza un avvenimento, senza alcun fatto che desse ai nostri cuori un po’ di speranza, un po’ di luce. Tutti speravano qualcosa, ma è stata una delusione. Ogni sera, davanti al nostro altarino, abbiamo lodato la Madonna, reci-tando il Rosario, mentre nelle nostre città, nelle nostre chiese, i nostri cari ogni sera pregavano per noi davanti a Gesù, vivo e vero. Il tempo passa veloce e si raccorciano sempre più le distanze che ci separano dal gran giorno. Quindi resistere! Mi armo di fiducia e di coraggio ed attendo nel Signore.

1-2-3-4 Giugnogiovedì-venerdì-sabato-domenica

Giugno, il mese delle messi, anch’esso a noi tanto caro, perché dedicato al S. Cuore di Gesù, è incominciato. Quali novelle ci porterà, verrà qualcosa ad illuminare i nostri cuori e a portarci un po’ di felicità in mezzo a tante miserie? Come Maggio, anche

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in questo mese faremo il nostro tributo di fede, pregando il Sacro Cuore di Gesù che ci aiuti in ogni nostro bisogno e ci porti la sospirata pace. In questi giorni nessuna novità, ci hanno dato un biglietto che come al soli-to ho scritto a casa ed ho affidato ad esso tutto il mio cuore, tutto il mio pensiero. Un sole radioso mi ha salutato questa mattina al mio risveglio ma ora già grosse nubi coprono il cielo triste, come il mio cuore è triste. 12 ore di lavoro ci riducono in uno stato di prostrazione tale da toglierci ogni forza di volontà e di azione. Certe volte, vorrei accucciarmi nella mia cuccia, addormentarmi e non svegliarmi più. Ma certo, quando saremo di nuovo a casa, tutto ciò non ci parrà che un sogno, un pauroso incubo che però lascerà un solco doloroso nei nostri cuori. Ora termino, mangio la mia razione di pane, che è tutto il pasto serale, e me ne vado a dormire.

5-6-7-8 Giugnolunedì-martedì-mercoledì-giovedì

Giorni questi pieni di novità, di eventi, che hanno sollevato un po’ il cuore a tutti. Lunedì ci è giunta la novella della presa di Roma25. Martedì poi, lo sbarco quello americano in Francia26 ci è giunto inaspettato, ma pur tanto gradito in quanto ha fatto rinascere nei nostri cuori una tenue speranza di qualche lieto evento. Più contento di tutti però mi ha fatto l’arrivo della lettera della mamma che conteneva pure brevi scritti di Lino e di Pino. Tutto ciò ha sollevato un po’ il mio morale dandomi un po’ di pace al cuore. Attraverso lo scritto di mamma sento quanto essa mi vuol bene e quanto è a me vicina: ciò mi ha riempito di gioia e di commozzione il mio cuore sempre tanto triste. Oggi sono arrivati molti pacchi, ma io nulla, mentre invece uno l’ha avuto Maricurti ed uno Codin. Le notizie della guerra, anche oggi, sono buone e tutti palpitano di speran-za. Io prego ed attendo con calma. Ogni cosa ha il suo fine...

25 Roma fu liberata dagli Alleati il 4 giugno 1944. 26 In Normandia (6 giugno 1944).

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9-10-11 Giugnovenerdì-sabato-domenica

Ho poca voglia di scrivere e metto solo poche righe. Gli avvenimenti di questi giorni (lo sbarco e l’avanzata in Italia) ci danno materia di discussione ed an-che qualche tenue speranza. Tutto procede come prima col solito ritmo. Oggi dal ritorno dal lavoro, dopo mangiato, ci hanno chiusi dentro in baracca, e volenti o nolenti abbiamo dovuto dormire fino ad un’ora fa. Ora sono le 20... tra un paio d’ora saremo di nuovo in branda. Ora dirò qualche preghiera e poi mi mangerò il pezzo di pane che ancora ho. Il domani fa presto a venire. Dimenticavo di dire che venerdì ci hanno fatto vedere il cinema: pellicola schifosa che trattava altro che di elefanti ed indiani. Tutti dormivano.

12-18 Giugnolunedì-martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-sabato-domenica

Settimana passata veloce e quasi senza avvenimenti degni di nota. Ha sem-pre fatto brutto tempo e quasi faceva freddo. Venerdì sera, di ritorno dalla fabbrica, il Sergente ci ha tenuto un discorsino, concludendo poi con l’in-vito di chi voleva a andare a combattere in Italia con i Tedeschi. Salvo al-cuni (delinquenti e morti di fame) tutti hanno fatto silenzio. Io, un Italiano, andare a combattere contro i miei fratelli, vestito con un’altra divisa! Mai questo! Piuttosto muoio quà di fame, ma mai andrò volontario! Solo seguo la sorte che il destino mi fa seguire. Vedendo il brutto esito, il Sergente si è inalberato, e per punizione ci ha fatto fare pulizia tutta sera, ed aumentato ancor più la disciplina ed i soprusi! Se crede con ciò di piegare la nostra volontà si sbaglia. Lui duro e noi più duri ancora; e siamo più che mai decisi a resistere! Attendiamo con fiducia la fine e solo confidiamo nel Signore. Termino per mettermi a scrivere a casa dato che ci hanno dato la cartolina, e ciò mi è di grande gioia. Col Rosario chiuderò la giornata e l’ultimo mio pensiero sarà per mamma. Dimenticavo di dire che ieri sera abbiamo fatto un pranzetto con la roba dei pacchi arrivati, rimanendo alzati fino a tardi.

19-25 Giugnolunedì-martedì

In questi giorni nulla di importante, solo ho ricevuto posta che mi ha dato veramente tanta gioia, rassicurandomi sullo stato dei miei cari. Ieri da Luc-

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kenwalde hanno portato sacchi di galletta e ce ne hanno distribuite 3 e mez-za a testa. Dicono sia un regalo del Duce, ma sono più propenso a credere che sia tutto frutto di ruberie fatte in Italia. Non ho altro da dire e chiudo anche questa settimana. Scriverei più a lungo ma non ne ho voglia.

26-30 Giugnolunedì-martedì-mercoledì-giovedì-venerdì

I giorni passati sono stati molto belli per me. Martedì ho ricevuto posta, un altro biglietto scritto da Marisa e da papà che mi ha fatto tanto contento. L’altro ieri poi mi è arrivato il pacco giusto in tempo per il mio onomastico. Proprio ieri era S. Pietro e Paolo e con quel poco che ho ricevuto ho festeg-giato nel mio intimo la mia festa. È ormai il terzo onomastico che faccio via da casa e questo è stato il più triste. Gli allarmi ed i bombardamenti si susseguono ogni giorno e più che mai si è stanchi e spossati causa il poco riposarsi anche la fame si fa sempre sentire, e spesso mi prende una debolezza estrema. Ma si resiste... tutto per il ritorno, per rivedere e riabbracciare i miei cari, per poi non allontanarsi mai più da loro. Questa sera col Rosario e altre preghiere abbiamo chiuso anche il mese del S. Cuore e fidenti che le no-stre preghiere non vadano perdute andiamo ad incominciare un’altro mese. Sarà il buono?…

1-2 Lugliosabato-domenica

Oggi, dopo 2 mesi, abbiamo una giornata intiera di vacanza. Ieri dopo pran-zo abbiamo fatto pulizia alla cameretta: lavato tavoli, sedie, pulito letti ecc. ecc. ed anche fatto pulizia alla nostra persona. Non ci hanno lasciato in pace un momento, ma oggi, nessuno ci ha rotto le scatole e con la giornata bella che ha fatto, piena di sole, abbiamo veramen-te potuto godere un po’ di benessere. Sono tanto contento anche perché ho scritto a casa. Tutto oggi ho pensato a Enzo, perché proprio oggi compie gli anni. Caro il mio bel mascalzone, quanto gli voglio bene e come vorrei poterlo rivedere! Ma chissà forse quel giorno è più che mai vicino!...

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3-9 Lugliolunedì-domenica

Questa settimana è stata piena di cose belle per me e per tutti quelli della ca-meretta. Da mettere in primo piano, ed il fatto più importante è stato l’arrivo dei pacchi, quasi tutti coi moduli. Anch’io giovedì sera ne ricevetti 2 addirit-tura e non posso qui descrivere quale fu la mia gioia. Tutto il ben di Dio che contenevano io lo giravo e rigiravo tra le mani come fosse cosa sacra, certo chissà quali sacrifici fanno per inviarmi la roba e per me ogni cosa ha un va-lore doppiamente intrinseco. Con quello che mi è arrivato posso tirare avanti per un bel po’ di tempo e m’accorgo con gioia che miglioro il mio fisico giorno per giorno. Ieri, con il Liebig mi sono fatto un bel brodo e poi col pane sfatto dentro ho gustato qualcosa di veramente buono. Oggi poi, dalla fabbrica io e Tonio abbiamo portato su il caffè avanzato che ora sta riscaldandosi sulla stufa. Dopo ci metterò il latte condensato e mi potrò mangiare, dopo 10 mesi, un bel caffè e latte. Oltre a me, pure Tonio ne ha ricevuti 2 ed altri 10 amici della cameretta, ha avuto la gioia di poter sfamarsi una volta tanto. Lunedì, mentre si andava a mangiare, in fabbrica è giunto il Sergente e vedendo la nostra colonna tutta sbandata, s’è messo a gridare. Ci ha fatto mettere in fila e dopo averci fatto una predica ha tirato fuori me, facendomi nuovo coman-dante della colonna, al posto di Mazza. Così ora sono il capocolonna del-

Lodi, Via Gaffurio: Enzo con la mamma e Marisa

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la squadra più numerosa della fabbrica. Le notizie della guerra ci giungono buone e si spera sempre in bene. Da giorni fa un caldo da crepare e si lavora più che malvolentieri. Ora più che mai preme ricevere un po’ di posta da casa e speriamo che la settimana entrante ci porti qualche novità.

10-11-12 Lugliolunedì-martedì-mercoledì

Lunedì, in fabbrica, subito dopo il riposo delle nove mi hanno fatto rientrare al Lager e, mentre da principio non capivo il perché, ho compreso poi che era per andare dallo specialista per il mio occhio. Dopo 10 mesi filati di prigionia sono andato distante dal Lager portandomi a contatto con la vita di nuovo e fortuna volle che la visita l’ho passata proprio a Berlino. Ho potuto ammirare la grandiosa città passando tra vie mezzo distrutte dai bombardamenti. Però, non la cambierei con le città italiane, tutte ridenti che danno gioia, mentre Berlino non mi ha lasciato che un senso di oppressione, tanto è tetra e scura. Riveder la vita, la libertà degli altri, mi ha sconvolto l’animo. Ero istupidito, che non capivo più niente e sono ritornato a Wildau più morto che vivo. Sono contento di aver visto Berlino e forse ci ritornerò ancora per la vista.

13-14-15-16 Lugliogiovedì-venerdì-sabato-domenica

I giorni passano sempre veloci ma la nostra vita non cambia mai, sempre le so-lite cose, i soliti gesti, i soliti pensieri. Si attende sempre fidenti nella Madonna. A proposito, una notizia che ci ha aperto il cuore alla speranza e che, attraverso la posta di molti, e specialmente di Tore, ci ha confermata la veridicità, ci ha dato un po’ di pace al cuore. In Italia, è apparsa ad una bambina la Madonna27.

27 Probabilmente il riferimento è a quanto era avvenuto nel mese di maggio alla frazione Ghiaie di Bo-nate Sopra, in provincia di Bergamo, dove a una bambina di sette anni, Adelaide Roncalli, era apparsa più volte la Madonna. Il fatto aveva attratto l’attenzione dell’opinione pubblica e migliaia di fedeli si recavano sul luogo e si erano registrate anche delle guarigioni. Il settimanale diocesano “Il Cittadino” pubblicò la fotografia della bambina (il 28 luglio e l’11 agosto), ma riservò poco spazio all’evento; inve-ce notevole risalto fu dato dall’organo del Partito fascista repubblicano: “I fatti delle Ghiaie di Bonate hanno avuto una vasta eco nella nostra zona e già a migliaia si contano i lodigiani che dalla Città e dai paesi, con tutti i mezzi di locomozione e di trasporto, si sono portati sul luogo dell’apparizione” (Sulla soglia del soprannaturale. Alle Ghiaie di Bonate, in “Fanfulla da Lodi, 16 giugno 1944). Una giovane di Lodi, Dina Asti, abitante in Borgo Adda, fu tra le miracolate (Anche a Lodi una miracolata, ibid.).

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Noi da questo fatto deduciamo che qualcosa deve presto succedere, e che una grazia ci riconduca alle nostre case. Attendere con fede...

17-18-19 Lugliolunedì-martedì-mercoledì

Oggi è il mio compleanno. 22 anni. Chi l’avrebbe mai pensato che avrei com-piuto il mio 22esimo anno, quà, prigioniero, lontano da casa. Però ho potuto festeggiarlo abbastanza bene, perché proprio poco fa (guarda la fortuna) ho ricevuto un pacco da casa, e precisamente quello col secondo modulo. Come sarebbe stato bello, poter ricevere il bacio della mamma, come augurio! Gli auguri però non mi sono mancati, che tutti gli amici della cameretta me li hanno fatti. Anche in fabbrica ho avuto un piccolo regalo: il tedesco col quale lavoro mi ha regalato per la prima volta due belle fette di pane imbottite con formaggio e burro. L’arrivo del pacco quasi lo prevedevo. Tutt’oggi ho pen-sato a casa, ai miei cari, e continuamente mi sono sentito vicino la mamma e tutti. Chissà che un altranno mi trovi in una situazione più rosea. Ho mangia-to un po’ di quello che mi è arrivato e stò bene, potendo dire di aver mangiato a sazietà, una volta tanto. E me ne vado a letto.

20-21-22-23 Lugliogiovedì-venerdì-sabato-domenica

I giorni scorsi sono passati calmi. Oggi siamo a casa a riposo e non si lavora. Si capisce che deve succedere proprio qualcosa, perché ieri e oggi ci hanno dato due pasti, cosa non mai avvenuta da quando siamo prigionieri, ed ieri poi, ci hanno dato mezzo filone di pane da un kg. e mezzo a testa. Che sia la volta buona! Sembra perché anche questa mattina abbiamo appreso che ci passano internati civili e verremo presto liberati28. Di preciso però non sap-piamo ancora niente, ma comunque, la giornata ci porterà degli schiarimenti. Io penso, (e non sono il solo) che sotto ci sia qualcosa e che tutto ciò abbia un fine, e piuttosto che peggio, dato oramai che ci eravamo abituati, si pote-va restare anche così. Oggi nella cameretta regna l’allegria, ed anch’io sono

28 Dal 16 agosto 1944 gli Imi, previa dichiarazione scritta di disponibilità a lavorare nel territorio del Reich, avrebbero potuto acquisire lo status di lavoratori civili. Cfr. supra, p. 16 e p. 19.

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contento. E questo stato d’animo generale non deriva altro che dalla roba in più che abbiamo avuto da mangiare ieri e oggi. Chissà che ogni sabato e domenica sia così.

24-25-26-27-28 Lugliolunedì-venerdì

La settimana (una delle tante) stà per finire, e tanto domani che domenica si riposerà. In questi giorni mi sono arrangiato per bene col mangiare, grazie alle sigarette che ho venduto per 55 marchi. Attilio mi ha già procurato un filone di pane da un kg. e mezzo per 15 marchi. Il resto verrà poi. Così, an-che con questo tiro avanti. Coi pacchi che mi sono arrivati, il companatico non mi manca e, dividendo, con parzialità, per ogni giorno il tutto, posso dire di stare abbastanza bene. Ora stò molto bene ed un po’ di grasso me lo sono messo addosso, Anche la debolezza dei mesi scorsi non la sento più ed il lavoro diventa meno gra-voso. Da lunedì poi, abbiamo incominciato a lavorare alle 7 e si smette alle 4 del pomeriggio e ciò per mancanza di materiale, essendo andate distrutte in bombardamenti altre fabbriche. Questo nuovo orario è l’ideale, perché si riposa di più e vuol dir molto fare 3 ore di meno di lavoro. Sono già due set-timane, che ogni notte, c’è l’allarme e bombardamento e tutti siamo stanchi e pieni di sonno da non dire. In questi casi, non si può fare a meno di male-dire anche gli Inglesi. Se domani e dopo, come è sperabile, ci lasceranno in pace, non farò altro che dormire.

29-30 Lugliosabato-domenica

Ho appena finito di dire tutte le mie preghiere, ed ho letto pure la Messa. Questa mattina mi sono alzato per primo, e sono andato a ritirare il pane per tutti, e sorpresa, c’è una razione di più a testa. Pare poi che anche oggi ne diano ancora di pane. Ieri e oggi ci hanno dato anche un litro di roba in più e tutti sono contenti. È proprio vero che se gli Italiani hanno la pancia piena cantano e lavorano senza bisogno di incitamento. La giornata è bella e ho preso un po’ di sole. Tutto procede come prima. Solo, ora che si smette alle 16 sembra quasi di non lavorare, ed anche il riposo della domenica ci fa molto comodo. Che si attende ora, non è che la liberazione!

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31 Lugliolunedì

Questo è l’ultimo giorno di luglio ... I mesi passano e noi siamo sempre quà. Ogni giorno, al ritorno dalla fabbrica, mentre si mangia quel misero rancio, tutti uniti intorno al tavolo, ci si racconta le ultime novità trasmesse da “Ra-dio Gabinetto”. Si commenta, si fanno previsioni, e se le notizie sono buone, ci si tira un po’ su di morale e si finisce coll’essere allegri ed affermiamo con certezza che “la va a pochi”. Ma se sono non buone, allora, qualcuno comin-cia a fare l’uccello del malaugurio e qualcuno, non forte d’animo, si lascia facilmente abbattere. Io, nonostante tutto, mi tengo abbastanza su e non mi lascio abbattere tanto facilmente da cattive informazioni. Ormai per me, a fatti materiali non presto più fede e solo confido nell’aiuto divino, nella Ma-donna. La notizia che in Italia è apparsa la Madonna, ci ha tutti riempiti di dolce speranza ed attendiamo una grande grazia. Si prega e si attende...

1-6 Agostomartedì-domenica

La settimana se n’è ita. Ieri è stata una giornata piena di avvenimenti. In-nanzitutto abbiamo visto il cinema e precisamente “La grande conquista”29. La veduta del Cervino e di altre montagne mi ha riempito d’orgasmo, e dopo aver passato tanti giorni chiusi quà dentro, ci sembrava di risuscita-re. Anche ieri e oggi 2 ranci e così pure il pane in più. Questa mattina ho dovuto andare a lavorare in fabbrica a fare da spazzino. C’è stato l’allarme ed un grande bombardamento di Berlino. Io ero fuori dal rifugio e vedevo distintamente gli apparecchi inglesi, che indisturbati passavano sopra noi a migliaia; ormai, sono loro i padroni... Prima di ritornare in baracca, ci hanno portato in cucina e lì ho potuto mangiare una bella gamella di pasta asciutta. Ritornati al Lager, le solite patate da pelare: una vera porcheria: tutte marce, vera roba per maiali! Pure oggi hanno fatto il cinema ma per quelli dell’altro Lager e ho potuto vedere un altro alpino che era con me al

29 Der Berg ruft, di Luis Trenker (Germania, 1937). Narra dell’inglese E. Whymper che, nel 1865, conquistò la vetta del Cervino, nonostante il grave incidente costato la vita ai quattro compagni di cordata. Nella pellicola risalta soprattutto l’eroismo dell’alpinista italiano che, salendo in solitaria e reperendo la prova dell’avvenuto incidente, scagionò l’inglese dall’accusa di aver provocato la cadu-ta dei compagni per salvare se stesso.

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Sullo sfondo il Monviso

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102°. Ora è quasi sera e presto ci sarà il contrappello. Dopo dirò il Rosario, quattro chiacchiere, indi a letto. Oggi ed anche ieri sono di buona vena. Io e Tore, di sovente, attacchiamo canzonette e serenate, nonché brani d’opera. Andiamo molto bene in canzoni a due voci, e non ci stanchiamo mai di can-tarle, naturalmente quando si è in vena! Ed ora a letto! Il foglio, o meglio la serie di fogli è finita e mi trasporto sul quaderno30...

6 AgostoDomenica

Quando avevo cominciato il mio diario fin dai primi giorni della mia prigio-nia speravo, o meglio credevo quasi fermamente, che quella sessantina di fogli, sarebbero bastati e che avrei potuto mettere la parola fine a casa mia. Ma ora devo ritrattarmi, e con un grande dolore, proseguire le mie tristi descrizioni di questi giorni infelici, su questo quaderno e chissà che questo mi porti fortuna. Oggi, al ritorno dalla fabbrica, ho avuto un’amara sorpresa. Una lettera che avevo spedito a casa, mi è ritornata, perché scritta con righe supplementari. Ma la lezione serve una volta per tutte… Venerdì ho ricevuto finalmente un biglietto dalla mamma che mi ha riempito di gioia e di nuova speranza. Ora è quasi sera. Fuori c’è ancora il sole, e prima che chiudano, vado a fare un giretto attorno alle baracche, in compagnia di Tore, Mutinelli e Tonio. È uno dei pochi momenti belli delle nostre scialbe giornate. Il momento nel quale ci si trova tutti uniti, dopo una giornata di estenuante lavoro! Ed ora lascio la penna… ad un altro giorno la continuazione…

7-8-9 agostolunedì-martedì-mercoledì

Le giornate si susseguono senza posa, ininterrottamente, sempre con lo stesso ritmo, senza che alcun avvenimento venga a rompere la monotonia. Certi momenti, questa vita sistematica fa esasperare e l’animo si inasprisce sempre più: avevano detto che ci passavano civili, ma fin’ora non si è visto

30 Si tratta dei trentuno fogli da lettera, scritti davanti e dietro, su cui è stato redatto il diario. Sul quaderno il racconto si interrompe alla seconda pagina.

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alcun risultato positivo e siamo sempre al punto di prima. Anzi, mentre prima c’erano 2 reticolati, ora ne hanno aggiunto un altro, per paura che ci avviciniamo troppo agli altri due: civili!… In fabbrica il lavoro è diminuito sensibilmente e molti reparti sono addi-rittura fermi e molti di noi li mandano fuori a lavorare. Io smetto sempre alle 16 e al ritorno in baracca faccio a tempo a fare un bel pisolino, davvero ristoratore.Dopo il rancio si discorre si fanno previsioni, progetti… la famiglia, la casa l’Italia… gli argomenti sono sempre quelli! Mentre scrivo, Tore disegna come al solito anche lui, per sbarcare il lunario della fame. Davvero che io gli devo tanta riconoscenza, perché quando può mi aiuta. Dopo tanto tempo che ci troviamo assieme ci siamo affezionati l’uno al-l’altro e la nostra amicizia si è rafforzata sempre più. Spesso discorriamo assieme e si và con la mente a tempi lontani. Tanto io che lui, la musica e la montagna sono le nostre passioni, e i discorsi invariabilmente si aggirano su questi argomenti, che sono sempre i preferiti. Così pure cerchiamo di farci coraggio a vicenda infondendoci un po’ di fede l’un con l’altro ed attendere così il momento di poterci ritrovare in Patria, felici e liberi. Continuerei a scrivere ma c’è il contrappello. Dopo dirò il Rosario e chissà che la Madonna non ci infonda a tutti un po’ più di fede, perche davvero un po’ si è affievolita e ci vuole davvero qualco-sa che la rafforzi di nuovo e che la rinnovelli.

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Indici

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INDICE DEI NOMI

Aga Rossi Elena 19nAldo 60-61, 64, 68, 71, 82, 116Alfredo don 60Amiotti Giovanni 5, 15nAntonio [Panizza] 30, 50-51, 55, 61, 63-64, 67-68, 91-92, 97, 105, 108-110, 114, 117, 120, 124, 136, 141, 147Asti Dina 142nAttilio vedi Mutinelli Attilio

Badoglio Pietro 17-19n, 31n, 36, 48n, 55Banfi Carla Margherita (vedi anche Mam-ma) 7, 9, 11, 14nBanfi Gianni 9Banfi Rita 9, 131Bellomi Clementina (“Menta”) 11-12, 14n, 38-39 e n, 57, 69, 80-81, 85, 98-99, 106, 118Benedetto XV 11nBignami Folco 52Bortolot Gregorio vedi Gregorio [Bortolot]Capuzzo [Antonio] 30, 90Carluccia 131Carmelina 99Casagrande [Antonio] 30, 103, 105, 108, 110, 115, 117Cesare [Ramorino] 26, 30, 55, 57, 60-61, 63-64, 67, 70-71, 84, 91-92, 98, 112, 116, 118, 129Chiesa Giuseppe (Pino) 44 e n, 52, 138Chesi Giuliano 37nCiossani Carlo 60Codin [Alessandro] 30, 138

D’Angelo Mario 20n

De Paoli Enrico 8De Paoli Enzo 5, 7,8 e n, 10-14 e n, 16 e n, 26, 30, 39, 52-53, 57, 61, 77, 85, 88-89, 118, 140De Paoli Ettore (vedi anche Papà)7, 8, 9, 14 e n,De Paoli Marisa 5, 7, 9-12, 14n, 39, 53, 57, 61-62, 85, 88, 99, 140De Paoli Pierangela 5, 7, 8n, 10, 12, 14n, 39, 53, 57, 61, 85, 88Di Pasquale 41, 43

Elio [Goeli] 30, 116Ernesta 106

Frassineti 32

Gennari don Giuseppe 11-12 e n, 14, 23, 58 e n-59, 68, 100, 122, 128Gentile Emilio 8n, 23nGino 104Giuseppe don vedi Gennari don GiuseppeGnocchi don Carlo 24nGoeli Elio vedi Elio [Goeli]Goi 121, 124, 129-130, 136Gregorio [Bortolot] 30, 71, 76, 83, 91-92, 97Hitler Adolf 17, 23

Klinkhammer Lutz, 19n

Lazzari [Samuele] 30, 83, 136Lazzero R. 20nLina 59Lino 13

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Macchioni De Paoli Agea 5, 7, 14 e n, 16, 23-24, 26-27, 30Mamma (vedi anche Banfi Carla Margheri-ta) 38-39, 41, 53, 56-57, 66, 69-70, 74, 77, 79, 83-86, 89, 91-92, 97, 97-102, 105-106, 109, 111, 113-114, 118, 121-122, 125-129, 131-139, 143, 147Maraschi Rinaldo 24nMaricurti 138Mazza 44, 141Marcolini 21Mazza 61Menta vedi Bellomi ClementinaMussolini Benito 17-19n, 36Mutinelli Attilio 24, 30, 42, 44, 67, 74, 78, 83-84, 86, 92, 99-100, 108, 110, 112, 120-122, 124, 127-128, 130, 144, 147

Natta Alessandro 21 e nNonna 62, 90, 99, 106, 131, 136

Ongaro Ercole 5, 7 e n, 8n, 11n-12n, 15n-17n,

Pacchiarini Gaetano 24nPallavera Ferruccio 8nPanizza Antonio vedi Antonio [Panizza]Papà (vedi anche De Paoli Ettore) 39, 57, 69, 74, 77, 86, 91-92, 97, 99, 100-106, 109, 115, 118, 125-127, 131-132, 134, 136-137, 140Peli Santo 17n-18nPiemonte M. 34nPino vedi Chiesa Giuseppe

Quartieri Nino 60

Ramorino Cesare vedi Cesare [Ramorino]Riccadonna Gianluca 5, 7, 8n, 11n-12n,

16n-17n, 24nRigoni Stern Mario 23nRipepe G. 16nRochat Giorgio 17n, 20nRoncalli Adelaide 142nRota [Giacomo] 30, 105Rovasio Salvatore vedi Salvatore [Rovasio]

Salvatore [Rovasio] 30-31, 36, 43-44, 60, 71, 78, 85, 92, 102, 108, 114, 115, 120, 130, 132, 142, 147-148Samuele vedi Lazzari SamueleSivori [Oreste] 30, 95, 106, 117Stefanato 98

Teresa 59Tonio vedi Antonio [Panizza]Tore vedi Salvatore [Rovasio]Trenker Luis 145n

Vaccari Marcello 18nVecchio Giorgio 24nVillari 110Vittorio Emanuele III 17

Whymper E. 145n

Zambarbieri Annibale 23nZanolini mons. Pietro 11nZanoni Gianpiero 13

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INDICE DEI LUOGHI

Abbiategrasso 7Alagna 14, 51-52, 59-60-61, 99Augsburg 33

Bargano 5Belluno 30Bergamo 30, 142nBerlino 17-18n, 33-34 e n, 37, 43, 54, 72, 75, 85, 124, 142-143Bolzano 31-33Bonate Sopra 142nBratislava 12nBrescia 30Bresso 8nBrizzolara 30Budapest 12n

Capizzone 14Cavenago d’Adda 7 e n, 8, 9, 61, 118Centrisola 30Cison di Valmarino 30Codogno 58n, 73Collio 30

Dora-Mittelbau 20n

Genova 30, 47Ghiaie di Bonate Sopra 142n

Innsbruck 33

Jena 33

Lanars 30La Spezia 47Lendinara 30Leopoli 12nLepanto 46nLipsia 12n, 16n-17n, 33

Lodi 7-8, 10-12, 14n, 27, 39, 44n, 53, 58n, 69, 73, 79, 88-89, 99, 100 n -101, 104 e n, 142nLuckenwalde 17-18, 20-21, 34 e n, 37n, 54, 78, 92, 130, 133, 139

Merano 17, 31Milano 8,11-12, 14n, 30, 40, 99Monaco 33

Naunhoff 17nNorimberga 33

Ospedaletto Euganeo 30

Padova 30Pianmisura 59Pompei 5, 132Ponte S. Pietro 30Praga 12n

Roma 8, 138Rovigo 30

Salò 18Selva di Valgardena 85, 87S. Omobono 14Sondrio 30

Tirano 30Treviso 30

Venezia 47Vienna 12n

Wildau 11, 17, 20-21, 45, 57, 142Wittenberg 34

Zoppé di Cadore 30

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INDICE

Presentazione p. 5di Ercole Ongaro

Gian Paolo De Paoli: dignità e fede nel lager p. 7di Gianluca Riccadonna

Diario della mia prigionia in Germania p. 29 di Gian Paolo De Paoli

Indice dei nomi p. 151

Indice dei luoghi p. 153

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QUADERNI ILSRECO

1. E. ONGARO, Dove è nata la nostra Costituzione, Lettura scenica, marzo 1998, [pp. 24].2. F. CATTANEO – A. MONTENEGRO, Trent’anni fa il Sessantotto. Viaggio nel Sessantotto (e dintorni) nel Lodigiano, novembre 1998, p. 58.3. E. ONGARO – FRANCESCA RIBONI, Il Sessantotto a Lodi, aprile 1999, p. 55.4. E. ONGARO, a cura di, Lodi sui muri. Manifesti 1859-1899, catalogo della mostra (Archivio Comunale, sala del deposito, 16 aprile – 7 maggio 1999), aprile 1999, pp. 59.5. E. ONGARO, Bambini esclusi. A dieci anni dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, Lettura scenica, novembre 1999, pp. 35.6. SARA ONGARO, I colonialismi: fenomenologia dell’agire occidentale, aprile 2000, pp. 39.7. E. ONGARO, a cura di, Lodi sui muri. Manifesti 1900-1950, catalogo della mostra (Chiesa di S. Cristoforo 16 settembre – 8 ottobre 2000), settembre 2000, pp. 110.8. E. ONGARO, a cura di, Giorgio Dossena. Scritti e discorsi 1946-1998, dicembre 2000, pp. 159.9. GIACOMO BASSI, 1901. Contadini in sciopero nella Bassa Padana, catalogo della mostra, aprile 2001, pp. 22.10. LAURA COCI – ISA OTTOBELLI – F. CATTANEO,a cura di, Perché non accada mai più, gennaio 2002, pp. 28.11. L. COCI, a cura di, Il revisionismo storico, dicembre 2002, pp. 66.12. F. CATTANEO – L. COCI – I. OTTOBELLI – G. RICCADONNA, a cura di, La vita offesa. Memorie di lodigiani, lettura scenica per la Giornata della memoria, marzo 2003, pp. 43.13. FRANCO GALLUZZI. Se potessi…, a cura di Gennaro Carbone, Annalisa Degradi e Isa Ottobelli, aprile 2004, pp. 47.14. HANS KRAZA, Brundibar ovvero il suonatore di organetto, a cura di I. Ottobelli, per la Giornata della memoria, gennaio 2005, pp. 22.15. E. ALBONI, Una vita tra sogni e realtà, a cura di E. Ongaro, pp. 191, marzo 2005.16. E. ONGARO – GIANLUCA RICCADONNA, Percorsi di Resistenza nel Lodigiano, pp. 159, aprile 2006.

Inoltre l’ILSRECO ha pubblicato presso la casa editrice FrancoAngeli:E. ONGARO, a cura di, Il Lodigiano nel Novecento. La politica, Milano 2003, pp. 509.E. ONGARO, a cura di, Il Lodigiano nel Novecento. La cultura, Milano 2006, pp. 458.

L’Istituto Lodigiano per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ILSRECO) si è costituito

nel 1998 per rendere viva la memoria storica sia attraverso la raccolta e valorizzazione del patrimonio do-

cumentario scritto, orale, iconografico e audiovisivo esistente nel Lodigiano sia attraverso nuove ricerche

sui molteplici aspetti della società contemporanea. Ha sede a Lodi presso l’Archivio storico comunale, in

via Fissiraga 17.

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finito di stamparedicembre 2006

Cooperativa Sociale Tipolitografia SOLLICITUDO

Lodi

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