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MUSICA BAROCCA Arrivato al quarto volume (dedicato ad Albinoni) della serie « The Baroque Pro- ject », Marcello Di Lisa ci illustra i principi della sua ricerca musicologica e arti- stica. Antologia, nobile arte: intervista a Marcello Di Lisa di Carlo Vitali 56 musica 269, settembre 2015 Marcell o Di Lisa e il Concerto de’ Cavalieri Si e ` incominciato con due CD incisi con Da- niela Barcellona, dedicati ad Alessandro Scarlatti e a Pergolesi (pubblicati nel 2011 e 2012), per proseguire, l’anno scorso, con Kristina Hammarstro ¨ m nell’album vivaldia- no: e ` « The Baroque Project », che Marcello Di Lisa, con il suo Concerto de’ Cavalieri, sta portando avanti per Deutsche Harmonia Mundi. L’attuale tappa dedicata ad Albinoni (con il soprano portoghese Ana Quintans) e `

Transcript of di lisa 56. · ta spesso dal vivo. Ci parli un po’ di lei. E` una voce molto particolare, dal...

  • MUSICA BAROCCA

    Arrivato al quarto volume (dedicato adAlbinoni) della serie « The Baroque Pro-ject », Marcello Di Lisa ci illustra i principidella sua ricerca musicologica e arti-stica.

    Antologia, nobile arte:intervista a Marcello Di Lisa

    di Carlo Vitali

    56 musica 269, settembre 2015

    Marcell o Di Lisa e il Concerto de’ Cavalieri

    Si è incominciato con due CD incisi con Da-niela Barcellona, dedicati ad AlessandroScarlatti e a Pergolesi (pubblicati nel 2011e 2012), per proseguire, l’anno scorso, conKristina Hammarström nell’album vivaldia-

    no: è « The Baroque Project », che MarcelloDi Lisa, con il suo Concerto de’ Cavalieri,sta portando avanti per Deutsche HarmoniaMundi. L’attuale tappa dedicata ad Albinoni(con il soprano portoghese Ana Quintans) è

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    l’occasione per approfondire un percorsoche, nel futuro, toccherà anche la musica diHasse e Porpora, fino a giungere alla pro-duzione milanese di Mozart.

    Marcello Di Lisa, con questa sua ulti-ma uscita discografica lei e il suoConcerto de’ Cavalieri siete all’ennesi-ma antologia di brani vocali baroc-chi, beninteso corredati degli oppor-tuni fillers strumentali che offronoesposizione anche all’orchestra. Haqualcosa contro le registrazioni inte-grali?Certo che no! Il carattere antologico derivadalla natura stessa di quel « Baroque Pro-ject » che sto portando avanti per Sony instretta collaborazione con Mario Marcarini.Con Albinoni siamo al quarto volume, dopoquelli dedicati ad Alessandro Scarlatti, Per-golesi e Vivaldi.

    Compilare antologie è un’arte, forsepoco apprezzata da quei produttoriche tendono al « completismo » disco-grafico anche quando il merito del la-voro non giustifica lo sforzo. Tantoper non far nomi, mi sembra il casodel Pergolesi serio. Una cosa è l’aspet-tativa dello studioso, ma il grande pub-blico può pensarla altrimenti.Anzi direi che, al di là di considerazionimusicologiche, le antologie di arie stianofacendo tendenza. Ciò non solo per limitie costi di produzione, ma per cause legatealle nuove abitudini d’ascolto. Oggi, poten-do acquistare musica « liquida » diretta-mente in rete, cresce la tendenza a scari-care anche solo uno o due frammenti diun progetto discografico unitario. Credoche le antologie rispondano a questa natu-rale evoluzione del mercato. Tuttavia il So-ny Baroque Project non vuol essere soltan-to uno scaffale di antologie, ma un panora-ma ragionato dell’opera barocca italiana. Alavoro ultimato, il suo valore complessivodovrà superare la somma dei singoli volu-mi. Detto questo, registrazioni integrali so-no certo auspicabili, a patto che, come leidice, ne valga la pena. Negli ultimi anniabbiamo infatti lavorato su partiture inedi-

    te come l’Erminia di Alessandro Scarlatti,che abbiamo appena eseguito a Montpel-lier nell’ambito del Festival di Radio Fran-ce, e la versione romana del Tito Manliodi Vivaldi (RV Anh. 56), che nel 2013 ab-biamo presentato in prima mondiale al Fe-stival d’Ambronay sulla base di una rico-struzione di Frédéric Délamea. Musica sen-z’altro degna di registrazione integrale nonappena ve ne sarà l’occasione.

    Ai nostri giorni Tomaso Albinoni haraggiunto fama mondiale grazie all’u-nico brano che non ha mai scritto, unAdagio in sol minore abilmente cucina-to da Remo Giazotto. Ma anche tra i

    ben informati pochi immaginano cheavesse coperto tanta carta da musicacon opere, serenate e cantate. Oltreun’ottantina solo i titoli operistici, po-co meno del suo amico-rivale Vivaldi.Però in partitura completa se ne sonoconservati molto meno; tre opere serie,

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    un intermezzo e tre serenate. Indice diminor valore artistico?Adagio a parte, Albinoni oggi è noto perlo-più come autore di musica strumentale, spe-cie violinistica. Sappiamo però che al suotempo era assai noto e attivo come operista,avendo composto almeno cinquanta opereoriginali, senza considerare una trentina dipasticci. Di tutta questa produzione la mas-sima parte è perduta, e solo pochi frammen-ti ci sono pervenuti in tradizione manoscrit-ta. Il naufragio credo si debba soprattuttoalla presenza contemporanea di un fuori-classe come Vivaldi. Grazie a vicende fortu-nate, l’archivio personale di Vivaldi è passa-to quasi intatto da Vienna a Torino; condi-zione di privilegio che ne favorı̀ la riscoper-ta nel Novecento, e che non si verificò perAlbinoni o altri eccellenti operisti del suoambiente, tipo Gasparini e Giacomelli. Dun-que nel caso di Albinoni procedere antologi-camente è stata una necessità, che però miha permesso di campionare il suo lungo ar-co di attività, dagli esordi con Zenobia(1694), fino alla più matura e « galante » Ar-delinda (1732), di cui sono sopravvissutecinque arie che proprio lei ha identificato ecatalogato presso l’Archivio di Stato di Bolo-gna nel lontano 1979.

    Non posso negarlo. Le segnalai a Mi-chael Talbot giusto in tempo perché po-tesse farne menzione nella sua bellamonografia su Albinoni, stampata in te-desco e in inglese ma non in italiano.Dunque Albinoni versus Vivaldi: il con-fronto è d’obbligo.Sono i due grandi emblemi della cultura mu-sicale veneziana. Non a caso sono entrati afar parte del progetto, poiché credo che unastoria dell’opera barocca italiana non possaprescindere da entrambi. È chiaro che unconfronto diretto termina quasi sempre a fa-vore del secondo: se è vero che Vivaldi nonè sempre al top dell’originalità, quando tirauna delle sue zampate, per dirla alla buona,non ce n’è per nessuno. Dal canto suo, Albi-noni è compositore di gran talento, dotatoanzitutto di una felicissima invenzione melo-

    dica. Ma sul piano formale è stato Vivaldi afar avanzare, e non di poco, il linguaggiomusicale veneziano del primo Settecento.

    Quali caratteristiche giudica fonda-mentali nella scelta di un cast vocaleper il repertorio barocco italiano?Trovo che siano le capacità tecniche – inclu-sa dizione e comprensione del testo – equelle interpretative. Tuttavia le seconde so-no più legate a una valutazione di gusto. Leprime sono invece più oggettive, e dunquetendo a partire da quelle. C’è poi differenzadi periodi storici, a seconda che si parli diprimo Barocco, o di tardo Seicento, o di pri-mo Settecento. Non tutti riescono altrettan-to bene in ogni repertorio.

    La primadonna del CD è il soprano por-toghese Ana Quintans. Ricordiamo diaverla recensita su queste pagine comefrizzante e virtuosistica Drusilla nellaPoppea madrilena diretta da WilliamChristie (un DVD Virgin Classics). Dallenostre parti, purtroppo, non la si ascol-ta spesso dal vivo. Ci parli un po’ di lei.È una voce molto particolare, dal timbroadamantino se pur non privo di sensualità,che riesce efficacissima anche nelle arie pa-tetiche. Per me è stato un piacere incontrarlae collaborare con lei, anche perché alle dotivocali unisce una professionalità e una di-sponibilità umana non comuni. Alcune ariele ho scelte proprio pensando alla sua voce;ad esempio la struggente « Ristoro degli af-flitti » dall’Eraclea o la dolcissima « Quelsembiante e quel bel volto » dall’Incostanzaschernita. Due aggettivi che possono appli-carsi bene al temperamento vocale di Ana.

    Lei nasce clavicembalista, ma il suostrumento preferito è ormai il Concertode’ Cavalieri; non uno dei tanti gruppi ageometria variabile che presto tendonoa divenire una compagnia di venturaunificata solo dal nome del fondatore.Oltre alla costanza della formazione,si nota una somma di eccellenti indivi-dualità solistiche. I rapporti con tanti

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    primi uomini e prime donne sono sem-pre idilliaci?Sı̀, in effetti l’intento era proprio quello difondare un ensemble che mantenesse neltempo una sua individualità stilistica ricono-scibile. Ciò anche grazie alla stabilità deicomponenti, poiché ho sempre voluto cheConcerto de’ Cavalieri avesse per cosı̀ direuna sua pluralità e che, a parte le direttricifondamentali, si esprimesse anche attraver-so la bravura e l’esperienza dei suoi mem-bri. Ciò ha reso necessaria una selezione ca-ratteriale molto accurata, proprio per limita-re le tensioni che si possono talvolta genera-re nel lavoro comune.

    Progetti in cantiere?Lavoreremo ancora sull’Albinoni operista,che sarà centrale nella nostra prossima at-tività concertistica. E poi proseguiremocon il progetto Sony: sono allo studio altrivolumi per addentrarci ulteriormente nellastoria del melodramma italiano settecente-sco. Ma uno spazio d’elezione sarà sempreriservato ad Alessandro Scarlatti, che restail nostro autore di riferimento. Più in gene-rale, ci dedicheremo a sviluppare il nostrorepertorio strumentale, in cui vorrei cheConcerto de’ Cavalieri affermasse semprepiù la propria peculiare proposta interpre-tativa. &

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    CDALBINONI « Opera Arias and InstrumentalMusic ». Arie da Zenobia, Statira, L’inco-stanza schernita, Eraclea, Le gare genero-se, Ardelinda soprano Ana Quintans Con-certo de’ Cavalieri, direttore Marcello DiLisaDHM 88875081922DDD 55:42

    HHHHHHHHHH

    Pur proclamandosinei suoi frontespizi« Musico di Violi-no », non v’è dubbioche Albinoni fosseattratto dalla voce

    umana e ne comprendesse le esi-genze. Aveva sposato una « canteri-na », Margherita Raimondi, attiva inteatro prima e dopo le nozze; a det-ta del Caffi, suo primo biografo,avrebbe diretto a Venezia una fio-rente scuola privata di canto, e asettant’anni suonati fece domandaper essere assunto in analoga vesteal conservatorio dell’Ospedaletto,che però gli antepose il più giovanePorpora. Eppure nella sua produ-zione teatrale, o meglio in quel po-co che ce ne resta, sembra non in-dulgesse senza limiti al protagoni-smo di castrati e primedonne. Alcontrario: basta ascoltare sul pre-sente CD « Quel sembiante », un’ariadel 1727, per scoprire come la lun-ga melodia legata, e sempre risor-gente fra i sontuosi ritornelli degli

    archi, presenti la parte del sopranosaldamente integrata in una struttu-ra musicale unitaria, quasi una voxprima inter pares. Non si ci atten-deva tanto dopo il folgorante ma unpo’ sbrigativo attacco della Sinfoniadalla Zenobia (1694), dove due Al-legri con tromba incorniciano unabreve sonata « da chiesa », termineequivoco che tuttavia rimanda aun’eredità corelliana tuttora percet-tibile nei Concerti dell’Op. V (1707).Nel campione qui registrato (n. 5) èassai notevole l’Allegro finale in for-ma fugata che di colpo ci trasportain plaghe più nordiche, magari ver-so la provincia turingia dove ci pared’intravvedere un giovane JohannSebastian in attento ascolto, mentrela severa Sinfonia in Sol minore(tracks 15-18) dimostra un intentodi caratterizzazione superiore allamedia delle intercambiabili ouvertu-re teatrali del tempo.Nel complesso non si può dire cheil maestro veneziano fosse un avan-guardista, benché « Se avessi più diun core » dall’Ardelinda del 1732,risenta già, nell’apertura a qualchepiù molle inflessione armonica, delnuovo idioma operistico napoletano– vuoi del Porpora verace, vuoi del-l’adottivo Hasse. A quell’epoca Albi-noni aveva sul groppone un quaran-tennio di carriera teatrale esercitatacon i massimi onori in tutt’Italia eanche fuori. Tra i motivi di un cosı̀lungo successo si possono contarela simmetria e l’eleganza di una

    scrittura oscillante fra il patetico« leggero », più elegiaco che non ve-ramente drammatico, e il predomi-nio di ritmi estroversi, tonalità mag-giori, passi di agilità capaci di valo-rizzare il testo senza appesantirlocon pompe declamatorie. Cosı̀ adesempio nelle arie di guerra, vera ometaforica (tracks 4 e 14); ma al-trettanto nella svagata e mobilissi-ma « Se premio alla costanza »,trionfo del soubrettismo ante litte-ram (track 10).Con lucida consapevolezza analiti-ca, la signora Quintans e i suoi ac-compagnatori sviluppano temi e ri-prese, ritornelli e da capo; taloracon ironia di ottima lega, semprecon ornamentazioni stilisticamenteattendibili. Maiuscole prestazionisolistiche in alcuni spunti concer-tanti di violino, flauto, tromba e vio-loncello. La sezione di continuoscandisce con flessibilità il respirodell’insieme, quella degli archi ec-celle per compatto splendore disuono. Tutti quanti sembrano diver-tirsi e fanno divertire l’ascoltatore,com’era nelle legittime aspettativedel « Teatro alla Moda ». Eseguitecosı̀, chi non scambierebbe una so-la di queste arie con una dozzina diSalmi usciti dalla penna contegno-sa del nobiluomo Benedetto Mar-cello? Alla nitida presa di suono siaggiunge l’alto tasso di novità delrepertorio, con nove tracks su 19 inprima registrazione assoluta.

    Carlo Vitali

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