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1 1. PREMESSA Su incarico dei proprietari dei suoli aderenti al Piano di lottizzazione nell‟area artigianale- commerciale classificata D24dal PRG vigente nel Comune di Pontecagnano-Faiano, il sottoscritto arch. Donato Cerone, nato a Muro Lucano (PZ) il 20.07.1956 e residente a Salerno in via Carmine, n°33 iscritto all‟Ordine degli Architetti della Provincia di Salerno, Albo n 286, ha ricevuto incarico di redigere le documentazioni necessarie per attivare il procedimento di VAS normativamente previsto che, quale prima fase, prevede la verifica di assoggettabilità o screening, attraverso l‟elaborazione di un rapporto ambientale preliminare, così come previsto dall‟ art. 6 comma 3 del Dlg. Vo n.4 del 16/01/2008, modificativo del D.Lgvo n. 156/2006. Il progetto interessa una superficie territoriale di 3,3 Ha e, pertanto, si può considerare un piano che “interessa una piccola area a livello locale” per il quale il già citato, Dlg. Vo n.4 del 16/01/2008 prevede la redazione della verifica di assoggettabilità, e nell‟Allegato I, detta i criteri di tale verifica, di cui puntualmente si è tenuto conto per l‟elaborazione del presente rapporto preliminare come illustrato nel successivo capitolo 4 dello stesso. 2. DALLO SVILUPPO SOSTENIBILE ALLA VAS 2.1 INTRODUZIONE Il consumo di risorse non riproducibili costituisce un pericolo per le generazioni future. Il principio di sostenibilità contiene, in sostanza, un enunciato etico in base al quale la sostenibilità è un mezzo per superare la povertà e perseguire l’equità sociale presente e futura, attribuendo maggiore considerazione all’impatto che le nostre azioni producono sul benessere delle generazioni future. Da ciò emerge che per essere sostenibile lo sviluppo deve preservare le risorse e distribuirle equamente fra le generazioni. Per sviluppo sostenibile si intende: “Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri” (Gro Harem Bruntdland, 1987). Lo strumento che consente l‟attuazione del principio di sostenibilità è la Valutazione Ambientale Strategica. Essa si fonda sull‟integrazione delle problematiche ambientali con i processi valutativi economici e sociali e sottolinea, principalmente, il ruolo strategico che riveste l‟ambiente nella strutturazione dei piani territoriali e urbani e dei modelli di sviluppo. Lo strumento della VAS ha pertanto la potenzialità di trasformare i processi di pianificazione/territoriale urbanistica e programmazione dello sviluppo, in processi di pianificazione/programmazione di tipo integrato in grado di perseguire uno sviluppo sostenibile in termini e ambientali e sociali, economici, culturali e politici.

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1. PREMESSA

Su incarico dei proprietari dei suoli aderenti al Piano di lottizzazione nell‟area artigianale-

commerciale classificata “D24” dal PRG vigente nel Comune di Pontecagnano-Faiano, il

sottoscritto arch. Donato Cerone, nato a Muro Lucano (PZ) il 20.07.1956 e residente a Salerno in

via Carmine, n°33 iscritto all‟Ordine degli Architetti della Provincia di Salerno, Albo n 286, ha

ricevuto incarico di redigere le documentazioni necessarie per attivare il procedimento di VAS

normativamente previsto che, quale prima fase, prevede la verifica di assoggettabilità o

screening, attraverso l‟elaborazione di un rapporto ambientale preliminare, così come previsto

dall‟ art. 6 comma 3 del Dlg. Vo n.4 del 16/01/2008, modificativo del D.Lgvo n. 156/2006. Il

progetto interessa una superficie territoriale di 3,3 Ha e, pertanto, si può considerare un piano che

“interessa una piccola area a livello locale” per il quale il già citato, Dlg. Vo n.4 del 16/01/2008

prevede la redazione della verifica di assoggettabilità, e nell‟Allegato I, detta i criteri di tale verifica,

di cui puntualmente si è tenuto conto per l‟elaborazione del presente rapporto preliminare come

illustrato nel successivo capitolo 4 dello stesso.

2. DALLO SVILUPPO SOSTENIBILE ALLA VAS

2.1 INTRODUZIONE

Il consumo di risorse non riproducibili costituisce un pericolo per le generazioni future.

Il principio di sostenibilità contiene, in sostanza, un enunciato etico in base al quale la

sostenibilità è un mezzo per superare la povertà e perseguire l’equità sociale presente e

futura, attribuendo maggiore considerazione all’impatto che le nostre azioni producono sul

benessere delle generazioni future.

Da ciò emerge che per essere sostenibile lo sviluppo deve preservare le risorse e distribuirle

equamente fra le generazioni.

Per sviluppo sostenibile si intende: “Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni

della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future

riescano a soddisfare i propri” (Gro Harem Bruntdland, 1987). Lo strumento che consente

l‟attuazione del principio di sostenibilità è la Valutazione Ambientale Strategica. Essa si fonda

sull‟integrazione delle problematiche ambientali con i processi valutativi economici e sociali e

sottolinea, principalmente, il ruolo strategico che riveste l‟ambiente nella strutturazione dei piani

territoriali e urbani e dei modelli di sviluppo.

Lo strumento della VAS ha pertanto la potenzialità di trasformare i processi di

pianificazione/territoriale urbanistica e programmazione dello sviluppo, in processi di

pianificazione/programmazione di tipo integrato in grado di perseguire uno sviluppo sostenibile in

termini e ambientali e sociali, economici, culturali e politici.

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L‟integrazione della dimensione ambientale nei processi di formazione delle decisioni e nella

predisposizione di politiche, piani e programmi settoriali, richiede la piena introduzione della

“Valutazione Ambientale Strategica” la quale, per questo motivo, può essere vista come mezzo

per attuare lo sviluppo sostenibile.

La Direttiva 2001/42/CE dell‟Unione Europea concernente la valutazione degli effetti di

determinati piani e programmi sull‟ambiente, nota come direttiva sulla VAS, all‟art.1 cita: “la

presente direttiva ha l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di

contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione di piani e

programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile”.

Si riscontra pertanto una crescente attenzione alle questioni ambientali nelle fasi decisionali

molto più accentuata che in passato ove spesso risultava debole o inadeguata quando del tutto

inesistente.

La Valutazione Ambientale merita comunque una più esauriente definizione. La già citata

Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001, all‟art. 2 lettera b) precisa che “per “valutazione

ambientale” si intende: l’elaborazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento di

consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell’iter

decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione a norma degli articoli da 4

a 9”, e che, inoltre (lettera c) “per “rapporto ambientale” s’intende la parte della documentazione

del piano o del programma prescritte all’art. 5 e nell’allegato I”.

Le informazioni che devono essere contenute nel Rapporto ambientale (art. 5 comma 2

della suddetta direttiva) sono “quelle che possono essere ragionevolmente richieste, tenuto conto

del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione attuali, dei contenuti e del livello di dettaglio

del piano o del programma…”.

Tali elementi sono stati recepiti dal D.Lgvo n. 152/2006, come modificato dal recente D.Lgvo

4/2008, attualmente in vigore e di cui si tratterà nel seguito.

2.2 IL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE

La popolazione del pianeta continua ad espandersi, anche se si manifestano indizi di

rallentamento ed anche se in alcuni Paesi, come l‟Italia, la crescita si è fermata.

I Paesi più industrializzati continuano a prelevare risorse, acqua ed energia dall‟ambiente, a

diffondere inquinanti e disperdere rifiuti producendo danni al territorio, all‟aria, all‟acqua con

carattere irrimediabilmente irreversibile. I sistemi economici richiedono, in ogni caso, indici di

crescita positivi, mentre l‟ambiente richiede equilibrio e stabilità.

Per lo sviluppo sostenibile l‟equilibrio, l‟autosufficienza e l‟autoorganizzazione degli

ecosistemi devono convivere con i processi antropici, in squilibrio permanente, generatori continui

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di nuova entropia. Ogni abitante nel mondo sviluppato consuma, rispetto ad un abitante di un

paese povero, molteplici risorse. La crescita economica e demografica ed il bisogno legittimo di

nuovi consumi dei Paesi poveri, non hanno altre risorse che quelle naturali. Per converso il

modello di benessere richiede per noi e per le future generazioni aria, acqua e cibi non inquinanti,

paesaggi non degradati, mari e coste accoglienti, città capaci di contenere e proteggere gli

immensi patrimoni di cultura sviluppati nel tempo ma anche funzionali ed organizzate sulle nuove

scale dei bisogni.

La definizione dello sviluppo sostenibile, che “garantisce i bisogni del presente senza

compromettere le possibilità delle generazioni future di fare altrettanto”, è una conquista del

pensiero umano di fine millennio che mira alla qualità della vita, alla pace e ad una prosperità

crescente e giusta in un ambiente pulito e salubre.

Lo sviluppo sostenibile non è un idea nuova. Molte culture nella storia hanno compreso la

necessità dell‟armonia tra ambiente, società ed economia. Di nuovo c‟è la formulazione di questa

idea forza nel concetto globale di società industriali ed in via di sviluppo e nella consapevolezza

dell‟esaurimento tendenziale delle risorse del pianeta.

Lo sviluppo sostenibile non è perseguibile senza un profondo cambiamento degli attuali

modelli di sviluppo e dei rapporti economico-sociali.

2.3 EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE

In questo paragrafo, viene ripercorsa l‟evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile.

Esso ha avuto numerosi stadi di sviluppo: partendo dal lontano 1972 con la Dichiarazione di

Stoccolma, sino ad arrivare alla più recente Conferenza di Johannesburg nel 2002.

Queste le tappe evolutive della sostenibilità nel tempo:

1972 Stoccolma

1980 Strategia mondiale per la conservazione

1987 rapporto Brundtland

1992 Rio de Janeiro

1993 Piano d‟azione dell‟Unione Europea

1993 Piano d‟azione in Italia

1994 Aalborg

1996 Lisbona

1996 Istanbul

1997 Kyoto

1997 New York

1997 Amsterdam

1998 Aarhus

1999 Italia, agenda 21 locale

2000 Hannover

2001 Piano d‟azione dell‟Unione Europea

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2001 Doha, Qatar

2002 Monterey

2002 Roma

2002 Strategia d‟azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia

2002 Johannesburg

1972 Dichiarazione di Stoccolma. Nel preambolo la dichiarazione afferma che siamo ormai

giunti ad un punto della storia in cui “noi dobbiamo condurre le nostre azioni in tutto il mondo con

più prudente attenzione per le loro conseguenze sull’ambiente”. La difesa e il miglioramento

dell‟ambiente sono divenuti uno scopo imperativo per tutta l‟umanità. Particolarmente significativo

in relazione al tema che ci occupa, cioè la Valutazione della variante al PRG (ora PUC), risulta

l‟art.15 della Dichiarazione: “Nella pianificazione edile e urbana occorre evitare gli effetti negativi

sull’ambiente, ricavandone i massimi vantaggi sociali, economici ed ecologici per tutti”.

1980 Strategia Mondiale per la conservazione. Negli anni „80 si fa strada l‟esigenza di

conciliare crescita economica ed equa distribuzione delle risorse in un nuovo modello di sviluppo. Il

principio organizzativo di questo paradigma viene individuato nel concetto di sostenibilità dello

sviluppo: “un insieme di valori che interessa tutti i campi dell’attività umana, in modo trasversale e

in una prospettiva di lungo termine”. Per affrontare le sfide di una rapida globalizzazione del

mondo una coerente ed una coordinata politica ambientale deve andare di pari passo con lo

sviluppo economico e l‟impegno sociale.

1987 Rapporto Brundtland. Gro Harem Brundtland, Presidente della Commissione Mondiale

Ambiente e Sviluppo presenta, su incarico delle Nazioni Unite, il proprio rapporto e formula una

efficace definizione di sviluppo sostenibile, secondo la quale: “lo sviluppo che è in grado di

soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le

generazioni future riescano a soddisfare i propri”. Nella pianificazione e nei processi

decisionali di governi e industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse e

ambiente in modo da permettere una continua riduzione dell‟influenza che energie e risorse hanno

nella crescita, incrementando l‟efficienza nell‟uso delle seconde, incoraggiandone la riduzione e il

riciclaggio dei rifiuti.

1992 Rio de Janeiro, Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo. La necessità di costruire uno

sviluppo sostenibile, conduce la comunità mondiale a riunirsi a Rio. Nasce la Commissione per lo

Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite CSD, con il mandato di elaborare indirizzi politici per le

attività future. A Rio vengono sottoscritte 2 Convenzioni e 3 Dichiarazioni: la Convenzione quadro

sui cambiamenti climatici, la Convenzione quadro sulla biodiversità, Programma d‟azione per il

XXI° secolo Agenda 21, Dichiarazione per la gestione sostenibile delle foreste, Dichiarazione di

Rio su ambiente e sviluppo.

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1993 Piano d’azione dell’Unione Europea, “per uno sviluppo durevole e sostenibile 93/99”.

E‟ necessario un cambiamento radicale in tutti i settori d‟intervento della comunità. Esso

presuppone che la tutela dell‟ambiente venga integrata nella definizione e nell‟attuazione delle

altre politiche comunitarie, non solo per il bene dell‟ambiente, ma per il bene del progresso degli

altri settori. I settori di intervento sono: industria manifatturiera, energia, trasporti, agricoltura.

1993 Piano d’azione per lo sviluppo sostenibile in Italia. Perseguire lo sviluppo sostenibile

significa ricercare un miglioramento della qualità della vita pur rimanendo nei limiti della ricettività

ambientale. Sviluppo sostenibile non vuol dire bloccare la crescita economica anche perché ,

persino in alcune aree del nostro paese, l‟ambiente stesso è una vittima della povertà e della

spirale di degrado da essa alimentata. Un piano d‟azione per lo sviluppo sostenibile, non deve solo

promuovere la conservazione delle risorse, ma anche sollecitare attività produttive compatibili con

gli usi futuri. L‟applicazione del concetto di sviluppo sostenibile è da un lato dinamica, ovvero

legata alle conoscenze e all‟effettivo stato dell‟ambiente e degli ecosistemi e dall‟altro consiglia un

approccio cautelativo riguardo alle situazioni e alle azioni che possono compromettere gli equilibri

ambientali, attivando un processo continuo di correzione degli errori.

1994 Aalborg, Danimarca, Conferenza Europea sulle città sostenibili. La città è individuata

come luogo prioritario di attuazione delle politiche per la sostenibilità ambientale, soprattutto in

attuazione dei programmi di Agenda 21. Le città europee riconoscono il ruolo fondamentale del

processo di cambiamento degli stili di vita e dei modelli di produzione, di consumo e di utilizzo

degli spazi. Esse si impegnano: ad attuare l‟Agenda 21 a livello locale, ad elaborare piani a lungo

termine per uno sviluppo durevole e sostenibile, ad avviare una campagna di sensibilizzazione.

1996 Lisbona, Portogallo, 2°Conferenza Europea sulle città sostenibili. Le città si

impegnano ad attuare l‟Agenda 21 locale, riconoscendo le proprie responsabilità nella

regolamentazione della vita sociale. Viene approvato il piano d‟azione di Lisbona: dalla carta

all‟azione.

1996 Istanbul, Turchia, Conferenza ONU sugli insediamenti umani. La Conferenza di

Istanbul rilancia l‟Agenda 21 come procedimento per la programmazione delle politiche e la

pianificazione del territorio. Attraverso la Dichiarazione di Istanbul e l‟Agenda Habitat, la

conferenza di Istanbul sottolinea la necessità da parte degli Enti Locali di adottare l‟Agenda 21.

1997 Protocollo di Kyoto per la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti

climatici. Il protocollo di Kyoto è un documento redatto e approvato nel corso della Convenzione

Quadro sui Cambiamenti Climatici tenutasi in Giappone nel 1997. Nel protocollo sono indicati per

ogni Paese gli impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle emissioni di gas serra

(anidride carbonica, gas metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e

perfluorocarburi). Precisamente le parti dovranno, individualmente o congiuntamente, assicurare

che le emissioni antropogeniche globali siano ridotte di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel

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periodo di adempimento 2008-2012. Per il raggiungimento di questi obiettivi, i Paesi possono

servirsi di diversi strumenti tali da intervenire sui livelli di emissione di gas a livello locale-nazionale

oppure transnazionale.

1997 New York. Si riunisce la XIX Sessione Speciale delle Nazioni Unite per la valutazione

dello stato di attuazione dell‟Agenda 21.

1997 Trattato di Amsterdam. Con le modifiche introdotte nei Trattati Europei, la tutela

ambientale è divenuta un principio costituzionale dell‟Unione Europea, ed una politica comunitaria

non subordinata ma di pari livello rispetto alle altre fondamentali finalità dell‟UE. L‟art.2 del trattato

afferma che: “La Comunità Europea promuoverà…. uno sviluppo sostenibile, armonioso ed

equilibrato delle attività economiche, un alto livello di occupazione e della sicurezza sociale,

l’eguaglianza tra donne e uomini, una crescita economica sostenibile e non inflativa…un alto grado

di protezione e miglioramento della qualità dell’ambiente, la crescita degli standards e della qualità

della vita, la solidarietà e la coesione sociale ed economica tra gli Stati membri”.

1998 Convenzione di Aarhus. Il cittadino, primo attore del processo di cambiamento, ha la

possibilità di contribuire attivamente alla promozione dello sviluppo sostenibile. Per questo le

pubbliche amministrazioni si impegnano ad ottimizzare le potenzialità dell‟intera società civile

attraverso azioni di sensibilizzazione ed informazione e a promuoverne il coinvolgimento nei

processi decisionali.

1999 Italia, agenda 21 locale. Oggi in Italia sono numerose le amministrazioni che,

firmando la Carta di Aalborg e aderendo alla Campagna Europea città sostenibili, stanno

promuovendo processi di Agenda 21 locale sul proprio territorio. Un impulso decisivo in questa

direzione, viene dalla nascita del Coordinamento Nazionale Agenda 21 locale del 1999 a Ferrara,

recentemente trasformato in associazione.

2000 Hannover, 3°Conferenza sulle città sostenibili. Ad Hannover 250 autorità locali di 36

Paesi Europei diversi si riuniscono per valutare i risultati conseguiti e per concordare una linea

d‟azione comune alle soglie del 21°secolo. Dichiarazione del millennio. La dichiarazione è stata

adottata dalla Sessione Speciale dell‟Assemblea generale dell‟ONU. A seguito di tale

Dichiarazione nel 2001, l‟OCSE, il Segretario dell‟ONU e la Banca Mondiale, hanno messo a punto

gli obiettivi di sviluppo, tra cui : l‟adozione, entro il 2005, da parte di ogni Paese di una strategia per

lo sviluppo sostenibile, per ribaltare, entro il 2015, la tendenza alla perdita di risorse ambientali.

2001 VI Piano d’Azione Ambientale 2002/2010 dell’Unione Europea. Al Consiglio dei

Ministri dell‟Ambiente del giugno 2001 in Lussemburgo, è stata adottata in prima lettura, una

posizione comune sul Sesto Piano di Azione per l‟ambiente, ed in particolare “uso sostenibile delle

risorse naturali e gestione dei rifiuti”: garantire che il consumo di risorse rinnovabili e non

rinnovabili e l‟impatto che esso comporta non superino la capacità di carico dell‟ambiente e

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dissociare l‟utilizzo di risorse dalla crescita economica migliorando sensibilmente l‟efficienza delle

risorse, dematerializzando l‟economia e prevedendo la riduzione dei rifiuti.

2002 Doha, Katar, Vertice dell’organizzazione mondiale del commercio. Nell'ambito del

vertice è stata concordata una posizione comune che costituisce la cosiddetta Dichiarazione

Ministeriale. In particolare per l‟Ambiente, si è riaffermato l‟obiettivo di intraprendere un processo di

sviluppo sostenibile ed è stato riproposto il “principio di precauzione”, cioè la possibilità di limitare

l‟importazione di prodotti che potrebbero risultare nocivi.

2002 Strategia d’Azione Ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia. Approvata dal CIPE

la Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile individua, per il prossimo decennio, i principali

obiettivi per quattro aree prioritarie: clima, natura e biodiversità, qualità dell‟ambiente, uso

sostenibile e gestione delle risorse naturali. Tra gli strumenti d‟azione, la strategia prevede

l‟integrazione del fattore ambientale in tutte le politiche di settore, a partire dalla valutazione

ambientale di piani e programmi.

2002 Johannesburg, Vertice Mondiale sullo sviluppo sostenibile dell’ONU. Il Vertice

Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile rappresenta l‟occasione per riflettere su quanto stabilito al

Summit di Rio e per realizzare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Uno dei risultati più importanti

del vertice è stata l‟adozione di un piano d‟azione, sottoscritto da tutti gli Stati presenti, nel quale

sono stati individuati i temi chiave per il prossimo decennio. Al vertice sono state presentate una

serie di iniziative volontarie di collaborazione tra governi, istituzioni, imprese e società civile per

dare concretezza al piano.

Infine è stata adottata una dichiarazione politica che si propone di rinnovare l‟impegno dei

leaders mondiali a favore della lotta alla povertà attraverso uno sviluppo economico svincolato dal

degrado ambientale e dal consumo esasperato di risorse. L‟obiettivo primario del vertice è stato

quello di puntare l‟attenzione sulle nuove sfide da affrontare per realizzare uno sviluppo

sostenibile, cioè un modello di sviluppo che coniughi gli aspetti economici con quelli

sociali e ambientali, in grado di assicurare una società più equa e prospera, nel rispetto

delle generazioni future.

Da una pubblicazione del 1999 di Herman Daly emerge una definizione di sviluppo

sostenibile ancora più arricchita ed esauriente delle precedenti. Il nostro modo di vivere, di

consumare, di comportarsi, decide la velocità del degrado antropico (misura del grado di disordine

di un sistema), la velocità con cui viene dissipata l‟energia utile e il periodo di sopravvivenza della

specie umana.

Si perviene così al concetto di sostenibilità, intesa come l‟insieme delle relazioni tra le attività

umane la loro dinamica e la biosfera, con le sue dinamiche, generalmente più lente. Queste

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relazioni devono essere tali da permettere alla vita umana di continuare, agli individui di soddisfare

i loro bisogni e alle diverse culture umane di svilupparsi. Tuttavia le variazioni apportate alla natura

dalle attività umane devono essere contenute entro certi limiti in modo tale da non distruggere il

contesto biofisico globale. Se riusciremo a realizzare una economia da equilibrio sostenibile come

indicato da Herman Daly, le future generazioni potranno avere almeno le stesse opportunità che la

nostra generazione ha avuto. E‟ un rapporto tra economia ed ecologia, in gran parte ancora da

costruire, che passa attraverso la strada dell‟equilibrio sostenibile.

2.4 LA VAS COME MEZZO PER ATTUARE LO SVILUPPO SOSTENIBILE

L‟art. 6 del Trattato di Amsterdam, afferma che: “le necessità della protezione ambientale

devono essere integrate nella definizione e implementazione delle politiche e delle attività

comunitarie, in particolare con l’ottica di promuovere lo sviluppo sostenibile”. La protezione

ambientale, quindi, non va considerata come una politica settoriale, ma come un denominatore

comune per tutte le politiche.

All‟azione ambientale deve accompagnarsi un nuovo tipo d‟azione degli altri settori, che

devono internalizzare le preoccupazioni ambientali.

La Valutazione Ambientale Strategica realizza compiutamente l‟integrazione della

dimensione ambientale nei processi di formazione delle decisioni e nella predisposizione di

politiche, piani e programmi settoriali e per questo motivo può essere vista come mezzo per

attuare lo sviluppo sostenibile.

La richiamata Direttiva 2001/42/CE , nota come direttiva sulla VAS, si pone strettamente

l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione

di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione di piani e programmi al fine di promuovere lo

sviluppo sostenibile”.

Essa richiede un approccio integrato, interattivo e intersettoriale che assicuri la

partecipazione del pubblico al processo consultivo e garantisca l‟inserimento di obiettivi di qualità

ambientale e le modalità per il loro concreto perseguimento negli strumenti di programmazione e

di pianificazione infrastrutturale, territoriale e urbanistica.

Il processo valutativo nell‟ambito della VAS, accompagnando l‟iter di pianificazione e

programmazione, dovrà verificare la coerenza ed il contributo di politiche, piani e programmi agli

obiettivi, criteri ed azioni definiti dalle Strategie di sostenibilità a tutti i livelli.

Da quanto detto, emerge tutto il significato del termine “Strategico”: esso indica che la

valutazione è realizzata ad un livello più alto rispetto alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale),

e che si tratta di uno strumento capace di supportare efficacemente le scelte sulle politiche da

intraprendere, anche in base a considerazioni ambientali.

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La diversità tra VAS e VIA è nel soggetto da valutare: piani e programmi per la prima,

progetti di singole opere per la seconda. La VAS compendia, a monte della programmazione e

della pianificazione, gli obiettivi di sostenibilità ambientale. Nella VIA ciò non risulta possibile,

giacché essa interviene nella fase in cui l‟opera è stata già pianificata o programmata.

In definitiva si comprende come la valutazione delle singole opere non sia da sola

sufficiente a garantire la sostenibilità complessiva. La VIA deve essere integrata a monte con Piani

e Programmi che nella loro formulazione abbiano già assunto i criteri necessari alla sostenibilità

ambientale. A questo fine occorre sviluppare nuove metodologie di “Valutazione Ambientale

Strategica” dei Piani e Programmi per andare oltre la difesa dell‟ambiente ed indirizzare le

trasformazioni progettate verso lo sviluppo sostenibile.

3. QUADRO NORMATIVO IN MATERIA DI VAS

Con la Direttiva 2001/42/CE l‟Unione Europea impegna i Paesi membri ad adottare

procedure per la valutazione ambientale di piani e programmi che “possono avere effetti

significativi sull’ambiente” (art.3, comma 1): tra questi vi sono i PUC (art. 23 L.R. della Campania

n°16 del 2004) in quanto regolamentano la “destinazione dei suoli “.

Si esamina di seguito il quadro normativo che, a livello europeo, nazionale e regionale,

disciplina la procedura di valutazione ambientale dei piani e programmi aventi effetti significativi

sull‟ambiente e, in particolare dei PUC.

3.1 IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO: “LA DIRETTIVA 2001/42/CE”

La Direttiva 2001/42/CE, tratta la “valutazione degli effetti di determinati piani e programmi

sull’ambiente”. L‟obiettivo generale della direttiva, che conviene qui ulteriormente riprendere, è

quello di “….garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione

di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di

promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che ….venga effettuata la valutazione ambientale

di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente” (art.1).

La direttiva stabilisce che per “valutazione ambientale” s‟intende l‟elaborazione di un rapporto di

impatto ambientale, lo svolgimento delle consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei

risultati delle consultazioni nell‟iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla

decisione ….” (art.2 comma b). L'elaborazione della valutazione ambientale è prevista per i settori:

agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle

acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale e della destinazione dei

suoli.., (art. 3 comma 2).

La valutazione “…deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del

programma ed anteriormente alla sua adozione …” (art.4 comma 1).

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La direttiva stabilisce che per “rapporto ambientale” si intende la parte della

documentazione del piano o programma “… in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti

significativi che l‟attuazione del piano o programma potrebbe avere sull‟ambiente nonché le

ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell‟ambito territoriale del piano o programma”

(art.5 comma 1).

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Si osservi che la Direttiva prevede uno screening iniziale per decidere se il piano o programma

in questione sia o meno da assoggettare a valutazione ambientale. Per fasi successive si procede

a dare comunicazione al pubblico sugli esiti della verifica e di seguito a definire la portata del

rapporto ambientale, il piano o programma e le ragionevoli alternative.

Si valutano quindi gli effetti delle precedenti, si preseleziona il piano o programma, si stende il

rapporto ambientale, e si consulta nuovamente il pubblico.

All‟esito delle consultazioni effettuate segue la definitiva selezione del piano o programma e la

procedura di approvazione.

Riesaminando quanto fin qui detto, si comprende come la Direttiva ponga due vincoli principali

alla valutazione:

una relativamente al campo di applicazione, ristretto ad alcuni piani e programmi;

uno di ordine temporale: il momento di applicazione della valutazione appare principalmente

destinato alla fase di elaborazione dei piani e programmi e alla fase anteriore alla loro

adozione, interessando marginalmente quello riservato al monitoraggio della fase gestionale

degli stessi.

3.2 IL QUADRO NORMATIVO NAZIONALE: IL D.LGVO N. 152/2006 COME MODIFICATO DAL

DECRETO LEGISLATIVO N. 4 DEL 16/01/2008

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29 gennaio, il decreto

legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, reca ulteriori disposizioni correttive ed integrative al decreto

legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “norme in materia ambientale”.

In Italia, oltre al riferimento normativo sopra indicato che ha recepito la Direttiva n.

2001/42/CE, sono state emanate delle linee guida per la valutazione ambientale strategica che

fanno riferimento ai fondi strutturali 2000-2006.

Le suddette linee guida sono state riportate sul supplemento del Ministero dell‟Ambiente,

“l’Ambiente informa n°9 del 1999”. In queste linee guida si fa riferimento allo schema cosiddetto

Dpsir, caratterizzato da una struttura di relazioni causali che legano tra loro i seguenti elementi:

Determinanti (settori economici, attività umane);

Pressioni (emissioni, rifiuti, ecc.);

Stato (qualità fisiche, chimiche, biologiche);

Impatti (su ecosistemi, salute, funzioni, fruizioni, ecc.);

Risposte (politiche ambientali e settoriali, iniziative legislative, azioni di pianificazione, ecc.).

Le caratteristiche del sistema così tratteggiate permettono di definire la rappresentazione

dell‟ambiente in termini di sistema organico in modo da esprimere, a diversi livelli di sintesi , stati e

qualità, pressioni, grado e entità della correlazione tra pressioni e cambiamenti. Lo schema che

viene descritto nelle linee guida è riportato di seguito nella figura n° 2

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SCHEMA DPSIR

In uno con l‟illustrazione dello schema Dpsir, le linee guida forniscono una prima

informazione sugli indicatori da utilizzare in una Valutazione Ambientale. Un altro riferimento non

espressamente normativo, ma non per questo meno importante a livello nazionale, è la Strategia

d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia.

Essa individua settori dell‟ambiente (clima e atmosfera, natura e biodiversità, qualità

dell‟ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani, prelievo delle risorse e produzione di rifiuti)

e per ognuno di essi la strategia per lo sviluppo sostenibile, riportando degli obiettivi generali e

specifici, degli indicatori e dei target da raggiungere nel tempo.

Per questo motivo essa rappresenta un eccellente punto di riferimento per chi si appresti a

compiere una valutazione ambientale.

Come già premesso, il decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, reca ulteriori

disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “norme in

materia ambientale”.

Il nuovo codice dell‟ambiente, così integrato, nella parte prima “disposizioni comuni e

principi generali”, reca i principi generali che costituiscono il riferimento per la produzione

normativa ambientale e sancisce che i principi ambientali possono essere modificati o eliminati

soltanto mediante espressa previsione di successive leggi della Repubblica italiana, purché sia

comunque sempre garantito il corretto recepimento del diritto europeo.

Con questa premessa viene introdotto il principio dell‟azione ambientale, secondo il quale

la tutela dell‟ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita

da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante

14

una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell‟azione preventiva, della

correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all‟ambiente, nonché al principio «chi

inquina paga», che ai sensi dell‟articolo 174, comma 2, del Trattato delle Unioni Europee, regolano

la politica della Comunità in materia ambientale.

L‟emendato art. 3 del nuovo codice dell‟ambiente sancisce che ogni attività umana debba

conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei

bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle

generazioni future, consentendo di individuare un equilibrato rapporto tra risorse ereditate, risorse

risparmiate e quelle da trasmettere, affinché nell‟ambito delle dinamiche della produzione e del

consumo si inserisca il principio di solidarietà, per salvaguardare e migliorare la qualità

dell‟ambiente anche in futuro. Con ciò, un ruolo fondamentale è attribuito alla pubblica

amministrazione che, in caso di scelta comparativa di interessi pubblici e privati, deve indirizzare la

propria attività verso scelte finalizzate che consentano la migliore attuazione possibile del principio

dello sviluppo sostenibile, tenendo in prioritaria considerazione gli interessi di tutela dell‟ambiente e

del patrimonio culturale.

Nella parte seconda del nuovo codice dell‟ambiente vengono riscritte le procedure oltre che

per la valutazione ambientale strategica (VAS) che qui interessa, anche per la valutazione

dell‟impatto ambientale (Via) e per l‟autorizzazione integrata ambientale (Ippc).

La valutazione ambientale di piani e programmi, definita Vas (valutazione ambientale

strategica), riguarda piani e programmi che possono avere impatti significativi sull‟ambiente e sul

patrimonio culturale. Questa si sostanzia in quel processo, propedeutico all‟approvazione di un

Piano o Programma, che prevede, nei casi di cui all‟art. 6 - comma 3 del D.Lgvo 152/2006 e

ss.mm.i.., la verifica di assoggettabilità attraverso l‟elaborazione di un rapporto ambientale

preliminare.

La fase di verifica di assoggettabilità, detta anche screening, è finalizzata a valutare la

possibilità di applicare la VAS ai piani e ai programmi di cui all'art. 6 comma 3 del D.lgs 152/2006 e

s.m.i. secondo le modalità definite dall'art.12.

In particolare, l‟art.6, comma 3 sopra richiamato che “Per i piani e i programmi … che

determinano l’uso di piccole aree a livello locale …, la valutazione ambientale è necessaria qualora

l’autorità competente valuti che possano avere effetti significativi sull’ambiente, secondo le

disposizioni di cui all’art. 12”.

L‟art. 12 del D.Lg vo 152/06 come modificato, prescrive che” Nel caso di Piani e Programmi

di cui all’art. 6, comma 3, l’autorità procedente trasmette all’autorità competente, su supporto

cartaceo ed informatico, un rapporto preliminare, comprendente una descrizione del piano o

programma e le informazioni ed i dati necessari alla verifica degli impatti significativi sull’ambiente

dell’attuazione del piano o programma, facendo riferimento ai criteri dell’allegato I del presente

decreto”.

15

Come schematizzato nella fig. 2, detto Rapporto Preliminare è inviato ai soggetti

competenti in materia ambientale i quali, entro trenta giorni dal ricevimento, inviano il proprio

parere all'Autorità Competente e a quella Procedente.

L'Autorità Competente valuta, sulla base degli elementi di cui all'allegato I e tenuto conto

delle osservazioni pervenute, se il Piano o Programma possa avere impatti significativi

sull'ambiente ed emette un provvedimento di verifica assoggettando o escludendo il Piano o

Programma dai successivi obblighi della procedura di VAS.

Il risultato della verifica di assoggettabilità, comprese le motivazioni, deve essere reso pubblico.

Nel caso in esame, trattandosi di un Piano Urbanistico Attuativo (PUA) che impegna una

superficie di soli 3,3 Ha e che interessa meno dello 0,1 % del territorio comunale (esteso Kmq

37,18), si può parlare, senza dubbio alcuno, di un piano attuativo che determina l‟uso di piccole

aree a livello locale.

Nello schema riportato nella pagina seguente, viene sintetizzato il procedimento di Verifica

di Assoggettabilità a VAS di un Piano in accordo con quanto prescritto dall‟art. 12 del D. Lgvo n.

4/2008, modificativo del D.Lgvo n. 152/2006.

Fig. 2

16

17

3.3 IL QUADRO NORMATIVO REGIONALE

3.3.1 LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA N°16 DEL 2004”.

Il quadro normativo campano si riconduce, con riferimento alla norma urbanistica che

richiama il procedimento di VAS, alla legge regionale n° 16 del 22 dicembre 2004 che è la nuova

legge per il governo del territorio della regione Campania. Essa all‟art.1 cita:

“La regione Campania disciplina con la presente legge la tutela, gli assetti, le trasformazioni

e le utilizzazioni del territorio al fine di garantire lo sviluppo, nel rispetto del principio di sostenibilità,

mediante un efficiente sistema di pianificazione territoriale e urbanistica articolato a livello

regionale, provinciale e comunale.”

Da quanto detto emerge che nella Legge Regionale affiorano quei principi di sviluppo

sostenibile, auspicati dalla stessa opinione pubblica mondiale alla luce dei sempre più frequenti

disastri ambientali dovuti ai cambiamenti climatici.

La nuova legge regionale rende obbligatoria la valutazione ambientale dei piani,

precisando all‟art. 47 che:

1 I piani territoriali di settore ed i piani urbanistici sono accompagnati dalla valutazione

ambientale di cui alla Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001, da effettuarsi durante la fase

di redazione dei piani.

2 La valutazione scaturisce da un rapporto ambientale in cui sono individuati, descritti e valutati

gli effetti significativi dell’attuazione del piano sull’ambiente e le alternative, alla luce degli

obiettivi e dell’ambito territoriale di riferimento del piano.

3 La proposta di piano e il rapporto, sono messi a disposizione delle autorità interessate e del

pubblico con le procedure di cui agli articoli 15 - 20 - 24 della presente legge.

4 Ai piani di cui al comma 1 è allegata una relazione che illustra come le considerazioni

ambientali sono state integrate nel piano e come si è tenuto conto del rapporto ambientale di

cui al comma 2.

Dalla lettura dell‟art. 47 emerge che la legge regionale in materia di valutazione ambientale,

si riconduceva completamente alla Direttiva europea, vista l‟assenza del già citato quadro di

riferimento nazionale colmata con l‟entrata in vigore, solo nel luglio 2007, del D.Lgvo n. 152/2006.

3.3.2 IL REGOLAMENTO PER L‟ATTUAZIONE DELLA VAS IN REGIONE CAMPANIA

Con deliberazione di giunta regionale n. 1235 del 10.07.2009 e successiva deliberazione

del consiglio regionale è stato approvato il “Regolamento di Attuazione della VAS in regione

Campania”. Tale regolamento ha disciplinato, tra l‟altro, l‟ambito di applicazione ed i casi di

esclusione dal procedimento di VAS di taluni Piani e Programmi ed i criteri per l‟individuazione dei

18

soggetti competenti in materia ambientale cui andrà sottoposto anche il presente Rapporto

Preliminare.

4. ELEMENTI PER LA VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’

(in riferimento ai criteri dell’Allegato I del D.Lgvo n. 4/2008)

Prima di riscontrare, nel dettaglio, le singole voci richieste dall‟Allegato I del D.Lgvo n.

4/2008, risulta necessario costruire un quadro conoscitivo dell‟area di intervento inquadrandolo in

un contesto territoriale più ampio e riportando la normativa urbanistico – edilizia di riferimento oltre

a dettagliare le caratteristiche dell‟intervento edilizio.

Dopo la costruzione e l‟esposizione di tale quadro conoscitivo, risulteranno più chiare e

motivate i successivi riscontri ai criteri di cui all‟Allegato I del D Lgvo n. 4/2008 riportati nella parte

4.3 della presente.

4.1 Inquadramento della zona di intervento e relative previsioni urbanistiche

Il territorio del Comune di Pontecagnano-Faiano si articola su una superficie di circa 37,18

Kmq ed è tipologicamente formato da collina e pianura oltre ad essere attraversato da diversi

corsi d‟acqua di modesta portata.

Il Comune di Pontecagnano-Faiano confina a nord con il comune di Salerno e Giffoni Valle

Piana, ad est con i comuni di Montecorvino Pugliano e Bellizzi, a sud con il comune di Battipaglia

ad ovest con il Mar Tirreno.

Le principali infrastrutture a servizio del territorio sono:

Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, infrastruttura di livello nazionale che, nel

progetto di modernizzazione prevede prevede un ulteriore svincolo a sud delle città;

Strada Statale 18 Tirrenia Inferiore, infrastruttura di livello interregionale che connette i

comuni del comprensorio “Picentino”, dislocati in pianura, con Napoli, Avellino e

Salerno a nord e con la Basilicata e la Calabria a sud;

Strade provinciali di connessione tra i principali centri del comprensorio “Picentino”;

Linea ferroviaria Salerno - Reggio Calabria con scalo a Pontecagnano;

Strada a scorrimento veloce denominata “AVERSANA” in fase di ultimazione;

Aeroporto.

L’area oggetto di PUA interessa solo una parte (circa il 55%) della zona omogenea che il

vigente Piano Regolatore Generale di Pontecagnano Faiano classifica come zona “D24 -

artigianale e commerciale esistente e di progetto” ed è situata a ridosso della fascia litoranea in

località Magazzeno del comune di Pontecagnano Faiano.

19

L’area di intervento ha una altimetria media di 0,50 metri s.l.m.m. e si sviluppa

approssimativamente lungo l’asse Nord – Sud di via mare Ionio, Nord-Ovest Via Mare Adriatico e

Sud-Est da viottoli interni ai terreni, estendendosi su una superficie complessiva di 33.376,51 mq.

L‟ area in oggetto è situata a Nord del nucleo urbano di Magazzeno che, nato negli anni

‟70 come aggregato di case per vacanze, è diventato nel corso degli anni residenza stabile ed è

situato parallelamente alla direttrice viaria della strada provinciale litoranea che collega Salerno

con la piana del Sele.

Essa rappresenta, per la sua specifica localizzazione, che è:

- contigua alla zona residenziale costiera (zone B di PRG);

- baricentrica rispetto alle ampie aree di espansione turistica (zone T di PRG);

- “immersa” in quelle ancora più estese (zone F di PRG) destinate a servizi generali,

nelle quali ultime, tra l‟altro, era previsto un porto turistico,

la risposta alle esigenze, in termini di servizi, legate sia al terziario che alle piccole attività

produttive di supporto in questa parte del territorio comunale.

Si ritiene utile riportare, di seguito, la normativa di attuazione riferita alle zone classificate

“D – Commerciali e Artigianali” dal PRG vigente:

“In tali zone "D" saranno consentite solo quelle costruzioni attinenti al carattere della zona artigianale –

commerciale. Gli interventi si attuano mediante intervento diretto con l’obbligo delle prescrizioni grafiche o

normative del P.R.G. . Esse potranno comprendere locali di abitazione per custodi e per il personale tecnico

ed il titolare dell’azienda di cui sia strettamente indispensabile la continua permanenza nello stabilimento. In

ogni caso sono consentiti non più di tre alloggi con superficie massima utile di 110 mq.

Potranno inoltre essere consentiti i locali per i servizi tecnici ed amministrativi strettamente necessari alla

funzione dello insediamento, depositi e magazzini.

- Indice di fabbricabilità fondiaria…......................................2 mc./mq.

- Indice di copertura...….........................................................0,50 mq./mq.

- Altezza massima degli edifici.............................................12,00 ml.

- Area di parcheggio…....................…....................................0,10 mq./mc.

- Distanza dai confini del lotto :

in rapporto all' altezza…............…1/2

minimo assoluto..........................….6,00 ml.

- Distanza dal ciglio della strada nella fronte del comprensorio…10,00 ml.

- Distacco dagli edifici :

in rapporto all'altezza: D = H del fabbricato più alto

minimo assoluto..........................…10,00 ml.

- Superfici destinate ad urbanizzazione...............................10%.

- Strumenti attuativi …………………………………………………Concessione Edilizia

Anche se la normativa di PRG, come sopra evidenziato, prevede in tali aree l‟intervento

urbanistico diretto, si è ritenuto opportuno predisporre un PUA al solo fine di poter meglio

20

specificare le caratteristiche distributive ed organizzative dell‟area, la sua accessibilità complessiva

e la dotazione di standards e servizi normativamente imposta.

Risulta evidente, tra l’altro, che seguendo le indicazioni normative del PRG, che

prevede il rilascio di titoli abilitativi diretti, si sarebbe evitato, tra l’altro, anche il presente

procedimento di verifica di assoggettabilità a VAS. Tuttavia, per le specificità dell’area, la

diffusa antropizzazione delle aree limitrofe, la previsione edificatoria molto rada nell’area di

intervento in rapporto a quelle circostanti, si ritiene non dovuta l’attuazione del

procedimento di VAS, come scaturisce meglio dalle conclusioni del presente Rapporto

Preliminare.

Difatti, mediante il PUA, l‟iniziativa privata si integra nel processo di pianificazione

urbanistica di dettaglio intervenendo su aree scarsamente o non urbanizzate, al fine di evitare :

1) l‟attuazione di iniziative singole disorganiche senza realizzazione di opere pubbliche e servizi

necessari ai nuovi insediamenti residenziali o produttivi;

2) la realizzazione da parte della PA dei servizi a posteriori con oneri finanziari rilevanti a carico

della collettività.

L‟area oggetto del presente Piano di Lottizzazione essendo localizzata nella fascia

compresa tra la ferrovia e la costa è interessata, inoltre, dal Decreto Ministeriale 22.02.1970

recante “Dichiarazione di notevole interesse pubblico” ex Legge n. 1497/1939, per cui qualsiasi

trasformazione del territorio è soggetta all‟acquisizione preventiva dell‟autorizzazione

paesaggistica, giusto D.Lgvo 42/2004 e s.m.i. che andrà richiesta per gli interventi edilizi e di

urbanizzazione dell‟area dopo l‟approvazione del PUA.

Non è inoltre interessata da:

vincoli geologici ed idrogeologici;

vincoli archeologici e monumentali;

vincoli stradali.

4.2 Caratteristiche dell’intervento progettato

L‟obiettivo dell‟intervento è dare un utilizzo al suolo indipendentemente dal frazionamento

fondiario e dal numero dei proprietari, realizzando una pluralità di edifici a destinazione terziaria ed

artigianale, perfettamente sostenibile nel contesto territoriale descritto che, inoltre, beneficierà

dell‟importante dotazione di servizi assicurata dall‟insediamento.

Si persegue, pertanto, la razionalizzazione degli interventi sul territorio e l‟integrazione con

il contesto urbano, al fine di subordinare l‟edificazione all‟urbanizzazione, predisponendo interventi

di urbanizzazione in coerenza sia con l‟uso edificatorio del suolo che con la disciplina urbanistica.

Esso è redatto con lo scopo di prevenire il deterioramento delle aree e nel contempo di

permettere il risanamento di queste zone inserendole nel contesto dell‟ambito urbano limitrofo,

21

integrando l‟insediamento residenziale esistente con la realizzazione di adeguati spazi a verde

pubblico e a parcheggi.

Allo stesso tempo con il suddetto piano di Lottizzazione si vuole tradurre in proposta

progettuale gli obiettivi indicati dal Piano Regolatore vigente e che si possono riassumere nei punti

seguenti:

1. dal punto di vista urbanistico: che il nuovo intervento possa portare ad una organica

integrazione dello sviluppo a destinazione non residenziale del nuovo insediamento, ottimizzando

la utilizzazione delle infrastrutture e dei servizi esistenti;

2. dal punto di vista ambientale: che l‟intervento sia coerente e compatibile con le esigenze di

rispetto della natura, della storia e della morfologia del luogo con particolare riguardo

all‟andamento naturale del terreno e alle caratteristiche antropizzate e storicizzate: come i percorsi

storici, le alberature di pregio esistenti, i canali d‟acqua;

3. dal punto di vista dello sviluppo sostenibile: che l‟inserimento del nuovo insediamento sia

realizzato con interventi edilizi di qualità, caratterizzati dall‟uso di tecniche e materiali

ecocompatibili e indirizzati al risparmio energetico.

Pertanto, con la proposta di PUA in esame, pur se non richiesta normativamente, si è cercato

di seguire i seguenti principi:

- evitare edificazioni a cortina continua lungo le strade di penetrazione al fine di

evitare barriere prospettiche;

- graduare l’altezza degli edifici e le distanze tra gli stessi per salvaguardare la

fruizione dei versanti collinari;

- obbligo di minimizzare la movimentazione del suolo adeguando gli edifici

all’andamento geomorfologico del terreno;

- adeguare planimetricamente anche le tipologie più grandi come quelle dei capannoni

al contesto urbano esistente;

- evitare sbancamenti che alterano significativamente le quote naturali

- evitare di costruire recinzioni alte che possono alterare la visibilità delle strade e del

contesto;

Per quanto riguarda l‟architettura dei manufatti previsti nel piano di lottizzazione essa è stata

vista secondo i canoni dell‟architettura moderna.

Da una parte l‟ubicazione dell‟area di intervento, in prossimità della litoranea e quindi del mare,

relativamente distante dal centro urbano, dall‟altra la destinazione d‟uso terziario/commerciale dei

singoli edifici ha spinto verso una composizione tipologica e prospettica che includesse sia l‟utilizzo

di materiali e tecniche tradizionali che l‟impiego di quelle più innovative legate soprattutto

all‟esigenza del risparmio energetico.

22

L‟impiego, dal punto di vista formale, del tetto piano e non a falde è scaturito proprio dall‟analisi

del contesto, dalla posizione e ubicazione dell‟area in prossimità del mare, in un ambiente cioè

che presuppone un‟architettura di tipo mediterraneo.

Da qui l‟uso di materiali a tecnologia avanzata che assicurano parametri oggi indispensabili per

il risparmio energetico. Le pareti degli edifici infatti, saranno rivestite con pannelli modulari di

materiale composito “alucobond” supportati da una struttura in alluminio rinforzata in continuità con

serramenti in acciaio. Tra la struttura ed i pannelli sarà creata una camera d‟aria come per le

pareti ventilate. Soprattutto per le strutture da adibire ad uffici sono previste “facciate continue” con

serramenti in alluminio o acciaio come per le moderne strutture direzionali. I materiali che si

intende impiegare sono, oltre che, conformi alle normative per il risparmio energetico, di lunga

durata rispetto all‟intonaco e alle pitture tradizionali.

La scelta che, dal punto di vista formale, ha guidato i progetti degli edifici verso gli indirizzi

dell‟architettura moderna nasce proprio dalla conoscenza del territorio e dell‟uso che di esso si è

fatto dagli anni ‟70 ad oggi.

Dopo i primi interventi realizzati a Magazzeno negli anni ‟70 secondo un piano urbanistico

definito, che prevedeva residenze per vacanze, coerente per quello che riguardava le scelte

formali, con i tempi e con l‟uso, negli anni seguenti anche dopo la dichiarazione di interesse di cui

al DM 22.02.1970, i singoli interventi che si sono susseguiti, in nome di un malinteso e trasfigurato

“adeguamento alle tipologie tradizionali” (l‟area è per la maggior parte agricola) e “mitigazione

dell‟impatto attraverso l‟uso di materiali tipici” ha prodotto diffusamente un edilizia scadente, con

l‟uso indiscriminato e casuale di materiali, finiture ed elementi architettonici, visto più come un

forzoso adeguamento a norme imposte e non condivise che il tentativo di cogliere i veri caratteri

del territorio.

Questo nel migliore dei casi, e cioè quando gli interventi legittimi, sono passati attraverso le

maglie degli enti preposti al controllo e alla verifica della conformità dell‟intervento alle prescrizioni.

Quando poi il vincolo è stato inteso come mero divieto, esso ha prodotto un abusivismo diffuso

che continua ancora oggi.

Lo scopo del vincolo doveva essere ed è quello della “conoscenza dei territori che dovranno

allora essere interpretati correttamente per poi intervenire con azioni compatibili con i caratteri e le

qualità riconosciute”

Si può sicuramente convenire, che se il risultato di questo tentativo è quello che oggi si vede

laddove ci sono stati interventi di tipo edilizio, le valenze territoriali non sono state interpretate

correttamente e le azioni con le quali si interviene non sono in sintonia con la storia, il significato,

l‟immagine e i caratteri del paesaggio.

Noi siamo convinti che le trasformazioni contemporanee debbano avvenire tenendo conto, in

primo luogo, della specificità del contesto paesaggistico, ma affinché le opere realizzate diventino

esse stesse parti integranti di quel paesaggio che hanno contribuito a mutare, devono essere

23

permeate dello spirito dell‟epoca in cui sono concepite e testimonianza del preciso momento

storico in cui sono state costruite.

La qualità architettonica dell‟insieme e delle singole parti, garantisce la conformità e

l‟integrazione nei luoghi, di un manufatto edilizio, più di regole imposte (come ad es. la copertura a

falde inclinate in una zona costiera), che mal interpretando un elemento architettonico pur presente

nell‟ambito locale, contribuiscono a creare un immagine del territorio alterata e forse peggiore di

quello che potrebbe essere.

Un ruolo in tal senso potrebbe assumere questa nuova parte di città, costituito dalla ricerca

dell‟integrazione con il tessuto esistente, dando vita, attraverso l‟inserimento di una elevata qualità

delle forme dei manufatti architettonici, ad una ritrovata identità del vivere e dell‟abitare.

Il progetto prevede, in linea generale, la realizzazione di tre tipologie edilizie:

-Edificio industriale-artigianale,con annessa area di vendita ed alloggio per custode ;

-Palazzina direzionale ad uso uffici con annessi servizi;

-Attrezzature recettive(ristorante/pizzeria) e sportive,con annesso alloggio per custode:

Tipologia edificio con annessi servizi ed alloggi per il titolare, custode, personale tecnico :

Questa tipologia di tipo artigianale è strettamente connessa al locale di vendita.

Essa è in grado di accogliere un organismo destinato al deposito e alla realizzazione di un

prodotto. I materiali per la struttura che saranno utilizzati per la costruzione del capannone in

oggetto sono tre:

- acciaio;

- cls vibrocompresso;

- cemento armato per la parte gettata in opera.

L‟edificio costituente il capannone tipo, con annessi servizi ed area di vendita, in linea

generale, si sviluppa per una superficie di ingombro che varia da un minimo 221.00mq ad un

massimo di 337.40 mq. con superficie finestrate e porte lungo tutto il perimetro. La copertura è

realizzata anch‟essa con elementi prefabbricati e attraverso dei lucernari sarà possibile illuminare

l‟interno del capannone.

L‟area del capannone adibita alla lavorazione si articola su un unico livello. L‟alloggio annesso

a tale manufatto sarà realizzato in opera in c.a con una superficie utile che varia da un minimo di

42 mq ad un massimo di 110 mq.

Tipologia palazzina direzionale ad uso uffici con annessi servizi;

L‟ edificio tipo prevede la realizzazione di circa mq. 270mq di superficie coperta. La

struttura sarà flessibile, come divisione interna, in funzione delle esigenze degli utenti.

24

L‟edificio si articola su due piani fuori terra adibiti ad uffici ed annessi servizi.

Il collegamento in verticale è garantito da un corpo scale/ascensore,conforme alle direttive della

normativa antincendio .

La distribuzione interna, così come la percorribilità, saranno estremamente semplici e

lineari in modo da consentire una percezione anche fisica delle varie funzioni insediate in rapporto

alla localizzazione delle stesse e delle caratteristiche formali/compositive che verranno date

esteticamente e compositivamente all‟edificio.

Attrezzature sportive,con annesso alloggio per custode:

ll complesso è composto da un campetto di calcetto di dimensioni 32mx16m e da un

edificio di servizio per il campetto e per gli spettatori. L‟edificio si configura come un volume ad un

unico livello di dimensioni 14mx23m,in cui si distribuiscono spogliatoi e servizi sanitari destinati ai

calciatori, una sala riunioni con bar annesso e alcuni depositi. La disposizione del corpo spogliatoi,

su un unico piano, rende possibile il collegamento tra i diversi vani in maniera fluida e funzionale,

generando spazialità di differente natura. Lo schema si sviluppa a partire da un impianto

rettangolare con affaccio diretto sul campo in corrispondenza di una lunga vetrata continua. Tutte

le parti strutturali della costruzione saranno realizzate in calcestruzzo. Il primo piano è costituito da

tre alloggi di servizio all‟edificio-spogliatoio, con una superficie ognuno di 100 mq.

Attrezzature recettive (ristorante/pizzeria) con annesso alloggio per custode:

Il progetto della ristorante/pizzeria si sviluppa su una superficie lorda di piano di circa

167mq,realizzata interamente in c.a gettato in opera. La struttura in oggetto è articolata su due

livelli fuori terra oltre un piano interrato, dove le distribuzioni dei locali e delle attrezzature adibite

alla preparazione ed alla somministrazione d‟alimenti al pubblico, devono permettere di

organizzare il lavoro a partire dalla zona di ricezione merci fino al punto di somministrazione.

Il progetto concentra la sua attenzione, al fine di ottimizzare il sistema dei flussi, sulla

suddivisione degli interni, in base alla separazione dei cicli cotto-crudo, sporco- pulito. L‟impianto

idrosanitario e del gas, così come l‟impianto elettrico, il sistema di riscaldamento e tutto il sistema

di aspirazione saranno realizzate a norma di legge e in conformità alla recente normativa sul

risparmio energetico. Il primo e il secondo piano,per la parte non riguardante la pizzeria, sono

costituiti da un alloggio di servizio per piano, con una superficie ognuno di circa 84 mq.

Il progetto comprende le opere che si prevedono per consentire la connessione della

viabilità interna ai lotti terziari ed artigianali in oggetto con la viabilità ordinaria ed a scorrimento

veloce.

In particolare sono realizzati interventi che migliorano la connessione tra la viabilità

dell‟agglomerato di Pontecagnano e l‟area in oggetto, provvedendo alla necessaria

25

razionalizzazione della sua sezione trasversale nel tratto tra Via Mar Adriatico nella direttrice

nord-est e la strada prevista dal Prg in direzione sud-ovest, parallela alla strada litoranea .

E‟ previsto nel progetto della viabilità anche la realizzazione di strade di penetrazione

interne alla lottizzazione, con l‟individuazione dì sezioni tipo delle strade con la presenza di fasce

continue destinate a verde e la diffusa utilizzazione di essenze arboree, al fine di garantire una

adeguata connessione tra i lotti in oggetto.

Le nuove direttrici viarie sono progettate a doppio senso di circolazione, sia quelle esterne

che quelle interne all‟area della lottizzazione, ad esclusione dall‟asse viario Nord-Est che è a senso

unico, in modo da determinare una viabilità esterna in verso orario.

Si è scelto quindi nel disegno planimetrico dei lotti, che risultano segnati dall‟andamento dello

schema viario principale e secondario, e nei limiti del possibile, di mantenere nei piccoli isolati da

edificare, la copertura vegetale sulla maggiore superficie possibile, cercando di limitare le zone

pavimentate ai soli percorsi pedonali e carrabili, ed anche per questi si è pensato ad un progetto

di integrazione con il verde sia pubblico che privato, con la creazione di viali alberati.

Si è cercato così, di conservare e di riprendere elementi arborei ed arbustivi appartenenti al

paesaggio costiero circostante, adattandoli al nuovo disegno planimetrico e al tempo stesso di

ottenere una migliore integrazione tra la parte costruita e quella naturale, che interviene da

protagonista nella nuova configurazione.

Filari con specie d‟alto fusto sono previsti anche ai margini dei giardini privati, che insieme al

viale principale e alle aree verdi previste, sia pubbliche che private, sottolineano il disegno

complessivo del progetto e allo stesso tempo ricostituiscono la copertura vegetale esistente, che

andrebbe persa con l‟intervento.

Sia per il viale principale che per quelli secondari si prevedono specie autoctone d‟alto fusto a

foglia caduca, che assicurano ombra in estate e soleggiamento in inverno, del tipo: Acer

platanoides, Tilia cordata, Tilia tormentosa, Tilia platyphyllos, Liquidambar formosana.

Alcuni di questi, in particolare il tiglio veniva in passato largamente usato in tutta la zona per il

bel fogliame ed i fiori profumati, sia per ornare i giardini delle antiche dimore signorili che le aie

delle residenze rurali.

La dotazione di aree per standards urbanistici

Il calcolo delle aree per standards è stato effettuato secondo il disposto dell' art. 5 comma 1

del D.M. 02.04.1968, n° 1444, e della Legge Regione Campania n° 14 del 20.03.1982 e

s.m.i. .

Per l‟intero comprensorio si ricavano i seguenti parametri di utilizzazione:

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PARAMETRI COMPLESSIVI DI UTILIZZAZIONE DEL COMPRENSORIO INTERESSATO

Superficie territoriale utilizzata mq 29.971,03

Volume massimo di progetto: mc 54.349,00

Superficie coperta di progetto: mq 7.169,63

Superfici per standards urbanistici: mq 3.405.48

L‟area è “suddivisa” in 25 lotti fondiari, con superfici fondiarie di insediamento aventi

superficie che varia da 900 a 1200 mq.

I lotti, avranno le seguenti destinazioni d‟uso.

Lotto 1: attrezzature sportive;

Lotto 2 e 2bis: artigianale;

Lotto 3: commerciale (ristorante, pizzeria);

Lotti 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14 : artigianale;

Lotti 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24: direzionale, uffici.

La fascia che lambisce uno dei lati lunghi dell‟intero intervento, compresa tra la via Mar

Adriatico e la strada di penetrazione ai lotti è quella destinata agli standards. La restante

superficie è destinata alla viabilità interna, utile per disimpegnare i lotti.

L‟ubicazione dell‟area per standards, estesa per mq 3.405,48 , ha lo scopo di favorirne un

ottimale utilizzo ed un agevole accessibilità anche per l‟aggregato urbano preesistente, ed in parte

per una precisa scelta progettuale legata alla disponibilità delle aree in zona F (Servizi generali)

contigue, appartenenti agli stessi proprietari del PUA che intendono attrezzarle con spazi verdi,

attrezzature sportive e parcheggi, in modo da promuovere una valorizzazione attiva di tutto il

comprensorio.

Riepilogando, l‟area in oggetto viene suddivisa come segue:

QUADRO RIEPILOGAT1VO DELLA SUDDIVISIONE DI PROGETTO DELL’AREA

D’INTERVENTO

Superficie fondiaria destinata ai lotti artigianali-direzionali: 33.376.51

Superficie fondiaria destinata ad urbanizzazioni (standards): 3.405,48

Superficie destinata a parcheggio interna ai lotti 3.602,17

Superficie destinata a verde interna ai lotti 3.588,42

Superficie destinata a viabilità: 3.160

Le superfici a standards di progetto, come si evince dalle tabelle precedenti, rispettano i

parametri imposti dal PRG. Per la particolare distribuzione localizzativa, tali aree per standards,

27

insieme agli interventi destinati a servizi e sport nelle zona F di PRG (Servizi generali), da

realizzare contestualmente all‟intervento del PUA, garantiscono non solo al nuovo

insediamento, ma anche al nucleo urbano esistente di Magazzeno un’importante dotazione

di servizi in termini di spazi pubblici e di verde attrezzato, offrendo anche un grosso

contributo alla riqualiflcazione urbanistico – edilizia di questa parte del territorio comunale

ed al miglioramento della vita di relazione.

L‟intervento prevede anche la realizzazione di aree destinate a parcheggio e a verde

all‟interno dei singoli lotti, secondo il disposto dell' art. 5 comma 2 del D.M. 02.04.1968, n° 1444,

e della Legge Regione Campania n° 14 del 20.03.1982 e s.m.i. in misura dell‟80% della

superficie lorda di pavimento dei singoli manufatti.

La superficie complessiva destinata a parcheggio interna ai lotti è di mq 3602.17

La superficie complessiva destinata a verde interna ai lotti è di mq 3588.42

4.3 Valutazione dei criteri per la verifica di assoggettabilità di cui all’Allegato I del D.Lgvo 4/2008 - Parte I - Caratteristiche del Piano o del Programma, tenendo conto, in particolare, dei seguenti elementi:

4.3.1 In quale misura il piano stabilisce un quadro di riferimento per progetti

ed altre attività, o per quanto riguarda l’ubicazione, la natura, le

dimensioni e le condizioni operative o attraverso la ripartizione delle

risorse.

La volontà di dare qualità ai luoghi e alle funzioni, di realizzare degli spazi a misura d‟uomo

è stata sostenuta nella fase progettuale, nel tentativo di dare forma alle idee e ai principi che essa

sottende, e anzi ampliarli nella direzione del basso impatto ambientale e della qualità, tenuto conto

che quello delle costruzioni è tra i settori produttivi che maggiormente incidono sui consumi

energetici, sull‟impiego di risorse e sullo stato di salute fisico e psichico delle persone sia in fase di

produzione, sia di utilizzo come pure di dismissione delle opere.

Dal momento che il progetto vuole, e deve, essere a dimensione di tutti gli utenti, attento

quindi alle necessità, esplicite e implicite, di coloro i quali, direttamente o indirettamente, fruiranno

di questi spazi, è conseguente operare con l'obiettivo di realizzare un habitat vivibile e di

benessere, in sintonia con l‟ambiente circostante e con lo spirito dell'iniziativa privata.

L‟obiettivo è quindi un progetto il più possibile urbano ed al contempo "ecologico", ossia:

creare spazi di relazione, di socialità, dei luoghi;

spazi a misura d'uomo (in particolare di bambini, di donne e disabili, troppo spesso dimenticati

nei progetti);

28

controllo del microclima;

uso di materiali sani;

salubrità;

percezione positiva dello spazio;

nessun pericolo per l'incolumità delle persone;

il rispetto per l‟ambiente;

una politica di risparmio/efficienza energetica e delle risorse;

durabilità, recuperabilità e riciclabilità dei materiali.

Si riportano di seguito:

Stralcio aereofotogrammetrico con l‟inserimento del Piano di Lottizzazione D24

Planimetria del Piano di Lottizzazione D24

In conclusione, da tutto quanto sopra espresso, si può affermare che il PUA in

esame è del tipo lottizzazione convenzionata (PLC) e rappresenta un semplice schema

direttore circa l’accessibilità e l’organizzazione dell’area costituendo uno strumento di

attuazione edilizia di scelte urbanistiche operate a monte dal PRG vigente. Pertanto il PUA,

redatto anche se non richiesto dalla normativa del PRG vigente (che contempla l’intervento

urbanistico diretto), non stabilisce un quadro di riferimento per piani o programmi esterni

alla limitata area di intervento sia per le dimensioni (solo 3 ettari) che per la natura,

l’ubicazione e le condizioni operative, come sopra evidenziato. Il PUA in questione,

pertanto, rappresenta solo uno schema organizzativo per i minimali interventi edilizi

affinchè possano svilupparsi in un quadro organizzativo e distributivo coerente oltre che

con evidenti criteri di sostenibilità ambientale che, di contro, non caratterizzano l’insediato

circostante.

4.3.2 In quale misura il piano influenza altri piani o programmi, inclusi quelli

gerarchicamente ordinati.

Il PUA proposto, come già ampiamente illustrato in precedenza, è un piano di attuazione

delle direttive del PRG vigente nel Comune di Pontecagnano-Faiano, e come tale è collocato alla

base della scala gerarchica dei piani comunali e sovracomunali; pertanto, come già sopra

evidenziato, il PUA non determina scelte strutturali nell’organizzazione del territorio, quanto

semplicemente applicazioni operative di opzioni locali e puntuali. Di seguito, al solo fine di

fornire gli elementi caratterizzanti di tali Piani o Programmi, tutti gerarchicamente sovraordinati, si

riporta il quadro programmatrico territoriale per inquadrare la zona di intervento, ovvero la

29

pianificazione territoriale, sovraordinata o di settore, e le possibili aree protette o vincolate che

sono presenti sul territorio in esame. Nello studio effettuato si terrà conto dei seguenti strumenti:

QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO TERRITORIALE

Piano Territoriale Regionale della Regione Campania approvato con LR 13/2008.

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Salerno adottato con

delibera di C.P. n°145 del 18/12/2001 e successivamente rielaborato.

Piano Stralcio per l‟assetto idrogeologico dell‟Autorità di Bacino destra Sele adottato con

delibera del Comitato Istituzionale n°80 del 17/10/2002 e approvato con Delibera di Giunta

n° 5241 del 31/10/2002 e successiva variante.

Piano Regolatore Generale del Comune di Pontecagnano Faiano adottato con delibera di

C.C. n°14/s del 02/09/1985 e successiva n°15/s del 05/04/86 ed approvato con D.P.G.R.

del 07/01/1988.

Regolamento Edilizio del comune di Pontecagnano Faiano adottato con delibera di C.C.

n°6 del 16/01/1993, e ratificato dal Consiglio Provinciale con delibera n°91 del 18/11/1996

e successiva variante.

Dagli strumenti di programmazione riportati si sono estrapolati tutti quegli elaborati che

danno una classificazione e una caratterizzazione dal punto di vista ambientale del territorio.

Inoltre si sono riportati quegli aspetti, in particolare per il PRG che possono, in una seconda fase,

supportare le scelte coerenti dal punto di vista ambientale.

Dalla cartografia prodotta dal PTR ( Piano Territoriale Regionale) alcuni utili stralci delle

cartografie relative alle aree protette o interessate da Piani Paesistici.

Emerge quale area tutelata ai sensi del D.Lgs. n°490/99 (sostituito dal vigente D.Lgs.

22/01/2004 n°42) anche l‟area del Comune di Pontecagnano Faiano che si estende tra la linea di

costa e l‟attraversamento ferroviario, sottoposta a vincolo ai sensi della legge n°1497 del 1939 con

DM 22/02/1970.

Il territorio comunale non è interessato da altre aree protette: quella più prossima al

comune di Pontecagnano Faiano è rappresentata dal Parco Regionale dei Monti Picentini istituito

con L.R. n°33 del 01/09/1993, che si trova a nord est rispetto ad esso.

4.3.2.a) Il Piano Territoriale Regionale (PTR)

Tav. 4 PARCHI NAZIONALI E AREE PROTETTE RIPOTRATE NEL PTR

30

31

Tav. 5 PARCHI REGIONALI E PIANI PAESISTICI RIPORTATI NEL PTR

Nell‟ambito del PTR è presente un elaborato molto interessante ai fini di considerazioni sui

sistemi ambientali, cioè quello relativo alla rete ecologica regionale.

Si tratta di una cartografica nella quale sono riportate le maggiori linee di connettività di tipo

ecologico a livello regionale, allo scopo di mettere a sistema aree di notevole interesse per la

biodiversità.

Tale carta consente di verificare se sono presenti attraversamenti della rete ecologica

regionale sul territorio comunale.

32

Tav.6 RETE ECOLOGICA REGIONALE

Osservando l’elaborato predisposto dall'autorità regionale si nota come il comune di

Pontecagnano Faiano non sia attraversato da corridoi ecologici di livello regionale, ma sia

invece classificato da essa come un area a massima frammentazione ecosistemica.

Questa circostanza implica che gli interventi urbanistici che comportano la trasformazione

della destinazione d‟uso dei suoli, devono mirare ad una minore frammentazione del territorio.

L’intervento proposto, di fatto, costituisce proprio il completamento di una parte

estremamente limitata del territorio comunale, razionalizzando, tra l’altro, anche la struttura

viaria e “rompendo” diaframmi preesistenti che rappresentano un evidente inefficienza

nell’organizzazione del territorio. Infatti l’organizzazione viaria nella situazione attuale è

costituita da una strada (via Mar Adriatico) che ha larghezza della sede viaria insufficiente

33

e una serie di viottoli interni che, con i tronchi viari previsti dal PUA, vengono adeguati nelle

dimensioni, riammagliati e resi funzionali.

Il Piano Territoriale Regionale della regione Campania approvato inquadra il comune di

Pontecagnano-Faiano nel STS (Sistema Territoriale di Sviluppo) nella zona D5 Area-Urbana di

Salerno (Tav. 7 – Tav. 8 – Tav. 9).

Per il Sistema Territoriale di Sviluppo D5 (Sistema Urbano di Salerno) si sono individuati i

seguenti indirizzi strategici:

A. Interconnessione

A1. Accessibilità attuale

A2. Programmi

B. Difesa e recupero della “diversità” territoriale: costruzione della rete ecologica

B1. Difesa della biodiversità

B2. Riqualificazione della costa

B3. Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio

B4. Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione

C. Governo del rischio ambientale

C1. Rischio vulcanico

C2. Rischio sismico

C3. Rischio idrogeologico

C4. Rischio incidenti rilevanti nell‟industria

C5. Rischio rifiuti

C6. Rischio da attività estrattive

D. Assetto policentrico ed quilibrato

D1. Riqualificazione e messa a norma della città

E. Attività produttive

E1. Attività produttive per lo sviluppo industriale

E2. Attività produttive per lo sviluppo agricolo-Sviluppo delle filiere

E3. Attività produttive per lo sviluppo agricolo-Diversificazione territoriale

E4. Attività produttive per lo sviluppo turistico

34

35

36

37

4.3.2 b) Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.)

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Salerno, in fase di

rielaborazione a seguito dell‟approvazione della LR n. 16/2004 e dell‟approvazione della LR

13/2008 (PTR), prevede per l‟area urbana di Salerno-Pontecagnano, nell‟ambito di sviluppo

di servizi integrati, la valorizzazione e potenziamento dei servizi di rilievo provinciale:

riorganizzazione dell’assetto urbano e promozione della qualità complessiva dello

spazio (Tav. 10 – Tav. 11).

Tav. 10 STRALCIO SISTEMA AMBIENTALE DEL PTCP DI SALERNO

38

Confini Comunali Pontecagnano Faiano

39

40

4.3.2 c) Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico

In aggiunta alle informazioni degli strumenti urbanistici sovraordinati, si è ritenuto opportuno

riportare quelle elaborate dall‟Autorità di Bacino Destra Sele in relazione agli ambiti ed ai settori

di specifica competenza, segnatamente gli studi relativi a rischio frane e rischio idraulico.

Poiché dagli elaborati emerge che il territorio del comune di Pontecagnano Faiano è

individuato in larga misura come non soggetto a rischio frane, è presente solo una limitata zona

del territorio nei pressi di Faiano e lungo la direttrice verso Pontecagnano, direttamente interessata

a tale rischio, mentre sia la pericolosità che il rischio sono completamente assenti nell’area

oggetto di intervento.

Si riportano quindi di seguito gli elaborati del rischio idraulico e le aree inondabili della zona

interessata dall‟intervento, corrispondenti alla tavola n.10.

QUADRO DI UNIONE CARTE RISCHIO IDRAULICO

41

Emerge, con riferimento al rischio idraulico, l’assoluta assenza di qualsiasi limitazione o

vincolo riferita all’area oggetto di PUA in esame.

42

4.3.2.d) Il Piano Regolatore Generale (P.R.G.)

Il Comune di Pontecagnano-Faiano è dotato di PRG approvato con DPGR n.18 del

07/01/1988.

Le previsioni del PRG di cui sopra individuano una moltitudine di destinazioni

urbanistiche: zone residenziali di completamento e di espansione, zone artigianali-

commerciali-direzionali, zone industriali, zone turistiche e zone per servizi generali su cui

sono previste varie tipologie di servizi.

Il territorio comunale per ragioni strutturali può, urbanisticamente parlando essere

considerato diviso in due macrozone delineate dalla strada ferrata.

Il territorio a sud della strada ferrata, vincolato ai sensi della Legge 1497/39, ha

conservato per la stragrande maggioranza l‟uso agricolo con eccezione della fascia a ridosso

della strada ferrata che è stata destinata a residenziale di espansione, e della fascia che si

estende dalla foce del fiume Picentino alla foce del fiume Tusciano che è stata destinata per

larga parte ad uso turistico; inoltre sono presenti, anche se in misura ridotta, zone a

destinazione produttiva di tipo artigianale-commerciale (solo due, di cui una interessa il PL

in esame) e di tipo industriale.

A nord delle strada ferrata si trova il centro urbano di Pontecagnano con le sue frazioni di

S.Antonio e Pagliarone e il centro urbano collinare di Faiano, in questa fascia di territorio, le

destinazioni urbanistiche previste dal P.R.G. vanno dalle zone residenziali di completamento

e di espansione, alle zone turistiche collinari,alle zone artigianali-commerciali-direzionali, alle

zone industriali e a servizi generali; nel centro urbano di Pontecagnano sono presenti

contenitori industriali dimessi, retaggio delle fiorenti attività agro-alimentari che per anni

hanno caratterizzato la vita economica e sociale della zona.

La densità delle zone urbanisticamente predisposte dal PRG alla trasformazione

edilizia è decisamente più alta nella zona a nord della strada ferrata.

TAV12 Zonizzazione P.R.G.

43

44

In conclusione della verifica dello specifico criterio, si rileva che dall’analisi del P.T.R.,

del P.T.C.P. e del Piano Stralcio per l’Assetto idrogeologico, si evince che l’intervento

proposto è conforme sia con le previsioni di P.R.G. che con i piani sovracomunali, non

potendo incidere su alcuno di essi, ma rappresentando, si ripete, una semplice attuazione

dello strumento urbanistico generale in una porzione estremamente limitata del territorio

comunale.

4.3.3 La pertinenza del piano per l’integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile.

Il piano proposto si caratterizza per la volontà di utilizzare al meglio le aree destinate a

verde, sia pubbliche che private, ridurre all‟indispensabile le superfici carrabili e garantire una

dotazione adeguata di superfici destinate ai percorsi pedonali.

La presenza degli spazi a verde, dei luoghi di sosta lungo i percorsi e gli spazi aperti è stata

pensata al fine di un utilizzo corretto (per l‟ambiente) delle superfici esterne, per ridurre il consumo

di territorio e di energia (perché le superfici e la distribuzione degli edifici si traduce in un minore o

maggiore uso di energia), e per avere una maggiore superficie a verde, e quindi una più marcata

percezione del verde e della natura, il progetto prevederà:

Tutti gli spazi esterni saranno prevalentemente organizzati a verde, con una superficie

pavimentata ridotta al minimo; questo accorgimento è a vantaggio non solo per la percezione

estetica (una pavimentazione troppo estesa peggiora la percezione della naturalità del luogo), ma

soprattutto per un migliore comportamento energetico del complesso: in questo caso c‟è un minor

accumulo e/o riflessione del calore e quindi delle condizioni microclimatiche migliori che

consentono di ridurre al minimo l‟uso di impianti di condizionamento dell‟aria.

CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE DEI MANUFATTI EDILIZI.

La scelta dei materiali, al di là delle prescrizioni dovute alla vigente normativa e delle già

richiamate indicazioni dell‟Amministrazione Comunale, deriva dalla volontà di realizzare dei luoghi

sani, in sintonia con l'ambiente.

Si è tenuto conto, quindi, del ciclo di vita dei singoli materiali al fine di assicurare la

salubrità degli ambienti, di ridurre l'impatto sia a scala locale che generale, in relazione anche delle

specificità del contesto (disponibilità locale di materie prime e di manodopera).

Considerando il ciclo di vita dei materiali utilizzati e dell‟intero insediamento, essi sono stati

individuati in funzione non solo della resa estetica desiderata, ma delle loro prestazioni nel tempo

per assicurare una maggiore durabilità dei manufatti stessi, oltre a non provocare rischi alla salute

umana né danni all'ambiente.

45

Sul fronte dell‟impatto ecologico, si è ritenuto che la soluzione più efficiente non fosse

quella che predilige solo materiali naturali ma quella che prevede un integrazione corretta tra i

materiali naturali e artificiali, che danno le maggiori garanzie di salubrità delle abitazioni.

La scelta, pertanto, è stata rivolta verso i materiali con le seguenti caratteristiche:

traspirabilità ed igroscopicità;

antistaticità;

assenza di emissioni nocive;

resistenza al fuoco;

assenza di fumi nocivi e tossici in caso d'incendio;

stabilità nel tempo;

assenza di radioattività;

elevata inerzia termica;

provenienza da risorse rinnovabili o riciclate;

biodegradabilità o riciclabilità;

provenienza da processi produttivi il più possibile esenti da nocività per i lavoratori e di ridotto

impatto ambientale;

gradevolezza al tatto, alla vista e all'odorato.

Sono stati pertanto eliminati gli isolanti e le vernici di sintesi, i collanti, le calci cementizie.

PROBLEMATICHE AMBIENTALI PERTINENTI AL PIANO

Uno dei problemi ambientali attinenti ai mutamenti che l‟espansione di una città comporta,

deriva dalla struttura economica del territorio e le problematiche ambientali legate allo sfruttamento

delle risorse naturali.

Allo stesso tempo le risorse naturali presenti in una determinata area territoriale influiscono

sui processi di antropizzazione, sulla dimensione degli insediamenti abitativi e sulla localizzazione

delle attività produttive.

La densità della popolazione, le attività produttive, i trasporti, i flussi turistici producono

effetti rilevanti sulle condizioni ambientali esistenti. Inoltre la crescita demografica comporta un

aumento della domanda dei beni prodotti dall‟agricoltura e per questo un‟utilizzazione dei suoli più

elevata ed intensiva.

Le attività localizzate negli insediamenti urbani, necessitando di elevati consumi di energia,

causano un forte sfruttamento delle risorse naturali e un‟elevata produzione di inquinamento. Si

generano altresì, flussi dall‟esterno, come approvvigionamenti alimentari, e verso l‟esterno, come i

rifiuti da destinare allo smaltimento.

Esiste una relazione causa effetto tra il grado di antropizzazione presente in un territorio ed

il livello di utilizzo delle risorse naturali, la quantificazione di tali relazioni non è immediata e

necessita di modelli interpretativi.

46

Si riportano di seguito alcuni risultati derivanti da uno studio condotto dal Dipartimento di

Scienze Economiche e Statistiche dell‟Università di Salerno riguardo la stima di un indicatore

ambientale applicato ai comuni della Campania, che ha lo scopo di fornire una metodologia per

misurare i livelli di pressione ambientale calcolati per i singoli comuni della Campania.

Lo schema utilizzato per elaborare gli indicatori diretti a misurare l‟impatto sull‟ambiente

delle attività umane è il modello Pressione Stato Risposta (RPS) elaborato dallo statistico

canadese A.Friend negli anni ‟70 e adottato dall‟(OCSE, 1993).

Il set delle variabili è costituito da 12 indicatori, cinque di essi sono di natura demografica

(la densità della popolazione, il rapporto stanze su popolazione, variazione della popolazione

1991-1999, ecc.)

La densità della popolazione è una delle variabili ritenuta più importante per determinare il

grado di pressione sulle risorse naturali, perché essa è il fattore maggiormente collegato al livello

di antropizzazione presente nel territorio oggetto di indagine.

Anche la variazione di popolazione è ritenuta importante nel quantificare l‟indice di

pressione in special modo in un territorio come quello campano, perché si ipotizza che, a parità di

densità demografica, l‟impatto sull‟ambiente aumenti con la velocità con la quale gli insediamenti

antropici si realizzano.

TAV. 13

47

Lo studio si compone di due parti. Nella prima parte viene descritto il legame esistente tra l‟attività

economica e l‟ambiente, nella seconda parte si propone un metodo per la stima di un indice di

pressione ambientale a livello comunale e per l‟individuazione di aree ambientali omogenee.

Oltre all‟indice di pressione ambientale sono state considerate altre tre variabili relative allo stato

dell‟ambiente e delle risorse naturali, che sono:

5 L‟indicatore di vulnerabilità

6 L‟indicatore di naturalità

7 L‟indicatore di protezione

A questo set di 4 variabili, è stata applicata un‟analisi di Cluster. Il risultato ottenuto è

l‟individuazione di 5 gruppi di comuni,(Fig.14) le cui principali caratteristiche sono di seguito

riportate:

Tav. 14

48

1. Area mediamente antropizzata

Questi comuni hanno livelli di naturalità, di protezione e di pressione ambientale di poco inferiore

alla media ed una vulnerabilità minima. La maggior parte di essi sono comuni di dimensione

minima che si trovano all‟interno ma che hanno comunque un grado di antropizzazione maggiore

dei cluster 4 e 5.

2. Area fortemente antropizzata

Sono quei comuni per i quali sono stati rilevati livelli minimi di naturalità e protezione, una

vulnerabilità media ed un alta pressione sulle risorse naturali. Essi sono 122, pari al 22% del totale.

49

Questa classe raggruppa i 5 comuni capoluoghi di provincia, i comuni localizzati nell‟area

metropolitana di Napoli sino a Caserta, i comuni di Battipaglia ed Eboli nel Salernitano.

3. Area urbana periferica

In questa classe sono compresi i comuni con pressione media, naturalità e protezione media e

vulnerabilità alta. Vi rientrano i comuni prossimi alle aree metropolitane di Napoli , Salerno e

Caserta, quelli del Vallo di Diano attraversati dall‟ autostrada SA-RC alcuni comuni della costiera

Sorrentina e alcuni facenti parte del sistema locale di Agropli.

4. Area naturale antropizzata

In questa classe sono inclusi i comuni dell‟isola d‟Ischia, dell‟isola Flegrea (Pozzuoli) e la maggior

parte dei comuni della costiera cilentana. Pur avendo un grado di antropizzazione non basso,

presentano un un elevato livello di naturalità e protezione.

5. Area con alta vocazione naturale

Questa classe raggruppa i comuni con pressione ambientale minima, livelli massimi di naturalità, di

protezione e vulnerabilità.

Rientrano in questa classe 87 comuni prevalentemente localizzati nelle aree interne, con alcune

eccezioni di comuni della fascia costiera Amalfitana e Cilentana.

Secondo questo studio il comune di Pontecagnano- Faiano viene a trovarsi nell‟area 1. Area

mediamente antropizzata , tra i comuni che hanno livelli di naturalità, di protezione e di pressione

ambientale di poco inferiore alla media ed una vulnerabilità minima.

In conclusione della valutazione di tale specifico punto, può desumersi che, anche in

considerazione della limitatezza dell’area interessata dall’intervento, dei bassi profili delle

nuove costruzioni, delle ampie previsioni di attrezzature e servizi oltre che per il ricorso a

misure di contenimento energetico ed a criteri di bioarchitettura, il PUA in esame non

determina problematiche di natura ambientale, contribuendo, al contrario, a promuovere il

completamento dell’area con caratteri di sviluppo sostenibile di questa limitata parte del

territorio comunale.

4.3.4 La rilevanza del piano per l’attuazione della normativa comunitaria nel settore

dell’ambiente (ad es. piani e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla

protezione delle acque);

Stante quanto sopra già riportato, in considerazione della limitatezza dell’area

interessata e delle modeste densità abitative previste, il PUA non può comportare alcuna

conseguenza rilevante nel settore dell’ambiente.

50

Tuttavia, nella predisposizione del PUA si avuta attenzione alle problematiche della

gestione dei rifiuti con specifica previsione, anche in accordo con le indicazioni

dell’Amministrazione Comunale, di un’area ecologica specifica, da prevedere nell’ambito

della dotazione di standards ed in prossimità della viabilità pubblica.

In tale area, adeguatamente schermata a verde, saranno localizzati i contenitori per la

raccolta differenziata, già attuata con successo nel Comune, a servizio di tutto il

comprensorio di “D24” oltre che delle aree immediatamente limitrofe.

Inoltre, particolare attenzione è stata rivolta, in fase progettuale, al riutilizzo delle

acque piovane per usi domestici secondari, quali sciacquoni del water o per l’irrigazione

delle aree a verde ove non è consentito l’utilizzo di acqua potabile.

Stante quanto sopra detto, al solo fine di evidenziare la situazione riferita alla problematica

della gestione dei rifiuti nel territorio comunale, si riporta quanto segue.

Il comune di Pontecagnano-Faiano è dotato di un piano per la raccolta differenziata dei

rifiuti solidi urbani.

Il Commissario Straordinario del Comune ha reso noto che tale raccolta differenziata, ha

raggiunto nel mese di febbraio 2007 il 60% della produzione totale dei rifiuti.

Questo traguardo rappresenta, in un momento molto critico per la Regione Campania, un

successo che si và ad aggiungere a quelli conquistati negli anni precedenti e che ha consentito al

Comune di essere premiato come Ente trai più “ricicloni” della provincia di Salerno.

E‟ da ricordare, altresì, che in questa ottica di continuo miglioramento del sistema di

raccolta differenziata “porta a porta”, è stata avviata nel passato mese di giugno, una campagna di

comunicazione e di sensibilizzazione sia dei cittadini che dei villeggianti. Parallelamente però è

stato avviato un controllo più pregnante per “colpire” coloro che contravvengono alle disposizioni

dettate per tale raccolta.

Il comune di Pontecagnano-Faiano, inoltre, ha ricevuto il “Premio Tom Benetollo – Per le

buone pratiche locali” per i progetti “Vivere la legalità – Opportunità non limite” e “Dafne antiusura”.

Di seguito si riportano grafici diffusi dall‟ARPAC e di fonte APAT sulla produzione totale

procapite di RSU per provincia nell‟anno 2000. (Tav.15) e le percentuali di raccolta differenziata

per provincia nell‟anno 2000. (Tav. 16)

51

52

53

4.4 Valutazione dei criteri per la verifica di assoggettabilità di cui all’Allegato I del D.Lgvo 4/2008 - Parte II - Caratteristiche degli impatti e della aree che possono essere interessate, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi:

4.4.1 Probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli impatti;

Carattere cumulativo degli impatti;

Natura transfrontaliera degli impatti.

In particolare per quello che riguarda il carattere cumulativo degli impatti che l‟attuazione del

piano produce sulle aree che possono essere interessate, possiamo affermare che le azioni del

Piano possono essere considerate come quelle attività dirette o indirette che l‟esecuzione dello

stesso produce o va a realizzare.

Queste sono determinate dall‟analisi delle caratteristiche e dei contenuti della proposta

effettuata. Esse costituiscono le pressioni ambientali che alterano lo stato di qualità ambientale e

territoriale, generando così gli elementi di impatto.

L‟analisi proposta di seguito ha lo scopo di identificare le azioni del Piano che producono

pressioni sulle tematiche ambientali/territoriali e valutarne l‟entità al fine di verificarne la loro

sostenibilità o meno.

In particolare le tematiche ambientali/territoriali possono essere definite come quelle

componenti su cui si risentono gli effetti generali delle azioni del Piano.

Esse comprendono non solo le componenti fisiche dell‟ambiente (aria, acqua, suolo,ecc.)

ma anche quelle più propriamente connesse alle attività umane (attività economiche, verde

urbano,ecc.)

Ai fini della valutazione del piano, è necessario seguire un percorso metodologico che

consenta:

• di individuare le tematiche ambientali (aria, suolo, …) e territoriali (ambiente urbano,

popolazione, …) sulle quali si ipotizza un effetto delle azioni del Piano;

• di esplicitare, per ciascuna tematica, i temi prioritari che rappresentano gli ambiti interessati

dagli effetti delle singole azioni del Piano;

• di determinare, la valutazione dei possibili effetti prodotti dalle azioni del Piano nell‟ambito dei

temi prioritari considerati.

Pertanto, si è ritenuto opportuno prendere in considerazione alcune delle tematiche ambientali e

territoriali, considerate più pertinenti, e per ciascuna di esse, individuare i temi prioritari interessati

dagli effetti della singola azione come riportato nelle tabelle seguenti.

54

COMPONENTI TERRITORIALI

Socio – Economica

Popolazione, Occupazione, Economia

Ambiente Urbano

Ambiente edificato, Standard urbanistici e attrezzature

Mobilità

Emissioni dei principali inquinanti atmosferici

Energia

Consumi energetici

COMPONENTI AMBIENTALI

Aria

Qualità dell‟aria

Suolo

Uso del territorio, Aree impermeabilizzate

Natura e biodiversità

Aree naturali

Rifiuti

Produzione di rifiuti

Acqua

Consumi idrici, Acque reflue

Paesaggio

Qualità visiva

Nello schema seguente sono riportate e messe in relazione, le “azioni” sulla base della

descrizione fornita dal Piano che ne definisce formalmente le modalità attuative, le tematiche

ambientali e territoriali sulle quali si prevede un effetto e gli interventi di mitigazione e

compensazione, intesi come indicazioni correttive che possono essere applicate alla scala dei

progetti, se necessarie.

Nei casi in cui le azioni del piano intervengono apportando degli effetti positivi, sulle

tematiche prioritarie analizzate, non sono previsti interventi di compensazione o mitigazione.

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AZIONI DEL PIANO

TEMATICHE TERRITORIALI

POSSIBILI EFFETTI

INTERVENTI DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE SE NECESSARI

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)

Popolazione,

Occupazione,

Economia

L‟insediamento di 21 attività produttive determina effetti positivi in termini di incremento dell‟occupazione e benefici sull‟economia locale

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di aree standard (mq 3.405,48)

Ambiente

edificato

Standard

urbanistici e

attrezzature

Il nuovo edificato si caratterizza per una superiore qualità architettonica rispetto all‟esistente. Il piano prevede un incremento di standard, verde pubblico e parcheggi in un area adiacente all‟insediamento urbano di „magazzeno‟ che ha carenza di servizi e di standards.

Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di parcheggi in zona F (mq 10.000)

Emissioni dei

principali

inquinanti

atmosferici

Possibile aumento del traffico veicolare per incremento della popolazione residente ed afferente ai servizi

Dotare le aree di specie arboreo-arbustive, autoctone con spiccate capacità depurative. Razionalizzare il traffico veicolare afferente alla lottizzazione promuovendo modalità innovative di mobilità sostenibile.

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)

Consumi

energetici

Aumento del consumo delle risorse energetiche per l‟alimentazione degli impianti

Uso di tecnologie a basso consumo energetico; evitare la dispersione termica, sfruttare a pieno l‟illuminazione naturale e l‟orientamento dei fabbricati.

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AZIONI DEL PIANO

TEMATICHE AMBIENTALI

POSSIBILI EFFETTI

INTERVENTI DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE SE NECESSARI

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di parcheggi in zona F (mq 10.000)

Qualità dell‟aria

inquinanti provenienti dagli insediamenti civili e emissioni dovute al traffico veicolare derivante dalla mobilità privata

Previsione di viali alberati lungo le strade principali e della misura massima di dotazione a verde.

Utilizzo di tecnologie BAT per la riduzione delle emissioni Previsione di piste ciclabili e percorsi pedonali

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160)

Uso del territorio

Consumo relativo di suolo dovuto a nuove edificazioni

Potenziamento del patrimonio vegetale e degli aspetti naturalistici dell‟area.

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di parcheggi in zona F (mq 10.000)

Aree

impermeabilizzate

Alterazione degli equilibri idrogeologici dovuti all'aumento di superfici impermeabili. In particolare: - effetti e - modificazioni sulla circolazione idrica sotterranea e superficiale con aumento di acque di ruscellamento - depauperamento quantitativo della falda.

Mantenere bassi rapporti di copertura delle nuove costruzioni. Mantenere alte percentuali di suolo permeabile in profondità per permettere la ricarica della falda Scelta della tipologia di materiali adeguati per le pavimentazioni (semipermeabili) Realizzare una efficiente rete di raccolta e trattamento delle acque di scolo opportuna per la regimazione delle acque

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di parcheggi in zona F (mq 10.000)

Aree naturali

Riduzione dell‟estensione e della varietà di ambienti naturali connessa all‟aumento della pressione antropica. Possibili interazioni con habitat naturali

Potenziare il patrimonio vegetale e gli aspetti naturalistici attraverso la ricollocazione proporzionale al suolo occupato, delle specie eventualmente eliminate. Dotare le aree di elementi arboreo-arbustivi di specie autoctone.

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)

Produzione

di rifiuti

Aumento della produzione conseguente ai nuovi insediamenti.

Messa a punto di sistemi e impianti innovativi di raccolta

Riutilizzo materiali di scavo Incremento della raccolta differenziata con creazione di una specifica isola ecologica

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di aree standard (mq 3.405,48)

Consumi idrici

Aumento dei consumi

Elevati costi di gestione (irrigazione e manutenzione)

Ottimizzazione dei sistemi di distribuzione. Predisporre impianto per la raccolta dell‟acqua piovana per usi irrigui e non potabili. Utilizzare tra le specie autoctone quelle che hanno meno bisogno di acqua. Campagna di sensibilizzazione per il risparmio idrico. Riuso delle acque grigie di scarico

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AZIONI DEL PIANO

TEMATICHE AMBIENTALI

POSSIBILI EFFETTI

INTERVENTI DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE SE NECESSARI

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)

Acque reflue

Maggiore carico alla rete fognaria derivante dall‟aumento dei reflui.

Interventi progettuali di adeguamento relativamente alle portate per evitare sovraccarichi sul sistema fognario comunale.

Raccolta e trattamento delle acque di scolo inquinate.

Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)

Realizzazione reti e impianti infrastrutturali di servizio

Qualità visiva

Alterazione degli aspetti caratteristici dell‟urbanizzato circostante. Inserimento inadeguato di nuovi volumi ed impianti

L‟impatto visivo delle trasformazioni sul paesaggio sarà mitigato mediante accorgimenti di carattere progettuale. Inserimento paesaggistico delle strutture e degli spazi accessori. Utilizzazione del verde come elemento di progetto.

Utilizzo di tecnologie ecocompatibili e di linee interrate e non volanti anche per ridurre pericolo e disagio visivo

Dall‟analisi di questi schemi emergono una serie di considerazioni, che possono essere

riassunte come segue.

Gli interventi per la realizzazione dei nuovi insediamenti dovranno costituire esempio di

applicazione di progettazione integrata e di qualità, da tradurre nella proposta esecutiva

dell‟intervento edilizio e nelle opere di urbanizzazione del PUA.

Si terrà conto pertanto già nella proposta esecutiva di:

• previsione di elevate percentuali di superfici permeabili;

• previsione di una elevata dotazione arbustiva/arborea con spiccate capacità depurative e di

filtro per gli agenti inquinanti ;

• studio dell’ inserimento ambientale che tenga conto dei materiali utilizzati, delle tipologie, dei

colori, degli elementi architettonici, nel rapporto con il contesto;

• realizzazione di aree a parcheggio a raso, con l’impiego di pavimentazioni semipermeabili e di

un’alta dotazione arboreo/arbustiva.

La realizzazione del piano terrà conto di modalità attuative volte al risparmio energetico e

all‟edilizia sostenibile.

Esempi di indicazioni e tecniche di risparmio energetico:

• tener conto di distanze sufficienti per garantire la migliore esposizione delle superfici esposte;

• prevedere l’introduzione in copertura di pannelli solari per la produzione di acqua calda con

soluzioni tecnico-architettoniche atte ad ottenere il necessario mascheramento;

• controllare le temperature ambientali interne, installando sistemi di regolazione locale (valvole

termostatiche, ecc.) agenti sui singoli elementi riscaldanti;

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• realizzare strutture di tamponamento (pareti verticali, coperture,…) con un livello di isolamento

termico superiore rispetto a quello previsto dal regolamento nazionale;

• utilizzazione di doppi vetri;

• contabilizzare il calore individuale;

• contabilizzare il consumo di acqua individuale;

• installare caldaie centralizzate a condensazione (generatori di calore a gas che consentono di

produrre calore con un consumo di combustibile ridotto);

• prevedere pannelli solari fotovoltaici allacciati alla rete elettrica di distribuzione;

• utilizzare materiali naturali e finiture bio-compatibili;

• adottare sistemi di risparmio e di riuso delle acque grigie di scarico (lavatrici, vasche da bagno,

docce) e/o riutilizzo dell’acqua piovana.

In merito agli effetti cumulativi derivanti da analoghi interventi proposti sul territorio comunale,

in particolare nell‟intorno dell‟aggregato urbano di Magazzeno si possono fare una serie di

considerazioni, di seguito riportate.

Dalla cartografia della zonizzazione del PRG vigente, già sopra evidenziata, si può osservare la

collocazione dell‟area di intervento (zona D24).

Essa è situata alle spalle del nucleo urbanizzato di Magazzeno ed è circondata su tre lati da

una vasta area di zone classificate “F – Servizi Generali” dal PRG vigente, con l‟obiettivo di dotare

l‟area di attrezzature e servizi a supporto delle zone a destinazione turistica, poste ai lati estremi del

tratto costiero, oltre che dell‟area urbana di Magazzeno. Tale previsione impedisce, di fatto, il

determinarsi di effetti cumulativi dovuti a successive o pregresse rispetto la successiva il cui

vincolo preordinato all‟esproprio, che aveva validità di 5 anni è ormai decaduto per cui se nelle

intenzioni dei redattori del Piano c‟era quella di dotare l‟area di servizi di supporto al porto e agli

insediamenti in zona turistica, questo allo stato attuale e in un prossimo futuro, molto probabilmente

non avverrà se non in misura molto ridotta e per le quali considerando la destinazione possibile,

non si prevedono trasformazioni edilizie significative.

Ai margini di tali zone F si possono notare due aree a destinazione turistica che però dopo circa

30 anni dall‟adozione del PRG non sono ancora state realizzate, ma si tratta anche in questo caso

di un‟area di superficie limitata con una bassa densità edilizia.

A nord di essa e fino al limite della ferrovia la destinazione delle aree è prevalentemente

agricola, e in esse non ci sono possibilità di trasformazioni edilizie in grado di provocare un carico

urbanistico di rilievo.

Le previsioni del PRG che hanno localizzato questa limitata area D24 (che ha una superficie

complessiva di circa 60 ha) a destinazione produttiva relativamente distante dal centro urbano di

Pontecagnano, e vicina al nucleo urbano di magazzeno e alle previsioni di insediamenti turistici, và

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intesa proprio nella volontà di insediare piccole attività produttive di tipo terziario e servizi che

potessero servire di supporto agli abitati esistenti e di progetto.

L‟area del PUA in esame, si estende per circa 3,3 ha e rappresenta circa il 55% di tutta la zona

D24, di questi sono edificati solo 7.169,63 mq. quindi meno del 22% del lotto, la restante

superficie, circa 26.2026,88 mq verrà suddivisa tra standard, viabilità, e verde privato.

Peraltro i proprietari dell‟ area del PUA hanno anche la disponibilità di una parte delle aree in

zona F contigue, circa mq 15.647,95 e intendono attrezzarle con spazi verdi, attrezzature sportive e

parcheggi, in modo da promuovere una valorizzazione attiva di tutto il comprensorio.

In considerazione dei bassi profili delle nuove costruzioni, oltre che delle ampie previsioni di

attrezzature e servizi, insieme, per il PUA in esame non determinano problematiche di natura

ambientale, contribuendo, al contrario, a promuovere il completamento con caratteri di sviluppo

sostenibile di questa parte del territorio comunale.

Per quanto fin ora descritto, e considerando la natura, la localizzazione e le

dimensioni limitate della proposta di PUA (superficie di soli 3,3 Ha) e che prevede

l’insediamento di 21 piccoli lotti artigianali-commerciali, si può affermare che trattasi di una

piccola area a livello locale e che, in relazione alla probabilità, frequenza e reversibilità degli

impatti e alla natura transfrontaliera di questi, l’attuazione del PUA non potrà in alcun modo

avere influenza su di essi.

4.4.2 Rischi per la salute umana o per l’ambiente (ad es. in caso di incidenti)

Entità ed estensione nello spazio degli impatti ( area geografica e

popolazione potenzialmente interessate)

In considerazione di tutto quanto sopra già affermato, si può ragionevolmente pensare che

l‟attuazione del PUA, non potrà, in alcun modo, essere causa di rischio per la salute umana o per

l‟ambiente, né le attività terziarie o produttivo leggere (artigianato) da insediare potranno

determinare rischi derivanti da attività pericolose per la salute.

Inoltre, si può rilevare che nel territorio comunale non risultano essere presenti industrie

che comportano rischi di incidenti rilevanti; a conferma di ciò si riporta un grafico della regione

Campania, diffuso dall‟ARPAC, con la localizzazione delle industrie a rischio incidenti rilevanti.

(Tav.17)

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Tav. 17

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Come già evidenziato, il PUA proposto impegna una superficie di soli 3,3 Ha e

prevede l‟insediamento prevalente di attività terziarie (uffici) o di semplici attività artigianali;

esso si inserisce nel nucleo urbano già consolidato della città nell‟area litorale, e trattandosi

di un‟area per la quale le norme del P.R.G. prevedono una bassa densità edilizia (indice

fondiario di soli 2,00 mc/mq) ed ampie dotazioni di standards e servizi che determinano nel

PUA una superficie per servizi di ben 4.565 mq rispetto a quelli, carenti, già esistenti nel

centro urbano nell‟area litorale.

In merito a questi fattori, si può quindi affermare che il piano prevede un incremento

generalizzato della dotazione di attrezzature e servizi che andranno a soddisfare il deficit

pregresso di questa parte della città consolidata, con particolare riferimento all‟aumento del

verde pubblico, dei parcheggi e servizi, proprio dove essi sono più necessari.

Si riporta di seguito una foto aerea dalla quale è possibile evincere, il rapporto

dell‟area con la città, e come essa si inserisce nel tessuto urbano già consolidato.

Tav.18

TAV. 19

62

4.4.3 Valore e vulnerabilità dell’area che potrebbe essere interessata a causa:

delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale;

del superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite

dell’utilizzo intensivo del suolo;

L‟area oggetto dell‟intervento si presenta, nell‟intorno, già insediata dal nucleo urbano di

Magazzeno ed in sé non denota speciali caratteristiche naturali o culturali. Al contrario l‟ampia

dotazione di attrezzature e servizi che connoterà l‟insediamento (con ampie aree sistemate a

verde) rappresenteranno un miglioramento della qualità ambientale dell‟area anche in

considerazione dei principi di bioarchitettura e di sostenibilità che caratterizzano l‟intervento,

come ampiamente evidenziato nella premessa della presente parte.

Le ridotte densità edilizie e le specifiche destinazioni (prevalentemente terziario e servizi)

non determinano un aggravio del carico urbanistico o del pesi insediativi nell‟area, ma, si

ripete, una dotazione di servizi di cui l‟aggregato urbano consolidato circostante è ampiamente

priva.

Si riporta di seguito lo stralcio delle risorse naturali e storiche del PTCP. Tav.20

63

STRALCIO DELLE RISORSE NATURALI E STORICHE DEL PTCP

64

Tav.21

65

Tav.22

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Dall‟esame delle tavole riportate, come stralciate dalla proposta di PTCP, si deduce che per

il Comune di Pontecagnano-Faiano il rapporto tra superficie agricola totale e superficie totale

comunale è passata dal 68-83% del 1990 al 30-50% nel 2000. La crisi che ha investito il settore

negli ultimi anni ha determinato un progressivo abbandono dell‟attività agricola con la

conseguente dismissione delle coltivazioni.

A fronte di tale situazione, pertanto, sono da incentivare piuttosto che gli interventi che

determinano un aggravio del peso e dei carichi insediativi, quegli interventi, come quello in

esame, che, conformemente alle previsioni degli strumenti urbanistici, non aggrediscono le

residue aree agricole, ma contribuiscono al miglioramento della dotazione di standards nelle

aree perimetrali agli insediamenti urbani esistenti, connotandosi per qualità e sostenibilità degli

interventi edilizi anche al fine di produrre un effetto osmotico che, nel tempo, tenderà a migliorare

il livello qualitativo dell‟insediato anche nelle vicinanze dell‟intervento proposto.

4.4.4 impatti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale,

comunitario o internazionale.

Le aree e i paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale e comunitario: Parchi

Nazionali, Riserve Naturali Statali, Aree Naturali Marine, Zone a Protezione Speciale (ZPS),

Siti di Interesse Comunitario (SIC), sono riportati nella Tav.23 nella quale si evidenzia, tra

l‟altro, la localizzazione dell‟area in esame, e dalla quale si può evincere che l‟intervento

proposto, data la sua localizzazione, non potrà avere alcun impatto su tali siti.

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68

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Conclusioni

Alla luce di tutte le considerazioni sopra espresse si può affermare che l‟intervento proposto,

per le sue caratteristiche e dalle analisi descritte, in cui vengono messe in relazione: le modalità

attuative del piano, le tematiche ambientali e territoriali sulle quali si prevede un effetto e gli

interventi di mitigazione e compensazione, che possono essere applicate alla scala dei progetti, se

necessarie, non rappresenta nel suo insieme una presenza che può avere effetti significativi

sull‟ambiente.

Allo stesso tempo si può sostenere che l‟attuazione del PUA in oggetto:

Considerata la limitata superficie occupata dagli edifici, rispetto alla superficie destinata a

verde, sia pubblico che privato e alla dotazione di standard previsti, in una parte della città in

cui l‟esigenza di tali servizi è più importante;

Considerato che per altre zone limitrofe il PRG, ad esclusione delle zone Turistiche, non

prevede altre trasformazioni significative (trattandosi prevalentemente di zone agricole);

Conformemente all’Allegato I del D.Lgvo n. 152/2006 come modificato dal D.Lgvo n.

4/2008, limitatamente ai parametri indagabili allo stato attuale della progettazione ed in

funzione del livello preliminare oltre che strategico del presente rapporto preliminare, si

ritiene, salvo diversa valutazione dell’organo competente, che l’attuazione del PUA esteso a

parte della zona omogenea classificata “D24” del PRG vigente comporta effetti molto limitati

e circoscritti all’area di intervento e, quindi, non significativi e non cumulabili ai fini delle

pressioni ambientali complessive esercitate sull’ambiente, non risultando necessaria,

quindi, la Valutazione Ambientale Strategica della stessa.

Il professionista incaricato