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1. PREMESSA
Su incarico dei proprietari dei suoli aderenti al Piano di lottizzazione nell‟area artigianale-
commerciale classificata “D24” dal PRG vigente nel Comune di Pontecagnano-Faiano, il
sottoscritto arch. Donato Cerone, nato a Muro Lucano (PZ) il 20.07.1956 e residente a Salerno in
via Carmine, n°33 iscritto all‟Ordine degli Architetti della Provincia di Salerno, Albo n 286, ha
ricevuto incarico di redigere le documentazioni necessarie per attivare il procedimento di VAS
normativamente previsto che, quale prima fase, prevede la verifica di assoggettabilità o
screening, attraverso l‟elaborazione di un rapporto ambientale preliminare, così come previsto
dall‟ art. 6 comma 3 del Dlg. Vo n.4 del 16/01/2008, modificativo del D.Lgvo n. 156/2006. Il
progetto interessa una superficie territoriale di 3,3 Ha e, pertanto, si può considerare un piano che
“interessa una piccola area a livello locale” per il quale il già citato, Dlg. Vo n.4 del 16/01/2008
prevede la redazione della verifica di assoggettabilità, e nell‟Allegato I, detta i criteri di tale verifica,
di cui puntualmente si è tenuto conto per l‟elaborazione del presente rapporto preliminare come
illustrato nel successivo capitolo 4 dello stesso.
2. DALLO SVILUPPO SOSTENIBILE ALLA VAS
2.1 INTRODUZIONE
Il consumo di risorse non riproducibili costituisce un pericolo per le generazioni future.
Il principio di sostenibilità contiene, in sostanza, un enunciato etico in base al quale la
sostenibilità è un mezzo per superare la povertà e perseguire l’equità sociale presente e
futura, attribuendo maggiore considerazione all’impatto che le nostre azioni producono sul
benessere delle generazioni future.
Da ciò emerge che per essere sostenibile lo sviluppo deve preservare le risorse e distribuirle
equamente fra le generazioni.
Per sviluppo sostenibile si intende: “Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni
della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future
riescano a soddisfare i propri” (Gro Harem Bruntdland, 1987). Lo strumento che consente
l‟attuazione del principio di sostenibilità è la Valutazione Ambientale Strategica. Essa si fonda
sull‟integrazione delle problematiche ambientali con i processi valutativi economici e sociali e
sottolinea, principalmente, il ruolo strategico che riveste l‟ambiente nella strutturazione dei piani
territoriali e urbani e dei modelli di sviluppo.
Lo strumento della VAS ha pertanto la potenzialità di trasformare i processi di
pianificazione/territoriale urbanistica e programmazione dello sviluppo, in processi di
pianificazione/programmazione di tipo integrato in grado di perseguire uno sviluppo sostenibile in
termini e ambientali e sociali, economici, culturali e politici.
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L‟integrazione della dimensione ambientale nei processi di formazione delle decisioni e nella
predisposizione di politiche, piani e programmi settoriali, richiede la piena introduzione della
“Valutazione Ambientale Strategica” la quale, per questo motivo, può essere vista come mezzo
per attuare lo sviluppo sostenibile.
La Direttiva 2001/42/CE dell‟Unione Europea concernente la valutazione degli effetti di
determinati piani e programmi sull‟ambiente, nota come direttiva sulla VAS, all‟art.1 cita: “la
presente direttiva ha l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di
contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione di piani e
programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile”.
Si riscontra pertanto una crescente attenzione alle questioni ambientali nelle fasi decisionali
molto più accentuata che in passato ove spesso risultava debole o inadeguata quando del tutto
inesistente.
La Valutazione Ambientale merita comunque una più esauriente definizione. La già citata
Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001, all‟art. 2 lettera b) precisa che “per “valutazione
ambientale” si intende: l’elaborazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento di
consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell’iter
decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione a norma degli articoli da 4
a 9”, e che, inoltre (lettera c) “per “rapporto ambientale” s’intende la parte della documentazione
del piano o del programma prescritte all’art. 5 e nell’allegato I”.
Le informazioni che devono essere contenute nel Rapporto ambientale (art. 5 comma 2
della suddetta direttiva) sono “quelle che possono essere ragionevolmente richieste, tenuto conto
del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione attuali, dei contenuti e del livello di dettaglio
del piano o del programma…”.
Tali elementi sono stati recepiti dal D.Lgvo n. 152/2006, come modificato dal recente D.Lgvo
4/2008, attualmente in vigore e di cui si tratterà nel seguito.
2.2 IL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE
La popolazione del pianeta continua ad espandersi, anche se si manifestano indizi di
rallentamento ed anche se in alcuni Paesi, come l‟Italia, la crescita si è fermata.
I Paesi più industrializzati continuano a prelevare risorse, acqua ed energia dall‟ambiente, a
diffondere inquinanti e disperdere rifiuti producendo danni al territorio, all‟aria, all‟acqua con
carattere irrimediabilmente irreversibile. I sistemi economici richiedono, in ogni caso, indici di
crescita positivi, mentre l‟ambiente richiede equilibrio e stabilità.
Per lo sviluppo sostenibile l‟equilibrio, l‟autosufficienza e l‟autoorganizzazione degli
ecosistemi devono convivere con i processi antropici, in squilibrio permanente, generatori continui
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di nuova entropia. Ogni abitante nel mondo sviluppato consuma, rispetto ad un abitante di un
paese povero, molteplici risorse. La crescita economica e demografica ed il bisogno legittimo di
nuovi consumi dei Paesi poveri, non hanno altre risorse che quelle naturali. Per converso il
modello di benessere richiede per noi e per le future generazioni aria, acqua e cibi non inquinanti,
paesaggi non degradati, mari e coste accoglienti, città capaci di contenere e proteggere gli
immensi patrimoni di cultura sviluppati nel tempo ma anche funzionali ed organizzate sulle nuove
scale dei bisogni.
La definizione dello sviluppo sostenibile, che “garantisce i bisogni del presente senza
compromettere le possibilità delle generazioni future di fare altrettanto”, è una conquista del
pensiero umano di fine millennio che mira alla qualità della vita, alla pace e ad una prosperità
crescente e giusta in un ambiente pulito e salubre.
Lo sviluppo sostenibile non è un idea nuova. Molte culture nella storia hanno compreso la
necessità dell‟armonia tra ambiente, società ed economia. Di nuovo c‟è la formulazione di questa
idea forza nel concetto globale di società industriali ed in via di sviluppo e nella consapevolezza
dell‟esaurimento tendenziale delle risorse del pianeta.
Lo sviluppo sostenibile non è perseguibile senza un profondo cambiamento degli attuali
modelli di sviluppo e dei rapporti economico-sociali.
2.3 EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE
In questo paragrafo, viene ripercorsa l‟evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile.
Esso ha avuto numerosi stadi di sviluppo: partendo dal lontano 1972 con la Dichiarazione di
Stoccolma, sino ad arrivare alla più recente Conferenza di Johannesburg nel 2002.
Queste le tappe evolutive della sostenibilità nel tempo:
1972 Stoccolma
1980 Strategia mondiale per la conservazione
1987 rapporto Brundtland
1992 Rio de Janeiro
1993 Piano d‟azione dell‟Unione Europea
1993 Piano d‟azione in Italia
1994 Aalborg
1996 Lisbona
1996 Istanbul
1997 Kyoto
1997 New York
1997 Amsterdam
1998 Aarhus
1999 Italia, agenda 21 locale
2000 Hannover
2001 Piano d‟azione dell‟Unione Europea
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2001 Doha, Qatar
2002 Monterey
2002 Roma
2002 Strategia d‟azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia
2002 Johannesburg
1972 Dichiarazione di Stoccolma. Nel preambolo la dichiarazione afferma che siamo ormai
giunti ad un punto della storia in cui “noi dobbiamo condurre le nostre azioni in tutto il mondo con
più prudente attenzione per le loro conseguenze sull’ambiente”. La difesa e il miglioramento
dell‟ambiente sono divenuti uno scopo imperativo per tutta l‟umanità. Particolarmente significativo
in relazione al tema che ci occupa, cioè la Valutazione della variante al PRG (ora PUC), risulta
l‟art.15 della Dichiarazione: “Nella pianificazione edile e urbana occorre evitare gli effetti negativi
sull’ambiente, ricavandone i massimi vantaggi sociali, economici ed ecologici per tutti”.
1980 Strategia Mondiale per la conservazione. Negli anni „80 si fa strada l‟esigenza di
conciliare crescita economica ed equa distribuzione delle risorse in un nuovo modello di sviluppo. Il
principio organizzativo di questo paradigma viene individuato nel concetto di sostenibilità dello
sviluppo: “un insieme di valori che interessa tutti i campi dell’attività umana, in modo trasversale e
in una prospettiva di lungo termine”. Per affrontare le sfide di una rapida globalizzazione del
mondo una coerente ed una coordinata politica ambientale deve andare di pari passo con lo
sviluppo economico e l‟impegno sociale.
1987 Rapporto Brundtland. Gro Harem Brundtland, Presidente della Commissione Mondiale
Ambiente e Sviluppo presenta, su incarico delle Nazioni Unite, il proprio rapporto e formula una
efficace definizione di sviluppo sostenibile, secondo la quale: “lo sviluppo che è in grado di
soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le
generazioni future riescano a soddisfare i propri”. Nella pianificazione e nei processi
decisionali di governi e industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse e
ambiente in modo da permettere una continua riduzione dell‟influenza che energie e risorse hanno
nella crescita, incrementando l‟efficienza nell‟uso delle seconde, incoraggiandone la riduzione e il
riciclaggio dei rifiuti.
1992 Rio de Janeiro, Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo. La necessità di costruire uno
sviluppo sostenibile, conduce la comunità mondiale a riunirsi a Rio. Nasce la Commissione per lo
Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite CSD, con il mandato di elaborare indirizzi politici per le
attività future. A Rio vengono sottoscritte 2 Convenzioni e 3 Dichiarazioni: la Convenzione quadro
sui cambiamenti climatici, la Convenzione quadro sulla biodiversità, Programma d‟azione per il
XXI° secolo Agenda 21, Dichiarazione per la gestione sostenibile delle foreste, Dichiarazione di
Rio su ambiente e sviluppo.
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1993 Piano d’azione dell’Unione Europea, “per uno sviluppo durevole e sostenibile 93/99”.
E‟ necessario un cambiamento radicale in tutti i settori d‟intervento della comunità. Esso
presuppone che la tutela dell‟ambiente venga integrata nella definizione e nell‟attuazione delle
altre politiche comunitarie, non solo per il bene dell‟ambiente, ma per il bene del progresso degli
altri settori. I settori di intervento sono: industria manifatturiera, energia, trasporti, agricoltura.
1993 Piano d’azione per lo sviluppo sostenibile in Italia. Perseguire lo sviluppo sostenibile
significa ricercare un miglioramento della qualità della vita pur rimanendo nei limiti della ricettività
ambientale. Sviluppo sostenibile non vuol dire bloccare la crescita economica anche perché ,
persino in alcune aree del nostro paese, l‟ambiente stesso è una vittima della povertà e della
spirale di degrado da essa alimentata. Un piano d‟azione per lo sviluppo sostenibile, non deve solo
promuovere la conservazione delle risorse, ma anche sollecitare attività produttive compatibili con
gli usi futuri. L‟applicazione del concetto di sviluppo sostenibile è da un lato dinamica, ovvero
legata alle conoscenze e all‟effettivo stato dell‟ambiente e degli ecosistemi e dall‟altro consiglia un
approccio cautelativo riguardo alle situazioni e alle azioni che possono compromettere gli equilibri
ambientali, attivando un processo continuo di correzione degli errori.
1994 Aalborg, Danimarca, Conferenza Europea sulle città sostenibili. La città è individuata
come luogo prioritario di attuazione delle politiche per la sostenibilità ambientale, soprattutto in
attuazione dei programmi di Agenda 21. Le città europee riconoscono il ruolo fondamentale del
processo di cambiamento degli stili di vita e dei modelli di produzione, di consumo e di utilizzo
degli spazi. Esse si impegnano: ad attuare l‟Agenda 21 a livello locale, ad elaborare piani a lungo
termine per uno sviluppo durevole e sostenibile, ad avviare una campagna di sensibilizzazione.
1996 Lisbona, Portogallo, 2°Conferenza Europea sulle città sostenibili. Le città si
impegnano ad attuare l‟Agenda 21 locale, riconoscendo le proprie responsabilità nella
regolamentazione della vita sociale. Viene approvato il piano d‟azione di Lisbona: dalla carta
all‟azione.
1996 Istanbul, Turchia, Conferenza ONU sugli insediamenti umani. La Conferenza di
Istanbul rilancia l‟Agenda 21 come procedimento per la programmazione delle politiche e la
pianificazione del territorio. Attraverso la Dichiarazione di Istanbul e l‟Agenda Habitat, la
conferenza di Istanbul sottolinea la necessità da parte degli Enti Locali di adottare l‟Agenda 21.
1997 Protocollo di Kyoto per la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici. Il protocollo di Kyoto è un documento redatto e approvato nel corso della Convenzione
Quadro sui Cambiamenti Climatici tenutasi in Giappone nel 1997. Nel protocollo sono indicati per
ogni Paese gli impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle emissioni di gas serra
(anidride carbonica, gas metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e
perfluorocarburi). Precisamente le parti dovranno, individualmente o congiuntamente, assicurare
che le emissioni antropogeniche globali siano ridotte di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel
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periodo di adempimento 2008-2012. Per il raggiungimento di questi obiettivi, i Paesi possono
servirsi di diversi strumenti tali da intervenire sui livelli di emissione di gas a livello locale-nazionale
oppure transnazionale.
1997 New York. Si riunisce la XIX Sessione Speciale delle Nazioni Unite per la valutazione
dello stato di attuazione dell‟Agenda 21.
1997 Trattato di Amsterdam. Con le modifiche introdotte nei Trattati Europei, la tutela
ambientale è divenuta un principio costituzionale dell‟Unione Europea, ed una politica comunitaria
non subordinata ma di pari livello rispetto alle altre fondamentali finalità dell‟UE. L‟art.2 del trattato
afferma che: “La Comunità Europea promuoverà…. uno sviluppo sostenibile, armonioso ed
equilibrato delle attività economiche, un alto livello di occupazione e della sicurezza sociale,
l’eguaglianza tra donne e uomini, una crescita economica sostenibile e non inflativa…un alto grado
di protezione e miglioramento della qualità dell’ambiente, la crescita degli standards e della qualità
della vita, la solidarietà e la coesione sociale ed economica tra gli Stati membri”.
1998 Convenzione di Aarhus. Il cittadino, primo attore del processo di cambiamento, ha la
possibilità di contribuire attivamente alla promozione dello sviluppo sostenibile. Per questo le
pubbliche amministrazioni si impegnano ad ottimizzare le potenzialità dell‟intera società civile
attraverso azioni di sensibilizzazione ed informazione e a promuoverne il coinvolgimento nei
processi decisionali.
1999 Italia, agenda 21 locale. Oggi in Italia sono numerose le amministrazioni che,
firmando la Carta di Aalborg e aderendo alla Campagna Europea città sostenibili, stanno
promuovendo processi di Agenda 21 locale sul proprio territorio. Un impulso decisivo in questa
direzione, viene dalla nascita del Coordinamento Nazionale Agenda 21 locale del 1999 a Ferrara,
recentemente trasformato in associazione.
2000 Hannover, 3°Conferenza sulle città sostenibili. Ad Hannover 250 autorità locali di 36
Paesi Europei diversi si riuniscono per valutare i risultati conseguiti e per concordare una linea
d‟azione comune alle soglie del 21°secolo. Dichiarazione del millennio. La dichiarazione è stata
adottata dalla Sessione Speciale dell‟Assemblea generale dell‟ONU. A seguito di tale
Dichiarazione nel 2001, l‟OCSE, il Segretario dell‟ONU e la Banca Mondiale, hanno messo a punto
gli obiettivi di sviluppo, tra cui : l‟adozione, entro il 2005, da parte di ogni Paese di una strategia per
lo sviluppo sostenibile, per ribaltare, entro il 2015, la tendenza alla perdita di risorse ambientali.
2001 VI Piano d’Azione Ambientale 2002/2010 dell’Unione Europea. Al Consiglio dei
Ministri dell‟Ambiente del giugno 2001 in Lussemburgo, è stata adottata in prima lettura, una
posizione comune sul Sesto Piano di Azione per l‟ambiente, ed in particolare “uso sostenibile delle
risorse naturali e gestione dei rifiuti”: garantire che il consumo di risorse rinnovabili e non
rinnovabili e l‟impatto che esso comporta non superino la capacità di carico dell‟ambiente e
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dissociare l‟utilizzo di risorse dalla crescita economica migliorando sensibilmente l‟efficienza delle
risorse, dematerializzando l‟economia e prevedendo la riduzione dei rifiuti.
2002 Doha, Katar, Vertice dell’organizzazione mondiale del commercio. Nell'ambito del
vertice è stata concordata una posizione comune che costituisce la cosiddetta Dichiarazione
Ministeriale. In particolare per l‟Ambiente, si è riaffermato l‟obiettivo di intraprendere un processo di
sviluppo sostenibile ed è stato riproposto il “principio di precauzione”, cioè la possibilità di limitare
l‟importazione di prodotti che potrebbero risultare nocivi.
2002 Strategia d’Azione Ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia. Approvata dal CIPE
la Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile individua, per il prossimo decennio, i principali
obiettivi per quattro aree prioritarie: clima, natura e biodiversità, qualità dell‟ambiente, uso
sostenibile e gestione delle risorse naturali. Tra gli strumenti d‟azione, la strategia prevede
l‟integrazione del fattore ambientale in tutte le politiche di settore, a partire dalla valutazione
ambientale di piani e programmi.
2002 Johannesburg, Vertice Mondiale sullo sviluppo sostenibile dell’ONU. Il Vertice
Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile rappresenta l‟occasione per riflettere su quanto stabilito al
Summit di Rio e per realizzare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Uno dei risultati più importanti
del vertice è stata l‟adozione di un piano d‟azione, sottoscritto da tutti gli Stati presenti, nel quale
sono stati individuati i temi chiave per il prossimo decennio. Al vertice sono state presentate una
serie di iniziative volontarie di collaborazione tra governi, istituzioni, imprese e società civile per
dare concretezza al piano.
Infine è stata adottata una dichiarazione politica che si propone di rinnovare l‟impegno dei
leaders mondiali a favore della lotta alla povertà attraverso uno sviluppo economico svincolato dal
degrado ambientale e dal consumo esasperato di risorse. L‟obiettivo primario del vertice è stato
quello di puntare l‟attenzione sulle nuove sfide da affrontare per realizzare uno sviluppo
sostenibile, cioè un modello di sviluppo che coniughi gli aspetti economici con quelli
sociali e ambientali, in grado di assicurare una società più equa e prospera, nel rispetto
delle generazioni future.
Da una pubblicazione del 1999 di Herman Daly emerge una definizione di sviluppo
sostenibile ancora più arricchita ed esauriente delle precedenti. Il nostro modo di vivere, di
consumare, di comportarsi, decide la velocità del degrado antropico (misura del grado di disordine
di un sistema), la velocità con cui viene dissipata l‟energia utile e il periodo di sopravvivenza della
specie umana.
Si perviene così al concetto di sostenibilità, intesa come l‟insieme delle relazioni tra le attività
umane la loro dinamica e la biosfera, con le sue dinamiche, generalmente più lente. Queste
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relazioni devono essere tali da permettere alla vita umana di continuare, agli individui di soddisfare
i loro bisogni e alle diverse culture umane di svilupparsi. Tuttavia le variazioni apportate alla natura
dalle attività umane devono essere contenute entro certi limiti in modo tale da non distruggere il
contesto biofisico globale. Se riusciremo a realizzare una economia da equilibrio sostenibile come
indicato da Herman Daly, le future generazioni potranno avere almeno le stesse opportunità che la
nostra generazione ha avuto. E‟ un rapporto tra economia ed ecologia, in gran parte ancora da
costruire, che passa attraverso la strada dell‟equilibrio sostenibile.
2.4 LA VAS COME MEZZO PER ATTUARE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
L‟art. 6 del Trattato di Amsterdam, afferma che: “le necessità della protezione ambientale
devono essere integrate nella definizione e implementazione delle politiche e delle attività
comunitarie, in particolare con l’ottica di promuovere lo sviluppo sostenibile”. La protezione
ambientale, quindi, non va considerata come una politica settoriale, ma come un denominatore
comune per tutte le politiche.
All‟azione ambientale deve accompagnarsi un nuovo tipo d‟azione degli altri settori, che
devono internalizzare le preoccupazioni ambientali.
La Valutazione Ambientale Strategica realizza compiutamente l‟integrazione della
dimensione ambientale nei processi di formazione delle decisioni e nella predisposizione di
politiche, piani e programmi settoriali e per questo motivo può essere vista come mezzo per
attuare lo sviluppo sostenibile.
La richiamata Direttiva 2001/42/CE , nota come direttiva sulla VAS, si pone strettamente
l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione
di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione di piani e programmi al fine di promuovere lo
sviluppo sostenibile”.
Essa richiede un approccio integrato, interattivo e intersettoriale che assicuri la
partecipazione del pubblico al processo consultivo e garantisca l‟inserimento di obiettivi di qualità
ambientale e le modalità per il loro concreto perseguimento negli strumenti di programmazione e
di pianificazione infrastrutturale, territoriale e urbanistica.
Il processo valutativo nell‟ambito della VAS, accompagnando l‟iter di pianificazione e
programmazione, dovrà verificare la coerenza ed il contributo di politiche, piani e programmi agli
obiettivi, criteri ed azioni definiti dalle Strategie di sostenibilità a tutti i livelli.
Da quanto detto, emerge tutto il significato del termine “Strategico”: esso indica che la
valutazione è realizzata ad un livello più alto rispetto alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale),
e che si tratta di uno strumento capace di supportare efficacemente le scelte sulle politiche da
intraprendere, anche in base a considerazioni ambientali.
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La diversità tra VAS e VIA è nel soggetto da valutare: piani e programmi per la prima,
progetti di singole opere per la seconda. La VAS compendia, a monte della programmazione e
della pianificazione, gli obiettivi di sostenibilità ambientale. Nella VIA ciò non risulta possibile,
giacché essa interviene nella fase in cui l‟opera è stata già pianificata o programmata.
In definitiva si comprende come la valutazione delle singole opere non sia da sola
sufficiente a garantire la sostenibilità complessiva. La VIA deve essere integrata a monte con Piani
e Programmi che nella loro formulazione abbiano già assunto i criteri necessari alla sostenibilità
ambientale. A questo fine occorre sviluppare nuove metodologie di “Valutazione Ambientale
Strategica” dei Piani e Programmi per andare oltre la difesa dell‟ambiente ed indirizzare le
trasformazioni progettate verso lo sviluppo sostenibile.
3. QUADRO NORMATIVO IN MATERIA DI VAS
Con la Direttiva 2001/42/CE l‟Unione Europea impegna i Paesi membri ad adottare
procedure per la valutazione ambientale di piani e programmi che “possono avere effetti
significativi sull’ambiente” (art.3, comma 1): tra questi vi sono i PUC (art. 23 L.R. della Campania
n°16 del 2004) in quanto regolamentano la “destinazione dei suoli “.
Si esamina di seguito il quadro normativo che, a livello europeo, nazionale e regionale,
disciplina la procedura di valutazione ambientale dei piani e programmi aventi effetti significativi
sull‟ambiente e, in particolare dei PUC.
3.1 IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO: “LA DIRETTIVA 2001/42/CE”
La Direttiva 2001/42/CE, tratta la “valutazione degli effetti di determinati piani e programmi
sull’ambiente”. L‟obiettivo generale della direttiva, che conviene qui ulteriormente riprendere, è
quello di “….garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione
di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di
promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che ….venga effettuata la valutazione ambientale
di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente” (art.1).
La direttiva stabilisce che per “valutazione ambientale” s‟intende l‟elaborazione di un rapporto di
impatto ambientale, lo svolgimento delle consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei
risultati delle consultazioni nell‟iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla
decisione ….” (art.2 comma b). L'elaborazione della valutazione ambientale è prevista per i settori:
agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle
acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale e della destinazione dei
suoli.., (art. 3 comma 2).
La valutazione “…deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del
programma ed anteriormente alla sua adozione …” (art.4 comma 1).
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La direttiva stabilisce che per “rapporto ambientale” si intende la parte della
documentazione del piano o programma “… in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti
significativi che l‟attuazione del piano o programma potrebbe avere sull‟ambiente nonché le
ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell‟ambito territoriale del piano o programma”
(art.5 comma 1).
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Si osservi che la Direttiva prevede uno screening iniziale per decidere se il piano o programma
in questione sia o meno da assoggettare a valutazione ambientale. Per fasi successive si procede
a dare comunicazione al pubblico sugli esiti della verifica e di seguito a definire la portata del
rapporto ambientale, il piano o programma e le ragionevoli alternative.
Si valutano quindi gli effetti delle precedenti, si preseleziona il piano o programma, si stende il
rapporto ambientale, e si consulta nuovamente il pubblico.
All‟esito delle consultazioni effettuate segue la definitiva selezione del piano o programma e la
procedura di approvazione.
Riesaminando quanto fin qui detto, si comprende come la Direttiva ponga due vincoli principali
alla valutazione:
una relativamente al campo di applicazione, ristretto ad alcuni piani e programmi;
uno di ordine temporale: il momento di applicazione della valutazione appare principalmente
destinato alla fase di elaborazione dei piani e programmi e alla fase anteriore alla loro
adozione, interessando marginalmente quello riservato al monitoraggio della fase gestionale
degli stessi.
3.2 IL QUADRO NORMATIVO NAZIONALE: IL D.LGVO N. 152/2006 COME MODIFICATO DAL
DECRETO LEGISLATIVO N. 4 DEL 16/01/2008
Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29 gennaio, il decreto
legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, reca ulteriori disposizioni correttive ed integrative al decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “norme in materia ambientale”.
In Italia, oltre al riferimento normativo sopra indicato che ha recepito la Direttiva n.
2001/42/CE, sono state emanate delle linee guida per la valutazione ambientale strategica che
fanno riferimento ai fondi strutturali 2000-2006.
Le suddette linee guida sono state riportate sul supplemento del Ministero dell‟Ambiente,
“l’Ambiente informa n°9 del 1999”. In queste linee guida si fa riferimento allo schema cosiddetto
Dpsir, caratterizzato da una struttura di relazioni causali che legano tra loro i seguenti elementi:
Determinanti (settori economici, attività umane);
Pressioni (emissioni, rifiuti, ecc.);
Stato (qualità fisiche, chimiche, biologiche);
Impatti (su ecosistemi, salute, funzioni, fruizioni, ecc.);
Risposte (politiche ambientali e settoriali, iniziative legislative, azioni di pianificazione, ecc.).
Le caratteristiche del sistema così tratteggiate permettono di definire la rappresentazione
dell‟ambiente in termini di sistema organico in modo da esprimere, a diversi livelli di sintesi , stati e
qualità, pressioni, grado e entità della correlazione tra pressioni e cambiamenti. Lo schema che
viene descritto nelle linee guida è riportato di seguito nella figura n° 2
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SCHEMA DPSIR
In uno con l‟illustrazione dello schema Dpsir, le linee guida forniscono una prima
informazione sugli indicatori da utilizzare in una Valutazione Ambientale. Un altro riferimento non
espressamente normativo, ma non per questo meno importante a livello nazionale, è la Strategia
d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia.
Essa individua settori dell‟ambiente (clima e atmosfera, natura e biodiversità, qualità
dell‟ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani, prelievo delle risorse e produzione di rifiuti)
e per ognuno di essi la strategia per lo sviluppo sostenibile, riportando degli obiettivi generali e
specifici, degli indicatori e dei target da raggiungere nel tempo.
Per questo motivo essa rappresenta un eccellente punto di riferimento per chi si appresti a
compiere una valutazione ambientale.
Come già premesso, il decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, reca ulteriori
disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “norme in
materia ambientale”.
Il nuovo codice dell‟ambiente, così integrato, nella parte prima “disposizioni comuni e
principi generali”, reca i principi generali che costituiscono il riferimento per la produzione
normativa ambientale e sancisce che i principi ambientali possono essere modificati o eliminati
soltanto mediante espressa previsione di successive leggi della Repubblica italiana, purché sia
comunque sempre garantito il corretto recepimento del diritto europeo.
Con questa premessa viene introdotto il principio dell‟azione ambientale, secondo il quale
la tutela dell‟ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita
da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante
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una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell‟azione preventiva, della
correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all‟ambiente, nonché al principio «chi
inquina paga», che ai sensi dell‟articolo 174, comma 2, del Trattato delle Unioni Europee, regolano
la politica della Comunità in materia ambientale.
L‟emendato art. 3 del nuovo codice dell‟ambiente sancisce che ogni attività umana debba
conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei
bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle
generazioni future, consentendo di individuare un equilibrato rapporto tra risorse ereditate, risorse
risparmiate e quelle da trasmettere, affinché nell‟ambito delle dinamiche della produzione e del
consumo si inserisca il principio di solidarietà, per salvaguardare e migliorare la qualità
dell‟ambiente anche in futuro. Con ciò, un ruolo fondamentale è attribuito alla pubblica
amministrazione che, in caso di scelta comparativa di interessi pubblici e privati, deve indirizzare la
propria attività verso scelte finalizzate che consentano la migliore attuazione possibile del principio
dello sviluppo sostenibile, tenendo in prioritaria considerazione gli interessi di tutela dell‟ambiente e
del patrimonio culturale.
Nella parte seconda del nuovo codice dell‟ambiente vengono riscritte le procedure oltre che
per la valutazione ambientale strategica (VAS) che qui interessa, anche per la valutazione
dell‟impatto ambientale (Via) e per l‟autorizzazione integrata ambientale (Ippc).
La valutazione ambientale di piani e programmi, definita Vas (valutazione ambientale
strategica), riguarda piani e programmi che possono avere impatti significativi sull‟ambiente e sul
patrimonio culturale. Questa si sostanzia in quel processo, propedeutico all‟approvazione di un
Piano o Programma, che prevede, nei casi di cui all‟art. 6 - comma 3 del D.Lgvo 152/2006 e
ss.mm.i.., la verifica di assoggettabilità attraverso l‟elaborazione di un rapporto ambientale
preliminare.
La fase di verifica di assoggettabilità, detta anche screening, è finalizzata a valutare la
possibilità di applicare la VAS ai piani e ai programmi di cui all'art. 6 comma 3 del D.lgs 152/2006 e
s.m.i. secondo le modalità definite dall'art.12.
In particolare, l‟art.6, comma 3 sopra richiamato che “Per i piani e i programmi … che
determinano l’uso di piccole aree a livello locale …, la valutazione ambientale è necessaria qualora
l’autorità competente valuti che possano avere effetti significativi sull’ambiente, secondo le
disposizioni di cui all’art. 12”.
L‟art. 12 del D.Lg vo 152/06 come modificato, prescrive che” Nel caso di Piani e Programmi
di cui all’art. 6, comma 3, l’autorità procedente trasmette all’autorità competente, su supporto
cartaceo ed informatico, un rapporto preliminare, comprendente una descrizione del piano o
programma e le informazioni ed i dati necessari alla verifica degli impatti significativi sull’ambiente
dell’attuazione del piano o programma, facendo riferimento ai criteri dell’allegato I del presente
decreto”.
15
Come schematizzato nella fig. 2, detto Rapporto Preliminare è inviato ai soggetti
competenti in materia ambientale i quali, entro trenta giorni dal ricevimento, inviano il proprio
parere all'Autorità Competente e a quella Procedente.
L'Autorità Competente valuta, sulla base degli elementi di cui all'allegato I e tenuto conto
delle osservazioni pervenute, se il Piano o Programma possa avere impatti significativi
sull'ambiente ed emette un provvedimento di verifica assoggettando o escludendo il Piano o
Programma dai successivi obblighi della procedura di VAS.
Il risultato della verifica di assoggettabilità, comprese le motivazioni, deve essere reso pubblico.
Nel caso in esame, trattandosi di un Piano Urbanistico Attuativo (PUA) che impegna una
superficie di soli 3,3 Ha e che interessa meno dello 0,1 % del territorio comunale (esteso Kmq
37,18), si può parlare, senza dubbio alcuno, di un piano attuativo che determina l‟uso di piccole
aree a livello locale.
Nello schema riportato nella pagina seguente, viene sintetizzato il procedimento di Verifica
di Assoggettabilità a VAS di un Piano in accordo con quanto prescritto dall‟art. 12 del D. Lgvo n.
4/2008, modificativo del D.Lgvo n. 152/2006.
Fig. 2
17
3.3 IL QUADRO NORMATIVO REGIONALE
3.3.1 LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA N°16 DEL 2004”.
Il quadro normativo campano si riconduce, con riferimento alla norma urbanistica che
richiama il procedimento di VAS, alla legge regionale n° 16 del 22 dicembre 2004 che è la nuova
legge per il governo del territorio della regione Campania. Essa all‟art.1 cita:
“La regione Campania disciplina con la presente legge la tutela, gli assetti, le trasformazioni
e le utilizzazioni del territorio al fine di garantire lo sviluppo, nel rispetto del principio di sostenibilità,
mediante un efficiente sistema di pianificazione territoriale e urbanistica articolato a livello
regionale, provinciale e comunale.”
Da quanto detto emerge che nella Legge Regionale affiorano quei principi di sviluppo
sostenibile, auspicati dalla stessa opinione pubblica mondiale alla luce dei sempre più frequenti
disastri ambientali dovuti ai cambiamenti climatici.
La nuova legge regionale rende obbligatoria la valutazione ambientale dei piani,
precisando all‟art. 47 che:
1 I piani territoriali di settore ed i piani urbanistici sono accompagnati dalla valutazione
ambientale di cui alla Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001, da effettuarsi durante la fase
di redazione dei piani.
2 La valutazione scaturisce da un rapporto ambientale in cui sono individuati, descritti e valutati
gli effetti significativi dell’attuazione del piano sull’ambiente e le alternative, alla luce degli
obiettivi e dell’ambito territoriale di riferimento del piano.
3 La proposta di piano e il rapporto, sono messi a disposizione delle autorità interessate e del
pubblico con le procedure di cui agli articoli 15 - 20 - 24 della presente legge.
4 Ai piani di cui al comma 1 è allegata una relazione che illustra come le considerazioni
ambientali sono state integrate nel piano e come si è tenuto conto del rapporto ambientale di
cui al comma 2.
Dalla lettura dell‟art. 47 emerge che la legge regionale in materia di valutazione ambientale,
si riconduceva completamente alla Direttiva europea, vista l‟assenza del già citato quadro di
riferimento nazionale colmata con l‟entrata in vigore, solo nel luglio 2007, del D.Lgvo n. 152/2006.
3.3.2 IL REGOLAMENTO PER L‟ATTUAZIONE DELLA VAS IN REGIONE CAMPANIA
Con deliberazione di giunta regionale n. 1235 del 10.07.2009 e successiva deliberazione
del consiglio regionale è stato approvato il “Regolamento di Attuazione della VAS in regione
Campania”. Tale regolamento ha disciplinato, tra l‟altro, l‟ambito di applicazione ed i casi di
esclusione dal procedimento di VAS di taluni Piani e Programmi ed i criteri per l‟individuazione dei
18
soggetti competenti in materia ambientale cui andrà sottoposto anche il presente Rapporto
Preliminare.
4. ELEMENTI PER LA VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’
(in riferimento ai criteri dell’Allegato I del D.Lgvo n. 4/2008)
Prima di riscontrare, nel dettaglio, le singole voci richieste dall‟Allegato I del D.Lgvo n.
4/2008, risulta necessario costruire un quadro conoscitivo dell‟area di intervento inquadrandolo in
un contesto territoriale più ampio e riportando la normativa urbanistico – edilizia di riferimento oltre
a dettagliare le caratteristiche dell‟intervento edilizio.
Dopo la costruzione e l‟esposizione di tale quadro conoscitivo, risulteranno più chiare e
motivate i successivi riscontri ai criteri di cui all‟Allegato I del D Lgvo n. 4/2008 riportati nella parte
4.3 della presente.
4.1 Inquadramento della zona di intervento e relative previsioni urbanistiche
Il territorio del Comune di Pontecagnano-Faiano si articola su una superficie di circa 37,18
Kmq ed è tipologicamente formato da collina e pianura oltre ad essere attraversato da diversi
corsi d‟acqua di modesta portata.
Il Comune di Pontecagnano-Faiano confina a nord con il comune di Salerno e Giffoni Valle
Piana, ad est con i comuni di Montecorvino Pugliano e Bellizzi, a sud con il comune di Battipaglia
ad ovest con il Mar Tirreno.
Le principali infrastrutture a servizio del territorio sono:
Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, infrastruttura di livello nazionale che, nel
progetto di modernizzazione prevede prevede un ulteriore svincolo a sud delle città;
Strada Statale 18 Tirrenia Inferiore, infrastruttura di livello interregionale che connette i
comuni del comprensorio “Picentino”, dislocati in pianura, con Napoli, Avellino e
Salerno a nord e con la Basilicata e la Calabria a sud;
Strade provinciali di connessione tra i principali centri del comprensorio “Picentino”;
Linea ferroviaria Salerno - Reggio Calabria con scalo a Pontecagnano;
Strada a scorrimento veloce denominata “AVERSANA” in fase di ultimazione;
Aeroporto.
L’area oggetto di PUA interessa solo una parte (circa il 55%) della zona omogenea che il
vigente Piano Regolatore Generale di Pontecagnano Faiano classifica come zona “D24 -
artigianale e commerciale esistente e di progetto” ed è situata a ridosso della fascia litoranea in
località Magazzeno del comune di Pontecagnano Faiano.
19
L’area di intervento ha una altimetria media di 0,50 metri s.l.m.m. e si sviluppa
approssimativamente lungo l’asse Nord – Sud di via mare Ionio, Nord-Ovest Via Mare Adriatico e
Sud-Est da viottoli interni ai terreni, estendendosi su una superficie complessiva di 33.376,51 mq.
L‟ area in oggetto è situata a Nord del nucleo urbano di Magazzeno che, nato negli anni
‟70 come aggregato di case per vacanze, è diventato nel corso degli anni residenza stabile ed è
situato parallelamente alla direttrice viaria della strada provinciale litoranea che collega Salerno
con la piana del Sele.
Essa rappresenta, per la sua specifica localizzazione, che è:
- contigua alla zona residenziale costiera (zone B di PRG);
- baricentrica rispetto alle ampie aree di espansione turistica (zone T di PRG);
- “immersa” in quelle ancora più estese (zone F di PRG) destinate a servizi generali,
nelle quali ultime, tra l‟altro, era previsto un porto turistico,
la risposta alle esigenze, in termini di servizi, legate sia al terziario che alle piccole attività
produttive di supporto in questa parte del territorio comunale.
Si ritiene utile riportare, di seguito, la normativa di attuazione riferita alle zone classificate
“D – Commerciali e Artigianali” dal PRG vigente:
“In tali zone "D" saranno consentite solo quelle costruzioni attinenti al carattere della zona artigianale –
commerciale. Gli interventi si attuano mediante intervento diretto con l’obbligo delle prescrizioni grafiche o
normative del P.R.G. . Esse potranno comprendere locali di abitazione per custodi e per il personale tecnico
ed il titolare dell’azienda di cui sia strettamente indispensabile la continua permanenza nello stabilimento. In
ogni caso sono consentiti non più di tre alloggi con superficie massima utile di 110 mq.
Potranno inoltre essere consentiti i locali per i servizi tecnici ed amministrativi strettamente necessari alla
funzione dello insediamento, depositi e magazzini.
- Indice di fabbricabilità fondiaria…......................................2 mc./mq.
- Indice di copertura...….........................................................0,50 mq./mq.
- Altezza massima degli edifici.............................................12,00 ml.
- Area di parcheggio…....................…....................................0,10 mq./mc.
- Distanza dai confini del lotto :
in rapporto all' altezza…............…1/2
minimo assoluto..........................….6,00 ml.
- Distanza dal ciglio della strada nella fronte del comprensorio…10,00 ml.
- Distacco dagli edifici :
in rapporto all'altezza: D = H del fabbricato più alto
minimo assoluto..........................…10,00 ml.
- Superfici destinate ad urbanizzazione...............................10%.
- Strumenti attuativi …………………………………………………Concessione Edilizia
Anche se la normativa di PRG, come sopra evidenziato, prevede in tali aree l‟intervento
urbanistico diretto, si è ritenuto opportuno predisporre un PUA al solo fine di poter meglio
20
specificare le caratteristiche distributive ed organizzative dell‟area, la sua accessibilità complessiva
e la dotazione di standards e servizi normativamente imposta.
Risulta evidente, tra l’altro, che seguendo le indicazioni normative del PRG, che
prevede il rilascio di titoli abilitativi diretti, si sarebbe evitato, tra l’altro, anche il presente
procedimento di verifica di assoggettabilità a VAS. Tuttavia, per le specificità dell’area, la
diffusa antropizzazione delle aree limitrofe, la previsione edificatoria molto rada nell’area di
intervento in rapporto a quelle circostanti, si ritiene non dovuta l’attuazione del
procedimento di VAS, come scaturisce meglio dalle conclusioni del presente Rapporto
Preliminare.
Difatti, mediante il PUA, l‟iniziativa privata si integra nel processo di pianificazione
urbanistica di dettaglio intervenendo su aree scarsamente o non urbanizzate, al fine di evitare :
1) l‟attuazione di iniziative singole disorganiche senza realizzazione di opere pubbliche e servizi
necessari ai nuovi insediamenti residenziali o produttivi;
2) la realizzazione da parte della PA dei servizi a posteriori con oneri finanziari rilevanti a carico
della collettività.
L‟area oggetto del presente Piano di Lottizzazione essendo localizzata nella fascia
compresa tra la ferrovia e la costa è interessata, inoltre, dal Decreto Ministeriale 22.02.1970
recante “Dichiarazione di notevole interesse pubblico” ex Legge n. 1497/1939, per cui qualsiasi
trasformazione del territorio è soggetta all‟acquisizione preventiva dell‟autorizzazione
paesaggistica, giusto D.Lgvo 42/2004 e s.m.i. che andrà richiesta per gli interventi edilizi e di
urbanizzazione dell‟area dopo l‟approvazione del PUA.
Non è inoltre interessata da:
vincoli geologici ed idrogeologici;
vincoli archeologici e monumentali;
vincoli stradali.
4.2 Caratteristiche dell’intervento progettato
L‟obiettivo dell‟intervento è dare un utilizzo al suolo indipendentemente dal frazionamento
fondiario e dal numero dei proprietari, realizzando una pluralità di edifici a destinazione terziaria ed
artigianale, perfettamente sostenibile nel contesto territoriale descritto che, inoltre, beneficierà
dell‟importante dotazione di servizi assicurata dall‟insediamento.
Si persegue, pertanto, la razionalizzazione degli interventi sul territorio e l‟integrazione con
il contesto urbano, al fine di subordinare l‟edificazione all‟urbanizzazione, predisponendo interventi
di urbanizzazione in coerenza sia con l‟uso edificatorio del suolo che con la disciplina urbanistica.
Esso è redatto con lo scopo di prevenire il deterioramento delle aree e nel contempo di
permettere il risanamento di queste zone inserendole nel contesto dell‟ambito urbano limitrofo,
21
integrando l‟insediamento residenziale esistente con la realizzazione di adeguati spazi a verde
pubblico e a parcheggi.
Allo stesso tempo con il suddetto piano di Lottizzazione si vuole tradurre in proposta
progettuale gli obiettivi indicati dal Piano Regolatore vigente e che si possono riassumere nei punti
seguenti:
1. dal punto di vista urbanistico: che il nuovo intervento possa portare ad una organica
integrazione dello sviluppo a destinazione non residenziale del nuovo insediamento, ottimizzando
la utilizzazione delle infrastrutture e dei servizi esistenti;
2. dal punto di vista ambientale: che l‟intervento sia coerente e compatibile con le esigenze di
rispetto della natura, della storia e della morfologia del luogo con particolare riguardo
all‟andamento naturale del terreno e alle caratteristiche antropizzate e storicizzate: come i percorsi
storici, le alberature di pregio esistenti, i canali d‟acqua;
3. dal punto di vista dello sviluppo sostenibile: che l‟inserimento del nuovo insediamento sia
realizzato con interventi edilizi di qualità, caratterizzati dall‟uso di tecniche e materiali
ecocompatibili e indirizzati al risparmio energetico.
Pertanto, con la proposta di PUA in esame, pur se non richiesta normativamente, si è cercato
di seguire i seguenti principi:
- evitare edificazioni a cortina continua lungo le strade di penetrazione al fine di
evitare barriere prospettiche;
- graduare l’altezza degli edifici e le distanze tra gli stessi per salvaguardare la
fruizione dei versanti collinari;
- obbligo di minimizzare la movimentazione del suolo adeguando gli edifici
all’andamento geomorfologico del terreno;
- adeguare planimetricamente anche le tipologie più grandi come quelle dei capannoni
al contesto urbano esistente;
- evitare sbancamenti che alterano significativamente le quote naturali
- evitare di costruire recinzioni alte che possono alterare la visibilità delle strade e del
contesto;
Per quanto riguarda l‟architettura dei manufatti previsti nel piano di lottizzazione essa è stata
vista secondo i canoni dell‟architettura moderna.
Da una parte l‟ubicazione dell‟area di intervento, in prossimità della litoranea e quindi del mare,
relativamente distante dal centro urbano, dall‟altra la destinazione d‟uso terziario/commerciale dei
singoli edifici ha spinto verso una composizione tipologica e prospettica che includesse sia l‟utilizzo
di materiali e tecniche tradizionali che l‟impiego di quelle più innovative legate soprattutto
all‟esigenza del risparmio energetico.
22
L‟impiego, dal punto di vista formale, del tetto piano e non a falde è scaturito proprio dall‟analisi
del contesto, dalla posizione e ubicazione dell‟area in prossimità del mare, in un ambiente cioè
che presuppone un‟architettura di tipo mediterraneo.
Da qui l‟uso di materiali a tecnologia avanzata che assicurano parametri oggi indispensabili per
il risparmio energetico. Le pareti degli edifici infatti, saranno rivestite con pannelli modulari di
materiale composito “alucobond” supportati da una struttura in alluminio rinforzata in continuità con
serramenti in acciaio. Tra la struttura ed i pannelli sarà creata una camera d‟aria come per le
pareti ventilate. Soprattutto per le strutture da adibire ad uffici sono previste “facciate continue” con
serramenti in alluminio o acciaio come per le moderne strutture direzionali. I materiali che si
intende impiegare sono, oltre che, conformi alle normative per il risparmio energetico, di lunga
durata rispetto all‟intonaco e alle pitture tradizionali.
La scelta che, dal punto di vista formale, ha guidato i progetti degli edifici verso gli indirizzi
dell‟architettura moderna nasce proprio dalla conoscenza del territorio e dell‟uso che di esso si è
fatto dagli anni ‟70 ad oggi.
Dopo i primi interventi realizzati a Magazzeno negli anni ‟70 secondo un piano urbanistico
definito, che prevedeva residenze per vacanze, coerente per quello che riguardava le scelte
formali, con i tempi e con l‟uso, negli anni seguenti anche dopo la dichiarazione di interesse di cui
al DM 22.02.1970, i singoli interventi che si sono susseguiti, in nome di un malinteso e trasfigurato
“adeguamento alle tipologie tradizionali” (l‟area è per la maggior parte agricola) e “mitigazione
dell‟impatto attraverso l‟uso di materiali tipici” ha prodotto diffusamente un edilizia scadente, con
l‟uso indiscriminato e casuale di materiali, finiture ed elementi architettonici, visto più come un
forzoso adeguamento a norme imposte e non condivise che il tentativo di cogliere i veri caratteri
del territorio.
Questo nel migliore dei casi, e cioè quando gli interventi legittimi, sono passati attraverso le
maglie degli enti preposti al controllo e alla verifica della conformità dell‟intervento alle prescrizioni.
Quando poi il vincolo è stato inteso come mero divieto, esso ha prodotto un abusivismo diffuso
che continua ancora oggi.
Lo scopo del vincolo doveva essere ed è quello della “conoscenza dei territori che dovranno
allora essere interpretati correttamente per poi intervenire con azioni compatibili con i caratteri e le
qualità riconosciute”
Si può sicuramente convenire, che se il risultato di questo tentativo è quello che oggi si vede
laddove ci sono stati interventi di tipo edilizio, le valenze territoriali non sono state interpretate
correttamente e le azioni con le quali si interviene non sono in sintonia con la storia, il significato,
l‟immagine e i caratteri del paesaggio.
Noi siamo convinti che le trasformazioni contemporanee debbano avvenire tenendo conto, in
primo luogo, della specificità del contesto paesaggistico, ma affinché le opere realizzate diventino
esse stesse parti integranti di quel paesaggio che hanno contribuito a mutare, devono essere
23
permeate dello spirito dell‟epoca in cui sono concepite e testimonianza del preciso momento
storico in cui sono state costruite.
La qualità architettonica dell‟insieme e delle singole parti, garantisce la conformità e
l‟integrazione nei luoghi, di un manufatto edilizio, più di regole imposte (come ad es. la copertura a
falde inclinate in una zona costiera), che mal interpretando un elemento architettonico pur presente
nell‟ambito locale, contribuiscono a creare un immagine del territorio alterata e forse peggiore di
quello che potrebbe essere.
Un ruolo in tal senso potrebbe assumere questa nuova parte di città, costituito dalla ricerca
dell‟integrazione con il tessuto esistente, dando vita, attraverso l‟inserimento di una elevata qualità
delle forme dei manufatti architettonici, ad una ritrovata identità del vivere e dell‟abitare.
Il progetto prevede, in linea generale, la realizzazione di tre tipologie edilizie:
-Edificio industriale-artigianale,con annessa area di vendita ed alloggio per custode ;
-Palazzina direzionale ad uso uffici con annessi servizi;
-Attrezzature recettive(ristorante/pizzeria) e sportive,con annesso alloggio per custode:
Tipologia edificio con annessi servizi ed alloggi per il titolare, custode, personale tecnico :
Questa tipologia di tipo artigianale è strettamente connessa al locale di vendita.
Essa è in grado di accogliere un organismo destinato al deposito e alla realizzazione di un
prodotto. I materiali per la struttura che saranno utilizzati per la costruzione del capannone in
oggetto sono tre:
- acciaio;
- cls vibrocompresso;
- cemento armato per la parte gettata in opera.
L‟edificio costituente il capannone tipo, con annessi servizi ed area di vendita, in linea
generale, si sviluppa per una superficie di ingombro che varia da un minimo 221.00mq ad un
massimo di 337.40 mq. con superficie finestrate e porte lungo tutto il perimetro. La copertura è
realizzata anch‟essa con elementi prefabbricati e attraverso dei lucernari sarà possibile illuminare
l‟interno del capannone.
L‟area del capannone adibita alla lavorazione si articola su un unico livello. L‟alloggio annesso
a tale manufatto sarà realizzato in opera in c.a con una superficie utile che varia da un minimo di
42 mq ad un massimo di 110 mq.
Tipologia palazzina direzionale ad uso uffici con annessi servizi;
L‟ edificio tipo prevede la realizzazione di circa mq. 270mq di superficie coperta. La
struttura sarà flessibile, come divisione interna, in funzione delle esigenze degli utenti.
24
L‟edificio si articola su due piani fuori terra adibiti ad uffici ed annessi servizi.
Il collegamento in verticale è garantito da un corpo scale/ascensore,conforme alle direttive della
normativa antincendio .
La distribuzione interna, così come la percorribilità, saranno estremamente semplici e
lineari in modo da consentire una percezione anche fisica delle varie funzioni insediate in rapporto
alla localizzazione delle stesse e delle caratteristiche formali/compositive che verranno date
esteticamente e compositivamente all‟edificio.
Attrezzature sportive,con annesso alloggio per custode:
ll complesso è composto da un campetto di calcetto di dimensioni 32mx16m e da un
edificio di servizio per il campetto e per gli spettatori. L‟edificio si configura come un volume ad un
unico livello di dimensioni 14mx23m,in cui si distribuiscono spogliatoi e servizi sanitari destinati ai
calciatori, una sala riunioni con bar annesso e alcuni depositi. La disposizione del corpo spogliatoi,
su un unico piano, rende possibile il collegamento tra i diversi vani in maniera fluida e funzionale,
generando spazialità di differente natura. Lo schema si sviluppa a partire da un impianto
rettangolare con affaccio diretto sul campo in corrispondenza di una lunga vetrata continua. Tutte
le parti strutturali della costruzione saranno realizzate in calcestruzzo. Il primo piano è costituito da
tre alloggi di servizio all‟edificio-spogliatoio, con una superficie ognuno di 100 mq.
Attrezzature recettive (ristorante/pizzeria) con annesso alloggio per custode:
Il progetto della ristorante/pizzeria si sviluppa su una superficie lorda di piano di circa
167mq,realizzata interamente in c.a gettato in opera. La struttura in oggetto è articolata su due
livelli fuori terra oltre un piano interrato, dove le distribuzioni dei locali e delle attrezzature adibite
alla preparazione ed alla somministrazione d‟alimenti al pubblico, devono permettere di
organizzare il lavoro a partire dalla zona di ricezione merci fino al punto di somministrazione.
Il progetto concentra la sua attenzione, al fine di ottimizzare il sistema dei flussi, sulla
suddivisione degli interni, in base alla separazione dei cicli cotto-crudo, sporco- pulito. L‟impianto
idrosanitario e del gas, così come l‟impianto elettrico, il sistema di riscaldamento e tutto il sistema
di aspirazione saranno realizzate a norma di legge e in conformità alla recente normativa sul
risparmio energetico. Il primo e il secondo piano,per la parte non riguardante la pizzeria, sono
costituiti da un alloggio di servizio per piano, con una superficie ognuno di circa 84 mq.
Il progetto comprende le opere che si prevedono per consentire la connessione della
viabilità interna ai lotti terziari ed artigianali in oggetto con la viabilità ordinaria ed a scorrimento
veloce.
In particolare sono realizzati interventi che migliorano la connessione tra la viabilità
dell‟agglomerato di Pontecagnano e l‟area in oggetto, provvedendo alla necessaria
25
razionalizzazione della sua sezione trasversale nel tratto tra Via Mar Adriatico nella direttrice
nord-est e la strada prevista dal Prg in direzione sud-ovest, parallela alla strada litoranea .
E‟ previsto nel progetto della viabilità anche la realizzazione di strade di penetrazione
interne alla lottizzazione, con l‟individuazione dì sezioni tipo delle strade con la presenza di fasce
continue destinate a verde e la diffusa utilizzazione di essenze arboree, al fine di garantire una
adeguata connessione tra i lotti in oggetto.
Le nuove direttrici viarie sono progettate a doppio senso di circolazione, sia quelle esterne
che quelle interne all‟area della lottizzazione, ad esclusione dall‟asse viario Nord-Est che è a senso
unico, in modo da determinare una viabilità esterna in verso orario.
Si è scelto quindi nel disegno planimetrico dei lotti, che risultano segnati dall‟andamento dello
schema viario principale e secondario, e nei limiti del possibile, di mantenere nei piccoli isolati da
edificare, la copertura vegetale sulla maggiore superficie possibile, cercando di limitare le zone
pavimentate ai soli percorsi pedonali e carrabili, ed anche per questi si è pensato ad un progetto
di integrazione con il verde sia pubblico che privato, con la creazione di viali alberati.
Si è cercato così, di conservare e di riprendere elementi arborei ed arbustivi appartenenti al
paesaggio costiero circostante, adattandoli al nuovo disegno planimetrico e al tempo stesso di
ottenere una migliore integrazione tra la parte costruita e quella naturale, che interviene da
protagonista nella nuova configurazione.
Filari con specie d‟alto fusto sono previsti anche ai margini dei giardini privati, che insieme al
viale principale e alle aree verdi previste, sia pubbliche che private, sottolineano il disegno
complessivo del progetto e allo stesso tempo ricostituiscono la copertura vegetale esistente, che
andrebbe persa con l‟intervento.
Sia per il viale principale che per quelli secondari si prevedono specie autoctone d‟alto fusto a
foglia caduca, che assicurano ombra in estate e soleggiamento in inverno, del tipo: Acer
platanoides, Tilia cordata, Tilia tormentosa, Tilia platyphyllos, Liquidambar formosana.
Alcuni di questi, in particolare il tiglio veniva in passato largamente usato in tutta la zona per il
bel fogliame ed i fiori profumati, sia per ornare i giardini delle antiche dimore signorili che le aie
delle residenze rurali.
La dotazione di aree per standards urbanistici
Il calcolo delle aree per standards è stato effettuato secondo il disposto dell' art. 5 comma 1
del D.M. 02.04.1968, n° 1444, e della Legge Regione Campania n° 14 del 20.03.1982 e
s.m.i. .
Per l‟intero comprensorio si ricavano i seguenti parametri di utilizzazione:
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PARAMETRI COMPLESSIVI DI UTILIZZAZIONE DEL COMPRENSORIO INTERESSATO
Superficie territoriale utilizzata mq 29.971,03
Volume massimo di progetto: mc 54.349,00
Superficie coperta di progetto: mq 7.169,63
Superfici per standards urbanistici: mq 3.405.48
L‟area è “suddivisa” in 25 lotti fondiari, con superfici fondiarie di insediamento aventi
superficie che varia da 900 a 1200 mq.
I lotti, avranno le seguenti destinazioni d‟uso.
Lotto 1: attrezzature sportive;
Lotto 2 e 2bis: artigianale;
Lotto 3: commerciale (ristorante, pizzeria);
Lotti 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14 : artigianale;
Lotti 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24: direzionale, uffici.
La fascia che lambisce uno dei lati lunghi dell‟intero intervento, compresa tra la via Mar
Adriatico e la strada di penetrazione ai lotti è quella destinata agli standards. La restante
superficie è destinata alla viabilità interna, utile per disimpegnare i lotti.
L‟ubicazione dell‟area per standards, estesa per mq 3.405,48 , ha lo scopo di favorirne un
ottimale utilizzo ed un agevole accessibilità anche per l‟aggregato urbano preesistente, ed in parte
per una precisa scelta progettuale legata alla disponibilità delle aree in zona F (Servizi generali)
contigue, appartenenti agli stessi proprietari del PUA che intendono attrezzarle con spazi verdi,
attrezzature sportive e parcheggi, in modo da promuovere una valorizzazione attiva di tutto il
comprensorio.
Riepilogando, l‟area in oggetto viene suddivisa come segue:
QUADRO RIEPILOGAT1VO DELLA SUDDIVISIONE DI PROGETTO DELL’AREA
D’INTERVENTO
Superficie fondiaria destinata ai lotti artigianali-direzionali: 33.376.51
Superficie fondiaria destinata ad urbanizzazioni (standards): 3.405,48
Superficie destinata a parcheggio interna ai lotti 3.602,17
Superficie destinata a verde interna ai lotti 3.588,42
Superficie destinata a viabilità: 3.160
Le superfici a standards di progetto, come si evince dalle tabelle precedenti, rispettano i
parametri imposti dal PRG. Per la particolare distribuzione localizzativa, tali aree per standards,
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insieme agli interventi destinati a servizi e sport nelle zona F di PRG (Servizi generali), da
realizzare contestualmente all‟intervento del PUA, garantiscono non solo al nuovo
insediamento, ma anche al nucleo urbano esistente di Magazzeno un’importante dotazione
di servizi in termini di spazi pubblici e di verde attrezzato, offrendo anche un grosso
contributo alla riqualiflcazione urbanistico – edilizia di questa parte del territorio comunale
ed al miglioramento della vita di relazione.
L‟intervento prevede anche la realizzazione di aree destinate a parcheggio e a verde
all‟interno dei singoli lotti, secondo il disposto dell' art. 5 comma 2 del D.M. 02.04.1968, n° 1444,
e della Legge Regione Campania n° 14 del 20.03.1982 e s.m.i. in misura dell‟80% della
superficie lorda di pavimento dei singoli manufatti.
La superficie complessiva destinata a parcheggio interna ai lotti è di mq 3602.17
La superficie complessiva destinata a verde interna ai lotti è di mq 3588.42
4.3 Valutazione dei criteri per la verifica di assoggettabilità di cui all’Allegato I del D.Lgvo 4/2008 - Parte I - Caratteristiche del Piano o del Programma, tenendo conto, in particolare, dei seguenti elementi:
4.3.1 In quale misura il piano stabilisce un quadro di riferimento per progetti
ed altre attività, o per quanto riguarda l’ubicazione, la natura, le
dimensioni e le condizioni operative o attraverso la ripartizione delle
risorse.
La volontà di dare qualità ai luoghi e alle funzioni, di realizzare degli spazi a misura d‟uomo
è stata sostenuta nella fase progettuale, nel tentativo di dare forma alle idee e ai principi che essa
sottende, e anzi ampliarli nella direzione del basso impatto ambientale e della qualità, tenuto conto
che quello delle costruzioni è tra i settori produttivi che maggiormente incidono sui consumi
energetici, sull‟impiego di risorse e sullo stato di salute fisico e psichico delle persone sia in fase di
produzione, sia di utilizzo come pure di dismissione delle opere.
Dal momento che il progetto vuole, e deve, essere a dimensione di tutti gli utenti, attento
quindi alle necessità, esplicite e implicite, di coloro i quali, direttamente o indirettamente, fruiranno
di questi spazi, è conseguente operare con l'obiettivo di realizzare un habitat vivibile e di
benessere, in sintonia con l‟ambiente circostante e con lo spirito dell'iniziativa privata.
L‟obiettivo è quindi un progetto il più possibile urbano ed al contempo "ecologico", ossia:
creare spazi di relazione, di socialità, dei luoghi;
spazi a misura d'uomo (in particolare di bambini, di donne e disabili, troppo spesso dimenticati
nei progetti);
28
controllo del microclima;
uso di materiali sani;
salubrità;
percezione positiva dello spazio;
nessun pericolo per l'incolumità delle persone;
il rispetto per l‟ambiente;
una politica di risparmio/efficienza energetica e delle risorse;
durabilità, recuperabilità e riciclabilità dei materiali.
Si riportano di seguito:
Stralcio aereofotogrammetrico con l‟inserimento del Piano di Lottizzazione D24
Planimetria del Piano di Lottizzazione D24
In conclusione, da tutto quanto sopra espresso, si può affermare che il PUA in
esame è del tipo lottizzazione convenzionata (PLC) e rappresenta un semplice schema
direttore circa l’accessibilità e l’organizzazione dell’area costituendo uno strumento di
attuazione edilizia di scelte urbanistiche operate a monte dal PRG vigente. Pertanto il PUA,
redatto anche se non richiesto dalla normativa del PRG vigente (che contempla l’intervento
urbanistico diretto), non stabilisce un quadro di riferimento per piani o programmi esterni
alla limitata area di intervento sia per le dimensioni (solo 3 ettari) che per la natura,
l’ubicazione e le condizioni operative, come sopra evidenziato. Il PUA in questione,
pertanto, rappresenta solo uno schema organizzativo per i minimali interventi edilizi
affinchè possano svilupparsi in un quadro organizzativo e distributivo coerente oltre che
con evidenti criteri di sostenibilità ambientale che, di contro, non caratterizzano l’insediato
circostante.
4.3.2 In quale misura il piano influenza altri piani o programmi, inclusi quelli
gerarchicamente ordinati.
Il PUA proposto, come già ampiamente illustrato in precedenza, è un piano di attuazione
delle direttive del PRG vigente nel Comune di Pontecagnano-Faiano, e come tale è collocato alla
base della scala gerarchica dei piani comunali e sovracomunali; pertanto, come già sopra
evidenziato, il PUA non determina scelte strutturali nell’organizzazione del territorio, quanto
semplicemente applicazioni operative di opzioni locali e puntuali. Di seguito, al solo fine di
fornire gli elementi caratterizzanti di tali Piani o Programmi, tutti gerarchicamente sovraordinati, si
riporta il quadro programmatrico territoriale per inquadrare la zona di intervento, ovvero la
29
pianificazione territoriale, sovraordinata o di settore, e le possibili aree protette o vincolate che
sono presenti sul territorio in esame. Nello studio effettuato si terrà conto dei seguenti strumenti:
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO TERRITORIALE
Piano Territoriale Regionale della Regione Campania approvato con LR 13/2008.
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Salerno adottato con
delibera di C.P. n°145 del 18/12/2001 e successivamente rielaborato.
Piano Stralcio per l‟assetto idrogeologico dell‟Autorità di Bacino destra Sele adottato con
delibera del Comitato Istituzionale n°80 del 17/10/2002 e approvato con Delibera di Giunta
n° 5241 del 31/10/2002 e successiva variante.
Piano Regolatore Generale del Comune di Pontecagnano Faiano adottato con delibera di
C.C. n°14/s del 02/09/1985 e successiva n°15/s del 05/04/86 ed approvato con D.P.G.R.
del 07/01/1988.
Regolamento Edilizio del comune di Pontecagnano Faiano adottato con delibera di C.C.
n°6 del 16/01/1993, e ratificato dal Consiglio Provinciale con delibera n°91 del 18/11/1996
e successiva variante.
Dagli strumenti di programmazione riportati si sono estrapolati tutti quegli elaborati che
danno una classificazione e una caratterizzazione dal punto di vista ambientale del territorio.
Inoltre si sono riportati quegli aspetti, in particolare per il PRG che possono, in una seconda fase,
supportare le scelte coerenti dal punto di vista ambientale.
Dalla cartografia prodotta dal PTR ( Piano Territoriale Regionale) alcuni utili stralci delle
cartografie relative alle aree protette o interessate da Piani Paesistici.
Emerge quale area tutelata ai sensi del D.Lgs. n°490/99 (sostituito dal vigente D.Lgs.
22/01/2004 n°42) anche l‟area del Comune di Pontecagnano Faiano che si estende tra la linea di
costa e l‟attraversamento ferroviario, sottoposta a vincolo ai sensi della legge n°1497 del 1939 con
DM 22/02/1970.
Il territorio comunale non è interessato da altre aree protette: quella più prossima al
comune di Pontecagnano Faiano è rappresentata dal Parco Regionale dei Monti Picentini istituito
con L.R. n°33 del 01/09/1993, che si trova a nord est rispetto ad esso.
4.3.2.a) Il Piano Territoriale Regionale (PTR)
Tav. 4 PARCHI NAZIONALI E AREE PROTETTE RIPOTRATE NEL PTR
31
Tav. 5 PARCHI REGIONALI E PIANI PAESISTICI RIPORTATI NEL PTR
Nell‟ambito del PTR è presente un elaborato molto interessante ai fini di considerazioni sui
sistemi ambientali, cioè quello relativo alla rete ecologica regionale.
Si tratta di una cartografica nella quale sono riportate le maggiori linee di connettività di tipo
ecologico a livello regionale, allo scopo di mettere a sistema aree di notevole interesse per la
biodiversità.
Tale carta consente di verificare se sono presenti attraversamenti della rete ecologica
regionale sul territorio comunale.
32
Tav.6 RETE ECOLOGICA REGIONALE
Osservando l’elaborato predisposto dall'autorità regionale si nota come il comune di
Pontecagnano Faiano non sia attraversato da corridoi ecologici di livello regionale, ma sia
invece classificato da essa come un area a massima frammentazione ecosistemica.
Questa circostanza implica che gli interventi urbanistici che comportano la trasformazione
della destinazione d‟uso dei suoli, devono mirare ad una minore frammentazione del territorio.
L’intervento proposto, di fatto, costituisce proprio il completamento di una parte
estremamente limitata del territorio comunale, razionalizzando, tra l’altro, anche la struttura
viaria e “rompendo” diaframmi preesistenti che rappresentano un evidente inefficienza
nell’organizzazione del territorio. Infatti l’organizzazione viaria nella situazione attuale è
costituita da una strada (via Mar Adriatico) che ha larghezza della sede viaria insufficiente
33
e una serie di viottoli interni che, con i tronchi viari previsti dal PUA, vengono adeguati nelle
dimensioni, riammagliati e resi funzionali.
Il Piano Territoriale Regionale della regione Campania approvato inquadra il comune di
Pontecagnano-Faiano nel STS (Sistema Territoriale di Sviluppo) nella zona D5 Area-Urbana di
Salerno (Tav. 7 – Tav. 8 – Tav. 9).
Per il Sistema Territoriale di Sviluppo D5 (Sistema Urbano di Salerno) si sono individuati i
seguenti indirizzi strategici:
A. Interconnessione
A1. Accessibilità attuale
A2. Programmi
B. Difesa e recupero della “diversità” territoriale: costruzione della rete ecologica
B1. Difesa della biodiversità
B2. Riqualificazione della costa
B3. Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio
B4. Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione
C. Governo del rischio ambientale
C1. Rischio vulcanico
C2. Rischio sismico
C3. Rischio idrogeologico
C4. Rischio incidenti rilevanti nell‟industria
C5. Rischio rifiuti
C6. Rischio da attività estrattive
D. Assetto policentrico ed quilibrato
D1. Riqualificazione e messa a norma della città
E. Attività produttive
E1. Attività produttive per lo sviluppo industriale
E2. Attività produttive per lo sviluppo agricolo-Sviluppo delle filiere
E3. Attività produttive per lo sviluppo agricolo-Diversificazione territoriale
E4. Attività produttive per lo sviluppo turistico
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4.3.2 b) Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.)
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Salerno, in fase di
rielaborazione a seguito dell‟approvazione della LR n. 16/2004 e dell‟approvazione della LR
13/2008 (PTR), prevede per l‟area urbana di Salerno-Pontecagnano, nell‟ambito di sviluppo
di servizi integrati, la valorizzazione e potenziamento dei servizi di rilievo provinciale:
riorganizzazione dell’assetto urbano e promozione della qualità complessiva dello
spazio (Tav. 10 – Tav. 11).
Tav. 10 STRALCIO SISTEMA AMBIENTALE DEL PTCP DI SALERNO
40
4.3.2 c) Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
In aggiunta alle informazioni degli strumenti urbanistici sovraordinati, si è ritenuto opportuno
riportare quelle elaborate dall‟Autorità di Bacino Destra Sele in relazione agli ambiti ed ai settori
di specifica competenza, segnatamente gli studi relativi a rischio frane e rischio idraulico.
Poiché dagli elaborati emerge che il territorio del comune di Pontecagnano Faiano è
individuato in larga misura come non soggetto a rischio frane, è presente solo una limitata zona
del territorio nei pressi di Faiano e lungo la direttrice verso Pontecagnano, direttamente interessata
a tale rischio, mentre sia la pericolosità che il rischio sono completamente assenti nell’area
oggetto di intervento.
Si riportano quindi di seguito gli elaborati del rischio idraulico e le aree inondabili della zona
interessata dall‟intervento, corrispondenti alla tavola n.10.
QUADRO DI UNIONE CARTE RISCHIO IDRAULICO
41
Emerge, con riferimento al rischio idraulico, l’assoluta assenza di qualsiasi limitazione o
vincolo riferita all’area oggetto di PUA in esame.
42
4.3.2.d) Il Piano Regolatore Generale (P.R.G.)
Il Comune di Pontecagnano-Faiano è dotato di PRG approvato con DPGR n.18 del
07/01/1988.
Le previsioni del PRG di cui sopra individuano una moltitudine di destinazioni
urbanistiche: zone residenziali di completamento e di espansione, zone artigianali-
commerciali-direzionali, zone industriali, zone turistiche e zone per servizi generali su cui
sono previste varie tipologie di servizi.
Il territorio comunale per ragioni strutturali può, urbanisticamente parlando essere
considerato diviso in due macrozone delineate dalla strada ferrata.
Il territorio a sud della strada ferrata, vincolato ai sensi della Legge 1497/39, ha
conservato per la stragrande maggioranza l‟uso agricolo con eccezione della fascia a ridosso
della strada ferrata che è stata destinata a residenziale di espansione, e della fascia che si
estende dalla foce del fiume Picentino alla foce del fiume Tusciano che è stata destinata per
larga parte ad uso turistico; inoltre sono presenti, anche se in misura ridotta, zone a
destinazione produttiva di tipo artigianale-commerciale (solo due, di cui una interessa il PL
in esame) e di tipo industriale.
A nord delle strada ferrata si trova il centro urbano di Pontecagnano con le sue frazioni di
S.Antonio e Pagliarone e il centro urbano collinare di Faiano, in questa fascia di territorio, le
destinazioni urbanistiche previste dal P.R.G. vanno dalle zone residenziali di completamento
e di espansione, alle zone turistiche collinari,alle zone artigianali-commerciali-direzionali, alle
zone industriali e a servizi generali; nel centro urbano di Pontecagnano sono presenti
contenitori industriali dimessi, retaggio delle fiorenti attività agro-alimentari che per anni
hanno caratterizzato la vita economica e sociale della zona.
La densità delle zone urbanisticamente predisposte dal PRG alla trasformazione
edilizia è decisamente più alta nella zona a nord della strada ferrata.
TAV12 Zonizzazione P.R.G.
44
In conclusione della verifica dello specifico criterio, si rileva che dall’analisi del P.T.R.,
del P.T.C.P. e del Piano Stralcio per l’Assetto idrogeologico, si evince che l’intervento
proposto è conforme sia con le previsioni di P.R.G. che con i piani sovracomunali, non
potendo incidere su alcuno di essi, ma rappresentando, si ripete, una semplice attuazione
dello strumento urbanistico generale in una porzione estremamente limitata del territorio
comunale.
4.3.3 La pertinenza del piano per l’integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile.
Il piano proposto si caratterizza per la volontà di utilizzare al meglio le aree destinate a
verde, sia pubbliche che private, ridurre all‟indispensabile le superfici carrabili e garantire una
dotazione adeguata di superfici destinate ai percorsi pedonali.
La presenza degli spazi a verde, dei luoghi di sosta lungo i percorsi e gli spazi aperti è stata
pensata al fine di un utilizzo corretto (per l‟ambiente) delle superfici esterne, per ridurre il consumo
di territorio e di energia (perché le superfici e la distribuzione degli edifici si traduce in un minore o
maggiore uso di energia), e per avere una maggiore superficie a verde, e quindi una più marcata
percezione del verde e della natura, il progetto prevederà:
Tutti gli spazi esterni saranno prevalentemente organizzati a verde, con una superficie
pavimentata ridotta al minimo; questo accorgimento è a vantaggio non solo per la percezione
estetica (una pavimentazione troppo estesa peggiora la percezione della naturalità del luogo), ma
soprattutto per un migliore comportamento energetico del complesso: in questo caso c‟è un minor
accumulo e/o riflessione del calore e quindi delle condizioni microclimatiche migliori che
consentono di ridurre al minimo l‟uso di impianti di condizionamento dell‟aria.
CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE DEI MANUFATTI EDILIZI.
La scelta dei materiali, al di là delle prescrizioni dovute alla vigente normativa e delle già
richiamate indicazioni dell‟Amministrazione Comunale, deriva dalla volontà di realizzare dei luoghi
sani, in sintonia con l'ambiente.
Si è tenuto conto, quindi, del ciclo di vita dei singoli materiali al fine di assicurare la
salubrità degli ambienti, di ridurre l'impatto sia a scala locale che generale, in relazione anche delle
specificità del contesto (disponibilità locale di materie prime e di manodopera).
Considerando il ciclo di vita dei materiali utilizzati e dell‟intero insediamento, essi sono stati
individuati in funzione non solo della resa estetica desiderata, ma delle loro prestazioni nel tempo
per assicurare una maggiore durabilità dei manufatti stessi, oltre a non provocare rischi alla salute
umana né danni all'ambiente.
45
Sul fronte dell‟impatto ecologico, si è ritenuto che la soluzione più efficiente non fosse
quella che predilige solo materiali naturali ma quella che prevede un integrazione corretta tra i
materiali naturali e artificiali, che danno le maggiori garanzie di salubrità delle abitazioni.
La scelta, pertanto, è stata rivolta verso i materiali con le seguenti caratteristiche:
traspirabilità ed igroscopicità;
antistaticità;
assenza di emissioni nocive;
resistenza al fuoco;
assenza di fumi nocivi e tossici in caso d'incendio;
stabilità nel tempo;
assenza di radioattività;
elevata inerzia termica;
provenienza da risorse rinnovabili o riciclate;
biodegradabilità o riciclabilità;
provenienza da processi produttivi il più possibile esenti da nocività per i lavoratori e di ridotto
impatto ambientale;
gradevolezza al tatto, alla vista e all'odorato.
Sono stati pertanto eliminati gli isolanti e le vernici di sintesi, i collanti, le calci cementizie.
PROBLEMATICHE AMBIENTALI PERTINENTI AL PIANO
Uno dei problemi ambientali attinenti ai mutamenti che l‟espansione di una città comporta,
deriva dalla struttura economica del territorio e le problematiche ambientali legate allo sfruttamento
delle risorse naturali.
Allo stesso tempo le risorse naturali presenti in una determinata area territoriale influiscono
sui processi di antropizzazione, sulla dimensione degli insediamenti abitativi e sulla localizzazione
delle attività produttive.
La densità della popolazione, le attività produttive, i trasporti, i flussi turistici producono
effetti rilevanti sulle condizioni ambientali esistenti. Inoltre la crescita demografica comporta un
aumento della domanda dei beni prodotti dall‟agricoltura e per questo un‟utilizzazione dei suoli più
elevata ed intensiva.
Le attività localizzate negli insediamenti urbani, necessitando di elevati consumi di energia,
causano un forte sfruttamento delle risorse naturali e un‟elevata produzione di inquinamento. Si
generano altresì, flussi dall‟esterno, come approvvigionamenti alimentari, e verso l‟esterno, come i
rifiuti da destinare allo smaltimento.
Esiste una relazione causa effetto tra il grado di antropizzazione presente in un territorio ed
il livello di utilizzo delle risorse naturali, la quantificazione di tali relazioni non è immediata e
necessita di modelli interpretativi.
46
Si riportano di seguito alcuni risultati derivanti da uno studio condotto dal Dipartimento di
Scienze Economiche e Statistiche dell‟Università di Salerno riguardo la stima di un indicatore
ambientale applicato ai comuni della Campania, che ha lo scopo di fornire una metodologia per
misurare i livelli di pressione ambientale calcolati per i singoli comuni della Campania.
Lo schema utilizzato per elaborare gli indicatori diretti a misurare l‟impatto sull‟ambiente
delle attività umane è il modello Pressione Stato Risposta (RPS) elaborato dallo statistico
canadese A.Friend negli anni ‟70 e adottato dall‟(OCSE, 1993).
Il set delle variabili è costituito da 12 indicatori, cinque di essi sono di natura demografica
(la densità della popolazione, il rapporto stanze su popolazione, variazione della popolazione
1991-1999, ecc.)
La densità della popolazione è una delle variabili ritenuta più importante per determinare il
grado di pressione sulle risorse naturali, perché essa è il fattore maggiormente collegato al livello
di antropizzazione presente nel territorio oggetto di indagine.
Anche la variazione di popolazione è ritenuta importante nel quantificare l‟indice di
pressione in special modo in un territorio come quello campano, perché si ipotizza che, a parità di
densità demografica, l‟impatto sull‟ambiente aumenti con la velocità con la quale gli insediamenti
antropici si realizzano.
TAV. 13
47
Lo studio si compone di due parti. Nella prima parte viene descritto il legame esistente tra l‟attività
economica e l‟ambiente, nella seconda parte si propone un metodo per la stima di un indice di
pressione ambientale a livello comunale e per l‟individuazione di aree ambientali omogenee.
Oltre all‟indice di pressione ambientale sono state considerate altre tre variabili relative allo stato
dell‟ambiente e delle risorse naturali, che sono:
5 L‟indicatore di vulnerabilità
6 L‟indicatore di naturalità
7 L‟indicatore di protezione
A questo set di 4 variabili, è stata applicata un‟analisi di Cluster. Il risultato ottenuto è
l‟individuazione di 5 gruppi di comuni,(Fig.14) le cui principali caratteristiche sono di seguito
riportate:
Tav. 14
48
1. Area mediamente antropizzata
Questi comuni hanno livelli di naturalità, di protezione e di pressione ambientale di poco inferiore
alla media ed una vulnerabilità minima. La maggior parte di essi sono comuni di dimensione
minima che si trovano all‟interno ma che hanno comunque un grado di antropizzazione maggiore
dei cluster 4 e 5.
2. Area fortemente antropizzata
Sono quei comuni per i quali sono stati rilevati livelli minimi di naturalità e protezione, una
vulnerabilità media ed un alta pressione sulle risorse naturali. Essi sono 122, pari al 22% del totale.
49
Questa classe raggruppa i 5 comuni capoluoghi di provincia, i comuni localizzati nell‟area
metropolitana di Napoli sino a Caserta, i comuni di Battipaglia ed Eboli nel Salernitano.
3. Area urbana periferica
In questa classe sono compresi i comuni con pressione media, naturalità e protezione media e
vulnerabilità alta. Vi rientrano i comuni prossimi alle aree metropolitane di Napoli , Salerno e
Caserta, quelli del Vallo di Diano attraversati dall‟ autostrada SA-RC alcuni comuni della costiera
Sorrentina e alcuni facenti parte del sistema locale di Agropli.
4. Area naturale antropizzata
In questa classe sono inclusi i comuni dell‟isola d‟Ischia, dell‟isola Flegrea (Pozzuoli) e la maggior
parte dei comuni della costiera cilentana. Pur avendo un grado di antropizzazione non basso,
presentano un un elevato livello di naturalità e protezione.
5. Area con alta vocazione naturale
Questa classe raggruppa i comuni con pressione ambientale minima, livelli massimi di naturalità, di
protezione e vulnerabilità.
Rientrano in questa classe 87 comuni prevalentemente localizzati nelle aree interne, con alcune
eccezioni di comuni della fascia costiera Amalfitana e Cilentana.
Secondo questo studio il comune di Pontecagnano- Faiano viene a trovarsi nell‟area 1. Area
mediamente antropizzata , tra i comuni che hanno livelli di naturalità, di protezione e di pressione
ambientale di poco inferiore alla media ed una vulnerabilità minima.
In conclusione della valutazione di tale specifico punto, può desumersi che, anche in
considerazione della limitatezza dell’area interessata dall’intervento, dei bassi profili delle
nuove costruzioni, delle ampie previsioni di attrezzature e servizi oltre che per il ricorso a
misure di contenimento energetico ed a criteri di bioarchitettura, il PUA in esame non
determina problematiche di natura ambientale, contribuendo, al contrario, a promuovere il
completamento dell’area con caratteri di sviluppo sostenibile di questa limitata parte del
territorio comunale.
4.3.4 La rilevanza del piano per l’attuazione della normativa comunitaria nel settore
dell’ambiente (ad es. piani e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla
protezione delle acque);
Stante quanto sopra già riportato, in considerazione della limitatezza dell’area
interessata e delle modeste densità abitative previste, il PUA non può comportare alcuna
conseguenza rilevante nel settore dell’ambiente.
50
Tuttavia, nella predisposizione del PUA si avuta attenzione alle problematiche della
gestione dei rifiuti con specifica previsione, anche in accordo con le indicazioni
dell’Amministrazione Comunale, di un’area ecologica specifica, da prevedere nell’ambito
della dotazione di standards ed in prossimità della viabilità pubblica.
In tale area, adeguatamente schermata a verde, saranno localizzati i contenitori per la
raccolta differenziata, già attuata con successo nel Comune, a servizio di tutto il
comprensorio di “D24” oltre che delle aree immediatamente limitrofe.
Inoltre, particolare attenzione è stata rivolta, in fase progettuale, al riutilizzo delle
acque piovane per usi domestici secondari, quali sciacquoni del water o per l’irrigazione
delle aree a verde ove non è consentito l’utilizzo di acqua potabile.
Stante quanto sopra detto, al solo fine di evidenziare la situazione riferita alla problematica
della gestione dei rifiuti nel territorio comunale, si riporta quanto segue.
Il comune di Pontecagnano-Faiano è dotato di un piano per la raccolta differenziata dei
rifiuti solidi urbani.
Il Commissario Straordinario del Comune ha reso noto che tale raccolta differenziata, ha
raggiunto nel mese di febbraio 2007 il 60% della produzione totale dei rifiuti.
Questo traguardo rappresenta, in un momento molto critico per la Regione Campania, un
successo che si và ad aggiungere a quelli conquistati negli anni precedenti e che ha consentito al
Comune di essere premiato come Ente trai più “ricicloni” della provincia di Salerno.
E‟ da ricordare, altresì, che in questa ottica di continuo miglioramento del sistema di
raccolta differenziata “porta a porta”, è stata avviata nel passato mese di giugno, una campagna di
comunicazione e di sensibilizzazione sia dei cittadini che dei villeggianti. Parallelamente però è
stato avviato un controllo più pregnante per “colpire” coloro che contravvengono alle disposizioni
dettate per tale raccolta.
Il comune di Pontecagnano-Faiano, inoltre, ha ricevuto il “Premio Tom Benetollo – Per le
buone pratiche locali” per i progetti “Vivere la legalità – Opportunità non limite” e “Dafne antiusura”.
Di seguito si riportano grafici diffusi dall‟ARPAC e di fonte APAT sulla produzione totale
procapite di RSU per provincia nell‟anno 2000. (Tav.15) e le percentuali di raccolta differenziata
per provincia nell‟anno 2000. (Tav. 16)
53
4.4 Valutazione dei criteri per la verifica di assoggettabilità di cui all’Allegato I del D.Lgvo 4/2008 - Parte II - Caratteristiche degli impatti e della aree che possono essere interessate, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi:
4.4.1 Probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli impatti;
Carattere cumulativo degli impatti;
Natura transfrontaliera degli impatti.
In particolare per quello che riguarda il carattere cumulativo degli impatti che l‟attuazione del
piano produce sulle aree che possono essere interessate, possiamo affermare che le azioni del
Piano possono essere considerate come quelle attività dirette o indirette che l‟esecuzione dello
stesso produce o va a realizzare.
Queste sono determinate dall‟analisi delle caratteristiche e dei contenuti della proposta
effettuata. Esse costituiscono le pressioni ambientali che alterano lo stato di qualità ambientale e
territoriale, generando così gli elementi di impatto.
L‟analisi proposta di seguito ha lo scopo di identificare le azioni del Piano che producono
pressioni sulle tematiche ambientali/territoriali e valutarne l‟entità al fine di verificarne la loro
sostenibilità o meno.
In particolare le tematiche ambientali/territoriali possono essere definite come quelle
componenti su cui si risentono gli effetti generali delle azioni del Piano.
Esse comprendono non solo le componenti fisiche dell‟ambiente (aria, acqua, suolo,ecc.)
ma anche quelle più propriamente connesse alle attività umane (attività economiche, verde
urbano,ecc.)
Ai fini della valutazione del piano, è necessario seguire un percorso metodologico che
consenta:
• di individuare le tematiche ambientali (aria, suolo, …) e territoriali (ambiente urbano,
popolazione, …) sulle quali si ipotizza un effetto delle azioni del Piano;
• di esplicitare, per ciascuna tematica, i temi prioritari che rappresentano gli ambiti interessati
dagli effetti delle singole azioni del Piano;
• di determinare, la valutazione dei possibili effetti prodotti dalle azioni del Piano nell‟ambito dei
temi prioritari considerati.
Pertanto, si è ritenuto opportuno prendere in considerazione alcune delle tematiche ambientali e
territoriali, considerate più pertinenti, e per ciascuna di esse, individuare i temi prioritari interessati
dagli effetti della singola azione come riportato nelle tabelle seguenti.
54
COMPONENTI TERRITORIALI
Socio – Economica
Popolazione, Occupazione, Economia
Ambiente Urbano
Ambiente edificato, Standard urbanistici e attrezzature
Mobilità
Emissioni dei principali inquinanti atmosferici
Energia
Consumi energetici
COMPONENTI AMBIENTALI
Aria
Qualità dell‟aria
Suolo
Uso del territorio, Aree impermeabilizzate
Natura e biodiversità
Aree naturali
Rifiuti
Produzione di rifiuti
Acqua
Consumi idrici, Acque reflue
Paesaggio
Qualità visiva
Nello schema seguente sono riportate e messe in relazione, le “azioni” sulla base della
descrizione fornita dal Piano che ne definisce formalmente le modalità attuative, le tematiche
ambientali e territoriali sulle quali si prevede un effetto e gli interventi di mitigazione e
compensazione, intesi come indicazioni correttive che possono essere applicate alla scala dei
progetti, se necessarie.
Nei casi in cui le azioni del piano intervengono apportando degli effetti positivi, sulle
tematiche prioritarie analizzate, non sono previsti interventi di compensazione o mitigazione.
55
AZIONI DEL PIANO
TEMATICHE TERRITORIALI
POSSIBILI EFFETTI
INTERVENTI DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE SE NECESSARI
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)
Popolazione,
Occupazione,
Economia
L‟insediamento di 21 attività produttive determina effetti positivi in termini di incremento dell‟occupazione e benefici sull‟economia locale
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di aree standard (mq 3.405,48)
Ambiente
edificato
Standard
urbanistici e
attrezzature
Il nuovo edificato si caratterizza per una superiore qualità architettonica rispetto all‟esistente. Il piano prevede un incremento di standard, verde pubblico e parcheggi in un area adiacente all‟insediamento urbano di „magazzeno‟ che ha carenza di servizi e di standards.
Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di parcheggi in zona F (mq 10.000)
Emissioni dei
principali
inquinanti
atmosferici
Possibile aumento del traffico veicolare per incremento della popolazione residente ed afferente ai servizi
Dotare le aree di specie arboreo-arbustive, autoctone con spiccate capacità depurative. Razionalizzare il traffico veicolare afferente alla lottizzazione promuovendo modalità innovative di mobilità sostenibile.
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)
Consumi
energetici
Aumento del consumo delle risorse energetiche per l‟alimentazione degli impianti
Uso di tecnologie a basso consumo energetico; evitare la dispersione termica, sfruttare a pieno l‟illuminazione naturale e l‟orientamento dei fabbricati.
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AZIONI DEL PIANO
TEMATICHE AMBIENTALI
POSSIBILI EFFETTI
INTERVENTI DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE SE NECESSARI
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di parcheggi in zona F (mq 10.000)
Qualità dell‟aria
inquinanti provenienti dagli insediamenti civili e emissioni dovute al traffico veicolare derivante dalla mobilità privata
Previsione di viali alberati lungo le strade principali e della misura massima di dotazione a verde.
Utilizzo di tecnologie BAT per la riduzione delle emissioni Previsione di piste ciclabili e percorsi pedonali
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160)
Uso del territorio
Consumo relativo di suolo dovuto a nuove edificazioni
Potenziamento del patrimonio vegetale e degli aspetti naturalistici dell‟area.
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di parcheggi in zona F (mq 10.000)
Aree
impermeabilizzate
Alterazione degli equilibri idrogeologici dovuti all'aumento di superfici impermeabili. In particolare: - effetti e - modificazioni sulla circolazione idrica sotterranea e superficiale con aumento di acque di ruscellamento - depauperamento quantitativo della falda.
Mantenere bassi rapporti di copertura delle nuove costruzioni. Mantenere alte percentuali di suolo permeabile in profondità per permettere la ricarica della falda Scelta della tipologia di materiali adeguati per le pavimentazioni (semipermeabili) Realizzare una efficiente rete di raccolta e trattamento delle acque di scolo opportuna per la regimazione delle acque
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di strada pubblica di accesso ai lotti (mq 3.160) Realizzazione di parcheggi in zona F (mq 10.000)
Aree naturali
Riduzione dell‟estensione e della varietà di ambienti naturali connessa all‟aumento della pressione antropica. Possibili interazioni con habitat naturali
Potenziare il patrimonio vegetale e gli aspetti naturalistici attraverso la ricollocazione proporzionale al suolo occupato, delle specie eventualmente eliminate. Dotare le aree di elementi arboreo-arbustivi di specie autoctone.
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)
Produzione
di rifiuti
Aumento della produzione conseguente ai nuovi insediamenti.
Messa a punto di sistemi e impianti innovativi di raccolta
Riutilizzo materiali di scavo Incremento della raccolta differenziata con creazione di una specifica isola ecologica
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00) Realizzazione di aree standard (mq 3.405,48)
Consumi idrici
Aumento dei consumi
Elevati costi di gestione (irrigazione e manutenzione)
Ottimizzazione dei sistemi di distribuzione. Predisporre impianto per la raccolta dell‟acqua piovana per usi irrigui e non potabili. Utilizzare tra le specie autoctone quelle che hanno meno bisogno di acqua. Campagna di sensibilizzazione per il risparmio idrico. Riuso delle acque grigie di scarico
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AZIONI DEL PIANO
TEMATICHE AMBIENTALI
POSSIBILI EFFETTI
INTERVENTI DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE SE NECESSARI
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)
Acque reflue
Maggiore carico alla rete fognaria derivante dall‟aumento dei reflui.
Interventi progettuali di adeguamento relativamente alle portate per evitare sovraccarichi sul sistema fognario comunale.
Raccolta e trattamento delle acque di scolo inquinate.
Realizzazione di lotti artigianali commerciali. (mq 33.376,51 per mc 54.349,00)
Realizzazione reti e impianti infrastrutturali di servizio
Qualità visiva
Alterazione degli aspetti caratteristici dell‟urbanizzato circostante. Inserimento inadeguato di nuovi volumi ed impianti
L‟impatto visivo delle trasformazioni sul paesaggio sarà mitigato mediante accorgimenti di carattere progettuale. Inserimento paesaggistico delle strutture e degli spazi accessori. Utilizzazione del verde come elemento di progetto.
Utilizzo di tecnologie ecocompatibili e di linee interrate e non volanti anche per ridurre pericolo e disagio visivo
Dall‟analisi di questi schemi emergono una serie di considerazioni, che possono essere
riassunte come segue.
Gli interventi per la realizzazione dei nuovi insediamenti dovranno costituire esempio di
applicazione di progettazione integrata e di qualità, da tradurre nella proposta esecutiva
dell‟intervento edilizio e nelle opere di urbanizzazione del PUA.
Si terrà conto pertanto già nella proposta esecutiva di:
• previsione di elevate percentuali di superfici permeabili;
• previsione di una elevata dotazione arbustiva/arborea con spiccate capacità depurative e di
filtro per gli agenti inquinanti ;
• studio dell’ inserimento ambientale che tenga conto dei materiali utilizzati, delle tipologie, dei
colori, degli elementi architettonici, nel rapporto con il contesto;
• realizzazione di aree a parcheggio a raso, con l’impiego di pavimentazioni semipermeabili e di
un’alta dotazione arboreo/arbustiva.
La realizzazione del piano terrà conto di modalità attuative volte al risparmio energetico e
all‟edilizia sostenibile.
Esempi di indicazioni e tecniche di risparmio energetico:
• tener conto di distanze sufficienti per garantire la migliore esposizione delle superfici esposte;
• prevedere l’introduzione in copertura di pannelli solari per la produzione di acqua calda con
soluzioni tecnico-architettoniche atte ad ottenere il necessario mascheramento;
• controllare le temperature ambientali interne, installando sistemi di regolazione locale (valvole
termostatiche, ecc.) agenti sui singoli elementi riscaldanti;
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• realizzare strutture di tamponamento (pareti verticali, coperture,…) con un livello di isolamento
termico superiore rispetto a quello previsto dal regolamento nazionale;
• utilizzazione di doppi vetri;
• contabilizzare il calore individuale;
• contabilizzare il consumo di acqua individuale;
• installare caldaie centralizzate a condensazione (generatori di calore a gas che consentono di
produrre calore con un consumo di combustibile ridotto);
• prevedere pannelli solari fotovoltaici allacciati alla rete elettrica di distribuzione;
• utilizzare materiali naturali e finiture bio-compatibili;
• adottare sistemi di risparmio e di riuso delle acque grigie di scarico (lavatrici, vasche da bagno,
docce) e/o riutilizzo dell’acqua piovana.
In merito agli effetti cumulativi derivanti da analoghi interventi proposti sul territorio comunale,
in particolare nell‟intorno dell‟aggregato urbano di Magazzeno si possono fare una serie di
considerazioni, di seguito riportate.
Dalla cartografia della zonizzazione del PRG vigente, già sopra evidenziata, si può osservare la
collocazione dell‟area di intervento (zona D24).
Essa è situata alle spalle del nucleo urbanizzato di Magazzeno ed è circondata su tre lati da
una vasta area di zone classificate “F – Servizi Generali” dal PRG vigente, con l‟obiettivo di dotare
l‟area di attrezzature e servizi a supporto delle zone a destinazione turistica, poste ai lati estremi del
tratto costiero, oltre che dell‟area urbana di Magazzeno. Tale previsione impedisce, di fatto, il
determinarsi di effetti cumulativi dovuti a successive o pregresse rispetto la successiva il cui
vincolo preordinato all‟esproprio, che aveva validità di 5 anni è ormai decaduto per cui se nelle
intenzioni dei redattori del Piano c‟era quella di dotare l‟area di servizi di supporto al porto e agli
insediamenti in zona turistica, questo allo stato attuale e in un prossimo futuro, molto probabilmente
non avverrà se non in misura molto ridotta e per le quali considerando la destinazione possibile,
non si prevedono trasformazioni edilizie significative.
Ai margini di tali zone F si possono notare due aree a destinazione turistica che però dopo circa
30 anni dall‟adozione del PRG non sono ancora state realizzate, ma si tratta anche in questo caso
di un‟area di superficie limitata con una bassa densità edilizia.
A nord di essa e fino al limite della ferrovia la destinazione delle aree è prevalentemente
agricola, e in esse non ci sono possibilità di trasformazioni edilizie in grado di provocare un carico
urbanistico di rilievo.
Le previsioni del PRG che hanno localizzato questa limitata area D24 (che ha una superficie
complessiva di circa 60 ha) a destinazione produttiva relativamente distante dal centro urbano di
Pontecagnano, e vicina al nucleo urbano di magazzeno e alle previsioni di insediamenti turistici, và
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intesa proprio nella volontà di insediare piccole attività produttive di tipo terziario e servizi che
potessero servire di supporto agli abitati esistenti e di progetto.
L‟area del PUA in esame, si estende per circa 3,3 ha e rappresenta circa il 55% di tutta la zona
D24, di questi sono edificati solo 7.169,63 mq. quindi meno del 22% del lotto, la restante
superficie, circa 26.2026,88 mq verrà suddivisa tra standard, viabilità, e verde privato.
Peraltro i proprietari dell‟ area del PUA hanno anche la disponibilità di una parte delle aree in
zona F contigue, circa mq 15.647,95 e intendono attrezzarle con spazi verdi, attrezzature sportive e
parcheggi, in modo da promuovere una valorizzazione attiva di tutto il comprensorio.
In considerazione dei bassi profili delle nuove costruzioni, oltre che delle ampie previsioni di
attrezzature e servizi, insieme, per il PUA in esame non determinano problematiche di natura
ambientale, contribuendo, al contrario, a promuovere il completamento con caratteri di sviluppo
sostenibile di questa parte del territorio comunale.
Per quanto fin ora descritto, e considerando la natura, la localizzazione e le
dimensioni limitate della proposta di PUA (superficie di soli 3,3 Ha) e che prevede
l’insediamento di 21 piccoli lotti artigianali-commerciali, si può affermare che trattasi di una
piccola area a livello locale e che, in relazione alla probabilità, frequenza e reversibilità degli
impatti e alla natura transfrontaliera di questi, l’attuazione del PUA non potrà in alcun modo
avere influenza su di essi.
4.4.2 Rischi per la salute umana o per l’ambiente (ad es. in caso di incidenti)
Entità ed estensione nello spazio degli impatti ( area geografica e
popolazione potenzialmente interessate)
In considerazione di tutto quanto sopra già affermato, si può ragionevolmente pensare che
l‟attuazione del PUA, non potrà, in alcun modo, essere causa di rischio per la salute umana o per
l‟ambiente, né le attività terziarie o produttivo leggere (artigianato) da insediare potranno
determinare rischi derivanti da attività pericolose per la salute.
Inoltre, si può rilevare che nel territorio comunale non risultano essere presenti industrie
che comportano rischi di incidenti rilevanti; a conferma di ciò si riporta un grafico della regione
Campania, diffuso dall‟ARPAC, con la localizzazione delle industrie a rischio incidenti rilevanti.
(Tav.17)
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Come già evidenziato, il PUA proposto impegna una superficie di soli 3,3 Ha e
prevede l‟insediamento prevalente di attività terziarie (uffici) o di semplici attività artigianali;
esso si inserisce nel nucleo urbano già consolidato della città nell‟area litorale, e trattandosi
di un‟area per la quale le norme del P.R.G. prevedono una bassa densità edilizia (indice
fondiario di soli 2,00 mc/mq) ed ampie dotazioni di standards e servizi che determinano nel
PUA una superficie per servizi di ben 4.565 mq rispetto a quelli, carenti, già esistenti nel
centro urbano nell‟area litorale.
In merito a questi fattori, si può quindi affermare che il piano prevede un incremento
generalizzato della dotazione di attrezzature e servizi che andranno a soddisfare il deficit
pregresso di questa parte della città consolidata, con particolare riferimento all‟aumento del
verde pubblico, dei parcheggi e servizi, proprio dove essi sono più necessari.
Si riporta di seguito una foto aerea dalla quale è possibile evincere, il rapporto
dell‟area con la città, e come essa si inserisce nel tessuto urbano già consolidato.
Tav.18
TAV. 19
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4.4.3 Valore e vulnerabilità dell’area che potrebbe essere interessata a causa:
delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale;
del superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite
dell’utilizzo intensivo del suolo;
L‟area oggetto dell‟intervento si presenta, nell‟intorno, già insediata dal nucleo urbano di
Magazzeno ed in sé non denota speciali caratteristiche naturali o culturali. Al contrario l‟ampia
dotazione di attrezzature e servizi che connoterà l‟insediamento (con ampie aree sistemate a
verde) rappresenteranno un miglioramento della qualità ambientale dell‟area anche in
considerazione dei principi di bioarchitettura e di sostenibilità che caratterizzano l‟intervento,
come ampiamente evidenziato nella premessa della presente parte.
Le ridotte densità edilizie e le specifiche destinazioni (prevalentemente terziario e servizi)
non determinano un aggravio del carico urbanistico o del pesi insediativi nell‟area, ma, si
ripete, una dotazione di servizi di cui l‟aggregato urbano consolidato circostante è ampiamente
priva.
Si riporta di seguito lo stralcio delle risorse naturali e storiche del PTCP. Tav.20
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Dall‟esame delle tavole riportate, come stralciate dalla proposta di PTCP, si deduce che per
il Comune di Pontecagnano-Faiano il rapporto tra superficie agricola totale e superficie totale
comunale è passata dal 68-83% del 1990 al 30-50% nel 2000. La crisi che ha investito il settore
negli ultimi anni ha determinato un progressivo abbandono dell‟attività agricola con la
conseguente dismissione delle coltivazioni.
A fronte di tale situazione, pertanto, sono da incentivare piuttosto che gli interventi che
determinano un aggravio del peso e dei carichi insediativi, quegli interventi, come quello in
esame, che, conformemente alle previsioni degli strumenti urbanistici, non aggrediscono le
residue aree agricole, ma contribuiscono al miglioramento della dotazione di standards nelle
aree perimetrali agli insediamenti urbani esistenti, connotandosi per qualità e sostenibilità degli
interventi edilizi anche al fine di produrre un effetto osmotico che, nel tempo, tenderà a migliorare
il livello qualitativo dell‟insediato anche nelle vicinanze dell‟intervento proposto.
4.4.4 impatti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale,
comunitario o internazionale.
Le aree e i paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale e comunitario: Parchi
Nazionali, Riserve Naturali Statali, Aree Naturali Marine, Zone a Protezione Speciale (ZPS),
Siti di Interesse Comunitario (SIC), sono riportati nella Tav.23 nella quale si evidenzia, tra
l‟altro, la localizzazione dell‟area in esame, e dalla quale si può evincere che l‟intervento
proposto, data la sua localizzazione, non potrà avere alcun impatto su tali siti.
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Conclusioni
Alla luce di tutte le considerazioni sopra espresse si può affermare che l‟intervento proposto,
per le sue caratteristiche e dalle analisi descritte, in cui vengono messe in relazione: le modalità
attuative del piano, le tematiche ambientali e territoriali sulle quali si prevede un effetto e gli
interventi di mitigazione e compensazione, che possono essere applicate alla scala dei progetti, se
necessarie, non rappresenta nel suo insieme una presenza che può avere effetti significativi
sull‟ambiente.
Allo stesso tempo si può sostenere che l‟attuazione del PUA in oggetto:
Considerata la limitata superficie occupata dagli edifici, rispetto alla superficie destinata a
verde, sia pubblico che privato e alla dotazione di standard previsti, in una parte della città in
cui l‟esigenza di tali servizi è più importante;
Considerato che per altre zone limitrofe il PRG, ad esclusione delle zone Turistiche, non
prevede altre trasformazioni significative (trattandosi prevalentemente di zone agricole);
Conformemente all’Allegato I del D.Lgvo n. 152/2006 come modificato dal D.Lgvo n.
4/2008, limitatamente ai parametri indagabili allo stato attuale della progettazione ed in
funzione del livello preliminare oltre che strategico del presente rapporto preliminare, si
ritiene, salvo diversa valutazione dell’organo competente, che l’attuazione del PUA esteso a
parte della zona omogenea classificata “D24” del PRG vigente comporta effetti molto limitati
e circoscritti all’area di intervento e, quindi, non significativi e non cumulabili ai fini delle
pressioni ambientali complessive esercitate sull’ambiente, non risultando necessaria,
quindi, la Valutazione Ambientale Strategica della stessa.
Il professionista incaricato