DEL SISTEMA PREVENTIVO · mamma doc, che ha fatto da ... tragedia bella e buona per i contadini...
Transcript of DEL SISTEMA PREVENTIVO · mamma doc, che ha fatto da ... tragedia bella e buona per i contadini...
Margherita è il nome della mamma di Don Bosco, una
mamma doc, che ha fatto da padre e da madre a colui che nel
pianeta dell'educazione ha meritato, sul campo, il titolo di
“padre degli orfani”, “padre e maestro della gioventù”.
Margherita è la madre del grande educatore, capace di
far breccia nel cuore dei ragazzi, anche dei più discoli, tanto da
poter pretendere da loro, con sincerità e verità, “chiamatemi
padre e ne sarò felice”.
Alla scuola di Mamma Margherita don Bosco ha
attinto, vitalmente e concretamente, i principi fondamentali
del metodo Preventivo, basato su Ragione, Religione e
Amorevolezza, perché lei è stata la prima maestra di vita, una
maestra presente lungo tutto l'arco della sua esistenza terrena.
Accanto alla madre, Giovanni Bosco ha sperimentato
che l'educazione autentica è frutto di un amore senza limiti, un
amore offerto e percepito (Amorevolezza).
Inoltre ha imparato che l'educazione esige
l'accompagnamento progressivo dell'educando in un clima di
dialogo motivante regole e scelte di vita (Ragione), e tutto
questo in un clima religioso, dove il ragazzo percepisce la
presenza di un Dio vicino e amico dell'uomo (Religione).
3Mamma Margherita
Sono i principi cardine del metodo educativo
definitivo, dallo stesso don Bosco, Metodo Preventivo, un
metodo sempre attuale anche in un mondo dove Dio sembra
assente e dove scarseggiano le figure educative forti, capaci di
affiancarsi, con discrezione, ai giovani testimoniando con la
vita i valori che intendono trasmettere.
Margherita però non fu solo la madre di Don Bosco, ma,
dietro la sollecitudine del figlio, divenne la prima
collaboratrice nella missione educativa di Valdocco, una
madre, riconosciuta come tale, dai primi ragazzi orfani e
poveri, accolti all'Oratorio.
A questo proposito, accanto all'affermazione di Don
Egidio Viganò, settimo successore di don Bosco: “E' fuori
dubbio il ruolo svolto da Mamma Margherita nella
formazione umana e cristiana di Don Bosco”, ricordiamo le
parole pronunciate da Giovanni Paolo II agli educatori
impegnati nel mondo della scuola, riuniti a Torino, nel 1988: “è
a tutti noto quale importanza abbia avuto Mamma
Margherita nella vita di San Giovanni Bosco. Non solo ha
lasciato nell'oratorio di Valdocco quel caratteristico “senso di
famiglia” che sussiste ancora oggi, ma ha saputo forgiare il
cuore di Giovannino a quella bontà e a quella amorevolezza
che lo faranno l'amico e il padre dei suoi poveri giovani”.
Il breve scritto, che propongo alla lettura di chi già
Mamma Margherita4
certamente conosce la figura di mamma Margherita, ha come
semplice scopo il far intuire dentro la vita e l'opera educativa
della mamma i tratti salienti del Sistema Preventivo del figlio, e
presentarla come esempio di madre anche per le famiglie di
oggi.
E' un lavoro semplice, è solo una raccolta di dati e di
affermazioni, che troverete maggiormente approfondite in
altre opere di grande valore storiografico e scientifico, che
fanno parte della letteratura salesiana.
Nella prima parte vengono descritti alcuni momenti
della vita di Margherita Occhiena, mentre nella seconda parte
sono presentati degli episodi e delle affermazioni attribuite a
Mamma Margherita, dalle quali emergono quei principi che
caratterizzeranno il Sistema Preventivo.
Gli episodi e le citazioni sono tratti dai primi due
volumi delle “Memorie biografiche”, opera in 19 volumi scritta
da don Lemoyne e dalle “Memorie dell'oratorio di San
Francesco di Sales”, scritto dallo stesso don Bosco.
Spero che il tentativo di far conoscere meglio la
straordinaria figura di Mamma Margherita dentro la sua vita
ordinaria aiuti a far risaltare sempre più l'importanza della
figura materna nell'educazione e nel progetto di vita dei propri
figli.
5Mamma Margherita
Affido il lavoro a Maria Ausiliatrice, a colei che don
Bosco chiamava “la Mamma del cielo”, perché continui a
proteggere la famiglia salesiana e sia di casa in ogni famiglia.
Cagliari, 31 Gennaio 2008
Mamma Margherita6
BREVI CENNI BIOGRAFICI
Un detto evangelico afferma che dai
frutti si riconosce la vitalità e la bontà di
un albero, purché non ci si lasci ingannare
dall'abbondanza del fogliame o dalla
maestosità delle dimensioni.
Mamma Margherita è stata davvero
un albero fecondo, uno di quegli alberi
che, a prima vista, non hanno né
apparenza, né bellezza, né godono fama
immediata, ma di fatto elargiscono frutti
a quanti hanno la fortuna di fermarsi a
contemplare e la pazienza di assaporare la
ricchezza della sua figura.
Margherita Occhiena nacque il 1°
aprile 1788, a Capriglio (Asti) e fu
battezzata lo stesso giorno nella chiesa
parrocchiale.
Capriglio è un paesino di circa 400
abitanti immerso nel verde delle colline
del Monferrato, dove, nelle zone
soleggiate, fioriscono ancora oggi degli
splendidi vigneti.
Dalle f inestre della sua casa
Margherita poteva ammirare la valle
7Mamma Margherita
profonda in cui scorreva un ruscello e, al
intravedere le case dei Becchi.
Certo non poteva immaginare che un giorno avrebbe
attraversato quella valle per andare a vivere ai Becchi, dove
sarebbe stata la mamma di Giovanni Bosco, il santo dei
giovani.
Sull'aia della sua casa rustica, ma solida, Margherita visse
un'infanzia felice nonostante i tempi tristi che portavano in
continuazione sulle colline del Monferrato soldati sbandati e
briganti, frutto delle campagne napoleoniche in Italia. Era una
tragedia bella e buona per i contadini piemontesi, che
dovevano subire violenze e furti, e vedevano vanificare i frutti
del loro duro lavoro.
Non frequentò alcuna scuola, anche perché alle bambine
delle campagne, a quei tempi e purtroppo in troppe regioni
del mondo ancora oggi, non si insegnava nemmeno a leggere e
a scrivere.
Le prime parole, che esse apprendevano dalle mamme
erano le parole dell'Ave Maria, ma l'istruzione scolastica era
per loro tabù.
Sono scarsi i documenti che riguardano la fanciullezza di
Margherita; conosciamo solo alcuni episodi, che lei stessa ha
raccontato ai figli, e da cui emerge il suo carattere di donna
forte e decisa.
EPISODIO DEI CAVALLI RUSSI
Margherita aveva undici anni quando i genitori le
di là, poteva
Mamma Margherita8
affidarono l'incarico di controllare le pannocchie di granturco,
che stavano seccando al sole.
Ad un certo punto la ragazza vede arrivare nell'aia uno
squadrone di cavalieri russi, che, combattendo in Italia i
francesi di Napoleone, saccheggiavano senza scrupoli le case e
le campagne dei contadini delle zone in cui erano costretti a
passare.
I cavalli, lasciati liberi dai soldati, si gettarono sulle
pannocchie che Margherita doveva custodire, e cominciarono
a sgranocchiarle con i loro grossi denti.
La ragazza dapprima gridò, poi agitò le mani per spaventare
i cavalli, e vedendo che tutto era inutile, si rivolse con parole
forti, in dialetto piemontese, verso i soldati, che se ne stavano
in disparte e se la ridevano della sua furia.
Allora con il coraggio, che certo non le mancava, impugnò
un tridente e punse vigorosamente le pance dei cavalli, che
scapparono e, dietro di loro, si misero a correre, per paura di
perderli, i soldati.
LA PASSEGGIATA PER LA VIA PRINCIPALE
Come in tutti i paesi di questo mondo, anche a Capriglio, le
sere dei giorni di festa costituivano l'occasione, attesa con ansia
dalle ragazze, per indossare l'abito bello e passeggiare lungo la
via principale per ammirare ed essere ammirate.
Bisognava però essere in tante, sia per farsi compagnia, sia
perché solo così si otteneva il permesso dei rispettivi genitori.
Anche Margherita veniva invitata dalle amiche, ma rifiutava
9Mamma Margherita
sempre con la scusa che era stanca e che la passeggiata l'aveva
già fatta al mattino per andare in Chiesa.
Aveva percepito dallo sguardo della mamma, che non
condivideva queste passeggiate da vetrina, e non voleva certo
recarle un dispiacere.
IL BALLO PER LE FESTE
Nei paesi, soprattutto d'estate, come sovente capita anche
nei nostri paesi, si celebravano le feste patronali con la
processione del santo e l'immancabile ballo all'aperto.
La musica, che si diffondeva di collina in collina, con la
vallata a fare da cassa di risonanza, costituiva una forte
attrazione per i giovani in un tempo in cui le occasioni di
divertimento non erano certe paragonabili a quelle attuali.
Il parroco di Capriglio era severissimo con i balli,
considerati occasioni peccaminose ed arrivava a minacciare
l'inferno per coloro che vi prendevano parte; questo per alcune
famiglie costituiva un deterrente per impedirne la
partecipazione.
Le amiche invitavano Margherita ad andare per far loro
compagnia, ma lei trovava sempre una scusa, e rifiutava
gentilmente gli inviti, pur essendo loro molto affezionata.
Nessuna mai riuscì a trascinarla ai balli e di questo ne
andava fiera, quando lo raccontava ai figli.
LA VECCHIA SIGNORA
All'età dei 18 anni Margherita appariva una giovane di una
Mamma Margherita10
certa avvenenza, che attirava l'attenzione di non pochi
ammiratori, che cercavano ogni opportunità per poterla
accompagnare.
L'unica occasione poteva essere il tragitto, abbastanza
lungo, che ogni domenica lei doveva fare per andare dalla
propria abitazione alla chiesa parrocchiale in occasione della
celebrazione eucaristica.
Dapprima, con grande discrezione, lei rifiutò; in un secondo
tempo trovò un salvagente in una vecchia signora, buona di
animo, ma un po' scorbutica nei modi.
La signora era sempre alla ricerca di qualcuno che potesse
accompagnarla alla chiesa, anche perché aveva difficoltà a
camminare e lo faceva appoggiandosi al suo immancabile
bastone.
Margherita si offrì molto volentieri di accompagnarla ogni
domenica, e, quando i corteggiatori si accostavano per unirsi a
loro due, la vecchia si mostrava sdegnata e faceva vedere il suo
bastone, per cui gli ammiratori a poco a poco dovettero
arrendersi.
IL MATRIMONIO
Margherita aveva 24 anni, quando arrivò a Capriglio
Francesco Bosco a cui erano morti nel giro di pochi giorni nel
1811 la moglie e la figlia Teresa in seguito a febbri da parto,
allora incurabili.
Francesco aveva 27 anni ed un figlio, Antonio, di tre anni
rimasto traumatizzato dalla morte della mamma;
11Mamma Margherita
nell'abitazione viveva anche la sua vecchia madre.
I genitori di Margherita conoscevano da tempo Francesco
Bosco, perché veniva sovente a Capriglio per dare una mano di
aiuto ad una sorella, che si era sposata con uno del paese.
Quindi papà Melchiorre non si meravigliò più di tanto per il
fatto che Francesco venisse a casa sua per chiedere la mano di
Margherita. Ne parlò con la moglie, Domenica, e chiamata la
figlia le comunicarono la richiesta; però, da saggi genitori quali
erano, le chiesero di pensarci su.
Il perché della necessaria riflessione le era stato motivato dal
fatto che accettando l'invito sarebbe andata a vivere in una
famiglia più povera della loro, inoltre doveva farsi carico del
bambino, nato dal primo matrimonio di Francesco, e della
futura suocera, anziana e malata.
Margherita, nonostante le difficoltà, accettò la proposta
come volontà di Dio e il matrimonio venne celebrato a
Capriglio il 6 Giugno 1812.
LA MORTE DEL MARITO
Margherita andò a vivere ai Becchi; la casa era davvero
rustica e povera, ma fu accolta con gioia dalla suocera ed
accettata dal bambino, Antonio, certamente confuso nel
vedere un'altra mamma.
L'anno seguente nacque il primo figlio di Margherita
Giuseppe e nel 1815 Giovanni, che diventerà per tutti don
Bosco.
Mamma Margherita12
Per 4 anni la vita sorrise alla nuova
famiglia in cui si respirava la gioia di
Margherita contenta di stare accanto ai
suoi bambini e di Francesco, che era un
contadino allegro e forte, felice del suo
lavoro. Margherita era davvero una
brava moglie su cui Francesco poteva
contare per l'educazione dei figli ed
anche per il lavoro dei campi.
Ma ecco, improvvisa, si abbatté sulla famiglia Bosco una
terribile sventura. Un giorno dei primi di Maggio, Francesco,
ritornando dal lavoro trafelato e sudato, senza pensarci due
volte, scese per prendere degli attrezzi, nella cantina
sotterranea e fredda.
Quasi immediatamente fu assalito da una febbre violenta,
sintomo di una polmonite fulminante. Infatti in pochi giorni la
malattia stroncò la sua pur robusta fibra, e a soli 33 anni, il 12
Maggio 1817, lasciò la famiglia nella più profonda
disperazione.
MARGHERITA DONNA FORTE
Una simile tragedia poteva certo turbare la vita di una
donna, una giovane sposa di appena 29 anni, tenendo presente
i tre figli da allevare, la suocera a cui pensare e la campagna da
mandare avanti per il sostentamento della famiglia.
Margherita dimostrò in quella situazione, non certo facile,
una straordinaria forza d'animo nel saper gestire le
13Mamma Margherita
conseguenze della disgrazia, che si era abbattuta sulla sua
esistenza.
Con l 'aiuto del fratello
Michele non solo portò a
termine i l rapporto di
mezzadria, che il marito aveva
contratto per l'anno in corso,
ma si mise in proprio
trasformando la misera casupola, ripostiglio degli attrezzi da
lavoro, e la stalla in una casetta abitabile; la famiglia vi si
trasferì, anche se, nonostante l'aiuto del fratello Michele, la
casa rimase la più povera della zona.
Fiduciosa nell'aiuto di Dio e nelle sue energie di donna e di
madre, si rimboccò le maniche e si mise all'opera facendo i
lavori più duri quale l'aratura, la mietitura, lo zappare la terra
attorno alle viti.
Tuttavia le mani, pur sciupate dal duro lavoro, erano sempre
pronte ad accarezzare dolcemente i suoi bambini, perché
Margherita era sì una grande lavoratrice ed una splendida
donna di casa, ma soprattutto si sentiva ed era mamma.
Fu proprio l'affetto e la cura dei figli il suo primo pensiero,
anche perché Francesco in punto
d i m o r t e g l i e l i a v e v a
raccomandati. La dedizione
totale ai suoi figli convinsero
Margherita a rifiutare di
sposarsi nuovamente, anche se il
Mamma Margherita14
partito sembrava allettante.
Di fronte all'insistenza di chi la richiedeva in sposa ebbe a
dire: “Sarei una madre ben crudele, se abbandonassi i miei
figli nel momento in cui hanno maggior bisogno di me”.
In lei erano sempre vive le parole, che il marito nell'ultima
giornata di vita le aveva detto: - È la volontà di Dio,
Margherita. Dobbiamo rassegnarci... Abbi fiducia nel
Signore... Ti raccomando i figli, specialmente Giovanni, così
piccolo... “.
E Margherita, rimasta vedova, fu una mamma felice di
essere tale, una mamma capace di grande tenerezza e di giusta
severità nel divenire dei propri figli.
UNA VITA SEGNATA DA SCELTE DIFFICILI
Per trent'anni Margherita sarà la regina della casa ai Becchi,
una regina che lavora nei campi quanto e più di un uomo, una
regina che accompagna singolarmente i propri figli nella loro
crescita, una regina che soffre tanto per la contrapposizione di
Antonio nei confronti di Giovanni, che desidera studiare per
diventare prete.
A questo proposito è utile ricordare la sofferta decisione di
allontanare Giovanni da casa per evitare che
Antonio potesse fargli del male; questa
decisione fu presa a malincuore dopo un
episodio di violenza andato al di là delle solite
schermaglie di parole o di uno scambio di
opinioni.
15Mamma Margherita
Antonio, una sera, rientrando dai campi vide Giovanni con
un libro accanto al piatto e urlò: “Io quel libro lo butto nel
fuoco”.
Giovanni reagì con violenza, anche perché le parole non gli
mancavano di certo, e fece passare il fratellastro come un
grande somaro.
Questi, colpito nel vivo, si scagliò su Giovanni e, nonostante
che Margherita cercasse di mettersi in mezzo, gliele suonò di
santa ragione; Giovanni quella sera pianse molto, ma più per
rabbia che per dolore.
Anche Margherita quella sera pianse, e la mattina seguente,
dopo aver maturato la decisione, chiamò Giovanni e gli fece
questo discorso:
“E' meglio che vai via da casa, perché un giorno o l'altro
Antonio potrebbe farti del male”.
“E dove vado?” rispose Giovanni.
Margherita gli indicò la strada per la fattoria dei Moglia, che lo
accettarono con un po' di difficoltà data l'età del
garzone e il poco lavoro che c'era da fare, ma non
se ne pentirono. Essi avranno in Giovanni un
figlio buono e laborioso, capace di portare
serenità e gioia dentro la famiglia.
Quando Antonio raggiunse la maggiore età,
siamo nel 1830, Margherita per salvaguardare il
futuro di Giovanni e di Giuseppe ed evitare i
continui litigi familiari, arrivò alla decisione
sofferta della divisione dei beni.
Mamma Margherita16
Antonio ebbe la sua parte di eredità e andò a vivere per conto
suo; finalmente la pace tornò in famiglia e poté tornare in
famiglia anche Giovanni dopo due anni di esperienza da
garzone nella cascina dei Moglia.
LA VITA AI BECCHI E IL CAMMINO VERSO IL
SACERDOZIO DI GIOVANNI
Dal 1830 al 1846 sono gli anni in cui Margherita segue
l'evolversi della vocazione di Giovanni e lo accompagna nel
cammino verso il sacerdozio, ma contemporaneamente sta
accanto alla famiglia, che Giuseppe si è costruita e che l'ha resa
nonna per ben quattro volte a partire dal 1839.
Margherita vive con gioia il suo essere nonna, e pur
continuando a vivere una vita di povertà e di lavoro, il pensiero
dominante e la preghiera incessante è per Giovanni, perché sia
un sacerdote secondo il cuore di Dio.
A questo proposito è utile ricordare che all'età di 19 anni
Giovanni si trovò ad un bivio nella scelta del percorso da fare
per diventare sacerdote, ed essendo stata coinvolta,
Margherita darà una prova ulteriore della sua grandezza
materna e cristiana.
Giovanni ha deciso di diventare sacerdote, ma dovrà
frequentare per un altro anno la scuola pubblica, e solo
successivamente potrà entrare in seminario per un percorso di
studi di 6 anni, studi impegnativi e costosi. Propria la spesa da
affrontare metteva Giovanni in grande imbarazzo, perché la
mamma, che ormai aveva 50 anni, avrebbe dovuto fare
17Mamma Margherita
ulteriori sacrifici economici.
Egli pensò per un momento di diventare francescano;
questa scelta non comportava spese per gli studi e, diventato
sacerdote, sarebbe andato dove l'obbedienza l'avesse inviato e
avrebbe vissuto in una comunità.
Appena il suo parroco lo venne a sapere, corse da
Margherita e le fece questo bel discorso. “Cara la mia
Margherita, Giovanni vuole entrare tra i Francescani, che
certamente sarebbero contenti e non ci sarebbe alcuna spesa
per te. Ma voglio essere schietto con te. Tu non sei ricca e
ormai sei anziana. Un figlio parroco potrebbe esserti utile,
mentre un figlio frate per te sarebbe come perso. Consigliate
bene vostro figlio e sconsigliate a Giovanni la decisione di
farsi frate”.
Margherita ci rimase male per le parole del parroco. Non
aveva mai pensato che i sacrifici e gli sforzi economici
affrontati per far studiare Giovanni potessero servirle da
garanzia per una sicurezza economica in vecchiaia.
Il giorno dopo si mise in viaggio dicendo che andava a
trovare Giovanni, che si trovava a Chieri per gli studi. Nessuno
in casa si meravigliò più di tanto, anche perché Margherita ogni
quindici giorni si recava dal figlio con una cesta di pane di
frumento, delle focacce di meliga e con il necessario per pagare
la sua pensione.
Don Bosco nelle sue Memorie riporta il dialogo che ebbe con
la mamma in quella circostanza: “Il parroco per sua bontà è
stato da me per confidarmi che ti vuoi fare religioso. E'
Mamma Margherita18
vero?”.
– “Sì, madre mia. Credo che voi non
avrete nulla in contrario”.
“Io voglio solamente che tu
esamini attentamente il passo che vuoi fare e che poi seguiti la
tua vocazione senza guardare ad alcuno. La prima cosa è la
salute della tua anima. Il parroco voleva che ti dissuadessi da
questa decisione in vista del bisogno che potrei avere in
avvenire del tuo aiuto. Ma io ti dico: in queste cose non c'entro,
perché Dio è prima di tutto. Non prenderti fastidio per me. Io
da te non voglio niente; niente aspetto da te. Ritieni bene: sono
nata in povertà, sono vissuta in povertà, voglio morire in
povertà. Anzi te lo protesto. Se ti risolvessi allo stato di prete
secolare, e per sventura diventassi ricco, io non verrò neppure
a farti una sola visita, anzi non porrò piede in casa tua.
Ricordalo bene”.
E Margherita dovette essere decisa nel fare questo
discorsetto al figlio, tanto che Don Bosco, già avanti in età,
ricordava con emozione queste parole della mamma.
E quando Giovanni, dietro consiglio del
suo confessore don Cafasso, decise di
proseguire il cammino sacerdotale in
seminario, Margherita ebbe a dire
solamente queste parole: “L'importante è
che si faccia la volontà di Dio”.
E quando il 5 Giugno del 1841 Giovanni
venne ordinato sacerdote, Margherita si
19Mamma Margherita
sentì la donna più felice di questo mondo, perché vedeva sì
coronati i sacrifici e le sofferenze affrontate per farlo studiare,
ma soprattutto si sentiva madre fortunata per aver potuto dare
uno dei suoi figli a Dio.
E la sera, in un momento di intimità familiare, dopo avergli
raccomandato di essere un prete tutto di Dio, aggiunse che
incominciare a dir Messa comportava affrontare maggiori
sofferenze e responsabilità, quindi gli raccomandò di non
preoccuparsi di lei e di rivolgere tutte le sue forse per la salvezza
delle anime.
MARGHERITA MADRE DEI GIOVANI
Siamo nell'autunno del 1846, Mamma Margherita ha 58
anni e il figlio sacerdote ne ha 31. Ai Becchi don Bosco si è
appena ripreso da un forte esaurimento procurato dal lavoro
eccessivo e dalla tensione di trovare un posto stabile per i suoi
ragazzi.
Don Bosco aveva già individuato da tempo un posto adatto
per iniziare un'opera stabile nella zona di Valdocco, e in questa
zona aveva deciso di affittare due stanze in una casa
abbandonata di proprietà dei Pinardi.
Il rione però era malfamato, e non era certo prudente per un
sacerdote abitare da solo. Che fare? Chi meglio di sua madre
potrebbe essere il suo angelo custode?
Don Bosco ci pensa, ci prega sopra, e decide di fare la
proposta alla mamma, ed ecco come descrive l'episodio don
Bosco nelle sue Memorie: “Mamma, - le disse un giorno -,
Mamma Margherita20
dovrei andare ad abitare a
Valdocco e sono costretto a
prendere una persona di
servizio.
In quella casa abita però della
gente di cui un prete non può
fidarsi. L'unica persona che mi può garantire dai sospetti e
dalle malignità siete voi.
Essa capì la serietà delle mie parole e rispose: - Se credi che
questa sia la volontà del Signore, sono pronta a venire -.
Don Bosco così continua nella sua autobiografia: “Mia
madre faceva un grande sacrificio. Non era ricca, ma in
famiglia era una regina. Piccoli e grandi le volevano bene e le
ubbidivano in tutto.
Dai Becchi spedimmo alcune cose necessarie per preparare
le stanze. Le altre poche masserizie vi furono trasportate dalla
camera dove abitavo prima.
Prima di partire, mia madre riempì un canestro di
biancheria e di oggetti necessari. Io presi il breviario, un
messale, alcuni libri e quaderni. Questa era tutta la nostra
fortuna.
Siamo partiti a piedi dai Becchi. Abbiamo fatto tappa a
Chieri e la sera del 13 Novembre 1846 siamo arrivati a
Valdocco.
Al vedere quelle camere sprovviste di tutto, mia mamma
sorrise e disse: - Ai Becchi avevo tante preoccupazioni per far
andare avanti la casa, per comandare ciò che ognuno doveva
21Mamma Margherita
fare; qui sarò molto più tranquilla”.
Il sacrificio fatto da Mamma Margherita non era una cosa da
niente; ai Becchi era ormai ben
sistemata, benvoluta da tutti,
aveva il proprio appezzamento di
terreno, le sue relazioni, nipotini
da seguire.
Ella però, alla luce della fede,
vide nell'invito del figlio una
chiamata di Dio, e con la generosità che le era abituale, accettò
e iniziò a 58 anni una nuova esperienza, un vita nuova.
A VALDOCCO FINO ALLA MORTE
All'oratorio gli spazi della mamma erano l'orto, il
guardaroba e la cucina: c'erano sempre ragazzi attorno a lei,
che la chiamavano mamma ed avevano bisogno di una sua
parola.
Mamma Margherita è prima di tutto presente, e questo ci
ricorda da vicino l'assistenza salesiana, che è la presenza
amorosa dell'educatore, che non è un vigile pronto a punire chi
sbaglia, ma una presenza che previene le possibili
intemperanze dei ragazzi.
Giunta a Valdocco nel novembre del 1846, per
dieci anni fu la madre per centinaia di ragazzi.
In quell'anno era aperto solo l'oratorio, e i
ragazzi vi affluivano soprattutto alla
domenica; le Memorie Biografiche parlano di
Mamma Margherita22
almeno 800 frequentanti. Ma anche lungo la settimana i
ragazzi non mancavano; ogni sera, dopo il lavoro in città,
venivano i giovanotti della scuola serale, e non erano certo
ragazzi ordinati e disciplinati, per cui mettevano tutto sotto
sopra e invadevano ogni spazio con un gran chiasso, che si può
immaginare. Le classi occupavano la cucina e la camera di don
Bosco, la sacrestia, il coro, la cappella; dappertutto un vociare
continuo, canti, andirivieni, ma non si poteva fare
diversamente.
Mamma Margherita era là con loro e per loro. L'igiene di
questi ragazzi era quella che si può immaginare: scarpe e
zoccoli infangati, vestiti logori e male odoranti, costituivano
spesso anche un pericolo per la salute, perché la maggior parte
erano dei disoccupati, che vivevano in strada e facilmente
veicolavano malattie polmonari e della pelle.
D'inverno il pavimento della cappella diventava una
poltiglia melmosa e nelle domeniche estive, gremita di ragazzi,
diventava una nauseabonda assemblea di individui dal fiato
pesante e dagli indumenti puzzolenti. Ma l'odore non differiva
da quello che i giovani trovavano nelle strade e nelle proprie
case.
Nel Maggio 1847 inizia quello che sarà chiamato l'internato,
il collegio, l'accoglienza di ragazzi soli, sbandati, senza casa e
senza famiglia.
E' una serata assai fredda, nonostante il Maggio inoltrato, e
piove da due giorni. Nella casetta Mamma Margherita ha
acceso il fuoco per stemperar il freddo. Ed ecco un insistente
23Mamma Margherita
bussare alla porta. Mamma Margherita si avvicina alla porta e
dietro di lei il figlio sacerdote.
E' un ragazzo sui quindici anni, alto e magro come un
grissino, fradicio per la pioggia come un pulcino, tremante per
il freddo e impaurito. “Per favore, fatemi entrare un momento,
non ce la faccio più”.
Mamma Margherita lo fa entrare, lo fa avvicinare al fuoco, e
mentre il ragazzo si riscalda e i vestiti si asciugano, le porge un
piatto della minestra, che aveva preparato per la loro cena e un
pezzo di pane. Riscaldato dal fuoco e rifocillato dalla cena, il
ragazzo prende il coraggio a due mani e racconta la sua storia.
“Ho perso i miei genitori e non ho parenti che si facciano
carico di me, dalla Valsesia sono venuto a Torino in cerca di
un lavoro qualsiasi. Avevo tre lire, le ho consumate tutte ed
ora sono senza niente e non so neppure dove andare”.
A questo punto scoppia in un pianto dirotto, mentre anche a
Mamma Margherita cominciano a scendere copiose le lacrime,
e poi dice a don Bosco: “Se vuoi, io gli preparo un letto per
questa notte, e domani Dio provvederà”.
Margherita esce in cortile sotto la pioggia, che cade
insistente, raccoglie alcuni pezzi di mattone, poi poggia su di
essi alcune assi di legno ed un saccone di paglia.
Il primo ospite di Valdocco è proprio questo ragazzo povero
ed abbandonato e segna l'inizio della prima casa salesiana, e
manco a farlo apposta c'è una mamma ad accogliere, c'è
mamma Margherita ad iniziare con don Bosco la storia della
case salesiane per giovani poveri e abbandonati. Potremmo
Mamma Margherita24
senz'altro affermare che con questo primo ragazzo accolto da
Don Bosco e Mamma Margherita nascono, con più di un secolo
di anticipo, quelle che oggi noi chiamiamo “case famiglia”.
Con l'accoglienza nell'oratorio di ragazzi interni, le
condizioni dell'oratorio cambiarono, e, proprio per costoro,
ragazzi orfani o abbandonati a se stessi, piccoli ladri, che
nottetempo trafugavano le lenzuola e persino il giaciglio, fu
significativa la presenza di mamma Margherita.
Attorno a lei la sera si scatenava una specie di terremoto.
Una donna sola, in mezzo a quella fiumana di ragazzi, costretti
nelle poche stanze della casa; ed alla fine invadevano anche la
cucina.
Che pazienza doveva avere Mamma Margherita, che
prontezza di spirito per rispondere alle richieste di tutti!
Certo davano una mano a don Bosco dei sacerdoti e dei laici,
ed in seguito anche alcune donne, ma solo Mamma Margherita
era sempre presente, a tempo pieno.
Una vita difficile ogni giorno della settimana, ma diventava
ancora più difficile la Domenica, quando i ragazzi
scorrazzavano dappertutto e mettevano a soqquadro il piccolo
orto, che mamma Margherita curava per avere delle spezie e un
pò di verdura.
Margherita divenne la madre di tanti orfani per cui
preparava i pasti, lavava e rammendava i poveri stracci, faceva
da infermiera, ed incoraggiava lo stesso don Bosco, e questo
fino alla sua morte.
Ci fu un momento in cui pensava di non farcela più e di tornar a
25Mamma Margherita
casa, e questo momento coincise con una domenica sera del
1850.
I ragazzi, nell'entusiasmo del gioco
alla guerra in cui erano coinvolti,
a b b a t t e r o n o l a s i e p e c h e
salvaguardava un poco l'orto di
Mamma Margherita e lo devastarono
completamente.
Margherita rimase sconcertata,
vedendo tutto il suo lavoro andare in
fumo, e presa dallo sconforto pianse a
lungo, sentendo in modo più vivo il peso degli anni.
Aveva allora 62 anni, e certamente, almeno per qualche
istante, ripensò alla serenità e tranquillità della vita dei Becchi
insieme ai nipotini, che le volevano un mondo di bene.
I ragazzi erano ormai a letto, e lei, come ogni sera era
passata nelle camerata a raccogliere dai piedi del letto gli abiti
sdruciti dei ragazzi, ed ora stava rammendando i poveri vestiti
dei ragazzi.
In cucina c'era anche il figlio Giovanni che gli dava una
mano; dopo aver concluso il momento di preghiera.
Ad un tratto Margherita si fermò e, a voce bassa, disse: “
Giovanni, sono stanca. Lasciami tornare ai Becchi. Sono una
povera vecchia, ma quei ragazzacci mi rovinano tutto. Non
ce la faccio proprio più”.
Don Bosco, che non si aspettava quella reazione, non trovò
subito delle parole in grado di consolare la povera mamma, ma,
Mamma Margherita26
alzando la testa, le fece un cenno indicando il crocifisso, che
troneggiava nella povera cucina.
Non ci fu bisogno di aggiungere altro, Margherita capì,
riprese in mano il lavoro che aveva iniziato e non domandò mai
più di tornare ai Becchi.
1856 ANNO DELLA MORTE
Durante l'autunno del 1856 Mamma Margherita si sentì più
stanca del solito tanto che non usciva quasi più dalla cucina. I
ragazzi più piccoli andavano da lei e si sedevano vicino al
focolare sia per ascoltarla, mentre raccontava storie o episodi
della vita passata, ma anche per chiedere ed ottenere qualche
mela.
Nel mese di Ottobre don Bosco andò, come faceva ogni
anno, ai Becchi con un gruppo di ragazzi per la festa della
madonna del Rosario, ma Mamma Margherita in quell'anno
non poté andarvi, proprio a causa del suo stato di salute.
Quando don Bosco rientrò a Torino, la mamma aveva
peggiorato, e il medico diagnosticò una brutta polmonite, che
la portò alla morte il 25 Novembre proprio del 1856.
Intanto il giorno prima era arrivato Giuseppe per stare
vicino alla mamma, e lei, vedendo i due fratelli riuniti attorno al
suo letto, disse con un filo di voce: “Vogliatevi sempre bene”.
Poi fatto chiamare il confessore, chiede che le venga data
l'Eucarestia come viatico e dice a Giovanni: “Quando eri
bambino, ti aiutavo io a ricevere Gesù. Ora tocca a te ad
aiutare tua mamma. Dì le parole forte ed io le ripeterò”.
27Mamma Margherita
Dopo qualche momento riprese a parlare: “Ho la coscienza
tranquilla: ho fatto il mio dovere, tutto quello che ho potuto.
Dio sa quanto ti ho amato, Giovanni, e ti amerò di più dal
cielo”.
Poi prese un po' di fiato e il suo pensiero corse ai ragazzi,
che pregavano in quei giorni per la sua salute, e disse: “Dì ai
nostri cari figlioli che io ho lavorato per loro, e ch io li amo
come una mamma. Mi ricordino al Signore con la preghiera e
facciano almeno una volta la Comunione per l'anima mia”
La morte di Margherita fu un lutto per tutti i ragazzi, che la
riconoscevano e la chiamavano giustamente “mamma”. E i
ragazzi piansero a lungo tanto che si poté affermare che uno
spettacolo così doloroso e commovente non si era mai visto
prima all'Oratorio.
Il giorno dei funerali don Bosco parlando ai ragazzi ebbe a
dire: “ Abbiamo perduto la madre, ma sono certo che ella ci
aiuterà dal Paradiso”.
Molti anni dopo la sua morte, un ragazzo diventato
salesiano, ricordando a don Bosco i primi anni di Valdocco e la
presenza materna di Margherita, affermerà: “Si ricorda come
di notte quando noi eravamo già a letto, Lei e Sua madre
accomodavate le nostre camicie lacerate e i pantaloni;
eravate le uniche persone che avevamo, le uniche persone che
ci volevano bene”.
Mamma Margherita28
MARGHERITA ispiratrice del SISTEMA PREVENTIVO
Alla scuola di Mamma Margherita Giovanni Bosco imparò
l'amorevolezza accanto al rispetto delle regole, motivate e fatte
osservare in funzione della propria crescita e del rispetto del
prossimo, in un continuo dialogo educativo, ricco di valori
umani e di presenza di Dio.
A lei va il merito di avere inculcato nel cuore del figlio
Giovanni i semi del celebre trinomio: Ragione, Religione,
Amorevolezza, che ella esercitò in maniera semplice e
testimoniante, e che, assimilati e vissuti dal figlio,
costituiscono l'asse portante del Sistema Preventivo .
Per don Bosco la casa “dei Becchi” fu un punto di
riferimento perenne e “Mamma Margherita” ne fu la guida,
che, come la Donna del sogno dei 9 anni, lo prese per mano e lo
accompagnò incontro al Signore, che lo chiamava ad essere
missionario educatore dei giovani.
Egli affermerà come principio pedagogico: “solo in clima
di famiglia si può educare”; per questo motivo chiamava
'case' gli istituti da lui fondati, e desiderava che i salesiani
fossero dei ”padri premurosi ed amorevoli” per i suoi
ragazzi.
Fu proprio Mamma Margherita ad introdurre, nell'oratorio
“Sulle ginocchia e dal cuore di Mamma
Margherita, Don Bosco ha appreso i
fondamenti del Sistema Preventivo”.
29Mamma Margherita
di Valdocco, il clima di famiglia vissuto ai Becchi; lei divenne la
madre per tanti ragazzi poveri, orfani, spesso abbandonati
dalla famiglia naturale.
Don Bosco riuscì a portare dentro il Sistema Preventivo la
sua esperienza personale, vissuta ai Becchi, e l'esperienza della
prima comunità educativa di Valdocco, in cui la mamma fu
componente essenziale.
Essere famiglia è vivere in famiglia, sentire di appartenere
ad una determinata famiglia e collaborare nel costruire la
famiglia, dove tutti hanno il compito di creare e il diritto di
respirare un clima di affetto, di rispetto, di mutua
collaborazione.
Tutti, genitori e figli, devono fare la loro parte, tutti devono
collaborare responsabilmente per rendere la vita familiare più
vivibile, per creare un ambiente caldo di sentimenti e ricco di
valori.
A volte i genitori con la scusa che i figli sono piccoli, che
devono studiare, non li abituano a dare una mano in casa
trasformando i figli in tiranni mantenuti, in egoisti prepotenti,
e se stessi in schiavi.
“Occorre far crescere nei figli il senso di
appartenenza alla famiglia educandoli
alla collaborazione”.
Mamma Margherita30
Mamma Margherita aveva abituato fin dalla tenera età i suoi
figli a collaborare alla sussistenza e alla vita della famiglia.
Giovanni a quattro anni imparò a sgranocchiare il granoturco;
a sette anni portava già il bestiame al pascolo, e a dieci anni era
già un contadino in miniatura.
“Un padre che non insegna al figlio i suoi doveri è
tanto colpevole quanto il figlio che non li segue”
afferma Confucio.
Mamma Margherita, che fu, per necessità, oltre che la
madre anche il padre dei propri figli, testimoniò ed insegnò ai
figli che il lavoro non ha fatto mai male a nessuno e che fare il
proprio dovere è la modalità più semplice per dimostrarsi figli,
per sentirsi parte attiva della famiglia.
Lo spirito di collaborazione, l'avviamento progressivo al
lavoro appreso alla scuola di Margherita, portò don Bosco ad
imparare il mestiere di sarto, di falegname, di barista e questo
per poter alleggerire il peso economico, che la mamma doveva
affrontare per mantenerlo agli studi.
A Valdocco come nella famiglia dei Becchi regnava lo spirito
31Mamma Margherita
di collaborazione e l'amore al lavoro, e quando un ragazzo
correva da Mamma Margherita per farsi attaccare un bottone
alla giacca, lei gli porgeva ago e filo, dicendo: «Perché non ci
provi tu? Bisogna imparare a fare un pò di tutto, non
si sa mai nella vita”.
E nell'oratorio di Valdocco l'offesa più grande che si potesse
fare ad un ragazzo era accusarlo di non far niente, di essere un
mangiatore di pane a tradimento, un fannullone, e sulle pareti
del loggiato del cortile si poteva leggere: “L'ozio è il padre di
tutti i vizi”.
Ad ogni figlio va affidato un compito secondo l'età e le
proprie forze; ad ognuno deve essere data la possibilità di poter
fare qualcosa, di potersi rendere utile per la vita della
famiglia e della comunità.
Il collaborare, il responsabilizzare progressivamente i figli,
non solo li aiuta a crescere, ma i figli sperimentano così di
appartenere e di essere utili alla famiglia, e, mentre cresce il
senso di appartenenza, ci si procura delle radici solide.
Interessanti a questo proposito le parole dette da don Bosco
ad un pranzo in occasione dell'inaugurazione della Chiesa del
Sacro Cuore con l'annesso orfanatrofio a Roma, che si trova
davanti alla stazione Termini.
Sono presenti personaggi, che vengono un pò da tutto il
mondo e un pò tutti hanno contribuito a costruire quella chiesa
e quell'orfanotrofio. Al brindisi sono parecchie le persone che
prendono la parola; ovviamente ciascuno nella sua lingua di
origine.
Mamma Margherita32
Qualcuno chiede a don Bosco quale fosse la lingua che
amava di più; e lui, senza scomporsi: «La lingua che più mi
piace è quella che mi insegnò mia madre: perché mi
costò poca fatica l'impararla e perché con essa provo
maggiore facilità a esprimere le mie idee. E poi non la
dimentico tanto facilmente come le altre lingue».
Sarebbe così bello che tutti i figli parlassero la lingua dei loro
genitori, perché significa che hanno fatto tesoro dei loro
esempi prima che dei loro insegnamenti.
In questo modo i figli mettono delle solide radici, utili per
affrontare le tempeste della vita, che non è facile per nessuno e
che travolge chi non ha radici profonde, chi non ha fatto
esperienza di responsabilità e di collaborazione in famiglia, chi
non ha imparato il senso del dovere all'interno dell'esperienza
familiare.
A questo proposito vengono in mente le parole di Domenico
Savio, che ha sperimentato la vicinanza e la stima di Mamma
Margherita, e che ha così sintetizzato l'ambiente dell'oratorio :
“Noi, qui, facciamo consistere la santità nello stare
sempre allegri e nell'esatto adempimento dei nostri
doveri”.
33Mamma Margherita
Amorevolezza
L'Amorevolezza è il primo pilastro del Sistema Preventivo di
don Bosco. E' il pilastro portante, in quanto a partire da esso
vanno considerate la Ragione e la Religione, gli altri due
pilastri della triade del metodo educativo.
L'amorevolezza, intesa come amore offerto e percepito,
trova le sue radici nelle profondità dell'essere umano, che ha
bisogno di essere amato e sente l'esigenza profonda di amare,
nell'ottica del Dio, che è Amore, che ama ogni uomo, e proprio
per amore ci ha creati e ci ha strutturato per realizzarci
amando.
Don Bosco afferma che “l'educazione è cosa del cuore”; tale
affermazione è conseguenza diretta dell'esperienza educativa
dei Becchi, di quell'amore a fondo perduto, che aveva
sperimentato a contatto con Mamma Margherita.
L'amorevolezza è l'amore che papà e mamma devono
comunicare ai propri figli, che gli educatori devono
comunicare ai propri allievi. Si tratta di un amore che deve
esistere a priori, perché noi adulti dovremmo ricordare più
spesso l'affermazione di Raoul Folleraux “Può essere una
disgrazia il non essere amati, ma la più grossa delle infelicità
“ I figli, i ragazzi, non solo siano amati, ma
si accorgano di essere amati ”.
Mamma Margherita34
è l'incapacità di amare”.
L'amore deve preesistere, deve essere offerto a larghe mani,
ma deve essere offerto e dato in modo da essere percepito dai
figli e dagli educandi. “ Non basta amare, occorre che si
accorgano di essere amati” sarà il ritornello di don Bosco.
In questo termine è sottinteso un atteggiamento materno,
rassicurante; è l'atteggiamento di
Mamma Margherita che prende
per mano il piccolo Giovanni di due
anni, che non vuole uscire dalla
stanza, dove è deposto il corpo
senza vita del padre.
Al bambino che si rifiuta di uscire
dalla stanza, se il padre non esce
con lui, la mamma sussurra
“povero piccolo, non hai più
padre”. In quella stretta di mano
c'è tutta la garanzia del suo farsi
carico in totalità della vita dei suoi figli, del suo amore che non
verrà mai meno, che li aiuterà a crescere e a divenire gli uomini
del domani.
Nel termine “amorevolezza”, come è voluta ed intesa da don
Bosco, c'è dunque il cuore materno e paterno di Mamma
Margherita, non solo come figura femminile che esercita il suo
influsso da lontano, ma anche dall'interno come ispiratrice e
modello, come collaboratrice e come prima cooperatrice della
sua opera.
35Mamma Margherita
Ed ecco la percezione dell'amore materno come lo ha
sperimentato don Bosco “Vi dirò che mia madre mi voleva
molto bene; ed io in lei avevo una confidenza illimitata, e
senza il suo consenso non avrei mosso un piede; ella sapeva
tutto, osservava tutto”.
L'amorevolezza non è un lasciar correre, un assecondare
tutti i capricci, un appagare tutti i desideri dei propri figli in un
clima di permissivismo a tutto campo.
Mamma Margherita fu madre tenera, ma esigente come
dovrebbe essere ogni mamma, una madre che garantisce
l'amore che preesiste e che ci sarà sempre qualunque cosa
capiti, ma fu anche un padre severo , che rappresenta l'amore
che si deve conquistare con il dovere e il sacrificio. “Il bambino
come il ragazzo per crescere hanno bisogno dell'amore
esigente e fermo del padre e dell'amore dolce, gratuito e
“Amorevolezza non significa assecondare
i capricci, appianando il cammino di
crescita ”
Mamma Margherita36
generoso della madre” afferma E. Fromm.
Mamma Margherita dovette, per necessità, assumere il
ruolo anche di padre esigente in un equilibrio difficile da
realizzare, e questo in un dialogo continuo ed in un
completamento costante.
A Margherita riuscì bene il compito di essere madre e padre
per i suoi figli, a cui non fece mancare mai l'affetto, ma nello
stesso tempo non cedette mai ai loro capricci.
Giovanni aveva solo quattro anni; era un giorno afoso
d'estate e insieme a Giuseppe era rientrato dalla campagna
trafelato ed assetato. Margherita andò a prendere dell'acqua e
la diede da bere prima a Giuseppe.
Questo aver dato da bere prima a Giuseppe apparve agli
occhi di Giovanni come un segno di preferenza, e quando la
mamma gli avvicinò l'acqua, non ne volle bere.
Margherita, senza dire una parola, portò via l'acqua. Il
piccolo, dopo qualche attimo di silenzio, timidamente disse:
“Mamma, date dell'acqua anche a me”. Margherita rispose:
“Credevo che non avessi sete”. Giovanni che aveva capito la
lezione: “Mamma, perdono”. Margherita, senza aggiungere
altro: “Così, va bene”; andò a prendere l'acqua e gliela porse.
In un'altra occasione Giovanni, tipo focoso ed impulsivo, ne
aveva combinato una delle sue. Margherita lo chiamò e gli disse
senza mezzi termini: “Vedi quella verga nell'angolo?”. Il
bambino, mentre faceva qualche passo indietro, disse: “Sì, la
vedo”. Margherita aggiunse: “Prendila e portamela qua”.
Obbediente Giovanni andò a prenderla, gliela diede, mentre
37Mamma Margherita
diceva: “Voi volete adoperarla sulle mie spalle …”. “Certo, -
fece la mamma - visto che tu continui a fare di queste
monellerie”.
Il bambino con il viso da furbo e conscio della sua
colpevolezza: “Ebbene, mamma, non lo farò più” e sorrideva
come risposta al sorriso incoraggiante della mamma.
Un altro episodio significativo, che Don Bosco racconterà ai
suoi ragazzi, è il seguente. Giovanni aveva otto anni e la
mamma era andata al mercato del paese vicino per delle spese.
Ora, nell'intento di portare giù un oggetto che era sopra
l'armadio della cucina, prese una sedia e, salito su, tentò di
prendere l'oggetto. Nel fare un movimento brusco, urtò un
vaso pieno d'olio, che, cadendo a terra, si ruppe spargendo
l'olio per tutto il pavimento.
Giovanni ci rimase male, e subito si diede da fare per
rimediare in qualche modo alla disgrazia spazzando via dal
pavimento l'olio e cercando di raccogliere i cocci. Nello stesso
tempo capì molto bene che non poteva tenere nascosto il fatto
alla mamma, quindi decise di diminuire almeno il dispiacere.
Prese una verga da una siepe, la ripulì per bene, ci fece
addirittura dei fregi, e quando intuì che la mamma stava
tornando a casa, le corse incontro. “Mamma, come state?
Avete fatto una bella passeggiata?” La mamma, che non
sospettava nulla al momento, rispose: “Io sto bene e tu hai fatto
da bravo?” .
“Mamma, guardate!, e le porgeva la verga. Questa volta
merito proprio che mi diate un bel castigo”. “Che hai
Mamma Margherita38
combinato?” disse, ed il bambino: “ Per disgrazia ho rotto il
vaso dell'olio, mentre cercava un oggetto che mi serviva. E
sapendo che merito un castigo, vi ho portato la verga, perché
la usiate sulle mie spalle senza preoccuparvi di andare a
trovarla”.
Margherita guardò il visetto furbo del figlio e disse: “Mi
dispiace per l'olio, ma proprio perché sei stato sincero e non
l'ha fatto apposta, ti perdono. Però ricorda che prima di fare
una cosa devi pensare anche alle possibili conseguenze, perché
se fossi salito con più calma, il vaso dell'olio non sarebbe
caduto”.
Don Bosco che affermerà in seguito che “è castigo tutto
ciò che si fa servire da castigo”, ha imparato alla scuola
della mamma a capire che si può crescere anche senza grosse
punizioni e senza punizioni corporali, ma ha capito anche che i
“no” devono essere presenti in
campo educativo, anzi sono
necessari per la crescita, e le
regole vanno fatte rispettare.
I genitori, che non dicono mai
no, che accontentano sempre e
comunque i figli, anche quando i
figli vengono meno ai loro doveri
scolastici e familiari, anche
quando mancano di rispetto a
piccoli e grandi, non fanno
certamente un buon servizio
39Mamma Margherita
educativo.
I genitori, che scusano le malefatte dei propri figli anche di
fronte agli insegnanti o agli altri ragazzi, mettono sulla cattiva
strada i propri figli, e prima o poi verseranno lacrime amare.
Mamma Margherita porterà dentro Valdocco la sua capacità di
essere madre tenera e severa intervenendo e correggendo,
ascoltando e consolando.
Chiamata «mamma» dai ragazzi di don Bosco, era davvero
la mamma dell'oratorio, mamma di tutti quei ragazzi che
cercavano da lei un supplemento di pane e di affetto.
Ad un ragazzo che è venuto a sedersi accanto a lei su uno
sgabello, e piange per gli sgarbi che subisce dai compagni di
lavoro, porge un grappolo d'uva e aggiunge: «In nessun paese
si sta così come in questo mondo».
E dopo aver sgridato un altro ragazzo, che ha trasformato un
libro in una palla per giocare, e poi lo vede tutto mortificato,
perché ha capito l'errore fatto, mormora: «Dopo la ferita ci
vuole l'olio», e tira fuori dalla tasca del grembiule una mela,
porgendogliela.
In un'altra occasione in cui sta conversando con un ragazzo
che non trova mai un prete di suo gradimento per confessarsi,
gli recita un proverbio piemontese: «Una cattiva lavandaia
non trova mai una pietra buona per farci sopra il bucato».
Ad un ragazzotto, che in cucina, cerca di «soffiare» un pezzo
di formaggio per insaporire la sua merenda, Margherita, che lo
ha visto con la coda dell'occhio, mentre sta pulendo la verdura
per la minestra, dice in tono di rimprovero: «Ma bravo! La
Mamma Margherita40
coscienza è come il solletico: chi lo sente e chi non lo sente».
Un altro ragazzo, che sta attraversando un momento
difficile della propria vita, è diventato aggressivo e
indisciplinato più del solito. Margherita lo chiama in cucina, lo
fa sedere accanto a sé, e, senza alzare gli occhi da quello che ha
in mano, mormora: “Ma perché sei cambiato così? Non ti
accorgi che stai diventando cattivo? Io lo so perché: non
preghi più. Se Dio non ti aiuta, che cosa vuoi combinare di
buono? Toh!, mordi questa mela, e pensaci su”.
Il dono più bello che un padre e una madre possano fare ai
propri figli è dare loro del tempo per ascoltarli, offrire delle
opportunità per dialogare, e riuscire a trasformare ogni
incontro in un momento di crescita.
Mamma Margherita seppe sempre ritagliarsi, pur nel
faticoso e continuo lavoro dei campi, spazi di tempo per i figli e
seppe trasformare tutte le occasioni, comprese le mancanze, in
momenti educativi, segni concreti di amore.
Ed anche a Valdocco, mentre cucinava o curava l'orto, era
sempre disponibile ad ascoltare i ragazzi che venivano a
raccontare i loro problemi o le chiedevano un parere.
Quando poi vedeva qualche ragazzo triste o appartato in un
angolo del cortile, si avvicinava e, con la scusa di farsi dare una
mano d'aiuto, lo metteva a suo agio e poi lo invitava a
raccontare l'accaduto.
Chi ama sa ascoltare; chi ama sa intuire nei gesti e persino
nei silenzi lo stato d'animo dei figli e le loro richieste di aiuto.
Ed allora si avvicina, e senza costrizioni o forzature, che
41Mamma Margherita
possono portare alla chiusura di un possibile dialogo, si mette
a disposizione e cerca di cogliere il momento adatto per
conoscere e intervenire.
Chi ama riesce a trovare spazi di tempo adeguati per i propri
figli, che hanno bisogno di tempo e di pazienza per
interiorizzare i valori.
Ragione
Il secondo pilastro del Sistema preventivo è la Ragione, è
l ' u s o d e l b u o n s e n s o , l a
concretezza e l'aderenza alla
realtà del figlio, alla realtà
dell'educando, è la flessibilità
degli interventi.
Motivare è la parola d'ordine, è il
dare un perché va l ido a i
comportamenti richiesti, il dare un perché chiaro ai “no” da
rispettare; non importa che queste motivazioni siano
immediatamente accettate e capite, l'importanza è la coerenza
nel richiedere, la validità delle motivazioni e la convalida della
testimonianza genitoriale. E' nel dialogo che i figli imparano a
raccontare, é nel confronto che impararono a valutare e a
“Educare è motivare; motivare è
accompagnare i figli nel trovare ragioni
per vivere”.
Mamma Margherita42
distinguere il bene dal male, senza ipocrisia e senza furberie.
Imparano attraverso le riflessioni sulle motivazioni offerte a
sapere esattamente quello che devono e quello che non devono
fare, e progressivamente si responsabilizzano ed imparano a
chiedere “scusa” quando sbagliano.
Mamma Margherita aveva abituato i suoi ragazzi non solo a
dialogare, ma ad accettare le ragioni altrui, ed anche la
mamma era disposta a sentire le ragioni dei propri figli e
persino a cambiare parere o almeno a chiudere un occhio in
certe circostanze, dopo aver ascoltato le ragioni dei figli.
Quando Giovanni ritornava a casa con la testa rotta o la
mamma aveva sentore che alcuni dei compagni che
frequentava non erano certo dei santarellini, alle osservazioni
della mamma, che lo invitava a non frequentarli, Giovanni
rispondeva: «Mamma, se io vado con loro, non dicono cattive
parole … o ne dicono di meno».
E la mamma lo lasciava andare, non poteva dirgli di no,
perché anche lei faceva lo stesso. Essa si prendeva cura delle
ragazze del villaggio e le aiutava ad essere buone, e una volta
quando una la rimbeccò di farsi i fatti propri, mamma
Margherita rispose: «Ma io voglio solo che tu ti salvi l'anima».
Antonio, un adolescente grezzo, un buon lavoratore, ma un
giovanotto cocciuto e geloso, considera Margherita solo una
matrigna, nonostante che lei non gli abbia mai fatto mancare
l'affetto materno o abbia fatto discriminazioni.
Un giorno che Antonio, nel desiderio di affermare la sua
primogenitura offese Margherita, chiamandola “matrigna”,
43Mamma Margherita
lei, pur colpita nella sua sensibilità, gli disse: “Senti Antonio …
Tu vedi che se io volessi potrei batterti in modo che saresti
costretto a cedere. Ma io non voglio! Ho stabilito di non
picchiare i miei figli. Ti ho sempre chiamato figlio e quando ho
detto questo nome una volta, l'ho detto per sempre”.
Mamma Margherita ebbe il suo bel da fare per governare il
carattere rude di questo figlio, poteva cadere nella tentazione
di schierarsi a favore di Giovanni nel contrasto con il
fratellastro, invece fu capace di riconoscere la parte di ragione
di Antonio, che non capiva la voglia di studiare del fratello più
piccolo.
Ed intervenne efficacemente per evitare che il contrasto
portasse a grosse conseguenze; pur con le lacrime agli occhi,
mentre preparava il fagottino, decise di allontanare da casa
Giovanni per avere un pò di pace in famiglia.
Superato il periodo di incomprensione, Antonio si dimostrò
in seguito docile e rispettoso nei confronti di Margherita e
riconciliato con don Bosco. Alla morte di Antonio, d'accordo
con la Mamma, don Bosco accolse il nipote Francesco
nell'Ospizio di Valdocco, dove imparò il mestiere di falegname.
Con la ragione e con una presenza costante si portano i figli
a dominare il temperamento, sapendo che ogni figlio è un
mondo a sé, e che gli interventi devono essere mirati e
diversificati.
Con la dolcezza e la pazienza piegò Antonio tentato
all'asprezza; con molta attenzione seguì l'evoluzione di
Giovannino, che aveva in sé quel sentimento di sicurezza
Mamma Margherita44
nell'agire, che si può con facilità trasformare in superbia o in
opportunismo, mentre fu facilitata nell'educazione di
Giuseppe, una pasta buona, legato alla mamma da un
atteggiamento affettuoso e riverente.
Come abbiamo già detto, Margherita non esitò a reprimere
i piccoli capricci fin dall'inizio e a intervenire adeguatamente
per risolvere i litigi e le incomprensioni tra fratelli, ma sempre
facendo leva sulla ragione e sulle motivazioni personali e
familiari .
RELIGIONE
Il terzo pilastro del Sistema Preventivo è la Religione. La
molla che spinge all'educazione dei figli e in genere dei ragazzi
è il volere bene, volere il bene con la forza dell'amore e della
ragione negli orizzonti della religione.
Don Bosco ha sperimentato che la mamma non gli ha voluto
bene per poterlo educare, ma lo ha educato, perché gli voleva
bene. Da questa molla che è l'amore maturo di papà e di
mamma nasce il desiderio e il dovere di educare, desiderio e
dovere che parte dalla ragione e trova un aiuto efficace nella
religione.
La Religione, come la intendeva Mamma Margherita e l'ha
“ Solo Dio conosce il cuore del ragazzo e se
non ci aiuta a trovare la chiave, diventa
difficile per noi educare”.
45Mamma Margherita
assimilata don Bosco, non è la religione della paura, come
qualche volta si è interpretata l'espressione usata spesso da
Mamma Margherita “Dio ti vede”.
Per Mamma Margherita la parola Religione non richiama
un insieme di norme e di comandamenti, anche se questi non
sono certamente rifiutati, basti pensare che i comandamenti
venivano imparati a memoria e recitati nelle preghiere del
mattino, ma richiama una presenza.
Parlare di religione per mamma Margherita è parlare della
presenza di Dio nella propria vita, una presenza che non si
limita ai momenti di preghiera o ai segni sacramentali, ma una
presenza che è dentro la vita e la avvolge completamente, una
presenza realizzata in pieno nella relazione con il prossimo.
Nella messa della festa di don Bosco sono applicate a lui le
parole : “il Signore gli ha donato sapienza e prudenza e un
cuore grande come la sabbia che è sulla spiaggia dei mari”.
Questo cuore grande è esistito, perché ha saputo battere
sempre in sintonia con il cuore di sua madre, che lo ha educato
a una vita cristiana profonda e vissuta nel quotidiano.
Margherita non era soltanto una madre che ama i suoi figli,
era una mamma cristiana colma di fede, una contadina che
viveva la fede in Dio nella più assoluta semplicità, meditando il
catechismo parrocchiale e ascoltando con attenzione le
prediche della domenica, che poi traduceva e comunicava ai
figli nella vita di ogni giorno.
E Dio, che si rivela ai semplici, le donò sapienza e prudenza
per educare cristianamente i suoi figli, e in particolare il futuro
Mamma Margherita46
Don Bosco.
Ella era solita dire ai suoi figli: “Ricordati che Dio ti vede”. E
la sera d'estate mentre ci si ritrova al fresco con tutta la
famiglia, invitava i suo figli a contemplare il cielo stellato,
diceva ai ragazzi: “E' Dio che creò il mondo e mise lassù così
tante belle stelle. Se il cielo stellato è così bello, chissà il
Paradiso”.
Quando a primavera si trovava con i figli in mezzo a un
campo pieno di fiori era solita esclamare : “Che belle cose Dio
ha fatto per noi!” E quando, nel periodo della vendemmia,
quando il raccolto era abbondante e costituiva la risposta
attesa per il duro lavoro, diceva ai figli: “Ringraziamo Dio. Lui
è stato così buono con noi; ci ha dato il nostro pane
quotidiano”. E quando d'inverno si trovava con i suoi figli
attorno al fuoco diceva: «Dobbiamo davvero ringraziare il
Signore che ci provvede il necessario. Davvero Dio è Padre:
Padre nostro che sei nei cieli...». Margherita aiutava così, in
maniera semplice, a far percepire la presenza di Dio nel creato
realizzando le parole
del salmista: “Dalla
grandezza e dalla
bellezza delle realtà
c r e a t e , s i p u ò
c o n t e m p l a r e p e r
analogia l'artefice
della loro origine”
(Sap.13,5) e invitava
47Mamma Margherita
con il salmista a benedire Dio: “Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande! … Quanto sono grandi ,
Signore, le tue opere. Tutto hai fatto con saggezza, la terra è
piena delle tue creature ….”
“ Quando contemplo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna
e le stelle che tu hai fissato, che cosa mai è l'uomo perché te ne
ricordi?... Eppure l'hai fatto poco meno di un dio, di glori e di
onore lo hai coronato” (salmo 104).
Alle elementari ci facevano imparare a memoria la breve poesia
di Metastasio: “Ovunque il guardo io giro, immenso Dio ti
vedo, nell'opere tue t'ammiro, ti riconosco in me”, che con
poche parole presenta la sintesi dei diversi modi di percepire
Dio dentro la propria e l'altrui vita.
La presenza di Dio però va percepita e comunicata quando
le cose vanno bene e quando vanno meno bene, nei momenti di
gioia, ma anche quando il dolore fa capolino nella vita.
E' nelle situazioni difficili, quando i nostri progetti non si
realizzano, quando sembra che la nostra preghiera sia inutile,
che occorre aiutare i propri figli e i ragazzi a capire che Dio è più
grande di noi, che non possiamo costringerlo dentro i nostri
confini, dentro i nostri desideri e progetti.
Occorre aiutarli a capire che non dobbiamo colpevolizzare
Dio quando le cose non vanno secondo i nostri programmi,
quando gli innocenti soffrono e i malvagi sembrano trionfare.
Un anno che una terribile grandinata aveva mandato alla
malora tutto il raccolto, Margherita di fronte ai campi distrutti
esclamò ad alta voce: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, lui
Mamma Margherita48
sa il perché”.
Nel 1820, in seguito alla carestia che durava da due anni,
dopo aver tentato in ogni modo e a qualsiasi prezzo di
procurarsi il necessario per sopravvivere, si arrivò al limite di
non aver niente da mettere in corpo.
Ed ecco cosa scrive don Bosco a proposito: “Mia madre
senza sgomentarsi andò dai vicini per farsi prestare qualcosa
di commestibile, ma non trovò nessuno che fosse in grado di
venirle in aiuto. Mamma ci disse: Papà, morendo, mi disse di
aver fiducia in Dio. Venite dunque e inginocchiamoci e
preghiamo. Dopo una breve preghiera, si alzò e disse: nei casi
estremi si devono usare mezzi estremi. Quindi con l'aiuto di un
vicino, andò nella stalla, uccise un vitello e facendone cuocere
una parte con tutta fretta, poté con quella sfamare la sfinita
famiglia”. Tenendo presente che il vitello serviva per l'aratura,
era un rischio ed era una sfida nei confronti della Provvidenza,
che però permise alla famiglia di tirare innanzi e superare il
periodo difficile.
Il percepire la presenza di Dio deve portare al dialogo con
Lui, a creare un clima di preghiera più che alla recita di
preghiere.
Ma anche il dialogo con Dio, lo spirito di preghiera e le
La preghiera è il respiro dell'anima.
Senza preghiera si corre il rischio di far
spegnere la fiamma della fede.
49Mamma Margherita
preghiere del buon cristiano si
imparano in famiglia, che solo così
diventa “piccola chiesa”, “chiesa
domestica” in cui Dio c'è perché ci si
ama, perché i ragazzi percepiscono
che Dio è più grande dei genitori.
E' la testimonianza il veicolo migliore
per far viaggiare i valori compresi
quelli religiosi. Lasciamo la parola a
Don Bosco: “Quand'ero ancora molto piccolo, mia madre mi
insegnò le prime preghiere. Appena fui capace di unirmi ai
miei fratelli, mi faceva inginocchiare con loro mattino e sera;
recitavamo insieme le preghiere”.
Le preghiere del mattino a quei tempi non erano uno
sbrigativo Padre nostro e un'altrettanto sbrigativa Ave Maria,
ma si recitava il “Vi adoro, mio Dio”, il “Padre nostro”, l'”Ave
Maria” e si ripetevano e si imparavano a memoria i
Comandamenti di Dio, i Comandamenti della Chiesa, i
Sacramenti, e si finiva con la recita dell'atto di fede, di
speranza, di carità e di dolore
La confessione fu il primo sacramento che Giovanni
ricevette dopo il battesimo all'età dei sette anni, come era in
I genitori devono essere i primi educatori
della fede dei propri figli
Mamma Margherita50
voga a quei tempi.
Il bambino non ebbe paura del prete, anche perché aveva
visto, poco prima, sua madre inginocchiarsi con fiducia a
domandare perdono al rappresentante di Dio, e Dio entrò così
nella vita di Giovanni, portato per mano dalla madre. Don
Bosco affermerà in seguito che l'educazione cristiana dei
ragazzi deve poter poggiare su due colonne: da una parte la
confessione e la comunione e dall'altra la devozione alla
Vergine Maria.
La Pasqua 1826 è il giorno della Prima Comunione di
Giovanni. E' Margherita la catechista dei suoi figli e lei che
prepara i figli per la Confessione e la Celebrazione Eucaristica,
è lei che insegna ad avere una grande fiducia nella misericordia
di Dio.
Dopo aver conversato con i figli, continuò la sua lezione con
il più giovane con queste parole: ”Mio piccolo Giovanni.
Dio ha un grande regalo per te. Preparati bene,
questo è un grande giorno per te” .
Nella chiesa di Castelnuovo in quel 26 Marzo 1826 il parroco
non riusciva a creare un clima di silenzio, ed in
quell'assemblea chiassosa e un po' confusa, come capita anche
oggi, era difficile pensare che al «centro» di tutto ci fosse
l'incontro con Gesù.
Margherita è accanto al figlio, che così ricorda
quel giorno : “Non mi lasciò parlare con nessuno. Mi
accompagnò alla sacra mensa. Fece con me la preparazione e
il ringraziamento. Quel giorno mi ripeté più volte: «Figlio mio,
51Mamma Margherita
sono sicura che Dio è diventato
padrone del tuo cuore. Promettigli
che ti impegnerai a conservarti
buono per tutta la vita. Ho sempre
ricordato le parole di mia madre.
Prima non avevo nessuna voglia
di obbedire, rispondevo sempre a
chi mi dava un comando o un
consiglio. Da quel giorno mi pare
di essere diventato migliore,
almeno un poco”.
Giovanni, che sarà definito l'apostolo della devozione a
Maria Ausiliatrice fino a identificare Maria Ausiliatrice come la
madonna di don Bosco, ha imparato a vedere la presenza
materna di Maria tra le ginocchia della mamma.
Margherita aveva insegnato ai figli a mettersi in ginocchio e
a recitare la preghiera dell'Angelus la mattina appena alzati, a
mezzogiorno e alla sera, e Giovanni vi rimase fedele per tutta la
vita.
Giovannino, garzone alla cascina dei Moglia, era sovente
preso in giro da Giuseppe, il padrone, per questo suo pregare
l'Angelus. Un giorno, mentre tornava sudato dalla campagna,
Mamma Margherita52
Senza la presenza della Vergine Santa è
impossibile un'autentica vita cristiana.
costui vide Giovanni inginocchiato che pregava, e disse tra il
serio e l'allegro: «Ecco come va il mondo. I padroni sudano e i
garzoni pregano». Giovanni, che si era già affezionato a quel
vecchio ruvido e bonario, gli rispose: «Mia madre mi ha
insegnato che se si prega, da due grani nascono quattro spighe,
se non si prega da quattro grani
nascono due spighe sole. Dovreste
quindi pregare anche voi». Il vecchio
rise e borbottò: «Ora abbiamo in casa
anche il maestro».
Pochi giorni dopo la vestizione
con la talare, che precedette l'ingresso
in seminario, Mamma Margherita,
dopo averlo preso in disparte, disse al
figlio Giovanni: «Quando sei
v e n u t o a l m o n d o t i h o
consacrato alla Beata Vergine; quando hai
incominciato i tuoi studi, ti ho raccomandato la
devozione a questa nostra Madre, ora ti raccomando
di essere tutto suo. Ama i compagni devoti a Maria, e,
se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga la
devozione a Maria». La mamma gli aveva tracciato un
programma, che Don Bosco attuò lungo tutta la sua esistenza.
E' questo il potere delle mamme, quando le parole sono
precedute dall'esempio, quando i ragazzi capiscono
l'importanza dei valori religiosi non come cose astratte, ma
come manifestazione concrete della presenza di Dio e della
53Mamma Margherita
Vergine Santa. L'uomo, soprattutto il povero e il sofferente è il
luogo concreto in cui incontrare Dio. Per Margherita Dio non è
semplicemente il Dio del cielo, il Dio da pregare e da cui farsi
perdonare, ma è un Dio concreto che ama farsi incontrare
nell'uomo, soprattutto nel povero, nel malato, nel sofferente.
“L'amore fa fiorire il deserto”
Alla scuola esperienziale
della madre, testimone
autentica di carità,
G i o v a n n i B o s c o
m a t u r e r à l a s u a
a t t e n z i o n e v e r s o i
g i o v a n i p o v e r i e d
abbandonati, proprio
perché lui non si è sentito
certamente abbandonato, ma ha capito che amare significa
farsi carico della vita dei deboli.
Per Margherita Dio è presente nei poveri, nei malati, nelle
persone che hanno bisogno di aiuto. E quando nelle sere di
inverno con le campagne ricoperte di una grossa coltre di neve,
qualche mendicante veniva a bussare alla porta della casetta
egli era ben accetto come fosse l'ospite divino.
Don Bosco, raccontando ai suoi ragazzi la vita passata,
ricordava a memoria i dialoghi che si svolgevano tra la madre e
Mamma Margherita54
le persone, che venivano a bussare alla loro povera casa.
“Margherita, non ce la faccio più a camminare.
Volevo arrivare fino a Morialdo, ma i piedi sono
come due pezzi di ghiaccio. Lasciatemi stare qualche
minuto accanto al fuoco, per amor di Dio”.
Margherita lo faceva venire avanti, poi diceva a Giovanni:
“Fai scaldare una scodella di brodo”. Poi uno sguardo alle
scarpe del mendicante: “Sono proprio a pezzi, e io non so
aggiustarle. Vi avvolgerò i piedi in due stracci di lana. Poi
andrete a dormire nel fienile. Domani starete meglio”.
Le famiglie dove c'erano anziani o malati, che durante la
notte si disperavano, qualche volta andavano a chiamare
Margherita e bussavano in piena notte, sicuri che non avrebbe
detto mai di no.
Non era certamente comodo alzarsi alle due o alle tre della
notte, dopo una giornata di lavoro pesante, ma Margherita
conosceva bene le parole di Gesù: «Ciò che farete a uno di
questi poveretti, l’avrete fatto a me».
Si alzava ed andava a destare uno dei suoi figli, che
dormivano il sonno profondo tipico dei ragazzi e sembrava
quasi un peccato svegliarli. Margherita però credeva che per
aiutare un povero malato occorreva anche interrompere una
bella dormita, ed i suoi ragazzi dovevano crescere sì come
uomini robusti, ma anche come cristiani seri, che si fanno
carico delle necessità dei più deboli.
E del resto che senso ha l'essere cristiani, se il povero,
l'ammalato rimane fuori dalla nostra vita, e soprattutto che
55Mamma Margherita
senso ha la nostra carità, se non richiedesse qualche sacrificio?
Ella si avvicinava a uno dei pagliericci e bisbigliava
scuotendo il ragazzo: “Alzati e vieni con me”. All'immancabile
lamentela dei figli: “Proprio adesso? Ma io ho tanto sonno,
mamma”, Margherita rispondeva: “Ho sonno anch'io. Ma c'è
da fare un'opera di bene. Alzati adagio, per non svegliare gli
altri”.
E così insieme si andava e si entrava nella povera casa.
Margherita s'informava, faceva lunghi massaggi su quelle
schiene curvate dalle artriti, rattrappite dal freddo in quelle
case gelide e umide, e il figlio di turno faceva bollire l'acqua sul
fuoco per preparare una tisana.
Il ragazzo, seduto accanto al focolare, magari si
riaddormentava, ma certamente imparava concretamente che
l'essere cristiani in stile evangelico, come voleva la mamma, era
una cosa seria.
S'impara in casa il rispetto e l'attenzione verso le persone, si
apprende in casa la sensibilità verso l'emarginato, il povero, si
scopre in casa che Dio abita in noi ed abita in ogni uomo a
prescindere dalla condizione economica, dalla condizione di
salute e malattia, dal colore della pelle.
Mamma Margherita56
Sulle orme di Mamma
Margherita
I tempi di oggi non
sono certo i tempi di
Mamma Margherita e
di don Bosco. Del
resto a noi non è
richiesto di tornare a quei tempi, ma ci viene richiesto di
valorizzare il presente ed essere padri e madri, educatori e
testimoni in questo nostro tempo.
I principi educativi della Pedagogia Salesiana, nati, nel
clima dei Becchi, dal cuore di Mamma Margherita sono
principi validissimi, che vanno al di là del tempo, perché
coinvolgono vitalmente gli educatori di ogni epoca e sono
radicati nell'essenza della natura umana.
Anche oggi come ieri, a partire dai bambini, tutti sentiamo il
bisogno di essere amati e l'esigenza di amare; tutti più
facilmente impariamo comportamenti ed apprendiamo valori
se passano attraverso la via della ragione, che porta ad agire
per convinzione e non per imposizione o per convenienza, se
passano soprattutto attraverso le vie del cuore.
Tutti poi sentiamo l'aspirazione verso l'Infinito, sentiamo di
essere chiamati ad una vita che non si limita agli orizzonti del
presente; tutti prima o poi sperimentiamo il bisogno di Dio, la
necessità del suo aiuto e del suo perdono.
57Mamma Margherita
Ogni uomo non è solo bisognoso di amore e di
attenzione da parte dei propri simili, ma è
anche profondamente religioso, bisognoso di
confrontarsi con una Persona, che giustifichi
l'esistenza del mondo, l'esistenza dell'uomo, le
aspirazioni illimitate, insite in ogni cuore.
A partire da queste affermazioni possiamo guardare
all'attualità del Sistema Preventivo, basato su Amorevolezza,
Ragione e Religione, come modello educativo di riferimento, e
nello stesso guardare a Mamma Margherita come modello di
madre, di madre cristiana anche per le mamme di oggi.
La modalità materna di Margherita è una maternità attuale
a partire dal fatto che la responsabilità della famiglia è tutta
sulle sue spalle; purtroppo questa situazione è spesso reale
anche nella nostra società, dove si parla di eclissi del padre.
Le mamme, infatti, si lamentano sovente di essere sole
nell'educazione dei figli, perché i rispettivi mariti o non ci sono
per niente o demandano il compito educativo, mentre tale
compito è un dovere assoluto che compete ad entrambi.
Mamma Margherita per questo suo essere sola a fare da
madre e da padre è una mamma moderna per necessità; una
mamma costantemente presente nella vita e nel divenire dei
figli.
Il suo è un amore totale ed effettivo, fatto di poche parole, ma
molto concreto. Pur essendo una contadina, che non sa né
leggere né scrivere, è ricca di una saggezza a tutta prova, di
quella saggezza che non va confusa con la cultura, di una
Mamma Margherita58
saggezza che sa quando intervenire e come intervenire, una
presenza discreta, ma continua.
Il suo ruolo è stato determinante nella formazione di
Giovannino, che ha potuto contare sui suoi insegnamenti
semplici e allo stesso tempo straordinariamente grandi. Se
nessuno ha visto mai don Bosco scoraggiato o incerto nel
prendere delle decisioni è perché la decisione e il coraggio li ha
appresi dalla mamma, che ha insegnato ed abituato i figli a non
aver paura di niente e di nessuno, ma solo di fare del male al
prossimo e di offendere Dio.
Giovanni, coma abbiamo già detto, ha appreso alla scuola di
Margherita che il lavoro non è una schiavitù, ma un modo di
sentirsi parte attiva della famiglia, di rendersi utile in casa, di
realizzarsi, ecco perché diceva di volere i salesiani “in maniche
di camicia”, operosi fino “a morire sulla breccia”.
Margherita è una mamma attuale, perché ha trovato delle
difficoltà nel cammino educativo dei figli come può accadere ad
ogni madre. Se è vero che con Giovanni e Giuseppe è riuscita a
far breccia più facilmente nel loro cuore, ha trovato tuttavia
delle grosse difficoltà nel gestire l'educazione di Antonio,
riuscendo con pazienza e dolcezza a piegarne la rudezza e la
testardaggine.
Certo le difficoltà oggi appaiono superiori, sia perché ci si
trova di fronte a diverse e contrastanti agenzie educative sia
perché il benessere rischia di uccidere l'essere, ma occorre non
demordere. Importante è credere che l'educazione è un diritto
dei figli ed un dovere dei genitori e che con la pazienza e la
59Mamma Margherita
costanza prima o poi si riuscirà ad accompagnare i figli nel
trovare la propria strada.
Mamma Margherita ricorda alle mamme e ai genitori, che
nel rapporto educativo con i figli la cosa più pericolosa è la
fretta, mentre sappiamo bene, come era solito affermare don
Bosco, che “L'ottimo è nemico del bene” e che nel campo
dell'educazione ciò che conta è il seminare.
L'ansia di anticipare i tempi, di bruciar le tappe nella vita dei
figli e degli educandi non deve esistere in chi educa, ma è
soprattutto importante fare interventi di qualità scegliendo il
momento e preparando la modalità senza la pretesa di vedere
dei risultati immediati.
Le relazioni educative hanno sicuramente bisogno di una
presenza durevole, ma soprattutto una presenza di qualità.
Mamma Margherita ha certamente
garantito una presenza di qualità,
ma soprattutto ha tenuto presente
nella sua mente una graduatoria
nelle cose da fare ed ha messo al
primo posto i figli e la loro
educazione, e questo è l'aspetto più
importante per chi ha messo al
mondo dei figli e per chi ha scelto
l'educazione come una missione.
Occorre che in famiglia sia sempre
vivo il desiderio, la voglia e la disponibilità di ritrovarsi insieme
tutte le volte in cui è possibile senza trasformare la casa in un
Mamma Margherita60
albergo.
Occorre educare a rendere sacri i momenti tipici della
famiglia: il consumo dei pasti, le feste, le ricorrenze nella vita
dei singoli componenti, perché solo così si può creare un
ambiente e un clima in cui ci si sente amati, in cui si può
dialogare liberamente, si può esprimere il proprio parere, in cui
tutti si sentono responsabili del bene comune e in cui cresce il
senso di appartenenza.
In questa maniera si educa secondo il Sistema Preventivo,
secondo il cuore di mamma Margherita, e la famiglia e le
comunità diventano un luogo caldo di affetti e una culla ricca di
valori.
61Mamma Margherita
MADRE MIA
Ti vedo, o madre,fredda, marmorea;ampio è il vestito,che, mani d'amore,hanno addossatoal martire tuo corpo,scheletro perfetto,ripulito della carneda crudele malattia.
Rintocco alla mentele ultime parole,flebile sussurrodi un amore puro:“Sei bello, figlio mio!Mamma deve andare..”
E sei scappata via,leggera e silenziosa,con l'involucro preziosodel lungo tuo calvario, per godere la gioiadel Dio Misericordia,dove persone carene attendevano l'arrivo.
E mi vedo anch'iosul letto della morte,mentre tu, madre,dolce compagnia,tendi le tue bracciaper accogliermi,come un giorno,felice, hai strettoil tenero bambino.
PPP
63Mamma Margherita
INDICE
Prefazione 3
Brevi Cenni Biografici 7
Episodio dei cavalli russi 8
La passeggiata per la via principale 9
Il ballo per le feste 10
La vecchia signora 10
Il matrimonio 11
La morte del marito 12
Margherita donna forte 13
Una vita segnata da scelte difficili 15
La vita ai Becchi e il cammino verso il sacerdozio di Giovanni 17
Margherita madre dei giovani 20
A Valdocco fino alla morte 22
1856 anno della morte 27
Margherita ispiratrice del Sistema Preventivo 29
Amorevolezza 34
Ragione 42
Religione 45
Sulle orme di mamma Margherita 57
Madre mia 63
Pietro Paolo Piras sacerdote salesiano.
Nato ad Oristano nel 1943, dopo le elementari frequentate a
Mogoro, ha proseguito gli studi presso la scuola media ed il
ginnasio dell'Istituto Salesiano di Gaeta, dove è maturata la
vocazione salesiana.
A Lanuvio nel 1960 è diventato salesiano, quindi a Roma
presso le Catacombe di San Callisto ha svolto i suoi studi liceali.
Dopo tre anni di tirocinio pratico di vita salesiana come
assistente ed insegnante a Roma e all'Aquila, è passato a Torino
presso l'Università Salesiana per gli studi teologici,
conseguendo la Licenza in Teologia e raggiungendo la meta
sacerdotale nella Pasqua del 1971.
Insegnante di materie letterarie e a Lanusei per 5 anni, poi
ad Arborea, dove è rimasto per 8 anni come insegnante e per 6
anni come direttore della comunità salesiana locale. Nel 1984 è
passato a Cagliari come insegnane ed economo, poi animatore
spirituale della scuola media e successivamente direttore
dell'opera. L'esperienza più bella, almeno al suo dire, è stata
quella delle colonie estive di Solanas dove a contatto con
ragazzi/e emarginati, provenienti dalla zone popolari e
popolose di Cagliari e dell'hinterland ha maturato
ulteriormente il suo amore a Don Bosco e l'attenzione verso le
fasce più deboli.
E' stato superiore della Visitatoria della Sardegna per 6 anni
e poi per altri 6 anni direttore ed animatore della comunità
salesiana di Selargius e del CNOS FAP. E' anche animatore
dell'Associazione Mamma Margherita, che si interessa di
minori a rischio. Attualmente è animatore dell'Infanzia Lieta
ed è contento di stare tra i ragazzi ed avere l'opportunità di
comunicare lo spirito di don Bosco e il suo Sistema Preventivo.
Preghiera per invocare da Dio
il riconoscimento della santità di Mamma Margherita.
O Dio, Padre del cielo e della terra, che sei il grande educatore dell'uomo, noi ci rivolgiamo a Te, perché ci conceda la grazia di vedere annoverata tra i santi Mamma Margherita, quale esempio di madre e di educatrice per tutte le mamme del mondo.
In lei, Tu, o Dio, hai donato a don Bosco una madre per vivere l'esperienza del tuo amore di Padre, una maestra di vita per maturare la vocazione pedagogica, a cui lo chiamavi per il bene della gioventù.
Da lei don Bosco e i primi ragazzi dell'Oratorio hanno imparato a contemplarTi nel creato, a concepire la tua presenza dentro la vita quotidiana. Da lei hanno imparato che è essenziale volersi bene e stare bene insieme, e che la cosa più gradita al tuo Figlio Gesù è farsi carico dei poveri, destinatari privilegiati del Vangelo.
Ed è alla sua scuola che Giovanni Bosco ha imparato ad amare la Vergine Santa, a sceglierla come maestra e guida nel vivere da cristiani, a sentirla presente come madre premurosa.
O Signore, Dio di ogni bontà, per la ricchezza di vita cristiana e per la sapienza di cui hai arricchito Mamma Margherita, concedi a noi di vederla presto nel numero dei Santi, esempio concreto, insieme a don Bosco, di quella spiritualità salesiana, che è vita evangelica vissuta nell'educare i giovani, soprattutto i più poveri ed abbandonati. Amen!
Dedica
A Maria,
sia presenza viva nella vita di ogni mamma, e diventi la forza in
più nei momenti educativi difficili.
A Mamma Margherita, in attesa del riconoscimento
ufficiale della sua santità, realizzata educando, vivendo il
dovere quotidiano e il contatto con le persone come occasione
di incontro con Dio, perché diventi un modello concreto di
vita cristiana per ogni mamma impegnata nell'educazione dei
figli.
A mia madre nel ricordo della sua vita di sacrifico,
degli insegnamenti di bontà e di attenzione verso le persone
povere e sofferenti, perché continui a vivere in noi e per noi.
A tutte le mamme che amano, soffrono, nella ricerca
del bene dei propri figli, perché vivano la speranza che le loro
lacrime e sacrifici sono preghiere assai gradite a Dio, che
tramuterà tutto in grazia per i figli.
madre, maestra e guida dell'umanità, perché