Dal sogno alla realtà
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Ubaldo “ Uby” Saltarelli
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DAL SOGNO ALLA REALTA’
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E a proposito di differenza: tu hai idea di quanto lavoro ci sia dietro la pubblicazione di un libro? ieri sera scrivevi che paragonando i tuoi scritti a quelli di debora, avresti voluto gettare via i tuoi. Non lo fare perchè ciò che tu hai fatto è molto coraggioso. La dispensa non sarà perfetta ma pensa con quanta passione l'hai composta. E nessuno è nato professore ma cosa ancora più importante quando un libro viene pubblicato non è mai come lo scrittore l'aveva progettato. Mi spiego meglio: l'autore ha l'aiuto di tutta una casa editrice alle spalle, editor, produttori, etc. Spesso si parte dall'idea originale dell'autore ma il libro che esce è il frutto del lavoro di moltissime persone. soprattutto quando si tratta di saggistica. Sarebbe diverso se si trattasse di poesie. Non avere crucci; il tuo primo libro, perchè anche tu pubblicherai un libro con una casa editrice importante, non sarà come la tua prima dispensa ma quanta tenerezza ti farà ripensare a questi periodi. Ci vuole coraggio per fare ciò che tu stai facendo, per seguire e realizzare i propri sogni. tu sei un grande esempio per me e non solo per me. Un grande abbraccio. Lorena
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Definire un obiettivo
Da cosa si distingue un sogno da un obiettivo? Un sogno non
necessità di azione, un obiettivo per essere raggiunto deve essere
pianificato e occorre, per dirla come Anthony Robbins, “un’ azione
massiccia”.
Spesso diciamo di avere un obiettivo, ma non facciamo nulla per
raggiungerlo e per realizzarlo; sarebbe più corretto dire di avere un
sogno, un semplice sogno, uno di quelli che ti svegli la mattina, li
ricordi per qualche minuto, poi svaniscono nel nulla. Cosi come sono
venuti, cosi come torneranno ancora e se ne andranno di nuovo.
Si dice che non tutti i sogni si realizzino, … ma tutto ciò che è stato
realizzato è stato prima sognato. Ciò sembrerebbe in contraddizione
con quanto detto … Come? Se si sogna per realizzare, il sogno è un
progetto … determina un obiettivo.
Si! … certo! … cosa hanno fatto quelle persone che hanno
trasformato il loro sogno in realtà? Si dice che Walt Disney abbia
bussato a trecento banche prima di trovare quella che avrebbe
erogato il finanziamento per realizzare Disneyland; si dice che Edison
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abbia fallito diecimila volte prima di realizzare la prima lampadina;
noi stessi, prima di realizzare qualsiasi nostro sogno già realizzato,
cosa abbiamo fatto?
Probabilmente, ognuno di noi ha intrapreso delle azioni, ha trovato
delle difficoltà, ma non si è arreso all’idea dell’insuccesso.
NEVER NEVER NEVER GIVE UP
Mai mai mai rinunciare…. Se hai un sogno non lasciarlo andare,
se hai un sogno inseguilo, se hai un sogno realizzalo!
Realizzare un sogno non sempre è semplice, soprattutto, se le cose
che si devono fare provocano fatica, a volte rinunce.
Il modo migliore per non raggiungere l’obiettivo è focalizzarsi sulle
cose da fare e non sull’obiettivo da raggiungere.
Torna indietro, ritorna a un obiettivo che sei riuscito a raggiungere,
torna a quei giorni, riprendi quelle immagini, riprendi quei pensieri.
Su cosa ti focalizzavi? Sono sicuro che pensavi costantemente al
risultato, lo vivevi costantemente come raggiunto, provavi le
sensazioni che avresti avuto e nulla era troppo faticoso nel percorso
per raggiungerlo.
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Torna invece a un obiettivo che hai mancato, su cosa ti focalizzavi?
Scommetto sullo sforzo e sulla fatica, che avresti dovuto provare, per
arrivare dove volevi.
Focalizzandoti sulla fatica, scommetto che le azioni che hai intrapreso
per raggiungere l’obiettivo, sono state minime, se non nulle, e infatti
quell’obiettivo è stato mancato.
Anche l’obiettivo mancato è utile, se insegna qualcosa: Edison mancò
il suo 9999 volte prima di realizzare la lampadina; se si fosse
focalizzato sulla sensazione di sconfitta, probabilmente la lampadina
sarebbe stata inventata da qualcun altro; se Disney avesse
rinunciato a Disneyland, dopo i primi rifiuti delle banche, ora non
avremmo il parco giochi più famoso del mondo.
Quando siamo focalizzati sull’obiettivo, niente, è troppo faticoso per
raggiungerlo; se siamo focalizzati sulle fatiche da fare per
raggiungerlo, nessun obiettivo riuscirà a motivarci.
Pianificare e trasformare il sogno in un obiettivo.
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Quali requisiti deve avere un sogno-obiettivo per essere realizzato?
1. Deve essere espresso in positivo. La mente non conosce la
parola “ non”; per prova basta dirsi di non pensare a qualcosa per
vedere quella cosa chiara e nitida nella nostra mente. Immagina la
tua mente come un navigatore per l’auto, che è la tua vita; accendi
il navigatore, e quello, con l’aiuto del satellite, determina dove ti
trovi. Poi, sta a te, indicare il luogo dove vuoi andare; una volta
fatto tutto questo, puoi partire e seguire le istruzioni che il
navigatore ti dà. Questo perché tu hai espresso il tuo obiettivo in
positivo, hai detto dove vuoi andare. Immagina ora di scendere alla
stazione ferroviaria di Roma. Dopo aver fatto la fila per un taxi,
quando finalmente ci sei sopra, il conducente aspetta, con aria
interrogativa. Immagina che tu gli dica dove ti deve portare e che
tu gli risponda: “non voglio andare al Colosseo”. “Va bene signore”.
“Dove la porto”? … “ Non voglio andare a S. Pietro”. Quell’autista,
che ti guarda sbigottito, è la tua mente. E se tu gli dicessi: “voglio
andare a Piazza S. Giovanni al n° 30 e devo esserci per le 10:00”,
cosa farebbe l’autista? Probabilmente, guarderebbe l’orologio per
vedere il tempo che ha a disposizione, poi consulterebbe,
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mentalmente, la pianta di Roma per determinare il percorso,
attingerebbe a tutte le risorse della sua professionalità, e via, verso
piazza S. Giovanni. Il percorso è sempre lineare ed agevole?
Assolutamente no! Il povero autista dovrà districarsi nel traffico
romano con flessibilità, dovrà cambiare strada se occorre, aggirare
ostacoli, a volte fermarsi in coda a un semaforo ma, se l’indicazione
che ha avuto, è esatta ti porterà dove tu vuoi…. forse qualche
minuto più tardi rispetto ai tempi previsti, ma arriverai a Piazza S.
Giovanni. Quindi, per esprimere un obiettivo, in positivo, occorre
sapere ciò che si vuole veramente, determinare il punto di partenza
(Stato attuale), conseguentemente il punto di arrivo (Stato
desiderato) e in mezzo il percorso da compiere, con determinazione
e flessibilità.
2. Deve essere credibile. Presi dall’entusiasmo di nuove
conquiste, a volte, si tende a esagerare… Lo dico per esperienza
vissuta; si tende a dire: “voglio dimagrire 20 chili nel prossimo
mese”. Forse, digiunando completamente, sarebbe possibile, ma la
nostra mente è intelligente e tende sempre a farci del bene, mai del
male, e soprattutto conosce, inconsciamente, le nostre possibilità.
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L’unico risultato sarebbe quello di mollare tutto dopo pochi giorni,
perché, per la mente, quell’obiettivo non è credibile.
3. Deve essere sotto la tua responsabilità. Deve dipendere solo
da te raggiungerlo; devi prenderti la responsabilità del
raggiungimento dell’obiettivo. E’ fin troppo facile, dare la colpa di
non aver raggiunto l’obiettivo, a qualcun altro o a qualcosa . In un
vecchio film interpretato da Alberto Sordi, il personaggio principale,
un ragazzaccio romano perdigiorno con la passione del cabaret, per
giustificare il suo mancato successo nell’ambito dello spettacolo,
adduce a giustificazione: “perché c’ ho avuto la malattia”.
Fermiamoci a riflettere su quante volte abbiamo dato alla
“malattia”, qualunque essa sia, la colpa del fallimento. E’ colpa
della malattia, è colpa di mia madre, è colpa del capo, è colpa dei
colleghi. In realtà, nessuno ha colpa della nostra vita, solo noi ne
abbiamo la responsabilità. Accettare la responsabilità del
raggiungimento dei nostri obiettivi, significa accettare anche la
possibilità di sbagliare e imparare dagli errori, come Edison con la
sua lampadina. E significa avere la possibilità di poter cambiare il
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percorso per raggiungere il nostro obiettivo come l’autista del taxi
che ci porta a Piazza S. Giovanni n° 30 entro le 10:00.
4. Deve essere definito nel tempo. Voglio raggiungere
quell’obiettivo il ….…… Un obiettivo deve avere una scadenza
temporale. Un sogno può permettersi di essere indefinito, tanto
rimarrà solo un sogno ma, per realizzare quel sogno, occorre darsi
una scadenza temporale, anche per definire quando l’obiettivo è
raggiunto. Quando ho iniziato il mio percorso con Giusto Peso per
Sempre, mi sono dato una scadenza per la realizzazione completa
del mio progetto; di pari passo mi sono dato delle scadenze
intermedie: ho spezzato il grosso obiettivo da raggiungere in 12
mesi, in tanti piccoli obiettivi settimanali, o quindicinali, che mi
permettessero di controllare il mio percorso ed eventualmente
correggere le strategie che applicavo. Questo mi ha consentito di
dimagrire di più di venti chili in un anno e di conservare,
sostanzialmente, il peso raggiunto.
5. Deve conservare i vantaggi secondari. Cosa sono i vantaggi
secondari? Partiamo dalla cognizione che, consapevolmente o
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inconsapevolmente, la nostra mente agisce sempre con lo scopo di
darci piacere e allontanarci dal dolore. La condizione in cui ci
troviamo attualmente, sicuramente, è stata creata perché in
qualche modo ci allontana dal dolore, un qualsiasi dolore e
soddisfa uno dei bisogni di cui parleremo più avanti. Il nostro
obiettivo, deve conservare i vantaggi secondari, e spesso
inconsapevoli, anzi deve soddisfarli consapevolmente. Occorre
quindi chiedersi coscientemente … “Quali vantaggi traggo da
questa condizione?” … “Come li soddisferò nella nuova
condizione”?
6. Deve essere ecologico. Per ecologico si intende che sia buono
per te e per le persone che ti sono vicine e condividono con te la
vita, nel senso che il viaggio che farai per raggiungerlo, e poi
l’obiettivo stesso una volta raggiunto, deve darti qualcosa di buono,
soddisfazione; non deve allontanarti dagli affetti, dalla famiglia,
dagli amici. Un obiettivo ecologico è quello che ti fa crescere e ti dà
molto, accrescendo quello che già hai.
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Per chiudere questa prima parte, prenditi qualche minuto per
definire correttamente uno dei tuoi obiettivi, ci vorranno solo pochi
minuti .
• Espresso in positivo;
• Credibile;
• Sotto la tua responsabilità;
• Definito nel tempo;
• Conserva i vantaggi secondari;
• Ecologico.
I bisogni
La Motiv-azione ovvero i motivi che ci spingono all’azione. La
motivazione è data da quanto, l’obiettivo che vogliamo raggiungere,
riesce a soddisfare i nostri bisogni.
Spesso ci capita di affermare di essere pigri per fare determinate
azioni ma mi chiedo se, per andare a vedere giocare la squadra di
calcio del cuore, saremmo troppo pigri? Se domattina, prima
dell’alba, dovessimo incontrare la nostra donna/uomo dei sogni e la
condizione fosse ... Domani mattina, prima dell’alba, o mai più..
Saremmo ancora troppo pigri, per alzarci da letto, o ci prepareremmo
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nel migliore dei modi e usciremmo di casa svegli e saltellanti come
grilli?
Quindi, la pigrizia non esiste, se quello che dobbiamo raggiungere è
abbastanza motivante.
Un obiettivo è motivante quando riesce a soddisfare determinati
bisogni.
Secondo Anthony Robbins, tutti gli esseri umani devo soddisfare
diversi bisogni, quattro di “ base” e due di livello superiore:
• Bisogno di Sicurezza, comprende la necessità di mangiare, bere,
la casa, il lavoro, la famiglia; insomma tutto ciò che, in un modo
o in un altro, ci fa provare sicurezza, quelle cose che ci fanno
sentire al sicuro;
• Bisogno di Varietà, il contrario del bisogno di sicurezza. Il
bisogno di varietà viene soddisfatto dall’incertezza, dall’emozione
dell’incognito e va ad annullare la “ noia “ del tutto sicuro. E’ il
bisogno che ci fa uscire dalla nostra zona di comfort e ci fa
cercare e trovare situazioni e persone nuove;
• Bisogno di Importanza, il bisogno di essere importanti per
qualcuno o per qualcosa che facciamo;
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• Bisogno di Connessione, o bisogno di amore, è il bisogno che ci
fa cercare i nostri simili, che ci spinge a unirci a una persona, ad
avere amici, ad appartenere a un gruppo.
Tutti questi bisogni non sempre vengono soddisfatti in maniera
ecologica, intendendo per maniera ecologica, azioni che fanno bene
alla nostra vita e a quella di chi ci è vicino.
Per qualcuno il bisogno di sicurezza viene soddisfatto stando lontano
dai propri simili, chiudendosi in casa e rifiutando ogni contatto con il
mondo.
Il bisogno di varietà, da alcuni, viene soddisfatto facendo uso di
droghe, di alcolici o tradendo il proprio partner o più semplicemente
andando a rovistare nel frigorifero per cercare “cose nuove“ da
mangiare.
Nelle anticamere degli studi medici, si nota chiaramente, come le
persone possano soddisfare il loro bisogno di importanza aumentando
la gravità della propria malattia rispetto a quella dell’interlocutore.
Spesso, il bisogno d’amore ci costringe a subire rapporti che ci fanno
solo male. Questi sono solo alcuni dei modi in cui riusciamo a
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soddisfare questi bisogni in modo dannoso per noi, per la nostra vita,
per la vita di chi ci è vicino; eppure lo facciamo.
Il primo dei due bisogni superiori è il bisogno di Crescere il secondo è
Contribuire.
Il bisogno di crescere è il bisogno di renderci persone migliori, è il
bisogno che ci spinge a studiare, a dare esami, a confrontarci e anche
a leggere queste pagine, per imparare come raggiungere un nostro
obiettivo. E’ il bisogno di realizzare la nostra vita.
Il bisogno di contribuire viene soddisfatto aiutando il prossimo. E’
quel bisogno che ci spinge a fare volontariato, a portare le borse a una
vecchia signora o a far attraversare la strada a un bambino. E’ in
poche parole il bisogno che ci spinge a fare del bene.
Ora, che è stata fatta una brevissima panoramica sui bisogni umani,
è il momento di scoprire se il nostro obiettivo è motivante .
Tenendo presente il tuo obiettivo, ben formulato, come abbiamo
imparato nella prima parte, rispondiamo a qualche domanda.
Dalla qualità delle domande dipende la qualità delle risposte e della
vita.
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Domande sulla sicurezza:
• In che modo raggiungere il mio obiettivo soddisfa il bisogno di
sicurezza?
• In che modo raggiungere il mio obiettivo mi farà sentire sicuro?
• Come mi sentirò, riguardo alla sicurezza, quando lo avrò
raggiunto?
• In una scala da 1 a 10, quanto mi sentirò sicuro?
Domande sulla varietà.
• In che modo raggiungere il mio obiettivo soddisfa il mio bisogno
di varietà?
• In che modo raggiungere il mio obiettivo mi permetterà di
conoscere cose e persone nuove?
• Da una scala da 1 a 10, quanto sarà soddisfatto il mio bisogno
di varietà dal mio obiettivo?
Bisogno di connessione.
• In che modo, raggiungere il mio obiettivo, mi farà provare e mi
darà amore e connessione?
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• Da una scala da 1 a 10, quanto mi sentirò di amare e di
essere amato?
Bisogno di importanza.
• In che modo, raggiungere il mio obiettivo, mi farà sentire
importante?
• Come capirò di essere importante? Come mi vedo?
• Da una scala da 1 a 10, quanto, raggiungere il mio obiettivo, mi
farà sentire importante?
Bisogno di crescita.
• In che modo raggiungere il mio obiettivo mi farà crescere?
Come diventerò ? Cosa imparerò durante il percorso?
• Da una scala da 1 a 10, quanto raggiungere il mio obiettivo
mi farà crescere?
Bisogno di contribuire
• In che modo, raggiungere il mio obiettivo, soddisferà il mio
bisogno di contribuire?
• In che modo contribuirò?
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• Quali azioni specifiche compirò per migliorare la mia vita e
quella di chi mi circonda?
• Da una scala da 1 a 10, quanto, raggiungere il mio obiettivo, mi
permetterà di soddisfare il bisogno di contribuire?
Domanda generale sui bisogni.
Come posso soddisfare i miei bisogni in modo ecologico, facendo in
modo che soddisfarli sia positivo per me e per gli altri?
Rispondendo a queste domande, scopriremo se l’obiettivo che
vogliamo raggiungere è motivante oppure no. Soddisfare tutti i
bisogni, al massimo, ci darà una forza incredibile e ci farà scoprire il
perché vero che ci spinge all’azione.
Se il perché è motivante, come arrivare all’obiettivo, non rappresenta
un problema; saremo in grado di superare ogni ostacolo come se
dovessimo alzarci per andare ad incontrare la donna/uomo dei nostri
sogni …. Prima dell’alba.
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IL FOCUS
Immaginiamo di avere una straordinaria fotocamera, molto sofisticata
ma di uso molto semplice, di quelle che possono fare tutto, in
automatico e in manuale, e puoi stabilire tu, in ogni momento, come
la fotocamera debba lavorare. Immaginiamo, inoltre, che sia dotata di
uno straordinario obiettivo zoom, cosi straordinario che può mettere a
fuoco il panorama a 360 gradi o, individuare e mettere a fuoco un
piccolo e unico particolare di quel panorama, ambedue in maniera
estremamente nitida…. luminosa… colorata .
La fotocamera e l’obiettivo sono veramente straordinari … i migliori
che siano stati creati a memoria d’uomo.
E’ domenica, c’è il sole, l’aria è tiepida, ognuno di noi prende la sua
fotocamera ed esce di casa, e ci ritroviamo tutti davanti a un
bellissimo panorama. Cominciamo a guardare dentro l’obiettivo e
alcuni vedono un panorama straordinario, fatto di sfumature di
colore, piante meravigliose, animali in libertà , respirano il profumo
dell’aria e provano sulla pelle il tepore del sole. Naturalmente in quel
luogo sono passate molte persone e qualcuno ha lasciato
abbandonato qualche sacchetto di immondizia e qualcuno punta
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l’obiettivo proprio su quel sacchetto che rovina il panorama. Tutti
scattano la foto .. chi al panorama a 360 gradi, con qualche sacchetto
di immondizia sparso, ma con tutti quei meravigliosi colori, e chi a
quell’unico sacchetto di immondizia , tralasciando tutto il resto.
La fotocamera con il meraviglioso obiettivo è la nostra mente, la
foto che scattiamo è la nostra vita.
Quando andremo a vedere le foto, alcuni vedranno il panorama con i
brutti sacchetti abbandonati, che magari si sarà preso la
responsabilità di rimuovere, per valorizzare ancora di più il
panorama, altri vedranno solo il sacchetto dell’immondizia, ignorando
il panorama con tutto quello che racchiude .
Il focus è ciò su cui ci concentriamo, è ciò che valorizziamo, è quello
su cui puntiamo il nostro obiettivo, e da questo dipende la qualità
della nostra vita.
Quando ci focalizziamo su qualcosa, automaticamente cancelliamo
tutto il resto, e la nostra mente a fare questo è di una bravura
straordinaria; se siamo padroni della nostra fotocamera siamo anche
in grado di scegliere cosa cancellare.
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Una prova molto semplice: focalizziamoci su un colore, il rosso, il
verde, o uno qualsiasi; l’importante è che sia solo quello, poi
guardiamoci intorno.
Sicuramente stiamo scoprendo che nell’ambiente in cui ci troviamo ci
sono molte cose di quel colore e che, fino ad un attimo fa,
ignoravamo che ci fossero o meglio, non eravamo focalizzati su quel
colore, e la nostra mente lo aveva totalmente ignorato.
Sta a noi ricordare che la fotocamera e l’obiettivo possono essere
usati in manuale e possiamo scegliere su cosa puntare prima di
scattare la fotografia e ne abbiamo la piena responsabilità .
Le Domande … come ? … cosa ? perché ?
Guardando le foto, specialmente quelle del sacchetto dell’immondizia,
qualcuno potrà chiedersi ….. perché la mia foto è cosi brutta? Perché
non ci sono i colori e le piante e gli animali in libertà? Le risposte
verranno di conseguenza .
La mente, oltre ad essere una meravigliosa fotocamera, è il più
sofisticato dei motori di ricerca ed è in grado di dare la risposta a
ogni domanda; la mente non interpreta, la mente è precisa, a ogni
domanda una risposta.
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Perché la mia foto è cosi brutta? E’ cosi brutta perché non sono
capace di fotografare! La mia foto è cosi brutta perché la mia
fotocamera non vale nulla! E cosi via… ad ogni domanda segue
sempre una risposta pari alla qualità della domanda stessa; alla fine
potremmo anche pensare che la nostra foto è brutta perché ci
cambiano il panorama. Sembra impossibile? Eppure la mente trova
sempre risposte, anche assurde.
Proviamo a cambiare le domande: Cosa posso fare per migliorare la
mia foto? Come posso renderla ancora più bella? Come posso
utilizzare al meglio la meravigliosa fotocamera che ho la fortuna di
avere?
Domande diverse…producono risposte diverse: Posso inquadrare una
porzione più grande del panorama! Posso inquadrare più colori! Posso
togliere quel sacchetto dell’immondizia e buttarlo nel cestino! Posso
partecipare ad un corso di fotografia! Posso chiedere a chi è più bravo
di insegnarmi cosi divento bravo anche io !
Cosa riescono a fare le domande?
Dalla qualità delle domande dipende la qualità delle risposte.
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Se ci chiediamo perché … il nostro focus si sposta sui problemi, se ci
chiediamo cosa…come …. spostiamo il focus sulle soluzioni. Dalla
qualità delle domande dipende quello che la nostra mente cancella.
Dalla qualità delle domande dipende quali risorse interne
utilizzeremo per raggiungere il nostro obiettivo e trasformare il nostro
sogno in realtà.
Riassumendo:
• Le domande determinano su cosa ci focalizziamo.
• Le domande determinano ciò che inconsciamente decidiamo di
cancellare.
• Le domande ci fanno attingere alle nostre risorse potenzianti.
Da ciò su cui siamo focalizzati, da quello che la mente cancella,
dalle risorse che utilizziamo, dipende il nostro stato d’animo e
dallo stato d’animo le azioni che andremo a compiere, e dalle
azioni dipendono i risultati che otterremo.
Tenendo presente l’obiettivo, ben definito e motivante, che ci siamo
dati, individuiamo le domande non utili, le domande che iniziano con
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“perché” che ci facciamo e trasformiamole in domande utili, che
iniziano con “ come” e con “ cosa”
Esempio : “Perché questa cosa capita sempre a me”? Cambiala in
“Cosa posso fare per evitare il ripetersi di questa cosa”
Spostiamo il focus, cancelliamo quello che non ci serve, accediamo
alle nostre risorse migliori.
LE CONVINZIONI
“ Se credi di farcela o di non farcela… Hai comunque ragione ”
H. Ford.
Le convinzioni sono sensazioni di assoluta certezza su qualcosa, su
qualcuno, su noi stessi.
Torniamo con la mente al passato, a qualcosa che proprio non siamo
riusciti a fare, qual’ è stata la nostra convinzione di partenza?
Prima di iniziare il mio percorso con la PNL , avevo delle convinzioni
riguardo ad alcuni argomenti e la convinzione che condizionava, anzi
gestiva, la mia vita era : “ Non riuscirò mai a cambiare lavoro e a fare
qualcosa che mi piace”. Avendo questa fortissima convinzione, non
facevo assolutamente nulla per cambiare e ammuffivo tra le pareti di
un ufficio polveroso, con le sbarre alle finestre.
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Da dove nasceva questa convinzione? Sicuramente da esperienze
passate; mi ero sentito rispondere no molte volte, essendo il mio
ambiente di lavoro molto legato al clima politico della città. Alla prima
convinzione, se ne aggiunse un'altra : “ Non mi permetteranno mai di
cambiare lavoro”, in quanto era chiaro che in certi ambienti i diritti
spesso vengono scambiati per favori da elargire a chi è legato al
proprio carro. A queste due prime convinzioni, se ne aggiunse una
terza: “ Mi va Tutto male”, anche, se in realtà, non è che andasse
proprio tutto male.
Tranne il lavoro, che non mi piaceva, avevo una vita abbastanza
normale, con qualche problema certo, alti e bassi, come lo è ancora
adesso, ma questo “mi va tutto male” mi spingeva a non fare niente.
Per paura che andasse male, non frequentavo più la palestra, passavo
il tempo a poltrire, ero aumentato di peso a dismisura e la mia salute
fisica e psichica cominciava a risentirne in modo piuttosto evidente.
Cosa emerge da questa breve storia?
Le convinzioni sono generalizzazioni riguardo a ciò che noi, in
particolari momenti della nostra vita, riteniamo vero, ma che non
sempre lo è.
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Le convinzioni provengono dalle nostre esperienze, dai nostri pensieri
o dalle esperienze, e dai pensieri, di altri: famiglia, scuola, programmi
televisivi, e quant’altro riesca a entrare nella nostra mente nei modi
più disparati .
Le generalizzazioni, in quanto tali, sono positive, poiché ci permettono
di creare degli insiemi di oggetti che funzionano allo stesso modo e ci
evitano, ogni volta, il lavoro della loro riscoperta: le automobili si
guidano allo stesso modo, la lampadina si accende schiacciando
l’interruttore, la porta si apre girando la maniglia .
Se le generalizzazioni diventano convinzioni depotenzianti,
condizionano pesantemente la nostra vita.
Quali sono le caratteristiche delle convinzioni depotenzianti?
La convinzione depotenziante è Personale: “IO SONO SBAGLIATO”,
non il mio comportamento, ma Io sono sbagliato.
Quell’ “io sono sbagliato” genera addirittura un’ identità; ci
identifichiamo in un comportamento sbagliato e se cambiare un
comportamento a volte è difficile, cambiare l’identità lo è molto di più.
La seconda caratteristica della convinzione depotenziante è la
Permanenza: “Non ci riuscirò MAI”. A volte lo diciamo senza
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neanche averci provato, convinti che, tanto, non ci riusciremo mai.
Cosa sarebbe successo se avessimo almeno provato a fare quella
determinata cosa? Ci saremmo riusciti subito? Forse no. Di solito il
fare qualcosa richiede impegno, probabilmente dopo alcune prove
andate male, qualcosa avrebbe iniziato a girare nel verso giusto, e
continuando con il nostro impegno avremmo finito per farla bene.
Facciamo l’esempio di due persone, di una certa età, che vengono
messe davanti a un computer, stessa età, stessa preparazione, stesso
lavoro. La prima di queste persone guarda il computer con diffidenza
e dice: “io non riuscirò mai a imparare a usarlo” e continua a usare
carta e penna per il suo lavoro. Il secondo guarda il computer, con
altrettanta diffidenza, ma accetta la sfida, lo accende e comincia a
studiarselo; all’inizio troverà molte difficoltà e farà molti errori, sarà
tentato di riprendere carta e penna, ma insiste e impara dagli errori.
In breve tempo, la seconda persona riuscirà a lavorare con il
computer, mentre la prima rimarrà nella convinzione che non riuscirà
mai a impararne l’uso e continuerà a usare carta e penna, eppure le
qualità delle due persone erano molto simili .
La terza caratteristica è la Pervasività, ovvero, Va tutto male!
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Ci capita che ci venga chiesto come va la nostra vita, e magari in quel
dato momento abbiamo un determinato problema che non riusciamo
a risolvere e presi da quel problema rispondiamo : “Va male”.
In effetti, va male solo quella determinata situazione, ma pervade
tutta la nostra vita e ci dà la percezione che tutto vada male.
Ricorda la frase di Henry Ford: Se credi di farcela o di non
farcela…Hai comunque ragione.
Questo a significare che non esistono convinzioni giuste o sbagliate;
dal momento che le abbiamo sono assolutamente giuste e fondate per
noi, ma esistono convinzioni potenzianti o depotenzianti, utili o
non utili, allo scopo che ci prefiggiamo.
Nel momento in cui le convinzioni non utili e depotenzianti prendono
il sopravvento, danno luogo a quella che viene chiamata incapacità
acquisita, ovvero ci auto convinciamo di non avere nessuna capacità
a perseguire lo scopo e a quella che viene chiamata profezia auto
realizzante del tipo: “ lo sapevo che non ci sarei mai riuscito.”
Da quando ho incontrato la PNL molte cose sono cambiate nella mia
vita e tornando al discorso della mia esperienza lavorativa, pur
rimanendo nella stessa azienda, ho cambiato tipo di lavoro, ho avuto
una promozione e attualmente sono responsabile del mio ufficio.
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E’ cambiato qualcosa? Si … Le mie convinzioni.
La mia convinzione “Non riuscirò mai a cambiare lavoro e a fare
qualcosa che mi piace” è diventata : “Se cerco veramente un lavoro
migliore, potrò fare qualcosa che mi piace. Dipende da me”.
Quindi mi sono preso la responsabilità di cambiare, assumendomi
anche la possibilità di poter cambiare e annullando di fatto anche il
“non mi permetteranno mai …”. Ho cambiato il “ Mi va tutto male”
in: “ Per adesso, l’ambiente di lavoro non mi soddisfa ma rimane
solo una parentesi nella giornata; ho tante altre cose che vanno
per il verso giusto”
Ha funzionato cambiare le convinzioni? … Direi di si.
Quindi le convinzioni si possono cambiare. In che modo?
Anthony Robbins dice che le convinzioni sono come tavoli a cui noi
abbiamo aggiunto tante gambe.
Queste gambe sono il frutto della nostra esperienza, dell’esperienza e
delle convinzioni di altri, e frutto della nostra fantasia e di come
interpretiamo quello che ci accade.
Quindi, se la nostra convinzione è quella che non saremo mai capaci
di fare qualcosa, le gambe che abbiamo messo per sorreggere il tavolo
saranno: l’esperienza, perché una volta non siamo riusciti a fare
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quella determinata cosa; le convinzioni di altri, la mamma o
l’insegnante che diceva che noi non eravamo portati per quella cosa;
fino a trovare tanti altri riscontri che sono diventati le gambe sotto il
tavolo della nostra incapacità. Ricordiamo il vecchio detto “ chi cerca
trova”. E’ proprio così che funziona la nostra mente; va a cercare tutto
ciò che conferma la nostra convinzione, giusta o sbagliata che sia .
Come si cambiano le convinzioni:
• Individuiamo la convinzione che vogliamo cambiare.
• Associamo dolore a quella convinzione. Noi ci muoviamo
inconsciamente verso il piacere e ci dirigiamo verso il piacere.
Dolore e piacere sono le leve che muovono la nostra vita.
Domandiamoci, quindi, quanto dolore ci provocherà mantenere
quella convinzione; quanto ci costerà in termini di vita, di
affettività, in termini economici, di salute, di tempo. Più dolore
riusciamo ad associare a quella convinzione, prima riusciremo a
cambiarla.
• Metti in dubbio quella convinzione. E’ stato sempre cosi?
Quale esperienza mi dice il contrario? Da dove viene questa
convinzione? E’ mia? O mi viene da qualcuno? O da qualcosa?
Ricorda che la convinzione è una sensazione di assoluta certezza
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su qualcosa o su qualcuno; se poni dubbi, intacchi le
fondamenta della convinzione stessa. Taglia le gambe al tavolo
della convinzione non utile.
• Crea una nuova convinzione utile. Una convinzione non può
essere semplicemente annullata, deve essere sostituita da una
nuova convinzione.
• Associa piacere. Cosa ti darà questa nuova convinzione? Cosa
ti farà ottenere? Che persona diventerai? Cosa darà alle persone
che ti circondano? Come ti sentirai quando avrai raggiunto il
tuo obiettivo? Più crei piacere nell’avere questa nuova
convinzione, più la tua mente inconscia sarà disposta al
cambiamento.
• Crea conferme. Torna indietro con la memoria, a tutte le volte
che hai raggiunto quello che ti sei prefisso, che sei stato forte,
che hai parlato bene in pubblico, che sei riuscito a calare di
peso, ecc. Crea conferme positive alla nuova convinzione.
Aggiungi gambe a quel tavolo.
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Cambiamo insieme le convinzioni non utili.
Scrivi su un foglio almeno cinque convinzioni non utili che
potrebbero ostacolarti nel raggiungimento del tuo obiettivo.
A ognuna associa dolore, per esempio: “non riuscirò mai a
lavorare con il computer”! “Cosa succederebbe se non riuscissi a
lavorare con il computer”? Sprecherei tanto tempo a scrivere a
mano. “Il mio lavoro non migliorerà, perché ormai il computer è un
mezzo essenziale”. “Non farò carriera e guadagnerò di meno”. E
cosi via. Poniti delle domande-dubbi: “mi sono impegnato
abbastanza”? “Da dove mi viene questa convinzione”? “Chi dice
che non posso imparare”?
Su un altro foglio scrivi le nuove convinzioni, per esempio: “se
voglio e mi impegno posso imparare ad utilizzare
perfettamente il computer”.
Associa piacere: “imparando a usare il computer impiegherò meno
tempo a fare tante cose e potrò trascorrere il tempo che mi rimane
con la mia famiglia o con la fidanzata o facendo sport”. “Potrò
aggiornarmi e fare carriera, guadagnare di più e avere una vita
migliore”.
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Rafforza le tue certezze: “non è la prima volta che imparo a
utilizzare uno strumento elettronico”; “so usare il telefono cellulare
che in effetti è un computer”; “so usare un decoder”; “conosco
perfettamente il cruscotto della mia macchina che è un computer”.
Ora che hai trasformato le tue convinzioni non utili in convinzioni
utili ……. Appallottola il foglio dove hai scritto le vecchie
convinzioni e buttalo via e, insieme al foglio, butta via le vecchie
convinzioni.
Sul foglio dove hai scritto le nuove convinzioni, aggiungi cinque
convinzioni utili che hai e che ti faciliteranno il percorso verso il
raggiungimento dell’obiettivo.
A ognuna associa piacere: cosa ti darà quella convinzione? In che
modo ti faciliterà il percorso? Che persona sarai? Come ti senti con
quella convinzione utile?
A ognuna associa certezza: “L’ho già fatto molte volte”! “E’ una
convinzione che mi viene dall’esperienza vissuta”! “Altre volte mi
sono già impegnato a fare qualcosa e ho raggiunto i miei obiettivi”!
Finito questo lavoro rileggi lentamente il foglio con le nuove
convinzioni utili, alle quali avrai aggiunto le convinzioni utili che
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già avevi e che hai rafforzato e…. mettilo in un luogo dove potrai
vederlo spesso e ricordarti delle infinite potenzialità che hai .
Dal sogno alle realtà
5^ parte: I livelli di pensiero
I livelli di pensiero o livelli logici sono i vari livelli su cui scorre la
nostra vita, pensati da Robert Dilts, uno dei più grandi studiosi di
PNL possono essere rappresentati in forma piramidale
• L’ambiente . Per ambiente si intende, oltre al luogo in senso
stretto dove si vive anche i contatti umani, le amicizie, il
lavoro, gli strumenti di cui siamo in possesso per svolgere le
nostre azioni.
• I comportamenti. I comportamenti sono fondamentalmente
le azioni che noi compiamo.
• Le capacità. Cosa siamo in grado di fare.
• Le credenze ed i valori. Quello che crediamo , quello che
per noi è importante e che veramente ci motiva.
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• L’ identità. Chi siamo e chi crediamo di essere.
I livelli si influenzano l’un l’altro soprattutto partendo dal più alto
l’identità verso il più basso , l’ambiente. Quindi la nostra identità,
influirà sulle credenze e i valori e di conseguenza questi influiranno
sulle capacità, i comportamenti e l’ambiente .
Parlando delle convinzioni abbiamo detto che anche l’identità è una
convinzione , ovvero è una sensazione di assoluta certezza su noi
stessi. Possiamo sicuramente dire che l’ identità è la più forte di tutte
le credenze ed è quella in grado di influire su tutti gli altri livelli e
soprattutto determina le risorse alle quali andiamo ad accedere ,
innescando un circolo virtuoso, o vizioso a seconda della convinzione
sulla nostra identità. La convinzione sull’identità ci fa accedere alle
risorse interne , le risorse ci fanno compiere azioni , le azioni
generano risultati e i risultati generano nuove convinzioni.
Ora che abbiamo ben formato il nostro obiettivo, abbiamo stabilito la
nostra motivazione determinando i bisogni che il nostro obiettivo va a
soddisfare, ci siamo focalizzati correttamente sui risultati, ora che
abbiamo cambiato le nostre convinzioni non utili e le abbiamo gettate
via in un foglio di carta appallottolata , ci è utile fare una “
passeggiata “ nei nostri livelli di pensiero.
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Avendo presente il nostro obiettivo rispondiamo alle seguenti
domande :
Ambiente:
L’ambiente che frequento è potenziante? Mi aiuta?
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In che modo mi aiuta / non mi aiuta ?
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Cosa posso fare per migliorare il mio ambiente?
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Comportamento :
Quali azioni sto compiendo per raggiungere il mio obiettivo?
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Quali altre azioni dovrò mettere in atto per raggiungere il mio obiettivo
e realizzare il mio sogno?
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Capacità:
Quali capacità dovrò sviluppare per raggiungere il mio obiettivo ?
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Sto mettendo a frutto tutte le mie capacità?
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Quali altre capacità mi servono e come posso acquisirle?
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Convinzioni e Valori:
Quali sono le convinzioni potenzianti che già ho e che mi
permetteranno di raggiungere l’obiettivo?
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Quali sono le mie nuove convinzioni potenzianti ?
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Di quali altre convinzioni ho bisogno ?
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Sto vivendo i miei valori ?
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Questi valori mi permetteranno di raggiungere il mio obiettivo? Come
mi potenziano?
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Identità
Chi sono io ?
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Chi voglio essere?
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Mi sto impegnando per essere la persona che voglio ?
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Al livello più alto Robert Dilts mette lo Spirito, che riguarda il
contributo che raggiungere l’obiettivo darà alla nostra vita e alla vita
degli altri, a come ci farà sentire averlo raggiunto, la persona che
diventeremo.
Spirito:
Come mi sentirò quando avrò raggiunto il mio obiettivo?
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In che modo migliorerà la mia vita?
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In che modo migliorerà la vita di chi mi sta intorno?
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Questa passeggiata sui vari livelli dove si svolge la nostra vita, ci ha
dato una panoramica di cosa abbiamo e di cosa dobbiamo acquisire ,
non rimane che metterci in azione.
Dal sogno alla realtà
6^ Parte: Il tempo per realizzare il tuo progetto
Immagina che una banca versi sul tuo conto corrente, ogni notte a
mezzanotte 84.600 €uro e che tu debba spenderli tutti entro 24
ore, altrimenti la banca si riprende quello che è avanzato. Nel
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momento in cui la banca azzera il saldo del giorno precedente
versa di nuovo sul tuo conto 84.600 €uro.
In pratica, c’è una sola regola: ogni giorno bisogna spendere tutto il
denaro senza accumulare nulla.
Come spenderesti i tuoi soldi? Permetteresti alla banca di
riprenderli indietro o faresti di tutto per spenderli fino all’ultimo
centesimo?
84.600 sono esattamente i preziosi secondi di una giornata che
tutti noi abbiamo a disposizione e, che esattamente alla mezzanotte
di ogni giorno, scadono per averne altrettanti a disposizione fino
alla mezzanotte successiva.
In quali attività spendiamo il nostro tempo?
Le nostre attività giornaliere sono divise tra urgenti e importanti;
anche se a volte possono essere scambiate, sono profondamente
diverse. Le attività urgenti sono legate al tempo che abbiamo per
compierle, le attività importanti sono legate al valore e al cosa ci
darà compierle.
Immaginiamo un bersaglio, fatto di centri concentrici e nel cui
cerchio esterno ci sono le attività che non sono importanti né
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urgenti, ovvero quelle che definiamo una vera e propria perdita di
tempo, quelle fini a se stesse, che non ci danno né ci portano a
niente.
AZIONI NON URGENTI E NON IMPORTANTI
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Focalizziamoci sull’ultima settimana e rispondi alla domanda:
• In quali attività, non importanti né urgenti, ho impiegato
il mio tempo?
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AZIONI URGENTI E IMPORTANTI
AZIONI URGENTI E NON IMPORTANTI
AZIONI IMPORTANTI
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Nel cerchio successivo possiamo mettere le attività urgenti e non
importanti, e sono le attività che ci procurano più stress, quelle che
ci siamo portate dietro fino all’ultimo momento senza finirle, le
attività che dobbiamo fare e che non amiamo fare.
• Sempre pensando all’ultima settimana quanto tempo ho
impiegato in attività urgenti e non importanti?
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Le attività importanti e urgenti, sono quelle che danno un po’ di
peperoncino alla vita, sono quelle che devi assolutamente fare e che
ti piace fare, sono quelle che ti procurano un pizzico di stress ma che
ti danno qualcosa, ti fanno crescere.
• Nell’ultima settimana in quali attività urgenti e
importanti ho impiegato il mio tempo?
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Infine il centro. La parte migliore della nostra vita, le attività che
facciamo con piacere, senza obbligo, le azioni che fanno bene a noi e
a chi ci è vicino.
• Nell’ultima settimana quanto tempo ho trascorso nella
parte centrale del bersaglio? E cosa ho fatto
specificatamente?
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Avendo risposto a queste domande, sai in quale modo hai speso quei
preziosi 84.600 secondi, di ogni giorno dell’ultima settimana che,
probabilmente, non sarà diversa da tutte le altre che l’hanno
preceduta.
Ancora una domanda:
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Da come impiego il mio tempo dipende se riuscirò a raggiungere
il mio obiettivo. Cosa farò nella prossima settimana che mi
consentirà di impiegare il tempo in modo utile per il
raggiungimento del mio obiettivo e per la mia felicità?
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Le Zone della nostra vita.
Possiamo dividere la nostra vita in zone. La prima è la Zona di non
controllo e di non influenza, cioè una zona dove non possiamo porre
nessun riparo agli eventi che accadono.
Non possiamo porre riparo a una giornata piovosa, alla borsa che
scende, al traffico che ci impedisce di arrivare puntuali, alla politica
del governo e a tante altri eventi che potrebbero rovinarci le giornate
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e la vita. Anche il tempo trascorso in questa zona è tempo perso;
tempo speso senza che noi possiamo trarne alcun beneficio.
La seconda è la Zona di influenza e di non controllo. E’ la zona in
cui con la nostra cultura, la nostra personalità, la nostra
comunicazione possiamo influire sull’accadimento degli eventi.
Possiamo influire sulla famiglia, sull’ambiente di lavoro, sulle
persone. Possiamo influire usando la nostra intelligenza, raramente ci
si riesce con la forza. La forza invece di avvicinarci alle persone che ci
circondano, ci fa allontanare e, probabilmente, le persone intorno a
noi faranno esattamente il contrario di quello che ci aspettiamo che
facciano.
La terza è la Zona di controllo. Cosa e chi possiamo controllare?
Possiamo controllare noi stessi e i nostri comportamenti. Possiamo
decidere di migliorare la nostra vita e, per riflesso, la vita di chi ci
circonda. Possiamo decidere di applicare le cose imparate nella lettura
di queste pagine o metterle via e non pensarci più, possiamo scegliere
di uscire dalla zona più pericolosa di tutte … la zona di comfort.
La zona di comfort è l’insieme delle nostre abitudini che ci rendono
sicuri di noi stessi e non solo nel bene. La zona di comfort ci
impedisce di affrontare le novità che sappiamo farebbero bene alla
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nostra vita, ma che abbiamo paura di affrontare in quanto sono un
territorio ignoto.
Bene! Ora non ci resta che fare il primo passo fuori dalla zona di
comfort e affrontare il percorso che ci porta a trasformare ogni sogno
in realtà.
E’ facile? No, non è facile! Se fosse facile lo avremmo già fatto ma ora
abbiamo degli strumenti in più, sappiamo dove andare a recuperare le
nostre risorse: sappiamo perfettamente da dove partiamo e dove
vogliamo andare.
Non ci resta che indossare scarpe comode e mettere lo zaino in spalla
e iniziare a camminare con spalle dritte e lo sguardo rivolto al futuro.
Durante il percorso diventeremo persone migliori, impareremo molte
cose e, soprattutto, realizzeremo che noi siamo di più del nostro
obiettivo … infinitamente di più.
Forse alcuni obiettivi saranno mancati ma ogni obiettivo mancato può
insegnarci qualcosa di nuovo. Ricorda i 9999 “ fallimenti “ di Edison
prima che riuscisse a realizzare la lampadina; da ognuno di essi ha
imparato qualcosa di nuovo, ed è per questo che alla fine ha realizzato
il suo sogno.
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Nello zaino per il nostro viaggio mettiamo la parte migliore di noi, è
l’unica cosa che ci occorre per arrivare dove siamo diretti.
Non mi resta che augurarti che questo meraviglioso viaggio non abbia
mai fine e che il tuo zaino sia sempre pieno di emozioni
Ti abbraccio
Ubaldo “ Uby“ Saltarelli.
Un ringraziamento particolare a Lorena … cara e preziosa amica che
ha reso leggibili e fruibili queste pagine.
Grazie … grazie di cuore
Uby