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DAL CONCILIO AD OGGI Maria e la Chiesa Gli sviluppi della mariologia nei dibattiti conciliari del Vaticano II, a partire dalla costituzione Lumen gentium, approvata il 21 novembre 1964, e l’evoluzione successiva attraverso gli interventi del magistero, fino ai nostri giorni. Testimoni 16/2012 24 SPECIALE Testimoni I l tema è opportuno perché, nel convulso periodo po- stconciliare, la devozione a Maria sembra essere en- trata in crisi. Oggi, dopo mezzo secolo, possiamo ve- rificare con maggiore serenità se il Vaticano II ha qual- che responsabilità in questo apparente raffreddamento della devozione mariana in determinati ambienti della Chiesa cattolica. Per noi, che coltiviamo la spiritualità ignaziana, sarà in- teressante anche verificare se la dottrina del concilio Va- ticano II coincide con la discreta e profonda devozione mariana di sant’Ignazio, come pure con lo sviluppo suc- cessivo nella tradizione ignaziana. Allo stesso modo sarebbe molto utile confrontare le ten- denze attuali della devozione e della teologia riguardan- te Maria con la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica, espressa nell’ultimo concilio e nei documenti successivi degli ultimi pontefici. Nell’attuale pluralismo ecclesiale, la riflessione teologi- ca e la prassi pastorale delle comunità e dei movimenti cattolici sembrano essere polarizzate attorno a due con- cezioni mariologiche che possiamo chiamare “mariolo- gia minimalista” e “mariologia massimalista”. 1 Nella riflessione teologica, in particolare nella teologia della liberazione e in quella femminista, predomina la tendenza “minimalista”, che centra il suo interesse sulla figura storica di Maria di Nazaret, donna semplice, po- vera e solidale con i poveri, e in tutto simile a tante don- ne anonime del popolo cristiano. Adesso, nella pratica devozionale di diversi gruppi cattolici, predomina la “mariologia massimalista” che mette in risalto i privile- gi di Maria e attribuisce importanza alle apparizioni ma- riane e ai presunti messaggi straordinari ricevuti da mi- stici e veggenti. Maria nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Il concilio Vaticano II ha trattato di Maria nel capitolo

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DAL CONCILIO AD OGGI

Mariae la Chiesa

Gli sviluppi della mariologia nei dibattiti conciliari del Vaticano II,a partire dalla costituzione Lumen gentium, approvata il 21 novembre1964, e l’evoluzione successiva attraverso gli interventi del magistero,

fino ai nostri giorni.

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SPECIALE Testimoni

Il tema è opportuno perché, nel convulso periodo po-stconciliare, la devozione a Maria sembra essere en-trata in crisi. Oggi, dopo mezzo secolo, possiamo ve-

rificare con maggiore serenità se il Vaticano II ha qual-che responsabilità in questo apparente raffreddamentodella devozione mariana in determinati ambienti dellaChiesa cattolica.Per noi, che coltiviamo la spiritualità ignaziana, sarà in-teressante anche verificare se la dottrina del concilio Va-ticano II coincide con la discreta e profonda devozionemariana di sant’Ignazio, come pure con lo sviluppo suc-cessivo nella tradizione ignaziana.Allo stesso modo sarebbe molto utile confrontare le ten-denze attuali della devozione e della teologia riguardan-te Maria con la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica,espressa nell’ultimo concilio e nei documenti successividegli ultimi pontefici.Nell’attuale pluralismo ecclesiale, la riflessione teologi-ca e la prassi pastorale delle comunità e dei movimenti

cattolici sembrano essere polarizzate attorno a due con-cezioni mariologiche che possiamo chiamare “mariolo-gia minimalista” e “mariologia massimalista”.1

Nella riflessione teologica, in particolare nella teologiadella liberazione e in quella femminista, predomina latendenza “minimalista”, che centra il suo interesse sullafigura storica di Maria di Nazaret, donna semplice, po-vera e solidale con i poveri, e in tutto simile a tante don-ne anonime del popolo cristiano. Adesso, nella praticadevozionale di diversi gruppi cattolici, predomina la“mariologia massimalista” che mette in risalto i privile-gi di Maria e attribuisce importanza alle apparizioni ma-riane e ai presunti messaggi straordinari ricevuti da mi-stici e veggenti.

Maria nella Costituzione dogmaticasulla Chiesa

Il concilio Vaticano II ha trattato di Maria nel capitolo

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VIII della costituzione dogmatica Lumen gentium, sullaChiesa. L’inserimento di Maria in questa costituzione fuoggetto di una delle più appassionate discussioni delconcilio.La commissione teologica preparatoria aveva presenta-to uno schema autonomo “Sulla Beata Vergine Maria”,ma il testo non giunse a essere sottoposto alla discussio-ne pubblica nella prima sessione conciliare (1962). Nelperiodo tra la prima e la seconda sessione conciliare(1962), furono introdotti diversi emendamenti e sugge-rimenti, insistendo sulla opportunità di inserire il temanella schema sulla Chiesa.Nella seconda sessione (1963), il progetto iniziale dellacostituzione sulla Chiesa fu criticato e finì per essere ri-fiutato, poiché in esso prevaleva una visione giuridica estatica. In un contesto del genere sarebbe stato difficileinserire la presenza di Maria. Ma nel nuovo schema sul-la Chiesa, con una prospettiva spirituale ed escatologica,il tema mariano poteva essere inserito più facilmente.Ciò che si voleva evitare era l’impressione che Mariafosse un frammento sciolto e isolato nella creazione.Il 29 ottobre 1963 fu sottoposto alla votazione dei padriconciliari il seguente quesito: «Accettate di adattare loschema sulla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, inmodo da farlo diventare l’ultimo capitolo dello schemaDe Ecclesia?». Fu un momento drammatico. «Due con-cezioni della mariologia si confrontavano in maniera ir-riducibile», scrive mons. Philips, che fu il redattore delnuovo schema sulla Chiesa. La prima tendenza difende-va una mariologia che esaltasse i privilegi della Verginee i suoi attributi, così come erano stati descritti nelle en-cicliche dei papi anteriori. L’altra tendenza difendevauna trattazione positiva del tema, basata sulle fonti bi-bliche, patristiche e liturgiche, evitando di rinfocolare lapolemica con il protestantesimo.La votazione aveva provocato una intensa propagandaa favore o contro la proposta. Furono distribuiti due fa-scicoli contrari all’inserimento, all’ingresso della Basili-ca di San Paolo, dove si riuniva l’assemblea conciliare. Ilrisultato favorevole all’inserimento, benché con unostretto margine, suscitò costernazione tra i difensori del-la tesi opposta.Gli argomenti contrari all’inserimento del testo su Ma-ria nello schema sulla Chiesa avevano un forte richiamoemotivo. Si accusava la tesi maggioritaria (favorevole al-l’inserimento) di essere “minimalista”, ossia di diminui-re la grandezza di Maria e l’importanza della sua figuranell’economia della salvezza. Quanto più si minimizza-vano i privilegi e gli attributi di Maria, tanto più sareb-be diminuita la devozione mariana.In realtà, ciò che pretendeva la tesi maggioritaria nonera di minimizzare la figura di Maria, ma di inserirla or-ganicamente in una visione armoniosa e globale della fe-de cristiana. Come ebbe a dire il moderatore dei lavoriil 29 ottobre 1963, il card. Agagianian, non era in giocol’onore della Madonna.Paolo VI cercò di avvicinare le due posizioni in discus-sione, manifestandosi favorevole all’integrazione delloschema su Maria nella Costituzione sulla Chiesa, maesaltando la superiorità della Vergine sul resto della

Chiesa e attribuendole il titolo di Madre della Chiesa. Il dibattito nella terza sessione del concilio (1964) fu piùtranquillo. La minoranza “conservatrice” invocava ladottrina delle encicliche pontificie. Diversi Padri chiese-ro che il concilio rinnovasse la consacrazione del mondoal Cuore Immacolato di Maria, fatta da Pio XII. La mag-gioranza, tuttavia, propugnava un ritorno alle fonti piùantiche, attenendosi all’essenziale del culto mariano, sen-za dar luogo a nuovi malintesi con i protestanti.Per quanto riguarda i “titoli” mariani, fu molto dibattu-to quello di “Mediatrice”. Al concilio si chiedeva di pre-cisare il modo con cui Maria è Mediatrice. Cristo è l’u-nico Mediatore (1Tm 2,5) nel senso di produrre la gra-zia, ma Maria e la Chiesa esercitano una mediazionepartecipata e subordinata alla mediazione di Cristo, nelsenso che comunicano o diffondono la grazia della re-denzione che egli ci ha meritato. Cristo associa Maria ela Chiesa alla sua opera di redenzione. Un’interpretazio-ne molto rigida dell’espressione “unico Mediatore”avrebbe escluso non solo la mediazione di Maria, ma an-che quella della Chiesa. Nel testo finale, il titolo di “Me-diatrice” apparirà in un contesto molto discreto, assiemead altri titoli tradizionali (Avvocata, Ausiliatrice, Soccor-ritrice e Mediatrice).Un anno dopo la drammatica divisione dell’assembleaconciliare, in occasione della prima votazione sul temamariano, tutti gli emendamenti proposti furono votaticongiuntamente e approvati quasi all’unanimità. La vo-tazione finale, il 18 novembre 1964, confermava una pa-ce onorevole per tutti.Acconsentendo alla domanda di numerosi Padri conci-

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liari, Paolo VI, nel discorso di chiusura della terza sessio-ne conciliare, proclamò esplicitamente Maria “Madredella Chiesa”. Chi si trovava nella basilica di San Pietroin quel momento può testimoniare l’intensità del climaemotivo. «I vescovi, tutto ad un tratto si alzarono dai lo-ro scanni applaudendo. Molti piangevano dalla gioia».Altri, tuttavia, trovavano che il papa non avrebbe dovu-to scegliere quel momento per proclamare un titolo ma-riano che il concilio aveva passato sotto silenzio.

Il capitolo VIII della Lumen gentium

Il capitolo finale della Costituzione sulla Chiesa è il te-sto mariano più importante della storia dei concili ecu-menici. Fino ad allora, i testi definiti dal magistero trat-tavano appena dei privilegi personali di Maria (la mater-nità divina, la concezione immacolata, l’assunzione incielo). Nel Vaticano II fu “la prima volta che un concilioecumenico presentò una sintesi così vasta della dottrinacattolica sul posto che Maria Santissima occupa nel mi-stero di Cristo e della Chiesa” (Paolo VI, cit. da Lauren-tin, p. 214).Tuttavia il concilio non pretendeva proporre una dottri-na completa su Maria (cf. LG, 54). In armonia con l’o-rientamento che Giovanni XXIII aveva impresso al con-cilio, non fu elaborato un trattato teologico di “Mariolo-gia”, né furono raccolte questioni ancora discusse dallescuole teologiche, ma fu esposta con un linguaggio con-temporaneo la dottrina cattolica riguardo a Maria.Il concilio non proclamò nessun nuovo dogma mariano,come qualcuno si attendeva. All’inizio del concilio, un

buon gruppo di padri conciliari desiderava una nuovadefinizione dogmatica come la “Mediazione di Maria”,la sua “Maternità spirituale”, il suo ruolo di “Correden-trice o la “Regalità di Maria”. Il concilio, tuttavia, ebbeun carattere più pastorale che dogmatico. Ciò che impor-ta oggi, aveva detto Giovanni XXIII, aprendo il concilio,è di enunciare la dottrina cattolica in un forma che ri-sponda alle esigenze del nostro tempo.Questo atteggiamento del concilio contrasta con l’inten-so fervore mariano che l’aveva preceduto. Le definizio-ni dogmatiche dell’Immacolata concezione (Pio IX,1854) e dell’Assunzione di Maria (Pio XII, 1950) comepure le apparizioni mariane (Lourdes, 1858; Fatima1918) avevano suscitato in tutta la Chiesa un grande fer-vore mariano. Il concilio optò per una prospettiva menodevozionale e più biblica, patristica e liturgica. Questoatteggiamento avrebbe favorito anche una migliorecomprensione della dottrina cattolica da parte dei pro-testanti.A diversità del concili precedenti, il Vaticano II non sipropose di emettere condanne formali degli “errorimoderni”. Ora, aveva detto Giovanni XXIII, “la sposadi Cristo preferisce usare la medicina della misericor-dia piuttosto che della severità” (Discorso di apertura,EV, 57*).Tuttavia, il concilio non diminuì l’importanza di Marianella storia della salvezza. Al contrario, la presentò inmaniera organica, integrandola nei temi centrali dell’e-conomia della salvezza, in particolare della Trinità e ilVerbo incarnato.La teologia mariana del concilio è trinitaria e cristocen-trica, poiché tutta la vita di Maria è posta al servizio del-la missione del Figlio, inviato dal Padre e concepito peropera dello Spirito Santo. Maria ha vissuto sempre in unarelazione personale con le tre Persone divine che aveva-no stabilito l’Incarnazione redentrice. Fin dalla sua con-cezione immacolata, “è insignita del sommo ufficio e di-gnità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia predi-letta del Padre e tempio dello Spirito Santo (LG 53).

Rapporto di Mariacon il Figlio di Dio fatto uomo

Maria è l’opera prima di Dio. Ella appare come il trionfototale della grazia divina in una creatura. La sua gran-dezza consiste nell’essersi lasciata possedere totalmenteda Dio. Nel Magnificat, riconosce la sovranità assoluta diDio, la cui misericordia innalzò la sua umile serva. Ma-ria è colei che ricevette nel modo più perfetto la reden-zione di Dio per se stessa e per tutti. Cooperò alla sal-vezza degli esseri umani “con libera fede e obbedienza”(LG 56).Il privilegio dell’Immacolata concezione di Maria non èun ornamento personale della Vergine, ma una prepara-zione immediata alla sua missione salvifica per tutta l’u-manità. Ella rimase unita al mistero salvifico di Cristo,dall’Incarnazione fino alla Pentecoste.Prefigurata già nei libri dell’Antico Testamento, «Essaprimeggia tra quegli umili e quei poveri del Signore» che

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lecitudine materna alla crescita spirituale dei suoi figli“fino alla consumazione perpetua di tutti gli eletti” (LG62). In questo modo, è modello della maternità dellaChiesa. Madre di tutti i cristiani che collabora alla lorogenerazione ed educazione nella fede. Come Maria, dicui contempla la santità, la Chiesa diventa madre me-diante l’accoglienza fedele della parola di Dio e genera

i suoi figli con la predicazione e ilbattesimo (LG 64). Così come unamadre imprime la sua fisionomianei propri figli, la Chiesa porta itratti di Maria, perché è stata gene-rata con il suo concorso. Per questo,la Chiesa cattolica la circonda, comeMadre amatissima, di affetto filialee di pietà (LG 53).Maria, per la sua verginità, è anchefigura e modello della Chiesa, che è

vergine in quanto custodisce integra e pura la parola da-ta al suo Sposo. Imitando la Madre del suo Signore, “con-serva verginalmente integra la fede, salda la speranza,sincera la carità” (LG 64), poiché Maria è vergine nonsolo per la sua integrità fisica, ma anche per la sua fedee disponibilità totale alla volontà di Dio. Il concilio citail testo paolino, secondo il quale Cristo ama la Chiesa,sua sposa, che egli vuole presentare “tutta gloriosa, sen-za macchia né ruga o alcunché di simile” (Ef 5,27). Que-sta perfezione, desiderata dallo Sposo della Chiesa, fugià raggiunta da una donna, la Santissima Vergine, le cuivirtù essa deve imitare (LG 65).Fra le molte virtù di Maria, i Padri conciliari ne misero

con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. E in-fine con lei, la figlia di Sion per eccellenza, dopo la lun-ga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instau-ra la nuova “economia”, quando il Figlio di Dio assunseda lei la natura umana per liberare l’uomo dal peccatocon i misteri della sua carne. (LG 55).Nell’Annunciazione, Maria divenne la Madre di Gesù esi consacrò totalmente, come servadel Signore, alla persona e all’operadel suo Figlio (LG 53). Questa unio-ne tra la Madre e il Figlio si manife-sta dal tempo della verginale conce-zione di Cristo fino alla sua morte. Ilconcilio cita qui i misteri della Visi-tazione, Natività, Presentazione altempio e dello smarrimento e ritro-vamento di Gesù a Gerusalemme(LG 57).Durante la vita pubblica di Gesù, Maria con la sua inter-cessione ottenne che il suo Figlio desse inizio ai segnimessianici (Gv 2,1-11). Durante la predicazione di Ge-sù, raccolse le parole con cui egli, esaltando il Regno aldi sopra dei vincoli della carne e del sangue, proclamòbeati coloro che ascoltano la sua parola e la osservano(Mc 3,35; Lc 11,27-28) come ha fatto lei (LG 58, cf. Lc2,19 e 51). La Vergine avanzò nel cammino della fede, conservandofedelmente l’unione con il suo Figlio fino alla croce,quando egli la diede come madre al discepolo (Gv 19,25-27). Con cuore materno, Maria si associò al sacrificio re-dentore del Figlio suo, e “cooperò in modo tutto specia-le all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, lasperanza e l’ardente carità” (LG 61). Infine, il testo si ri-ferisce alla presenza di Maria in mezzo agli Apostoli, nelgiorno della Pentecoste, alla sua Assunzione in cielo e al-la sua esaltazione come Regina dell’universo (LG 59).Il concilio riafferma la perpetua verginità corporale diMaria, dato costante della fede cattolica. Senza entrarein particolari fisiologici, né in discussioni teologiche, il te-sto afferma, con il linguaggio proprio dei santi Padri, chela nascita di Gesù “non diminuì la sua verginale inte-grità, ma la consacrò” (LG 57). La sua maternità divinanon fu soltanto biologica, ma anche spirituale. È vergineperché totalmente vuota di se stessa, perché appartienetotalmente a Dio, vivendo unicamente per il suo Figlio.

Maria, figura della Chiesa,vergine e madre

Il concilio presenta Maria come figura della Chiesa, dicui è membro in maniera sovreminente e assolutamen-te singolare, e anche come suo prototipo e modello per-fetto, nella fede e nella carità (LG 53). “Figlia di Ada-mo” (LG 56) e “nuova Eva” (LG 63), la Vergine Santis-sima è unita a tutto il genere umano bisognoso di salvez-za. Unita al suo Figlio “mediante un vincolo stretto e in-dissolubile” (LG 53), è unita anche intimamente allaChiesa, vergine e madre (LG 63).Maria, cooperando con l’opera redentrice di Cristo, èmadre della Chiesa, fin dalla sua nascita, e veglia con sol-

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fatto che la luna rifletta la luce del sole non impedisceche i poeti cantino la bellezza del chiaro di luna.Il concilio esortò tutti i figli della Chiesa a promuove-re degnamente il culto alla Santissima Vergine, “in mo-do speciale il culto liturgico”; ad avere in grande stimale pratiche e gli esercizi di pietà in onore di Maria; e aosservare ciò che fu stabilito in passato circa il cultodelle immagini di Cristo, della Beata Vergine Maria edei santi.«Esorta inoltre caldamente i teologi e i predicatori del-la parola divina ad astenersi con ogni cura da qualunquefalsa esagerazione, come pure da una eccessiva grettez-za di spirito, nel considerare la singolare dignità dellaMadre di Dio. Con lo studio della sacra Scrittura, deisanti Padri, dei dottori e delle liturgie della Chiesa, con-dotto sotto la guida del magistero, illustrino rettamentegli uffici e i privilegi della beata Vergine, i quali sempresono orientati verso il Cristo, origine della verità totale,della santità e della pietà. Sia nelle parole che nei fattievitino diligentemente ogni cosa che possa indurre in er-rore i fratelli separati o qualunque altra persona, circa lavera dottrina della Chiesa. I fedeli a loro volta si ricor-dino che la vera devozione non consiste né in uno steri-le e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual va-na credulità, bensì procede dalla fede vera, dalla qualesiamo portati a riconoscere la preminenza della madredi Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la madre no-stra e all’imitazione delle sue virtù» (LG 67).Queste salutari norme pastorali circa il culto a Maria sa-ranno riprese e sviluppate più ampiamente da Paolo VInell’Esortazione apostolica Marialis cultus. Il documen-to consta di tre parti; I - Il culto della Vergine Maria nel-la liturgia; II - Considerazioni e direttive per il rinnova-mento della pietà mariana; e III - Indicazione circa i piiesercizi dell’Angelus Domini e del santo rosario; nellaconclusione, Paolo VI riafferma il valore teologico e pa-storale del culto della Vergine Maria.La conclusione del capitolo VIII della Lumen gentiumpresenta Maria come “segno di speranza e di consolazio-ne” per il popolo di Dio ancora pellegrino sulla terra. Lamadre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nelcorpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio del-la Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età fu-tura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinantepopolo di Dio quale segno di sicura speranza e di con-solazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore(LG 68).L’ultimo numero della Costituzione sulla Chiesa alludeai “fratelli separati”, ossia ai cristiani non cattolici. Vie-ne chiesto a tutti i fedeli che supplichino la Madre di Dioe degli uomini affinché interceda presso il suo Figlio,perché tutte le famiglie dei popoli, compresi i non cristia-ni, possano giungere a riunirsi, in pace e concordia, nel-l’unico popolo di Dio, per la gloria della Santissima e in-divisa Trinità (LG 69).Il concilio Vaticano II deve essere visto, più che un pun-to di arrivo, come un punto di partenza del necessarioaggiornamento della Chiesa cattolica.Senza dubbio, il concilio ha contribuito efficacemente arinnovare la teologia e la spiritualità mariana. Tuttavia,

in risalto quattro: la fede, la speranza, la carità e la ricer-ca e il compimento della volontà di Dio (LG 65). Unbuon numero di essi, chiese l’inclusione di altre virtù co-me la castità e la fortezza, ma la Commissione dottrina-le ritenne impossibile fare una lista completa. Tuttavia,il cardinal Suenens riuscì a fare aggiungere un’allusio-ne allo zelo apostolico: “La Vergine infatti nella sua vi-ta fu modello di quell’amore materno da cui devono es-sere animati tutti quelli che nella missione apostolicadella Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomi-ni” (LG 65).

Il culto della Beata Verginenella Chiesa

Fin dai tempi più antichi, la Chiesa onora la Beata Ver-gine Maria con un culto speciale, venerandola con il ti-tolo di “Madre di Dio” (definito come dogma al conci-lio di Efeso).Il culto di “venerazione” a Maria è singolare, ma differi-sce essenzialmente dal culto di “adorazione” al Verbo In-carnato, al Padre e allo Spirito Santo (LG 66). Dal pun-to di vista della Chiesa cattolica, non si deve pensare cheil culto a Maria possa diminuire o far concorrenza all’a-dorazione a Cristo e al Dio trino.Le virtù di Maria non sono suo “merito”, ma puro “do-no”, “grazia”, favore divino. Esaltando la santità di Ma-ria, la Chiesa esalta la grazia di Dio che risplende in lei;magnificando la bellezza della tota pulchra, noi ricono-sciamo l’incomparabile bellezza del più bello tra i figlidell’uomo, Cristo, che lei riflette come uno specchio. Il

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secondo i teologi e lo stesso Paolo VI resterebbe ancoramolto da fare nel campo della teologia, della spiritualitàe del culto mariano.Dopo il concilio, oltre ai documenti di Paolo VI, già ci-tati, non possiamo non ricordare la lettera enciclica Re-demptoris mater (25 marzo 1987) di Giovanni Paolo II,la cui devozione mariana era notoria. Benché questopontefice abbia molto esaltato la dignità e la vocazionedella donna, egli fu accusato, in particolare dalla teolo-gia femminista, di sostenere posizioni antropologiche“dualiste” e di difendere una mariologia “massimalista”cosa che significherebbe un regresso rispetto al concilio.Tuttavia, una lettura serena della Redemptoris Matermostra che Giovanni Paolo II, nella tematica mariana, fuun fedele continuatore della dottrina conciliare. L’enci-clica consta di tre parti: I - Maria nel mistero di Cristo; II- La Madre di Dio al centro della Chiesa in cammino; III- Mediazione materna. In tutto il documento, il papa fapiù di cento riferimenti al concilio.Senza paura di essere tacciati come “massimalisti” e an-tiecumenici, i vescovi latino-americani e dei Caraibi esal-tano la figura di Maria in tutte le loro Conferenze gene-rali: i diversi titoli e i santuari sparsi dappertutto nel con-tinente testimoniano la vicinanza di Maria alle persone,e nello stesso tempo manifestano la fede e la fiducia chei devoti sentono verso di lei. Ella appartiene loro ed es-si la sentono come madre e sorella» (Doc. di Aparecida,269).

Maria, donna, madree figura della Chiesa

Concludendo questo articolo invito il lettore a rileggeree a meditare il capitolo VIII della Costituzione Lumengentium. E poi, ignazianamente, a “riflettere per trarreprofitto”, ossia portare la dottrina conciliare nella nostrarealtà personale ed ecclesiale.La dottrina mariana del concilio Vaticano II potrà con-fermare e approfondire il nostro amore alla persona diMaria, come donna ideale, come vergine e madre, comefigura e modello della Chiesa.

Maria è donna, una donna per eccellenza (cf. Gv 2,4; 19,26), l’immagine femminile perfetta, la donna che Dio so-gnò quando, all’origine dei tempi, volle dare una compa-gna adeguata all’uomo: la donna vestita di sole, con la lu-na sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stel-le (Ap 12,2). È la donna ideale, la donna che ogni uomoe ogni donna vorrebbe avere accanto a sé come sorella,.amica e compagna, come confidente e consigliera.In Maria troviamo, come in uno specchio, le virtù fem-minili più preziose, senza ombra di peccato che leoscuri.“Lungi dall’essere una donna passivamente sottomessao di una religiosità alienante, fu una donna che non du-bitò di affermare che Dio è il vendicatore degli umili edegli oppressi e abbatte dai troni i potenti di questomondo (Lc 1,51-53): [...] una donna forte che conobbe davicino la povertà e la sofferenza, la fuga e l’esilio (cf. Mt2,13-23)” (Doc. di Aparecida). Il concilio, proprio pren-

SPECIALE Testimoni

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dendo le distanze dalla visione mariologica “massimali-sta”, presentò Maria come donna privilegiata e assolu-tamente singolare. Ella “quale discendente di Adamo, ècongiunta con tutti gli esseri umani”, ma “precede digran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri” (LG53) e, “nella Chiesa santa occupa, dopo Cristo, il postopiù alto e il più vicino a noi” (LG 54).

Maria è, anche e soprattutto, madre. Nella vita e nel cuo-re di ogni uomo, di ogni donna, la presenza o la nostal-gia della madre è insostituibile. Maria rappresenta tuttele madri che, nel generare figli, garantiscono il futurodell’umanità. Nella figura della Madre di Gesù, sacramento della te-nerezza di Dio, noi veneriamo il prototipo della Madre,il cui amore ci protegge e accompagna lungo tutta lavita.Il concilio, trattando del posto che occupa la Vergine nelmistero di Cristo e della Chiesa, riaffermò l’idea dellamaternità spirituale di Maria, che ricorre una quaranti-na di volte nel capitolo VIII della Lumen gentium. Lamaternità di Maria è nell’ordine della grazia, poiché inMaria tutto è pura grazia di Dio.

Maria è figura o immagine esemplare della Chiesa. L’i-dea non è nuova poiché si trova già in sant’Ambrogio,ma il concilio la enfatizzò dandole un sapore di novità.Giovanni Paolo II la spiegò nella linea della mediazionematerna e della cooperazione di Maria nella rigenerazio-ne e formazione dei figli e delle figlie della Chiesa.La relazione di Maria con la Chiesa è un concetto mol-to sottolineato dalla dottrina mariana del Vaticano II. Ilconcilio chiama Maria “immagine e modello della Chie-sa”. “Modello e paradigma dell’umanità”, afferma laConferenza di Aparecida.I numerosi movimenti di carattere mariano presentanoMaria come “Regina”, “Rosa mistica”, “Madre ammira-bile” e con tanti altri titoli. In occasione del VII° cente-nario della Santa Casa di Loreto (1995) Giovanni PaoloII ha ordinato di inserire nelle litanie lauretane l’invoca-zione di “Regina della famiglia”. In modo speciale, laVergine Maria può essere vista come la madre dei bam-bini abbandonati e modello della gioventù, età della vi-ta in cui le figure e i modelli sono importanti per la for-mazione della propria identità. Pensiamo al bene che lafigura di Maria ha fatto a tante generazioni di giovani,nelle antiche congregazioni mariane, e che continua a fa-re nella attuali Comunità di vita cristiana.Terminiamo riaffermando la fiducia nella presenza nel-la nostra vita di Maria, donna, madre e modello. Da leivorremmo imparare a contemplare e conoscere, amaree seguire il suo Figlio Gesù, Pane per il nostro cammino,Luce dei nostri passi.

Luis Gonzalez-Quevedo, SJ

1. L’articolo è stato pubblicato dalla rivista brasiliana di spiritualitàignaziana Itaici (giugno 2012) ed è qui ripreso, in una nostra traduzio-ne, con l’autorizzazione dell’autore.

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