Dagli errori s’impara

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Un giorno un asino passeggiava per l’aia sconsolato perché pensava di non saper abbastanza. Era triste e depresso perché si sentiva inferiore al pavone che si dava delle arie continuamente, mentre lui non riusciva a togliersi quel terribile vizio di ragliare ogni volta che parlava. Allora decise di chiedere alla papera istruita di aiutarlo nella dizione delle parole.

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<<Gentile papera, iho, iho …, domani iho, iho …. devo sostenere, iho, iho…un esame … impostante…. no! Iho, iho, impoltante….no! Iho, iho, improntante, oh insomma! Hai capito, non so nulla iho, iho …e, da solo, non riesco a studiare, non faccio che ragliare, iho, iho... Potresti aiutarmi?>> chiese l’asino alla papera che gli rispose: <<Celtamente, nexuno è meclio di me. Nexuno è plepalato quanto me>>.

L’asino si recò per diversi giorni dalla papera che con pazienza lo istruì sulla corretta pronuncia delle parole e lo aiutò a controllare il suo continuo ragliare.

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Il pavone, un giorno, li vide impegnati in una lezione. Si avvicinò e disse loro: <<Guarda guarda, un asino che va a lezione da una papera!>>. Poi si rivolse all’asino: <<Che sciocco sei! Prendi lezioni da una papera che non è capace di pronunciare correttamente le parole! Avresti dovuto venire da me che sono laureato in pavonologia presso l’Università “Secchioni” di Milano>>. La papera intervenne e offesa rispose: <<Vollei dilti che ancl’io ho studiato all’Univelsità di Paligi e sono pelfettamente in glado di istluile questo povelo asinello, molto meclio di te. È inutile che tu continui a pavonettalti>>.

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L’asino, amareggiato, si ritrovò a pensare come avrebbe potuto prepararsi se il pavone e la papera avessero continuato a litigare. A chi dei due avrebbe dovuto dare ascolto?

Decise così di chiedere ad entrambi di aiutarlo senza più litigi. Il pavone e la papera accettarono la proposta, ma sapevano che sarebbe nata fra loro due una grande rivalità. Chi dei due avrebbe preparato meglio l’asino per l’esame?

Il giorno seguente, il pavone e la papera si recarono a casa dell’asino pronti ad istruirlo. L’asino chiese di cominciare dai verbi e dal portamento. Dopo una lunga discussione sulla pronuncia e sul modo in cui l’asino avrebbe dovuto trattenersi dal ragliare, la papera e il pavone convennero che l’asino fosse sufficientemente preparato. Entrambi giunsero alla conclusione di essere stati degli ottimi insegnanti.

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Arrivò finalmente il giorno dell’esame. L’asino entrò nell’aula Magna e di fronte ai professori iniziò la sua interrogazione. Atteggiandosi come il pavone gli aveva insegnato, cominciò a ripetere i verbi che aveva imparato dalla papera. <<Io sonò, tu seì, egli siè, noi sciamò, voi sciatè, essi scianò>>. Mentre recitava i verbi, era contento perché non aveva ragliato neppure una volta, anche l’espressione dei professori gli fece sperare di aver fatto una buona impressione.

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Uscì dall’aula e attese il giudizio. Fuori, ad aspettarlo, c’erano la papera e il pavone che gli chiesero com’era andata. L’asino spiegò loro che aveva fatto esattamente tutto ciò che gli avevano insegnato, così, sicuro di sé, iniziò a darsi delle arie come il pavone.

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Poco dopo fu richiamato dai professori per ascoltare l’esito del suo esame. <<Siamo spiacenti, signor Asino, purtroppo non ha superato l’esame. Ci siamo chiesti da chi fosse andato a lezione>>. L’asino tristemente rispose che era stato istruito dalla papera e il pavone, poi uscì e raggiunse i due e disse loro: <<Mi dispiace cari amici, ma non ho superato l’esame poiché non mi avete insegnato le cose in modo corretto e soprattutto non sono stato me stesso>>. I due si guardarono negli occhi e non riuscivano a comprendere dove avevano sbagliato. Com’era possibile che lo avessero consigliato male?

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Nel frattempo i professori convocarono la papera e il pavone; li invitarono a sostenere nuovamente un esame. Il pavone e la papera rimasero colpiti da tale richiesta, ma si sottoposero all’esame convinti di poter dimostrare la loro bravura. Durante la prova, si accorsero di avere alcune difficoltà; a quel punto si interrogarono sulle loro conoscenze e capacità e si resero conto che anche loro potevano sbagliare. La loro presunzione li aveva portati a sopravvalutarsi. Con la smania di erudire e cambiare la natura del povero asino, avevano dimenticato di essere umili.

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A quel punto non presero più in giro il povero asino, che intanto aveva ripreso a ragliare, e insieme, con umiltà, andarono a un corso di recupero. La papera accettò i propri difetti, mentre il pavone imparò ad atteggiarsi solo in determinate circostanze. In particolare, entrambi capirono di aver sbagliato a volere cambiare la natura del povero asino. I loro consigli non lo avevano aiutato né ad essere migliore né a superare la prova d’esame.

L’asino, d’altro canto, da questa esperienza, imparò ad accettare se stesso e capì di non poter essere qualcun altro.

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Balzani AgneseDamassa FrancescoDi Pietro GiovanniErbi VirginiaFanti DilettaFarabegoli MonicaFulvi FedericaGiovannini MarcoGiuliano SilvanaIacolare CamillaIjaz Haitam BinMaganuco AleandroMasi VeronicaMazzotti LucaMessina DalilaMorar Alina DenisaPerini AnnalisaPirone MicheleSfalanga FedericaStrocchi MartinaTrombini Luca

Con la supervisione dei docenti:prof.ssa Stefania Beccari e prof. Alberto Albertini