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Corso di formazione MIGRANTES Roma 25-28 giugno 2013 Nuova fase dell’immigrazione: Non chiedere “Tu, da dove vieni?” Chiediamoci: “Dove vogliamo andare tutti insieme?” Educazione alla cittadinanza interculturale nel Territorio di Bassano del Grappa ( Vicenza) Luciano Carpo p. Mauro Lazzarato Migrantes Vicenza – Centro Scalabrini ( Bassano del Grappa)

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Corso di formazione MIGRANTES Roma 25-28 giugno 2013

 Nuova fase dell’immigrazione:Non chiedere “Tu, da dove vieni?”

Chiediamoci: “Dove vogliamo andare tutti insieme?”

Educazione alla cittadinanza interculturalenel Territorio di Bassano del Grappa ( Vicenza)

 

Luciano Carpop. Mauro Lazzarato

Migrantes Vicenza – Centro Scalabrini ( Bassano del Grappa)

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Sintesi della buona pratica: +• Oltre l’emergenza. • Non un’attività educativa  “per” gli immigrati, bensì 

“con”. • Non iniziative isolate e saltuarie, delegate alla scuola e a qualche organizzazione.

• Ma un percorso educativo unitario “insieme: italiani e nuovi italiani”.

• Percorso educativo unitario inteso come esercizio attivo di dialogo e di cittadinanza.

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Da tre anni, coinvolge contemporaneamente tutte le “comunità educanti del territorio”, in particolare:

i sette istituti scolastici superiori( tra cui un gruppo di giovani detenuti nel carcere di Vicenza, che compongono una sezione dell’Istituto Agrario) le organizzazioni di immigrati residentile associazioni di donnel’università degli adultile fedi religiose presentile forze dei quartierile organizzazioni della società civiledue assessorati dell’Amministrazione Comunale Centro Scalabrini e Migrantes.

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Metodologia

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 Denominiamo questo programma una Buona Pratica educativa.

Cosa intendiamo per Buona Pratica?

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Dopo la grotta carsica e oltre l’aula scolastica: “Prove di Futuro”, come percorsi di cittadinanza

programmati su reti istituzionali (comunità educanti del territorio: scuole, associazioni, enti locali)

Quando il flusso migratorio era percepito attraverso le suggestioni politico-mediatiche di “emergenza-sicurezza”, all’uscita della scuola, iniziava la grotta carsica dell’intelligenza collettiva e reticolare di molti enti locali e di moltissime associazioni della società civile, impegnate nell’accoglienza e nell’interazione. 

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In questi ultimi anni, invece:

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“Prove di futuro- Buone pratiche”?

Le azioni positive individuali o di un gruppo isolato, diventano Buone Pratiche, quando:

hanno una valenza “politica” (don Milani): “Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne da soli non è possibile. Ed è avarizia. Sortirne tutti insieme è la politica.”

contribuiscono a cambiare”, inducendo la riorganizzazione di un percorso istituzionale.

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Indicatori di Buone Pratiche: visione organica delle potenzialità

di tutte le componenti del Territorio (Governance)

identificazione di percorsi istituzionali (Reti del pubblico e del privato, in sinergia)

competenze specifiche

protagonismo e corresponsabilità degli operatori di base (empowerment)

sostenibilità (potranno continuare con risorse locali)

replicabilità in altri contesti generano impatto reale (cioè

“cambiamenti” destinati a incidere)

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Nuova fase per gli educatori: oltre l’emergenza, dare contenuti allo jus soli

Lo jus soli è importante (campagna continua) ma è una formula giuridica. Occorre evitare che si generino varie “cittadinanze”: serie A-B, ecc. Per questo, occorre che ci sia da parte di tutti (italiani e nuovi italiani) un percorso educativo che, pedagogicamente e gradualmente,  porti tutti a dei passaggi concettuali nuovi in sintonia con le sfide della globalizzazione (intensificazione di ogni genere di flussi e di relazioni).

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Parole Chiave n.1: Migranti in Italia-Tutti siamo e saremo migranti nel mondo globalizzato. Nuovo lessico: mettere in evidenza l’aspetto organizzativo funzionale: organizzazioni, famiglie e persone; lavoratore, contribuente, imprenditore, operatore di sviluppo e di cultura (in Italia e nei paesi di provenienza), ecc. ma anche: portatori di legami e di connessioni relazioni) tra più suoli-territori.  Con forme di relazione diverse rispetto anche alla spiritualità.  Pluralità di relazioni- appartenenze, come è caratteristico dell’attuale mondo globalizzato (giovani italiani, “cervelli” , disponibili all’esperienza migratoria e a perfezionarsi all’estero con nuove relazioni professionali di qualità,  non come “fuga” ma come scelta).

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 Non più il lessico dell’esclusione: 

straniero, 

etimologicamente: estraneo, che non ha relazioni con il “suolo” in cui si trova.

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Parola Chiave n. 2: La Cittadinanza (forma giuridica di diritti/doveri) si attua in un suolo, è localizzata, necessita di un luogo, di uno spazio. Esiste una pluralità di scale spaziali: si è cittadini di un dato Comune, cittadini italiani, cittadini europei, cittadini del mondo.

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Parola Chiave n.3: L’educazione alla cittadinanza, nella sua dimensione multiscalare, si configura come una risposta alle sfide relazioniali della globalizzazione) e riguarda tutti: italiani e nuovi italiani, parimenti co-responsabili della governance di un suolo-territorio.Occorre educare “tutti” i nostri giovani che nell’attuale prospettiva di  mobilità mondiale, nel corso di una vita, la cittadinanza potrà esercitarsi in paesaggi “liquidi” e determinare appartenenze plurime.

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Parola Chiave n.4: Territorio, intreccio di relazioni.: insieme dei soggetti che, in una determinata area geografica, sono riconosciuti come attori responsabili di un mandato educativo, politico e sociale. Tali soggetti si possono individuare prima di tutto nella singole persone e nella famiglia, poi negli enti locali, scuole, parrocchie, Asl, associazioni, privato sociale ( sussidiarietà). Gli elementi comuni tra questi soggetti sono il mandato o mission comune ad interpretare un determinato ruolo sociale, nella diversificazione dei compiti. 

Oggi la Chiesa, che fa parte del Territorio, è una delle tante possibili risorse. Nel Territorio è chiamata a leggerne i cambiamenti, a interpretarne i bisogni, esercitando una forte capacità di ascolto e di discernimento. È però una, non l’unica e neppure, per certi versi, lapiù ascoltata.

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Parola Chiave n. 5: Lavorare in rete. Sempre più spesso sentiamo parlare di rete educativa: è ilcollegamento tra le diverse agenzie del territorio a favore di una condivisione delle intenzionalità educative della propria specifica                              azione e della messa in comune delle informazioni, delle valutazioni,delle progettazioni e delle rispettive risorse, in vista di un “patto educativo”. 

La progettazione e la gestione “a rete” degli interventi  diventano il modello operativo e di riferimento per la realizzazione di un sistema integrato di risposte, nel quale, accanto alla promozione e alla regolazione pubblica, convive la co-progettazione, con un esercizio di responsabilità comune da parte dei soggetti pubblici, privati e sociali, dei soggetti istituzionali e non).

 Nel territorio di Vicenza: 9 reti scolastiche, una rete di 24 scuole con ragazzi Rom e Sinti, rete dei centri interculturali, ULSS, Rete Comuni per profughi, conferenza dei sindaci, ecc.. Rete degli oratori e centri giovanili.

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Parola Chiave n. 6: Dialogo come esercizio di cittadinanza interculturale

Tra le reti delle distinte comunità educanti del Territorio.  Il  “dialogo”  è  allo  stesso tempo  fine  e  mezzo,  valore  e  obiettivo, diritto  e  politica  per  la  governance del territorio, dell’Italia e dell’Europa. 

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Prove di futuro nell’Alto Vicentino  Rete di Bassano del Grappa

• Principi ispiratori: il territorio (il locale), uno dei campi d’azione della sfida del globale, vive un processo di coevoluzione tra luogo, risorse materiali, risorse umane e progetti di vita, e non può prescindere da una intenzionalità educativa e da una progettualità sociale  a cui sono chiamati tutti i protagonisti del territorio stesso: gli amministratori, gli educatori, le famiglie di tutti i residenti, le scuole, il mondo produttivo. 

• Rete promossa e coordinata da: Amministrazione Comunale di Bassano del Grappa

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* Linea educativa: Cittadini non si nasce: cittadini si diventaFare insieme un sistema programmato di percorsi (“prove”) di cittadinanza inclusiva * Finalità: Un Futuro con cittadinanza inclusiva e progettualità democratica si apprende a costruirlo attraverso il “riconoscimento reciproco”, cioè attraverso tappe di dialogo, inteso alla stesso tempo come fine e mezzo, valore e obiettivo, diritto e politica per la governance del territorio, dell’Italia e dell’Europa. 

Prove di futuro nell’Alto Vicentino  Rete di Bassano del Grappa

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Percorsi alla cittadinanza interculturale realizzati negli ultimi tre anni.

      Allegato: Scheda riassuntiva del percorso 2013 appena concluso

A. Finalità nel quadro delle normative scolastiche: costruire insieme le tappe di un 

viaggio educativo, inteso come “un esercizio attivo di dialogo e di cittadinanza”, in sintonia con le indicazioni 

ministeriali di “Cittadinanza e Costituzione”, il nuovo insegnamento la cui sperimentazione è stata introdotta 

nelle scuole di ogni ordine e grado con la legge n.169 del 30 ottobre 2008.

a.1- Le tappe del dialogo cittadino attorno al tema della “cittadinanza interculturale”“•       Nella prima tappa (anno scolastico 2010-2011), il tema della cittadinanza è 

stato affrontato nel suo aspetto oggettivo-giuridico (dialoghi interni, confronti pubblici, discussioni, DVD e votazioni su “jus soli”, “jus sanguinis”). Dialogo con autorità locali

•     Nella seconda tappa (anno scolastico 2011-2012), il tema della cittadinanza è stato assunto nel suo aspetto soggettivo (dialoghi interni, confronti pubblici, discussioni, DVD su “quali parole per dire “cittadino”. Per dire Bassano, per dire Italia, per dire Europa).

•  Nella terza tappa ( anno scolastico 2012-2013), è stato proposto che il tema della cittadinanza sia affontato nei suoi aspetti creativi.

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B. Temi del dialogo 2012-2013 b.1.- Come membri di una società multiculturale e come cittadini, abbiamoereditato una gamma di patrimoni dal passato. Cioè, abbiamo unamolteplicità di RADICI. Quali sono, a nostro giudizio, le Radici che riteniamovalide e indispensabili, in questo tempo di crisi e di rinnovamento totale? 

Oltre ad avere delle Radici, abbiamo le ALI. Cioè, la possibilità, il diritto-dovere di “andare oltre”, di cambiare, di innovare per il Futuro, di creare una società migliore e cittadini migliori. L’urgenza di cambi radicali, di volare su cieli più tersi e su maggiori stabilità è avvertita da vasti strati della popolazione. Di quali ALI abbiamo bisogno per sollevarci dall’attuale situazione? 

“Le Radici e le Ali” è una prima metafora su cui dialogare. Secondo questaprima metafora, la nostra identità di cittadini si basa su delle radici statiche (storiche, culturali, sociali, economiche, religiose, artistiche, ecc.) alle quali ogni generazione  aggiunge qualcosa di creativo. Quali radici tagliare, perché? Di quali sali minerali  (valori) nuovi ha bisogno il nostro albero?

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• b.2.- Come ulteriore tema del dialogo, si propone contemporaneamente una seconda metafora: la storia dell’umanità è come un grande FIUME dalle mille anse ( alcune ancora poco conosciute e tutte in trasformazione), che serpeggia in mezzo a sempre nuovi paesaggi, difficoltà e imprevisti, ma che nonostante tutto continua a scorrere anche perché riceve acqua e sali minerali nuovi da tanti AFFLUENTI, che lo cambiano, lo rinnovano, lo fanno diventare qualcosa di nuovo, in grado di affrontare le rapide del Futuro. 

• “ Il Fiume e gli affuenti” è la seconda metafora su cui dialogare.  La nostra identità di cittadini è sempre stata dinamica, in incessante evoluzione, anche per gli apporti di tanti AFFLUENTI che (ognuno con la sua particolare prospettiva: popoli, sensibilità, culture, produzioni, espressioni diverse) contribuiscono ad un’ ininterrotta innovazione e creazione ( v. es. USA e altri grandi paesi industrializzati).

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Fasic.1.- Prima fase: Il dialogo dentro ogni Istituto• Proposta operativa: il gruppo di studenti di ogni Istituto realizza: (a)  un messaggio audiovisivo (con uno strumento a scelta: power point, 

video-DVD, ecc.) di 10 minuti, dove sintetizza e spiega le proprie riflessioni di gruppo, illustrando la propria scelta finale di una tra le due  metafore proposte:

   * Queste sono le nostre RADICI e queste sono le nostre ALI. A giudizio nostro, queste sono le RADICI e le ALI per Bassano, per l’Italia e per l’Europa.

 • Oppure: * Ci riconosciamo come persone, come Bassano, come Italia, come Europa, in un

grande FIUME, frutto di tanti AFFLUENTI che vi hanno concorso e di altri che vi concorreranno.

 • c.2.- Seconda fase: Il dialogo tra gli Istituti

Proposta operativa: riunione congiunta dei gruppi di studenti dei 7 istituti per:        (a) Presentazione e spiegazione dei criteri e delle scelte operate nel proprio   

messaggio ( power point, video-DVD, ecc.).    (b) Dialogo  

c.3- Terza fase: il Dialogo intergenerazionale e con le Autorità. Teatro Remondini Proposta operativa: presentazione del Video e del “Dizionario ragionato”, in dialogo con:

• Genitori, giornalisti, operatori religiosi delle distinti fedi, sindacalisti, organizzazioni della società civile

• Autorità• Diffusione del messaggio finale ( power point, video-DVD, ecc.) e diffusione

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Ruolo svolto dalla Migrantes- Centro Scalabrini nel quadro della Buona Pratica triennale

Catalizzatore e facilitatore di processi, che generano cambi nel modo di concepire e vivere la cultura territoriale. L’interculturalità destabilizza i vecchi parametri:

• Adulti: luoghi materiali• Giovani (italiani e nuovi italiani”: luoghi immateriali).

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La Buona Pratica educativa mira a:

-educare al territorio- “suolo”,  cioè alla consapevolezza: collocarsi cognitivamente nello spazio vissuto in continua trasformazione, nella dinamicità del  “suolo”, nelle reti organizzate delle relazioni, valorizzando la pluralità delle appartenenze; il sapersi pensare come ecosistema (risorse materiali ed umane) e parte di una comunità di destino globale. L’educazione al territorio diventa impegno per una costruzione collettiva, intenzionale, di una risposta inclusiva per prevenire le cittadinanze di serie B, e per affrontare le criticità e le complessità su scala locale e globale.  Solo con questa consapevolezza, si raggiunge il secondo obiettivo:

- educare il territorio -“suolo”,: cioè modellare in meglio il nostro convivere.     Incidere.                                   Costruire progettualità democratica per una società veramente  inclusiva.

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Prospettive:  La Buona  Pratica educativa “Dialogando” continuerà anche nei prossimi anni, con la conformazione di una “Cabina di Regìa” autonoma rappresentativa di tutte le “comunità educanti del Territorio”. Una speranza è avere le risorse per poterla realizzare sempre più attraverso la rete, considerando che per i giovani – italiani e nuovi italiani- il cellulare e internet sono fondamentali, sempre meno “strumenti” e sempre più “protesi di competenza sociale”, oggetti sociali, vero nodo di allacciamento delle reti di cui i ragazzi sono parte. La posta in gioco è la qualità dell’intreccio delle relazioni cui gli adolescenti dimostrano di tenere moltissimo. 

Grazie per l’attenzione e auguri di Buone Pratiche