CORSO DI AGGIORNAMENTO per tutto il personale dirigente, … · dimostra la sua superiorità...

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*** IL CESP è riconosciuto dal MPI come ENTE FORMATORE (D.M. 25/07/2006 prot. 869) *** CORSO DI AGGIORNAMENTO per tutto il personale dirigente, docente ed ausiliario della scuola, l’ iscrizione è gratuita, la partecipazione rientra nelle giornate di permesso per aggiornamento ai sensi dell’art. 62 del CCNL 14/08/2003 e CCDR 19/06/2003. AUTORIZZAZIONE MIUR – Ufficio Scolastico Regionale.DG del Veneto prot.n° 4326/P/F2-C12 del 11/07/2007 CONVEGNO Bulli & Pupe: riflessioni su bullismo e dintorni mercoledì 12 dicembre dalle ore 9.00 alle ore 13.00 Aula Magna L.A. “Modigliani” Via degli Scrovegni 30 - Padova PROGRAMMA RELATORI: Giuseppe Mosconi,[Un. Scienze Pol. di PD, docente di sociologia e criminologia]: ‘bullismo e disorientamento giovanile’ Roberto Marinello,[ULSS 16, pediatra consulente CICC]: ‘mutazionzioni fisiologiche e trasformazioni sociali’ Ivano Spano, [Un. Psicologia di PD, docente di sociologia e psicologia]: ‘il bullismo nella crisi dei modelli sociali e della comunicazione’ Marzio Sturaro, coordinatore. Verrà rilasciato l’idoneo attestato di frequenza ai sensi della normativa vigente L’ iscrizione si effettua all’apertura del convegno, per adesionii preliminari: CESP via Cavallotti 2 – 35100 PADOVA - FAX 0498824273 – EMAIL : [email protected] Il convegno è stato realizzato grazie alla collaborazione di : CESP via Manzoni 155 – Roma ++++++ Associazione Difesa Lavoratori via Cavallottii 2 - Padova

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*** IL CESP è riconosciuto dal MPI come ENTE FORMATORE (D.M. 25/07/2006 prot. 869) ***

CORSO DI AGGIORNAMENTO per tutto i l personale dirigente , docente ed ausi l iario del la scuola, l ’ iscrizione è gratuita , la partecipazione ri entra nel le giornate di permesso per aggiornamento ai sensi del l ’art . 62 del CCNL 14/08/2003 e CCDR 19/06/2003 . AUTORIZZAZIONE MIUR – Ufficio Scolas tico

Regionale .DG del Veneto prot .n° 4326/P/F2-C12 del 11/07/2007

CONVEGNO Bulli & Pupe: riflessioni su

bullismo e dintorni

mercoledì 12 dicembre dalle ore 9.00 alle ore 13.00 Aula Magna L.A. “Modigliani”

Via degli Scrovegni 30 - Padova PROGRAMMA

RELATORI:

Giuseppe Mosconi,[Un. Scienze Pol. di PD, docente di sociologia e criminologia]:

‘bullismo e disorientamento giovanile’

Roberto Marinello,[ULSS 16, pediatra consulente CICC]: ‘mutazionzioni fisiologiche e trasformazioni sociali’

Ivano Spano, [Un. Psicologia di PD, docente di sociologia e psicologia]: ‘il

bullismo nella crisi dei modelli sociali e della comunicazione’

Marzio Sturaro, coordinatore.

V e r r à r i l a s c ia to l ’ i do ne o a t t e s ta to di f r e q ue nz a a i s e n s i de l la no r ma t iv a v ig e nte L ’ i s c r i z io ne s i e f f e t t ua a l l ’ a pe r t ur a de l c o nv e g no , pe r a de s io ni i pr e l im i na r i :

C E S P v ia Ca v a l lo t t i 2 – 3 5 1 0 0 P AD O V A - F A X 0 4 9 8 8 2 4 2 7 3 – E M AI L : i n fo @ c e s p- p d. i t I l c o nv e g no è s ta to r e a l i z z a to g r a z i e a l l a c o l la bo r a z io ne di :

CESP via Manzoni 155 – Roma ++++++ Associazione Difesa Lavoratori via Cavallottii 2 - Padova

Bullismo: Discutiamone. Questo è il secondo incontro di aggiornamento del CESP per l’a.s. in corso, ci è sembrato utile incentrarlo sui temi del bullismo, posto che da almeno un paio d’anni sono balzati all’onore delle cronache per effetto anche di un perverso voyerismo massmediatico di cui siamo tutti vittime, consapevoli o meno. Discutiamo del bullismo – dunque – presente in tutte le scuole di ogni ordine e grado, in forme più o meno evidenti, ma senza dimenticarci dell’invasione e disseminazione dei miasmi della violenza nel nostro vissuto quotidiano, di cui certamente il bullismo ne è una variante. Per questo abbiamo accluso ai materiali specifici del tema alcuni spunti sulle tematiche generali della violenza che ci sembrano utili per non perdere di vista l’orizzonte societario nel quale le fenomenologie del bullismo si innestano. Qui di seguito vi proponiamo una definizione [estrapolata da wikipedia], che vorrebbe inquadrare ciò che è difficilmente inquadrabile: ci servirà per cominciare a discutere; di seguito gli altri materiali che ci sono sembrati utili per approfondimenti e stimoli operativi. Per il Cesp di Padova Giuseppe Zambon Con bullismo si indica un fenomeno sociale tipico delle classi scolastiche, in cui uno o più adolescenti perseguitano sistematicamente e con intenzionalità, con diverse pratiche, un ragazzo più debole. Il bullismo, per essere definito tale, deve presentare le seguenti caratteristiche: le prepotenze devono essere sistematiche ed intenzionali e solitamente è presente un’asimmetria fra bullo e vittima . Gli studi sul fenomeno si concentrano quasi esclusivamente sull'ambiente scolastico. Attualmente, da parte dei mass-media, il termine viene anche usato in maniera più ampia e generica, per riferirsi al teppismo e al vandalismo da parte degli studenti. Il termine Il termine italiano è un calco dell'inglese bullying. In Scandinavia, dove hanno avuto inizio le primissime ricerche sul fenomeno, si usa il termine mobbing (o mobbning). Tuttavia, sia nel mondo anglosassone che in Italia, con mobbing ci si riferisce unicamente ai fenomeni di prevaricazione interni all'ambiente di lavoro. Il mobbing sarebbe dunque il bullismo che avviene tra gli adulti, e il bullismo il mobbing che avviene tra i minori. Entrambi i fenomeni, inoltre, presentano caratteristiche analoghe, di solito in forme meno esasperate, del nonnismo degli ambienti militari. Interpretazioni fuorvianti del termine Da segnalare la sfumatura inevitabilmente fuorviante del termine bullismo. Richiamando l'immagine classica dello studente cretino come non solo prepotente, ma anche dotato di atteggiamenti ribelli e in parte marginalizzato, il bullismo tenderebbe ad essere visto come una variante del vandalismo o del teppismo e quindi una forma di rifiuto delle regole della convivenza collettiva; o ancora, come una forma di violenza imposta da un singolo o un piccolo gruppo rispetto alla classe scolastica, sostanzialmente armonica. Aspetti sociali L'atteggiamento del bullo nei confronti del più debole o dei più deboli ha cause che spesso risiedono nell'invidia nei confronti delle vittime, invidia alimentata da un forte complesso adleriano d'inferiorità. Uno studente brillante, o con una famiglia molto agiata, è vittima del bullo che dimostra la sua superiorità nell'evidenziare i difetti fisici e/o caratteriali della vittima e renderla quindi inferiore, il tutto a vantaggio di una presunta, sconcertante ed irreale gratificazione. Principali vittime del bullismo sono, secondo gli studi più tradizionali che incentrano l'attenzione sulle caratteristiche individuali, gli studenti di grossa corporatura e/o con i tipici tratti facciali da secchione (occhiali, pettinatura ordinata, abiti sobri), subito riconoscibili, o dal linguaggio molto

educato e povero delle naturali inflessioni dialettali. Studi più recenti, sia in Italia che in particolare in Giappone (cfr. Ijime), ne sottolineano il carattere di comportamento di gruppo; il processo di designazione della vittima dipende dalle caratteristiche del gruppo e dai suoi processi, tipici dell'età evolutiva, di costruzione dell' identità e dall'assetto di potere del gruppo. Sarebbe più opportuno allora parlare di bullismi. Si può parlare di bullismo persecutorio quando la designazione è esterna al gruppo: in questo caso è in gioco la leadership del gruppo (della banda) e la designazione della vittima è più o meno casuale. Si può parlare di un bullismo di inclusione (cfr. nonnismo) quando le vittime sono i piccoli che devono sottoporsi a persecuzioni perlopiù ritualizzate per essere ammesse nel gruppo. Si può infine parlare di un bullismo di esclusione (cfr ostracismo) laddove la vittima è interna al gruppo (in genere la classe scolastica) e viene umiliata e perseguitata in quanto considerata estranea alla cultura e al modello identitario prevalente nel gruppo. Il bullismo può essere sia "diretto" che "indiretto". Il bullismo diretto consiste nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, dare pizzicotti, appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli, minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti sugli altri o rovinarli. Il bullismo di tipo indiretto invece si gioca più sul piano psicologico, meno visibile e più difficile da individuare, ma non è meno dannoso per la vittima di "turno". Esempi di bullismo indiretto sono: l'esclusione dal gruppo dei coetanei, l'isolamento, l'uso di smorfie e gesti volgari, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia. A differenza di quanto si pensi, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia maschi che femmine, ma nei due sessi si esprime in due modi differenti. I maschi mettono in atto soprattutto prepotenze di tipo diretto, come aggressioni fisiche e verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono prevalentemente ad altre femmine. Dalle notizie di stampa sembrerebbe, poi, che ci siano delle età a rischio di bullismo, poiché i soggetti coinvolti sono spesso o bambini tra gli 7-10 anni o ragazzi tra i 14-17 anni. Il bullismo, a differenza del vandalismo e del teppismo, si presenta come una forma di violenza antitetica a quelle rivolte contro le istituzioni e i loro simboli (docenti o strutture scolastiche): queste ultime sarebbero estroverse, dove il bullismo è invece introverso, una sorta di cannibalismo psicologico interno al gruppo dei pari. Inoltre è da sottolineare come quasi sempre, in particolare nei casi di ostracismo, l'intera classe tenda ad essere coinvolta nel bullismo, attivo o passivo, rivolto verso le vittime del gruppo, tramite meccanismi di consenso, più o meno consapevole, non solo nel timore di diventare nuove vittime dei bulli, o per mettersi in evidenza nei loro confronti, ma perché questi spesso riescono ad esprimere sia pur in negativo, attraverso la designazione della vittima quale capro espiatorio, la cultura identitaria del gruppo. Padova, novembre 2007

Da ‘il tuo psicologo’

"Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni." Questa è la definizione che dà del bullismo Olweus, uno dei massimi studiosi di questo fenomeno. Da questa definizione si possono trarre le seguenti caratteristiche presenti in un comportamento di bullismo: • Azioni individuali o collettive di tipo: * fisico: prendere a pugni o calci, prendere o maltrattare gli oggetti personali della vittima; * verbale: insultare, deridere, offendere; * indirette: fare pettegolezzi, isolare dal gruppo. • Dura nel tempo (settimane o mesi) • La vittima è impossibilitata à difendersi Come abbiamo visto da queste caratteristiche il bullismo può essere attuato da un singolo individuo o da un gruppo e la vittima può essere, a sua volta, un singolo individuo o un gruppo. Si può distinguere una forma di bullismo diretto, che si manifesta in attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima, e di bullismo indiretto, caratterizzato da una forma di isolamento sociale ed in una intenzionale esclusione dal gruppo. Per quanto riguarda la manifestazione degli atti di bullismo si può affermare che la scuola è senza dubbio il luogo in cui questi si manifestano con maggiore frequenza, soprattutto durante i momenti di ricreazione, e nell' uscita da scuola. Proprio a causa di ciò, le vittime dei bulli spesso rifiutono di andare a scuola. Rimproverati e rimproverandosi continuamente di "attirare" le prepotenze dei loro compagni, perdono sicurezza e autostima. Questo disagio può influire sulla loro concentrazione e sul loro apprendimento. Spesso ragazzi con sintomi da stress, mal di stomaco e mal di testa, incubi o attacchi d'ansia, o che marinano la scuola o, peggio ancora, hanno il timore di lasciare la sicurezza della propria casa, sono le vittime prescelte dal bullo. Le conseguenze di tale situazione sono spesso gravi e possono provocare strascichi anche in età di molto successive a quelle del sopruso stesso.Generalmente le vittime sono più deboli fisicamente della media dei ragazzi. Anche l'aspetto fisico (ad esempio l'obesità) può giocare un ruolo nella designazione della vittima, anche se non è determinante. La vittima Le vittime sono, per lo più, soggetti sensibili e calmi, anche se al contempo sono ansiosi ed insicuri. Se attaccati, reagiscono chiudendosi in se stessi o, se si tratta di bambini piccoli, piangendo. Talvolta soffrono anche di scarsa autostima ed hanno un'opinione negativa di sé e della propria situazione. Le vittime sono caratterizzate da un modello reattivo ansioso o sottomesso, associato, soprattutto se maschi, ad una debolezza fisica, modello che viene rinforzato negativamente dalle conseguenze dei comportamenti sopraffattori. Tali conseguenze sono sempre a svantaggio della vittima perché non possiede le abilità per affrontare la situazione o, se le possiede, le padroneggia in maniera inefficace. Solitamente le vittime vivono a scuola una condizione di solitudine, di isolamento e di abbandono. Manifestano particolari preoccupazioni riguardo al proprio corpo: hanno paura di farsi male, sono incapaci nelle attività di gioco o sportive, sono abitualmente non aggressivi e non prendono in giro i compagni, ma hanno difficoltà

ad affermare se stessi nel gruppo dei coetanei. Il rendimento scolastico è di vario tipo e tende a peggiorare nella scuola media. Queste caratteristiche sono tipiche delle vittime definite passive o sottomesse, che segnalano agli altri l'insicurezza, l'incapacità, l'impossibilità o difficoltà di reagire di fronte agli insulti ricevuti; così le ripetute aggressioni non fanno altro che peggiorare questo quadro di incertezza sulle proprie capacità. Il bullo La caratteristica più evidente del comportamento da bullo è chiaramente quella dell'aggressività rivolta verso i compagni, ma molto spesso anche verso i genitori e gli insegnanti. I bulli hanno un forte bisogno di dominare gli altri e si dimostrano spesso impulsivi. Vantano spesso la loro superiorità, vera o presunta, si arrabbiano facilmente e presentano una bassa tolleranza alla frustrazione. Manifestano grosse difficoltà nel rispettare le regole e nel tollerare le contrarietà e i ritardi. Tentano a volte di trarre vantaggio anche utilizzando l'inganno. Si dimostrano molto abili nelle attività sportive e di gioco e sanno trarsi d'impaccio anche nelle situazioni difficili. Al contrario di ciò che generalmente si pensa, non presentano ansia o insicurezze. Sono caratterizzati quindi da un modello reattivo-aggressivo associato, se maschi, alla forza fisica che, suscitando popolarità, tende ad auto-rinforzarsi negativamente raggiungendo i propri obiettivi. I bulli hanno generalmente un atteggiamento positivo verso l'utilizzo di mezzi violenti per ottenere i propri scopi e mostrano una buona considerazione di se stessi. Il rendimento scolastico è vario ma tende ad abbassarsi con l'aumentare dell'età e, parallelamente a questa, si manifesta un atteggiamento negativo verso la scuola. L'atteggiamento aggressivo prevaricatore di questi giovani sembra essere correlato con una maggiore possibilità, nelle età successive, ad essere coinvolti in altri comportamenti problematici, quali la criminalità o l'abuso da alcool o da sostanze. All'interno del gruppo vi possono essere i cosiddetti bulli passivi, ovvero i seguaci o sobillatori che non partecipano attivamente agli episodi di bullismo. È frequente che questi ragazzi provengano da condizioni familiari educativamente inadeguate, il che potrebbe provocare un certo grado di ostilità verso l'ambiente. Questo fatto spiegherebbe in parte la soddisfazione di vedere soffrire i loro compagni. Questo tipo di atteggiamento è rinforzato spesso da un accresciuto prestigio. La vittima provocatrice Esiste un' "incrocio" tra vittima e bullo: le vittime provocatrici, caratterizzate da una combinazione di modalità di reazione ansiose e aggressive. Possono essere iperattivi, inquieti e offensivi. Tendono a controbattere e possono essere sgraditi anche agli adulti. Hanno la tendenza a prevaricare i compagni più deboli. Non è raro che il loro comportamento provochi reazioni negative da parte di molti compagni o di tutta la classe. Questo tipo di vittima è meno frequente rispetto alle precedenti e le vittime del primo tipo risultato maggiormente esposte a rischio di depressione. Le vittime presentano sin dall'infanzia un atteggiamento prudente e una forte sensibilità. Condizioni che favoriscono il fenomeno Vari studi hanno evidenziato alcuni fattori che sembrano essere alla base del comportamento aggressivo. Sicuramente un ruolo importante è da attribuire al temperamento del bambino. Un atteggiamento negativo di fondo, caratterizzato da mancanza di calore e di coinvolgimento, da parte delle persone che si prendono cura del bambino in tenera età, è un ulteriore fattore importante nello sviluppo di modalità aggressive nella relazione con gli altri. Anche l'eccessiva permissività e tolleranza verso l'aggressività manifestata verso i coetanei e i fratelli crea le condizioni per lo sviluppo di una modalità aggressiva stabile. Un ruolo importante è ricoperto anche dal modello genitoriale nel gestire il potere. L'uso eccessivo di punizioni fisiche porta il bambino ad utilizzarle come strumento per far rispettare le proprie regole. E' importante che siano espresse le regole da rispettare e da seguire ma non è educativo ricorrere soltanto alla punizione fisica. Queste non sono sicuramente le uniche cause del fenomeno, anzi, si può dire che esso è

inserito in un reticolo di fattori concatenati tra loro. È, comunque, certo che le condotte inadeguate si verifichino, con maggior probabilità quando i genitori non sono a conoscenza di ciò che fanno i figli o quando non hanno saputo fornire adeguatamente i limiti oltre i quali certi comportamenti non sono consentiti. Gli stili educativi rappresentano infatti un fattore cruciale per lo sviluppo o meno delle condotte inadeguate. È interessante sottolineare come il grado di istruzione dei genitori, il livello socio-economico non sembrano essere correlate con le condotte aggressive dei figli. A livello sociale si è visto come anche i fattori di gruppo favoriscano questi episodi. All'interno del gruppo c'è un indebolimento del controllo e dell'inibizione delle condotte negative e si sviluppa una riduzione della responsabilità individuale. Questi fattori fanno sì che in presenza di ragazzi aggressivi anche coloro che generalmente non lo sono lo possano diventare. Per evitare che un bambino ansioso e insicuro diventi una vittima è importante che i genitori lo aiutino a trovare una migliore autostima, una maggiore autonomia e gli forniscano degli strumenti adeguati per affermarsi nel gruppo dei coetanei. La prevenzione del bullismo Risulta poco utile agire sul disturbo e sulla psicopatologia ormai conclamata. La specificità di un intervento preventivo è quindi rivolto a tutti gli alunni e non direttamente ai "bulli" e alle loro vittime, perché, al fine di un cambiamento stabile e duraturo, risulta maggiormente efficace agire sulla comunità degli spettatori. È importante sottolineare questo punto perché, come indicato in letteratura, è inefficace l'intervento psicologico individuale sul "bullo". Infatti il "bullo" non è motivato al cambiamento in quanto le sue azioni non sono percepite da lui come un problema, e queste sono un problema soltanto per la vittima, gli insegnanti e il contesto. L'intervento diretto sulla vittima, pur efficace a fini individuali, non lo è per quanto riguarda la riduzione del fenomeno del "bullismo". Quella vittima cesserà di essere tale e il bullo ne cercherà presto un'altra nel medesimo contesto. Quindi, la prevenzione deve interessare gli alunni, gli insegnanti e i genitori. Questi possono farsi carico dei problemi attivando una programmazione contro le prepotenze e promuovendo interventi tesi a costruire una cultura del rispetto e della solidarietà tra gli alunni e tra alunni ed insegnanti. Si è evidenziato che l'intervento con bambini e ragazzi, deve essere preventivo rispetto a segnali più o meno sommersi del disagio e rispetto alle fisiologiche crisi evolutive. Per questi motivi è necessario attuare un programma di intervento pluriennale di carattere preventivo e diretto al gruppo classe/scuola. Questo intervento rappresenta un'occasione di crescita per il gruppo classe stesso che, attraverso un maggiore dialogo ed una maggiore consapevolezza di pensieri, emozioni ed azioni, diventerà risorsa e sostegno per ciascun membro della classe. È inutile sottolineare che per rendere efficace e duraturo questo tipo di prevenzione, è necessario che gli insegnanti, gli educatori e le famiglie collaborino, come modelli e come soggetti promotori di modalità adeguate di interazione, affinché l'esempio possa essere acquisito e diventare uno stile di vita per i ragazzi. Il compito degli insegnanti è quindi quello di intervenire precocemente finché permangono le condizioni per modificare gli atteggiamenti inadeguati. Per migliorare la collaborazione con le famiglie è importante che si spieghi anche ai genitori che i loro figli possono assumere diversi atteggiamenti a seconda degli ambienti in cui si trovano. Questo è utile per prevenire la sorpresa delle famiglie nello scoprire modalità di comportamento differenti a casa e a scuola. BULLISMO FEMMINILE Un accenno vorrei farlo riguardo al "bullismo femminile". Esso viene poco considerato perchè molto meno vistoso rispetto a quello maschile, ma a causa di ciò più subdolo. Esso si manifesta meno "fisicamente" e di più "verbalmente" ed "indirettamente". Di solito la "bulla" s'atteggia ad "ape regina" e si circonda di altre api isolando che non le è gradita. Inoltre mette in atto nei confronti dell' "esclusa" un vero e proprio comportamento persecutorio fatto di pettegolezzi e falsità infondate. Per la vittima diventa difficile chiedere aiuto, perchè il comportamento bullistico e poco evidente e si tende ad attribuire l'isolamento della vittima ad una sua eventuale timidezza. Si può facilmente immaginare quali possano essere gli esiti per la propria autostima, esiti che

possono anche comportare quei disturbi del comportamento alimentare tanto frequenti fra le ragazze. Dott.ssa Rosalia Cipollina

Consigli per il bambino E' accaduto che qualcuno ha fatto il prepotente con te o con qualche tuo amico? Forse sarà successo. Viene chiamato bullo chi fa il prepotente o cerca di fare del male ad altri sia con le parole che con le azioni. Hai di fronte un bullo se qualcuno: 1. E' aggressivo nei tuoi confronti picchiandoti, sputandoti, ti dà dei morsi, prende le tue cose. 2. Ti insulta, ti fa fare cose che tu non vorresti fare, ti fa sentire uno stupido, ti fa stare male 3. Ti provoca, ti scrive biglietti offensivi, mette in giro bugie su di te 4. Cerca di convincere anche i tuoi amici a isolarti e prenderti in giro 5. Minaccia di picchiare te o qualcuno a cui vuoi bene Il bullo cerca di usare la violenza per avere quello che vuole, cercando una "vittima" che non riesce a difendersi da solo o che considera "inferiore" a lui. Il bullo può essere qualcuno della tua scuola, o qualcuno che consideravi un amico. L' intenzione del bullo è quella di spaventare, di mettere paura, perché in questo modo si sente grande e forte, vuole che gli altri pensino che è potente, che ha successo, che tiene tutto e tutti sotto controllo. In realtà spesso è una persona che non ha nessuna di queste "qualità", anzi cerca di nascondere i suoi "difetti". TEST SUL BULLISMO Di seguito c'è un test per scoprire se sei "vittima" di un "bullo". Rispondi V se è vero ed F se è falso. 1. Si diverte a tormentarti ? V F 2. Gli piace prenderti in giro o deriderti i? V F 3 . Considera divertente vederti sbagliare o farti male ? V F 4 . Sottrae o danneggia oggetti che ti appartenengono ? V F 5 . Si arrabbia spesso con te ? V F 6 . Ti accusa per le cose che gli vanno male ? V F 7 . E' vendicativo nei tuoi confronti se gli ha fatto qualcosa di spiacevole? V F 8 . Quando gioca o fa una partita con te vuole essere sempre il vincitore? V F 9 . Ricorre a minacce o ricatti per ottenere quello che vuole ? V F Se hai risposto Vero ad almeno 3 delle domande è molto probabile che tu sia vittima di un bullo, e le indicazioni seguenti potranno esserti utili. Gli effetti del bullismo Quando qualcuno fa il prepotente con te e ti fa stare male, potresti sentirti: Di valere poco o niente Triste o arrabiato Senza voglia di giocare o di uscire Con poco appetito o molto appetito

Ti senti male come quando hai la nausea Con mal di testa e mal di stomaco Senza dediderio di andare a scuola Ecco che cosa devi fare se qualcuno fà il bullo nei tuoi confronti: • Cerca di farti vedere calmo e tranquillo, senza arrabiarti o aver paura, anche se lo sei. • Cerca di evitare cose che non desideri fare • Non pensare a quello che ti dice, anzi, pensa bene di te • Cerca di capire quando è preferibile andare via, evitando il bullo • Se ti senti un po' solo cerca di farti nuovi amici, con loro sarà diverso • Racconta a qualcuno di cui ti fidi quello che sta succedendo (un insegnante, un amico più

grande di te, i tuoi genitori). • Non avere paura di dirgli quello che succede, non è colpa tua! Parlare con chi ti può aiutare è il

modo migliore per risolvere la situazione • Non pensare che dicendolo a qualcuno andrai incontro a problemi peggiori, se chiedi aiuto

allora non sei più da solo e potete pensare insieme a come risolvere questo problema • Spiega chiaramente che la situazione ti crea dei problemi e che per te è importante che venga

fatto qualcosa. • Continua a parlare di quello che accade finché non otterrai qualche cambiamento. • Non accettare che qualcuno sia aggressivo con te! Non è facile fermarlo ma neanche impossibile

SE LO CONOSCI… LO AFFRONTI" di Iurilli N. e Corbani M. Introduzione Negli ultimi anni il termine bullismo è comparso frequentemente nelle cronache dei giornali e della televisione, presentando dei nuovi adolescenti, capaci di gravi condotte sociali e sempre più vittime di disagio e abbandono scolastico; i ragazzi sono sempre più bulli, ed il fenomeno interessa anche il nostro Paese. I ragazzi sono esposti a pressioni sociali, necessità di adeguarsi a nuovi ruoli ed identità imposti troppo rapidamente, cui non hanno il tempo di abituarsi; la via d’uscita è allora offerta dal gruppo, che permette di scaricare le tensioni all’esterno, semplificandole. Ecco allora che prepotenze, minacce, offese, maltrattamenti sono sempre più frequenti non solo nei luoghi di svago, ma soprattutto a scuola. Il gruppo rappresenta una risposta immediata alla domanda di un’identità socio-ambientale tutta da costruire nel momento in cui si comincia ad uscire dalla famiglia e permette di vivere in maniera semplificata tensioni che non hanno il tempo di essere elaborate e che vengono scaricate all’esterno. Mancando modelli di riferimento, i ragazzi sono spesso isolati durante l’adolescenza, incapaci di elaborare emozioni complesse, ed il bullismo diventa allora la tipica risposta anche in società apparentemente complesse, che sono invece molto semplificate sulla questione emozioni/ valori. Nei compiti di sviluppo cui è chiamato un adolescente, l’influenza esercitata dai fattori biologici, così come quella esercitata dai fattori socioculturali, vengono quindi mediate dall’azione della famiglia e del gruppo dei pari e dai processi psicologici ed emotivi che si sviluppano nel corso delle interazioni sociali. Famiglia e scuola ricoprono quindi il ruolo centrale di agenzie di socializzazione e perciò anche di mediazione fra bisogni, problemi, risorse e rischi in età evolutiva. La scuola è proprio una delle agenzie che più possono collaborare alla prevenzione del disagio psichico e alla salute mentale, realizzando una funzione educativa che contribuisce quindi alla prevenzione primaria; contribuisce inoltre alla prevenzione secondaria, in quanto può svolgere azioni vicarianti o correttive di carenze ed errori pedagogici familiari. La ricerca di nuovi equilibri nel rapporto io-altri può avviarsi in varie direzioni che sono sostenute in ultima analisi dall’aggressività. Essa è spinta all’autoaffermazione ed energia motrice per un’evoluzione maturativa, ma può assumere anche manifestazioni impulsive e poco controllate, quindi afinalistiche o eterolesive Troviamo,quindi, atteggiamenti di inibizione, nella relazione con l’adulto e coi compagni, fino a comportamenti di aperto rifiuto come il pianto o la chiusura, fobie, somatizzazioni, indicatori che consentono ad insegnanti, genitori ed esperti di cogliere il disagio. Il disadattamento scolastico che consiste essenzialmente nella difficoltà dell’ alunno a realizzare una positiva interazione con la scuola per l’intervento di condizioni psicologiche sfavorevoli, può essere considerato come il risultato della mancanza, o del progressivo venir meno della scuola, a promuovere la maturazione personale di ciascun alunno; l’alunno tende a progettarsi, e si realizza solo quando le persone con cui avviene una relazione lo aiutano a mutare e a percepire il proprio vissuto e la realtà scolastica, senza eccessivi contrasti. La scuola dovrebbe presentarsi come un fattore primario intenzionalmente finalizzato alla educazione degli alunni in difficoltà,attraverso una concreta e armonica programmazione della attività didattica. Ciò significa porsi in relazione con il disadattato senza consce o inconsce previsioni del suo fallimento. L’alunno in difficoltà percepisce e vive la dicotomia tra vita e scuola soprattutto nell’impossibilità a rispondere alle nuove richieste e nella percezione frustrante della vita scolastica. La sollecitazione all’ impegno e all’interesse in un clima di pedagogia relazionale è il fattore fondamentale per tendere ad una educazione tesa ad eliminare il concetto di

disadattamento scolastico. Target Studenti delle scuole medie e superiori Obiettivi Gli obiettivi dei progetti di prevenzione del disagio rivolti agli adolescenti hanno l’obiettivo generale di sostenere un processo di crescita durante il quale possono presentarsi momenti di blocco e di crisi. Per prima cosa si propongono di offrire occasioni di confronto fra gli adolescenti sui compiti evolutivi di questa fase dello sviluppo e sulle modalità prevalentemente utilizzate per affrontarli, quale è per esempio la propensione ad agire. In secondo luogo, i progetti preventivi, si preoccupano di incentivare l’acquisizione di capacità che aiutino l’adolescente a proiettarsi nel suo futuro, a renderlo realizzabile. Inoltre, tutelano i processi di separazione dalla famiglia attraverso l’individuazione di aree di progressiva autonomia. Tali progetti si occupano anche del sostegno degli adulti significativi, funzionali alla crescita dei ragazzi, ovvero genitori, insegnanti, operatori del settore. Sul piano operativo, l’obiettivo è quello di potenziare la collaborazione tra le diverse agenzie al fine di elaborare e attuare un intervento a più livelli, nella scuola e nella comunità, con iniziative specifiche rivolte alle famiglie e ai singoli bambini in difficoltà. • Scopo comune agli interventi a livello individuale, finalizzati ai bulli, è quello di far nascere nei bulli un senso di empatia verso le loro vittime, nonché di sollecitare la responsabilità individuale attraverso un processo senza attribuzioni di colpa. Una volta ottenuti partecipazione e azioni positive di responsabilità, il fine diventa quello di assistere i partecipanti nella risoluzione di situazioni problematiche,lavorare con un gruppo responsabile al fine di risolvere il problema e controllare infine i futuri sviluppi dell’intervento e continuare ad incoraggiare comportamenti positivi. • Un importante obiettivo rispetto alle vittime è quello di fare da cuscinetto tra lo stress delle esperienze negative subite e i conseguenti problemi di salute che la persona può avere.

SCUOLA

Prima indagine in Italia sul ''bullismo'' alle superiori. Un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica. Il 33% è una vittima ricorrente dal Redattore Sociale Parolacce, offese e "prese in giro", ma anche minacce, botte e danni alle proprie cose. Sono queste gli atti di bullismo che i ragazzi hanno denunciato più frequentemente nell’ambito della ricerca dedicata al fenomeno, realizzata dall’associazione Villa Sant’Ignazio per conto della Provincia di Trento, i cui risultati vengono presentati oggi. Più del 50% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di episodi di bullismo, risultati più numerosi nella fascia d'età dei 14 anni, e di questi il 33% sono vittime ricorrenti. Circa il 24% infatti è stato vittima di un qualche episodio di prepotenza nei 6 giorni precedenti l’intervista. Di questi, l’11,6% ha dichiarato di aver subito tali episodi qualche volta, mentre l’1,7% tutti i giorni. Il gruppo più numeroso che ha subito prepotenze è quello dei più giovani, sotto i 14 anni. Dai risultati dell’indagine emerge che le prepotenze di natura verbale prevalgano nettamente rispetto a quelle di tipo fisico: il 42% dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro; il 30% circa ha subito delle offese mentre il 23,4% dei soggetti ha segnalato di aver subito calunnie; per quanto riguarda le violenze di tipo psicologico, il 3,4% denuncia l’isolamento di cui è stato oggetto, l’11% circa, infine, dichiara di essere stato minacciato. Le prepotenze di natura fisica risultano essere più frequenti tra i ragazzi, mentre tra le ragazze e tra i più giovani prevalgono gli episodi di tipo verbale. Il 22,1% dei ragazzi sotto i 14 anni contro il 16% e il 14% rispettivamente dei ragazzi di 15-16 anni e con oltre 16 anni dichiara di aver “subito colpi”. All’interno della scuola gli episodi di violenza e sopraffazione avvengono soprattutto in aula (27%) e a seguire, nei corridoi (14%) o nel cortile (16%). Inoltre il 20% del campione denuncia di esserne stato vittima al di fuori delle zone scolastiche (strada, piazza 32.5%, in corriera 22.9% e al bar22.1%). Il bullo infatti si trova nella maggior parte dei casi nella stessa classe della sua “vittima” (30,8%) oppure è un suo coetaneo (12,2%), ma è frequente (21,4%) che il prepotente non si trovi all’interno della stessa scuola. La prepotenze subite da soggetti della stessa scuola sono più diffuse tra i maschi mentre sono più numerose le ragazze che dichiarano di aver subito prepotenze da soggetti non appartenenti alla stessa scuola. L’episodio di prepotenza non sembra suscitare tra i presenti reazioni di difesa della vittima. Solo il 15% circa degli intervistati afferma che gli altri compagni cercano “spesso” o “sempre” di porre fine alle prepotenze mentre il 15,2% afferma che ciò accade raramente e il 28,3% qualche volta. Nella maggioranza dei casi si subisce in silenzio, sia all’interno della scuola che all’interno della famiglia. Il 28,1% delle vittime dunque non ha la possibilità o non vuole far partecipe nessuno delle violenze subite, elaborando da sola strategie per sottrarsi al ripetersi di tali esperienze e alle loro eventuali conseguenze. All’interno della scuola, nel momento in cui gli episodi di prepotenza sono denunciati, la reazione più frequente è quella di far cessare la violenza (21,4%) e di chiedere spiegazioni ai soggetti coinvolti. Nel 13% dei casi, tuttavia, viene segnalata un’inspiegabile indifferenza o trascuratezza. Anche all’interno della famiglia si ritrova un analogo atteggiamento: nel 14,9% dei casi si preferisce non dare peso a quanto accaduto, oppure si consiglia di reagire alla stessa maniera (38,4%). Bullismo: cultura di violenza a scuola

La scuola, palestra di apprendimento per la vita, nasconde, nel suo tessuto di relazioni tra coetanei, una cultura di violenza poco presa in considerazione dagli adulti. Infatti le sfide più grandi che i ragazzi e le ragazze devono affrontare non sono tanto le interrogazioni o gli esami, ma i processi di inserimento nel gruppo dei coetanei e l’intreccio di relazioni con gli adulti-insegnanti. Ogni scuola ha una sua sub-cultura di convivenza. Il bisogno di “sentirsi parte”, di essere accolti e valorizzati, spesso deve essere pagato a caro prezzo da chi per la prima volta accede agli spazi di vita di una scuola. Il gruppo dominate impone le sue leggi e i suoi prezzi da pagare per il “diritto di cittadinanza”. Chi non è disposto ad accettarne le richieste o non condivide i principi di prepotenza su cui si regge, diventa bersaglio di persecuzione e anche di violenza. La scuola del Bullismo Fare e subire prevaricazioni. Il bullismo, un fenomeno in crescita all’interno della scuola, accomuna allievi di tutto il mondo fin dai primi anni di scolarizzazione, soprattutto nei paesi industrializzati e nei contesti urbani. In un’indagine del 1997, risulta che nelle scuole italiane il bullismo si presenta con valori elevati, con indici complessivi che vanno dal 41% nella scuola elementare al 36% in quella media, in rapporto agli alunni che dichiarano di aver subito prepotenze. BULLISMO NELLE SCUOLE SUPERIORI: Autori delle prepotenze - Valori % Alcuni ragazzi 28,9 Un ragazzo 23,8 Alcune ragazze 8,4 Una ragazza 7,4 Ragazzi e ragazze insieme 6,8 Nessuno 24,7 Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001 BULLISMO NELLE SCUOLE SUPERIORI: Tipologia di prepotenze subite - Valori % Prepotenze subite Nessuna 28,4 Fisiche 26,5 Verbali 39,2 Psicologiche 5,9 Tipologie prepotenze subite Non c'è nessuno che mi rivolge la parola 3,4 Sono stato offeso per il colore della pelle o per la mia provenienza geografica 5,8 Ho subito furti 6,5 Ho subito danni alle mie cose (oggetti, vestiti, ...) 7,2 Ho ricevuto minacce 10,8 Ho subito dei colpi (pugni, spinte, ...) 16,9 Sono state messe in giro storie sul mio conto 23,4 Ho subito delle offese 30,1 Sono stato preso in giro 41,9 Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001

BULLISMO NELLE SCUOLE SUPERIORI: Tipologia di prepotenze subite - Valori % Luoghi Bagni 2,8 Spazi del convitto 3,7 Laboratori 4,5 Mensa interna 4,5 Palestra 5,8 Spogliatoi 7,0 In nessun luogo 12,9 Corridoi 14,4 Cortile 16,8 Aula 27,9 Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001 Bullismo: definizioni del fenomeno "Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni” (Olweus 1996). “Un comportamento da “bullo” è un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare” (Sharp e Smith, 1995). L’azione del bullo nei confronti della vittima è compiuta in modo intenzionale e ripetuto. Per parlare di bullismo non è sufficiente quindi che si verifichi un singolo episodio di angheria tra studenti, ma deve instaurarsi una relazione che, cronicizzandosi, crei dei ruoli definiti: il ruolo di colui che le prepotenze le subisce (la vittima) e di chi invece le perpetua (il bullo). Il bullismo implica sempre uno squilibrio in termini di forza: non si dovrebbe perciò usare questo termine quando due compagni, all’incirca della stessa forza fisica o psicologica, litigano o discutono. Per parlare di bullismo è necessario che ci sia un’asimmetria nella relazione (Olweus, 1996). Sono 197 gli insegnanti intervistati (54,7% maschi e 45.3% femmine) di cui il 61% con oltre 20 anni di esperienza professionale. I dati raccolti confermano che, a parere dei docenti, vi è un ripetersi frequente di episodi di prepotenza: l’80% del campione ha denunciato episodi di bullismo e per il 16% degli intervistati essi avvengono nel proprio centro una o più volte alla settimana. Gli insegnanti più giovani di età e di servizio dimostrano di “accorgersi” di più degli altri dell’esistenza del fenomeno e sembrano essere più “attenti”. In questo senso l’area di docenza ha un certo peso. I docenti hanno segnalato la prevalenza della prepotenza come risposta a provocazioni (52%) seguite dalla negazione del problema (22%) e dal rifiuto di spiegazioni (16%), che è maggiore verso le insegnanti donne e gli insegnanti giovani. Ciò potrebbe, secondo gli osservatori, far pensare ad una maggior autorevolezza dell’insegnante maschile e di quello che ha maggior anzianità di servizio. Le reazioni dei ragazzi raccolte dagli insegnanti in risposta al richiamo effettuato per atteggiamento prepotente riguardano prevalentemente il dare la colpa agli altri (56%), l’assumere un atteggiamento di sfida (47%), il negare il problema (36%), il giustificarsi (33%). Insomma un ragazzo poco disposto a riconoscersi responsabilità (6%) che cerca anche l’appoggio del gruppo ottenendolo nel 21% dei casi. Secondo gli insegnanti una possibile strategia di risposta è costituita

dall’’essere più severi” (33%) e nel “far riflettere i ragazzi (77%)”, risposte che mettono in primo piano l’idea che con i ragazzi si deve dialogare e si deve comprenderli ma nel medesimo tempo occorre essere fermi e contrattuali. Sono gli insegnanti più giovani a prevalere sul fronte della fermezza mentre gli altri esprimono in maggioranza la necessità di dialogare. BULLISMO NELLE SCUOLE SUPERIORI: Comunicazione delle prepotenze altre persone (insegnanti, familiari, coetanei) - Valori% ADULTI DELLA SCUOLA A uno o più professori 7,5 Ai bidelli 0,5 Al direttore 3,8 Al personale di segreteria 0,4 Ad altre persone 8,4 A nessuno 46,5 Non ho mai subito prepotenze 33,0 ADULTI DELLA FAMIGLIA Alla madre 9,3 Al padre 1,9 Ad entrambi 12,3 A fratelli, sorelle 5,2 Ad altri 3,6 A nessuno 36,4 Non ho mai subito prepotenze 31,3 COETANEI A un compagno/a di classe 11,4 A compagni/e di classe 6,8 A un compagno/a di altre classi 3,2 A compagni/e di altre classi 2,0 Ad amici che non frequentano la scuola 17,8 Ad altri 3,8 A nessuno 24,2 Non ho mai subito prepotenze 30,8 Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001 “Fatti valere!” o “Non badarci, cosa vuoi che sia!”: espressioni comunemente condivise, rivolte spesso a prepotenti o vittime delle prepotenze, senza entrare nel profondo di un disagio più grande che porta il nome di "bullismo". Il termine è entrato nell’uso quotidiano per definire vari comportamenti di violenza e di sopraffazione, soprattutto in ambito scolastico. L’associazione Villa Sant’Ignazio ha condotto uno studio sul fenomeno, nell’ambito provinciale, sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo, con lo scopo di capire meglio, per delineare strategie utili di contrasto. I risultati della ricerca sono stati presentati oggi, nell'ambito di un convegno sul tema "Pari ed ìmpari, prevaricatori e vittime", tuttora in corso. Si tratta della prima ricerca italiana sul bullismo rivolta a studenti di scuole superiori, ed è stata voluta dal Servizio Addestramento e Formazione Professionale della Provincia Autonoma di Trento. Oggetto di indagine il comportamento di alunni e docenti, per comprendere anche la diversa percezione del fenomeno. Due le tipologie di questionari utilizzati, uno per i docenti ed uno per gli allievi, che lo hanno compilato in classe, con la presenza di rilevatori appositamente istruiti e previo consenso del direttore e dei docenti di riferimento. I due questionari sono stati impostati a domande chiuse, con

l’eccezione di una domanda aperta per gli allievi, ai quali è stato proposto di raccontare brevemente, con le proprie parole, un episodio di prepotenza subita, agita o osservata. A sovrintendere il lavoro sul piano scientifico e a coordinare l’indagine sul piano operativo sono stati costruiti due gruppi di lavoro, il Comitato Scientifico e lo staff operativo, che hanno operato in stretto raccordo per tutta la durata del percorso di ricerca. Il progetto è partito nell’autunno 2000 per arrivare alla fase d’elaborazione dei dati e stesura del rapporto finale nell’estate scorsa. La ricerca ha coinvolto gli allievi e le allieve dei 23 Centri di Formazione Professionale della provincia di Trento. Su 3436 iscritti, 2681 ragazzi hanno risposto al questionario, in prevalenza maschi (63%). L’età degli studenti intervistati corrisponde alla fascia adolescenziale, tra i 14 ed i 18 anni; il 57,5% degli allievi intervistato inoltre si colloca geograficamente tra Trento e Rovereto. BULLISMO NELLE SCUOLE SUPERIORI: Gli stati d'anomi dei ragazzi - Valori % Molto - Abbast.* - Poco - Per niente - Non so - Tot. Quando entro in un ambiente nuovo mi capita di sentirmi a disagio 10,4 35,6 40,3 11,4 2,3 100 Spesso mi sento annoiato/a 55 20,7 44,8 24,9 4,1 100 Spesso mi sento triste 4,6 14,9 37,3 39,0 4,2 100 In alcune situazioni mi sembra proprio di "perdere la testa" 6,1 14,8 27,4 43,2 8,4 100 Provo spesso paura 2,5 10,2 35,6 46,1 5,6 100 Sono capace di ridere di me stesso/a 12,8 30,0 24,7

24,0 8,5 100 Frequentemente mi sento confuso/a 5,5 17,0 37,7 34,9 4,9 100 Nella vita se non riesci a farti notare non sei nessuno 6,0 17,5 18,2 48,5 9,8 100 Sento di potermi assumere delle responsabilità 28,4 55,5 10,7 2,8 2,6 100 So impegnarmi molto per ciò in cui credo 45,7 41,6 9,1 1,8 1,8 100 Sento che sono io a decidere della mia vita 47,5 36,5 10,2 3,9 1,9 100 Quando mi sento in difficoltà so che è inutile chiedere aiuto 7,2 14,7 24,5 48,8 4,8 100 Mi piace stare a volte da solo e pensare un po' a me stesso/a 29,6 33,2 27,0 9,0 1,2 100 Sento che le persone per me importanti riconoscono il mio valore 37,0

43,1 11,3 3,7 4,9 100 Credo che si viva bene solo se si evita qualsiasi dolore 10,5 24,4 26,9 30,8 7,4 100 Ho sempre paura che gli altri mi critichino 14,0 22,5 34,2 27,2 2,1 100 Credo che le opinioni degli altri su quel che faccio siano importanti e le ascolto 17,8 36,5 25,9 15,9 3,9 100 Note: (*) Abbastanza Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001 SCUOLA – I ragazzi raccontano: ''Il bullismo peggiore è quello femminile: bisogna soffrire e accettarlo'' Tra i tanti quesiti a domande chiuse gli osservatori della prima indagine italiana sul ''bullismo'' alle superiori, hanno voluto inserire una domanda aperta per gli allievi, chiedendo loro di raccontare brevemente, con le proprie parole, un episodio di prepotenza subita, osservata o fatta subire. Ne sono emerse denuncie di violenza verbale e fisica e volti senza nome di tante vittime che in genere sono persone indifese, che non riescono a reagire, su cui il “bullo” esercita la propria superiorità sia fisicamente che psicologicamente. “Nella mia classe – racconta un ragazzo - c’è un ragazzo che viene spesse volte preso in giro per i suoi difetti e lui purtroppo è impotente e si mette anche a piangere”. E ancora: “Sono sempre stato al centro di prepotenze, se così si possono chiamare. Probabilmente ispiro violenza, calci, pugni, spesso per giocare, ma non sempre. Ormai, grazie alla mia crescita nessuno si azzarda più a farmi niente e non perché io a mia volta ho fatto prepotenze sulle persone, ma semplicemente perché le persone si sono accorte che non accetto più ingiustizie, né fatte a me ne agli altri.” I racconti danno anche l’impressione che ciò che viene scritto sia uno sfogo rispetto ad episodi che si ripetono nel tempo e di fronte ai quali la vittima è impotente. “E’ cominciato tutto un giorno in cui un compagno chiese un informazione a tutta la classe, – racconta un adolescente - io gli risposi gentilmente e lui no con una parolaccia; io gli spiegai di non rispondermi così, ma lui non

accettò quello che gli dissi, e andando a raccontare in giro, ad alcuni compagni il fatto, si sono raggruppati e hanno incominciato a prendermi in giro, a offendermi e a spintonarmi, sempre con l’assenza della prof. Questa storia continua, nonostante ne abbia parlato alla preside e ai miei genitori. Io non riesco e non posso reagire perché sono debole e perché sono troppo buono, non mi va di far male alle persone; e poi se dovessi rispondere a parole senza offese, ancora faccio la parte del colpevole e dello sfigato”. Diversi gli episodi di bullismo denunciato, prepotenze fisiche o verbali rivolte direttamente ed atteggiamenti di esclusione dal gruppo, dicerie o manipolazione dei rapporti di amicizia nella classe: ““Io penso che quando un tipo simpatico prende di mira un tipo tutti poi vanno lì e lo picchiano. Ma quando le donne decidono di escludere qualcuno è peggio, perché non la sfiorano fisicamente, ma non ti parlano e tu senti che parlano di te, ma loro fanno finta di niente, poi si inventano canzoni su di te e barzellette. In conclusione penso che sia peggio il bullismo femminile a quello maschile anche perché in quello maschile può intervenire qualcuno ma in quello femminile bisogna soffrire e accettarlo”. rif. : www.edscuola.com

CAMPAGNA NAZIONALE CONTRO IL BULLISMO – MINISTERO PUBBLICA ISTRUZIONE http://www.smontailbullo.it Documenti Hai documenti che pensi possano essere condivisi, da inserire in questa sezione? Inviaceli per email [email protected]. ▪ Documenti del Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni ▪ Linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità (file) ▪ Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo.

(file) ▪ Bibliografia (file) ▪ Filmografia (file) Questo è l'elenco dei documenti presentati nel corso della Campagna e i contributi di Enti e Associazioni: Ricerca nei Documenti Pagine: 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | Marina Bordonali - Dirigente Scolastico c/o USP Mantova Un racconto presentato in occasione di un Seminario di studi in Mantova sul tema dei "segni dell'apparire" e del disagio tra gli adolescenti. Scarica il file Dispositivo d’Istituto per la prevenzione del bullismo Istituto alberghiero "Carlo Porta" (MI) Scarica il file “Sbullouniamoci: un progetto territoriale” Ricerca sul bullismo alunni – docenti e genitori realizzate nelle 7 scuole secondarie di 1° grado dei Comuni dell’Unione Terre d’Argine (Carpi , Campogalliano , Novi e Soliera ) della provincia di Modena. (File pdf di 3MB) Scarica il file Scuola secondaria di primo grado “Lamarmora – Canelles” (Carbonia-Iglesias) Indagine sul bullismo. A.S. 2006/2007. Dirigente Scolastico: prof. Giuseppe Scano Scarica il file VOLEVANO UCCIDERE LA MIA ANIMA E' un libro-verità su uno dei fenomeni piu’ aberranti che si sta diffondendo a macchia d’olio negli ambienti adolescenscenziali: alle associazioni sportive, alle scuole... Scarica il file Percezioni sul fenomeno bullismo (UniBG) Il conflitto è un aspetto naturale e fondamentale dell’esistenza che si sviluppa nell’incontro con l’altro e in modo particolare con la diversità. Scarica il file Risultati di una ricerca di Giancarlo Prosperi. Il lavoro rappresenta il risultato di una ricerca svolta su un gruppo di adolescenti al fine di verificare in che modo questa fascia di età elabori, senza necessariamente averla vissuta in prima persona, la separazione familiare. A cura di Giancarlo Prosperi

Un po’ di cronaca breve Mercoledì, 14 Novembre 2007, 12:15: Blogosfere Cronaca e Attualità Ahhh, il bullismo, quanti articoli strepitosi abbiamo letto. Correva l'anno 2007 e i giornalisti scoprivano Youtube. Da allora non sono più riusciti a farne a meno e hanno spiattellato articoli imbarazzanti su un mondo che non... Commenti » Leggi anche le ultime notizie su: YouTube Telefono Azzurro: Sui Minori Tanti Abusi E Poche Denunce Giovedì, 8 Novembre 2007, 19:11: Panorama.it Tra gennaio 2006 e agosto 2007, le linee dell’associazione hanno raccolto 244 richieste di aiuto relative a situazioni di abuso sessuale su un totale di 5.622 consulenze effettuate. Poi l’invito di Ernesto Caffo al ministro Fioroni:... Commenti » Leggi anche le ultime notizie su: Giuseppe Fioroni, Video Bullismo, Accoltellato Un 16enne A Tortolì Giovedì, 8 Novembre 2007, 14:06: Corriere della Sera Ferito da un 18enne dopo un alterco per apprezzamenti fatti alla fidanzatina di uno dei due Commenti » Ragazzino Suicida, Sospetti Su Tre Minori Mercoledì, 7 Novembre 2007, 07:39: Corriere della Sera L'accusa è quella di violenza privata: sarebbero stati protagonisti di episodi di bullismo contro la vittima Commenti » Bullismo:fioroni Chiede Aiuto Amato Martedì, 6 Novembre 2007, 12:43: Excite (ANSA) - ROMA, 6 NOV - Piu' controlli all'esterno delle scuole. Il ministro della Pubblica Istruzione , Fioroni, intende sollecitare il collega Giuliano Amato. Commenti » Leggi anche le ultime notizie su: Giuseppe Fioroni, Giuliano Amato Suicidio 14enne, Denunciati Tre Compagni Lunedì, 5 Novembre 2007, 20:45: La Stampa Due ragazzi ed una ragazza, compagni di classe del 14enne, sono stati segnalati dalla procura con l'accusa di violenza privata. Dagli interrogatori emergono episodi di bullismo. Commenti » Bullismo: Denunciati Tre Ragazzi Lunedì, 5 Novembre 2007, 19:23: Excite (ANSA) - ISCHIA (NAPOLI), 5 NOV - Tre ragazzi, compagni di classe del quattordicenne impiccatosi a Ischia giorni fa, sono stati denunciati per violenza privata. Commenti » Studente Modello Suicida A Ischia, Segnalati Tre Compagni Di Classe Lunedì, 5 Novembre 2007, 18:13: Quotidiano Net I tre (due ragazzi e una ragazza) avrebbero commesso episodi di bullismo non solo nei confronti del giovane suicida, che avrebbe compiuto oggi 15 anni, ma anche nei confronti di altre persone Commenta Commenti » Bullismo: 14enne Impiccato, Denunciati 3 Compagni Di Classe Lunedì, 5 Novembre 2007, 17:06: Tiscali E' questo l'ultimo sviluppo delle indagini sul suicidio dello studente del liceo classico Scotti Commenti » Bullismo,saltano Su Binari Metro A Sabato, 3 Novembre 2007, 20:19: StudioCelentano

Un video su Youtube mostra la bravata Commenti » Leggi anche le ultime notizie su: Video, YouTube Bullismo: Udienza Per Percosse Down Venerdì, 2 Novembre 2007, 13:35: Excite (ANSA) - TORINO, 2 NOV - A Torino si e' aperta l'udienza preliminare per quattro studenti accusati di molestie verso un loro compagno down. Commenti » Apre L'abcd Di Genova, Si Parla Anche Di Bullismo Lunedì, 29 Ottobre 2007, 20:00: ITnews La manistazione si svolgerà fino al 31 ottobre Commenti » Bullismo: Foto Di Una 12enne Nuda Diffuse Sui Cellulari Dei Compagni Venerdì, 26 Ottobre 2007, 08:29: La Stampa IVREALe immagini di una studentessa di 12 anni di una scuola media del Canavese, fotografata nuda dagli amici in pose scabrose, hanno fatto il giro dei cellulari degli studenti dell'istituto e anche di conoscenti del paese. La ragazza - secondo... Commenti » Vicenza: Violenza Su Compagna Scuola, Ragazzino Nega Accuse Martedì, 23 Ottobre 2007, 20:46: Padovanews (notizie nazionali) Vicenza, 22 ott. E' stato sottoposto ad interrogatorio il ragazzino 15enne accusato di presunta duplice violenza sessuale a carico di una ragazzina di 13 anni, sua compagna di scuola. Il fatto sarebbe accaduto a Due Ville (Vicenza). Il 15enne... Commenti » Bullismo: Armati In Aula A Napoli Giovedì, 18 Ottobre 2007, 16:28: Excite (ANSA) - NAPOLI, 18 OTT - A Napoli 4 studenti minorenni sono entrati in classe armati di un coltello a serramanico, una mazza da baseball e pugni d'acciaio. Commenti » Dopo Gli Esami Di Riparazione Di Fioroni Ecco Il Decreto Anti-bullismo: Sospensione Di Un Anno Lunedì, 15 Ottobre 2007, 14:34: Blogosfere Cultura Tempi duri per gli studenti. La severità promessa da Fioroni si sta concretizzando e dopo gli esami di riparazione arriva il decreto anti-bullismo che prevede la bocciatura per le mele marce.Tolleranza zero insomma non solo verso chi non... Commenti » Leggi anche le ultime notizie su: Frutta, Giuseppe Fioroni Bullismo Via Internet: Una Denuncia Giovedì, 11 Ottobre 2007, 19:42: Excite (ANSA) - LA SPEZIA, 11 OTT - Bullismo via internet alla Spezia: uno studente di 14 anni ha ricevuto minacce di morte via computer da un compagno di scuola di 16. Commenti » Bullismo:percosse A Compagni Scuola Giovedì, 11 Ottobre 2007, 19:41: Excite (ANSA) - TRAPANI, 11 OTT - Pugni, calci, bruciature con cicche di sigaretta, sarebbero stati inflitti da studenti di 16 e 17 anni a loro compagni nel Trapanese. Commenti » Bullismo, A Vicenza Polsi Bruciati A Una Sedicenne Ad Alcamo Sigarette Spente Sulle Mani Di... Giovedì, 11 Ottobre 2007, 18:47: ilmessaggero.it ROMA (11 ottobre) - Dal Veneto alla Liguria, fin giù alla Sicilia, il bullismo continua a fare giovani vittime. A Vicenza, a una 16enne i coetanei hanno ustionato i polsi per “saggiare” la sua resistenza al dolore. La ragazza, che in un primo...

spese militari.

La frittata della Cosa rossa di Alex Zanotelli Rimango esterrefatto che la Sinistra Radicale (la cosiddetta Cosa rossa) abbia votato, il 12 novembre con il Pd e tutta la destra, per finanziare i Cpt, le missioni militari e il riarmo del nostro paese. Questo nel silenzio generale di tutta la stampa e i media. Ma anche nel quasi totale silenzio del «mondo della pace». Ero venuto a conoscenza di tutto questo poche ore prima del voto. Ho lanciato subito un appello in internet: era gia troppo tardi. La «frittata» era gia fatta. Ne sono rimasto talmente male, da non avere neanche voglia di riprendere la penna. Oggi sento che devo esternare la mia delusione,la mia rabbia. Delusione profonda verso la Sinistra critica che in piazza chiede la chiusura dei «lager per gli immigrati», parla contro le guerre e l'imperialismo e poi vota con la destra per rifinanziarli. E sono fior di quattrini! Non ne troviamo per la scuola, per i servizi sociali, ma per le armi si. E tanti! La Difesa, infatti, per il 2008, avra a disposizione 23,5 miliardi di euro: un aumento di risorse dell'11 per cento rispetto alla finanziaria del 2007, che gia aveva aumentato il bilancio militare del 12 per cento. Il governo Prodi in due anni ha gia aumentato le spese militari del 23 per cento! Ancora piu grave per me e il fatto dei soldi investiti in armi pesanti. Due esempi sono gli F35 e le fregate Fremm. Gli F35 (i cosiddetti Joint Strike Fighter) sono i nuovi aerei da combattimento (costano circa 110 milioni di euro cadauno). Il sottosegretario alla Difesa Forcieri ne aveva sottoscritto, a Washington, lo scorso febbraio, il protocollo di intesa. In Senato , alcuni (solo 33) hanno votato a favore dell'emendamento Turigliatto contro il finanziamento degli Eurofighters, ma subito dopo hanno tutti votato a favore dell'articolo 31 che prevede anche il finanziamento ai satelliti spia militari e le fregate da combattimento Fremm. Per gli Eurofighters sono stati stanziati 318 milioni di euro per il 2008, 468 per il 2009, 918 milioni per il 2010, 1.100 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012! Altrettanto e avvenuto per le fregate Fremm e per i satelliti spia. E' grave che la Sinistra, anche la Critica, abbia votato massicciamente per tutto questo, con la sola eccezione di Turigliatto e Rossi, e altri due astenuti o favorevoli. Purtroppo il voto non e stato registrato nominativamente! Noi vogliamo sapere come ogni senatore vota! Tutto questo e di una gravita estrema! Il nostro paese entra cosi nella grandecorsa al riarmo che ci portera dritti all'attacco all'Iran e alla guerra atomica . Trovo gravissimo il silenzio della stampa su tutto questo: una stampa sempre piu appiattita! Ma ancora piu grave e il nostro silenzio: il mondo della pace che dorme sonni tranquilli. E' questo silenzio assordante che mi fa male. Dobbiamo reagire, protestare, urlare! Il nostro silenzio, il silenzio del movimento per la pace significa la morte di milioni di persone e dello stesso pianeta. La nostra e follia collettiva, pazzia eretta a sistema. E' il trionfo di «O. Sistema». Dobbiamo riunire i nostri fili per legare il gigante, l'impero del denaro. Come cittadini attivi non violenti dobbiamo formare la nuova rete per dire no a questo sistema di morte e un si perche vinca la vita. Napoli 17/11/2007

Al posto della sicurezza sociale il buon vecchio capro espiatorio Luigi Ferratoli – dal manifesto del 18/11/2007 - Si è sviluppata una grave forma di espansione patologica del diritto penale - l'enorme aumento delle pene carcerarie -, frutto di una politica indifferente alle cause strutturali dei fenomeni criminali, promotrice di un diritto penale massimo, incurante delle garanzie, interessata soltanto a assecondare, o peggio a alimentare, le paure e gli umori repressivi nella società. Criminalità di sussistenza Il terreno privilegiato di questa politica è quello della sicurezza. Le statistiche storiche sulla criminalità ci dicono che il numero dei delitti, in particolare di quelli contro la persona - omicidi, risse, violenze, lesioni -, è diminuito, in proporzione alla popolazione, rispetto a qualche decennio fa e ancor più rispetto a un secolo fa. Eppure in tutti i paesi occidentali una domanda drogata di sicurezza, enfatizzata dalla stampa e dalla televisione, ha accentuato le vocazioni repressive della politica penale, orientandole unicamente nei confronti di quella che ho chiamato «criminalità di sussistenza». Il messaggio espresso da questa politica è duplice. Il primo è quello classista, oltre che in sintonia con gli interessi della criminalità del potere, secondo cui la criminalità - la vera criminalità che attenta alla «sicurezza» e che occorre prevenire e perseguire - è solamente quella di strada; non dunque le infrazioni dei potenti - le corruzioni, i falsi in bilancio, i fondi neri e occulti, le frodi fiscali, i riciclaggi, né tanto meno le guerre, i crimini di guerra, le devastazioni dell'ambiente e gli attentati alla salute -, ma solo le rapine, i furti d'auto e in appartamenti e il piccolo spaccio di droga, commessi da immigrati, disoccupati, soggetti emarginati, identificati ancora oggi come le sole «classi pericolose». E' un messaggio che vale a assecondare, nell'opinione pubblica, il riflesso classista e razzista dell'equiparazione dei poveri, dei neri e degli immigrati ai delinquenti, e perciò a deformare l'immaginario collettivo sulla devianza e sul diritto penale: affinché la giustizia penale cessi di perseguire i reati delle «persone per bene» e si occupi - cosa oltre tutto più facile - dei soli reati che attentano alla loro sicurezza. Pubblica sicurezza C'è poi un secondo messaggio, ancor più regressivo, che viene trasmesso dalle campagne sulla sicurezza. Esso punta al mutamento, nel senso comune, del significato stesso della parola «sicurezza»: che non vuole più dire, nel lessico politico, «sicurezza sociale», cioè garanzia dei diritti sociali e perciò sicurezza del lavoro, della salute, della previdenza e della sopravvivenza, né tanto meno sicurezza delle libertà individuali contro gli arbitrî polizieschi, bensì soltanto «pubblica sicurezza», declinata nelle forme dell'ordine pubblico di polizia e degli inasprimenti punitivi anziché in quelle dello stato di diritto, sia liberale che sociale. Essendo stata la sicurezza sociale aggredita dalle politiche di riduzione dello stato sociale e di smantellamento del diritto del lavoro, le campagne securitarie valgono a soddisfare il sentimento diffuso dell'insicurezza sociale con la sua mobilitazione contro il deviante e il diverso, preferibilmente di colore o extra-comunitario. E' il vecchio meccanismo del capro espiatorio, che consente di scaricare sul piccolo delinquente le paure, le frustrazioni e le tensioni sociali irrisolte. Con un duplice effetto: l'identificazione illusoria, nel senso comune, tra sicurezza e diritto penale, quasi che l'intervento penale possa produrre magicamente una cessazione della micro-delinquenza, e la rimozione, dall'orizzonte della politica, delle politiche sociali di inclusione, certamente più costose e impegnative ma anche le sole in grado di aggredirne e ridurne le cause strutturali. Tolleranza zero E' questo il duplice significato della parola d'ordine «tolleranza zero» sulla cui base è stata promossa, dagli anni Ottanta del secolo scorso, una crescita esponenziale della carcerazione penale \. Il fenomeno è stato inaugurato e promosso negli Stati uniti, dove nello spazio di trent'anni la popolazione carceraria si è moltiplicata per sette, passando da meno di trecentomila

detenuti a oltre due milioni. Sostenuta da una pseudo-scienza criminologica informata a un'aperta antropologia della disuguaglianza \, questa politica di carcerazione di massa si è sviluppata simultaneamente alla riduzione dello stato sociale. Si è così prodotto un ampliamento del ruolo penale e militare dello Stato, correlativo alla riduzione massiccia del suo ruolo sociale: una sorta di militarizzazione della politica interna, in aggiunta alla militarizzazione della politica estera operata in questi stessi anni dalla superpotenza americana con la riabilitazione della guerra come strumento di governo del mondo. Due strategie accomunate dalla mobilitazione delle paure a sostegno della sicurezza e dalla costruzione e criminalizzazione, quali principali fattori di identità collettiva, di nuovi nemici, interni e esterni: i poveri e gli immigrati all'interno, i paesi poveri del mondo e i loro «Stati canaglia» all'esterno. Non a caso le nuove politiche penali si sono sostituite, negli Stati uniti d'America, alle pur deboli politiche sociali, all'insegna delle nuove parole d'ordine liberiste: «tolleranza zero» e «mano invisibile» del mercato rivestita da un «guanto di ferro» nei confronti entrambe dei ceti poveri.

Un problema di ordine pubblico? Forse mai come in questa congiuntura politica l’uso indiscriminato della forza da parte delle Istituzioni è stato elevato a sistema di gestione dei conflitti sociali. Così, tutto viene ricondotto a un problema di ordine pubblico, a cui fa da controcanto la parallela crescita di potere (e, di impunità, sic) delle forze che quell’ordine dovrebbero gestire… Così, per fare un esempio, il problema sollevato dall’immigrazione viene scaricato su un manipolo di lavavetri e di “contraffattori”, la cui presenza sulle nostre strade creerebbe allarme sociale e insicurezza. Addirittura un problema antico, ma perdurante nella sua tragica realtà, quale la violenza sulle donne, viene approcciato nella stessa identica maniera: quale altra lettura, infatti, può darsi del delirante decreto col quale il Governo Prodi ha inteso rassicurare noi italiani della violenza consumata sul corpo della povera Reggiani? Noi, insegnanti dei Cobas, che abbiamo sempre posto al centro della nostra pratica sindacale e professionale il rispetto della dignità della persona umana, di ogni essere umano, non possiamo tollerare che questo gravissimo episodio di violenza, venga strumentalizzato e piegato a fini politici, e cioè per inseguire e cavalcare gli umori più retrivi e razzisti, nell’intento di non lasciarli alla mercè di quelle forze politiche che, con le loro pratiche discriminatorie e razziste, proprio quegli umori hanno, da sempre, coltivato e alimentato. Da questo disegno miope e sciagurato, posto incredibilmente in essere da un Governo di centro-sinistra, non solo ci dissociamo, ma ci opponiamo con tutte le nostre (poche) forze. La criminalizzazione in atto, le ronde, i progrom nei confronti di rom, rumeni ed immigrati in genere, sono, se non figli, certamente stati incoraggiati dall’atteggiamento assunto in queste settimane dal Governo Prodi che, incapace di mettere mano a una legge contro la violenza sulle donne, incapace di abrogare quella mostruosità giuridica della l. Bossi-Fini, incapace di cancellare, una volta e per tutte, le tante forme di precarietà introdotte in questi ultimi lustri nel mondo del lavoro (dal famigerato “Pacchetto Treu” alla legge n.30) che rendono, quelle sì, insicura e poco dignitosa la vita umana, incapace di porre in essere un forte programma di riqualificazione delle periferie urbane … si acconcia, invece, a inseguire la destra sul suo terreno, attraverso l’istituzione di sindaci e prefetti sceriffi, ai quali verrebbe demandata ogni decisione sulla vita di migliaia di esseri umani. No, tutto questo è inaccettabile.

Cobas scuola – Padova Novembre 2007

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