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Copyright© Esselibri S.p.A. 1. Gli inizi (1810-1830) 1.1 I primi passi del «gros Camille» Camillo Benso di Cavour nacque a Torino il 10 agosto 1810; al tempo la città era capoluogo di un dipartimento dell’Impero di Francia. A governare quella provincia c’erano il principe Camil- lo Borghese e sua moglie Paolina Bona- parte, sorella di Napoleone. La famiglia Benso era in ottimi rapporti con i nuovi governanti; il nome Camillo fu imposto al piccolo proprio in onore al principe Borghese che, assieme alla mo- glie, fu suo padrino di battesimo. I genitori erano il marchese Michele di Cavour, uomo astuto di antica nobiltà piemontese, e Adele de Sellon, ginevrina di nascita e di religione calvinista. Nel 1810 la coppia aveva già un figlio, Gusta- vo, a cui sarebbe spettato il titolo di mar- chese; quello di conte, riservato ai secon- dogeniti, passò a Camillo che, tuttavia, ebbe sempre scarsa simpatia per i titoli nobiliari e molto presto cominciò a fir- marsi semplicemente C. Cavour. Appena cinque anni dopo la nascita del secondo figlio, la famiglia Benso ebbe un serio rovescio di fortuna dovuto alla ca- duta del regime napoleonico. Nel 1815, dopo la definitiva sconfitta di Waterloo, il Bonaparte venne mandato in esilio a Sant’Elena. I sovrani europei, riunitisi a Vienna, tentarono di riportare l’orologio della Storia indietro di trent’anni, ridi- segnando la carta geografica del conti- nente com’era prima del 1789, anno del- lo scoppio della Rivoluzione francese. A Torino tornarono i Savoia col re Vittorio Emanuele I. Michele Antonio Benso, marchese di Cavour Adele de Sellon, marchesa di Cavour

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1. Gli inizi (1810-1830)

1.1 i primi passi del «gros Camille»

Camillo Benso di Cavour nacque a Torino il 10 agosto 1810; al tempo la città era capoluogo di un dipartimento dell’impero di francia. A governare quella provincia c’erano il principe Camil-lo Borghese e sua moglie Paolina Bona-parte, sorella di Napoleone.La famiglia Benso era in ottimi rapporti con i nuovi governanti; il nome Camillo fu imposto al piccolo proprio in onore al principe Borghese che, assieme alla mo-glie, fu suo padrino di battesimo.I genitori erano il marchese Michele di Cavour, uomo astuto di antica nobiltà piemontese, e adele de Sellon, ginevrina di nascita e di religione calvinista. Nel 1810 la coppia aveva già un figlio, Gusta-vo, a cui sarebbe spettato il titolo di mar-chese; quello di conte, riservato ai secon-dogeniti, passò a Camillo che, tuttavia, ebbe sempre scarsa simpatia per i titoli nobiliari e molto presto cominciò a fir-marsi semplicemente C. Cavour.Appena cinque anni dopo la nascita del secondo figlio, la famiglia Benso ebbe un serio rovescio di fortuna dovuto alla ca-duta del regime napoleonico. Nel 1815, dopo la definitiva sconfitta di Waterloo, il Bonaparte venne mandato in esilio a Sant’Elena. I sovrani europei, riunitisi a Vienna, tentarono di riportare l’orologio della Storia indietro di trent’anni, ridi-segnando la carta geografica del conti-nente com’era prima del 1789, anno del-lo scoppio della Rivoluzione francese. A Torino tornarono i Savoia col re Vittorio emanuele i.

Michele Antonio Benso,marchese di Cavour

Adele de Sellon, marchesa di Cavour

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Ma il 1830 fu dappertutto un anno «effervescente», specialmente in francia. Nel mese di luglio Parigi insorse per tre giorni e cacciò Carlo X, ultimo sovra-

no appartenente alla Casa dei Borbo-ne, fratello di quel Luigi XVI ghigliot-tinato nel 1793 durante la Rivoluzione. Sul trono saliva Luigi filippo d’orle-ans, che rifiutò il titolo di «re di Fran-cia» per assumere quello di «re dei francesi», a sottolineare il fatto che riceveva quest’investitura dal popolo e non per volontà divina.Luigi Filippo si presentava al Vec-chio Continente come un sovrano democratico e parlamentare, ama-va farsi raffigurare come un re bor-ghese, preferiva mostrarsi in abiti civili piuttosto che in divisa e, nelle uscite pubbliche, al posto della spada ostentava un grosso ombrello.Ma l’illusione durò poco. Dimenticati i grandi problemi sociali, il regno di

Luigi Filippo fu caratterizzato dalle speculazioni finanziarie e dalle speri-colate operazioni di borsa. Salito al potere grazie alle barricate del 1830, il «re borghese» sarà deposto da un’altra sollevazione popolare, nel 1848. Ma questo i protagonisti della nostra storia ancora non lo sanno, e pertanto accolgono con entusiasmo le notizie che giungono dalla capitale transalpi-na. Il giovane ufficiale Cavour arriva perfino ad urlare: Viva la repubblica!

2. il lungo apprendistato di Camillo (1831-1840)

2.1 Sindaco di Grinzane

Gli slanci repubblicani di Cavour non piacquero ai suoi superiori, che lo punirono mandandolo a Bard, una postazione militare in Val d’aosta. Ormai era chiaro, Camillo non aveva più nulla da fare nell’esercito del re di Sarde-gna; lui stesso ne era consapevole e scrisse al padre:

La polizia mi spia, i compagni mi guardano con sospetto. Con le mie opinioni non posso continuare a servire. Potrei magari occuparmi di agricoltura, credo d’aver talento per l’amministrazione. Purché non mi si lasci con le mani in mano a contemplarmi l’ombelico. Ho biso-gno di buttarmi anima e corpo in qualche cosa.

Luigi Filippo d’Orleans in una foto d’epoca

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In questo periodo ebbe qualche relazione, come al solito con signore sposate; fra queste la scrittrice Mélanie Waldor che, più vecchia di lui di quindici anni, in passato era stata l’amante di Alexandre Du-mas, l’autore dei romanzi I tre moschettieri e Il conte di Montecristo. Cavour non aveva un particolare amore per la letteratura, eppure, per uno strano gioco del destino, si ritrovò protagonista di uno dei libri di Mélanie, Al-phonse et Juliette, nel quale l’autrice descrive la relazione con Camillo trasfigurandolo in un giovane pallido dagli occhi scuri, i capelli neri, i boccoli e l’anima tormentata.Ma la vera passione di Cavour restava il gioco: passava nottate intere con le carte in mano; una volta arrivò a perdere 2.200 franchi, una cifra pari alla rendita di un anno. Tornato in albergo, ebbe una crisi nervosa che durò pa-recchie ore; alla fine chiese aiuto al fratello Gustavo, che riuscì a mandargli la somma all’insaputa dei genitori. Cavour, tuttavia, sapeva rifarsi, e qualche notte dopo vinse 60.000 franchi; il giorno seguente, però, ne perse la metà!Gli amori, il gioco, il lusso lo portavano a vivere in uno stato di euforia pe-renne, in cui si alternavano momenti di esaltazione ad altri di depressione. Il picco verso il basso lo raggiunse nel 1840.In quell’anno le relazioni tra francia e inghilterra si fecero molto tese: c’erano in gioco i reciproci interessi in Medio oriente. Si parlava aper-tamente di guerra. Una delle tante amanti parigine di Cavour, che aveva rapporti intimi con un alto funzionario dell’ambasciata inglese, assicurò il conte che l’ultimatum di guerra era pronto, e che sarebbe stato consegnato al governo francese entro pochi giorni. Cavour venne preso da una sorta di raptus: la famiglia gli aveva proibito di giocare in borsa, ma una guerra anglo-francese combattuta in Oriente voleva dire l’aumento del prezzo del legno delle foreste della regione dei Volsgi, di proprietà della zia. Inoltre, la contemporanea interruzione dei rifornimenti di cereali dalla Russia, che viaggiavano sul Mar Nero, teatro delle imminenti operazioni belliche, avreb-be fatto aumentare il valore del grano coltivato a Leri. Decise di approfittare del momento e diede ordine di vendere titoli che ancora non possedeva, ma che pensava di comprare a prezzi bassissimi quando, con l’inizio della guerra, il mercato sarebbe crollato.I due governi, però, trovarono un accordo che scongiurò il ricorso alle armi. Per l’Europa fu un momento di festa, ma Cavour piombò nella disperazione: in tre giorni aveva perso 45.000 franchi. Scrisse al padre una lettera per

Mélanie Waldor in un disegno d’epoca

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chiedere aiuto, ma temeva la sua reazione, e quando finalmente arrivò la risposta da Torino, Camillo quasi non poteva crederci. Era un attestato di stima per la sua intelligenza, ma allo stesso tempo manifestava seria preoc-cupazione per la dissipazione dei suoi averi. Queste le ultime righe:

Hai trent’anni. Lascia ai mediocri le passioni da sartoria […]. Sii Ca-millo di Cavour. Tu hai una forza di volontà politica. Abbi anche una forza morale. Tu sei di umore molto alterno, questo è vero. Però po-tresti dominarti, evitarci di essere vittime delle tue gelosie per un marito o per un appuntamento mancato. Caro amico, credi che non sia spesso molto più informato di quello che pensi tu? Della mia discrezione non hai mai avuto a dolerti. Io mi sono sempre conside-rato tuo amico e padre. Non credere che qualche migliaio di franchi possano indebolire i miei sentimenti per te. Io mi dolgo solo per il denaro che sprechi. La tua testa mi fa paura.

L’anno dopo Camillo riceveva tristi notizie a proposito di anna Giustiniani: la donna si era tolta la vita gettandosi dalla finestra del suo palazzo su Porta Nuova, a Genova. Cavour non l’avrebbe mai dimenticata: a metà degli anni Cinquanta presterà, infatti, una cifra consistente ad uno dei suoi figli in gravi difficoltà economiche.

3. fra la quiete di Leri e la tempesta della Storia (1841-1850)

3.1 La tenuta di Leri

Camillo aveva oramai trent’anni e cominciava a sentirsi adulto; qual-cosa si andava inaridendo in lui, ma allo stesso tempo era preso dalla smania di fare, di lavorare, di guada-gnare. Abbandonati gli eccessi della gioventù, lo ritroviamo impegnato per tutto il decennio nell’ammini-strazione dei beni di famiglia.Tornato a Leri, si rimise in testa il cappello di paglia e, per dieci anni, malvisto dai contadini per il suo ca-rattere autoritario e la facilità con cui

licenziava i sottoposti, si dedicò quasi esclusivamente alla tenuta, introducen-do numerose innovazioni nei sistemi di produzione e di gestione dei terreni.

Cavour «agricoltore» in un’illustrazionedel giornale satirico Il fischietto

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Non disprezzi la M.V.I. le parole di un patriota che sta sul limitare del patibolo; renda la indipendenza alla mia patria e le benedizioni di 25 milioni di abitanti la seguiranno ovunque e per sempre.

Proprio l’evento che, sulla carta, avreb-be dovuto raffreddare le simpatie dell’imperatore dei francesi per la cau-sa italiana finì con lo stringere i tempi. Napoleone III si attivò per stabilire un contatto diretto con Cavour, il quale aveva aperto a Parigi due canali diplo-matici abbastanza diversi: uno faceva capo al giovane Costantino nigra, che, in qualità di suo rappresentante personale, agiva in modo autonomo anche rispetto all’ambasciatore pie-montese; l’altro si serviva della con-tessa di Castiglione, Virginia oldoini.La nobildonna era una cugina di Ca-millo: figlia di un diplomatico, era nota per la straordinaria bellezza e per il carattere intraprendente. Ca-vour l’aveva spedita a Parigi già nel 1855 con l’incarico di sedurre l’im-peratore, cosa che le fu assai facile. Il ruolo della Oldoini è stato forse am-plificato, ma non si può negare che la sua presenza ebbe un qualche rilievo nelle decisioni dell’illustre amante.Insofferente ai protocolli, e forse dif-fidente verso il suo stesso governo, Napoleone III convocò Cavour per un incontro segreto a Plombières, località termale nella regione fran-cese dei Vosgi. Il Primo ministro sa-baudo avvertì della sua partenza solo Vittorio Emanuele e il generale La Marmora. Il 20 luglio 1858, per due volte, Cavour e Napoleone discussero del nuovo assetto da dare alla Peni-sola (il progetto dell’unità nazionale era ancora lontano).

Costantino Nigra

La Contessa di Castiglione in una fotografiadi P.-L. Pierson, 1863-66

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analisi grafologica

La grafia di Cavour riflette le sue doti di uomo politico: intelligenza acuta, equilibrio, determinazione, magnanimità, come si evince dalla larghezza di lettere, tra lettere e tra parole, superiore ai 5/10.La scrittura minuta con delle disuguaglianze nelle lettere (disuguale meto-dico) rivela grande intuizione, spirito di osservazione, notevole capacità di analisi, ma anche di sintesi, estrema precisione che non sconfina mai nella pedanteria, pensiero penetrante e profondo, raffinatezza di critica e di ra-gionamento. Il «diplomatico» Cavour sa gestire con prudenza le relazioni interpersonali, conservando sempre la giusta misura nei suoi atteggiamenti e comportamenti (la grafia è ponderata e mantiene il rigo).

Il gesto grafico, «accurato», non gettato via o trasandato, procede con fluidità ed «eleganza». Ciò rivela una personalità dignitosa e composta, signorilità di modi, cortesia e discrezione, ma anche, all’occorrenza, fermezza e avvedutezza.Il conte di Cavour accetta volentieri le adulazioni; se ne serve, tuttavia, soprattutto per scopi politici e tende a trattare con diffidenza l’adulatore (il cosiddetto segno «accartocciata» dei tratti finali delle lettere, che s’incur-vano verso l’alto e all’indietro).Sebbene la scrittura riveli un soggetto abbastanza giudizioso, si riscontrano anche dei tratti (i tagli delle «t» allungati in avanti e un po’ appuntiti, e dei

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ricci nelle vocali) indicativi di un indomito spirito ribelle. Sappiamo, comun-que, che nel corso della sua vita Cavour seppe trovare un certo equilibrio tra l’irrequietezza interiore e l’ordine a cui lo chiamava il ruolo di uomo di Stato, riuscendo a frenare con fermezza la sua impulsività.La firma è affine al testo e conferma le caratteristiche intellettive e tempe-ramentali già rilevate, evidenziando, inoltre, la fiducia nelle proprie risorse e negli obiettivi che ci si prefigge, l’onestà morale e professionale, la stabilità e la coerenza delle idee, le doti di diplomazia. L’immenso statista, non a caso, amava ripetere: «Ormai conosco l’arte di ingannare i diplomatici: dico la verità e sono certo che non mi credono».

A cura di Giuliana Giacovelli.Laureata all’Università di Urbino in tecniche grafologiche,

da anni si occupa di orientamento professionale e scolasticocon l’ausilio dell’analisi grafologica.

[email protected]

Carta astrale

Personalità contraddittoria e carismatica quella di Camillo Benso conte di Cavour, o almeno così sembra emergere dalle note biografiche e dall’analisi astrologica. Nato a Torino il 10 agosto 1810, con Sole e Ascendente nel Leone, segno di Fuoco, mostra un carattere autoritario, accentratore, sicuro, indipen-dente, istintivo, a volte iracondo e amante del rischio, tuttavia cosciente della sua unicità. Al tempo stesso viene descritto come un pragmatico stratega, de-terminato nel tessere i rapporti umani e politici che renderenno l’Italia unita, come suggeriscono la posizione di Marte (l’azione) in aspetto armonico con Saturno (le regole, le istituzioni, la saggezza), e il bel trigono formato da Vene-re (la relazione) in Vergine (segno di Terra, oculato e organizzato), con Giove (il pianeta della fortuna e della fama) nel Toro (segno costruttivo e di ricchezza).Il conte di Cavour fu, dunque, un personaggio versatile, che alternò irrequie-tezza e sfrenatezza – soprattutto negli anni giovanili, quando trascorreva ore al tavolo da gioco (Luna in Sagittario = l’avventura e il rischio) o indulgendo in segrete passioni (Sole in Leone = l’amore, in XII Casa = i segreti) e nei pia-ceri della tavola (Venere in aspetto con Giove nel gaudente segno del Toro) – a un grande rigore politico, a un particolare talento per i numeri e a una tensione finalizzata, che lo inducevano a dedicarsi ininterrottamente al la-voro. Si racconta che anche l’aspetto gioviale, spesso sorridente, nascondesse in realtà un animo contraddittorio e problematico che, in alcuni momenti, gli fece meditare un gesto estremo. Può capitare a chi nasce sotto il segno

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del Leone quando si accorge di essere uscito di scena; a Cavour accadde quando fu congedato dall’esercito del re di Sardegna a causa dei suoi slanci repubblicani, sgraditi ai superiori. Era in questi momenti che trapelava il suo pessimismo nascosto, rivelato astrologicamente dalla posizione di ben tre pianeti in XII Casa (le prove, la solitudine, i segreti e il mistero).Ciononostante, l’amore per la vita, per i piaceri e per la mondanità (forti va-lori di Fuoco: Leone/Sagittario), oltre alla passione per la politica, lo aiutaro-no a tornare sempre alla ribalta: ora a Leri, impegnato a trasformare la tenu-ta di famiglia in un’azienda agricola autosufficiente; ora nei salotti di Parigi e Londra a conversare con i più brillanti intellettuali europei, a intrattenere relazioni con donne di grande fascino e a passare nottate intere con le carte in mano per arricchirsi o dilapidare fortune; ora in veste di ministro delle Finanze del governo piemontese; ora, infine, come presidente del Consiglio.Anche in politica fu un giocatore (Luna in Sagittario), potendo avvalersi dell’aiuto di Giove in X Casa (la professione, la realizzazione). Le sue scelte e le sue azioni non furono mai frutto di un presupposto ideologico precostituito, bensì della capacità e dell’intelligenza (Sole congiunto a Mercurio = la mente) di saper cogliere il momento politico, nella consapevolezza che «ogni giro di carte può essere differente dal precedente e dal successivo». Anche la morte lo colse inaspettatamente, lasciando tanto negli amici quanto nei nemici il ri-spetto e l’ammirazione (Sole e Ascendente nel Leone) riservati ai grandi uomini.

Maria Teresa Zilembo

onorificenze di Cavour

onorificenze italiane

Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santis-sima Annunziata

Cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia

Medaglia d’Argento ai Benemeriti della Li-berazione di Roma 1849-1870 (postuma)