CONSEGNATI A ROMA, NELLA SPLENDIDA L’EDITORIALE … · Miccio. e . Davide Ron-doni. hanno...

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distribuzione gratuita anno XXXI | N°247 Luglio - Dicembre 2015 mensile di informazione, cultura, politica XXIX EDIZIONE L’EDITORIALE UN’ECONOMIA MORALE AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE di ERMINIO SERGIO Milano, 10 novembre – Più del doppio delle richieste di prenotazione rispetto ai posti disponibili. Membri dell’establi- shment nazionale che popolano le prime file. Una schiera di giornalisti pronti all’in- tervista. Nell’aria una trepidante attesa come nemmeno prima del concerto di una rock star. Ed è il Presidente della Boc- coni, Mario Monti, durante i saluti istitu- zionali, a fare il paragone tra il suo ospite e un grande artista. Perché il guest spea- ker dell’evento di inaugurazione dell’an- no accademico della Bocconi è quello che Fortune ha definito “the world’s gre- atest leader”, nonché CEO dell’azienda più famosa e capitalizzata al mondo: Tim Cook. L’introduzione di Monti è breve e tradisce una certa soddisfazione, motivata dal fatto di aver convinto Cook ad interve- nire per la prima volta in una università fuori dagli USA. Da buon padrone di casa, cerca di far sentire l’ospite a suo agio ri- portandolo nella Silicon Valley. Racconta infatti la storia di Ferdinando Bocconi, da lui definito primo serial innovator della storia, che fondò e dedicò l’Università a suo figlio Luigi rimasto disperso nel- la battaglia di Adua. Il paragone con gli Stanford è immediato, in quanto i mem- bri della celebre famiglia compirono la stessa scelta, a seguito della morte del figlio durante un viaggio in Italia per tifo. Entrambe le volte l’istituzione accademi- ca è portatrice della memoria del defun- to, ma anche di un sentimento di speran- za per il futuro e di fede nella missione educativa. Ambedue le volte la scelta non si è ri- velata sbagliata ed è il successivo inter- vento del Rettore Andrea Sironi a dimo- strarlo. Se in merito alla connotazione di Stanford come eccellenza mondiale dell’imprenditorialità e dell’innovazione tecnologica non ci sono dubbi, non si possono trascurare i notevoli passi avanti compiuti dalla Bocconi in merito alla di- dattica, internazionalizzazione, ricerca ed employability degli studenti, per i quali si colloca ai primi dieci posti in Europa per ogni facoltà. XXIX EDIZIONE La nostra città , come ogni anno in questo periodo, diventa culla della Cultura e della Poesia grazie alla Ceri- monia di Premiazione del Premio Laurentum per la Poesia e del Pre- mio Dante Alighieri. Quest’anno l‘evento, organizzato dal Centro Culturale Laurentum, è stato ospitato nella sede del Senato, Pa- lazzo Giustiniani, nel- la cornice della Sala affrescata dai fratelli Zuccari, luogo ricco di fascino e suggestione . La conduzione del- la cerimonia è stata quest’anno affidata a Gigi Marzullo, noto giornalista e condut- tore televisivo RAI. La sua è stata una condu- zione brillante e ricca di approfondimenti. Una serata piacevole e all’insegna della cul- tura, che si è aperta con un video, dedicato all’attore e regista te- atrale Luca De Filippo, recentemente scom- parso, e riepilogativo dell’impegno trenten- nale del Centro Lauren- tum nella promozione della Poesia nel nostro Paese, nella diffusione della lingua italiana e nella divulgazione dei linguaggi dialettali. Nel corso della cerimo- nia, Roberto Sergio, Direttore del Premio Laurentum, Giovanni Tarquini, Presidente del Centro Culturale Laurentum e i membri della prestigiosa giuria presenti in sala, Angelo Bucarelli, Corrado Ca- labrò, Maurizio Cucchi, Luca di Bartolomeo, Paolo Lagazzi, Mauro Miccio e Davide Ron- doni hanno premiato i poeti vincitori, di fronte ad una calorosa platea. Nel parterre spicca- vano la nota soprano Fiamma Izzo, Pierlui- gi Borghini, Gerardo Bianco, i Senatori For- lani e Ranucci, nonché Lucrezia Ruggi d’Ara- gona, Vice Segretario Generale del Quirinale. Giovanni Tarquini, nel suo intervento iniziale, ha voluto ringraziare i numerosi partecipan- ti al premio giunti da tutto il territorio na- zionale e ha tenuto a sottolineare l’altissimo livello tecnico e stili- stico raggiunto dalle opere in gara in questa edizione. “Mai come in questa occasione è sta- to difficile operare una selezione. Un plauso va quindi alla qualificata Giuria (composta, oltre che dai già citati nomi, anche da Simona Izzo, Raffaele La Capria e Maria Rita Parsi) e a tutti coloro che con- tinuano a sostenere la nostra rassegna”. La cerimonia di pre- miazione ha preso il via con un Premio speciale della Sezione Giovani, CONSEGNATI A ROMA, NELLA SPLENDIDA CORNICE DELLA SALA ZUCCARI DI PALAZZO GIUSTINIANI, I PREMI AI VINCITORI DELLA XXIX EDIZIONE DEL PREMIO LAURENTUM PER LA POESIA E DELLA V DEL DANTE ALIGHIERI LETTA, SERGIO, TARQUINI CONSEGNANO GLI AMBITI RICONOSCIMENTI A GIORGIO FORATTINI, ENRICO MALATO E MARAN AL MASRI segue a pag. 2 segue a pag. 4 Didascalia di ISABELLA RUSCONI

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distribuzione gratuita anno XXXI | N°247 Luglio - Dicembre 2015mensile di informazione, cultura, politica

XXIX EDIZIONE

L’EDITORIALE

UN’ECONOMIA MORALE AL SERVIZIO DEL BENE

COMUNE

di ERMINIO SERGIO

Milano, 10 novembre – Più del doppio delle richieste di prenotazione rispetto ai posti disponibili. Membri dell’establi-shment nazionale che popolano le prime file. Una schiera di giornalisti pronti all’in-tervista. Nell’aria una trepidante attesa come nemmeno prima del concerto di una rock star. Ed è il Presidente della Boc-coni, Mario Monti, durante i saluti istitu-zionali, a fare il paragone tra il suo ospite e un grande artista. Perché il guest spea-ker dell’evento di inaugurazione dell’an-no accademico della Bocconi è quello che Fortune ha definito “the world’s gre-atest leader”, nonché CEO dell’azienda più famosa e capitalizzata al mondo: Tim Cook.

L’introduzione di Monti è breve e tradisce una certa soddisfazione, motivata dal fatto di aver convinto Cook ad interve-nire per la prima volta in una università fuori dagli USA. Da buon padrone di casa, cerca di far sentire l’ospite a suo agio ri-portandolo nella Silicon Valley. Racconta infatti la storia di Ferdinando Bocconi, da lui definito primo serial innovator della storia, che fondò e dedicò l’Università a suo figlio Luigi rimasto disperso nel-la battaglia di Adua. Il paragone con gli Stanford è immediato, in quanto i mem-bri della celebre famiglia compirono la stessa scelta, a seguito della morte del figlio durante un viaggio in Italia per tifo. Entrambe le volte l’istituzione accademi-ca è portatrice della memoria del defun-to, ma anche di un sentimento di speran-za per il futuro e di fede nella missione educativa.

Ambedue le volte la scelta non si è ri-velata sbagliata ed è il successivo inter-vento del Rettore Andrea Sironi a dimo-strarlo. Se in merito alla connotazione di Stanford come eccellenza mondiale dell’imprenditorialità e dell’innovazione tecnologica non ci sono dubbi, non si possono trascurare i notevoli passi avanti compiuti dalla Bocconi in merito alla di-dattica, internazionalizzazione, ricerca ed employability degli studenti, per i quali si colloca ai primi dieci posti in Europa per ogni facoltà.

XXIX EDIZIONE

La nostra città , come ogni anno in questo periodo, diventa culla della Cultura e della Poesia grazie alla Ceri-monia di Premiazione del Premio Laurentum per la Poesia e del Pre-mio Dante Alighieri. Quest’anno l‘evento, organizzato dal Centro Culturale Laurentum, è stato ospitato nella sede del Senato, Pa-lazzo Giustiniani, nel-la cornice della Sala affrescata dai fratelli Zuccari, luogo ricco di fascino e suggestione .

La conduzione del-la cerimonia è stata quest’anno affidata a Gigi Marzullo, noto giornalista e condut-tore televisivo RAI. La sua è stata una condu-zione brillante e ricca di approfondimenti. Una serata piacevole e all’insegna della cul-tura, che si è aperta con un video, dedicato all’attore e regista te-atrale Luca De Filippo, recentemente scom-parso, e riepilogativo dell’impegno trenten-nale del Centro Lauren-

tum nella promozione della Poesia nel nostro Paese, nella diffusione della lingua italiana e nella divulgazione dei linguaggi dialettali.

Nel corso della cerimo-nia, Roberto Sergio, Direttore del Premio Laurentum, Giovanni Tarquini, Presidente del Centro Culturale Laurentum e i membri della prestigiosa giuria presenti in sala, Angelo Bucarelli, Corrado Ca-labrò, Maurizio Cucchi, Luca di Bartolomeo, Paolo Lagazzi, Mauro Miccio e Davide Ron-

doni hanno premiato i poeti vincitori, di fronte ad una calorosa platea. Nel parterre spicca-vano la nota soprano Fiamma Izzo, Pierlui-gi Borghini, Gerardo Bianco, i Senatori For-lani e Ranucci, nonché Lucrezia Ruggi d’Ara-gona, Vice Segretario Generale del Quirinale.

Giovanni Tarquini, nel suo intervento iniziale, ha voluto ringraziare i numerosi partecipan-ti al premio giunti da tutto il territorio na-zionale e ha tenuto a sottolineare l’altissimo

livello tecnico e stili-stico raggiunto dalle opere in gara in questa edizione. “Mai come in questa occasione è sta-to difficile operare una selezione. Un plauso va quindi alla qualificata Giuria (composta, oltre che dai già citati nomi, anche da Simona Izzo, Raffaele La Capria e Maria Rita Parsi) e a tutti coloro che con-tinuano a sostenere la nostra rassegna”.

La cerimonia di pre-miazione ha preso il via con un Premio speciale della Sezione Giovani,

CONSEGNATI A ROMA, NELLA SPLENDIDA CORNICE DELLA SALA ZUCCARI DI PALAZZO GIUSTINIANI, I PREMI AI

VINCITORI DELLA XXIX EDIZIONE DEL PREMIO LAURENTUM PER LA POESIA E

DELLA V DEL DANTE ALIGHIERILETTA, SERGIO, TARQUINI CONSEGNANO GLI AMBITI

RICONOSCIMENTI A GIORGIO FORATTINI, ENRICO MALATO E MARAN AL MASRI

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Didascalia

di ISABELLA RUSCONI

N°247 - anno XXXI | Luglio - Dicembre 2015 | 2

CONSEGNATI A ROMA, NELLA SPLENDIDA CORNICE DELLA SALA ZUCCARI DI PALAZZO GIUSTINIANI, I PREMI AI VINCITORI DELLA XXIX EDIZIONE DEL

PREMIO LAURENTUM PER LA POESIA E DELLA V DEL DANTE ALIGHIERI

LETTA, SERGIO, TARQUINI CONSEGNANO GLI AMBITI RICONOSCIMENTI A GIORGIO FORATTINI, ENRICO MALATO E MARAN AL MASRI

attribuito alla poesia “La luce” di Ve-ronica Benso, di soli 11 anni, dalla Giuria della XXIX Edizione, nell’am-bito della partnership instaurata quest’anno fra il Premio Laurentum ed il concorso di poesia “In verso del cammin...” del prestigioso Isti-tuto Massimiliano Massimo. Il rico-noscimento è stato intitolato alla memoria della giovane ricercatrice universitaria Valeria Solesin, tra-gicamente scomparsa a causa dei recenti attentati di Parigi. Il Centro Culturale Laurentum ha infatti ac-colto l’invito dei genitori di ricorda-re in tutte le iniziative possibili Va-leria anche per il suo impegno nel campo della solidarietà e, attraverso questa specifica iniziativa, ha inteso dare un segno che la cultura è uno strumento di pace atto a formare le giovani generazioni all’amore e alla fratellanza, come la purtroppo breve vita di Valeria ha insegnato.

La cerimonia è proseguita con l’as-segnazione dei premi delle varie sezioni del concorso tradizionale, frutto di un duro lavoro di selezio-ne, effettuato dalla Giuria, per in-

dividuare i migliori componimen-ti poetici tra i moltissimi in gara.Ad aggiudicarsi il XXIX Premio Laurentum nella sezione “Raccolta o libro di poesia”, è stata Isabella Panfido autrice de “La grazia del danno”, Casa Editrice “La vita felice”. Seconda e terzo classificate Monica Martinelli e Nicola Sciannimanico. Nella sezione “Poesia inedita in lin-gua italiana” ha trionfato Giangia-como Morozzo con “Tre poesie a Giada”. Antonella Sbuelz e Pietro Ca-talano gli altri due finalisti premiati. Infine, vincitore del Premio per la poesia inedita in vernacolo è stato Antonio Rossi con “Can-do su coro meu pianghet”. Se-condo e terzo classificati An-gelo Gallo e Nico Bertoncello.Tutte le opere premiate sono sta-te declamate da Giuppy Izzo, at-trice e doppiatrice, personaggio molto amato dal pubblico cine-televisivo, la quale ha regalato con la sua intensa e raffinata let-tura, emozioni uniche agli auto-ri e al pubblico presenti in sala.

Successivamente la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani è stata testi-mone della consegna dei Premi a carattere più istituzionale, quelli che secondo Gianni Letta “danno sempre maggiore lustro al Pre-mio Laurentum”, di cui lui è Presi-dente e mentore fin dalla Prima Edizione, con la generosità d’ani-mo e l’amore per la cultura che lo contraddistinguono da sempre,

Il Primo riconoscimento ad esse-re consegnato è stato il V Premio Dante Alighieri, istituito nel 2011 e intitolato al sommo poeta con il fine ultimo di dare rilievo al poeta o letterato la cui produzione si sia contraddistinta, per valore cultu-rale e importanza della riflessione sull’attualità, nel panorama interna-zionale della poesia e della lettera-tura contemporanee, apportando un significativo contributo all’arte, intesa come luogo di ricerca del de-stino. Il prestigioso riconoscimento è stato in passato consegnato ai celebri poeti Ol’ga Sedakova (2011), Fernando Bandini (2012), Franco Loi (2013) e Giampiero Neri (2014).Quest’anno la Commissione di specialisti del Dante Alighieri, pre-sieduta da Davide Rondoni e com-posta da Paolo Lagazzi e Antonio Riccardi, ha deciso di assegnarlo alla celebre poetessa e scrittri-ce franco-siriana Maran Al Masri.

Una profonda emozione ha percor-so la platea, quando Maran ha vo-luto regalare all’uditorio la lettura di un testo scritto di suo pugno e di una poesia dedicata ai bambini “figli della guerra”, avvalorando la motivazione del Premio, che re-cita: “una voce alta e concentra-ta sull’amore. Tra elementi della grande tradizione nelle lingue arabe e confronto con la migliore poesia europea e italiana Maran Al Masri testimonia il fascino anti-co e sempre nuovo di una poesia

dell’anima, dei sensi e del cuore”.

A seguire è stata la volta di un toc-cante discorso tenuto da Gianni Letta sul valore dell’impegno in progetti di animazione e promozio-ne culturale volti a favorire il pro-gresso etico e civile, con particolare attenzione al mondo dei giovani. Il discorso è stato propedeutico ad introdurre il Premio “I Valori del-la Cultura”, che fino ad oggi è sta-to attribuito, a partire dal 2007, a Raffaele La Capria, Antonello Ven-ditti, Michele Placido, Maria Luisa Spaziani, Pippo Baudo, Antonio Paolucci, Davide Rondoni e l’anno scorso a Lina Wertmuller. Il Premio mira ad insignire eminenti perso-nalità in campo artistico-culturale che si siano distinte per un’opera di diffusione e promozione dei valori universali più nobili di cui la cultura è portatrice ed espressione al tem-po stesso e quest’anno è stato at-tribuito al Professor Enrico Malato.Il Presidente della Giuria ha decan-tato con la sua rinomata capacità

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affabulatoria l’intensa opera svolta dall’illustre accademico in ambito culturale e, specialmente, in qua-lità di rinomato dantista, sintetiz-zata anche dalla motivazione del riconoscimento attribuito, nella quale si legge “ll Centro Culturale Laurentum si pregia di assegnare il Premio I Valori della Cultura 2015 al Professor Enrico Malato, Eme-rito di Letteratura italiana presso l’Università di Napoli <<Federico II>>, fine letterato, linguista e filo-logo, Direttore di prestigiosi collane editoriali, periodici e pubblicazioni letterarie, figura di vertice di auto-revoli Centri Studi e Commissioni scientifiche danteschi e della Casa di Dante in Roma, insignito con <<Diploma di prima classe>> e me-daglia d’oro del Presidente della Re-pubblica riservati <<Ai benemeriti della cultura>>, per una vita spesa a favore dello studio, della ricerca e della promozione culturale, inte-si come strumenti di diffusione del progresso civile e per l’impegno profuso, in particolare, nei riguar-di della formazione e della crescita culturale delle giovani generazioni”.

E da un grande del panorama cultu-ral-letterario Letta è passato a insi-gnire una figura di assoluto pregio del mondo della satira italiana ed internazionale con il Premio alla Carriera. Il riconoscimento, tribu-tato alle più eminenti personalità che, nel corso della propria carrie-ra, si sono distinte per l’eccellenza e l’unicità della propria produzione artistica oppure del proprio valo-re professionale, apportando un contributo esemplare nella storia culturale del nostro Paese, è stato conferito, a partire dal 2009 e in suc-cessione cronologica, a Raffaele La

Capria, Ennio Morricone, Ettore Ber-nabei, Giorgio Albertazzi , Sergio Za-voli e l’anno scorso ad Adriana Asti.La Giuria del Premio e il Centro Culturale Laurentum si è quest’an-no pregiata di premiare il Maestro Giorgio Forattini con la motivazio-ne: “per la sua geniale e prolifica opera di vignettista, grazie al cui stile graffiante <<a tutto tondo>>, irriverente ed incisivo, può essere unanimemente considerato il re della satira politica italiana. L’arti-sta, fustingando con il suo umori-smo corrosivo e dissacrante fatti e vicende a della vita politica nazio-nale ed internazionale, si è distinto per acume, capacità analitiche, co-raggio ed accuratezza storica, tanto da aver trattato anticipatamente anche argomenti rimasti a lungo tabù della storia italiana, come, ad es. il tema delle foibe e dell’eso-do delle popolazioni giuliano-dalmate, quando ancora non era stato istituito il Giorno del Ricordo.”Il Maestro, commosso dai fe-steggiamenti, ha voluto omag-giare al Premio Laurentum una sua simpatica vignetta.

In chiusura di manifestazione Rober-to Sergio ha espresso riconoscenza a Gianni Letta per la pluridecennale amicizia verso il Premio, alla Giuria impegnata per un anno nel duro la-voro di selezione degli elaborati ed alla schiera dei poeti che alimenta ogni anno di creatività e linfa vitale la rassegna culturale, rappresentan-do che “mai come oggi l’Italia, che per secoli ha avuto un vantaggio distintivo nel proprio primato cul-turale, ha bisogno di chi sostenga progetti di animazione e promozio-ne culturale e di un impegno che intende favorire il progresso civile”.

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UN’ECONOMIA MORALE AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE

Nonostante i suddetti spunti interes-santi, i taccuini, o meglio gli iPad, del-la stampa presente non si illuminino spesso, restando in stand by come a voler conservare la batteria (siamo alle 11 di mattina!) per non perdersi nemmeno un secondo dell’interven-to principale. Che infine arriva.

“Buongiorno”. L’esordio è in italiano e dopo nemmeno un minuto conqui-sta la platea (non solo quella studen-tesca ad essere sinceri) con una frase ad effetto: “Apple feels at home in Italy”. Non è retorica, né vuole essere una frase ruffiana. Non ce n’è bisogno visto che in sala ci sono più dispositivi Apple che persone. E’ una costatazio-ne, che stupisce noi italiani, tradizio-nalmente primi detrattori di quanto di bello è presente nel nostro Paese. Il concetto è chiaro: “Italy is the Country that proved in first place that making the best doesn’t mean doing the most”. Scroscio di applausi.L’intesa Italia-USA è stata trovata nella passione e nell’attenzione al design che contraddistinguono le aziende e i lavoratori italiani. Non può mancare il ringraziamento a Luca Maestri, ita-liano, laureato Luiss e “most admired Chief Financial Officer” per Fortune 500 CFO.

Tim però, complimenti (ed affari) a parte, ha attraversato l’oceano per te-nere una lectio magistralis che, seppur breve, è densa di contenuti, come ci

si aspetta da un “global role model” (sempre Fortune). Il tema è innova-tivo, senza ironia e intriso di valori espressi con tono deciso. Il titolo:

“Business that serves the public good”.

L’inizio è autobiografico, parla degli anni dell’università e di un fuoco sa-cro che lo animava da dentro. Era im-paziente, ma non di carattere. L’impa-zienza derivava dalla forte volontà di lasciare un segno nell’universo, quel “to put a dent in the universe”, cui Steve Jobs già ci ha abituati.Non siamo però di fronte alle stesse frasi del fondatore di Apple, ripropo-ste pedissequamente. Si tratta di un modo diverso di esercitare la leader-ship. Perché Tim non è il genio ribelle, seguace della controcultura e ricco di ossessioni quale il fondatore della Mela di Cupertino. Lui è più il classico studente che ha fatto del teamwork, lavoro di squadra, il punto forte del-la sua crescita personale. La prima parola chiave è collaborazione, non competizione.

La seconda parola fondamentale è diversity, la caratteristica che rende un team migliore. Perché se si è an-che in venti, ma tutti con le stesse idee, cambia poco. E’ da molte idee diverse che può venir fuori la sintesi geniale (con il rischio inevitabile che a volte tutto si riduca in un ingesti-bile caos).

La diversità però non è ancora ab-bastanza. Se un gruppo non sente la responsabilità del proprio operato, rischia di sacrificare il bene comune sull’altare del mero profitto. Su questo punto il CEO di Apple è chiaro. Come azienda lottano contro il cambiamen-to climatico, una realtà innegabile che minaccia la sicurezza dell’approv-vigionamento di cibo e la nostra stes-sa sopravvivenza sul pianeta. Apple copre poi il suo fabbisogno energe-tico all’87% con energia rinnovabile e mira al 100% a breve. Sta spingendo i suoi fornitori a fare lo stesso. Tim però non vuole rappresentare un unicum da questo punto di vista. Crede che ogni business leader abbia l’obbligo morale di intervenire.

Ognuno di noi ha il dovere di lasciare la Terra in condizioni migliori di quelle che ha trovato. Ecco l’ultimo dei valori di cui intende parlare: l’equità, sociale ed intergenerazionale. Uguali diritti per ogni persona, in ogni tempo e in ogni luogo. Diritti che vi vengano dati come esseri umani. “It’s simply the right thing to do”. E’ la cosa giusta da fare. Punto. Non ci potrebbe essere avvocato migliore per questa causa di un uomo che ha dichiarato a tutto il mondo all’apice del proprio successo lavorativo di essere gay. Si può cambiare il mondo con le proprie passioni ribadisce, non bisogna isolar-si per la propria diversità. Quest’ultima è un valore, non un problema.

Lavoro di squadra, diversità, respon-sabilità ed eguali diritti. Sono i fattori chiave per costruire un business di successo che serva il bene comune. Ciò che permette a degli uomini di costruire insieme un prodotto di bel-lezza unica e rivoluzionare con esso il mondo. Perché “great ideas change the world”, ma sono i valori a spinger-ci a non mollare nella quotidianità per cambiare il mondo.

Il messaggio di Tim è esplicito. I priva-ti diano il loro contributo al migliora-mento del bene comune insieme al settore pubblico. E soprattutto ricor-diamoci che il mondo ha un proprio interesse nel modo in cui facciamo business. E’ un azionista, l’azionista di maggioranza.

Siamo tutti cittadini del mondo e sta a noi preservarlo. E’ ora che la gene-razione di business leader cambi ap-proccio e segua l’idea rappresentata da Bocconi e Stanford: il business raggiunge l’apice della sua vocazio-ne quando serve il bene comune. Ed è ora che i futuri leader, i nativi digita-li che usufruiscono della più grande rete di connessioni mai creata, fac-ciano sentire finalmente la loro voce al mondo, urlando per i propri diritti. “Speak up!”. Il titolo di tutti i giornali dell’11 novembre.

Tim non ha detto solo questo. Ha di-mostrato che “he leads different”.

> segue da pag. 1di ERMINIO SERGIO

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N°247 - anno XXXI | Luglio - Dicembre 2015 | 6

LAURENTUM MAGAZINEMensile di informazione

cultura - politica

Anno XXXI - N° 247Luglio - Dicembre 2015

DirettoreRoberto SERGIO

Direttore ResponsabileIsabella RUSCONI

Coordinatore EditorialeMarco LANZARONE

Proprietà del CENTRO CULTURALE

LAURENTUM

PresidenteGiovanni TARQUINI

Comitato DirettivoEleonora FRANCIONI

Isabella RUSCONIRoberto SERGIO

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ResponsabileFotocomposizione e Stampa

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Roma n° 87/83 del 05/03/83

IL RISVEGLIO DELLA FORZA. ESCE A DICEMBRE IL SETTIMO EPISODIO DI GUERRE STELLARI

Uscirà il prossimo 16 Dicembre nelle sale Cinematografiche l’at-tesissimo sequel della più famosa saga di tutti i tempi. Con “il risve-glio della Forza” arriva il VII episo-dio di Guerre Stellari. Acquisiti i diritti della saga, la Disney ha im-mediatamente voluto sbloccare il progetto di dare avvio alla produ-zione della nuova serie che, come le altre , sarà composta da tre epi-sodi. Quindi, iniziazia una nuova Trilogia che terminerà nel 2020. Vediamo di capire l’evoluzione di questa pellicola, in attesa di ve-derlo e scoprirne la “segretissima” trama. La sceneggiatura è affida-ta a Michael Arndt, premio Oscar per la sceneggiatura di Little Miss Sunshine (2006) e nomination per Toy Story 3 (2010). Arndt ha redat-to una sinossi di 40/50 pagine che dovrebbe riguardare anche i suc-cessivi Episodio VIII e IX; il tutto è basato su un canovaccio di Geor-ge Lucas, che resta ispiratore della “sua” saga! La regia di Episode VII è stata affidata a J.J. Abrams, au-tore di Impossible Mission III, Star Trek (2009), Super 8, Star Trek: Into Darkness e delle serie tv Alias, Lost, Fringe. Abrams afferma da sempre di essere un grandissimo fan di Star Wars e il suo reboot di Star Trek fu accusato di essere troppo ‘starwarsiano’.Produttrice sarà la neopresidente

della Lucasfilm Ltd, Kathleen Ken-nedy, già produttrice per trent’an-ni al fianco di Steven Spielberg e dello stesso Lucas e co-fondatrice della Amblin Entertainment. La li-sta dei film -spesso di genere fanta-stico- da lei prodotti è lunghissima e comprende molto dei film che il pubblico di Star Wars conosce e ama (bastino, in breve, E.T., gli In-diana Jones, i Ritorno al futuro, Ju-rassic Park, Schindler’s List, Il sesto senso, Le avventure di Tintin: clicca quiper la filmografia completa). Il film verrà prodotto nel Regno Uni-to con un avvio delle riprese fissato per la primavera del 2014. Al suo fianco ci sarà la Bad Robot, società che fa capo allo stesso Abrams, con un cast tecnico di prim’ordine, così come annunciato ad ottobre 2014. L’inizio riprese è fissato per i primi di Maggio 2014, presso i Pinewo-od Studios di Londra. La fine delle riprese principali è stata dichiarata insieme al titolo del film giorno 6 novembre 2014, da questa data in poi si passerà alla post produzione ed eventuali riprese secondarie. Per quanto riguarda il cast, tutti i classici personaggi della Saga tor-neranno in questo o in uno degli episodi della Trilogia Sequel. Al momento però l’unico sicuro di esserci è R2-D2, il primo ad essere stato confermato nel cast di Epi-sodioVII. Il 29 Aprile 2014 è stato

ufficializzato l’intero cast del film, ritroviamo gli iconici eroi della Tri-logia Classica e tante nuove new entry: John Boyega, Daisy Ridley, Adam Driver, Oscar Isaac, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Max von Sydow, Harrison Ford, Car-rie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Peter Mayhew e Kenny Baker. Dopo svariati rumor che davano per certo l’ingresso di altri attori nel cast, giorno 12 Giugno, con una nota sul sito ufficiale en-trano in aggiunta nel cast Lupita Nyong’o e Gwendoline Christie. A sorpresa, domenica 6 Luglio 2014, vengono annunciati due nuovi at-tori che entrano a far parte del cast ufficiale: Pip Andersen e Crystal Clarke, reclutati tramite i casting aperti a tutti i fan, selezionati tra oltre 30.000 partecipanti. Il 16 Ot-tobre 2014, quasi a fine riprese, an-che Warwick Davis viene dichiara-to membro del cast con un filmato direttamente postato sul canale ufficiale Star Wars su YouTube. Dopo varie voci, che vedevano protagonisti alcuni tra i migliori compositori di musiche da film, il 27 luglio 2013 il maestro John Williams è stato ufficialmente confermato alla composizione della colonna sonora di Episodio-VII con una notizia direttamente pubblicata sul sito ufficiale.Che la forza sia con noi

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N°247 - anno XXXI | Luglio - Dicembre 2015 | 7

HAND, CANNOT, ERASE QUARTO DISCO DA SOLISTA PER STEVEN WILSON.

UN MASTERPIECE REGALATO AL SUO PUBBLICO

Steven Wilson è senza dubbio alcu-no, uno degli artisti più capaci ed eclettici dell’attuale panorama musi-cale modiale. Questo 2015 ha visto la pubblicazione del suo quarto album solista: Hand. Cannot. Erase., un titolo che è tutto un programma. 11 tracce, alcune si uniscono nel comporre una suite. Il disco è un concept che narra una storia realmente accaduta: Joyce Carol Vincent è una donna che è stata trovata morta nel proprio apparta-mento tre anni dopo il suo decesso. Dietro questo tragico evento, che potrebbe apparire come una morte fra le tante, il chitarrista e cantante inglese ha tratto una molteplicità di profonde riflessioni. Nonostante Joy-ce Carol Vincent abbia avuto una vita socialmente attiva e nota al pubblico, dal momento della sua morte in poi, per tre anni nessuno l’ha cercata. Wi-Ison collega le parole e la musica del suo lavoro ad un blog virtuale in cui viene raccontata la storia dal punto di vista della protagonista. Il blog infatti è tenuto come un vero e proprio dia-rio pregno di considerazioni, pensieri sulla vita e sulla solitudine. Un auten-tico colpo di genio, capace di infarcire ed estendere la storia, proponendo una cosa del tutto nuova. Ciò che ne ricaviamo quindi è un misto di musi-ca, parole e immagini pubblicate sul diario online della ragazza, una vera e propria esperienza multimediale.Il primo brano, First Regret, parte in sordina con qualche campione, per poi lasciare spazio ad una semplice composizione pianistica audacemen-te filtrata, con tanto di percussioni elettroniche in sfondo, una cosa non nuova per Wilson, ma che non è certo tra le sue più frequenti. Con 3 Years Ol-der si inizia a muovere le acque. Uno struggente intro di Mellotron Strings è interrotto bruscamente da un riff simil-Rush in metro alternato. Si nota subito la conferma delle devastanti doti di ogni singolo membro della band, giacché si susseguono le peri-pezie di Marco Minnemann alla batte-

ria, un assolo di basso di Nick Beggs e uno di chitarra di Guthrie Govan. I toni poi si spengono e rimangono solo chitarra acustica e basso. La voce di Wilson debutta, più asciutta ed acuta dello standard, su linee di sessantiana memoria. Dopo un paio di ritornelli ri-entra l’estro della band al completo, e ben presto anche Adam Holzman ha modo di esibirsi in un ricco assolo di piano. Il riff viene ripreso più volte con vene via via differenti, dall’inquietante al roseo, con qualche breakdown ed assolo aggiuntivo. Sicuramente un buon parco giochi per qualche jam live, ma che per la verità su disco sa forse un po’ di tirato per le lunghe. Se-gue la titletrack, Hand. Cannot. Erase, forse il brano più pop della carriera di Wilson dai tempi di Stupid Dream, tralasciando qualche prodezza coi Blackfield. Linea vocale forte e orec-chiabile, testo deliberatamente senti-mentale, ma attenzione, brano in tem-po dispari nemmeno dei più comuni, schitarrate inaspettate e qualche par-venza di assolo di basso. Un brano si-curamente piacevole, apparentemen-te semplice, perfetto per un singolo intelligente e gradevole, abbordabile, al tempo stesso. Con Routine si toc-ca un apice di intensità emozionale.. Dopo un momento di memoria post-rock, subentra per la prima volta Ninet Tayeb, cantante israeliana e la sua ap-parizione è inizialmente fugace e la-scia spazio ad un arpeggio di chitarra acustica inquietante, che si arricchisce presto di ulteriore strumentazione per poi lasciare spazio ad un assolo di bas-so e poi di chitarra. Torna il piano con Ninet, che canta la noia della routine tipica femminile. Ben presto l’atmosfe-ra esplode e la cantante può librarsi su inedite vette, prima che tutto ricada in un arpeggio elettrico che accom-pagna ancora la voce di Wilson fino al termine del brano. Home Invasion ini-zia in modo inquietante, con un Mel-lotron sottile e teso inaspettatamente devastato da un irregolare riff a base principalmente di basso e batteria. Il groove del piano elettrico seguente non è descrivibile a parole. Dopo un po’ di peripezie su un simile ritmo vie-ne proposto un altro riff di piano elet-trico che conferma il momento di par-ticolare ispirazione in merito. Presto entra una filtrata voce wilsoniana, la cui scarsa melodicità si contrappone

con la dolcezza del ritornello seguen-te. Regret #9 inizia in modo totalmen-te connesso al termine del precedente pezzo. L’intro è affidata a dei bassi sin-tetici coadiuvati da un ritmo di batte-ria ben presto sovrastato da un assolo di Moog di rara sapienza, che si divide il pezzo con un assolo di chitarra di si-mile caratura. Col botto inizia Transience: un arpeg-gio di chitarra con dei bassi sintetici di Taurus da spavento. La voce di Wilson si muove su terreni che ricordano a tratti quelli calcati nell’unico album degli Storm Corrosion. Con un ritor-nello azzeccato per quanto inaspetta-to si concludono presto i due minuti di questa piccola perla. Ancestral, che con i suoi oltre tredici minuti rappre-senta il pezzo più lungo dell’album, ci riporta su terreni di proprietà dei Massive Attack, poi solcati anche dal flauto (assai meno presente del soli-to) di Theo Travis. L’atmosfera è deci-samente inquietante e tale rimane a lungo, con arrangiamenti e passaggi particolarmente marci, accompagnati sempre da un bel groove elettronico, misurato ed evocativo. Ben presto si fa largo una linea vocale spettacolare, i toni si alzano, entra la band al comple-to. Happy Returns presenta subito dei suoni atmosferici ed armonie intrigan-ti. L’entrata in scena della voce di Wil-son è gloriosa, con una notevole linea vocale e un accompagnamento di piano misurato ma di grande effetto. La seconda strofa è più satura, ma di altrettanto spessore emotivo. Memo-rabile è anche la tessitura di chitarra e coro che segue. Dopo una sequenza di lallazione ricompare l’estrosa chitar-ra di Govan, che si libra magistralmen-te sugli accordi sempre più celestiali del pezzo, per poi concludere tutto in modo piuttosto inaspettato. L’outro del pezzo sfocia nella finale Ascen-

dant Here On..., che riprende al piano gli accordi di Perfect Life con l’eterea aggiunta di un coro di voci bianche, per un finale in sordina. Hand. Can-not. Erase. è probabilmente l’album più eterogeneo di Steven Wilson. Si legano senza troppi problemi brani oscuri e celestiali, semi-elettronici ed acustici... come sempre del resto, ma con una sfumatura un poco meno naturale, in questo caso. Molti meno che in passato sono i riferimenti fu-sion, in favore di un sound più diretto e mediamente più semplice, incen-trato maggiormente sui suoni e sul concept,. Degna di nota è anche l’en-trata in scena di una voce femminile, non certo qualcosa di frequente nella discografia di Wilson, considerata uni-versalmente. Le performance vocali, nonostante qualche momento di dubbio gusto, raggiungono picchi di assoluto spessore, gli assoli di chitarra sono clamorosi come non mai e tutti i componenti del gruppo si esibisco-no in modo a dir poco degno. Ad una prima parte dell’album mediamente leggera e più spensierata segue una seconda decisamente più pesante ma soprattutto inquietante, eccezion fat-ta per qualche sezione e per gli ultimi due brani. Decisamente, in generale, possiamo dire che l’influenza diretta di un certo tipo di rock progressivo settantiano è molto meno promi-nente che nei precedenti due lavori, ma questo non significa che l’album ricordi Insurgentes, se non per qual-che precisa occasione. E questo non può che fare piacere a tutti coloro che, come il sottoscritto, auspicano una continua evoluzione da parte di un artista, specie uno come Wilson.Il mio giudizio: un album fenomenale, e il giudizio è spesso destinato a salire con gli ascolti. Pertanto non mi resta che .. rimetterlo sul piatto!

di MARCO TARQUINI

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