CONFRONTO MARZO 2011
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trovato un sostegno nel-
le tabelle pubblicate sul
sito del ministero del
Tesoro (www.tesoro.it/
ministero/commissioni/
copaff). Il quadro che
ne emerge, per i nostri
piccoli Comuni è, a dire
poco, preoccupante.
(tabelle a pag. 3)
bilità di meglio control-
lare come si spendono i
soldi.
Così a naso mi pare di
poter dire che, come è
stato formulato il fede-
ralismo municipale, le
affermazioni di princi-
pio a sostegno di questa
riforma, sono delle
“balle”.
Il mio scetticismo ha
Siamo forse alla vigilia
di una svolta nei rappor-
ti tra il Governo e i Co-
muni. In questi giorni si
sta parlando di federali-
smo municipale, spac-
ciandolo come la solu-
zione di tutti i mali. Fi-
nalmente, dicono, ci
saranno più risorse per i
Comuni virtuosi e i cit-
tadini avranno la possi-
FEDERALISMO: una scure sui piccoli comuni di Aldo Bruna
A cura del Partito
Democratico — Circolo
di Cortemilia e Valli
www.issuu.com/confronto www.issuu.com/confronto www.issuu.com/confronto www.issuu.com/confronto e.mail: [email protected]
Via Cavour n. 7 - Cortemilia Anno XI- n. 1 - marzo 2011
Il 17 marzo 2011 cadono i 150
anni dalla prima seduta del Parla-
mento italiano, tenutasi appunto il
17 marzo 1861 a Palazzo Carigna-
no, a Torino. Da allora, almeno a
cadenza cinquantennale, si festeg-
gia l’avvenimento. Ancora oggi,
entrando a Torino, troviamo Italia
61, l’area espositiva di Torino che
nel 1961 raccolse oltre quattro
milioni di visitatori. A tutti gli
studenti dell’epoca vennero distri-
buite pubblicazioni sul centenario
e tutti si sentirono un po’ più ita-
liani.
Oggi i nostri malgovernanti sono
riusciti a rovinare le celebrazioni
con il tormentone festa sì -festa
no; il ministro leghista Calderoli
ha parlato di follia costituzionale e
che fosse per lui toglierebbe anche
la festa del primo maggio. Non gli
risponderemo come quell’elettore
leghista che, intervistato sulla Rai,
al cronista ha detto “Per forza,
Calderoli non lavora nemmeno gli
altri giorni”, perché abbiamo ri-
spetto di tutti i lavori, anche del
lavoro dei politici.
Ci sentiamo di dire, però, che ci
sarebbe piaciuto arrivare a questa
festa più uniti, ci sarebbe piaciuto
che tutti ci fossimo sentiti fiera-
mente italiani, orgogliosi delle
belle pagine di storia che gli Italia-
ni hanno saputo scrivere, delle
bellezze del nostro Paese; non già
perché italiano sia meglio di fran-
cese o di tunisino o di bengalese,
ma perché solo amando profonda-
mente il proprio Paese si può pen-
sare più al bene comune che al
proprio interesse, si possono capi-
re le ragioni di chi abbandona il
proprio Paese per migrare in terra
straniera, ci si può sentire vera-
mente cittadini del mondo.
SANITA’ E SONDAGGI pag. 2
FEDERALISMO per i piccoli Comuni - di Aldo Bruna
pag. 3
Ricordando Carlo Dotta - di Lalo Bruna
pag. 4
Un Cortemiliese DOC di Ginetto Pellerino
pag. 5
Che tipo di unità di Giovanni Destefanis
pag. 6
Il ritorno di Veltroni di Ginetto Pellerino
pag. 7
FESTA DE L’UNITA DI ITALIA - IL PROGRAMMA
pag. 8
Sommario:
le due chiese di San Michele
e San Pantaleo, i due campa-
nili con il suono festoso delle
campane; vedi la Pieve, l’ex
Convento, i ruderi del Ca-
stello, la torre, le vie, le piaz-
ze, i portici. Le nostre colli-
ne, la nostra campagna, i
negozi, gli esercizi pubblici,
le persone anziane, i giovani.
E allora capisci quanto sia
grande il tuo amore per la
tua Cortemilia così lonta-
na”. E ancora. “E che amas-
si tanto il mio paese l’ho
provato quando, di ritorno
dalla prigionia, in una notte
buia dell’estate del 1945, mi
trovai a pedalare in sella a
una scassata bicicletta, sen-
za fanale, da Acqui a Corte-
milia. Leggo dal mio vecchio
diario: Pedalo a più non
posso, arrivo a Terzo e sba-
glio strada, devo tornare
indietro, poi supero in un
baleno Bistagno; tra Bista-
(Continua a pagina 4)
sto quando, poco più che
ventenne, era stato portato in
un campo di concentramento
tedesco, vittima innocente
anche lui, come tanti milioni
di giovani, della follia e della
malva-
gità di
Hit ler
e di
M u s -
solini.
L e g -
giamo.
“ H o
inizia-
to ad
amare
c o n
tutte le
m i e
f o r z e
Cortemilia quando, ancora
tropo giovane, mi trovai, mio
malgrado lontano dalla pa-
tria, prigioniero di guerra in
un campo di concentramento
nel nord della Germania. Il
suono lontano di una campa-
na, la risata di un bimbo,
l’abbraccio di due innamo-
rati ti ricordano il tuo paese:
Caratteristica peculiare del
maestro Carlo Dotta, di tutta
la sua attività pubblica e am-
ministrativa (ben documenta-
ta nella bella mostra allestita
nei locali del convento e che
altri, più autorevoli di me,
rimarcheranno certamente
nei loro interventi), culmina-
ta nel 1964 con l’elezione a
sindaco, è stata senza dubbio
il suo amore per Cortemilia,
amore che – ce lo dice lui
stesso nel suo bel libro
“Curtmija ed na vota” del
1994 – era iniziato assai pre-
Ricordando CARLO DOTTA di Lalo Bruna
FESTA DE
L’UNITA’
di ITALIA
17-19 MARZO 2011
Programma completo
in ultima pagina
CONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTOCONFRONTO
CONFRONTO Pagina 2
SANITA’: non r ingraziamo Cota
no, che sarà il nostro ospedale
di riferimento, su una strada
percorribile non diciamo in
pochi minuti ma nemmeno in
un ora (come è attualmente),
perché di fronte a certe malat-
tie o traumi il tempo può essere
fondamentale.
Cota, allora, oltre agli ospedali
pensi anche alle strade per rag-
giungerli.
Un recente sondaggio commis-
sionato dalla Regione Piemon-
te ha messo in evidenza come i
cittadini preferiscono essere
curati in un buon ospedale,
anche non vicino a casa, piutto-
sto che in un cattivo ospedale
vicino a casa. A parte
l’ovvietà, vorremmo però che
gli ammalati della valle Bormi-
da e dell’Alta Langa potessero
disporre sempre più di efficien-
ti servizi ambulatoriali in loco;
la tendenza sembra invece piut-
tosto quella di tagliare. Ad
esempio, sono stati completa-
mente tagliati i fondi per le
persone non autosufficienti: un
provvedimento che penalizzerà
in particolare la nostra zona
dove la popolazione anziana è
particolarmente numerosa.
Anche lo scorporo degli ospe-
dali dalle ASL rischia di otte-
nere un effetto contrario rispet-
to a quanto sperato.
Per questi motivi non diciamo
grazie a Cota.
“...sono stati completamente tagliati i fondi per la non-auto -sufficienza”
La Regione Piemonte ha deciso
di riformare la sanità con
l’intento di risparmiare soldi
(ci riuscirà sicuramente perché
per il 2011 ha deciso un taglio
di oltre 100 milioni di euro) e
offrire migliori servizi ai citta-
dini (il che è tutto da verifica-
re).
La Lega Nord ha immediata-
mente riempito i cartelloni con
mega-manifesti in cui campeg-
gia la scritta “grazie Cota”.
Noi non ringraziamo o, alme-
no, non ancora.
Vorremmo prima di tutto, che
anche i cittadini di Cortemilia e
dell’Alta Langa, in particolare
gli ammalati, potessero rag-
giungere l’ospedale di Verdu-
SONDAGGI
Non sappiamo se ci saranno le
elezioni politiche a breve o se
la legislatura continuerà ancora
per due anni. Gli istituti di
sondaggi stanno comunque
lavorando a pieno regime. Ab-
biamo allora provato a fare una
sintesi dei sondaggi, prenden-
do i dati di sette Istituti (EMG,
PARTITO PERCENT. MEDIA
POPOLO delle LIBERTA’ 29,1%
PARTITO DEMOCRATICO 26,0%
LEGA NORD 10,6%
SINISTRA ECOL. e LIBERTA’ 7,9%
UNIONE DI CENTRO 6,1%
ITALIA DEI VALORI 5,9%
FUTURO E LIBERTA’ 5,4%
DIGIS, CFI, FULLRESE-
ARCH, IPSOS, DEMOPOLIS,
TECNE’, dati pubblicati sul
sito della Presidenza del Con-
siglio), che hanno effettuato le
rilevazioni tra il 27 gennaio ed
il 14 febbraio 2011. Se si an-
dasse a votare oggi, la situazio-
ne potrebbe essere la seguente:
Si può constatare come la si-
tuazione sia altamente incerta,
con il polo PDL-Lega Nord al
39,7% (ma un anno fa veleg-
giava intorno al 50%) e il polo
di centro sinistra (PD-IDV-
SEL) al 39,8%. Il Centro, che
potrebbe fare da arbitro, viag-
gia intorno all’11,5%. Natu-
ralmente questi sono solo son-
daggi e molto dipenderà dalle
alleanze che si costruiranno; è
chiaro comunque che, ormai
da tempo, il PDL sta perdendo
consensi e, in queste ultimissi-
me settimane, sembra perdere
qualche colpo anche la Lega
Nord. Staremo a vedere.
E’ stata inaugurata
venerdì 18 febbraio
la nuova sede della
Camera del Lavoro
in via Dante Ali-
ghieri. La sede è
aperta tutti i venerdì
mattina dalle 8.30
alle 11.30 ed offre
consulenza in mate-
ria pensionistica e
tributaria (mod.
RED, 730, certifica-
zione ISEE, rapporti
con INPS ecc.).
La redazione di
CONFRONTO formula i migliori auguri.
CONFRONTO Pagina 3
CATTIVERIE di Riccardo Ferrero
Finalmente una grande notizia. Il capo del governo ha recentemente organizzato nella sua splendida villa una cena invitando un
grande luminare della medicina per informarsi sulle scoperte delle cellule staminali, un geologo e un meteorologo, per prevenire
catastrofi ambientali e desertificazione del territorio, un ingegnere ambientale per sfruttare le fonti rinnovabili e anche una gran
bella professoressa per un parere sulla riforma universitaria.
Non mancavano giovani neolaureati ricchi di masters e riconoscimenti.
Alla fine della cena il capo del governo della Costa d’Avorio si è rilassato raccontando una barzelletta dove si dice che nel 5°
paese più industrializzato al mondo si svolgono famose cene di un Presidente del Consiglio con grandi pensatori come Lele Mo-
ra e Emilio Fede attorniati da giovani donne che mettono in mostra tutta la chirurgia estetica e pettoruta e dove si pratica il bunga
-bunga.
Allora, qual è il terzo mondo? Io ho un dubbio: il vero terzo mondo è quello dove la pelle è più chiara.
Queste sono le nude cifre.
Si dice poi che verrà
costituito un fondo di
solidarietà che dovrebbe
mettere a posto le
macroscopiche differenze,
con una compartecipazione
all’IVA spesa nelle singole
Regioni. In altre parole lo
Stato incassa l’IVA e parte
di questa verrà devoluta
alle Regioni che, a loro
volta, la riverseranno ai
singoli comuni per ridurre
le differenze (a questo
punto non si capisce
perché si parli di
federalismo: se è lo Stato
che la incassa e poi la
devolve il federalismo
centra come i cavoli a
merenda).
Piuttosto il disegno che si
intravede, dietro a queste
misure e non solo da oggi,
è la volontà di arrivare alla
chiusura dei piccoli
comuni. Scelta giusta o
sbagliata? Non sono in
grado di fornire una
risposta soddisfacente.
Sarebbe comunque il caso
di cominciarne a discutere,
in particolare i sindaci. E’
il caso di aspettare che sia
lo Stato centrale a
decretare la soppressione
dei piccoli comuni? Non
sarebbe forse il caso di
a vv i a r e u n a s e r i a
riflessione sulla necessità
di a r r ivare ad un
accorpamento tra alcuni
Comuni? Le decisioni di
altri, giuste o sbagliate che
siano, è meglio anticiparle
piuttosto che subirle. ■
(segue da pagina 1)
FEDERALISMO: la scure sui piccoli comuni di Aldo Bruna
CONFRONTO Pagina 4
RICORDANDO CARLO DOTTA di Lalo Bruna
divertendo non poco lo scritto-
re cuneese Nuto Revelli, ospite
una volta di una di queste
“nostre feste”, che ricorderà
più volte l’episodio in alcune
sue interviste. Memorabile la
pubblicità che si allestì, in po-
chi giorni, nell’estate del 1976,
per un liquore allora assai in
voga, la “Grappa Julia”. Tutte
le 7-8 famiglie di Bruceto era-
no impegnate, in quei giorni, a
mietere il grano. Però, quando
il loro Sindaco gli chiese se
potevano dargli una mano per
non perdere questa occasione,
tutti i mietitori abbandonarono
i loro attrezzi nei campi e, per
due giorni, non pensarono ad
altro. La festa e la pubblicità
riuscirono benissimo, e grande
fu la soddisfazione (sia pure
accompagnata da un po’ di
delusione perché invece di
Cortemilia-Bruceto, si parlava
di Langhe d’Alba) quando luo-
ghi e persone di Bruceto, in
particolare Dario Rolando con
due attori professionisti, appar-
vero sui più importanti periodi-
ci italiani (Famiglia Cristiana,
Panorama, L’Espresso, Oggi e
altri).
O, ancora, il suo costante inte-
ressamento e incoraggiamento
per le vicende pallonistiche
della nostra squadra, specie nei
momenti più tristi, come quan-
do – era l’estate del 2002 – la
rete dello sferisterio fu abbattu-
ta da un temporale di inaudita
violenza. Fu il primo, Dotta (e
non ebbe molti epigoni…)
a contribuire materialmen-
te, perché l’attività potes-
se continuare: “Cortemilia
– disse – non può rimane-
re senza pallone elastico”.
Ma l’episodio che ricordo
con maggiore nostalgia
(e , se mi è consentito, con
legittimo orgoglio) è la
nascita, nel 1970, dei gio-
chi della gioventù di atle-
tica leggera, che il Sinda-
co Dotta, nonostante i suoi
mille altri impegni, certa-
mente più importanti, vol-
le con forza.
Conoscendo la mia pas-
sione per l’atletica, mi
chiamò a collaborare, inve-
stendomi subito, anzi, nono-
stante avessi soltanto 21 anni,
di un ruolo di primo piano.
Quei “giochi” – e quelli suc-
cessivi fino al 1980 – furono
davvero un esempio di ottima
organizzazione e portarono
anche a risultati sportivi im-
portanti. Io feci la mia parte
ma il vero motore di tutta
l’attività era il nostro Sindaco
che riuscì, con la sua autore-
volezza, a coinvolgere tutto il
paese, in particolare commer-
cianti e imprenditori, nella
realizzazione di queste impor-
tanti giornate di sport giova-
nile.
E quando, nel vecchio campo
-scuola di Cuneo, il nome di
Cortemilia echeggiava con
sorprendente frequenza a te-
stimoniare gli ottimi risultati
dei nostri piccoli atleti, la
gioia, vorrei dire la commo-
zione, del Sindaco Dotta era-
no veramente palpabili. Per
lui, sentire che Cortemilia –
così lontano da tutto, così
isolata e troppo spesso colpe-
volmente dimenticata e umi-
liata – era in grado, almeno
nello sport, di recitare un ruo-
lo da protagonista, di rivaleg-
giare spesso superandole, con
realtà importanti come Cune-
o, Alba, Bra, Mondovì, Saluz-
zo…, era davvero motivo di
soddisfazione, di orgoglio, di
felicità.
gno e Monastero vado a sbatte-
re contro i resti di un ponte
distrutto dalla guerra, ma ci
vuole altro per fermarmi (…).
Sono le due del mattino e la
notte è sempre più buia. Supe-
rata Vesime, intravedo il ponte
di Perletto, e qui cominciano a
cadere le prime lacrime, che ai
Dui Stradun diventeranno così
fitte da impedirmi quasi di pro-
seguire. Ora sono al Pruz, re-
gione Sampò, ed ecco il lungo
vialone: ma, oh povero me! Il
mio cuore ha un sobbalzo, pare
che debba scoppiare da un mo-
mento all’altro, sembra proprio
che mi voglia lasciare, ed è
proprio così, perché er me
cheur ul’è za an ter pais, ul’è a
Curtmija! Ah Curtmija! Curtmi-
ja!”
Altri – ripeto – ricorderanno i
grandi meriti del Dotta ammini-
stratore che, senza tanti procla-
mi (che differenza con i nostri
attuali, a tutti i livelli, “governi
del fare”!), ha fatto, lui sì, dav-
vero tanto per Cortemilia. Io, al
contrario, attingendo qualche
episodio dai miei ricordi perso-
nali (mi onorava, nonostante la
non piccola differenza di età,
della sua stima e della sua ami-
cizia, e così ebbi diverse occa-
sioni di dargli una mano nel suo
lavoro), parlerò di un Dotta
forse “minore”, senz’altro meno
conosciuto, ma nel quale, non
meno che nell’amministratore
capace di grandi opere, l’amore
per Cortemilia, pienamente
corrisposto dalla quasi totalità
dei suoi concittadini, risplende-
va intensamente.
E voglio ricordare, allora, in
una veloce carrellata, le tante
feste organizzate – sempre con
lo scopo principale di far cono-
scere Cortemilia – nella frazio-
ne campestre di Bruceto, dove
io insegnai per un anno nel
1976 (forse l’anno più bello
della mia vita), e dove il sinda-
co Dotta era veramente adorato,
tanto che una sua foto aveva
preso il posto nella piccola
scuola locale, del ritratto del
Presidente della Repubblica
Giovanni Leone, stupendo e
(Continua da pagina 1)
“una sua foto aveva preso il posto del ritratto del Presidente
della Repubblica”
CONFRONTO Pagina 5
Non è stato facile individuare, tra le centinaia di fotografie e di articoli di giornale presenti nel suo archivio personale, quelli che
potessero meglio di altri testimoniare la personalità, l’impegno ed il profondo intreccio con la sua Cortemilia di quello che pos-
siamo definire il Sindaco per antonomasia. Carlo Dotta è stato infatti alla guida del nostro paese dal 1964 al 1980, è stato il Sin-
daco che ha governato Cortemilia per maggior tempo caratterizzando il suo mandato amministrativo con una particolare atten-
zione per la crescita economica e culturale di Cortemilia. Carlo Dotta è stato però anche molto altro, a partire dalla sua esperien-
za in un campo di concentramento in Germania, alla sua attività di maestro elementare che ha educato centinaia di giovani langa-
roli, dal suo impegno nel Moto Club Cortemiliese (che guidò dal 1953 al 1958) e nella Pro Loco (è con lui e Piero Delprato che
nasce la Sagra della Nocciola) a quello di Presidente dell’Ospedale Santo Spirito.
La mostra cerca di raccontare tutto questo, con gli articoli di giornale che partono dal 1962 (una “mitica” sfida tra tifosi Toro-
Juve svoltasi al campo sportivo di Cortemilia) per arrivare fino al 1990, l’anno in cui le primarie di Cortemilia lo confermarono
ancora come uno tra gli uomini più amati ed apprezzati dai suoi concittadini.
Molte fotografie, invece, risalgono anche ad anni precedenti: si può vedere il Vice Presidente del Consiglio Saragat inaugurare la
Sagra della Nocciola nel 1955 o l’elezione di Miss Centauro del 1956, l’enologo Luigi Veronelli nel 1959 in una cena langarola
presentata a Palazzo Serbelloni a Milano; molte sono le foto di classe, a partire dall’anno scolastico 1950-1951 a Torre Bormida
per arrivare alla fine degli anni ’70 nell’ultima sua classe prima del pensionamento.
La mostra non può certo restituire l’umanità di Carlo Dotta, la sua simpatia, il suo far sentire tutti a proprio agio e, in qualche
misura, importanti, ma leggendo gli articoli di giornale e guardando le fotografie sarà possibile almeno vedere l’uomo pubblico
ed attraversare con lui trent’anni di vita di Cortemilia.
UN CORTEMILIESE DOC
di Ginetto Pellerino
gioie della liberazione e del
ritorno a Cortemilia sono
raccontate nel libro "Ricordi
di guerra e di prigionia dei
due Dotta di Cortemilia",
scritto insieme ad un altro
cortemiliese, il suo omonimo
Carlo Dotta, anch'egli rin-
chiuso in un lager nazista.
I primi anni di insegnamento
lo vedono a Cravanzana, Ber-
golo, Torre Bormida, tutti
paesi dell'Alta Langa.
Nel 1949 sposa Argentina
Berutti e nel 1951 nasce il
loro figlio, Carlomaria. Negli
anni '50 ottiene il trasferimen-
to a Cortemilia e comincia la
grande avventura sociale e
politica.
Fonda la Pro-Loco con Piero
Delprato e, con lui nel 1952,
inventa e organizza la prima
Sagra della Nocciola; fonda il
Moto Club e, negli anni '60
diventa Presidente dell'Ospe-
dale Santo Spirito che sta
vivendo un momento diffici-
le; si getta a capofitto nell'im-
presa di salvarlo e ce la fa
grazie agli aiuti del Vescovo di
Alba e ad una serie di iniziative
benefiche.
Nel 1964 diventa sindaco e lo
rimane fino al 1980. Sono gli
anni della grande crescita eco-
nomica di Cortemilia con
l’insediamento delle fabbriche
Miroglio, della promozione
turistica e culturale e delle pri-
me manifestazioni contro l'in-
quinamento Acna.
Carlo Dotta è il protagonista
assoluto di queste iniziative;
fonda il gruppo Avis e diventa
Assessore della Comunità
Montana Alta Langa sfio-
rando anche il seggio
senatoriale nelle fila del
Psdi, il partito del Presi-
dente Saragat. Sarà un
altro Presidente, Sandro
Pertini, nel 1980, a confe-
rirgli l'onorificenza di
Cavaliere Ufficiale, a cui
seguirà nel 1982 il Pre-
mio Fedeltà all'Alta Lan-
ga con medaglia d'oro
assegnatogli dal Comune di
Bergolo e dalla Comunità mon-
tana Alta Langa.
Tutte le imprese del "piccolo
grande uomo" sono raccontate
nel suo libro "Curtmija ed na
vota, cun er so dialet", un volu-
me che narra anche le storie e i
personaggi di Cortemilia e
spiega aneddoti e curiosità di
un dialetto unico, ibrido, dove
trionfano le “z”, tipico delle
zone di confine tra Piemonte e
Liguria.
Nel 2003 la Confraternita della
nocciola “tonda gentile di Lan-
ga” istituisce il premio “Un
Cortemiliese Doc” con cui si
vuole segnalare e ringraziare
un cittadino di Cortemilia di-
stintosi per impegno, capacità,
professionalità e passione per il
proprio paese e il proprio terri-
torio.
Il riconoscimento viene asse-
gnato a Carlo Dotta, il maestro,
il sindaco, morto nei giorni
scorsi all’età di 87 anni. Per
oltre mezzo secolo ha avuto un
ruolo di primo piano nella vita
pubblica cortemiliese.
Nel ricordarlo, pubblichiamo
le motivazioni del premio:
<Di sé ha sempre detto di
essere un piccolo sindaco
scherzando sulla sua statura
ma per Cortemilia è stato il
sindaco per eccellenza. La
prima edizione del premio
"Un Cortemiliese D.O.C.",
ideato e organizzato dalla
Confraternita della Nocciola
Tonda Gentile di Langa, non
poteva che fornire la giusta
riconoscenza ad un uomo che
ha dedicato molti anni della
sua vita a Cortemilia: Carlo
Dotta, il maestro, il sindaco.
Nato nel 1922 e conseguito il
diploma all'Istituto Magistrale
di Alba, parte per la guerra.
Nel 1943 viene rinchiuso nei
campi di concentramento in
Germania dove rimane fino
all'aprile del '45. Le paure e le
sofferenze della prigionia, le
“Per oltre
mezzo secolo ha avuto un ruolo di
primo piano nella vita
cortemiliese”
LA MOSTRA
al
CONVENTO
CONFRONTO Pagina 6
del parcheggio sotterraneo in
piazza della Vittoria e la
ristrutturazione dello storico
Palazzo di Città. Era molto
conosciuto anche nel basso
Piemonte, dove si era sposa-
to, a Bergolo nel 1965, con
Olga Pellerino.
Inoltre, in rappresentanza del
comune di Cairo e della pro-
vincia di Savona, aveva pre-
so parte a incontri e manife-
stazioni nel periodo della
lotta all’Acna, a cavallo tra
gli anni ’80 e ’90.
La presentazione del libro è
curata dalla figlia Stefania
Chebello e dall’editrice An-
CHE T I PO D I UN I TA’ ? d i G i o v a n n i D e s t e f a n i s
famoso e celebrato dell insurre-
zione promossa da Carlo Pisa-
cane in Campania , la
“spedizione di Sapri”, dove la
popolazione non solo non insor-
se ma massacrò il Pisacane e
numerosi suoi seguaci. In segui-
to, come è noto, Garibaldi ed
altri, pur non abbandonando di
fatto l'idea repubblicana, si ade-
guarono all'ipotesi, poi vincen-
te, di uno stato monarchico.
Altri pensatori come Vincenzo
Gioberti e Antonio Rosmini,
preti, elaborarono proposte di
tipo federalista sotto la direzio-
ne del papa, il primo in nome di
un “primato morale e civile
degli italiani” consistente in-
nanzitutto nella comune fede e
cultura cattolica. Lo stesso papa
Pio IX all'atto della sua elezione
aveva mostrato aperture a rifor-
me di tipo liberale e concesso
addirittura una Costituzione,
per poi richiudersi in un conser-
vatorismo sempre più rigido ed
intransigente dopo le vicende
della Repubblica Romana del
48. Altra ipotesi federalista fu
quella di un altro intellettuale e
filosofo, Carlo Cattaneo. Ani-
mato da profondi interessi uma-
nitari, laico e liberale, fu colpito
durante la sua formazione dal
sistema federale svizzero che ha
aspetti sociali, storici e culturali
molto specifici e caratterizzati
da una sostanziale omogeneità
economica. Il suo pensiero fe-
derativo (non un vero e proprio
progetto) aveva peraltro anche
basi sociologiche, di origine
illuministica, relative ad una
“federazione di intelligenze”
libere e spontanee e all'ugua-
glianza delle condizioni econo-
miche e culturali di partenza,
posizione peraltro assimilabile a
certe utopie sociali di stampo
anglosassone. Come è noto alla
fine prevalse il “semplice” mo-
dello monarchico, sostenuto
dalla “realpolitik” di Cavour,
uno stato accentratore e, per
quanto liberale, molto chiuso a
qualsiasi forma di autonomia
locale, compresa quella dei
comuni, rigidamente sottoposti
al controllo dei prefetti, e nel
contempo attento invece a sal-
vaguardare gli interessi della
borghesia. Nella normativa ori-
ginale dello Statuto Albertino il
suffragio elettorale era di tipo
censitario, con l'elettorato attivo
e passivo riservato a chi avesse
compiuto i 25 anni, sapesse
leggere e scrivere e pagasse 40
lire di “censo”. Magistrati, pro-
fessori, ufficiali erano ammessi
al voto anche se non arrivavano
alle 40 lire. I deputati, eletti in
collegi uninominali, erano 224.
La maggioranza della popola-
zione - 22.182.000 al 31 dicem-
bre 1861- era di fatto esclusa
dalla partecipazione alla vita
politica.
“...Mazzini fu, tra tutti, il più attento
alle condizioni di vita delle classi
disagiate…”
Nel periodo precedente l'unifi-
cazione ed anche a processo già
avviato fu molto intenso, in
Italia e non solo, il dibattito tra
intellettuali, filosofi, studiosi di
materie politiche ed economi-
che, membri della borghesia ma
a n c h e d e l l ' a r i s t o c r a z i a
“illuminata” ossia progressista,
sull'assetto istituzionale da dare
al paese. Vi parteciparono per-
sonalità di spicco, tutti di matri-
ce “liberale”, termine che all'e-
poca indicava il pensiero ispira-
to ai principi fondamentali della
libertà e dell'uguaglianza pro-
clamati dalla Rivoluzione Fran-
cese, pensiero che poi venne
elaborato e sviluppato in misure
più o meno radicali nella for-
mulazione dell'idea di ciò che
l'Italia Unita avrebbe dovuto
essere. Giuseppe Mazzini fu
uno dei principali teorici di uno
stato repubblicano e democrati-
co, tra tutti il più attento alle
condizioni di vita delle classi
più disagiate, il “proletariato”
italiano fatto di masse di conta-
dini in condizioni semiservili e
di operai in numero sempre
crescente e senza alcuna tutela
nei distretti industriali del cen-
tro nord. L'ipotesi repubblicana
a cui aderì anche Garibaldi e
diversi altri animò frequenti
moti insurrezionali, tutti falliti
perchè il popolo non comprese,
fu indifferente e talora persino
duramente ostile, come nel caso
politico amministrativo nel
1971, quando diventa capo-
gruppo consiliare del partito
socialista italiano. Dal ’75
all’80 è vicesindaco e nell’83
diventa sindaco.
Nel 1985 viene rieletto nuova-
mente primo cittadino in una
giunta a guida Pci-Psi e, con-
temporaneamente, riveste la
carica di consigliere provincia-
le di Savona come capogruppo
del PSI.
Nel 1991 viene nominato pre-
sidente dello IACP savonese.
Nel 1999 e nel 2004 sarà nuo-
vamente sindaco, questa volta
col centro-destra. Tra le opere
più importanti, la costruzione
Giovedì 24 marzo, alle 21, nel-
la sala consigliare del munici-
pio di Cortemilia, verrà presen-
tato il libro “Mio Padre”, dedi-
cato a Osvaldo Chebello, per
diverse legislature sindaco di
Cairo Montenotte, scomparso
nel 2006.
Il volume è stato scritto dalla
figlia Stefania Chebello.
E’ un filo diretto tra padre e
figlia, un’ intensa testimonianza
della vita di uno degli ammini-
s t r a t o r i p i ù a m a t i
nell’entroterra ligure, eletto per
quattro volte alla carica di pri-
mo cittadino.
Osvaldo Chebello, classe 1941,
muove i primi passi nel mondo
na Gentili. Interverranno
Ginetto Pellerino e gli ex
sindaci di Cortemilia e Tor-
re Bormida Carlo Bemer e
Cesare Canonica.
Si presenta il libro su CHEBELLO
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L I N G O T TO 2 : i l r i t o r n o d i V e l t r o n i di Ginetto Pellerino
ha saputo fare proposte strategi-
che per il paese, accantonare le
divisioni che sono il male oscuro
dei democratici e ridare slancio
mediatico a un partito in crisi
(non è un caso se dopo il 22 gen-
naio il Pd è risalito nei sondag-
gi). Alcune affermazioni sono
state forti ma veritiere come
quelle che il Pd <non può essere
il partito che dà sempre e co-
munque ragione alla Cgil, ai
magistrati, che difende i garantiti
e dimentica le ragioni della parti-
te Iva e della Cisl>.
Quelle sui problemi drammatici
dell’Italia sono state più crude
del solito: <La voragine del de-
bito pubblico potrebbe mangiarsi
il Welfare. L’Italia faccia come
la Germania, in modo da ridurre
il volume del debito all’80 per
cento e per farlo, si chieda una
patrimoniale di tre anni a quel
decimo di italiani che possiedo-
no il cinquanta per cento delle
ricchezze del paese>.
L’appassionata difesa dei preca-
ri, in stragrande maggioranza
giovani: <I precari, difesi a paro-
le dalla sinistra, vivono
nell’apartheid e dunque si punti
a una grande riforma, al bersa-
glio grosso, con la nascita
di un diritto unico del
lavoro che faccia finire la
vergognosa divisione tra
lavoratori, sempre più
pochi, con contratto a
tempo indeterminato e
un’enorme massa di altri
di serie B, C e D>.
L’attenzione verso le
partite iva e la proposta
della “no-tax area fami-
gliare” cara al cattolico
Forum delle Famiglie :
<Il nostro sistema fiscale
è organizzato intorno alle
due sole tradizionali com-
ponenti: lavoratori dipen-
denti e autonomi. E’ ora che
irrompa per ragioni di giustizia e
di equità il nuovo soggetto dei
lavoratori delle partire Iva, tanta
parte del tessuto produttivo ita-
liano. Inoltre,c’è bisogno del
pieno riconoscimento della fami-
glia come soggetto fiscale. Il
modo più concreto e corretto per
farlo è raccogliere la proposta
avanzata dal Forum delle asso-
ciazioni familiari e che va sotto
il nome di “no-tax area familia-
re”. Dal prelievo Irpef verrebbe
detratta una quota esente per
ciascun membro della famiglia,
una proposta giusta e realista
perché può essere adottata pro-
gressivamente, a partire dal
basso, e non presuppone una
immediata modifica di tutto il
sistema fiscale>.
Importanti le proposte politiche
venute dal Lingotto 2:
<Liberarsi dalla tentazione di
un populismo di sinistra. Il
populismo di Berlusconi si
batte con il riformismo>;
<Dobb i amo a f f r anca rc i
dall’illusione di costruire schie-
ramenti eterogenei solo contro
gli avversari per poi non riusci-
re a governare>;
<Bisogna avere il coraggio
dell’innovazione. Il motto dei
democratici deve essere non
difendere ma cambiare. Per
essere il polo di attrazione dei
moderati, la ricetta è il corag-
gio di cambiare su fisco, lavo-
ro, Welfare. Così le alleanze
verranno>.
Proprio sulle alleanze, dove ha
proposto un nuovo governo con
tutte le forze politiche di oppo-
sizione per vincere e poi, supe-
rata la fase di transizione, o-
gnuno per la sua strada, Veltro-
ni ha mostrato tutta la sua capa-
cità strategica.
Il Pd dopo il 22 gennaio è più
unito e, guarda caso, l’alleanza
di tutte le opposizioni, tipo
Comitato di Liberazione Nazio-
nale, è la più gettonata di questi
giorni.
Altro che minoranza del parti-
to, al Lingotto 2 è tornato il
leader che in tanti aspettavamo.
Politicamente parlando ho un
debole per Walter Veltroni. Di lui
mi piacciono la capacità di co-
municare emozioni e di scaldare i
cuori di chi ascolta, l’onestà intel-
lettuale e il coraggio di innovare,
la coerenza delle idee e il rispet-
to che ha sempre mostrato verso
tutti, avversari politici compresi.
Proprio da questi ultimi e anche
da qualche invidioso compagno
di partito è stato definito con
i r o n i a l ’ i n v e n t o r e d e l
“buonismo”, di un modo di far
politica eccessivamente corretto,
come se comportarsi bene e ri-
spettare le istituzioni fosse una
colpa.
Veltroni è un “buono”, certo ( se
per “buono” si intende sentimen-
tale, tollerante, benevolo anche
verso gli avversari), ma di quelli
“tosti” che sanno tirare fuori le
unghie quando serve e lo ha di-
mostrato in più occasioni, da
parlamentare, da ministro
(rinunciò sempre alla scorta), e da
sindaco di Roma, oggi molto
rimpianto.
Mi ha stupito, nell’estate 2009, l’
improvvisa decisione di lasciare
la guida del Partito Democratico,
la sua creatura politica nata meno
di due anni prima e condotta alle
elezioni politiche dell’aprile 2008
(impossibili da vincere dopo il
“karakiri” dell’Unione prodiana)
al 34%.
Per chi ha creduto nel suo pro-
getto riformatore le dimissioni da
segretario nazionale e la politica
di basso profilo adottata
nell’ultimo anno sono stati moti-
vo di delusione.
Di recente, il fatto che sia tornato
ad occuparsi delle vicende del Pd,
che ha bisogno come il pane di
lui, ha ridato slancio ed energia a
chi crede come me nella sua pro-
posta riformatrice.
Per questi motivi ho deciso di
partecipare sabato 22 gennaio al
Lingotto 2, l’incontro che Veltro-
ni e la sua corrente MoDem
(Movimento Democratico) hanno
indetto nell’ex stabilimento Fiat
di Torino, lo stesso luogo che nel
luglio 2007 aveva visto nascere,
sempre per opera dell’ex sindaco
di Roma, il progetto PD.
Anche in quest’occasione come
già nel 2007 Veltroni non ha tra-
dito le mie aspettative. In poco
più di un’ora di discorso “sodo”
“si punti a una grande riforma, con la nascita di un diritto
unico del lavoro che faccia finire la vergognosa divisione tra lavoratori”
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