Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

179

description

ebook

Transcript of Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Page 1: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso
Page 2: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Quando Togliatti torna in Italia nel 1944 si tratta diimpostare una nuova strategia per il Partito comunistaitaliano: lo attendono le sfide della Resistenza e dellaLiberazione e, forse altrettanto difficili, quelle dellaCostituente e delle prime elezioni. Ancora oggi il dibattitotra gli storici è vivo: il Pci fu nell’Italia del dopoguerrauna forza che voleva rovesciare il sistema, che siadeguava al sistema pur opponendolo o che accettava finoin fondo la sua appartenenza a esso? Per molti, chericordano bene il famoso fattore “K” di Alberto Ronchey,non ci sono dubbi sul fatto che il Pci non poteva néavrebbe mai potuto essere un partito di governopienamente integrato nel tessuto istituzionale italiano.Emanuele Macaluso non intende, tuttavia, accettare senzadiscussione luoghi comuni sulla strategia di Togliatti e delPci e con questo libro sottopone la questione a un’analisiche incrocia la ricostruzione storica con laconsapevolezza di ciò che è venuto dopo è dopo la cadutadel Muro di Berlino, dopo la dissoluzione del Pci, dopoche un ex dirigente comunista è diventato capo di governo– fino all’attuale crisi della sinistra. Con una idea difondo, che non mancherà di far discutere: la cosiddetta“doppiezza” di Togliatti era il frutto di un’attenta strategiapolitica, che resta viva e coerente fino a Berlinguer e cheavrebbe potuto portare all’unità della sinistra, anziché allasua frammentazione.

Page 3: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Emanuele MacalusoCOMUNISTI ERIFORMISTITogliatti e la via italiana alsocialismo

Feltrinelli

Page 4: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

Prima edizione nella collana “Serie Bianca” ottobre 2013

ISBN edizione cartacea:9788807172694

Page 5: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

1.

Dopo il fatidico 1989 e la conclusione della vicendapolitica e umana del Pci, in tanti, semplici iscritti edirigenti, hanno avvertito l’esigenza di riflettere sul loroimpegno in quel partito. Alcuni l’hanno fatto attraversolibri, saggi, memorie, articoli. Anch’io, pubblicando nel2003 50 anni nel Pci (Rubbettino), ho dato il mioapporto. In generale si è tentato di comunicare le ragionidella militanza, come era stata vissuta. In un certo senso,ciascuno ha raccontato il proprio Pci.

L’argomento ha dato origine a innumerevoli studi. Nesono venute elaborazioni interessanti, acute, rigorose, maè circolata pure tanta paccottiglia giornalistica ebigiotteria libraria, venduta anche nelle migliori

Page 6: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

gioiellerie editoriali.Leggendo e rileggendo cose vecchie e nuove, ho deciso

di scrivere queste pagine per esaminare soprattuttol’opera di Palmiro Togliatti dopo il suo rientro in Italia(marzo 1944), sollevando una questione che è stata alcentro del dibattito storiografico e dello scontro politiconegli anni della Prima repubblica e per molti versi anchedella Seconda: il Pci rifondato a Salerno era una forzapolitica antisistema, del sistema o nel sistema?

Cosa è il sistema? Nella letteratura si parla del“sistema capitalistico” e del “sistema politico”.Ovviamente si tratta di realtà diverse. Nel definire il Pcicome partito antisistema, il riferimento va al suo legamecon l’Urss, o alla sua vocazione anticapitalista? I dueaspetti in quale misura e in quale modo erano intrecciati?Sono interrogativi a cui cercherò di dare risposta.

Uno stimolo ulteriore mi è venuto rileggendo il saggiodel compianto Luciano Cafagna, C’era una volta.Riflessioni sul comunismo italiano, edito da Marsilio. Erileggendo un capitolo, dedicato al tema, di un libroscritto da Massimo Salvadori, un altro storico da mestimato anche per il suo impegno, come Cafagna, nellabattaglia politico-culturale sul fronte del socialismodemocratico, Storia d’Italia e crisi di regime edito dalMulino. Attenti all’anno di pubblicazione dei due libri:1991. Il Pci non c’era più, ma rimanevano i suoi eredi,divisi dalla scelta compiuta da Occhetto alla Bolognina

Page 7: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

(1989) dopo l’ultimo Congresso (1991), da cui era uscitavincente una maggioranza di delegati determinata amettere in campo una nuova formazione politica, il Pds.La minoranza non accettò quel responso, si separò ecostituì il Partito della rifondazione comunista.

Queste date servono a comprendere che il Pci, daTogliatti a Occhetto, senza soluzione di continuità, dadestra e da sinistra (i socialdemocratici sempre, il Psidopo il 1956, ma con molte incertezze), è statoconsiderato partito “antisistema” e quindi non idoneo areggere il paese. Si trattava del celebre “fattore K”,locuzione coniata da Alberto Ronchey sul “Corriere dellaSera” del 30 marzo 1979. Con essa si individuavaessenzialmente nel rapporto con l’Urss il carattere piùintimo del Pci, allora diretto da Enrico Berlinguer. Il fattoche Occhetto si fosse recato alla Bolognina per avviare lasvolta proprio nel momento in cui crollava il Muro diBerlino dimostrerebbe che solo sotto quelle macerie sitentò di seppellire definitivamente quella K.L’osservazione ha un fondamento, ma, come vedremo, ilproblema non scomparve. Dunque occorre capire megliocome e quanto esso abbia influito sulla natura e sullaqualità della politica del Pci. Cafagna e Salvadori noncontestano il fatto che il Pci contribuì, con la lotta alfascismo e la Resistenza, a instaurare la democrazia inItalia, a elaborare la Costituzione, invocandonel’attuazione e rispettando la legalità. Il problema attiene al

Page 8: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

rapporto con l’Urss e quindi alla politica estera del Pci eal fatto che questo partito accettava la democrazia come“mezzo” per costruire con le “riforme di struttura” unasocietà socialista con un assetto statale – dice Salvadori –“irreversibile”. In questo quadro – la scelta costituzionalee democratica, quindi gradualistica di Togliatti – il“massimalismo rivoluzionario,” dice sempre Salvadori,“non venne respinto nella sua essenza, bensì solodiversamente articolato nelle sue espressioni e nei suoiipotetici tempi di attuazione”. E chiarisce: “Il Pci non sidivise – come il vecchio Psi – tra minimalisti emassimalisti […] ritenne invece di poter legareorganicamente gradualismo e rivoluzione, senza scissioniideali e correntizie. La sua ambizione fu quella di erigerela cultura e il fine della rivoluzione a guida di una politicagradualistica senza una cultura e valori riformistici”.L’analisi di Salvadori sostanzialmente coincide con quelladi Cafagna. Il quale ritiene che Togliatti, “grande tatticotemporeggiatore”, aveva un senso finissimo delle risorsepolitiche di cui disponeva, o avrebbe potuto disporre. “Elavorava essenzialmente a consolidarle e a moltiplicarle,evitando sempre, invece, di impiegarle in uno scontrodecisivo che, per la valutazione certamente realistica cheegli non poteva non dare delle conseguenze, dovevaapparirgli ovviamente suicida (e da molti punti di vista).”Il ragionamento di Cafagna porta a concludere cheTogliatti evitava sempre lo “scontro decisivo”: non solo

Page 9: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

quando si trattava di avventure insurrezionalistiche, maanche quando bisognava spendere le “risorse politicheaccumulate” in iniziative tali da mutare il quadro politicoitaliano. La remora era il rapporto con l’Urss e “l’attesa”assumeva quindi un carattere antisistema. Amendola, diceCafagna, fu l’unico nel Pci che invece “tentò ripetutamentedi trarre delle conseguenze non più temporeggiatrici della‘Grande Attesa’”. Giudizi seri e ponderati che vanno peròdiscussi. Quel che cercherò di fare.

Togliatti ri-fonda il Pci (il partito nuovo) e ne ri-definisce anche i caratteri. Sulle origini, i contenuti, gliscopi di questa innovazione si sono cimentati in molti. Ioinizierò col ricordare che sin dal suo primo discorso,pronunciato a Napoli nell’aprile del 1944, egli tracciòcon nettezza il profilo del partito nuovo, che volle inseritonel sistema politico-parlamentare, poi disegnato nellaCostituzione. “Non faremo come la Russia,” dirà, perchéla “fase rivoluzionaria” aperta dall’Ottobre si era esauritagià nel 1935, dopo la vittoria del nazismo in Germania, i“Fronti popolari” e l’esito, tragico, della guerra civilespagnola. Insomma la strategia promossadall’Internazionale comunista sin dalla sua fondazione erafallita. Poi la Seconda guerra mondiale e la vittoria degliAlleati, con il nuovo ruolo dell’Urss e del “camposocialista”, avevano fatto il resto.

La sconfitta del fascismo, con l’apporto determinantedell’Urss, aveva nel frattempo rafforzato nella coscienza

Page 10: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

pubblica e nelle masse popolari il rifiuto di ogni dittatura,anche di quella del proletariato, su cui s’era incardinata lascissione di Livorno. Una sorta di legge del contrappasso,che non sfuggì a Togliatti. Ormai era chiaro che in Europal’alternativa alla democrazia parlamentare non sarebbestato il comunismo, ma regimi fascisti o comunque di unadestra autoritaria. Non fu un caso se, sempre nel discorsodi Napoli, volle delineare il profilo che con la Costituentee la Costituzione avrebbe dovuto assumere la Repubblica,garantendo a tutti gli italiani “la libertà di pensiero e diparola; la libertà di stampa, di associazione e di riunione;la libertà di religione e di culto; la libertà della piccola emedia proprietà di svilupparsi senza essere schiacciatadai gruppi avidi ed egoisti della plutocrazia, cioè delgrande capitale monopolistico […]. Questo vuol dire chenon proporremo affatto un regime il quale si basi sullaesistenza o sul dominio di un solo partito. In una Italiademocratica e progressiva vi dovranno essere e visaranno diversi partiti corrispondenti alle diverse correntisociali e di interesse esistenti nella popolazione italiana,noi proporremo però che questi partiti, o che almenoquelli tra di essi che hanno una base nel popolo e unprogramma democratico nazionale, mantengano la lorounità per far fronte a ogni tentativo di rinascita delfascismo”.

Una simile strategia richiedeva un grande partito dipopolo, capace di fare politica e di lottare per quelle

Page 11: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

riforme che poi vedremo inscritte nella Costituzione.Il Pci è forza determinante nella Resistenza e crea le

condizioni per essere al Centro-nord un partito di massa.Stabilisce rapporti politici non solo con il Psi e gliazionisti, ma anche con la Dc e i gruppi di destraantifascisti. Al Nord ci sono infatti i Cln, organi digoverno che prefigurano il governo che reggerà l’Italiadopo la liberazione. Nel Sud la situazione è del tuttodiversa. Gli Alleati sbarcano in Sicilia nel luglio 1943 enell’isola si manifesta un forte movimento separatista,mentre i grandi partiti nazionali e il sindacato stentano arinascere e in tutto il Sud che via via viene liberato iprocessi politici e la formazione dello spirito pubblicosono del tutto diversi rispetto al Nord. La svolta diSalerno, e la formazione del primo governo unitario con lapartecipazione dei partiti nazionali, attenua la rottura edelinea una prospettiva. Tuttavia, il 25 aprile 1945 cisono “due Italie”, la storica separazione Nord-Sud siaccentua. Le elezioni del 1946 e il referendumistituzionale registrano in parte questa realtà. Saranno ilgrande movimento contadino del Sud, le lotte politiche esociali dei partiti, la loro organizzazione nazionale, laformazione di una nuova classe dirigente a ricucire difatto l’unità nazionale. E in questo processo politico,sociale, civile, il Pci e l’unità della sinistra, da Salerno inpoi, hanno un ruolo determinante. Il Pci diventa al Nord eal Sud un grande partito di massa come delineava Togliatti

Page 12: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

nel suo primo discorso nel 1944. Ma il quesito permane.Il Pci di Togliatti e dei suoi eredi tenne sempre ben fermaquesta linea? Penso proprio di sì. Tuttavia, come siconciliava l’opzione democratica e riformista con illegame di ferro con l’Urss? Qui trova un sensol’“equivocità” di cui scrive Cafagna e su cui argomentaanche Salvadori.

Nella pubblicistica l’operare togliattiano è stato bollatocon un termine che voleva avere anche un riferimento allapersonalità del segretario del Pci: “doppiezza”. Essagiustifica la connotazione di partito “antisistema”?

Preliminarmente ricordo che il Pci, “partitoantisistema”, ebbe, dopo la caduta del fascismo, un ruolodeterminante nella nascita e nel consolidamento delregime repubblicano. Resta dunque da intendere cosaprevalse dentro quella “doppiezza”, che in sostanzaperdurò negli anni in cui a dirigere il Pci furono altri,compreso Luigi Longo (segretario dal 1964), il qualecomunque riservò maggiore attenzione al rapporto con isocialisti e l’area laica. Lo testimoniano il sostegnoall’elezione di Saragat alla presidenza della Repubblica eal ritorno all’impegno politico di Ferruccio Parri, cheprese la guida del gruppo parlamentare della sinistraindipendente. Pure il riferimento all’Urss subì dellescosse, ma non mutò davvero nemmeno dopo l’invasionedella Cecoslovacchia, sebbene Longo sostenesse con attisignificativi Dubcek e il suo socialismo dal volto umano,

Page 13: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

stigmatizzando l’uso della forza.Con Berlinguer (segretario dal 1972) la questione

conobbe sviluppi più complessi, l’autonomia dal Pcusassunse una cifra completamente nuova. Enrico e ilrinnovato gruppo dirigente non avevano quel cordoneombelicale con l’Urss, che invece legava i militanti chevissero la Rivoluzione d’ottobre e si identificarono con ilPci. Durante il fascismo, pure la generazione successiva aquella di Togliatti, di Amendola e Pajetta legò il propriodestino a quello del partito, dell’Internazionale eall’esistenza del paese dei Soviet. Tuttavia neppureBerlinguer attuò una radicale revisione politico-ideologica in grado di offrire una base originaleall’autonomia del partito, malgrado abbia compiuto“strappi” al vecchio tessuto che ebbero un impattostraordinario in Italia e all’estero.

Senza dubbio il più interessante si verificò nel 1976,quando, intervistato da Giampaolo Pansa per il “Corrieredella Sera”, Berlinguer affermò: “Io non voglio chel’Italia esca dal Patto Atlantico... mi sento più sicurostando di qua”. Il Patto Atlantico come scudo per costruireil socialismo in un regime democratico. Poi, nel 1981, ilPci incoraggiò apertamente lo sciopero dei sindacatiitaliani a sostegno di Solidarność e contro le minacce diun intervento militare in Polonia.

Non a caso lo “strappo” indusse un pezzo del partito,guidato da Armando Cossutta e supportato dal Pcus, a

Page 14: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

muovere una fiera resistenza. Tuttavia, lo ribadisco,neanche allora la revisione cui ho accennato venne portataa compimento. Sullo sfondo restava l’idea che, nonostantetutto, l’Urss, come grande potenza, esercitava un ruolo dicontrappeso al sistema capitalistico e agli Usa, al suomodello di società e alla sua forza militare. Da essa non sipoteva prescindere.

Quando nel 1985 si aprì la stagione di Gorbaciov,segretario era Alessandro Natta, ma spetterà ad AchilleOcchetto rivivificare l’interesse verso il Pcus e il suoleader riformatore. Basta leggere il rapporto presentato alXVIII Congresso (marzo 1989), conclusosi con un primocambiamento di nome che ne indicava la direzione:“Nuovo Pci”. Fu il gruppo dirigente tutto intero, non soloOcchetto, a sperare nel riformismo gorbacioviano:finalmente sarebbe stato possibile dimostrare lariformabilità del sistema sovietico. Proprio il tragicofallimento di quel tentativo, dopo quello di Krusciov,confermerà il contrario: l’irriformabilità del socialismoreale.

Nell’arco di tempo che va dalla segreteria di Longo aquella di Occhetto, il Pci costruì un’intesa sempre piùstretta con i partiti socialisti, socialdemocratici elaburisti, suscitando una vasta eco anche perchéesprimeva la vocazione ad accreditarsi quale componentedella sinistra europea e di governo.

A essa si accompagnò il tentativo, ambizioso quanto

Page 15: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

effimero, dell’eurocomunismo. Promosso da Berlinguercon i comunisti francesi e spagnoli, mise in evidenza chela sola strada per ridefinirsi forza della sinistra europeaera quella dell’unità con i socialisti, con i quali però ilPci non pensò mai di identificarsi.

Nel settembre del 1990, Giorgio Napolitano scrisse per“l’Unità” un lungo articolo dedicato all’Internazionalesocialista e dopo la svolta della Bolognina si fecero iprimi passi per essere accolti in quella famiglia. Il testodescriveva il complesso svolgimento delle relazionistrette negli anni 1967-1969 tra Luigi Longo e WillyBrandt. Il leader della socialdemocrazia tedesca haricostruito quelle vicende nel libro La politica di unsocialista (Garzanti 1979).

Berlinguer, dagli anni settanta sino alla sua scomparsa,mantenne rapporti personali con Willy Brandt, FrançoisMitterrand, Felipe Gonzáles, Mário Soares, AndreasPapandreou. Napolitano, nell’articolo citato, racconta fattiche conosce bene, perché fu protagonista di quellatessitura. Non va neppure trascurata la ricerca del Pciattorno all’ipotesi di una “Terza via” al socialismo, cheriscosse apprezzamenti e critiche, perché testimoniava ilrifiuto esplicito del modello sovietico.

Una simile prospettiva dà un senso, una direzione,all’“ambiguità” di cui parla Luciano Cafagna, tuttavia noncancella l’interrogativo di fondo: il Pci era partitoantisistema o del sistema? Chiediamoci allora se la

Page 16: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

polemica su questo tema cruciale – sul “fattore K” – fustrumentale, cioè utile a tenere il Pci fuori dall’area digoverno (la conventio ad escludendum), oppure ebbe unfondamento, visto che il legame con l’Urss subì certo unanotevole evoluzione, ma non si risolse in un’irreversibilerottura.

Voglio ribadire come quel rapporto fosse mutato giàcon Togliatti. Sin dal 1947-1948, quando prese avvio laGuerra fredda, mentre comunisti e socialisti erano messifuori del governo nasceva il Cominform, laCecoslovacchia veniva sovietizzata e da noi prendevanoforma due schieramenti con riferimenti nellacontrapposizione internazionale. Nel contempo trionfavala rivoluzione cinese e in Corea iniziava una guerra cheminacciò di portare all’uso della bomba atomica.

Inevitabilmente anche nel nostro paese lo scontro siacuì. Il voto del 1948 vide la discesa in campo di unampio schieramento anticomunista, che comprese gli Usae il Vaticano, il quale inventò i Comitati civici di Gedda.La svolta conservatrice era stata preparata con cura sindal marzo 1947, dopo l’emarginazione del Pci e del Psi. Il20 aprile, alle prime elezioni regionali in Sicilia, la Dcaveva conquistato appena 20 deputati su 90, mentre ilBlocco del popolo (Pci-Psi-Pda) ben 30. In tante altreregioni le cose non erano andate meglio per la Dc. Nellostesso periodo sull’isola si strinse il patto scellerato conla mafia, che si impegnerà, in nome dell’“ordine”, a

Page 17: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

liquidare il banditismo (il cadavere di Giuliano fuconsegnato da Cosa nostra ai carabinieri del colonnelloLuca).

La mafia colpì con inusitata ferocia il movimentocontadino. Il Primo maggio 1947, pochi giorni dopo leelezioni regionali e la grande ondata di occupazioni delleterre incolte, la banda Giuliano attuò la strage di Portelladella Ginestra. Operazione criminale guidata da centri dipotere che avevano riferimenti in precise forze politiche esociali. Nei mesi che precedettero il voto del 1948,sempre in Sicilia, furono assassinati quattro dirigentisindacali, comunisti e socialisti: Accursio Miraglia aSciacca, Epifanio Li Puma a Petralia, Calogero Cangelosia Camporeale, Placido Rizzotto a Corleone. Quello ful’anno in cui ebbe inizio la lunga stagione che GiulioAndreotti definì del “quieto vivere”, qualificando così ilrapporto tra la Dc, ormai forza di governo, e la mafia.

L’avvenimento va segnalato per le gravi conseguenzeche avrà su tutta la vita politica italiana. Si pensi aglieffetti dello stragismo mafioso negli anni ottanta enovanta, succeduto a quello nero e rosso che avevainsanguinato il decennio precedente. Si pensi a comeapparati statali, più o meno deviati, siano statipesantemente coinvolti. Qui, malgrado l’impegno che ilPci profuse nel fronteggiare quei fenomeni politico-criminali, combattendo in prima linea come forza digaranzia democratica, ebbe davvero fine la Prima

Page 18: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

repubblica.Ma torniamo alle elezioni del 1948, che condizionarono

per lungo tempo le sorti della Repubblica e anche quelledel Pci. Il VI Congresso (Milano, gennaio 1948) segnò unarretramento rispetto al precedente nell’attuazione dellastrategia della via italiana al socialismo. Pesarono leincognite legate alla situazione internazionale, cheimposero una scelta di campo senza se e senza ma. Sceltache venne condivisa con il Psi di Nenni.

L’influenza sovietica si fece sentire anche sull’assettodel gruppo dirigente. Pochi giorni dopo la chiusura deilavori congressuali si verificò un evento moltosignificativo. Ai membri appena designati del Comitatocentrale fu recapitata una missiva di Togliatti contenentel’invito a eleggere – per posta! – Pietro Secchiavicesegretario, al fianco di Luigi Longo. Con tuttaevidenza non si trattava di una mera dimenticanza all’attodella costituzione della Segreteria e della nomina delvice. Era invece il risultato delle pressioni esercitate dalPcus. Un ukaze che Togliatti subì. Da allora, però, irapporti con Secchia non furono più gli stessi. Ulterioriavvenimenti confermeranno la particolarissima vicinanzadel dirigente piemontese ai vertici sovietici.

L’“equivocità”, la “doppiezza” del Pci, subirà unaprova durissima nel 1956, dopo la pubblicazione delrapporto segreto di Krusciov al xx Congresso del Pcus,reso noto dal dipartimento di Stato americano.

Page 19: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

L’insurrezione ungherese, con l’Armata Rossa che aBudapest impose con i carri armati il governo Kadar, nonfece che approfondire le lacerazioni. Dal partito uscì unvasto gruppo di intellettuali, fra cui Antonio Giolitti, FurioDiaz, Italo Calvino e il giovanissimo Luciano Cafagna. DiVittorio e la Cgil assunsero una linea autonoma, dicomprensione per le ragioni della rivolta popolare e dicondanna della repressione. Togliatti, con tutta laDirezione, gli mosse critiche asperrime. La crisideterminerà anche la rottura con l’intero Psi (Nenni,Lombardi, Basso, Vecchietti, Pertini).

Tra il 1947 e il 1956 altre vicende, rilevanti per il tematrattato in queste pagine, meritano di essere menzionate.Le elenco in veloce sintesi.

La condotta del Pci, allorché De Gasperi, rompendol’unità nazionale, formò il suo nuovo governo. Pcus eCominform accusarono il partito di non aver reagito confermezza, mobilitando le masse popolari con un’azione diduro contrasto. Nel dicembre del medesimo anno (1947)Pietro Secchia, recatosi a Mosca, incontrò alcuni dirigentidel Pcus, tra cui Zdanov e Suslov, i quali gli chiesero diredigere una nota sulla situazione italiana e il ruolo che viesercitavano i comunisti, che poi avrebbe discussodirettamente con Stalin. Secchia la stese senza nascondereriserve e critiche nei confronti di Togliatti. Attenzioneperò! La vicenda non va letta come un caso personale,poiché Secchia esprimeva orientamenti culturali e

Page 20: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

posizioni politiche largamente diffusi nel partito.Un osservatore acuto come Cafagna, commentando la

destituzione di Secchia da vicesegretario (1954) e lanomina di Amendola a responsabile dell’organizzazione,ritenne che con quell’atto si era compiuta un’autenticasvolta rispetto alle chiusure registrate dopo la nascita delCominform.

Di tale aspetto discuteremo nella seconda parte delsaggio, anche per valutare se quelle posizioni, comegiustamente Secchia stesso scrisse, furono rozzamente estrumentalmente equiparate all’idea che fosse possibileuna rivoluzione socialista in Italia. Il tema si riproporrà:seppur con riferimenti culturali del tutto differenti, neglianni in cui la “sinistra comunista”, formatasi dopo lascomparsa di Togliatti (agosto 1964), aprirà una durapolemica politica nei confronti del gruppo dirigente delpartito.

Page 21: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

2.

Per intendere la strategia del Pci nel momento in cui sigettarono le fondamenta della Repubblica, di grandeutilità risulta la rilettura dei discorsi di Togliatti allaCostituente e i suoi interventi nelle sottocommissioni, chestesero materialmente gli articoli della Carta, la quale, peril leader comunista, doveva “lasciare da parte leideologie”. Infatti, “l’ideologia non è dello Stato,l’ideologia è dei singoli o se volete, dei partiti, e anchenon sempre, perché si possa concepire un partito doveconfluiscono differenti correnti ideologiche perl’attuazione di un unico programma […]. Nonimpostazione ideologica dunque, ma impostazione politicaconcreta, derivante da una visione esatta della situazione

Page 22: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

in cui si trova l’Italia. Perciò noi non rivendichiamo unaCostituzione socialista. Sappiamo che la Costituzione diuno Stato socialista non è il compito che sta oggi davantialla Nazione Italiana”. Togliatti indicava quindi i dirittiche occorreva garantire agli italiani: “Il primo è la libertàe il rispetto della sovranità popolare; il secondo è l’unitàpolitica e morale della Nazione; il terzo il progressosociale, legato all’avvento di una nuova classe dirigente”(verbali della seduta del 25 ottobre 1946).

Una conferma di tale impianto, che non era tattico, mastrategico, ci viene da un episodio rintracciabile negli attidella Costituente. Ancora nel corso della seduta del 25ottobre 1946 della Commissione che elaborò laCostituzione, si verificò un interessante scambio diopinioni con Piero Calamandrei. Il grande giuristafiorentino osservò che “la Costituzione è una legge, ecome tale deve avere determinati caratteri, comuni a ogninorma giuridica; deve cioè contenere non affermazionigeneriche, ma norme precise di condotta e stabilire imezzi pratici per il raggiungimento di certi scopi, nonchéle sanzioni che saranno applicate a chi non osserveràprecise norme di condotta”. Dopo una dottaargomentazione, Calamandrei aggiungeva: “Anche laCostituzione russa, elaborata dopo la rivoluzione, fu fattada persone che erano concordi nel sapere quello chevolevano, e il compito, anche sotto l’aspetto della tecnicagiuridica, fu molto semplice, in quanto si trattava di

Page 23: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

conoscere qualche cosa che storicamente era già avvenuta,di tradurre in norme giuridiche una rivoluzione giàcompiuta, e la realtà sociale da essa già scaturita […].Soltanto nella Costituzione russa, là dove parla di dirittisociali, ogni articolo enuncia il diritto e poi, nelcapoverso, individua l’organo cui deve rivolgersi ilcittadino per farlo valere. Ma in Italia, al momento attuale,non si ha né l’intenzione, né la possibilità diaccompagnare l’affermazione di ognuno dei cosiddettidiritti sociali con l’enunciazione dei mezzi pratici posti adisposizione del cittadino per farli valere: ne deriva che icosiddetti diritti sociali non sono veri diritti, ma sonosoltanto programmi, desideri, nel formulare i quali anchese tutti fossero d’accordo sul contenuto di essi, bisognaandare cauti, per non ingenerare nei cittadini speranzeillusorie”.

Nella medesima seduta, Togliatti replicò argomentandosulla congiuntura nella quale si stava scrivendo la Carta,ribadendo la strategia già enunciata con la svolta diSalerno e poi al v Congresso (Roma, dicembre 1945).Queste le sue parole: “La Costituzione sovietica ha uncarattere preciso: essa codifica in norme lapidarie un fattouscito da una rivoluzione, codifica una situazione creataattraverso un’attività rivoluzionaria durata venti anni. InItalia non si è in questa situazione, non soltanto perché larivoluzione non è avvenuta, ma anche perché tuttiritengono che nelle condizioni attuali, dati i rapporti

Page 24: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

politici attuali di classe, nazionali e internazionali,dell’Italia e di tutta l’Europa, sia possibile arrivare a unaprofonda trasformazione sociale seguendo un camminodifferente”. Una scelta che – a mio avviso – sintetizzavaun intero progetto politico: “La Costituzione deve tenereconto di questo; quindi se sancisse soltanto quello cheesiste oggi in Italia, non corrisponderebbe a quello che lagrande maggioranza desidera dalla Costituzione. [Essa]deve dire qualche cosa di più, deve avere un carattereprogrammatico, almeno in alcune delle sue parti, eparticolarmente nelle parti in cui si afferma la necessità didare un nuovo contenuto ai diritti dei cittadini, uncontenuto, come è stato detto, sociale, con l’affermazionedel diritto al lavoro, del diritto al riposo ecc. e anche conl’affermazione delle garanzie di questi diritti”. Questa laconclusione: “La Costituzione sarà qualcosa di nuovoquando i diritti sociali saranno affermati in articoliparticolari con formula impegnativa, e non già indichiarazioni di principio che non impegnerebberominimamente il legislatore futuro”.

Lo scopo fu raggiunto anche perché i socialisti e granparte della Democrazia cristiana, sebbene con motivazionidiverse, si mossero nella medesima direzione. Anche neldiscorso del 1947, Togliatti aveva affrontato la questionedella convergenza tra forze diverse, replicando a quantiparlavano di una “Costituzione di compromesso”. Per luicosa era un compromesso?

Page 25: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

La risposta mantiene una considerevole attualità,soprattutto se penso alle polemiche che questa parola hasuscitato e suscita: “Si tratta di qualcosa di molto piùnobile ed elevato, della ricerca di quella unità che ènecessaria per poter fare la Costituzione non dell’uno edell’altro partito, non dell’una o dell’altra ideologia, mala Costituzione di tutti i lavoratori italiani, e quindi di tuttala Nazione”.

Ancora nell’ultimo intervento, prima del varo del testodefinitivo, Togliatti ribadì il concetto ispiratore del suoimpegno nel corso di tutti i lavori. Si tenga presente cheormai il Pci era all’opposizione: “Siamo venuti qui con laconvinzione di compiere un atto di unità, anzi con ildeliberato proposito di scartare in questo giorno tutte lequestioni che potessero dividere, aprire o riaprire solchi,elevare barriere. Anche quelle divisioni, che esistetteronei precedenti nostri dibattiti, volevamo chescomparissero davanti alla Nazione, perché tuttisostenessero che l’atto solenne, che compiamo, è un attonel quale ci sentiamo tutti uniti. Ognuno di noi vedechiaramente nella Costituzione, che stiamo per approvarecon voto solenne, l’apporto che egli ha dato e l’apportoche hanno dato gli altri. Ognuno di noi è libero diintendere l’atto che oggi si compie, a seconda della suaparticolare ideologia e della sua posizione politica, inconfronto e col passato e col futuro, che ognuno condannao esalta, auspica o depreca a seconda dell’animo suo,

Page 26: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

delle sue speranze, dei suoi orientamenti. Nonostantequesto, però, vi è qualcosa oggi, che ci unisce tutti, ed èun voto concesso che stiamo per dare all’atto che saràobbligatorio per tutti noi”.

Ho voluto riprendere alcuni passi dei discorsi diTogliatti alla Costituente, perché ritengo che proprio inquella sede egli definì la strategia che in seguito divenneegemone nelle assemblee del partito che andavacostruendo. In quei discorsi prese corpo una visione dellasocietà, della democrazia parlamentare, dei rapporti fra leclassi, di uno Stato laico, capace però di convivere inautonomia con la Chiesa cattolica.

Su tale argomento insistette in un discorso pronunciatol’11 marzo del ’47: “Non condivido l’opinione di chi hadetto in quest’aula che la questione del mantenimentodella pace religiosa non esiste. Non è vero: questaquestione esiste”. Si spiega così il contrastato voto deicomunisti sull’articolo 7. Ecco un aspetto centrale dellastrategia cui accennavo: senza quel voto era pensabilequel “compromesso” alto, tra forze e ideologie diverse?Era proprio la strategia di una via italiana al socialismo aimporre di mantenere vivo il dialogo con le grandi massepopolari cattoliche. Una strada che i suoi eredi, da Longoa Berlinguer, seguiranno con coerenza.

Come abbiamo visto, il disegno politico-costituzionaledi Togliatti si fonda sulla democrazia parlamentare, suistituzioni espresse dal Parlamento, sul ruolo dei partiti,

Page 27: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

soprattutto dei grandi partiti di massa. Ma quel disegno sifonda anche su una visione dei rapporti politici e socialivolta a costruire una società i cui riferimenti si ritrovanonella Costituzione. La ricerca di alleanze e convergenzeche ha caratterizzato la storia del Pci non era una tatticaper neutralizzare il “fattore K” (c’era anche questo), maaveva una forte valenza strategica per la via democraticae gradualista al socialismo.

Sempre in questo quadro, Togliatti dedicò grandeattenzione al ruolo dei partiti in rapporto ai caratteri dadare alla democrazia. Nel suo intervento alla Costituentedel 24 luglio 1946, a Fausto Nitti che esaltava il sistemaelettorale uninominale e una democrazia di stampoliberale, fondata sulle grandi personalità, replicava: “Hol’impressione che questi tempi non torneranno mai più”(invece sono tornati in modi e termini peggiori!), “che cisi avvierà a un tipo di organizzazione nel quale i grandipartiti, costruiti sulla base di idee, di programmi edisciplina saranno la forza fondamentale del paese.Questa è una necessità della democrazia, quando si escedall’ambito della piccola, diciamo pure, oligarchicacerchia delle centinaia di migliaia di elettori sceltisecondo il censo, e si fanno scendere in campoventicinque milioni di uomini e donne, di tutte le età eprofessioni sociali. È indispensabile che i partitiintervengano per organizzare, disciplinare, dirigere anchequeste forze […]. Essi sono la democrazia che si

Page 28: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

organizza, che conquista posizioni decisive, le quali nonsaranno perdute mai più. Tanto è vero che quandoqualcuno è sorto per maledire i partiti egli ha finito perorganizzare il partito dei senza partito”. L’allusione eraall’“Uomo qualunque” di Guglielmo Giannini.

L’impianto politico-culturale di Togliatti usciva daglischemi leninisti. Luciano Pellicani, studioso socialista,nel suo saggio Gramsci, Togliatti e il Pci (ArmandoEditore 2000) osserva che “il primo a porsi con pienaconsapevolezza il problema dell’ideazione di una ‘via alpotere’ diversa da quella bolscevica fu Gramsci. Peròspetta a Togliatti il merito di aver tradotto in istituzioni ecomportamenti concreti l’idea gramsciana dellarivoluzione come conquista dell’egemonia a partire dallasocietà civile”. Anche Umberto Terracini ha scritto che“in definitiva Togliatti seppe fare dell’opera ideologica escientifica di Gramsci la trave portante della formazionepolitica del partito, e quindi delle sue azioni”.Un’operazione geniale, continua Pellicani, “con cui lamancata rivoluzione comunista in Italia fu trasformata inuna vittoria (sia pure parziale)”.

Sulla politica di Togliatti alla Costituente mi ha colpitoun giudizio che ho ritrovato nelle Memorie dell’onorevoleMariano Rumor (Editrice Veneta 2007). Segretario dellaDc e presidente del Consiglio, con Fanfani organizzò nel1954 il Congresso che giubilò De Gasperi. Poi, nel 1959,lui, Moro e Segni, al Consiglio nazionale della “Domus

Page 29: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Mariae”, accantonarono il potentissimo Fanfani ecostituirono la corrente dei “dorotei”.

Rumor è stato sottovalutato: aveva una buona cultura eun notevole spirito pratico. Lo conferma questo giudizio:“Il disegno di conquista collaborativa del potere propriodi Togliatti e la sua acuta sensibilità a non rompere ciòche nella società italiana rappresentava la Dc lo indusseroad aderire a un impianto in cui le note più evidenti eincisive portano il nostro segno. Non parlo solodell’articolo 7 della Costituzione sui rapporti tra Chiesacattolica e Stato, ma di tutto il tessuto ispiratore dellavisione della società italiana, dei suoi rapporti, del postoche vi occupa la persona, dei diritti e dei doveri checaratterizzano l’una e l’altra: in essa i democraticicristiani possono integralmente riconoscersi […]. Laconquista ‘collaborativa’ del potere è la regola dellademocrazia perché non è la conquista ‘esclusiva’ delpartito, ma la competizione secondo le regole dellaCostituzione”.

Un’ammissione a posteriori, che purtroppo non gli fupossibile fare nel corso dell’attività pubblica. Il progettocostituzionale porta, come diceva Rumor, le “note piùevidenti e incisive” solo della Dc? Ma anche il Pci vi siriconosceva. Una verità oscurata negli anni della Guerrafredda e anche dopo. Insomma, l’impianto costituzionalecorrispondeva per Togliatti a quello da lui immaginato percostruire un sistema politico aperto all’avanzata verso il

Page 30: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

socialismo nella democrazia.Una cosa però è vera. Tutto ciò per il leader del Pci

aveva una caratura strategica, per una parte del suo partitoera invece solo tattica. Il passaggio del “Potere”, quellocon la P maiuscola, da una classe all’altra non sarebbestato pacifico, perché concepito come conquista, noncome processo politico, sociale e culturale, inscritto nellostesso disegno costituzionale. “L’equivocità”, di cui parlaCafagna, resterà sino alla fine.

L’impegno costituzionale di Togliatti si intrecciò conquello culturale, contribuendo a definire un rapporto tra icomunisti e quel mondo, così intenso da indurre amici enemici a sostenere che quell’egemonia dura tuttora. Tra lemolte opere che se ne sono occupate, i due volumi diNello Ajello – Intellettuali e Pci 1944-1958 (Laterza1997) – hanno un indubbio valore, forse anche perchévengono da un autore che ha seguito l’attività culturale delPci con costanza e spirito critico, come può fare uncrociano interessato a capire e fare capire.

Nella prefazione al primo volume osserva che neldopoguerra “l’intellighenzia italiana, uscita da una lungastagione di emarginazione più o meno rigorosa e scossadall’epilogo dell’avventura fascista si sente rivalutata,scopre un suo ruolo, si vede associata al progetto di unanuova società dai tratti magari utopistici ma seducenti.Gramsci sembra offrirle un’esplorazione sistemica eragionata della sua possibilità di intervento; Togliatti,

Page 31: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

collocandosi nel solco maggiore della cultura italiana, lesuggerisce il tramite pratico per influire e partecipare”.

La via italiana al socialismo, vivificata dalle intuizionidi Gramsci, il partito nuovo, le strutture organizzative incui parte del popolo si ritrovò, partecipando attivamentealla vita pubblica, furono il “tramite pratico” di cui parlaAjello. Il quale continua così: “Sta di fatto che tutte letendenze culturali e artistiche che si manifestano in Italia apartire dal 1945 fino ai tardi anni cinquanta trovano econel Pci, vuoi in senso positivo che negativo, comepatrocinio o come scomunica, ma sempre in maniera taleda dare il senso di una vicinanza agli operatori culturaliche intorno a esse si accalorano […]. Ricostruire lerelazioni spesso complesse e agitate fra intellettuali e ilPci significa perciò tracciare un profilo del nostro paesedurante la stagione della Guerra fredda, delle sue tensionie delle sue speranze”. Un’osservazione che ci fa intenderequale impatto ebbe la battaglia politico-culturale deicomunisti nella società di allora condotta sempre nelquadro politico-costituzionale delineato dalla Carta.

Nello stesso volume di Ajello troviamo una vastadocumentazione che mette in evidenza come il rapporto trapartito e intellettuali sia stato molto travagliato anche perle posizioni assunte da Togliatti su temi che incrociavano irapporti fra politica e cultura, partito e cultura. Posizionicerto non coerenti con il progetto politico. Basti ricordarela polemica con Elio Vittorini, il quale lasciò il Pci, o

Page 32: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

quella con il gruppo di pittori comunisti che organizzaronouna mostra di “astrattisti” a Bologna. Tuttavia, la chiusuragovernativa nei confronti del “culturame” (Scelba), da unaparte, e l’impegno di tanti intellettuali che dissentivanodalla posizione di Togliatti, sull’arte e la letteratura – masi ritrovavano con il Pci di Gramsci, nelle battagliepolitiche e contro la clericalizzazione – dall’altraconsentirono al partito di esercitare un ruolo essenzialenel mondo della cultura.

Page 33: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

3.

Il 14 luglio 1948, tre mesi dopo la sconfitta del “Frontepopolare”, un giovane fascista siciliano tentò di uccidereTogliatti mentre usciva dalla Camera dei Deputati. Lo ferìgravemente, lasciandolo sul selciato tra la vita e la morte.L’emozione fu enorme e la risposta popolare estesa eimpetuosa: sciopero generale senza scadenza,occupazione di fabbriche, manifestazioni in tutte le piazze,scontri violenti con la polizia, che in alcuni centriassunsero carattere insurrezionale. I morti e i feriti furonomolti. Togliatti, sebbene in condizioni serie, ebbe modo didare una direttiva a Secchia e D’Onofrio: “Compagni,mantenete la calma!”.

Luciano Cafagna, in uno dei suoi ultimi articoli apparso

Page 34: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

su “Reset” del gennaio 2012, considera quella indicazioneun passo decisivo per l’avvenire del Pci, collocandola incontinuità con la sua opzione per la democrazia.

Effettivamente il 1948 fu un banco di prova per tutti.Per chi aveva vinto le elezioni: De Gasperi, la Dc, la suacoalizione centrista, gli Usa e per chi le aveva perse: ilPci, il Psi, il “frontismo” e l’Urss.

L’analisi di Cafagna non solo lo conferma, ma neillustra pure le cause: “De Gasperi e Togliatti possonosicuramente essere considerati padri fondatori della Primarepubblica e della democrazia italiana, ma penso che nonsomiglino affatto, come pare si tenti di farci credere, allaloro unione buonista; e cioè a don Camillo e Pepponeimmortalati da Guareschi […]. Nell’Italia del secondodopoguerra tra i due schieramenti contrapposti, come tra iloro leader, c’è un passato alimentato dall’avversione,soprattutto, dal sospetto reciproco. Così De Gasperi e ilsuo partito vedono in Togliatti e nel Pci gli avversariirriducibili della democrazia liberale, sempre pronti a‘cogliere l’occasione’, mentre lo stesso Pci e il suo leaderdefiniscono costantemente la Dc e il suo leader comepromotori naturali di nuove operazioni autoritarie. Unaprospettiva, quest’ultima, che è ritenuta estremamenteprobabile anche dalla opinione non allineata; cosa infattici si può aspettare dallo scontro tra due integralismi, senon la progressiva riduzione degli spazi di libertà?”.

A tale proposito voglio ricordare le pressioni esercitate

Page 35: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

dall’ambasciatore Usa Clare Boothe Luce nei confronti diDe Gasperi per mettere fuori legge il Pci, alle quali illeader democristiano seppe resistere. Un merito storico.

Cafagna però ritiene che “De Gasperi e Togliatticonvengono, parallelamente, su una preoccupazionecomune, mantenere la situazione sotto controllo; evitare,per usare l’ennesima metafora bellica, che la guerra diposizione, apertasi all’indomani del 18 aprile, diventi unaguerra di movimento”. In tal modo ricorda a tantismemorati e a tanti disinformati che “Palmiro Togliatti èperfettamente consapevole del fatto che la situazioneitaliana all’indomani della Liberazione non è unasituazione rivoluzionaria, non fosse altro perché laprospettiva della presa del potere è esclusa dal contestointerno e internazionale. Ciò rende ai suoi occhi ancorapiù pericolose e controproducenti le mille fazioniribellistiche che si manifestano nel partito e nel popolo disinistra”.

Su tale questione sono corsi fiumi d’inchiostro. Nellapubblicistica più scadente, non solo quella italiana, èprevalsa la tesi che il Pci aspettava l’ora x per darel’assalto al Palazzo d’Inverno. Uno storico serio, che hoconosciuto e di cui ho presentato un libro, parlo di VictorZaslavsky, ha scritto ne Lo stalinismo e la sinistraitaliana (Mondadori 2004) che “la strategia concordataalla fine della guerra tra i dirigenti del Pci e la leadershipstaliniana circa il rapporto tra il partito e le sue

Page 36: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

organizzazioni militari fu articolata nei quattro seguentipunti: arrivare al pieno controllo del movimentopartigiano; nascondere grosse quantità di armi; creareapposite organizzazioni politiche per dare una coperturalegale ai reparti paramilitari, cercare di infiltrarenell’esercito e nelle forze dell’ordine uomini legati alpartito”. Pura fantasia, senza alcun riscontro nella politicadi Togliatti che, come nota Cafagna, muove in direzionediametralmente opposta.

Lo storico russo cita quanto ha trovato negli archivisovietici e dei servizi segreti italiani, ma quel chestupisce è l’assenza di ogni correlazione con la concretaazione del Pci, con lo svolgimento della sua strategia.

Mario Pirani, polemizzando proprio su questo tema conlo storico russo, ricordò (“la Repubblica” 2004) un passodell’intervento di Togliatti tratto dai verbali delladelegazione del Pci per l’Italia del Nord. Si era a Milano,il 5 agosto del 1945, tre mesi dopo la Liberazione.Eccolo: Togliatti denuncia il pericolo di atti di violenza edi turbamenti dell’ordine pubblico causati da elementidemocratici sviati “[...] una volta che è finito ilcombattimento i tentativi di porre l’organizzazionemilitare sul terreno civile sono sempre falliti. Per questosono molto scettico sul mantenimento di un frontepartigiano. Quando si arriva a un movimento partigianoche conta centinaia di migliaia di persone [...] l’elementomorale viene distrutto dagli elementi immorali che vi sono

Page 37: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

entrati per crearsi una situazione di preferenza [...]. Laproposta di mantenere un fronte [una organizzazionepartigiana, N.d.R.] può creare una situazione [...] congrandi pericoli di una formazione armata a scopo di lottaantidemocratica [...] dobbiamo chiedere che tutte questeassociazioni [tranne quelle legali come l’Anpi, N.d.R.]vengano sciolte [...] dobbiamo stare molto attenti perchéquesto è il campo dove le provocazioni possono fiorire;per far fronte a questo pericolo delle provocazionidobbiamo orientare il nostro partito e decisamentedobbiamo prendere posizione contro ogni sopravvivenzadi partigiani [...] nel Nord bisogna che il partito combattaogni forma di illegalismo [...] bisogna che riusciamo amantenere l’ordine attraverso un’azione di partito. Questoè soprattutto importante nelle province dell’Emilia dovegli illegalismi sono stati più forti”.

Verso la fine del suo lavoro, Zaslavsky non puòcomunque esimersi dall’ammettere “l’importante ruolo diTogliatti nell’evitare la guerra civile e nell’ostacolare itentativi di scatenare l’insurrezione attuati dall’alamassimalista e rivoluzionaria del suo partito”. Non so aquali tentativi si riferisca, ma c’è da chiedersi a cosaservissero la “Gladio rossa”, gli apparati paramilitari dicui fantastica, anche in polemica con me, se il capo eracontrario a ogni insurrezionalismo? O si pensa che lemilizie clandestine si organizzassero alle spalle diTogliatti? Il Pci viveva molteplici e serie contraddizioni,

Page 38: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

ma erano altre.Nell’ottobre del 1950 Togliatti accusò forti dolori alla

testa e i medici diagnosticarono, con ritardo, un ematomadovuto a un precedente incidente d’auto. Stalin e Berijaallusero a un attentato. Loro sì che se ne intendevano!L’intervento eseguito dal professor Valdoni andò bene,così, dopo un breve soggiorno a Sorrento, accompagnatoda Nilde Iotti, su pressante richiesta di Stalin, completò laconvalescenza a Mosca. Vi si tratterrà sino al gennaio del1951.

Fu in quell’occasione che Stalin propose a Longo e aSecchia di nominarlo Segretario generale del Cominformcon residenza a Praga. Togliatti si oppose con energia, mala Direzione del partito, assente il segretario e amaggioranza, accettò (si oppose solo Umberto Terracini).Togliatti continuò a resistere e incontrando Longo eSecchia – lo rivela quest’ultimo nelle sue Memorie(Archivio Pietro Secchia 1945-1973, Feltrinelli 1978) –ebbe parole dure, pesanti, nei loro confronti e chiese inomi di quanti avevano approvato l’idea. Un raccontodrammatico.

Secchia avanza l’ipotesi che Stalin volesse allontanareTogliatti dalla guida del partito perché lo riteneva “unfreno a una lotta più decisa all’imperialismo americano”.Poi comprese che non c’era nulla da fare e si arrese.Ancora Secchia riferisce il suo commento: “Il compagnoTogliatti ha fiducia, troppa fiducia, nella legalità

Page 39: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

costituzionale!”. Come vedremo, Secchia condividevaquesto giudizio.

Negli anni 1949-1950 in Italia si svolsero possenti lottesociali, particolarmente nel Mezzogiorno e in Sicilia,dove il movimento contadino aggredì l’assettotardofeudale delle campagne, occupando terre incolte emal coltivate. Si verificarono scontri violentissimi con lapolizia, tanti lavoratori persero la vita, altri finirono ingalera. Il conflitto coinvolse i mafiosi gabellotti, uniti inun blocco sorretto dallo Stato in cui stavano tutte le forzedella conservazione. Usarono la lupara e l’agguato. Tanticapi Lega, eroi dimenticati, furono assassinati. Ilmovimento sindacale e la sinistra, insieme a moltiintellettuali coraggiosi, assolsero un ruolo cardine perfare avanzare la modernizzazione e la civiltà nelMezzogiorno.

Quella battaglia sostenne lo sviluppo generale delpaese, promosse una nuova classe dirigente e costituì unodei fattori che alimentarono il decollo industriale delNord. Il Piano di lavoro della Cgil sollevò, insieme alproblema del lavoro, la necessità di grandi opereinfrastrutturali. La Cassa del Mezzogiorno, la Riformaagraria stralcio, il Piano case di Fanfani e il rilanciodell’industria pubblica (Iri e Eni) furono certo rispostedella Dc per attenuare l’enorme pressione popolare, mafurono anche input per la crescita, preparando quello chesarà chiamato “miracolo economico”.

Page 40: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

La contestazione sociale di quegli anni vide impegnatifianco a fianco Pci e Psi. Contrariamente allo sprezzo chetroppo spesso avvolge il cosiddetto “frontismo”, continuoa essere persuaso che esso contribuì a formare in milionidi uomini e donne una nuova coscienza sociale enazionale, a dare loro una visione dei problemi dellacomunità, che per lungo tempo ha costituito il veropatrimonio ideale della sinistra, sopravvissuto anchequando i due partiti presero strade diverse. Ad esempioquell’esperienza influì sul carattere riformatore assuntodal centrosinistra negli anni sessanta.

Nel contempo, alle lotte sociali si aggiungevano quelleper la pace, contro l’atomica. Esse oggi appaiono, e inparte lo furono, fiancheggiatrici delle mireespansionistiche dell’Urss, sebbene fosse proprioTogliatti a insistere sugli effetti devastanti della bomba,suscitando le critiche di Mosca, ma soprattutto delpresidente Mao.

La doppia cifra di quell’impegno per la pace sostanziail giudizio sull’equivocità. Il riferimento al “fattore K” hadunque un’indiscutibile legittimità storica. Nessunopensava che negli anni cinquanta la sinistra unita avesse lapossibilità di accedere al governo del paese. Sicombatteva una “guerra di posizione”, in attesa che unodei due schieramenti franasse. Evento che non siverificherà nemmeno nel 1956.

Le elezioni politiche del 1953, svoltesi con una legge

Page 41: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

maggioritaria che generò una vasta protesta in Parlamentoe nel paese, segnarono la pesante sconfitta dell’alleanzacentrista (Dc-Pli-Psdi-Pri) e di De Gasperi che laguidava. Il Pci assemblò una coalizione che tenevainsieme il Psi, una lista di Ferruccio Parri e quella dell’exministro liberale Epicarmo Corbino. Fra i candidati c’erapure Andrea Finocchiaro Aprile, che nel dopoguerraaveva fondato il movimento separatista siciliano. Si aprìdunque una lunga crisi del centrismo, espressa dal debolegoverno monocolore presieduto da Giuseppe Pella.

Anche su questa fase Secchia (lo scrive nelle sueMemorie) pensava che, come in altre occasioni, il partitonon avesse utilizzato la vittoria sulla Legge truffa peracquisire, attraverso una forte mobilitazione popolare,posizioni più avanzate. Quali? Con quali esiti?

Nel luglio del ’54 un suo collaboratore stretto epersonale, Giulio Seniga, sparì con la cassa del partito. Ilvicesegretario, potente responsabile dell’organizzazione,fu subito “destituito”. Dalle sue memorie emerge ilconvincimento che la reazione di Togliatti e di altridirigenti – ad esempio Longo – derivasse da insanabilidivergenze politiche. Come vedremo il dissenso investivala strategia e la conseguente condotta politica delsegretario del Pci. Non è un caso se, qualche mese prima,Togliatti, in una riunione della Direzione, avesseincaricato Giorgio Amendola di stendere la relazionepreparatoria della IV Conferenza di organizzazione.

Page 42: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Secchia reagì, ma Togliatti gli rispose “evasivamente”. Inseguito sarà per l’appunto Amendola a sostituirlo qualeresponsabile della Commissione di organizzazione,entrando anche nella Segreteria.

Questa vicenda ebbe un peso particolare. Cafagnascrive: “Verso la metà degli anni cinquanta – dopol’armistizio coreano, il decollo della Repubblicademocratica tedesca, la restaurazione giapponese, ilrilancio delle economie capitalistiche, le prime avvisagliedelle difficoltà economiche sovietiche – i tempi presero amutare radicalmente. Una ulteriore tattica ditemporeggiamento [del Pci, N.d.R.] non poteva non mutarenatura. A partire da quella nuova situazione la strategiacomunista non è stata più rivoluzionaria – perché più nonpoteva – senza però divenire né riformista né democraticatout court. A quando datare la percezione del mutamento?A mio avviso coincide con l’eliminazione di Secchia. È aquel punto che ‘l’ambiguità’ diventa patologia perché unodei suoi due corni non può più avere senso strategico”.

Quanto al “temporeggiamento”, il quadro delineato daCafagna si dispiegò dopo le elezioni generali del 1953,con i centristi che, sebbene sconfitti, conservarono lerisorse elettorali per tornare a governare. Pella, tecnicodella Dc e del mondo economico, formò un governo chetutti consideravano di transizione. Verso quale sbocco?Tutto era incerto.

Anche il Pci non aveva un progetto. Il Psi invece

Page 43: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

scelse, con Nenni e Morandi, di cominciare a muovere leacque e tentare di uscire dall’impasse “spostando asinistra l’asse di governo”. Così, tra il 1954 e il 1955, siallentarono i legami dentro la sinistra. In Sicilia si sciolseil Blocco del popolo, si presentarono liste autonome e siavviò un’iniziativa verso il mondo cattolico mentre nellaDc si cominciava a parlare di “apertura a sinistra”. Unaltro fatto segnò la politica nel 1955: la sconfitta dellaFiom nelle elezioni della Commissione interna alla Fiat.Un fatto con ripercussioni politiche anche fuori del mondosindacale. In quegli anni la Fiat era la soglia più avanzatadello scontro di classe, ma anche del conflitto politico trale forze che sostenevano il governo e l’opposizione disinistra.

Poi giunse il 1956, che per i comunisti, e non solo perloro, e non solo in Italia, si aprì con il xx Congresso delPcus e la pubblicazione del rapporto segreto di Krusciov.Nel Pci partì una discussione che coinvolse l’interogruppo dirigente: le sue “corresponsabilità”, chetoccavano soprattutto Togliatti (sino a che punto sapeva?);il metodo “non marxista” dell’analisi kruscioviana aproposito del “culto della personalità” e delle cause chel’avevano determinato; i rapporti futuri con il Pcus e conil movimento comunista nel suo insieme.

C’era una parte del Pci traumatizzata e una meno. Delresto questa diversità s’era manifestata sin dal 1953,quando era morto Stalin. Non tutti piansero. Mario

Page 44: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Fabiani, primo sindaco di Firenze, dirigente storico delPci clandestino e della Resistenza, mente lucida, visitandouna sezione in lutto scandalizzò i suoi compagniosservando: “Ma che lutto! Bisogna bere champagne”. Poiperò commemorò il dittatore alla Provincia, di cui erapresidente.

A questo punto vorrei fare una prima osservazione cheattiene al tema che sto trattando. È vero che, quandoTogliatti rifondò il Pci e inaugurò la via italiana alsocialismo, il prestigio di Stalin, dell’Urss, dell’ArmataRossa era alle stelle in tutto il mondo e il riferimento alpaese dei Soviet costituiva un punto di forza, un richiamoai valori universali dell’Ottobre. Anche se lo stessoTogliatti ripeteva “Non faremo come la Russia”, il “faro”in quel momento brillava come non mai, contribuendo acostruire il partito che tuttavia, osservo, alle primeelezioni nazionali, quelle per la Costituente (2 giugno1946), ottenne appena il 19,5%, mentre il Psi di Nenni eSaragat superò il 20%.

Le diffidenze nei confronti di un movimento alla“bolscevica”, dopo vent’anni di fascismo e diclericalismo, già da allora erano numerose e profonde,tuttavia occorrerà molto tempo e molto impegno per dareal Pci la fisionomia di una forza democratica, popolare,rispettosa delle libertà civili, compresa quella religiosa. Isuoi consensi cresceranno nella misura in cui questequalità saranno accompagnate da una sempre più netta

Page 45: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

separazione da Mosca. Nel 1976, infatti, il Pci otterrà il34,4% (15 punti in più con una popolazione piùnumerosa).

Con Breznev il prestigio dell’Urss era crollato, ma ilpartito, che Berlinguer aveva riposizionato nell’area dellaAlleanza Atlantica, era sempre quello di Togliatti. Ilcontesto, la sua influenza e la sua collocazioneinternazionale erano però mutati. In Italia e nel mondo,molti colsero la novità e agirono di conseguenza (Moro fuuno di questi), altri invece continuarono a considerare icomunisti italiani come nel 1948.

La crescita, anche se lenta e graduale, era dovuta aun’articolata presenza in tutte le arene e momenti in cui sisvolgeva il conflitto sociale e a quella che è stata definita“egemonia culturale” che, soprattutto negli anni cinquantae sessanta, si intrecciava con la battaglia civile contro laclericalizzazione, sorretta dal governo democristiano.

Ma voglio tornare ancora sul 1956. Spesso non sidistinguono i processi politici che produsse il xxCongresso del Pcus da quelli successivi, che siinnescarono con l’insurrezione ungherese e l’interventodei carri sovietici. E i due momenti ci consentono anchedi capire meglio i problemi che travagliavano il Pci, comeemergeranno le posizioni diverse rispetto a una unitàformale.

Il rapporto Krusciov sull’opera di Stalin produsse tra icomunisti italiani un autentico shock, ma non vere

Page 46: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

lacerazioni, mentre suscitò problemi serissimi con isocialisti, con i quali tuttavia i rapporti continuarono.Anzi il dibattito sollecitò aperture politiche, nuoveprospettive per la sinistra e tra queste il processo diunificazione tra il partito di Nenni e quello di Saragat.Una sfida per il Pci e una verifica sulla reale tenuta dellastrategia della via italiana al socialismo. Dopo il xxCongresso del Pcus, si aprì nel Pci un grande dibattito enella Direzione convocata il 20 giugno del ’56 si discussesull’orientamento generale del partito rispetto alla suastrategia, sulle diverse posizioni che convivevano nonsolo tra i militanti, ma anche nel gruppo dirigente. Cito dalverbale. Terracini: “C’è un’accettazione puramenteformale della politica del partito”. Sereni: “C’è incertezzaper il mancato approfondimento della linea politica. Duecorrenti: chi per l’urto, chi per la fiducia nelle riforme”.

Due “correnti”, appunto. Non si trattava di struttureorganizzate, con un capocorrente visibile, ma di una realtàpolitico-culturale, che si palesava sia ai vertici che allabase, per cui un dirigente “ortodosso” come Sereni potevaparlare di due correnti. Berlinguer confermò: “Una partedel partito è venuta avanti nell’attesa di anno in annodell’avvenimento risolutivo”.

Il quadro era realistico, ma dove stava la radice diquesta doppiezza? Perché le diverse linee nonemergevano alla luce del sole per un confronto aperto?C’era un tabù sul quale non si poteva discutere, in quanto

Page 47: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

consustanziale alla natura stessa dei partiti comunisti:l’unità dell’organizzazione. Il problema però cominciavaad affiorare, anche se non si ebbe mai una soluzione chenon fosse quella del “centralismo democratico”: in certifrangenti con accentuazioni sul sostantivo, in altrisull’aggettivo qualificativo.

Se ne occupò più volte lo stesso Togliatti: “Il nostroPartito ha sempre difeso la sua unità interna, contro lecorrenti; uno degli elementi essenziali è stata questa strettacomunanza tra il nucleo centrale dirigente del nostroPartito e quello sovietico. Nel momento in cui affermiamola nostra autonomia e possiamo prendere decisioni checontrastino, il problema dell’unità si pone in mododiverso, l’elemento dell’unità tende ad attenuarsi”.

Verissimo! Ma come reagirono il Pci e il suo capo,quando pochi mesi dopo il dissenso coinvolse un leadercome Di Vittorio, che assunse posizioni diverse da quelledi Togliatti e della maggioranza della Direzione?

Sulle conseguenze del xx Congresso, che riguardaronotutta la sinistra e le prospettive dei partiti che ne facevanoparte, è utile leggere il verbale della Direzione del 7settembre 1956 e anche i Diari di Pietro Nenni (Sugarco1982). L’ordine del giorno della Direzione era:“Questioni della unificazione socialista”. Ricordo che aPalazzo Chigi sedeva Antonio Segni, mentre GiuseppeSaragat gli faceva da vice. I repubblicani di La Malfa nonerano della partita. Le elezioni amministrative svoltesi

Page 48: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

alla fine di maggio avevano segnato una flessione del Pcie un’avanzata del Psi, presentatosi con liste proprie in tuttii comuni al di sopra dei 20.000 abitanti. Alle provinciali,dove i due partiti stettero insieme, si verificò una crescitadel Psdi: un segnale che stimolò molto il desiderio diautonomia dei socialisti.

Nenni aveva scritto un saggio critico sul xx Congresso,mettendo in dubbio la validità della “struttura stessa delsistema sovietico”, ma senza contestare l’unità con il Pci.In questo clima, per iniziativa di autorevoli esponentisocialisti e socialdemocratici prese avvio un vivacedibattito pubblico e si tennero incontri privati per valutareun’eventuale unificazione. Inevitabilmente il Pci ne vennecoinvolto. Molti giornali prevedevano una seria reazione.Non fu così. Lo testimonia la Direzione nella quale ilsegretario informò su un colloquio avuto con Nenni.Questi, riferì Togliatti, “chiese a Saragat un incontro, cherifiutò e poi andò a Pralognan. Mi sono trovato davanti aun Saragat che aveva cambiato le precedenti posizioni[…]. Posizione neutralista in politica estera. Circa irapporti con i comunisti e la politica interna Saragat disseche con i democristiani non si fa niente e che tutti iproblemi erano subordinati dai democristiani a esigenzedi partito. Egli escluse la partecipazione dei comunisti algoverno. Pensava a un programma comune del Psdi e delPsi per prendere 8 milioni di voti e fare un governo diminoranza sostenuto dai voti comunisti. Il giorno che ci

Page 49: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

sia la prospettiva di una riunificazione socialista io,Saragat, esco dal governo e non attacco più il Pci. […]Giudizio positivo sul processo in corso nel nostro Partito,lasciando intravedere di essere perfino favorevole a unpartito unico anche con noi”.

Togliatti concluse con questo ragionamento: “Nenniritiene di avere trovato la strada per cambiare lasituazione. Qui si riflette l’impressione di Nenni, nellaquale però c’è anche qualcosa di vero che dobbiamoprendere in considerazione. Restando sul terreno dellasola unità tra i nostri due partiti non sono prevedibilirotture vicine. Quindi non essere ostili alla unificazionesocialista, come del resto abbiamo fatto. Essa è laconseguenza dell’azione politica comune condotta inquesti anni e non deve avere nessun carattere dicapitolazione”.

La prosa è quella dei verbali, ma i concetti sono chiari.Emerge un grande interesse per i processi nuovi, tra cuil’unificazione socialista. Tutto questo dopo la “bomba”,come la definì Nenni, del rapporto segreto di Krusciov.

Sull’incontro Nenni-Togliatti e sul tema affrontato inquella Direzione è interessante leggere anche quel chescrisse il segretario del Psi nei suoi Diari, il 3 luglio1956: “Ho cenato con Togliatti alle Frattocchie. Abbiamoparlato un po’ di tutto in primo luogo della svoltasovietica e del rapporto segreto Krusciov [...]. Per ilmomento il punto che maggiormente lo preoccupa è l’unità

Page 50: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

d’azione con noi e a tal fine la svolta del xx Congresso èvenuta al momento giusto. Non teme una nostra politica diriavvicinamento con i socialdemocratici, magari difusione, ma a condizione che ciò non indebolisca l’unitàd’azione. Se no, dice, sarà il Psi nelle mani dei riformistie il Pci in quelle dei settari. Crede che ognimanifestazione di autonomia dei comunisti italiani daMosca porti in sé un fattore unitario. Ridotta all’osso lamia risposta è stata questa: Non voglio rompere niente, madebbo riconquistare al partito maggiore autonomia,maggiore iniziativa, più spazio politico. Se no lasituazione rimarrà senza prospettive. Il riavvicinamento aisocialdemocratici è cosa difficile più di quanto egli nonpensi, epperò sarebbe un modo per far rientrare la Dc neisuoi limiti” (Diari, SugarCo 1981-1983).

A proposito dei giudizi che circolavano nei giorni incui venne pubblicato il Rapporto Krusciov, GiorgioAmendola nel suo libro-intervista Il rinnovamento delPci (Editori Riuniti 1978) riferisce che Nenni,incontrandolo alla Camera, gli disse: “Ma hai vistoquell’irresponsabile di Krusciov che cosa ha fatto? Nonaveva il diritto di distruggere un patrimonio comune delmovimento operaio, mettendoci in difficoltà senzanemmeno consultarsi con voi... Perché, voi non nesapevate niente, vero?”. “No,” rispose Amendola, “non nesapevo niente, l’ho letto stamattina sui giornali come te.”“Questa pubblicazione del rapporto Krusciov,” incalzò

Page 51: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Nenni, “avrà delle conseguenze gravissime, voi paghereteduramente. A questo punto è bene rivedere le carte,ognuno faccia il suo gioco.”

Il gioco in effetti cambiò solo relativamente. Il Pci alleamministrative perse 200.000 voti, tutto qui. Li recupereràsubito, passando dal 22,6% ottenuto alle elezioni del1953, al 22,7% del 1958. Il Pci “staliniano” non si sfasciòcon la destalinizzazione e nemmeno dopo il drammaungherese.

E non mise in discussione la strategia di cui abbiamoparlato. Anzi, la ripropose e la rilanciò con significativeinnovazioni nel suo VIII Congresso.

Non si ruppero i rapporti con il Psi, anzi si intensificòil dibattito sull’unificazione, sebbene poi non se ne siafatto nulla.

Tutto, invece, mutò pochi mesi dopo nella sinistra, nellavita politica nazionale e internazionale, quando esplose larivolta ungherese. Il Pci, come ho appena ricordato,recupererà voti, ma il contesto era cambiato radicalmente,aprendo profonde crepe nella strategia togliattiana. Sipersero alleati (Psi) e dialoganti (nel mondo cattolico),ma la condotta del partito, ancora una volta, rimase lastessa.

Cito dalla relazione di Togliatti all’VIII Congresso (8-14 dicembre 1956): “La ricerca di una via italiana alsocialismo necessariamente dovrà comprendereun’alleanza politica con quelle forze cattoliche che

Page 52: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

partendo dal genuino spirito anticapitalistico siano giuntealla decisione di fare il necessario perché le strutturecapitalistiche italiane subiscano le indispensabiliprofonde trasformazioni. A noi spetta renderci contofinalmente di questa necessità e di non respingere leconseguenze che ne derivano”. Come conciliare l’urgenzadi un rapporto con il mondo cattolico con la lettura che sidava degli avvenimenti ungheresi e con il giudiziosull’Urss? La cosa tiene solo nella riaffermazione di unastrategia che, però, non aveva più un visibile sboccopolitico. Tutto era rinviato a un incerto futuro. Attendismopoco togliattiano!

Sull’Ungheria esiste una letteratura sterminata. Perquanto riguarda il Pci occorre capire se quello che è statodefinito “fattore K” costituiva il suo collante più forte, mainsieme l’elemento che non gli consentì di avere unacultura di governo e al sistema politico italiano difondarsi su alternative. La domanda allora diventa: senzaquel fattore, il Pci sarebbe stato in grado di dirigere unoschieramento per contendere alla Dc e ai suoi alleati laguida del paese? Le “due correnti” che convivevano nelPci di cui parlava Sereni erano separate dal “fattore K”?Ritengo che, in quegli anni, quel fattore le unisse.Sull’Ungheria Secchia, Amendola e Ingrao espressero lamedesima opinione. Tuttavia Sereni parla di una correnteche non crede alla “politica delle riforme”. Siamo allaquestione cardine, che a me pare essenziale per

Page 53: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

comprendere quel che romperà per davvero l’unità delpartito. E di questo parleremo.

Ma per ciascuno il ’56 ungherese costituì uno snodopolitico ed esistenziale. L’establishment del Pci, senzaesitazioni di sorta, si schierò con l’aggressore, consideròindispensabile l’intervento armato e condannò ognidissenso ed esitazione soprattutto nei confronti di chiaveva un ruolo guida. Il caso più clamoroso fu quello diDi Vittorio. Su tutto faceva premio la compattezza delgruppo dirigente in un momento in cui si erano scatenati unviolento attacco esterno e una lacerante discussioneinterna. Non mancarono certo gli argomenti di merito oltreche di metodo. Nella Direzione del 30 ottobre 1956 solotre compagni (Pietro Ingrao, Enrico Berlinguer e ArrigoBoldrini) non provenivano dal nucleo che aveva fondato ilPci o aderito nei primi anni della clandestinità (EmilioSereni, Giorgio Amendola). Pajetta era assimilabile allavecchia guardia. Di Vittorio, Li Causi e Novella aderirononel 1924 con Giacinto Menotti Serrati e i cosiddetti“terzini”.

Ritenere che un simile gruppo dirigente potessecontrapporsi all’Urss è impensabile. Nenni e i socialistiche, come lui, nel dopoguerra avevano sposato la causasovietica, compirono una scelta reversibile, le loro radicinon stavano nel mito dell’Ottobre. Negli anni del fascismonon ebbero la III Internazionale come riferimento vitaledal punto di vista politico, organizzativo e anche

Page 54: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

economico. Anzi Nenni si contrappose spesso aicomunisti e all’Urss. Non fu un caso se molti dissidentiapprodarono al Psi. Le adesioni di Antonio Giolitti, FurioDiaz, Luciano Cafagna, Antonio Ghirelli sono le più note.

Sfogliando il verbale della Direzione salta agli occhiuna curiosità. Tra i dirigenti più schierati sulla linea diTogliatti, di aspra critica a Di Vittorio, c’era PietroIngrao, allora direttore de “l’Unità”. Chi invece manifestòintenti meno bellicosi, senza muovere accuse troppopesanti, fu Enrico Berlinguer. Il solo a dire: “Se ci sonodue posizioni tra i compagni della Cgil e il partito sisostengano apertamente”. Togliatti, verso cui gravitò laquasi totalità dei dirigenti, temette che un “cedimento” aposizioni più aperte alla critica avrebbe potuto provocareuna spaccatura verticale. Forse la nascita di un partito“prosovietico”.

Del resto è un fatto assodato che il Pcus ha sempresvolto, come si usava dire allora, un “lavorio” per vieinterne mirato a costruire legami di “speciale amicizia”con alcuni quadri. La questione si riproporrà negli anniottanta con Cossutta, quando questi si contrappose aBerlinguer potendo contare su influenti amicizie a Mosca.

Comunque la chiusura a riccio di quella Direzione èdavvero impressionante. Tutti accettarono il principio diTogliatti: “Si sta con la propria parte anche quando questasbaglia”. Alcuni intellettuali comunisti proposero DiVittorio quale segretario. Su tale “candidatura” ci fu anche

Page 55: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

un’agitazione in certe fasce dell’opinione pubblica disinistra, che gli procurò qualche imbarazzo nel difenderele proprie idee. Tra l’altro Di Vittorio aveva posto unproblema che avrebbe dovuto essere valutato con benmaggiore attenzione: “La Cgil deve restare a tutti i costil’organismo unitario tra socialisti e comunisti”. Unarottura, quali conseguenze avrebbe potuto avere per lastrategia della via italiana al socialismo?

Il leader della Cgil non chiedeva che il partitoadottasse la linea assunta dal sindacato, proponevaun’articolazione, una reciproca autonomia. Su questopunto non c’è dubbio: Togliatti sbagliava e contraddicevala visione che si ritrova nei suoi stessi discorsi. NellaDirezione precedente – quella del 26 settembre 1956 –aveva fatto una battuta rivelatrice: “Lenin parlava dellecinghie di trasmissione fin da Stoccarda e la formula fulanciata dall’Internazionale. In Italia è avvenuto che lacinghia di trasmissione è il partito e non il sindacato”. Lastoriella era chiaramente polemica e oggi dico: Menomale che c’era Di Vittorio!

Su quell’impianto autonomista, Novella, Lama e Trentinhanno saputo preservare l’unità della Cgil, anche neglianni in cui il Psi era al governo e il Pci all’opposizione,lavorando a una ripresa del dialogo con Cisl e Uil.

A tale proposito, rileggendo il verbale, ho notato che imembri della Direzione presenti nella riunione in cui DiVittorio venne attaccato erano: Togliatti, Longo,

Page 56: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Amendola, Li Causi, Scoccimarro, Sereni, Roveda,Pajetta, Dozza, Di Vittorio, Colombi, Berlinguer, Secchia,Roasio, R. Montagnana, M. Montagnana, Pellegrini,Terracini, Boldrini, D’Onofrio, Ingrao. Tra gli assenti, conSpano e Negarville (ammalati), c’era Novella. Questi ècitato solo in uno dei due verbali pubblicati nel volumecurato da Maria Luisa Righi (Quel terribile 1956, EditoriRiuniti 1996), ma non prende la parola. Novella, uomo distraordinaria intelligenza, era stato nella segreteria dellaCgil, ma in quel momento dirigeva la Fiom. Il suo silenzioè assordante: non voleva smentire Di Vittorio, ma nonvoleva neppure contrapporsi a Togliatti e agli altri.

Con la Rivoluzione ungherese la questione dei rapporticon i socialisti esplose in modo tale da mettere in forseuna strategia fondata sull’unità dei due partiti. Gliinterventi in Direzione, come abbiamo visto, mettono inevidenza come la rottura si fosse ormai consumata. Già il24 ottobre, nei suoi Diari, Nenni annotava: “A Budapestsi combatte. A Budapest si muore. E nel combattimento enel sangue si spegne un sistema”. Su questo rimarràsempre fermo. Si esprimeva nello stile secco dei grandigiornalisti, ma che a Budapest si “spegneva un sistema” èstato confermato dalla storia. Successivamente Nenniargomentò il suo giudizio in articoli e saggi: la fratturadivenne irreversibile.

La contemporanea crisi di Suez, con l’interventomilitare di Francia e Inghilterra e le conseguenti reazioni

Page 57: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

del mondo arabo, misero in difficoltà i partiti “filo-occidentali” italiani. L’imperialismo agisce con brutalità,diranno i comunisti, muove le cannoniere. Vero, ma itermini del problema che l’Ungheria poneva noncambiavano di una virgola. L’unificazione con isocialdemocratici sembrava dunque trovare confermanegli avvenimenti internazionali. La fusione, tuttavia, sirealizzerà dieci anni dopo e durerà lo spazio di unmattino.

La storia della sinistra italiana è davvero complicata, avolte incomprensibile. Allora rimasero delusi quantiritenevano che il Pci ne sarebbe uscito a pezzi. Non fucosì. Il partito di Togliatti resistette perché avevaprofonde radici nella società italiana e perché ebbe laforza e l’intelligenza di riprendere subito il propriocammino.

Page 58: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

4.

Su questa fase di lento esaurimento del centrismo èbene soffermarsi ancora un momento. Come ho giàaccennato, la crisi si aprì nel ’53 e fu lunga. In quasi undecennio si contano undici governi (di centro sino al1957, poi monocolori Dc). Li guidano De Gasperi,Fanfani, Scelba, Segni, Zoli, Fanfani, Segni, Tambroni,ancora Fanfani. Nel luglio del 1960 il gabinetto Tambroni,aperto al Msi, fu costretto a dimettersi per la pressionepopolare che ebbe inizio a Genova, dove si svolgeva ilCongresso dei fascisti. Gli scontri costarono la vita acinque giovani a Reggio Emilia, quattro a Palermo e uno aCatania: la polizia sparava per uccidere.

Quelli, però, furono anche anni di profondi mutamenti

Page 59: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

economici, sociali e politici. Gli anni che prepararono il“miracolo economico”. Uno sviluppo capitalista stimolatoanche dall’industria pubblica (Iri-Eni), dalle opereinfrastrutturali (Cassa del Mezzogiorno), dalla Riformaagraria nel Sud e in Sicilia. Gradualmente crebbero iconsumi, la Cinquecento Fiat ne sarà il simbolo. Con ildeclino dell’agricoltura – soprattutto della mezzadria – siverificano grandi migrazioni verso il Nord, dallecampagne alle città. Si riproposero vecchie e nuovequestioni, quella meridionale e dei moderni centrimetropolitani. Il capitalismo si rinnovò restando se stesso.

Anche nella Chiesa cambiarono molte cose.Nell’autunno del ’58 morì papa Pacelli. Uomo dellaconservazione non solo all’interno del mondo cattolico,ma nella società, dove era stato il referentedell’anticomunismo più oltranzista, al punto dacontrapporsi a De Gasperi quando nel 1952 propose,tramite Sturzo, un listone clerico-fascista per le elezionicomunali a Roma. Proposta respinta dal leaderdemocristiano, il quale da allora non venne più ricevuto inVaticano.

Il quadro mutò pure sul piano internazionale: conKrusciov, Kennedy e papa Giovanni XXIII la coesistenza ela pace assumono un rilievo nuovo, si apre la fase del“disgelo”. Il Concilio Vaticano II dischiude le porte aldialogo tra credenti e non credenti e il Pci coglie appienol’eccezionalità dell’innovazione.

Page 60: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Il “disgelo” non si ebbe solo tra Est e Ovest, ma tramondo cattolico e laico. Questo clima agevolò il Psi, cheirrobustì la propria autonomia in direzione delcentrosinistra, aprendo per tale via un travaglio profondonella Dc, che nel 1958 subì una scissione in Siciliaguidata da un autorevole esponente della vecchia guardiasturziana – Silvio Milazzo – perdendo il governoregionale. La vicenda finirà con l’accelerare la crisi dellasegreteria di Fanfani, che venne defenestrato per iniziativadi Segni e Moro, i quali, dopo il Consiglio nazionalesvoltosi alla Domus Mariae, assunsero la leadership dellaDc. Fu però lo stesso Fanfani a presiedere il primogoverno aperto al Psi (1961), che inaugurerà la lungastagione del centrosinistra.

In tali frangenti, il Pci si limitò in sostanza a difenderele proprie “riserve di caccia”, come dicono i politologi, arespingere gli attacchi mossi dall’anticomunismo clericalee da quello monarco-fascista, come pure da quellodemocratico, che tendeva ad allargarsi in unoschieramento più articolato, poiché comprendeva ormai lostesso Psi. Questo, però, mantenne una “vicinanza” con icomunisti in molte giunte comunali e provinciali, neisindacati, nel movimento cooperativo e associativo.

Abbiamo già detto come almeno dal 1953 il Pcistentasse a delineare una strategia che non fosse di meraresistenza. Le cose peggiorarono dopo il 1956, perché il“fattore K”, che aveva giocato un ruolo negativo sin dalla

Page 61: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

nascita del Cominform, sembrò prevalere su tutto. Leelaborazioni dell’VIII Congresso stentavano a tradursi ininiziativa politica. Questo riguardò anche i rapporti con ilmondo cattolico, sebbene nelle tesi dell’VIII Congresso siribadisse che si trattava di una questione strategica.

Togliatti avvertiva il crescere degli ostacoli. In unarticolo apparso su “Rinascita” del gennaio 1958 espresseun giudizio sul decennio 1948-1958 così formulato: “Si èsviluppata ed estesa per dieci anni una interessante fase diquella che Antonio Gramsci avrebbe chiamato una guerradi posizione, tra i gruppi sociali e i partiti che voglionoattuare quel rinnovamento economico e politico di cuiesistono le premesse, e si cerca con ogni mezzo diimpedirlo. In tale situazione ogni azione della classeoperaia e delle forze democratiche avanzate ha avutonello stesso tempo carattere offensivo e difensivo”.

Anche per questo si adoperò per rilegittimare l’Urss,dato che nella sua visione il “campo socialista”continuava a essere essenziale per mantenere viva laprospettiva del superamento del capitalismo, “fonte ditutti i mali di cui soffre la società e il mondo”. La suaopera, su tale versante, fu agevolata dagli sbalorditivisuccessi sovietici nella competizione spaziale con gli Usa.Nel medesimo articolo scriveva: “I progressi delsocialismo nel mondo sono enormi, nel corso dell’ultimoanno, in modo così evidente da imporsi all’attenzionedella riflessione di tutti gli strati della popolazione

Page 62: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

lavorativa. La superiorità del progresso scientifico di cuil’Unione Sovietica ha ormai fornito la prova, ha costrettoanche i più retrivi a riconoscere il decisivo valore di unaserie di conquiste realizzate dalla classe operaia conl’esercizio del potere politico”. Un’analisi che saràsmentita dalla storia. Egli stesso, nel suo Memoriale,scritto a Yalta nell’agosto del 1964, poche ore prima dimorire, tracciò un quadro della realtà sovietica post xxCongresso in cui si vedono più ombre che luci.

Nel 1962, presso l’Istituto Gramsci, si tenne unconvegno – relatore Giorgio Amendola – che impegnògran parte del gruppo dirigente. Vi si discussero “le nuovetendenze del capitalismo”. Un dibattito appassionante,perché si manifestarono orientamenti diversi non solo suicaratteri che aveva assunto lo sviluppo capitalista e sullecontraddizioni che lo connotavano, ma anche perchéaffiorarono le divergenze che sarebbero esplose quando ilconfronto con il centrosinistra si fece più stringente.

In quel convegno Bruno Trentin fece un interventoesprimendo, sui caratteri che veniva assumendo ilcapitalismo italiano, opinioni diverse da quelle diAmendola. La “sinistra comunista” ha fatto riferimento aquel confronto per qualificare la posizione di Amendolacome vecchia (il capitalismo italiano straccione!),incapace di dare soluzioni ai problemi del paese, mentreTrentin metteva in evidenza il dinamismo delneocapitalismo a cui occorreva una risposta più avanzata.

Page 63: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Non è questa la sede per ridiscutere su quel convegno,ma è l’occasione per dire che assimilare le posizioni diTrentin – non solo quelle del 1962 ma anche quellesuccessive (sino a quelle del 1992 quando, segretariodella Cgil, firmò l’accordo sulla contrattazione) – a quelladella “sinistra comunista” è improprio. Le elaborazioni ele posizioni di Trentin nel sindacato e anche nellabattaglia politica ebbero una loro autonomia, mostrandosemmai come nel dibattito sui temi di grande rilievo nelsindacato e nel partito c’era un pluralismo su cuioccorrerebbe riflettere.

Per avere un’idea dei problemi che allora visse ilcomunismo italiano, occorre anche ricordare che nel 1961si svolse il XXII Congresso del Pcus. Krusciov dette nuovaenergia all’offensiva antistalinista, riavviando lo scontroall’interno del movimento comunista internazionale, inparticolare con il partito di Mao. Gli effetti furonoincalcolabili. Quel congresso rinfocolò anche il dibattitonel Pci.

Questa volta, altrimenti dal 1956, il gruppo dirigentenon rimase unito. Di Vittorio non c’era più e lo scontrocoinvolse Togliatti e i suoi più stretti collaboratori,Pajetta e Amendola. Quest’ultimo affrontò con vigore iltema del rinnovamento, chiedendo un ricambio in molteorganizzazioni regionali, soprattutto in Emilia. Con lui sischierarono alcuni quadri di federazione. Ebbe inizio unconfronto a tratti molto aspro. Sembrava che Amendola

Page 64: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

intendesse portare più a fondo la critica a Togliatti,accusato di non trarre le necessarie conseguenzedell’ondata antistaliniana. Il segretario, in vista delcongresso, replicò dicendo che era pronta una suamozione, e chi intendeva contestarla era libero di farealtrettanto con un documento alternativo. Non sarà così:nessuno si fece avanti. Amendola in seguito scriverà diessere stato lui nel torto e non Togliatti. Come sempreprevalse, allora e dopo, come priorità assoluta l’unità delpartito. E prevalse anche il carisma di Togliatti.

Dibattiti e tensioni si produssero anche su un altroterreno. Con tutta evidenza le politiche del centrosinistrasollecitavano una discussione che problematizzava, purcon persone diverse, pur con orientamenti politico-culturali diversi rispetto alla “vecchia sinistra” degli anniquaranta e cinquanta, la lettura della strategia togliattiana.Sopravviveva, in contesti nuovi, la questione delle “duecorrenti” apparsa nella Direzione del 1956.

Il centrosinistra aprì senza alcun dubbio una stagionenuova e originale nella storia politica della nazione. Il 19luglio del 1960, dopo le grandi manifestazioniantifasciste, il governo Tambroni si dimise e nella Dc siricompose la coppia Moro-Fanfani per pilotare il partitoverso il centrosinistra. Nel Psi, con accortezza, ma anchecon determinazione, Pietro Nenni e il gruppo dirigente chesi era ricostituito attorno a lui (Lombardi, De Martino,Giolitti e Mancini) guidavano il partito verso l’incontro

Page 65: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

con la Dc. Il 26 luglio 1960 Fanfani formò un governomonocolore con i voti dei socialdemocratici, deirepubblicani e l’astensione dei socialisti. Il dado eratratto: da quel momento un nuovo processo politico simise in moto coinvolgendo non solo la Dc (Congresso diNapoli con relazione di Moro) e il Psi (Congresso diVenezia), ma anche il Pci (Congresso del dicembre 1962 eConferenza d’organizzazione a Napoli nel marzo 1964).

Sempre nel 1960 si svolsero le amministrative, connovità rilevanti. Nel 1948 la sinistra unita nel Fronteaveva ottenuto il 31%. Nel 1958, Pci e Psi separati il37%. In queste elezioni raggiunsero il 39%. I comunistiincrementarono i propri voti: il trauma del ’56 sembravasuperato. I democristiani persero qualcosa verso liberali esocialdemocratici. A destra i monarchici quasiscomparvero a tutto vantaggio del Msi, che sfiorò il 6%.Anche la prima prova elettorale del centrosinistraorganico registrò risultati che avranno effetti di lungadurata. Alle politiche dell’aprile ’63 la Dc arretrò ancora(dal 42,3% al 38%), mentre il Pci si attestò sul 25,5% e ilPsi poco sotto il 14%. I due partiti della sinistra, insiemema divisi, con il loro 40% superavano la Dc. La qualemantenne la guida dei governi.

Torniamo al 1960 e al primo governo Fanfani. NellaDc, per iniziativa della destra legata al Vaticano e allaConfindustria, le contraddizioni esplosero subito, ma ilpartito di Moro rimase unito. Nel nuovo governo, tranne

Page 66: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Tambroni, tutti i notabili erano presenti. Scelba, capodella contestazione, al centrosinistra, assunse il ministerodegli Interni. Poi il Congresso del gennaio ’62 ratificòdefinitivamente la svolta. Per il Pci si trattava di una sfidastrategica, che gli imporrà di “articolare i propri fini”,mettendo al centro le riforme di struttura nel tentativo diriaprire una partita che s’era fatta difficilissima.

L’insieme delle politiche del centrosinistra furonoaffrontate da Togliatti nel Comitato centrale il 12 febbraio1962. Si era già svolto il Congresso della Dc a Napoli e ilPartito socialista aveva preso atto in una riunione dellasua Direzione che il cambio era ormai una realtà daconcretizzare in un programma e in un nuovo governo.Come è noto, il nodo era la nazionalizzazionedell’industria elettrica e il conseguente ruolo cheavrebbero dovuto assolvere il capitalismo di Stato e laprogrammazione. Per tutti la questione centrale diventavaquella del ruolo assunto dal cosiddetto “neocapitalismo”.

Togliatti abbordò il tema in aperta polemica con la“neosinistra comunista”, intrecciandolo con un altroancora più rilevante: la qualità della lotta delle masse enelle istituzioni, quindi nella democrazia, per avanzareverso il socialismo. Sottolineò che su questo terrenomancavano esperienze, poiché quelle socialdemocratichenon si ponevano un simile obiettivo, mentre la vecchiastrategia comunista, che prevedeva e progettavarivoluzioni, era ormai improponibile. Con il

Page 67: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

centrosinistra, disse, il dislocamento degli equilibripolitici e sociali poneva a un livello superiore la lotta peril socialismo e non comportava affatto l’integrazione dellaclasse operaia all’interno del progetto neocapitalista,come invece sosteneva la nuova sinistra comunista esocialista.

Parlando di “un complesso di posizioni e affermazioni,che vengono alla luce tanto nel nostro Partito quanto nelPartito socialista quando si discute attorno alla necessitàdi una lotta per una svolta a sinistra e al contenuto e alcarattere dei mutamenti che corrisponderebbero allaformazione di un governo di centrosinistra”, il segretariooffrì una lezione che resta attuale, soprattutto se siconsiderano le “nuove” forme di sinistrismo. Ecco iltesto: “Anche noi ci guardiamo bene dal chiudere gliocchi sui momenti negativi della politica democristiana,sul contenuto conservatore del suo disegno politico edelle sue più o meno riposte intenzioni. Si deve insisterecontinuamente in questa critica, se non si vuole restaredisarmati. Ed è una critica che investe questionifondamentali. Diversa però è la posizione di chi, in tuttociò che sta avvenendo, non vede altro che un processo dicongelamento e rafforzamento su basi nuove di tuttol’attuale sistema economico e politico […]. Scompaionomomenti essenziali della situazione. Scompare il momentodella differenziazione e dei contrasti interni tra le stesseforze borghesi e soprattutto scompare il momento della

Page 68: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

lotta delle masse popolari, che è stato il più potentefattore della crisi dei precedenti schieramenti politici equindi dei ripensamenti e nuovi orientamenti dellaDemocrazia cristiana e degli stessi socialdemocratici”.

Togliatti aveva presenti due momenti del ripensamentodemocristiano: il convegno di San Pellegrino (1961), incui si ripropose in termini “moderni”, rispetto alcentrismo, la questione sociale nella fase del“neocapitalismo”, e il Congresso di Napoli (gennaio1962), dove Moro, in una lunga relazione densa di quelletortuosità che lo contraddistinguevano, aveva delineato icontorni della sua nuova politica. Togliatti con parole unpo’ brutali criticò la sinistra comunista e socialista: “Sicrede di aver risolto tutto e si risolve tutto con il richiamoa formule e termini generali, come sono il monopolio o ilneocapitalismo, ma si evita l’analisi degli effetti concretidella realtà economica e politica. Le posizioni a cui, perquesta via, si finisce per arrivare sono di chiusuradogmatica e settaria; non manca però il punto di partenzarevisionistico […]. Tale è, per esempio, la esageratasemplificazione e quasi esaltazione delle possibilità deglisviluppi del capitalismo nei paesi occidentali [...] laconseguenza cui si giunge è che il proletariato deve oramisurarsi con il capitalismo avanzato, il che sarebbe unaverità molto elementare, priva ancora di qualsiasiindicazione concreta, se, dopo averla ripetuta su tutti itoni, non si giungesse all’affermazione che il capitalismo

Page 69: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

avanzato deve oggi venire affrontato in uno scontro sulcampo aperto. È una bella frase, di sapore un po’ militaree quindi anche esaltante, ma in che cosa si traduce inpratica?”. Poi concluse: “Ci si trova di fronte, insomma, auna forma di dottrinarismo che mette capo, alla fine, a uneconomismo di tipo nuovo. La classe operaia e le sue lottevengono isolate dal contesto politico e sociale, tuttoriducendosi al contrasto di principio tra il capitale e laforza lavoro e alle contrapposizioni ideologiche che nederivano”.

Vediamo cosa scrisse Pietro Nenni nei Diari. La nota èdel 15 febbraio 1962: “Riunita la Direzione del partito.La sinistra è apparsa alquanto mortificata. È stata oggettoal Comitato centrale del Pci, che si è tenuto avantieri eieri, di un durissimo attacco di Togliatti, il quale avevabisogno di accreditare il suo possibilismo e parlava asuocera (la nostra sinistra) per farsi intendere da nuora (lasua sinistra). Togliatti ha parlato con disprezzo delnullismo massimalista, di pseudo-rivoluzionari diacchiappa-nuvole ecc. Un attacco del genere lo avevaprecedentemente sferrato Amendola su ‘Rinascita’. Èlogico ma anche ingeneroso. La sinistra non sa dovevoltarsi. Vecchietti ha detto che i nenniani autentici sono icomunisti. Vogliono il merito dell’operazione se va bene,ma ne lasceranno le responsabilità a noi se andrà male”.

In parte era proprio così, ma Nenni si trovava di frontea una seria impasse. La Dc voleva dare al centrosinistra

Page 70: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

una cifra nettamente anticomunista, respingendo qualsiasiapporto proveniente da quell’area, Andreotti dovevarimanere, contro il parere del capo socialista, al ministerodella Difesa per tranquillizzare la Curia e la borghesia piùrecalcitrante. Nondimeno il governo Fanfani fu dal puntodi vista programmatico il più innovativo, quasi“rivoluzionario”. Si pensi solo alla nazionalizzazionedell’industria elettrica e all’istituzione delle Regioni.

Il 5 marzo 1962, intervenendo alla Camera sullafiducia, Togliatti pronunciò un discorso coerente conquanto aveva detto al Comitato centrale, polemizzandocon chi si era meravigliato per l’attenzione riservata aglisviluppi dell’iniziativa socialista: “La nostra posizionepolitica è stata fin dall’inizio chiara, coerente,discendendo in modo diretto da tutte le nostreelaborazioni [...]. Noi lavoriamo e lottiamo da tempo peruna svolta a sinistra nel nostro paese, [per attuare] leriforme che la Costituzione indica necessarie allo scopodi fare davvero dello Stato italiano una repubblica fondatasul lavoro”. Lungo questo percorso Togliatti inseriva lescelte programmatiche del Psi, come pure il fatto che dalCongresso della Democrazia cristiana, “dai suoi dibattitie soprattutto da alcuni interventi emergeva, o almeno noiabbiamo giudicato emergesse, una certa volontà dimodificare qualche cosa dei passati indirizzi, eprecisamente nel senso di un richiamo all’applicazione, senon completa perlomeno più ampia e coerente delle

Page 71: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

disposizioni costituzionali”.Tra quelle parole c’erano due passaggi che voglio

sottolineare perché rivestono un significato che va oltre lacontingenza. Il primo: “Noi abbiamo sempre ammesso chepotesse esistere una diversa posizione del nostro partito edel Partito socialista rispetto a una formazionegovernativa. Abbiamo sempre considerato possibile,persino, che potesse esserci una partecipazione deicompagni socialisti a un governo al quale noi nonpartecipiamo”. A parte il “sempre”, c’era la presa d’attoche la collocazione internazionale del Pci non neconsentiva in quella fase una presenza al governo e quindilo “spostamento a sinistra” era possibile solo conl’ingresso del Psi nella “stanza dei bottoni” eun’opposizione comunista “diversa” rispetto al passato.Leggiamo: “L’opposizione di cui questo Governo habisogno è di un tipo particolare. Deve essereun’opposizione che riconosca quanto vi possa essere dipositivo nelle ricerche e affermazioni programmatiche chepossono essere fatte, ma che richieda realizzazioniconseguenti alla affermata volontà di rinnovare qualcosanella direzione della vita politica del paese e spinga inquesta direzione”.

Il secondo passaggio atteneva al quadro delle relazioniinternazionali: “Il punto centrale della vostra posizione inpolitica estera è l’affermazione di una continuità con tuttala politica precedente, continuità che voi esprimete con il

Page 72: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

termine di fedeltà agli impegni atlantici. Ora, voi sapetebenissimo che il problema del Patto Atlantico, in sensoformale, attualmente non viene posto e non esiste […]. Ilproblema che esiste è quello della situazione che sta oggidavanti al mondo ed è di giudicare se e in quale misura gliindirizzi della politica atlantica, quali vennero formulatiall’inizio e quali si sono applicati nel prosieguo,corrispondendo a questa posizione, diano una risposta allagravità dei fatti che sono oggi davanti a noi”.

Il riferimento era all’arsenale atomico, ormai inpossesso anche dell’Urss, che per alcuni sistemi d’armaaveva superato gli americani. Non c’era più la parolad’ordine “L’Italia esca dal Patto Atlantico”. Una grandenovità!

Un anno dopo, il 20 marzo del 1963, a Bergamo, tornòsulla questione: “L’uomo, oggi, non può soltanto, come inpassato, uccidere, distruggere altri uomini. L’uomo puòannientare l’umanità, la guerra è diventata cosa diversa daciò che mai è stata. Diventa il possibile suicidio di tutti,di tutti gli esseri umani e di tutta la loro civiltà”. Era undiscorso rivolto in particolare al mondo cattolico, chesuscitò la viva reazione del Partito comunista cinese: Maodichiarò che in una guerra mondiale, se si fosse usatal’arma atomica, non sarebbe stata distrutta la civiltàumana, ma “tutto il mondo sarebbe diventato socialista”.Follie. Togliatti in quella fase riaprì il cammino della viaitaliana al socialismo.

Page 73: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Rossana Rossanda nella sua biografia, La ragazza delsecolo scorso (Einaudi 2005), su questo momento deldibattito nel Pci e fuori scrive: “Nella Dc la discussionefu speculare a quella che agitò le viscere del Pci: la finedella chiusura democristiana significava uno spostamentodell’asse del governo a sinistra o un assorbimento deisocialisti in una linea centrista – spaccando il filo cheancora legava la sinistra, l’unità sindacale”. La risposta diRossanda è significativa per capire il carattere deldissenso: “Nelle domande sulla natura e sulle intenzionidel capitale italiano del boom c’era la questione delgoverno e dell’egemonia: la divisione stava tra chisosteneva che crescita, ammodernamento,programmazione e apertura ai socialisti configuravano unastrategia mirante a isolare noi e la Cgil, dove comunisti esocialisti erano ancora insieme, e chi riteneva chel’apertura ai socialisti fosse il segno della debolezzademocristiana che avrebbe aperto la strada a un processonel quale prima o poi sarebbe entrato il Pci, passano loroe poi passeremo noi. Non per fare la repubblica deiSoviet ma un governo dei e con i lavoratori, del quale iconfini sociali erano imprecisi”. Criticamente osserva:“Dico questo perché meno che mai in quel passaggio ilPci pensò a ‘prendere il potere’, ma al più ‘essere nelpotere’, inteso come governo, obiettivo dal quale non sisarebbe più del tutto separato”.

Siamo nel 1963, Togliatti dopo le elezioni aveva detto

Page 74: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

che il Pci si batteva per stare “nell’area di governo” eabbiamo constatato che il fine era una politica di riformeda attuare anche senza i comunisti al governo. Rossanda (econ lei la sinistra del Pci) invece riteneva che “deveessersi formato presto uno iato fra l’attesa di qualchegrande, anche se impreciso, svoltare verso sinistra el’avviarsi, subito frenato, del governo con i socialisti, finoall’oscuro tentativo di colpo di Stato che spaventò Nenninel 1964”. Un’analisi nebulosa che però si fa più precisaquando afferma che “il Pci non avrebbe colto questamaturazione, né l’avrebbe rappresentata. Non si accorseche come mai si delineava in Italia e sul pianointernazionale la possibilità che mutassero i rapporti diforza e gli scenari, coda impensata della coesistenza”. Erincara la dose sull’insipienza del Pci: “Dubitò di quellaspinta ancora inarticolata, aperta a un possibile prima nonimmaginato”. Ma qual era questo “possibile”? Rossandalo fa intuire, ma non lo dice. Dice invece che il Pci “persetempo, come se una fase di squilibrio potesse restareaperta in eterno. Invece non si sarebbe più presentata emeno di dieci anni dopo era chiusa un’epoca”. Comevedremo Rossanda e i suoi compagni riproporranno iltema del “possibile” non colto dal Pci negli anni 1968-1969.

Page 75: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

5.

Riprendo ora il filo del discorso per mostrare ildivaricarsi delle analisi della sinistra comunista da quelleche reggevano la strategia togliattiana. Non si trattavainfatti di affermazioni astratte, ma di un concreto attopolitico, compiuto nel corso di una discussioneparlamentare concernente la nascita di un governo disvolta e il ruolo che si apprestava ad assumerel’opposizione.

Il 5 marzo, nei suoi Diari Nenni commentò:“Quest’oggi ha parlato alla Camera Togliatti. È stato di unpossibilismo tattico quasi senza limiti secondo la sualinea. Il curioso è che si continua a parlare di pericolocomunista quando abbiamo, sì, un grande Partito

Page 76: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

comunista, ma al servizio di un obiettivo che non va oltreal riformismo dei grandi Partiti socialisti dell’Occidenteeuropeo. Nient’altro che tattica, si dice, ma alla lunga latattica influenza la strategia. C’è un solo punto oscuro, edè l’identificazione con Mosca alla quale Togliatti e lagenerazione dei fondatori della Terza Internazionale nonriescono a rinunciare, in essa essendosi formati e in essacresciuti”. Si coglieva l’essenziale dei problemi che inquel momento travagliavano i comunisti italiani.

Nel dicembre del 1962 si tenne il x Congresso del Pci.Togliatti tracciò un quadro dell’Italia che merita d’esseremenzionato: “È uno dei paesi europei nei quali è stata piùrapida, negli ultimi anni, l’espansione economica e piùprofonde sono state le trasformazioni di struttura chequesta ha provocato. Gli altri paesi capitalisti con i qualisi può fare il confronto erano già in precedenzaindustrialmente avanzati, hanno mantenuto e accentuatoquesto lineamento. L’Italia ha acquisito una capacità dicompetizione internazionale che prima non aveva […]. Ilmiracolo economico è stato socialmente la grande fortunadelle classi possidenti. Ha accresciuto la concentrazionedei capitali, ha aumentato la forza economica e il poteredei grandi monopoli, ma non ha risolto quei problemidella nostra società che sono decisivi per la vita deicittadini. Ha anzi fatto sorgere e reso acuti probleminuovi”.

Un’analisi in buona parte collimante con quella del Psi

Page 77: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

e non lontana da quelle compiute al Convegnodemocristiano di San Pellegrino e nel Congresso diNapoli. Presente anche, se pur con motivazioni e accentidiversi, nella nota aggiuntiva al bilancio del ministro LaMalfa presentata sempre nel 1962.

La sinistra comunista e socialista contestò questalettura, perché la riteneva funzionale al capitalismo, fattaper attenuarne le contraddizioni in modo che nonesplodessero. Ricordo una battuta di Lucio Libertini:“Riempite di sabbia i vuoti che provoca il capitalismo”.

Sempre al x Congresso, Togliatti pose degliinterrogativi che davano un preciso senso alla polemica:“È realizzabile la svolta a sinistra? E come è possibilerealizzarla? E che valore ha questa lotta che conduciamoper avanzare verso il socialismo?”. La risposta che eglistesso dette confermava la strategia per le riforme dentrouna prospettiva socialista: “Si tratta di vedere se,partendo dall’attuale struttura statale, muovendosi sulterreno della organizzazione democratica alla qualepartecipano oggi le grandi masse popolari, realizzando leprofonde riforme previste dalla Costituzione, sia possibilesviluppare un movimento e ottenere risultati tali chemodifichino l’attuale blocco di potere e creino lecondizioni di un altro, del quale le classi lavoratricifacciano parte e nel quale possano conquistare la funzioneche loro spetta. È evidente che nell’accettare questaprospettiva, che è quella di un’avanzata verso il

Page 78: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

socialismo nella democrazia e nella pace, noiintroduciamo il concetto di uno sviluppo graduale”.

Rileggendo questo brano, mi sono tornate in mente leparole scritte da Filippo Turati in uno dei tre ordini delgiorno presentati al Congresso socialista svoltosi a Romanel luglio 1918 (si veda Maurizio Punzo, L’esercizio e leriforme. Turati e il socialismo, l’Ornitorinco 2011). LaGrande guerra era appena finita, la Seconda Internazionalea pezzi, la Rivoluzione d’ottobre un mito sfavillante. InItalia i riformisti erano incalzati dai massimalisti e daicomunisti, ma l’ordine del giorno affermava che pur nonpotendo escludere che per ottenere la definitiva presa delpotere potesse essere necessario un “violento urto tra leclassi”, il Congresso avrebbe però dovuto riconoscereche il socialismo non si sarebbe raggiunto “perimprovvisi moti di violenza popolare, ma essenzialmenteper conquiste graduali e progressive, in ragione, da unlato, dell’evoluzione del sistema economico e, dall’altro,delle crescenti capacità intellettive, politiche, tecniche emorali della classe interessata […]. In conseguenza di ciòil Congresso afferma che il proletariato deve abbandonarela fede nel miracolo delle facili e improvvisetrasformazioni, l’atteggiamento della sterile protestanegativa, la concezione anarchista del ‘tanto peggio, tantomeglio!’ e adoperarsi invece all’ottenimento di tutte quelleriforme che sviluppino la produzione, migliorino ladistribuzione delle ricchezze e rialzino il livello

Page 79: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

intellettuale e morale e lo spirito di solidarietà dellegrandi masse: dei quali effetti sono condizione precipua laindipendenza e libertà delle nazioni, i diritti riconosciutidi coalizione e di propaganda, il suffragio veramenteuniversale, eguale e diretto, la sempre crescentepartecipazione delle rappresentanze proletarie nellagestione delle industrie, ecc. ecc. È evidente che il primorequisito per condurre il proletariato a tali effettiveconquiste consiste nel non screditarle, opponendo a essel’aspettazione messianica di prodigi storici che la storianon conosce, ma nell’illustrarle al proletariato,rinforzando in esso la capacità e il valore di ottenerle, didifenderle, di migliorarle, occorrendo, e di farne suopro”.

La conclusione sarebbe stata controfirmata da Togliatti:ma nel 1962. Era un errore, diceva il leader socialista,“trascurare di cimentarsi in tutti i terreni nei quali laborghesia si accampa per la propria difesa, e di secondaree agevolare quelle trasformazioni politiche e sociali, chepur rimanendo formalmente conciliabili con il persisteredel regime capitalistico, affrettano il costituirsi dellecondizioni più propizie all’affermazione della rivoluzionesocialista”.

Torna una questione sempre elusa dal Pci. La viademocratica e riformista al socialismo fu motivatadall’insuccesso delle rivoluzioni in Europa, dall’esistenzadell’Urss e dagli equilibri mondiali, così come erano

Page 80: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

usciti del Secondo conflitto mondiale, cui si aggiungevanola vittoria della Rivoluzione cinese e la decolonizzazione.Ma il fallimento delle rivoluzioni in Europa non davaragione a Turati? Non sono stati solo i nuovi equilibri deldopoguerra a rendere “impraticabile” il modello leninistadel partito e della rivoluzione proletaria. Furono losviluppo del capitalismo e l’articolazione delle societàoccidentali a imporre nuove strategie.

In un discorso pronunciato a Reggio Emilia il 25settembre 1946 (“Politica nazionale ed Emilia rossa”),Togliatti fece un significativo riferimento al riformismoemiliano, nel quale, disse, affondavano le radici del Pci,ma senza un accenno autocritico per i giudizi che eglistesso, non solo negli anni bui del socialfascismo maanche in seguito, aveva dato di Turati. Avrebbedelegittimato la scelta del 1921 e la nascita stessa delPartito comunista? Amendola sostenne che la scissione diLivorno fu “un errore provvidenziale”, perché daquell’errore era nata una forza che poi, nella lotta alfascismo, nella Resistenza e nella costruzione dellaRepubblica, saprà essere utile al popolo italiano. Tranneun accenno di Umberto Terracini – “Turati nel ’21 avevaragione” – nel Pci il suo ruolo storico rimase sempre untabù.

La correlazione tra la strategia di Togliatti el’atteggiamento assunto verso il centrosinistra laritroviamo in quest’altra sua citazione: “Quando si è

Page 81: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

giunti, nel nostro mondo politico, alla attuale formazionedi centrosinistra noi l’abbiamo giudicata secondo i criteriche corrispondono a questa nostra visione dell’avanzataverso il socialismo. Si offriva alle forze democratiche, anoi stessi, un terreno di azione più avanzato e ciò erabene. L’azione però doveva continuare ad avere, nellamisura del possibile, un carattere unitario. Ciò che èvenuto prevalendo, invece, è l’intenzione di rompere ognipossibilità di intesa tra le forze democratiche e spezzarel’unità del movimento popolare”.

L’espressione – “nella misura del possibile” – èrivelatrice di un percorso che sarebbe proseguito sucorsie separate, al governo il Psi, all’opposizione“diversa” il Pci, ma nell’attesa di nuove convergenze. Lastrategia democristiana aveva invece fini opposti:spezzare ogni vincolo unitario e allargare l’area che sicontrapponeva al “comunismo”. Comunque, la condotta“possibilista” di Togliatti non durerà a lungo, tanto chesarà lui stesso a illustrare alla Camera la mozione disfiducia nei confronti del governo Fanfani (24 gennaio del1963).

Su questo mutamento si è scritto di tutto. Da parte deitifosi del centrosinistra, che si trattò di un rozzovoltafaccia, a conferma di un tatticismo volto solo amettere in difficoltà il Psi. Non era così. Per avereun’idea di quanto accadeva nel governo Fanfani, e neirapporti tra i partiti che lo sostenevano, tornano utili i

Page 82: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Diari di Nenni. Vi ritroviamo un racconto onesto anchenei casi in cui dovette ingoiare rospi e prendere atto diuna sconfitta. Penso alla elezione di Segni alla presidenzadella Repubblica con una maggioranza di centrodestra (6maggio 1962). La presenza dell’esponente dellaconservazione democristiana al Quirinale costituirà, nonsolo per lui e per il centrosinistra ma per il paese, unproblema tra i più seri.

Metabolizzando i tentativi dilatori della Dc, il momentodi maggiore appagamento sembra essere stato quello delvaro della costosa nazionalizzazione dell’energiaelettrica, le cui fasi vennero accompagnatedall’atteggiamento costruttivo del Pci. Lo riconosce lostesso Nenni.

Si rischiò l’impasse. Moro voleva tenere unito il suopartito a ogni costo. E il costo fu l’immobilismo. Il casopiù clamoroso si ebbe con la legge per istituire leRegioni, previste per il 1962. Ma le prime elezioniregionali si tennero solo nel 1970! Giorno dopo giornoNenni annota.

15 ottobre 1962: “Fanfani teme la crisi del governo,Moro è scettico sull’esecuzione del programma. Inmateria di riforma agraria e di Regioni la Dc rischiasecondo lui di pagare un grosso prezzo elettorale […].Non sarebbe più prudente rinviare il tutto a dopo leelezioni?”.

3 novembre 1962: “Presa in esame stasera la situazione

Page 83: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

politica con Moro. Essa è resa pesante e difficile dal fattoche per la prima volta il governo non ha potuto mantenereuna promessa di presentare entro il 31 ottobre la legge perl’attuazione delle Regioni”.

12 novembre 1962: “Il Consiglio nazionale della Dc hachiuso stasera i suoi lavori. Le cose sono andate bene soloin apparenza... Ma: 1) la relazione di Moro ha di per sestessa carattere rallentatore; 2) questo carattere risultarafforzato dalla presa di posizione dei dorotei contro ogniimpegno di votazione delle leggi regionali; 3) ha assuntoforme più aperte e gravi del previsto l’attacco doroteo aFanfani condotto da Colombo. Tutti i guai mi sembranonascere dalle gravi divisioni personali, di potere, diprogramma che esistono nella maggioranza democristianadi Napoli troppo vasta per essere compatta”.

30 novembre 1962: Nenni racconta la riunione deirappresentanti della maggioranza e laconicamenteconclude: “Si è ripiegato su un comunicato alquantoslavato che ribadisce la validità della politica dicentrosinistra, ratifica l’accordo sui lavori parlamentarida qui alle vacanze di Natale, convoca una nuova riunionealla ripresa dei lavori delle Camere […]. Riunioneinterlocutoria in cui sono emerse a un tempo le difficoltàsia di rompere che di andare avanti con l’attualeministero”.

7 gennaio 1963: Altra riunione alla Camilluccia, altroracconto concluso con queste parole: “Per parte mia il

Page 84: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

coraggio sta nell’ammettere francamente che siamocostretti a fare un passo indietro per difendere le attualiposizioni di potere e facendo giudicare dalle controversieil corpo elettorale”.

8 gennaio 1963: Nenni esplicita i propri convincimenti:“L’incontro a quattro ha messo in crisi il centrosinistra, seabbia messo in crisi anche il governo si vedrà”.

Fu dunque l’involuzione politica e programmatica delcentrosinistra, così ben descritta dal leader socialista, aspingere Togliatti verso un atteggiamento più reciso, chesi esprimerà – ne accennavo più sopra – con una mozionedi sfiducia a Fanfani. Tuttavia il Pci non cambiò strategiarispetto alla questione di fondo che si poneva nella fasemontante del centrosinistra: la necessità per il paese diuna politica di riforme coerente con la Costituzione. Nelleelezioni del 28 aprile 1963 gli italiani premiarono questoagire con un milione di voti in più, invece la Dc arretrò,mentre il Psi rimase fermo.

Dopo il discorso sulla mozione di sfiducia, Togliattiprese la parola ancora numerose volte. Nella seduta del 9luglio del ’63 sul monocolore di Leone, nato perl’incapacità del centrosinistra di approntare unacompagine di qualche coerenza; il 13 dicembre sul primogoverno organico di centrosinistra presieduto da AldoMoro e il 4 agosto 1964 sul Moro bis, costituitosi dopo lacrisi dovuta al voto negativo sul bilancio della Pubblicaistruzione e il finanziamento della scuola privata. Su

Page 85: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

questi discorsi, la prima osservazione riguarda il suostraordinario impegno nella battaglia parlamentare. Fu unsegnale per tutti. Privilegiare quella sede dava unsignificato preciso sul carattere da attribuire alla strategiadel partito.

Nell’intervento del gennaio ’63, come in quellodell’agosto ’64 (l’ultimo), il segretario del Pci costruìl’opposizione su un’analisi di grande coerenza: “Ilcentrosinistra come formazione politica e come governoera sorto, dobbiamo riconoscerlo, da un grandemovimento di opinione pubblica, cui avevano contribuitoquel risveglio degli ideali dell’antifascismo, di cui siebbe la manifestazione più grande nella lotta dei mesi digiugno e luglio del 1960, una nuova ondata di aspirazionidemocratiche, la consapevolezza in gran partedell’opinione pubblica della necessità di nuovi indirizzipolitici per affrontare e risolvere i problemi diventatiacuti negli ultimi anni. Di qui partirono i dibattiti, leelaborazioni programmatiche, un assieme di movimentiche coinvolsero forze politiche di tutto il campodemocratico: della Democrazia cristiana, repubblicana,socialista, e naturalmente comprese anche quell’alaestrema del movimento democratico che siamo noi”. Poile ragioni per cui la condotta del Pci cambiò: “Noi nonpensavamo nemmeno a chiedere, quando si formò lanuova formazione politica, di essere forza di governo.Infatti l’ipotesi di un’astensione non si pose mai, anche

Page 86: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

perché la Dc avrebbe messo essa in crisi il governo.Chiedemmo solo che si facessero passi seri verso ladirezione che in sostanza rispondeva a una aspirazionecollettiva, comune e unitaria. E la nostra sfiducia oggi èmotivata essenzialmente dal fatto che i passi cheavrebbero potuto e dovuto essere fatti non sono staticompiuti e si è, invece, tornati indietro. L’asse politico èstato gradualmente spostato verso una posizionecompletamente diversa da quella di partenza. Ilcentrosinistra non è stato più concepito come formula dirinnovamento, ma unicamente come mezzo per applicarela vecchia politica della Democrazia cristiana, con unastrumentale estensione verso sinistra della maggioranza digoverno”.

Questa condotta critica, insieme all’obiettivodepotenziamento del centrosinistra, preparò la scissioneda cui nel gennaio del ’64 nacque il Psiup. La sinistra diLombardi e Giolitti era rimasta fuori del governo, mentrenella Dc si era andata manifestando la fortissimacontroffensiva di un vasto e variegato mondo dellaconservazione, che non intendeva accettare unospostamento a sinistra degli equilibri del paese. In talecongiuntura Colombo, ministro del Tesoro, fecepubblicare dal “Messaggero” una lettera riservata alpresidente del Consiglio, che di fatto ne congelava ilprogramma.

Il 26 giugno 1964 Moro si dimise e il presidente della

Page 87: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Repubblica si ritrovò al centro di manovre di palazzo che,con l’attiva presenza del comandante dei carabinieri DeLorenzo, assunsero caratteri inquietanti. CesareMerzagora venne indicato da Segni quale possibile capodi un “governo di emergenza”. Sulla vicenda l’inchiostroè scorso a fiumi. Lo ricordo per dire che a mio avvisoTogliatti sottovalutò il “rumore delle sciabole”, criticandoi socialisti per aver ceduto alla destra restando in ungoverno che faceva marcia indietro. Nenni invecescriverà: “La sola alternativa che si è delineata neiconfronti del vuoto di potere conseguente a una rinunciadel centrosinistra è stata quella di un governo diemergenza [...] che sarebbe stato un governo della destracon un contenuto fascistico-agrario-industriale, nei cuiconfronti il ricordo del luglio 1960 sarebbe impallidito”.Penso che Nenni avesse ragione.

Il contesto politico in cui si navigava – debole governodi centrosinistra, nascita del Psiup, posizione defilata delgruppo di Lombardi e Giolitti, Dc arroccata per nondividersi – non consentì al Pci di dispiegare l’iniziativapreconizzata dal suo segretario.

Ancora una volta i Diari di Nenni testimoniano delledifficoltà vissute anche dal Psi, che non riuscì ad attuarela propria politica per la resistenza attiva e passiva dellaDc e nel contempo, soprattutto dopo la nascita del Psiup,impossibilitato a mettere in crisi il governo, pena unanuova scissione, questa volta a destra.

Page 88: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Nel 1964 Aldo Moro mantenne l’incarico e ripropose ilmedesimo governo. Il 21 luglio del 1964, alla vigilia deldibattito alla Camera e del voto di fiducia, si tenne laDirezione del Pci per discutere un testo di Pietro Ingrao,delegato di svolgere la relazione al Comitato centralesulla congiuntura politica determinatasi dopo la crisi delgoverno Moro e la sua resurrezione (la fiducia l’ottenne il22 luglio). Ne parlo perché fu una riunione interessante(io ero assente, in vacanza perché di turno ad agosto aBotteghe Oscure) e fu l’ultima a cui partecipò Togliatti.Interessante perché si riaprì il confronto sul centrosinistra,come affrontarlo e come giudicare la situazione generaledel paese. Soprattutto si annunciò lo scontro che sisarebbe aperto in forme esplicite, tra Ingrao e il gruppodirigente che con Longo contrasterà la sua linea all’XICongresso del gennaio del 1966.

Nel Comitato centrale Ingrao anticiperà, con moltacautela ma con chiarezza, le proprie idee, anche se non leesporrà integralmente perché questo gli era stato chiestodalla maggioranza della Direzione. Quest’ultima, si leggenel verbale, decise “d’accordo con le grandi lineeproposte da Ingrao per il suo intervento riservando asuccessive riunioni del Comitato centrale alcuni problemidi fondo presentati dal relatore”.

I “problemi di fondo” attenevano al carattere cheavrebbe dovuto avere il confronto con il governo dicentrosinistra. Ingrao argomentò sull’esistenza di due

Page 89: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

linee: “La nostra di programmazione democratica o quelladi razionalizzazione capitalista con l’ingabbiamento deisindacati e l’attacco alla libertà democratica”. Osservòche “si può giungere di fatto al blocco dei salari. Ciò puòessere implicitamente accettato da varie forze fino aRiccardo Lombardi e tra noi stessi qualcuno può tendere arispondere solo sul terreno propagandistico”.

Secondo il capo della sinistra interna, “laprogrammazione [avrebbe dovuto] servire allatrasformazione sociale del paese”, al superamento delcapitalismo. Seguivano giudizi pesanti sul Psi e un chiaroriferimento al Psiup come “punto di coagulo” per isocialisti.

Amendola espresse subito le sue “perplessità”, maTogliatti, comprendendo che si poteva rischiare unostrappo proprio alla vigilia del Comitato centrale,intervenne dicendo: “Nell’ultimo anno abbiamo un po’radicalizzato la nostra linea, probabilmente sottol’influenza della discussione internazionale nel movimentocomunista di costruire qualche cosa che rassomigli aquello che avevamo nel 1960-1962: cioè un programmapiù o meno comune di forze molto larghe. Sarebbe erratose facessimo un programma comune con il solo Psiup”.Significativamente aggiunse: “Qual è la tattica per questoscopo strategico? La tattica per nuove maggioranze nonvale solo quando gli altri sono convinti ma devesvilupparsi sugli obiettivi parziali”. Quindi niente

Page 90: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

programmazioni alternative.Nel dibattito, Amendola, Novella, Galluzzi, Berlinguer

e altri, con l’eccezione di Reichlin e Cossutta, respingonola “seconda parte della relazione di Ingrao”. Questi nellasua replica, con accortezza, comprese che non era quelloil momento opportuno per dare battaglia. Togliatticoncluse i lavori osservando che “in questo Comitatocentrale possiamo concentrarci sui temi di maggioreattualità e rinviare a settembre gli altri”. Comunque citenne a sottolineare alcune questioni:

1) “La crisi di governo è dovuta all’azione dellasinistra e della destra”. Come ricordare agli smemoratiche c’è anche una destra che si oppone e non è il Msi o iliberali, ma la destra che opera anche nella Dc.

2) “Non credo si vada a una rapida disgregazione delPsi. Il giudizio di Vecchietti [segretario del Psiup] èstaccato dalla situazione che esiste nel paese. Cercare difare unire le forze di sinistra nel Psi”.

3) “Stimolare tutto ciò che serve a sbloccare le forzedel centrosinistra.” Insomma senza la sinistra che è nelcentrosinistra non c’è prospettiva per “nuovemaggioranze”.

Quest’ultima osservazione può apparire scontata, nonessenziale, ma non è così. La storia ci dice che la sinistradivisa, al governo o all’opposizione, non può esercitareun ruolo decisivo, effettivamente egemone.

L’ultimo scritto di Togliatti su “Rinascita” risale all’11

Page 91: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

luglio 1964 e reca quale titolo “Capitalismo e riforme distruttura”, a testimoniare come la scelta della via italianaal socialismo fosse sempre salda, anche alla vigilia dellasua scomparsa.

Page 92: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

6.

L’ultimo articolo di Togliatti su “Rinascita” e ilMemoriale di Yalta (Sellerio 1988) costituiscono unasorta di testamento politico.

Nell’articolo, ancora una volta, la strategia delleriforme di struttura viene legata alla fase genetica dellaRepubblica: “Le riforme di struttura, come via per losviluppo della democrazia e per aprire la strada allacostruzione di una società nuova, non sono néun’invenzione nostra, né un’invenzione dei compagnisocialisti, né del Partito d’Azione, né di alcun altrogruppo politico in modo particolare. Furono e sono parteintegrante delle rivendicazioni programmatiche del grandemovimento unitario della Resistenza”.

Page 93: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Riforme, scrive, che dovevano servire a costruire unasocietà nella quale “fossero distrutte le radici dellareazione e della conservazione sociale”, ma restandosempre “dentro il dettato costituzionale”. E concludeva:“Il momento originale di questa costruzione politica stanell’unità tra un programma di rinnovamento economico esociale e l’affermazione dei principi della democraziacome base incrollabile dello Stato repubblicano e normada osservare in tutti i suoi successivi sviluppi”.

Queste ultime parole avvalorano un aspetto crucialedella sua strategia: “Tutti i suoi successivi sviluppi”, cioèquelli che avrebbero condotto al socialismo, dovevanosvolgersi secondo i “principi della democrazia”,dovevano, quindi, essere verificati dal consenso popolareespresso con libere elezioni e sanciti da maggioranzeparlamentari. Un processo politico e sociale cheprevedeva transizioni di lunga durata, in cui non erainscritta la data di nascita di una “Repubblica socialista”.

Dal medesimo articolo emergeva un interrogativoconcernente il centrosinistra, con il relativo dibattito suicaratteri della borghesia italiana. L’interrogativo eraquesto: “In quale misura i gruppi dirigenti della grandeborghesia, industriale e agraria, sono disposti adaccogliere anche solo un complesso di moderate misure diriformismo borghese?”. Ecco la risposta: “La questione èstrettamente collegata a quella delle sorti di un Partitosocialdemocratico, che in Italia non è mai riuscito ad

Page 94: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

avere la stessa parte che in altri paesi europei, e deglialtri partiti di lavoratori”.

Insomma, in Italia il compromesso socialdemocraticonon era praticabile perché non esisteva una borghesia ingrado di stringerlo. Cosa intendeva per “riformismoborghese”? Evidentemente il riferimento andava alwelfare che in altri paesi “altri partiti di lavoratori” –cioè le socialdemocrazie – avevano costruito attraversoun patto con l’establishment borghese. Interessante questanota. Ma, come ho già osservato, proprio la questione delcapitalismo, anzi del “neocapitalismo”, diverrà il puntofocale del confronto con la nuova “sinistra comunista”.

Il Memoriale di Yalta consta di una serie di appuntistesi per un incontro che Togliatti avrebbe dovuto averecon Krusciov, ma è soprattutto un testo nel quale siesprimeva un giudizio sulla crisi del comunismointernazionale e si analizzavano le ragioni che rendevanoindispensabile l’autonomia di ciascun partito el’adeguamento delle loro politiche ai mutamenti in corsoin ogni parte del mondo: “Oggettivamente esistonocondizioni molto favorevoli alla nostra avanzata, sia nellaclasse operaia, sia tra le masse lavoratrici e nella vitasociale in generale. Ma è necessario saper cogliere esfruttare queste condizioni. Per questo occorre aicomunisti avere molto coraggio politico, superare ogniforma di dogmatismo, affrontare e risolvere probleminuovi in modo nuovo, usare metodi di lavoro adatti a un

Page 95: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

ambiente politico e sociale nel quale si compionocontinue e rapide trasformazioni”.

Le critiche al Pcus e ai “partiti fratelli” al potere eranoesplicite sui temi della democrazia, delle libertà civili epolitiche. Si insisteva su contraddizioni che, non risolte,esploderanno nel 1968 in Cecoslovacchia, poi in tutti ipaesi dell’Est e infine nella stessa Urss.

Pietro Nenni, il 3 settembre 1964, annota: “Ricevutodal Pci il memoriale di Togliatti a Krusciov, l’ultimo suoscritto che assume il carattere di un testamento. È un beldocumento con il quale Togliatti faceva un passo innanzisui problemi nuovi del movimento socialista”.

Non deve sfuggire il fatto che nella fase (1944-1947) incui Togliatti venne elaborando la via italiana alsocialismo, l’Urss e il suo campo godevano nel mondointero di un prestigio enorme, acquisito non solo per lacontrapposizione agli Usa e all’imperialismo, ma ancheper il sostegno ai popoli in lotta per l’indipendenza,contro il colonialismo. Poi calò il buio della Guerrafredda. I comunisti italiani furono protagonisti diun’estenuante “guerra di posizione”, durante la quale lastrategia delle riforme di struttura non fu mai abbandonata,ma certo subì battute d’arresto e anche processi di vera epropria involuzione. Quando però il Psi, resosi piùautonomo, optò per il centrosinistra e il xx Congressochiuse la pagina terribile dello stalinismo, quella strategiariprese vigore, spingendo Togliatti, che in alcuni frangenti

Page 96: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

(XX e XXIII Congresso del Pcus) aveva assunto unatteggiamento “conservatore”, a un ripensamento cheritroviamo nel Memoriale di Yalta.

Riconosco che alcune di quelle pagine appaionoreticenti rispetto alla sua personalità, alla sua biografia,soprattutto per il lungo periodo nel quale visse dadirigente dell’Internazionale in Unione Sovietica.

Sul tema ho letto il libro di Silvio Pons, La rivoluzioneglobale. Storia del comunismo internazionale 1917-1991(Einaudi 2012), dove sono molte e interessanti le paginededicate all’opera di Togliatti come esponente delComintern, negli anni dell’ascesa e del dominio di Stalin.Pons è uno dei pochi studiosi che ha lavorato consultandoe confrontando gli archivi sovietici e quelli italiani,comprese le carte di Togliatti che si trovano all’IstitutoGramsci. Non è certo un togliattiano, anzi. Tuttavia ne horicavato la conferma dei miei convincimenti riguardo alruolo svolto da Ercoli a Mosca e del dramma vissutodalla complessa personalità del segretario del Pci inquegli anni plumbei. Cito solo un brano, particolarmentesignificativo: “Nell’incontro tra Stalin e Togliatti,avvenuto alla vigilia della partenza di quest’ultimo daMosca, il 5 marzo 1944, furono definiti i lineamentiessenziali della successiva svolta di Salerno e dellapolitica che il capo del Pci avrebbe adottato al suo rientroin patria. Si prevedeva l’abbandono della pregiudizialeantimonarchica e il via libera all’ingresso nel governo

Page 97: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Badoglio, adottando la formula dell’‘unità nazionale’quale unica strada per evitare la guerra civile e comestrumento per contrastare l’influenza britannica”. Suquesto incontro e sulla “svolta” si è scritto di tutto. Ora,che quella scelta fosse di Stalin non v’è dubbio, ma checorrispondesse a ciò che Togliatti aveva in mente di farein Italia è testimoniato dal suo agire e dalla suadeterminazione, frutto di profonde riflessioni.

Pons continua: “La decisione di Stalin non pose finealle controversie che l’avevano preceduta. Anche dopo ilritorno di Togliatti in Italia si manifestò infatti un conflittocirca l’opportunità di adottare una prospettivainsurrezionale. Il leader italiano dovette fronteggiare lecritiche degli esponenti intransigenti del Pci, supportati dauna figura autorevole come il rappresentante sovieticopresso i governi alleati, Aleksandro Bogomolov. Èevidente che tale problema non riguardava soltanto lasituazione italiana, ma il nostro figurava tra i paesi dovele tensioni sociali, congelate dalla guerra, potevano piùfacilmente sboccare in una rivoluzione. Proprio per questocostituiva un banco di prova. Bogomolov riecheggiava leopinioni di chi a Mosca e a Belgrado sosteneval’inevitabilità di un conflitto tra l’Urss e le potenzeoccidentali, almeno quanto Togliatti si faceva interprete diuna linea fondata sull’idea che l’Urss avesse interesse allacontinuazione della collaborazione tra le grandi potenzeanche dopo la fine della guerra”.

Page 98: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Questa linea Togliatti la mantenne ferma anche neglianni più bui della Guerra fredda. Pons, citando documentipubblicati da O.A. Rzevskij, in Stalin e Churchill, relativia incontri tra i due protagonisti, ricorda che il primo,“recitando un copione fin troppo studiato”, sostennepersino che “se avesse cercato di dare ordini al Pci,Togliatti avrebbe anche potuto mandarlo all’inferno”. Ilpadrone del Cremlino, comunque, spiegò a Churchill cheTogliatti era “una persona intelligente e che avrebbeevitato di imbarcarsi in qualsiasi avventura”.

È per questa fermezza su una questione vitale per lesorti dell’Italia che Togliatti va ricordato come uncostruttore della democrazia italiana. Ho accennato aldramma politico e umano di Togliatti a Mosca. Pons,raccontando il rifiuto di Togliatti a Stalin quando questigli propose di dirigere il Cominform, osserva che ilsegretario del Pci fece obiezioni su quella struttura e suicompiti assegnatigli (nega l’utilità di “organizzazioniclandestine” ecc.) e commenta: “Quello del 1951 era ilsuo [di Togliatti] unico atto di disobbedienza a Stalin.Prima della guerra sarebbe stato inconcepibile perqualunque dirigente comunista europeo”.

Vero. Chi voleva salvare il proprio partito e se stessodoveva dissimulare, dire e non dire, per fare intendere chec’era un dissenso. Ernst Fischer, dirigentedell’Internazionale comunista approdato nellasocialdemocrazia austriaca, nelle sue memorie racconta

Page 99: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

che dopo l’uccisione di Kirov e l’inizio dei processi del1938, incontrando Togliatti gli disse: “Compagno Ercoli,non vi pare che l’aria cominci a farsi pesante?”. Eaggiungeva: “Visto che voi siete stimato da Stalin, perchénon ne parlate con lui?”. Togliatti rispose: “Stalin è moltosospettoso. Posso solo dirvi che se torneremo nei nostripaesi dovremo essere dei democratici conseguenti,diversamente la storia passerà sulle nostre teste”. Dueosservazioni. Quel “se torneremo” è una testimonianza delclima ma anche della consapevolezza dei rischi cheTogliatti correva; ed è significativa anche la prospettivadelineata del futuro, se un futuro i due avessero avuto. Perfortuna l’ebbero entrambi. Credo d’aver letto tutti i libri, isaggi, gli articoli che sul Togliatti in Urss sono statipubblicati, non scriverò certo un capitolo su questo;tuttavia il suo discorso al Comitato centrale dell’11-12novembre 1961, dedicato al XXII Congresso, contiene unpassaggio rivelatore. Chiunque può trovarlo nel volume IlPci e lo stalinismo (a cura di Maria Luisa Righi, EditoriRiuniti 2007).

Per la prima volta, in una sede pubblica, il segretarioevocò fatti e dette giudizi sugli anni in cui il fascismo loaveva costretto a espatriare. In un momento di seriadifficoltà, anche nei confronti del nuovo gruppo dirigenteemerso dall’VIII Congresso, sentì l’urgenza di replicare aimolti critici, compreso Pietro Secchia. Questi aveva fattoun’osservazione giusta, non priva però di malignità: “Nel

Page 100: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

giugno del 1956, discutendo questi problemiriconoscemmo apertamente la nostra corresponsabilitànell’aver accettato senza critiche determinate teorie, e diaver introdotto nella nostra propaganda il culto dellapersonalità di Stalin. La nostra corresponsabilità è piùampia e consiste, ad esempio, nel costume che da quelculto era derivato di non avanzare mai alcuna riserva, dinon esprimere apertamente la nostra opinione sudeterminate questioni (sulle quali magari riserve c’erano),che avevano la loro importanza per l’avvenire delmovimento comunista e operaio internazionale”. È chiaroa chi intendeva riferirsi.

Ancor oggi ricordo bene quella seduta, la fatica, lasofferenza di Togliatti nello svolgere la replica. Dopoaver evocato il travaglio del periodo immediatamentesuccessivo alla fondazione, la segreteria di Gramsci e poila sua, proseguì: “Nel seguito delle lotte, dei mutamenti,delle difficoltà che si sono presentate, dei problemi chehanno dovuto essere risolti, sempre è sorto qualcosa chenoi non comprendevamo, oppure con cui non eravamod’accordo. E a volte, viste le cose a distanza, forseavevamo ragione e abbiamo fatto delle riserve, abbiamofatto delle critiche. Purtroppo è toccato a me, nellamaggior parte dei casi – il compagno Secchia lo sa – diesporre queste riserve, di esporre queste critiche e iospero sempre di non essere troppo logorato in questolavoro, e spesso spero che il giorno in cui sarò troppo

Page 101: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

logoro sia il primo ad accorgermene […]. Tutti sanno, peresempio, che nel 1928, proprio mentre esprimevodeterminanti riserve che si riferivano alla vita internadell’Internazionale e del partito, sono stato allontanatodalla Tribuna [si trattava del X Plenum allargato, N.d.R.]”.Poi ricordò le critiche di Molotov al Pci, per il suo mododi considerare “i problemi dell’unità e della vita internadel partito e dell’Internazionale”.

Erano questioni che Gramsci sollevava dal carcere, incondizioni ovviamente molto diverse da quelle in cuiagiva Togliatti. Le divergenze tra i due apparivano nette,ma se le “riserve” avanzate da Togliatti fossero stateinterpretate a Mosca come un dissenso radicale, per ilpartito e per il suo stesso segretario sarebbe stata la fine.Ercoli fece un’altra scelta: salvare il salvabile. Semprenello stesso testo si legge che il clima di sospetti venne,almeno in parte, superato quando alla guidadell’Internazionale giunse “quel grande politico, quelgrande pensatore che era Dimitrov”. Siamo ormai nel1934-1935, l’Internazionale e Stalin avevano cambiatolinea e dal “socialfascismo” si era passati ai “Frontipopolari”. In questo nuovo contesto Togliatti restò intrincea, attendendo che passasse la bufera e maturasserole condizioni per attuare una politica più confacente alleproprie idee: l’unità delle sinistre. Evidentemente è la miaopinione.

Nel discorso di Togliatti al Comitato centrale ci sono

Page 102: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

ancora due passaggi che mi preme riprendere. Ecco ilprimo: “Il compagno Robotti ha detto delle ingiustizie cheavvenivano e che tutti eravamo al corrente [Robotti fuarrestato e torturato, ma non confessò nulla: volevanoincastrare proprio Togliatti, N.d.R.]. Non è vero, che tuttifossero al corrente: qualcuno era al corrente, ma i nostricompagni che lavoravano nell’immigrazione cosa nesapevano? I nostri compagni che combattevano in Spagnao che erano in Spagna ad adempiere le funzioni che glierano state affidate, cosa ne sapevano? Cosa ne sapevanoi compagni nel carcere, assolutamente non ne sapevanoniente!”.

È palese che Togliatti usa quel che avrebbe dettoRobotti (ma non l’aveva detto!) per alludere alledrammatiche vicende vissute anche dai comunisti italiani– quindi a quel che fecero o non fecero per salvare ilpartito e se stessi –, vicende che non poteva conoscere négiudicare chi era chiuso in galera. E in galera c’eraAntonio Gramsci!

Del resto nel medesimo intervento, in modo un po’confuso, forse per l’emozione, aggiunse parole che a chivisse quella storia non sarà stato difficile cogliere: “Peròanche qui, se viene a questi compagni un dubbio o ilsospetto che le cose non andassero bene, noi ci riferivamoperò per orientarci, guardavamo alla sostanza delle cose,a quello che era l’Unione Sovietica, a quello che eral’Internazionale comunista, a quello che era la società

Page 103: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

socialista che si stava costruendo allora nel mondo […].Ecco ciò che non abbiamo mai dimenticato, ed eccoperché noi determinate cose, anche avendo dei sospetti,dei dubbi, non le abbiamo esposte”.

Per quanto possa sembrare paradossale, Togliattiritenne prioritaria la difesa del socialismo in un solopaese, persino con quei terribili costi, proprio perché nonera più pensabile la rivoluzione in Europa occidentale. Lapresenza dell’Urss incrinava il sistema capitalista ecostituiva un punto di forza per il futuro. In questo quadrooccorreva salvare a ogni costo il partito, per poter poiricominciare. Lo dice esplicitamente: “Se non ci fossestata questa fiducia profonda e questa unità, compagni,sarebbe mancato il punto d’appoggio essenziale per losviluppo di un movimento comunista e di un Partitocomunista italiano”.

Una conclusione discutibile, perché chi la rifiutò nonera un “traditore”, come furono invece bollati tanticomunisti che dissentirono, da Tasca a Silone. Ma chiquella scelta volle fare, non passando all’opposizione,non può a sua volta essere tacciato tout court di complicitàcon i delitti di Stalin, dal momento che a decidere eranosolo il dittatore e i suoi più stretti collaboratori. I percorsipolitici e umani vanno sempre studiati e giudicatisingolarmente e minuziosamente, soprattutto quando sitratta di “grandi personalità”.

Non dimentichiamo che grazie all’Urss (20 milioni di

Page 104: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

morti!) e all’unità antifascista con Usa e Gran Bretagna, ilnazismo e il fascismo furono sconfitti. Stalin vennecelebrato in tutti i Parlamenti, da tutti gli statistidell’Occidente. I tempi di cui parliamo erano quelli cheerano: di ferro e di fuoco.

La formazione di una corrente comunista nel Psi e poi,nel 1921, la nascita del Partito comunista d’Italia, sezionedella Terza Internazionale, fu voluta da uomini e donne –intellettuali, operai, contadini – che sin dal 1917 si eranoidentificati non con un referendum sulla preferenza unica osulla scala mobile, ma con una grande Rivoluzione che“sconvolse il mondo”. Quelle persone si chiamavanoGramsci, Bordiga, Togliatti, Tasca, Terracini,Scoccimarro, Camilla Ravera, Parodi, Roveda,Montagnana, Grieco. Una “scelta di vita” che moltiportarono fino in fondo.

In seguito altri ancora aderirono e si chiamavanoLongo, Secchia, Di Vittorio, Pajetta, Amendola, Reale,Novella, Li Causi, Colombi, Sereni, Teresa Noce. Nonerano individui banali, scontarono carcere, espatrio eanche soprusi e umiliazioni nel paese che avevano scelto,che amavano e che li ospitava: l’Unione Sovietica.Tentare di comprendere chi non si separò mai daquell’origine, come chi, invece, si separò, era certo uncompito arduo e spinoso, purtroppo il Pci non lo affrontòmai con rigore e laicità.

Ho conosciuto bene Togliatti, almeno dal 1956, quando

Page 105: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

assunsi la guida del partito in Sicilia e fui eletto prima nelComitato centrale e poi nella Direzione e nella Segreteria,dove ebbi la responsabilità della Commissioneorganizzativa. Con lui feci anche un lungo viaggio in trenoda Roma a Mosca dove restammo insieme molti giorni.Ho quindi avuto molte occasioni per capire la suacomplessa personalità, segnata dagli anni in cui visse elavorò a Mosca, anni difficili e amari. Ma proprio quellacondizione umana determinò in lui un rapporto fortissimocon la sua terra, con l’Italia, la gente, il paesaggio, maanche il mondo politico in cui si immerse con unapassione straordinaria, con il Parlamento, che frequentòcome nessun altro, con il suo partito, la sua casa, la suacompagna di vita e la piccola Marisa Malagodi, figlia diun operaio ucciso dalla polizia a Reggio Emilia, adottatada Togliatti e Nilde Iotti.

A questo proposito ho letto la testimonianza di unapersona molto lontana dal Pci, l’ambasciatore RobertoDucci, Donne e politici nel Regno del Sud (Le Lettere2012). Nel 1944, giovanissimo, si trovava a Napoli ericorda un incontro con Togliatti che, malgrado le terribilicondizioni in cui operava e in cui viveva il paese, glidisse che “ogni uomo e donna ha il diritto di passare laSanta Pasqua in pace”. E per rendere concreta la suaopinione “fece chiudere per ferie la Federazionecomunista di Napoli e andò a trascorrere alcuni giorni aCapri”. L’incontro ebbe luogo a casa di Curzio

Page 106: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Malaparte... “e si comportava come qualcuno che nonavesse mai lasciato l’Italia e a cui poco interessasse cheai tempi delle foto Lenin fosse venuto una volta a Capriper incontrare Gorki”.

Negli anni che seguirono quel giorno a Capri Togliattinon mutò atteggiamento. Anche la vicenda sentimentaleche lo legò a Nilde Iotti ha risvolti politici e umani cherivelano la determinazione di quest’uomo ad averefinalmente nel suo paese una vita “normale”, sfidandoincomprensioni e vecchi tabù che erano presenti nellasocietà e pesantemente nel Pci.

La violenta reazione alla proposta di Stalin di assumerela guida del Cominform, e verso i compagni che l’avevanosostenuta, ha anche questa lettura. Ho già raccontato chequando, nell’agosto del ’64, prima di partire per l’Urss,eravamo alla Camera, mi chiamò e mi disse: “Macaluso,se gli incontri dovessero prolungarsi, fammi untelegramma reclamando il mio immediato rientro per graviragioni politiche. Io voglio andare a Cogne a respirarearia buona”. Non feci in tempo.

Page 107: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

7.

A questo punto, prima di discutere come la strategiatogliattiana viene interpretata da chi sarà chiamato aguidare il Pci, mi sembra utile ricordare la più autorevolecontestazione a quella strategia, quella di Pietro Secchia,per valutare meglio i caratteri che assunse lacontestazione negli anni in cui si manifestò attraverso leposizioni assunte da una “sinistra comunista” guidata daesponenti del Pci che avevano storia e cultura del tuttodiverse da quelle di Secchia. Tuttavia, come vedremo, c’èun filo rosso che le unisce: estremizzare le lotte sociali epolitiche e porre all’ordine del giorno – in determinatimomenti – il tema del “Potere”.

Nel corso del mio ragionamento ho fatto cenno al

Page 108: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

carattere dell’opposizione alla linea di Togliatti svoltacon accortezza, ma con determinazione nell’ambito delladisciplina di partito, da Pietro Secchia. Ho ancheaccennato al fatto che quell’opposizione non era personalee isolata: esprimeva opinioni non esplicite, ma presentinel gruppo dirigente, nei quadri intermedi e nella base delpartito. In alcune riunioni della Direzione, in momentisignificativi del ’56, quando il tema più caldo eral’Ungheria, si parlò di “due linee”, divergenti macoesistenti.

La diversità non riguardava la vicinanza o la fedeltàall’Urss, quanto la strategia togliattiana e le modalità concui veniva realizzata nel concreto svolgersi della lottapolitica. Insomma, solo una parte dei quadri vi aderivacon convinzione, un’altra parte la seguiva solo per ilgrande prestigio politico e intellettuale di Togliatti, per lasua storia nell’Internazionale comunista, perché lui era ilcapo. Insomma per disciplina.

In effetti il dissenso non apertamente espresso su sceltee atti significativi per i quali Togliatti si spese conparticolare energia non investiva solo la tattica, ma lastrategia. Per dare senso a queste mie considerazioni, alfine di capire meglio il carattere che acquisìl’opposizione di Pietro Secchia e di una parte rilevantedel partito, credo sia utile riferirsi ancora una volta allesue Memorie, dove si assunse la responsabilità del casoSeniga, ma dove scrisse pure che le misure contro di lui

Page 109: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

erano state assunte “non soltanto e non tanto per gli errorilegati al tradimento di Seniga, ma furono prese soprattuttoper le posizioni politiche che io avevo”.

L’osservazione non è del tutto peregrina. Tuttavia, èanche vero che Togliatti, nel 1954, quindi primadell’“incidente”, aveva incaricato Amendola e nonSecchia di tenere la relazione alla Conferenza diorganizzazione. Fu un segnale abbastanza eloquente sulleintenzioni del segretario.

Lo stesso Secchia ribadì che le sue posizioni erano notenon solo a Togliatti, ma ai membri della Direzione e aquanti seguivano i suoi discorsi nelle sedi di partito e inSenato. Ricorda anche il documento presentato a Mosca il16 dicembre del 1947 – vi ho già accennato –riproponendo gli argomenti discussi con Stalin e gli altrimassimi dirigenti del Pcus, attenenti tutti alla politicainternazionale e nazionale del Pci. Tra le altre, si pose unadomanda retorica: “Potevamo evitare il rafforzamento delcapitalismo nel nostro paese?”. Nella sua risposta, notache l’occupazione degli Alleati aveva certamente favoritoil capitalismo e contrastato la sinistra e che “quando loscontro poteva determinare mutamenti, le forzeconservatrici insorgevano e si minacciava la rottura dellasituazione che avrebbe provocato la guerra civile,l’intervento straniero ecc.”. E commenta: “Le forzedemocratiche [quali?] furono così costrette a segnare ilpasso. Ritengo però che in certi casi noi ci siamo lasciati

Page 110: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

dominare troppo da queste minacce e dal pericolo dellarottura, della guerra civile”.

Descrive quindi le debolezze dello “schieramentodemocratico”, individuandole nella “paura delle masse enelle prevenzioni anticomuniste”. Quelle del Pciconsistevano invece nel “non avere a sufficienzavalorizzato il movimento partigiano. Non avere oppostosufficiente resistenza all’allontanamento dei partigiani neiposti di direzione dello Stato e della vita nazionale.Avremmo dovuto [agire] con maggiore forza per tenere invita i Cln quali organismi democratici che facilitavano lapartecipazione delle masse popolari alla vita politica ealla direzione del paese. Non abbiamo risposto con unmovimento di massa alla manovra dei liberali concordatacon i dirigenti della Dc per mettere in crisi il governoParri. Il rovesciamento del governo guidato dal leaderazionista segnò l’inizio della controffensiva delle forzeconservatrici e reazionarie, che si proponevano diimpedire lo sviluppo di un regime democratico. Nellanostra azione di governo vi sono stati senza dubbiodebolezze ed errori [...] specialmente al momento dellanostra esclusione dal governo [...]. In tale circostanza lanostra opposizione si è manifestata solo in modo verbale,nella stampa e nei comizi”. Critiche a tutto ciò che“impose”, nel dopoguerra Togliatti. Dopo l’uscita dalgoverno cosa bisognava fare? Certo non l’insurrezione,ma “una grande protesta di massa con uno sciopero di

Page 111: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

ventiquattro o quarantotto ore”. Secchia rivela che idirigenti del Pci “avevano mandato a dire al congressodella Cgil, che si teneva in quei giorni a Firenze, che laConfederazione doveva organizzare una grandemanifestazione per reclamare che i partiti dei lavoratorirestassero al governo”. E commenta: “Non riuscimmo afare accogliere la nostra proposta perché i dirigentidemocristiani facenti parte degli organi direttivi dellaCgil si proclamarono subito contrari a tale manifestazione,minacciando se l’avessimo fatta malgrado loro di usciredalla Cgil. Avremmo cioè avuto allora la scissionesindacale”. Conclude il suo ragionare con queste parole:“Malgrado queste e altre difficoltà reali, ritengo però chenon avremmo dovuto farci estromettere dal governo senzaimpegnare una forte lotta di massa, anche se sarebbe statauna battaglia persa. Ma ci sono battaglie che occorre fareanche se si sa di perderle sul momento”.

Il progetto è chiaro: esasperare lo scontro sociale epolitico senza preoccuparsi se lo sbocco della battagliapersa si possa tramutare in sconfitte irreparabili.

Nelle sue Memorie c’è un altro passo che conferma leidee di Secchia sugli scioperi e il ruolo della Cgil.Eccolo: “Se volgo lo sguardo ai miei atteggiamenti inseno alla direzione del partito sono senza dubbio molte leoccasioni in cui, di fronte a certi avvenimenti, io hoproposto lotte più forti, scioperi più vasti, generali, emolte sono state le occasioni in cui Di Vittorio e altri

Page 112: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

erano decisamente contrari a lotte più impegnative;talvolta lo dicevano apertamente, talvolta non lo dicevanoapertamente, ma nei fatti il loro atteggiamento era tale chela lotta non si facesse”.

Non si contestava la via democratica, ma nei fatti qualera lo sbocco di quella strategia? A un certo punto sichiede: che fare? “Secondo me dobbiamo orientarci alotte più ampie, più dure, più decise; orientarci a lotte piùampie e più dure non significa rinunciare alla politicadelle alleanze. Anche se in avvenire dovessimo essereimpegnati in una lotta diversa da quella legalitaria, in unalotta violenta contro i gruppi reazionari, affinché tale lottapossa avere successo, dovrà essere condotta con ampieazioni di massa unitarie, con la più ampia alleanza delleforze democratiche”.

Una formulazione equivoca perché non si capisce se “lalotta diversa da quella legalitaria” era di caratteredifensivo o tale da provocare reazioni nel “nemico” eimporre una nostra difesa.

Il discorso non riguardava solo la politica interna, mala collocazione del Pci nel movimento comunista. Ancoradalle Memorie: “Un problema sul quale vi è senz’altro uncerto disaccordo è l’importanza che io doall’internazionalismo proletario. Per me tutto ciò cherafforza i legami internazionali tra i Partiti comunisti èpositivo, altri invece sono orientati ad attenuare i legamiinternazionali. C’è chi mette l’accento sulla parola

Page 113: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

completa autonomia. Io invece intendo l’autonomia deiPartiti comunisti nel quadro di una unità ideologica epolitica del movimento comunista internazionale. Sonostato perciò contrario alla formula: policentrismo e hosempre ritenuto insufficienti i rapporti bilaterali”.Coerentemente, sull’Urss aggiunge: “Vi è con qualchecompagno un chiaro dissenso. Essi ritengono che l’Urssdebba essere al centro del movimento comunista, ioritengo che debba essere alla testa”. Il dissenso erasoprattutto con Togliatti autore del “policentrismo”, conuna visione del movimento comunista che negava il ruolodominante dell’Urss.

Direi quindi che la “doppiezza” non era del Pci, mapiuttosto nel Pci. La questione fu in più occasioni e intempi diversi sollevata dallo stesso Togliatti. Il primodicembre del 1946, alla Conferenza di organizzazionedella Federazione comunista di Roma, osservava chedopo la Liberazione, “quando noi parlavamo didemocrazia progressiva, quando ponevamo al partitodegli obiettivi di conquiste democratiche e in pari tempoponevamo l’obiettivo di difendere gli interessi dellanazione italiana, io credo che molti compagni e in certeorganizzazioni perfino la maggioranza non credevano chequesti obiettivi fossero effettivamente gli obiettiviconcreti che stavano davanti a noi, pensavano che sitrattasse di una furberia, di un’astuzia. La Direzione delpartito, i dirigenti – essi dicevano – parlano in questo

Page 114: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

modo perché non si può parlare in modo diverso, però losappiamo noi cosa c’è dietro”. Un orientamento che,secondo Togliatti, coinvolgeva “molte organizzazioni, unaparte molto importante dei nostri iscritti e anche dei nostriquadri”.

Nel luglio del 1947, dopo l’uscita del Pci dal governo,al Comitato centrale osservò che quanti avevano tolleratomalvolentieri la partecipazione al governo, finalmenteerano contenti. Si chiedeva: “Come si orientano questicompagni? Questi compagni, anche quadri di partito,hanno abbandonato completamente o tendono adabbandonare la prospettiva di una democrazia progressivae tendono ad accettare immediatamente una prospettiva dilotta di classe contro classe, la quale debba sfociare in untempo lontano in un urto di classe”. E aggiungeva: “Questiorientamenti riguardano particolarmente gran parte delleorganizzazioni venete e alcune delle organizzazionilombarde e piemontesi”. Ci tornò ancora nel Comitatocentrale del 26 giugno 1956: “Siamo lieti che si discutanoproblemi di principio, perché questo contribuirà aliberarci una volta per sempre da una certa atmosfera didoppiezza”.

Il Pci non si emancipò da quell’atmosfera perché,nonostante tutto, la strategia di Togliatti soffriva di unacontraddizione che si riproduceva in forme diverse, insituazioni diverse e con protagonisti diversi. Ancheperché la “doppiezza” che si voleva cancellare non era

Page 115: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

soltanto nel “fattore K”, ma nel massimalismo. Voglio direche la liquidazione politica di Secchia, con Togliatti edopo di lui, ci dice che il mix riformismo-massimalismocondizionerà la via italiana al socialismo e il ruolo digoverno del Pci. Condizionerà persino gli eredi di quelpartito, anche dopo la svolta della Bolognina.

Scomparso Togliatti, il gruppo dirigente rimase unito,non solo nella pronta e unanime elezione di Luigi Longo,ma nella politica che era stata sua: l’opposizione“diversa” dal centrosinistra. Tuttavia, proprio tale lineafarà riesplodere la contraddizione cui ho fatto riferimento.Nei mesi che restavano alla fine del 1964, il Pci fu messoalla prova da due fatti di eccezionale rilievo. In ottobre,improvvisamente e con metodi simili a un golpe, ilComitato centrale del Pcus licenziò Nikita Krusciov edelesse a segretario Leonid Breznev. A dicembre Segnimorì e il Parlamento dovette eleggere il nuovo presidentedella Repubblica.

Il primo avvenimento trovò un Longo non disposto adaccogliere a scatola chiusa le ragioni offerte dai sovieticisulla destituzione di Krusciov. Non a caso era statoproprio lui a decidere di pubblicare il Memoriale diYalta. Senza consultarli. I chiarimenti dati a unadelegazione recatasi a Mosca non convinsero nessuno e,pur mantenendo un atteggiamento franco verso il nuovogruppo dirigente, il Pci non si unì alle critiche mosse aKrusciov, continuando a valorizzare il XX Congresso e a

Page 116: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

sostenere le forze che nel “campo socialista” simuovevano per il rinnovamento e l’apertura allademocrazia.

Una visione che si espresse nel momento in cui inCecoslovacchia esplose un conflitto di portata storica.Longo si recò a Praga per incontrare e incoraggiareDubcek. Quando arrivarono i carri armati del Patto diVarsavia, il Pci, con un pubblico comunicato, espresse lasua netta disapprovazione. Era la prima volta cheaccadeva. Si poteva fare di più?

Certo, si poteva e si doveva fare di più. In questoambito la lezione di Togliatti – l’Urss rompe il bloccoimperialista e costituisce un punto d’ancoraggio per chi sibatte per il socialismo anche con mezzi democratici – furecepita da tutti i suoi eredi: Longo, Berlinguer, Natta eOcchetto. Gli accenti diversi non mancarono, come poi sivedrà con gli “strappi” berlingueriani, ma non cambiò lasostanza ideologico-politica.

Il secondo avvenimento fu altrettanto importante, perchéportò alla luce divergenze di rilievo all’interno delmassimo organo dirigente del partito. Le elezioni delpresidente della Repubblica hanno sempre avuto un forteimpatto sugli equilibri politici nazionali: lo ebbero conGronchi, con Segni e anche con Saragat. Questi fu eletto il29 dicembre del 1964 solo al ventunesimo scrutinio, inalternativa ai candidati della Dc, e con i voti determinantidel Pci. Il centrosinistra non riuscì a convergere con tutti i

Page 117: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

propri voti né su un democristiano (Leone, Fanfani) né suun socialista (Nenni), tanto che la candidatura di Saragatottenne il consenso di una parte soltanto della Dc.L’esponente socialdemocratico fu votato dal Pci dopo unaserrata discussione in Segreteria poiché una parte dei suoimembri gli preferiva un uomo della sinistra Dc, cheavrebbe dovuto incrinare il partito dello scudo crociato. AFanfani andarono quindi i consensi di Berlinguer, Alicata,Ingrao e Natta; per Saragat si espressero invece Longo,Amendola, Pajetta e Macaluso. L’idea del segretario ditrattare direttamente con il Psdi, il quale chiese in undocumento i voti del Pci, sbloccò infine l’impasse.

La versione dei fatti raccontata da Luciano Barca nelsuo libro di memorie Cronache dall’interno del verticedel Pci (Rubbettino 2005) non è corretta: Amendola e ionon fummo, come egli dice, favorevoli a Fanfani. Inparticolare per Amendola non è difficile intuire qualedovette essere il suo orientamento in quella occasione.

Negli anni seguenti Longo affrontò almeno due altrimomenti rivelatori della tenuta dell’impianto togliattiano:l’unificazione socialista nel 1966 e il terremoto politico esociale del Sessantotto.

L’elezione di Saragat al Quirinale accelerò il processodi unificazione tra Psi e Psdi, anche se il governo Moro-Nenni ormai arrancava. Nel gennaio del ’66 il primo fucostretto a dimettersi in seguito a un’imboscata clericaleche bocciò la legge per l’istituzione della scuola pubblica

Page 118: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

materna dopo che il governo aveva chiesto e ottenuto lafiducia sul passaggio agli articoli. Pochi giorni primaFanfani aveva dovuto lasciare il ministero degli Esteri perdissensi sorti sulle iniziative da prendere per indurre gliUsa a porre fine alla guerra in Vietnam. Fanfani criticaval’abulia di Moro. Nenni, che in questo campo aveva la suastessa posizione – lo scrive nei Diari – sostenne peròMoro, perché avvertiva nel fronte antimoroteo unosgradevole sapore di destra. Tuttavia proprio una similerealtà suggerirà a Nenni e a Saragat di accelerare i tempidell’unificazione per condizionare la Dc e reggere megliola concorrenza a sinistra con il Pci.

Il 27 e il 30 ottobre 1960 partecipai con Longo, primaall’ultimo Congresso del Psi, relatore Pietro Nenni, poialla Costituente socialista, relatore sempre il leaderromagnolo. Discorsi abili e molto emotivi. Ricordo beneil Palazzo dello sport dell’Eur a Roma, gremito e concentinaia di bandiere rosse. Entusiasmo alle stelle, paroled’occasione di Pertini, De Martino, Tanassi, delpresidente dell’Internazionale socialista, Pitterman.Votazioni unanimi per Nenni presidente, De Martino eTanassi segretari.

Quel che mancò fu un dibattito autentico, capace diaffrontare e risolvere le diversità persistenti. Loriconobbe lo stesso Nenni, che nei Diari (3 gennaio 1967)annotò: “Rinviato il Comitato centrale e convocata ladirezione per l’11. Ma mi pare problematico che ci possa

Page 119: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

essere una relazione comune di De Martino e di Tanassi.Prova evidente del disaccordo tra i due segretari a duemesi dalla Costituente”.

Presto la crisi della coalizione di governo e la fragilitàdel disegno unitario si sarebbero risolte in un trantran dibasso profilo conclusosi alle elezioni del 19 maggio 1968con la sconfitta del Psu (-5,5% rispetto ai due partiti) e laconseguente separazione.

Debbo dire che Longo affrontò con serenità e serietà lanuova sfida. Considerato un cedimento aisocialdemocratici, soprattutto per necessità preelettorali,il progetto scontò obiettivamente un deficit di analisi – loha riconosciuto lo stesso Nenni – riguardo alle reazionidella Dc, cui si voleva contendere l’egemonia nell’area digoverno e al Pci nel presidiare quella di sinistra.

La sottovalutazione fu tanto più grave poiché proprio inquegli anni si andava manifestando un’insofferenza e unaripresa di iniziativa politica non solo nella classe operaia,ma anche nei ceti medi e tra i giovani. La società siradicalizzava e quell’unificazione, che pure avevaottenuto consensi e incoraggiamenti da parte di tantiintellettuali della sinistra democratica e di grandi giornalicome “L’Espresso” di Eugenio Scalfari, apparve comeun’operazione moderata. In parte lo era, tuttavia la sua“Carta” sembrava scritta da esponenti della “sinistraradicale”.

Eccone alcuni brani: “Il partito conduce la lotta contro

Page 120: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

il sistema capitalistico e le ideologie che esso esprime[…]. Il partito ha il fine di creare una società liberatadalle contraddizioni derivanti dal sistema della divisionein classi prodotta dal sistema capitalistico e nelle quali illibero sviluppo di ciascuno sia la condizione del liberosviluppo di tutti [...]. Tendenze alla vocazione autoritaria edittatoriale sono sempre presenti nel regime capitalisticoe anche dove esso rispetta formalmente le regole delgioco democratico, mantiene come tratto caratteristico losfruttamento dell’uomo sull’uomo causa di antiche e nuoveforme di alienazione della persona umana e dicompressione della sua libertà”.

Intanto, però, il partito unificato continuava acollaborare con la Dc in un governo che rinunciava acolpire la rendita urbana, affossando la legge Sullo, equella agraria con una legge sui fitti e il superamento dellamezzadria.

Tuttavia oggi ritengo che l’insuccesso di quel progettonon sia stato un fatto positivo per le sorti complessivedella sinistra, Pci compreso. Nel contempo non credo cheil Psu avrebbe potuto competere con la Dc, con la suaforte ala conservatrice, e attuare le riforme che Nenniaveva immaginato. Esse, infatti, poco a pocoillanguidirono nel corso di quelle lunghe, estenuanti einconcludenti discussioni, con un Moro intenzionato apreservare a ogni costo l’unità del proprio partitoscaricando, con successo, sulla sinistra le proprie

Page 121: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

contraddizioni.È a questo punto che torna in ballo la strategia

togliattiana. A mio avviso il Psi sarebbe potuto restare algoverno con successo se avesse mantenuto un rapportodialettico con il Pci, se l’asse dei progressisti non si fossespezzato. Lo stesso discorso vale per il Pci, se non avessesmesso l’opposizione “diversa”. Allora le contraddizionisarebbero esplose dentro la Dc, che trovava sempre unastampella di destra per tenersi in piedi. Davvero il Pci,all’opposizione insieme al Psiup, senza collegamenti con isocialisti, poteva ottenere le riforme di struttura? Sin dal1964, dagli ultimi interventi di Togliatti, si capisce che lasua strategia era ormai senza prospettiva: il rapporto conil Psi era infatti essenziale in quella strategia.

In questo contesto, nell’ottobre del ’64, GiorgioAmendola, poco dopo l’elezione a segretario di Longo,pubblicò su “Rinascita” un articolo dal titoloemblematico: È arrivato il momento di rimescolare lecarte. L’analisi sullo stato d’impotenza in cui versava ilcentrosinistra era simile a quella cui accennavo più sopra.Si rilevava pure la perizia della Dc nell’imporre una lineamoderata, mentre la sinistra al governo e quellaall’opposizione non erano in grado di modificare gliequilibri politici, come sperava la stessa sinistrademocristiana. A questo punto, Amendola pose ilproblema del “partito unico” della sinistra: “La ripresa,da più parti avviata, del discorso sulla riunificazione

Page 122: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

politica della classe operaia può avere un senso nonvolgarmente strumentale se esso parte dal superamentodella discriminazione anticomunista, e si sviluppa nellaricerca di una piattaforma di azione politica comune ditutto il movimento operaio e democratico italiano [...].Solo così il problema della unità politica della classeoperaia può trovare una base certa, e avviarsi versopositive conclusioni”.

È palese il riferimento alla progettata unificazionesocialista, considerata inadeguata proprio perché ancorafondata sul discrimine dell’anticomunismo. Tuttavia ancheil Pci doveva abbandonare lo schema entro cui operava,visto che “con la [sua] direzione non si realizza l’unitàdella classe operaia”. Dopo cinquant’anni si potevamisurare sia il “fallimento” dell’esperienzasocialdemocratica sia di quella del comunismo realizzato.Certo il Pci aveva percorso un itinerario diverso, senzaassumere meccanicamente quei modelli, tuttavia si eraschierato con il “campo egemonizzato dai sovietici”. Il“fattore K” aveva dunque pesato.

Ora però per Amendola era giunto il tempo di cercareuna “nuova strada […] un socialismo che sia fondato sulpatrimonio accumulato in un secolo e più di battagliedemocratiche in una società riccamente articolata,attraverso secolari processi storici, una società che esigeil pluralismo e strutture politiche differenziate cheassicurino una larga partecipazione dal basso”.

Page 123: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Da qui la proposta che suscitò polemiche vivacissimenel Pci e fuori di esso: “Perché la classe operaia dei paesicapitalistici sappia riaffermare nel mondo una suainiziativa e possa dare un contributo alla vittoria delsocialismo nel mondo, occorre che sappia scorgere leorigini del suo arretramento, cioè l’interna divisione ericostruire la sua unità [e sappia cogliere] l’esigenza dilavorare alla formazione del partito unico del movimentooperaio, nel quale trovino posto i comunisti, i socialisti, euomini come Bobbio che rappresentano degnamente lacontinuazione della battaglia liberale iniziata da PieroGobetti”.

Questo articolo è stato tante volte ripreso nelleinnumerevoli opere sul Pci e in quelle sullo stessoAmendola. Quanto a me, sono giunto alla conclusione chein quel testo Giorgio abbia posto una questione cardineche, lasciata senza risposta, avrebbe provocato la crisiche alla fine del secolo scorso travolse l’intera sinistraitaliana. Lo dico autocriticamente.

Il socialista Ugo Finetti ha scritto un libro intitolatoTogliatti & Amendola. La lotta politica nel Pci (EdizioniAres 2008). Pagine di uno studioso serio, ma affetto da unantitogliattismo pregiudiziale. Non è il solo! Ponendo unaquestione certo reale, come “la lotta politica nel Pci”,evoca i contrasti che in certi momenti ci furono traTogliatti e Amendola, ponendoli come l’aspetto essenzialedella vita interna del partito. Non è così. Il punto focale

Page 124: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

della lotta politica nel Pci fu quello tra Togliatti e la“sinistra comunista”, tra riformismo e massimalismo.

Amendola è stato un togliattiano “autonomo”, uno degliinterpreti più creativi della via italiana al socialismo.Come ho scritto nel mio 50 anni nel Pci, contraddì e sicontraddisse, perché fece sempre politica e per chi fapolitica e non segue solo schemi ideologici arrivacomunque il momento in cui ci si contraddice. Lo stessoTogliatti si è contraddetto, per non dire di Nenni. Tuttaviadi un dirigente occorre saper cogliere l’essenzialedell’azione politica, fare la sintesi che ne esprima ilruolo.

Torniamo a Finetti che, fuorviato dalla fobiaantitogliattiana, nel capitolo “Dopo Togliatti: Amendolaper il ‘superamento’ del Pci” – non capisco le virgolette –racconta fatti e fornisce documenti, ma delle ragioni percui Amendola avrebbe steso quell’articolo offre unacuriosa spiegazione. Eccola: “Amendola è come al solitoil primo [dopo la scomparsa di Togliatti, N.d.R.] alanciare un segnale di disgelo e di movimentazione deldibattito interno con un articolo su ‘Rinascita’ con untitolo eloquente: ‘È arrivato il momento di mescolare lecarte’. La sua preoccupazione negli equilibri interni non èrivolta a Ingrao, ma alla possibile crescita di una nuova‘leva’ di centrismo conformista imperniata su quello chegià allora chiamava il ‘trio’ – cioè Berlinguer, Natta,Macaluso – e di conseguenza teme che sul piano esterno,

Page 125: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

la minore autorevolezza di Longo si traduca in una sorta diautoestraneazione del Pci, quasi un ‘chiamarsi fuori’ difronte alla crisi del centro-sinistra”.

Finetti sovrastima la “diffidenza” di Amendola neiconfronti del “trio”, sul quale dà anche “notizie”sbagliate: ad esempio, riprende da Barca l’errore che ioavrei voluto Fanfani e non Saragat a presidente dellaRepubblica. Come è noto, io allora reggevo la Sezione diorganizzazione e con Berlinguer, Natta, Di Giulio eFranco Calamandrei, facevo parte dell’Ufficio disegreteria. I motivi del dissenso con Amendola, giàindicati in 50 anni nel Pci, riguardarono l’opportunità omeno di spingere la lotta interna sino all’emarginazione diIngrao e dei suoi compagni. Ma, ecco il punto, ritenereche Giorgio abbia pensato l’articolo con quegli scopi nonsolo è privo di qualsiasi fondamento, ma finisce conl’immiserire la sua stessa figura d’esemplare combattenteper l’unità socialista.

È tuttavia vero che il “trio”, con quasi tutta laDirezione, non condivise le sue idee e oggi, a mentefredda e a cose fatte, non esito ad ammettere che, invece,esse andavano al cuore dei problemi che angustiavano lasinistra. L’obiezione che allora gli feci era questa: il Psi èandato al governo dopo una scissione e un asperrimoscontro intestino, pensi veramente che Nenni e De Martinomandino tutto all’aria per aprire un altro capitolo, dandonei fatti ragione al Psiup?

Page 126: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Nei Diari, Nenni, sull’articolo di Amendola, formulaun giudizio secco: “Noi abbiamo imboccato un’altrastrada”. Il 9 dicembre scrive: “Mi è parso di capire cheper la sostanza i comunisti stimano di dovere opporrequalche cosa al polo di attrazione rappresentato dallaproposta saragattiana di unità socialista”.

Amendola si era spinto con molto coraggio al limiteestremo, scatenando l’opposizione scolastica dei“neocomunisti” e quella tradizionalista dei “vecchi”.Nessuno in quel dibattito ricordò che nel dicembre ’45, alV Congresso, il primo dopo la Liberazione, Longo avevarichiamato l’esperienza del Labour Party e il caratterefederativo delle sue strutture. In fondo, nell’indicare comecostruire il socialismo nell’Occidente a capitalismosviluppato e come procedere per unire tutte le forze che visi richiamavano, Amendola riprendeva l’ispirazionetogliattiana del 1944-1947. La gelata della Guerra freddamodificò gli obiettivi dei partiti: di sinistra, di centro e didestra.

Purtroppo io e altri giudicammo la sua sortita una“provocazione politica” senza sbocco. Quel che in noiprevalse fu “l’inammissibile” equiparazione delfallimento dell’esperienza comunista con quellasocialdemocratica. La storia ha detto chequell’equiparazione era sbagliata, ma in senso inverso:l’esperienza socialdemocratica ha retto a tutte le tempeste,quella comunista no.

Page 127: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

In Italia, tuttavia, le cose sono andate altrimenti. È statala sinistra nel suo complesso a non reggere, se è verocome è vero che il nostro è il solo paese europeo dovenon esiste più un grande Partito socialista. Il non aversciolto il nodo individuato da Amendola ha influitoprofondamente sulla storia del Pci e del Psi e sul lorotriste destino alla fine del secolo scorso.

In occasione del dibattito preparatorio all’XICongresso, si svolse a tutti i livelli un libero confronto dalquale emersero orientamenti sempre più differenziati enetti. Le tesi di Giorgio furono oggetto di vere e propriedispute sia nel Comitato centrale, dove Longo, concautela, disse che il problema era mal posto, ma c’era, siain quello della Fgci. Nell’uno e nell’altro le tesi diAmendola offrirono lo spunto ad alcuni compagni perproporre un’alternativa di sinistra al centrosinistra. Essasi affacciò in particolare nel maggio del ’65 quando aGenova si tenne una conferenza operaia (relatore ilneoingraiano Luciano Barca) sul carattere assunto dallelotte in fabbrica, le nuove tendenze del capitalismo, ilruolo della Cgil – allora diretta da Agostino Novella – lepolitiche del centrosinistra. Ancora una volta spettò adAmendola rilevare lo strutturarsi di una “sinistracomunista”, che voleva dare battaglia anche perchéconsiderava Longo un segretario debole, manipolato dalla“destra” interna. Giudizio che pure Pietro Secchiacondivise e annotò nel suo diario.

Page 128: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Fu nella Commissione preparatoria delle tesi per l’XICongresso del 1966 e in Comitato centrale che la “sinistracomunista” fece gli sforzi più seri per far prevalere unindirizzo alternativo a quello della maggioranza radunataattorno a Longo. Una linea che in seguito Ingrao esporràall’Assemblea congressuale, dove introdusse unaquestione che il Pci non risolse né allora nésuccessivamente: allargare le maglie del centralismodemocratico per superarlo.

Il discorso di Pietro fu molto applaudito dai delegati,compresi quelli che si riconoscevano nel segretario, mal’applauso più largo e più forte, quasi un’ovazione,scoppiò allorché il leader della sinistra chiese un dibattitopiù aperto, una dialettica più libera che, senzacompromettere il centralismo democratico, fosse in gradodi esprimere una maggioranza e una minoranza. Ingraoriprendeva molte delle idee esposte da Amendola nel ’62,dopo il XII Congresso del Pcus. Ne abbiamo già scritto.Anche Pietro Secchia, ma dopo la sua defenestrazione,lamentò l’assenza di una dialettica tra maggioranza eminoranza. Paradossalmente, nel 1966 sarà proprioGiorgio il più deciso nel contestarle, negando ogniarticolazione politica e chiedendo una rigida attuazionedei vecchi metodi, che in sostanza emarginavano icompagni “dissenzienti”, “frazionisti”. Tre anni dopo, nel1969, spetterà invece a Pietro Ingrao pronunciare leparole più aspre contro i compagni del “Manifesto”, che

Page 129: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

saranno radiati.Purtroppo nessuno condusse con coerenza una battaglia

per superare il centralismo democratico. Nemmeno io. Ilsuo uso, non solo il suo abuso, è da annoverare tra lecause del declino del partito, che si manifestò con “colpidi scena”, emarginazioni e rotture, come quelle tra il 1989e 1991, sempre senza riferimento alcuno alla lotta chepure s’era svolta nel Pci.

L’XI Congresso fu comunque molto importante. Gliorientamenti e i sentimenti più profondi e veri rispettoall’impianto teorico e politico che Togliatti avevaconsegnato al Partito emersero con una nitidezza senzaprecedenti. Le “due linee” presenti nella Direzione del’56 si riproposero su temi nuovi e con protagonistidiversi. Senza dubbio Secchia e Ingrao esprimevanoculture differenti, tuttavia ogniqualvolta si apriva unabiforcazione politico-sociale, riemergeva lo scontro con il“massimalismo”, che trovava sempre un proprioinsediamento e propri leader.

I lavori precongressuali, che seguii personalmente inmolte federazioni e sezioni di base quale responsabiledell’organizzazione, furono un test formidabile. Ledisquisizioni più dotte sul neocapitalismo e i nuoviblocchi sociali s’intrecciavano con un primitivismomassimalista d’altri tempi, non solo in militanti operai,braccianti o sottoproletari, ma anche tra “intellettuali”pasticcioni. La sinistra insisteva nel contrapporre un

Page 130: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

diverso “modello di sviluppo” a quello capitalista,espresso sul piano politico dal centrosinistra, consideratoquale sofisticato modello per integrare la classe operaia espegnere le sua carica rivoluzionaria. Lo scontro, quindi,avrebbe dovuto verificarsi fra due “modelli”, fra due“blocchi sociali”.

La replica del gruppo dirigente che stava con Longo,pur con accenti diversi, attinse abbondantemente alTogliatti del periodo della genesi del centrosinistra.Alfredo Reichlin, che allora partecipò alla battaglia afianco di Ingrao, riflettendo su quegli anni con onestàintellettuale ha più volte teso a chiarire che sisopravvalutava la politica rispetto all’economia, e sitendeva a smarrire il fatto essenziale che una strategiadelle riforme, su cui tanto si poneva l’accento, è pursempre una strategia delle alleanze e non può essere lapura definizione di un piano economico, e nemmenosoltanto una piattaforma di lotte sociali. E con nettezza nellibro scritto con Foa e Mafai (Il silenzio dei comunisti,Einaudi 2002) dice: “Bisogna riconoscere che i socialistiavevano ragione nel tentare l’operazione di centrosinistra.Erano gli ingroiani come me che avevano torto”.

Ritengo che proprio questo fosse il punto vero e in ciòAlfredo mi ricorda Togliatti, a cui, del resto, fu moltolegato. Tuttavia, in quel congresso, Longo, Amendola ealtri sottolinearono il “fallimento del centrosinistra comedisegno riformistico e come operazione politica

Page 131: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

generale”. Il neocapitalismo e il centrosinistra nonrisolvevano le contraddizioni che storicamente simanifestavano nel paese, soprattutto tra Nord e Sud.

Si era nel 1966. Il Psu appena nato, la sfida lanciata daNenni e Saragat ancora con una sua relativa attrattività,sebbene già scontasse gli effetti del muro di gommaapprontato da Moro e dal suo robusto sistema di potere.La resistenza comunista, incentrata sul naufragiodell’unificazione, ma disposta a qualche apertura, urtavacontro il rifiuto della borghesia italiana a legittimareanche solo un “riformismo capitalista”. Le elezioni del1968 segnarono la fine di questa fase. Il Psu, sconfitto, sispezzò, la Dc accantonò Moro. Nel contempo esplose lacontestazione studentesca e operaia.

Page 132: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

8.

Il Sessantotto è stato tra gli avvenimenti che più hannosuscitato analisi e giudizi contrastanti. Non è questal’occasione per una valutazione organica, che comunqueho espresso in altre sedi. Mi interessa invece direqualcosa su Longo, il quale aprì un dialogo con gliesponenti di punta del “movimento studentesco” neltentativo di orientarlo, rispettandone l’autonomia, mainserendolo all’interno di un più vasto blocco storicocapace di battere il sistema di potere incentrato sulla Dc,sul capitalismo monopolistico, sul Vaticano.

L’obiettivo parve vicino quando anche nelle fabbriche,e più in generale nel mondo del lavoro, si manifestò unaforte ripresa delle lotte, segnate da una rinnovata unità

Page 133: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

sindacale, che metteva in forse antiche strutture, come leCommissioni interne e il modo stesso di operare delsindacato. L’interesse del Pci verso i “movimenti” avevaanche lo scopo di accrescere le difficoltà delcentrosinistra e soprattutto di un Psu ormai prossimo alcollasso.

La domanda che pongo, in coerenza con le tesi diquesto scritto, è la seguente: la linea scelta da Longo esostenuta con entusiasmo dai dirigenti della Fgci(Petruccioli segretario, ma anche l’ex segretarioOcchetto), da Ingrao e dai compagni della “sinistracomunista”, contraddiceva la strategia togliattiana?

Giorgio Amendola, che avviò una garbata ma fermapolemica nei confronti di Longo, scelse il 21 agosto del1969, quinto anniversario della scomparsa di Togliatti,per un richiamo alla sua strategia: dalla rifondazione delPci, come “partito di governo”, al Memoriale di Yalta. Asuo avviso, era giunto il tempo di spendere tutte le risorsea disposizione per entrare nell’area di governo. Laconvergenza con il “movimento” non andava di certo intale senso.

Le elezioni del 1968 avevano segnalato una sconfittaper il centrosinistra, soprattutto del Psu, e un successo peril Pci. L’iniziativa di Longo e la condotta assunta inParlamento sulle pensioni contro il centrosinistra avevanoinfluito su quel risultato, che premiava la linea delsegretario. Tuttavia, sulla strategia generale e sui rapporti

Page 134: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

con i sindacati e i movimenti il gruppo dirigentecontinuava a essere diviso. Subito dopo le elezioni, il 6giugno, Amendola scrisse un articolo su “Rinascita” perdenunciare “una nostra debolezza nel condurre la lottacontro le posizioni estremiste, anarchiche affiorate nel‘movimento’ [...] e di qui diffuse anche in certi settori delmovimento operaio. In realtà tutto il nostro fronte disinistra è rimasto a lungo scoperto [...] ed è mancato aun’azione contro il settarismo, lo schematismo el’estremismo”.

In effetti, in quegli anni anche all’interno del Pci si erafatta strada l’idea che la contestazione studentesca e ilcarattere delle lotte operaie ponevano all’ordine delgiorno la questione del potere. Convincimento a dir pocovago. Ovviamente nessuno proponeva la lotta armata,piuttosto un “salto di qualità”, ma non si capiva come lo sidovesse compiere, e dove ci portasse quel “salto”.

Giorgio Napolitano, che in quel periodo svolgeva unruolo dirigente quale coordinatore unico della Segreteriae dell’Ufficio politico, nel libro Dal Pci al socialismoeuropeo. Un’autobiografia politica (Laterza 2006), altema dedica numerosi capitoli. Dopo aver descritto ilclima di quegli anni osserva: “In queste condizioni eraassai arduo per il Pci sostenere con successo le ragionidella sua strategia. La sua preoccupazione fondamentale fuquella di non perdere il contatto con quel che di nuovo simuoveva nelle generazioni più giovani e si esprimeva

Page 135: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

così combattivamente, nella presunzione di riuscire acondizionare se non a guidare, quella spinta, ad assorbirequelle energie. Ma quando più, allontanandosi dallaoriginaria impostazione antiautoritaria e liberatoria, dallatensione iniziale verso obiettivi di progresso civile eculturale democratico, il movimento nato nel 1967-1968si decompose in gruppi estremistici e refluì sulle loroposizioni, tanto più divenne grave il rischio che il Pci –dopo avere tentato la via del dialogo (anche in modoeclatante, attraverso l’incontro di Longo con alcuni leaderstudenteschi) – scivolasse nella confusione enell’impotenza di fronte a svolgimenti così inquietanti”.

È un giudizio severamente critico, rivelatore del fatto –almeno così a me pare – che in quel momento Longo e ilsuo principale collaboratore non si trovano sullamedesima lunghezza d’onda.

Sul clima politico a sinistra il giudizio di Napolitano èanche più pesante. “Nel biennio 1968-1969 si diffuseanche in Italia una ‘illusione rivoluzionaria’, cui nonopponevamo un taglio netto con tutto l’armamentarioideologico, almeno formalmente rivoluzionariosopravvissuto anche in un Partito comunista come il nostroche si identificava con i valori e le regole dellademocrazia […]. Quell’illusione era destinata a produrreguasti fatali, specie attraverso un’ideologia della violenzache sfociò nel terrorismo rosso […]. Fu la terribileesperienza della lotta contro l’attacco armato alle

Page 136: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

istituzioni repubblicane e alla convivenza democratica checondusse il Pci a liberarsi anche delle più formali residueetichettature rivoluzionarie. Esso visse quella lotta conassoluta determinazione e coerenza di fronte a chiseminava vilmente terrore e morte in nome delcomunismo; e ne fu segnato”.

I giudizi di Napolitano erano fondati. Tuttavia, aproposito della locuzione “illusione rivoluzionaria”,bisogna distinguere nel suo argomentare tra quel chepensava e faceva la “sinistra comunista”, comecomponente storica del Pci, e quei gruppi che inveceoperarono da terroristi in nome del comunismo: le BrigateRosse e altre formazioni armate. Distinzione che non erachiara se ricordiamo l’articolo di Rossana Rossanda sul“manifesto” in cui parlava delle Br accennando a un“ritratto di famiglia”.

Sulla fase che stiamo esaminando, quale fu il giudiziodella “sinistra interna”? Vale la pena esaminare con piùrigore le ragioni addotte dai compagni che nel ’69 detterovita a “il manifesto”, contrapponendo una propria lineaalternativa a quella della Direzione. Si è accreditatal’idea che la rottura si produsse dopo la repressionesovietica a Praga, perché i sostenitori del “Manifesto”considerarono inadeguata la condotta del Pci, restia adaprire un conflitto con il Pcus. Ora, io non contesto il fattoche il dato politico, “rapporti con l’Urss”, avesse un pesonella controversia. Tuttavia la questione principale era

Page 137: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

un’altra. Si trattava della strategia del Pci negli anni tra il’67 e il ’69, quando, a loro avviso, si erano create lecondizioni per un “salto di qualità” nei rapporti di classe,in direzione del superamento del capitalismo.

L’intervento più organico al Comitato centrale, inpolemica con Giancarlo Pajetta, fu quello di Aldo Natoli,che dopo aver sottolineato in maniera positiva la giustaposizione sostenuta dal partito sulla Cecoslovacchia e allaConferenza di Mosca e affermato che, “nelle condizioniche si erano create, il Partito non poteva ottenere più diquello che aveva ottenuto”, tenne ad aggiungere chel’essenza del dissenso stava nel fatto che “a un grandesviluppo di una forza democratica, eloquentementeespressa nei risultati elettorali, non ha corrisposto unsuccesso dell’azione diretta a intaccare le strutture delleforze dominanti di classe del nostro paese”. In sostanzaquella fase “segnava il momento del passaggio dalla lungaguerra di posizione degli anni precedenti a una fase nuova,di movimento, nella quale il nesso tra il momentodemocratico e il momento socialista attenuandosi, inquegli anni non poteva essere pienamente ristabilito”.Insomma, il momento della transizione al socialismo, cheil Pci non aveva saputo cogliere.

Ancora Natoli: “La strategia delle riforme di struttura,collegandosi con il movimento di contestazioneanticapitalistico, acquisterebbe dimensioni di massa ediverrebbe, per la prima volta, il terreno reale di lotta per

Page 138: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

la conquista dal basso di momenti di potere nellaproduzione, nella società civile, nelle sovrastrutturestatali; obiettivi intermedi che esprimono uno spostamentodei rapporti di forza tra le classi e l’apertura di una fasenuova, di transizione, della lotta di classe”.

Questo brano era la risposta a quanti ritenevano che lalinea esposta tendesse “a distruggere il contenutodemocratico della via italiana al socialismo”. Lo stessoNatoli aveva esaltato il grande sviluppo del Pci “espressonei risultati elettorali”, che però sia nel 1963 sia nel 1968non andarono oltre il 25%. Siccome, come dicevaTogliatti, le riforme di struttura dovevano essere votate eapprovate dal Parlamento, non si capisce quali fossero i“poteri statali della società civile e nella produzione” daconquistare dal “basso”. In effetti, il tutto poi si traducevanella lotta del sindacato per i Consigli di fabbrica al postodelle Commissioni interne.

Prima di Natoli, in quel Comitato centrale, eraintervenuta Rossana Rossanda, che andò subito al dunque:“Il primo punto era, e resta, la nostra persuasione che lacrisi sociale che stiamo attraversando configura, forse perla prima volta con questa nettezza, la questione non solodi un adeguamento, ma di una trasformazione strutturale,di qualità, del sistema; comporta insomma un impetuosoanche se confuso affermarsi prima di tutto della questionedel potere, e in tempi ravvicinati. E la comporta in terminiche stanno spostando la questione dello sbocco politico

Page 139: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

dell’alternativa fra schema insurrezionale o spostamento,anche avanzato, di maggioranze politiche; per metterel’accento sulle forme di organizzazione di un poterediretto, espresso dalle lotte. Destinato non ad annullarema a dialettizzarsi con le espressioni politiche più vastegeneralizzanti, anche quelle stesse della classe”.

Come si vede, il problema che la “sinistra comunista”poneva era quello della “transizione” e del “potere”. Peressere più esplicita, Rossanda, con riferimento a “lottepiù avanzate come quelle che si verificano nella Fiat, allaPirelli ecc.”, chiarì: “Avanzando le questioni di unmomento di potere già nella produzione, già nel rapportodi classe che arricchisce il sindacato, già lo travalica, giàchiede al partito della classe operaia un momento digeneralizzazione, già si presenta come componenteessenziale e diretta di un nuovo blocco storico, spostandotutte le carte politiche, modificandone la fisionomia,aprendo un discorso, non so dire se al di qua o al di là, macerto diverso da quello di uno spostamento dimaggioranza, o perfino di partecipazione dei comunisti aun governo”. Chiarissimo!

Anche Luigi Pintor suonava la stessa musica: “Quandomi trovo davanti a un discorso sullo sbocco politico delmovimento di lotta – non solo del movimento in atto oggi,ma in generale dello scontro sociale così come è cresciutoin Italia in questi anni – essenzialmente inteso comesbocco di governo, con l’obiettivo di una dilatazione del

Page 140: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

regime democratico attuale, allora avverto che undisaccordo profondo si riproduce tra noi”.

Sembra il confronto tra menscevichi e bolscevichi allavigilia della Rivoluzione russa. Ma i nostri compagni nonvolevano l’insurrezione, né una nuova maggioranza con icomunisti al governo, chiedevano di lottare per il potere,radicalizzando le lotte sociali e politiche. Ma cos’è ilpotere in un regime democratico, se non l’accesso alladirezione del paese con maggioranze parlamentari?

Le idee espresse con chiarezza e lealtà dai compagnidel “manifesto” erano più diffuse di quel che si possapensare guardando solo a chi lasciò il Pci per seguireRossanda, Pintor, Natoli, Magri e Parlato. Molti restarononel Pci perché non credevano nell’opera di una piccolaminoranza e consideravano il partito la loro casa. Così,come già era accaduto negli anni quaranta-cinquanta,tantissimi erano rimasti, ma sulle posizioni di Secchia.

La riunione del Comitato centrale, conclusasi con laradiazione di quei compagni (un errore!), si svolsenell’ottobre 1969. In dicembre ci fu la strage di piazzaFontana. Nel 1970 la rivolta localistica guidata daifascisti a Reggio Calabria. Nel 1971 un primo clamorososuccesso del Msi nelle elezioni regionali in Sicilia e allecomunali a Roma. Nel 1972 la destra confermò la propriaavanzata nelle elezioni generali, mentre la Dc dette vita algoverno di centrodestra Andreotti-Malagodi. La stagioneunitaria del sindacato cominciava a declinare. Lo zoccolo

Page 141: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

duro della reazione sociale e politica e quello morbidodei conservatori, molto largo in Italia, erano presenti eattivi non solo sul terreno elettorale. Solo nel 1973 siritornò al centrosinistra, con la spinta del Pci diBerlinguer (era già segretario), il quale aprì il dibattitosul Compromesso storico.

In quell’occasione il segretario del Pci agì in modo dasollecitare Dc e Psi a riprendere una collaborazione digoverno per liquidare il governo Andreotti-Malagodi eriaprire un confronto sulle riforme riproponendo una“opposizione diversa”. Come Togliatti, Berlinguerriteneva che l’iniziativa e la lotta del Pci potevano megliosvolgersi sul terreno offerto dal centrosinistra. I fatti glidiedero ragione. Il clima politico cambia radicalmente: sivara la legge sul divorzio e si vince il referendum volutodalla Chiesa e dalla Dc, coronando con un grandesuccesso la battaglia aperta dai radicali e dai socialisti.Tra il 1973 e il 1976 il Pci cresce elettoralmente e nel1976 entra nell’area di governo.

Arresto qui per un momento il discorso sull’opera diBerlinguer come “erede creativo” di Togliatti e riapro ildiscorso sulla sinistra comunista anche per chiariremeglio il significato di questo mio scritto.

Togliatti era morto nel 1964. Undici anni dopo, nelmaggio del 1975, a Torino, venne organizzato un convegnosul tema “La nuova sinistra e Togliatti”. Era promosso dalPdup, relatore Lucio Magri. Ricordo che in quel partito

Page 142: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

militava anche Vittorio Foa. Vi parteciparono moltiintellettuali di area tra cui Marcello Flores, Mario Telò,Nico Perrone, Enrico Bosio, Giuliano Della Pergola,Stefano Merli, Lidia Menapace, Claudio Pavone, AntonioBevere, Giovanni De Luca, Rossana Rossanda. Sullacopertina del volume (Edizioni Alfani) che raccoglie gliinterventi si legge: Non basta oggi essere controTogliatti, bisogna andare oltre Togliatti.

Il clima del convegno fu segnato da un giudizio sullafase politica, che Magri sintetizzò nelle prime righe dellasua ampia relazione: “Ci troviamo oggi di fronte a unacrisi estremamente grave della società e dello Stato, nelnostro paese e in tutto l’Occidente. Torniamo a operare inuna di quelle fasi storiche che Gramsci definiva ‘guerra dimovimento’, in cui viene all’ordine del giorno il temadella rivoluzione e il ‘pericolo della reazione’”. Dopo il1963 e il 1968-1969, nel 1974 – per la terza volta in diecianni – un’occasione in cui si pone il tema del potere datoche, sempre richiamando Gramsci, si manifesta una fase incui dalla “guerra di posizione” si passa a una “guerra dimovimento” e il tema è il solito: rivoluzione o reazione.Ma in tutti e tre i momenti evocati non si verificò né l’unané l’altra. Comunque il dibattito in quel convegno sirivelò utile per comprendere meglio gli ostacoli cuiandava incontro la strategia togliattiana della via italianaal socialismo. Magri riteneva che “il superamentoradicale [del togliattismo] insieme presuppone e premette

Page 143: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

un pieno recupero delle lotte del ’68; se volete vederla inaltro modo, una traduzione italiana del maoismo,originale, autonoma come lo fu quella di Gramsci rispettoa Lenin”. E chiariva: “Riprendere dalle lotte del ’68(questo è il superamento del togliattismo) il legame nuovotra lotta economica, lotta per il potere, lotta politica,quindi il valore nuovo e permanente che ha una strutturacome i consigli, come base del nuovo Stato e non comestrumento semplicemente della presa del potere, otantomeno in senso ordinovista come strumento di unanuova e superiore produttività”.

Definita in tal modo la strategia delle “nuove sinistre”,per meglio circoscrivere il tema, Magri spiegò cos’eraancora vivo del togliattismo e cosa morto. Lo fece ancheper mettere a fuoco il carattere della strategia del suopiccolo partito, ma soprattutto dei “movimenti”. Ancoravivo era il fatto che con il Pci si era realizzata “lapartecipazione e l’attivazione delle masse, a partire dailoro bisogni, e poi con le lotte, la loro educazione, la loroorganizzazione, in un partito come intellettuale collettivo,la costruzione di ramificati rapporti di alleanza, lacrescita di un nuovo senso comune. Democrazia non solocome rispetto di certe regole del gioco politico, ma anchee soprattutto come nuovo blocco storico, base di uno Statoin formazione”. Da qui il ruolo della classe operaia, cherivendica il potere in nome dell’interesse generale, delprogresso umano. Insomma un salto di civiltà. Infine la

Page 144: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

“visione articolata della rivoluzione mondiale”, concepitacome “pluralità di modelli di rotture rivoluzionarie”, cheperò avrebbero dovuto essere “liberate dalla meschinitàdelle vie nazionali”.

Se questo è il patrimonio storico del togliattismo,l’accento venne posto su quel che era morto. Anzi dallalettura si intuisce che non si trattava di una morte presunta,ma di qualcosa che non era mai stato vivo. Ecco ciò cheera morto: “L’idea di una sostanziale continuità tracapitalismo e socialismo”. Visione tipicamente “secondointernazionalista”. Da qui “l’illusione gradualista, nonsolo e non tanto come rifiuto dello scontro e dellaviolenza, bensì come rifiuto di tutte le componentiutopiche del marxismo”.

Secondo aspetto da aggredire, connesso al primo, fu ilriformismo di Togliatti, ove per riformismo “non s’intendetanto la proposizione di obiettivi intermedi, prefiguraticome terreno di formazione del nuovo blocco storico,quanto l’illusione che tali obiettivi intermedi possonogradualmente e pacificamente trasformare la società dacapitalista a socialista”.

Terzo aspetto “su cui portare a fondo una critica altogliattismo è il ‘democratismo’, cioè ‘l’appiattimento,fino alla scomparsa delle connotazioni di classe’”. Inparticolare il togliattismo “mette in ombra il problemadella democrazia diretta e degli organi consiliari”.

A questo punto, però, s’impone una considerazione. Si

Page 145: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

trattava di elucubrazioni di un piccolo gruppo, il Pdup, deltutto ininfluente sia nelle vicende interne al Pci che più ingenerale della sinistra? No. Lo spiega bene Stefano Merlinella prefazione al libro quando scrive che la “tradizionecomunista non si è esaurita nella linea ufficiale del partitostorico, ma è stata in continuazione alimentata eintersecata da quella che i compagni cinesi chiamavano la‘seconda linea’ del movimento operaio italiano”.

Lo storico della sinistra socialista chiarisce qual è la“specificità”, osservando che “solo l’integralismopotrebbe esaurire nella storia e nella linea maggioritariadel Pci, quanto invece è rintracciabile anche nelleespressioni classiste che essa ha avuto non solo nelmovimento, ma anche nella sinistra comunista e socialistae più recentemente anche nelle espressioni del sindacato edelle masse cattoliche”.

A mio avviso la notazione è corretta, ma va integrataperché nell’ambito della sinistra radicale non ci sonostate, come dice Merli, solo le “espressioni classiste”, maanche quelle del “ceto medio riflessivo”, per usarel’espressione di Paul Ginsborg, che ha avuto un’influenzarilevante nel mondo della scuola, della cultura e deimedia.

Il Pdup nacque nel 1974 e si sciolse nel 1984,confluendo nel Pci, ma già nel 1983 esponenti di quelpartito furono candidati alle elezioni politiche nelle listedel Pci. Attenzione alle date. Attorno al 1974-1975 erano

Page 146: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

presenti movimenti studenteschi più aggressivi, rispetto al1968, nei riguardi del Pci e della Cgil, contestatipesantemente a Bologna (contro il sindaco Zangheri) aRoma (contro Lama all’università). In quel periodonacquero giornali, riviste e rivistine in cui eranoimpegnati intellettuali sia giovani sia anziani a sostegnodella sinistra extraparlamentare e della “nuova sinistra”.Il “manifesto” era il quotidiano letto dagli operai e dal“ceto medio riflessivo”.

Page 147: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

9.

Gli anni di cui parliamo sono anche quelli di EnricoBerlinguer. Questi nel 1973 scrisse su “Rinascita” gliormai famosi articoli sul Cile e il Compromesso storico.Mentre la “nuova sinistra” esaminava la crisi, proponendovelleitariamente soluzioni “rivoluzionarie” tali daconfigurare un passaggio di sistema con l’imposizione di“nuovi poteri”, il segretario del Pci vide nella crisieconomica che si intrecciava a quella politica – ilcentrosinistra era ormai al lumicino – un pericolo per lademocrazia e propose un accordo fra i grandi partitipopolari: Pci-Psi-Dc.

Pietro Nenni, che pure rifiutava la linea berlinguerianadel Compromesso storico, in un’intervista del 1974

Page 148: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

notava che “più della formula ricorrente delcentrosinistra, oggi può giovare una soluzione diemergenza […]. L’apporto comunista è necessario e devetrovare ancora la sua forma di attuazione […]. Sono peròcerto che la troverà nella logica del movimento edell’evoluzione del comunismo contemporaneo: e quindiin un processo che non comporta improvvisazioni,scavalcamenti o abbandoni delle reciproche posizioniideali”. Anche nella successiva Intervista sul socialismoitaliano, pubblicata nel 1977 (Laterza), ribadì che“l’obiettivo immediato dopo il 20 giugno (elezionipolitiche) è una maggioranza di emergenza senzapreclusioni pregiudiziali a sinistra”. Lo stesso AldoMoro, in quella fase, ritenne che occorreva “ricercarequalche modo di associazione dei comunisti allamaggioranza”. Ricordo che alle elezioni politiche del1976 la Dc ebbe il 38,9%, il Pci il 34,4% e il Psi il 9,6%.

L’emergenza sarà espressa dal governo presieduto daGiulio Andreotti. Il “fattore K” verrà solo evocato,balbettando, dall’amministrazione americana. Ai finidell’argomentazione che sto svolgendo, il 1976 siconfigura come un anno importante, dato che il Pci, comeaveva chiesto Togliatti dopo le elezioni del 1963, sicollocò non al governo, ma nell’area di governo. Questo èanche il momento in cui Enrico Berlinguer compì passidecisivi per ridislocare il Pci sul piano internazionale.Prima con la celeberrima intervista a Pansa sul Patto

Page 149: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Atlantico, apparsa sul “Corriere della Sera”,successivamente firmando una mozione comune Pci-Dc-Psi-Pri-Psdi alla Camera dei Deputati sulla politicaestera, nella quale il Patto Atlantico e l’Unione Europeasono indicati come riferimenti delle forze che sostengonoil governo.

Nel determinare questa fase, un grande rilievo, a mioavviso, ebbe il lungo articolo di Ugo La Malfa su“Foreign Affairs” dell’aprile 1978, nel quale illustravaall’amministrazione Usa la storia dei comunisti italianicosì come si era intrecciata, negli anni del fascismo edella Resistenza, con quella dello stesso La Malfa, chepure aveva sempre mantenuto un rapporto critico nei loroconfronti. Lo mantenne anche dopo, contrapponendosi aessi nel 1948 e durante la Guerra fredda. La Malfaracconta anche la grande speranza e fiducia con cui il Pri,la Dc e i socialdemocratici di Saragat costruirono ilcentrosinistra associando il Psi di Pietro Nenni.

Tuttavia, aggiunge il leader repubblicano, dopo ilgoverno Moro-La Malfa, “poiché i socialisti avevanoformalmente dichiarato che si sarebbero rifiutati dipartecipare a qualsiasi governo che non includeva icomunisti, era chiaro che l’era del centrosinistra era finitaper sempre […]. In ogni caso, quella politica aveva giàdimostrato di essere un fallimento”. A questo puntospiegava le ragioni per cui il Pci “dopo trent’anni diopposizione entra nell’area generale del governo (anche

Page 150: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

se solo attraverso il dispositivo di astenersi sulla mozionedi sfiducia al governo Andreotti costituito da solidemocristiani)” e sottolinea due significative iniziative diBerlinguer:

1) “Da diversi anni, il Pci, sia in Italia che all’estero,ha formalmente dichiarato la propria disponibilità arispettare i valori della democrazia, del pluralismo elibere elezioni, ha rinunciato al suo impegno ideologicoper ottenere una dittatura del proletariato”. Per la verità,questa “rinuncia” nei fatti fu attuata da Togliatti, comeabbiamo visto, sin dal 1944. Ma andiamo avanti conl’articolo di La Malfa: “Alle celebrazioni per il 60°anniversario della Rivoluzione d’ottobre a Mosca loscorso novembre, la linea dura del capo del Partitosovietico Leonid Breznev, che riaffermava i ben logoriprincipi del dogma sovietico, è stata seguita da undiscorso di Enrico Berlinguer, segretario del Pci.Berlinguer con calma ha dichiarato che il suo partitocrede nel principio storico e universale della democrazia,nella non ideologica natura dello Stato, nella coesistenzadi diversi partiti politici, e nel pluralismo della società,della cultura, delle idee”.

2) “In recenti dibattiti di politica estera della Cameradei Deputati e del Senato, i comunisti si sono uniti aiPartiti democratici per mettere i loro nomi su documentipolitici riaffermando i principi tradizionali della politicaestera in Italia, in particolare la sua adesione alla Nato e

Page 151: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

alla Comunità europea.”La Malfa pubblicò questo articolo dopo le dimissioni

del primo governo di Solidarietà nazionale presieduto daAndreotti (marzo 1978). Sul da farsi scrisse: “O un nuovogoverno deve essere formato con i comunisti in esso o inuna maggioranza parlamentare, oppure deve essere indettauna elezione generale. Il mio partito ha sostenuto la primadi queste opzioni”.

L’opinione di La Malfa era isolata? Non lo era. Come ènoto, Bettino Craxi fu eletto segretario del Psi proprio nel1976. Poiché non è questo il luogo per dare un giudizioponderato sull’agire del segretario del Psi, mi limito aosservare che il suo fine strategico era quello di creareuno “spazio vitale” al Psi, stretto tra l’egemonia della Dcnell’area di governo e quella del Pci dentro la sinistra.

Egli aveva posto la questione già al Congresso diTorino, il primo dopo la sua elezione. Per l’emergenza –siamo nel 1978 e il congresso si svolse mentre Moro eraprigioniero dei terroristi – suggerì un esecutivo di unità:“Non si è dato vita al governo di emergenza, come erastato richiesto da noi, dai comunisti e dai repubblicani, maci si è mossi in questa direzione […]. Sono cadute lepregiudiziali e molto cammino si è fatto in un tratto nellacomprensione della situazione di emergenza di nonopporre un rifiuto all’offerta di disponibilità democraticache veniva dallo schieramento di sinistra”. In quelcongresso parlò diffusamente anche “dell’idea strategica

Page 152: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

di un’alternativa socialista e della sinistra”, compresodunque il Pci.

Elaborando il “progetto socialista”, al quale avevanolavorato molti intellettuali e dirigenti socialisti, Craxiriteneva di aver posto “con i piedi per terra il problema diuna transizione graduale verso forme di socialismo nellasocietà italiana come risposta razionale e corrispondenteagli interessi generali della collettività di fronte alladecadenza e alla crisi della società capitalistica e dei suoivalori tradizionali”. Una visione molto simile a quella diTogliatti negli anni sessanta: “Il Psi lotta per cancellare itratti classisti della società capitalistica e per accelerarneil superamento senza cadere nei vizi e nella degenerazionedella società burocratica […]. Un socialismo nellademocrazia e nella libertà, nel quale possano riconoscersie possano sostenerlo con il loro apporto tutti coloro iquali vivono del proprio lavoro e anche coloro cheoperando con responsabilità imprenditoriale nel settoreprivato dell’economia lavorano nel medesimo tempo persé e per gli altri”. E si chiedeva: “Un’alternativa conchi?”. La risposta era chiara: “Un’alternativa imperniatasulla forza politica e sindacale della sinistra, maattraverso la realizzazione di un vasto consensomaggioritario”.

A questo punto, dovendo indicare i compagni di viaggiodi un lungo e accidentato cammino, Craxi poneva il temadel “comunismo occidentale”, non di quello italiano,

Page 153: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

anche se è evidente che a esso si riferiva, allorchéaffermava che occorreva “affrontare le questioni del suoorientamento strategico, della coerenza e dello sviluppodel suo processo revisionistico e della sua autonomiaimpropria […]. Esse pesano e peseranno, in modopositivo o negativo, sul processo di chiarificazioneessenziale per delineare la possibilità di una alternativavincente e maggioritaria, a seconda degli impulsi cheprevarranno e della condotta di marcia che verràadottata”.

Una sfida su un terreno che, come ho detto, richiamavaquello su cui si era cimentato anche Togliatti.

Purtroppo il “progetto”, le idee, del Congresso diTorino furono archiviati. Le conseguenze sono statedisastrose, non perché il “socialismo occidentale” era alleporte, ma perché la competizione e l’unità sul terreno delriformismo socialista e del gradualismo avrebbe dato uncolpo, forse mortale, al massimalismo, sempre attivo nellasinistra italiana. L’Italia se ne sarebbe di certo giovata.

Il Compromesso storico era del tutto coerente con lavia italiana e democratica al socialismo. Ma lo stessoBerlinguer ribadì a più riprese che i governi diSolidarietà nazionale, nati per far fronte all’emergenza,non costituivano affatto, come in tanti allora ritennero, ilpunto d’arrivo di quella strategia. Prevaleva in tutti (Dc-Psi-Pci) l’urgenza di risolvere le difficoltà economiche,politiche e battere il terrorismo. Tutto ciò non confliggeva

Page 154: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

certo con quel progetto, anche se ovviamente lo poneva suun binario inedito. Che il Pci operasse nell’area digoverno, aprendo, come affermò Aldo Moro, la “terzafase”, cioè un regime in cui le maggioranze e le minoranzesi sarebbero alternate, ebbe un enorme rilievo politico,direi persino costituzionale. Capisco che riproporreadesso, nel 2013, tali questioni, sembra riandare a unastoria antica o medievale, ma non è così. Ancora oggiquegli anni sono evocati: quasi un passato che ritorna.

Berlinguer, come scriveva La Malfa, aveva intrapresouna “condotta di marcia” tale da riformulare il confrontotra le forze democratiche: adesione al Patto Atlantico eall’Unione Europea, richiamo alla libertà come valoreuniversale e al mercato regolato come perno delmeccanismo economico. Tutti concetti ribaditi alCongresso del Pcus del 1977.

Più volte nei miei scritti ho ricordato che dopol’uccisione di Moro e la crisi dei governi di Unitànazionale, Berlinguer riconfermò questa linea. Roncheyscrisse il suo articolo sul “fattore K” nel 1979, proprio ilgiorno in cui si aprì il Congresso del Pci, che avrebberibadito le scelte compiute dopo il 1976. Il giornalista,non dimenticando che Gerardo Chiaromonte, alla cadutadel governo Andreotti, aveva dichiarato che “il Pci sireputa partito di governo anche se va all’opposizione”,concludeva il suo pezzo con un interrogativo sul futuroprossimo del Pci: “Procedere sia sul terreno della

Page 155: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

‘democrazia consociativa’, quella del Compromessostorico, sia sul terreno della ‘democrazia alternativa’,quella che implica la capacità di esprimere una nuovaforma politica della sinistra, significa superare comunqueil ‘fattore K’”.

Tra il 1976 e il 1979 la discriminazione in Italia era neifatti archiviata. È vero che, con qualche cautela, verràancora evocata in un rapporto del governo statunitense susuggerimento della segreteria di Stato, nel contempo,però, analisti della Cia consideravano possibile e forsenecessario un impegno del Pci nell’area di governo.

C’è di più. Maurizio Molinari, nel suo libro GovernoOmbra. Documenti segreti degli Usa sull’Italia deglianni di piombo (Rizzoli 2012), tra tante cose interessantiscrive: “A inizio marzo [1978] Allen Holmes, ‘DeputyChief Of Mission’, ovvero diplomatico di grado più altoin via Veneto [ambasciata Usa] – perché Gardner è unambasciatore di nomina politica – firma un lungotelegramma inviato all’attenzione del segretario di StatoCyrus Vance nel quale si propone l’apertura al Pci ‘perchéciò risponde agli interessi degli Usa’”.

Con pervicacia, Ronchey insisteva invece sul “fattoreK”! Il sospetto verso il Pci era ormai più locale cheinternazionale, più in Urss che in Usa. Ciò servì alla Dc diForlani e al Psi del “secondo Craxi” per la svolta politicaconcretizzatasi nei governi “pentapartito” e nelprotagonismo del leader socialista. Questa nuova fase

Page 156: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

culminerà con la svolta attuata da Enrico Berlinguer nel1980-1981.

Su di essa ho già espresso a più riprese la mia opinionee ho anche cercato di ricostruire la vicenda contestandointerpretazioni interessate e mistificate. Torno a parlarneperché, a mio avviso, esiste una correlazione con i temitrattati in questo testo. Da molti l’iniziativa di Berlinguervenne interpretata come una “svolta a sinistra”. Questa, ineffetti, fu la lettura che ne dettero Lucio Magri e i suoicompagni quando decisero di sciogliere il Pdup econfluire nel Pci.

Barbara Spinelli in un articolo su “Repubblica” del 14novembre 2012, intitolato Un Pantheon senza bussola, haopportunamente polemizzato con i dirigenti delcentrosinistra che, invitati a indicare un proprio Pantheon,si erano ricordati di papi e cardinali, ma non di uominicome Enrico Berlinguer. Tuttavia non condivido le ragioniaccampate per evocarlo. Né l’editorialista di“Repubblica” è la sola, nel mondo dei media, dellapolitica, della cultura, a dare questa lettura del Berlinguerdell’81. Perché Bersani, chiede la Spinelli, “figlio delPci, salta un dirigente che vide con acume e sgomento,nell’81 parlando con Eugenio Scalfari, la trappola delconsociativismo e del Compromesso storico da lui stessocongegnata?”. La trappola del Compromesso storico?

Per ribadire con forza il carattere della sua svolta,proprio nel momento evocato da Barbara Spinelli,

Page 157: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

“l’Unità” (7 dicembre 1980) pubblicò un’ampia intervistaa Berlinguer firmata da Alfredo Reichlin. Il quale a uncerto punto gli chiede del Compromesso storico. Ecco larisposta: “Mi fanno un po’ sorridere tutti questi becchinidel Compromesso storico. Perché sarebbe fallito? Èfallita la caricatura che ne hanno fatto presentandolo comeuna pura formula di governo; peggio: come un accordo dipotere tra noi e la Dc. L’abbiamo detto cento volte che nonera questo, bensì la ricerca di una convergenza tracomponenti diverse, della società nazionale, anche,quindi, tra classi diverse tale da rendere possibile unaprofonda trasformazione democratica (un secondo 1945 siè detto) nel rispetto della Costituzione repubblicana”.

Penso sia utile pubblicare il testo integrale dellarisposta di Berlinguer a Reichlin per capire meglio comela sua strategia riprenda quella di Togliatti: “Che cosavogliono i nostri critici? Delle due l’una: o voglionoimpedire proprio questa trasformazione – bencomprendendo che, di essa, una qualche forma dicompromesso storico è l’unica possibile leva – anche aprezzo di uno scontro lacerante; oppure sperano che il Pcirinunci a lavorare per una società socialista, fondata sullademocrazia, pluralista, sia tornando alla idea delloscontro classe contro classe e della dittatura delproletariato, sia sposando la concezionesocialdemocratica. Saranno delusi. La nostra strategiaresta valida nei suoi fondamenti essenziali”.

Page 158: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Come dicevo la strategia del Pci nel 1980 è quellatogliattiana, ma con una variante di grande rilievo. Infatti,come ho già accennato, nel 1976 il Pci è già nell’area digoverno e ha fatto una scelta di fondo: ha firmato inParlamento, insieme alle forze di governo, un documentodi politica estera sul Patto Atlantico e la ComunitàEuropea. Lo stesso Berlinguer, come ho ricordato, nel1977 a Mosca fece dichiarazioni inequivoche sul valoreuniversale della democrazia. L’altra variante, rispetto alPci di Togliatti, sono i gruppi dirigenti nazionali e locali,formati da persone che, nel corso degli anni e nellebattaglie politiche, non ultima quella contro il terrorismo,hanno maturato un convincimento forte sulla democraziacome valore permanente. Questa convinzione accomuna la“destra” e la “sinistra” del Pci: Napolitano e Ingrao,Chiaromonte e Reichlin, Tortorella e Macaluso. Unconvincimento che investe anche la classe operaia. Infineil terrorismo fu sconfitto nelle fabbriche come testimonial’uccisione di Guido Rossa. Leggendo i testi – sempremolto interessanti – di Cafagna e Salvadori questa diversa“qualità” del Pci non è valutata come avrebbe dovutoesserlo. Certo, la “svolta” berlingueriana degli anniottanta fu presentata e considerata come un’uscita del Pcidal sistema politico, rivendicando una “diversità” cheappare come una negazione della strategia che avevacaratterizzato l’azione del Pci. Per la verità Berlinguerpensava che la svolta servisse a dimostrare che ormai

Page 159: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

senza il Pci non si poteva governare. E lacontrapposizione radicale alla Dc e al Psi era una tatticaper cambiare le cose in questi partiti e riaprire la stagionedella collaborazione con il Pci più forte e la Dc piùdebole. Tuttavia, confermo il giudizio che diedi allora: fuun errore e diede fiato al massimalismo. Nel 1981Giorgio Napolitano, ricorrendo l’anniversario dellascomparsa di Togliatti, aveva scritto sull’“Unità” unarticolo per richiamare la sua lezione sul ruolo dei partiti.Era una critica a Berlinguer che infatti non gradìquell’intervento. Tuttavia in quella fase la condottapolitica di Berlinguer mostrava anche qualche incertezza.Infatti, nel concreto, non smise di cercare un rapporto conla Dc e anche con il Psi. Ecco un esempio. Nell’articolodella Spinelli vengono ripresi alcuni passi dell’intervistaa Scalfari: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine dipotere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza dellavita e dei problemi della società e della gente, idee,ideali, programmi, pochi e vaghi, sentimenti e passionecivile, zero. Hanno occupato lo Stato e tutte le sueistituzioni. Hanno occupato gli enti locali, gli enti diprevidenza. Le banche, le aziende pubbliche, gli istituticulturali, gli ospedali, le università, la Rai, alcuni grandigiornali”.

La Spinelli commenta così: “Fu un grido di rivoltacontro il proprio partito, un presentimento di possibili vied’uscita”. Non avevo mai letto, fra mille interpretazioni,

Page 160: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

che quella intervista fosse “un grido di rivolta contro ilproprio partito”, anche perché proprio allora Berlinguerconiò lo slogan della “diversità” del Pci riguardo aglialtri.

Sia chiaro, l’analisi prevalente della svolta del 1980-1981 è quella data per un verso dalla “sinistra comunistae operaista” e per un altro da “Repubblica” e da quelcomposito universo politico-culturale, che poneva e ponela “questione morale” – certo gravissima – come il solodiscrimine, la sola frattura divisiva della società italiana,oscurando la “questione sociale” e tutto il complesso dibattaglie che da sempre danno senso a una politica disinistra.

Non c’è dubbio che il modo in cui fu argomentataquella svolta per quel che concerne i rapporti fra i partiti,la politica delle alleanze, anche a venire, alimentò nel Pcie nel mondo che lo circondava un’interpretazione che, amio parere, causerà equivoci e autentici guasti, conpesanti ricadute sull’avvenire del Pci e della sinistra tuttaintera.

Voglio cogliere l’occasione fornitami da questo brevesaggio anche per ricordare a Barbara Spinelli che ilBerlinguer dell’intervista a Scalfari non cessò mai di farpolitica con i partiti e, nonostante i comunicati e leinterviste, intrattenne rapporti con la Dc e il Psi di Craxi.Nell’aprile 1983 volle incontrare il segretario del Psi. Neuscì un comunicato che vale la pena riprendere. Alle

Page 161: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Frattocchie c’erano anche Martelli, Spini e Formica per ilPsi, Chiaromonte, Reichlin e Zangheri per il Pci.

Leggiamo: “Dall’incontro e dalla discussionesviluppatasi è uscita confermata una tendenza almiglioramento del rapporto tra i due partiti”. I fatti,purtroppo, diranno il contrario. Si manifesta una “comunepreoccupazione per la situazione economica e finanziariadel paese [...] si conferma solidarietà e sostegno almovimento sindacale [...] si conferma la volontà arinnovate e più estese collaborazioni (negli enti locali)”.Poi, dopo un significativo riferimento ad alcune iniziativedella magistratura, si nota: “Se è giusto che chi hasbagliato risponda delle sue azioni senza godere diprivilegi e coperture, è preoccupante il concentrarsi sullegiunte di sinistra di attacchi mossi da un’ispirazionepolitica. Alcune delle iniziative giudiziarie in corso nonpossono non suscitare, in questo quadro, forti dubbi distrumentalizzazione”.

L’incontro si svolse alla vigilia delle elezioni generalidel giugno 1983 e conferma un fatto inequivocabile: laprospettiva del Pci – come aveva intuito Togliatti – nonpoteva prescindere dal rapporto con il Psi. Anche neimomenti di più aspra polemica occorreva tenere fermaquesta esigenza. Non è stato sempre così. Non fu cosìsoprattutto dopo il 1983, quando la Dc, sconfitta, cedettela presidenza del Consiglio a Bettino Craxi. Questi ritennepossibile recitare in Italia la parte di Mitterrand,

Page 162: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

egemonizzando la sinistra, a sua volta Berlinguer reagìcon durezza proprio perché voleva mantenere il ruolo cheil Pci aveva acquisito, soprattutto negli anni settanta. Lasfida non si svolse in modo tale da salvaguardare gliinteressi di lunga durata della sinistra e del paese. Craxiaccentuò il carattere di potere del proprio ufficio eBerlinguer quello di un’opposizione radicale. L’esito,disastroso, è a tutti noto. Riflettendo su quegli anni e sul“grande duello”, rilevo che il Psi, al governo senza unrapporto con il Pci, non riuscì a conseguire gli scopi chesi era prefisso. Il Pci, all’opposizione senza un rapportocon il Psi, non riuscì ad avvicinare quelle riforme distruttura indispensabili per superare le contraddizioni cheil boom capitalistico aveva determinato, soprattutto quelletra Nord e Sud. Quelle riforme costituivano passaggiessenziali sulla via italiana al socialismo.

Page 163: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

10.

La rottura tra i due partiti ha comportato la rovina dientrambi. La ragione di tale sconfitta è inscritta nellastoria stessa del nostro paese. Contro le forzeconservatrici, laiche e cattoliche, la sinistra ha ottenutosuccessi, anche parziali, ma significativi, solamentequando è stata unita.

La declinazione della svolta berlingueriana data dasettori del Pci e dell’opinione pubblica democratica –compresa Barbara Spinelli – ha segnato il destino deicomunisti, con la segreteria di Natta e con quella diOcchetto, condizionando in negativo il carattere assuntodalla svolta della Bolognina, sino al Pds, i Ds e lo stessoPd.

Page 164: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

La “questione morale”, posta dal segretario del Pci, si èpurtroppo venuta intrecciando con il giustizialismo.L’effetto è stato quello di offuscare la “questione sociale”,i temi distintivi del riformismo socialista e le questioniconnesse alla ricomposizione della sinistra. Il ruoloassegnato da tutti i dirigenti del Pds/Ds/Ulivo/Pd a unpoliticante come Antonio Di Pietro e al suo partitinopersonale e clientelare, è stato solo un segnale delladeriva del centrosinistra al governo e all’opposizionenegli anni in cui non è stato possibile tracciare una stradaper rinnovare il sistema ormai usurato della Primarepubblica.

E più recentemente, in occasione delle elezioni delfebbraio 2013 un altro magistrato, Antonio Ingroia, avevaaccantonato (non lasciato) la toga di pubblico ministero epubblico predicatore, per capeggiare una lista patrocinataanche da Di Pietro e un altro pm, De Magistris, in cui siritrovano i residuati di guerre perdute, RifondazioneComunista, Comunisti Italiani, Verdi ridotti al verde; conil sostegno di un giornale di successo come “Il FattoQuotidiano” che ha sposato la via giudiziaria allademocrazia. L’insuccesso elettorale di Ingroia e soci nondeve farci sottovalutare una deriva che non nasce dalnulla, ma dalla corrosione morale della politicaaggravatasi negli anni del berlusconismo e dall’incapacitàdella sinistra di imporre il primato della questione socialee una battaglia politica nella lotta alla mafia e alla

Page 165: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

corruzione.I masanielli in toga sono stati assunti (anche nel Pds/

Ds/Pd) come testimoni della purezza della sinistra; ora sisono messi in proprio e al loro seguito vediamo pezzi delvecchio e del nuovo estremismo parolaio.

In conclusione direi che il massimalismo sociale epolitico che segnò la vicenda del socialismo e delcomunismo nel secolo scorso è stato rimpiazzato da unmassimalismo giustizialista, che pensa di realizzare ilcambiamento attraverso i tribunali, necessari invece percolpire chi viola le leggi e commette reati, colpire lamafia, la camorra, la corruzione, ovunque operino, neipiani bassi o alti della società e dello Stato.

Nessuno dimentichi che anche quest’opera di giustizianon funziona se la politica non funziona, l’esperienza cidice che si può transitare dalla tolleranza giudiziaria (cheabbiamo conosciuto) all’intolleranza e al giustizialismo,in presenza delle medesime strutture e delle medesimeistituzioni. È la politica che in definitiva decide tutto. Mala politica, senza grandi partiti che la elaborano e laesprimono con il concorso del popolo, si frantuma. Lo si èvisto dopo l’89. Scrivo mentre imperversa la crisieconomica e sociale in un sistema capitalistico semprepiù globalizzato. Nella sinistra italiana ed europea loscontro tra riformismo e massimalismo si è riproposto intermini tali da coinvolgere gli interessi vitali di un interocontinente. Non si intravede però un organico progetto di

Page 166: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

riforme del sistema economico e degli assetti sociali ingrado di garantire lavoro e giustizia. In Italia non c’è unagrande forza riformista, componente del Partito socialistaeuropeo. Non c’è una visione del futuro alternativa alleforze conservatrici che muovono le leve del potereistituzionale ed extraistituzionale. Il riformismo comegraduale sviluppo della società verso il socialismo non èpiù l’orizzonte dei partiti socialisti. Qual è alloral’orizzonte di oggi? Cos’è il riformismo socialistaantitetico a quello proclamato dai partiti conservatori?

Nell’epoca dei rottamatori, negli anni in cui i segretaridel Pd e di Sel evocano come loro ispiratori GiovanniXXIII e il cardinale Martini, chi pensa alle lezioni diGramsci, Togliatti, Nenni, Longo, Lombardi, Di Vittorio,Santi, Berlinguer? Sembra che si evochi il Medioevo.Quel passato appartiene invece alla storia della sinistra.La quale deve guardare all’oggi e al domani, con unavisione critica del suo passato per meglio costruire il suoavvenire. E nella storia della sinistra, piaccia o nonpiaccia, c’è anche Bettino Craxi e il suo Psi. L’analisicritica della politica craxiana e anche delle suedegenerazioni non può sfociare nell’espulsione dallarecente storia della sinistra senza cadere nel fosso dellostalinismo.

Oggi si può citare Berlinguer, ma solo quellodell’intervista rilasciata a Scalfari sulla questione morale.Il fatto che Togliatti sia stato, come ricordo in queste

Page 167: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

pagine, un protagonista maggiore nell’elaborazione dellaCostituzione e Nenni un padre della Repubblica non sipuò ricordare. Sembra che il dopoguerra sia stato segnatosolo dalla personalità e dall’opera di De Gasperi. Ruolosenza dubbio essenziale, ma non esclusivo, come si vuolfare credere, ai giovani in particolare. Ebbene, io pensoche riandare all’opera di Togliatti serva non a rendereattuali cose che non lo sono più, ma a capire che neimomenti di difficoltà, di scelte improcrastinabili, occorrecoraggio politico per proporle e attuarle. Ma per questoserve un grande partito, con una comune base politico-culturale, una comune visione della società: di quella incui viviamo e di quella in cui vorremmo vivere.

Il Pci, nel 1944, prima della svolta di Salerno, nonaveva ancora questa base politica comune. Penso che leidee di Togliatti fossero in effetti condivise da unaminoranza. Per conquistare la maggioranza dei comunistiitaliani fu necessaria una lotta dura, paziente eargomentata. Senza di lui il Pci avrebbe avuto certamenteun ruolo e una consistenza, ma non tali da garantire allasua leadership l’influenza che poi ebbe e all’Italia digiovarsi della Costituzione che ancor oggi la regge. Noncredo neppure che lo svolgimento della lotta socialeavrebbe avuto i caratteri che abbiamo conosciuto. È vero,l’autorità a Togliatti veniva anche dall’essere stato unodei massimi dirigenti dell’Internazionale comunista,vicino a Stalin, ma ciò che conta è che egli l’usò per

Page 168: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

arginare l’estremismo, per addomesticarlo e condurlolungo la via democratica al socialismo.

Tuttavia, lo abbiamo visto, massimalismi ed estremismidi diversa natura hanno condizionato la vita del Pci. Uncondizionamento che è durato sino all’ultimo Berlinguer eanche dopo, quando si è giunti alla conclusione di quellagrande storia. La svolta della Bolognina smembrò ilvecchio gruppo dirigente in aree diverse. I riformisti: conNapolitano, Macaluso, Lama, Bufalini, Chiaromonte,Cervetti. I sostenitori di Occhetto: Iotti (con riserva),Reichlin, Pecchioli. Infine l’area che rifiutò la svolta:Ingrao, Pajetta, Natta, Tortorella, Cossutta.

La questione dei rapporti tra il nuovo Pds, la storia delPci e il socialismo democratico europeo caratterizzò ildibattito tra la fine degli anni ottanta e l’inizio deinovanta, risoltosi in una curiosa articolazione di quellosmembramento. Molti di coloro che ho collocato nelle trearee hanno infatti mantenuto un legame con la storia delPci di Togliatti, invece Occhetto e i giovani che con luicostituirono il gruppo dirigente del “nuovo Pci” e del Pdssono venuti costruendosi una sorta di autocoscienzaselettiva: niente più Togliatti, Longo, Amendola, ma ilrichiamo a un Gramsci universale, spendibile per tutte lestagioni, e a un Berlinguer di “buona annata”. Quellosuccessivo all’81.

Un discorso critico, ma equanime, su Togliatti e il suoPci non è stato possibile. L’implosione dell’Urss e la crisi

Page 169: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

del comunismo mondiale sembra abbiano cancellatoun’intera pagina di storia, quella di una grande forzapopolare costitutiva della Repubblica italiana. Lacoincidenza tra quella crisi e la disgregazione del nostrosistema politico ha completato l’opera. Proprio talecoincidenza ci suggerisce un’ultima riflessione sullastrategia togliattiana, che, lo ripeto ancora una volta, sifondava sulla lotta per riforme strutturali da realizzarenella democrazia come momenti di una transizionegraduale al socialismo, a cui la presenza dell’Urss fornivaun oggettivo supporto. L’implosione del paese dei Soviete la crisi del comunismo su scala mondiale hannocompromesso quella strategia. La domanda che si pone èallora questa: l’intima debolezza della via italiana alsocialismo non risiedeva proprio nel fatto di prevedere unpercorso democratico in Italia, mentre nel contempolegittimava il regime autoritario ma “democratico”sovietico come frutto di una rivoluzione che aveva abolitola divisione di classe?

Su questo punto ricordiamo le polemiche di Togliatticon Bobbio e De Martino, durate anche dopo il 1956. Èvero che nel suo ultimo scritto, Il memoriale di Yalta,dovendo incontrare Krusciov, egli pose il problema delmancato sviluppo della democrazia sovietica, così comeera stata evocata al XX Congresso del Pcus, ma sempre nelquadro della critica alle insufficienze di un sistema che,comunque, aveva realizzato il “superamento” del

Page 170: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

pluralismo borghese. Insomma, quando nel 1956 Nenniscrisse che gli avvenimenti di quell’anno tragico aprivanouna frattura che investiva l’intero “campo socialista”aveva ragione. Togliatti ritenne invece che lecontraddizioni fossero risolvibili all’interno di quelsistema. La storia gli ha dato torto. Non a caso ilriformismo di Gorbaciov, che incideva su aspettistrutturali, sfociò nel collasso di un intero mondo.Berlinguer, come ho già ricordato, con il discorsopronunciato a Mosca nel 1977, in occasione delsessantesimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre,affermando che “la democrazia è un valore universale”compì invece un atto di portata storica. Purtroppo nonseppe poi tirare tutte le conseguenze che ciò comportava.Non lo fece perché avrebbe dovuto collocare il partito nelsocialismo europeo.

Comunisti riformisti, l’ossimoro di Togliatti contestò imassimalismi e consentì una netta collocazione del Pci nelsistema democratico. Resta da chiedersi se l’opera delrifondatore del Pci, dalla svolta di Salerno allaCostituzione, dalla costruzione di un grande partito dimassa alle battaglie per il progresso sociale, per leriforme e la democrazia, sia patrimonio della sinistraitaliana. Se l’opera di Pietro Nenni negli anni del Frontepopolare come in quelli successivi, spesi per ridare ruolodi governo al movimento operaio e porre su basi nuove laprospettiva del socialismo, anche come sfida al

Page 171: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

comunismo, sia un patrimonio della sinistra italiana.Non si tratta di banali domande retoriche, dato che

richiamano problemi rimasti irrisolti. La prospettiva delsocialismo non ha più il senso che ebbe in passato,sembra anzi non ne abbia più alcuno. Anche ilcompromesso socialdemocratico è stato travolto dalle“rivoluzioni liberiste” e dalla globalizzazionecapitalistico-finanziaria. La parola “riforme” viene usataanche da quanti in realtà desiderano una “controriforma”.La confusione è totale. Eppure un interrogativo sul domaniin un momento come quello che stiamo vivendo, quandomilioni di persone, soprattutto giovani, non hanno né unlavoro né prospettiva di averlo, si impone. Gliinterrogativi su cosa stia accadendo non solo in Italia, main Europa e nel mondo, sono oggi posti da studiosi di ognicontinente. Sulla copertina del dicembre 2012 dellarivista “Internazionale” che ho sul tavolo apparel’immagine di una donna che allatta un bimbo e questadidascalia: “Le nostre vite in vendita”. La frase è tratta daun saggio del filosofo Michael J. Sandel: “Oggi tutto puòessere comprato e venduto. Perché abbiamo consegnatoalle leggi di mercato ogni valore delle nostre società”.Quindi non solo le merci, ma i valori.

Ecco la notazione con cui vorrei concludere questepagine. Il merito del movimento socialista fu quello ditradurre le riflessioni sulla società di grandi pensatori –non solo Marx ed Engels – in programmi affidati a

Page 172: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

possenti organizzazioni sociali e politiche, alla lotta e allacoscienza di enormi masse popolari. Un’opera interrottanon solo dal nazifascismo, ma anche dallo stalinismo.Merito di Togliatti è stato quello d’aver fatto tesoro diquelle esperienze drammatiche, d’aver capito che ilfallimento delle rivoluzioni nella prima parte delNovecento non poneva fine alla storia dei comunisti, cheil loro cammino poteva riprendere lungo la viademocratica al socialismo.

Togliatti continuò a criticare il “compromessosocialdemocratico”, e i partiti che lo incarnavano, perchériteneva che avessero smarrito quell’orizzonte, ma neifatti, con la Costituzione contribuì a scrivere uno dei piùnobili documenti del Novecento, garante di una comunitàin cui i lavoratori hanno nello Stato democratico unanuova collocazione in un rapporto dialettico con ilcapitale e più in generale con la “proprietà”. Nella libertàdi tutti.

Le riforme, indispensabili per costruire una societàancora più giusta, fondata sull’uguaglianza nella libertà,sono affidate non a minoranze rivoluzionarie, ma alformarsi di maggioranze e minoranze, cioè alla volontàpopolare espressa dal Parlamento. Togliatti consideròsempre la Costituzione come asse portante di tutta l’azionepolitica e sociale del Pci, della sinistra, delle forze che sibattevano per il progresso. Su questo terreno furonocontrastati il massimalismo e l’estremismo comunista di

Page 173: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

estrazione operaista o piccolo-borghese. Insomma laCostituzione come stella polare di ogni strategiariformatrice, come progetto di una società in continuagraduale costruzione. E la battaglia politica e culturale suquesto terreno diede, a chi l’espresse con più coerenza econvinzione, la possibilità di identificare il proprio agirepolitico con quello delle istituzioni. Faccio due esempiche sono fra i più significativi: Pietro Ingrao e Nilde Iottipresidenti della Camera dei Deputati e il ruolo assolto daGiorgio Napolitano come capo dello Stato.

In questi anni tutte le forze della sinistra europea hannorivisto i loro programmi, adeguandoli ai mutamentiverificatisi nel capitalismo globale. Soprattutto dopo ilcrollo dell’Urss e i processi di mondializzazione di cuitanto si è parlato. Sappiamo che questa ricerca haconosciuto successi e sconfitte. Solo in Italia non c’è statouno sforzo politico-culturale e organizzativo per ridefinireil ruolo che storicamente ha sempre avuto la sinistra.Senza dubbio occorreva un serio impegno d’innovazione,comprese delle cesure, rispetto a quella storia, segnataanche dalla presenza del Pci di Togliatti, ma non la sidoveva certo cancellare, come invece è accaduto. Ilgrande e antico albero del socialismo italiano poteva dareancora frutti. Altro che quercia!

Nel maggio 2010, è uscito per Donzelli un librointeressante, ricco di spunti, riflessioni, e documentazioni,scritto da Enrico Morando, Riformisti e comunisti?, in cui

Page 174: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

racconta una storia dei “miglioristi” nel Pci, nel Pds, neiDs e nel Pd. Fra tante cose questo libro contiene unacritica di “continuismo” e di “richiamo alla tradizione”verso i più anziani esponenti dell’area riformista: Bufalini(in modo particolare), Napolitano, Macaluso,Chiaromonte. Non è questa l’occasione per discutere quellibro, ma è questa l’occasione per dire che, almeno a mioavviso, una delle ragioni per cui la sinistra, dopo il 1989,non ha avuto più identità è proprio il fatto che questa èstata ricercata nella più “netta discontinuità”. Morandocritica una mia valutazione frutto di una mia fermaconvinzione, quando dopo la Bolognina affermai cheoccorreva “recuperare il nucleo vitale della nostra storia”in un partito che poteva e doveva fare propria la storia etradizione socialista, con tutto ciò che di positivo e dinegativo, di successi e di sconfitte, essa ha espresso inItalia e in Europa.

Può darsi anche che quel giudizio fosse sbagliato ecomunque non realistico dato che le cose a sinistra sonoandate in tutt’altra direzione. Su questo ho scritto molto enon mi ripeto. Dico solo che queste pagine dedicateall’opera di Togliatti non sono frutto di nostalgie o di“continuismo”, ma del convincimento che nella storiadella sinistra italiana c’è anche questa. So bene che capireciò che è vivo e ciò che è morto, per l’oggi e per il futuro,e metterlo in evidenza è opera difficile e rischiosa proprioperché sembra che si stia con la testa rivolta al passato e

Page 175: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

non al futuro. È più facile azzerare tutto. A questoproposito Morando cita una frase di Vittorio Foa: “Siguarda al futuro pensando al presente e guardando alpassato, come una mera ripetizione di cose vissute. Neidirigenti della nostra sinistra [...] manca tuttavia l’ideache il futuro è un’altra cosa, che va guardato con altriocchi, con una testa nuova”. Ma attenzione alla “testanuova”. A volte quelle teste pensano al nuovo, anzi alnuovissimo e trovano il vecchio, anzi, il vecchissimo. Ilfuturo è un’altra cosa, dice giustamente Foa, ma perindividuarlo e capirlo servono anche il presente e ilpassato.

Tanti anni fa Gerardo Chiaromonte partecipò a uncongresso dell’Spd. Al suo ritorno gli chiesi notizie suilavori. Gerardo mi rispose che quel che più d’ogni altracosa l’aveva colpito era l’addobbo della sala in cui sisvolgeva il congresso. Tanti drappi rossi con tante foto:Marx ed Engels, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht,Kautsky, Bernstein e altri. Un partito che da tempo avevafatto la grande svolta di Bad Godesberg non cancellava ilsuo passato e il suo a volte drammatico cammino.

Un’ultima nota. Nei giorni in cui scrivo, da più parti sifa riferimento alla Costituzione sulla quale in momentiparticolarmente difficili ha fondato il proprio agire ilpresidente della Repubblica. La “più bella del mondo”,l’ha definita Roberto Benigni in uno spettacolo seguito damilioni di telespettatori. Un giudizio condiviso dai più

Page 176: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

valenti costituzionalisti e studiosi di diritto, come dagliuomini politici che hanno servito il nostro paese.

La Costituzione in passato ha rappresentato per tantiitaliani il terreno su cui condurre la battaglia democraticaper avanzare lungo la via italiana al socialismo. Quellaprospettiva sembra oggi solo una vecchia illusioneideologica. In parte è così. Tuttavia lo scontro sociale,politico e culturale sui temi che costituiscono l’ossaturadella Costituzione è più che attuale. Oggi come allora,essa è la barriera per difendere democrazia e diritti, ilriferimento imprescindibile per mantenere l’unità e lacoesione nazionale, anche se appare ormai necessarioadeguarne alcuni articoli concernenti il funzionamentodelle istituzioni.

Osservo che alcuni gruppi, giornali e personalità che nehanno fatto la loro bandiera – penso a Libertà e Giustizia,l’associazione presieduta dal professor Zagrebelsky –hanno come riferimento il vecchio Partito d’Azione. Senzadubbio una forza di grande rilievo nell’antifascismo, nellaResistenza e nell’immediato dopoguerra. Un partito in cuimilitarono personalità di valore, combattenti di tantebattaglie politiche e morali. Tuttavia la Costituzione fuessenzialmente opera dei “socialcomunisti” e della Dc.Togliatti svolse un ruolo determinante.

Ribadisco. Tutti i movimenti e tutti gli uomini chedettero un contributo sostanziale nel creare le condizioniper fare dell’Italia una Repubblica democratica e dotarla

Page 177: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

di questa Costituzione debbono essere ricordati comemeritano e possono stare nel Pantheon di ogni forza cheabbia la Carta nel proprio Dna. Fra questi, piaccia omeno, c’è il Partito comunista italiano e c’è PalmiroTogliatti.

Un proverbio cinese dice: “Chi prende l’acqua da unpozzo non dovrebbe dimenticare chi l’ha scavato”.

Page 178: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

INDICE1.2.3.4.5.6.7.8.9.10.

Page 179: Comunisti e Riformisti_ Togliat - Emanuele Macaluso

Table of Contents1.2.3.4.5.6.7.8.9.10.