COMMENTO AL PATER NOSTER

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Cornelio Fabro COMMENTO AL PATER NOSTER Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino

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Cornelio Fabro

COMMENTOAL PATER NOSTER

Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino

...Il nostro pane quotidiano. Il testo greco ha “super-substantialis” (�πι��σι�ν Mt 6, 11) che è traduzione piùletterale e più aderente al contesto: ma anche il “quotidia-no” della tradizione ha il suo significato di consolazione edi conforto, perché ci ricorda la sollecitudine del Padreceleste per la nostra vita terrena, per alleviare la fame etutte le sofferenze del corpo, che occupano tanta partedella nostra vita e, per tanti uomini, la maggior parte dellaloro vita. La povertà volontaria, che consente il necessarioed accetta di privarsi del superfluo, è certamente gradita aTe, o Padre, che l’hai mostrata nel tuo Figlio e nei tuoiservi fedeli, come testimonianza di distacco dai beni dellaterra, dalle ricchezze che corrompono l’anima e guastanoil cuore perché lo mettono in superbia, lo immergono inmille preoccupazioni, non gli danno pace. Fa, o Signore ePadre misericordioso che i ricchi – siano essi privati osocietà industriali – si ricordino di tanti poveri che nonhanno (anche oggi) il pane necessario. Fa che i governipensino alla pace e non alla guerra, come invocava PapaPaolo VI e come oggi invoca Giovanni Paolo II, e devol-vano almeno parte delle enormi spese per gli armamenti,causa di sofferenze inaudite e di morte di tanti innocenti,a procurare il pane ed i mezzi per alimentare, per curarela vita dei tuoi figli, sparsi ovunque e dispersi ovunque,anche oggi, da tante guerre insane e fa che, tuttavia, cisentiamo tutti fratelli con Gesù Cristo, nostro Salvatore,che ha moltiplicato i pani, e con Te, che dai il sole e lapioggia per il nostro pane quotidiano. Amen

Cornelio Fabro

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Copertina PN 24-07-2002 10:52 Pagina 1

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Cornelio Fabro

COMMENTOAL PATER NOSTER

a cura di

S.E. Mons. Marcelo Sánchez Sorondo

Presentazione di

Padre Abelardo Lobato OP

EXTRA SERIE 2

PONTIFICIA ACCADEMIA DI SAN TOMMASO D’AQUINO

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In copertina: Santi di Tito, Gesù nel Getsemani,affresco, 1562 ca., Casina Pio IV, Città del Vaticano.

Ringraziamo vivamente Suor Rosa Goglia per averci offerto questoinedito del Padre Cornelio Fabro a ella dedicato nel seguentemodo: “Umile omaggio di gratitudine alla prof.ssa Suor Rosa Gogliaper la sua paziente e preziosa collaborazione – P. Fabro, in Gesùnostro Signore” (nota del curatore).

ISBN 88-88353-03-8

CITTÀ DEL VATICANO 2002

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PRESENTAZIONE

Nel 1989 chiesi a P. Fabro una pagina d’introdu-zione per alcuni opuscoli filosofici di San Tommasod’Aquino che io pubblicavo a Roma, per i tipi dellaCittà Nuova, ed egli non solo mi accontentò di buongrado, ma iniziò il suo discorso con una riflessionesulle “opere minori” che i grandi pensatori di solito cilasciano come “corteo di gala” alle loro opere maggio-ri, quasi fossero squisite briciole che cadono dalla loroabbondante mensa. Grato per il dono ricevuto allora,non posso rifiutare adesso l’invito rivoltomi dal caroamico Mons. Marcelo Sánchez Sorondo di scrivere unapagina di presentazione a questo originale opuscolopostumo di P. Fabro sul Pater noster. Gli opuscoli deigrandi pensatori, come Tommaso, hanno un grandevalore per i problemi che affrontano. Questo scritto diP. Fabro, se visto all’interno della sua notevole produ-zione, risulta alquanto singolare. Possiamo dire che sitratta di una “preziosa margherita” che non solo ciindica il sentiero dell’incontro con Dio, al di là e al disopra delle vie tracciate dalla speculazione astratta,ma ci svela anche il vero volto dell’autore, una dimen-sione nascosta della sua personalità e della sua spiri-tualità. Non è solo uno scritto sulla preghiera, ma è inprimo luogo esso stesso un’autentica preghiera. Tutti,

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per esperienza, siamo a conoscenza del rapporto tra lapreghiera ed il soggetto che prega. La preghiera, quan-do è fatta non solo con le labbra, ma con il cuore,affonda le sue radici nel profondo dello spirito umano.Dimmi come preghi e ti dirò chi sei. Ai pensatorimedievali come Raimondo Lullo piaceva l’immaginedell’albero come sintesi delle realtà complesse. Anchel’uomo era come un albero, ma con le radici rivolte inalto, poiché vive d’amore e di pensieri. Le sue bracciaprotese al cielo quando prega, sono il segno dello slan-cio del suo amore verso Dio. Il discepolo di Cristo haricevuto il mandato di pregare, stabilendo così un dia-logo sincero con il Padre. Cristo ha trasmesso agli apo-stoli il giusto modo di pregare. In questo opuscolo P.Fabro segue l’esempio e il comando di Cristo, prega e ciinvita a pregare. Partendo dalla sua esistenza, in unmodo forse migliore di qualunque altro, ci svela unanuova dimensione della sua poliedrica personalità,quella del cristiano orante. Infatti egli non è solo, né inprimo luogo, il filosofo, il polemista acuto, il tomistadell’ actus essendi, o della partecipazione, il pensatoregeniale che rimane stupito dinanzi al miracolo dellalibertà umana, ma è l’uomo “religato” al suo principio,attirato dall’amore che muove il sole e le altre stelle,l’uomo del dialogo ininterrotto con il Padre. Questoopuscolo è una briciola di immenso valore da porreaccanto alle sue grandi opere, uno scritto minore digrande intensità che merita di essere annoverato nelcorteo di gala dei suoi scritti.

Il testo è accessibile a tutti, poiché in esso Fabro ado-pera il linguaggio dei semplici, di coloro che non

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hanno bisogno di percorrere le cinque vie per arrivareal Dio vivente. Il libro accoglie una a una le parole, ipensieri, le realtà del Pater noster. Infatti dalla primaparola all’ultima questo testo è un colloquio tra P.Fabro e Dio. Potremmo anche definirlo un soliloquio, omonologion, poiché tutto quanto viene detto procededalla lingua di Fabro. Tutto si dirige a Dio, ma Dionon parla; è il Dio dell’ascolto e del silenzio, il Dionascosto, il Padre onnipresente avvolto nel suo mistero.

La mia presentazione non vuole essere altro che uninvito alla lettura e alla condivisione di questa pre-ghiera, e per questo si limita alla individuazione, neltesto, di tre prospettive che sono come tre diverseimmersioni nella realtà complessa dell’opuscolo: unaesterna, che rende ragione dei fatti e delle circostanzedi maggior rilievo relative al testo; un’altra interna,che ci porta alla scoperta della spiritualità di P. Fabro,in quanto uomo davanti a Dio; e infine una terza,una lezione esemplare di preghiera per il cristiano eper l’uomo d’oggi.

Fodiens sepulchrum invenit thesaurum! Coloro chehanno fatto visita a P. Fabro nel suo studio di SantaCroce al Flaminio, sono consapevoli di aver parteci-pato durante il colloquio ad un banchetto culturale.Di solito egli si trovava accanto al tavolo di lavoro, trauna montagna di libri, alcuni ordinati negli scaffali,molti altri accumulati dove c’era posto. La sua bencurata biblioteca raccoglieva le edizioni critiche deigrandi pensatori. Non c’era più spazio per i nuovilibri. Avendomelo chiesto, una volta dalla Spagna gliportai un pacco di libri del Cardinale Ceferino

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González, che desiderava leggere per sapere se anchelui nel trattare il rapporto dell’ente e dell’essere eraincorso nel fenomeno che egli descriveva come “l’offu-scamento dell’essere nella scuola tomista”. Il pacco èrimasto lì, in un angolo ma, tempo dopo, quando sonoandato a riprenderlo, era smarrito e risultò introvabi-le. Accanto ai libri, e tra di essi, c’era anche un’altramontagna, quella dei quaderni, dei fogli, degli scritti,pieni della sua grafia piccola e precisa. Era un lettoreinstancabile e un fecondo scrittore, che confessava diessere una rara avis nella sua Congregazione che eramaggiormente dedita all’apostolato parrocchiale.Dopo la sua morte, mentre la sua fornita biblioteca siè salvata ed è stata resa accessibile agli studiosi, i qua-derni sono ancora nella “montagna” e sono in via diesplorazione. Le ricerche che compie Suor RosaGoglia, la discepola fedele, ogni tanto ci danno unagrata sorpresa. L’ultima è questa scoperta dei com-menti al Pater noster e all’Ave Maria. Sono due scrittisimili per stile ed estensione, e risalgono agli anni1980, 1981. La trascrizione, l’ordine dei fogli, lanumerazione delle meditazioni, ha richiesto un lavo-ro paziente, ma il risultato è ora sotto gli occhi di tutti:entrambi gli scritti sono dei veri gioielli di letteraturaspirituale.

Il Commento al Pater noster, iniziato sabato santo5 aprile 1980, contiene 88 riflessioni o come egli dice“pensieri dalla meditazione”, e termina il 24 lugliodello stesso anno. In 110 giorni ha scritto le riflessioniseguendo le parole del Pater noster. Con due frasi inlatino, una posta all’inizio l’altra alla fine, Fabro ci

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indica le sue finalità. Queste riflessioni non le scrive-va per poi pubblicarle, ma in quanto testimonianzadel vivere nel nostro tempo. La preghiera ammettetutte le forme dell’espressione umana, come è verifica-bile nei Salmi, ma due sono le forme principali, la lodee l’invocazione. Il vangelo di Luca è il miglior testimo-ne di come Cristo abbia pregato e ci abbia insegnatoa pregare avvalendoci di queste due forme di preghie-ra ( Lc 11, 1-4). Il Pater noster contiene in sintesientrambe le forme, pur essendo primariamente pre-ghiera di invocazione. Anche Fabro le radunaentrambe in modo singolare. Egli si propone di lodareDio, per ottenere la sua misericordia: Ad laudem Deiut misereatur mei! Nell’ultima meditazione aggiungela lode a Maria: Ad laudem Dei Mariaeque. Fabromedita scrivendo, e scrive meditando. Imita leConfessioni di Sant’Agostino il quale intendeva lodareDio più che confessare i propri peccati, tenendo pre-sente che siamo stati creati per lodare e glorificareDio, e questo è il nostro ufficio per l’eternità. Ognunadelle 88 preghiere inizia con il saluto a Dio e finiscecon l’Amen.

Chi segue il filo delle riflessioni scopre le circostan-ze che hanno spinto Fabro ad elaborarle ed a lasciar-le per iscritto. Le motivazioni non sono quelle del pro-fessore che sceglie un soggetto o un problema cercan-done la soluzione o l’orientamento, avendo in menteil discente o il lettore. Qui le circostanze sono esisten-ziali, in quanto queste meditazioni sono radicatenella realtà della vita di Fabro; hanno la sua Sitz imLeben! Infatti, si può dire che sono tre le circostanze

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che hanno avuto un influsso particolare: la suamalattia, il peso dell’età (Fabro aveva 70 anni), leminacce che il 24 aprile gli rivolsero le Brigate Rosse,con il biglietto “ora attacchiamo i preti: tu sei il 3ºdella lista. BR”. In quel momento Fabro era uno sti-mato ed apprezzato Professore dell’Università diPerugia, un uomo di rilievo nel panorama culturaleitaliano. I suoi libri, le sue opere maggiori, tutte hannouna risonanza mondiale: quelle sull’ateismo, suKierkegaard, sulla filosofia di San Tommaso, su GesùCristo nei pensatori moderni, sulla preghiera in filoso-fia, su filosofi controversi come Severino il cui pensie-ro porta al nulla, o come Rahner che propone la suasvolta antropologica, e la sua battaglia sul problemadella libertà. Nel 1974, in occasione del VIICentenario della morte di San Tommaso, Fabro era iltomista di maggior rilievo presente negli atti comme-morativi. Nel 1980, essendo mutato il panorama, egliprende in mano la sua esistenza e si mette in ginoc-chio davanti a Dio, cercando la misura e la verità sulsuo essere, cosa che non trova né fuori di sé nelmondo, né dentro di sé, ma solo nello stadio religiososopra di sé, in ginocchio davanti a Dio. Questo è l’at-teggiamento giusto per scoprire se stessi, la realtà delleproprie umane miserie e della divina misericordia. Leparole del Pater noster, una ad una, come Teresad’Avila consigliava alle sorelle carmelitane per faremeditazione ed apprezzare le cose di Dio, gli apronol’orizzonte sconfinato del colloquio con il Padre. Egliloda e chiede. Scruta le meraviglie del mondo, i miste-ri dell’amore, e li esprime nelle parole della riflessione.

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Quello che prega, lodando, chiedendo, confessando èl’uomo reale, Cornelio Fabro, nella sua complessità esincerità. Le circostanze lo motivano in modi semprenuovi. Pensa che questa possa essere l’ultima occasio-ne della sua vita presente, perché la morte appare vici-na. In queste circostanze è salutare lodare Dio, rin-graziare, scoprire la bontà del Signore che ci regalatanti doni, che ci ama infinitamente, e allo stessotempo chiedere perdono. Egli è il Padre della miseri-cordia e dell’amore che perdona.

Il modo di svolgere queste meditazioni di lode èoriginale. Lo stile è l’uomo. Lo stile della preghierarivela la profondità o la vacuità dell’uomo. Fabronon fa un commento al Pater noster nello stile classi-co. Egli conosce bene tanti commentari, ma soloqualche volta vi fa ricorso, come nell’interpretazionedel pane “sovrasostanziale”, altrimenti si distacca datutti. Non menziona il Commento di San Tommaso,quando si sentiva vicino alla morte, stilato nel corsodella catechesi al popolo di Napoli. Il suo discepoloTolomeo di Lucca, ricorda il frate predicatore con gliocchi rivolti al cielo che usava il “volgare napoletano”e commuoveva il popolo fino alle lacrime. Quello erapredicare, fare catechesi, Fabro vuole solo pregare.Per questo ha scelto uno stile singolare: tutte le rifles-sioni sono un dialogo con Dio, con il Padre. Egli nonricorre alla parola aramaica preferita da Gesù:Abbà. Fabro dialoga con Dio Padre. Questo nome èquello dell’amore e del principio. Le meditazioni, allostesso tempo dialogo e preghiera, hanno come puntodi partenza e come tema centrale una delle parole del

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Pater noster. A tutte queste parole dedica più di unariflessione. Ogni invocazione è seguita da una mediadi 5 riflessioni. La più lunga è quella che riflette su“come noi rimettiamo” alla quale dedica circa 20giorni. Ognuna delle meditazioni si svolge nei limitidi una sola pagina, qui presentate con una numera-zione progressiva da 1 a 88. Pensatore nato, Fabro siattiene al principio della preghiera come dialogo conil Padre, e ricorre alle verità di fede, nei due grandimisteri quello della Trinità e quello del Dio fatto uomo.Ogni riflessione ha una propria unità e si sviluppaattorno ad un pensiero centrale. Spontaneamenteemergono i fatti che egli vive: i libri, le edizioni, lamalattia, il fine della propria esistenza nella morte.Fabro orante ha presenti i santi della sua devozione:ricorre spesso a Santa Caterina da Siena, a SantaGemma Galgani, a San Tommaso d’Aquino. Nelleriflessioni ritorna anche il suo disagio per la realtàecclesiale e teologale del post-concilio. Ha davantiagli occhi e al naso il fumo di Satana che è entratonella Chiesa, gli pseudoteologi di moda, i maestri del-l’errore. Non può evitare l’erudizione, e ricordaanche Aristotele che ha parlato del bene che attiraverso di sé tutte le cose. Le riflessioni lasciano traspa-rire il vero volto dell’uomo, del pensatore, del cristia-no. Egli confessa la sua passione per la libertà, ilgrande dono di Dio all’uomo, ed anche, comeSant’Agostino a proposito del rimpianto, pronuncia ilsuo Sero te amavi, pulchritudo tam antiqua et tamnova, sero te amavi! * Confessando le sue miserie

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*Conf. X, 27, 38.

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umane, in ginocchio davanti al Padre, questo Fabroè molto diverso dal Fabro polemista, è molto lontanodalle dispute accademiche, capace com’è di chiedereperdono per i suoi eccessi verbali, ed invocare un rag-gio di verità per i suoi avversari. La sua devozione perMaria è notevole, ed in lei si rifugia chiedendo prote-zione. È commovente la confessione del suo distaccodalle cose che solitamente lo occupano, i libri, le pole-miche, le argomentazioni e la sua accettazione dellamorte, come offerta al Signore. Ricordo una paginadel suo Diario, letta al suo funerale, scritta il giornoin cui visitò Pompei e si confrontò con i corpi pietrifi-cati degli abitanti sepolti dalla lava, pensando allasituazione del suo corpo dopo la morte! Tutto diventamotivo di dono di sé a Dio Padre che ci ha creati perla sua gloria.

Queste riflessioni sono anche una lezione per tuttinoi. Il Pater noster sarà sempre la regola della pre-ghiera, del colloquio con Dio. Era la preghiera diCristo, il modo di dialogare con il suo Abbà. Egli lo havoluto trasmettere ai discepoli: “Voi pregate così” ( Mt6, 9). Il Pater noster è divenuto la preghiera dellaChiesa, del credente. Fabro lo ha capito e su di esso hameditato con stile originale e personale. Loda e chiede.Egli si fa interprete della realtà del cosmo, della mera-viglia dell’uomo nelle sue espressioni e nelle sue strut-ture, allo stesso modo in cui il salmista guarda il cielostellato sopra di noi che suscita ammirazione e lode. Ildialogo di Fabro con il Padre porta il lettore nella stes-sa atmosfera spirituale dell’autore. Tanti brani di que-ste riflessioni si possono recitare come un salmo.

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Sembrano una continuazione della preghiera diSelomó ibn Gabirol nel suo libro Keter Malkut, che gliebrei recitano accanto al salterio della Bibbia. Ma piùche una richiesta a condividere con lui questo canto,il commento Fabriano al Pater noster è un invito afare come lui, ciascuno con i propri sentimenti, i pro-pri doni e le proprie miserie. Niente è più personaledella preghiera faccia a faccia con Dio, niente apre dipiù il cuore alla comunicazione.

Benvenuto, dunque, questo scritto postumo, questocommento al Pater noster, questo nuovo Fabro orante,che ha esaminato a fondo la preghiera dei filosofi, el’ha superata con la preghiera dei discepoli, che anco-ra oggi come nella Pentecoste perseverano con Mariain attesa che irrompa lo spirito a rinnovare la facciadella terra.

Fra Abelardo Lobato, OP

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PATER NOSTER

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AD LAUDEM DEI UT MISEREATUR MEI*

Sabato Santo, 5 aprile 1980

(PENSIERI DALLA MEDITAZIONE)

1. Pater – Padre. Gesù ha voluto chiamarti con il primonome dell’amore, non con qualche attributo consacratodalla separazione fra noi e Te, Principio primo, Principiosenza principio. Ti ringraziamo, o Padre, che sei il Principiodel mondo, il Padre di Gesù e il Padre nostro. È vero che seiil Principio del mondo, in quanto Dio, e perciò unitamenteal Verbo tuo Figlio ed allo Spirito Santo, Amore sostanziale:al Figlio, come esemplare perfetto di tutte le cose, del lorosviluppo, delle loro diversità e proprietà, poiché “senza diLui non è stato fatto nulla di ciò che è stato fatto”. È veroanche che è per l’amore, per l’impeto e lo slancio di comu-nicarti – e quindi unitamente allo Spirito Santo – che haicreato dall’abisso del nulla l’immensità del mondo, la pro-fondità dell’abisso degli esseri spirituali, perché ti conoscanoed amino come Dio e come Padre. Così sei Padre nel sensopiù ineffabile e dolce: Padre del Verbo, che sarà il nostroGesù per grazia di Maria, nostra madre di grazia. Padre delVerbo, generato ab aeterno, dal fondo della divinità fin dal-l’eternità, e nato da Maria per opera dello Spirito Santo neltempo opportuno della salvezza. Sei Padre del Verbo pergenerazione e comunicazione di eterna Sapienza, sei origi-ne dello Spirito Santo per spirazione d’amore, sei principiodel mondo per donazione di esuberante pienezza e creatu-ra nostra per infinita ed inesauribile misericordia. Sii semprebenedetto, o Padre!

Amen

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* Tutti i titoli si riferiscono alla ricorrenza del giorno in cui è stata scritta la riflessione.

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PASQUA DI RISURREZIONE6 aprile 1980

2. Padre. Sei anzitutto Padre, per generazione eterna,del tuo Figlio unigenito che è “lo splendore della tuasostanza”, Dio vero da Dio vero, del tutto uguale a Te nellanatura, ma distinto come Persona in ineffabile unione divita. Tu sei il principio, Tu sei la Fonte, Tu sei l’origine.Principio infinito, da Te procede il Verbo infinito, fonteeterna; da Te procede il Verbo eterno, origine inesausta; daTe procede il Verbo che illumina il mondo e mille e infini-ti mondi, se esistessero. Sei insieme Padre del Cristo ch’è iltuo Verbo incarnato, nostro Salvatore amorosissimo. È conquesto dolce nome di Padre ch’Egli t’invoca, fiducioso,nella sua vita terrena: “Io ti rendo lode, o Padre, Signoredel cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose aidotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, per-ché così ti è piaciuto” (Mt 2, 25). A Te Egli si appella perrivendicare, ancora giovinetto, l’indipendenza della suamissione di Salvatore del mondo: “Non sapevate, rispondealla dilettissima Madre nel tempio, che devo occuparmidelle cose del Padre mio?” (Lc 2, 49). Al Padre celeste sirivolge nell’angoscia della sua agonia di sangue: “Padre, sevuoi, allontana da me questo calice!” (Lc 22, 42). Al Padrechiede, dalla croce, perdono per i suoi crocifissori: “Padre,perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Ed al Padre, nel momento della morte atroce, esprimel’amoroso lamento: “Dio mio, Dio mio, perché mi haiabbandonato?” (Mt 27, 45). Ed a Lui si abbandona: “Padre,nelle tue mani raccomando il mio Spirito” (Lc 23, 46).

Amen

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LUNEDÌ DELL’ANGELO7 aprile 1980

3. Padre. Come per l’intelligenza sei il Principio e l’o-rigine del Verbo, Figlio Tuo unigenito e Salvatore nostro,così per l’amore sei il Principio e l’origine dello SpiritoSanto, ch’è l’amore Tuo sussistente, comune col Figlio inun unico amore ch’è Persona divina sussistente come Tee il Verbo tuo. Così Tu e il Figlio vi amate eternamente einfinitamente nello Spirito Santo, come il fiore eterno einfinito. Ti adoriamo, o Padre, per il dono dello SpiritoSanto, amore di ogni amore, vita di ogni vita, che hai con-cepito, nel seno della Vergine Maria, il nostro dolcissimoSalvatore Gesù. E per questo Amore sostanziale, Tu haimanifestato la tua compiacenza sopra il Verbo incarnato,all’inizio della sua vita pubblica. E questo amore, sottoforma di lingue di fuoco, Tu hai comunicato agli Apostolinel giorno della Pentecoste, quando li hai mandati nelmondo a fondare la Chiesa ed il Regno di Cristo, tuoFiglio. È per questo Spirito che anche noi, nel Battesimo,diventiamo tuoi figli di misericordia ed otteniamo laremissione dei peccati nel Sangue di Cristo. È allora inquesto Santo Spirito che Tu ami Te stesso e noi, che Tu tiunisci al Figlio ed ami la tua creatura, che hai fatto sorge-re dal nulla, l’hai redenta col Sangue del Tuo Figlio e lecomunichi la Grazia, ch’è partecipazione della tua divinanatura, comunione della tua vita e anticipazione, nelleprove della vita, della tua gloria.

Amen

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MARTEDÌ DI PASQUA8 aprile 1980

4. Padre Nostro. Come sentiamo confortante, inquesti giorni della Pasqua del tuo Figlio Risorto, che cisei Padre... e Padre amorosissimo! Padre di tutti, grandie piccoli, conosciuti e sconosciuti, ignoranti e colti, bir-banti o santi... Tu sei ugualmente Padre. Anzi, sei piùvicino ai diseredati, agli abbandonati, ai dimenticati, aimalati, agli erranti... a quanti sono senza padre, nell’ani-ma e nel corpo, ed hanno più bisogno di avere un Padre,ma non un Padre qualsiasi... ma d’un Padre di infinitabontà, come infinita è la loro miseria; un Padre d’infini-to amore, come è infinito il loro dolore; un Padre d’infi-nita misericordia, com’è stata grande e continua e dolen-te la loro colpa. Tu ci sei Padre in Gesù Cristo, il tuoFiglio unigenito e Verbo eterno e fonte d’ogni verità. Tuci guardi in Lui, ch’è l’oggetto delle tue compiacenze,mentre noi ti offendiamo ogni ora, ogni minuto, ognimomento. Tu ci ami in Lui, Agnello senza macchia, chesi è abbandonato al mistero della tua volontà di salvarcicol suo Sangue. Tu ci salvi in Lui, nel quale ti sei com-piaciuto, che hai chiamato il tuo Figlio diletto nel qualeti sei compiaciuto. Tu, in Lui, ci dai il tuo Santo Spirito,che c’infonde il conforto della fede nella tua verità, cheper noi fuga ogni tenebra, nella speranza del tuo premio,che per noi fuga ogni tristezza, nella pienezza del tuoamore misericordioso ch’è l’unico conforto nella penadell’esilio da Te, o Padre amorosissimo.

Amen

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MERCOLEDÌ DI PASQUA9 aprile 1980

5. Padre Nostro. Tu ci sei Padre amoroso, Padre ditutti, buoni e cattivi, dei buoni perché perseverino, e deicattivi – ohimè: e non siamo stati tutti ingrati agli infinitidoni della tua misericordia? – Tu ci hai amati e ci amisempre in Gesù Cristo, tuo Figlio unigenito, facendoci,benché tanto miserabili, tuoi figli di adozione con il donodel battesimo e della tua grazia. Così, oppressi dalle falseideologie del mondo, immersi nell’ignoranza e sconvoltidalle passioni della triplice concupiscentia, e soprattuttotraviati dalla superbia della vita e dalle sue illusioni, il TuoFiglio ha vinto il Principe di questo mondo e ci ha portatia libertà, ci ha donati l’unica vera libertà dello spirito. È ilSanto Vangelo che ci consola quando ci dice che Egli è“pieno di grazia e di verità” e che la “grazia e la verità ci èfatta per Gesù Cristo”, ch’Egli “ha reso testimonianza allaverità”, ch’Egli “è via, verità e vita”, ch’Egli ci comunica lo“spirito di verità”, che procede da Te, o Padre, principio diogni principio, perché sei senza principio. Egli ha dato“testimonianza alla verità” fino alla morte di croce, prece-dendo, al cospetto del Padre amoroso e del diavolo invi-dioso, tutte quelle schiere di martiri, cioè quei testimoniche hanno irrorato del proprio sangue il cammino di pas-sione della tua Chiesa nel tempo. Ed è nella parola dellaverità che sentiamo, nel tumulto del tempo, la tua voce,poiché è l’unica verità che ci farà liberi. Fa, o Padre cele-ste, che viviamo sempre di questa “verità dolce”, come lachiamava Santa Caterina, e che moriamo consolati dallasua dolcezza.

Amen

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GIOVEDÌ DI PASQUA10 aprile 1980

6. Padre Nostro. Padre amoroso e potente, con la tuaonnipotenza ci hai tratti fuori dal nulla, e non soltantoportandoci all’essere fuori di Te, come gli astri del firma-mento, il sole, la terra, le piante, gli animali... ma per par-tecipare della tua stessa vita di spirito. Ci hai dato l’intelli-genza per conoscerti e la volontà per amarti: l’intelligenzaper conoscerti riflesso e presente in tutte le cose, la volon-tà soprattutto per accettare, mediante la fede, la rivelazio-ne del Tuo Figlio, unico Salvatore nostro, e crescere nel-l’unione con Te per mezzo della speranza e dell’amore.Mediante la grazia e l’abitazione in noi dello Spirito Santo,anche Tu e il Tuo Figlio, il Salvatore nostro Gesù Cristo, videgnate di abitare in noi, e permettete che noi abitiamo inVoi e comunichiamo con Voi come figli col Padre, comefratelli con Gesù Cristo, salvati e redenti, liberati dalleangosce della vita e dal timore della morte, per le dolci esegrete comunicazioni del Santo Spirito. È questo SantoSpirito che ci fa sentire tuoi figli e ci permette di invocar-ti: Padre Nostro! E c’instilla l’amore di Te e l’abbandonofiliale in Te. In questo amore e abbandono filiale tu ci atti-ri a Te, levandoci ogni attacco al peccato, ogni aderenzaal creato, e chiamandoci alla vera libertà dei figli di Dio,sentendoci, ciascuno, appartenere tutto a Te poiché,come figlio tuo di misericordia e di amore, ognuno si èabbandonato tutto a Te, Padre nostro amabilissimo.

Amen

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7. Padre Nostro. Sì, ancora Padre Nostro: ancora esempre Padre, ancora e sempre Nostro. Padre che non ciabbandoni, Nostro che ci appartieni: miseri come siamo,Tu ci sostieni con la tua onnipotenza, ci salvi con laPassione e la Risurrezione gloriosa del tuo Figlio, ci con-soli dandoci testimonianza che siamo tuoi figli, mediantei gemiti indicibili d’amore del tuo Spirito. Il nostro amoreci porta a conoscerti nel tuo Figlio, nel quale abita corpo-ralmente la pienezza della divinità, e ci solleva all’amoredi Te mediante il tuo stesso amore, lo Spirito Santo, in cuisi comunica intero l’amore tuo al Figlio e l’amore delFiglio a Te – quell’amore che sarà, mediante la creazione,la ricerca di Te nelle vie luminose ed insieme oscure dellacreazione, e soprattutto l’amore che, mediante la grazia,sarà l’ascesa a Te, mediante le vie tutte luce ed amore delsegreto del tuo amore. Padre Nostro! Siamo entrati in que-sto mondo venendo dal nulla, che spesso c’insidia con lemalattie, le guerre lontane e vicine; che ci confonde conle lotte di ogni genere, politiche e religiose; che ci fa smar-rire nelle tenebre sempre più fitte degli errori, delle per-versioni, dei progetti di distruzione e delle sfrenatezze, sìcariche di lacrime e sangue, della volontà del male, dellacontesa del Principe di questo mondo contro di Te. MaTu, Padre Nostro, conosci tutto e puoi soccorrere a tutto ea tutti. Per questo ci rifugiamo in Te.

Amen

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8. Padre Nostro. Chiamandoti “Padre Nostro” Gesù ciha dichiarati tutti tuoi figli: l’ha detto Lui, l’Unigenito tuo,nel quale ti sei compiaciuto. Lo schiavo, colui che è estra-neo alla famiglia ed ha per compito principale il lavoro,ch’è detto appunto servile, lavora sotto il timore servile,cioè del castigo e della pena, così che il lavoro stessodiventa un segno di castigo e di pena, fatto di malavoglia,sotto costrizione, col risentimento, col proposito segretodi ribellione ed evasione. Il figlio, anch’egli appartiene alpadre ma nell’identità e nell’unione di vita, nella comu-nione di amore, nell’appartenenza della donazione ch’e-gli ha ricevuta e che vuole ricambiare: amore per amore,trepidazione per trepidazione, attesa per attesa. Quest’in-vocazione, “Padre Nostro”, sembra infrangere tutti gliattributi metafisici di Dio, già ricordati sopra, ma in realtàessa li capovolge e trasfigura per la nostra gioia e certez-za. Infatti Egli, il nostro Padre, non è un padre qualsiasiche può avere tante cose per la testa e dimenticarsi di noi;non è un padre autoritario che comanda per il gusto dicomandare e di essere servito... Certo, Egli deve attende-re a tutto e ad ognuno: agli astri del firmamento, all’erbadel prato, agli animali del bosco... E tutto gli obbedisce:ma Egli vuole tutto questo per il nostro bene, ed il suoamore non viene mai meno: come l’acqua della sorgente,come il raggio del sole, come il respiro dell’aria... perchéEgli è il Padre Nostro.

Amen

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IN ALBIS13 aprile 1980

9. Padre Nostro. Padre delle nostre anime, soprattut-to. Ed è per l’anima che non muore, per l’anima che desi-dera sempre vivere e desidera vivere per amare, e desi-dera conoscere per amare e vuole amare per poter piùconoscere, per poter conoscere e amare Te, che Tu ci seispecialmente, e vuoi che noi ti siamo specialmente figli.Amore di figli è amore di libertà e di libertà di amore, checi fa gustare Dio e ci rende graditi a Dio. L’amore filiale cifa desiderare, sospirare, correre, incontro al Padre, guida-ti dal Figlio e spinti anzi, quasi trascinati in una nube tra-sparente di luce, dallo Spirito Santo. E solo in Te, nell’a-spirare a Te, Padre Nostro, nasce in noi e si consolida lavera libertà. Anzi, mai ci sentiamo così liberi come quan-do ci sentiamo legati, con un nodo indissolubile di verità,a Te, Verità eterna, fonte di ogni essere, di ogni vita, diogni libertà. Infatti, è lo Spirito Santo che infonde in noi lalibertà che ci salva, che trasfigura, che santifica: la libertàdei figli di Dio. Egli infatti, coi tocchi misteriosi dell’amo-re, è incline ad agire affinché noi operiamo liberamente esenz’alcun attacco, al mondo, al corpo, all’io, ma testimo-niamo amoroso slancio e gagliardo volo verso di Te.Quaggiù, o Padre, altro è il conoscere e altro l’amare:troppe sono le cose che conosciamo e che non amiamo,ma respingiamo. Non così con Te, Padre Nostro: più Ticonosciamo e più ti fai amare, più ti amiamo e più ti faiconoscere, accrescendo una sete ch’è insieme consola-zione, speranza e pace.

Amen

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10. Che sei nei cieli. Quanta gioia, o Padre, il sapereda tuo Figlio che tu sei nei Cieli, che c’è il cielo, che ilCielo è la tua abitazione: che dal Cielo è venuto in terra ilFiglio Tuo unigenito e che al Cielo è asceso, dopo la suagloriosa Resurrezione che abbiamo celebrato in questigiorni, che al cielo è stata assunta la Madre del tuo Figlioe nostra Maria Santissima e che al cielo sono stati accoltii Giusti ed i Santi di tutti i tempi, creature elette della tuagrazia e nostri modelli e intercessori presso di Te. Ma,allora, è il cielo la nostra patria e questa terra è l’esilio perla nostra prova, per la prova della fede e dell’amore. Èuna terra piena certamente di orrori, maledetta da te,come castigo del primo peccato, bagnata dalle lacrime edal sangue di tutti i dolori, le ingiustizie, le guerre, i delit-ti compiuti e che si compiono dagli uomini dopo il pec-cato. Questa terra che tu hai creato così bella, come unafamiglia d’erbe e di animali, è stata, e continuerà ad esse-re, straziata dall’uomo: inaridita, inquinata, resa ostile eminacciosa dai veleni e dagli ordigni di morte confezio-nati dall’uomo. Una terra che tu hai creato ricca, bella,illuminata dal sole, fecondata dalle nubi, protetta nel suocorrere nello spazio dalle leggi della tua sapienza... e cheha ancora i suoi angoli e monumenti di bellezza chefanno pensare a Te, Padre celeste, e rendono meno durol’esilio e più ardente la nostalgia del cielo.

Amen

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11. Che sei nei cieli. C’è un cielo anche sopra di noich’è il complesso degli astri, il sole, i pianeti, le nebulo-se e le galassie a milioni ed a miriadi, che si rincorrononello spazio e che riempiono gli spazi della loro luce edelle loro radiazioni, la maggior parte delle quali forsemai arriverà sulla terra o giungerà quando il ciclo dellasua storia sarà chiuso per noi e ne sarà cominciato unaltro, forse per un’altra umanità. È vero che questi “cieliimmensi narrano la tua gloria!”, poiché solo un Dio pote-va avere una fantasia infinita capace di strutturare la loromateria, solo una potenza infinita, tale da imprimere inessi energie che trascendono la stessa fantasia, soloun’intelligenza infinita poteva e può guidarli con leggiche, dal fondo dei tempi, continuano a guidare queicorpi in un avvicendarsi di energie di cui la nostra mentequasi si spaura. Nelle notti splendenti del plenilunio iltuo cielo quasi si abbassa, come adattandosi alle nostreproporzioni: gli uomini, che in questi ultimi anni sonoriusciti a salire sulla luna, l’hanno trovata deserta. Piùmisterioso è il tuo firmamento nelle notti senza luna,quando le miriadi di stelle continuano a brillare, davantiai nostri occhi, della luce della creazione, della luce Tua,o Dio onnipotente, di cui hai colmato il vuoto infinitodegli spazi, perché l’uomo, di luce in luce, salga fino a Teche abiti in una Luce inaccessibile, ma che doni ai tuoiSanti in comunione al Tuo Verbo.

Amen

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12. Che sei nei cieli. Ma questi sono i cieli materialidi cui non conosciamo, o assai ben poco, la natura, leleggi, lo scopo...: ciò ch’è certo, e questo lo può capireogni uomo, e forse spesso lo capiscono più gli uominisemplici che non i dotti, è che solo una Mente infinita –che sei Tu – può avere concepito e può mantenere, damiliardi di anni, l’ordine fra queste forze di proporzioniincommensurabili. I Pitagorici riuscivano a sentire i movi-menti celesti come una musica meravigliosa, alcuni filo-sofi (come Aristotele e con lui Dante) attribuivano adogni corpo celeste la guida di uno spirito intelligente,quasi quell’immensità di astri fosse il corteo della tua infi-nita Maestria, o Padre nostro che sei nei cieli. Invece essi,e tutto ciò ch’è stato creato, sono stati fatti per l’uomo, mal’uomo è stato creato per Dio: purché sappia sentireovunque, in terra e in cielo, la Sua divina presenza.Anche il cielo che si sconvolge nei grandi cataclismi, finoa quello finale, quando le montagne stesse si scuoteran-no e si sbricioleranno con fragore di distruzione univer-sale, narra sempre la gloria di Dio. L’ultimo sconquassodarà la prova definitiva che quel cielo non è il tuo cielo,il cielo che Tu abiti con la tua gloria e quella dei tuoiSanti. Perciò non è neppure il “nostro cielo”: ma solo ilcielo dell’esilio, dell’attesa, della prova... che nei suoisplendori ci fa pensare a Te, e nei suoi orrori sospirare aTe, Padre nostro Santo, Padre di noi orfani tuoi.

Amen

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13. Che sei nei cieli. Il cielo vero è il mondo dellospirito, l’anima dei Santi: anzitutto l’Anima del Tuo VerboIncarnato, in cui abitava la divinità ipostaticamente pienadi grazia e di verità. Essa è stata il cielo dei cieli, perchéilluminata dagli stessi fulgori della divinità, colma dellasapienza del Verbo, prediletta dal Padre e infiammatad’amore dallo Spirito Santo. Il cielo è l’anima della MadreImmacolata del Tuo Figlio, Sposa dello Spirito Santo eMadre nostra di fiducia e misericordia: cielo sempreterso e puro, splendente di tutta la Grazia che può esse-re partecipata ad una creatura dal Tuo Figlio, autoredella Grazia. Ella è piena di Grazia e, perciò, cielo pre-parato ad accogliere il re del cielo e della terra, ilSalvatore del mondo, e ad accogliere noi tuoi figli, ben-ché tanto indegni ma più ancora bisognosi di una prote-zione e intercessione clemente e sicura, presso di Te,Padre di tutte le misericordie. Il cielo è l’anima dei Santie lo spirito fulgente degli Angeli che ti sono rimasti fede-li: essi sono la corona beata che cantano attorno al tuotrono. Il cielo è, infine, l’anima in grazia qui sulla terra:alcune di queste anime sono, dalla tua bontà, particolar-mente privilegiate: le anime dei tribolati, dei malati, degliabbandonati, di coloro che hai chiamato a parteciparedei dolori mentali e delle sofferenze crudeli della carne,ma anch’esse dono della tua Grazia, che le trasfiguratutte in gemme di cielo.

Amen

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14. Che sei nei cieli. Permetti ancora, Padre miseri-cordioso, un piccolo indugio sul cielo, ch’è la Patria tuain eterno, dove Tu col Figlio e il Santo Spirito, con tutti gliAngeli e i Santi, godi la comunicazione perenne della vitache sale sempre in pienezza eterna. Il tuo Verbo, che haassunto la nostra natura mortale e macchiata dal peccato,ha sofferto, benché innocente, per tutti noi e per tutto ilmondo: lo Spirito Santo, come Te, ha avuto misericordia,in Cristo, delle nostre sofferenze e prega per noi, dalfondo della miseria della nostra anima, con gemiti ine-narrabili. Ed è per questo, Padre Santo, e il più dolce ditutti i padri e padre amorosissimo di tutti gli orfani, che tipreghiamo per tutti quegli innocenti che le leggi inique,di governi iniqui, permettono che vengano uccisi e strap-pati alla vita. Essi, abortiti dalla crudeltà umana, prima esenza poter ricevere il lavacro santo della nascita in Cristocon il Battesimo, vengono certamente rigenerati alla tuagrazia e alla tua vita dal loro sangue innocente, perchévittime del peccato altrui, di coloro che avrebbero chia-mato papà e mamma, per ringraziarli del dono della vita,e dai quali, invece, hanno ricevuto la morte ancor primadi conoscere la vita. O Padre Nostro che sei nei cieli, apriil tuo cielo a questi piccoli angeli dalle ali insanguinate,apri a Te, Padre amoroso, i loro occhi innocenti e fa cheessi intercedano per la conversione di quanti, genitori emedici, li hanno strappati alla vita.

Amen

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15. Sia santificato il Tuo Nome. Non c’è, Padre, nes-sun nome più santo del Tuo: davanti al Tuo Nome s’in-china ogni nome, in cielo e in terra, poiché Tu, a tutti, haidato l’Essere, l’intelligenza, la libertà, la vita. “Santo”, nelsenso più ordinario, è ciò ch’è puro da ogni ombra emacchia: e allora chi più santo di Te, che sei la Luce peressenza, la fonte di ogni bene. Lo sei in Te, non lo seidiventato: lo sei da tutta l’eternità e lo sarai per tutta l’e-ternità. Lo sei come la Santità per essenza, che partecipal’abbondanza della tua grazia alla Madre del tuo Figlio,agli Angeli ed ai Santi e perfino a noi uomini, miseri emiserabili, quando la grazia della tua misericordia ci con-verte a Te. Ma la Madonna Santissima, gli Angeli e i Santisono già con Te nella gloria, e non c’è astuzia malefica opotenza di passioni che li strappi da Te: Tu, il tuoSantissimo Nome, è e sarà santificato in loro, ormai, pertutta l’eternità. Non così per noi, ancora esuli su questaterra, esposti a tutti i venti delle tentazioni, con l’anima edil corpo guasti dalla corruzione di Adamo... Allora, Padre,il tuo nome sia santificato in noi che siamo nel pericolodella prova, che viviamo nell’esilio della Patria, che cam-miniamo, spesso, intossicati dal “fumo del diavolo”, l’in-gannatore. Santifica il tuo Nome versando sulla Chiesa,su ogni anima, sui tuoi avversari, sui traditori della fede,sulla povera anima mia che anela a Te, Padre misericor-dioso, il fiume della tua luce e della tua grazia affinchéconosciamo la strada per venire a Te.

Amen

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16. Sia santificato il Tuo Nome. Nella nostra poveramente i tuoi attributi si accumulano e si confondono.Quale accrescimento può mai venire alla tua gloria dalmondo, dagli uomini, dagli Angeli? ...Tu sei infinito di per-fezione d’ogni parte, e la nostra povera mente si smarriscepensando alla tua gloria in cielo ed alla nostra miseria interra. Ma Tu hai pur creato la terra ed il cielo, le anime edi corpi, gli uomini e gli Angeli... Non li hai creati per il tuovantaggio, poiché allora ne avresti avuto bisogno e nonsaresti stato perfetto; allora ci sarebbe stata successione inTe, nella realizzazione del tuo essere... Nessuna indigen-za e nessuna successione nella Tua vita, nessun accresci-mento nelle tue perfezioni... sul piano dell’essere. Ma tusei Padre ed ogni padre, specialmente un Padre come Te,ama, e amando dona e donando cresce: certamente noncresce nel suo essere, non cresce nel suo amore essenzia-le, come non cresce nel suo intendere essenziale: nellaPersona del Verbo, Egli conosce perfettamente se stesso etutte le cose, nella Persona dello Spirito Santo, Egli amacompletamente se stesso e tutte le cose create: di unaconoscenza infinita, di un amore infinito. Eppure Tu seitanto buono che vuoi il bene di ciò che non era, ed haicreato per questo: vuoi la santità di ciò che Tu hai creatopuro e poi si è macchiato. Vuoi che la creatura ritorni a Te,con la santità che Tu stesso le dai.

Amen

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17. Sia santificato il Tuo Nome. Sia santificato, sì,sia riconosciuto esaltato e glorificato. La natura Ti ricono-sce ad ogni giorno, mese, anno... con l’alzarsi e il tra-montare del sole, con il corso dei pianeti, delle stelle,delle nebulose, con le conflagrazioni delle galassie... contutti i fenomeni dell’immenso fisico che cantano, damilioni e miliardi di anni, la gloria del Tuo Nome. Sia rico-nosciuto, esaltato e glorificato anche nell’infinitamentepiccolo costituito dalle molecole, dagli atomi e dalle par-ticelle subnucleari, con le loro energie segrete chesostengono il mondo, e che potrebbero disintegrarlo inuna conflagrazione universale. Sia conosciuto, esaltato eglorificato specialmente nel mondo della vita e, soprat-tutto, della vita umana: nel mirabile congegno degli orga-ni del corpo, nelle cellule muscolari, nervose, ossee... enei componenti dei liquidi vitali, sangue e linfa, cromo-somi e geni, ai quali hai affidato il potere arcano dellanostra vita segreta, di sostentare ed esprimere fino ai limi-ti della coscienza quest’avventura della vita, che nonavrebbe senso senza di Te, che non avrebbe scopo senzadi Te, che non avrebbe conforto senza di Te, il Viventeeterno per essenza. Così il tuo Nome sia da noi santifica-to nella riconoscenza per tanto dono, nel timore e tre-more di farne abuso e nel proposito di farne scala persalire fino a Te, Padre che sei nei cieli!

Amen

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Page 33: COMMENTO AL PATER NOSTER

18. Sia santificato il Tuo Nome. Il Tuo Nome è anzi-tutto Padre Celeste, santificato da Te, in Te, con la tuasantità essenziale: attuare, contemplare, godere questasantità è la tua stessa vita, l’erompere eterno del tuo ful-gore infinito. Il Tuo Nome è certamente lodato, magnifi-cato dalla natura creata nella mirabile varietà delle sueforme... dall’energia dell’atomo fino alle forme più com-plesse della vita vegetale e animale, dal filo d’erba allaquercia, dagli umili fiori di siepe alle rose, ai tulipani, alleazalee, alle camelie, ai gigli..., che Tu colmasti di colori edi profumi. Ma tutte queste tue creature fanno e nonsanno, mostrano e non amano...: sì, anch’esse sanno eamano ma senza averne coscienza, e questo è, allora, unsapere ed amare non tanto per sé, quanto per noi. È unsapere per stimolare noi a conoscere Te, che tutte le haicreate, piccole e grandi; è un amore perché le amiamo inTe, che le hai colmate di bellezza e bontà... perché nellaloro presenza avvertiamo la tua presenza e nella loro effi-cacia l’azione continua della tua creazione e conserva-zione. Il tuo Nome è diventato, così, il sigillo della crea-zione, poiché il mondo non è venuto all’essere per purocaso, ma con un piano d’altissima sapienza che si vedenell’armonia del tutto, nella semplicità dell’infinitamentegrande e nella complessità dell’infinitamente piccolo. IlTuo Nome sia, allora, per questo riconosciuto, amato elodato per sempre.

Amen

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Page 34: COMMENTO AL PATER NOSTER

19. Sia santificato il Tuo Nome. “Santificato”, cioèconosciuto e riconosciuto, fatto conoscere ed amato, iltuo Nome può esserlo soltanto dagli uomini ai quali tu haiconcesso uno spirito immortale, capace di conoscere edamare. “Sia santificato”: c’è una santità ch’è la risposta del-l’uomo all’amore di Dio, e pertanto dipende dall’uomo,dalla sua libera scelta, come scelta d’amore. È vero che lalibertà stessa è un dono di Dio, ed è parimenti un dono diDio la libertà che porta alla santità, l’esercizio della libertàper amore di Dio, la fuga dal peccato e la purificazionedel cuore, l’offerta della vita e l’accettazione della morte.O Padre, quante nubi si addensano sulla nostra esistenza!Disagi e malattie nel corpo, angosce e sofferenze nellospirito: l’esperienza ci confonde, la memoria ci turba, l’in-telligenza ci delude, la ragione c’inganna... Oh lo so, Tunon volevi che fosse così: Tu ci hai dato il mondo e la vita,il corpo e l’anima perché godessimo i frutti della terra e leopere dello spirito. Ma noi abbiamo peccato, ti abbiamolasciato e le fonti della vita e della gioia si sono inaridite:l’uomo ha preferito il disordine all’ordine, la guerra allapace, la discordia alla concordia, la tenebra alla luce... MaTu, con la Redenzione del tuo Figlio, Cristo Gesù, ci hairidonato lo splendore del Tuo Nome, perché sia santifica-to in noi con l’abbondanza della tua misericordia ed i pro-digi della Tua Grazia. Grazie o Padre!

Amen

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20. Sia santificato il Tuo Nome. Se Tu vuoi che ilTuo Nome venga santificato, è segno che Tu vuoi lanostra santificazione, che vuoi essere santificato in noianche se miseri e peccatori e, quindi, che vuoi togliercidalla miseria e liberarci dal peccato. Noi lo chiediamo aTe, Te lo chiediamo per quanto è grande la tua miseri-cordia ed infinito il tuo amore. Noi ben sappiamo che Tulo vuoi: fa allora che anche noi possiamo volerlo con Te,possiamo unirci a Te in questa santificazione del mondo.Ma Tu lo sai che abbiamo contro, che tenta di sbarrarciogni via, che ci accende la carne col fuoco della concu-piscenza, che ci confonde l’anima con i fumi dell’erroree della superbia, il Principe di questo mondo, ilTentatore e padre della menzogna, colui che per primosi è ribellato a Te, che ha tentato e rovinato il primouomo ed ha tentato e fatto crocifiggere il tuo stessoFiglio: ma Tu hai trasformato la croce in segno e speran-za di salvezza, e da quella morte obbrobriosa del Figliohai fatto scaturire la morte gloriosa dei martiri e dei santi.Vogliamo perciò santificare il Tuo Nome santificando lenostre anime nella lotta contro il Tuo Avversario, controil Principe del male, che Tu stesso sopporti e sopporte-rai fino alla fine del mondo, aiutando i tuoi figli perchévincano nella tentazione, gioiscano nella tribolazione edaspirino alla comunione eterna con Te, anch’essi santifi-cati nel tuo Nome in eterno.

Amen

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21. Venga il Tuo Regno. Il Tuo è un “regno di veritàe vita, di santità e grazia, di giustizia, di amore e di pace”.È vero che Tu, già dall’inizio della creazione, regni sull’u-niverso intero che da Te riceve l’essere, la vita e la lucedelle menti. Il Tuo Regno, perciò, è antecedente e diver-so da ogni altro regno: antecedente per diritto di creazio-ne e non per delega o rapina di potere, come sono glialtri regni e poteri del mondo; è diverso perché il tuoregnare è donare e soccorrere, perché Tu accorri e assistidirettamente, e non per intermediari. E quando ci mandigli intermediari: Gesù Cristo, Tuo Figlio, gli Angeli e iSanti... essi operano nel Tuo Nome, con la tua Potenza eSapienza. Questa appartenenza a Te di ogni cosa, di ognivita, di ogni attività è quella dei fiumi alla loro sorgente edei raggi al sole: Tu, che sei la sorgente e fontana peren-ne di ogni essere e la luce di ogni anima. Anche se nonTi vediamo, Tu sei presente dappertutto, ma non comecolui che assiste ad uno spettacolo, ad un’assemblea o adun convegno qualsiasi. Tu sei presente come Colui chedona l’essere e pertanto è causa di ogni presenza: sei pre-sente come la presenza di ogni presenza, la causa di ognicausa, come la potenza del “mare placido” che accoglieogni essere, che sostenta ogni operazione, dando ad ognicosa un fine ch’è conforme alla sua natura. Così il Tuo èun Regno di liberalità infinita e di libertà totale.

Amen

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22. Venga il Tuo Regno. Ma questo Regno, quellodella tua potenza infinita creatrice e conservatrice di tuttele cose, è già venuto, appunto, con la Tua libera crea-zione, e viene continuamente con la tua generosa con-servazione: ogni cosa, infatti, sprofonderebbe nel nulla,se la tua mano onnipotente non la reggesse. Infatti solola tua Presenza può e deve dirsi la presenza di ogni pre-senza, e solo il tuo Essere può dirsi e dev’essere ricono-sciuto come l’Essere d’ogni essente, poiché tu sei “Coluiche è” e noi (come ogni cosa) siamo “coloro che nonsono”, se Tu ci vieni a mancare. Tu sei, infatti, l’Essereper essenza e noi, con tutte le cose, appena enti per par-tecipazione. Questa dipendenza noi la sentiamo e larespiriamo ogni momento nell’aria che ravviva il nostrosangue, la proviamo ogni giorno, con l’acqua e gli altriliquidi che beviamo, con il pane e gli altri cibi che man-giamo: tutta la nostra vita, a pensarci appena un po’, èuna esperienza di dipendenza. È una dipendenza anzi-tutto dal mondo che Tu hai creato perché l’uomo lo lavo-rasse e ne traesse i mezzi di sussistenza, i rimedi nellemalattie ed i godimenti sani della vita. È una dipendenzaanche, e più intima, che ha il corpo dall’anima: unadipendenza che ci dice la precarietà della vita, quantonon siamo padroni di nulla, né delle cose né del nostrocorpo, ma ospiti soltanto del tuo Regno, ammessi al con-vito dell’essere del tuo Amore.

Amen

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Page 38: COMMENTO AL PATER NOSTER

23. Venga il Tuo Regno. Quindi quel Regno di cuiora abbiamo tutto, è già venuto e sta venendo di conti-nuo, mediante l’energia primordiale che Tu doni, Dioonnipotente, a tutte le cose: sulla terra e negli abissi, nelcielo e nell’inferno, a tutte le creature visibili ed invisibili.Questo Regno dipende solo da Te, che sei il Principio diogni principio senza avere principio, la Causa di ognicausa senz’aver causa ma riposante soltanto in Te stesso,eternamente felice e immutabile.

Ma c’è un “altro” Regno tuo, al quale Gesù ci richiamae c’invita a collaborare. È il Regno della Redenzione, cioèil regno che Adamo aveva perduto e ceduto al diavolo, eche Tu hai voluto riconquistare col Sangue del tuo Figlioe Salvatore nostro Gesù. Sì, Tu l’hai, con infinita miseri-cordia, riconquistato, strappandolo al Principe di questomondo, il grande Tentatore e avversario Tuo: Satana. Maora tocca ad ogni uomo impegnarsi per partecipare, conla sua libertà, alla grazia della redenzione, per vivere lanuova vita e la partecipazione all’elezione della vita eter-na, per unirsi a Te fin da questa esistenza che scorre tur-binosa, e fare della vita terrena un’attesa fiduciosa dellavita eterna. Partecipi, come ci hai fatti, della tua stessa vitaper amore, Tu attendi, da ciascuno di noi, la risposta del-l’amore ch’è quella di militare nell’esercito degli Angeli edei Santi, per lenire il dolore e donare l’amore, per vin-cere il peccato e vivere della tua grazia.

Amen

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Page 39: COMMENTO AL PATER NOSTER

24. Venga il Tuo Regno. “Regno” dice l’organizzazio-ne della vita umana, di una società legata ad un certopopolo e territorio, guidata al vertice dal re. Anche se ilregno umano presenta un vertice, con un potere ch’èstato sempre più limitato, la sua vita e funzionalità è affi-data alla fragilità ed alle passioni della corruzione umana.Non così il “Regno tuo”, ch’è fondato sulla tua sapienteProvvidenza e misericordiosa onnipotenza, e che compi-rà il piano della salvezza del tuo Figlio. Infatti il Tuo è un“Regno di verità e di vita”. La nostra verità è Cristo, ilVerbo incarnato, il tuo Figlio unigenito. “Egli è la Veritàche scaturisce e vive ab aeterno dell’unica ed ugualeessenza divina. È la Verità fuori della quale non ci puòessere verità alcuna e, senza la quale, ogni verità creata sioscura e scivola nella confusione dei vani pensamentiumani. Il Regno della verità che salva è la diffusione deltuo Vangelo, o Gesù, in cui sono contenuti gli unici even-ti salvifici della tua vita in terra e le uniche Parole di veri-tà, di quella “verità dolce”, come la chiama Santa Caterina,che purifica l’anima e con l’anima l’intelligenza, il cuore,la memoria, la fantasia e fin gli stessi sensi del corpo, chedevono sentire e gustare la tua operante presenza neldono che ci fai, ogni giorno, della presenza del mondo edella vita del corpo, che anche Tu hai voluto assumereper la nostra salvezza.

Amen

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Page 40: COMMENTO AL PATER NOSTER

25. Venga il Tuo Regno. Esso è, insieme e di conse-guenza, l’unico “Regno di vita”, poiché Tu sei la Vitaessenziale, la Vita da cui scaturisce ogni vita. Fonte ine-sauribile che alimenta ogni vita in cielo e in terra, cheporta e sviluppa i suoi germogli nel fondo degli abissi esui picchi delle montagne, e che sarebbe in grado – sel’uomo l’apprezzasse – di far fiorire le rocce e i deserti. Seisoprattutto la vita dell’uomo, il lume della sua intelligen-za, il vigore della sua libertà, il fervore della sua fantasia,la forza della sua memoria, l’acutezza e prontezza dei suoisensi. Ognuna di queste attività è come un cerchio che siaffaccia sul mondo, per possederlo e attirarlo a sé, e pervivere in esso. Ed ogni cerchio è dentro l’altro, per com-pletarlo in sé e completarsi in esso, movimento nel movi-mento e compimento nel compimento. Ma è un movi-mento sempre in cammino perché è in cerca di Te, che seil’unico vero termine di ogni nostro cercare, l’unico verocompimento di ogni nostra meta. Poiché tutte le cose,senza di Te, ci allontanano da Te, ed ogni meta o conqui-sta che non ci avvicini a Te, ci avvicina alla morte, chealtro non è se non la privazione di Te, vita essenziale, e laprivazione del tuo Lume e del tuo Amore, e pertanto losconforto disperato di essere senza luce e senza guida. Faallora, o Padre nostro, che camminiamo con la tua luce ela tua guida davanti ai tuoi occhi, sempre.

Amen

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Page 41: COMMENTO AL PATER NOSTER

26. Venga il Tuo Regno. Questo Tuo Regno è un“regno di santità e grazia”. La santità è la purezza dell’ani-ma, vivificata e illuminata dalla tua grazia, dal tuo amoreche il tuo Figlio, Cristo Gesù, ci ha meritato con la suaorrenda morte di Croce e ci comunica con il dono deiSacramenti della tua Chiesa che il tuo Figlio ha costituitoamministratrice generosa del Suo Sangue. Chi viene a Te,Padre nostro celeste, non può non sentirsi chiamato asantità, a prendere per modello il Figlio tuo e fratellonostro Gesù e, così, a vivere nella sua grazia, ad illumi-narsi della sua grazia, ad infervorarsi con la sua grazia.Questa sua grazia, scaturita dal Costato aperto di Cristo,inonda la terra come un fiume in piena ed ha, ormai, alla-gato tutto il mondo, ch’è fiorito e fiorisce ovunque di fioriodoriferi di santità. Sotto questa crosta arida e sterile, anziavvelenata dal peccato, di questa terra, ch’è fiorita e fiori-sce ovunque di fiori odoriferi di santità, nella storia delmondo – o, piuttosto, al di sopra di essa perché guidatadall’assistenza dei tuoi Angeli – scorre il “fiume placido”della vita dei tuoi eletti, si snoda il gomitolo dei loro“accorati desideri”, s’innalza il profumo delle loro soffe-renze e accresce l’ardore delle loro suppliche per i lorofratelli peccatori, per il peccato del mondo che non havoluto conoscerti e che ora insidia, con le trappole dellasua malizia, l’anima dei tuoi Santi. Ma Tu, Redentore delmondo, hai promesso che nessuno – né soprattuttoSatana – le strapperà da Te.

Amen

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SAN GIUSEPPE LAVORATORE1 maggio 1980

27. Venga il Tuo Regno. Solo il Tuo, o Padre celeste,è un “regno di giustizia, di amore e di pace”. La giustiziaè la verità nell’agire verso gli altri uomini, nel rispetto diogni persona, nella sua dignità umana, ch’è quella diessere fatta ad immagine di Dio e di operare, perciò, conlibertà in questa vita terrena, per prepararsi alla vita cele-ste. Ma l’uomo ti ha ricambiato con l’ingiustizia della suaribellione, perché ingannato e corrotto dal Primo ribelle.Tu però, ancor più amoroso, sei venuto in soccorso evieni sempre in soccorso: con la grazia del tuo Figlio haicolmato il fosso dell’ingiustizia ed hai fondato il Regnodell’amore. Quest’amore è scaturito dal Cuore trafitto deltuo Figlio in Croce; ha infiammato, per noi, il Cuorepurissimo della Vergine Madre, nell’offerta a Dio del suoFiglio per noi; ha confortato i martiri, gli stigmatizzati,tutti gli eletti che hanno seguito con accorato desiderio lavia regale della Santa Croce. Così la giustizia si è realizza-ta al di là di ogni giustizia, perché la nostra colpa, chedoveva provocare la tua ira e attirarci la punizione ditanto oltraggio, ha provocato in Te, Padre misericordiosoe clemente, un nuovo miracolo di misericordia, che ci dàla certezza che Tu sei sempre buono, anche quando noisiamo tanto cattivi. Ed è questo che, anche in mezzo aiflutti agitati dalle tempeste del tempo, ci dà la pace, per-ché Tu ci hai dato la certezza d’essere infinitamentebuono, anche quando noi siamo tanto cattivi, d’esserlosempre e per ognuno.

Amen

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28. Sia fatta la tua volontà. Cosa possiamo saperenoi, che siamo polvere e cenere, della tua onnipotentevolontà? Tu le hai chiamate e le cose tutte, viventi e nonviventi, la terra e gli astri senza nome e senza numero, gliAngeli e l’uomo, sono balzati fuori dal nulla all’essere, allavita, al pensiero, alla libertà. Tu hai avuto misericordiadell’uomo peccatore ed hai mandato in terra, a soffrire emorire per la nostra salvezza, il tuo Figlio Unigenito CristoGesù, ch’è divenuto così il Figlio dell’uomo e Salvatorenostro. Non sei, quindi, soltanto una volontà di onnipo-tenza, ma anche onnipotenza di amore, una onnipotenzadi misericordia. È questa tua volontà di salvezza nel tuoFiglio che ti ha reso, per la seconda volta, nostro Padre,che ci ha dato la certezza del Tuo amore infinito per noi eci aiuta a superare il sentimento della nostra indegnità eda chiamarti, ogni volta, con un nuovo sussulto di gioia:“Padre nostro, che sei nei cieli” come ci ha insegnatoGesù. Questa Tua volontà di fondazione del mondo e diredenzione dell’uomo, è già fatta: essa è venuta, la primafin dall’inizio dei tempi, e la seconda nella pienezza deitempi. Allora, non ti preghiamo che venga ancora la crea-zione e l’Incarnazione: per questo invece noi Ti ringrazia-mo e per essa Ti ringrazieremo sempre, come per l’ariache respiriamo, per l’acqua che beviamo, per il cibo chemangiamo; come, e specialmente, per le parole di veritàche Cristo ci ha date e per i Sacramenti di grazia ch’Egli,in un impeto di amore, ha fatto scaturire dal suo Costato,per la salvezza di noi indegni, ma pur sempre figli del tuoamore e fratelli di Cristo tuo Figlio.

Amen

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29. Sia fatta la tua volontà. Usciti dal niente, cometutte le altre creature, dalla libertà della tua onnipotenzae più debitori di tutte per il dono inestimabile di un’ani-ma intelligente e libera, noi ti ringraziamo, o Padre, nellostupore della gioia, che ogni giorno ci dai, di vivere, dimuoverci, di essere. Ti ringraziamo per questa tua volon-tà di amore, fondante e permanente, che ci sostiene. C’è,insieme, una seconda Tua volontà, riservata alle creaturespirituali, oggetto privilegiato della tua creazione e deltuo amore: quella della nostra salvezza e santificazione,come ci consola San Paolo (1 Ts 4, 3), ovvero il confor-marci a Te, Verità eterna, Amore infinito e misericordio-so. Tu hai dato tutto, e continui a dare tutto, per amore:ma quest’amore, dopo la redenzione del tuo Figlio, si èancora innalzato di qualità – se così si può dire – perchéora ci ami nel Tuo Figlio e nostro fratello Gesù. Tu vediora in Lui, accanto a Te, la nostra debole natura pecca-minosa, purificata ed esaltata dall’unione ipostatica delVerbo e glorificata dalla Passione e Morte di Croce. Tu cel’hai dato a nostro modello e vuoi che sia compiuto, daciascuno di noi, il cammino della Croce, e che ritorni innoi, purificata dall’impeto di libertà e dalla fiamma dell’a-more, l’immagine che era stata deturpata dal peccato. Èquesto l’avvento del Regno di Dio dell’ultimo futuro,quando sarà compiuto il numero dei tuoi eletti, fra i qualiti preghiamo di accoglierci con la tua infinita misericor-dia, o Padre Santo e misericordioso.

Amen

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30. Sia fatta la tua volontà. Grazie, Padre celeste, diaverci fatto conoscere, tramite il tuo Figlio diletto, la tuasanta e sempre adorabile volontà, ch’è la nostra santifi-cazione nella “conformità” allo stesso tuo Figlio. ComeEgli è la tua immagine eterna e perfetta, specchio vivo evibrante della tua perfezione infinita, così anche noidobbiamo vedere in Lui il nostro modello e GesùSalvatore, Fratello e Modello nostro: è Lui, Lui solo checi può insegnare la Via, la Verità, la Vita: a noi, perdutinelle vie del mondo, traviati dagli errori del tempo eoppressi dalle sollecitudini della vita. Dobbiamo fare latua volontà per non errare e perdere la diritta via cheporta a Te, senza piegarci ai compromessi degli uominiche ci tirano nelle “situazioni” e vogliono piegarci allecondiscendenze terrene: questo non è fare la tua volon-tà. Dobbiamo operare, seguire e servire soltanto la tuaverità, che Tu stesso ci hai data, nel Vangelo del TuoFiglio: quella verità per la quale sono morti i tuoi martirie ti hanno amato e servito i tuoi Santi, quella verità cheè la sola vera, perché è la sola che ha parole di vita eter-na, ed è l’unica che può dissipare quel fumo di Satanache ha invaso la Chiesa del post-Concilio per rovinarel’opera di Dio. Dobbiamo aspirare a vivere la tua vita digrazia purificando l’anima nel Tuo Sacramento di mise-ricordia, che ci lava, purifica e monda il cuore nelSangue di Cristo, per amare Lui in Te e Te in Lui, e tuttie due nello Spirito Santo, Amore Santificante.

Amen

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31. Sia fatta la tua Volontà. Alle volte, Signore, la Tuavolontà ci sorprende e ci spaventa. Tu sei Principio diordine e di amore, di bene e di ogni consolazione. Edinvece sembra che il mondo viva e voglia vivere nel di-sordine, nel disordine fisico e nel disordine morale...L’uomo, con gli ordigni della scienza, sta rovinando l’e-quilibrio dell’atmosfera e delle stagioni, sta distruggendola vita con gli esperimenti della tecnica e può minacciarela sopravvivenza stessa dell’uomo con le armi chimiche enucleari, di cui sta riempiendo i suoi arsenali di morte.Mai il mondo ha avuto apparentemente tanto progresso ditecnica e mai si è sentito tanto insicuro, mentre Tu, Padreamoroso, avevi dato la terra all’uomo perché la lavorasse,ne traesse i frutti buoni a vantaggio di ciascuno; perchégodendo di tante meraviglie della natura, ricevendo ilcalore del sole ed il refrigerio dell’aria e dell’acqua, con-templando le meraviglie del cielo stellato... potesse innal-zarsi fino a Te, che abiti in una luce inaccessibile, ma dicui hai posto una scintilla in ogni anima affinché venga aTe, ti cerchi e ti ami sempre e dovunque, nella sanità enella malattia, nella tribolazione e nella gioia. Sia fatta,allora, questa tua Volontà dell’universo per l’uomo, e dellavoro dell’uomo per Dio, del lavoro ch’è stato santificatodal tuo Figlio, perché fosse una scala di amore per te, edil cammino di luce per l’unità di vita dell’intera famigliaumana raccolta attorno a Te.

Amen

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32. Come in cielo così in terra. Ma come può esse-re, com’è possibile che la tua volontà sia fatta sulla terracome è fatta nel cielo? Il cielo sei tu, potenza, giustizia edamore infinito: giustizia senza malizia e senza errori,senza compromessi e senza parzialità, ed amore senzanubi e debolezza umana alcuna. E questa tua volontà è ilParadiso stesso nell’unità indivisibile, nella luce penetran-te e nell’amore ardente di Te, Dio che sei Padre, Figlio eSpirito Santo. Se Tu, allora,ci fai pregare che sulla terra sicompia la tua volontà, come in cielo, allora vuoi fare dellaterra un riflesso del cielo, un suo prolungamento, quasicome due piani della stessa casa, ch’è l’abitazione tuasempre, perché è tutto e sempre tuo ciò che tu hai creatoe plasmato col tuo splendore. E la terra l’hai fatta tutta pernoi, l’hai data a noi, non solo perché godessimo dei suoifrutti e contemplassimo le sue meraviglie, ma anche per-ché ci diventasse scala per salire a Te, e per i cui effettipensassimo sempre a Te ed amassimo tutto in Te, Padreamoroso e generoso. Possiamo, noi, sentirti come i Santi,in una continua presenza di amore filiale, specialmentenell’ora della prova, della malattia, della perdita degliamici. Fa che non oscuriamo il cielo dell’anima coi com-promessi dell’egoismo, con la volontà di carriera, con l’a-dulazione dei potenti, ma che amiamo soltanto Te e tuttoper Te, o invisibile amore e stupendo splendore, usquead effusionem sanguinis ,* ad esempio del Figlio tuo.

Amen

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* Don Fabbro – Università Perugia, 24-IV-1980 – Ora attacchiamo i preti.Tu sei il 3° in lista. B.R.

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33. Così in terra. Ormai, Signore, per la tua infinitabontà, sono alla soglia dei 70 anni: un traguardo inspera-to dopo tante malattie e sofferenze che mi hanno accom-pagnato per tutte le tappe della vita, dopo due atrociguerre mondiali sofferte – una da bambino e l’altra aRoma sotto il duro dominio dei tedeschi –, ma quantihanno sofferto come me e più di me! Se ho potuto aiuta-re qualcuno, Signore ti ringrazio. Ed ora resto in attesadella tua chiamata. Penso di essere ormai distaccato datutto: dalla voglia di scrivere anche se sento intenso ildesiderio dei lavori che ho in corso di stampa: la III edi-zione del Diario di Kierkegaard con la Morcelliana e la cri-tica a Severino presso le edizioni Quadrivium del Card.Siri di Genova... ed in avanzato lavoro di preparazione (lostudio per il centenario su Santa Gemma che ho ripreso inmano ieri sera per soddisfare alla promessa, poi “GesùCristo nel pensiero moderno” – che mi attira da molti anni– quale seguito alla “Introduzione all’ateismo moderno”ed alla “Preghiera nel pensiero moderno”). Questo èdestinato alla Morcelliana la quale insiste per avere ancheuna mia “Introduzione a Kierkegaard” che mi attira molto,dopo 40 anni esatti del mio incontro con lui. “Sia fattaperò anzitutto la tua volontà” e non la mia. Ma quale“mia”? Non voglio avere altra volontà che la Tua, ch’è lavolontà del nostro bene, sia quando ci colmi dei tuoi doni,sia quando ci mandi la Croce e la morte, ch’è un donoancora maggiore, il dono ultimo del tuo Amore.

Amen

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MADONNA DI POMPEI8 maggio 1980

34. Così in terra. Quanto sei stato generoso verso dinoi, Dio Padre onnipotente, anche ed anzitutto su questaterra! E quanto poco noi ci pensiamo, di star vivendo conla tua benedizione, che ci piove abbondante da tutti ipunti dell’universo! Dovremmo ogni mattina cantare ilcanto di benedizione dei tre fanciulli nella fornace arden-te di Nabucodonosor, dovremmo ripetere ogni sera ilcantico delle creature di San Francesco! Dovremmo ognigiorno, ogni ora, ogni istante fruttificare il dono deltempo, ch’è il talento per eccellenza, impiegandolo neltuo servizio verso i nostri fratelli ed io, in particolare,verso i miei studenti, in quest’ultimo scorcio della miavita. Forse ho capito troppo tardi di guidarli alla riflessio-ne sulla libertà, ma ti ringrazio di avermi illuminato nelfarli riflettere sul problema della libertà, ch’è il massimobene che Tu ci hai dato ed, insieme, il rischio più perico-loso che possiamo incontrare. Ma Tu, sempre misericor-dioso e presente alle nostre debolezze ed alle nostresventure, ci sei venuto in soccorso con la verità e laGrazia del tuo Figlio “pieno di grazia e di verità”. Diquante oscurità è avvolto il cammino dell’uomo: orrori edolori di ogni genere, anche in questi giorni che il SantoPadre è in Africa. Ma Tu sei sempre e dovunque il Padrenostro celeste e il Dio di ogni consolazione: fa che tantodolore, con la prontezza e dolcezza della tua grazia, sitrasformi in amore di confidenza in Te.

Amen

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35. Così in terra. La terra è il luogo che Tu hai datoall’uomo, perché viva felice e operoso sotto i tuoi sguar-di e con la tua incessante e paterna assistenza: invece ilpeccato l’ha resa, e continua a renderla, “l’aiuola che cifa tanto feroci”. Invece di essere scala per salire a Te, laterra ci lega a sé con la cupidigia del possesso di queibeni immensi che Tu hai sparso a piene mani sulla suasuperficie, nell’atmosfera e perfino nel sottosuolo. Maquesta terra, che Tu avevi creato come fonte di vita, èdiventata, nella storia, il campo delle più crudeli conte-se, di lotte, di guerre e carneficine, ed essa continua adassorbire il sangue dei tuoi figli come all’inizio, con loscatenarsi dell’odio di Caino sull’innocente Abele. Oggi,Padre misericordioso, anche se non è tempo di guerraed anche se la politica umana continua a creare organi-smi di pace e di collaborazione tra i popoli, in realtà tuttii popoli, e in tutti i continenti, sono schierati sul piededi guerra, divisi in blocchi opposti per contese irriduci-bili. E Satana, e lui con l’Anticristo, sembrano cavalcarei cavalli neri dell’Apocalisse per cacciarTi, per far adora-re la Bestia, per distruggere alle radici – con l’irruzionedell’ateismo, col dilagare dell’apostasia, con l’alleanza,perfino, di molti cristiani con gli adoratori della Bestia –per annientare il Regno Tuo, che il tuo Figlio ha ricom-prato col Suo Sangue, e che i Santi proteggono con l’of-ferta continua del loro dolore.

Amen

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36. Così in terra. Tu, o Dio santo e benigno, ci hai trat-to dalla terra, ci hai formato dal fango, e questa terra e que-sto fango sono diventati il nostro corpo, per un prodigiodella tua onnipotenza. Il prodigio è la struttura dei suoiorgani vitali, la complessità delle loro funzioni, sia di cia-scuno come del loro insieme: il cuore pulsante che irroratutti i tessuti, i polmoni che assorbono l’ossigeno, cheviene assorbito dal sangue, i nervi che avvolgono l’interocorpo, per avvertirne le varie e molteplici impressioni del-l’ambiente e regolare le funzioni all’interno, ed i movi-menti all’esterno. E, prima, l’impalcatura della mirabilefabbrica: lo scheletro di sostegno, i muscoli di movimento,i complessi sistemi della nutrizione e conservazione... cheoperano al di là della coscienza, secondo le leggi e le ener-gie mirabili che Tu, sapienza infinita, hai stabilito. Così,anche questa nostra vita inferiore avanza nel tempo, inuna nube di luce, e passa di età in età verso il traguardofinale che è morte e vita, l’altra vita al di là della morte delcorpo. E Tu spesso permetti che questo corpo sia provatoe straziato da privazioni e malattie, per espiare il peccato,per purificarci alla vita ed alla grazia del Tuo Figlio che,assumendo questa carne ribelle e mortale, l’ha purificata etrasfigurata, affinché il dolore del corpo – di questa terrache ci portiamo addosso e tanto ci fa gemere e trepidare –diventi la gioia dell’anima, nell’espiazione d’amore.

Amen

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DOMENICA VI DI PASQUA11 maggio

37. Così in terra. Sia fatta, o Dio creatore dell’univer-so e plasmatore del nostro corpo misero e meraviglioso,la tua volontà nel nostro corpo, nella tua vita e nella tuamorte, ch’è la nostra vita e morte nel tempo. Con la morteil nostro corpo ritorna alla terra, diventa polvere, scompa-re...: durante la mia, ormai lunga, vita sono scomparsi, perguerre malattie e vecchiaia, miliardi di uomini. La perver-sità umana, con le sue leggi inique, recide ogni giorno nelmondo migliaia e migliaia di fiori innocenti, prima ancoradi sbocciare alla vita, od appena sbocciati: o Dio, Padrebuono e santo, fa ch’essi fioriscano nella luce e nel gau-dio di quei pargoli innocenti che Erode uccise in odio alTuo Figlio. Questi innocenti, che hanno perduto il lorocorpo prima di sapere di averlo, che hanno dovuto lascia-re questa terra prima ancora di conoscerla, che sono tor-nati in polvere, prima ancora che il loro corpo potessevedere chi l’aveva formato e portato in sé, – cioè colei chetutti noi ed anche Tu, o Cristo Figlio di Dio e di Maria, haichiamato “mamma” – fa che fioriscano nella loro anima,con Te, nei giardini eterni. A noi concedi che il santotimore della morte ci faccia sempre più apprezzare la vitadell’anima e disprezzare la vita del corpo, per assogget-tarlo al Tuo servizio, per curarlo nei fratelli che soffrono,per offrirlo ogni giorno a Te in olocausto, se Tu, santo emisericordioso, Ti degnerai di accettare la mia mortecome testimonianza di fedeltà e di riconoscenza, per ildono sublime della fede che mi hai dato.

Amen

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38. Così in terra. La terra, il vivere sulla terra, il lavo-ro della terra, l’affaccendarsi sulla terra, il gioire ed il sof-frire sulla terra, il produrre sulla terra con l’arte e con latecnica... – tutto questo può esprimere lo spazio ch’è,insieme, ampio e angusto della storia dell’uomo. Questaterra, spesso teatro continuo e crudele delle rivolte del-l’uomo contro l’uomo, di un popolo contro un altro popo-lo e delle fazioni contro le altre fazioni... è una terrasovente insanguinata di sangue fraterno e innocente, peril capriccio e le passioni dei potenti. È vero, e noi lo cre-diamo, la tua Provvidenza tutto regola e tutto guida abuon segno, ma noi spesso vediamo soltanto orrori edolori, sopraffazioni e ingiustizie e non di rado ci sembrache questa terra – da Te creata e splendidamente ornatadi fiumi, pianure e montagne, di boschi e laghi che riflet-tono gli alberi in fiore ed i monti con le foreste e con laneve che brilla al sole – sia diventata un covo di serpi. Peril cielo sfrecciano aerei capaci, domani, di sganciare labomba atomica e le non meno terribili armi chimiche. Neicantieri si preparano sommergibili e navi con arminucleari, l’intero pianeta è fasciato da depositi di questiterribili ordigni che possono sconvolgere la struttura stes-sa di questa terra che Tu, Padre amoroso, hai creato per lavita dell’uomo e affinché egli, dalla bellezza delle creatu-re, assurgesse con gioia e riconoscenza alla bellezza delCreatore. Exsurge, Domine, e vieni in nostro aiuto.

Amen

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39. Così in terra. In terra, nella vita del tempo, nelloscorrere dei secoli e nell’avvicendarsi delle civiltà, Tu haiaiutato l’uomo a liberarsi dalla barbarie in cui era cadutocol peccato, e l’hai guidato alla ricerca della sua dignità.Il suo cammino sulla terra non è stato senza luce e senzaguida: hai dato all’uomo il lume dell’intelligenza e l’haiguidato, prima coi tuoi profeti, poi col tuo stesso Verboincarnato e col magistero autentico della Chiesa, ch’ènostra madre, e l’unica custode della verità e guida allasantità. L’unica verità che salva è la Tua, o Padre, che haiscolpita nei nostri cuori e, quindi, “si trova in terra”, comelume primordiale dell’anima e segno inconfondibile dellasua origine e dignità umana: paulo minus ab Angelis. Èla verità che deve brillare nel nostro volto: signatum estsuper nos lumen vultus tui Domine. E davvero la pre-senza dell’uomo sulla terra la distingue da tutti gli altriastri, vuoti di vita e di pensiero. Così come la tua rivela-zione e l’Incarnazione del tuo Verbo hanno immessonella storia una qualità nuova, parimenti all’uomo vieneofferta la possibilità di conoscere la verità eterna e di sal-varsi dal peccato, e, liberato dal peccato, d’ottenere la sal-vezza eterna. Così la verità e la salvezza sono venute dalcielo, ma hanno per l’uomo, qui, nel tempo del suo iti-nerario terreno, la loro attuazione. E tu, o Padre celeste,degnati con la tua misericordia di darci sempre il tuolume e la tua grazia.

Amen

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40. Così in terra. Tu, o Padre creatore dell’universo,hai lasciato ovunque l’orma della tua potenza, nei cieli ein terra, ma specialmente sulla terra, ove ad ogni passo edin ogni istante l’uomo dovrebbe avvertire la tua esistenzae presenza, e sperimentare l’efficacia della tua bontà.Tutto questo l’hai fatto per l’uomo, affinché egli riconoscail suo nulla, con il nulla di tutto il creato senza di Te, ossiasenza l’assistenza continua della tua potenza, senza la tuavolontà di conservare le tue creature con una continuacreazione. “Sia fatta perciò in terra la tua volontà!”. Maanche l’uomo deve impegnarsi a fare la tua volontà, anzi-tutto riconoscendo con la sua mente questa tua potenza epresenza creatrice: Tu, che dai l’energia ad ogni causa e lapresenza ad ogni cosa. Sei Tu il Presente essenziale, ebasta che l’uomo rifletta per un poco a quando non era, altempo – che non è poi molto lontano – in cui non esiste-va; basta che rifletta sul lungo cammino percorso peravere una netta coscienza di sé e del mondo, e della lorodistinzione, come della somiglianza e distinzione da chigli ha dato la vita e, poi, dagli altri uomini – dai miliardiche vivono oggi e dai miliardi della storia e delle passateciviltà – per sperimentare la realtà del nulla e lo sgomen-to della fragilità della propria esistenza. E perché nonavvertire, in questo sgomento della nostra assenza nelpassato di secoli e secoli, e nell’incombere della nuovaassenza nella storia del futuro, che l’esistenza è il donoinfinito per fare la volontà di Dio sulla terra?

Amen

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41. Così in terra. Il compimento, o Padre, della tuavolontà sulla terra è l’unica consolazione che ci può pla-care nell’incombere dei “due” nulla, quello ch’è statoprima della nascita, e quello che ci aspetta dopo la morte.Questo non è il nulla astratto, la negazione vuota e sem-plice, lo zero che si usa nei calcoli, è, bensì, il nulla dellascomparsa dalla vita terrena, del lasciare la terra per ritor-nare nella terra: lasciare la vita sulla terra per rientrarenella terra in cui si dissolverà il nostro corpo. “Sia fatta, oSignore, in questo la tua volontà!”. Accetto la morte coninfinita riconoscenza perché mi hai donato la vita, a meche non ero e non avevo nessun merito per essere: per-ché me l’hai conservata così a lungo, con tante grazie sin-golari di assistenza, per salvarmi da malattie gravi e gra-vissime: perché mi hai assistito durante la sofferenza e leprivazioni di due guerre mondiali, lunghe e atroci.Accetto la morte in unione di spirito e di amore con quel-la atroce e d’infinito amore che ha sofferto per me, perciascuno di noi peccatori, il tuo Figlio in Croce, Agnelloimmacolato; in unione di spirito con quella dei tuoi Martirie Santi, delle vergini tue spose e degli Innocenti, che sonoi fiori che profumano, nella tua gloria, il Paradiso. Accettocon tutta l’anima, non solo con rassegnazione ma con lagioia di venire a Te, la morte, la sorella morte che mi por-terà da queste tenebre alla luce, e l’accetto come Tu lavorrai, per fare la tua volontà con amore e finire questavita con un atto di amore per Te, Padre Celeste.

Amen

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42. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Tu, chesei il Padre più amoroso, non dimentichi i tuoi figli chehai lasciato sulla terra perché la lavorassero e gustasseroi suoi frutti. Tu hai profuso, a piene mani, il pane che ali-menta e conserva la vita nelle creature viventi, piante eanimali, di cui hai riempito la terra, e continui a moltipli-care i tuoi doni malgrado la nostra ingratitudine. Qualchevolta, specialmente durante le lunghe e atroci guerre, Tuci hai fatto sperimentare la fame, la scarsezza del pane edi ogni cibo, ed anche oggi molti popoli dell’Africa edell’Asia scarseggiano di cibo e molti innocenti muoionodi fame, di denutrizione e di malattie, per carenza dellecondizioni elementari di vita. E noi, che abbiamo, nonsolo il necessario, ma anche troppo del superfluo, spes-so ci lamentiamo e non sappiano apprezzare il dono d’in-finito amore ch’è un pezzo di pane, non sappiamo gusta-re il sapore ed il vigore del tuo pane, che pure abbiamosentito come “meraviglioso” dopo l’astinenza dei durianni di guerra. Così noi abbiamo, allora, compreso che ilpane è l’elemento fondamentale della vita di ogni giorno:il pane quotidiano è per noi la tua presenza ed assisten-za quotidiana, è la certezza che Tu continui ad esserenostro Padre e non ti dimentichi dei tuoi figli. Ed anchese essi sono ingrati e spesso non apprezzano i tuoi doni,Tu li circondi delle tue sollecitudini, e continui a far sor-gere il sole e a mandare la pioggia per il nostro pane.

Amen

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43. Dacci oggi... Tu, o Padre nostro che sei nei cieli,sei eterno e non hai avuto un inizio, né avrai una fine: il“tuo” oggi è eterno, perché è la pienezza immutabile deltuo essere e della tua vita. Il tuo “oggi” abbraccia ognipresente, passato e futuro, ma non è un “oggi” fermo estatico come un masso, come un punto geometrico: èl’oggi pulsante della tua vita, che è vita d’ogni vita, lucedi ogni luce, amore di ogni amore. Tu non sei fermo eimmobile come le cose che si fermano, né ti muovi comele cose che si muovono, ma custodisci e proteggi ognimovimento e quiete delle tue creature, e fai che il movi-mento sviluppi la vita e le conceda la quiete, la gioia e ilriposo, per poter riprendere il movimento per avvicinar-si a Te. Il tuo “oggi” eterno, perciò, può conservare egarantire il nostro “oggi”, così corto e fragile che sorgedalla notte e tramonta nella notte. Il tuo “oggi” infatti nonconosce né lo “ieri” né il “domani”: “ieri” è per noi, chenon siamo padroni di ciò che abbiamo avuto e che,quindi, non ci appartiene più; “domani”, anch’esso, èper noi, non perché siamo certi d’averlo ma perché sap-piamo che possiamo non averlo, e perché ci sarà unoggi, forse prossimo, che non avrà un domani, – ildomani del tempo – perché non ci sarà più tempo. Fa, oSignore, che apprezziamo il dono dell’“oggi” che ci daiin questa vita terrena, e che lo fruttifichiamo come pre-parazione alla venuta del tuo “oggi” eterno, che nonconosce domani.

Amen!

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44. Dacci oggi... Noi siamo (lo sono anch’io e Ti chie-do perdono dal fondo della mia miseria, Signore) o pigrio frettolosi, spesso troppo pigri e troppo frettolosi, e que-sto mostra che non conosciamo il valore incomparabiledell’oggi che Tu ci doni al risveglio di ogni mattino. Solo,infatti, nell’oggi può e deve continuare a vivere la vita diieri, di tutto il passato: dobbiamo, ogni giorno, ricordaree ringraziare per gli infiniti benefici dell’infinito amore diDio per noi, e dobbiamo, ogni giorno – ad ogni “oggi” –ricordare e pentirci di tutti i peccati di ieri e di tutto il pas-sato. Quelli di ieri, forse, li ricordiamo ancora bene: menoquelli dell’altro ieri e ancor meno quelli sepolti a ritrosonel passato. Più ci sforziamo di ricordare il passato e piùla nostra mente si annebbia, ed emergono appena pocheisole di dolore e di gioia: il ricordo, triste o lieto, è appe-na il segno degli “oggi” che sono stati e più non sono, népiù possono ritornare. Però, Signore, anche quel debolericordo può intensificarsi pensando a Te, che dai allanostra sete di vita, di verità, di felicità... un’aspirazioneinsaziabile ed infinita, la quale può raccogliere, con l’aiu-to della tua grazia, il dolore per tutti gli oggi del passatoche abbiamo sprecati e in cui siamo fuggiti da Te, ingan-nati dai beni umbratili e travolti dalla nostra malizia e cat-tiveria. Anch’io voglio dirti, o Padre di tutte le misericor-die, “peccavi, Domine, miserere mei!” – ma con il cuoredei tuoi Santi, di Santa Caterina e di Santa Gemma, di SanFrancesco e di San Tommaso... per annegarmi di confi-denza nel Sangue prezioso del tuo Figlio.

Amen

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45. Dacci oggi... L’oggi è il presente della vita e dellamorte, della salvezza e della perdizione: così l’oggi è ilpericolo della perdizione e l’occasione della libertà. Per ilcristiano l’oggi è sempre e tutto, per quanto dura, un“cominciare”, perché è l’oggi dell’anima come grazia cheDio offre all’uomo per amarlo, per “convertirsi” al suoAmore misericordioso. Il cominciare esige il continuareper arrivare alla fine, per compiere l’opera e realizzare unrisultato: quello, appunto, che ci ha spinti a cominciare eci ha sostenuti nel continuare. Ma la vita spirituale è un“insistere” sul “cominciare” e perciò un impegnarci nel-l’oggi della grazia e della divina misericordia. Noi (ed iopiù di chiunque altro come Tu sai, o Signore e Padre cele-ste) siamo circondati da pericoli di ogni genere, nell’ani-ma e nel corpo, da cui non sappiamo come difenderci, seTu non ci vieni in aiuto, se Tu non ci proteggi e difendi,se Tu non ci illumini e non ci accendi l’anima di amoreper Te, di desiderio del Paradiso per le nozze eterne. Faallora che rinnoviamo ogni giorno, ad ogni oggi, l’offertadella nostra povera vita ch’è sempre quel dono infinitoche Tu ci hai dato per amarti, per pensare a Te e per sof-frire per Te... con l’urgenza e l’intensità dell’oggi: urgenzae intensità per cominciare senza indugi, e nel cominciarecon spasimo d’amore e rinnovarci nel proposito, semprepresente, di servire Te e di morire confidando in Te, checi hai dato la vita e la grazia perché fioriscano in Te.

Amen

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46. ...Il nostro pane quotidiano. Come hai chiama-to il Padre celeste, e Padre tuo, “Padre nostro” mostran-doci che la società del cielo e quella della terra formanouna sola famiglia, nella quale tutti abbiamo un unico estesso Padre: così, qui, ci fai invocare il dono del “panenostro”. Il nutrimento del corpo, come quello dell’anima,in una famiglia è offerto a tutti, ed è preso da tutti insie-me, l’uno accanto all’altro in un convito di gioia e diamore: è nel convito che gli animi si rallegrano, la parolasi scioglie alle cose liete, il dialogo si apre e si anima, etrascorre dall’uno all’altro, dal padre ai figli e dai figli alpadre. “Pane nostro”: certamente è il pane delle “nostre”fatiche quotidiane. È il pane nostro, perché distribuito aciascuno secondo le varie necessità, come Tu, o Signore,lo hai fatto distribuire dai tuoi Apostoli alle folle affama-te, che furono saziate con abbondanza, e Ti volevanoacclamare re. E Tu, allora, ci hai insegnato a raccogliere econservare i “frammenti”, non certamente perché Tu neavessi bisogno, Tu, che avevi moltiplicato i cinque pani ei due pesci con tanta profusione. E gli Apostoli raccolse-ro una quantità di avanzi ben superiore ai pochi pani dipartenza: forse per tenerli in serbo per loro, ma soprat-tutto per insegnarci (penso) la “preziosità” dei doni diDio e soprattutto del “pane”; fragrante, saporito, sostan-zioso, ch’è sufficiente da solo a tenerci in vita ed a fortifi-carci nel lavoro. Quel pane che abbiamo tanto desidera-to durante i lunghi anni di guerra e di cui ora, noi popo-li del benessere, facciamo spesso così poco conto, men-tre esso è la tua più amorosa benedizione quaggiù.

Amen

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47. ...Il nostro pane quotidiano. Il testo greco ha“supersubstantialis” (�πι��σι�ν Mt 6, 11) che è traduzionepiù letterale e più aderente al contesto: ma anche il “quo-tidiano” della tradizione ha il suo significato di consola-zione e di conforto, perché ci ricorda la sollecitudine delPadre celeste per la nostra vita terrena, per alleviare lafame e tutte le sofferenze del corpo, che occupano tantaparte della nostra vita e, per tanti uomini, la maggiorparte della loro vita. La povertà volontaria, che consenteil necessario ed accetta di privarsi del superfluo, è certa-mente gradita a Te, o Padre, che l’hai mostrata nel tuoFiglio e nei tuoi servi fedeli, come testimonianza di dis-tacco dai beni della terra, dalle ricchezze che corrompo-no l’anima e guastano il cuore perché lo mettono insuperbia, lo immergono in mille preoccupazioni, non glidanno pace. Fa, o Signore e Padre misericordioso che iricchi – siano essi privati o società industriali – si ricordi-no di tanti poveri che non hanno (anche oggi) il panenecessario. Fa che i governi pensino alla pace e non allaguerra, come invocava Papa Paolo VI e come oggi invo-ca Giovanni Paolo II, e devolvano almeno parte delleenormi spese per gli armamenti, causa di sofferenzeinaudite e di morte di tanti innocenti, a procurare il paneed i mezzi per alimentare, per curare la vita dei tuoi figli,sparsi ovunque e dispersi ovunque, anche oggi, da tanteguerre insane e fa che, tuttavia, ci sentiamo tutti fratellicon Gesù Cristo, nostro Salvatore, che ha moltiplicato ipani, e con Te, che dai il sole e la pioggia per il nostropane quotidiano.

Amen

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48. ...Il nostro pane quotidiano. Cioè il pane con-sistente o “sovrasostanziale” (�πι��σι�ς), quello che tra-scende il bisogno del corpo e ci sostenta per sempre, cisostenta completamente senza bisogno di altro. È il pane,perciò, che ci nutre, non tanto e soltanto il corpo per lavita presente, quanto quel pane che ci nutre l’anima e ciprepara per la vita futura (τ� µ�λλ�ντ�ς α��ν�ς – SanGiovanni Damasceno, M. 94, 1152 B). SecondoTertulliano, più esplicitamente, “...petendo panem quoti-dianum, perpetuitatem postulamus in Cristo et individui-tatem a corpore eius” (De Oratione, 6; M. PL., 1, 1263 A).Ed è questo, in verità, il “pane sostanziale” il quale èsoprattutto, come nota espressamente il Crisostomo,“sovrasostanziale” ed è del “pane santo” perché ha loscopo di nutrire non solo il corpo, ma soprattutto l’anima.Perciò Sant’Ambrogio scrive, con felice sintesi: “Panemquidem dixit, sed �πι��σι�ς, hoc est supersubstantialis,non iste panis est, qui vadit in corpus, sed ille panis vitaeaeternae, qui animae nostrae substantiam facit. Ideograeca �πι��σι�ς dicitur; Latinus autem hunc panem quo-tidianum dixit, quem Graeci dicunt advenientem...Graecas utrumque uno sermone significat (DeSacramentis, 5, 4, 24; M. PL., 16, 452 A).* Quindi, solo Tu,o Signore, come ci ha insegnato il tuo Figlio, ci puoi dareil vero pane che discende dal cielo, il pane della tuaParola, ch’è parola di verità, ed il pane del Tuo Corpo checi nutre per la vita eterna.

Amen

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* Cf. G.W.H. Lampe, A Patristic Greck Lexicon, Oxford 1968, s.v., p. 529 a.Il Greck Lexicon di Liddell Scott (London 1968, p. 649) conosce solo il ter-mine neotestamentario.

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49. ...Il nostro pane sovrasostanziale. È il paneche deve giovare più all’anima che al corpo, nutrire piùl’intelligenza con la fede e la volontà con l’amore, ele-vare il nostro spirito con i tocchi misteriosi della grazia,penetrare la vita stessa dei nostri sensi perché si pie-ghino, docili, alle sante impressioni dello Spirito Santoe gustino il sapore celeste dei tuoi sacramenti. Fa parte,è vero, del mistero del nostro essere anche il corpo, etocca a ciascuno di noi scegliere quale corpo vogliamo,cioè di quali sentimenti rivestire le sue attività durantela vita mortale: i santi lo tengono in soggezione, anchefra sofferenze e tentazioni d’ogni genere, ed allora ilcorpo si trasfigura mediante la trasfigurazione che l’ani-ma e tutte le sue potenze, anche le più umili e legatealle funzioni biologiche fondamentali, ricevono dallagrazia. Con la grazia viene ad abitare in noi laSantissima Trinità, e il nostro corpo, con tutto il suomirabile ma fragile e debole organismo, diventa tempiovivo dello Spirito Santo.

Amen

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FESTA DI MARIA AUSILIATRICE24 maggio 1980

50. ...Il nostro pane sovrasostanziale. C’è il paneper il corpo ed il pane per l’anima: il pane del corposostenta nel tempo, per un po’, ma il corpo deve morire;il pane dell’anima, ch’è Cristo stesso presentenell’Eucarestia, sostenta l’anima e ci fa desiderare ilParadiso. Ieri pomeriggio ho aiutato un po’ anch’io i mieiconfratelli a confessare i bambini della I Comunione per ilprossimo anno. Poveri bambini e felici bambini! Poveriquando si pensa al modo di vivere della maggior partedelle loro famiglie: senza preghiera in comune, spessosenza la Santa Messa domenicale, senza parole di edifica-zione spirituale che portino la pace di Dio alle loro primeinquietudini. Ma anche felici bambini; presi per il buonverso, le loro anime ancora ingenue accolgono volentieriil pane della Tua parola e desiderano con ardore il Paneceleste del Tuo preziosissimo e dolcissimo Corpo.Bisognerebbe poterli seguire, accompagnare la crescitadella loro anima, l’aprirsi della coscienza ancora in boc-cio, far loro gustare le meraviglie della fede e della grazia,dar loro l’esempio di una vita soprannaturale, di fede e difervore. Tutti rispondono che vogliono bene a Gesù, allaMadonna, all’Angelo Custode... Ed ora custodiscili, o TuSignore: sono tuoi, non permettere che la tanta corruzio-ne che li circonda li possa macchiare. Vergine Santissimadifendi la loro anima affinché si preparino, giorno pergiorno, a ricevere il vero Pane sovrasostanziale ch’èCorpo del tuo Figlio Gesù.

Amen

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PENTECOSTE25 maggio 1980

51. ...Il nostro pane sovrasostanziale. È il panespirituale, il pane che nutre lo spirito, è lo Spirito Santocon la infusione della grazia santificante e l’effusione deisuoi Doni. Il cristiano riceve questo pane mirabile già nelSanto Battesimo, in cui nasce alla grazia ed è già ammes-so alle comunicazioni divine dello Spirito: non penso chela grazia santificante aspetti lo sviluppo della ragione peroperare nell’anima e guidare le sue facoltà, ma essacomunica subito le sue celesti energie all’anima e guida –al livello misterioso dell’unione dell’anima con Dio, dell’i-nabitazione della Santissima Trinità, dell’appartenenza aCristo nostro Salvatore e Capo del Corpo mistico – i primipassi della coscienza ancor prima della riflessione e degliimpulsi del mondo esterno, dell’educazione e dell’istru-zione religiosa. Per questo San Paolo insegna che il nostrocorpo, il corpo del cristiano battezzato nell’acqua purifi-catrice, è “tempio dello Spirito Santo” (1 Cor 6, 19). Il tem-pio è il luogo sacro in cui si abita per pregare, per invo-care Dio, per lodarlo coi cantici... e questo lo fa in noi, finda principio, lo Spirito Santo ch’è l’amore sussistente epersonale del Padre col Figlio: è l’amore col quale il Padreama il Figlio ed il Figlio il Padre. Ed è con questo stessoAmore che tutta la Santissima Trinità ama le creature, el’uomo in particolare, fatto ad immagine di Dio e redentodal Sangue di Cristo. Amare Dio con l’Amore di Dio, conl’Amore che Dio ci dona per amarlo: vivere in Dio con ilpane sovrasostanziale del suo Spirito che prega per noicon “gemiti inenarrabili” (Rom 8, 26). Grazie Signore.

Amen

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52. ...Il nostro pane sovrasostanziale. Sono“soprattutto” i doni dello Spirito Santo che perfezionanola vita della grazia al di sopra della stessa ragione – e per-fino delle virtù teologali che si muovono ancora nell’am-bito della ragione illuminata dalla fede e mossa dalla gra-zia – e fanno perciò, se così si può dire, al vivo, quasi inunisono, la vita divina secondo una certa forma d’imme-diatezza intima e superiore. I doni dello spirito sono, così,i frutti più preziosi della grazia, con i quali l’uomo vive edattua la partecipazione alla vita divina “in modo divino”,per quanto è possibile ad una creatura che Dio vuole,nella sua misericordia, chiamare alla santità eroica.Mediante i doni, infatti, l’anima diventa docile alle divineispirazioni, sensibile alle segrete mozioni dello SpiritoSanto che abita in lei, in comunione (quasi) immediatacon l’amore di Dio che lo fa (quasi) uscire da sé per tra-sferirsi tutta in Dio, per respirare Dio, per nascondersicompletamente in Dio, per seguire ogni segreto movi-mento della grazia ed ogni pur minimo cenno della divi-na volontà. I doni dello Spirito Santo attirano l’intelligen-za e la volontà nella comprensione e nell’amore della vitadivina, quasi per una forma di connaturalità dell’animacon Dio, così che l’anima non opera più in modo umanoma divino, accoglie le mozioni divine con slancio e senzaresistenza alcuna, con l’abbandono perfetto e totale alladivina volontà. Così i doni sono il pane più dolce, piùnutriente, più elevante... O, donaci, Signore, questo pane.

Amen

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FESTA DI SUOR M. GIUSEPPA ROSSELLO27 maggio 1980

53. ...Il nostro pane sovrasostanziale. Questopane è lo Spirito Santo di Dio, lo Spirito Santo con i suoidoni che ci trasferiscono nella luce della verità di Dio enell’incendio del suo amore. Così la sapienza, ch’è ilprimo dono dell’intelletto elevato alla vita divina dellagrazia, ci fa conoscere le cose divine in modo divino,quasi partecipando dall’interno la vita stessa di Dio ch’è laverità per essenza. Perciò San Paolo ci consola e ci esortaa vivere di questo “Spirito che tutto scruta, anche le pro-fondità di Dio” (1 Cor 2, 10). Solo lo Spirito conosce lospirito, così solo lo Spirito di Dio conosce Dio, ne avvertela purezza e pienezza di essere, ne afferra gli attributi –specialmente quelli più misteriosi – della sua giustizia emisericordia, a noi donata con la misericordia più amoro-sa ch’è l’Incarnazione del Verbo. E la misericordia scaturi-sce dalla bontà del cuore, la misericordia di Dio dal cuoredi Dio, che si è riversato nel cuore umano di Gesù, dellaMadonna e dei Santi. Così la vita della Chiesa è la festaquotidiana e continua dello Spirito Santo. Per questoinvochiamo il dono della sapienza, che è la luce e illumi-nazione divina, per conoscere sempre più la Verità, imisteri santi della fede, per sempre più amarli e per amar-li sempre di più, per conoscerli sempre di più, con tuttal’anima, col fondo ultimo dell’anima, per vivere nell’illu-minazione continua della Tua Verità, o Padre, da cuidiscende ogni raggio di luce e ogni impeto d’Amore.

Amen

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54. ...Il nostro pane sovrasostanziale. La correntedi luce e di amore, che ci viene riversata col dono dellaTua Sapienza, o Padre di noi miseri sbattuti nei flutti dellavita, si compie nel dono del tuo santo Timore. Quelloriguardava la conoscenza della tua grandezza e potenza,questa si rivolge alla misera nostra condizione mortale:noi siamo peccatori, o Dio, e, per non lasciarci abbatteredalla nostra indegnità, Tu ci doni i tuoi Doni nell’impetodel Tuo Spirito. Dopo il gusto della conoscenza delle cosecelesti con la sapienza, ci fortifichi con i doni dell’Intellettoe della Scienza per penetrare, con la fede e con l’amore,il senso dei misteri della tua grandezza ed il significatodella tua creazione, con i doni del Consiglio e dellaFortezza ci guidi e ci sostieni nelle scelte della vita. È vero,Padre celeste, il lume della nostra ragione è fiacco edoscillante: una volta una cosa ci appare in un modo eforse, di lì a poco, ci appare del tutto diversamente,lasciando l’anima nell’incertezza e nella pena. Ed è sol-tanto il dono del consiglio, l’improvvisa illuminazione deltuo Amore, a toglierci d’imbarazzo, a farci comprendere ilsenso spirituale che hanno cose e circostanze, fatti edeventi, successi e sconfitte, favori e dispetti... (compresele “lettere anonime” di minacce e calunnie) per la nostrasalvezza. Ed è il dono della tua fortezza a sostenerci nelleore buie, a consolarci nella prova, a rallegrarci – Padredolcissimo – di essere fatti degni di soffrire “qualcosa” perTe, nostro tutto.

Amen

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55. ...Il nostro pane sovrasostanziale. Sei Tu stes-so, lo ripeto, o Padre celeste, Padre degli orfani, Padredei miseri, Padre degli abbandonati... Ma non siamo orfa-ni se viviamo alla tua presenza, se con la fede ti sentiamosempre vicino in ogni passo della vita, se viviamo conl’assoluta certezza la verità delle verità che Tu sei l’Autoredi ogni bene ed il Principio di ogni energia e Vita, sesiamo convinti che l’immenso dispiegamento di tutte leenergie del cosmo parte da Te e da Te è guidato, che l’in-tero fiume della vita di tutti i secoli, di tutti i continenti intutte le sue forme attinge da Te, Vita essenziale ed eterna,la sua infinita varietà e la ricchezza del suo sviluppo, l’e-nergia sempre rinascente nelle stagioni e nelle genera-zioni del suo sviluppo. E vicino ad un Padre così poten-te e generoso, non ci sentiamo miseri, se con la speranzaci trasferiamo nella certezza che il tempo ci conduce all’e-ternità, il visibile all’Invisibile, la povertà alla ricchezza, lamorte alla vita... Per questo non siamo miseri quandosiamo con Te, che sei il vero ed unico Bene che scintillaovunque si posi il nostro sguardo ed aspiri il nostrocuore. E non saremo mai abbandonati se noi stessi nonvogliamo abbandonarti per correre dietro agli idoli di ierie di oggi: per questo vogliamo riempire il vuoto infinitodella nostra anima con la pienezza della presenza di Te,mare placido che tutto contiene, e calmare la fame che ciangustia con il cibo celeste che sei Tu stesso, che non sicorrompe ma ci fa immortali.

Amen

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Page 71: COMMENTO AL PATER NOSTER

56. ...Dacci oggi il nostro pane sovrasostanziale.Com’è dolce pensare a Te, sperare in Te, amare Te,nostro Padre celeste e vero nostro pane supersostanzia-le, fonte di amore e luce di ogni vita! Tutto si dileguanella vita, tutto sembra fuggire nel fiume del tempo: ifamiliari, i maestri, gli amici... e così i nostri affetti sem-brano mancare di oggetto e disperdere il tessuto stessointimo dell’anima. In certi momenti, come in questo post-concilio, ciò sembra vero anche per la Chiesa che Tu,Padre di bontà, hai voluto istituire con il crudele sacrifi-cio del Tuo stesso dolcissimo Figlio sulla Croce durissi-ma. Sembra che lo Spirito del male sia entrato persino neiluoghi sacri ed abbia confuso la mente degli stessi pasto-ri incapaci di trattenere l’orgia del male che dilania ilmondo, sul quale, invece della primavera di fede e diamore auspicato dal Tuo Vicario, il dolce Cristo in terra,si è abbattuta l’orgia di teologi senza freno e pudore chehanno apostatato nel loro cuore, prima che nei loro scrit-ti, alla vocazione soprannaturale del Cristiano. Ma Tu,Padre celeste, che ci hai concesso di celebrare nel 1978 ilprimo centenario della nascita della stigmatizzataGemma e, quest’anno, il sesto centenario della morte diCaterina da Siena, anche lei trafitta nel suo verginalecorpo dal tuo amore e offertasi in olocausto per la tuaChiesa, vieni in nostro soccorso: illumina le nostre mentie dissipa le tenebre del mondo, riscalda i nostri cuoripurificandoli col “Sangue” del Tuo Figlio.

Amen

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57. Oggi nella chiusura del mese dei fiori, Ti voglio inparticolare modo ringraziare per averci dato una Madre inParadiso; il fiore più lucente e profumato della tua crea-zione, l’anima di Vergine e Madre più ricolma della tuaGrazia, Maria nostra Madre di misericordia. Tocca allamadre dare il primo nutrimento al figlio e sbocconcellareper il piccolo il primo pane, e così introdurlo nella vita.Chi di noi, o Padre celeste, non ha provato nella sua incer-ta e tormentata esistenza, l’assistenza e la protezione diquesta Madre celeste? Un’assistenza che è una continuapresenza d’amore. Tu ci hai creati e plasmati, o Dio onni-potente. Ci hai dato uno spirito immortale, ci hai fatto ildono più alto e misterioso ch’è la libertà, con la quale pos-siamo amarti anche nel dolore e nella morte, ma possia-mo anche respingerTi e rifiutarTi – Tu unico Bene eAmore sostanziale – nei giorni degli effimeri successimondani. Il bene ed il male, la salute e la malattia che pos-sono convertirsi in benedizioni e attirarci a Te, possonoanche buttarci in braccio alla disperazione e spegnere innoi ogni fiammella di speranza e di amore. Insegnaci allo-ra Tu, Madre dolcissima di Dio, a tenere sempre fissi inostri cuori dove sono i veri gaudii, a stare ritti sotto lacroce del Tuo Figlio, a riparare per i peccati nostri e perquelli del mondo, ad immolarci per la salvezza dei nostrifratelli. Fa con la tua benignità, o Madre di Dio e Madrenostra amorosa e pia, di esserci sempre vicina, di legarcia Te in vita e in morte.

Amen

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58. ...E rimetti a noi i nostri debiti. Sono le nostrecolpe: i peccati tutti, quanti ognuno di noi, dal primomomento dell’uso della ragione lungo tutti gli anni e igiorni della vita, ha commessi in pensieri, parole ed omis-sioni. È una nube fitta, quella che Santa Caterina chiamala nuvola dell’amor proprio, che ha cominciato con iprimi passi dell’anima a chiudere sopra di noi il cielo, adoscurare la nostra intelligenza, a corrompere e indeboli-re la nostra volontà. È il misteryum iniquitatis in cui cisiamo immersi, come Adamo, fin dall’inizio del risveglioa quella vita spirituale di amore rivolta a Te e al prossimo,e per la quale Tu, Padre celeste, con mistero d’infinitoamore, ci hai creati. E come ci hai creati? Scegliendo dal-l’intera tua creazione e dall’immensità degli splendoridella tua vita divina, le perle più nobili. Ci hai fatto e datoun corpo di mirabile delicatezza, capace di avvertire isensi e le qualità delle cose, di crescere e fortificarsi, didominare le forze del creato, di espandersi in tutta la vitadell’universo, di comunicare con i nostri simili: di parlarecon essi, di collaborare alle loro imprese, di aiutarli neibisogni, di assisterli nelle malattie... di farsi fonte di con-solazione per chi soffre e veicolo di luce per quanti sismarriscono nei tortuosi sentieri della vita. Anche questonostro corpo, pur tanto misero, è un dono d’infinitoamore e noi – io per primo, Padre celeste – ti chiediamodi rimetterci quanto con esso, con tutti i sensi, abbiamo –ingrati – peccato contro di Te.

Amen

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Page 74: COMMENTO AL PATER NOSTER

59. ...E rimetti a noi i nostri debiti. Quali sonosoprattutto i nostri debiti? Sono i nostri innumerevoli pec-cati che abbiamo commesso contro di Te, PadreSantissimo, abusando dei tuoi doni di corpo e di spirito,di fantasia e d’intelligenza, di sensibilità e libertà. Tu cihai dato tutti questi doni dopo averci fatto dal nulla; ce lihai mantenuti anche dopo aver conosciuto, nella tua pre-scienza infallibile, che noi ne avremmo fatto cattivo uso eproprio contro di Te, ribellandoci a Te, fonte eterna e ine-sauribile d’ogni bene! Ed il genere umano è passato diorrore in orrore facendo la sua storia, come ciascuno dinoi è passato di peccato in peccato rifiutando la sua verae totale conversione. E così i nostri debiti continuano adaumentare e s’ingrossano come le onde di un mare intempesta; anche il progresso, che l’uomo realizza conl’intelligenza che Tu gli hai dato, spesso viene messo alservizio del peccato ed è occasione di sempre maggioripeccati. Oh, Padre santo che hai visto morire in Croce ilTuo Unigenito per i nostri peccati, che hai sentito il suogemito: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”,quale orrore mai non deve essere il peccato? Concedianche a noi, per tua misericordia, come hai concesso aiSanti, a Santa Gemma ed anche al mio Beato Padre, dicapire almeno un poco quale orrore d’ingratitudine e dimalizia non sia il peccato, così da struggerci di dolore edi amore per Te e di offrirTi, in espiazione dei peccatinostri e di tutto il mondo, quanto ci toccherà ancora sof-frire, nel corpo e nell’anima, accanto alla Croce del Tuo eNostro Gesù e della Santissima Tua Madre e Nostra.

Amen

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Page 75: COMMENTO AL PATER NOSTER

60. ...E rimetti a noi i nostri debiti. I “nostri” e nonsemplicemente i “miei”: i Santi consideravano anche ipeccati degli altri come propri, ed il tuo Figlio si è fattopeccato per noi, per lavare i nostri peccati, per farsi “incu-dine” dei colpi del tuo santo sdegno. E noi rimaniamoquasi insensibili: spesso non vediamo, non lo sentiamo eperfino non ci accorgiamo del peccato. Lo vediamo quasisolo negli altri e fuori di noi. Ci adombriamo per la corru-zione della società nelle famiglie, nelle professioni, nellapolitica; ci scandalizziamo delle deficienze della tuaChiesa e degli uomini che la guidano e magari, per scu-sarci, ci appelliamo all’esempio dei Santi. Ma essi hannoavuto l’impeto del tuo Santo Spirito e si sono abbracciatialla Croce del tuo Figlio per offrirsi vittime di espiazione,per versare, come Santa Caterina da Siena, il proprio san-gue per essa. È una grande grazia il riconoscerci peccato-ri e “sentire” che il peccato è il più gran male, la più neraingratitudine, l’unico vero male, perché ci allontana da Tee fa soffrire il tuo Corpo mistico. I Santi, le anime mistiche,quelli che hai graziati delle tue celesti comunicazioni,hanno visto il tuo Figlio ancora “soffrire” per i “nostri”peccati e chiedere misericordiosa partecipazione e ripara-zione. In questo mese dedicato a quel Cuore amorosissi-mo, che ha tanto amato gli uomini e ne è così poco riama-to, concedimi, o Padre, di vivere dentro quel cuoreSantissimo e di purificarmi col fuoco del tuo Sangue.

Amen

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Page 76: COMMENTO AL PATER NOSTER

61. ...E rimetti a noi i nostri debiti. Sono “nostri”,cioè, anche i peccati degli altri: come nel bene c’è laComunione dei Santi, così nel male e nel peccato c’è lacomunione dei peccatori. C’è una forma palese di solida-rietà nel male, nell’adescamento del peccato, che vienedalla tolleranza – quando non è esplicita accettazione – diopinioni e comportamenti che sono apertamente contro ilVangelo. Anche fra i cristiani che si dicono osservanti,anche fra i religiosi rispetto ai fedeli e rispetto ai confra-telli. C’è ancora una forma segreta, nascosta nel fondocorrotto dell’anima, di solidarietà nel peccato, quasi unmovimento potenziale e virtuale di ribellione, che spessogenera una condotta di compiacenza iniziale, ma reale,che è già una forma di consenso al fomite delle membraed alla ribellione della mente. Sono peccati nostri l’una el’altra, perché dicono la nostra “partecipazione” al maleoscuro del peccato d’origine, che ha infettato l’anima ed ilcorpo, così che il corpo con le sue membra corrotte oscu-ra l’anima, e l’anima con le sue potenze traviate trascina ilcorpo: in questo modo la solidarietà nel male si consumacontemporaneamente dentro e fuori di noi. È una com-petizione dolorosa, lo ha ben notato San Paolo, del corpocontro lo spirito e dello spirito contro il corpo: per questosiamo fiacchi nella battaglia del bene, e sempre più dis-posti a riconoscere i diritti nostri che non quelli degli altri,a passare sopra i diritti di Dio per affermare quelli degliuomini. Dio di misericordia e Luce di verità: peccavi,Domine, miserere mei.

Amen

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Page 77: COMMENTO AL PATER NOSTER

62. ...E rimetti a noi i nostri debiti. Sono veramen-te “nostri”, o Padre celeste, da cui proviene ogni bene,ogni grazia, ogni santa ispirazione, mentre da noi provie-ne ogni male, ogni cattiva inclinazione, principalmentel’egoismo, che ci fa schiavi delle infinite miserie, degliinnumerevoli difetti che spesso crescono con gli anni ediventano sempre più nostri. Questi peccati, inclinazioni,sotterfugi dell’amor proprio sono veramente “nostri”, estavolta devo dire “miei”: questa è la triste realtà dell’ani-ma mia. E se penso poi alle grazie della tua misericordiadi cui mi hai sempre circondato, dei movimenti interiori econtinui del tuo Santo Spirito, delle misericordiose atten-zioni del Cuore amatissimo del tuo Gesù, degli esempiincitanti dei tuoi Santi, del fervore delle anime che mi haifatto avvicinare nella mia vita sacerdotale...: devo pensa-re, o Padre che sei tutto amore e misericordia, che non mihai abbandonato, ma vegli su di me e vuoi che mi accen-da giorno per giorno, ora per ora, momento per momen-to, di amore per Te, per Gesù Tuo Figlio e nostro Fratelloe Salvatore, per il Tuo Santo Spirito Santificatore. O qualeinfinito e inestinguibile debito di amore non abbiamo perTe: un debito tremendo e dolce, sì, anche dolce perché cidici che continui ad amarci, a indebitarti con noi chesiamo polvere, cenere e peccato, ma Tu vuoi e ci aiuti, piùamoroso della madre più amorosa, a diventare luce, vita efuoco di amore per Te.

Amen

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63. ...E rimetti a noi i nostri debiti. “Debito” è ciòche si deve dare a chi ha il diritto di riavere, è ciò che sideve restituire a chi ha prestato e concesso a nostro uso,è ciò che si deve restituire alle condizioni convenute e neltempo convenuto. Ma noi, Padre eterno e onnipotente,abbiamo ricevuto tutto da Te e non solo il corpo e l’ani-ma, le potenze della vita, dell’intelligenza e della libertà...:ma questo dono e questa corona di doni si rinnova adogni istante della vita stessa, ad ogni attimo. Ma quest’i-stante non è l’attimo che soltanto scorre ed ha la realtànello scorrere dei processi fisici o fisiologici, cioè un’a-strazione per cogliere qualcosa della miseria della nostravita, ossia, dell’infinito dono dell’esistenza: esso stesso,quest’istante, è l’infinito dono. Questo attimo “è” per viadella compresenza di quanto, cioè di tutto ciò che ci haidato, nell’anima e nel corpo. Questo, però, è un modoastratto ed errato di parlare. Noi ti dobbiamo non soloanima e corpo, le facoltà dell’anima e la coesione mirabi-le delle parti del corpo, la correlazione dei liquidi vitali, lacollaborazione dei vari sistemi dell’organismo... ma la vitain atto di questo momento: essa è il “confluire” armonicodi queste correlazioni, ma anche l’integrarsi, il regolarsi, ilriposarsi ...secondo la tua infinita sapienza e abilissimapotenza. L’attimo è, perciò, il punto intensivo della nostravita ed il fulgore della tua onnipotenza nella nostra vitaquotidiana. Noi ti dobbiamo tutto questo di cui, certa-mente, non siamo in grado di ripagarti. Rimetticelo alloraTu, Padre d’infinita bontà e misericordia.

Amen

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64. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Padre celeste, quanto è infinita la tua misericordia ebontà! Ecco, noi ti abbiamo offeso molto e amato poco:abbiamo offeso Te, Creatore e Padre di amore infinito, eTi abbiamo dato appena qualche briciola di amore,spesso interessato e distratto. I tuoi doni, segno di amoreinfinito, costante e perenne, esigono da noi il ricambiodell’offerta totale, del sacrificio completo di noi stessi,l’immolazione della nostra vita. Perché la misura dell’a-more sei Tu soltanto, che sei infinito amore, la misuradell’amore è la grandezza infinita del tuo dono ch’è lavita, l’intelligenza, l’amore. E nell’Antico Testamento,rinnovato dal tuo Figlio, Tu ci hai comandato questoslancio, totale e smisurato, di amarti senza misura: ...contutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tuttonoi stessi. Ed ora, per tutti i nostri peccati, per le nostreinnumerevoli offese, per le continue ingratitudini, ...a Tebasta, per perdonarci e per riaverci attorno a Te cometuoi figli riconciliati nell’amore, che noi rimettiamo aglialtri le offese ch’essi ci avrebbero fatte. Ma che sono maiqueste offese al confronto di quelle che abbiamo fatto aTe? Lo so, Padre celeste, è perché anch’esse sono fatte aTe che sei il Padre di tutti, perché sono offese fatte acoloro che sono i figli, e con i quali siamo fratelli, di unostesso Padre che vuole vederci raccolti attorno a Sé,nella festa perenne del dono della vita e della grazia,come nella speranza della gioia eterna.

Amen

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FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ8 giugno 1980

65. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Oggi, festa dell’augustissima Trinità di Dio Padre, Figlio eSpirito Santo, dobbiamo adorare, lodare e vivere in noi ilmistero supremo della nostra fede, il fondamento dellanostra speranza, l’oggetto del nostro Amore, ch’è la caritàe la grazia che Tu, Padre amoroso, infondi, con iSacramenti della Chiesa, nei nostri cuori. Ed anche questoci dirà la grandezza del nostro debito ch’è infinito, comeè infinita la distanza fra l’essere ed il nulla da cui ci haistrappati con la creazione, e la distanza fra il peccato e lachiamata alla fede ed alla grazia della Chiesa del tuoVerbo Incarnato. Allora permetti, oggi, un piccolo sfogodi parole che siano almeno l’ombra e l’eco dell’immensi-tà dei tuoi benefici. Lode a Te, o Padre onnipotente, chemi hai creato dal nulla, che mi hai assistito nel pericolomortale dell’uscire anzitempo dal seno della madre amo-rosissima che Tu mi hai dato, che hai sempre illuminato esostenuto. Lode a Te, o Figlio e Verbo Incarnato per noi,per la Redenzione che ci hai meritato presso il Padre conlagrime, sangue e indicibili dolori sul legno durissimodella Croce. Lode a Te, o Spirito Santo, che hai formatoGesù nel seno purissimo di Maria, madre e speranzanostra; Tu che sei la forza della grazia, il lume dell’intel-letto e l’impeto dell’amore. Fa allora che amiamo il Padree il Figlio col tuo stesso Amore, ed il nostro prossimo conl’amore del nostro Redentore, che ha promesso di man-darti Sposo delle nostre anime.

Amen

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66. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Oh quale infinita bontà, o Signore, non mostri verso di noiin questa “regola” del nostro perdono! Potevi dire come:“io stesso, vostro Creatore”..., oppure: come il Verboincarnato li rimette nel Sacramento del tuo perdono ecome Egli ha interceduto sulla Croce per i suoi nemici chelo stavano sfidando, compiaciuti, e due volte crudeli, perla Sua acerbissima morte. Certamente noi dobbiamo pen-sare anche a questo, soprattutto e anzitutto a questo, atanta immensità d’amore che supera e copre l’abisso dellenostre iniquità; ma quando pensiamo a quanto Tu fai pernoi, cioè che perennemente ci dai la vita e l’essere, noisiamo certi che ci sei sempre Padre, anche se noi nonpensiamo a Te, se il nostro cuore arido e distratto non sivolge a Te: la misura del tuo Amore, di essere senza misu-ra, è fonte di conforto e di speranza anche nell’abissodella disperazione. Certamente il pensiero che Tu, Padreamorosissimo, eri disposto a risparmiare Sodoma eGomorra, purché vi fossero almeno cinque giusti, cinquefigli tuoi che ti riconoscessero per Padre, ci dice che la tuamisura del perdono è di essere senza misura, e se ancheti facevi chiamare il Dio degli eserciti, sei soprattutto unPadre che cerca l’amore dei suoi figli, che mostra di nonpoter fare a meno di questo amore. Aristotele Ti aveva (amodo suo) chiamato �ς �ρ�µεν�ν come colui che èamato. È vero proprio il contrario: sei Tu l’amante, ilPrimo e totale amante, che dai a noi ogni desiderio d’a-marti come Padre.

Amen

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67. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Laregola, quindi, per ottenere il Tuo perdono per le offeseche Ti abbiamo fatto è la misura stessa che noi usiamo perperdonare agli altri le offese ricevute. Parole ingiuriose,disprezzi, giudizi malevoli, scortesie, incomprensioni,invidie, trascuratezze, perfino calunnie obbrobriose eaccuse, insinuazioni di ogni genere...: ecco ciò che i tuoiservi fedeli, gli amanti della Croce del tuo Figlio, hannosaputo sopportare: anzi spesso l’hanno desiderato, chie-sto, per essere conformi all’Immagine del Tuo e nostroGesù. Ma noi siamo peccatori, ed anche se avessimo con-dotto una vita di elezione fin dall’infanzia, come tanti tuoiservi che splendono nella Chiesa come le stelle nel firma-mento, vedremmo il vero abisso non solo del nostronulla, ma anche dell’ingratitudine che abbiamo avutaverso di Te che ci hai dato e ci dai sempre tutto, che hai lapazienza di sopportarci e la misericordia infinita di amar-ci, di considerarci tuoi figli fino a desiderare il nostroamore e ad abitare nel nostro cuore. Se ancora guardiamoalla nostra miseria e malizia a confronto della tua inesau-ribile benevolenza, chi possono mai essere i nostri debi-tori? L’importante è che non siano debitori verso di Te,che non offendano e non contristino Te, che non dimen-tichino di amare Te, che sei il Padre di tutti e di ciascunoe che attendi, da tutti e da ciascuno, l’attenzione dellamente ed il palpito umile e sincero del cuore.

Amen

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68. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Sì,prometto, lo promettiamo, di rimettere ai nostri debitoriqualsiasi debito: in particolare, qui, intendo anzituttodimenticare, perché certamente l’avranno fatto per fragi-lità, per tornaconto umano, per debolezza di amor pro-prio, per aspirazione di carriera... Non nego di aver sof-ferto qualche volta, per questo, di essermi sdegnato edavere almeno indirettamente manifestato il mio sdegno.Non voglio, e mi sembra di non aver mai voluto, peròdanneggiarli: spero, Dio misericordioso e clemente, chele volte (tante, mi sembrano, ma Tu perdonami se sonopresuntuoso) che ho ceduto a loro favore, che non hofatto caso all’ingratitudine, che ho chiesto a Te di cuore dibenedirli e assisterli, mi valgano perché Tu non mi rigetti,non mi dimentichi, ma mi accolga fra i figli della tua mise-ricordia. Ed in questo intendo includere, non solo coloroche hanno cercato di sbarrare la via alla mia attività di stu-dio, alla pubblicazione dei miei scritti, (poca cosa, delresto!)..., ma anche (non dico soprattutto e anzitutto, ciòlo lascio alla Tua paterna considerazione) coloro o coluiche mi ha mandato, il 24 aprile, quella minaccia... Benvolentieri torno a ripetere: fiat voluntas! E se dovesseaccadere, torno ad offrire tutto, ogni e qualsiasi sofferen-za, perché la Chiesa, tua Sposa diletta, torni a rifiorire diSantità nel distacco dal mondo e nell’amore del tuo Figlio,in unione con Maria Sua Madre e di tutti i Santi.

Amen

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FESTA DI SAN GASPARE BERTONI*

8 giugno 1980

69. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Certamente, Dio e Padre misericordioso, questo “come”non è un comparativo diminutivo, bensì accrescitivo epotenziativo, per una remissione o atto di perdono che siail massimo atto di amore verso il prossimo che ci avesseoffeso o fatto soffrire. Infatti, solo Tu, Bene infinito da cuici è venuto e ci viene sempre, ad ogni momento, ognibene di vita e di grazia, solo Tu e il Tuo Unigenito FiglioGesù, ci date la misura del nostro vicendevole perdono,che è la misura senza misura. Gesù ha detto al suo primoVicario di perdonare l’offensore. E non solo sette volte,ma settanta volte sette: cioè sempre. Perché sempre,anche se noi fossimo innocenti a tuo riguardo, siamo sem-pre debitori verso di Te, che ce l’hai dato come fratello dicreazione e di redenzione. E lo dobbiamo perdonaresoprattutto chiedendoci, chissà, se altre volte noi stessinon l’avessimo offeso o contristato, deluso o scandalizza-to. Ma anche, e soprattutto allora, se l’avessimo benefica-to e protetto ed esso ci avesse ricambiato con danni siafisici che morali e perfino – come i tuoi giudici e carneficihanno fatto con Te, dolcissimo Salvatore nostro – cercas-sero di fare pubblicità alle sue offese: aiutaci Tu, non soloa perdonarlo ma ad amarlo, ad amarlo ancora di più pre-gando per la sua conversione e per la salvezza della suaanima, beneficandolo ed amandolo per essere insiemecon Te nella patria Celeste.

Amen

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* Il fondatore della Congregazione dei P.P. Stigmatini a cui apparteneva P.Fabro.

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70. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Non posso negare, Padre celeste e Padre nostro, che que-sto “come” se da una parte ci può dare grande fiducia econsolazione, dall’altra parte ci mette in un grosso imba-razzo. La fiducia è di spogliarci del nostro amor proprionei rapporti con i nostri fratelli e così perdonare, fino adimenticare – per quanto è possibile – quelli che ci aves-sero fatto soffrire, magari fino a pregare per loro perchéTu, fonte d’ogni bene, li colmi delle tue benedizioni per lasalvezza della loro anima. L’imbarazzo si pone su di unaltro piano, su quello della vita della Chiesa, cioè dell’in-tegrità dei tuoi dogmi con i quali, nella rivelazione del TuoFiglio unico nostro Maestro, hai voluto illuminare i fuggi-tivi passi della nostra vita, e con la purezza dei precettidella Tua Legge e della morale del Vangelo di Cristo, puri-ficare i pensieri ed il cuore, il tempo e l’anima nella nostraesistenza. Ma oggi, o Padre sempre misericordioso, ildogma e la morale sono stati e continuano ad essere tur-bati, nella tua Chiesa. Dopo il Concilio, malgrado ladenuncia ferma dei tuoi Vicari, ed oggi, specialmente diPapa Giovanni Paolo II, molti – una turba intera – di pseu-doteologi hanno turbato e continuano a confondere lacoscienza dei fedeli, a mettere in dubbio il senso delle for-mule dogmatiche e l’esigenza della santità della Vita.Questo non è certamente un “debito” che dobbiamorimettere, ma dobbiamo pregare per la loro illuminazione.

Amen

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71. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Èsempre difficile la nostra situazione nella Chiesa: comepossiamo amare, Padre celeste – Verbo eterno e GesùNostro, Spirito d’amore diffuso nei nostri cuori – coloroche, nella Chiesa stessa, confondono le menti dei tuoifedeli e li portano su vie sbagliate, sulle vie dell’edoni-smo pagano, coloro che identificano i pensamenti degliuomini con i precetti del Tuo Figlio, cancellano l’orroredel peccato e sono “nemici della Croce del Tuo Figlio”?Sì, dobbiamo avere anche per questi maestri dell’erroreil nostro debito di amore. Faremo come ha fatto per noiil Tuo e nostro Gesù: chiederemo per essi il tuo perdo-no, la loro conversione, il totale ravvedimento. Nulla èimpossibile alla tua grazia misericordiosa e la libertà del-l’uomo è una forza invincibile se Tu la tocchi con l’illu-minazione del rimorso, con il pensiero della morte e delgiudizio, con la fede e la speranza di evitare l’inferno edi ottenere, per l’eternità, il tuo Paradiso. Quante volteanch’essi – nell’infanzia, nella gioventù, negli anni diseminario e forse negli stessi primi anni di sacerdozio –hanno gustato e predicato la rinunzia ai vizi del mondoe la dolcezza del Vangelo. Quante volte non avrannopredicato sulla purezza e la santità della Tua e nostraceleste Madre! Noi la preghiamo perché Lei, Immacolatae pietosa, li attiri a Te e li infiammi del desiderio di san-tità e della luce di verità.

Amen

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72. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Vogliamo pregarti, o Padre universale dei Santi e dei pec-catori, con l’ardore col quale ti pregava Santa Caterina daSiena per la riforma della Chiesa del suo tempo. Essagemeva in continue lagrime, scriveva a principi e prelati efino al Tuo Vicario..., perché dessero mano a sradicaredalla Chiesa le male erbe e perché le anime lasciassero ilpeccato e diventassero “fiori odoriferi” in questo giardinodella Chiesa, che Gesù ha riscattato “col Prezioso Sanguesuo”. Come la corruzione comincia di solito dall’alto, cosìfiorisce dall’alto la guarigione delle anime: la curia diRoma, che annovera certamente prelati esemplari, ivescovi e i pastori delle diocesi, i superiori degli Istitutireligiosi, tutti i responsabili della guida delle anime,depongano – come voleva la Santa – ogni timore servile ecorrano ferventi in soccorso di tante anime confuse e tra-viate. Noi tutti, per la costituzione divina che hai dato allatua Chiesa, siamo debitori verso coloro che Tu hai messoa reggere la Chiesa di Dio: siamo debitori del Corpo eSangue di Cristo, diceva la tua serva Caterina. Io sonodebitore anche della santa ordinazione a tuo ministro, aguida delle anime, all’onore di predicare e testimoniare latua verità. Per me, Padre Celeste, questo è un debito ed unimpegno: voglio pregare e soffrire perché i tuoi prelati,come impetrava Caterina, siano assetati del Sangue pre-zioso del Tuo Figlio e pensino solo alle anime.

Amen

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73. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Quanto hanno meditato i Santi e tutti i tuoi servi fedeli suquesta preghiera insegnataci dal tuo Figlio: essa è la pre-ghiera della nostra adozione a figli tuoi, della predilezio-ne che Tu hai per noi, della sollecitudine infinita che iltuo Figlio e nostro Redentore Gesù ci ha mostrata, e con-tinua ad avere per noi, nelle pene dell’esilio: chi puòangustiarsi delle miserie transitorie se lassù, o piuttostodentro di noi, abita il Padre Celeste pieno di sollecitudinee di amore che mai distoglie da noi il suo sguardo amo-roso? E ci comunichi insieme il Tuo Spirito, lo Spirito diAmore che si unisce al Figlio, e che ambedue portate asostegno delle nostre anime. È questo stesso Spirito,Amore consustanziale del Padre e del Figlio, del PadreCreatore e del Figlio Tuo e nostro amabile Redentore, checi unisce in un unico Amore, che in voi è per essenza, edin noi è per partecipazione. Ma come in voi quest’amorevive di eterno, infinito gaudio e splendore, in noi invececonosce tenebre e incertezze di ogni genere. Ed anche ilprossimo per noi, e noi per il prossimo, nella nostrainsondabile fragilità, può esserci di peso e di pena: men-tre noi, proprio per questo dovremmo amarlo di più, per-ché ci aiuta a conoscerci, a disprezzare noi stessi ed aamare Te solo, Padre di tutte le misericordie, amando conTe tutto ciò che Tu ami, e benedicendo in Te tutto ciò cheTu mandi per nostra purificazione.

Amen

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74. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Iltuo fedele servo ed Apostolo per eccellenza, Paolo, sidichiarava debitore di tutto a tutti e mai ha dato unapausa al suo lavoro apostolico, affrontando pericoli diogni genere, sofferenze nel corpo e nello spirito, carcerie calunnie, fame e sete... e si struggeva ancora per fare dipiù per la salvezza dei “fratelli”. Allora, al posto di debi-tori possiamo mettere fratelli? I fratelli hanno la stessa ori-gine, la stessa casa, la stessa vita, portano lo stesso nomedi famiglia, si assomigliano perché hanno lo stesso padree la stessa madre. Anche noi abbiamo lo stesso Padre,che sei Tu nell’unità essenziale con il Figlio e lo SpiritoSanto. Abbiamo anche la stessa Madre Maria, madreamorosa del tuo Verbo Incarnato e Madre premurosadella tua Chiesa. E nella Chiesa c’è un filo invisibile d’a-more che circola, non solo ora fra anima ed anima eprima fra Dio e le anime, ma fin dal primo inizio delmondo e soprattutto fin dal primo passo e principiodell’Incarnazione nel tuo seno purissimo, o Madre nostra,e circolerà soprattutto ad opera dei Santi e con la prote-zione degli Angeli, fino alla fine del mondo e della storia.Siamo noi, allora, i miseri ma anche felici e fortunati debi-tori di questa Comunione dei Santi, di quanti, durante ilnostro pellegrinaggio terreno, ci danno occasione diconoscerci quali siamo col disprezzo, con la trascuratez-za e con l’umiliazione, per farci simili a Te.

Amen

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75. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Quel “come”, Padre celeste, significa condizione, misura,prova, ...cose, tutte, che a prima vista sembrano facili, nelsenso apparente di un rapporto fra uguali. Sembrerebbe(anzi di fatto lo è) più difficile perdonare come Tu, bontàinfinita, hai perdonato ai nostri progenitori, a tanti pecca-tori trasformandoli in Santi. Sembrerebbe (anzi lo è anco-ra) più difficile perdonare come ha perdonato Gesù leoffese del suo popolo, le recriminazioni dei Farisei, l’ab-bandono dei discepoli e lo scherno dei Sacerdoti e deisoldati durante la sua Passione e Morte. Ma, nella tuabontà inesauribile, Tu comprendi la nostra debolezza e tiaccontenti di mettere il nostro rapporto con Te, di noipeccatori con Te, bontà infinita, sulla linea del nostro rap-porto con gli altri uomini... Noi Ti ringraziamo, Padreceleste, anche di questa tua infinita misericordia, degnati,però, di aiutarci perché anche questo “ricambio” che cichiedi può risultare arduo, penoso e perfino, qualchevolta, ripugnante al nostro orgoglio. Soprattutto quandoriceviamo, dagli amici il tradimento, da loro esibito perfi-no come un segno di trionfo... dai beneficati l’indifferen-za, come non avessero ottenuto nulla... dai colleghi – eperfino dagli inferiori – l’offesa... Ma, guardando a TuoFiglio in Croce, comprendiamo che sono questi i momen-ti di grazia, non solo per pagare i nostri debiti, ma ancheper salire la scala del tuo amore e sentire ancora più famee sete di benedire coloro che ci perseguitano, e pregaregrazie a coloro che ci umiliano.

Amen

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76. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Sembra, o Padre che sei nei cieli e vuoi essere anche neinostri miseri cuori – ma creati da Te per amarti – chequesta non sia soltanto una condizione quasi di con-fronto, ma piuttosto la porta d’ingresso al tuo Regno edalla partecipazione stessa alla tua vita. Infatti Gesù, dopoaver chiuso la preghiera, sente il bisogno – questo è unnostro modo d’esprimerci per indicare la preoccupazio-ne che assilla il suo Cuore – di riprendere o piuttosto dicompletare, con uno stile ch’è di ammonizione e di rin-novato amore: “Perché se voi perdonate agli uomini leloro mancanze, anche a voi le perdonerà il Padre vostroceleste: ma se non perdonate agli uomini, nemmeno ilPadre vostro vi perdonerà i vostri peccati” (Mt 6, 14).Anche Marco in un altro contesto: “E quando vi mettetea pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdona-te, affinché il Padre vostro che è nei cieli vi perdoni ivostri peccati. E se non li perdonerete neppure il Padrevostro che è nei cieli, perdonerà i vostri peccati” (Mc 11,25-26). È come, Padre celeste, se Tu non facessi altro cheguardare a noi, dal cielo, se ci amiamo non soltanto perinclinazione, per affetto, per amicizia, o perché siamofatti della stessa natura: Tu vuoi qualcosa di più, cioè ilperdono pronto e totale per le offese dei fratelli, sevogliamo avere il perdono pronto e totale tuo, che sei ilPadre nostro, il Padre di tutti.

Amen

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77. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Ma non ci chiedi troppo, ciò che supera immensamentele nostre forze, di rimettere e perdonare quanti ci fannosoffrire, e quanto ci fanno soffrire, per ottenere da Te ilperdono delle offese nostre verso di Te? Viene, infatti,subito da dire: oh, no, non rimettere a noi le nostre colpecome noi le rimettiamo ai nostri fratelli. In noi c’è sem-pre un residuo di egoismo invincibile, di attaccamento alnostro giudizio, di spirito di polemica che fa di tutto perostacolare il perdono totale, quel perdono che abbiamotanto bisogno di avere da Te, che sei tutto amore e tuttoperdono. Non solo, ma sei Tu stesso che fai sorgere innoi il sentimento ed il buon proposito del perdono. Perquesto allora Ti preghiamo: non solo di farci perdonarea parole, non solo di dimenticare le offese e le ingiusti-zie, gli atteggiamenti offensivi anche da parte di quantiabbiamo cercato di beneficare: ma aiutaci – e solo la tuagrazia potente e misericordiosa lo può fare – a conside-rare come benefici le offese e le ingratitudini, ad amarecome benefattori quanti ci fanno e ci faranno soffrire.Aiutaci perciò a ricambiare il male col bene, le ingiuriecon la stima, le ingiustizie con la scusa dell’intenzione, lasofferenza di ogni genere, fosse anche quella di perderela vita, come ha fatto per noi il Tuo Figlio e nostroModello, considerandole segno della Tua benedizione epegno sicuro del tuo Amore: come il Tuo Figlio ci hadetto di “amare i nostri nemici e di pregare per i nostripersecutori...” (Mt 5, 44).

Amen

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78. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Dobbiamo seguire, Padre celeste, la via diritta, ma “capo-volta”, come ci ha insegnato e ci ha dato l’esempio il tuoFiglio. Però qui la situazione è un po’ strana: scusami, oPadre celeste, se il mio scrupolo ti manifesta tutta la miaignoranza e la grettezza del mio animo di fronte all’ocea-no della Tua Sapienza e del tuo amore! Nella “preghieraufficiale” (diciamo così) Gesù c’insegna: “Rimetti a noi inostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Lapreghiera è qui anche un precetto: perdonate anche voi,se volete che il Padre celeste vi perdoni. Sembra, infatti, oun problema di giustizia distributiva, oppure che Tu ciordini o chiedi un atto impossibile da parte nostra, un attodi cui non siamo né saremo mai capaci. Noi abbiamobisogno che Tu ci dia il perdono totale, completo, amo-roso... dei nostri peccati...: un perdono del tutto speciale,che ci rimetta l’anima in pace con Te e con gli altri, chiun-que sia: parenti, amici, colleghi, estranei,... anche se perun cristiano non esistono, né ci devono essere, estraneiperché siamo tutti figli di Dio, – certo, spesso molto ingra-ti – e fratelli in Cristo – purtroppo, spesso molto egoisti.Per questo chiediamo un aiuto speciale della tua grazia, dinon restare a mezza strada, di non calcolare l’amore: diessere veramente tuoi figli e fratelli del Figlio Tuo, che cihai dato per nostra grazia e consolazione.

Amen

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Page 94: COMMENTO AL PATER NOSTER

79. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Lamisura di questo perdono già la conosciamo dall’esem-pio di Gesù, che ha chiesto perdono per i suoi crocifis-sori. Dobbiamo, perciò, un perdono di amore e non d’in-differenza e di calcolo: un amore che deve crescerequanto più cresce l’offesa, un amore che vinca alla radi-ce e strappi la radice del nostro amor proprio. Gesù stes-so ci ha detto che questo è lo spirito del suo Vangelo, adifferenza della severità dell’antica Legge che diceva:“occhio per occhio, dente per dente”. Gesù, invece, c’in-segna due gradi superiori di amore, se vogliamo avere ilTuo perdono che ci ridoni il “tuo” amore. Gesù vuole ilnostro che sia perfetto come il tuo, o Padre tutto amore:“Io vi dico di non resistere al male; ma se qualcuno ti avràpercosso sulla mascella destra, offrigli anche la sinistra;ed a colui che vuole contestarti per toglierti la tua tunica,dàgli anche il mantello, e con chiunque ti volesse secca-re e obbligare a fare con lui mille passi, va con lui per altridue. Concedi a chiunque ciò che domanda ed a chi tichiedesse un prestito, non tirarti indietro” (Mt 5, 38-42)Ora comprendiamo meglio che la misura del nostroamore del prossimo dev’essere senza misura, deve tra-boccare; qui non si tratta più di trattare chi ci molesta, cidanneggia e ci offende... restando sullo stesso piano, madi “superare” ogni piano ed entrare nel circolo infinitodell’infinito amore di Dio stesso: di considerare tutti – diogni fede ed educazione... – come nostri fratelli e di trat-tarli, non solo come di solito fanno i fratelli, ma comedevono fare i figli di Dio.

Amen

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Page 95: COMMENTO AL PATER NOSTER

80. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Ilprecedente è stato un “ricambio” di oggetti, di beneficimateriali... verso coloro che ci offendono e ci danneggia-no: quasi – per la questione almeno di offrire l’altra guan-cia a chi ci avesse percosso – un contegno d’indifferenzae superiorità, di saggezza filosofica, di superiorità stoicache si può trovare anche nelle morali di religioni, special-mente orientali. Il secondo precetto di Gesù vuole portar-ci più in alto: “Avete sentito ciò che è stato detto: “Ameraiil tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Io invece dico avoi: “Amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi odia epregate per coloro che vi perseguitano e vi calunniano,affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il qualefa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giu-sti e sugli ingiusti”. L’amore per i fratelli in Cristo, amici onemici che siano, è un dono e non un contratto: “Infatti sevoi amate coloro che vi amano, quale ricompensa merita-te? Non fanno forse altrettanto i pubblicani? – oggi, gliaffaristi, i carrieristi... – E se voi salutate soltanto, che fatedi straordinario? Non fanno forse altrettanto anche i gen-tili? Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostroche è nei cieli” (Mt 5, 43-48) Quindi è questa la regolacompleta del perdono, l’amore, che dev’essere un perdo-no di amore, un ricambio a Dio per il perdono di amoreche ci dona – cattivi o buoni che siamo: ma chi mai puòdirsi buono, se i santi si sentivano i più grandi peccatori?Un perdono di amore tanto più grande quanto maggioreè la sofferenza e più ingiusta la pena.

Amen

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Page 96: COMMENTO AL PATER NOSTER

81. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Lidobbiamo rimettere come Gesù, come i martiri, come iSanti,... e rimetterli con quella gioia e con quella serenitàche ci vengono dalla Tua assistenza e dalla tua grazia sol-tanto. Noi siamo capaci, dopo il peccato, di fare soltantoaltri peccati e presumiamo della Tua misericordia ch’èinfinita, che ci ha promesso di dimenticare tutto e di but-tare, nell’abisso del profondo mare, ogni residuo di ricor-do della nostra malizia. Vogliamo morire come Stefano,che oppresso dal cumulo dei sassi che stava per soffocar-lo ed ucciderlo, sospirò: “Signore Gesù, ricevi il mioSpirito!” E poi, caduto in ginocchio – finora era stato rittocon la forza della confessione della fede – prega, affrantodalla morte imminente, forse colpito con maggiore forzada qualche sasso o da una gragnuola di sassi alla testa:“Signore, non imputare loro questo peccato!” San Lucascrive, come per Gesù (“...gettando un grido con granvoce”, Lc 23, 46), “gridò a gran voce”! Moribondo ormai,colpito ovunque, sanguinante e tumefatto per i colpi deisassi sui quali era caduto affranto, trova ancora la “granvoce” ch’è la voce del perdono e del massimo amore percoloro che gli avevano fatto la massima ingiuria. Il tuoprimo martire, o Gesù, è stato anche il tuo primo e per-fetto seguace. È morto per la verità che aveva, con la forzadel tuo Santo Spirito, predicato per la conversione deisuoi crocifissori. È morto di amore chiedendo, davanti aquei volti lividi d’ira, la grazia del tuo perdono. Così sia,anche per me, Signore.

Amen

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Page 97: COMMENTO AL PATER NOSTER

82. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Quel “come” che pur dovrebbe darci tanta consolazione equasi una sicurezza, ci mette invece in grande imbarazzo. Il“come”, anche nel bene, ha molti gradi e forme; altro è nelleparole o dichiarazioni e altro si mostra nei fatti; una cosa èciò che si esprime nelle parole o nelle dichiarazioni, e altroè ciò che si mostra nei fatti; una cosa è reagire per un sensodi dignità e superiorità, e altro è guardare alla paternità diDio ed alla nostra fratellanza in Cristo... Il nostro “io” è unabisso: mentre sembra raccogliere le molteplici impressionidella vita, spesso riesce a nascondere a noi stessi i veri moti-vi del nostro agire, e questo per il principio di autoconser-vazione, di autodifesa... Alcuni Santi hanno fatto delle espe-rienze o, più esattamente hanno avuto da Dio illuminazionie grazie singolari, e non solo quella di considerare beneficie benefattori coloro che li offendevano e li facevano soffri-re – calpestando il proprio io di fronte all’offesa e all’offen-sore con atti e manifestazioni di amore che ci fanno rabbri-vidire (per esempio Santa Caterina da Siena, Santa GemmaGalgani, la Serva di Dio Benedetta Bianchi Porro...) – maconfessando che, nell’atto stesso di umiliarsi e disprezzarsidi fronte all’offesa e all’offensore..., sentivano la fierezza delproprio io (S. Bartolomea Capitanio...), ossia che nello stes-so rinnegarsi sentivano l’affermarsi del proprio io, che l’u-miliazione stessa diventava motivo e oggetto di orgoglio,perché nell’autotrasparenza dell’io si riconosce, sì, con l’aiu-to della divina grazia, la nostra debolezza e colpevolezza,ma in questo stesso atto di accusa può nascondersi, con l’as-senso, anche il compiacimento.

Amen

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83. ...Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Allora, Padre celeste, io mi affido completamente a Te,mi rivolgo umilmente al Tuo Figlio e Salvatore mio,Cristo Gesù, invoco amorosamente il fuoco bruciante deltuo Santo Spirito, perché possa ottenere la remissionecompleta dei miei peccati: di carne e di spirito, d’intellet-to e di volontà, palesi ed occulti, d’intenzione e di ope-razione... vorrei ricordarli tutti, dal primo istante dell’usodi ragione fino a questo momento, fino all’ultimomomento che Tu mi concederai. Accetto, in espiazionedei miei peccati, come ho ripetuto e promesso tantevolte, tutte le sofferenze di corpo e di spirito, le umilia-zioni e le trascuratezze, i disprezzi e le calunnie... chenon mi sono mai mancate e che certamente non mi man-cheranno. Accetto, lo ripeto ancora, quel genere di morteche a Te piacerà mandarmi, sia naturale come violenta: lamia preferenza è per questa, purché sia per motivi diodium fidei, perché sono tuo ministro indegno, ma tantocontento di esserlo e di poter continuare a testimoniarlo.Se dovessi morire, secondo la minaccia avuta, di morteviolenta, vorrei (come San Cipriano, San TommasoMoro...) ricompensare i miei carnefici: spero di trovarequalcuno che accetti l’incombenza, anche se i tentativifinora fatti non hanno trovato alcun consenso. È una gra-zia, la più grande grazia, morire per Te, con Te e in Te, oGesù, sposo di sangue nel perfetto amore.

Amen

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84. ...E non c’indurre in tentazione. Non sei certa-mente Tu, Padre amoroso, che vieni a tentarci, e neppurele cose che Tu hai creato per il nostro bene, e ci hai datogli uomini per nostri fratelli con i quali t’invoco insieme inquesta preghiera. È la nostra natura guasta, le cattive incli-nazioni ereditate dal peccato, assecondate, per orgoglio oper debolezza, tante volte nella vita; sono le suggestionidiaboliche dell’intelligenza, è la nostra sicurezza nel giu-dicare le cose e le persone, i fatti ed i misfatti come a noisembrano...: è questo il campo delle male erbe in cui s’in-tossica la nostra anima. Ma Tu, misericordioso, ci puoi sal-vare ed impedirci di cadere e ci puoi subito sollevare, sesiamo caduti. Ci puoi allontanare dall’occasione, puoisoprattutto farci sentire più viva la tua adorabile presenza,suscitare in noi il senso cristiano della vanità della vita edei suoi vuoti miraggi umani, e la serietà della morte,accendendo in noi, nel deserto della nostra anima vuota,la nostalgia di Te, Amore infinito e mare sconfinato. Tipreghiamo allora: non indurci in tentazione, non lasciarcisoli mai, neppure un momento, poiché la carne, l’orgo-glio e il diavolo ci aspettano al varco, e basta un momen-to perché tentino l’assalto con un guizzo di luce sinistra,con la ribellione dei sensi, con il fumo dell’orgoglio, persmarrire la Luce della tua Verità, per dimenticare la Mortee Passione del Tuo Figlio, i dolori della Sua e nostraMadre. No, Padre buono, non lo permettere mai.

Amen

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85. Ma liberaci dal male. “Liberaci da tutti i malipassati, presenti e futuri” – interviene e continua la litur-gia della Santa Messa. E così saremo con Te, che sei ilSommo Bene, fonte e gioia di ogni bene. Sono i mali delcorpo: le malattie, i malesseri, la stanchezza, i torpori, leirrequietezze... di quante pene, disagi e sofferenze non ècausa questo corpo che Tu stesso hai plasmato in noi,uomo e donna, o Padre immensamente grande, l’haifatto dal fango della terra...: ma dalla terra sorgonoanche i fiori, nel corteo delle piante, delle erbe e dei frut-ti meravigliosi. Dalla terra nascono, purtroppo, nellaterra del nostro peccato, anche le erbe ed i frutti veleno-si; così come i batteri, gli insetti velenosi, i serpenti vele-nosi e gli animali feroci...: congiurati contro di noi cheabbiamo, col peccato, congiurato contro di Te, fonte diogni bene. Non è questo allora il male principale, nonsono i mali del corpo il vero male. Essi certamente fannosoffrire il corpo e l’anima: per noi, deboli e viziati, sof-frono sia il corpo sia l’anima, poiché il corpo riversa lapena alla coscienza e questa si abbatte sull’anima, ches’immedesima nel loro abbattimento. Ma nei tuoi servifedeli, nei martiri e nei santi, la sofferenza del corporifioriva nell’anima: non perché, non sempre almeno, siconvertisse in gioia e cessasse il martirio e la pena, maperché essi – con l’aiuto della tua grazia e guardando allaCroce di Cristo – desideravano ancora più pena per sali-re più vicino sulla sua Croce.

Amen

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86. Ma liberaci dal male. Liberaci allora dall’unicovero male ch’è la malattia dell’anima, il peccato e tutte leoffese che la nostra debolezza, superficialità e malizia...possono fare contro di Te, che ci dai e sostieni la vita,l’intelligenza e perfino la stessa libertà... anche se abbia-mo peccato e continuiamo a peccare. Pecchiamo con isensi esterni ed interni, con l’intelligenza, con la volon-tà... con tutto: quasi, quasi, in questa sfera oscura delnostro essere – pecchiamo anche quando non vorrem-mo peccare. Qui occorrerebbe un’analisi minuziosa espietata, ma con quale vantaggio? forse in altra occasio-ne. Per ora basta la malizia attuale dei nostri sensi ester-ni ed interni. La loro struttura, o Dio, è meravigliosa, è unseguito di meraviglie: non solo l’occhio, l’udito, ma ilgusto, l’odorato e il tatto che tutti li regge e contiene. Lafinezza, distinzione, prontezza agli stimoli... della lorostruttura nervosa è un inno continuo alla tua infinitasapienza e bontà. Sono questi sensi che ci rivelano laluce, i suoni, le qualità delle cose utili e nocive, la lorovicinanza e distanza, la magnificenza dell’infinitamentegrande come dell’infinitamente piccolo, il fascino dellecose... cioè quella sensazione ineffabile dei colori e deiprofumi dei fiori (il rosso ed il profumo di una rosa – mihai fatto la grazia di sentire il profumo di rose di FratelGino questo mese). Fa, o fonte inesauribile di ogni bel-lezza, che al vedere ogni fiore ed ogni volto, vediamo labellezza Tua e siano per noi, non turbamento di pecca-to, ma trepidazione di grazia e di gioia per il dono chesempre ci fai del tuo splendore ed amore.

Amen

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87. Ma liberaci dal male. Possiamo peccare anchecon i sensi interni: e come! Con la fantasia, con la memo-ria, con la simpatia e l’antipatia... lasciandoci trascinare daimmagini, impulsi, impressioni strane che possono travol-gere l’anima ed il corpo. I Santi, e forse anche certi grossipeccatori – senza pensare a certi grandi e avventurosi per-sonaggi letterari, al diavolo come nel Faust... – hannoavuto apparizioni e seduzioni diaboliche. Lo scopo era diturbare la mente e pervertire la volontà, di trascinarla alconsenso dell’errore e alla ribellione a Dio, al consensodel peccato. Alle volte è come un lampo sinistro, un’im-magine di spavento o di seduzione, la scomparsa improv-visa di ogni certezza della fede e di ogni conforto nellagrazia, in breve: può essere la ribellione di tutti i sensi e ditutte le potenze... che Dio permette per farci passare allavera conversione, per operare in noi l’odio del proprio iodi peccato, per farci amare i disprezzi, per accogliere congioia tutte le tribolazioni e purificarci un po’, quaggiù, datante macchie e colpe. Ed allora, Padre misericordioso,liberaci da questo male ch’è il peccato ed opera in me laconversione al tuo amore, alla conformità con Cristo, alladocilità alle mozioni dello Spirito Santo. E dammi, per tuapaterna consolazione, il dono del tuo santo timore filiale:che tema solo il peccato, la stima degli uomini, l’attacca-mento vano a questa vita, e desideri soltanto di venire aTe per restare con Te in eterno.

Amen

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FINITO, AD LAUDEM DEI MARIAEQUE24 luglio 1980

88. Amen – Così sia. Così sia: come Tu, o SignoreGesù, ci hai insegnato a pregare. Così, e non come cihanno insegnato gli uomini i quali vogliono vivere solonel presente e non “davanti a Te”, Padre Celeste, che conla tua potenza domini gli spazi e reggi l’universo. “Davantia Te” che solo puoi saziare la sete di vita e verità dell’ani-ma assetata nel deserto del mondo. “Davanti a Te” che seifonte di bontà e misericordia e unico conforto della nostrasconfinata miseria, e sollecita consolazione nelle penedell’anima e del corpo, che non hanno tregua. “Sia così”,com’è nei disegni amorosi della tua Provvidenza: non perun pigro abbandono di scoraggiamento, ma con slanciofiliale per fare della nostra vita un’offerta di lode alla tuamaestà, un ricambio di commozione con Tuo Figlio cheha dato il suo sangue per me e per tutti gli uomini, e ci hafatto conoscere Te, e ci ha insegnato a pregare come siconviene, un incontro continuo di amore con il tuo SantoSpirito, che hai effuso nei nostri cuori, per compiere l’in-contro salvifico con il nostro Gesù e Tuo Verbo eterno.“Sia” nella verità e nell’amore, nell’incontro della nostralibertà e della tua infinita misericordia col Tuo SantoSpirito. Sospesi fra il nulla e l’essere, smarriti nella fuga deltempo, assetati di amore di vita e di eternità, noi sospiria-mo nella fede che Tu puoi tutto, nella speranza che Tuvedi tutto, nell’amore che Tu ci conosci, ci sostieni, ci amitutti, o Padre nostro.

Amen

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