Come mai mi chiedi da bere Gesù e la Samaritana PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA OPERA DON GUANELLA...
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Come mai mi chiedi da bere
Gesù e la Samaritana
PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA
OPERA DON GUANELLA – BARI
Ritiro di Avvento
Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu,
che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I
giudei infatti non mantengono buone relazioni con i samari tani
(Gv 4, 9).
Il dialogo si sviluppa con un andamento irregolare, per i linguaggi utilizzati dai due interlocutori del tutto diversi, sembra quasi muoversi su due piani, sembra procedere a zig zag. Ma ha una direzione, che è l’anima di quella donna e una molla
segreta, che è l’amore di Dio per quell’anima.
Sulle prime, la Samaritana squadra
Gesù incuriosi ta, forse è infastidita dalla
presenza di quest’uomo sconosciuto, la sua prima battuta nei
confronti di Gesù è quasi di ostilità, al punto che sembra
prenderne le di stanze.
Sulle prime è incapace di esaudire la richiesta di
quell’uomo, pare che voglia
nascondersi rispetto alla
domanda, far finta di niente, sembra che non sia dispo sta a dare quel sorso d’acqua
fresca che non si nega mai a nessuno.
In particolare, in Oriente dare acqua agli as setati può essere un soccorso essenziale, significa ridare loro la vita; la Samaritana sa bene che perfino al ne mico non si deve rifiutare l’acqua. Anche nel libro dei Proverbi si ricorda: «Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere» (Pro 25, 21).
Eppure, la Samaritana pare quasi non voler da re quel bicchiere dissetante, chiudersi in se stessa, pri vata di
ogni senso di umanità al punto da non vedere il bisogno di questo pellegrino. Non sa chi è, ma si inso spettisce.
Un po’ è anche stupita e sconcertata: dall’accento sembra uno straniero, un giudeo; in ogni caso, non è
certo un samaritano.
L’imperiosa richiesta dello sconosciuto la mette a disagio, e la donna cerca di di fendersi passando subito all’attacco. Con quel tono piuttosto aggressivo sembra rinfacciare all’estraneo, a questo intruso, di averle rivolto la parola.
È una donna astuta ed è probabile che lì per lì tenda a mettere avan ti delle barricate, a far prevalere i suoi
piccoli mezzi di superiorità: ha un secchio con cui
soddisfare immediatamente la
sete.
Naturalmente spavalda e con aria me ravigliata risponde a Gesù con la sua
domanda, espres sa con un tono provocatorio: «Come mai tu, che sei
giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna sama ritana?».
Forse si tratta di un giudeo che per
nessuna ragione al mondo avrebbe
dovuto rivolgerle la parola: ma la
Samaritana non rinuncia a
stuzzicarlo e umiliar lo; sembra quasi dire: «Tu sei un giudeo e io sono
una donna samaritana. I giudei
non mantengono buone relazioni con
i samaritani, non vanno d’accordo, tra loro non corre buon sangue, da secoli non hanno
più nulla in comune.
Non c’è assolutamente possibilità di comu nicare perché per i giudei i samaritani sono eretici,
peccatori che non osservano la legge di Jahvè e non vanno a Gerusalemme ad adorare Dio nel Tempio.
Pertanto, non possono avere dei rapporti con i giudei o i galilei che sono, invece, gli ortodossi.
Anzi, per un giudeo l’offesa
peggiore è essere
paragonato ad un samaritano, uno dei peggiori
insulti è chiamare
qualcuno con il no me di
samaritano».
I samaritani discendono dagli antichi abitanti del regno di Israele, al nord
della Palestina, di cui Samaria è la capitale. La
regione della Samaria intorno al 700 a.C. viene invasa dagli assiri che ne deportano la popo lazione e la rimpiazzano inviando in quella zona coloni (Cfr. 2 Re 17), che si fondono
con gli ebrei rimasti.
Dunque, i samaritani sono un popolo nato dall’incro cio di popolazioni diverse. La rivalità tra samaritani e giudei scoppia anche durante la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme.
Inoltre, l’odio dei giudei per i samaritani traspare da un feroce detto: «Chi mangia
pane dei samaritani, è come uno che mangi carne di cane».
Un giudeo autentico accetta volentieri qualsiasi privazione piuttosto che toccare con le sue labbra l’or lo di un vaso dal quale ha bevuto
prima un samaritano, che è ritualmente impuro. Nelle scuole dei rabbini si insegna che
qualunque cosa una donna samaritana toc chi, diventa impura, anche i vasi che servono per
attin gere acqua per bere.
È il colmo della trasgressione che
Gesù accetti di bere al secchio di una donna segnata dall’impurità! E poi, la riservatezza dell’uomo nei riguardi della donna esige che neppure suo marito le rivolga in pubblico la
parola: per un rabbino è disdicevole parlare in pubblico con una donna, anche se sua
moglie.
Un detto rabbinico afferma: «Non si
deve star solo con una donna in un alloggio, neppure
con la propria sorella o con la propria
figlia, a causa dei pensieri degli
uomini. Non si deve chiacchierare con una donna sul la
strada, nemmeno con la propria moglie e men che meno con una donna altrui, a
causa dei pettegolezzi de gli
uomini».
Pertanto, la richiesta di Gesù è inaudita per gli
usi vigenti al tempo. Per lo stesso motivo, il modo
di comportarsi di Ge sù suscita la meraviglia della Samaritana: è
stupita per il fatto che un giudeo le chieda
dell’acqua e, quindi, non si comporti come tutti gli
altri, ma anzi, violi le convenzioni sociali,
compiendo un gesto contrario al buon
costume tradizionale, alle regole del convivere.
Invece, Gesù non fa alcuna preferenza, cerca di intavo lare un
dialogo e infrange qualunque barriera. E qui Gesù insegna a
superare le convenzioni sociali, specialmente quelle ingiustificate e che frappongono steccati tra la
gente.
Ma nello stesso tempo questa donna intuisce che in quello sconosciuto c’è qualcosa di
misterioso e ciò l’attira. Forse val la pena di conoscerlo. Gesù la guarda negli occhi e le
tocca il cuore, lei non resiste e si volta.
Il dialogo tra Gesù e la Samaritana si sviluppa se condo un gioco nel
corso del quale l’alternanza delle
rivelazioni di Gesù mette in luce da una
parte l’incom prensione degli uomini di fronte al
mistero di Dio e dall’altra la pazienza di
Dio, che non solo soddisfa le attese dell’uomo, ma le
suscita.
Quante volte capita anche a noi di scappare, con chissà quali scuse, di fronte alla possibilità
di dialogo che Gesù ci offre!
Quante volte non abbiamo voluto
riconoscere il suo sguardo che si
posava su di noi, i no stri occhi
hanno evitato di incontrarlo, cercando di guardare da
un’altra parte, altrove! Eppure Dio non perde la
pazienza e ci attende, anche se
noi non comprendiamo il
suo invito.