Come le imprese italiane affrontano la ripresa dopo la ... · 17,9% potrebbe trattarsi di tagli...

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TERMOMETRO ITALIA - AZIENDE Come le imprese italiane affrontano la ripresa dopo la crisi Covid-19 Rapporto mensile 1 luglio 2020

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TERMOMETRO ITALIA - AZIENDECome le imprese italiane affrontano la ripresa dopo la crisi Covid-19

Rapporto mensile1 luglio 2020

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indiceL’iniziativa e il metodo

Highlights

Sintesi del rapporto di ricerca

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L‘iniziativa e il metodo

Presentiamo il rapporto di luglio di Termometro Italia AZIENDE.

Termometro Italia è il piano di ricerca che monitora l’impatto della crisi Covid-19, la ripresa e la percezione del futuro delle famigliee delle imprese italiane.

L’indagine è condotta da Innovation Team, società di ricerca del Gruppo Cerved, la principale società italiana di servizi e tecnologiedell’informazione.

Il piano prevede interviste periodiche, con frequenza mensile, di due campioni rappresentativi:

• Termometro Italia FAMIGLIE: 500 famiglie stratificate per reddito, professione (fonte principale di reddito), composizione delnucleo familiare e area geografica;

• Termometro Italia AZIENDE: 500 aziende stratificate per settore di attività, classe dimensionale, area geografica.

Le rilevazioni sono effettuate con tecnica mista, telefonica e online.

Quello che presentiamo è il secondo rapporto AZIENDE, basato su una rilevazione effettuata nell’ultima decade di giugno.

Sono state intervistate 500 imprese con almeno 10 addetti. I dati sono stati espansi a rappresentare l’universo delle 225 milaimprese italiane di tutti i settori produttivi appartenenti alle seguenti fasce dimensionali: da 10 a 50 addetti, da 51 a 100, a 101 a250, oltre 250.

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Sintesi del rapporto di ricerca

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Highlights (1)

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Sta cambiando la direzione del vento. Alla ricerca di una nuova normalità, le imprese si lasciano alle spalle l’emergenza. E dal clima universalmente pessimistico della fase post lockdown si passa ai primi segnali di ottimismo per la ripresa.

• L’impatto della crisi nella percezione delle aziende resta molto grave, ma nell’ultimo mese meno aziende (dal 42,9% al 34,9%) si considerano vulnerabili a causa delle perdite subite. E soprattutto diminuiscono quelle che si considerano a rischio sopravvivenza (dal 17,4% al 14,3%).

• La recessione è in ogni caso estremamente pesante. Il 51,2% delle aziende prevedono un calo del fatturato superiore al 20% rispetto all’anno precedente. Per il 21,1% la perdita si prospetta gravissima, oltre il 50% del fatturato.

• Le imprese si preparano quindi a introdurre già quest’anno misure urgenti, mirate alla sopravvivenza: il 15,5% affronterà una ristrutturazione, chiudendo o riconvertendo parti dell’attività; il 22,6% ridurrà il personale, e per il 17,9% potrebbe trattarsi di tagli drastici. Nonostante queste misure, nove aziende su cento (8,7%) ritengono probabile dover chiudere entro l’anno.

• Il ritardo nella ripresa dei consumi è il timore principale delle imprese: questa preoccupazione è cresciuta nell’ultimo mese dal 43,2% al 58,2%. Le difficoltà finanziarie restano importanti, ma solo per le imprese più a rischio: sono la preoccupazione maggiore per il 20,6% delle imprese. Un segnale di ritorno alla normalità è che le difficoltà logistiche provocate dall’emergenza sono il problema principale solo per il 6,4% delle aziende.

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• Quanto tempo occorrerà per tornare ai livelli produttivi pre-crisi? Le valutazioni su questo tema ci mostrano che ilsentiment delle imprese sta cambiando, facendo registrare i primi segnali di fiducia. Per il 27,7% delle imprese ci saràuna piena ripresa già entro la fine di quest’anno, mentre più della metà (56,1%) la prevedono nel 2021. Solo per il16,1% ci vorranno tempi più lunghi. Su questo punto la visione delle grandi e medie aziende è molto più ottimistica diquella delle imprese minori.

• La crisi provocata dall’emergenza Covid-19 agisce da acceleratore della trasformazione industriale. Guardando aiprossimi due anni, oltre la metà delle aziende (54,1%) modificherà la propria organizzazione, e tutti gli ambiti della vitaaziendale subiranno cambiamenti: la gestione del personale, i canali commerciali, le tecnologie, i fornitori, le scelte dimercato.

• Si torna in ufficio. L’esperienza del lavoro a distanza, introdotto dal 43,9% delle aziende (che per la maggior parte nonl’utilizzavano prima dell’emergenza), è stata giudicata molto positivamente. Ora però diminuiscono gli entusiasti e siriconduce lo smart working alla sua funzione non sostitutiva del lavoro tradizionale: un modo per organizzare il lavoroin modo più agile, allo scopo di migliorare la produttività e venire incontro alle esigenze dei dipendenti. Le impresecontinueranno a utilizzarlo in modo episodico (32,7%) o sistematico (19,1%), ma solo nel 5,1% dei casi sarà la modalitàdi lavoro preferenziale. Il confronto tra il punto di vista delle aziende e quello dei lavoratori mostra che questi ultimi(75,9%) hanno un orientamento molto più positivo verso l’introduzione sistematica dello smart working.

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• Riguardo alla sostenibilità, la crisi ha rafforzato nel 75% delle aziende la consapevolezza dell’importanza degli impattisociali e ambientali del business. Quasi la metà delle imprese italiane (45,2%) dichiara l’intenzione di introdurre nellastrategia aziendale un piano di sostenibilità. La crisi tuttavia riduce la disponibilità di risorse e agisce come fattorelimitante, soprattutto nei settori maggiormente colpiti. L’emergenza ha indotto molte aziende ad avviare politiche disostenibilità sociale, con azioni di sostegno a favore dei dipendenti (36,4%), dei clienti (23,4%) e delle comunità locali(23,9%).

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Sintesi del rapporto di ricerca

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Le maggior parte delle imprese sono tornate operative,ma il 30% subiscono tuttora significative limitazioni dell‘attività

Livello di attività dell’aziendaBase: tutte le imprese

Pienamente o quasi pienamente operativa

• Il 70,8% delle imprese sono tornate a una condizione di quasi completa operatività, salvo piccole limitazioni imposte dalle norme di sicurezza.

• In realtà già nel mese di maggio la metà delle aziende italiane (49,2%) era pienamente o quasi pienamente operativa.

• Tre aziende su dieci (29,2%) subiscono tuttora limitazioni importanti dell’attività, soprattutto tra le piccole imprese.

49,2% 47,3%

57,0%

81,8%

62,5% 61,2%70,3%70,8% 69,8% 72,0%

92,0%

81,8%

Totale imprese Fino a 50 addetti 50-100 addetti Oltre 100 addetti

Maggio Giugno Luglio

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Più di un terzo delle aziende hanno subito perdite gravissime e sono vulnerabili,14,3% considerano gravemente minacciata la propria sopravvivenza

Impatto economico sull’impresa

Oggi, in piena ripresa, le imprese valutano con maggiore chiarezza l’impatto della crisi.

• La maggior parte delle aziende (73,9%) hanno subito perdite significative, ma in molti casi (39,1%) contano di recuperarle.

• Il numero delle aziende vulnerabili, che hanno subito perdite così gravi da comportare rischi per l’impresa, resta elevato (34,9%) ma si è ridotto rispetto al mese precedente (42,9%).

• Il 14,3% delle aziende si considerano a forte rischio di sopravvivenza. Anche questo numero si sta riducendo rispetto a quello rilevato all’inizio di giugno (17,4%).

21,4% 26,1%

35,7%39,1%

25,5%20,6%

17,4% 14,3%

Giugno

Limitato: l’azienda proseguel’attività senza significative

preoccupazioni

Luglio

Importante, avremo perdite significative ma recuperabili

Molto grave, l’azienda ha dei rischi ma non penso

sia minacciata la sopravvivenza

Vulnerabili34,9%Vulnerabili

42,9%Perditesignificative73,9%

Estremamente grave:l’azienda è a forte

rischio sopravvivenza

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Più di metà delle imprese sta subendo una forte riduzione del fatturato

Previsioni di fatturato 2020Variazioni sul 2019

Giugno Luglio

20,2%

36,6%

27,6%

13,3%

2,3%

21,1%

30,1%

30,1%

16,1%

2,6%

Riduzione contenuta(da -10% a -20%)

Forte riduzione(da -20% a -50%)

Fortissima riduzione (oltre il 50%)

Sostanzialmente stabile

Crescita

All’inizio del secondo semestre le imprese fanno i conti con le conseguenze della crisi e aggiornano le previsioni di bilancio per l’anno in corso.

• Più della metà (51,2%) prevedono una riduzione molto grave del fatturato, superiore al 20% sul 2019.

• 21,1% delle imprese prevedono una riduzione estremamente pesante, superiore al 50% del fatturato.

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Molte aziende prevedono entro l‘anno ristrutturazioni, chiusure di attività e tagli del personale

Quanto ritiene probabili questi eventi entro la fine dell’anno?

3,3%5,4%Chiusura definitivadell’attività 8,7%

Molto probabile Abbastanza probabile

CHIUSURA DEFINITIVA

RISTRUTTURAZIONI

RIDUZIONE DEL PERSONALE

6,1%

13,3%

Riduzione contenutadella forza lavoro 15,5%

17,9%Riduzione drasticadella forza lavoro 4,6%

21,6%

2,3%

Chiusura di una partedell’attività (specifica

produzione, linea business)

11,8%

8,6%

7,6%

4,5%

4,2%Chiusura di una parte

dell’impresa (sede,stabilimento, …)

7,2%

Riconversione totaleo parziale ad altra attività

11,7%

10,9%

15,5%

22,6%

Totale ristrutturazioni (molto/abbastanza

probabili al netto delle sovrapposizioni)

Totale riduzione personale

(molto/abbastanza probabile al netto delle sovrapposizioni)

• L’8,7% delle aziende considera probabile la chiusura definitiva dell’attività.

• Il 15,5% delle aziende pensa di dover attuare ristrutturazioni urgenti, chiudendo sedi o linee produttive, o riconvertendo in tutto o in parte le attività.

• Il 22,6% delle imprese prevede di dover ridurre il personale entro l’anno. Nel 17,9% dei casi si tratta di una drastica riduzione.

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La preoccupazione principale è il crollo consumi

Primo fattore di preoccupazione per i prossimi mesi

• Più passa il tempo e più emerge che il fattore principale di recessione è la riduzione dei consumi. Per avviare una robusta ripresa sarà dunque importante recuperare la fiducia di consumatori.

• La preoccupazione per il calo della domanda cresce, rispetto al mese precedente, dal 43,2% al 58,2%.

• Le difficoltà finanziarie restano importanti, ma sono il problema principale per il 20,6% delle imprese, quelle più a rischio.

• La preoccupazione delle aziende per le difficoltà logistiche provocate dall’emergenza sanitaria è in forte calo: dal 10,5% del mese scorso all’attuale 6,4%.

43,2%

24,2%

10,5%

9,4%

1,4%

4,3%

3,4%

1,7%

0,2%

1,1%

58,2%

20,6%

6,4%

1,8%

2,3%

4,3%

3,0%

0,7%

0,5%

2,2%

Calo della domanda / dei consumi

Difficoltà finanziarie: disponibilità di liquidità per far fronte ai pagamenti

Difficoltà produttive: impianti / macchinari, organizzazione, …

Difficoltà logistiche: reperimento risorse, circolazione merci, tempismo consegne, …

Difficoltà nel visitare / incontrare clienti e fornitori

Difficoltà nelle relazioni commerciali con l’estero(blocco collegamenti, isolamento, …)

Gestione del personale: mantenimento occupazione,clima lavorativo, assenteismo, …

Perdita di capacità di investimento(nuovi progetti, internazionalizzazione, …)

Perdita di immagine / reputazione

Rinvio / blocco attività fieristiche e promozionali

Giugno Luglio

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Le grandi aziende si ristabiliranno molto prima delle piccole

Previsione di recupero dei livelli di fatturato pre-emergenza

• Quanto tempo ci vorrà per recuperare i livelli produttivi precedenti la crisi?

• Su questo punto la prospettiva delle medie e grandi aziende è più ottimistica e diverge da quella delle imprese minori.

• La maggior parte (tra il 58 e il 59%) delle aziende con più di 50 addetti pensa di tornare alla situazione di fatturato precedente l’emergenza già nel secondo semestre del 2020.

• Per le aziende più piccole, invece, la normalizzazione sarà possibile solo a partire dal 2021.

16,1% 17,6%6,9%

56,1% 58,2%

40,5% 33,8%

27,7% 24,1%

58,4% 59,2%

Dal 2022

Dal 2021

1,1%Totale Fino a 50

addetti

Entro il 2020

50-100 addetti Oltre 100 addetti

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La crisi accelera il cambiamento industriale

Come cambierà l’azienda nei prossimi 1-2 anni

42,4%

31,9%

32,2%

30,9%

30,8%

29,7%

Modalità commerciali / distributive

Scelta dei mercati su cui operare 9,4%

Organizzazione aziendale

Tecnologie

Gestione del personale (retribuzioni, misure di welfare…)

9,2%

10,1%

9,1%Canali di approvigionamento (fornitori)

54,1%

43,8%

39,1%

40,1%

42,3%

39,9%

11,9%

11,7%

Ci saranno cambiamenti ma non radicaliCi saranno cambiamenti radicali

• La crisi provocata dall’emergenza Covid-19 agisce come un acceleratore del cambiamento industriale che impegnerà le imprese nei prossimi 1-2 anni.

• Più della metà delle imprese (54,1%) pensa di modificare l’organizzazione.

• Ma tutti gli ambiti della vita aziendale saranno rivisitati, alla ricerca di soluzioni innovative e di maggiore efficienza: la gestione del personale (43,8%), i canali commerciali (42,3%), le tecnologie (40,1%), i fornitori (39,9%), le scelte di mercato su cui indirizzare l’offerta (39,1%).

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L‘emergenza Covid-19 ha diffuso e rafforzato l‘uso dello smart working

La sua impresa ha introdotto lo smart working?

• 43,9% delle imprese hanno utilizzato lo smart working nelle settimane di lockdown.• In molti casi (30,5% del totale aziende) si è trattato di un’esperienza nuova, provocata dalla necessità. Solo nel 13,4% di aziende lo

smart working era già utilizzato prima della crisi.• Ovviamente molte attività aziendali (agricoltura, industria e costruzioni) richiedono una presenza fisica nei luoghi di lavoro. Per il

64,9% di aziende solo una piccola parte degli addetti, meno del 20%, ha potuto lavorare da remoto. Ma nel 20,8% delle aziendequesto modo di lavorare è stato praticato da più del 40% dei dipendenti, e il 10% delle aziende ha riconvertito al telelavoropressoché tutta l’organizzazione.

Quanti addetti utilizzano lo smart working?

Base: imprese con smart working

43,9%56,1%

No

10,0%

10,8%

14,4%

64,9%

Più dell’80%

Tra 40% e 80%

Tra 20% e 40%

Meno del 20%

30,5%

13,4%

Prima non esisteva,lo abbiamo introdottocon la crisi

Esisteva già prima

No

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Anche se l’esperienza del lavoro a distanza resta positiva, diminuisce la quota degli entusiasti

Valutazione dell’esperienza di smart workingBase: imprese con smart working

• Nel periodo dell’emergenza il lavoro a distanza è stato vissuto come una soluzione di grande successo, che ha permesso di mantenereattiva l’azienda. Ora si torna allo smart working come soluzione per migliorare e rendere più agile l’organizzazione e la gestione del lavoro.

43,7% 44,4%

18,2%8,7%

Giugno

Abbastanza positivo

Molto positivo53,1%

61,9%

Luglio

Organizzazione e coordinamento lavoro

Sviluppo nuove attività

Rapporto con clienti e fornitori Costi Clima e soddisfazione

dei lavoratori

32,4%37,8%

11,6% 4,3%

Giugno

44,0%

Luglio

42,1%

31,6%41,2%

12,9%4,9%46,1%

Giugno Luglio

44,5%

25,7%33,6%

12,2%6,4%

Giugno Luglio

37,9%40,0%

31,7%

46,0%

17,6%

6,8%

Giugno Luglio

52,8%49,3%

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Il futuro del lavoro è agile, ma gli uffici non si svuoterannoPensando ai prossimi anni, che cosa prevede per lo smart working?

Base: imprese e lavoratori che hanno sperimentato lo smart working

5,1%

14,1%

32,7%

48,1%

Potrà essere utilizzato solo episodicamentenel caso di specifiche esigenze del dipendente

Potrà diventare, magari con qualche ulteriore accorgimento,la modalità preferenziale di lavoro (la maggior parte

del tempo per la maggior parte dei lavoratori)

Potrà essere utilizzato sistematicamente ma per unaparte non maggioritaria del tempo

dei lavoratori (es. 1/2 giorni a settimana)

Potrà essere utilizzato soloin situazioni di assoluta emergenza

34,9%

41,0%

15,0%

9,2%

IMPRESE LAVORATORI (*)

• Il lavoro a distanza non sostituirà l’ufficio e non diventerà la modalità preferenziale di lavoro se non per il 5% delle aziende.

• Molte imprese utilizzeranno anche in futuro il lavoro a distanza, in modo sistematico ma non per tutti i lavoratori contemporaneamente, oppure caso percaso per venire incontro alle esigenze dei dipendenti. Lo smart working è visto come modalità di lavoro non sostitutiva di quella tradizionale, con lo scopo diaumentare la produttività e facilitare la conciliazione con le esigenze di vita personale.

• Abbiamo confrontato i risultati di questa indagine sulle aziende con l’ultima edizione di Termometro Italia - FAMIGLIE. È significativo che i lavoratorimanifestino un atteggiamento molto più positivo di quello delle aziende verso l’introduzione sistematica e generalizzata dello smart working.

(*) Termometro Italia - FAMIGLIE, giugno 2020

19,2% 75,9%

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La crisi ha messo in primo piano la sostenibilità del business

L’impatto dell’emergenza sulla sostenibilità

75,0%

57,1%

45,2%

52,1%

Abbiamo intenzione di inserire un piano di sostenibilità

L’azienda ha acquisito maggiore consapevolezzadell’ importanza dei temi sociali e ambientali

Le iniziative di sostenibilità assumerannoun maggiore rilievo per l’azienda

A causa della crisi avremomeno risorse per la sostenibilità

70,1% 40,5%

Forte riduzione (oltre 20%)

Riduzione contenuta (10-20%)

Stabile / crescita

29,6%

TREND FATTURATO 2020

• La crisi ha rafforzato nel 75% delle imprese la consapevolezza dell’importanza dell’impatto sociale e ambientale del business.

• 45,2% delle imprese dichiarano l’intenzione di introdurre un piano di sostenibilità nella strategia aziendale.

• Le difficoltà economiche agiscono però da fattore limitante: 52,1% delle imprese hanno meno risorse da dedicare.

• Queste difficoltà sono avvertite in modo molto diverso secondo gli impatti provocati dalla crisi: coinvolgono solamente il 29,6% delle imprese che hanno mantenuto un fatturato stabile, e raggiungono il 70,1% delle imprese con una forte riduzione del fatturato.

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Molte aziende hanno avviato in concreto politiche di sostenibilità sociale

Iniziative delle imprese a favore di clienti, dipendenti e comunità locale

Per affrontare l’emergenza molte aziende hanno attuato azioni di sostegno a favore dei propri dipendenti, dei clienti e delle comunità locali. Si è trattato di un modo molto concreto di avviare politiche di sostenibilità sociale.

• 36,4% di aziende hanno intrapreso azioni a sostegno dei dipendenti (oltre quelle prescritte dalle autorità) e 23,4% a favore dei clienti, per facilitarli in un momento di grave difficoltà. Sono state molto attive soprattutto le aziende agricole, con quote superiori al 40%.

• 23,9% di aziende hanno sostenuto le comunità locali, con donazioni e altre iniziative. Sono state molto attive soprattutto le grandi e medie aziende: il 62,5% di quelle oltre 50 addetti hanno intrapreso questo genere di iniziative sociali.

76,6%

No23,4%

CLIENTI

DIPENDENTI

COMUNITA’ LOCALE

36,4% Sì63,6%No

23,9%

76,1%

No