Coltivatore Pavese num 6 2012

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Poste Italiane S.p.a. Spedizione in a. p. D.L.353/2003 convertito in L. 27/02/2004 n. 46 art.1 comma 1 DCB/PV periodico di Coldiretti Pavia n.6 2012 ANNO 67 per acquistare 1 litro di benzina servono 6 kg di riso sono i conti che le nostre aziende fanno ogni giorno a causa del caro carburanti 1 litro di benzina costa 6kg di riso

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periodico di Coldiretti Pavia

n.6 2012

ANNO 67

per acquistare 1 litro di benzina servono 6 kg di risosono i conti che le nostre aziende fanno ogni giorno

a causa del caro carburanti

1 litro di benzina costa6kg di riso

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sommario

in primo piano

SINDACALE

EPACA

VITIVINICOLO

ETICHETTOPOLI

EST TICINO VILLORESI

BREVI

CEREALI

TECNICO

Questo numero è stato chiuso in redazione il 17 settembre 2012

Il Coltivatore PaveseEdito dalla Federazione Provinciale COLDIRETTI PAVIA

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SPECIALI

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Marini: niente ripresa senza terreni all’agricoltura 56 chili di riso per un litro di benzina 6Consumo del suolo 8(Consumo del suolo) Accolte le istanze di Coldiretti 9Su un euro di spesa, solo 20 centesimi agli agricoltori 10Dieta mediterranea, nuova passione dei VIP 11Sicurezza alimentare 12Minimo il 20% di frutta nelle bibite 13Siccità e maltempo 14Il danno: perso il 10% del Pil agricolo 16Le imprese agricole aumentano nonostante la crisi 18Imprese agricole sommerse dai costi 19Crescita da record per la filiera corta 20OGM: aumenta l’uso di pesticidi ed erbicidi 20

Hanno vinto le Lobby: d’ora in poi “bistecca selvaggia” 21

Cinque anni nel segno della concretezza 36

I Pensionati Coldiretti bocciano la manovra economica 38Pensioni da record 39I Voucher nel settore agricolo 40Assistenza gratuita alla compilazione degli F24 40

(Col)direttamente nel bicchiere 28Vendemmia 2012 29Grandi novità nel nuovo decreto sull’etichettatura 30OK a Coldiretti: niente autorizzazione per le cantine senza emissioni 31Scattato l’obbligo di indicare gli allergeni in etichetta 32Promozione 33

Pillole di Coldiretti 42

Cereali: -2% nell’Unione Europea 22Produzione di riso in calo 23Nasce la rete nazionale di qualità sui cereali 24

Immobili rurali e impianti fotovoltaici: ecco come accatastarli 34È scattato il Quinto conto energia 35

Consumo del suolo

SINDACALE

EPACA

VITIVINICOLO

ETICHETTOPOLI

EST TICINO VILLORESI

BREVI

CEREALI

TECNICO

6 Kg di risoper 1 lt di benzina

Agriturismo: cos’è e come funziona 26SPECIALI

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| 5| 5EDITORIALE

Niente RIPRESA ripresa senza terreniper l’agricoltura

Un milione e cinquecento mila ettari di superficie scom-parsa in 10 anni in Italia. Statisticamente in un decennio il nostro Paese ha perso l’8% della sua SAT (superficie agra-ria totale) e parallelamente, sempre in 10 anni, la superficie agricola utilizzata (SAU) è diminuita del 2,3%, sommando quasi 300mila ettari in meno. Riscoprire il valore della terra e dell’agricoltura, delle nostre pregiate colture e dei nostri alimenti eccellenti vuol dire ridare valore a una delle ric-chezze, se non la principale, fondamentali per l’Italia. Mai come oggi dunque è necessario ridare valore alla no-stra terra e a tutta l’economia basata su questo settore. Ben vengano quindi le iniziative come la bozza di disegno di legge illustrata dal ministro delle Politiche agricole Mario Catania al quale la Coldiretti è disponibile a dare il suo con-tributo nell’interesse dell’agricoltura, ma anche dell’intera economia italiana che ha nell’attività agricola e nel paesag-gio i punti di forza sui quali “cementare” la ripresa.

Sergio Marini

Presidente nazionale di Coldiretti

“I ritmi attuali di consumo del territorio e l’eccesso di urbanizzazione non solo ri-schiano di stravolgere il volto dell’Italia, ma anche di modificare irreversibilmente le condizioni climatiche, ambientali e socia-li del nostro Paese. Il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo, il paesaggio di cui go-diamo dipendono tutti dalla nostra terra”. Lo ha affermato il presidente della Coldiret-ti Sergio Marini in occasione del convegno “Costruire il futuro. Difendere l’agricoltura dalla cementificazione”, organizzato dal Ministro delle Politiche Agricole Mario Ca-tania. La conservazione della superficie agraria utilizzabile deve essere una priorità che consenta di preservarla dalla crescente urbanizzazione delle campagne, tutelan-do la disponibilità di superfici agricole per garantirne la fruibilità alle prossime gene-razioni che potranno praticarvi un’agricol-tura imprenditoriale, innovativa ed ecoso-stenibile tutelando così il paesaggio agrario italiano.

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coltivati, rappresenta il 35 per cento della superficie nazionale a riso e con 530.000 tonnellate prodotte e 1617 risicoltori è la più importante provincia risicola italiana ed europea. Un primato che vede l’Italia, primo produttore di riso in Europa, certamente scomparire di fronte agli imponenti volumi asiatici, ma rifulgere a livello internazionale per qualità assoluta. “I nostri territori – ha dichiarato Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia – sono da sempre vocati alla risicoltura ma se questa situazione dovesse persistere, le aziende agricole del pavese non potranno più continuare a coltivare riso. I costi di produzione, in particolare quelli energetici, sono aumentati vertiginosamente e i prezzi del risone sono quelli di quindici anni fa. Se le cose non cambieranno, dovranno obbligatoriamente

Occorrono circa sei chilogrammi di risone per acquistare un litro di benzina. A tanto è arrivato il divario tra uno dei prodotti principe della provincia di Pavia e il carburante più utilizzato. All’avvio della campagna di raccolta le preoccupazioni dei risicoltori sono concentrate sui prezzi che sono abbondantemente sotto alla soglia della parità con i costi di produzione. Il divario tra costi e ricavi supera in molti casi il 30 per cento e solo il contributo della PAC consente alle aziende di proseguire l’attività. Le cose tuttavia non possono continuare così e se la situazione non dovesse cambiare, le scelte future dei risicoltori pavesi saranno orientate verso altre colture più remunerative come il mais, la soia e le coltivazioni energetiche. Pavia, con oltre 87.600 ettari

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6 chili di riso per 1 litro di benzina

Alla vigilia della trebbiatura si prospetta una buona annata ma i prezzi troppo bassi e l’aumento dei costi di produzione potrebbero causare una drastica diminuzione dei futuri investimenti

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abbandonare il riso per coltivare mais o soia che, oggi, sono molto più remunerativi”. “Stiamo avviando un progetto di filiera – ha proseguito Giovanni Roncalli, direttore della Coldiretti di Pavia – per giungere alla commercializzazione del risone in forma aggregata, accorciare la filiera e garantire un prezzo remunerativo alle nostre imprese. Dopo un lungo percorso, la Coldiretti, grazie ad un accordo con una grande catena di distribuzione, ha messo in commercio una pasta realizzata al 100% con grano italiano, marchiandola e garantendone l’origine. Questo processo deve essere affrontato anche nel settore del riso per evitare le speculazioni, garantire un equo guadagno ai risicoltori e contribuire a ridurre la spesa dei consumatori”.

SINDACALE

6 chili di riso per 1 litro di benzina

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una battaglia di civiltà, per rimettere l’agricoltura al centro di quel modello di sviluppo che vogliamo dare al nostro Paese. Non penso, naturalmente, a un ritorno a un paese agreste, ma immagino uno Stato che rispetti il proprio territorio e che salvaguardia le proprie potenzialità. Noi usciremo vincenti da questa crisi se lo faremo con un nuovo modello di crescita che passa necessariamente attraverso questi temi. Nel corso della storia – ha spiegato il Ministro Catania – si sono alternate epoche in cui la campagna ha vissuto dei momenti di splendore e dei momenti di abbandono. Ma erano fasi fisiologiche, determinate dal progresso. In epoca recente, in questa alternanza, si è inserito un fattore che ha reso il consumo del suolo un processo irreversibile: la cementificazione. È un fenomeno che ha un impatto fortissimo sulle aree agricole del nostro Paese,

“Ogni giorno 100 ettari di terreno vanno persi, negli ultimi 40 anni parliamo di una superficie di circa 5 milioni. Siamo passati da un totale di aree coltivate di 18 milioni di ettari a meno di 13”. Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali nel corso dell’evento “Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione”. Al convegno, nel corso del quale il Ministro Catania ha presentato un disegno di legge sul tema, hanno partecipato come relatori Sergio Rizzo, giornalista del Corriere della Sera, e Carlo Petrini, fondatore di “Slow Food”. “Sono dati che devono farci riflettere sul fatto che il problema del consumo del suolo nel nostro Paese deve essere una priorità da affrontare e contrastare. Dobbiamo invertire la rotta di un trend gravissimo che richiede un intervento in tempi rapidi. Serve

consumo del suoloCatania: Invertire la rotta, cambiandoil modello di sviluppo del Paese

immagine satellitare della Pianura Padana

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Mario Monti dichiara: “Il problema della cementificazione del territorio agricolo sta assumendo in Italia proporzioni preoccupanti. (…) Le zone rurali con un maggior tasso di cementificazione risultano quelle più fertili come la Pianura Padana: il provvedimento ha come obiettivo principale quello di limitare le zone urbanizzate, incoraggiando l’attività agricola. Si tratta di un provvedimento significativo e concreto, forse avremmo dovuto inserirlo nel decreto Salva-Italia, perché è una misura concreta per salvare l’Italia”.

ma diventa ancora di più preoccupante quando lo vediamo concentrato in quelle zone altamente produttive, ad esempio sulle pianure. È qualcosa di devastante sia per l’ambiente sia per l’impresa agricola, con effetti negativi sul volume della produzione. La sottrazione di superfici alle coltivazioni abbatte la produzione agricola, ha un effetto nefasto sul paesaggio e, di conseguenza, sul turismo. Tutto ciò avviene in un Paese come il nostro dove il livello di approvvigionamento è molto basso, dato che almeno il 20 per cento dei consumi nazionali è coperto dalle importazioni. Dobbiamo aggredire le cause di questo processo, serve una nuova visione economica, un diverso modello di sviluppo. Bisogna anche contrastare l’aggressività di alcuni poteri forti, l’assenza di regole, dobbiamo modificare una certa cecità della politica, introducendo un cambiamento

normativo nel meccanismo di spesa degli oneri di urbanizzazione che vanno nelle casse dei Comuni”. Petrini, nel corso del suo intervento, ha spiegato: “Dobbiamo riuscire a cogliere il senso di questa proposta, che non deve essere solo riconducibile alla dimensione di un Ministero, ma deve porsi come un’indicazione sul modello di sviluppo che riguarda l’intero sistema-paese, che dovrebbe essere sensibile a una riflessione di questo tipo. L’Italia è sotto lo schiaffo di una situazione speculativa di proporzioni inimmaginabili, c’è bisogno che tutti avvertano la necessità di cambiare l’attuale paradigma produttivo. Noi paghiamo poco gli agricoltori, ma quando perderemo i veri presidi da loro costituiti, e ce ne renderemo conto, sarà troppo tardi. Nel nostro Paese non c’è la responsabilità di sapere cosa fa un agricoltore, mentre tutti dovrebbero sapere che non coltiva solo i frutti della terra, ma preserva l’ecosistema, la tutela del paesaggio, la memoria storica. L’agricoltura va al di là della semplice produzione di cibo”. Rizzo ha aggiunto: “I Padri costituenti avevano già capito tutto, tanto è vero che in uno degli articoli fondamentali della Carta avevano introdotto la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Il nostro Paese non ha riserve di gas, non ha giacimenti di petrolio, non ha miniere di diamanti, ma ha un paesaggio unico. E invece che far leva su questo spesso si pensa a cementificare il territorio. Ci sono aree dell’Italia dove a una bassa crescita demografica si associa un alto tasso di cementificazione. C’è qualcuno che ha detto che ‘dai campi di sterminio siamo passati allo sterminio dei campi”.

consumo del suolo

| 9SINDACALE

Accolte le istanze di Coldiretti

Il Governo approva la propostadei Ministri competenti

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del 2000 al 20% del 2009, mentre è aumentato nello stesso periodo il margine di tutte le attività che intervengono tra le porte dell’azienda agricola e il punto di vendita dove si re-gistra l’acquisto finale. In sostanza, il cosiddetto marketing share, che remunera logistica, distribuzione e vendita e che include il pagamento delle imposte sul consumo, ha rag-giunto nel 2009 una quota pari al 73% del valore di filiera, mentre rappresentava il 68% nel 2000. Nel caso dei prodotti trasformati, la quota agricola scende ulteriormente, passan-do dall’8,5% nel 2000 al 6% nel 2009. Cede valore anche la fase industriale (da 45,8% al 42,2%), mentre passano dal 39 al

42 per cento i margini degli attori distributivi. A pesare negativamente sulla redditività dell’agricoltura italiana è la riduzione dei prezzi pagati alle imprese agricole per effetto dello strapotere contrattuale degli altri sog-getti della filiera, ma anche per la concorrenza sleale dovuta alla mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori che permette di spacciare come Made in Italy prodotti importati. “Un deficit di giustizia nella filiera e di verità nei confronti dei consumatori – dichiara il direttore della Coldiretti di Pavia Giovanni Roncalli - reso possibile dalla mancanza della politica”. Eppure il modello agricolo italiano è vincente nel mondo dove ha conquistato primati nella qualità, tipicità e nella salubri-tà delle produzioni, ma anche nel valore aggiunto per ettaro di terreno ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie dall’agricoltura italiana, che è pratica-mente il doppio di quella di Germania, Francia e Spagna e il triplo di quella Inglese. “È proprio per rispondere alla crisi che attanaglia il Paese e per riportare giustizia e verità che abbiamo avviato – interviene il presidente di Coldiretti Pavia, Giuseppe Ghezzi - il progetto della “Filiera agricola italiana”, un impegno che se da un lato va a salvaguardia dell’identità dell’agricoltura italiana, il rispetto dell’ambiente e della biodiversità, dall’altro garantisce ai consumatori giusta qualità e quantità, ge-nuinità e sicurezza degli alimenti, conciliando i bisogni di consumatori e di produttori”.

È particolarmente grave che per ogni euro di spesa per pro-dotti alimentari solo 20 centesimi giungano nelle tasche del-le agricoltori e il resto si perda nei meandri della filiera. Lo denuncia la Coldiretti commentando i contenuti del rapporto Ismea ‘’Check up 2012: la competitività dell’agroalimenta-re italiano’’ che fa il punto sullo stato di salute del settore. Nel caso dei prodotti agricoli freschi o non, soggetti a tra-sformazione industriale - spiega lo studio - in un decennio, la remunerazione della fase agricola si è ridotta di quasi 6 euro ogni 100 spesi dal consumatore. In altre parole la quo-ta di valore “trattenuta” dall’agricoltura è passata dal 25,6%

Su 1 EURO di spesasolo venti centesimi agli agricoltori

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| 11SINDACALE

senza rinunciare al gusto” scrive l’ International Business Times, mentre nella sezione dedicata alla salute del giornale britannico Daily Mail “la dieta mediterranea dà benefici non solo fisici ma anche mentali”. Benefici che, anche se noti da tempo, ora hanno conferma dal mondo scientifi-co, come dimostrato da un recente studio delle Università di Las Palmas de Gran Canaria e di Navarra (Spagna), pubblicato sull’ultimo numero dell’European Journal of Clinical Nutrition.

Il fondatore di facebook Mark Zuckerberg ha de-ciso di testarne i sapori durante la sua luna di miele direttamente in Italia, George Clooney ha addirittura in progetto di acquistare casa nel sud Italia per poterla assaporare ogni volta ne abbia voglia, Kate Middleton ama il Carciofo bianco di Pertosa, Robert De Niro, in qualsiasi angolo del mondo, è sempre alla ricerca della mozzarella di bufala campana DOP, mentre Lady Gaga la usa come cosmetico, la first lady Michelle Obama, fautrice della buona cucina, ne è diventata am-basciatrice, il tennista Roger Federer la segue per tenersi in forma, il cantante Sting come rico-stituente naturale. Insomma, la dieta mediterra-nea è sempre più amata dalle celebrità interna-zionali, sia per una questione di gusto sia perché ritenuta la più salutare. E se la sua bontà é ormai fuori discussione ed è riconosciuta da sempre, ora c’é anche la novità: la dieta mediter-ranea è un’ottima scelta per perder peso. La bellissima attrice Penelope Cruz, medi-terranea di nascita, ha confessato, infatti, che, con l’arrivo dell’estate, per rimanere in forma ha scelto la dieta mediterranea. L’at-trice ha confessato che mangia pasta quo-tidianamente, pesce azzurro, Mozzarella di bufala campana DOP, carciofo bianco del sud Italia, olio d ’oliva oltre ad altri pro-dotti tipici campani: “Datemi un pezzo di pane condito con qualche goccia di olio di oliva e un po’ di sale, e sono felice” ha aggiunto la diva. A completare il regime alimentare dell’attrice an-che la paella, tipico piatto della sua terra natia. “Esercizio fisico e le giuste dosi - afferma Pe-nelope Cruz – mi permettono di stare in forma e godermi i migliori sapori al mondo che sono quelli della dieta mediterranea. Già lo scorso anno, in seguito alla mia gravidanza, sono torna-ta in forma grazie a questi prodotti”. A lanciare la dieta mediterranea nel mondo ha sicuramente contribuito, in modo determinante, Kate Middle-ton, la principessa d’Inghilterra, che, come noto, ha scelto di mangiare esclusivamente prodotti mediterranei provenienti dal Parco del Cilen-to e Vallo di Diano, la più grande area protetta dell’Italia insignita dall’Unesco del titolo di pa-tria della dieta mediterranea, come il carciofo bianco di Pertosa. E così, sui quotidiani esteri, dal New York Times al Die Welt, all’unisono si celebra la dieta mediterranea: “è il modo miglio-re per vivere bene e più a lungo” si legge sul Washington Times, “è ideale per perdere peso

La dieta mediterranea spopola tra i VIP

Kate Middleton

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notevole danno economico per i produttori, mentre ven-ne poi accertato che la vera causa del contagio erano dei germogli di soia importati dall’Egitto. Ma su questo sono in arrivo importanti novità. Una modifica del sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi sarà pienamente operativa a partire dai primi mesi del prossimo anno. L’attuale funzionamento prevede che uno Stato mem-bro invii via e-mail tutte le informazioni relative ad una situazione di rischio per la sicurezza degli alimenti; la co-municazione viene dapprima codificata in un modello di notifica e successivamente inviata a tutti i membri della rete Rasff. Con il nuovo sistema invece gli Stati membri saranno in grado di inserire direttamente on-line le pro-prie notifiche o completare le altre, in modo da armo-nizzare le informazioni inserite dalle autorità nazionali. Si punta anche a un sistema di tracciabilità più rapido e affidabile, in modo da poter risalire con maggiore effi-cienza ai prodotti alimentari potenzialmente pericolosi e toglierli dal mercato. E’ previsto inoltre un programma di formazione che vedrà coinvolte le autorità sanitarie e i responsabili della sicurezza alimentare non solo degli Stati membri, ma anche i Paesi terzi partner commerciali dell’Unione. La Commissione europea ha inoltre lavorato con gli Stati membri sulle nuove regole per la tracciabi-lità e l’igiene dei semi germinali, che dovrebbero essere adottate a dicembre di quest’anno e dovrebbero inclu-dere il riconoscimento degli stabilimenti produttivi dei semi, il lavaggio obbligatorio prima della germinazione e nuovi criteri microbiologici. Si sta anche esaminando la fattibilità di una banca dati per il test molecolare dei principali agenti patogeni di origine alimentare, in modo da facilitare un collegamento veloce tra i diversi ceppi. Questo sistema sarebbe sviluppato in collaborazione con l’Efsa, l’European Centers for Disease Control (Ecdc) e i laboratori di riferimento dell’Unione Europea.

Sicurezza alimentare

Secondo la Commissione europea, il Sistema di Allerta Rapido per Alimenti e Mangimi (Rasff) può e deve essere migliorato. Lo scorso anno, quando è scoppiata una delle crisi più gravi de-gli ultimi decenni – l’epidemia di Escherichia coli, che in Germania e Francia provocò la morte di più di 50 persone e il contagio di altre 4.000 – il sistema ha mostrato delle lacune, soprattut-to per quanto riguarda la comunicazione. Ed è proprio su questo aspetto che l’esecutivo di Bru-xelles vuole intervenire. Nel 2011 le autorità te-desche individuarono in maniera un po’ troppo avventata la causa dell’epidemia nei cetrioli spa-gnoli, provocandone il crollo delle vendite con

Novità in arrivo dall’UE

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Program-ma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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Sicurezza alimentare

Minimo il 20% di frutta nelle bibite

| 13 SINDACALE

Si useranno 200milioni di chili di arance in più

L’aumento della quantità di frutta nelle bibite al 20 per cento corrisponde all’utilizzo di 200 milioni di chili in più di arance all’anno e migliora concretamente la qualità dell’alimentazione, concorrendo a ridurre così le spese sanitarie dovute alle malattie connesse all’obesità che sono in forte aumento. Lo ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini commentando positivamente i contenuti della bozza del decreto legge sulla miniriforma della Sanità consegnata dal Ministro della Salute Renato Balduzzi alle Regioni che, dopo aver accantonato la tassa sulle bibite gassate, prevede un aumento del loro contenuto minimo di frutta. Il provvedimento recita testualmente che: “a decorrere dal 1° gennaio 2013 le bevande analcoliche di cui all’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1958, n.719, devono essere preparate con un contenuto di succo naturale non inferiore al 20 per cento”. “Una buona notizia - sottolinea Sergio Marini - per quasi 23 milioni di italiani che consumano bevande gassate e che contemporaneamente aiuta a migliorare il bilancio della sanità”. Consumare più frutta significa ridurre le malattie collegate direttamente all’obesità che sono responsabili del 7 per cento dei costi sanitari dell’Unione europea, questo perché l’aumento di peso è un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l’ipertensione, l’infarto e certi tipi di cancro. Il provvedimento, che si spera venga

confermato, accoglie finalmente le richieste della Coldiretti e

delle Associazioni

dei consumatori e manda in soffitta la legge nazionale ormai datata (Legge n. 286 del 1961) per la quale le bevande al gusto di agrumi possono essere colorate a condizione che esse contengano appena il 12 per cento di succo di agrumi, spesso all’insaputa dei consumatori. L’aumento della percentuale del contenuto minimo di frutta al 20 per cento corrisponde all’utilizzo di 200 milioni di chili in più di arance all’anno. Gli acquisti di frutta e verdura delle famiglie italiane sono stati nell’ultimo anno pari a circa 347 chili, con un calo di oltre 100 chili (-22 per cento) rispetto a dieci anni fa. La riduzione nei consumi riguarda soprattutto le giovani generazioni con il 23 per cento dei genitori che - secondo i dati del progetto “Okkio alla salute - dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura”.

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Il maltempo, accompagnato da nubifragi e grandine che hanno colpito a macchia di leopardo le coltivazioni, fa salire a quasi 3 miliardi il conto dei danni all’agricoltura di una estate pazza che è stata segnata dalla peggiore siccità da quasi 10 anni. Coldiretti stima che sia andato perso oltre il 10 per cento del PIL agricolo. Molti agricoltori hanno visto svanire il lavoro di un intero anno con mesi di grande caldo e di mancanza di pioggia che ha tagliato drasticamente i raccolti di mais, pomodoro, barbabietola, girasole mentre la grandine ha provocato danni irreversibili a coltivazioni particolarmente sensibili come tabacco, frutta e soprattutto l’uva in attesa di vendemmia. Le regioni più colpite sono state il Veneto e l’Emilia Romagna che contano perdite stimate in un miliardo ciascuna con danni gravi che si sono verificati in Toscana, (260 milioni), Lombardia (200 milioni), Puglia (180 milioni), Umbria (70 milioni) e Marche (60 milioni), ma hanno sofferto le coltivazioni un po’ tutte le Regioni. Secondo un monitoraggio della Coldiretti, il caldo e la siccità hanno già tagliato i raccolti con forti cali della produzioni. Per il mais si stima una riduzione dei raccolti del 25-30 per cento a livello nazionale con punte dell’80 per cento nel Polesine e del 50 per cento nel Padovano. Male anche la soia, con un calo del 30-40 per cento nelle regioni settentrionali (dove si effettua la quasi totalità della coltivazione) con punte dell’80-100 per cento nel Polesine. Per il girasole la produzione dovrebbe diminuire del 20 per cento a livello nazionale, soprattutto nelle Marche e in Toscana, mentre rischia di essere dimezzata la barbabietola da zucchero, con un crollo sino al 50 per cento nelle regioni del Nord a seguito del calo della resa nelle aree del Veneto e dell’Emilia-Romagna dove non si è potuto irrigare. Situazione preoccupante pur per il pomodoro, con un -20 per cento del raccolto in tutte le aree di produzione nazionale con punte del 25 per cento nel Mezzogiorno. Anche la vite è a rischio se dovesse permanere il caldo. E’ prevista una produzione molto contenuta rispetto alla media. Per il latte si teme una minore produzione a livello nazionale del 10-15 per cento con punte del 30-40 per cento in Toscana dove si registrano maggiori costi del 70-80 per cento per carenza foraggi mentre in Piemonte le mandrie sono costrette a lasciare gli alpeggi con un mese di anticipo. Riduzione della produzione pure per gli ortaggi dove non è stato possibile irrigare. In Abruzzo secondo la Coldiretti calo del 30 per cento della produzione di patate e carote. Ma gli effetti del caldo non stanno risparmiando neppure uova e miele. Sugli interventi di sostegno da adottare si terrà ora un incontro degli Assessori all’agricoltura con il Ministro delle Politiche Agricole.

Siccità e maltempo

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Stato di calamità per l’agricoltura lombarda: l’estate torrida ha “bruciato” 200 milioni di euro

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| 15 SINDACALE

La Coldiretti Lombardia ha avanzato la richiesta dello stato di calamità naturale redigendo una mappa dei danni della lunga estate calda seguita dalla brusca riduzione di temperatura e dalle piogge di Poppea. “La siccità di luglio e agosto ha inciso in modo pesante sulle coltivazioni sia sul fronte delle quantità prodotte sia su quello della spesa per il carburante che serve alle pompe di irrigazione – spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia – fra Brescia, Milano, Sondrio, Bergamo, Mantova, Pavia e Cremona ci sono danni stimati, fra mancati raccolti e maggiori costi, per circa 200 milioni di euro”.

Dopo la richiesta di riconoscimento avanzata da Coldiretti, la quale ha calcolato un bilancio dei danni superiore al mezzo miliardo di euro, il Ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, ha annunciato che “ci sono delle zone del paese dove molto probabilmente sarà dichiarato

lo stato di calamità naturale e i tecnici del mio ministero stanno lavorando per individuarle”. Al quadro desolante delle riduzioni di produzione dovute alle bizzarrie del clima si aggiunge una situazione commerciale critica in particolare per riso e uva. Le quotazioni, con le operazioni di vendemmia già avanzate e in procinto di iniziare la trebbiatura del riso, sono decisamente sotto il livello di economicità lasciando senza soluzioni gli imprenditori che devono collocare il prodotto perché non conservabile o perché impossibilitati a stoccare tutta la produzione. Ogni anno ci troviamo di fronte al medesimo attacco speculativo per cui, al momento del raccolto, i prezzi scendono denotando chiaramente una manovra che mira ad approfittare della debolezza contrattuale delle imprese agricole il cui argine è rappresentato solo dall’attuazione della filiera agricola italiana.

... un conto da tre miliardi di euro

Siccità, è stato di calamità nelle campagne italiane

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A Pavia si attendono perdite per 25 milioni 780 mila euro: le uve bianche hanno subito una riduzione fra il 15 e il 20 per cento per un valore di 6 milioni e mezzo di euro, per quelle nere si prevede una contrazione fra il 10 e il 15 per cento, le colture foraggere hanno perso fra il 30 e il 35 per cento del prodotto pari a circa 5 milioni e 880 mila euro, dimezzata la produzione di mais e sorgo nelle aree non irrigue per un valore di 7 milioni di euro, mentre le orticole hanno pagato al caldo una riduzione dal 20 al 25 per cento pari a circa 6 milioni e 400 mila euro.Un discorso a parte deve essere fatto per il riso che sembrerebbe non aver subito danni per l’anomalo andamento del clima. Tuttavia solo dopo la raccolta sarà possibile valutare eventuali ammanchi di resa alla produzione e soprattutto alla lavorazione, causati dagli sbalzi di temperatura e da una maturazione accelerata dal caldo intenso prima e dal brusco abbassamento delle temperature dei primi giorni di settembre.

Uve, foraggere, mais, sorgo e orticole ma anche il riso,

a rischio per gli effetti del clima

le regioni più colpite dall’estate pazza:(Danni in euro)

Veneto 1 miliardo

Emilia Romagna 1 miliardo

Toscana 260 milioni

Lombardia 200 milioni

Puglia 180 milioni

Piemonte 100 milioni

Umbria 70 milioni

Marche 60 milioni

totale danni in italia 3 miliardi

il danno

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quale si evidenza che nelle campagne le aperture di nuove aziende hanno superato leggermente le chiusure con la presenza nel secondo trimestre di ben 824.516 aziende agricole registrate negli elenchi delle camere di commercio. Si tratta di un debole segnale positivo che si aggiunge a quello registrato sul fronte dell’occupazione con l’aumento nello stesso secondo trimestre del 10,6 per cento delle assunzioni rispetto all’anno precedente, in netta controtendenza con l’andamento generale. Ad aumentare in campagna sono sia il numero di lavoratori dipendenti (+10,1 per cento) che in misura più contenuta quelli indipendenti (+2,9 per cento). Il trend positivo dell’agricoltura è particolarmente importante perché è il risultato di una crescita record del 13,7 per cento al nord ma anche del 3,5 per cento al sud mentre si registra un leggero calo nel centro Italia (meno 3,2 per cento). Tuttavia preoccupa l’andamento della secondo metà dell’anno, che deve fare i conti con una estate segnata dalla più grave siccità dell’ultima generazione che ha tagliato i raccolti e provocato danni per 3 miliardi di euro all’agricoltura nazionale, ma anche con un autunno caldo per l’aumento dei costi fiscali, energetici e produttivi che mettono a rischio la competitività delle imprese.

Dopo due anni si inverte la tendenzae cresce anche l’occupazioneSi inverte la tendenza e dopo due anni di continue riduzioni, torna ad aumentare il numero di imprese agricole italiane. è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati di Movimprese dalla

Boom di assunzioni in campagna: +10%

Con la crisi è boom di assunzioni in agricoltura che è il settore che fa registrare il più elevato aumento nel numero di lavoratori dipendenti con un incremento record del 10,1 per cento, in netta controtendenza con l’andamento generale che mostra livelli elevati di disoccupazione. Il dato è confermato

anche da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al secondo trimestre del 2012. In campagna cresce l’occupazione di lavoratori dipendenti (+10,1 per cento) ma, anche se in misura più contenuta, quella dei lavoratori indipendenti che segna un più 2,9 per cento. Questo segnale positivo si rivela di particolare importanza perché riguarda l’intero Paese con un dato record nel Nord Italia segnando il 13,7 per cento di crescita ma anche il 3,5 per cento nelle regioni del Sud, mentre solo il Centro Italia registra un leggero calo con un dato pari al 3,2 per cento. Si stima peraltro che abbia meno di 40 anni un lavoratore dipendente su quattro assunti in agricoltura, dove si registra anche una forte presenza di lavoratori giovani ed immigrati che hanno abbondantemente superato quota centomila. Se le rilevazioni sui livelli occupazionali forniscono elementi di soddisfazione, ci dobbiamo tuttavia preoccupare per l’andamento anomalo del clima pazzo di questa estate. Gli effetti del caldo e della siccità, combinati al maltempo degli ultimi giorni, hanno tagliato i raccolti estivi ed autunnali e rischiano di lasciare senza lavoro molti dei duecentomila giovani impegnati nelle attività di raccolta di riso, frutta, verdura e nella vendemmia.

Le imprese agricole aumentano nonostantela crisi

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L’aumento del prezzo dei carburanti destinati all’attività agricola provoca un aggravio di costi stimabile in quasi 150 milioni di euro nell’ultimo anno per il settore, dove il gasolio ha sostituito quasi completamente la benzina nell’alimentazione dei mezzi meccanici. Questa la stima la Coldiretti, in riferimento agli effetti del prezzo record raggiunto dalla benzina che sta condizionando la competitività delle imprese e la ripresa economica del Paese. Oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, in agricoltura il caro carburanti colpisce sopratutto le attività agricole che utilizzano il carburante per l’irrigazione o il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche per l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali fino alla piscicoltura e dei cereali per la conservazione e la vendita. Con l’arrivo del freddo a rischio ci sono soprattutto gli oltre trentamila ettari di coltivazioni specializzate in serra

che producono fiori e piante ornamentali ed ortaggi. Ma a subire gli effetti del record nei prezzi del gasolio è l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica incidono dal 30 al 35 per cento per frutta e verdura e assorbono in media un quarto del fatturato delle imprese agroalimentari. La continua crescita dei costi di trasporto, degli altri costi logistici e della bolletta energetica, mette a rischio la competitività delle imprese Made in Italy e va affrontata con interventi strutturali in un Paese dove l’88 per cento delle merci viaggia su strada.

Imprese agricole sommerse dai costi 150 milioni di euro in più per il caro carburanti

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Crescita da record per la filiera cortaAumenta il numero degli operatori bio con un vero e proprio boom di chi ha scelto la filiera corta. Ad affermarlo sono i dati 2011 del Sinab, il Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, dai quali emerge un incremento complessivo dell’1,3% rispetto allo scorso anno che diventa però del 25% se si prendono in esame i produttori che hanno scelto di iniziare a trasformare e vendere il proprio prodotto. I dati indicano un numero complessivo di operatori pari a 48.269 di cui: 37.905 produttori esclusivi; 6.165 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 3.906 che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione; 63 importatori esclusivi; 230 importatori

che effettuano anche attività di produzione o trasformazione. Nel confronto con il 2010 spicca la diminuzione dei produttori (-4%) a fronte di una crescita record di chi produce e trasforma. Una scelta che va nella direzione della filiera corta, fenomeno in forte crescita grazie soprattutto a iniziative come quella del progetto filiera agricola italiana promossa da Coldiretti, che ha portato alla creazione della più grande rete di vendita diretta, tra aziende, mercati, agriturismi e botteghe di Campagna Amica. La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche; mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all’Emilia Romagna seguita da Lombardia e Veneto. La superficie interessata, in conversione o interamente convertita ad agricoltura biologica, risulta pari a 1.096.889 ettari, con un decremento rispetto all’anno precedente circa dell’1,5%. I principali orientamenti produttivi sono i cereali, il foraggio e i pascoli. Segue, in ordine di importanza, la superficie investita ad olivicoltura. Per le produzioni animali,

Secondo nuovi studi, la coltivazione costante di organismi geneticamente modificati ha provocato un incremento dell’utilizzo dei fitosanitari

Indagine sul mercato Bio

distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano, rispetto allo scorso anno, un consistente aumento del numero di capi per suini, ovini, caprini e avicoli. Nella nostra Provincia si nota una crescita del settore ortofrutticolo poiché la richiesta di frutta e verdura biologica da parte dei consumatori è in continuo aumento, soprattutto da parte dei gruppi di acquisto. Un piccolo aumento si vede anche nel settore vitivinicolo grazie alla prospettiva di riuscire a breve a certificare anche la fase di trasformazione in modo da avere anche il vino biologico.

La coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) non consente di ridurre l’uso di pesticidi. Quello che per anni è stato un ‘mantra’ delle compagnie che producono frutta e verdura transgeniche viene ora messo in dubbio da una serie di studi scientifici. “La maggior parte dei raccolti OGM usano più pesticidi, non meno”, ha spiegato all’Huffington Post David Pimentel, professore emerito alla Cornell University, mentre Charles Benbrook, capo-ricercatore dell’Organic Center in Oregon, ha anche quantificato quest’aumento, in uno studio sugli effetti delle colture OGM: sulla base di dati del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti è emerso che l’aumento è stato

oltre 200.000 tonnellate in 16 anni. La resistenza agli erbicidi (usati per ridurre le infestanti nei raccolti) e ai parassiti, infatti, ha avuto un effetto complesso nel tempo: dopo alcuni anni di riduzione, l’uso di erbicidi e insetticidi per avere raccolti più ‘puri’ è cresciuto fortemente, perché le erbacce stesse e i parassiti si sono ‘rafforzati’, sviluppando una forte resistenza ai prodotti chimici. Le proiezioni di Benbrook sono preoccupanti: ad esempio entro il 2019 la quantità di erbicidi del tipo 2,4-D (un componente del famoso ‘Agente Arancio’ usato nella guerra del Vietnam) potrebbe aumentare di ben 73 volte.

OGM: aumenta l’uso di pesticidi ed erbicidi

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Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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|21ETICHETTOPOLI

Grandissima tristezza: il Parlamento europeo ha detto sì all’abolizione dell’etichetta facoltativa per le carni bovine. La decisione fa ancora più male se si pensa che i sì hanno prevalso sui no con 8 voti di scarto, 333 a 325. E sono stati proprio 8 gli eurodeputati italiani che si sono espressi a favore della proposta di cancellare la tracciabilità completa. Quando il provvedimento entrerà in vigore (resta un passaggio al Consiglio della Ue ma dovrebbe essere pura formalità) chiunque potrà scrivere sull’etichetta le cose più fantasiose: in assenza di una legislazione in materia (quella cancellata dal’assemblea di Strasburgo) non ci saranno più controlli. Gli 8 della bistecca selvaggia, gli eurodeputati che si sono espressi a favore del provvedimento sponsorizzato dalle grandi lobby della carne tedesche, inglesi e olandesi, sono tutti del Partito polare europeo: Alfredo Antoniozzi (Pdl), Raffaele Baldassarre (Pdl), Vito Bonsignore (Pdl e vicepresidente del Ppe), Carlo Casini (Udc), Herbert Dorfmann (Südtiroler Volkspartei), Salvatore Iacolino (Pdl), Erminia Mazzoni (Pdl), Aldo Patricello (Pdl). Su Libero li abbiamo definiti «traditori». La Mazzoni in una nota parecchio stizzita ha fatto presente di essersi sbagliata a votare sì. Bonsignore ha mandato una lettera (firmandola assieme ad Antoniozzi, Baldassarre e Patricello) in cui chiede di «rettificare alcune inesattezze» nel pezzo con cui ho denunciato l’intera vicenda. In realtà non smentisce nulla, ma rovescia le responsabilità sugli allevatori colpevoli di fornire «prodotti di nicchia, ma a prezzi eccessivi, che non hanno una reale giustificazione con i costi di produzione». Sono imbarazzato io stesso a trascrivere questa affermazione. Il consiglio che

mi sento di dare a Bonsignore & C e semplice: provi a consultare un qualunque listino pubblicato

dalle Borse merci italiane e si accorgerà che le quotazioni dei bovini alla stalla sono ferme a 25 anni fa. Altro che prezzi eccessivi! Nella medesima missiva il deputato Pdl liquida l’etichetta facoltativa dicendo che venne introdotta nel 1997 e confermata nel 2000 «per dare maggiore sicurezza psicologica ai consumatori». Scordandosi però di chiarire a cosa servisse questa «sicurezza psicologica».

Erano gli anni dell’epidemia di Bse, la «mucca pazza». L’encefalopatia spongiforme bovina stava mietendo vittime in tutta Europa (alla fine furono oltre 2.000), riducendo la materia grigia dei poveracci che avevano mangiato carne infetta a una specie di spugna informe. L’etichettatura facoltativa assolse a un compito delicato e importante: ridare fiducia ai consumatori che diffidavano delle bistecche come se si trattasse di provette contenenti i virus della guerra batteriologica. Puerile anche la scusa, invocata sempre da Bonsignore, del taglio ai costi, quando sostiene di «lottare contro la eccessiva burocrazia, cercare di ridurre i costi e tutelare i veri interessi dei consumatori». Per stessa ammissione della Commissione europea l’intero sistema dell’etichettatura volontaria genera un onere diretto pari a 360.000 euro. Da spalmare sui 27 Paesi dell’Unione. Ben 13.333,33 euro per ogni Stato! Semplicemente ridicolo. Caro Bonsignore, ne inventi un’altra... Purtroppo la partita non è finita qui. Bruxelles sta manovrando per reintrodurre le farine animali nell’alimentazione bovina. Quelle stesse farine che tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del decennio successivo, funzionarono da vettore per diffondere la Bse. Con l’etichetta facoltativa gli allevatori onesti avrebbero potuto dichiarare che i loro capi non vengono alimentati con farine animali (o con mangimi a base di Ogm, vale a dire cereali transgenici). Ora non più. E siccome la Commissione Ue si è riservata la facoltà di stilare l’elenco delle informazioni che si potranno scrivere sul cartellino, c’è da scommettere che queste non ne faranno parte. E’ accaduta una cosa simile con il tessile e l’abbigliamento made in Italy, quando Bruxelles ci impedì di etichettarlo come «fatto in Italia» con la scusa che avrebbe alterato la concorrenza.Mi chiedo se a quel punto gli otto della bistecca selvaggia avranno ancora qualcosa da dire. Sempre ammesso che, con l’aria che tira, siedano ancora sui banchi del Parlamento europeo.

di Attilio Barbieri

Hanno vinto le Lobbyd’ora in poi “bistecca selvaggia”

Il Parlamento europeo cancella l’etichetta

trasparente sulle carni bovine. Con i voti

determinanti di 8 deputati italiani.

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CEREALI: - 2% nell’Unione EuropeaCala la produzione di cereali nell’Unione Europea. La Commissione Ue ha presentato le sue ultime previsioni dalle quali emerge che il raccolto 2012 sarà di 278,6 milioni di tonnellate, con un calo del 2 per cento rispetto allo scorso anno

Per quanto riguarda il frumento tenero, le stime indicano una produzione di 127,3 milioni di tonnellate, l’uno per cento in meno del 2011. Cresce, invece, il grano duro che fa segnare un aumento del 5,3 per cento, salendo a quota 8,5 milioni di tonnellate. Per il mais, le previsioni attuali sono a 60,2 milio-ni di tonnellate, con una riduzione dell’11% rispetto all’anno scorso, che potrebbe essere anche più pesante, consideran-do i problemi di siccità. L’orzo si attesta, invece, a 53,1 milioni di tonnellate, con un aumento del 3,6 per cento. Sul fronte del commercio estero, l’attuale situazione prevede che l’Unione Europea rimanga un esportatore netto (per circa 10 mi-lioni di tonnellate). Andando ad analizzare la situazione tra principali produttori, le previsioni della Commis-sione UE danno l’Italia in aumento del 8,5 per cento, seconda solo alla Francia (+9,2 per cento). Segno positivo per la Germania (+4,6 per cento) e con-to pari in Gran Bretagna (+0,8 per cento) mentre la Polonia perde il 3,6 per cento dei suoi cereali. Tracollo per Spagna e Ungheria (-18,9 per cento) e, soprattutto, per la Romania, con un crollo del 35,8 per cento. A livello mondiale, a causa della siccità che ha colpito gli Stati Uniti, la previsione della produzione dei cereali nel 2012/13 è fortemente ridotta rispetto alle previsioni avanzate anche solo il mese scorso. In seguito ad una riduzione di approvvigionamento mondiale, il prezzo del mais è rimasto vicino a livelli record durante il mese di ago-sto. Il rapporto attuale tra stock e consumo mondiale, rimane ad un livello paragonabile all’anno 2011: è sceso dal 20 per cento al 19 per cento. Tale situazione, secondo la Commissio-ne, probabilmente causerà il mantenimento di prezzi a livelli elevati con un alto livello di volatilità.

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Produzione di RISO in calo

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Secondo il rapporto del “Rice Market Monitor” del luglio 2012 pubblicato dalla Fao, si prevede una riduzione di 7,8 milioni tonnellate della produzione globale di risone nel 2012

La causa principale risiede nelle piogge monsoniche in calo in India, tuttavia, la produzione mondiale dovrebbe superare, anche se di poco, gli ottimi risultati raggiunti nel 2011. La pro-duzione globale di risone prevista è un totale di 724,5 milioni tonnellate, rispetto alle previsioni originaria di aprile di 732,3 milioni tonnellate. Il calo sarebbe principalmente dovuto alla riduzione del 22% delle piogge monsoniche in India a metà luglio. Si prevede una riduzione anche nelle produzioni di Cambogia, della provincia cinese di Taiwan, della Repubblica democratica di Corea, della Repubblica di Corea e del Nepal. In netto contrasto con le tendenze osservate nei mercati di mais e grano, i prezzi del riso sono rimasti sorprendentemen-

te stabili dopo aver aumentato del 2% lo scorso maggio. Le abbondanti forniture e stock di riso rendono improbabile un forte rialzo nei prossimi mesi, ma il futuro dei prezzi del riso rimane incerto. Si prevede che Cina, Indonesia e Thailandia ed alcuni altri paesi asiatici registreranno un aumento di produzione. La produzione in Africa potrebbe aumentare del 3%, mentre il raccolto di riso in Australia è aumentato del 32% rispetto lo scorso anno. Vi sono prospettive positive per alcune nazioni del Sud America, quali la Bolivia, la Colombia, la Guya-

na, il Perù e il Venezuela, mentre in Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay si registra un 7% di produzione in

meno. L’Asia fa la parte del leone nella produzione glo-bale di riso, secondo la Fao, infatti, nel 2012 la zona rac-

coglierà 657 milioni tonnellate, fino a 0,4% in più rispetto al 2011 che era già stata notevole. Nel 2012 si prevede che il commercio globale di riso diminuisca di 1 milione di tonnella-te cioè sia di 34,2 milioni di tonnellate, in gran parte dovuto alla minore domanda da parte di paesi asiatici. È previsto che in Thailandia si registrerà un forte calo dell’export, cosi come in Argentina, Brasile, Cina, Myanmar, Uruguay e Vietnam. Nel periodo 2012-2013 gli stock globali di riso hanno avuto un rialzo di 200.000 tonnellate fino a 164,5 milioni di tonnella-te. Ciò implicherebbe un aumento di 9 milioni di tonnellate rispetto all’anno precedente e segnerebbe l’ottava stagione consecutiva di accumulo. Il bisogno della Thailandia di aprire al mercato i suoi abbondanti stock prima del raccolto di otto-bre che potrebbe influire negativamente sui prezzi.

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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Piano Cerealicolo NazionalePromuovere la qualità, trovare giusti accordi commerciali, individuare le sinergie all’interno della filiera e tendere ad accorciarla, evitare le speculazioni e riconoscere il corretto valore del prodotto, sono le linee guida che spingono Coldiretti a muoversi nel settore economico. Tante sono le iniziative e tra queste spicca FITS (Filiera Italiana Trading Seminativi), società di scopo nel settore dei cereali nata grazie alla volontà di Coldiretti insieme alla Holding Consorzi Agrari d’Italia. FITS è al lavoro per dare altre risposte alle aziende nel settore dei seminativi. In collaborazione col Consorzio Agrario di Pavia, Coldiretti sta attualmente lavorando ad un progetto di ricerca e monitoraggio con l’obiettivo di garantire la qualità della produzione nazionale di grano duro e di grano tenero. Intendiamo costituire una rete nazionale di controllo tesa a monitorare le produzioni dal punto di vista qualitativo, quantitativo e sanitario per ottenere un coordinamento dell’offerta per un prodotto controllato, certificato e 100% Made in Italy. Ogni produttore, aderendo al progetto, potrà richiedere la verifica e la certificazione del proprio raccolto, attraverso la fornitura di campioni da sottoporre ad analisi, con l’intento di definire dei contratti di coltivazione in grado di soddisfare i requisiti di qualità attesi dalle aziende trasformatrici e ovviamente di dare un’adeguata remunerazione alle imprese agricole.In questa direzione, oltre ad individuare i produttori che si trovano già nelle condizioni di poter seguire un determinato disciplinare agronomico di produzione, sarà anche necessario lavorare sin d’ora rispetto alle tipologie varietali per la prossima campagna di semine.

Con questo obiettivo Coldiretti invita tutte le aziende interessate, a prendere contatto con il proprio ufficio Coldiretti di riferimento per un primo incontro organizzativo, in vista della possibile commercializzazione del raccolto della passata campagna e di quella che si aprirà nei prossimi mesi.

Nasce una rete nazionale di qualità sui

cereali

FITS Filiera Italiana Trading Seminativi

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V Conto energia...

conviene sempre autoprodurre energia, inoltre....• Benefici fiscali• Risparmio sui costi dell’energia consumata• Incremento di 3 centesimi sulla tariffa incenti-

vante Conto Energia per l’installazione di im-pianti su coperture in eternit (o comunquecontenenti amianto)

EMIFER AGOSTO 2012_Layout 1 28/08/12 12:14 Pagina 1

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Cos’è l’Agriturismo“… l’attività di ricezione e ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del codice civile, anche in forma di società di capitali o di persone, oppure associati fra loro, attraverso l’utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione con le attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali.”L’attività di agriturismo dagli anni settanta in poi ha avuto un notevole sviluppo, ma è solo negli anni ottanta che il legislatore ha avvertito la necessità di regolamentare la materia, emanando una legge quadro, la Legge n. 730 del 5 dicembre 1985, norma poi abrogata dalla Legge 20 febbraio 2006 n. 96 che è la legge quadro attualmente in vigore. In Regione Lombardia la legge di riferimento è la n. 31 del 2008 avente la finalità di sostenere la multifunzionalità dell’azienda agricola, consentire la permanenza degli agricoltori sul territorio, valorizzare il patrimonio rurale e i prodotti tipici di qualità.Tale legge viene completata da un regolamento attuativo riportante le modalità operative per l’attività agrituristica. CHi PuÒ APrirE uN AgriturismoL’attività agrituristica, può sussistere solamente se esiste l’impresa agricola e non può esistere come attività a se stante, lo svolgimento dell’attività agrituristica è svolta dall’imprenditore agricolo e dai suoi familiari, nonché lavoratori dipendenti a tempo determinato, indeterminato e parziale. I suddetti soggetti devono essere iscritti al Registro imprese, sezione speciale imprenditori agricoli.QuAlE tiPologiA Di AgriturismoIn funzione del progetto imprenditoriale, delle budget, delle dimensione dell’aziende l’imprenditore agricolo può scegliere tra due diverse tipologie di agriturismo: Agriturismo FAmigliArE Tipologia creata per chi vuole usare il proprio alloggio per ospitare i clienti: prevede l’ ospitalità in camere o in spazi comuni per un massimo di 10 persone al giorno ; prevede offerta di un servizio di ristorazione per un massimo di 40 pasti al giorno, e la preparazione di pasti può avvenire all’interno della cucina privata dell’imprenditore;è anche possibile ospitare in spazi aperti attrezzati per la sosta dei campeggiatori per un massimo di 10 persone al giorno in roulotte, tende, camper; Agriturismo AZiENDAlE:è caratterizzato dalla possibilità di offrire ospitalità in camere od in unità abitative indipendenti per un massimo di 60 persone al giorno; permette di ospitare in spazi aperti attrezzati per la sosta dei campeggiatori per un massimo di 60 persone al giorno; è prevista un offerta di un servizio di ristorazione per un massimo di 160 pasti al giorno; la preparazione dei pasti deve avvenire in una cucina a norma così come previsto dal regolamento di igiene tipoNoN solo ristoro o Alloggio: lE oPPortuNitÀOltre l’ospitalità e il ristoro, esistono una serie di attività svolte dall’agriturismo, e qui di seguito indicate, che costituiscono tutte le opportunità che ha l’imprenditore per andare incontro alle richieste del mercato e dei clienti: •DEGUSTAZIONE in azienda di prodotti tipici locali;•ORGANIZZAZIONE di attività ricreative, culturali, seminariali, sociali-educative e naturalistico-ambientali;•SVOLGIMENTO DI ATTIVITÀ SPORTIVE O ESCURSIONISTICHE E RICREATIVE;•SVOLGIMENTO DI ATTIVITÀ DI PESCA-TURISMO: nei fiumi e nei laghi è ammessa la pesca-turismo con l’uso di natanti regolarmente autorizzati, compresa la consumazione sugli stessi dei prodotti prelevati;•SVOLGIMENTO DI ATTIVITÀ DI ITTITURISMO, che consiste nell’offerta di alloggio e di somministrazione di pasti e bevande;•IPPOTURISMO E IPPOTERAPIA; che si caterizza per la possibilità di accogliere cavalli in pensione e organizzare dei percorsi a cavallo•ATTIVITÀ AGRI-TURISTICO-VENATORIA, che si caratterizza per la possibilità di utilizzare selvaggina ai fini dell’allenamento e dell’addestramento dei cani da caccia e del prelievo venatorio così come previsto alle normative vigenti;•OSPITALITÀ, UTILIZZO E ADDESTRAMENTO DI CANI, fino ad un numero massimo di venti, per la valorizzazione del rapporto uomo-animale nell’ambito rurale;•ATTIVITÀ DIDATTICHE, quali fattorie didattiche e fattorie sociali;•ATTIVITÀ MIRATE ALLA CURA E ALLA SALUTE DEL CORPO, utilizzando prodotti fitoterapici di propria produzione;•ATTIVTÀ DI AGRINIDO si caratterizza per la possibilità di ospitare quotidianamente bambini e offrire loro l’opportunità educativa diversa da quella tradizionale l’ElENCo DEgli oPErAtori AgrituristiCiPer poter dare avvio all’attività agrituristica, l’imprenditore agricolo deve iscriversi all’Elenco degli Operatori Agrituristici.La domanda di iscrizione all’elenco degli operatori agrituristici può essere inoltrata alla Provincia, dove si intende svolgere l’attività agrituristica, è necessario conseguire un Certificato di Abilitazione. L’imprenditore ha l’obbligo di frequentare, e superare con esito positivo, i corsi di formazione autorizzati dalla Regione della durata di 40 ore;l’iscrizione è possibile per il titolare, contitolare o coadiuvante familiare in un’azienda agricola, già in possesso di un certificato di connessione, iscritta al registro delle imprese presso la CCIAA;il Corso PEr oPErAtori AgrituristiCiIl certificato di abilitazione ha validità sull’intero territorio regionale, Il corso ha durata di 40 ore.Il corso può essere organizzato da: Province; Organizzazioni professionali; Associazioni e consorzi agrituristici; Enti locali; Centri Formazione Professionali (CFP);Ersaf; Camere di commercio lombarde; Aggregazioni di impresa di cui alla legge regionale 2 febbraio 2007 n.1;Le materie oggetto del corso riguardano i metodi e le procedure per la preparazione e somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, anche con riferimento alla tradizione enogastronomica locale; le norme regolamentari, la fiscalità e la contabilità dell’azienda agrituristica; l’attività agricola e la sua multifunzionalità, il territorio, l’ambiente e il turismo, il marketing territoriale.affinché venga rilasciato l’attestato del corso l’utente deve aver frequentato il 75% delle lezioniCErtiFiCAto Di CoNNEssioNEL’agriturismo è un’attività connessa, le attività connesse hanno il requisito della connessione con l’attività principale agricola, in mancanza della quale sarebbero attività essenzialmente di natura commerciale o industriale. La connessione, ovvero il legame di relazione ed interdipendenza, comporta che l’attività connessa, autonomamente commerciale, sia secondaria e derivi da quella agricola principaleLa norma prevede che l’attività agrituristica possa avvenire solo se connessa indissolubilmente all’attività agricola, che deve rimanere prevalente e stabilisce che per la valutazione di questo requisito venga rilasciato un certificato di connessione utilizzando il parametro tempo di lavoro (la verifica dei requisiti è affidata alle Amministrazioni Provinciali ed ai Comuni). Pertanto, l’imprenditore che vuole aprire l’attività deve verificare il tempo di lavoro dell’impresa agricole e di conseguenza valutare quanti ospiti, o pasti, o attività diverse potrà effettuare. Il certificato di connessione è il documento rilasciato dall’Amministrazione Provinciale essenziale per aprire l’attività, ha una durata massima di tre anni e ogni modifica strutturale effettuata in azienda, comporta una modifica del certificato stesso.Il certificato di connessione, contiene le seguenti informazioni: Tipologia dei servizi agrituristici offerti, dimostrazione analitica che il volume di lavoro agricolo è prevalente rispetto a quello agrituristico, precisazione delle produzioni agroalimentari che l’azienda può destinare all’attività di somministrazione di pasti e bevande o di degustazione, indicazione dei fabbricati che si intendono destinare all’attività agrituristica, compresa l’eventuale abitazione dell’imprenditore, con l’identificazione catastale dei fabbricati, la loro destinazione urbanistica, ed una rappresentazione grafica degli stessi. La compilazione del modulo deve essere accompagnata dai seguenti allegati: relazione descrittiva dell’attività agrituristica in programma, planimetria dei fabbricati aziendali, planimetria dei fabbricati da destinare all’attività agrituristica comprensiva della destinazione d’uso degli spazi, planimetria dei terreni in uso dall’azienda, 2 marche da bollo da 14,62 € (di cui una applicata alla domanda e l’altra verrà applicata al certificato rilasciato dalla Provincia), fotocopia del documento di identità;Il servizio viene effettuato presso la sede provinciale. sErViZio Di ristoro: APPorto Di ProPri ProDottiNella somministrazione di pasti e bevande l’azienda agrituristica garantisce l’apporto di prodotti propri, secondo le seguenti proporzioni minime:almeno il 30% dei prodotti utilizzati deve essere ricavato da materie prime dell’azienda agricola;una quota non inferiore al 70% sul totale dei prodotti utilizzati deve essere costituito dall’insieme dei prodotti aziendali di cui alla lettera a) e da prodotti direttamente acquistati da altre aziende agricole o da artigiani alimentari della zona, dove per zona si intende la provincia di appartenenza e le province limitrofe (ad esempio nel caso in cui l’azienda avesse sede a Pavia le province coinvolte sarebbero: Pavia, Lodi, Milano, Vercelli, Novara, Alessandria, Piacenza). Gli artigiani devono trasformare materie prime locali; per quanto riguarda i prodotti tipici (intendendo come tali quelli a marchio DOP, IGP, DOC, DOCG, IGT o compresi nell’elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali) possono essere acquistati direttamente da altre aziende agricole o artigianali di trasformazione, dell’intero territorio della Regione Lombardia.(Tabella riassuntiva e schema per passaggi dei prodotti della ristorazione)Passaggi interni dall’azienda agricola all’ agriturismo >30% Prodotti di altre aziende agricole o artigiani alimentari della provincia di appartenenza e di quelle limitrofe <40%Tutto il resto: caffè, zucchero, agrumi, pasta di semola, cacao, cioccolato, … < 30%

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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CArtA DEll’origiNEI clienti e i consumatori devono avere la possibilità di conoscere, in maniera facile ed immediata, la provenienza dei prodotti offerti attraverso l’esposizione di una lista che contenga informazioni relative la provenienza dei prodotti utilizzati. Tale esposizione può essere fatta con qualsiasi mezzo idoneo, purché liberamente e facilmente accessibile al pubblico. Per ogni prodotto deve essere fornita esatta identificazione dell’azienda di provenienza, comprensiva di denominazione e indirizzo.Nel caso in cui alcuni prodotti siano disponibili solo in particolari periodi o in particolari quantità, o comunque con limitazioni che non ne garantiscano l’offerta, questa circostanza deve essere indicata chiaramente. L’aggiornamento può essere effettuato in qualsiasi momento purché rappresenti la reale disponibilità dei prodotti.L’operatore agrituristico è tenuto ad esporre al pubblico, in luogo accessibile e ben visibile, la dichiarazione di avvio attività e le tariffe praticate, nonché la composizione e la provenienza dei prodotti utilizzati per la somministrazione di pasti e bevande.i FABBriCAti DEll’Agriturismo Tutti gli immobili rurali già esistenti e facenti parte dell’azienda agricola possono essere destinati all’attività agrituristica. Inoltre, possono essere utilizzati anche edifici situati nelle immediate vicinanze, o addirittura distaccati dal centro aziendale purché questi abbiano una destinazione agricola e sussista un rapporto di connessione fisica o funzionale all’attività agricola dell’azienda.I Fabbricati devono essere già esistenti al momento della richiesta del certificato di connessione: non possono essere costruiti fabbricati nuovi. Gli ampliamenti sono ammessi solo per l’adeguamento igienico-sanitarioE’ contemplata la possibilità di ristrutturare gli immobili rurali destinati all’attività agrituristica attraverso interventi di ristrutturazione edilizia, restauro conservativo o di miglioramento. Le strutture recettive devono possedere i requisiti minimi igienico - edilizi delle leggi statali e regionali e dal regolamento comunale di igiene edilizio in vigore.Sia le strutture recettive ad alloggio o unità abitative sia le camere devono essere in possesso dei requisiti previsti per gli alberghi. L’imprenditore che decide di effettuare solamente il servizio di ospitalità, deve adempiere alle disposizioni previste dal regolamento edilizio comunale in merito agli alloggi in cui intende ospitare i clienti e ai relativi servizi igienici, nonché garantire servizi e spazi minimi previsti dalla legge regionale 16 luglio 2007, n. 15 (Testo unico delle leggi regionali in materia di turismo).Per quanto riguarda le attività di ospitalità in spazi aperti, le piazzole devono garantire l’allacciamento elettrico e i servizi igienici, che saranno ricavati, preferibilmente, all’interno di strutture edilizie già esistenti.sCiA (sEgNAlAZioNE CErtiFiCAto Di iNiZio AttiVità PEr l’EsErCiZio DEll’AttiVità AgrituristiCA) - L’imprenditore agricolo che intende avviare un’attività agrituristica, già in possesso del certificato di connessione e già iscritto all’elenco degli imprenditori agrituristici, deve presentare una SCIA presso gli uffici del Comune dove ha sede l’immobile destinato all’attività agrituristica.La SCIA deve contenere: la descrizione dettagliata delle attività proposte, l’indicazione delle caratteristiche aziendali, delle attività e delle aree adibite all’uso agrituristico, della capacità ricettiva, dei periodi di esercizio dell’attività e delle tariffe che si intendono applicare. La SCIA consente l’immediato avvio dell’attività agrituristica.ogni anno entro il 1 ottobre deve essere compilata la sezione 3 della DAA in cui l’azienda comunica i prezzi minimi e massimi che l’azienda intende adottare l’anno successivoADEmPimENti AmmiNistrAtiViL’avvio dell’esercizio dell’attività agrituristica, obbliga l’imprenditore ad attenersi ad alcuni vincoli amministrativi, quali:PEr tutti:•rispettare il vincolo di connessione e complementarietà che l’attività agrituristica deve avere rispetto a quella agricola;•comunicare entro il 1 ottobre di ogni anno al Comune di appartenenza l’indicazione delle tariffe che si intendono praticare per l’anno successivo e i giorni di apertura previsti;•esporre al pubblico la copia dichiarazione avvio attività;•esporre le tariffe praticate;•rispettare le giornate di apertura /chiusura;•esporre, sui confini dell’azienda, apposite tabelle riportanti la denominazione dell’azienda, il logo agrituristico regionale (Galletto) ed i servizi offerti (letto, ristoro);PEr Alloggio:•comunicare i nomi delle persone alloggiate all’autorità di pubblica sicurezza, attraverso gli uffici della Questura è possibile dotarsi di una password che permette l’accesso al sito del ministero degli interni•comunicare alla Provincia ufficio Informazione accoglienza turistica (IAT) le tariffe che si intendono praticare per l’anno successivo;•comunicare alla Provincia ufficio Informazione accoglienza turistica (IAT) il flusso turistico mensile;PEr ristoro:•effettuare passaggi interni (auto fatturazione nel caso di prodotti di produzione propria); •acquistare i prodotti agricoli e alimentari nel rispetto delle percentuali previste;•esporre in sala l’elenco dei fornitori che forniscono prodotti extra-aziendali;•obbligo per gli agriturismi, che proseguono la propria attività oltre le ore 24, ad avere un apparecchio di rilevazione del tasso alcolemico (presso almeno un’uscita del locale) e apposite tabelle (all’interno e all’uscita dei locali) con la descrizione dei sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica e la quantità delle bevande alcoliche che determinano il superamento del tasso alcolemico per la guida in stato di ebbrezza.oPPortuNitÀ Di FiNANZiAmENtoIl Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 attraverso la specifica misura 311 A “Diversificazione verso attività non agricole: Agriturismo” finanzia gli investimenti delle strutture aziendali per l’acquisto di attrezzature ai sensi della disciplina regionale sull’agriturismo con l’obiettivo di favorire la diversificazione dell’attività agricola, produrre beni e servizi non tradizionalmente agricoli, incentivare la permanenza delle popolazioni rurali nelle aree più marginali e svantaggiate.Tipologie di intervento:Strutture aziendali: ristrutturazione immobili, adeguamento e nuova costruzione di servizi igienico-sanitari e tecnologici, adeguamento strutture aziendali necessarie alla produzione, trasformazione e condizionamento dei prodotti agricoli, predisposizione e arredamento degli ambienti destinati alla recettività, predisposizione di aree verdi attrezzate, di aree per l’agricampeggio e la sosta di roulotte e caravan, creazione di aree destinate all’attività didattica, alla divulgazione naturalistica e agromabientale per scolaresche e gruppi, creazione di percorsi ciclo pedonali e ippoturistici, investimenti per la segnaletica e la sicurezza, realizzazione di ricoveri e strutture per la gestione e l’alloggiamento degli animali al servizio dei clienti;Acquisto attrezzature: acquisto di attrezzature tecnologiche per la trasformazione e condizionamento di produzioni agricole, acquisto di attrezzature per attività didattico - culturali, sportive, restauro e recupero di arredi e attrezzi agricoli tradizionali, acquisto di attrezzature e programmi informatici comprese le spese per la predisposizione di siti promozionali multimediali;Contributo La percentuale massima di sostegno è del 40% della spesa ammissibile, elevata al 45% per le aziende ubicate in zone svantaggiate montane. Il massimale di contributo concedibile in regime di “de minimis” è di 200.000 € nel triennio.il ruolo FoNDAmENtAlE DEll’imPrENDitorE: ACCogliErE gli osPitiÈ importante ricordare che l’attività agrituristica riscuote maggior successo laddove l’imprenditore è maggiormente sensibile a creare soddisfazione nei confronti dell’utente e soprattutto riesce a trasmettere le peculiarità intrinseche dell’agriturismo rispetto ad altre offerte sul mercato.Da recenti studi promossi dall’Osservatorio Nazionale sugli agriturismi in collaborazione con il Ministero è emerso, infatti, che l’imprenditore ricopre un ruolo fondamentale. In sintesi vengono riportati i requisiti maggiormente apprezzati dagli utenti quale utile spunto di miglioramento per le proprie realtà: l’imprenditore deve essere sempre presente / reperibile in agriturismo; l’imprenditore deve essere informato e acculturato sulla realtà circostante, i suoi prodotti, le sue tradizioni; l’imprenditore deve essere preparato professionalmente e qualificato; l’imprenditore deve essere socievole, appassionato al suo lavoro, e coinvolgente con discrezione;tErrANostrAE’ l’associazione, promossa da Coldiretti, che racchiude le aziende agricole agrituristiche. Nata nel 1973 accompagna le aziende associate in un percorso nel rispetto dell’ambiente e ad una promozione specifica di settore, oltre a confrontarsi con gli organi istituzionali e nella collaborazione dei provvedimenti normativi.Terranostra è anche una associazione ambientalista riconosciuta dal ministero. Si propone di promuovere, sostenere e diffondere - in un quadro di nuovi ed equilibrati rapporti tra ambiente, agricoltura, turismo e cultura - l’esercizio dell’agriturismo, la protezione e valorizzazione delle risorse naturali del mondo rurale, nonché migliori rapporti tra uomo ed ambiente, agricoltura e turismo, imprenditori agricoli e cittadini-consumatori, mondo rurale e mondo urbano. Le iniziative e le attività sono pertanto ispirate alla tutela delle risorse naturali, del territorio e del patrimonio paesistico e forestale, allo sviluppo delle potenzialità ricettive delle aziende agricole, alla conservazione, corretta utilizzazione e valorizzazione del patrimonio edilizio rurale, alla tutela della specificità e genuinità dei prodotti agro-alimentari ed artigianali, alla conservazione delle tradizioni e delle culture rurali..

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(COL)DIRETTAMENTE

(Col)direttamente nel bicchiere:

“San Luigi” Buttafuoco d’Oltrepò pavese DOC Az. agr. Monterucco

È dal 1936 che la famiglia Valenti produce con successo vino nelle colline oltre padane, prima con il nome del fondatore, Luigi Valenti, poi, dagli anni ’80, con il nome della cascina acquistata appunto in quegli anni: Monterucco.I figli di Luigi hanno continuato e via via migliorato il livello qualitativo, Stefano tra le vigne e Roberto a gestire la cantina, ed oggi l’Azienda vanta un patrimonio vitato di 20 ettari, quasi tutti a corpo unico, tra i comuni di Cigognola (sede della cantina), Castana e Canneto Pavese.Vendemmie rigorosamente manuali, selezione dei grappoli migliori ed estrema cura nella vinificazione sono le regole che vigono in casa Monterucco, sempre alla ricerca di nuovi traguardi nella qualità, senza per questo dimenticare le solide radici oltre padane.Ed è di uno dei vini più rappresentativi di tutto l’Oltrepò, il Buttafuoco, che vogliamo parlare oggi.Un minimo di presentazione si rende necessaria: Buttafuoco è la denominazione che prende il classico uvaggio del Rosso Oltrepò (Barbera, Croatina, Uva Rara) in un fazzoletto di terra della prima fascia collinare tra la Valle Versa e la Valle Scuropasso: come a dire che quelle terre hanno per i vitigni a bacca rossa una vocazione particolare.Sono infatti solo 7 i comuni interessati dalla denominazione Buttafuoco: Stradella, Broni, Canneto Pavese, Montescano, Castana, Cigognola, Pietra de’ Giorgi; un fazzoletto, appunto, ma che riesce a regalare un vino dalle caratteristiche uniche, spesso votato al lungo affinamento in bottiglia e capace di generare in chi lo beve, sensazioni ed emozioni formidabili.San Luigi è il nome che l’Azienda Monterucco ha dato al suo Buttafuoco: questo si presenta in una bottiglia bordolese a collo lungo, quasi a voler sottolineare, con sobrietà, l’importanza del contenuto.Eichetta piuttosto grande, di colore bianco panna con scritte in oro e in rosso; diciamocelo, non il massimo della modernità, ma sicuramente, e giustamente, sobria: forse un piccolo restyling non le farebbe male.Sul retro, un’etichetta più piccola (stessi colori) riporta le indicazioni di legge e qualche riga, abbastanza esaustiva, di note di degustazione e di abbinamenti consigliati: bene!Ma cosa leggo…. 2007?? Eh, sì…!! Siamo di fronte dunque ad un Buttafuoco pensato per l’affinamento…!!Con curiosità, apriamo la bottiglia; bello il tappo di sughero, lungo ed elastico, adatto ad una lunga vita.Nel bicchiere San Luigi mostra subito il suo carattere;

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colore rosso rubino intenso, vivo e sanguigno (ma allora è ancora un giovincello…!!) e corpo

c h e visivamente si presenta di bella densità, con la formazione di persistenti archetti sulle pareti del bicchiere.Al naso, ulteriori conferme: sentori freschi di frutta rossa (marasca, prugna, mora) accompagnati da un sottofondo speziato di pepe nero ed arricchito da una leggera nota di goudron che lascia presagire un’importante evoluzione nel tempo. Di certo una sensazione olfattiva potente, ma non dimentica dell’eleganza che è patrimonio dei vini di queste terre.In bocca questo Buttafuoco è corposo, piacevole e rotondo, ancora estremamente fresco, quasi avesse tre anni di meno, e di non eccessiva durezza tannica, cosa che lo rende sicuramente elegante; anche la forza alcolica (13° in etichetta, probabilmente qualcosa in più) è corretta, non invadente, ma significativamente presente; solo la persistenza non si rivela all’altezza degli altri descrittori, risultando un po’ corto rispetto a cotanta aspettativa: peccato veniale cui si può ovviare con un secondo, simpatico sorso…Ma sarà a tavola che San Luigi avrà modo di esprimersi al meglio; primi con sughi di carne, agnolotti di brasato, arrosto di maiale o di vitello, una bella costata al sangue, un bollito misto, saranno i suoi compagni di merende.E se avremo la forza di tenerlo in cantina per un altro lustro (cioè, riusciremo a non finirlo prima…), ecco che il nostro sarà pronto ad affrontare anche succulenti brasati, con o senza polenta.E bravi, i fratelli Valenti!Ecco un vino che rende merito all’importante denominazione Buttafuoco, perla tra i vini rossi d’Oltrepò.

Roberto PaceDelegato FISAR Pavia

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Vendemmia 2012Quella di quest’anno potrebbe essere la vendemmia più scarsa del secolo, non solo in Italia ma anche a livello eu-ropeo, visto che sia in Spagna che in Francia le previsioni quantitative sono particolarmente basse. Nel nostro Pa-ese il calo è stimato attorno al 10 per cento rispetto alla media dell’ultimo quinquennio; per quest’anno si preve-de una produzione nazionale molto contenuta, intorno ai 40-41 milioni di ettolitri (con una flessione del 5% rispetto allo scorso anno nel quale c’è stata una produzione di 42,7 milioni di ettolitri), anche se la qualità delle produzioni vinicole si annuncia tra buona e ottima. Le ultime stime produttive tengono conto anche delle piogge di questi giorni, che in moltissime zone viticole hanno consentito un parziale recupero dei quantitativi previsti ancora a fine agosto. Le precipitazioni influenzeranno positivamente anche la qualità delle uve e dei vini; soprattutto per i rossi e per le uve con epoca di maturazione media e tardiva (per i quali la vendemmia non inizierà prima della fine di settembre o nel mese di ottobre), si attendono prodotti di elevatissima qualità. Quest’annata è stata anche carat-terizzata da ridotti (o in molte zone inesistenti) problemi fitosanitari delle uve, con ricadute positive sulla qualità e sulla possibilità di portare il prodotto al giusto livello di maturazione. I cali produttivi maggiori si dovrebbero comunque verificare nelle regioni che hanno sofferto di più la mancanza di precipitazioni e per le problematiche connesse alla fioritura: dalla Puglia al Veneto, dalla Lom-bardia alla Toscana e all’Umbria con cali produttivi fino al 20%. Riduzioni minori si prevedono in Piemonte, Trenti-

no, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, nell’ordine di un 10% massimo, mentre il Centro Italia e le Isole (Lazio, Abruzzo, Marche, Campania, Sicilia e Sardegna) dovreb-bero registrare produzioni invariate, se non in aumento. È il caso della Sicilia, che da sola dovrebbe produrre 1 mi-lione di ettolitri in più rispetto allo scorso anno (+ 20%) anche per non aver fatto ricorso alla vendemmia verde. La vendemmia 2012 coinvolge 650mila ettari di vigne e oltre 250mila aziende vitivinicole, dando opportunità occupa-zionali sia per le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben 18 settori di lavoro dall’industria di trasforma-zione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con tra-sporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie, solo per citarne alcuni. Ma la vendemmia rappresenta anche una chance lavorativa importante per immigrati e giova-ni anche grazie allo strumento dei voucher, i buoni lavoro introdotti per la prima volta proprio in agricoltura in oc-casione della campagna di raccolta delle uve dell’agosto 2008. Da allora ne sono stati utilizzati complessivamente circa 2 milioni solo per i lavoratori del settore vitivinico-lo, che ne risultano essere i principali utilizzatori. Circa il 60 per cento della produzione nazionale sarà destinata a vini di qualità con ben 517 vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indi-cazione geografica tipica (329 vini Doc, 70 Docg e 118 Igt). Secondo il Rapporto su vino e clima realizzato da Coldiretti la raccolta delle uve nel 2012 avviene con circa un mese di anticipo rispetto a 30 anni fa per effetto dei cambiamenti climatici che si sono verificati nella Penisola. A cambiare è stata anche la gradazione alcolica che è aumentata di circa 1 grado. Di fatto il vigneto Italia produce adesso uve più precoci, meno acide e più dolci rispetto al passato.

qualità ottima, ma la produzione è calata

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Grandi novità nel nuovo decreto sull’etichettatura

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali commenta la pubblicazione sulla G.U. di martedì 28 agosto 2012 del Decreto del 13 agosto 2012, che entra in vigore mercoledì 29 agosto, recante le di-sposizioni nazionali attuative del Regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, del regolamento applicativo (CE) n. 607/2009 della Com-missione e del decreto legislativo n. 61/2010, per quanto concerne le Dop, le Igp, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione di determinati prodotti del settore vitivinicolo. “Le novità contenute nel nuovo decreto sull’etichettatura e presentazione dei vini Dop e Igp e altri prodotti vitivinicoli, sono, ancora una volta, una dimostrazione del lavoro attento e continuo che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali svolge nei riguardi dei produttori, degli opera-tori e di tutti gli attori della filiera vitivinicola. L’adozione delle dispo-sizioni normative, volte a tutelare le nostre produzioni, è una misura indispensabile per proteggere le nostre eccellenze nel modo adegua-to”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, commenta la pubblicazione sulla G.U. di, martedì 28 agosto 2012. Attraverso un’importante opera di semplificazione e ricodifica-zione delle preesistenti norme nazionali, si costituisce il testo unico delle disposizioni nazionali in materia di “etichettatura e presentazione dei vini Dop e Igp e altri prodotti vitivinicoli”, tenendo altresì conto degli aggiornamenti apportati dal quadro di riferimento normativo e nazionale. I punti essenziali riguardano: - la ricodificazione che apporta una notevole semplificazione normativa e nel contempo elimina alcuni vincoli dichiarativi a carico dei produttori connessi all’etichettatura e presentazione; - le norme sui recipienti e tappature dei vini Docg, Doc e Igt, pur salvaguardando l’immagine delle produzioni più qualificate (Docg), vengono eliminati alcuni vincoli troppo restrittivi in materia di confezionamento, che ormai non sono più in linea con le esigenze dei principali mercati di esportazione, segnatamente dei vini Doc. In tale contesto, oltre ad aggiornare le disposizioni sui contenitori alternativi al vetro per i vini Doc, vengono introdotte misure di liberalizzazione intese a consentire l’uso delle varie tappature ammesse dalla vigente normativa comunitaria, tra cui il tappo a vite, che risulta assai richiesto sia dai mercati esteri che nazionali. Resta comunque fatto salvo l’uso del tradizionale del tappo di sughero per le produzioni maggiormente qualificate, conformemente alle disposizioni degli specifici disciplinari di produzione.

Vino NovelloIl decreto introduce nuove disposizioni ri-guardanti la produzione e l’immissione al consumo del vino novello. Soltanto i vini a denominazione di origine e ad indica-zione geografica tipica, per i quali negli appositi disciplinari di produzione sia stata espressamente prevista la tipologia «novello», possono utilizzare la stessa menzione “novello” o “vino novello” nel-la propria designazione e presentazione dalla data di immissione al consumo, a condizione che i prodotti siano confe-zionati entro il 31 dicembre dell’annata relativa alla vendemmia da cui derivano le uve utilizzate per la loro produzione ed abbiano acquisito tutte le specifiche caratteristiche chimico-fisiche ed orga-nolettiche previste nei relativi disciplina-ri di produzione nella rispettiva zona di produzione e/o vinificazione. La data di immissione al consumo è fissata alle ore 0,01 del 30 ottobre dell’annata di produ-zione delle uve, salvo diverse indicazioni contenute nei disciplinari di produzione Dop e Igp. Per quanto riguarda le norme di elaborazione e le caratteristiche speci-fiche del vino novello, il periodo di vinifi-cazione non può essere inferiore a giorni dieci dall’inizio della vinificazione stessa, le partite dei vini “novelli” devono essere ottenute per almeno il 40% mediante il processo di fermentazione con macera-zione carbonica dell’uva intera e il titolo alcolometrico volumico totale minimo al consumo non può essere inferiore all’11% ed il limite massimo di zuccheri ridutto-ri residui non deve superare i 10 grammi per litro.

Presentazione dei vini Dop e Igp

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Niente autorizzazione per le cantine senza emissioni

OK a ColdirettiNon occorre alcuna autorizzazione per le cantine senza emissioni. Il Mini-stero dell’Ambiente ha risposto positivamente alle richieste di Coldiretti, ammettendo che gli stabilimenti in cui non si produce alcun tipo di emis-sione in atmosfera sono esclusi dall’obbligo di autorizzazione ai sensi della Parte quinta del codice ambientale. Risulta, pertanto, chiarito il dubbio nascente dall’insidioso quesito sollevato dalla Provincia di Gorizia in cui veniva ipotizzata la generale estensione a tutte le cantine del predetto obbligo di autorizzazione con grave pregiudizio per le normali attività di conduzione aziendale degli operatori. In un periodi di crisi, l’adempimento avrebbe finito per penalizzare ingiustamente i produttori, considerata la assoluta non rilevanza, ai fini della normativa ambientale, delle emissioni normalmente prodotte da tali tipologie di impianti. La richiesta era stata avanzata in forma ufficiale da Coldiretti al Ministro dell’Ambiente, segna-lando i problemi emersi sul territorio a seguito della normativa per la ri-chiesta delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera (la scadenza era stata fissata al 31 luglio). Segnatamente, alcune amministrazioni provin-ciali hanno manifestato alle imprese agricole la necessità di un’autorizza-zione alle emissioni in atmosfera con riferimento alle cantine. Al riguardo, fatto salvo il caso (peraltro piuttosto raro) di stabilimenti che utilizzino generatori a combustibili fossili o di stabilimenti di rilevanti dimensioni e che vanno valutati separatamente, le attività normalmente svolte nell’am-bito delle cantine determinano emissioni di Co2 durante la fermentazione, in termini scarsamente rilevanti, per un limitatissimo periodo dell’anno (20-30 giorni). Con riferimento alle possibili emissioni di anidride solfo-rosa, eventuali perdite di tale sostanza sono poi ridotte, molto difficili da rilevare e da misurare e, pertanto, da considerarsi nulle (le aggiunte che vengono fatte periodicamente al vino sono di pochi grammi a ettolitro). Inoltre, non si ha alcuna dispersione di alcool. Coldiretti, quindi, conside-rata la scarsa rilevanza delle emissioni eventualmente prodotte e la non adeguatezza, per il settore delle cantine, delle categorie di esonero indi-viduate dagli Allegati alla Parte V del codice ambientale (trattandosi di attività specifiche e stagionali) ha evidenziato al competente Direttore ge-nerale e al Dirigente responsabile del settore la necessità di un tempestivo chiarimento, al fine di evitare la diffusione sul territorio di interpretazioni distorsive, fuorvianti e inutilmente onerose per le imprese.

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Dal 1° luglio 2012 e per i prodotti ottenuti dalla vendemmia 2012 scatta l’obbligo di indicare in

etichetta l’impiego dei derivati dell’uovo (albumina) e del latte (caseina): la modifica dell’articolo 51 del Regolamento

Ce n.607/2009 stabilisce i termini e le modalità di etichettatura delle sostanze allergeniche utilizzate nella produzione di vino. Purtroppo, nonostante le forti pressioni esercitate nei confronti della Commissione e vista anche l’assenza di casi documentati di reazioni allergiche causate da vini trattati con tali sostanze, in nome del principio di precauzione i due allergeni si aggiungeranno presto ai solfiti; questo determinerà inevitabilmente la modifica delle etichette a carico delle aziende che dovranno sostenerne i relativi costi, in modo da garantire una informazione trasparente ai consumatori. Per consentire una corretta applicazione delle nuove disposizioni in tema di etichettatura degli allergeni nei vini ed evitare eventuali irregolarità, il Ministero delle Politiche agricole ha recentemente fornito alcuni chiarimenti in materia. Le nuove norme sono applicabili ai vini ottenuti interamente o parzialmente da uve della vendemmia degli anni 2012 e successivi, ed etichettati dopo il 30 giugno 2012. Così come già previsto per i solfiti, anche l’indicazione delle due nuove sostanze allergeniche dovrà essere riportata dopo la scritta “contiene”. Il Mipaaf ha evidenziato che le nuove norme non si applicano a tutti i vini prodotti nelle annate precedenti al 2012, a tutti i vini dei Paesi terzi prodotti nella campagna 2012 e già imbottigliati, a tutti i vini

sfusi dei Paesi terzi prodotti nella campagna 2012 purché entrati nel mercato europeo prima del 1 luglio 2012; si applicano invece ai vini prodotti a partire dalla campagna vendemmiale 2012, ai vini sfusi dei Paesi terzi prodotti dalla campagna 2012 entrati nel territorio europeo dopo il 30 giugno 2012. Il regolamento riporta anche i nuovi loghi che i produttori potranno utilizzare in aggiunta alle diciture. Proprio in merito all’utilizzo dei loghi, sebbene la norma attualmente non consenta di utilizzarli in esclusiva (senza riportare anche le scritte), si ritiene estremamente utile che le aziende inseriscano nelle proprie etichette dei vini i loghi stessi in modo da diffondere sia il messaggio relativo al contenuto di sostanze potenzialmente allergeniche, sia il logo stesso perché il consumatore vi si abitui. Solo in questo modo sarà più semplice convincere la Commissione Ue a consentire l’utilizzo dei loghi al posto delle scritte ed evitarne così il proliferare, nelle varie lingue, sulle etichette dei vini. Inoltre, l’etichettatura delle sostanze allergeniche impiegate nella elaborazione dei vini sarà obbligatoria solo se gli allergeni dovessero essere ancora presenti nel prodotto finale e rilevabili con l’impiego dei metodi di analisi approvati dall’Oiv. Se correttamente impiegate, albumina e caseina vengono eliminate attraverso i normali processi di filtrazione.

Scattato l’obbligo di indicare gli allergeni in etichetta

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BARATTI ANGELO 11x8 ok_Layout 1 24/01/12 16:31 Pagina 1

Continua l’iniziativa di Coldiretti per

promuovere le aziendee i vini d’Oltrepò nel mondo Nelle scorse settimane, i vini di alcune aziende che hanno partecipato alla Progetto Dalla Lombardia al Nord America 2011, sono arrivati in Canada e precisamente nei negozi di Liberty Wine Merchants a Vancouver. Navigando in rete e visitando le pagine “Twitter” che i manager di Liberty Wine dedicano ai vini presenti nei vari negozi, abbiamo visto, con soddisfazione, le promozioni dedicate ai vini delle aziende Coldiretti: Azienda Agricola Bisi San Damiano Al Colle, Buscaglia Rovescala, Ca’ Montebello di Scarani Luigi Cigognola, La Travaglina Santa Giuletta e SanMichele ai Pianoni Montecalvo Versiggia. I primi riscontri confermano il successo dei nostri vini pavesi presso i consumatori canadesi e speriamo che questi primi ordini aprano la strada a solidi rapporti commerciali. Le iniziative

promozionali continueranno nei prossimi mesi con la seconda fase del Progetto Food and Wine 2012 con i seguenti appuntamenti:

(25-28 ottobre)incoming in Lombardia con buyer da Russia, Brasile e Cina

(19-22 novembre)missione imprenditoriale a Mosca con incontri d’affari e visite aziendali.

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TECNICO

Agli immobili rurali con impianti fotovoltaici, quando sussiste il ca-rattere di ruralità, è attribuita la ca-tegoria D/10 fabbricati per funzio-ni produttive connesse alle attività agricole. Lo ha chiarito l’Agenzia del Territorio con la nota del 22 giugno scorso indirizzata agli uffici provinciali e alle direzioni regiona-li in merito all’accertamento degli immobili ospitanti gli impianti fo-tovoltaici.L’Agenzia ha inoltre chiarito che non sussiste l’obbligo di accatasta-mento per le installazioni fotovol-taiche integrate o realizzate sulle aree di pertinenza di immobili cen-siti al catasto edilizio urbano, che in questo caso vengono conside-rate pertinenze degli immobili e non unità immobiliari autonome.Se l’impianto fotovoltaico fa au-mentare il valore capitale dell’im-mobile dal 15% in su, è necessario presentare una dichiarazione per la variazione e rideterminazione della rendita catastale.Se per necessità civilistiche l’im-pianto e il fabbricato devono es-sere individuati separatamente, prima si fraziona il fabbricato indi-viduando i subalterni, poi, quando la realizzazione dell’impianto è ul-timata, si presenta domanda di va-riazione nella categoria catastale D/1 o D/10 se è possibile ottenere il riconoscimento della ruralità.Criteri generali per l’attribuzio-ne della categoria e rendita Per quanto concerne le installazio-ni fotovoltaiche per le quali sus-siste l’obbligo di accatastamento nella nota in argomento viene pre-cisato che, nel caso di installazioni fotovoltaiche architettonicamente integrate o parzialmente integra-te ed a quelle realizzate su aree di pertinenza, comuni o esclusive, di fabbricati o unità immobiliari censiti al catasto edilizio urbano, non sussiste l’obbligo di accata-stamento come unità immobiliari autonome, in quanto possono as-similarsi agli impianti di pertinen-za degli immobili ma è necessario procedere, con dichiarazione di

variazione da parte del soggetto interessato, alla rideterminazione della rendita catastale dell’unità immobiliare a cui l’impianto risul-ta integrato, allorquando lo stesso ne incrementa il valore capitale (o la relativa redditività ordinaria) di una percentuale pari al 15% o su-periore, in accordo alla prassi esti-mativa adottata dall’amministra-zione catastale. Quando sussiste il carattere di ruralità Nella nota in argomento, per quanto concerne la ruralità degli immobili ospitanti gli impianti fo-tovoltaici, viene precisato che agli immobili realizzati su fondi agricoli deve essere riconosciuto il caratte-re di ruralità dopo aver accertato che:• l’azienda agricola esista, ossia si riscontri la presenza di terreni e beni strumentali che congiunta-mente siano, di fatto, correlati alla produzione agricola;• l’energia sia prodotta dall’im-prenditore agricolo, nell’ambito dell’azienda agricola;• l’impianto fotovoltaico sia posto nel comune ove sono ubicati i ter-reni agricoli, o in quelli limitrofi;• almeno uno dei requisiti ogget-tivi, richiamati al paragrafo 4 della circolare n. 32 del 2009, sia sod-disfatto.Agli immobili ospitanti le installa-zioni fotovoltaiche, censiti autono-mamente e per i quali sussistono i requisiti per il riconoscimento del carattere di ruralità, nel caso in cui ricorra l’obbligo di dichiarazione in catasto, è attribuita la categoria D/10.Quando non sussiste l’obbligo di dichiarazione Non sussiste, comunque, alcun obbligo di dichiarazione al catasto, qualora sia soddisfatto almeno uno dei seguenti requisiti:• la potenza nominale dell’impian-to fotovoltaico non è superiore a 3 chilowatt;• la potenza nominale complessi-va, espressa in chilowatt non è su-periore a tre volte il numero delle

fotovoltaico

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unità immobiliari le cui parti comuni sono servite dall’impianto, indipendentemen-te dalla circostanza che sia installato al suolo ovvero, sia architettonicamente o parzialmente integrato ad immobili già censiti al catasto edilizio urbano;• per le installazioni ubicate al suolo, il volume individuato dall’intera area destinata all’intervento (comprensiva, quindi, degli spazi liberi che dividono i pannelli fotovoltaici) e dall’altezza relati-va all’asse orizzontale mediano dei pan-nelli stessi, è inferiore a 150 metri cubi.

Immobili rurali e impianti fotovoltaici, ecco come accatastarli

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finan-ziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della

Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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È partito dal 27 agosto scorso il Quinto Conto energia, mentre il con-tatore fotovoltaico del GSE registrava già un costo cumulato annuo di oltre 6,147 miliardi di euro. Probabilmente questo sarà l’ultimo sistema di incentivazione del fotovoltaico prima dell’auspicata grid parity, il momento in cui l’energia elettrica da fotovoltaico avrà lo stesso costo produttivo dell’energia tradizionale. Il Dm 5 luglio 2012 ha stabilito che le tariffe del Quinto Conto energia si applicheranno fino al raggiungimento di 6,7 miliardi di costo indicativo cumulato annuo degli incentivi. Il 27 agosto il contatore fotovoltaico del GSE segnava 6.147.291.417 euro: dunque il budget totale a disposizione è di circa 550 milioni di euro, rispetto ai 700 milioni complessivi messi a disposizione dal decreto. Quindi, agli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio a partire dal 27 agosto 2012 si applicano le regole e le tariffe del Quinto Conto energia. Per incentivare co-munque le iniziative progettuali è stata introdotta una facilitazione nelle procedure per la richiesta degli incentivi, rispetto alla prece-dente procedura. Per accedere agli incentivi infatti sarà sufficiente una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà , che consentirà ai soggetti responsabili di ridurre in modo consistente la corposa do-cumentazione che le regole di accesso ai precedenti conti energia richiedevano. Tra i documenti che non bisognerà più inviare spicca il titolo autorizzativo alla costruzione e esercizio dell’impianto. Biso-gnerà limitarsi a comunicare i dati al GSE, inserendo le informazioni nell’applicazione web per l’invio della richiesta. Sarà poi il gestore stesso ad effettuare i controlli, anche senza preavviso, per accer-tarsi della veridicità delle dichiarazioni sostitutive rese dai Soggetti responsabili. In passato, molti sono stati i disagi degli operatori cau-sati dalla richiesta del Gestore dei Servizi Energetici, in applicazione di quanto aveva stabilito il decreto che aveva licenziato il Quarto Conto energia (Dm 5 maggio 2011), della dichiarazione del comune competente, attestante l’idoneità del titolo - denuncia di inizio atti-vità o la dichiarazione di procedura abilitativa semplificata, oppure ancora la comunicazione relativa alle attività di edilizia libera – alla realizzazione dell’impianto o attestante che la relativa procedura si fosse conclusa positivamente.

Maggiori informazioni sono facilmente reperibili sul sitohttp://www.fattoriedelsole.org/.

TECNICO | 35

È scattatoil Quinto conto energia

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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Nel prossimo autunno i soci Consorziati ETVilloresi saranno chiamati al rinnovo delle cariche del Consiglio d’Amministra-zione e della sua Presidenza. E’ giunto quindi il momento di tirare le somme rispetto al lavoro svolto in questo periodo da ETVilloresi, dal Consiglio di Amministrazione e da tutta la struttura operativa consortile.In primo luogo, senza voler fare un elenco dettagliato de-gli interventi posti in essere in tutto questo periodo, è im-portante sottolineare un elemento di fondo, la ‘filosofia’ di ETVilloresi e di chi lo guida: la concretezza e il rispetto degli impegni presi.I Consorzi di Bonifica, infatti, nel nostro Paese - se lavora-no in modo corretto - continuano a svolgere una preziosa funzione di tutela ambientale, oltre che un supporto inso-stituibile per la nostra agricoltura che è parte integrante del nostro PIL, tanto più qui in Lombardia. Questo è quanto deve fare un Consorzio prima di tutto, ma non solo. Gli orizzonti di ETVilloresi si sono ampliati e il Consorzio ha assunto importanti impegni rispetto al pro-getto ‘Vie d’Acqua’ in prospettiva Expo 2015 o, ancora, in riferimento agli oltre 26 milioni di euro investiti da Regio-ne Lombardia, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Enel Green Power Spa, Navigli Lombardi Scarl ed ETVilloresi per le Dighe del Panperduto, ovvero, la ‘porta’ d’accesso ad Expo 2015.Il Consorzio ETVilloresi deve garantire ai suoi Consorziati servizi di qualità. Non possiamo, né vogliamo, essere perce-piti dai nostri utenti come una sorta di ‘esattori delle tasse’. Questa è una sfida stimolante che abbiamo fatto nostra e che stiamo giocando fino in fondo, rispondendo con il la-voro attento e costante nel quotidiano. E anche qui l’unica risposta che possiamo e che dobbiamo dare è nel segno del lavoro quotidiano.Il fatto, per esempio, di aver saputo garantire a tutta la no-stra utenza – malgrado il caldo eccezionale di quest’estate – le portate d’acqua stabilite come da concessione, senza penalizzare i raccolti, ma addirittura in molti casi con una produzione superiore al previsto, è un segnale rilevante di come ETVilloresi abbia saputo adottare in ambito irriguo

politiche lungimiranti ed efficaci. Ma, prima ancora, occor-re rammentare le condizioni economico- finanziarie in cui si trovava ETVilloresi solo qualche anno fa. Un ente che rischiava seriamente di dover dichiarare falli-mento, ma che oggi è diventato un modello di governance leggera ed efficiente e che viene preso come esempio di buona gestione. Il fatto di aver messo ‘i conti in ordine’ è stato il primo pas-saggio, ancorché indispensabile, per poi concentrarsi sugli altri programmi più ambiziosi che hanno fatto crescere pro-gressivamente i compiti e le responsabilità affidate a ETVil-loresi.Non solo, dunque, interventi di salvaguardia delle sponde dei Canali e del territorio – che si stende su 7 province tanto da essere uno dei Consorzi più estesi d’Italia per dimensio-ni – rispetto alle quali ETVilloresi è competente, ma l’atten-zione incessante del Consorzio nei confronti degli aspetti turistici e di promozione del territorio, che sono diventati sempre più determinanti e lo saranno ancor di più in futuro per lo sviluppo territoriale.Grazie al bagaglio di professionalità e alle competenze di-mostrate del nostro personale siamo stati chiamati dalla Società incaricata per la progettazione delle Vie d’Acqua - Expo 2015 per portare l’acqua all’area di Rho Pero dove si terrà la grande Esposizione Universale. Secondo questa logica vi è stato poi l’accreditamento del nostro Ente presso Regione Lombardia quale soggetto fun-zionale a una gestione più razionale del ‘Sistema dei Navigli Lombardi’.E, più in generale, un riconoscimento del ruolo e delle ca-pacità dell’ETVilloresi sempre più in grado di collaborare in chiave sinergica con altri partner.Penso, per esempio, ai tanti tasselli già messi a segno per quanto attiene al complesso, ma preziosissimo, mosaico del-la Dorsale Verde lombarda, un progetto che s’innesta dentro alla RER (Rete Ecologica Regionale) e di cui ETVilloresi è protagonista, vero elemento d’assieme potendo sfruttare e valorizzare al meglio le potenzialità di un territorio che si estende nell’area idrografica compresa tra il Ticino, l’Adda,

5 anni nel segno della concretezza

diamo continuità al buon lavoro

       

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EST TICINO VILLORESI | 37

il Lambro e il Po. La capacità di mettere a sistema i tanti ‘polmoni verdi’ che s’innervano dentro a questo territorio, sfruttando al meglio il ‘gioco di squadra’ con tutti gli altri enti coinvolti, è senz’altro un altro elemento di merito del lavoro svolto in questi anni. Non da ultimo, è di queste settimane l’incarico da parte del-la Provincia di Pavia a ETVilloresi quale soggetto incaricato per la regolazione delle acque del Fiume Olona Meridionale. Sono attestati di stima che ci confermano il valore dell’atti-vità condotta e, soprattutto, la fiducia che viene riposta in noi dalle istituzioni.Sempre nella zona del Basso Pavese, ETVilloresi ha messo a segno interventi di peso, sia per quanto attiene la bonifica, sia per la tutela del sistema irriguo. E, non ultimo, la trasfor-mazione a Chignolo Po dell’ex Chiavica del Reale in Museo della Bonifica: un luogo prezioso per il suo valore didattico formativo in special modo nei confronti delle nuove genera-zioni e che rientra in un progetto su più vasta scala, quello dei Musei tematici, che ETVilloresi sta portando avanti con convinzione attraverso la realizzazione di una rete museale che comprenderà il Museo delle Acque Italo-Svizzere a Pan-perduto, l’emeroteca storica delle Acque Villoresi a Castano Primo e il laboratorio-Museo didattico della fauna ittica ad Abbiategrasso.L’impegno di tutta la struttura operativa del Consiglio di Amministrazione e di ETVilloresi hanno permesso di rag-giungere questi risultati concreti grazie alla costanza e al rispetto verso i Consorziati.Naturalmente, adesso, per ETVilloresi giunge la sfida più difficile: dopo la stagione del risanamento dei propri conti e quella del rilancio complessivo ecco la fase del consolida-mento e delle conferme.Diventa, perciò, essenziale, nonché strategico, dare continu-ità a questo percorso, così che ETVilloresi possa tagliare uno dopo l’altro tutti gli impegnativi traguardi che l’attendono da qui ad Expo 2015.

Alessandro Follipresidente Consorzio ETVilloresi

diamo continuità al buon lavoro

       

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Ai Pensionati di Coldiretti non piace la Manovra finanziaria appena varata dal Governo. Pur apprezzando la rapidità politica che ha portato il Parlamento alla approvazione dello strumento per arginare le speculazioni che hanno interessato nei giorni scorsi il nostro Paese – ha detto il Presidente PierLuigi Cerri - gli agricoltori esprimono “forti preoccupazioni per le gravi conseguenze che si abbatteranno sui coltivatori pensionati e le loro famiglie a causa delle nuove misure legislative”, soprattutto perché non sono state attuate “soluzioni eque che non generano sospetti”. Anche il Presidente di Coldiretti, Sergio Marini, durante i lavori dell’Assemblea di Palalottomatica del 7 luglio scorso ha manifestato i dubbi della Organizzazione verso la manovra.L’introduzione dei ticket sanitari, l’addizionale nazionale sulle prescrizioni farmaceutiche, i tagli lineari e indistinti previsti sulle agevolazioni fiscali, i riflessi negativi sul welfare territoriale a causa dei continui tagli di risorse finanziarie alle Regioni e agli Enti Locali, già posti in grande difficoltà dal patto di stabilità, - ha proseguito il Presidente Cerri - sono segnali negativi che dimostrano la scarsa attenzione riservata agli anziani e a chi ha maggiore bisogno di cure. I Pensionati Coldiretti chiedono, dunque, maggiore attenzione per le popolazioni rurali che vedono continuamente ridursi i servizi pubblici presenti nelle loro aree e il potere di acquisto delle pensioni agricole, spesso limitate all’importo del trattamento minimo. Secondo il parere del Presidente di Federpensionati, Antonio Mansueto, la manovra “oltre ad essere molto sbilanciata e deludente, risulta fortemente penalizzante per i ‘deboli’ e molto lieve per i ‘forti’, in quanto non ha affrontato con la necessaria determinazione la lotta all’evasione fiscale e l’abolizione dei tanti Enti inutili che creano

un diffuso ed equivoco dispendio di risorse”. “È arrivato il tempo di fare scelte politiche più responsabili dal punto di vista sociale” ha concluso il Presidente Cerri “mirate ad un risparmio selettivo che colpisca le ampie fasce di sprechi ancora presenti nel nostro sistema politico ed economico, recuperando invece risorse per sostenere le famiglie ed i pensionati, per favorire una ripresa che apra prospettive di lavoro e benessere anche per i nostri giovani”.

I Pensionati Coldiretti bocciano la Manovra economica: “ ingiusta e deludente”

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Capita spesso che le persone che si rivolgono al Patronato EPACA per un’assistenza generica, non sappiano o non ricordino di avere dei contributi versati o di avere diritto a delle prestazioni previdenziali che mai hanno richiesto. Una puntuale ed approfondita ricerca può, invece far scoprire che possono esserci delle situazioni in cui cose dimenticate o non conosciute possono riservare delle sorprese interessanti e soprattutto… particolarmente remunerative. È il caso di un associato di Mede che si è visto liquidare un supplemento da 11.000 euro oppure il recupero di una pensione sulla sede di Napoli che il beneficiario ormai aveva perso le speranze di vederla liquidata e, invece, grazie all’intervento del patronato si è visto arrivare 16.000 euro di arretrati. È il caso anche del recupero della Pensione di Invalidità Civile vinta con una causa legale nei confronti dell’INPS che ha consentito, grazie al recupero delle somme non erogate in seguito all’annullamento della pensione, oltre al ripristino della prestazione anche il riconoscimento di 16.000 euro di arretrati così come l’assistenza data per una malattia riconosciuta sul lavoro che, grazie sempre all’intervento del patronato, ha determinato una liquidazione di 12.000 euro all’assistito. Al di là delle cifre, comunque indicative della qualità e professionalità degli Operatori del patronato, quello che non ci stancheremo mai di evidenziare è di invitare tutti a far controllare la propria posizione previdenziale o la propria pensione presso il patronato EPACA in modo da verificare se è liquidata correttamente oppure è possibile richiedere altre prestazioni.

Invitiamo tutti, ma soprattutto coloro che hanno svolto la loro attività lavorativa in più gestioni (es. lavoro dipendente e lavoro autonomo) a rivolgersi al patronato EPACA per un esame approfondito della propria situazione previdenziale e pensionistica.

Pensioni da RECORDrecuperate grazie all’attività dell’ufficio Epaca

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n.6 2012 | 40 EPACA

Le novità legislative previste dalla Legge di riforma del mercato del lavoro 28 giugno 2012 n. 92 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.153 del 3 luglio 2012) consistono nell’integrale sostituzione dell’articolo 70 e parziale modificazione dell’articolo 72 del Decreto Legislativo n.276 del 2003.Le modifiche riguardano:Limite economico: I compensi complessivamente percepiti dal prestatore non possono superare i 5.000 euro nel corso dell’anno solare, con riferimento alla totalità dei committenti.Ambiti di attività e tipologia di prestazioni: nel settore agricolo il lavoro occasionale accessorio è ammesso per:• aziende con volume d’affari superiore a 7.000

euro esclusivamente tramite l’utilizzo di specifiche figure di prestatori quali pensionati e giovani con età inferiore a 25 anni e regolarmente iscritti a un ciclo di studi di qualsiasi istituto di ordine e grado, compatibilmente con gli impegni scolastici;

• aziende con volume d’affari inferiore a 7.000 euro possono utilizzare qualsiasi soggetto in qualunque tipologia di lavoro agricolo, anche se stagionale.

I Voucher sono disponibili nei seguenti tagli 10, 20 e

50 euro, il loro valore nominale è comprensivo della contribuzione pari al 13% a favore della gestione separata Inps a cui il prestatore deve iscriversi, e il 7% a favore dell’INAIL. Quindi il valore netto di un voucher di 10,00 euro è pari a 7,50 euro.Acquisto buoni lavoro: vengono distribuiti in cartaceo presso le Sedi Inps, modalità di acquisto telematico, presso i rivenditori di generi di monopolio autorizzati, sportelli bancari abilitati e sportelli postali.Il sistema buoni lavoro è pienamente operativo con riferimento non solo alle vendemmie, ma a tutte le attività agricole di carattere stagionale effettuate da pensionati e da giovani con meno di 25 anni di età.

Le UOL Coldiretti di appartenenza sono a disposizione per valutare con le aziende le soluzioni migliori per la gestione del personale.

L’Inps non invierà più a domicilio i Modelli F24 precompilati riguardanti i contributi previdenziali relativi ai dipendenti OTI e OTD, ma solo il prospetto riepilogativo delle giornate e degli importi dovuti, di conseguenza ciascun Datore di Lavoro, dovrà provvedere alla sua compilazione. Federazione Provinciale Coldiretti Pavia, per facilitare questo onore amministrativo in carico ai Datori di Lavoro, offre assistenza gratuita per la stampa e la compilazione

dei modelli F24 da utilizzare per il versamento dei contributi trimestrali. L’assistenza dei nostri uffici di Zona, rappresenta un garanzia sulla correttezza dei dati e dei codici di riferimento riportati nel modello.

A tal fine i nostri uffici di Zona di appartenenza sono a disposizione.

I Vouchernel settore

agricolo

Assistenza gratuita alla compilazione degli F24

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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La Lomellina si è colorata di giallo in questa fine estate 2012. Lo scorso 31 agosto a Mortara la Festa di San Pio X ha ospitato i gazebo di Coldiretti con le aziende agri-cole aderenti ad Agrimercato. Anche a Robbio, dal 2 al 4 di settembre, per il tradizionale Palio dl’Urmon, i colori di Coldiretti sono stati protagonisti.Carni, vino, riso, salumi, verdure, confetture, miele e con-serve, preparate secondo una tradizione che affonda le sue radici nella millenaria cultura contadina, sono stati proposti ai consumatori in uno straordinario compendio tra qualità e convenienza che solo la filiera corta del rap-porto diretto può consentire.La presenza di Coldiretti ha caratterizzato anche Il Gior-no sul Campo, lo scorso 1° settembre a Cascina Salsiccia di Vigevano, ormai diventato un classico appuntamento degli imprenditori agricoli, in particolare risicoli, alla vigilia del raccolto con il proprio stand istituzionale per testimo-niare la vicinanza con le imprese agricole nel momento della sintesi di tutto il lavoro di un anno. I problemi legati all’anomalo andamento climatico e la fragilità commercia-le del comparto risicolo, che segnala prezzi di gran lun-ga inferiori alla soglia di economicità, sono stati al centro delle valutazioni che i dirigenti e funzionari i di Coldiretti hanno analizzato insieme ai propri associati.

Sabato 1° settembre a Pavia, in Piazza del Carmine, sul merca-to di Campagna Amica, insieme ai prodotti del territorio pavese i consumatori hanno trovato anche l’olio extra vergine di oliva dei la-ghi dell’Alta Italia, il D.O.P. Garda e il D.O.P. Laghi Lombardi Sebino.UNAPROL, il Consorzio Olivicolo Italiano, ha presentato nell’ambito del mercato a chilometri zero dei produttori Coldiretti di Pavia, l’olio extra vergine dei laghi lombardi e di Verona, organizzando una degustazione gratuita per tutti i clienti nell’arco della mattinata.“Il mercato di Campagna Amica – ha dichiarato Gianenrico Vercesi, presidente di Agrimercato Pavia, l’associazione che raggruppa le aziende che fanno vendita diret-ta – con il bagaglio culturale che offre ai consumatori attraverso la stagionalità dei prodotti e l’origi-ne certa e controllata, garantita dagli stessi produttori, si è dimo-strato l’ambientazione ideale per promuovere il cibo sano genuino e di origine certa, anche se, per una volta non proprio a chilometri zero”.

Lomellina in giallo

L’olio dei laghi al mercatodi Campagna Amica

Le aziende di Coldiretti alle feste di fine estate a Mortara, Robbio e Vigevano

In Piazza del Carmine, sul mercato di Campagna Amica, il 1° settembre è

andato in scena l’olio lombardo

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