Coltivatore Pavese dicembre 2010

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periodico di Coldiretti Pavia n.7 2010 ANNO 65 agricoltura: s ul piatto il futuro dei nostri figli Poste Italiane S.p.a. Spedizione in a. p. D.L.353/2003 convertito in L. 27/02/2004 n. 46 art.1 comma 1 DCB/PV il Santo Padre auspica il rilancio strategico dell’agricoltura per contrastare disoccupazione ed eccessi dell’industrializzazione

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Coltivatore Pavese dicembre 2010

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periodico di Coldiretti Pavia

n.7 2010

ANNO 65

agricoltura:sul piatto il futurodei nostri figli

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il Santo Padre auspicail rilancio strategico dell’agricoltura

per contrastare disoccupazioneed eccessi dell’industrializzazione

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la campagna è viva

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la campagna è viva

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Il Coltivatore PaveseEdito dalla Federazione Provinciale COLDIRETTI PAVIA

Questo numero è stato chiuso in redazione il 7 dicembre 2010

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hanno colaborato:Giuseppe Cattaneo, Enrico De Marziani,Marta Madama, Pietro Angelo Migliavacca, Luigi Negri, Fabio Piccinini, Annamaria Seves, Rosanna Sora, Gianni Mario Stoppini,

Redazione ed amministrazione:Piazza Guicciardi, 7 27100 PaviaTel. +39 0382 376811, Fax +39 0382 21284

CAMPAGNA AMICA

BIOLOGICO

EPACA

TERRANOSTRA

CREDITO

ZONE

TECNICO

VITIVINICOLO

GIOVANI IMPRESA

SINDACALE

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8 10l’agricolturasenza etica...

Santo Padre:“rivalutiamo l’agricoltura”

Quando la coop NON sei tu 35

Infortuni sul lavoro 36Bonus pensioni 37

Confidi nazionale Agroalimentare 38

Guida agriturismi 2010 40

Vigevano: nuova sede Coldiretti 42

Articolo di fondo 7Dallo sviluppo senza etica, la crisi dell’Agricoltura 8Santo Padre: Agricoltura decisiva per il rilancio 10Eurobarometro 12Dieta mediterranea: patrimonio dell’umanità 13Antitrust per la GDO 14I costi della condizionalità 15Copa Cogeca 15Pasta cinese DOC 16Pomodoro: disaccoppiamento totale 17Per la prima volta l’Italia fuori dalle multe sulle quote latte 18Vola l’export di salumi, ma i conti non tornano 19La Giornata Provinciale del Ringraziamento 20Riconoscimenti: Lino Maga e Az. Agricola “il Biancospino” 22Il degrado idrogeologico 24

PAC 27Piano di Sviluppo Rurale 28Patentino per i prodotti contenenti Mancozeb 29OCM Milele 29

FISAR: il pranzo di Natale 30PRRV 31Vino: bevanda nazionale argentina 31Presentazione delle dichiarazioni vitivinicole 32Pagamenti PSN 33

Giovani Coldiretti e Comitato Pavia Asti Senegal 26

CAMPAGNA AMICA

Frutta e verdura di stagione 34BIOLOGICO

EPACA

TERRANOSTRA

CREDITO

ZONE

TECNICO

VITIVINICOLO

GIOVANI IMPRESA

SINDACALE

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800.66.77.11Numero Verde

SERVIZICON

L’ACCENTO

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FONDO | 7

Giovanni RoncalliDirettore Coldiretti PaviaEsiste una

filiera del riso?

reciproco, tra agricoltura e industria, per la difesa e la valorizza-zione delle nostre filiere produttive. Purtroppo, alla luce dei fatti, spiace rilevare che non si riesca ad andare oltre le dichiarazioni di intenti, con l’industria, compresa quella del riso, “diffidente e timorosa” che dall’indicazione dell’origine del prodotto derivi l’attentato alla propria competitività. Purtroppo, i veri attentati alla credibilità dei nostri prodotti li stanno compiendo i continui scandali che sempre più frequentemente toccano il compar-to, dimostrando come una parte dell’industria agroalimentare italiana abbia completamente perso il legame con il territorio d’origine del prodotto. In questo senso, i recenti casi che hanno coinvolto alcuni imprenditori le cui fortune sono dovute proprio alla provincia di Pavia e ai suoi risicoltori, non possono che ri-badire questa pericolosa deriva. Spiace notare come a seguito di qualche “incidente di percorso”, verso cui la carta stampata è sempre più attenta, anziché rispondere con proposte concrete per la costruzione di “veri rapporti di filiera”, si preferisca reagire insinuando il dubbio che la produzione possa facilmente essere delocalizzata in Paesi in cui i costi di produzione e i vincoli siano meno gravosi, magari facendo aleggiare lo spettro dei licenzia-menti; per poi continuare a vendere sul mercato nazionale del prodotto che il tricolore lo ha visto solo stampato sulla confe-zione. È chiaro che a questo punto l’interrogativo è d’obbligo. Di quale filiera stiamo parlando se non c’è nessuna volontà di stringere rapporti seri e duraturi con il soggetto principale che produce il CIBO, il risicoltore? Troppo spesso ci si dimentica che è l’imprenditore agricolo… e solo lui… e non l’industria e nem-meno la tecnologia o il know how, a produrre il cibo. La tutela dell’occupazione, quella di tutte le categorie, così come il note-vole indotto che “gira” attorno all’agroindustria, si ottiene strut-turando delle filiere solide che possano confrontarsi su mercati internazionali, perché al loro interno le varie componenti hanno trovato i rispettivi margini di redditività. Fortunatamente esisto-no altri significativi settori dell’industria alimentare che hanno invece rifiutato queste logiche e stanno ricercando un rapporto sempre più stretto con l’agricoltura di qualità e con il territorio. Su questi esempi virtuosi e positivi di collaborazione si fondano le sinergie che Coldiretti Pavia intende stringere, nell’interesse dei consumatori e dell’intera economia locale.

La rigenerazione di Coldiretti è partita dal “Patto con il Consumatore” attraver-so l’assunzione di impegni inequivocabili. L’abbiamo fatto raccogliendo oltre un mi-lione di firme a sostegno della proposta di legge sull’indicazione obbligatoria dell’o-rigine del prodotto agricolo e l’abbiamo legittimato conquistandoci la fiducia del cittadino-consumatore, attraverso il mi-glioramento delle nostre produzioni che sempre più puntano alla qualità ed alla sicurezza alimentare. Dopo anni di vere e proprie battaglie, portate avanti nel segno di una corretta e trasparente informazione, questi provvedimenti prendono corpo tro-vando riconoscimento a livello nazionale ed europeo. Anche altre Organizzazioni di rappresentanza, non solo dell’agricoltu-ra, si sono accorte che si tratta dell’unico elemento in grado di ridare competitività al prodotto Made in Italy. Servono quindi regole rigorose in materia di etichettatu-ra che parecchi comparti industriali, per esempio quello manifatturiero, dimostrano di apprezzare e di condividere ma su cui invece “frenano” quelli del settore agroali-mentare che attraverso le loro lobby di po-tere stanno osteggiando il “nostro” prov-vedimento. Ovviamente, noi ci auguriamo che i fatti ci diano ragione e l’Europa conti-nui ad andare verso soluzioni di maggiore trasparenza e di massima informazione per il consumatore. Anche perché si tratta del solo modo per combattere le contraffazio-ni che fanno concorrenza sleale e che de-terminano la chiusura delle imprese nazio-nali. Con questo obiettivo abbiamo quindi cercato in tutti modi, di portare i problemi del Made in Italy al Tavolo agroalimentare, proponendo l’assunzione di un impegno

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Dallo svilupposenza ETICAla crisi dell’AGRICOLTURA

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| 9SINDACALE

di SERGIO MARINI

Siamo grati al Santo Padre per l’impor-tante riconoscimento che ci conforta e ci responsabilizza nel nostro impegno per garantire un futuro all’agricoltura italiana. Le difficoltà delle imprese agri-cole sono il frutto dello stesso arretra-mento dell’etica sociale nel mercato i cui effetti drammatici, legittimati sull’al-tare di un libero mercato senza regole, vanno dalle speculazioni sulle materie prime agricole al furto di milioni di et-tari di terre fertili a danno dei Paesi più poveri, il cosiddetto land grabbing, fino alle grandi bugie sul potere salvifico de-gli organismi geneticamente modificati (Ogm), la cui diffusione sotto il pressing delle multinazionali è aumentata insie-me al numero degli affamati. La globa-lizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato ad un deficit di responsabilità, di onestà e di trasparenza che ha generato la crisi internazionale ed ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi, come fosse un aspirapolvere o un frigorifero. La stessa situazione di difficoltà dell’agricoltura italiana dipen-de dal fatto che stiamo vivendo i dram-matici effetti di quelli che sono i due furti ai quali sono sottoposte giornal-mente le nostre imprese: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio il cibo proveniente da chissà quale par-te del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sot-topagati i nostri prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori. Noi ci impegniamo a rimboccarci le maniche come dimostrano i passi da gigante che abbiamo fatto in un anno nel nostro progetto operativo per una “Filiera agricola tutta italiana” che ha come obiettivo di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distor-sioni e tagliando le intermediazioni con l’offerta attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole di pro-dotti alimentari al cento per cento ita-liani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo.

Siamo grati al Santo Padre per l’importante rico-noscimento che ci conforta e ci respon-sabilizza nel nostro impegno per garan-tire un futuro all’agri-coltura italiana.

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Nelle parole del Santo Padre, una rivalutazione del nostro mondo come risorsa fondamen-tale per il futuro

Benedetto XVI:“Agricoltura decisiva per il rilancio”

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ad un bisogno personale e familiare, ma anche ad un segno dei tempi, ad una sensibilità concreta per il bene comune. Inoltre le giovani leve della campagna hanno una maggiore propensione al biologico (3,7 per cento delle aziende rispetto alla media nazionale di 2,1 per cento), ma incontrano qualche difficoltà nell’acquisto del capitale terra che solo nel 54 per cento dei casi è in proprietà rispetto al 74 per cento della media na-zionale. E ancora si vanno sviluppando, proprio grazie all’impegno e all’azione dei giovani, i binomi agricoltura-turi-smo e agricoltura-attività sociali, con sempre nuove opportunità in continua evoluzione. A frenare gli entusiasmi dei tanti giovani che vorrebbero trovare oc-casioni di lavoro in campagna ci sono i tanti ostacoli all’ingresso, al costo dei terreni al credito, ma anche il peso della burocrazia: un giovane che vuole apri-re un’impresa agricola o un agriturismo impiega oggi almeno due anni e mezzo per farlo, a causa della burocrazia che limita di fatto la libertà di impresa. Le pastoie burocratiche risultano essere uno degli ostacoli principali all’avvio dell’attività agricola come evidenziato anche da un’indagine Coldiretti-Swg dalla quale emerge che 4 giovani su dieci indicano le lungaggini nell’esame e nella predisposizione di domande e documenti come il principale problema del settore agricolo.

SINDACALE

rivalutare l’agri-coltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro.

Un “rilancio strategico dell’agricoltura” è “decisivo” contro la disoccupazione e contro gli eccessi della “industrializza-zione”. Sono le parole di Papa Benedetto XVI, pronunciate nel corso dell’Angelus e riferite al recente G20. Il pontefice ha invitato a “rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgi-co ma come risorsa indispensabile per il futuro”. Dopo aver invitato a una revisione profonda dello sviluppo economico globale, sull’onda della crisi, Benedetto XVI ha ricordato che “In questo quadro, appare decisivo un rilancio strategico dell’agricoltura. Infatti, il processo di industrializzazione tal-volta ha messo in ombra il settore agricolo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche mo-derne, ha comunque perso di importanza, con notevoli con-seguenze anche sul piano culturale. Mi pare il momento per un richiamo a rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgi-co, ma come risorsa indispensabile per il futuro”. Il Papa ha poi evidenziato come “non pochi giovani hanno già scelto questa strada, anche diversi laureati tornano a dedicarsi all’impresa agricola, sentendo di rispondere così non solo

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non siano sicuri per le generazioni future e siano un pericolo per l’ambiente e pertanto si dichiara fortemente contrario alla produzione di alimenti che contengono Ogm (65%). Stessa diffidenza è riservata alla clonazione animale, con il 70% dei cittadini europei e il 64% degli italiani che si dichiarano con-trari all’impiego di tale tecnica riproduttiva a fini di produzio-ne alimentare, perché ritenuta innaturale (68%), non sicura per le generazioni future e per la propria salute (più del 60%),

oltre che rischiosa per l’ambiente (50%). L’esito di questi son-daggi delinea quindi un’opinione pubblica europea fortemente contraria all’utilizzo di queste biotecnolo-gie nella produzione alimentare europea, segnale forte in un momento in cui le isti-tuzioni comunitarie si stanno interrogando e confrontando su que-sti temi delicati.

I consumatori europei ed italiani riconoscono sempre più im-portanza all’origine dei prodotti che acquistano, sono disposti a pagare di più per prodotti che provengono dal loro stesso paese e si dicono contrari agli alimenti geneticamente modi-ficati. Questo è quanto emerge da due sondaggi pubblicati dall’Eurobarometro, sul commercio internazionale e sull’atti-tudine nei confronti delle biotecnologie. L’indagine sul com-mercio internazionale, realizzata mediante 26.635 interviste a cittadini Ue nei 27 Stati membri, evidenzia che il 43% dei cittadini europei basa le sue decisioni d’acquisto sull’origine dei prodotti. Nello specifi-co, per quanto riguarda l’Italia, il 49% dichiara di controllare l’origine dei prodotti alimentari e che questa influenza le sue scelte d’acquisto. Una proporzione significativa di italiani è inoltre pron-ta a pagare di più per prodotti che provengono dal loro stesso paese (35%), che rispettano l’am-biente (43%) e gli standard sociali (37%). Come anticipato nel rapporto sulle biotecnologie, per quanto riguarda gli alimenti geneticamente mo-dificati, il 70% degli intervistati sia italiani che europei definisce questi come “innaturali”. Il 63% degli italiani ritiene che gli alimenti gene-ticamente modificati non siano sani, il 55% che

26.635 interviste a cittadini Ue nei 27 Stati membri, evidenziano che il 43% dei cittadini europei basa le sue decisioni d’acquisto sull’origine dei prodotti

cresce l’attenzione perl’origine dei prodotti alimentari I consumatori vogliono il Made in Italy e

dicono No agli OGM

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| 13SINDACALE

La dieta mediterranea è diventata patrimonio dell’Umanità. Il comitato di valutazione riu-nito a Nairobi in Kenia ha adottato definiti-vamente la decisione a favore dell’iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateria-le dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultu-ra. “Un grande risultato che ha un importante valore per l’economia, il turismo, l’ambiente e la salute del nostro Paese e i cui meriti sono soprattutto dei nostri agricoltori – ha sotto-lineato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - che vedono riconosciuti i risultati da primato in termini quantitativi e qualitativi ottenuti nella coltivazione dei prodotti base della dieta mediterranea e degli stili di vita ad essa associati”. La dieta mediterranea (dal greco diaita, stile di vita) è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tra-dizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la conser-vazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. Conoscenze che comprendono molto più che il solo cibo, poiché promuovono l’interazione sociale, dal momento che i pasti collettivi rappresentano il caposaldo di consuetudini sociali ed eventi festivi. La dieta mediterranea, secondo l’Une-sco, è caratterizzata da un modello nutrizio-nale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o sec-che, una parte moderata di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o in-fusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità.

Dieta mediterraneapatrimonio dell’umanitàl’Unesco ha deciso di inserire

definitivamente lo stile

alimentare italiano nella

lista del patrimonio culturale

immateriale dell’umanità

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della filiera agroalimentare nei confronti  dei consumatori e degli agricoltori”. Non si deve naturalmente generalizzare ma non sfugge a nessuno che in molti casi la grande distribuzione commerciale impone il suo potere contrattuale per conclu-dere contratti che danneggiano gravemente gli agricoltori. Compensi inadeguati, termini di pagamento eccessivi, ven-dite sottocosto a carico dei fornitori, contributi ingiustificati alle spese pubblicitarie e insistenza sulla fornitura esclusiva, rappresentano un comportamento commerciale lesivo della concorrenza lungo la catena di approvvigionamento alimen-tare. L’iniziativa dell’antitrust è coerente con quella attuata dal Parlamento Europeo che lo scorso settembre ha denun-ciato comportamenti oligopolisti e sostenuto la necessità di combattere i “comportamenti collusivi e di cartello” con la proposta di introdurre l’obbligo per i maggiori commercian-ti, trasformatori, grossisti e distributori europei di presentare una relazione annuale sulle loro quote di mercato (comprensi-ve di informazioni sui marchi privati), con dati sull’evoluzione dei volumi di vendita mensili. La situazione riguarda diretta-mente l’Italia con i primi dieci gruppi che detengono  il 72,1 per cento del mercato. Le inefficienze della grande distribu-zione si rivelano anche nella perdita di valore lungo la filiera lungo la quale il prezzo di un prodotto aumenta più di cinque volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni. Il risultato è che  la spesa in Italia è più cara ri-spetto alla media europea secondo lo studio dell’Eurostat dal quale emerge che riempire il paniere della spesa in Italia costa l’8 per cento in più di quello che spendono in media i consu-matori nell’Ue nel 2009. Allo strapotere contrattuale dei nuovi forti dell’agroalimentare la Coldiretti è però impegnata a re-agire direttamente con il progetto operativo per una “Filiera agricola tutta italiana” che ha come obiettivo di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni con l’offerta attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, i mercati di Campagna Amica, agriturismi e imprese agricole di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo.

antitrustindaga su GDO

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Per ogni euro speso dai consumatori oltre la metà va alla distribuzione commerciale, il 23% all’industria di

trasformazione e solo il 17% per remunerare il prodotto agricolo.

È quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Mari-ni nell’esprimere apprezzamento per l’avvio dell’indagine da parte dell’autorità della concorrenza e del mercato nei con-fronti della grande distribuzione che “è il nuovo potere forte

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SINDACALE | 15

A seguito della riforma Fischler del 2003, sono state introdotte, nella Politica Agricola Comune (Pac), due importanti novità: il disaccoppiamento degli aiuti e il collegamento di questi al rispet-to di una serie di regole di comportamento degli agricoltori, che prendono il nome di condizio-nalità. La condizionalità è diventata il principale strumento operativo per raggiungere gli obiettivi di buona gestione agronomica e ambientale dei terreni e delle aziende, di benessere degli animali e di sicurezza alimentare, di cui, peraltro, i cittadi-ni percepiscono, sempre di più, l’importanza e la necessità. È chiaro che il rispetto di questo codice di comportamento rafforza il ruolo dell’agricol-tura europea come produttore di beni pubblici, tra cui, la garanzia di prodotti sani, di qualità e fortemente radicati nel territorio, la tutela del pa-esaggio, delle acque e della biodiversità. Perciò, tutti gli attori interessati, gli agricoltori, i cittadini, gli amministratori ed i decisori politici, devono essere, sempre più e sempre meglio, informati, tanto sulla reale portata di queste misure e sui dettagli tecnici, quanto sugli effetti positivi per l’ambiente e la società che derivano dalla loro ap-plicazione. A questo proposito, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha pub-blicato un rapporto sui risultati dell’attuazione della condizionalità in Italia. Tale rapporto met-te in evidenza alcuni aspetti relativi ai costi della condizionalità che meritano di essere sottolineati. Infatti, per avere un quadro completo degli one-ri sostenuti dalle imprese agricole per il rispetto della condizionalità, occorre considerare anche il costo medio delle buone condizioni agronomiche e ambientali (Bcaa) per unità di superficie, che, in alcuni casi, rappresenta un vero e proprio costo vivo aggiuntivo. Simili riflessioni devono essere tenute presenti, in particolare, nelle prospettive di riforma della Pac post 2013. È necessario ri-durre l’incidenza dei costi sostenuti dalle imprese agricole per gli oneri amministrativi e contenere il peso della burocrazia nel regime di condiziona-lità, privilegiando spese produttive di buone pra-tiche virtuose, utili a migliorare il rispetto degli standard europei e di competitività. In vista della revisione della Politica Agricola Comunitaria, pre-vista per il 2013, sarebbe opportuno sostituire le misure di condizionalità che presentano costi ec-cessivamente onerosi per le imprese agricole, con misure di carattere volontario, che beneficino di un regime di premialità.

I costi della condizionalitàvanno considerati

COPA-COGECA:“La PAC per il riso non si tocca”

Nonostante la coltivazione del riso nell’Unione europea rappre-senti solamente lo 0,4% della produzione agricola totale, la risi-coltura ha rivestito e riveste un ruolo determinante nel panora-ma agroalimentare comunitario, con l’Italia in primo piano sia in termini di rappresentatività produttiva (240mila ettari seminati su 465mila coltivati in Europa) sia in termini imprenditoriali (oltre 4.500 aziende produttive). La coltivazione del riso è stata ricono-sciuta fondamentale per la conservazione dell’ambiente, in parti-colare nella salvaguardia della biodiversità, delle risorse idriche e alla subsidenza, ovvero la capacità di limitare i movimenti telluri-ci. Per tutte queste ragioni, la Politica agricola comune (Pac) fino ad oggi ha regolato l’equilibrio economico finanziario del settore, consolidando contestualmente il tessuto imprenditoriale agricolo europeo, anche attraverso l’istituzione di un sostegno specifico per stabilizzare la coltivazione a fini ambientali. Nell’ambito del percorso di rinnovo della Pac post 2013, il Comitato delle orga-nizzazioni professionali agricole dell’Unione europea (Copa) e il Comitato generale della cooperazione agricola dell’Unione euro-pea (Cogeca) hanno pubblicato una nota sul futuro del settore del riso. Nel documento, che analizza le sfide all’orizzonte per la risicoltura nell’Ue e illustra alcune proposte specifiche per la Pac dopo il 2013, vengono recepite in toto le istanze che Coldiretti ha indicato come fondamentali per la tenuta del settore. In partico-lare, è stata evidenziata l’importanza di confermare anche per il futuro l’intero pacchetto di risorse comunitarie che attualmente sono destinate al settore, vista la tendenza al calo dei redditi regi-strata dai risicoltori negli ultimi 15 anni. Una maggiore attenzione e tutela deve essere data all’impresa produttiva, considerato l’alto livello di specializzazione raggiunto insieme al ruolo economico, ambientale, sociale e culturale che il riso riveste. Secondo il docu-mento Copa-Cogeca, va istituita una forma di sostegno finalizzata a preservare l’integrità territoriale, ambientale e il mantenimento del sistema irriguo e va introdotto un sistema di stabilizzazione del reddito agricolo e dei prezzi di mercato, anche attraverso un fondo rischi cui attingere in caso di calamità naturali (siccità o alluvio-ni) sempre più spesso frequenti sul territorio italiano. Per favorire una maggior fluidità dell’offerta attraverso l’immissione graduale del prodotto sul mercato, è ritenuto necessario un sostegno allo stoccaggio presso le strutture dei risicoltori e delle loro coopera-tive, che contribuirà alla stabilizzazione dei prezzi durante l’intera campagna. Mentre per aumentare la redditività degli agricoltori vanno sviluppate, attraverso specifici strumenti di sostegno, filiere corte territoriali trasparenti ed efficienti. Una speciale attenzione deve essere infine dedicata ai controlli doganali, per proteggere i consumatori dell’Ue da possibili frodi o da importazioni non sem-pre trasparenti. Il consumo di riso all’interno degli Stati membri è complessivamente in aumento a fronte di un’importazione del 35% del prodotto dall’estero; per questo è ritenuto necessario prevede-re l’indicazione obbligatoria in etichetta del Paese di origine del

riso, in modo da individuare e valorizzare le produzioni locali.

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Arriva la prima pasta “Doc” Made in China con l’Unione Eu-ropea che ha deciso di iscrivere nel registro degli alimenti a indicazione geografica protetta (Igp) la pasta alimentare “Longkou Fen Si” che sarà così tutelata dalle imitazioni sul mercato comunitario. Dunque basta con il made in Cina sino-nimo di copia, la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’U-nione Europea sancisce l’originalità degli spaghetti cinesi. In Cina, dove c’è chi sostiene siano stati inventati gli spaghet-ti, la notizia è stata accolta con molto favore. La pasta Lon-gkou Fen Si (Igp), nota anche con il nome di vermicelli cinesi (cellophane noodles), è ottenuta con amido secco ricavato da fagiolini verdi e piselli dalla forma di sottili vermicelli di spessore uniforme, morbidi ed elastici, che non si incollano e dal colore bianchi translucido. Oltre ai vermicelli sono in attesa della registrazione europea altri prodotti alimentari cinesi come la mela Shaanxi Ping Guo, il tè verde Longjing cha, il pomelo (un tipo di agrume) Guanxi Mi You, il tube-ro Lixian Ma Shan Yao e l’aceto di riso fermentato Zhenjiang Xiang Cu. “Il riconoscimento comunitario del primo prodotto cinese deve anche significare un impegno per il gigante asia-tico a combattere le contraffazioni ed imitazioni dei prodotti alimentari tipici sul proprio territorio” ha affermato il presi-dente della Coldiretti Sergio Marini. In Cina purtroppo il fal-so Made in Italy è spesso arrivato prima di quello vero ed è

possibile trovare sul mercato parmesan australiano, provolone statunitense ma anche pecorino e pomodorini di collina cinesi che tolgono spazio sugli scaffali al prodotto nostrano. Non mancano pe-raltro segnali incoraggianti come il fat-to che le bottiglie di vino Made in Italy esportate in Cina sono più che triplicate nel corso del 2010 facendo registrare un aumento record del 242 per cento, ma a crescere sulle tavole del gigante asiati-co è l’intero agroalimentare italiano che complessivamente in un anno è quasi raddoppiato in valore (+86%). Resta co-munque necessario un riequilibrio nella bilancia commerciale agroalimentare tra Cina e Italia con le importazioni dal gi-gante asiatico che sono state in valore pari a tre volte le esportazioni, nel primo semestre del 2010. A preoccupare sono anche le garanzie di sicurezza alimenta-re del prodotto proveniente dalla Cina, dopo i recenti allarmi sul latte contami-nato dalla melamina.

L’Unione Europea tutela la pasta cinese

ARRIVAa prima pasta DOCmade in Cina

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| 17SINDACALE

il pomodoroal traguardo del disaccoppiamento

totale

Passati i problemi e i clamori della campagna del pomodoro da industria 2010, c’è già chi sta lavo-rando per “impostare” la campagna 2011. Dopo aver ritardato l’invio dei mezzi di trasporto, aver tagliato le quantità, aver dimezzato il prezzo (fino ad arrivare a livelli cinesi), qualcuno ha già mes-so le mani avanti per cercare di “condizionare” le libere scelte delle imprese agricole, raccontando inesattezze sugli obblighi previsti per la campa-gna 2011. Con la riforma dell’Ocm Ortofrutta, l’Unione europea ha deciso di disaccoppiare totalmente l’aiuto del pomodoro da industria, mentre l’allora ministro Palo De Ca-stro scelse per l’Italia di optare per un ulteriore periodo di disaccoppia-mento parziale di tre anni, andando contro le richieste dei produttori di Coldiretti. Così, per tre anni, dal 2008 al 2010, i produttori storici di pomodoro, hanno percepito il 50% del valore dell’aiuto disaccoppiato, a prescindere che coltivassero o meno pomodoro, mentre il restante 50% è stato suddiviso (91,98 milioni di euro complessivamente) tra coloro che hanno effettivamente coltivato pomodoro da in-dustria, anche se non produttori storici. In sostan-za i titoli sono già stati assegnati nel 2008 e, come

avviene per il premio unico, possono essere utilizzati sui terreni eleg-gibili, senza obbligo di una coltivazione in particolare. Quindi non è vero che è obbligatorio coltivare pomodoro per avere l’aiuto. Ma a chi conviene mettere in giro queste voci? A coloro che nel 2010 hanno speculato sui produttori di pomodoro e che hanno paura, nel 2011, di non avere più il pomodoro su cui fare affari, siano essi industriali poco corretti, mediatori senza scrupoli oppure Op di carta. Coltivare pomodoro non è obbligatorio e, men che meno, stipulare contratti o avere rapporti con chi si è dimostrato poco serio nel corso del 2010. La scelta di coltivare pomodoro, con il disaccoppiamento totale, di-venta solo e soltanto una scelta imprenditoriale dettata da condizioni economiche e produttive favorevoli; non deve essere una scelta det-tata da false informazioni. Intanto si avvicina la campagna 2011. Con il regime completamente disaccoppiato e l’aiuto slegato dall’obbligo di coltivare pomodoro, vengono a decadere i regolamenti che hanno disciplinato il settore fino ad oggi. Per quanto riguarda gli adempi-menti, non sono più da rispettare né la data del 31/3 entro cui pubbli-care l’elenco dei trasformatori accreditati al regime di trasformazio-ne, né le date del 28/2 per la stipula dei contatti e del 31/3 per l’invio degli stessi e degli impegni di conferimento, ad Agea. Decade inoltre l’obbligo di stipula dei contratti attraverso le OP, quindi le imprese potranno scegliere se andare ad una contrattazione individuale o se ritengono di essere più tutelate con una contrattazione collettiva.

Dal 2011 non sarà più obbligatorio coltivare pomodoro, cessa definitiva-mente il periodo transitorio e inizia il disaccoppiamen-to totale con l’attribuzione del premio complessivo ai produttori storici.

non è vero che è obbligatorio coltivare pomodoro per avere l’aiuto

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Quote latte,per la prima volta l’Italia evita le multePer il primo anno dall’applicazione del regime delle quote lat-te in Europa, il nostro Paese non ha superato il limite imposto dall’Ue. Questo grazie all’aumento del numero di quote che l’Italia ha ricevuto da Bruxelles per la campagna 2009/10, che ha portato il nostro quantitativo nazionale garantito a 10.982.463 tonnellate per le consegne ai primi acquirenti. Solo 628 allevamenti dei 37.337 totali che effettuano consegne di latte saranno sog-getti a un prelievo pari a 0,2783 euro al kg, non avendo adempiuto agli obblighi previsti dalla legge 33/2009 sui prelie-vi mensili o per aver superato la propria quota del 6%. Tutto in regola anche per le vendite dirette; le 306.080 tonnellate assegnate al nostro Paese non sono state superate dai circa 4.000 allevatori italiani che vendono direttamente il loro prodotto trasformato in formaggi o tramite i banco-lat. Non è stato così per tutti gli allevatori europei. Infatti, alcuni produttori di latte bovino di Danimarca (per 13,03 milioni di euro), Olanda (per 5,68 milioni di euro) e Cipro (125.000 euro) dovranno pagare complessivamente 19 milioni di euro per aver superato le rispettive quote nazionali anche dopo la compensazione. In Europa le quote relative alle

consegne ai caseifici sono 488,8 milioni di tonnellate suddivi-se in 836.000 allevamenti. Intanto, in Italia incalza il termine ultimo - il 31 dicembre 2010 - per il pagamento della prima rata prevista dalla legge 33/09. Sono circa 160 gli allevatori che pagare entro la scadenza, mentre altri 560 - che non han-no aderito alla rateizzazione - se non lo faranno nei prossimi

giorni, costringeranno il Commissario Straordina-rio di Governo a revocare le quote provvisorie loro assegnate e a riavviare le procedure coattive di ri-scossione.

Questo grazie all’aumento del numero di quote che l’Italia ha ricevuto da Bruxelles per la campagna 2009/10

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12% rispetto allo scorso anno a settembre secondo l’Ismea. A mettere in difficoltà gli alle-vamenti italiani è lo squilibrio nella distribuzione del valore poiché per ogni euro speso dai cittadini per gli acquisti di carne e salumi il 50 per cento va alla distribuzione, il 25 per cento  al trasformatore, il 10 per cento al macellatore e solo il 13 per cento resta all’alleva-tore secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Anas. Una si-tuazione che è anche favorita dal fatto che In Italia c’è una massiccia importazione di co-sce di maiali provenienti dall’e-stero con il risultato che sugli scaffali due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero senza una adeguata informazione. “Occorre inter-venire per cambiare le regole del gioco a cominciare dalle due grandi ingiustizie di cui è vittima il settore agricolo: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciata-mente immesso in commercio come italiano cibo proveniente da chissà quale parte del mon-do in forma ingannevole per i consumatori e dall’altra parte, il furto di valore che vede sot-topagati i prodotti agricoli”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Sotto il pressing della Coldiretti  “ci sono tuttavia segnali inco-raggianti a livello nazionale e comunitario a favore della trasparenza dell’informazione che potrebbero portare presto a positive novità anche per l’e-tichettatura della carne di ma-iale e derivati”.

Con un aumento record del 14 per cento nelle esportazioni, prosciutti, salami, mortadelle e le altre specialità della sa-lumeria nazionale conquistano le tavole straniere nel 2010, mettendo anche a segno curiose vittorie fuori casa come l’aumento del 15 per cento delle esportazioni di salsicce in Germania, la terra dei wurstel e la crescita del 6 per cento nell’esportazione di pancetta in Gran Bretagna, la patria mon-diale del bacon. Ma sul settore continua a pesare la grave crisi causata dai bassi compensi e dall’incremento dei costi di produzione. Numeri che non possono però far dimenticare che la riscossa dei prodotti del maiale all’estero riguarda tutti i principali salumi esportati dall’Italia tra i quali la parte del leone la fanno i prosciutti crudi che rappresentano ben il 43 per cento del totale in peso seguiti nell’ordine da mortadelle, wurstel, cotechini e zamponi (22 per cento) e da salsicce e salami stagionati. Il piacere del maiale è vivo anche in Italia dove si registra una sostanziale tenuta degli acquisti familiari di carne di maiale e salumi che fanno registrare un aumento dell’uno per cento stimato dall’Ismea per l’intero 2010. La car-ne di maiale fresca o trasformata in salumi è la più consumata dagli italiani che ne mangiano in media 31 chili a testa in un anno, per una spesa complessiva di 1,2 miliardi di euro per acquisto di carne fresca e di 3,3 miliardi di Euro per i salumi, nell’ordine prosciutto crudo, prosciutto cotto, salame e mor-tadella. Ma nonostante il boom nelle esportazioni e la crescita nei consumi interni gli allevamenti italiani si trovano ad af-frontare una grave crisi dovuta da un lato alla riduzione dei compensi riconosciuti al macello e dall’altro all’aumento dei costi di produzione. Agli allevatori il maiale viene pagato poco più di un euro al chilo (1,2 euro/Kg - 1,25 euro/kg), in calo del 4 per cento rispetto allo scorso anno, mentre i costi di alleva-mento aumentano, soprattutto per i mangimi in crescita del

Volal’export di

prosciutti e salami

però...agli allevatori i conti non tornano

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DICEMBRE 2010 | 20

Un grande appuntamento

che ha sconfitto anche le

intemperie

Domenica 28 novembre, nonostante la pioggia e il nevischio, Piazza del Carmine a Pavia si è riempita di partecipanti. Fin dal giorno precedente ferveva il lavoro di allestimento della grande tenda della Croce Rossa e dei gazebo gialli del Mercato di Campagna Amica. Sulla Piazza, tra la tenso-strut-tura e il portale della Chiesa, cinque vecchi Lan-dini (ovviamente Made in Italy), portati dal Grup-po Trattori Storici di Pieve Porto Morone, hanno rappresentato tutta l’agricoltura provinciale che è stata testimoniata dalle molte iniziative sotto la tenda. La ricostruzione di una vecchia corte conta-dina, gli attrezzi del lavoro di una volta e la mostra della prime pagine del Corriere della Sera, a caval-lo tra gli anni Trenta e Quaranta, che parlavano di agricoltura; una vera enoteca del Ringraziamento con oltre 150 etichette a presentare l’eccellenza della produzione dell’Oltrepò; la Fattoria didatti-ca cascina Chiericoni e l’Oasi di Davide Carlini per intrattenere, insieme ai modellini delle macchine agricole, i ragazzi; l’agricoltura sociale con il pro-getto Fuori dalla Mischia; la Fisar che, insieme a Coldiretti ha offerto Oltrepò, il cocktail a chilome-tri zero a base di prodotti oltrepadani; le storie di una volta raccontate da Dino Barili e Teresa Ra-maioli; le caldarroste e il vin brulé grazie a Giova-ni Impresa, tutto ciò ha accolto e accompagnato i partecipanti in un viaggio attraverso il tempo e l’agricoltura pavese. Molte le personalità interve-nute, dal presidente della provincia Vittorio Poma, al sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo a molti tra parlamentari, consiglieri regionali e provinciali e tantissimi sindaci in rappresentanza ufficiale. Se la Piazza ha accolto le centinaia di partecipanti, la basilica di Santa Maria del Carmine, nella sua nuo-va veste di luce, dopo il recente restauro, è stata la smagliante cornice di una cerimonia intensa e toccante grazie alla celebrazione della Santa Mes-

sa da parte di Sua Eccellenza il Vescovo di Pavia Monsignor

Giovanni Giudici e ai canti della celebre Corale Vit-tadini. La partecipazione della delegazione dell’A-vis, la raccolta di fondi a favore di Telethon e il contributo al Comitato Pavia Asti Senegal, han-no fatto della giornata anche un momento di forte solidarietà.

GiornataProvincialedel Ringraziamento

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Domenica 14 novembre, in occasione della locale Giornata del Ringraziamen-to, presso il centro commerciale Iperdì di Cigognola, si è tenuta la tradizionale Mo-stra-mercato di San Martino, organizzata dal Comune di Cigognola, dalla Proloco con la collaborazione di Coldiretti.L’evento ha avuto inizio alle 8 del mattino e si è protratto per tutta la giornata. Alle 11 la S. Messa nella Chiesa parroc-chiale di S. Bernardo, cui è seguita la Be-nedizione dei mezzi agricoli.La mostra, che ha ospitato tra l’altro il Mercato “Km. 0” di Campagna Amica, ha avuto per protagonisti i prodotti tipici del territorio con degustazioni enogastrono-miche, giochi e intrattenimenti per i più piccoli organizzati dalle Fattorie Didatti-che di Coldiretti.Un museo all’aperto di macchine agrico-le d’epoca ha accolto i partecipanti che, nel pomeriggio, si sono rifocillati con le caldarroste

con il mercato di Campagna Amica

il Ringraziamentodi Cigognola

il Ringraziamentodi BroniLo scorso 5 dicembre è stata la volta della sezione di Bro-ni, che ha celebrato una propria Giornata del Ringrazia-mento. Con l’organizzazione del presidente della sezione locale, Davide Bollati, molti soci sia di Broni, sia delle se-zioni limitrofe, si sono dati appuntamento nella Basilica di San Pietro Apostolo per partecipare alla Santa Messa, celebrata dal parroco Don Mario Bonati. La funzione, toc-cante come tutte le celebrazioni delle Giornate del Rin-graziamento di Coldiretti, ha avuto il suo apice nell’offer-torio con la consegna simbolica dei doni della terra.Al termine, come vuole la tradizione, Don Mario è uscito sul sagrato della chiesa è ha elargito la Benedizione alle persone e ai mezzi agricoli in rappresentanza dei lavori e dei lavoratori della terra.“La celebrazione della Giornata del Ringraziamento in sede locale – ha commentato Giuseppe Ghezzi, presiden-te della Coldiretti di Pavia – testimonia il forte sentimento di riconoscenza verso Dio che ci permette di svolgere il nostro lavoro e la sensibilità verso la Terra che deve essere difesa e salvaguardata come bene primario di tutti noi. Contemporaneamente, la Giornata del Ringraziamento si traduce in un momento di unione e solidarietà tra colleghi che spesso, per la natura stessa del lavoro dei campi non hanno modo di incontrarsi”.

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DICEMBRE 2010 | 22

L’assegnazione del premio a Lino Maga, sto-rico produttore vitivinicolo dell’Oltrepò che, per primo, ha voluto fortemente legare la cultura del vino al territorio, ha sancito con un riconoscimento ufficiale ciò che il mer-cato e i consumatori avevano già affermato decretando il successo dell’etichetta di Lino Maga. “Barbacarlo” il nome di tanta etichet-ta ormai apprezzata in tutto il mondo per cui il suo produttore lo scorso 11 novembre è stato premiato tra altre aziende durante il Gran Galà dell’agricoltura voluto dall’asses-sorato guidato da Giulio De Capitani. Insie-me a lui altre tredici aziende di Coldiretti scelte tra le eccellenze di tutta la Regione spaziando tra latte, formaggio, frutta, pian-tine da orto, vino e cavalli di razza, con un unico denominatore comune: la qualità e la distinzione. “Tradizione e progresso, qualità e origine, sicurezza e trasparenza: sono que-sti i principi a cui si ispirano le aziende della Coldiretti – spiega Giuseppe Ghezzi, presi-dente della Coldiretti pavese – quello che noi vogliamo è un’agricoltura che garantisca reddito alle aziende e vantaggi ai consuma-tori, con una filiera tutta italiana e una rete di spacci, consorzi e mercati di Campagna Amica in grado di offrire una valida alterna-tiva per la diffusione dei veri prodotti Made in Italy. Il premio della Regione Lombardia all’azienda del nostro produttore di Broni e alle altre di tutta la Lombardia è un ulteriore riconoscimento agli sforzi che stanno e stia-mo compiendo in questa direzione”.

Gran Galà dell’agricoltura

A palazzo Giureconsulti a Milano

anche l’azienda di Lino Maga tra i

premiati

Lino Maga

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| 23SINDACALE

Una “dog academy” fra le colline dell’Oltrepò Pavese. È quella aperta da Paola Daffunchio, vice presidente di Terranostra Pavia, ai piedi del monte Ceresino, vicino Casteggio, dove ogni anno si “diplomano” 90 cuccioli di samoiedo e di golden retriver. La “dog academy” della Daffun-chio si chiama “Il Biancopispino” ed è ormai di-ventata un punto di riferimento per appassionati di queste due razze. “Sia i samoiedo che i golden sono animali molto affettuosi, adatti a stare in famiglia con i bambini e il fatto di non mischiare queste razze con altre ha permesso di conser-vare inalterati questi caratteri comportamen-tali iscritti nel loro Dna, rafforzati poi dai nostri percorsi educativi e dall’imprinting positivo che diamo loro nei tre mesi che vanno dalla nasci-ta all’affidamento alle famiglie di destinazione” spiega Paola Daffunchio che ad Arezzo, ha rice-vuto l’Oscar dell’innovazione per gli agriturismi di Terranostra Coldiretti. Il “Biancospino” infatti, abbina la possibilità di vivere una vacanza nel re-lax delle colline pavesi a quella di seguire corsi di perfezionamento per i propri cani, oltre a gestire una rete di 60 istruttori in tutta Italia che vanno anche a domicilio per valutare spazi, situazioni, esigenze e disponibilità di tempo e attenzione da parte di chi vuole prendersi in casa un samo-iedo o un golden retriever. “Dal 4 agosto di quest’anno la nostra è anche l’unica scuola di formazione cinofila in Italia ri-conosciuta dall’Enci (l’ente del ministero dell’A-gricoltura che si occupa di questo settore, ndr.)” prosegue Paola Daffunchio, che in vent’anni ha formato oltre 1.300 istruttori e affidato cani a centinaia di persone, fra cui diversi personaggi del mondo dello spettacolo, del giornalismo e dell’industria.

Oscar dell’innovazione ad Agri&tour

per l’allevamento Il Biancospino

Una “dog Academy”

fra le colline dell’Oltrepò

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DICEMBRE 2010 | 24

Prevenzione contro il degrado idrogeologico

L’ondata di maltempo che si è abbattuta sulla penisola provocando esondazioni con campi allagati, semine perdute, danni agli allevamen-ti e serre distrutte ha causato perdite inesti-mabili. Una situazione che sta diventando pur-troppo sempre più consueta, tanto che in Italia sono ormai a rischio per frane o alluvioni 5.581 comuni, il 70 per cento del totale. A tale ele-vato degrado idrogeologico non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è sta-to sottratto all’agricoltura che interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni. L’erosione di terre fertili è imputabile alla sottrazione per usi industriali, residenziali, civili ed infrastrutturali, oltre che allo spopo-lamento delle zone marginali. Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata non è stato accompagnato da un adeguamento del-la rete di scolo delle acque e sarebbe ora ne-cessario intervenire per invertire una tendenza che mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese, specie ora che è ulteriormente ag-gravata dai cambiamenti climatici in atto che si manifestano con una maggiore frequenza con cui si verificano eventi estremi, sfasamenti sta-gionali, maggior numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, aumento delle temperature estive e una modificazione della distribuzione delle piogge. LA società non può più solo affidarsi al presidio territoriale delle imprese agricole che sono quasi sempre tra le prime a subire i danni di un dissesto che l’agri-coltura sta faticosamente rallentando.

Serve una politica generale, non è

possibile affidarsi solo al presidio delle

imprese agricole

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I giovani di Coldiretti Giovani Impresa di Pavia hanno incontrato i rappresentanti del Comitato Pavia Asti Senegal (CPAS), associazione Onlus fondata a Pavia 20 anni fa che vede fra i partecipanti il comune di Pavia e il comune di Asti. In Senegal l’Associazione sta portando avanti progetti di cooperazione nella regione di Zguinnchora, nella zona del Kalounayes. Si tratta di un’area localizzata a sud del Gambia, sulle rive del fiume Casamance, nella zona tropicale tra tropico ed equatore. Si tratta di una zona naturale con molte foreste, molto po-vera, dove la principale produzione agricola è la coltivazione del riso.All’incontro erano presenti Arona Sane, Malik Camba, Bakkari Sane: delegati della comunità rurale di Couballan, Cesare Quaglia della Col-diretti Asti e vicepresidente dell’Associazione e Giuseppe Esposito presidente del Comitato Pavia Asti Senegal.Durante la serata i relatori hanno descritto la realtà in cui operano: l’area di intervento è una zona con gravi problemi di autosufficien-za alimentare, dove non si produce per vendere ma per raggiungere l’obiettivo dell’autosufficienza. Si tratta di tredici villaggi con 17.000 abitanti sparsi su un territorio di 206 mila km quadrati e 19.000 ettari coltivati.È una zona con produzione di riso e ortaggi, il 90% della popolazione si dedica all’agricoltura e vive di essa, vi è scarsità di servizi medici, una forte povertà e un forte esodo dalle campagne.L’obiettivo dell’attività del Comitato è aumentare la produzione agri-cola per raggiungere l’autosufficienza alimentare, fermare la deserti-ficazione dei terreni causata dalla salinizzazione per la risalita delle acque del mare attraverso il fiume, con il fine di contenere l’esodo verso le città e diminuire lo spopolamento. Si tratta di un agricoltura molto rispettosa dell’ambiente, con un forte consapevolezza della ne-cessità di tutelare il territorio.Uno dei progetti sviluppati riguarda la costruzione di un diga. Un ar-gine basso per contenere le acque piovane e fermare la risalita delle acque fluviali cariche di sale, con l’arrivo delle piogge infatti pren-de avvio la coltivazione del riso. Il riso è una coltivazione pluviale, si utilizza l’acqua piovana per trapiantare le piantine con procedimenti manuali, dalla zappatura al trapianto fino alla raccolta, tutti i lavori sono svolti manualmente con la partecipazione di tutta la comunità.Le donne preparano i vivai in asciutto e quando il terreno comincia a bagnarsi trapiantano il riso dopo aver zappato e mondato le erbe. La raccolta, per ora è completamente manuale e si sta cercando di introdurre dei sistemi meccanizzati per la raccolta.

La terra è gestita in comunità: il consi-glio del villaggio la consegna in gestio-ne alle famiglie.Tradizionalmente il riso non viene ven-duto perché rappresenta la principale fonte di sostentamento e un segno di ricchezza è rappresentato dal granaio pieno di riso. Oggi, a differenza del pas-sato, attraverso Unicef e Fao è possibile importare una buona quantità di riso.I volontari del Comitato mettono a di-sposizione le nostre tecniche di coltiva-zione, cercando di evitare cambiamenti repentini. Poco per volta è stato intro-dotto l’uso di macchine agricole che stanno avendo molto successo. Oltre all’agricoltura il Comitato, in con-certazione con l’Associazione locale, promuove la formazione, persegue un progetto medico sanitario, lo sviluppo di un turismo eco compatibile che con-senta nuove possibilità di reddito.I giovani di Coldiretti hanno cercato di capire come essere utili, come inqua-drare i volontari in funzione della pro-fessionalità e del progetto in sintonia con le parole del Presidente del villag-gio mr. Arona Sane: “Noi mangiamo riso a colazione pranzo e cena, se incontria-mo degli agricoltori che producono riso, non solo sono nostri fratelli, ma sono di più, sono nostri gemelli del riso. Non sono qui per cercare del denaro, noi sia-mo consapevoli di avere delle carenze di competenze. Vogliamo lavorare per combattere l’insufficienza alimentare non conosciamo che il lavoro, i nostri uomini e le nostre donne hanno voglia di coltivare ma i metodi culturali e le se-menti sono vecchi impoveriti”. Un

pro

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soComitatoPavia Asti Senegal

GIOVANI IMPRESA

Arona Babacar Sane (presidente associazione KDES)

Page 27: Coltivatore Pavese dicembre 2010

PAC 2011: le novitàComitatoPavia Asti Senegal

Pomodoro da industriaNell’anno 2008 i coltivatori di pomodoro da industria negli anni 2004-2005-2006 hanno avuto l’assegnazione di titoli PAC per una superficie pari alla media della superficie inve-stita nel triennio, il valore di questi titoli è stato determinato moltiplicando la media produttiva per 17,3638 euro per ton-nellata. Sempre dal 2008 è stato introdotto un aiuto accop-piato alla coltivazione del pomodoro da industria, si trattava di un aiuto temporaneo limitato agli anni 2008-2009-2010 pari a circa 1.000 euro per ettaro a condizione che gli agricoltori stipulassero contratti di conferimento attraverso le organizza-zioni di prodotto. Dal 2011 verrà soppresso l’aiuto accoppiato alla coltivazione, le aziende che avevano ricevuto titoli per la coltivazione del pomodoro 2004-2005-2006 avranno un au-mento del valore nominale dei titoli in portafoglio, l’entità di questo aumento è pari all’importo assegnato nel 2008 per la componente pomodoro da industria (in sostanza l’importo di riferimento derivante dal pomodoro si determina moltiplican-do la media produttiva storica per 34,7274 € per tonnellata).Barbabietola de zuccheroNel 2010 la barbabietola ha beneficiato di due pagamenti ac-coppiati:

• Il pagamento supplementare art. 68 • L’aiuto per i produttori di barbabietola da zuccheroNel 2011 verrà confermato il pagamento supplementare art. 68 (l’importo dovrebbe essere 200-250 euro per ettaro) men-tre l’aiuto di 43,65 euro/ton di saccarosio verrà soppresso.Aiuti accoppiatiVerranno confermati gli aiuti accoppiati alle coltivazioni di: colture proteiche (pisello proteico, fave, favette) 55 euro/ha, riso 453 euro/ha, frutta a guscio 240 euro/ha, tabacco da 2,0 a 4,0 euro/kg, sementi certificate e avvicendamento nel centro sud Italia. Gli importi saranno soggetti a riduzioni in caso di superamento dei massimali, queste riduzioni riguar-dano solitamente il riso (-10/15%) ed il tabacco per il quale si prevede una riduzione consistente.ModulazioneAumenterà la percentuale di modulazione, cioè la riduzione applicata agli importi superiori a 5.000 euro e destinata ad incrementare i fondi del secondo pilastro della PAC, lo svi-luppo rurale. Gli importi da 5.000 a 299.999 euro, verranno decurtati del 9%, gli importi oltre i 300.000 verranno decur-tati del 13%.Superfici abbinabili ai titoliDal 2011 tutte le superfici aziendali saranno ammissibili com-presi frutteti, patate e vivai, rimarranno escluse solo le super-fici forestali e gli usi non agricoli.

In attesa della riforma che definirà le regole

della PAC dopo il 2012 riportiamo una sintesi delle

disposizioni che interesseranno la campagna 2011.

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Page 28: Coltivatore Pavese dicembre 2010

TECNICODICEMBRE 2010 | 28

to consultare preventivamente gli uffici Coldiretti per verificarne l’ammissibilità.

attenzione alle scadenzeQuando una domanda viene ammessa a finanziamento vengono fissati i tempi per la conclusione dei lavori (solitamen-te sono 18 mesi dal decreto di ammis-sibilità, salvo proroghe), entro questi termini bisogna concludere i lavori e presentare la richiesta di pagamento del contributo.

le aziende che aderiscono al psr per le misUre strUttUrali (es. mis. 121 o 311) sono tenUte a segUire precise regole per rendicontare le spese sostenUte, procedUre differenti provocano l’esclUsione dai benefici ottenUti attraverso l’ammissione della domanda di contribUto.

tempi di pagamentoSono ammissibili le spese sostenute successivamente alla presentazione della domanda, attenzione a non pagare importi a titolo di acconto o di caparra prima della data di invio della domanda

tracciabilitàI pagamenti sono rendicontabili quando un’opera o una fornitura è stata effettivamente pagata attraver-so l’emissione di un titolo di pagamento rintracciabile sulle scritture contabili del conto bancario o postale intestato al soggetto beneficiario, è prevista l’esclu-sione se le spese non vengono sostenute dal beneficiario in prima persona ad esempio quando viene utilizzato un conto corrente intestato ad un famigliare su cui il richiedente ha poteri di firma senza esserne inte-statario.

forme di pagamentoÈ preferibile utilizzare il bonifico o la ricevuta ban-caria (RIBA), vengono ac-cettati gli assegni purché contengano la dicitura ‘non trasferibile’ e venga prodotto l’estratto conto con la movimentazione del contro corrente, per altre forme di pagamen-at

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Piano di SviluppoRurale

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| 29TECNICO

Con Decreto 11208 del 08/11/2010 è stata predisposta l’apertura dei termini per la presentazione delle domande per la concessione dei contributi nel settore delle pro-duzioni apistiche e l’approvazione del Manuale delle procedure, dei controlli e delle sanzioni dell’OCM Miele che definisce le condizioni, le modalità e le responsabilità per la gestione ed i controlli inerenti alla concessione degli aiuti nell’ambito dell’OCM Miele.La domanda per aderire al regime di aiuto deve essere presentata a partire dal 10 novembre 2010 fino al 17 gennaio 2011, dopo tale ter-mine le domande non saranno più ricevibili.Informazioni di dettaglio presso gli uffici Coldiretti.

A seguito dell’applicazione di una di-rettiva comunitaria risalente al 1991, le aziende produttrici di prodotti fito-sanitari hanno dovuto predisporre la produzione di un’ingente documen-tazione di efficacia e tossicologia, che dimostri l’innocuità delle molecole nei confronti dell’uomo, dell’ambiente e di organismi non bersaglio, traducendosi in una vera e propria nuova registra-zione. Da qualche anno stiamo assi-stendo agli effetti di questa revisione che ha comportato la cancellazione di un buon numero di principi attivi e la ri-classificazione di altri che, molto spesso, transitano verso una classifi-cazione meno favorevole. Il processo di revisione si traduce pertanto, in una diminuzione del numero di molecole a disposizione per la difesa fitosani-taria e la necessità di possedere l’au-torizzazione per l’acquisto e l’uso dei prodotti fitosanitari molto tossici, tos-sici e nocivi (il cosiddetto patentino). È accaduto infatti che molti prodotti che prima potevano essere acquistati senza il “patentino” sono oggi clas-sificati molto tossici, tossici o nocivi, come accade per molti prodotti a base di rame e a base di “Mancozeb” contenenti più del 5% del principio attivo. Quest’ultima sostanza, oltre che da sola, è molto impiegata nei prodotti commerciali, in miscela

con altri principi attivi in un’ottica di strategia antiresistenza. Ciò

significa che molti agricoltori (viticoltori in particolare) do-vranno frequentare i corsi per l’acquisizione del “Pa-tentino” se vorranno avere più possibilità di scelta dei prodotti per la difesa fito-sanitaria. Per rispondere alle

necessità dei soci Coldiretti sta organizzando alcuni corsi di

formazione, in particolare nell’a-rea dell’Oltrepò pavese. Le iscrizioni si ricevono presso tutti gli uffici.

Apertura domande

OCM Miele

Riclassificati i prodotti a base di Mancozeb

ora occorre il “patentino”coldiretti organizza i corsi

dalla regione lombardia prende il via la campagna 2010 - 2011

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Pranzo di NataleIn un attimo, effettivamente vanaglorioso, di ecces-siva autostima, non sapendo come intitolare questo scritto, ho permesso che la mia mente “volasse” fino a Charles Dickens ed al suo Canto di Natale… pronti, via: la parafrasi è fatta! Oserei dire, visto il tema, cucinata, cotta e mangiata. A questo punto, rèsomi conto che la mia capacità di scrittura avrebbe reso impietoso qual-siasi genere di confronto, ho provveduto a ridimensio-nare il mio ego, risparmiando così alla buonànima del vecchio Charlie almeno un paio di capriole nella tom-ba. Fatta la doverosa premessa e tornato coi piedi per terra, per dare seguito a titolo tanto impegnativo, ho indirizzato la mente verso la memoria dei vari pranzi natalizi vissuti da ragazzo alla tavola dei nonni paterni.Mi sono ricordato gli antipasti con una fantastica in-salata russa preparata il giorno prima dalla nonna, gli immancabili ravioli di brasato (ancora oggi il piatto di cui più vado goloso), la frutta secca, il penetrante profumo dei mandarini, il panettone, il torrone… Allora molto giovane non ricordo i vini in tavola, occorre ri-mediare! Prima di tutto, provvediamo a un brindisi con parenti che vedremo sì e no una volta all’anno. Una bottiglia di bollicine di qualità direi che sia sacrosanta e siccome siamo campanilisti per definizione, e non vogliamo scomodare i francesi con il loro Champagne, ci rivolgeremo ad un Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG. Dopo il brindisi, a tavola e cominciano ad arri-vare gli antipasti, il cui numero sarà direttamente pro-porzionale al numero delle zie impegnate nella prepa-razione: per affrontarli degnamente, restiamo sempre in compagnia di uno spumante Oltrepò Pavese Me-todo Classico DOCG, scegliendo però una bottiglia millesimata (cioè con l’annata indicata in etichetta), possibilmente da uve Pinot Nero in purezza, vitigno che ci promette un’ottima struttura. Se il gioco (de-gli antipasti) dovesse poi farsi particolarmente duro, potremmo rilanciare con bollicine sempre più nobili e strutturate, in versione rosé, affidandoci ad un Oltrepò Pavese CRUASÈ DOCG rigorosamente da Pinot Nero. È il momento dei primi e, mi spiace per chi non doves-se condividere, non vedo alternative: saranno ravioli di brasato ed, eventualmente, anolini in brodo. Mi tro-vate prevedibile? Anch’io. Ma ne vado pazzo, per cui… Per accompagnare i ravioli abbiamo due possibilità. La prima, mutuando una consuetudine della zona di Gavi, richiede che i ravioli siano serviti senza condimento ed innaffiati nel piatto con un vino bianco di struttura. Noi sceglieremo un Oltrepò Pavese Riesling DOC. Va da sé che questa soluzione si abbina ad un bicchiere del medesimo vino. La seconda, tipica di quasi tut-te le zone a parte Gavi, prevede un condimento dello stesso brasato ed a questo punto consiglierei un’ Ol-trepò Pavese Barbera DOC, rigorosamente ferma! L’ir-

riducibile che non potesse rinunciare al vino frizzante, potrà comunque trarre sincera soddisfazione anche da una Oltrepò Pavese Bonarda vivace. Se siamo sopravvissuti a questo bom-bardamento di cibarie, probabilmente saremo in postazione, pronti ad affrontare il secondo, tipicamente un cappone od un immenso arrosto. In entrambi i casi, per garantirci ulterior-mente la sopravvivenza, non ci resta che aiutarci con un rosso di grande struttura e pensiamo ad un Oltrepò Pavese Rosso Riserva DOC che abbia almeno 4 o 5 anni. Siamo dunque ar-rivati al dolce che, tradizione vuole, sia il panettone. Se non lo imbeviamo di dietetica crema al mascarpone, possiamo felicemente abbinarlo con un Oltrepò Pavese Moscato DOC, piacevolmente frizzante ed aromatico.Se, al contrario, la crema al mascarpone è parte integrante della nostra dieta, il moscato dovrà essere passito. Finito? Neanche per sogno. Dopo la girandola di frutta secca, frutta esotica, agrumi di vario genere ed un salvifico caffè, giunge il momento della… TOMBOLA! Mi direte: ma mica si mangia, la tombola? Vero, ma per passare incolumi attraverso questa esperienza estrema, si rende necessario un vino da medita-zione che ci permetta di vivere con sufficiente distacco i gri-dolini deliziati delle zie (le stesse degli antipasti, s’intende) all’arrivo di un’agognata quaterna o di un’ambìta cinquina.Questa volta (forse per fuggire più lontano?) rivolgeremo la nostra attenzione decisamente fuori confine, verso ovest, fino a giungere in Portogallo: un buon Porto LBV (Late Bottled Vintage) potrebbe essere la nostra salvezza e portarci sani e salvi in fondo al nostro pranzo.Ed è già ora di cena…tutti,

Auguri a tutti e con tutto il cuore, buon Natale!

Roberto Pace

Delegato Provinciale Fisar Pavia

VITIVINICOLODICEMBRE 2010 | 30

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Pranzo di Natale

VITIVINICOLO | 31

Lo apprendiamo da una recente notizia Ansa. L’Argentina,

quinto paese al mondo per produzione di vino dopo

Italia, Francia, Spagna e Stati Uniti con 1.310 milioni di

litri nel 2009, con decreto del proprio presidente Cristina

Fernandez de Kirchner, ha eletto il vino a bevanda

nazionale. L’iniziativa, secondo la Presidente, non è stata

presa solo per ottenere benefici commerciali, ma attiene

anche “all’identità e alla cultura nazionale” degli abitanti

del Paese. Insomma un legame stretto tra produzione,

territorio e tradizione. L’industria vitivinicola argentina,

anche grazie all’emigrazione italiana è concentrata nella

zona di Mendoza, dove si trovano quasi 900 delle oltre

1300 aziende vitivinicole di tutto il Paese. La sua capacità

di esportazione negli anni scorsi grazie alla svalutazione

della moneta nazionale, è cresciuta portando l’Argentina ad

essere concorrenziale sui mercati mondiali e ad aumentare

dal punto di vista qualitativo tanto che oggi alcune etichette

di Malbec sono ritenute tra le migliori al mondo.

Vino, bevanda nazionale argentina

Piano Regionale Ristrutturazione Riconversione vigneti (PRRV)

Il Piano di ristrutturazione e di riconversione vigneti concede fi-nanziamenti per l’impianto di nuovi vigneti o la ristrutturazione di vigneti già esistenti con lo scopo di adeguare la produzione alle esigenze del mercato e di ridurre i costi di produzione sostituendo i vigneti più “vecchi” con altri aventi forme di allevamento e sesti d’impianto atti a migliorare la qualità del prodotto e a consentire la meccanizzazione delle principali operazioni colturali.Il 15 novembre 2010 è il termine ultimo per la presentazione delle domande; le azioni ammesse in Provincia di Pavia sono le seguenti:1. estirpazione e reimpianto di un vigneto nell’ambito della stessa azienda (Azione 1), anche con reimpianto anticipato (Azione 1a); 2. reimpianto con diritto; 3. sovrainnesto: si applica in vigneti di età inferiore ai 15 anni con un numero di ceppi/ettaro superiore a 4000. La superficie minima per accedere al contributo è di 3000 mq.Sono ammesse soltanto le spese sostenute dopo la presentazione della domanda. I vigneti oggetto di domanda devono essere situati nella zona definita dal Disciplinare dell’Oltrepò Pavese (zona colli-nare a sud della ex statale 10), devono essere regolarmente iscritti nell’inventario delle superfici vitate presente a Siarl e non devono aver beneficiato di altri aiuti comunitari, nazionali o regionali, per interventi strutturali, negli ultimi 5 anni con la precisazione che la destinazione produttiva dei vigneti impiantati con i finanziamenti della passata programmazione del PRRV deve essere comunque mantenuta per 10 campagne successive a quella in cui sono stati effettuati i lavori. I nuovi vigneti devono avere un numero minimo di ceppi all’ettaro pari a 4000 con deroga, come da disciplinare, per la croatina; in questo caso il numero minimo di ceppi all’ettaro è di 3200. In particolare ricordiamo che i vigneti indicati nell’Azione 1 dovranno essere estirpati solo dopo il 1° febbraio 2011 e comun-que entro il 31 dicembre 2011 e che la superficie vitata eleggibile

ai fini del pagamento del PRRV è quella delimitata dal perimetro esterno dei ceppi di vite a cui si aggiunge una fascia cuscinetto di larghezza pari a metà della distanza tra i filari. Per le misurazioni viene usato lo strumento di precisione GPS. Nel fascicolo aziendale si continuerà ad indicare la superficie vitata comprensiva delle capezzagne. Il decreto 1990 del MIPAAF del 29 luglio 2009 stabilisce che, a decorrere dalla campagna 2009/2010, l’importo medio del sostegno ammissibile non può superare i 9500 Euro/ha e la Regione Lom-bardia ha fissato per la scorsa campagna il contributo massimo per l’Azione 1 in Euro 9500/ha. Il contribu-to concesso per l’Azione II è ridotto del 5% rispetto al contributo previsto per l’Azione 1, in caso siano utiliz-zati per la ristrutturazione e/o la riconversione diritti in portafoglio provenienti da estirpazione effettuata nella stessa azienda, del 10% in caso di diritti acquistati da altra azienda. Il contributo concesso per l’Azione III ( sovrainnesto) è ridotto del 50%. Per questa campagna non è ancora stata fissata l’entità del contributo. Gli uf-fici sono a disposizione per predisporre le domande; Vi invitiamo pertanto a contattarli in tempo utile per ve-rificare gli impegni da assumere e le tempistiche entro le quali terminare le varie azioni.

PROMEMORIA PRRV 2009/2010Ricordiamo a tutti coloro che hanno presentato do-manda di adesione al PRRV 2009/2010 che le ope-razioni di estirpazione dei vigneti indicati in azione 1 devono essere obbligatoriamente concluse entro il 31 dicembre 2010.

il 15 novembre 2010 è il termine Ultimo per la presentazione delle domande per la campagna 2010/2011

QUando il territorio e la QUalitàsono Un connUbio vincente

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Al via la presentazionedelle Dichiarazioni Vitivinicole

Anche per la campagna 2010/11 la Regione Lombardia ha confermato lo schema di lavoro utilizzato nella scorsa cam-pagna per la compilazione della dichiarazione vitivinicola da presentare esclusivamente per via telematica

entro il 15 gennaio 2011.Sono tenuti alla presentazione della Dichiarazione di raccolta (vendemmia) tutte le persone fisiche o giuridiche o gli or-ganismi associativi che producono uve; coloro che cedono le uve o le conferiscono in tutto o in parte alle cantine sociali devono inoltre compilare gli attestati F1/F2 di consegna delle uve.La dichiarazione deve essere presentata, anche se la produ-zione delle uve è stata nulla.Sono esonerati dalla compilazione della dichiarazione di rac-colta i viticoltori che: -producono uve destinate a essere consumate come tali (uve da mensa);-conducono una superficie vitata inferiore a 1000 mq la cui produzione non è stata e non sarà commercializzata nemme-no in parte;- i produttori che consegnano la totalità delle uve raccolte a una sola Cantina Sociale sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione ma in ogni caso devono compilare l’alle-gato F2.Sono obbligati a presentare la Dichiarazione di produzione vino e mosto tutte le persone fisiche o giuridiche o le loro associazioni che :-hanno prodotto vino anche se lo stesso vino è stato ceduto prima del 30 novembre;-detengono alla data del 30\11 prodotti diversi dal vino (mosti concentrati e mosti concentrati rettificati prodotti nella cam-

VITIVINICOLODICEMBRE 2010 | 32

pagna in corso), uve mosti, vini nuovi ancora in fermentazione anche se desti-nati ad utilizzazioni diverse come succhi d’uva o altro.Sono esonerati i soggetti di cui al punto precedente e i produttori che, mediante vinificazione nei loro impianti di prodotti acquistati, ottengono meno di 10 Hl di vino, destinato esclusivamente ad auto-consumo.Le dichiarazioni vitivinicole devono esse-re presentate relativamente alle Province di riferimento in cui sono situati i vigneti o gli impianti di vinificazioni.Entro il 15 gennaio 2011 i produttori, che hanno raccolto uve DOCG/DOC/IGT, de-vono anche presentare la Denuncia delle Uve per rivendicare le produzioni della vendemmia 2010.La compilazione può avvenire in modali-tà telematica collegandosi allo Sportello Telematico Prodotti Agroalimentari Tipi-ci oppure utilizzando la modulistica pre-vista dal Decreto Ministeriale.Considerata la complessità dell’elabora-zione della Dichiarazione, in cui tra l’altro devono essere indicati i mappali da cui provengono le uve raccolte divise per categorie (VINI DOP, VINI IGP, VINI VA-RIETALI, VINI), Vi invitiamo a contattare i nostri Uffici per predisporre in tempo utile la documentazione.

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ADVVITIVINICOLO | 33

Bilanci pagamentiPSN

È tempo di bilanci rispetto ai pagamenti ef-fettuati al 15 ottobre scorso nell’ambito del PSN Vino per l’anno 2009/2010.Coldiretti ha predisposto una tabella rias-suntiva che riporta gli importi erogati in ogni regione, misura per misura, e il raf-fronto con gli importi previsionali stabili nel 2009. Da tale tabella, presto consultabile sul sito www.pavia.coldiretti.ite in ogni caso presso gli uffici di zona estra-poliamo solo alcuni totali. Il totale comples-sivo per la regione Piemonte è di circa 7,2 mln di euro; per la Lombardia 8,4; per il Ve-neto 57,6. Ma i milioni erogati sono 14,2 per l’Abruzzo; 54, 4 per l’Emilia Romagna; 19,4 per la Puglia e 45,9 per la Sicilia.Notiamo che per le vecchie misure di mer-cato (distillazione e aiuto ai mosti) è stata erogata una quota rilevante di risorse (130 milioni su 292 milioni pari al 44%), per la vendemmia verde non sono state utilizzate tutte le risorse disponibili (16 milioni su 30) mentre la misura di assicurazione del rac-colto ha beneficiato di maggiori risorse ri-spetto agli importi stanziati inizialmente.

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DICEMBRE 2010 | 34 BIOLOGICO

Ogni stagione ed ogni periodo dell’anno, per quanto concer-ne frutta e verdura, ha le sue produzioni, consumare prodotti di stagione è una buona garanzia per la salute poiché in ogni stagione la natura, che non fa nulla per caso, ci ha destinato alimenti che contengono i nutrienti necessari in base all’anda-mento climatico. La frutta e la verdura sono un’ottima fonte di vitamine, sali minerali, fibre ed acqua. Il prodotto di stagio-ne, inoltre, ha un buon contenuto di vitamine poiché impie-ga poco tempo ad arrivare sulle nostre tavole, è sicuramente meno caro rispetto a ciò che, non essendo di stagione, spesso arriva dall’altra parte del mondo ed inoltre aiuta a limitare l’in-quinamento proprio non richiede lunghi trasporti. Una volta la spesa che si poteva fare era solo quella di stagione mentre oggi sui banchi di fruttivendoli e supermercati siamo abituati a trovare tutto, sempre. Ormai bambini e ragazzi non sanno più quale frutta e verdura si trova naturalmente nel nostro territorio nelle varie stagioni. Per recuperare questa mancan-za di cultura, Coldiretti anche quest’anno sta lavorando con le scuole della Provincia, proponendo percorsi di conoscen-za dei prodotti stagionali, accompagnati da degustazioni di frutta mirate a spingere i giovani verso un’alimentazione che ne privilegi il consumo insieme alla verdura. Una dieta ricca di frutta e verdura fresca aiuta a prevenire in modo naturale le malattie stagionali. Le verdure di stagione (spinaci, cico-ria, finocchi, broccoletti ecc.) sono particolarmente adatte

per aiutare l’organismo a difendersi dagli sbalzi termici che sono la causa dell’insorgere di malattie da raffreddamento. È importante consumare frutta ricca di vitamina C che, come tutti sappiamo, è la vitamina che aiuta a difenderci dalle in-fezioni che colpiscono l’apparato respiratorio. Non devono mancare in questo periodo sulla nostra tavola: arance, limoni, mandarini, clementine, kiwi e mele. Queste ultime, oltre ad essere molto coltivate nel nostro territorio, hanno un buon contenuto di vitamina c; proprietà antiossidanti e da recenti studi anche antitumorali. Con le sue poche calorie (circa 40 per un frutto di media pezzatura), la mela diventa un ottimo spuntino per adulti, ragazzi e bambini. Ognuno di noi dovreb-be consumare frutta cinque volte al giorno e verdura almeno due, rispettando la stagionalità e cercando di variare il più possibile in modo da fornire al nostro organismo tutte la vita-mine e le fibre necessarie. Va sottolineato che il nostro Paese grazie al clima ed al territorio favorevole è il primo produttore europeo di frutta e ortaggi, è il primo a livello mondiale per

kiwi, uva e carciofi nonché terzo per la produzione di pomodoro. Le esportazioni in tal senso sono in

continuo aumento proprio perché le produ-zioni italiane sono alla base della Dieta

mediterranea che, come tutti sappia-mo è riconosciuta a livello mondiale

come ottimo modello nutrizionale e inserita dall’Unesco nel patri-monio dell’umanità.

Stare meglio con fruttae verdura di stagione

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| 35CAMPAGNA AMICA

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DICEMBRE 2010 | 36 EPACA

in caso di infortunio...Un infortunio sul lavoro si verifica ogniqualvolta un lavoratore subisce un incidente a causa di un rischio lavorativo. La legge tutela solo gli infortuni che, comportano l’astensione dal lavoro del lavoratore infortunato per più di 3 giorni.Gli elementi caratterizzanti l’infortunio sono i seguenti:

- che sia accaduto in “occasione di lavoro”il rischio a causa del quale è accaduto l’infortunio deve esse-re ricollegabile, in modo diretto o indiretto, alla prestazione lavorativa. È ammessa la tutela anche per gli infortuni che av-vengono in occasione del tragitto tra casa e lavoro e viceversa (infortunio in itinere).- che sia dovuto a “causa violenta”la causa dell’infortunio deve essere esterna all’organismo; la causa deve essere improvvisa, esterna, repentina: può trat-tarsi di un fattore traumatico (come un taglio, un colpo, una caduta), termico (un colpo di sole o di freddo) o elettrico, virale, microbico, psichico, ecc. Può essere causa violenta anche uno sforzo fisico, anche se non abnorme rispetto al normale uso della forza.

Attenzione: il titolare dell’azienda deve sempre denunciare l’infortunio senza fare alcuna propria valutazione circa la effettiva natura lavorativa dell’evento.

la denUncia degli infortUniaIl titolare dell’azienda agricola ha l’obbligo di denunciare gli infortuni subiti:• dai propri collaboratori familiari iscritti all’Inps come

coltivatori diretti; • dallo stesso titolare se anch’egli è iscritto all’Inps qua-

le coltivatore diretto;• dai propri dipendenti.

infortUni dei titolari d’aziendaIl titolare dell’azienda agricola – iscritto in qualità di coltiva-tore diretto ai fini previdenziali - deve seguire le stesse regole sopra illustrate per quanto riguarda gli infortuni da cui sia sta-to colpito egli stesso.È del tutto evidente che nei casi di infortunio grave subito dallo stesso titolare dell’azienda, questi non può essere in gra-do di presentare la denuncia. Pertanto, la legge stabilisce che

ove il titolare, a causa dell’infortunio subito, si trovi nell’im-possibilità di provvedere alla prescritta denuncia:• per quanto riguarda la denuncia all’Inail, a questa

deve provvedere il sanitario che abbia per primo con-statato le conseguenze dell’infortunio, dandone noti-zia all’Inail entro ventiquattro ore;

• per quanto riguarda la denuncia all’Autorità di Pubbli-ca Sicurezza, a questa deve provvedere il sanitario che abbia per primo constatato le conseguenze dell’infor-tunio quando abbia provocato la morte o lesioni tali da doverne prevedere la morte o da una inabilità asso-luta al lavoro superiore ai trenta giorni.

cosa fare in caso di morte o di pericolo di morteIl titolare dell’azienda deve inviare la denuncia:• all’Inail del luogo in cui è domiciliato l’infortunato, en-

tro 24 ore dal momento dell’infortunio, anche via fax;• all’Autorità di Pubblica Sicurezza (PS) del luogo in cui

è avvenuto l’infortunio entro i 2 giorni successivi a quello di ricezione della certificazione sanitaria rela-tiva all’infortunio stesso.

cosa sUccede in caso di prognosi sUperiore a tre giorniIl titolare dell’azienda deve inviare la denuncia, sia all’Inail che all’Autorità di PS del luogo in cui si è svolto l’infortunio, entro i 2 giorni successivi a quello di ricezione del certificato medico relativo all’infortunio (che va allegato alla denuncia).L’autorità di PS – ove non presente un Comando della Polizia di Stato – è rappresentata dal Sindaco .Se la “scadenza” del termine cade in un giorno festivo, l’ob-bligo di denuncia all’INAIL slitta al primo giorno successivo non festivo. Può accadere che un primo certificato medico contenga una prognosi non superiore ai 3 giorni. Se il titolare riceve un ulteriore certificato che allunga la prognosi oltre i 3 giorni, il termine per la denuncia all’Inail e all’Autorità di PS decorre dal ricevimento del secondo certificato.

QUali prestazioni vengono erogate dall’inailPer tutti i giorni di inabilità totale al lavoro successivi al terzo, l’INAIL – a seguito di denuncia presentata con le modalità di cui sopra – eroga un’indennità giornaliera per ogni giornata di astensione dal lavoro.Qualora a seguito dell’infortunio permanga una menomazio-ne dell’integrità psicofisica quantificata dall’INAIL in misura superiore al 6% e fino al 15% l’INAIL eroga un indennizzo in capitale (Danno Biologico) che è determinato in base al per-centuale invalidante riconosciuta dall’INAIL ed anche ad ulte-

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EPACA

“Bonus” in arrivo per coloro che percepiscono la pensione integrata al trattamento minimo e hanno

redditi bassi. L’aumento, per l’anno in corso, sarà corrisposto ai potenziali aventi diritto, risultanti negli archivi dell’Istituto, in misura provvisoria in attesa che l’Istituto proceda alla verifica definitiva dei redditi.Cosa è il “bonus”?È un importo aggiuntivo sulla pensione, introdotto dalla Finanziaria del 2001, che viene corrisposto, di regola unitamente alla tredicesima mensilità, in presenza di particolari condizioni reddituali, ai titolari di una o più pensioni il cui importo complessivo annuo non superi il trattamento minimo. L’importo aggiuntivo non costituisce reddito e, pertanto, non è certificato nell’imponibile fiscale della pensione e non deve essere dichiarato per la corresponsione delle prestazioni previdenziali e assistenziali.Requisiti Per ottenere il pagamento dell’importo aggiuntivo le condizioni da rispettare sono due: l’importo della pensione, il reddito complessivo del pensionato e del coniuge.Importo delle pensioniL’importo aggiuntivo è pagato in misura intera se il complessivo annuo delle pensioni è minore o uguale alla somma annua del trattamento minimo, che per il 2010 è – provvisoriamente, in attesa dei valori definitivi – di 5.992,61 euro. Nel caso in cui l’importo complessivo delle pensioni sia compreso tra i 5.992,61 euro e i 6.147,55 euro annui (somma del trattamento minimo più l’importo aggiuntivo stesso), l’importo aggiuntivo viene corrisposto in misura ridotta.I limiti di redditoI limiti di reddito da non superare per ottenere il bonus differiscono a seconda che il pensionato sia singolo o coniugato.In particolare, il bonus spetta:ai pensionati singoli che non superano il reddito annuo di 8.988,92 euro;ai pensionati coniugati che non superano il reddito annuo di 17.977,83 euro.L’importo aggiuntivo non spetta se il pensionato coniugato possiede redditi propri superiori al limite previsto per i singoli, anche se il reddito, complessivo dei coniugi, risulta essere inferiore al limite previsto per tale categoria. Devono essere rispettati, in pratica, entrambi i limiti (personale e coniugale).I redditi da dichiarare sono quelli assoggettabili all’Irpef percepiti dal titolare e dal coniuge per lo stesso anno in cui deve essere erogata la prestazione; pertanto, in attesa della successiva verifica a consuntivo, l’importo aggiuntivo viene erogato dall’INPS in via provvisoria con la tredicesima mensilità ovvero, in assenza di tredicesima, con l’ultima mensilità corrisposta nell’anno.Oltre all’importo aggiuntivo in misura provvisoria per l’anno in corso, con la rata di pensione di dicembre verrà corrisposto:l’importo aggiuntivo per l’anno precedente, se spettante e non corrisposto;il conguaglio di quanto erogato in misura provvisoria per l’anno precedente se, sulla base dei redditi, risulta spettante un diverso importo. Per avere maggiori informazioni raccomandiamo a tutti gli interessati di rivolgersi al Patronato Epaca: gli Operatori forniranno gratuitamente tutta l’assistenza necessaria.

BONUS pensioni

riori parametri quali il sesso e l’età dell’assicurato. Si tratta in sostanza di una liquidazione molto simile a quella effettuata dalle assicurazioni per eventi analoghi. Qualora la menomazione dell’integrità psicofisica risulti accertata in una percentuale superiore al 15%, l’INAIL eroga una rendita che viene pagata mensilmente all’infortunato. In caso di deces-so del lavoratore avvenuto a causa di infortunio sul lavoro, ai superstiti viene erogata una rendita vitalizia. Gli uffici del Patronato Epaca sono in grado di offrire consulenza medica gratuita attraverso consulenti medici convenzionati.

cosa sUccede se non si denUncia Un infortUnioCi sono delle sanzioni a carico del titolare d’azienda che abbia omesso di presentare la denuncia di infortunio all’Inail e/o all’Autorità di PS, ovvero l’abbia effettuata in ritardo, oppure l’abbia compilata in modo inesatto o incompleto, è soggetto, da parte di ciascuno dei due enti destinatari, ad una sanzione amministrativa da un minimo di € 1.291,15, ad un massimo di € 7.746,85.

cosa sUccede se non si denUncia Un infortUnio n caso di morte o di pericolo di morteNel caso di condanna penale in giudizio del titolare dell’azienda per violazione delle norme di sicurezza sul lavoro (mancato utilizzo di macchine, attrezzature e dispositivi di protezione individuali in regola con le norme di sicurezza) dalle quali sia dipeso l’infortunio, l’Inail può esercitare un’azione per ottenere il rimborso delle spese sostenute per le prestazioni spettanti all’assicurato (c.d. “regresso”).

riepilogo sU cosa fare in caso di infortUnioIn presenza di un infortunio sul lavoro di un titolare di un’azienda agri-cola o di un suo coadiuvante o di un dipendente della stessa, il titolare deve recarsi IMMEDIATAMENTE O AL PIU’ TARDI NELLE 24 ORE SUC-CESSIVE PRESSO GLI SPORTELLI DEL PATRONATO EPACA che prov-vederanno a fornire GRATUITAMENTE tutta l’assistenza necessaria per la compilazione della denuncia e per l’inoltro della stessa alle sedi INAIL ed all’autorità di PS. Tutti gli sportelli del Patronato Epaca sono dotati di collegamento telematico con l’INAIL attraverso password e canali appositamente dedicati.Per una più efficace tutela, l’infortunato deve portare tempestivamen-te agli uffici Epaca tutta la documentazione – sia sanitaria che ammi-nistrativa – relativa all’infortunio.

Qualora a seguito dell’infortunio sul lavoro continuino a permanere conseguenze di carattere permanente ed una non completa guarigio-ne, gli uffici del Patronato Epaca sono a disposizione per fornire consu-lenze medico legali gratuite per la predisposizione di eventuali ricorsi nei confronti dell’Istituto.

Gli Uffici del Patronato Epaca forniranno – in forma GRATUITA – tutta l’assistenza necessaria allo svolgimento di queste pratiche.

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DICEMBRE 2010 | 38 CREDITO

Coldiretti,nasce primo confidi nazionale AgROAliMeNtAReÈ nato CreditAgri Italia, S.c.p.a, ente di garanzia fidi ed assistenza tecnica e finan-ziaria, il primo Consorzio fidi nazionale per il settore agroalimentare. La Coldiretti ha promosso il nuovo organismo convenzionato con 140 istituti di credito che vanta una base sociale di 12mila imprese, un giro di finanziamenti di 1,3 miliardi di euro con un milione di imprese agricole italiane come clienti potenziali.Si tratta del risultato del processo di aggregazione di otto confidi territoriali pro-mossi dalla Coldiretti, così da poter fornire un maggior valore aggiunto attraverso la pianificazione ed attuazione di interventi di garanzia in linea con le disposizioni introdotte dall’Accordo di Basilea II.L’obiettivo - sottolinea Coldiretti - è migliorare e arricchire l’offerta dei servizi pro-posti alle aziende, grazie a un costante rapporto col sistema bancario e ad accordi di partenariato, con prodotti appositamente pensati e costruiti per rispondere alle esigenze del settore agricolo.A guidare il Confidi nazionale è stato chiamato Giorgio Piazza che sarà supportato dal Consiglio di amministrazione formato per i prossimi tre anni, dal Consigliere De-legato Roberto Grassa e dai Consiglieri di amministrazione Paolo Rovellotti, Franco Gatti, Giuseppe Romano, Angelo Della Valentina, Antonio Fois, Aldo Mattia e Gio-vanni Carnemolla.

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| 39CREDITO

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guida agli agriturismi 2010 di terranostraLa guida di Terranostra “Agriturismo 2010” presenta

selezionate aziende agrituristiche associate a Terranostra,

l’associazione della Coldiretti per l’agriturismo, l’ambiente e

il territorio, che propongono una molteplicità di offerte per

rispondere alle sempre più esigenti richieste di turisti dal

palato fine che in campagna cercano qualcosa di più di un

semplice periodo di riposo.

Nella guida, riconoscibili secondo la simbologia turistica

internazionale, di ciascuna azienda agrituristica sono offerte

tutte le informazioni utili al turista nel modo più leggibile

e immediato. Dalle informazioni più generali per contatta-

re l’azienda per telefono e posta elettronica, a quelle per

raggiungerla, con foto e descrizione generale delle caratteri-

stiche della fattoria.

Fra l’altro in guida per ogni azienda sono fornite indica-

zioni sulle attività sportive, culturali, didattiche e ricreative

presenti in azienda o nei pressi e sulle bellezze storiche e

artistiche della zona. Alla guida, inoltre, ed è una vera novità,

è allegato il cd interrativo Atlante stradale con le aziende

agrituristiche geolocalizzate.

Non di secondaria importanza le indicazioni relative ai prezzi

per tutte le tasche della camera singola e prima colazione a

persona al giorno, indicati per fasce.

Altra novità è la presenza in guida dei Punti Campagna

Amica, punti vendita aziendali all’interno degli agriturismi

indice completo diviso per tipologie di prodotti. Nella guida

le varie aziende sono classificate anche a seconda dell’offer-

ta di alloggio, di ristorazione, di attività ricreative, di attività

culturali, di attività di fattoria didattica e delle lingue stranie-

re parlate. Viene inoltre indicata la disponibilità ad ospitare

animali, la presenza di prodotti di agricoltura biologica e la

adesione al Sistema Qualità. Il tutto con una impostazione di

facile consultazione che consente di presentare, per ogni re-

gione, l’ordine alfabetico dei comuni nei quali sono presenti

le aziende.

La guida Terranostra – Fondazione Campagna

Amica“AGRITURISMO 2010” – Edizioni Istituto Geografico

De Agostini – è in vendita nelle librerie o presso Edizioni

tellus (e-mail [email protected] – tel. 06 4883424 - fax

06 4822582) al prezzo di 22,90 euro.

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DICEMBRE 2010 | 42

Nuova sede Coldiretti a Vigevano

Un continuo rinnovamento ac-compagna l’attività di Coldiretti, rinnovamento che richiede an-che l’adeguamento delle sedi, così, in una più ampia ottica che vedrà in tutta la provincia molti uffici rinnovati, l’Unità Operativa Locale di Vigevano si trasferisce dall’attuale sede posta in Corso Vittorio Emanuele II ai nuovi e più ampi uffici in Via Roma, adia-centi a Piazza Ducale e con la di-sponibilità del vicino posteggio di Piazza Sant’Ambrogio.Una nuova sede per testimoniare il lavoro di Coldiretti per portare l’agricoltura al centro del siste-ma agroalimentare attraverso un ampio progetto condiviso da tutta la società per una Filiera Agricola Tutta ItalianaNuovi locali per servizi sempre

più efficienti ed efficaci, certi che i nuo-vi uffici vadano ancor più incontro alle esigenze degli associati e che siano punto di incontro tra le Imprese e le Isti-tuzioni del territorio, restando sempre più al passo coi tempi. Vi aspettiamo!

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