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N N o o t t i i z z i i a a r r i i o o s s u u l l M M e e r r c c a a t t o o d d e e l l L L a a v v o o r r o o Sommario Il rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica 2015: il quadro sul lavoro nelle Pubbliche Amministrazioni L’incremento dell’alternanza scuola-lavoro nel secondo ciclo di istruzione: un obiettivo prioritario Accordo Governo-Regioni sulle politiche attive Istruzione e formazione: fattori determinanti per occupazione e crescita Focus Esercizio: una stima delle probabilità di avere un’occupazione in Italia Indagine conoscitiva della Camera dei Deputati sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale: audizione del Presidente del CNEL Interrogazione al Parlamento UE sui precari nel pubblico impiego L’eterogeneità del lavoro non regolare Comunicazioni obbligatorie, i dati del I trimestre 2015 Per i trattamenti in deroga andamento in controtendenza Politiche del lavoro: principali novità normative ed istituzionali (maggio-luglio 2015) Decreti attuativi del Jobs Act: il punto della situazione nuova serie, anno V, n. 3 - luglio 2015 - notiziario trimestrale on-line Il rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica 2015: il quadro sul lavoro nelle Pubbliche Amministrazioni Nel rapporto presentato in giugno la Corte dei Conti illu- stra lo stato della finanza pubblica al 2014, con particolare riguardo alla finanza per livelli di governo, nonché gli stru- menti di attuazione delle politiche pubbliche, con un capi- tolo riservato al pubblico impiego, dove si fornisce un’analisi, basata sui più recenti dati ISTAT, delle variabili: spesa per retribuzioni dei dipendenti pubblici e consi- stenza numerica del personale in servizio. La spesa complessiva per retribuzioni, calcolata per il 2014, ammonta a quasi 164 miliardi, corrispondente circa al 10% del PIL, in calo dello 0,6% rispetto al 2013. La riduzione complessiva della spesa per redditi da lavoro, in un contesto di blocco della contrattazione collettiva, si deve essenzialmente alla progressiva diminuzione del nu- mero di dipendenti, una tendenza avviatasi per effetto del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 ed è stimata – cumu- lativamente dal 2011, anno in cui si sono avuti i primi ef- fetti delle misure contenute nel decreto - intorno agli 8,7 miliardi in valore assoluto, pari al 5%. All’importo della ri- duzione dovrebbe aggiungersi la minore spesa dovuta al blocco della contrattazione collettiva al biennio 2008- 2009, protratto a tutto il 2015 (e al congelamento dei mec- canismi di adeguamento retributivo previsto fino al 31 gennaio 2015 per il personale non contrattualizzato); la Corte stima per l’attività negoziale una minor spesa sul triennio 2013-2015 pari a 6,5 miliardi. La flessione della forza lavoro impiegata presso le PPAA, registratasi consecutivamente dal 2009 al 2013, è calcolata in circa 200.000 unità, il 5,7 % del totale, ed è per più della metà riguardante personale a tempo determinato. Per l’anno 2013 il calo è dello 0,2 %, in rallentamento rispetto agli anni precedenti, e per il 2014 si stima un ulteriore calo pari all’1,4%. In materia di politiche del personale, oltre al blocco della contrattazione, gli interventi degli ultimi anni hanno com- portato l’introduzione di limitazioni ai nuovi ingressi e di vincoli alla crescita dei trattamenti economici individuali mediante la previsione di un tetto alla dotatazione dei fondi unici di amministrazione per la contrattazione inte- grativa, che non hanno potuto superare i valori raggiunti nel 2010 e sono stati progressivamente dimensionati al II Ufficio di supporto agli Organi collegiali continua a pagina 16 personale effettivamente in servizio. Poiché il divieto di in- cremento dei fondi non è stato prorogato per il 2015, l’anno in corso vedrebbe la corresponsione ai dipendenti degli importi dovuti a promozioni, passaggi di livello e avanzamenti di carriera, che per gli anni fino al 2014 sono validi solo a fini giuridici. La ripresa della contrattazione avverrà in ogni caso, ne- cessariamente, in un quadro di compatibilità con l’evolu- zione programmata della finanza pubblica, mentre con riguardo alla contrattazione integrativa la Corte segnala la necessità di un’attenta valutazione delle cause che essa ha

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Sommario□ Il rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento

della finanza pubblica 2015: il quadro sul lavoro nellePubbliche Amministrazioni

□ L’incremento dell’alternanza scuola-lavoro nel secondociclo di istruzione: un obiettivo prioritario

□ Accordo Governo-Regioni sulle politiche attive

□ Istruzione e formazione: fattori determinanti per occupazione e crescita

□ Focus

□ Esercizio: una stima delle probabilità di avere un’occupazione in Italia

□ Indagine conoscitiva della Camera dei Deputati sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale: audizione del Presidente del CNEL

□ Interrogazione al Parlamento UE sui precari nel pubblico impiego

□ L’eterogeneità del lavoro non regolare

□ Comunicazioni obbligatorie, i dati del I trimestre 2015

□ Per i trattamenti in deroga andamento in controtendenza

□ Politiche del lavoro: principali novità normative ed istituzionali (maggio-luglio 2015)

□ Decreti attuativi del Jobs Act: il punto della situazione

nuova serie, anno V, n. 3 - luglio 2015 - notiziario trimestrale on-line

Cnel Notiziario sul Mercato del Lavoro

Il rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanzapubblica 2015: il quadro sul lavoro nelle Pubbliche AmministrazioniNel rapporto presentato in giugno la Corte dei Conti illu-stra lo stato della finanza pubblica al 2014, con particolareriguardo alla finanza per livelli di governo, nonché gli stru-menti di attuazione delle politiche pubbliche, con un capi-tolo riservato al pubblico impiego, dove si fornisceun’analisi, basata sui più recenti dati ISTAT, delle variabili:spesa per retribuzioni dei dipendenti pubblici e consi-stenza numerica del personale in servizio. La spesa complessiva per retribuzioni, calcolata per il2014, ammonta a quasi 164 miliardi, corrispondente circa al 10% del PIL, in calo dello 0,6% rispetto al 2013.La riduzione complessiva della spesa per redditi da lavoro,in un contesto di blocco della contrattazione collettiva, sideve essenzialmente alla progressiva diminuzione del nu-mero di dipendenti, una tendenza avviatasi per effetto deldecreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 ed è stimata – cumu-lativamente dal 2011, anno in cui si sono avuti i primi ef-fetti delle misure contenute nel decreto - intorno agli 8,7miliardi in valore assoluto, pari al 5%. All’importo della ri-duzione dovrebbe aggiungersi la minore spesa dovuta alblocco della contrattazione collettiva al biennio 2008-2009, protratto a tutto il 2015 (e al congelamento dei mec-canismi di adeguamento retributivo previsto fino al 31gennaio 2015 per il personale non contrattualizzato); laCorte stima per l’attività negoziale una minor spesa sultriennio 2013-2015 pari a 6,5 miliardi.La flessione della forza lavoro impiegata presso le PPAA,registratasi consecutivamente dal 2009 al 2013, è calcolatain circa 200.000 unità, il 5,7 % del totale, ed è per più dellametà riguardante personale a tempo determinato. Perl’anno 2013 il calo è dello 0,2 %, in rallentamento rispettoagli anni precedenti, e per il 2014 si stima un ulteriore calopari all’1,4%.In materia di politiche del personale, oltre al blocco dellacontrattazione, gli interventi degli ultimi anni hanno com-portato l’introduzione di limitazioni ai nuovi ingressi e divincoli alla crescita dei trattamenti economici individualimediante la previsione di un tetto alla dotatazione deifondi unici di amministrazione per la contrattazione inte-grativa, che non hanno potuto superare i valori raggiuntinel 2010 e sono stati progressivamente dimensionati al

Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro Viale David Lubin, 2 - 00196 Roma - Tel. 06.36921

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II Ufficio di supporto agli Organi collegiali

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personale effettivamente in servizio. Poiché il divieto di in-cremento dei fondi non è stato prorogato per il 2015,l’anno in corso vedrebbe la corresponsione ai dipendentidegli importi dovuti a promozioni, passaggi di livello eavanzamenti di carriera, che per gli anni fino al 2014 sonovalidi solo a fini giuridici. La ripresa della contrattazione avverrà in ogni caso, ne-cessariamente, in un quadro di compatibilità con l’evolu-zione programmata della finanza pubblica, mentre conriguardo alla contrattazione integrativa la Corte segnala lanecessità di un’attenta valutazione delle cause che essa ha

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Il rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica 2015avuto nella crescita squilibrata delle retribuzioni nei varicomparti. L’avvio della stagione negoziale, inoltre, do-vrebbe essere auspicabilmente preceduto, sul piano stret-tamente normativo, da una revisione delle modalità in cuisi integrano e si coordinano fra loro le disposizioni conte-nute nel decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 con leregole derivanti dal nuovo assetto delle relazioni indu-striali nel pubblico impiego scaturito dall’accordo inter-confederale del 30 aprile 2009.La spesa per il personale delle P.P.A.A., in considerazionedelle disposizioni in vigore per l’anno in corso, è stimatacrescere dello 0,5% nel 2015 e dell’1% nel 2016, grazie alvenire meno dei limiti descritti e, soprattutto, all’immis-sione in ruolo di nuove unità per effetto delle recenti di-sposizioni sul personale scolastico. Per il 2017 la spesa èprevista in crescita di un ulteriore 1%, in base a calcoli pru-denziali che estrapolano la media degli incrementi retri-butivi registratisi negli ultimi anni interessati dal rinnovodei contratti.La Corte sottolinea l’urgenza di riaprire una stagione di or-dinaria politica del personale, che consenta di intervenire

sulle criticità del sistema, criticità che le politiche di conteni-mento della spesa - rese necessarie da una crisi economicache lentamente si avvia a segnare il passo - e dal rispetto deivincoli di bilancio - hanno inasprito e reso anche più dram-matiche, e di avviare un percorso di progressivo riequilibriofra componente fissa e continuativa e componente variabiledelle retribuzioni, nonché di introdurre politiche incentratesui meccanismi di premialità, sulla valorizzazione del meritoe delle capacità individuali. Alla logica del taglio lineare - delnumero di addetti e dei tetti alle retribuzioni - dovrebbe so-stituirsi la capacità di valutazione dell’effettivo fabbisogno dipersonale nelle singole amministrazioni, con particolare ri-ferimento a due aspetti: la necessità di inserimento nelle pub-bliche amministrazioni di figure professionali adeguate aduna ripresa sistematica degli investimenti in nuove tecnolo-gie; un più agevole ricorso allo strumento della mobilità deidipendenti pubblici. Sulla riorganizzazione delle PPAA contenuta nel disegno dilegge delega, ora approvato dal Parlamento, la Corte esprimealcune perplessità in merito alla riforma della dirigenza pub-blica, soprattutto con riferimento alle norme che non sem-brano prevedere sufficienti elementi a garanziadell’autonomia dei dirigenti, incrementando piuttosto i mar-gini di discrezionalità nel conferimento degli incarichi, e checomportano una sostanziale ripubblicizzazione della disci-plina.

Decreti attuativi del Jobs Act: il punto della situazione

Notiziario Mercato del Lavoro n. 3 - Luglio 2015_Notiziario CNEL 12/08/2015 10:30 Pagina 1

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Il Notiziario sul mercato del lavoro è realizzato dall’Ufficio II di supporto agli organi collegiali.Hanno contribuito a questo numero, oltre al dirigentedell’Ufficio, Larissa Venturi, i funzionari: Marco Biagiotti, Gerardo Cedrone, Margherita Chierichini,Giuditta Occhiocupo, Sandro Tomaro, Simona Tradardi e Magda Trotta, con la collaborazione editoriale di Marco Silvi dell’Assistenza Informatica.

L’incremento dell’alternanzascuola-lavoro nel secondo ciclodi istruzione: un obiettivo prioritario

Dal 16 luglio è in vigore la legge 13 luglio 2015, n. 107 re-cante “Riforma del sistema nazionale di istruzione e for-mazione e delega per il riordino delle disposizionilegislative vigenti” pubblicata sulla G.U. n. 162 del 15-7-2015. La legge, di iniziativa governativa, è stata approvatain Parlamento dopo dibattiti e momenti di confrontoanche accesi che hanno richiamato l’attenzione dell’opi-nione pubblica e degli addetti ai lavori su questioni che at-tengono a diritti fondamentali tutelati dalla Cartacostituzionale come il diritto all’istruzione, alla formazionee al lavoro.Senza addentrarsi in questa sede nell’analisi dettagliata delprovvedimento, si focalizza l’attenzione su alcune dellenorme rilevanti per garantire la soddisfazione, a livello na-zionale, di tali diritti.La legge di riordino del sistema nazionale di istruzione eformazione nell’art. 1 enuncia le finalità che vi sottendono:innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle stu-dentesse e degli studenti; contrastare le disuguaglianzesocio-culturali e territoriali; prevenire e recuperare l'ab-bandono e la dispersione scolastica; garantire il diritto allostudio, le pari opportunità di successo formativo e di istru-zione permanente dei cittadini. Il raggiungimento di talifinalità è volto a dare piena attuazione all’autonomia delleistituzioni scolastiche di cui all’articolo 21 (1) della legge 15marzo 1997, n. 59 e ss. mm. e ii.. Lo stesso articolo enuncia gli obiettivi formativi da rag-giungere e che le istituzioni scolastiche dovrebbero consi-derare prioritari. Tra questi è individuato (lettera o)“l’incremento dell’alternanza scuola-lavoro nel secondociclo di istruzione”. Per realizzare tale obiettivo sono inse-rite norme dedicate, tra le quali si segnala il comma 14, concui è sostituito l’art. 3 del regolamento di cui al DPR 8marzo 1999, n. 275, che prevede la predisposizione daparte di ogni istituzione scolastica del Piano triennale del-l'offerta formativa. L’importanza del Piano si desume dalladefinizione che se ne dà nella legge, quale “documento fon-damentale costitutivo dell’identità culturale e progettualedelle istituzioni scolastiche” che deve essere coerente congli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzidi studi, determinati a livello nazionale e riflettere “le esi-genze del contesto culturale, sociale ed economico della re-altà locale, tenendo conto della programmazioneterritoriale dell'offerta formativa”. A tal fine, si prevede cheil dirigente scolastico, per la relativa predisposizione, pro-muova “i necessari rapporti con gli enti locali e con le di-verse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economicheoperanti nel territorio”. Un altro tassello che concorre alraggiungimento dell’obiettivo enunciato emerge dalla pre-visione della promozione dell’occupabilità e della coesionesociale, da sostenere e favorire nel più ampio contesto del-l'apprendimento permanente definito dalla legge 28 giu-

gno 2012, n. 92, mediante la realizzazione di un monitoraggioannuale dei percorsi e delle attività di ampliamento dell’of-ferta formativa dei centri di istruzione per gli adulti e, più ingenerale, dell’applicazione del regolamento di cui al d.P.R. 29ottobre 2012, n. 263, da parte del MIUR con la collaborazionedell’INDIRE. Nello stesso articolo è stata inserita una norma(comma 33) dedicata ad incrementare le opportunità di la-voro e le capacità di orientamento degli studenti mediantel’aumento della durata dei percorsi di alternanza scuola-la-voro, già delineati nel d. lgs. 15 aprile 2005, n.77 (2), quantifi-cabile, negli istituti tecnici e professionali, in almeno 400 orenel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studie, nei licei, in almeno 200 ore nel triennio. Tali percorsi di al-ternanza verranno inseriti nei piani triennali dell’offerta for-mativa. I successivi commi 34 e 35 contengono alcune integrazioni ald. lgs. 77/2005. La prima riguarda i soggetti, istituzionali enon, presso cui l’alternanza scuola-lavoro può essere attuata.In particolare, si fa riferimento all'articolo 1, comma 2, nelquale, dopo le parole: “ivi inclusi quelli del terzo settore”, de-vono inserite le seguenti: “o con gli ordini professionali, ov-vero con i musei e gli altri istituti pubblici e privati operantinei settori del patrimonio e delle attività culturali, artistichee musicali, nonché con enti che svolgono attività afferenti alpatrimonio ambientale o con enti di promozione sportiva ri-conosciuti dal CONI”. La seconda chiarisce come l’alternanzascuola-lavoro possa essere svolta “durante la sospensionedelle attività didattiche secondo il programma formativo e lemodalità di verifica ivi stabilite, nonché con la modalità del-l’impresa formativa simulata”, e possa essere realizzataanche all’estero. La legge interviene, inoltre, stabilendo che,con apposito regolamento, adottato con un decreto intermi-nisteriale MLPS, MIUR e Ministero per la semplificazione ela PA, nel caso di coinvolgimento di enti pubblici, e sentito ilForum nazionale delle associazioni studentesche venga defi-nita “la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alter-nanza scuola-lavoro, concernente i diritti e i doveri deglistudenti della scuola secondaria di secondo grado impegnatinei percorsi di formazione”, di cui all’art. 4 della l. 53/2003come definiti dal d. lgs. 77/2005, “con particolare riguardoalla possibilità per lo studente di esprimere una valutazionesull’efficacia e sulla coerenza dei percorsi stessi con il proprioindirizzo di studio”. A sottolineare la natura di strumento fi-nalizzato a favorire i giovani nell’incontro tra scuola e mer-cato del lavoro, la norma prevede che a partire dall’annoscolastico 2015-2016 venga istituito presso le Camere di com-mercio, industria, artigianato e agricoltura, d’intesa con ilMIUR e sentiti il MLPS e il MISE, il registro nazionale perl’alternanza scuola-lavoro, del quale lo stesso comma 41 dellalegge elenca le componenti più importanti. Il legislatore, infine, dispone che per la costruzione del nuovosistema educativo nazionale di istruzione e formazione ven-gano realizzati ulteriori tasselli, delegando il Governo adadottare uno o più decreti legislativi “al fine di provvedere alriordino, alla semplificazione e alla codificazione delle dispo-sizioni legislative in materia di istruzione, nel rispetto deiprincipi e criteri direttivi di cui all’articolo 20 della legge 15marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni”, nonché di altricriteri, tra i quali la redazione di un testo unico delle disposi-zioni in materia di istruzione.In direzione della messa a punto di un sistema educativo di

In riferimento alle disposizioni introdotte dall’art. 1,comma 118, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, concer-nenti l’esonero dal versamento dei contributi previdenzialia carico dei datori di lavoro che provvedono ad attivarenuove assunzioni a tempo indeterminato nel corso del2015, il Ministero richiama le ipotesi per le quali il benefi-cio non può essere concesso e dispone l’effettuazione dispecifiche azioni ispettive volte a contrastare talune segna-late condotte elusive apparentemente non in contrasto conla norma richiamata, ma che violano nella sostanza i prin-cipi in essa contenuti, finalizzati a promuovere nuoveforme di occupazione stabile.

√ Decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80 “Misureper la conciliazione delle esigenze di cura, di vitae di lavoro, in attuazione dell'articolo 1, commi 8e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183”. (G.U. n. 144, S.O. n. 34, del 24 giugno 2015)

Terzo decreto attuativo della legge-delega n. 184/2014 (c.d.Jobs Act). Fra le numerose disposizioni contenute nei 28articoli del provvedimento, si segnala la destinazione in viasperimentale, per il triennio 2016-2018, di una quota parial 10 per cento delle risorse del Fondo per il finanziamentodi sgravi contributivi per incentivare la contrattazione disecondo livello (art. 1, c. 68, legge 24 dicembre 2007, n.247), alla promozione della conciliazione tra vita profes-sionale e vita privata, secondo criteri indicati con decretodel Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Il mede-simo decreto definirà azioni e modalità di intervento inmateria di conciliazione tra vita professionale e vita pri-vata, “anche attraverso l'adozione di linee guida e modellifinalizzati a favorire la stipula di contratti collettivi azien-dali”. Per una disamina più articolata dei principali conte-nuti del provvedimento, si rimanda all’approfondimentopubblicato nel numero di aprile 2015 di questo Notiziario.

√ Decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 “Disci-plina organica dei contratti di lavoro e revisionedella normativa in tema di mansioni, a norma del-l'articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre2014, n. 183”. (G.U. n. 144, S.O. n. 34, del 24 giugno 2015)

Quarto decreto attuativo della legge-delega n. 184/2014(c.d. Jobs Act), composto di 57 articoli che contengono ilriordino delle tipologie contrattuali (fermo restando che ilcontratto di lavoro a tempo indeterminato costituisce laforma comune di rapporto) secondo la seguente articola-zione: lavoro a tempo parziale; lavoro intermittente; la-voro a tempo determinato; lavoro in somministrazione;lavoro accessorio; apprendistato; collaborazioni coordi-nate e continuative; associazione in partecipazione. Ri-spetto alla previgente articolazione, in massima partebasata sulle previsioni del decreto legislativo 10 settembre2003, n. 276, scompaiono le seguenti tipologie: collabora-zioni a progetto; lavoro occasionale; job-sharing; associa-zione in partecipazione con apporto di solo lavoro. Per unadisamina più articolata dei principali contenuti del prov-

vedimento, ivi comprese le nuove norme in materia di man-sioni, si rimanda all’approfondimento pubblicato nel numerodi aprile 2015 di questo Notiziario.

√ INPS – Circolare n. 122 del 17 giugno 2015: “Fondidi solidarietà ex art. 3 Legge 28 giugno 2012. Moda-lità di presentazione della domanda di assegno ordi-nario e di formazione”.

La circolare riguarda le modalità attraverso cui i datori di la-voro possono richiedere per via telematica l’erogazione di al-cune tipologie di prestazioni dei Fondi di solidarietà (assegnoordinario o formazione per i propri dipendenti) in caso di ri-duzione o sospensione dell’attività lavorativa. Si ricorda chela costituzione obbligatoria dei Fondi di solidarietà è stataprevista dall’art. 3 della legge 28 giugno 2012, n. 92, per ga-rantire una tutela in costanza di rapporto di lavoro ai lavora-tori dei settori non coperti dalla normativa in materia diintegrazione salariale. Ricordiamo anche che lo schema di de-creto legislativo recante il riordino della normativa in materiadi ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro,presentato dal governo l’11 giugno scorso nell’ambito dellenorme attuative della legge-delega 10 dicembre 2014, n. 183e attualmente in corso di emanazione, contiene la completaridefinizione delle norme sui Fondi di solidarietà e prevedel’abrogazione della normativa di cui all’art. 3 della legge n.92/2012.

√ Legge 13 luglio 2015. n. 107: “Riforma del sistemanazionale di istruzione e formazione e delega per ilriordino delle disposizioni legislative vigenti” (G.U. n. 162 del 15 luglio 2015)

Per un’analisi dei principali aspetti della legge, si rimandaall’approfondimento contenuto alle pagg. 2 e 3 di questo No-tiziario.

√ Ministero dello Sviluppo Economico – Decreto 9giugno 2015(G.U. n. 178 del 3 agosto 2015)

Stabiliti i termini e le modalità per la presentazione delle do-mande, nonché i criteri di valutazione per la concessione deicontributi e delle agevolazioni di cui alla legge 15 maggio1989, n. 181 in favore delle imprese che intendono realizzareprogrammi di investimento finalizzati alla riqualificazionedelle aree industriali in crisi.

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variazione negativa su base annua del 3,3%. Considerando,l’ammontare totale degli interventi erogati nel primo seme-stre del 2015, il crollo del monte ore richiesto dalle impresesi manifesta ancora più drasticamente, mostrando (rispettoai valori cumulati nello stesso periodo del precedente anno)un più accentuato decremento (-30,3%).Esaminando nel dettaglio le diverse tipologie di intervento(ordinaria, straordinaria e in deroga) si evidenzia che la so-stanziale contrazione dei trattamenti erogati è maggior-mente imputabile al consistente calo degli interventiordinari (-24,8% su base annua e -8,2% rispetto al meseprecedente). Nel caso della cassa integrazione straordinariasi registra, nel raffronto anno su anno, una netta diminu-zione delle autorizzazioni (-22,43%) accompagnata da unavariazione congiunturale anch’essa di segno negativo (-11,1%). Estranea alla dinamica generale del fenomeno e al decisoridimensionamento dei trattamenti di integrazione sala-riale nel loro complesso appaiono gli interventi in deroga;in questo caso il ricorso all’istituto subisce un incremento

√ INPS - Circolare n. 107 del 27 maggio 2015: “De-creto Interministeriale n. 83473 del 1 agosto 2014 -criteri di concessione degli ammortizzatori socialiin deroga alla normativa vigente”.

In riferimento al decreto interministeriale richiamato e allasuccessiva circolare ministeriale n. 19 dell’11 settembre 2014,l’Istituto sottolinea – fra le altre cose – che la concessionedella mobilità in deroga è subordinata al presupposto che ilavoratori interessati non si trovino nella condizione di averediritto ad altre prestazioni a sostegno del reddito connessealla cessazione del rapporto. Di conseguenza, la concessionedella mobilità in deroga non spetta dopo aver fruito di un pe-riodo di Aspi o miniAspi, mobilità ordinaria o disoccupa-zione agricola o dopo un periodo di fruizione della NASPI,neppure nel caso che il lavoratore non abbia richiesto la frui-zione dell’ammortizzatore cui aveva diritto.

√ Ministero del lavoro e delle politiche sociali – De-creto 8 aprile 2015: “Determinazione per l'anno2015, della misura massima percentuale della re-tribuzione di secondo livello oggetto dello sgra-vio contributivo previsto dall'art. 1, commi 67 e 68,della legge n. 247/2007”(G.U. n. 123 del 29 maggio 2015)

Con effetto dal 1° gennaio 2015 viene concesso ai datori dilavoro uno sgravio contributivo sulle erogazioni, previste daicontratti collettivi aziendali e territoriali, ovvero di secondolivello, legate a incrementi di produttività, qualità, redditi-vità, innovazione ed efficienza organizzativa, oltre che col-legate ai risultati riferiti all’andamento economico o agliutili della impresa o a ogni altro elemento rilevante ai finidel miglioramento della competitività aziendale. Si ricordache la legge di stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190)ha ridotto la dotazione finanziaria per la concessione deglisgravi contributivi nell’anno 2015, portandola da 599 a 391milioni di euro. Il limite di riferimento alla retribuzione con-trattuale percepita viene abbassato dal 2,25% all’1,60%, macon possibilità di rideterminarlo entro il 28-2-2016 fino a untetto massimo del 5% sulla base dei risultati del monitorag-gio effettuato dall’INPS. Confermata la ripartizione delmonte risorse disponibili nella misura del 37,5% alla contrat-tazione territoriale e del 62,5% a quella aziendale.

√ Ministero del lavoro e delle politiche sociali – Di-rezione generale per l’attività ispettiva – Lettera cir-colare n. 37/9960 del 17 giugno 2015: “Esoneroversamento contributi previdenziali e comporta-menti elusivi”

Secondo il Rapporto Education a Glance 2014: OCDE In-dicators, che offre un quadro comparativo a livello inter-nazionale sui temi dell’istruzione e della formazione, inItalia si è registrato nel quinquennio 2008-2012 un peg-gioramento di tutti i principali indicatori, tra cui l’inci-denza dei NEET (not in education, employment, ortraining) e i tassi di iscrizione all’università. Il Rapportomostra come nel periodo in Italia la quota di under29 chenon lavora, non studia e non segue alcun corso di forma-zione sia cresciuta di oltre cinque punti percentuali, atte-standosi al 24,6% e caratterizzandosi fortemente rispettoad alcune dimensioni, tra cui età (dove la crescita più si-gnificativa ha coinvolto i 20-24enni) e genere (tasso piùelevato tra le donne).La tendenziale contrazione dei tassi d’iscrizione all’univer-sità è motivata dalle crescenti difficoltà incontrate nella ri-cerca di un lavoro, che scoraggerebbero i giovanidall’investire nell’istruzione superiore; nonostante il livellod’istruzione, soprattutto per le donne, registri complessi-vamente un aumento, i giovani italiani continuano ad mo-strare livelli d’istruzione inferiori rispetto ai coetanei dellagran parte dei Paesi OCSE.Il Rapporto di monitoraggio dell’ISFOL/Ministero del la-voro (1) conferma la positiva evoluzione, dal 2009-10 al2013-14, dei livelli di partecipazione dei giovani ai percorsidi istruzione e formazione professionale. In merito allapartecipazione dei giovani ai percorsi di formazione pro-fessionale, l’analisi evidenzia tuttavia come il trend di cre-scita che aveva caratterizzato gli anni precedenti si siaquasi completamente arrestato. Il fenomeno, più che allamancanza di domanda da parte di giovani e famiglie, sa-rebbe correlato alla scarsità di risorse finanziarie dedicatealla formazione, oltre che alla complessità dei processi de-cisionali che dilatano i tempi della effettiva erogazione. Se,come sottolinea il Rapporto, l’esperienza delle istituzioniformative è stata ed è ancora significativa in termini di re-cupero dei soggetti più deboli e di rimotivazione dopol’esperienza dell’abbandono scolastico, la debole crescitadella partecipazione all’offerta formativa disponibile vaadeguatamente sostenuta per potersi configurare comemaggiore possibilità di accesso al lavoro.La disamina del rapporto tra istruzione e lavoro contenutanell’edizione 2015 del Rapporto annuale ISTAT (2) ponel’accento sulle ben note criticità del mercato del lavoro ita-liano, quali i differenziali retributivi uomo/donna, le ca-renze di opportunità lavorative anche per lavoratori contitoli di studio più elevati, i differenziali retributivi terri-toriali. I fattori che più influiscono sulla retribuzione sonoil livello di istruzione e l’esperienza lavorativa maturata.

Politiche del lavoro: principali novità

normative ed istituzionali(maggio - luglio 2015)

Il Notiziario sul mercato del lavoro è realizzato dall’Ufficio II di supporto agli organi collegiali.Hanno contribuito a questo numero, oltre al dirigentedell’Ufficio, Larissa Venturi, i funzionari: Marco Biagiotti, Gerardo Cedrone, Margherita Chierichini,Giuditta Occhiocupo, Sandro Tomaro, Simona Tradardi e Magda Trotta, con la collaborazione editoriale di Marco Silvi dell’Assistenza Informatica.

alto livello, in grado di reggere il confronto gli altri sistemidell’Unione Europea e della comunità internazionale,emergono due sintetiche notazioni. L’una attiene alla ne-cessità di sviluppare tutti i possibili raccordi tra istituzioniscolastiche, formative e soggetti pubblici e privati operantinel mercato del lavoro, nell’ottica di una leale collabora-zione tra i diversi livelli di governo, dato che nella costru-zione del sistema educativo sono coinvolti, a diverso titolo,una pluralità di soggetti cui è richiesta la più ampia con-vergenza. L’altra riguarda la considerazione che sul si-stema avrà effetto il disegno di legge costituzionale AS n.1429-B recante “revisione della Parte II della Costituzione”che, prevedendo anche una revisione delle materie attri-buite alla competenza di Stato e Regioni, potrebbe impat-tare sulla costruzione dei sistemi nazionali del lavoro,dell’istruzione e formazione professionale, del terzo settoree, più in generale, delle politiche sociali.

(1) L’art. 21, in apertura, così recita: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche edegli istituti educativi si inserisce nel processo di realizzazione della autonomiae della riorganizzazione dell’intero sistema formativo”.(2) Il d. lgs. 77/2005, disciplina la cosiddetta l’alternanza scuola-lavoro, comemodalità di realizzazione dei corsi del secondo ciclo del sistema educativo (liceie sistema dell’istruzione e della formazione professionale), finalizzata ad assi-curare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l’acquisizione di competenzespendibili nel mercato del lavoro (art. 1, comma 1)

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Istruzione e formazione: fattorideterminanti per occupazione ecrescita

tendenziale del +29,4% e, ponendo a confronto il numerodi ore autorizzate nel mese di giugno (19,2 milioni) conquelle del precedente mese di maggio (4 milioni), si rilevauna variabilità (+380%) che nella sua anomala consistenzaè indicativa della scarsa attendibilità del dato. Come piùvolte sottolineato dall’INPS, tali valori, già in passato pe-santemente condizionati dai noti problemi amministrativirelativi ai meccanismi di finanziamento dello strumentostesso, risentono ora dei recenti interventi di politica eco-nomica, che ne modificano le modalità di gestione e le ri-sorse economiche disponibili, e risultano pertanto didifficile interpretazione.Considerando infine i dati (aggiornati a maggio) relativiall’accesso alle indennità di disoccupazione involontaria(cumulando cioè le domande presentate per AspI, MiniAspI, NASpI, mobilità e disoccupazione) si rileva una de-cisa riduzione su base annua delle richieste previdenziali (-29%): come dichiarato dall’INPS, “sulla forte contrazionedelle domande presentate incide il fatto che il numero didomande di NASpI è parziale”: la significatività del dato èinfluenzata dall’entrata in vigore della “Nuova prestazionedi Assicurazione Sociale per l’Impiego”, destinata a sosti-tuire le forme di indennità esistenti.

vedimento, ivi comprese le nuove norme in materia di man-sioni, si rimanda all’approfondimento pubblicato nel numerodi aprile 2015 di questo Notiziario.

√ INPS – Circolare n. 122 del 17 giugno 2015: “Fondidi solidarietà ex art. 3 Legge 28 giugno 2012. Moda-lità di presentazione della domanda di assegno ordi-nario e di formazione”.

La circolare riguarda le modalità attraverso cui i datori di la-voro possono richiedere per via telematica l’erogazione di al-cune tipologie di prestazioni dei Fondi di solidarietà (assegnoordinario o formazione per i propri dipendenti) in caso di ri-duzione o sospensione dell’attività lavorativa. Si ricorda chela costituzione obbligatoria dei Fondi di solidarietà è stataprevista dall’art. 3 della legge 28 giugno 2012, n. 92, per ga-rantire una tutela in costanza di rapporto di lavoro ai lavora-tori dei settori non coperti dalla normativa in materia diintegrazione salariale. Ricordiamo anche che lo schema di de-creto legislativo recante il riordino della normativa in materiadi ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro,presentato dal governo l’11 giugno scorso nell’ambito dellenorme attuative della legge-delega 10 dicembre 2014, n. 183e attualmente in corso di emanazione, contiene la completaridefinizione delle norme sui Fondi di solidarietà e prevedel’abrogazione della normativa di cui all’art. 3 della legge n.92/2012.

√ Legge 13 luglio 2015. n. 107: “Riforma del sistemanazionale di istruzione e formazione e delega per ilriordino delle disposizioni legislative vigenti” (G.U. n. 162 del 15 luglio 2015)

Per un’analisi dei principali aspetti della legge, si rimandaall’approfondimento contenuto alle pagg. 2 e 3 di questo No-tiziario.

√ Ministero dello Sviluppo Economico – Decreto 9giugno 2015(G.U. n. 178 del 3 agosto 2015)

Stabiliti i termini e le modalità per la presentazione delle do-mande, nonché i criteri di valutazione per la concessione deicontributi e delle agevolazioni di cui alla legge 15 maggio1989, n. 181 in favore delle imprese che intendono realizzareprogrammi di investimento finalizzati alla riqualificazionedelle aree industriali in crisi.

Il 30 luglio è stato siglato tra Governo e Regioni un ac-cordo quadro sulla gestione della fase transitoria con-nessa all’attuazione del decreto legislativo in materia diservizi per il lavoro e di politiche attive del lavoro: unodei quattro decreti applicativi della legge 10 dicembre2014, n. 183 (c.d. Jobs-Act) approvati dal Consiglio deiMinistri l’11 giugno scorso e attualmente in fase di ema-nazione. L’accordo sancisce la ripartizione delle compe-tenze in materia di politiche attive del lavoro traGoverno, Regioni e istituenda Agenzia nazionale per lepolitiche attive del lavoro (ANPAL) nel modo seguente:- al Governo è demandata la definizione dei livelli essen-ziali delle prestazioni (LEP) in materia di politiche attivedel lavoro, validi per tutto il territorio nazionale;- all’ANPAL è demandata la funzione di coordinamentosu scala nazionale della rete degli enti attuatori delle po-litiche attive, di monitoraggio dell’efficacia delle stesse,di surroga in caso di malfunzionamento e di sviluppo delsistema informativo unitario delle politiche attive;- alle Regioni è demandata la gestione operativa delle po-litiche attive e la gestione dei Centri pubblici per l’im-piego (CPI).Per garantire la continuità di funzionamento di questiultimi, Governo e Regioni si impegnano a reperire le ri-sorse necessarie per coprire i costi del personale a tempoindeterminato nel periodo 2015-2016, nella proporzionedi 2/3 a carico del Governo e di 1/3 a carico delle Re-gioni. Prevista infine una verifica alla data del 30.6.2016sullo stato di attuazione dell’Accordo.

Accordo Governo-Regionisulle politiche attive

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FocusA maggio 2015 il tasso di occupazione 15-64 anni sivalorizza al 55,9%, in diminuzione nel confronto mensile(0,1 punti percentuali) e in crescita su base tendenziale(0,3 punti). Si riduce il differenziale tra i due generi poichéil dato femminile (47,4%), pur sperimentando un modestotrend crescente, si attesta ad un livello inferiore rispetto aquello maschile (64,6%) che rimane pressoché stabile nelconfronto annuo. Rispetto ai target della Strategia Europa 2020, nel I trime-stre 2015 il tasso di occupazione 20-64 anni è pari a 59,7%(69,2% per gli uomini e 50,3% per le donne), migliorandosolo nella comparazione annuale e peggiorando nel trime-stre, e mostrandosi ancora al di sotto – di oltre sette punti– dei corrispondenti valori assunti a riferimento. Gli occupati sono poco più di 22,3 milioni, in diminu-zione rispetto ad aprile (0,3%, 63mila unità) ma in lievecrescita nei dodici mesi (0,3%, 60mila unità); tali dinami-che, contraddistinte da una fase congiunturale negativasuccessiva ai modesti miglioramenti rilevati nei primi mesidel 2015, riguardano soprattutto la componente femmi-nile, il cui stock diminuisce rispetto ad aprile ma aumentasu base annua (1,2%, 111mila unità), a discapito di quellamaschile che diminuisce nel breve e nel lungo periodo (ri-spettivamente 40mila e 51mila unità). Includendo nel-l’analisi i dati trimestrali, perdurano segnali contrastantisulle tendenze del mercato del lavoro, tra cui l’andamentoaltalenante dei principali indicatori nel primo semestre del2015 (volume degli occupati, livelli di partecipazione, tassidi disoccupazione, occupazione e attività) e le prudenti pre-visioni formulate dalle imprese in termini di domanda e diposti di lavoro, ad ulteriore conferma dell’incertezza delletendenze osservate e della gradualità della ripresa avviata. Complessivamente nel I trimestre 2015 è proseguita la cre-scita degli occupati nei dodici mesi (0,6%, 133mila unitàsu base annua), diffusa tra i generi e nel territorio con dif-ferente intensità, mentre il dettaglio per origine mostral’aumento dell’occupazione tra gli italiani e tra gli stranieri(rispettivamente dello 0,2% e del 3,8%); per questi ultimisi misura – dopo la crescita degli ultimi trimestri – unadiminuzione annua del tasso di occupazione, pari al 57,1%(66,6% per gli uomini e 48,7% per le donne) rispetto al55,3% registrato tra gli italiani. Secondo l’età, perdura lacrescita degli occupati over55 (7% e, qui, nella componentefemminile) a scapito dei giovani (under25) e dei giovani-adulti (35-44anni) che diminuiscono del 2,1% (18milaunità) e del 2,4% (154mila unità). Nello stesso trimestre leanalisi sulle dinamiche settoriali mostrano una nuovacrescita delle figure lavorative a tempo pieno (0,6% su baseannua, pari a 104mila unità) e l’aumento tendenziale, sep-pure meno sostenuto, degli occupati a tempo parziale(0,7%, 28mila unità) caratterizzato dalla rilevante intensitànel lavoro subordinato del part-time involontario (il 64,1%dello stock degli occupati ad orario ridotto). L’occupazione

alle dipendenze mostra una crescita annua dello 0,7%(107mila unità), dovuta alla perdurante ma modesta tenutadel tempo parziale (sia a tempo determinato che indetermi-nato, il cui incremento si valorizza, rispettivamente, al 4,3%e allo 0,7%) e al primo aumento, dopo il trend decrescenteosservato negli ultimi trimestri, dei lavoratori permanenti atempo pieno (0,2%, 18mila unità).Ulteriori dettagli consentono di verificare come la crescita deidipendenti a termine – 3,5%, complessivamente pari a 72milaunità nell’anno – abbia interessato maggiormente gli uominie si sia concentrata nelle regioni settentrionali, nell’industriain senso stretto e nel terziario (in particolare, nei compartirelativi ai servizi alle imprese, alberghi e ristorazione e tra-sporti e magazzinaggio).I lavoratori autonomi crescono nell’anno dello 0,5% (25milaunità), inclusi i collaboratori, il cui aumento appare piuttostocontenuto (0,7%, 2mila unità) e non determina riduzioni si-gnificative della corrispondente quota, pari al 7%, sul totaledei lavoratori indipendenti. In questa categoria di occupatil’aumento delle posizioni lavorative riguarda, di nuovo, solole donne e alcuni profili professionali, tra cui coadiuvanti fa-miliari, liberi professionisti e lavoratori in proprio senza di-pendenti, e compensa nel medesimo periodo il consistentecalo (concentrato nel segmento maschile) degli imprenditori(8,1%, 19mila unità), dei liberi professionisti con dipendenti(6,6%, 16mila unità) e dei soci di cooperative (11,8%, 5milaunità).Secondo l’attività economica la crescita annua dello stock dioccupati riguarda soprattutto l’agricoltura e i servizi. Nei re-stanti settori, in particolare nell’industria in senso stretto,dopo i miglioramenti osservati nei semestri scorsi, si rilevauna contrazione dell’occupazione (0,9%, 42mila unità) dif-fusa nelle regioni settentrionali e centrali; prosegue, altresì,la riduzione degli occupati nelle costruzioni (1,2%, pari a17mila unità). Per contro, nelle regioni meridionali si misu-rano aumenti nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni(rispettivamente il 2,3% e il 3,8%). Il terziario, in cui concentra il volume degli occupati, registraun complessivo miglioramento (1%, 147mila unità) relativoal centro-nord e più rilevante tra i lavoratori dipendenti; i set-tori più dinamici rimangono le attività connesse ai servizi dialloggio e ristorazione, di informazione e comunicazione, dicredito ed assicurazione.Nell’agricoltura il volume degli occupati mostra, sull’anno,una crescita sostenuta (6,2%), a sintesi dell’aumento dei la-voratori autonomi e dipendenti, diffuso sul territorio ad ec-cezione delle regioni centrali.Questo quadro di dati mensili e trimestrali dà conferma del-l’instabilità dei miglioramenti osservati nel breve e medio ter-mine sia nelle prospettive che nei livelli occupazionali. Alriguardo, dal lato della domanda di lavoro si riscontranonuovi, ma ancora modesti, segnali positivi conseguenti all’au-mento dei posti di lavoro richiesti dalle imprese e agli effettidi più lungo periodo prodotti sui relativi programmi occupa-zionali dal Jobs Act e dagli incentivi previsti nella legge di sta-bilità 2015.

Rispetto alla distribuzione geografica il fenomeno eviden-zia una maggiore concentrazione nelle regioni settentrio-nali (40,7% del totale degli avviamenti). Secondo latipologia contrattuale, se è nei rapporti di lavoro a tempodeterminato che si segnala il maggior numero di nuovi av-viamenti (65%) è nei contratti a tempo indeterminato chesi registra l’incremento più intenso (24,6%) rispetto allostesso periodo dell’anno precedente. Considerando il nu-mero di lavoratori coinvolti nelle contrattualizzazioni delI trimestre dell’anno, si dà conferma del maggior numerodi assunzioni nelle classi di età comprese tra i 25 e i 44anni, che complessivamente rappresentano il 56,17% deltotale, mentre si evidenzia, su base annua, il più accen-tuato tasso di crescita dei rapporti di lavoro (8,7%) nellafascia compresa tra i 55 e i 64 anni.Analizzando il genere dei lavoratori interessati, netta ap-pare la differenziazione negli avviamenti tra maschi(1.297.724) e femmine (1.280.333) non in termini di valoriassoluti ma rispetto alle variazioni percentuali annue che,attestandosi intorno al 2,4% per le donne, per gli uominifanno registrare un’impennata (+5,3%) che si traducenell’attivazione di 65.468 nuove assunzioni. Sempre su base annua si assiste ad una crescita (3,4%) deirapporti di lavoro cessati (64.341 unità) e, rispetto allostesso periodo di osservazione, tale dato sembrerebbe con-

Analizzando i dati pubblicati dall’INPS si conferma, per ilmese di giugno 2015, una complessiva riduzione del ricorsoalla cassa integrazione guadagni. La flessione delle ore autorizzate emerge dal confronto del dato destagionalizzatocon il precedente mese di maggio (facendo registrare una diminuzione congiunturale pari al -10,2%) ed è avvalorataanche dall’andamento tendenziale del fenomeno con una

fermato dall’aumento complessivo del numero dei lavora-tori interessati da cessazioni (1,6%); tale incremento ap-pare sostanzialmente imputabile alla consistentevariazione tendenziale positiva (141%) dei rapporti giuntia conclusione per pensionamento e al tasso di crescita(6,7%) dei rapporti di lavoro che terminano alla loro natu-rale scadenza.

Per i trattamenti in deroga andamento in controtendenza

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Sul primo punto, l’analisi ISTAT dei differenziali retributivimette in luce il vantaggio del possesso del titolo di studiouniversitario rispetto al diploma di istruzione secondaria,ma con forti disparità: i dati mostrano come la laurea, neifatti, comporti un significativo incremento retributivo, maanche come tale vantaggio premi più gli uomini che ledonne; secondo il territorio, nelle regioni centrali le donnelaureate sono mediamente retribuite un 29% in più rispettoalle non laureate, mentre agli uomini laureati viene corri-sposto in media il 68% in più rispetto ai non laureati. NelMezzogiorno, il vantaggio medio per le donne laureate su-pera di poco il 20%, molto al di sotto della maggiorazionepercepita al Centro e nel Nord Italia, dove il differenzialeraggiunge in media il 28%. Per gli uomini, al Nord l’incre-mento è più rilevante (56%) che nel Mezzogiorno dove, purrisentendo di una flessione, si attesta sul ragguardevole va-lore del 51% (3). Il differenziale retributivo di genere si ac-centua maggiormente per le posizioni apicali: dove a taliposizioni hanno accesso le donne, ad esse viene negato l’ac-cesso ad alcune forme di bonus retributivi correlati alle fun-zioni ricoperte.Quanto rilevato in termini di differenziale retributivo peril titolo di studio, si riproduce anche per l’esperienza lavo-rativ. Le analisi dell’ISTAT pongono in evidenza come unapiù lunga esperienza lavorativa si registri più per gli uominiche per le donne, e come l’incremento retributivo dovutoalla maggiore anzianità lavorativa presenti valori sensibil-mente inferiori nel Mezzogiorno che al Centro e al Nord,sia per gli uomini che per le donne (4).Nel Progetto di Relazione comune sull’occupazione (5) dellaCommissione e del Consiglio dell’UE (che accompagna laComunicazione della Commissione sull’analisi annualedella crescita 2015) si afferma che “grazie agli investimentiin capitale umano attraverso l’istruzione e la formazioneaumenterà la produttività”. La Relazione, che ha tra le fi-nalità quella di rafforzare i messaggi fondamentali in ma-teria di occupazione al centro dell’analisi annuale dellacrescita, ribadisce la necessità che gli Stati membri prose-guano nella riforma dei sistemi di istruzione e formazioneprofessionale per aumentare la produttività del fattore la-voro in considerazione dei rapidi mutamenti in termini diesigenze di qualifiche. La UE ritiene che l’adeguatezza dellecompetenze professionali sia uno dei fattori chiave per ilsostegno all’occupazione e all’accelerazione della crescita,e ha definito e costantemente monitorato precisi obiettivianche nel settore istruzione, tra cui la riduzione della di-spersione scolastica ad un tasso inferiore al 10% e l’incre-

Istruzione e formazione: fattorideterminanti per occupazione e crescita

L’offerta di lavoro sconta invece dinamiche più incerte che,sebbene caratterizzate dalla stabilizzazione del livello didisoccupazione complessiva e dalla tendenziale minore in-cidenza di quella di lunga durata, risente del peso deri-vante dalla prolungata espansione delle forze di lavoropotenziali (e, qui, della transizione degli inattivi più vicinial mercato del lavoro) e degli effetti dello scoraggiamento. Il tasso di disoccupazione, pari al 12,4%, rimane sta-bile rispetto ad aprile – dopo l’andamento altalenante os-servato nei mesi precedenti – mentre diminuisce di 0,2punti percentuali sui dodici mesi; l’indicatore mostra perle donne un valore più alto (12,7%, rispetto all’12,1% degliuomini) e un trend positivo relativamente più intenso.L’analisi per origine (15 anni e più) dà conferma di un mi-glioramento solo su base tendenziale, oltre che del divariotra le due componenti – italiana e straniera – e, qui, delledifferenze tra i generi; al I trimestre 2015 il tasso di disoc-cupazione per gli stranieri si valorizza al 18,2% (rispetto al18,9% dell’anno precedente e al 12,3% registrato per gliitaliani) con valori più alti nelle regioni settentrionali ecentrali, mentre il dettaglio per genere conferma la mag-giore intensità tra gli uomini stranieri rispetto agli italiani

sima intensità nel breve e nel lungo periodo (circa 0,6 puntipercentuali), ad ulteriore conferma dell’allentamento dellatensione del mercato del lavoro e dei segnali di migliora-mento. Per quanto riguarda i NEET (under29 non occupatie non in formazione) il tasso di incidenza si attesta al 26%(27% tra le donne e 25,1% tra gli uomini), con livelli più in-tensi per determinate classi di età (come gli under35 e i 18-29enni, con quote pari, rispettivamente, al 27,4% e al 30,8%),in alcune aree (soprattutto nelle regioni meridionali, con li-velli superiori al 34%) o in specifici gruppi, tra cui gli immi-grati dove l’analoga misurazione mostra un’incidenza tra i15-29enni del 36% e coesiste con tassi di abbandono scola-stico più alti, maggiore diffusione di livelli di istruzionemedio–bassi e transizioni scuola-lavoro più brevi, occupa-zioni meno stabili e remunerazioni più basse.Tra i 15-24enni le persone in cerca di occupazione sono632mila e rappresentano 10,6% della popolazione della me-desima classe di età, in calo nel confronto mensile e nei dodicimesi. Il relativo tasso di disoccupazione è pari al 41,5%, inmiglioramento rispetto ad aprile e su base annua di (0,1 puntipercentuali). Per la fascia di età 20-24 anni, i dati più recenti mostrano un

(rispettivamente 17,1% e 11,8%) e tra le donne (19,5% e13%).Nel quadro comparativo europeo, l’indicatore si colloca aldi sopra dei corrispondenti valori medi osservati nel-l’Unione Europea; nel dettaglio, nell’area euro (EA19) iltasso di disoccupazione è pari all’11,1%, stabile nel con-fronto mensile e in calo su base tendenziale (0,5 punti)mentre nell’area EU28 si valorizza al 9,6%, seguendo lamedesima dinamica più intensa e in corrispondenza di va-lori inferiori.Secondo i dati più recenti, il tasso di disoccupazionedi lunga durata risulta pari al 7,4% (7,8% per le donnee 7,1% per gli uomini). L’indicatore migliora con la mede-

tasso di disoccupazione pari al 41,5%.Il numero dei disoccupati, pari a 3,16 milioni, rimane so-stanzialmente stabile rispetto al mese precedente, a sintesidella crescita del segmento maschile (1,7%, 30mila unità) edel concomitante calo, relativamente più intenso, di quellofemminile (2,2%, 31mila).Su base annua si misura una riduzione dello stock di disoc-cupati, pari al 1,8% (59mila unità), concentrato tra le donnee diffuso nelle regioni settentrionali e meridionali; in prose-cuzione del trend osservato nel trimestre, si contrae la com-ponente costituita dai disoccupati in cerca di un impiego dapiù di un anno, da coloro che hanno perso il lavoro o che sonoalla ricerca di un primo impiego, mentre cresce la partecipa-

Tasso di occupazione, disoccupazione e attività (dati mensili destagionalizzati) Elaborazioni CNEL su dati ISTAT

Analizzando i dati pubblicati dall’INPS si conferma, per ilmese di giugno 2015, una complessiva riduzione del ricorsoalla cassa integrazione guadagni. La flessione delle ore autorizzate emerge dal confronto del dato destagionalizzatocon il precedente mese di maggio (facendo registrare una diminuzione congiunturale pari al -10,2%) ed è avvalorataanche dall’andamento tendenziale del fenomeno con una

Per i trattamenti in deroga andamento in controtendenza

continua a pagina 16 mento fino al 40% delle persone nella fascia di età tra i 30 ei 34 anni in possesso di istruzione universitaria.Nell'Analisi annuale della crescita per il 2015 (6) si riconosceil ruolo fondamentale dell'istruzione nel garantire l’adegua-mento delle competenze professionali alle esigenze del mer-cato del lavoro, sottolineando l'esigenza di migliorare laqualità degli investimenti nel campo dell'istruzione e dellaformazione, dando priorità all'apprendimento permanente,potenziando la formazione professionale e i sistemi di valu-tazione delle competenze.

(1) Istruzione e Formazione professionale: una chance vocazionale. A.F. 2013-14,XIII Rapporto di monitoraggio delle azioni formative realizzate nell’ambito del diritto-dovere, marzo 2015(2) ISTAT, Rapporto annuale 2015, cap. 4, Mercato del lavoro: soggetti, imprese eterritori.(3) Fonte ISTAT, Tav. 4.13 Rapporto annuale 2015.(4) Fonte ISTAT, Fig. 4.15 del Rapporto annuale 2015.(5) Commissione Europea, Progetto di Relazione comune sull’occupazione dellaCommissione e del Consiglio, COM (2014) 906 final.(6) Analisi annuale della crescita per il 2015, COM (2014) 902 final.

Comunicazioni obbligatorie, i dati del I trimestre 2015I dati amministrativi del sistema delle comunicazioni obbli-gatorie del Ministero del lavoro e delle politiche sociali com-pletano il quadro sull’attuale mercato del lavoro, fornendoinformazioni sulle attivazioni e cessazioni dei rapporti di la-voro dipendente e parasubordinato. Nel I trimestre 2015 siriscontra un deciso aumento del volume dei rapporti di la-voro attivati con la registrazione di 2.578.057 nuovi avvia-menti, che segnano un incremento tendenziale del 3,8%.L’analisi delle componenti mostra una media di nuove as-sunzioni pro-capite pari a 1,40, una marcata polarizzazionenel settore dei servizi (con valori assoluti che sfiorano il69,9% del totale) e una variazione tendenziale più consi-stente nell’industria (+6,4%).

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Secondo l’ultima indagine demoscopica Eurobarometro(1), svolta su 28 paesi, negli ultimi dieci anni il tasso di di-soccupazione è passato dal 7% all’11,5% della popolazione;il lavoro irregolare o sommerso – ossia le prestazioni lavo-rative svolte eludendo la normativa vigente in materia fi-scale e contributiva, quindi non rilevabili direttamentepresso imprese, istituzioni e fonti amministrative - rappre-senterebbe circa il 15% del PIL europeo. Fra le ragionidell’acquisto di beni o servizi derivanti da lavoro irregolareo sommerso è indicato nel 60% dei casi il minor livello deiprezzi. La causa del ricorso al lavoro irregolare è per gli eu-ropei dei Paesi meridionali nel 41 % dei casi identificatanella difficoltà di trovare un lavoro regolare, nel 26% deicasi nell'assenza di altre fonti di reddito. Esistono natural-mente grandi differenze fra aree geografiche europee nelladimensione e nella stessa percezione del problema. La pro-porzione di reddito annuo percepita sotto forma di "fuoribusta" raggiunge il livello più alto nell'Europa meridionale,seguita dai Paesi dell'Europa orientale e centrale (29%),dai Paesi continentali e da quelli settentrionali. I dati di Eurobarometro, che confermano quelli pubblicatiin precedenza da Eurofound (2) sulla lotta al lavoro som-merso negli Stati membri, hanno indotto le autorità euro-pee a presentare una proposta di decisione del ParlamentoEuropeo e del Consiglio, nonché una proposta di risolu-zione del Parlamento Europeo, per l’istituzione di una piat-taforma europea per il rafforzamento della cooperazionerivolta a prevenire e scoraggiare il lavoro sommerso (3).La piattaforma dovrebbe fornire un valore aggiunto “sianella lotta al lavoro nero (definito come “qualsiasi attivitàretribuita lecita per natura, ma non dichiarata alle autoritàpubbliche”), sia nella regolarizzare del lavoro non dichia-rato”, nella consapevolezza di tutti gli interlocutori coin-volti (ispettori del lavoro e della sicurezza sociale, agenziefiscali, rappresentanti dei datori e dei lavoratori) che talipratiche privano i lavoratori della protezione sociale, met-tono a rischio salute e sicurezza e abbassano gli standardlavorativi, pregiudicando la concorrenza tra imprese e lasostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale. La piattaformaè concepita come strumento di contrasto congiunto al fe-nomeno, mediante scambio di informazioni e di esperienzefra Paesi, ma anche di sensibilizzazione delle opinioni pub-bliche nazionali. L’ISTAT (4) segnala infatti che in Italia l’area del lavorosommerso è caratterizzata da una forte contiguità struttu-rale con la parte emersa dell’economia, e che le sue dimen-sioni vanno ben oltre le interpretazioni che lorappresentano tipico delle condizioni di marginalità o co-munque legato a situazioni di degrado economico-sociale.I dati tratti dalla rilevazione sulle forze lavoro, integrati con

le informazioni contenute negli archivi che tracciano l’occu-pazione regolare (5), danno dell’occupazione irregolare un qua-dro in funzione delle caratteristiche socio-demografichedell’individuo e della sua posizione lavorativa, nonché di fat-tori locali di contesto relativi al mercato del lavoro (combina-zione fra caratteristiche dell’offerta e struttura delladomanda) e alla struttura produttiva. Ne emerge che, con ri-ferimento agli ultimi dati disponibili (anno 2012), in Italia iltasso di irregolarità riguardava il 13% degli occupati (il 15%in termini di unità di lavoro), con incidenze settoriali moltodiverse (55% nel lavoro domestico, 22% in agricoltura, 7%dell’industria in senso stretto, 15% nelle costruzioni e 13% neiservizi del settore alberghiero e dei pubblici esercizi) e con unpeso più che doppio nel Mezzogiorno rispetto alle aree delCentro-Nord. L’ISTAT stima che l’80% di irregolari sono cit-tadini italiani, più del 50% ha un’età compresa tra 35 e 64anni, il 17% ha frequentato l’Università, il 67% svolge lavorodipendente, il 33% svolge attività tecnico-professionale o diqualifica impiegatizia. L’Istituto stima inoltre che per unostesso profilo individuale - definito per età, genere, livello diistruzione e composizione familiare - il rischio di trovarsi asvolgere un’occupazione irregolare varia drammaticamenteda regione a regione, ed è generalmente più che doppio nelleprovince caratterizzate dall’assenza di strutture a supportodell’occupazione e dalla assoluta prevalenza di canali infor-mali.

L’eterogeneità del lavoro non regolare

zione degli ex-inattivi;Gli inattivi tra 15 e 64 anni crescono dello 0,3% (36milaunità) rispetto ad aprile, dopo il trend decrescente osser-vato dall’inizio del 2015; diminuiscono, invece, su baseannua dello 0,9% (135mila unità) e qui soprattutto tra gliuomini e i più adulti.L’ulteriore disaggregazione dei dati consente di imputarequesta contrazione nel lungo periodo al calo degli inattivi

una sostanziale stabilità (attività di alloggio e ristorazione eservizi di trasporto e magazzinaggio) o un più modesto mi-glioramento (attività artistiche, sportive e di intrattenimentoe commercio). Analogamente, rispetto al I trimestre 2014l’andamento dell’indicatore dà conferma di differenze ten-denziali positive nelle principali categorie di attività econo-mica.Nell’industria e nei servizi l’indice delle ore lavorate pro-capite nelle imprese con almeno 10 addetti rimane stabilerispetto al trimestre precedente e aumenta su base tenden-ziale. Quest’incremento, che complessivamente e a seguitodelle correzioni per gli effetti di calendario è pari allo 0,2%,interessa diffusamente l’industria in senso stretto – dove lacrescita dello 0,6% consegue per lo più alle dinamiche posi-tive misurate nelle attività estrattive (1,9%) e nel manifattu-riero (0,9%) e le costruzioni, dove il tasso di settore mostraun aumento del 3,8%. Nel terziario si osserva, invece, unacontrazione dello 0,3%, dovuta ai peggioramenti rilevati nellamaggior parte delle attività e più intensi nei servizi di mercatoe nell’istruzione (rispettivamente pari allo 0,7% e al 3,9%).Nel medesimo periodo e nella stessa categoria di imprese,l’incidenza delle ore di cassa integrazione salariale utilizzate

Tassi di disoccupazione.(Elaborazioni CNEL su dati EUROSTAT)

Tassi di disoccupazione - totale e giovanile - in alcuni paesi Europei(Elaborazioni CNEL su dati EUROSTAT)

più distanti dal mercato del lavoro (in particolare degliover55 e di coloro che non sono interessati al lavoro), oltreal riacutizzarsi dello scoraggiamento e alla crescita del-l’inattività nella componente immigrata, cui si contrap-pone la contestuale riduzione di quella italiana. Il tasso diinattività è pari al 36%, stabile nel confronto congiunturaleed in calo su base annua; secondo le principali dimensionipermangono significative differenze (26,2% per gli uominie 45,6% per le donne; 74,3% tra i 15-24enni; 48,9% tra gliunder35; 30,2% tra gli stranieri; 47,3% nel Mezzogiorno).Nel I trimestre 2015 il tasso dei posti vacanti (riferitoalle imprese nell’industria e nei servizi con almeno 10 ad-detti) è pari allo 0,6%, in crescita nel confronto congiun-turale e rispetto al I trimestre 2014 (0,1 punti percentuali).Nell’industria si osservano valori analoghi al tasso gene-rale, unitamente alla medesima dinamica (sia rispetto alprecedente trimestre che su base annua) mentre nei servizil’indicatore mostra una sostanziale stabilità nel breve pe-riodo e una crescita nei dodici mesi.Nel breve periodo il maggior dettaglio evidenzia nell’indu-stria in senso stretto miglioramenti nella quasi totalità deisettori (circa 0,1 punti percentuali), ad eccezione del ma-nifatturiero dove rimane costante; nelle costruzioni si mi-sura un tasso di settore relativamente più alto e in crescita.Nel terziario l’indicatore mostra un aumento di 0,1 puntipercentuali, dovuto alla crescita rilevata nella maggiorparte delle attività, tra cui i servizi di informazione e co-municazione, le attività finanziarie e assicurative, le attivitàimmobiliari e professionali e i servizi di istruzione (almeno0,2 punti percentuali); si riscontra una diminuzione solonelle attività connesse alla sanità ed assistenza sociale. Adeccezione di questi settori, nei restanti comparti si osserva

nel trimestre di riferimento si attesta a 21,8 ore ogni mille orelavorate (23 nell’industria e nei servizi di mercato), di nuovoconcentrata nell’industria e in diminuzione rispetto al I tri-mestre del 2015 di 11,7 ore. A questa contrazione, comune atutti i settori e particolarmente intensa nelle costruzioni (conun calo di circa 49 ore), si affianca l’incremento del tasso diutilizzo del lavoro straordinario, con un’incidenza sul totaledelle ore lavorate (pari al 3,4%) che presenta lievi differenzesettoriali e una maggiore variabilità nell’industria e nei servizidi mercato.Tali dati, cui si affiancano le dinamiche del monte ore lavorate(in lieve calo rispetto al trimestre precedente e invariate suidodici mesi) confermano l’allentamento, ancora modesto edepisodico, delle difficoltà sofferte dalle imprese nei trimestriprecedenti - in particolare nelle costruzioni e nel manifattu-riero - nella creazione di nuove opportunità, nell’assorbi-mento dei propri disoccupati e di quelli precedentementeoccupati in altri settori.

(1) Special Eurobarometer Report n. 402, “Undeclared work in the European Union”,European Commission, 2014.(2) Eurofound, Tackling undeclared work in 27 European Union member States andNorway, 2013.(3) Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’istituzionedi una piattaforma europea per il rafforzamento della cooperazione rivolta a preveniree scoraggiare il lavoro sommerso (COM (2014) 0221).(4) ISTAT, Rapporto annuale 2015 - La situazione del Paese, 2015, cap. 4.(5) ISTAT working paper n. 1, The heterogeneity of irregular employment in Italy:some evidence from the labour force survey integrated with administrative data,2015.

E’ stato pubblicato il report sul progetto CNEL-ISTAT con-cernente i temi: “Produttività, struttura e performance delleimprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione in-tegrativa”, con cui si conclude la prima fase della collabora-zione interistituzionale avviata da CNEL e ISTAT neldicembre 2013. Il documento è suddiviso nei seguenti quat-tro capitoli, a loro volta ampiamente articolati al loro in-terno: 1) Il rallentamento della produttività in Italia: ICT,capitale materiale e immateriale; 2) Struttura, performancee potenzialità di crescita del sistema delle imprese esporta-trici italiane; 3) Mercato del lavoro: flessibilità in entrata,performance occupazionale e produttività; 4) La diffusionedella contrattazione integrativa al Contratto collettivo na-zionale (CCNL) nelle imprese italiane. Il report é disponibile nella sezione Documenti / Rapportidel sito www.cnel.it.

On-line il report CNEL-ISTAT

Notiziario Mercato del Lavoro n. 3 - Luglio 2015_Notiziario CNEL 12/08/2015 10:30 Pagina 6

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le informazioni contenute negli archivi che tracciano l’occu-pazione regolare (5), danno dell’occupazione irregolare un qua-dro in funzione delle caratteristiche socio-demografichedell’individuo e della sua posizione lavorativa, nonché di fat-tori locali di contesto relativi al mercato del lavoro (combina-zione fra caratteristiche dell’offerta e struttura delladomanda) e alla struttura produttiva. Ne emerge che, con ri-ferimento agli ultimi dati disponibili (anno 2012), in Italia iltasso di irregolarità riguardava il 13% degli occupati (il 15%in termini di unità di lavoro), con incidenze settoriali moltodiverse (55% nel lavoro domestico, 22% in agricoltura, 7%dell’industria in senso stretto, 15% nelle costruzioni e 13% neiservizi del settore alberghiero e dei pubblici esercizi) e con unpeso più che doppio nel Mezzogiorno rispetto alle aree delCentro-Nord. L’ISTAT stima che l’80% di irregolari sono cit-tadini italiani, più del 50% ha un’età compresa tra 35 e 64anni, il 17% ha frequentato l’Università, il 67% svolge lavorodipendente, il 33% svolge attività tecnico-professionale o diqualifica impiegatizia. L’Istituto stima inoltre che per unostesso profilo individuale - definito per età, genere, livello diistruzione e composizione familiare - il rischio di trovarsi asvolgere un’occupazione irregolare varia drammaticamenteda regione a regione, ed è generalmente più che doppio nelleprovince caratterizzate dall’assenza di strutture a supportodell’occupazione e dalla assoluta prevalenza di canali infor-mali.

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Cnel Notiziario sul Mercato del Lavoro

Nel trimestre di riferimento i dati INAIL sull’andamentodegli infortuni sul lavoro hanno fornito alcuni focussulle dinamiche osservate in specifici settori dell’industria(alimentare e legno) e un approfondimento sulle caratte-ristiche del fenomeno nelle attività relative al commercio.Nel quinquennio 2009-2013 l’industria alimentare siconferma tra i settori con maggior numero di eventi di in-fortunio e con un tasso infortunistico superiore alla mediarilevata nel manifatturiero, registrando una forte caratte-rizzazione secondo le dimensioni (Nord-Italia, uomini, 35-49enni) e un consistente calo nel numero complessivo deicasi denunciati (25% tra il 2009 e il 2013), diffuso tra isub-comparti e secondo genere e origine.Analogamente, nel medesimo periodo nell’industria dellegno si riscontra una intensa decrescita del numero diinfortuni (pari al 41% nel quinquennio), in concomitanzadella contrazione del volume di occupati e di una consi-stente riduzione dei livelli produttivi e del numero di im-prese operanti nel settore, rivelatasi particolarmenteintense nelle grandi imprese e per gli effetti indotti dallacrisi dell’edilizia. L’indagine sulle cause di questo calo con-ferma l’abbassamento del livelli di rischiosità generale emostra come nelle piccole imprese - dove accade il mag-gior numero di eventi (oltre il 70% dei casi) - si misuri unadiminuzione più intensa rispetto alle altre tipologie diaziende (soprattutto a quelle con più di 50 addetti).Sulla base dei dati relativi al 2013, l’analisi dell’andamentoinfortunistico per tipo di attività evidenzia le peculiaritàdel fenomeno nel commercio, già caratterizzato dallaperdurante flessione delle vendite, diffusa nel settore mameno intensa negli ambiti dimostratisi più resilienti alledifficoltà economiche, come le medie e grandi imprese oquelle operanti nelle grande distribuzione. Sul totale degliinfortuni denunciati nel 2013, nel settore si rileva nuova-mente il più alto numero di eventi rispetto alle altre attivitàdel terziario (20%, a confronto del 17% e del 16% rilevatirispettivamente nella sanità e nei trasporti), pur scontandonel quadriennio un rilevante calo (27%), superiore al cor-rispondente valore osservato nell’intero comparto dei ser-vizi. Un’ulteriore disaggregazione dei dati evidenzia larilevante concentrazione degli infortuni occorsi nel com-mercio nelle regioni settentrionali e tra gli uomini (rispet-tivamente 59% e 64% sul totale), nonché come oltre lametà di essi interessi le attività al dettaglio, dove il 38% èaccaduto in aziende fino a 15 addetti. Il segmento caratterizzato dal maggiore calo infortunisticocoincide con le attività relative al commercio e alle ripara-zioni di autoveicoli e motocicli (37% tra il 2009 ed il 2013),anche se in parte dovuto al calo occupazionale riscontratonel settore dell’auto (INAIL, aprile-giugno 2015).Le indagini del Sistema Informativo Excelsior suiprogrammi occupazionali delle imprese prospettano per ilII trimestre 2015 il consolidamento dei segnali positivi ve-rificatisi negli scorsi trimestri, sostenuti dal trend cre-

scente sperimentato dai principali indicatori macro-econo-mici (export, importazioni, produzione industriale, fatturatodel terziario, aspettative e clima di fiducia delle imprese,).In questo quadro, le stime sul mercato del lavoro ipotizzanola ripresa della domanda di lavoro che, pur risentendo dellasignificativa incidenza della Cassa Integrazione Guadagni (edella conseguente eccedenza occupazionale) e dei tagli di or-ganico o delle situazioni di crisi, potrebbe contribuire alla ri-duzione del saldo occupazionale e a un maggiore ricambiodella forza lavoro, allentando le difficoltà di assorbimentodell’offerta di lavoro disponibile, particolarmente pesanti so-prattutto per giovani e donne. Complessivamente le previsioni quantificano per questo tri-mestre 282mila nuovi ingressi (di cui 85% assunzioni direttee 15% contratti atipici) e circa 199mila uscite, che consistonoin rapporti che si concludono o che non saranno rinnovati;tali stock, unitamente al saldo totale, migliorano su base con-giunturale (anche per effetto della componente stagionale re-lativa all’avvio delle attività turistiche) e, meno intensamente,su base annua (soprattutto dal lato delle entrate, dove perdurail trend espansivo in atto da alcuni trimestri). L’analisi setto-riale mostra la maggiore crescita della domanda nell’industriae alcuni segnali di ripresa nelle costruzioni, con conseguenteaumento di richieste di operai e personale con qualifica pro-fessionale; nel terziario, invece, si rilevano forti differenze trai vari tipi di attività che, complessivamente, danno luogo a mi-glioramenti più contenuti. Confermano l’intensificazione della domanda di lavoro l’in-cremento del numero di imprese che prevedono assunzioni edel tasso medio di assunzioni per impresa (entrambi più di-namici nell’industria che nei servizi), oltre alla ripresa dell’oc-cupazione creata dalle piccole imprese; le caratteristichedell’offerta di lavoro spingono le imprese ad assumere perso-nale con esperienza, determinando la stazionarietà dellaquota delle figure di difficile reperimento.Per quanto riguarda le tipologie contrattuali, circa il 94% dellenuove entrate è costituito da rapporti di lavoro alle dipen-denze, suddivisi tra contratti a termine (per oltre la metà),tempo indeterminato e apprendistato, lavoro interinale; il re-stante 6% riguarda le forme “autonome”: contratti di collabo-razione, di somministrazione e lavoratori con partita IVA eoccasionali. Nel confronto annuo, l’incremento dei nuovi in-gressi è dovuto principalmente al trend positivo dei contrattidi lavoro subordinato e, qui, ai nuovi e importanti aumentidei rapporti a tempo indeterminato (79%), cui si affianca lamodesta crescita di quelli a termine e degli interinali (rispet-tivamente 5% e 8%) e la contrazione dei contratti di appren-distato (9%); tra le forme atipiche si misura, invece, ilconsistente calo delle collaborazioni a progetto (36%). Tali ri-sultanze mostrano, quindi, la tendenziale ricomposizionedelle preferenze delle imprese verso forme contrattuali piùstabili, anche per effetto dell’entrata in vigore del Jobs Act edella combinata applicazione del meccanismo delle tutele cre-scenti e dei bonus occupazionali.

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conciliazione, l'assenza di sostegno al lavoro di cura svoltodalle donne nella famiglia, la maggiore aspettativa di vitache implica una vita più lunga, ma in condizioni di saluterelativamente peggiori.In relazione a questi temi, il CNEL ha sviluppato un’analisidi genere del quadro pensionistico italiano nella propriaRelazione annuale al Parlamento e al Governo sui livelli ela qualità dei servizi erogati dalla Pubblica Amministra-zione. Dall’edizione 2014 emergono ampie disuguaglianzetra le due componenti, tra cui il divario nell’importo mediodel reddito pensionistico e la diversa distribuzione dei per-cettori rispetto alle classi dei redditi di pensione: nella ge-stione pensionistica dei lavoratori dipendenti del settoreprivato la classe più bassa (fino a 499 euro) ricomprende il34% degli uomini e ben il 57% delle donne, mentre la classedi importo massimo (3.000 euro e oltre) riguarda il 3,4%degli uomini e solo lo 0,2% delle donne.Specifiche indagini sono state condotte dal CNEL sull’evo-luzione in termini di genere della spesa pensionistica me-diante l’elaborazione di modelli previsionali che stimanonel lungo periodo le prestazioni di invalidità, di vecchiaia ein favore dei superstiti, nonché le prestazioni pensionisti-che previdenziali (2014, Rapporto CNEL sul welfare). Lestime ottenute portano a concludere, in primis, sulla ne-cessità di un nuovo quadro di valorizzazione del lavoro esull’urgenza di un riequilibrio dei metodi di calcolo dei red-diti da pensione, con particolare riferimento a fattori comela durata della vita contributiva, la giusta ed equa determi-nazione delle aliquote contributive, le misure per la coper-tura dei periodi di disoccupazione, le odiernecaratteristiche degli andamenti demografici. Secondo ildettaglio di genere, gli esiti della sperimentazione mo-strano come i più rilevanti contributi al contenimento, equindi ai risparmi, della spesa pensionistica provenganodalla maggiore considerazione dell'anzianità contributiva,dall’abbandono del meccanismo dell’integrazione al mi-nimo, dall’aumento dei limiti di età in base alle aspettativedi vita (soprattutto nel caso degli assegni di vecchiaia), tuttirilevatisi più penalizzanti ed onerosi nel settore privato e,qui, soprattutto per le donne. Lo studio della condizione femminile e delle effettive pariopportunità uomo-donna rientrano nel progetto interisti-tuzionale CNEL/ISTAT sul Benessere Equo e Sostenibile,finalizzato alla definizione di specifici indicatori per la mi-surazione del benessere e della qualità della vita dei citta-dini, utilizzabili anche come innovativo strumento dipolitica economica. In questo ambito, lo scorso 9 febbraioè stata presentata in Parlamento una proposta di legge re-cante “Disposizioni per l'utilizzazione degli indicatori di be-nessere nelle politiche pubbliche”, che riprende gli spuntiforniti dal CNEL prevedendo, tra l’altro, l'introduzione delbilancio di genere come strumento di valutazione delle mi-sure economiche e di spesa pubblica. Tra le linee di lavoro più orientate all’approfondimento del

tema rilevano il disegno di legge di iniziativa CNEL sulle sta-tistiche di genere (2013) e il contributo del CNEL al gruppodi lavoro interistituzionale che redige il Piano di azione na-zionale su “Donne, pace e sicurezza per gli anni 2014-2016”,nell’ambito delle attività del Comitato interministeriale peri diritti umani istituito presso il Ministero degli Affari Esteri.Nella redazione del Piano il CIDU ha integralmente recepitola posizione del CNEL, già sviluppata nel richiamato disegnodi legge, la quale porta a sintesi gli orientamenti delle Partisociali in tema di limitato inserimento delle donne nel pro-cesso produttivo e bassa occupazione femminile, di adegua-mento dei processi di produzione e diffusione degli indici perla realizzazione di un sistematico monitoraggio secondo ilgenere, in modo che siano possibili la corretta valutazionedell’impatto delle normative sulle politiche di pari opportu-nità e una mirata elaborazione di misure operative di con-trasto delle disuguaglianze di genere.Il CNEL ha sviluppato queste sensibilità anche sul piano in-ternazionale nell'ambito dell’Associazione Internazionale deiConsigli Economici e Sociali e delle Istituzioni Similari (AI-CESIS) e, qui, nel corso delle annuali sessioni dell'ONU –Commission on the status of women, dove l'impegno a pro-muovere il dialogo e a potenziare la coesione sociale si co-niuga con la lotta contro le disuguaglianze, prima di tuttoquelle di genere. Il Presidente, in un’ottica di valorizzazione dei differenzialidi genere, ha in conclusione segnalato gli elementi più carat-terizzanti del processo di miglioramento e di correzione dellanormativa vigente e delle dinamiche economico-sociali, sot-tolineando come sia prioritario favorire la partecipazionefemminile al mercato non solo in considerazione dei principicostituzionali di parità ed uguaglianza ma, soprattutto pergarantire alle famiglie maggiore reddito e per generare do-manda di servizi, a loro volta positivi contributi alla sosteni-bilità di lungo periodo del sistema pensionistico.

(1) Special Eurobarometer Report n. 402, “Undeclared work in the European Union”,European Commission, 2014.(2) Eurofound, Tackling undeclared work in 27 European Union member States andNorway, 2013.(3) Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’istituzionedi una piattaforma europea per il rafforzamento della cooperazione rivolta a preveniree scoraggiare il lavoro sommerso (COM (2014) 0221).(4) ISTAT, Rapporto annuale 2015 - La situazione del Paese, 2015, cap. 4.(5) ISTAT working paper n. 1, The heterogeneity of irregular employment in Italy:some evidence from the labour force survey integrated with administrative data,2015.

Il 28 luglio la Direzione generale per l’Attività ispettiva delMinistero del lavoro e delle politiche sociali ha reso noti irisultati dell’attività di vigilanza svolta dalle strutture ter-ritoriali del Ministero nel 1° semestre 2015. Gli accessiispettivi registrati ammontano a 75.890, mentre le conte-stazioni di illeciti hanno riguardato 40.449 aziende (59%circa delle imprese ispezionate). Rilevato l’impiego di18.215 lavoratori “in nero”. In sensibile aumento, rispettoal corrispondente semestre del 2014, le violazioni riscon-trate in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Nello stessoperiodo del 2015, INPS e INAIL hanno ispezionato com-plessivamente 30.959 imprese, riscontrando irregolarità in26.287 casi. Rilevata una contribuzione non versata pariad euro 484.323.372, mentre i premi assicurativi evasi am-montano ad euro 45.477.238.

I risultati dell’attività ispettivanel I semestre

E’ stato pubblicato il report sul progetto CNEL-ISTAT con-cernente i temi: “Produttività, struttura e performance delleimprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione in-tegrativa”, con cui si conclude la prima fase della collabora-zione interistituzionale avviata da CNEL e ISTAT neldicembre 2013. Il documento è suddiviso nei seguenti quat-tro capitoli, a loro volta ampiamente articolati al loro in-terno: 1) Il rallentamento della produttività in Italia: ICT,capitale materiale e immateriale; 2) Struttura, performancee potenzialità di crescita del sistema delle imprese esporta-trici italiane; 3) Mercato del lavoro: flessibilità in entrata,performance occupazionale e produttività; 4) La diffusionedella contrattazione integrativa al Contratto collettivo na-zionale (CCNL) nelle imprese italiane. Il report é disponibile nella sezione Documenti / Rapportidel sito www.cnel.it.

On-line il report CNEL-ISTAT

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Esercizio: una stima della probabilità di avere un’occupazione in Italia

Con questo esercizio si stima la probabilità di avere un’oc-cupazione al variare del sesso, della ripartizione territorialee del titolo di studio, utilizzando i dati provenienti dall’in-dagine ISTAT sulle forze lavoro del IV trimestre 2014. Suun campione di 130.861 casi sono state prese in conside-razione le seguenti variabili: occupato (sì, no), genere, areageografica (Nord, Centro, Sud) e titolo di studio (basso =senza titolo, scuola elementare, scuola media; medio =qualifica professionale, diploma di maturità, accademiad'arte; alto = laurea triennale, specialistica, vecchio ordi-namento). E’ stato utilizzato un modello di regressione logit, inquanto la variabile “occupato” è di tipo qualitativo con duemodalità di risposta. Dall’analisi dei residui risulta che ilmodello spiega piuttosto bene i dati (1). In tab. 1 sono riportate le stime dei coefficienti del modellocon i relativi test di significatività. I segni dei coefficienti(colonna estimate) mostrano che:- la probabilità attesa di avere un’occupazione dipende dalgenere (le donne hanno una probabilità attesa inferioreagli uomini, a parità di altre condizioni);- ripartizione geografica (nelle regioni del Centro e del Sudla probabilità attesa è inferiore che al Nord, a parità di altrecondizioni);- titolo di studio (le persone con titolo medio/alto hannouna probabilità attesa superiore alle persone con titolo distudio basso);- tali fattori interagiscono significativamente tra di loro.La tab. 2 riporta le tipologie di individui ordinate in sensocrescente (dalla tipologia con più bassa probabilità alla ti-pologia con più alta probabilità). I risultati più evidentisono i seguenti:- la variabile “titolo di studio” appare fortemente correlatacon la probabilità di avere un’occupazione; tra le donne delSud tale probabilità aumenta da 0,10 (titolo basso) a 0,55(titolo alto); tra gli uomini del Sud aumenta da 0,29 (titolobasso) a 0,65 (titolo alto); tra le donne del Nord aumentada 0,19 (titolo basso) a 0,71 (titolo alto); tra gli uomini delNord aumenta da 0,38 (titolo basso) a 0,73 (titolo alto);- le donne con titolo di studio basso costituiscono il gruppocon la minore probabilità di avere un’occupazione: 0,10 nelSud e 0,19 nel Nord;- tra le donne del Sud la probabilità di avere un’occupa-

zione sale a 0,34 in presenza di titolo di studio medio e a 0,55con titolo di studio alto;- le donne del Sud con un titolo di studio alto presentano unaprobabilità di avere un’occupazione analoga agli uomini delSud e alle donne del Nord e del Centro con titolo di studiomedio;- nel Sud la probabilità di avere un’occupazione per chi è inpossesso di titolo di studio alto è stimata tra 0,55 (donne) e0,65 (uomini), ed è cioè significativamente più alta per gli uo-mini che per le donne; - nel Centro la probabilità di avere un’occupazione per chi èin possesso di titolo di studio alto è stimata tra 0,67 (donne)e 0,69 (uomini), ed è cioè simile per i due sessi;- nel Nord la probabilità di avere un’occupazione per chi è inpossesso di titolo di studio alto è stimata tra 0,71 (donne) e0,73 (uomini), ed è cioè simile per i due sessi.

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Indagine conoscitiva della Camera dei Deputati sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale: audizione del Presidente del CNEL

Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impatto in ter-mini di genere della normativa previdenziale e sulle dispa-rità tra uomini e donne in materia di trattamentipensionistici, il Presidente del CNEL è stato audito dallaCommissione Lavoro della Camera di Deputati lo scorso21 maggio. Nell’occasione il Presidente ha descritto le piùrecenti iniziative promosse dal CNEL in tema di politichedi genere e sulle disuguaglianze in materia di lavoro, dandoriscontro della dimensione e dei tratti peculiari che tale fe-nomeno ha assunto in Italia, tra cui: maggiori livelli di di-soccupazione delle donne rispetto agli uomini (nonostanteuna migliore tenuta dell’occupazione femminile negli annidella crisi); diversa tipologia di lavoro, influenzata dal“dato culturale” che lega l’erogazione dei servizi alla fami-glia essenzialmente alle donne (sottratte al circuito lavoro-produzione-fruizione del trattamento pensionistico);perdurante sperequazione dei redditi e delle retribuzioni asvantaggio delle donne; indici femminili di occupazione edisoccupazione peggiori rispetto alle relative medie euro-pee; bassi tassi di attività e consistente incidenza del lavoronon standard tra le donne; marcata differenza di generenei fenomeni di sovra-istruzione e di sotto-occupazione.L’attività della Consulta sulle Pari Opportunità, istituitapresso la commissione lavoro del CNEL, ha portato a sin-tesi le posizioni delle rappresentanze sociali – le forze in-termedie del Paese – sull’impatto di genere dellanormativa, sulle indagini settoriali inerenti le dinamichedel mercato del lavoro, sull’universalità e sulla coperturadegli ammortizzatori sociali. La Consulta ha curato le sessioni annuali denominate“Stati generali sul lavoro delle donne in Italia”, le cui ultimeedizioni sono state dedicate all'analisi della congruità edegli effetti attesi dei principali provvedimenti legislativiin tema di valorizzazione della “risorsa donna” in Italia.Nella sessione del 2012 l’INPS ha presentato un quadrosugli ammortizzatori sociali e sulle caratteristiche dei trat-tamenti di integrazione salariale e delle prestazioni di cuisono beneficiarie le donne, fornendo elementi utili all’ana-lisi e alla valutazione della normativa previdenziale se-condo la dimensione di genere. Nell’anno successivo il ciclodi seminari ha consentito un’approfondita analisi – anchedi taglio comparativo - del mondo del lavoro femminile, apartire dalle riforme varate tra il 2011 ed il 2012 dal Go-verno Monti sugli assetti del mercato, sugli ammortizzatorisociali, sul sistema previdenziale e di welfare nazionale elocale. L’ultima sessione ha fornito un quadro di confrontodi tali interventi normativi evidenziando come, sovrappo-nendosi alle concomitanti misure di austerity, abbiano fi-

nito per comprimere un segmento lavorativo già svantaggiatoed esposto alla strutturale carenza di offerta pubblica di ser-vizi di cura per le categorie più deboli. Oltre a stimare l’impatto e gli effetti di breve periodo di taliazioni, il CNEL ha segnalato le criticità di carattere generale,rilevabili per entrambi i generi (ma di fatto più gravose per ledonne) come l'assenza di strumenti di sostegno al reddito fi-nalizzati al sostentamento durante i periodi di disoccupazionee di ricerca attiva di un impiego, la persistente mancanza disistematiche politiche attive del lavoro, il rischio nelle fascedi età più adulte di esclusione dal lavoro o dall'assicurazionesociale per l'impiego. Al riguardo si è posta in luce l’ eccessiva“neutralità di genere” (la cosiddetta “parità malintesa”) diqueste riforme, incapaci di tener conto delle specificità dellacondizione femminile. Uno degli effetti più evidenti si rilevanella quantificazione dei redditi da pensione, che media-mente per le donne risulta del 30% inferiore a quello degliuomini sia per l’età pensionabile più precoce, sia per la mag-giore discontinuità delle carriere femminili. A questo va ag-giunta la contestuale mancanza di adeguate misure di

Il 24 giugno è stata presentata in Parlamento Europeoun’interrogazione sull’applicazione della sentenza dellaCorte di Giustizia del 26 novembre 2014, che condannavalo Stato italiano per il reiterato ricorso a contratti a tempodeterminato in danno dei precari della scuola e di altre ca-tegorie del pubblico impiego.La sentenza metteva in luce il contrasto con la direttiva1999/70/CE, che recepiva l’accordo quadro comunitario sulcontratto a tempo determinato, a sua volta recepita nell’or-dinamento italiano con decreto legge 368/2001, e come laCommissione UE avesse già - nel 2010 e nel 2014 - conte-stato all’Italia la violazione della direttiva per trattamentosfavorevole dei dipendenti pubblici a tempo determinato ri-spetto a quelli a tempo indeterminato. L’interrogazione fariferimento alla riforma italiana del contratto a termine in-trodotta con legge 78/2014, oltre che a precedenti interventicontenuti nella legge 125/2013 in materia di limitazioni aproroghe contrattuali e all'uso del lavoro flessibile nel pub-blico impiego, che non applicano le tutele previste dalla nor-mativa europea a diverse categorie di lavoratori pubblici.Con l’interrogazione si chiede alla Commissione se intendepromuovere contro l’Italia il ricorso alla Corte di Giustiziaper inadempimento.

Interrogazione al Parlamento UEsui precari nel pubblico impiego

Tab. 2 - Le probabilità di avere un lavoro stimate dal modello logit

Signif. codes: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1(Dispersion parameter for binomial family taken to be 1); Null deviance:23247.756 on 17 degrees of freedom ; residual deviance: 11.784 on 4 degrees offreedom; AIC: 199.64; number of Fisher Scoring iterations: 3

(1) I residui di un modello statistico sono dati dalla differenza tra i valori osservati e ivalori stimati dal modello. La loro analisi consente di valutare la capacità del modellodi spiegare i dati. L’analisi completa dei residui è disponibile su richiesta([email protected]; [email protected]).

Tab. 1 - stime dei coefficienti del modello logit

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Esercizio: una stima della probabilità di avere un’occupazione in Italia

Con questo esercizio si stima la probabilità di avere un’oc-cupazione al variare del sesso, della ripartizione territorialee del titolo di studio, utilizzando i dati provenienti dall’in-dagine ISTAT sulle forze lavoro del IV trimestre 2014. Suun campione di 130.861 casi sono state prese in conside-razione le seguenti variabili: occupato (sì, no), genere, areageografica (Nord, Centro, Sud) e titolo di studio (basso =senza titolo, scuola elementare, scuola media; medio =qualifica professionale, diploma di maturità, accademiad'arte; alto = laurea triennale, specialistica, vecchio ordi-namento). E’ stato utilizzato un modello di regressione logit, inquanto la variabile “occupato” è di tipo qualitativo con duemodalità di risposta. Dall’analisi dei residui risulta che ilmodello spiega piuttosto bene i dati (1). In tab. 1 sono riportate le stime dei coefficienti del modellocon i relativi test di significatività. I segni dei coefficienti(colonna estimate) mostrano che:- la probabilità attesa di avere un’occupazione dipende dalgenere (le donne hanno una probabilità attesa inferioreagli uomini, a parità di altre condizioni);- ripartizione geografica (nelle regioni del Centro e del Sudla probabilità attesa è inferiore che al Nord, a parità di altrecondizioni);- titolo di studio (le persone con titolo medio/alto hannouna probabilità attesa superiore alle persone con titolo distudio basso);- tali fattori interagiscono significativamente tra di loro.La tab. 2 riporta le tipologie di individui ordinate in sensocrescente (dalla tipologia con più bassa probabilità alla ti-pologia con più alta probabilità). I risultati più evidentisono i seguenti:- la variabile “titolo di studio” appare fortemente correlatacon la probabilità di avere un’occupazione; tra le donne delSud tale probabilità aumenta da 0,10 (titolo basso) a 0,55(titolo alto); tra gli uomini del Sud aumenta da 0,29 (titolobasso) a 0,65 (titolo alto); tra le donne del Nord aumentada 0,19 (titolo basso) a 0,71 (titolo alto); tra gli uomini delNord aumenta da 0,38 (titolo basso) a 0,73 (titolo alto);- le donne con titolo di studio basso costituiscono il gruppocon la minore probabilità di avere un’occupazione: 0,10 nelSud e 0,19 nel Nord;- tra le donne del Sud la probabilità di avere un’occupa-

zione sale a 0,34 in presenza di titolo di studio medio e a 0,55con titolo di studio alto;- le donne del Sud con un titolo di studio alto presentano unaprobabilità di avere un’occupazione analoga agli uomini delSud e alle donne del Nord e del Centro con titolo di studiomedio;- nel Sud la probabilità di avere un’occupazione per chi è inpossesso di titolo di studio alto è stimata tra 0,55 (donne) e0,65 (uomini), ed è cioè significativamente più alta per gli uo-mini che per le donne; - nel Centro la probabilità di avere un’occupazione per chi èin possesso di titolo di studio alto è stimata tra 0,67 (donne)e 0,69 (uomini), ed è cioè simile per i due sessi;- nel Nord la probabilità di avere un’occupazione per chi è inpossesso di titolo di studio alto è stimata tra 0,71 (donne) e0,73 (uomini), ed è cioè simile per i due sessi.

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Indagine conoscitiva della Camera dei Deputati sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale: audizione del Presidente del CNEL

Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impatto in ter-mini di genere della normativa previdenziale e sulle dispa-rità tra uomini e donne in materia di trattamentipensionistici, il Presidente del CNEL è stato audito dallaCommissione Lavoro della Camera di Deputati lo scorso21 maggio. Nell’occasione il Presidente ha descritto le piùrecenti iniziative promosse dal CNEL in tema di politichedi genere e sulle disuguaglianze in materia di lavoro, dandoriscontro della dimensione e dei tratti peculiari che tale fe-nomeno ha assunto in Italia, tra cui: maggiori livelli di di-soccupazione delle donne rispetto agli uomini (nonostanteuna migliore tenuta dell’occupazione femminile negli annidella crisi); diversa tipologia di lavoro, influenzata dal“dato culturale” che lega l’erogazione dei servizi alla fami-glia essenzialmente alle donne (sottratte al circuito lavoro-produzione-fruizione del trattamento pensionistico);perdurante sperequazione dei redditi e delle retribuzioni asvantaggio delle donne; indici femminili di occupazione edisoccupazione peggiori rispetto alle relative medie euro-pee; bassi tassi di attività e consistente incidenza del lavoronon standard tra le donne; marcata differenza di generenei fenomeni di sovra-istruzione e di sotto-occupazione.L’attività della Consulta sulle Pari Opportunità, istituitapresso la commissione lavoro del CNEL, ha portato a sin-tesi le posizioni delle rappresentanze sociali – le forze in-termedie del Paese – sull’impatto di genere dellanormativa, sulle indagini settoriali inerenti le dinamichedel mercato del lavoro, sull’universalità e sulla coperturadegli ammortizzatori sociali. La Consulta ha curato le sessioni annuali denominate“Stati generali sul lavoro delle donne in Italia”, le cui ultimeedizioni sono state dedicate all'analisi della congruità edegli effetti attesi dei principali provvedimenti legislativiin tema di valorizzazione della “risorsa donna” in Italia.Nella sessione del 2012 l’INPS ha presentato un quadrosugli ammortizzatori sociali e sulle caratteristiche dei trat-tamenti di integrazione salariale e delle prestazioni di cuisono beneficiarie le donne, fornendo elementi utili all’ana-lisi e alla valutazione della normativa previdenziale se-condo la dimensione di genere. Nell’anno successivo il ciclodi seminari ha consentito un’approfondita analisi – anchedi taglio comparativo - del mondo del lavoro femminile, apartire dalle riforme varate tra il 2011 ed il 2012 dal Go-verno Monti sugli assetti del mercato, sugli ammortizzatorisociali, sul sistema previdenziale e di welfare nazionale elocale. L’ultima sessione ha fornito un quadro di confrontodi tali interventi normativi evidenziando come, sovrappo-nendosi alle concomitanti misure di austerity, abbiano fi-

nito per comprimere un segmento lavorativo già svantaggiatoed esposto alla strutturale carenza di offerta pubblica di ser-vizi di cura per le categorie più deboli. Oltre a stimare l’impatto e gli effetti di breve periodo di taliazioni, il CNEL ha segnalato le criticità di carattere generale,rilevabili per entrambi i generi (ma di fatto più gravose per ledonne) come l'assenza di strumenti di sostegno al reddito fi-nalizzati al sostentamento durante i periodi di disoccupazionee di ricerca attiva di un impiego, la persistente mancanza disistematiche politiche attive del lavoro, il rischio nelle fascedi età più adulte di esclusione dal lavoro o dall'assicurazionesociale per l'impiego. Al riguardo si è posta in luce l’ eccessiva“neutralità di genere” (la cosiddetta “parità malintesa”) diqueste riforme, incapaci di tener conto delle specificità dellacondizione femminile. Uno degli effetti più evidenti si rilevanella quantificazione dei redditi da pensione, che media-mente per le donne risulta del 30% inferiore a quello degliuomini sia per l’età pensionabile più precoce, sia per la mag-giore discontinuità delle carriere femminili. A questo va ag-giunta la contestuale mancanza di adeguate misure di

Il 24 giugno è stata presentata in Parlamento Europeoun’interrogazione sull’applicazione della sentenza dellaCorte di Giustizia del 26 novembre 2014, che condannavalo Stato italiano per il reiterato ricorso a contratti a tempodeterminato in danno dei precari della scuola e di altre ca-tegorie del pubblico impiego.La sentenza metteva in luce il contrasto con la direttiva1999/70/CE, che recepiva l’accordo quadro comunitario sulcontratto a tempo determinato, a sua volta recepita nell’or-dinamento italiano con decreto legge 368/2001, e come laCommissione UE avesse già - nel 2010 e nel 2014 - conte-stato all’Italia la violazione della direttiva per trattamentosfavorevole dei dipendenti pubblici a tempo determinato ri-spetto a quelli a tempo indeterminato. L’interrogazione fariferimento alla riforma italiana del contratto a termine in-trodotta con legge 78/2014, oltre che a precedenti interventicontenuti nella legge 125/2013 in materia di limitazioni aproroghe contrattuali e all'uso del lavoro flessibile nel pub-blico impiego, che non applicano le tutele previste dalla nor-mativa europea a diverse categorie di lavoratori pubblici.Con l’interrogazione si chiede alla Commissione se intendepromuovere contro l’Italia il ricorso alla Corte di Giustiziaper inadempimento.

Interrogazione al Parlamento UEsui precari nel pubblico impiego

Tab. 2 - Le probabilità di avere un lavoro stimate dal modello logit

Signif. codes: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1(Dispersion parameter for binomial family taken to be 1); Null deviance:23247.756 on 17 degrees of freedom ; residual deviance: 11.784 on 4 degrees offreedom; AIC: 199.64; number of Fisher Scoring iterations: 3

(1) I residui di un modello statistico sono dati dalla differenza tra i valori osservati e ivalori stimati dal modello. La loro analisi consente di valutare la capacità del modellodi spiegare i dati. L’analisi completa dei residui è disponibile su richiesta([email protected]; [email protected]).

Tab. 1 - stime dei coefficienti del modello logit

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le informazioni contenute negli archivi che tracciano l’occu-pazione regolare (5), danno dell’occupazione irregolare un qua-dro in funzione delle caratteristiche socio-demografichedell’individuo e della sua posizione lavorativa, nonché di fat-tori locali di contesto relativi al mercato del lavoro (combina-zione fra caratteristiche dell’offerta e struttura delladomanda) e alla struttura produttiva. Ne emerge che, con ri-ferimento agli ultimi dati disponibili (anno 2012), in Italia iltasso di irregolarità riguardava il 13% degli occupati (il 15%in termini di unità di lavoro), con incidenze settoriali moltodiverse (55% nel lavoro domestico, 22% in agricoltura, 7%dell’industria in senso stretto, 15% nelle costruzioni e 13% neiservizi del settore alberghiero e dei pubblici esercizi) e con unpeso più che doppio nel Mezzogiorno rispetto alle aree delCentro-Nord. L’ISTAT stima che l’80% di irregolari sono cit-tadini italiani, più del 50% ha un’età compresa tra 35 e 64anni, il 17% ha frequentato l’Università, il 67% svolge lavorodipendente, il 33% svolge attività tecnico-professionale o diqualifica impiegatizia. L’Istituto stima inoltre che per unostesso profilo individuale - definito per età, genere, livello diistruzione e composizione familiare - il rischio di trovarsi asvolgere un’occupazione irregolare varia drammaticamenteda regione a regione, ed è generalmente più che doppio nelleprovince caratterizzate dall’assenza di strutture a supportodell’occupazione e dalla assoluta prevalenza di canali infor-mali.

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Nel trimestre di riferimento i dati INAIL sull’andamentodegli infortuni sul lavoro hanno fornito alcuni focussulle dinamiche osservate in specifici settori dell’industria(alimentare e legno) e un approfondimento sulle caratte-ristiche del fenomeno nelle attività relative al commercio.Nel quinquennio 2009-2013 l’industria alimentare siconferma tra i settori con maggior numero di eventi di in-fortunio e con un tasso infortunistico superiore alla mediarilevata nel manifatturiero, registrando una forte caratte-rizzazione secondo le dimensioni (Nord-Italia, uomini, 35-49enni) e un consistente calo nel numero complessivo deicasi denunciati (25% tra il 2009 e il 2013), diffuso tra isub-comparti e secondo genere e origine.Analogamente, nel medesimo periodo nell’industria dellegno si riscontra una intensa decrescita del numero diinfortuni (pari al 41% nel quinquennio), in concomitanzadella contrazione del volume di occupati e di una consi-stente riduzione dei livelli produttivi e del numero di im-prese operanti nel settore, rivelatasi particolarmenteintense nelle grandi imprese e per gli effetti indotti dallacrisi dell’edilizia. L’indagine sulle cause di questo calo con-ferma l’abbassamento del livelli di rischiosità generale emostra come nelle piccole imprese - dove accade il mag-gior numero di eventi (oltre il 70% dei casi) - si misuri unadiminuzione più intensa rispetto alle altre tipologie diaziende (soprattutto a quelle con più di 50 addetti).Sulla base dei dati relativi al 2013, l’analisi dell’andamentoinfortunistico per tipo di attività evidenzia le peculiaritàdel fenomeno nel commercio, già caratterizzato dallaperdurante flessione delle vendite, diffusa nel settore mameno intensa negli ambiti dimostratisi più resilienti alledifficoltà economiche, come le medie e grandi imprese oquelle operanti nelle grande distribuzione. Sul totale degliinfortuni denunciati nel 2013, nel settore si rileva nuova-mente il più alto numero di eventi rispetto alle altre attivitàdel terziario (20%, a confronto del 17% e del 16% rilevatirispettivamente nella sanità e nei trasporti), pur scontandonel quadriennio un rilevante calo (27%), superiore al cor-rispondente valore osservato nell’intero comparto dei ser-vizi. Un’ulteriore disaggregazione dei dati evidenzia larilevante concentrazione degli infortuni occorsi nel com-mercio nelle regioni settentrionali e tra gli uomini (rispet-tivamente 59% e 64% sul totale), nonché come oltre lametà di essi interessi le attività al dettaglio, dove il 38% èaccaduto in aziende fino a 15 addetti. Il segmento caratterizzato dal maggiore calo infortunisticocoincide con le attività relative al commercio e alle ripara-zioni di autoveicoli e motocicli (37% tra il 2009 ed il 2013),anche se in parte dovuto al calo occupazionale riscontratonel settore dell’auto (INAIL, aprile-giugno 2015).Le indagini del Sistema Informativo Excelsior suiprogrammi occupazionali delle imprese prospettano per ilII trimestre 2015 il consolidamento dei segnali positivi ve-rificatisi negli scorsi trimestri, sostenuti dal trend cre-

scente sperimentato dai principali indicatori macro-econo-mici (export, importazioni, produzione industriale, fatturatodel terziario, aspettative e clima di fiducia delle imprese,).In questo quadro, le stime sul mercato del lavoro ipotizzanola ripresa della domanda di lavoro che, pur risentendo dellasignificativa incidenza della Cassa Integrazione Guadagni (edella conseguente eccedenza occupazionale) e dei tagli di or-ganico o delle situazioni di crisi, potrebbe contribuire alla ri-duzione del saldo occupazionale e a un maggiore ricambiodella forza lavoro, allentando le difficoltà di assorbimentodell’offerta di lavoro disponibile, particolarmente pesanti so-prattutto per giovani e donne. Complessivamente le previsioni quantificano per questo tri-mestre 282mila nuovi ingressi (di cui 85% assunzioni direttee 15% contratti atipici) e circa 199mila uscite, che consistonoin rapporti che si concludono o che non saranno rinnovati;tali stock, unitamente al saldo totale, migliorano su base con-giunturale (anche per effetto della componente stagionale re-lativa all’avvio delle attività turistiche) e, meno intensamente,su base annua (soprattutto dal lato delle entrate, dove perdurail trend espansivo in atto da alcuni trimestri). L’analisi setto-riale mostra la maggiore crescita della domanda nell’industriae alcuni segnali di ripresa nelle costruzioni, con conseguenteaumento di richieste di operai e personale con qualifica pro-fessionale; nel terziario, invece, si rilevano forti differenze trai vari tipi di attività che, complessivamente, danno luogo a mi-glioramenti più contenuti. Confermano l’intensificazione della domanda di lavoro l’in-cremento del numero di imprese che prevedono assunzioni edel tasso medio di assunzioni per impresa (entrambi più di-namici nell’industria che nei servizi), oltre alla ripresa dell’oc-cupazione creata dalle piccole imprese; le caratteristichedell’offerta di lavoro spingono le imprese ad assumere perso-nale con esperienza, determinando la stazionarietà dellaquota delle figure di difficile reperimento.Per quanto riguarda le tipologie contrattuali, circa il 94% dellenuove entrate è costituito da rapporti di lavoro alle dipen-denze, suddivisi tra contratti a termine (per oltre la metà),tempo indeterminato e apprendistato, lavoro interinale; il re-stante 6% riguarda le forme “autonome”: contratti di collabo-razione, di somministrazione e lavoratori con partita IVA eoccasionali. Nel confronto annuo, l’incremento dei nuovi in-gressi è dovuto principalmente al trend positivo dei contrattidi lavoro subordinato e, qui, ai nuovi e importanti aumentidei rapporti a tempo indeterminato (79%), cui si affianca lamodesta crescita di quelli a termine e degli interinali (rispet-tivamente 5% e 8%) e la contrazione dei contratti di appren-distato (9%); tra le forme atipiche si misura, invece, ilconsistente calo delle collaborazioni a progetto (36%). Tali ri-sultanze mostrano, quindi, la tendenziale ricomposizionedelle preferenze delle imprese verso forme contrattuali piùstabili, anche per effetto dell’entrata in vigore del Jobs Act edella combinata applicazione del meccanismo delle tutele cre-scenti e dei bonus occupazionali.

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conciliazione, l'assenza di sostegno al lavoro di cura svoltodalle donne nella famiglia, la maggiore aspettativa di vitache implica una vita più lunga, ma in condizioni di saluterelativamente peggiori.In relazione a questi temi, il CNEL ha sviluppato un’analisidi genere del quadro pensionistico italiano nella propriaRelazione annuale al Parlamento e al Governo sui livelli ela qualità dei servizi erogati dalla Pubblica Amministra-zione. Dall’edizione 2014 emergono ampie disuguaglianzetra le due componenti, tra cui il divario nell’importo mediodel reddito pensionistico e la diversa distribuzione dei per-cettori rispetto alle classi dei redditi di pensione: nella ge-stione pensionistica dei lavoratori dipendenti del settoreprivato la classe più bassa (fino a 499 euro) ricomprende il34% degli uomini e ben il 57% delle donne, mentre la classedi importo massimo (3.000 euro e oltre) riguarda il 3,4%degli uomini e solo lo 0,2% delle donne.Specifiche indagini sono state condotte dal CNEL sull’evo-luzione in termini di genere della spesa pensionistica me-diante l’elaborazione di modelli previsionali che stimanonel lungo periodo le prestazioni di invalidità, di vecchiaia ein favore dei superstiti, nonché le prestazioni pensionisti-che previdenziali (2014, Rapporto CNEL sul welfare). Lestime ottenute portano a concludere, in primis, sulla ne-cessità di un nuovo quadro di valorizzazione del lavoro esull’urgenza di un riequilibrio dei metodi di calcolo dei red-diti da pensione, con particolare riferimento a fattori comela durata della vita contributiva, la giusta ed equa determi-nazione delle aliquote contributive, le misure per la coper-tura dei periodi di disoccupazione, le odiernecaratteristiche degli andamenti demografici. Secondo ildettaglio di genere, gli esiti della sperimentazione mo-strano come i più rilevanti contributi al contenimento, equindi ai risparmi, della spesa pensionistica provenganodalla maggiore considerazione dell'anzianità contributiva,dall’abbandono del meccanismo dell’integrazione al mi-nimo, dall’aumento dei limiti di età in base alle aspettativedi vita (soprattutto nel caso degli assegni di vecchiaia), tuttirilevatisi più penalizzanti ed onerosi nel settore privato e,qui, soprattutto per le donne. Lo studio della condizione femminile e delle effettive pariopportunità uomo-donna rientrano nel progetto interisti-tuzionale CNEL/ISTAT sul Benessere Equo e Sostenibile,finalizzato alla definizione di specifici indicatori per la mi-surazione del benessere e della qualità della vita dei citta-dini, utilizzabili anche come innovativo strumento dipolitica economica. In questo ambito, lo scorso 9 febbraioè stata presentata in Parlamento una proposta di legge re-cante “Disposizioni per l'utilizzazione degli indicatori di be-nessere nelle politiche pubbliche”, che riprende gli spuntiforniti dal CNEL prevedendo, tra l’altro, l'introduzione delbilancio di genere come strumento di valutazione delle mi-sure economiche e di spesa pubblica. Tra le linee di lavoro più orientate all’approfondimento del

tema rilevano il disegno di legge di iniziativa CNEL sulle sta-tistiche di genere (2013) e il contributo del CNEL al gruppodi lavoro interistituzionale che redige il Piano di azione na-zionale su “Donne, pace e sicurezza per gli anni 2014-2016”,nell’ambito delle attività del Comitato interministeriale peri diritti umani istituito presso il Ministero degli Affari Esteri.Nella redazione del Piano il CIDU ha integralmente recepitola posizione del CNEL, già sviluppata nel richiamato disegnodi legge, la quale porta a sintesi gli orientamenti delle Partisociali in tema di limitato inserimento delle donne nel pro-cesso produttivo e bassa occupazione femminile, di adegua-mento dei processi di produzione e diffusione degli indici perla realizzazione di un sistematico monitoraggio secondo ilgenere, in modo che siano possibili la corretta valutazionedell’impatto delle normative sulle politiche di pari opportu-nità e una mirata elaborazione di misure operative di con-trasto delle disuguaglianze di genere.Il CNEL ha sviluppato queste sensibilità anche sul piano in-ternazionale nell'ambito dell’Associazione Internazionale deiConsigli Economici e Sociali e delle Istituzioni Similari (AI-CESIS) e, qui, nel corso delle annuali sessioni dell'ONU –Commission on the status of women, dove l'impegno a pro-muovere il dialogo e a potenziare la coesione sociale si co-niuga con la lotta contro le disuguaglianze, prima di tuttoquelle di genere. Il Presidente, in un’ottica di valorizzazione dei differenzialidi genere, ha in conclusione segnalato gli elementi più carat-terizzanti del processo di miglioramento e di correzione dellanormativa vigente e delle dinamiche economico-sociali, sot-tolineando come sia prioritario favorire la partecipazionefemminile al mercato non solo in considerazione dei principicostituzionali di parità ed uguaglianza ma, soprattutto pergarantire alle famiglie maggiore reddito e per generare do-manda di servizi, a loro volta positivi contributi alla sosteni-bilità di lungo periodo del sistema pensionistico.

(1) Special Eurobarometer Report n. 402, “Undeclared work in the European Union”,European Commission, 2014.(2) Eurofound, Tackling undeclared work in 27 European Union member States andNorway, 2013.(3) Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’istituzionedi una piattaforma europea per il rafforzamento della cooperazione rivolta a preveniree scoraggiare il lavoro sommerso (COM (2014) 0221).(4) ISTAT, Rapporto annuale 2015 - La situazione del Paese, 2015, cap. 4.(5) ISTAT working paper n. 1, The heterogeneity of irregular employment in Italy:some evidence from the labour force survey integrated with administrative data,2015.

Il 28 luglio la Direzione generale per l’Attività ispettiva delMinistero del lavoro e delle politiche sociali ha reso noti irisultati dell’attività di vigilanza svolta dalle strutture ter-ritoriali del Ministero nel 1° semestre 2015. Gli accessiispettivi registrati ammontano a 75.890, mentre le conte-stazioni di illeciti hanno riguardato 40.449 aziende (59%circa delle imprese ispezionate). Rilevato l’impiego di18.215 lavoratori “in nero”. In sensibile aumento, rispettoal corrispondente semestre del 2014, le violazioni riscon-trate in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Nello stessoperiodo del 2015, INPS e INAIL hanno ispezionato com-plessivamente 30.959 imprese, riscontrando irregolarità in26.287 casi. Rilevata una contribuzione non versata pariad euro 484.323.372, mentre i premi assicurativi evasi am-montano ad euro 45.477.238.

I risultati dell’attività ispettivanel I semestre

E’ stato pubblicato il report sul progetto CNEL-ISTAT con-cernente i temi: “Produttività, struttura e performance delleimprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione in-tegrativa”, con cui si conclude la prima fase della collabora-zione interistituzionale avviata da CNEL e ISTAT neldicembre 2013. Il documento è suddiviso nei seguenti quat-tro capitoli, a loro volta ampiamente articolati al loro in-terno: 1) Il rallentamento della produttività in Italia: ICT,capitale materiale e immateriale; 2) Struttura, performancee potenzialità di crescita del sistema delle imprese esporta-trici italiane; 3) Mercato del lavoro: flessibilità in entrata,performance occupazionale e produttività; 4) La diffusionedella contrattazione integrativa al Contratto collettivo na-zionale (CCNL) nelle imprese italiane. Il report é disponibile nella sezione Documenti / Rapportidel sito www.cnel.it.

On-line il report CNEL-ISTAT

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Secondo l’ultima indagine demoscopica Eurobarometro(1), svolta su 28 paesi, negli ultimi dieci anni il tasso di di-soccupazione è passato dal 7% all’11,5% della popolazione;il lavoro irregolare o sommerso – ossia le prestazioni lavo-rative svolte eludendo la normativa vigente in materia fi-scale e contributiva, quindi non rilevabili direttamentepresso imprese, istituzioni e fonti amministrative - rappre-senterebbe circa il 15% del PIL europeo. Fra le ragionidell’acquisto di beni o servizi derivanti da lavoro irregolareo sommerso è indicato nel 60% dei casi il minor livello deiprezzi. La causa del ricorso al lavoro irregolare è per gli eu-ropei dei Paesi meridionali nel 41 % dei casi identificatanella difficoltà di trovare un lavoro regolare, nel 26% deicasi nell'assenza di altre fonti di reddito. Esistono natural-mente grandi differenze fra aree geografiche europee nelladimensione e nella stessa percezione del problema. La pro-porzione di reddito annuo percepita sotto forma di "fuoribusta" raggiunge il livello più alto nell'Europa meridionale,seguita dai Paesi dell'Europa orientale e centrale (29%),dai Paesi continentali e da quelli settentrionali. I dati di Eurobarometro, che confermano quelli pubblicatiin precedenza da Eurofound (2) sulla lotta al lavoro som-merso negli Stati membri, hanno indotto le autorità euro-pee a presentare una proposta di decisione del ParlamentoEuropeo e del Consiglio, nonché una proposta di risolu-zione del Parlamento Europeo, per l’istituzione di una piat-taforma europea per il rafforzamento della cooperazionerivolta a prevenire e scoraggiare il lavoro sommerso (3).La piattaforma dovrebbe fornire un valore aggiunto “sianella lotta al lavoro nero (definito come “qualsiasi attivitàretribuita lecita per natura, ma non dichiarata alle autoritàpubbliche”), sia nella regolarizzare del lavoro non dichia-rato”, nella consapevolezza di tutti gli interlocutori coin-volti (ispettori del lavoro e della sicurezza sociale, agenziefiscali, rappresentanti dei datori e dei lavoratori) che talipratiche privano i lavoratori della protezione sociale, met-tono a rischio salute e sicurezza e abbassano gli standardlavorativi, pregiudicando la concorrenza tra imprese e lasostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale. La piattaformaè concepita come strumento di contrasto congiunto al fe-nomeno, mediante scambio di informazioni e di esperienzefra Paesi, ma anche di sensibilizzazione delle opinioni pub-bliche nazionali. L’ISTAT (4) segnala infatti che in Italia l’area del lavorosommerso è caratterizzata da una forte contiguità struttu-rale con la parte emersa dell’economia, e che le sue dimen-sioni vanno ben oltre le interpretazioni che lorappresentano tipico delle condizioni di marginalità o co-munque legato a situazioni di degrado economico-sociale.I dati tratti dalla rilevazione sulle forze lavoro, integrati con

le informazioni contenute negli archivi che tracciano l’occu-pazione regolare (5), danno dell’occupazione irregolare un qua-dro in funzione delle caratteristiche socio-demografichedell’individuo e della sua posizione lavorativa, nonché di fat-tori locali di contesto relativi al mercato del lavoro (combina-zione fra caratteristiche dell’offerta e struttura delladomanda) e alla struttura produttiva. Ne emerge che, con ri-ferimento agli ultimi dati disponibili (anno 2012), in Italia iltasso di irregolarità riguardava il 13% degli occupati (il 15%in termini di unità di lavoro), con incidenze settoriali moltodiverse (55% nel lavoro domestico, 22% in agricoltura, 7%dell’industria in senso stretto, 15% nelle costruzioni e 13% neiservizi del settore alberghiero e dei pubblici esercizi) e con unpeso più che doppio nel Mezzogiorno rispetto alle aree delCentro-Nord. L’ISTAT stima che l’80% di irregolari sono cit-tadini italiani, più del 50% ha un’età compresa tra 35 e 64anni, il 17% ha frequentato l’Università, il 67% svolge lavorodipendente, il 33% svolge attività tecnico-professionale o diqualifica impiegatizia. L’Istituto stima inoltre che per unostesso profilo individuale - definito per età, genere, livello diistruzione e composizione familiare - il rischio di trovarsi asvolgere un’occupazione irregolare varia drammaticamenteda regione a regione, ed è generalmente più che doppio nelleprovince caratterizzate dall’assenza di strutture a supportodell’occupazione e dalla assoluta prevalenza di canali infor-mali.

L’eterogeneità del lavoro non regolare

zione degli ex-inattivi;Gli inattivi tra 15 e 64 anni crescono dello 0,3% (36milaunità) rispetto ad aprile, dopo il trend decrescente osser-vato dall’inizio del 2015; diminuiscono, invece, su baseannua dello 0,9% (135mila unità) e qui soprattutto tra gliuomini e i più adulti.L’ulteriore disaggregazione dei dati consente di imputarequesta contrazione nel lungo periodo al calo degli inattivi

una sostanziale stabilità (attività di alloggio e ristorazione eservizi di trasporto e magazzinaggio) o un più modesto mi-glioramento (attività artistiche, sportive e di intrattenimentoe commercio). Analogamente, rispetto al I trimestre 2014l’andamento dell’indicatore dà conferma di differenze ten-denziali positive nelle principali categorie di attività econo-mica.Nell’industria e nei servizi l’indice delle ore lavorate pro-capite nelle imprese con almeno 10 addetti rimane stabilerispetto al trimestre precedente e aumenta su base tenden-ziale. Quest’incremento, che complessivamente e a seguitodelle correzioni per gli effetti di calendario è pari allo 0,2%,interessa diffusamente l’industria in senso stretto – dove lacrescita dello 0,6% consegue per lo più alle dinamiche posi-tive misurate nelle attività estrattive (1,9%) e nel manifattu-riero (0,9%) e le costruzioni, dove il tasso di settore mostraun aumento del 3,8%. Nel terziario si osserva, invece, unacontrazione dello 0,3%, dovuta ai peggioramenti rilevati nellamaggior parte delle attività e più intensi nei servizi di mercatoe nell’istruzione (rispettivamente pari allo 0,7% e al 3,9%).Nel medesimo periodo e nella stessa categoria di imprese,l’incidenza delle ore di cassa integrazione salariale utilizzate

Tassi di disoccupazione.(Elaborazioni CNEL su dati EUROSTAT)

Tassi di disoccupazione - totale e giovanile - in alcuni paesi Europei(Elaborazioni CNEL su dati EUROSTAT)

più distanti dal mercato del lavoro (in particolare degliover55 e di coloro che non sono interessati al lavoro), oltreal riacutizzarsi dello scoraggiamento e alla crescita del-l’inattività nella componente immigrata, cui si contrap-pone la contestuale riduzione di quella italiana. Il tasso diinattività è pari al 36%, stabile nel confronto congiunturaleed in calo su base annua; secondo le principali dimensionipermangono significative differenze (26,2% per gli uominie 45,6% per le donne; 74,3% tra i 15-24enni; 48,9% tra gliunder35; 30,2% tra gli stranieri; 47,3% nel Mezzogiorno).Nel I trimestre 2015 il tasso dei posti vacanti (riferitoalle imprese nell’industria e nei servizi con almeno 10 ad-detti) è pari allo 0,6%, in crescita nel confronto congiun-turale e rispetto al I trimestre 2014 (0,1 punti percentuali).Nell’industria si osservano valori analoghi al tasso gene-rale, unitamente alla medesima dinamica (sia rispetto alprecedente trimestre che su base annua) mentre nei servizil’indicatore mostra una sostanziale stabilità nel breve pe-riodo e una crescita nei dodici mesi.Nel breve periodo il maggior dettaglio evidenzia nell’indu-stria in senso stretto miglioramenti nella quasi totalità deisettori (circa 0,1 punti percentuali), ad eccezione del ma-nifatturiero dove rimane costante; nelle costruzioni si mi-sura un tasso di settore relativamente più alto e in crescita.Nel terziario l’indicatore mostra un aumento di 0,1 puntipercentuali, dovuto alla crescita rilevata nella maggiorparte delle attività, tra cui i servizi di informazione e co-municazione, le attività finanziarie e assicurative, le attivitàimmobiliari e professionali e i servizi di istruzione (almeno0,2 punti percentuali); si riscontra una diminuzione solonelle attività connesse alla sanità ed assistenza sociale. Adeccezione di questi settori, nei restanti comparti si osserva

nel trimestre di riferimento si attesta a 21,8 ore ogni mille orelavorate (23 nell’industria e nei servizi di mercato), di nuovoconcentrata nell’industria e in diminuzione rispetto al I tri-mestre del 2015 di 11,7 ore. A questa contrazione, comune atutti i settori e particolarmente intensa nelle costruzioni (conun calo di circa 49 ore), si affianca l’incremento del tasso diutilizzo del lavoro straordinario, con un’incidenza sul totaledelle ore lavorate (pari al 3,4%) che presenta lievi differenzesettoriali e una maggiore variabilità nell’industria e nei servizidi mercato.Tali dati, cui si affiancano le dinamiche del monte ore lavorate(in lieve calo rispetto al trimestre precedente e invariate suidodici mesi) confermano l’allentamento, ancora modesto edepisodico, delle difficoltà sofferte dalle imprese nei trimestriprecedenti - in particolare nelle costruzioni e nel manifattu-riero - nella creazione di nuove opportunità, nell’assorbi-mento dei propri disoccupati e di quelli precedentementeoccupati in altri settori.

(1) Special Eurobarometer Report n. 402, “Undeclared work in the European Union”,European Commission, 2014.(2) Eurofound, Tackling undeclared work in 27 European Union member States andNorway, 2013.(3) Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’istituzionedi una piattaforma europea per il rafforzamento della cooperazione rivolta a preveniree scoraggiare il lavoro sommerso (COM (2014) 0221).(4) ISTAT, Rapporto annuale 2015 - La situazione del Paese, 2015, cap. 4.(5) ISTAT working paper n. 1, The heterogeneity of irregular employment in Italy:some evidence from the labour force survey integrated with administrative data,2015.

E’ stato pubblicato il report sul progetto CNEL-ISTAT con-cernente i temi: “Produttività, struttura e performance delleimprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione in-tegrativa”, con cui si conclude la prima fase della collabora-zione interistituzionale avviata da CNEL e ISTAT neldicembre 2013. Il documento è suddiviso nei seguenti quat-tro capitoli, a loro volta ampiamente articolati al loro in-terno: 1) Il rallentamento della produttività in Italia: ICT,capitale materiale e immateriale; 2) Struttura, performancee potenzialità di crescita del sistema delle imprese esporta-trici italiane; 3) Mercato del lavoro: flessibilità in entrata,performance occupazionale e produttività; 4) La diffusionedella contrattazione integrativa al Contratto collettivo na-zionale (CCNL) nelle imprese italiane. Il report é disponibile nella sezione Documenti / Rapportidel sito www.cnel.it.

On-line il report CNEL-ISTAT

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Sul primo punto, l’analisi ISTAT dei differenziali retributivimette in luce il vantaggio del possesso del titolo di studiouniversitario rispetto al diploma di istruzione secondaria,ma con forti disparità: i dati mostrano come la laurea, neifatti, comporti un significativo incremento retributivo, maanche come tale vantaggio premi più gli uomini che ledonne; secondo il territorio, nelle regioni centrali le donnelaureate sono mediamente retribuite un 29% in più rispettoalle non laureate, mentre agli uomini laureati viene corri-sposto in media il 68% in più rispetto ai non laureati. NelMezzogiorno, il vantaggio medio per le donne laureate su-pera di poco il 20%, molto al di sotto della maggiorazionepercepita al Centro e nel Nord Italia, dove il differenzialeraggiunge in media il 28%. Per gli uomini, al Nord l’incre-mento è più rilevante (56%) che nel Mezzogiorno dove, purrisentendo di una flessione, si attesta sul ragguardevole va-lore del 51% (3). Il differenziale retributivo di genere si ac-centua maggiormente per le posizioni apicali: dove a taliposizioni hanno accesso le donne, ad esse viene negato l’ac-cesso ad alcune forme di bonus retributivi correlati alle fun-zioni ricoperte.Quanto rilevato in termini di differenziale retributivo peril titolo di studio, si riproduce anche per l’esperienza lavo-rativ. Le analisi dell’ISTAT pongono in evidenza come unapiù lunga esperienza lavorativa si registri più per gli uominiche per le donne, e come l’incremento retributivo dovutoalla maggiore anzianità lavorativa presenti valori sensibil-mente inferiori nel Mezzogiorno che al Centro e al Nord,sia per gli uomini che per le donne (4).Nel Progetto di Relazione comune sull’occupazione (5) dellaCommissione e del Consiglio dell’UE (che accompagna laComunicazione della Commissione sull’analisi annualedella crescita 2015) si afferma che “grazie agli investimentiin capitale umano attraverso l’istruzione e la formazioneaumenterà la produttività”. La Relazione, che ha tra le fi-nalità quella di rafforzare i messaggi fondamentali in ma-teria di occupazione al centro dell’analisi annuale dellacrescita, ribadisce la necessità che gli Stati membri prose-guano nella riforma dei sistemi di istruzione e formazioneprofessionale per aumentare la produttività del fattore la-voro in considerazione dei rapidi mutamenti in termini diesigenze di qualifiche. La UE ritiene che l’adeguatezza dellecompetenze professionali sia uno dei fattori chiave per ilsostegno all’occupazione e all’accelerazione della crescita,e ha definito e costantemente monitorato precisi obiettivianche nel settore istruzione, tra cui la riduzione della di-spersione scolastica ad un tasso inferiore al 10% e l’incre-

Istruzione e formazione: fattorideterminanti per occupazione e crescita

L’offerta di lavoro sconta invece dinamiche più incerte che,sebbene caratterizzate dalla stabilizzazione del livello didisoccupazione complessiva e dalla tendenziale minore in-cidenza di quella di lunga durata, risente del peso deri-vante dalla prolungata espansione delle forze di lavoropotenziali (e, qui, della transizione degli inattivi più vicinial mercato del lavoro) e degli effetti dello scoraggiamento. Il tasso di disoccupazione, pari al 12,4%, rimane sta-bile rispetto ad aprile – dopo l’andamento altalenante os-servato nei mesi precedenti – mentre diminuisce di 0,2punti percentuali sui dodici mesi; l’indicatore mostra perle donne un valore più alto (12,7%, rispetto all’12,1% degliuomini) e un trend positivo relativamente più intenso.L’analisi per origine (15 anni e più) dà conferma di un mi-glioramento solo su base tendenziale, oltre che del divariotra le due componenti – italiana e straniera – e, qui, delledifferenze tra i generi; al I trimestre 2015 il tasso di disoc-cupazione per gli stranieri si valorizza al 18,2% (rispetto al18,9% dell’anno precedente e al 12,3% registrato per gliitaliani) con valori più alti nelle regioni settentrionali ecentrali, mentre il dettaglio per genere conferma la mag-giore intensità tra gli uomini stranieri rispetto agli italiani

sima intensità nel breve e nel lungo periodo (circa 0,6 puntipercentuali), ad ulteriore conferma dell’allentamento dellatensione del mercato del lavoro e dei segnali di migliora-mento. Per quanto riguarda i NEET (under29 non occupatie non in formazione) il tasso di incidenza si attesta al 26%(27% tra le donne e 25,1% tra gli uomini), con livelli più in-tensi per determinate classi di età (come gli under35 e i 18-29enni, con quote pari, rispettivamente, al 27,4% e al 30,8%),in alcune aree (soprattutto nelle regioni meridionali, con li-velli superiori al 34%) o in specifici gruppi, tra cui gli immi-grati dove l’analoga misurazione mostra un’incidenza tra i15-29enni del 36% e coesiste con tassi di abbandono scola-stico più alti, maggiore diffusione di livelli di istruzionemedio–bassi e transizioni scuola-lavoro più brevi, occupa-zioni meno stabili e remunerazioni più basse.Tra i 15-24enni le persone in cerca di occupazione sono632mila e rappresentano 10,6% della popolazione della me-desima classe di età, in calo nel confronto mensile e nei dodicimesi. Il relativo tasso di disoccupazione è pari al 41,5%, inmiglioramento rispetto ad aprile e su base annua di (0,1 puntipercentuali). Per la fascia di età 20-24 anni, i dati più recenti mostrano un

(rispettivamente 17,1% e 11,8%) e tra le donne (19,5% e13%).Nel quadro comparativo europeo, l’indicatore si colloca aldi sopra dei corrispondenti valori medi osservati nel-l’Unione Europea; nel dettaglio, nell’area euro (EA19) iltasso di disoccupazione è pari all’11,1%, stabile nel con-fronto mensile e in calo su base tendenziale (0,5 punti)mentre nell’area EU28 si valorizza al 9,6%, seguendo lamedesima dinamica più intensa e in corrispondenza di va-lori inferiori.Secondo i dati più recenti, il tasso di disoccupazionedi lunga durata risulta pari al 7,4% (7,8% per le donnee 7,1% per gli uomini). L’indicatore migliora con la mede-

tasso di disoccupazione pari al 41,5%.Il numero dei disoccupati, pari a 3,16 milioni, rimane so-stanzialmente stabile rispetto al mese precedente, a sintesidella crescita del segmento maschile (1,7%, 30mila unità) edel concomitante calo, relativamente più intenso, di quellofemminile (2,2%, 31mila).Su base annua si misura una riduzione dello stock di disoc-cupati, pari al 1,8% (59mila unità), concentrato tra le donnee diffuso nelle regioni settentrionali e meridionali; in prose-cuzione del trend osservato nel trimestre, si contrae la com-ponente costituita dai disoccupati in cerca di un impiego dapiù di un anno, da coloro che hanno perso il lavoro o che sonoalla ricerca di un primo impiego, mentre cresce la partecipa-

Tasso di occupazione, disoccupazione e attività (dati mensili destagionalizzati) Elaborazioni CNEL su dati ISTAT

Analizzando i dati pubblicati dall’INPS si conferma, per ilmese di giugno 2015, una complessiva riduzione del ricorsoalla cassa integrazione guadagni. La flessione delle ore autorizzate emerge dal confronto del dato destagionalizzatocon il precedente mese di maggio (facendo registrare una diminuzione congiunturale pari al -10,2%) ed è avvalorataanche dall’andamento tendenziale del fenomeno con una

Per i trattamenti in deroga andamento in controtendenza

continua a pagina 16 mento fino al 40% delle persone nella fascia di età tra i 30 ei 34 anni in possesso di istruzione universitaria.Nell'Analisi annuale della crescita per il 2015 (6) si riconosceil ruolo fondamentale dell'istruzione nel garantire l’adegua-mento delle competenze professionali alle esigenze del mer-cato del lavoro, sottolineando l'esigenza di migliorare laqualità degli investimenti nel campo dell'istruzione e dellaformazione, dando priorità all'apprendimento permanente,potenziando la formazione professionale e i sistemi di valu-tazione delle competenze.

(1) Istruzione e Formazione professionale: una chance vocazionale. A.F. 2013-14,XIII Rapporto di monitoraggio delle azioni formative realizzate nell’ambito del diritto-dovere, marzo 2015(2) ISTAT, Rapporto annuale 2015, cap. 4, Mercato del lavoro: soggetti, imprese eterritori.(3) Fonte ISTAT, Tav. 4.13 Rapporto annuale 2015.(4) Fonte ISTAT, Fig. 4.15 del Rapporto annuale 2015.(5) Commissione Europea, Progetto di Relazione comune sull’occupazione dellaCommissione e del Consiglio, COM (2014) 906 final.(6) Analisi annuale della crescita per il 2015, COM (2014) 902 final.

Comunicazioni obbligatorie, i dati del I trimestre 2015I dati amministrativi del sistema delle comunicazioni obbli-gatorie del Ministero del lavoro e delle politiche sociali com-pletano il quadro sull’attuale mercato del lavoro, fornendoinformazioni sulle attivazioni e cessazioni dei rapporti di la-voro dipendente e parasubordinato. Nel I trimestre 2015 siriscontra un deciso aumento del volume dei rapporti di la-voro attivati con la registrazione di 2.578.057 nuovi avvia-menti, che segnano un incremento tendenziale del 3,8%.L’analisi delle componenti mostra una media di nuove as-sunzioni pro-capite pari a 1,40, una marcata polarizzazionenel settore dei servizi (con valori assoluti che sfiorano il69,9% del totale) e una variazione tendenziale più consi-stente nell’industria (+6,4%).

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FocusA maggio 2015 il tasso di occupazione 15-64 anni sivalorizza al 55,9%, in diminuzione nel confronto mensile(0,1 punti percentuali) e in crescita su base tendenziale(0,3 punti). Si riduce il differenziale tra i due generi poichéil dato femminile (47,4%), pur sperimentando un modestotrend crescente, si attesta ad un livello inferiore rispetto aquello maschile (64,6%) che rimane pressoché stabile nelconfronto annuo. Rispetto ai target della Strategia Europa 2020, nel I trime-stre 2015 il tasso di occupazione 20-64 anni è pari a 59,7%(69,2% per gli uomini e 50,3% per le donne), migliorandosolo nella comparazione annuale e peggiorando nel trime-stre, e mostrandosi ancora al di sotto – di oltre sette punti– dei corrispondenti valori assunti a riferimento. Gli occupati sono poco più di 22,3 milioni, in diminu-zione rispetto ad aprile (0,3%, 63mila unità) ma in lievecrescita nei dodici mesi (0,3%, 60mila unità); tali dinami-che, contraddistinte da una fase congiunturale negativasuccessiva ai modesti miglioramenti rilevati nei primi mesidel 2015, riguardano soprattutto la componente femmi-nile, il cui stock diminuisce rispetto ad aprile ma aumentasu base annua (1,2%, 111mila unità), a discapito di quellamaschile che diminuisce nel breve e nel lungo periodo (ri-spettivamente 40mila e 51mila unità). Includendo nel-l’analisi i dati trimestrali, perdurano segnali contrastantisulle tendenze del mercato del lavoro, tra cui l’andamentoaltalenante dei principali indicatori nel primo semestre del2015 (volume degli occupati, livelli di partecipazione, tassidi disoccupazione, occupazione e attività) e le prudenti pre-visioni formulate dalle imprese in termini di domanda e diposti di lavoro, ad ulteriore conferma dell’incertezza delletendenze osservate e della gradualità della ripresa avviata. Complessivamente nel I trimestre 2015 è proseguita la cre-scita degli occupati nei dodici mesi (0,6%, 133mila unitàsu base annua), diffusa tra i generi e nel territorio con dif-ferente intensità, mentre il dettaglio per origine mostral’aumento dell’occupazione tra gli italiani e tra gli stranieri(rispettivamente dello 0,2% e del 3,8%); per questi ultimisi misura – dopo la crescita degli ultimi trimestri – unadiminuzione annua del tasso di occupazione, pari al 57,1%(66,6% per gli uomini e 48,7% per le donne) rispetto al55,3% registrato tra gli italiani. Secondo l’età, perdura lacrescita degli occupati over55 (7% e, qui, nella componentefemminile) a scapito dei giovani (under25) e dei giovani-adulti (35-44anni) che diminuiscono del 2,1% (18milaunità) e del 2,4% (154mila unità). Nello stesso trimestre leanalisi sulle dinamiche settoriali mostrano una nuovacrescita delle figure lavorative a tempo pieno (0,6% su baseannua, pari a 104mila unità) e l’aumento tendenziale, sep-pure meno sostenuto, degli occupati a tempo parziale(0,7%, 28mila unità) caratterizzato dalla rilevante intensitànel lavoro subordinato del part-time involontario (il 64,1%dello stock degli occupati ad orario ridotto). L’occupazione

alle dipendenze mostra una crescita annua dello 0,7%(107mila unità), dovuta alla perdurante ma modesta tenutadel tempo parziale (sia a tempo determinato che indetermi-nato, il cui incremento si valorizza, rispettivamente, al 4,3%e allo 0,7%) e al primo aumento, dopo il trend decrescenteosservato negli ultimi trimestri, dei lavoratori permanenti atempo pieno (0,2%, 18mila unità).Ulteriori dettagli consentono di verificare come la crescita deidipendenti a termine – 3,5%, complessivamente pari a 72milaunità nell’anno – abbia interessato maggiormente gli uominie si sia concentrata nelle regioni settentrionali, nell’industriain senso stretto e nel terziario (in particolare, nei compartirelativi ai servizi alle imprese, alberghi e ristorazione e tra-sporti e magazzinaggio).I lavoratori autonomi crescono nell’anno dello 0,5% (25milaunità), inclusi i collaboratori, il cui aumento appare piuttostocontenuto (0,7%, 2mila unità) e non determina riduzioni si-gnificative della corrispondente quota, pari al 7%, sul totaledei lavoratori indipendenti. In questa categoria di occupatil’aumento delle posizioni lavorative riguarda, di nuovo, solole donne e alcuni profili professionali, tra cui coadiuvanti fa-miliari, liberi professionisti e lavoratori in proprio senza di-pendenti, e compensa nel medesimo periodo il consistentecalo (concentrato nel segmento maschile) degli imprenditori(8,1%, 19mila unità), dei liberi professionisti con dipendenti(6,6%, 16mila unità) e dei soci di cooperative (11,8%, 5milaunità).Secondo l’attività economica la crescita annua dello stock dioccupati riguarda soprattutto l’agricoltura e i servizi. Nei re-stanti settori, in particolare nell’industria in senso stretto,dopo i miglioramenti osservati nei semestri scorsi, si rilevauna contrazione dell’occupazione (0,9%, 42mila unità) dif-fusa nelle regioni settentrionali e centrali; prosegue, altresì,la riduzione degli occupati nelle costruzioni (1,2%, pari a17mila unità). Per contro, nelle regioni meridionali si misu-rano aumenti nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni(rispettivamente il 2,3% e il 3,8%). Il terziario, in cui concentra il volume degli occupati, registraun complessivo miglioramento (1%, 147mila unità) relativoal centro-nord e più rilevante tra i lavoratori dipendenti; i set-tori più dinamici rimangono le attività connesse ai servizi dialloggio e ristorazione, di informazione e comunicazione, dicredito ed assicurazione.Nell’agricoltura il volume degli occupati mostra, sull’anno,una crescita sostenuta (6,2%), a sintesi dell’aumento dei la-voratori autonomi e dipendenti, diffuso sul territorio ad ec-cezione delle regioni centrali.Questo quadro di dati mensili e trimestrali dà conferma del-l’instabilità dei miglioramenti osservati nel breve e medio ter-mine sia nelle prospettive che nei livelli occupazionali. Alriguardo, dal lato della domanda di lavoro si riscontranonuovi, ma ancora modesti, segnali positivi conseguenti all’au-mento dei posti di lavoro richiesti dalle imprese e agli effettidi più lungo periodo prodotti sui relativi programmi occupa-zionali dal Jobs Act e dagli incentivi previsti nella legge di sta-bilità 2015.

Rispetto alla distribuzione geografica il fenomeno eviden-zia una maggiore concentrazione nelle regioni settentrio-nali (40,7% del totale degli avviamenti). Secondo latipologia contrattuale, se è nei rapporti di lavoro a tempodeterminato che si segnala il maggior numero di nuovi av-viamenti (65%) è nei contratti a tempo indeterminato chesi registra l’incremento più intenso (24,6%) rispetto allostesso periodo dell’anno precedente. Considerando il nu-mero di lavoratori coinvolti nelle contrattualizzazioni delI trimestre dell’anno, si dà conferma del maggior numerodi assunzioni nelle classi di età comprese tra i 25 e i 44anni, che complessivamente rappresentano il 56,17% deltotale, mentre si evidenzia, su base annua, il più accen-tuato tasso di crescita dei rapporti di lavoro (8,7%) nellafascia compresa tra i 55 e i 64 anni.Analizzando il genere dei lavoratori interessati, netta ap-pare la differenziazione negli avviamenti tra maschi(1.297.724) e femmine (1.280.333) non in termini di valoriassoluti ma rispetto alle variazioni percentuali annue che,attestandosi intorno al 2,4% per le donne, per gli uominifanno registrare un’impennata (+5,3%) che si traducenell’attivazione di 65.468 nuove assunzioni. Sempre su base annua si assiste ad una crescita (3,4%) deirapporti di lavoro cessati (64.341 unità) e, rispetto allostesso periodo di osservazione, tale dato sembrerebbe con-

Analizzando i dati pubblicati dall’INPS si conferma, per ilmese di giugno 2015, una complessiva riduzione del ricorsoalla cassa integrazione guadagni. La flessione delle ore autorizzate emerge dal confronto del dato destagionalizzatocon il precedente mese di maggio (facendo registrare una diminuzione congiunturale pari al -10,2%) ed è avvalorataanche dall’andamento tendenziale del fenomeno con una

fermato dall’aumento complessivo del numero dei lavora-tori interessati da cessazioni (1,6%); tale incremento ap-pare sostanzialmente imputabile alla consistentevariazione tendenziale positiva (141%) dei rapporti giuntia conclusione per pensionamento e al tasso di crescita(6,7%) dei rapporti di lavoro che terminano alla loro natu-rale scadenza.

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variazione negativa su base annua del 3,3%. Considerando,l’ammontare totale degli interventi erogati nel primo seme-stre del 2015, il crollo del monte ore richiesto dalle impresesi manifesta ancora più drasticamente, mostrando (rispettoai valori cumulati nello stesso periodo del precedente anno)un più accentuato decremento (-30,3%).Esaminando nel dettaglio le diverse tipologie di intervento(ordinaria, straordinaria e in deroga) si evidenzia che la so-stanziale contrazione dei trattamenti erogati è maggior-mente imputabile al consistente calo degli interventiordinari (-24,8% su base annua e -8,2% rispetto al meseprecedente). Nel caso della cassa integrazione straordinariasi registra, nel raffronto anno su anno, una netta diminu-zione delle autorizzazioni (-22,43%) accompagnata da unavariazione congiunturale anch’essa di segno negativo (-11,1%). Estranea alla dinamica generale del fenomeno e al decisoridimensionamento dei trattamenti di integrazione sala-riale nel loro complesso appaiono gli interventi in deroga;in questo caso il ricorso all’istituto subisce un incremento

√ INPS - Circolare n. 107 del 27 maggio 2015: “De-creto Interministeriale n. 83473 del 1 agosto 2014 -criteri di concessione degli ammortizzatori socialiin deroga alla normativa vigente”.

In riferimento al decreto interministeriale richiamato e allasuccessiva circolare ministeriale n. 19 dell’11 settembre 2014,l’Istituto sottolinea – fra le altre cose – che la concessionedella mobilità in deroga è subordinata al presupposto che ilavoratori interessati non si trovino nella condizione di averediritto ad altre prestazioni a sostegno del reddito connessealla cessazione del rapporto. Di conseguenza, la concessionedella mobilità in deroga non spetta dopo aver fruito di un pe-riodo di Aspi o miniAspi, mobilità ordinaria o disoccupa-zione agricola o dopo un periodo di fruizione della NASPI,neppure nel caso che il lavoratore non abbia richiesto la frui-zione dell’ammortizzatore cui aveva diritto.

√ Ministero del lavoro e delle politiche sociali – De-creto 8 aprile 2015: “Determinazione per l'anno2015, della misura massima percentuale della re-tribuzione di secondo livello oggetto dello sgra-vio contributivo previsto dall'art. 1, commi 67 e 68,della legge n. 247/2007”(G.U. n. 123 del 29 maggio 2015)

Con effetto dal 1° gennaio 2015 viene concesso ai datori dilavoro uno sgravio contributivo sulle erogazioni, previste daicontratti collettivi aziendali e territoriali, ovvero di secondolivello, legate a incrementi di produttività, qualità, redditi-vità, innovazione ed efficienza organizzativa, oltre che col-legate ai risultati riferiti all’andamento economico o agliutili della impresa o a ogni altro elemento rilevante ai finidel miglioramento della competitività aziendale. Si ricordache la legge di stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190)ha ridotto la dotazione finanziaria per la concessione deglisgravi contributivi nell’anno 2015, portandola da 599 a 391milioni di euro. Il limite di riferimento alla retribuzione con-trattuale percepita viene abbassato dal 2,25% all’1,60%, macon possibilità di rideterminarlo entro il 28-2-2016 fino a untetto massimo del 5% sulla base dei risultati del monitorag-gio effettuato dall’INPS. Confermata la ripartizione delmonte risorse disponibili nella misura del 37,5% alla contrat-tazione territoriale e del 62,5% a quella aziendale.

√ Ministero del lavoro e delle politiche sociali – Di-rezione generale per l’attività ispettiva – Lettera cir-colare n. 37/9960 del 17 giugno 2015: “Esoneroversamento contributi previdenziali e comporta-menti elusivi”

Secondo il Rapporto Education a Glance 2014: OCDE In-dicators, che offre un quadro comparativo a livello inter-nazionale sui temi dell’istruzione e della formazione, inItalia si è registrato nel quinquennio 2008-2012 un peg-gioramento di tutti i principali indicatori, tra cui l’inci-denza dei NEET (not in education, employment, ortraining) e i tassi di iscrizione all’università. Il Rapportomostra come nel periodo in Italia la quota di under29 chenon lavora, non studia e non segue alcun corso di forma-zione sia cresciuta di oltre cinque punti percentuali, atte-standosi al 24,6% e caratterizzandosi fortemente rispettoad alcune dimensioni, tra cui età (dove la crescita più si-gnificativa ha coinvolto i 20-24enni) e genere (tasso piùelevato tra le donne).La tendenziale contrazione dei tassi d’iscrizione all’univer-sità è motivata dalle crescenti difficoltà incontrate nella ri-cerca di un lavoro, che scoraggerebbero i giovanidall’investire nell’istruzione superiore; nonostante il livellod’istruzione, soprattutto per le donne, registri complessi-vamente un aumento, i giovani italiani continuano ad mo-strare livelli d’istruzione inferiori rispetto ai coetanei dellagran parte dei Paesi OCSE.Il Rapporto di monitoraggio dell’ISFOL/Ministero del la-voro (1) conferma la positiva evoluzione, dal 2009-10 al2013-14, dei livelli di partecipazione dei giovani ai percorsidi istruzione e formazione professionale. In merito allapartecipazione dei giovani ai percorsi di formazione pro-fessionale, l’analisi evidenzia tuttavia come il trend di cre-scita che aveva caratterizzato gli anni precedenti si siaquasi completamente arrestato. Il fenomeno, più che allamancanza di domanda da parte di giovani e famiglie, sa-rebbe correlato alla scarsità di risorse finanziarie dedicatealla formazione, oltre che alla complessità dei processi de-cisionali che dilatano i tempi della effettiva erogazione. Se,come sottolinea il Rapporto, l’esperienza delle istituzioniformative è stata ed è ancora significativa in termini di re-cupero dei soggetti più deboli e di rimotivazione dopol’esperienza dell’abbandono scolastico, la debole crescitadella partecipazione all’offerta formativa disponibile vaadeguatamente sostenuta per potersi configurare comemaggiore possibilità di accesso al lavoro.La disamina del rapporto tra istruzione e lavoro contenutanell’edizione 2015 del Rapporto annuale ISTAT (2) ponel’accento sulle ben note criticità del mercato del lavoro ita-liano, quali i differenziali retributivi uomo/donna, le ca-renze di opportunità lavorative anche per lavoratori contitoli di studio più elevati, i differenziali retributivi terri-toriali. I fattori che più influiscono sulla retribuzione sonoil livello di istruzione e l’esperienza lavorativa maturata.

Politiche del lavoro: principali novità

normative ed istituzionali(maggio - luglio 2015)

Il Notiziario sul mercato del lavoro è realizzato dall’Ufficio II di supporto agli organi collegiali.Hanno contribuito a questo numero, oltre al dirigentedell’Ufficio, Larissa Venturi, i funzionari: Marco Biagiotti, Gerardo Cedrone, Margherita Chierichini,Giuditta Occhiocupo, Sandro Tomaro, Simona Tradardi e Magda Trotta, con la collaborazione editoriale di Marco Silvi dell’Assistenza Informatica.

alto livello, in grado di reggere il confronto gli altri sistemidell’Unione Europea e della comunità internazionale,emergono due sintetiche notazioni. L’una attiene alla ne-cessità di sviluppare tutti i possibili raccordi tra istituzioniscolastiche, formative e soggetti pubblici e privati operantinel mercato del lavoro, nell’ottica di una leale collabora-zione tra i diversi livelli di governo, dato che nella costru-zione del sistema educativo sono coinvolti, a diverso titolo,una pluralità di soggetti cui è richiesta la più ampia con-vergenza. L’altra riguarda la considerazione che sul si-stema avrà effetto il disegno di legge costituzionale AS n.1429-B recante “revisione della Parte II della Costituzione”che, prevedendo anche una revisione delle materie attri-buite alla competenza di Stato e Regioni, potrebbe impat-tare sulla costruzione dei sistemi nazionali del lavoro,dell’istruzione e formazione professionale, del terzo settoree, più in generale, delle politiche sociali.

(1) L’art. 21, in apertura, così recita: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche edegli istituti educativi si inserisce nel processo di realizzazione della autonomiae della riorganizzazione dell’intero sistema formativo”.(2) Il d. lgs. 77/2005, disciplina la cosiddetta l’alternanza scuola-lavoro, comemodalità di realizzazione dei corsi del secondo ciclo del sistema educativo (liceie sistema dell’istruzione e della formazione professionale), finalizzata ad assi-curare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l’acquisizione di competenzespendibili nel mercato del lavoro (art. 1, comma 1)

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Istruzione e formazione: fattorideterminanti per occupazione ecrescita

tendenziale del +29,4% e, ponendo a confronto il numerodi ore autorizzate nel mese di giugno (19,2 milioni) conquelle del precedente mese di maggio (4 milioni), si rilevauna variabilità (+380%) che nella sua anomala consistenzaè indicativa della scarsa attendibilità del dato. Come piùvolte sottolineato dall’INPS, tali valori, già in passato pe-santemente condizionati dai noti problemi amministrativirelativi ai meccanismi di finanziamento dello strumentostesso, risentono ora dei recenti interventi di politica eco-nomica, che ne modificano le modalità di gestione e le ri-sorse economiche disponibili, e risultano pertanto didifficile interpretazione.Considerando infine i dati (aggiornati a maggio) relativiall’accesso alle indennità di disoccupazione involontaria(cumulando cioè le domande presentate per AspI, MiniAspI, NASpI, mobilità e disoccupazione) si rileva una de-cisa riduzione su base annua delle richieste previdenziali (-29%): come dichiarato dall’INPS, “sulla forte contrazionedelle domande presentate incide il fatto che il numero didomande di NASpI è parziale”: la significatività del dato èinfluenzata dall’entrata in vigore della “Nuova prestazionedi Assicurazione Sociale per l’Impiego”, destinata a sosti-tuire le forme di indennità esistenti.

vedimento, ivi comprese le nuove norme in materia di man-sioni, si rimanda all’approfondimento pubblicato nel numerodi aprile 2015 di questo Notiziario.

√ INPS – Circolare n. 122 del 17 giugno 2015: “Fondidi solidarietà ex art. 3 Legge 28 giugno 2012. Moda-lità di presentazione della domanda di assegno ordi-nario e di formazione”.

La circolare riguarda le modalità attraverso cui i datori di la-voro possono richiedere per via telematica l’erogazione di al-cune tipologie di prestazioni dei Fondi di solidarietà (assegnoordinario o formazione per i propri dipendenti) in caso di ri-duzione o sospensione dell’attività lavorativa. Si ricorda chela costituzione obbligatoria dei Fondi di solidarietà è stataprevista dall’art. 3 della legge 28 giugno 2012, n. 92, per ga-rantire una tutela in costanza di rapporto di lavoro ai lavora-tori dei settori non coperti dalla normativa in materia diintegrazione salariale. Ricordiamo anche che lo schema di de-creto legislativo recante il riordino della normativa in materiadi ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro,presentato dal governo l’11 giugno scorso nell’ambito dellenorme attuative della legge-delega 10 dicembre 2014, n. 183e attualmente in corso di emanazione, contiene la completaridefinizione delle norme sui Fondi di solidarietà e prevedel’abrogazione della normativa di cui all’art. 3 della legge n.92/2012.

√ Legge 13 luglio 2015. n. 107: “Riforma del sistemanazionale di istruzione e formazione e delega per ilriordino delle disposizioni legislative vigenti” (G.U. n. 162 del 15 luglio 2015)

Per un’analisi dei principali aspetti della legge, si rimandaall’approfondimento contenuto alle pagg. 2 e 3 di questo No-tiziario.

√ Ministero dello Sviluppo Economico – Decreto 9giugno 2015(G.U. n. 178 del 3 agosto 2015)

Stabiliti i termini e le modalità per la presentazione delle do-mande, nonché i criteri di valutazione per la concessione deicontributi e delle agevolazioni di cui alla legge 15 maggio1989, n. 181 in favore delle imprese che intendono realizzareprogrammi di investimento finalizzati alla riqualificazionedelle aree industriali in crisi.

Il 30 luglio è stato siglato tra Governo e Regioni un ac-cordo quadro sulla gestione della fase transitoria con-nessa all’attuazione del decreto legislativo in materia diservizi per il lavoro e di politiche attive del lavoro: unodei quattro decreti applicativi della legge 10 dicembre2014, n. 183 (c.d. Jobs-Act) approvati dal Consiglio deiMinistri l’11 giugno scorso e attualmente in fase di ema-nazione. L’accordo sancisce la ripartizione delle compe-tenze in materia di politiche attive del lavoro traGoverno, Regioni e istituenda Agenzia nazionale per lepolitiche attive del lavoro (ANPAL) nel modo seguente:- al Governo è demandata la definizione dei livelli essen-ziali delle prestazioni (LEP) in materia di politiche attivedel lavoro, validi per tutto il territorio nazionale;- all’ANPAL è demandata la funzione di coordinamentosu scala nazionale della rete degli enti attuatori delle po-litiche attive, di monitoraggio dell’efficacia delle stesse,di surroga in caso di malfunzionamento e di sviluppo delsistema informativo unitario delle politiche attive;- alle Regioni è demandata la gestione operativa delle po-litiche attive e la gestione dei Centri pubblici per l’im-piego (CPI).Per garantire la continuità di funzionamento di questiultimi, Governo e Regioni si impegnano a reperire le ri-sorse necessarie per coprire i costi del personale a tempoindeterminato nel periodo 2015-2016, nella proporzionedi 2/3 a carico del Governo e di 1/3 a carico delle Re-gioni. Prevista infine una verifica alla data del 30.6.2016sullo stato di attuazione dell’Accordo.

Accordo Governo-Regionisulle politiche attive

Notiziario Mercato del Lavoro n. 3 - Luglio 2015_Notiziario CNEL 12/08/2015 10:30 Pagina 3

Cnel Notiziario sul Mercato del Lavoro

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Il Notiziario sul mercato del lavoro è realizzato dall’Ufficio II di supporto agli organi collegiali.Hanno contribuito a questo numero, oltre al dirigentedell’Ufficio, Larissa Venturi, i funzionari: Marco Biagiotti, Gerardo Cedrone, Margherita Chierichini,Giuditta Occhiocupo, Sandro Tomaro, Simona Tradardi e Magda Trotta, con la collaborazione editoriale di Marco Silvi dell’Assistenza Informatica.

L’incremento dell’alternanzascuola-lavoro nel secondo ciclodi istruzione: un obiettivo prioritario

Dal 16 luglio è in vigore la legge 13 luglio 2015, n. 107 re-cante “Riforma del sistema nazionale di istruzione e for-mazione e delega per il riordino delle disposizionilegislative vigenti” pubblicata sulla G.U. n. 162 del 15-7-2015. La legge, di iniziativa governativa, è stata approvatain Parlamento dopo dibattiti e momenti di confrontoanche accesi che hanno richiamato l’attenzione dell’opi-nione pubblica e degli addetti ai lavori su questioni che at-tengono a diritti fondamentali tutelati dalla Cartacostituzionale come il diritto all’istruzione, alla formazionee al lavoro.Senza addentrarsi in questa sede nell’analisi dettagliata delprovvedimento, si focalizza l’attenzione su alcune dellenorme rilevanti per garantire la soddisfazione, a livello na-zionale, di tali diritti.La legge di riordino del sistema nazionale di istruzione eformazione nell’art. 1 enuncia le finalità che vi sottendono:innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle stu-dentesse e degli studenti; contrastare le disuguaglianzesocio-culturali e territoriali; prevenire e recuperare l'ab-bandono e la dispersione scolastica; garantire il diritto allostudio, le pari opportunità di successo formativo e di istru-zione permanente dei cittadini. Il raggiungimento di talifinalità è volto a dare piena attuazione all’autonomia delleistituzioni scolastiche di cui all’articolo 21 (1) della legge 15marzo 1997, n. 59 e ss. mm. e ii.. Lo stesso articolo enuncia gli obiettivi formativi da rag-giungere e che le istituzioni scolastiche dovrebbero consi-derare prioritari. Tra questi è individuato (lettera o)“l’incremento dell’alternanza scuola-lavoro nel secondociclo di istruzione”. Per realizzare tale obiettivo sono inse-rite norme dedicate, tra le quali si segnala il comma 14, concui è sostituito l’art. 3 del regolamento di cui al DPR 8marzo 1999, n. 275, che prevede la predisposizione daparte di ogni istituzione scolastica del Piano triennale del-l'offerta formativa. L’importanza del Piano si desume dalladefinizione che se ne dà nella legge, quale “documento fon-damentale costitutivo dell’identità culturale e progettualedelle istituzioni scolastiche” che deve essere coerente congli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzidi studi, determinati a livello nazionale e riflettere “le esi-genze del contesto culturale, sociale ed economico della re-altà locale, tenendo conto della programmazioneterritoriale dell'offerta formativa”. A tal fine, si prevede cheil dirigente scolastico, per la relativa predisposizione, pro-muova “i necessari rapporti con gli enti locali e con le di-verse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economicheoperanti nel territorio”. Un altro tassello che concorre alraggiungimento dell’obiettivo enunciato emerge dalla pre-visione della promozione dell’occupabilità e della coesionesociale, da sostenere e favorire nel più ampio contesto del-l'apprendimento permanente definito dalla legge 28 giu-

gno 2012, n. 92, mediante la realizzazione di un monitoraggioannuale dei percorsi e delle attività di ampliamento dell’of-ferta formativa dei centri di istruzione per gli adulti e, più ingenerale, dell’applicazione del regolamento di cui al d.P.R. 29ottobre 2012, n. 263, da parte del MIUR con la collaborazionedell’INDIRE. Nello stesso articolo è stata inserita una norma(comma 33) dedicata ad incrementare le opportunità di la-voro e le capacità di orientamento degli studenti mediantel’aumento della durata dei percorsi di alternanza scuola-la-voro, già delineati nel d. lgs. 15 aprile 2005, n.77 (2), quantifi-cabile, negli istituti tecnici e professionali, in almeno 400 orenel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studie, nei licei, in almeno 200 ore nel triennio. Tali percorsi di al-ternanza verranno inseriti nei piani triennali dell’offerta for-mativa. I successivi commi 34 e 35 contengono alcune integrazioni ald. lgs. 77/2005. La prima riguarda i soggetti, istituzionali enon, presso cui l’alternanza scuola-lavoro può essere attuata.In particolare, si fa riferimento all'articolo 1, comma 2, nelquale, dopo le parole: “ivi inclusi quelli del terzo settore”, de-vono inserite le seguenti: “o con gli ordini professionali, ov-vero con i musei e gli altri istituti pubblici e privati operantinei settori del patrimonio e delle attività culturali, artistichee musicali, nonché con enti che svolgono attività afferenti alpatrimonio ambientale o con enti di promozione sportiva ri-conosciuti dal CONI”. La seconda chiarisce come l’alternanzascuola-lavoro possa essere svolta “durante la sospensionedelle attività didattiche secondo il programma formativo e lemodalità di verifica ivi stabilite, nonché con la modalità del-l’impresa formativa simulata”, e possa essere realizzataanche all’estero. La legge interviene, inoltre, stabilendo che,con apposito regolamento, adottato con un decreto intermi-nisteriale MLPS, MIUR e Ministero per la semplificazione ela PA, nel caso di coinvolgimento di enti pubblici, e sentito ilForum nazionale delle associazioni studentesche venga defi-nita “la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alter-nanza scuola-lavoro, concernente i diritti e i doveri deglistudenti della scuola secondaria di secondo grado impegnatinei percorsi di formazione”, di cui all’art. 4 della l. 53/2003come definiti dal d. lgs. 77/2005, “con particolare riguardoalla possibilità per lo studente di esprimere una valutazionesull’efficacia e sulla coerenza dei percorsi stessi con il proprioindirizzo di studio”. A sottolineare la natura di strumento fi-nalizzato a favorire i giovani nell’incontro tra scuola e mer-cato del lavoro, la norma prevede che a partire dall’annoscolastico 2015-2016 venga istituito presso le Camere di com-mercio, industria, artigianato e agricoltura, d’intesa con ilMIUR e sentiti il MLPS e il MISE, il registro nazionale perl’alternanza scuola-lavoro, del quale lo stesso comma 41 dellalegge elenca le componenti più importanti. Il legislatore, infine, dispone che per la costruzione del nuovosistema educativo nazionale di istruzione e formazione ven-gano realizzati ulteriori tasselli, delegando il Governo adadottare uno o più decreti legislativi “al fine di provvedere alriordino, alla semplificazione e alla codificazione delle dispo-sizioni legislative in materia di istruzione, nel rispetto deiprincipi e criteri direttivi di cui all’articolo 20 della legge 15marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni”, nonché di altricriteri, tra i quali la redazione di un testo unico delle disposi-zioni in materia di istruzione.In direzione della messa a punto di un sistema educativo di

In riferimento alle disposizioni introdotte dall’art. 1,comma 118, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, concer-nenti l’esonero dal versamento dei contributi previdenzialia carico dei datori di lavoro che provvedono ad attivarenuove assunzioni a tempo indeterminato nel corso del2015, il Ministero richiama le ipotesi per le quali il benefi-cio non può essere concesso e dispone l’effettuazione dispecifiche azioni ispettive volte a contrastare talune segna-late condotte elusive apparentemente non in contrasto conla norma richiamata, ma che violano nella sostanza i prin-cipi in essa contenuti, finalizzati a promuovere nuoveforme di occupazione stabile.

√ Decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80 “Misureper la conciliazione delle esigenze di cura, di vitae di lavoro, in attuazione dell'articolo 1, commi 8e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183”. (G.U. n. 144, S.O. n. 34, del 24 giugno 2015)

Terzo decreto attuativo della legge-delega n. 184/2014 (c.d.Jobs Act). Fra le numerose disposizioni contenute nei 28articoli del provvedimento, si segnala la destinazione in viasperimentale, per il triennio 2016-2018, di una quota parial 10 per cento delle risorse del Fondo per il finanziamentodi sgravi contributivi per incentivare la contrattazione disecondo livello (art. 1, c. 68, legge 24 dicembre 2007, n.247), alla promozione della conciliazione tra vita profes-sionale e vita privata, secondo criteri indicati con decretodel Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Il mede-simo decreto definirà azioni e modalità di intervento inmateria di conciliazione tra vita professionale e vita pri-vata, “anche attraverso l'adozione di linee guida e modellifinalizzati a favorire la stipula di contratti collettivi azien-dali”. Per una disamina più articolata dei principali conte-nuti del provvedimento, si rimanda all’approfondimentopubblicato nel numero di aprile 2015 di questo Notiziario.

√ Decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 “Disci-plina organica dei contratti di lavoro e revisionedella normativa in tema di mansioni, a norma del-l'articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre2014, n. 183”. (G.U. n. 144, S.O. n. 34, del 24 giugno 2015)

Quarto decreto attuativo della legge-delega n. 184/2014(c.d. Jobs Act), composto di 57 articoli che contengono ilriordino delle tipologie contrattuali (fermo restando che ilcontratto di lavoro a tempo indeterminato costituisce laforma comune di rapporto) secondo la seguente articola-zione: lavoro a tempo parziale; lavoro intermittente; la-voro a tempo determinato; lavoro in somministrazione;lavoro accessorio; apprendistato; collaborazioni coordi-nate e continuative; associazione in partecipazione. Ri-spetto alla previgente articolazione, in massima partebasata sulle previsioni del decreto legislativo 10 settembre2003, n. 276, scompaiono le seguenti tipologie: collabora-zioni a progetto; lavoro occasionale; job-sharing; associa-zione in partecipazione con apporto di solo lavoro. Per unadisamina più articolata dei principali contenuti del prov-

vedimento, ivi comprese le nuove norme in materia di man-sioni, si rimanda all’approfondimento pubblicato nel numerodi aprile 2015 di questo Notiziario.

√ INPS – Circolare n. 122 del 17 giugno 2015: “Fondidi solidarietà ex art. 3 Legge 28 giugno 2012. Moda-lità di presentazione della domanda di assegno ordi-nario e di formazione”.

La circolare riguarda le modalità attraverso cui i datori di la-voro possono richiedere per via telematica l’erogazione di al-cune tipologie di prestazioni dei Fondi di solidarietà (assegnoordinario o formazione per i propri dipendenti) in caso di ri-duzione o sospensione dell’attività lavorativa. Si ricorda chela costituzione obbligatoria dei Fondi di solidarietà è stataprevista dall’art. 3 della legge 28 giugno 2012, n. 92, per ga-rantire una tutela in costanza di rapporto di lavoro ai lavora-tori dei settori non coperti dalla normativa in materia diintegrazione salariale. Ricordiamo anche che lo schema di de-creto legislativo recante il riordino della normativa in materiadi ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro,presentato dal governo l’11 giugno scorso nell’ambito dellenorme attuative della legge-delega 10 dicembre 2014, n. 183e attualmente in corso di emanazione, contiene la completaridefinizione delle norme sui Fondi di solidarietà e prevedel’abrogazione della normativa di cui all’art. 3 della legge n.92/2012.

√ Legge 13 luglio 2015. n. 107: “Riforma del sistemanazionale di istruzione e formazione e delega per ilriordino delle disposizioni legislative vigenti” (G.U. n. 162 del 15 luglio 2015)

Per un’analisi dei principali aspetti della legge, si rimandaall’approfondimento contenuto alle pagg. 2 e 3 di questo No-tiziario.

√ Ministero dello Sviluppo Economico – Decreto 9giugno 2015(G.U. n. 178 del 3 agosto 2015)

Stabiliti i termini e le modalità per la presentazione delle do-mande, nonché i criteri di valutazione per la concessione deicontributi e delle agevolazioni di cui alla legge 15 maggio1989, n. 181 in favore delle imprese che intendono realizzareprogrammi di investimento finalizzati alla riqualificazionedelle aree industriali in crisi.

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Sommario□ Il rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento

della finanza pubblica 2015: il quadro sul lavoro nellePubbliche Amministrazioni

□ L’incremento dell’alternanza scuola-lavoro nel secondociclo di istruzione: un obiettivo prioritario

□ Accordo Governo-Regioni sulle politiche attive

□ Istruzione e formazione: fattori determinanti per occupazione e crescita

□ Focus

□ Esercizio: una stima delle probabilità di avere un’occupazione in Italia

□ Indagine conoscitiva della Camera dei Deputati sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale: audizione del Presidente del CNEL

□ Interrogazione al Parlamento UE sui precari nel pubblico impiego

□ L’eterogeneità del lavoro non regolare

□ Comunicazioni obbligatorie, i dati del I trimestre 2015

□ Per i trattamenti in deroga andamento in controtendenza

□ Politiche del lavoro: principali novità normative ed istituzionali (maggio-luglio 2015)

□ Decreti attuativi del Jobs Act: il punto della situazione

nuova serie, anno V, n. 3 - luglio 2015 - notiziario trimestrale on-line

Cnel Notiziario sul Mercato del Lavoro

Il rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanzapubblica 2015: il quadro sul lavoro nelle Pubbliche AmministrazioniNel rapporto presentato in giugno la Corte dei Conti illu-stra lo stato della finanza pubblica al 2014, con particolareriguardo alla finanza per livelli di governo, nonché gli stru-menti di attuazione delle politiche pubbliche, con un capi-tolo riservato al pubblico impiego, dove si fornisceun’analisi, basata sui più recenti dati ISTAT, delle variabili:spesa per retribuzioni dei dipendenti pubblici e consi-stenza numerica del personale in servizio. La spesa complessiva per retribuzioni, calcolata per il2014, ammonta a quasi 164 miliardi, corrispondente circa al 10% del PIL, in calo dello 0,6% rispetto al 2013.La riduzione complessiva della spesa per redditi da lavoro,in un contesto di blocco della contrattazione collettiva, sideve essenzialmente alla progressiva diminuzione del nu-mero di dipendenti, una tendenza avviatasi per effetto deldecreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 ed è stimata – cumu-lativamente dal 2011, anno in cui si sono avuti i primi ef-fetti delle misure contenute nel decreto - intorno agli 8,7miliardi in valore assoluto, pari al 5%. All’importo della ri-duzione dovrebbe aggiungersi la minore spesa dovuta alblocco della contrattazione collettiva al biennio 2008-2009, protratto a tutto il 2015 (e al congelamento dei mec-canismi di adeguamento retributivo previsto fino al 31gennaio 2015 per il personale non contrattualizzato); laCorte stima per l’attività negoziale una minor spesa sultriennio 2013-2015 pari a 6,5 miliardi.La flessione della forza lavoro impiegata presso le PPAA,registratasi consecutivamente dal 2009 al 2013, è calcolatain circa 200.000 unità, il 5,7 % del totale, ed è per più dellametà riguardante personale a tempo determinato. Perl’anno 2013 il calo è dello 0,2 %, in rallentamento rispettoagli anni precedenti, e per il 2014 si stima un ulteriore calopari all’1,4%.In materia di politiche del personale, oltre al blocco dellacontrattazione, gli interventi degli ultimi anni hanno com-portato l’introduzione di limitazioni ai nuovi ingressi e divincoli alla crescita dei trattamenti economici individualimediante la previsione di un tetto alla dotatazione deifondi unici di amministrazione per la contrattazione inte-grativa, che non hanno potuto superare i valori raggiuntinel 2010 e sono stati progressivamente dimensionati al

Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro Viale David Lubin, 2 - 00196 Roma - Tel. 06.36921

Il notiziario è consultabile su: www.cnel.it

II Ufficio di supporto agli Organi collegiali

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personale effettivamente in servizio. Poiché il divieto di in-cremento dei fondi non è stato prorogato per il 2015,l’anno in corso vedrebbe la corresponsione ai dipendentidegli importi dovuti a promozioni, passaggi di livello eavanzamenti di carriera, che per gli anni fino al 2014 sonovalidi solo a fini giuridici. La ripresa della contrattazione avverrà in ogni caso, ne-cessariamente, in un quadro di compatibilità con l’evolu-zione programmata della finanza pubblica, mentre conriguardo alla contrattazione integrativa la Corte segnala lanecessità di un’attenta valutazione delle cause che essa ha

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Il rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica 2015avuto nella crescita squilibrata delle retribuzioni nei varicomparti. L’avvio della stagione negoziale, inoltre, do-vrebbe essere auspicabilmente preceduto, sul piano stret-tamente normativo, da una revisione delle modalità in cuisi integrano e si coordinano fra loro le disposizioni conte-nute nel decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 con leregole derivanti dal nuovo assetto delle relazioni indu-striali nel pubblico impiego scaturito dall’accordo inter-confederale del 30 aprile 2009.La spesa per il personale delle P.P.A.A., in considerazionedelle disposizioni in vigore per l’anno in corso, è stimatacrescere dello 0,5% nel 2015 e dell’1% nel 2016, grazie alvenire meno dei limiti descritti e, soprattutto, all’immis-sione in ruolo di nuove unità per effetto delle recenti di-sposizioni sul personale scolastico. Per il 2017 la spesa èprevista in crescita di un ulteriore 1%, in base a calcoli pru-denziali che estrapolano la media degli incrementi retri-butivi registratisi negli ultimi anni interessati dal rinnovodei contratti.La Corte sottolinea l’urgenza di riaprire una stagione di or-dinaria politica del personale, che consenta di intervenire

sulle criticità del sistema, criticità che le politiche di conteni-mento della spesa - rese necessarie da una crisi economicache lentamente si avvia a segnare il passo - e dal rispetto deivincoli di bilancio - hanno inasprito e reso anche più dram-matiche, e di avviare un percorso di progressivo riequilibriofra componente fissa e continuativa e componente variabiledelle retribuzioni, nonché di introdurre politiche incentratesui meccanismi di premialità, sulla valorizzazione del meritoe delle capacità individuali. Alla logica del taglio lineare - delnumero di addetti e dei tetti alle retribuzioni - dovrebbe so-stituirsi la capacità di valutazione dell’effettivo fabbisogno dipersonale nelle singole amministrazioni, con particolare ri-ferimento a due aspetti: la necessità di inserimento nelle pub-bliche amministrazioni di figure professionali adeguate aduna ripresa sistematica degli investimenti in nuove tecnolo-gie; un più agevole ricorso allo strumento della mobilità deidipendenti pubblici. Sulla riorganizzazione delle PPAA contenuta nel disegno dilegge delega, ora approvato dal Parlamento, la Corte esprimealcune perplessità in merito alla riforma della dirigenza pub-blica, soprattutto con riferimento alle norme che non sem-brano prevedere sufficienti elementi a garanziadell’autonomia dei dirigenti, incrementando piuttosto i mar-gini di discrezionalità nel conferimento degli incarichi, e checomportano una sostanziale ripubblicizzazione della disci-plina.

Decreti attuativi del Jobs Act: il punto della situazione

Notiziario Mercato del Lavoro n. 3 - Luglio 2015_Notiziario CNEL 12/08/2015 10:30 Pagina 1