CIRCOLARE PRODUZIONI TPE 2013/2014

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CIRCOLARE PRODUZIONI 13.14 FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA TEATRO STABILE DI INNOVAZIONE - DIRETTO DA BEPPE NAVELLO Via Santa Teresa 23 10121 Torino tel +39 0115119409 fax +39 0115184711 Distribuzione: Elena Ormezzano - [email protected] trailer: www.youtube.it/fondazionetpe - www.fondazionetpe.it

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Circolare produzioni Fondazione Teatro Piemonte Europa 13/14

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CIRCOLARE PRODUZIONI 13.14

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPATEATRO STABILE DI INNOVAZIONE - DIRETTO DA BEppE NAVELLO

Via Santa Teresa 23 10121 Torino tel +39 0115119409 fax +39 0115184711

Distribuzione: Elena Ormezzano - [email protected]

trailer: www.youtube.it/fondazionetpe - www.fondazionetpe.it

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IL DIVORZIOdi Vittorio Alfieri

regia Beppe Navello

con (dramatis personae) Stefano Moretti, Marcella Favilla, Daria-Pascal Attolini, Riccardo De Leo, Alessandro Meringolo, Riccardo Ripani, Diego Casalis, Camillo Rossi Barattini, Fabrizio Martorelli, Fabio Bisogni, Roberto Carrubba, Alberto Onofrietti

scene Francesco Fassone

costumi Barbara Tomada

musiche Germano Mazzocchetti

luci Mauro Panizza

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA realizzato con il sostegno di Associazione Donare per Crescere Insieme – CRT Onlus

Mi è sempre sembrata straordinaria la figura d’Alfieri: e mi è tornata in mente in questo periodo particolarmente difficile della nostra accidentata vita civile. Così ho trovato bello proporre l’ultima commedia del conte astigiano a una pattuglia di giovani attori provenienti da tutta Italia, per affrontare un progetto di formazione e di avviamento alla professione teatrale condiviso con Fondazione CRT: non è un caso che la mia generazione abbia dimenticato il repertorio alfieriano, tutto deve essere facile, commestibile e digeribile nel mercato triturante dello spettacolo nostrano. Ma i giovani, ai quali stiamo consegnando un paese per il quale ogni giorno sentiamo vergogna, si sono appassionati nel raccontare questa commedia amara e divertente di vita all’Italiana: e con loro mi sono sentito meno frustrato nelle scelte del mio mestiere di regista che da troppo tempo si misurava con le poche opportunità offerte dalla prudenza dei nostri cartelloni. Sentire lo sdegno sarcastico di Alfieri, riproporlo al pubblico con la forza di un lessico esemplare per sobrietà e ricchezza espressiva, libera lo spirito costretto nelle poche centinaia di espressioni alle quali è definitivamente condannata la lingua italiana contemporanea; e travestire i suoi personaggi con i caratteri eterni della mediocrità patria, con i ceffi imperituri dell’impudenza sociale, della politica gaglioffa, dell’ambiguità morale ci fa capire che qualcosa di eterno e imperituro è all’origine della nostra secolare decadenza.

Beppe Navello

disponibile su richiesta

CINEMA!FILM MUTO IN PALCOsCENICO

di Beppe Navello

cast in via di definizione

scene Francesco Fassone

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA - TEATRO POLSKY, BIELSKO BIALA (Poland)

Perché rimettere in scena uno spettacolo quasi sette anni dopo la sua creazione? Soltanto per ragioni produttive, di mercato, perché forse le potenzialità di una pièce senza parole sul cinema muto non erano state del tutto sfruttate nel 2007 e 2008? Forse in Italia ma poco altrove, se si eccettuano una decina di recite in Francia? No. Ci sono sicuramente ragioni che riguardano anche il mio rapporto emotivo con questa avventura artistica particolarmente amata. è stato un cantiere felice e fecondo di conquiste sul palcoscenico, quello vissuto in quell’esperienza. Così, quando è nata la proposta di lavorare con attori del Teatro Polski di Bielsko Biała, proposta emersa a poco a poco tra noi della Fondazione TPE e gli artisti di quel luogo, cercando ragioni e stimoli per un lavoro in comune tra scambi di spettacoli, seminari di formazione e l’approfondimento della conoscenza e dell’amicizia, l’esperienza di Cinéma! è emersa come la più adatta a mettere insieme artisti di lingua e cultura diversa: così diversa da rendere molto difficile la comunicazione verbale. E dunque attraverso un paziente lavoro di improvvisazione per trovare i gesti e le espressioni più efficaci, accadrà forse il miracolo di una nuova creazione autonoma rispetto a quella di sette anni fa, inventata da nuovi interpreti che proporranno approdi diversi e altrettanto ricchi, sguardi inaspettati per raccontare il nostro mestiere: dirigendo la ricerca verso quel momento felice della storia in cui gli attori sono riusciti a inventare un nuovo mezzo espressivo, una nuova arte dello spettacolo attingendo al bagaglio secolare del repertorio recitativo. Confido che sarà così anche questa volta. E sono certo anche che gli artisti polacchi, eredi di una grande tradizione e di un patrimonio tecnico di illustre ascendenza, avranno molto da insegnare a me, ai collaboratori artistici e tecnici di Cinema!: fino a regalarci la sorpresa e la scoperta di un Cinema! 2.

Beppe Navello

disponibile da marzo 2014

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FRATTO _ Xdi Flavia Mastrella, Antonio Rezza

con Antonio Rezzae con Ivan Bellavista

assistente alla creazione Massimo Camilli

organizzazione generale Stefania Saltarelli

consulente tecnico Mattia Vigo

REZZAMASTRELLA - FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA - LA FABBRICA DELL’ATTORE - TEATRO91

Si può parlare con qualcuno che ti dà la voce? Si può rispondere con la stessa voce di chi fa la domanda? Due persone discorrono sull’esistenza. Una delle due, quando l’altra parla, ha tempo per pensare: sospetta il tranello ma non ne ha la certezza. L’Habitat Fratto _ X è una distesa di carne calda che genera figure antropomorfe, l’uomo porta sempre con sé il colore del tempo visibilmente trionfante sulla pelle.

Solo vedendo Fratto _ X di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, solo assistendo agli impeti corporei, alle suggestioni plastiche e al guerreggiare dinamico del nuovo spettacolo che vibra già nel titolo come un ideogramma in 3d, solo ascoltando le violenze espressive, l’implacabilità estremistica e la tirannia del turbamento che la stra-ordinaria ditta promette, ci si potrà convincere che il teatro di questi lottatori della voce e dello spazio è una sinergia fra i movimenti performativi e linguistici di Rezza e le produzioni d’arte contemporanea di Flavia Mastrella. Rodolfo Di Gianmarco - La Repubblica

Rezza è sempre irresistibile. Usa i teli della Mastrella come abito, muro, diaframma, oppure come prigione dove lui appare crocifisso ai bracci in una X. L’unica cosa che può fare è urlare al partner muto Ivan Bellavista l’impossibilità di scoprirsi libero. Osvaldo Guerrieri - La Stampa

disponibile su richiesta

DELIRIO A DUEANTICOMMEDIA

di Eugène Ionesco traduzione Gian Renzo Morteo

regia e interpretazione, scene e costumi Elena Bucci, Marco Sgrosso

drammaturgia del suono Elena Bucci, Raffaele Bassetti

luci Loredana Oddone

suono Raffaele Bassetti

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA - LE BELLE BANDIERE in collaborazione con Regione Emilia Romagna e Provincia di Ravenna e con il sostegno del Comune di Russi

(esplosioni)- La chiocciola e la tartaruga sono la stessa bestia...chiunque te lo dirà...

- No, non sono la stessa bestia.(esplosioni)

I dialoghi tra innamorati annoiano, mentre - dalle comiche di Stan Laurel e Oliver Hardy ai film di Woody Allen - i litigi degli innamorati e delle coppie fanno tanto ridere... Dopo La pazzia di Isabella - vita e morte di Comici Gelosi e L’amante di Harold Pinter, in occasione del compimento dei primi vent’anni di esistenza della compagnia, Le Belle Bandiere, co-prodotti da Fondazione TPE, giocano con una nuova coppia che è talmente impegnata in un continuo rito di funambolici dialoghi sospesi tra assurdo e realtà, da diventare impermeabile a tutto ciò che avviene fuori dal magico perimetro dell’appartamento: dai soffitti che crollano, alle bombe che esplodono, alle stragi della guerra civile che infiamma, testimonianza di una civiltà in profonda crisi... E non è certo un caso se i protagonisti dell’irresistibile scherzo teatrale di Eugène Ionesco non hanno nemmeno più un nome proprio, ma sono soltanto Lui e Lei, ovvero, forse, un poco tutti noi...

disponibile da gennaio 2014

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IL NAUFRAGOda Enoch Arden di Richard Strauss

testo di Alfred Tennysontraduzione di Patrizia Zappa Mulas

narratore Patrizia Zappa Mulasal pianoforte Stefano Orioli

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA

Perché mettere in scena oggi un poemetto romantico? Perché è la storia di un emigrante sottoposto a una prova durissima, la sparizione e il ritorno dopo dieci anni di solitudine su un’isola deserta: la perdita in vita della propria identità. Enoch Arden è la versione romantica di Giobbe, l’uomo retto sottoposto a prove crudelissime da Dio. Come Robinson Crusoe, anche Enoch resiste alla prova estenuante della solitudine in un’isola tropicale. Ma invece di fortificarsi con quella iniziazione severa come il suo precedente illuminista, il romantico Enoch ne viene distrutto. Enoch Arden è la straziante vicenda di un triangolo amoroso che entusiasmò l’Inghilterra vittoriana. Quando fu pubblicato nel 1864 fece un tale scalpore che la Regina Vittoria si presentò a casa di Lord Tennyson per rimproverarlo di aver raccontato la storia di una bigamia involontaria che invece di farci inorridire ci commuove. Ma a compierne la gloria fu il teatro. Nel 1897 Richard Strauss lo mise in scena come Monodrama: ovvero un’opera teatrale per voce recitante e pianoforte. Debuttò a Monaco nel 1897 con Ernst von Possart nella parte del Narratore e lui stesso al pianoforte. Fu un tale trionfo che il soggetto fu composto a più riprese da musicisti e librettisti per altri quaranta anni. Strauss adottò il criterio compositivo dei leit-motiv, che associa un motivo ad ogni personaggio, lo intreccia e lo sviluppa, e anticipò di dieci anni i grandi esiti della sua drammaturgia. Così come D.W. Griffith girò all’inizio del Novecento negli Stati Uniti tre corti dedicati ad Enoch Arden mentre metteva le basi del linguaggio cinematografico nascente, cogliendo nello spettacolo di Strauss, la cui fama aveva varcato l’Oceano, la sua vocazione di grande narrazione popolare. Oggi che la morale è cambiata, questa formidabile parabola acquista una nuova risonanza, torna a riguardarci da vicino da un’altra angolazione: che cosa significa partire dalla propria casa, lasciare quelli che si amano per garantirsi un po’ di benessere e perdere tutto, tranne la vita? Come restare umani quando la prova è tanto dura?

disponibile su richiesta

ZIO VANJAsCENE DALLA VITA DI CAMPAGNA IN qUATTRO ATTI

adattamento e regia Emiliano Bronzinotraduzione Gerardo Guerrieri

con (dramatis personae) Graziano Piazza, Fiorenza Pieri, Maria Alberta Navello, Lorenzo Gleijeses, Mariano Pirrello

scene Francesco Fassone

costumi Chiara Donato

luci Massimo Violato

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA

Con Zio Vanja in maniera ironica, delicata e con un grande amore per la vita, Cechov riesce a fare una riflessione profonda sulla società del suo tempo, votata al fallimento perché incapace di dare speranza nel futuro e alle nuove generazioni.Concentrare l’azione sui cinque protagonisti e accentuarne le differenze di età ci permette di mettere in risalto questo contrasto, questa lotta di una generazione che cerca disperatamente di crearsi il proprio futuro senza riuscirci. La Russia di Cechov ma anche il nostro presente, dove le nuove generazioni non solo non riescono a trovare il proprio posto nella società, ma sempre di più devono pagare i conti di quelle che le hanno precedute.Zio Vanja vive di un mondo di piccole azioni, frasi non dette, di allusioni a significati profondi che non arrivano mai a esprimersi, esistenze apparentemente piccole che riescono a esprimere l’universalità della condizione umana. Lo spettatore deve essere portato ad analizzare i personaggi e la situazione con lo stesso sguardo clinico usato da Cechov, come al microscopio. Arrivando a eliminare la distanza che c’è tra platea e spazio scenico, e a immergere lo spettatore nell’azione, il pubblico si trasforma nell’apparizione di quell’umanità futura cui si riferisce Cechov nelle sue opere: quell’umanità che siamo noi, immaginata dai suoi personaggi come finalmente libera, migliore, felice.

disponibile su richiesta

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TRILOGIA DELLA sPIRITUALITÀ

di e con Lucilla Giagnoni

La trilogia della “spiritualità” è composta dagli spettacoli Vergine madre, ispirato al percorso di salvezza raccontato nella Divina Commedia; Big Bang, che a partire dall’ultima parola delle Divina Commedia “Stelle” e dai primi due capitoli del libro della Genesi, indaga invece sull’Inizio e sulla Creazione facendo dialogare il linguaggio della scienza con quello della teologia e quello del teatro. L’ultimo capitolo, lo spettacolo Apocalisse, s’ispira all’ultimo libro della Bibbia. “Guarda”, “Racconta ciò che hai visto”, sono le indicazioni più frequenti date a Giovanni, il testimone-narratore. In un mondo di ciechi che credono di vedere e, dunque, di sapere, il mistero si rivela solo a chi sappia guardare, a chi abbia occhi nuovi.

BIG BANG secondo Capitolo

musiche originali Paolo Pizzimenti / scene e luci Massimo Violato / collaborazione al testo Maria Rosa Pantè / collaborazione alla drammaturgia scenica Paola Rota

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA in collaborazione con TORINO SPIRITUALITà

VERGINE MADRE Primo Capitolo

musiche originali Paolo Pizzimenti / scene e luci Lucio Diana, Massimo Violato / collaborazione al testo Marta Pastorino

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA

APOCALIssE Ultimo Capitolo

musiche originali Paolo Pizzimenti / scene e luci Massimo Violato / collaborazione al testo Maria Rosa Pantè / collaborazione alla drammaturgia scenica Paola Rota

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA - CTB TEATRO STABILE DI BRESCIA - TEATRI DEL SACRO

ECCE HOMOdi e con Lucilla Giagnoni

musiche Paolo Pizzimenti

luci e video Massimo Violato

FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA - CTB TEATRO STABILE DI BRESCIA

Negli ultimi dieci anni scrivere spettacoli ha significato, per Lucilla Giagnoni, indagare, scavare intorno a questioni che da sempre la tormentavano. Ogni spettacolo è stato un momento insieme doloroso e felice di crescita che, com’è prevedibile, più che trovare risposte ha suscitato ogni volta nuove domande.L’Apocalisse si conclude con una frase misteriosa e al tempo stesso potentissima: “Chi ha Sete venga, chi Vuole prenda in dono l’Acqua della Vita”.è un’indicazione, un suggerimento, uno stimolo, una proposta per un grande cambiamento? “Vorrei capire che significa veramente. Si parla di chi ha Sete, di chi ancora è capace di avere Desiderio, di muoversi verso una direzione che preveda un’evoluzione vitale. Si parla di chi ha Volontà, e dunque capacità di prendere non di pretendere. Si parla di Gratuità, di un’economia di scambio e perciò di Relazione fra gli Umani per noi oggi inconcepibile e rivoluzionaria. Si parla di Acqua, ciò di cui noi siamo fatti e dove nasce la Vita. Si parla di Vita. Vorrei chiamare il nuovo spettacolo “Ecce Homo”, Ecco l’Uomo.è la frase che viene attribuita a Pilato nel mostrare alla folla assatanata un Gesù flagellato, torturato, ridotto al livello più infimo dell’essere umano: uno straccio di sangue e carne con in testa una corona di spine, mascherato, per burla, da Re del Mondo, ma con la Morte stampata in faccia.Se ci dicessimo oggi “Ecco l’Uomo”, che cosa vedremmo? Non so ancora, ma forse sto iniziando una nuova Trilogia, una “Trilogia dell’Umanità”.

Lucilla Giagnoni

disponibile su richiesta

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