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“Ci sono cose da non fare mai” Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola, a mezzogiorno. Ci sono cose da far di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra. “Promemoria” di Gianni Rodari insegnamenti 02 Rapporto annuale 2010 evangelizzazione 03 Se non ci credi, chiedilo a loro 04 Giornata della Concordia e del bene comune a Canosa 05 Giusy Versace 06 “Oltre” il danno umano e sociale degli attentati e di ogni violenza 07 “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” 08 “Educare in famiglia, educare nella chiesa” 09 Pellegrinaggio diocesano a Lourdes caritas 10 Rete interdiocesana “Nuovi stili di Vita” 11 Il racconto di un’esperienza di formazione nelle povertà 12 Ponti tra carcere e mondo associazioni e movimenti 13 Educare la fede, educare la vita 14 Per un nuovo rapporto tra Scuola e famiglia dalle parrocchie 15 “Quanti pani avete? andate a vedere” 17 I laici nella vita della Chiesa e nella società 18 Giovani e responsabilità 19 Un nuovo mosaico per la comunità di Gesù Liberatore - Canosa società 20 Energia nucleare e referendum del 12 e 13 giugno 21 Elezioni Amministrative a Minervino Murge 22 Nè uniformità nè centralismo 23 Forum di formazione all’impegno Sociale e Politico 24 Rivoluzione fa rima con democrazia? 25 A proposito di laicità 26 I fatti del mese: Aprile cultura 27 Neuroscienze e persona: interrogativi e percorsi etici 28 Mons. Felice Regano, pastore di Catania adolescenti 29 Esprimi un desiderio rubrica 30 Film&Music point itinerari 31 Leggendo… leggendo appuntamenti 32 Appuntamenti Maggio 2011 mensile di informazione della diocesi di Andria Guernica (Pablo Picasso) Tela del 1937 dedicata al bombardamento della cittadina basca di Guernica ad opera dei tedeschi, in cui sono rappresentate la disumanità, la brutalità e la disperazione della guerra. Questa opera è ormai considerata l’emblema della guerra e la ricordiamo in un momento storico, come il nostro, in cui si fa ancora la guerra!

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“Ci sono cose da non fare mai”Ci sono cose da fare ogni giorno:

lavarsi, studiare, giocare,preparare la tavola,

a mezzogiorno.

Ci sono cose da far di notte:chiudere gli occhi, dormire,

avere sogni da sognare,orecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mai,né di giorno né di notte,né per mare né per terra:per esempio, la guerra.

“Promemoria” di Gianni Rodari

insegnamenti02 Rapporto annuale 2010

evangelizzazione03 Se non ci credi, chiedilo a loro04 Giornata della Concordia

e del bene comune a Canosa05 Giusy Versace06 “Oltre” il danno umano e sociale

degli attentati e di ogni violenza07 “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”08 “Educare in famiglia, educare nella chiesa”09 Pellegrinaggio diocesano a Lourdes

caritas10 Rete interdiocesana “Nuovi stili di Vita”11 Il racconto di un’esperienza di formazione

nelle povertà12 Ponti tra carcere e mondo

associazioni e movimenti13 Educare la fede, educare la vita14 Per un nuovo rapporto tra Scuola e famiglia

dalle parrocchie15 “Quanti pani avete? andate a vedere”17 I laici nella vita della Chiesa

e nella società18 Giovani e responsabilità19 Un nuovo mosaico per la comunità

di Gesù Liberatore - Canosa

società20 Energia nucleare

e referendum del 12 e 13 giugno21 Elezioni Amministrative a Minervino Murge22 Nè uniformità nè centralismo23 Forum di formazione

all’impegno Sociale e Politico24 Rivoluzione fa rima con democrazia?25 A proposito di laicità26 I fatti del mese: Aprile

cultura27 Neuroscienze e persona:

interrogativi e percorsi etici28 Mons. Felice Regano, pastore di Catania

adolescenti29 Esprimi un desiderio

rubrica30 Film&Music point

itinerari31 Leggendo… leggendo

appuntamenti32 Appuntamenti

Maggio 2011

mensile di informazione della diocesi di Andria

GGuueerrnniiccaa (Pablo Picasso) Tela del 1937 dedicata al bombardamento della cittadina basca di Guernica

ad opera dei tedeschi, in cui sono rappresentate la disumanità,la brutalità e la disperazione della guerra.

Questa opera è ormai considerata l’emblema della guerrae la ricordiamo in un momento storico, come il nostro,

in cui si fa ancora la guerra!

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Rapporto Annuale 2010della Casa di Accoglienza “S. Maria Goretti” edell’Ufficio per le Migrazioni della Diocesi di Andria

Il Direttore della Casa di Accoglienza “S. Maria Goretti” edell’Ufficio per le Migrazioni della Diocesi, don Geremia Acri,ha redatto il Rapporto Annuale 2010, sui servizi, attività e pro-getti, corredandolo di cifre e statistiche. Gli ambiti sono i più svariati, vanno dalla Mensa della Carità, alladistribuzione di sacchetti viveri, indumenti, docce, alle visitedomiciliari. Vi è un ambulatorio medico ed infermieristico, alcentro di ascolto ed all’accoglienza notturna. Vi sono, infine,corsi di formazione per badanti, un percorso educativo perminori ed adulti ed un tutoraggio economico-educativo.Di anno in anno si espande la “ragnatela” di assistenza e dibeneficenza con l’intento di raggiungere un numero sempremaggiore di fratelli e sorelle bisognosi, coloro che gli america-ni chiamano gli “underdogs” (inferiori ai cani) e K. Marx il “lum-penproletariat” (i proletari degli stracciaioli).La Chiesa, seguendo le orme e gli insegnamenti del suo Fondatore, liconsidera fratelli e sorelle in Cristo, persone umane con la loro digni-tà da accogliere, amare e soccorrere. Dai dati si nota che negli ultimi anni la fascia di povertà estremacomprende un numero sempre maggiore di italiani, nostri concittadi-ni ridotti in condizione di chiedere la carità per loro e le loro famiglie,i loro figli.È un dato questo che ci deve indurre a riflettere e a domandarci comemai in un Paese come il nostro, che figura tra i più avanzati e prospe-ri la soglia di povertà, anziché restringersi, si allarga sempre più.La carità è encomiabile è deve, comunque e sempre, essere pratica-ta. Ma non far dimenticare la giustizia ed a tale scopo occorre“coscientizzare” (come si dice in Brasile) i nostri fedeli e i nostri con-cittadini, la classe politica ed il nostro Governo a non lavarsi lemani.Se nel piccolo e con risorse limitate, Centri di Accoglienza come“S. Maria Goretti” riescano a raggiungere tante persone, non chiu-dendo gli occhi, come mai le Istituzioni, che hanno come compito lorospecifico di porre tutti i cittadini in condizioni di parità denotano com-portamenti di miopia e scarsa sensibilità?Ringrazio, comunque, Don Geremia, i Sacerdoti, le Associazioniecclesiali e laicali, i Volontari, le Parrocchie, i Centri di Ascolto Zonalidella Diocesi ed anche tanti buoni fedeli e cittadini, che con le loroofferte e dando una parte del loro tempo per soccorrere chi è nelbisogno, dimostrano che c’è ancora altruismo fattivo. Se si può e sideve sperare in un futuro migliore, dipende in buona parte da questiSamaritani volenterosi, che a somiglianza del Padre Celeste, che fasorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti, non discriminano, ma accol-gono tutti in spirito di fraternità e di servizio.

+ Raffaele Calabro, Vescovo

Giornata Mondiale

del Migrante e del Rifugiato

OFFERTE RACCOLTE

ANDRIA

Parr. Gesù Crocifisso € 200,00Parr. SS Sacramento € 300,00

+ offerta Casa Acc. € 150,00Parr. Madonna di Pompei € 600,00Parr. S. Andrea Apostolo € 350,00Parr. SS. Trinità € 430,00Parr. San Paolo Apostolo € 220,00Parr. S. Francesco d’Assisi € 200,00 Parr. S. Nicola di Mira € 150,00Parr. S. Riccardo € 80,00Parr. Basilica S. M. dei Miracoli € 100,00Parr. B.V. Immacolata € 250,00Parr. S. Michele Arc. e S. G. € 240,00Parr. Cuore Immacolato di M. € 300,00Parr. S. Luigi a Castel del Monte € 50,00

CANOSA DI PUGLIA

Parr. S. Teresa € 90,00

MINERVINO MURGE

Parr. B.V. Immacolata € 70,00

TOTALE € 3.630,00

Impegni prioritariDon Geremia Acri: “In un anno di forte crisi

le priorità per noi sono state le famiglie,i bambini e gli anziani”

Presentazione a cura del nostro Vescovo

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Non sorprendetevi se nei prossimigiorni sentirete parlare di CasaAccoglienza Santa Maria Goretti dellanostra Diocesi di Andria sulle reti nazio-nali. È stato girato anche ad Andria lospot dell’8 per mille da destinare allaChiesa Cattolica. A Roma c’era anche Don Geremia,Giuseppe Di Palo ed Alba Pistillo(instancabili stacanovisti ed “angelicustodi” della struttura di via Quarti). Nel progetto comunicazione, l’anno incorso ha visto la partecipazione di 8 per-sone assolutamente normali (non gior-nalisti o fotoreporter) che hanno giratol’Italia per raccontare dell’8xmille. Marica Giustini è una studentessa20enne inviata dall’organizzazionenazionale a visitare la struttura andrieseper portare poi testimonianza della suaesperienza. Marica racconta: “ho rice-vuto una mail che mi informava di que-sto viaggio. Inizialmente l’ho letta senzaprestarci molta attenzione. Credo pro-fondamente in Dio, ma nella Chiesa enelle sue opere un po’ meno”.. Maricaparte alla volta di Andria con un po’ discetticismo e si chiede se poi avrebbeavuto veramente l’opportunità di rac-contare questa esperienza con riflessio-ni e critiche. Adesso è qui a raccontarla: visita all’Ospedale di Andria, la storia diCarmine. “In tarda mattinata, Alba ci porta a farvisitare un’altra realtà: seguire i loroospiti in ospedale. Arriviamo in ospedale e andiamo a farvisita a un ragazzo straniero e a unsignore italiano. Racconto queste duestorie, per quello che mi hanno trasmes-so: sofferenza. Ho vissuto per quei minu-ti tutto il loro dolore, stupendomi di mestessa per come sono riuscita a capirloe sentirlo. Siamo andati nel reparto di urologia atrovare il signor Carmine Fontana, che èstato ricoverato e operato per un tumo-re. Carmine ci ha accolto subito sorri-

dendo, aveva tubicini legati ovunque,bloccato a letto in quella stanza anoni-ma. Si è presentato a noi come un’arti-sta e lo è davvero: quando la sera primaho visitato le due case con i posti letto,ho potuto vedere un suo quadro.Carmine ha sempre vissuto la sua vitanell’agio più totale. Pittore e scultoreallo stesso tempo, ha esposto le sueopere in tutto il mondo. Questo signoreaveva tutto, una casa di lusso, una mac-china costosa e una bella famigliaaccanto. Mi chiedo come si possa pas-sare da una situazione del genere, finoad arrivare auna dimensio-ne totalmentecontraria edestrema; non lodice nemmenolui, si limitasemplicementea dire che haperso tutto,casa, soldi,famiglia. Carmine è unuomo abban-donato, solocome si scari-ca un cane sul-l ’autostrada,nessun paren-te che lo voglia con sé, nemmeno lafiglia ed è lì da solo ad affrontare la suavita. Mentre racconta la sua storia,però, rivolge uno sguardo profondo adAlba, a lei che ogni giorno lo va a trova-re, lo assiste, lo ascolta, gli porta vestitipuliti e qualche rivista per passare iltempo e lì capisco che in fondo Carminenon è solo. La storia di Carmine mi hatoccata molto profondamente, ma quellache mi colpisce ancora di più è quelladel ragazzo che è stato dichiarato “piùmorto che vivo”.Quel signore distinto, Carmine, l’hoconosciuto anch’io: era una sera inpieno inverno e, come mio solito fare, mi

son recato a Casa Accoglienza, chiac-chiero un po’ con Don Worry (vezzeg-giativo con cui chiamo Don Geremia),quella sera era abbastanza costipato.Arriva da lì a poco una telefonata deiCarabinieri che segnalavano la presen-za ad Andria di Carmine. Mi offro volen-tieri come autista, ed accompagno Albae Don Geremia in stazione. Carmine eralì, rannicchiato in un angolo con dellevalige di fortuna e nei suoi occhi tantarassegnazione ma anche tanta voglia difidarsi di noi! Lo abbiamo accompagna-to nella struttura, gli abbiamo offerto un

letto… non gli abbiamo chiesto nulla, nèda dove venisse, nè quale triste storiaaveva da raccontarci… col tempoCamine ha imparato a fidarsi di quellebrave persone che continuano a pren-dersi cura di lui… Quella di Carmine è una delle tante sto-rie che potremmo raccontare a chi nonci crede, a chi punta il dito per partitopreso o forse perché, come dice BlaisePascal: “Gli uomini, non avendo nessunrimedio contro la morte, la miseria el’ignoranza, hanno stabilito, per esserefelici, di non pensarci mai”.

Visita il sito: www.chiediloaloro.it

Se non ci credi,chiedilo a loro

Realizzato anche nella nostra Diocesiuno spot dell’8 x mille

di Sabino LisoVolontario Casa Accoglienza “S. Maria Goretti”

Il 24 marzo scorso nel salone di Gesù Liberatore si è cele-brata la terza Giornata della Concordia e del Bene Comune,istituita dal nostro Vescovo per aiutare tutti a “stare nella sto-ria con amore”, al fine di sviluppare, in sintonia con il pro-gramma pastorale diocesano, una maggiore testimonianzadel nostro credere e una più attenta e incisiva capacità di dia-logo e di costruzione del bene comune con tutte le persone dibuona volontà presenti sul nostro territorio, nelle istituzioni,nel mondo culturale, lavorativo, del volontariato e dell’asso-ciazionismo in generale.Le tematiche su cui abbiamo fermato l’attenzione e abbiamointeso confrontarci e individuare passi anche piccoli da fareinsieme, nella presa di coscienza delle criticità e nella comu-ne responsabilità delle soluzioni, hanno riguardato l’ambien-te, il lavoro, la sicurezza e la legalità, realtà di più ampiadiscussione e preoccupazione nel nostro Paese, in Europa enel Mondo, che coinvolgono profondamente anche noi nellaricerca della qualità e della solidarietà della vita, di una vitadignitosa per i singoli e le famiglie, di una vita collettiva avver-tita e costruita secondo onestà, giustizia e scevra da fenome-ni malavitosi e delinquenziali, dairreponsabilità formative e di com-portamenti quotidiani, da ipocrisiee costrizioni di ogni tipo, da sfrutta-menti e usura. Il succedersi delle relazioni e deglistacchi musicali e visivi brevi edefficaci ha contribuito a vivere conattenzione e partecipazione laserata, durata quasi tre ore, dalledue previste, e ha registrato la pre-senza della quasi totalità delle per-sone sino alla conclusione. La Giornata, certo non è la soluzio-ne dei problemi cittadini, ma costi-tuisce un momento e un luogo pri-vilegiato di incontro delle diversecomponenti cittadine: istituzionali,sociali ed ecclesiali, come ricono-sciuto dai diversi relatori e dal sin-daco, rag. Francesco Ventola, neiloro interventi, come pure di ascol-to reciproco e riflessione, di discer-nimento di cammini da percorrere

per attuare il bene comune e imprescindibile della personaumana e dell’intera collettività.Abbiamo cercato nella preparazione e nell’esposizione delletematiche di guardare con oggettività alla realtà che ciriguarda, di chiedere a tutte le parti impegno serio e costrut-tivo, agli adulti coerenza e capacità formativa verso le nuovegenerazioni, agli amministratori e politici autorevolezza fattadi convinzioni profonde, servizio costante e autentico, dedi-zione al bene comune e allo sviluppo della cittadinanza edelle risorse del territorio.I punti evidenziati con più forza nelle relazioni e che devonocostituire il vademecum dell’impegno da vivere sono stati:- Informazione più puntuale e a tappeto- Consapevolezza maggiore negli ambienti formativi- Riorientare paradigmi di riferimento- Pensare globale e agire localmente- Responsabilità e cura dei territori- Inclusione- Sostenibilità e apprendimento permanente- Soggettività individuale e sociale

-Pianificare il futuro- Creare lavoro a partire dalla voca-zione del territorio e dalle compe-tenze- Nuova coscienza di condivisione- Condividere gli obiettivi e lavorareinsieme- Sviluppo nella legalità e contrastoalla paura e all’isolamento- Avamposti di legalitàUn ringraziamento è stato espres-so da tutti gli intervenuti al Vescovoe alla Diocesi per questa opportu-nità di ripensamento e verificadella vita cittadina. A nome delVescovo, il vicario generale donGianni Massaro ha porto i salutiall’assemblea e ha tenuto a sottoli-neare, in chiusura, la bontà di unaalleanza vissuta a tutti i livelli edella responsabilità sociale nell’af-fermazione del bene comune. Allacittadinanza, ora, la coerenza divita con i buoni propositi e le buoneintenzioni.

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I temi al centro dell’iniziativa

di Don Vito MiracapilloDirettore dell’Ufficio di Pastorale Sociale

Giornata della Concordiae del bene comune a Canosa

Il 5 marzo scorso, in occasione del VIanniversario del prodigio della SacraSpina, in una Cattedrale gremita all’in-verosimile, abbiamo avuto modo di par-tecipare ad una singolare funzione reli-giosa fatta di meditazione e di testimo-nianza. Dopo il breve pellegrinaggiosimbolico, confluito nelle Chiesa madredella nostra città, il sentito momento dipreghiera è stato coronato da unamomento che difficilmente lascerà lementi ma soprattutto il cuore dei pre-senti: la testimonianza di GiusyVersace. Chi è questa donna, dalcognome famosissimo per gli habituèdella moda?Giusy è una splendida trentenne, nipotedel noto stilista e come lui operante nelcampo dell’alta moda. Ha una vita per-fetta, invidiabile ai più, fino quando leaccade qualcosa di terribile: nel 2005, acausa di un incidente stradale, subiscel’amputazione di entrambe le gambe.Lo shock e lo sconforto, com’è facil-mente capibile, sono enormi. Per potercontinuare a deambulare, Giusy dovràindossare delle protesi.In questo momento buio della sua vita,Giusy trova un appiglio saldo e sicuro:la preghiera e la fede. Ci raccontaGiusy: “La fede è stata per me davverodeterminante. Sono sempre stata devo-ta alla Madonna e quando ero in ospe-dale avevo fatto il voto che se fossi tor-nata a camminare sarei andata aLourdes per ringraziarLa. Dal 2006parto tutti gli anni insieme all’Unitalsied oggi sono una loro volontaria. Èstato lì, a Lourdes, che ho trovato larisposta… oggi non posso che ringra-ziare perché per me la cosa importanteera vivere e Qualcuno, lassù, le miepreghiere le ha ascoltate”.Non solo Giusy è tornata a camminare.Dopo un durissimo “addestramento mili-tare”, dal camminare è passata allacorsa, quella di taglio agonistico, otte-nendo risultati lusinghieri: nel giugnodello scorso anno ha raggiunto il podioalle paraolimpiadi di Imola, così come in

altre gare. Ora il suo prossimo obiettivo,per il quale si sta alacremente allenando,sono le Paraolimpiadi di Londra del 2012.Alla domanda su qual è per lei il sensodel Sacrificio e della Sofferenza al gior-no d’oggi, risponde: “Oggi la societànon è più quella di una volta. Siamocircondati da tanto egoismo. Anche laTv lancia messaggi sbagliati… faapparire tutto semplice e facile. Ormainon si è più disposti a fare sacrifici .Io lavoro nella moda, in un ambientesuperficiale dove conta solo l’apparen-za. Forse la risposta circa il significatodella sofferenza sta proprio nella testi-monianza. Raccontando il mio percor-so di dolore, sacrificio e impegno ma altempo stesso di amore per la vita sperodi dare ancora speranza a quanti inve-ce l’hanno ormai persa”.

Ed è proprio la sua testimonianza cheha segnato i fedeli accorsi per ricorda-re il prodigio della spina che trafisse ilFiglio dell’Uomo. Dopo la proiezione diun toccante e stupendo video, mirabilesumma delle vicende che hanno segna-to Giusy, alla visione del quale la prota-gonista non è riuscita a trattenere lelacrime (e non solo lei), a braccio lasplendida trentenne ha ripercorso lasua vita, a partire dal succitato inciden-te, narrando di come la sua esistenza ècambiata, anche in meglio! Dal pieti-smo e dall’indifferenza dei conoscenti(indimenticabile l’aneddoto della madreche, su di una spiaggia, allontana inmalo modo la figlioletta curiosa, ferma-tasi ad osservare le gambe monche);dagli inevitabili cambiamenti nello stiledi vita: “Guardandomi allo specchio,vedevo in me l’immagine della femmi-nilità mozzata. A casa aprivo l’armadioe trovavo una minigonna. Sistemavo lascarpiera e saltava fuori una scarpadecolletè con il tacco. Ho dovuto impa-rare a vestirmi in maniera diversa”. Giusy non si è però scoraggiata, grazieall’apporto della famiglia e grazie allafede. Ha capito che non poteva e nondoveva vergognarsi della sua malattia.Attraverso lo sport, e la testimonianzache da tempo sta portando in giro perl’Italia, ha trovato la forza per portare lasua croce (Affermava Giusy: “Perchéproprio a me? Ma in fondo, cosa ho ioin più o in meno degli altri? Quindi:“Perché non a me?”). Questa meravigliosa persona, che sierge a magnifico esempio avendo tra-sformato la sua croce in una medagliadal valore inestimabile da portare alpetto, affinché sia mostrata a tutti - comeha fatto quella sera di marzo - e sappiatrasmettere la forza che abita in lei.I fedeli sono usciti dalla Cattedrale,oltre che con gli occhi umidi ma anchecol cuore pieno di sentimenti positivi,carburante indispensabile per affronta-re le piccole e/o grandi croci che ognu-no di noi porta con quotidianamentecon sé.Complimenti e infinite grazie Giusy!

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Giusy VersaceQuando il dolore diventa

testimonianza veradi forza e di fede

di Antonio Mario De NigrisRedazione “Insieme”

Giusy Versaceha raccontato la sua esperienza ad Andria

La Sacra Spinaconservata ad Andria

La Consulta della PastoraleSociale a seguito delle bombeesplose, per tre giorni di seguitodurante la notte, in Andria e dei fattidelittuosi o malavitosi che di tanto intanto si registrano nelle nostre città,in sintonia con il Consiglio PastoraleDiocesano, col cammino pastoraledella Chiesa Locale e con quantihanno a cuore il bene comune e losviluppo delle nostre popolazioni,

mentre esprime sconcertoper tali eventi, invita

la cittadinanza ad esprimere compat-tezza nella difesa dei valori democra-tici e della legalità senza lasciarsiintimidire e assicurando cooperazio-ne nei confronti delle istituzioni, dellamagistratura e forze dell’ordine;

ritiene che il compito più veroe difficile per tutti,

Istituzioni e Cittadini, Chiesa eSocietà Civile sia riflettere seriamen-te su ciò che accade e, soprattutto,cercarne le cause profonde o nasco-ste e intraprendere a livello formati-vo-educativo, civile, sociale e politicopercorsi di giustizia, di responsabilità,

solida-rietà e condivisione,

che aiutino le singole comunità citta-dine a costruire con serenità, fiduciae speranza fattiva il proprio presentee il proprio futuro. La soluzione delproblema non si esaurisce, nei casispecifici, con sanzioni e riparazionedei danni materiali, ma investe il valo-re “umanità” e il fondamento demo-cratico della vita collettiva;lo scoppio di una bomba, crediamo,manda in frantumi non solo locali,vetri e pareti, ma anche il tessutosociale dell’intera cittadinanza e deivalori che la sorreggono, imponendola violenza del prepotente e l’intimi-dazione per coprire loschi interessi diparte, illeciti profitti a spese di chilavora onestamente e collabora cosìalla comune prosperità.

Facciamo appello, pertanto,alle comunità ecclesiali

a incidere maggiormente nella forma-zione e nella testimonianza evangelica“della vita buona, giusta e fraterna”;alla popolazione a non lasciarsi sco-

rag-giare o intimidire da eventi

malavitosi o criminali e a curare mag-giormente la legalità, la responsabili-tà nella costruzione del bene comu-ne, la sobrietà della vita e la formazio-ne ai valori importanti ed essenzialidelle giovani generazioni per unaconvivenza aperta alla realizzazionedi una vita dignitosa e alla costruzio-ne di una società più giusta, solidalee accogliente; alle autorità amministrative e politi-che a facilitare la convivenza e lavivibilità della vita cittadina risolven-do in tempi rapidi problemi legati allaquotidianità come la viabilità, la puli-zia delle strade, la sicurezza stradale;creando opportunità di lavoro pertutti i cittadini con la messa a frutto ditutte le risorse del territorio e apren-do al futuro i giovani con progetti disviluppo e mirati a comunicare mag-giormente con la popolazione, senzaignorare domande e petizioni legitti-me e senza arroccarsi nel silenzio elasciar cadere risposte adeguate.

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“Oltre” il danno umano e socialedegli attentati e di ogni violenzaPubblichiamo il comunicato della Diocesi a seguito degli atti intimidatori che hanno interessato la città di ANDRIA (trebombe in tre notti: la prima contro un negozio dell’assessore comunale all’ambiente, Francesco Lotito; la seconda con-tro un autosalone; la terza nei pressi del Municipio).Il documento, redatto dalla Consulta della Pastorale Sociale e approvato dal Vescovo, è stato proposto dal ConsiglioPastorale Diocesano riunitosi lo scorso 6 Aprile. Il Consiglio Pastorale Diocesano, sotto l’autorità del Vescovo, è il prin-cipale organismo di partecipazione e comunione ecclesiale e opera per la crescita della corresponsabilità della Chiesaparticolare.La Chiesa locale pur avendo, indiverse forme, nei giorni scorsi,condannato l’increscioso episodioe manifestato solidarietà e vici-nanza a quanti ne erano rimasti, inqualche modo, colpiti, ha ritenutoopportuno farne oggetto di rifles-sione comune prima di rilasciareun documento ufficiale che risul-ta essere, pertanto, il frutto di undiscernimento comunitario cheha visto il coinvolgimento di tuttele realtà presenti nella diocesi.

La Gazzetta del Mezzogiorno - 14/4/2011

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L’appuntamento della Giornata Diocesana dellaGioventù è, senza dubbio, per i Giovanissimi e i Giovanidella Diocesi, uno dei momenti di incontro e confronto piùimportanti dell’intero Anno Pastorale. Rappresenta, infatti,l’occasione per potersi fermare a riflettere a partire dalleparole che il Santo Padre dona ogni anno, in occasione diquesta Giornata, ma anche per fare attenzione al program-ma pastorale diocesano (per quest’anno “Andate anchevoi nella mia vigna” - Mt 20,4).In questa occasione, nell’organizzazione della Giornata, cheè stata vissuta ad Andria nel pomeriggio di sabato 16 aprile,don Pasquale Gallucci e i membri equipe del ServizioDiocesano di Pastorale Giovanile hanno potuto contare sul-l’aiuto dei laici e dei sacerdoti delle Parrocchie della secon-da zona pastorale, all’interno della quale si sta mostrando unparticolare interesse alla pastorale giovanile, il quale mira adar vita ad un percorso comunemente pensato di pastoralegiovanile zonale. I Giovanissimi ed i Giovani, delle tre città della Diocesi,che hanno partecipato alla giornata sono stati quasi cin-quecento.Così come gli altri anni, ed assolutamente in linea con ciòche la Pastorale Giovanile è e congli ambiti all’interno della quale èchiamata ad agire, i Giovanissimi edi Giovani hanno vissuto dapprima unmomento di formazione e catechesi,poi un momento di liturgia. A questidue momenti se ne sarebbe dovutoaggiungere un terzo: il momentofesta e testimonianza della carità, acui però, purtroppo, si è dovutorinunciare a causa della pioggiainsistente.All’arrivo, i partecipanti sono statiaccolti in Cattedrale, dove è statoproiettato filmato “GMG Story”,curato dal Servizio Nazionale diPastorale Giovanile.Successivamente, i giovani sonostati divisi in 12 gruppi. A ciascungruppo era legato uno dei quattrosimboli scelti: la casa, l’albero, lacroce, la vigna.Nel momento di riflessione, laddove

ciascun gruppo era guidato da un sacerdote e uno o più laici,a ciascun simbolo erano legati due personaggi su cui punta-re l’attenzione:- la croce, all’interno dei cui gruppi si è riflettuto sul tema

della sofferenza, con testimoni il Centurione e GiovanniPaolo II.

- La casa, nei cui gruppi ci si è soffermati sul tema dellacostruzione della propria vita alla luce delle figuredell’Apostolo Pietro e di San Francesco.

- L’albero, che rimandava alle proprie radici e all’esseresaldi nella fede e che aveva come testimoni Abramo e PierGiorgio Frassati.

- La vigna, che riconduceva, evidentemente, all’impegnocome laici e dove si è riflettuto a partire dalle figure degliOperai della Vigna del Vangelo e di Madre Teresa diCalcutta.

Al rientro in Cattedrale Giovani e Giovanissimi hanno vissutola Via Crucis “… I giovani e gli inCROCI della vita”, compostada sette stazioni:1. La condanna: precarietà, disoccupazione, incertezza del

futuro;2. La Croce: la sofferenza e la malattia;

3. La Caduta: alcool, droga, vita spe-ricolata;4. La Madre: affettività negata;5. La Spogliazione: emigrazionedalla propria dignità;6. La Morte: lo sballo e le stragi delsabato sera;7. La Risurrezione: la vera giovinez-za.Il momento liturgico ha coinvoltomolto i Giovanissimi ed i Giovani, iquali hanno pregato con estremointeresse e raccoglimento per tutto iltempo della celebrazione stessa.Come ogni anno, la GiornataDiocesana della Gioventù è stata unbel momento di comunione dei giova-ni della Chiesa Diocesana: unmomento in cui conoscersi e confron-tarsi a partire dalla Parola. Peccatodavvero per la pioggia e per l’impossi-bilità di far festa assieme… Speriamovada meglio il prossimo anno!

Giornata Diocesana della Gioventù 2011

a cura del Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile

“Radicati e fondati in Cristo,saldi nella fede”

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di Don Gianni Massaro

e gli amici dell’Ufficio Catechistico

“Educare in famiglia,educare nella chiesa”

Catechisti a Convegno

Si terrà martedì e mercoledì 10 e 11 maggio pressol’Istituto Professionale “G. Colasanto” di Andria alle ore 19.30il Convegno Diocesano dei Catechisti.Nella prima serata interverrà don Luciano Meddi, professo-re di catechetica missionaria, presso l’Università Urbanianadi Roma, sul tema: “Educare in famiglia, educare nella chie-sa. Quale dialogo possibile?”. Nella seconda serata i cate-chisti saranno suddivisi in gruppi per lo studio e l’approfondi-mento.Gli incontri zonali con i catechisti vissuti in diocesi nei mesiscorsi di gennaio e febbraio hanno offerto la preziosa oppor-tunità di mettersi in ascolto gli uni gli altri e condividere, inmerito alla catechesi, esperienze positive ma anche difficol-tà e bisogni.In particolare è emersa la fatica del dialogo e coinvolgimen-to dei genitori nell’educazione dei ragazzi e il bisogno comecatechisti di una formazione permanente per risponderesempre meglio al mandato ricevuto.Il Convegno dei catechisti costituisce, pertanto, una primarisposta ai bisogni manifestati dai catechisti presenti nellanostra diocesi. L’impegno per l’educazione rappresenta, inol-tre, un’attenzione costante per la comunità cristiana perchéda sempre al centro della vita della Chiesa c’è la cura neiconfronti della persona, quella cura che costituisce lasostanza stessa dell’impegno educativo.I recenti Orientamenti della CEI, “Educare alla vita buona delVangelo”, definiscono la Chiesa come comunità educante(cap. IV) e affermano il ruolo determinante, peculiare, inso-stituibile e prioritario della famiglia nell’educazione delle gio-vani generazioni (n. 36).Risulta, così, importante vivere il Convegno come opportuni-tà di discernimento per far sì che, mentre si sperimenta la

difficoltà in cui si dibatte l’opera educativa, vengano messein luce tutte le potenzialità nascoste.Il Convegno, promosso dall’Ufficio Catechistico Diocesano, èrivolto ai catechisti dell’iniziazione cristiana, ma l’invito puòessere esteso ai genitori e a quanti sono impegnati nell’am-bito dell’evangelizzazione.

Maria, Vergine del silenzio,non permettere che davantialle sfide di questo tempola nostra esistenza sia soffocatadalla rassegnazione o dall’impotenza.Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto,grembo nel quale la parola diventi fecondae ci fa comprendereche nulla e impossibile a Dio.

Maria, Donna premurosa,destaci dall’indifferenzache ci rende stranieri a noi stessi.

Donaci la passione che ci educaa cogliere il mistero dell’altroe ci pone a servizio della sua crescita.Liberaci dall'attivismo sterile,perchè il nostro agirescaturisca da Cristo, unico Maestro.

Maria, Madre dolorosa,che dopo aver conosciutoI'infinita umiltà di Dionel Bambino di Betlemme,hai provato il dolore straziantedi stringerne tra le bracciail corpo martoriato,

insegnaci a non disertare i luoghi del dolore;rendici capaci di attendere con speranzaquell’aurora pasquale che asciugale lacrime di chi e nella prova.

Maria, Amante della vita,preserva le nuove generazionidalla tristezza e dal disimpegno.Rendile per tutti noi sentinelledi quella vita che inizia il giornoin cui ci si apre,ci si fida e ci si dona.Orientamenti CEI 2010,Educare alla vita buona del Vangelo

AFFIDATI ALLA GUIDA MATERNA DI MARIA

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Pellegrinaggiodiocesano a Lourdes

Con la benedizione del nostro pasto-re, S.E. Mons. Raffaele Calabro,potremo vivere l’esperienza delPellegrinaggio a Lourdes conl'UNITALSI Diocesana.Sappiamo bene che il Pellegrinaggiodiventa un gioioso cammino verso lafelicità se vissuto come esperienza dicondivisione, di fede e di crescita.

È questo il Dono che ci viene offerto perdare l’opportunità a chi soffre, ai pove-ri, agli umili di essere attivi compagni diviaggio e non semplici spettatori in unpercorso in cui vivono meravigliosesensazioni che accrescono la consape-volezza di appartenere a Qualcuno.Quindi, a prescindere dalla condizionedi malato, disabile, volontario o pellegri-no, vivere il Pellegrinaggio vorrà diretoccare con mano la Fraternità cristia-na per viverla ogni giorno.È per questo che dal 4 al 10 Settembreci è data la possibilità di vivere e farvivere questa esperienza in treno o inaereo.Le iscrizioni dei Pellegrini potrannoessere ricevute presso le Parrocchiedal 2 Maggio p.v., mentre i malati ed i

volontari saranno indirizzati presso lasede dell’Unitalsi.Entro il 15 giugno sarà indicato ilnumero degli iscritti fino a questa data.Ora tocca a noi entusiasmare e pro-muovere questo Pellegrinaggio che cicondurrà ai piedi di quella GrottaBenedetta dove la Santa Vergine aspet-ta i più piccoli, i più poveri, coloro che ilSignore ha tanto amato.Qui sotto le quote di partecipazione.In ogni caso i Responsabilidell’Associazione Unitalsi sono a dispo-sizione per quanto necessario (iscrizio-ni, versamenti, ecc...); contattabili alcell 347.1866315, Franco Scarabino ilPresidente, ed al fisso 0883.593416 ognimartedì e giovedì dalle 18,30 alle 21,00.

don Michele MassaroDirettore Ufficio Diocesano Tempo Libero e Pellegrinaggi

don Sabino TroiaAssistente Diocesano Unitalsi

- SALUS INFIRMORUM quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Malati € 729,00Bebè 2/3 anni € 440,00Ragazzi 3/9 anni € 669,00

- CATEGORIA “EXTRA” quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Pellegrini € 888,00Bebè 2/3 anni € 440,00Ragazzi 3/9 anni € 828,00

Supplemento singola € 160,00

- CATEGORIA “SUPER” quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Pellegrini € 807,00Bebè 2/3 anni € 440,00Ragazzi 3/9 anni € 747,00

Supplemento singola € 140,00

- CATEGORIA “MEDIA” quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Pellegrini € 753,00Bebè 2/3 anni € 440,00Ragazzi 3/9 anni € 693,00

Supplemento singola € 120,00

- CASE UNITALSI quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Pellegrini € 748,00Bebè 2/3 anni € 440,00Ragazzi 3/9 anni € 688,00

Supplemento singola € 120,00

Quote Aereo - 05/09 Settembre- SALUS INFIRMORUM quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)

Malati € 512,00Ragazzi 3/9 anni € 336,00

- CATEGORIA “EXTRA” quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Pellegrini € 868,00Ragazzi 3/9 anni € 518,00

Supplemento singola € 160,00

- CATEGORIA “SUPER” quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Pellegrini € 711,00Ragazzi 3/9 anni € 424,00

Supplemento singola € 140,00

- CATEGORIA “MEDIA” quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Pellegrini € 652,00Ragazzi 3/9 anni € 388,00

Supplemento singola € 120,00

- CASE UNITALSI quota esclusa q. ass.va (15,00 euro)Pellegrini € 640,00Ragazzi 3/9 anni € 381,00

Supplemento singola € 120,00

Quote Treno - 04/10 Settembre

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Rete interdiocesana“Nuovi stili di Vita”Un Manifesto sull’acqua per il prossimo referendum

di Daniela - Ada LamonarcaReferente Caritas diocesana per la tutela dei diritti ambientali

La Caritas Diocesana di Andria faparte della “Rete Interdiocesana NuoviStili di Vita”. La Rete nasce nel 2007 daalcuni organismi di alcune Diocesi italia-ne, che decidono di unire conoscenzeed esperienze per promuovere un movi-mento del popolo di Dio sui Nuovi Stili diVita nella Chiesa e nella Società; la Retes’incontra periodicamente per definireiniziative e realizzare eventi comuni sultema dei Nuovi Stili di Vita.Per il periodo di Pasqua, la Rete haredatto un manifesto, intitolato “Acqua:dono di Dio e bene comune”. Esso è unaproposta cristiana, al di là di ogni schie-ramento politico o ideologico e da’ sug-gerimenti pratici per l’adozione di nuovistili di vita e comportamenti che consen-tano di tutelare il prezioso dono acqua edi impattare il meno possibile sul Creato,anche nell’ottica della giustizia sociale.Il manifesto, riprendendo il compendiodella dottrina sociale della Chiesa, pre-cisa che “l’accesso all’acqua è un dirit-to universale inalienabile”.

* * * * *Nell’enciclica sociale “Caritas inVeritate” di Papa Benedetto XVI, egli sot-tolinea come le modalità con cui l’uomotratta l’ambiente, influiscano sulle moda-lità con cui tratta se steso e viceversa.È quindi evidente come soluzioni efficacialla crisi ecologica, vadano strettamenteintegrate alla promozione dello sviluppoumano e che accanto all’azione, pur fon-damentale dei Governi, vada affiancatol’indispensabile ruolo degli attori nonstatali delle comunità locali, delle impre-se, delle singole persone che hanno acuore il bene comune per le generazionipresenti e future.L’acqua è un bene comune della famigliaumana da gestire in modo adeguato ecollettivo per garantire la vivibilità delpianeta.Il governo ha stabilito la data deiReferendum per il 12 e 13 Giugno 2011.Per far sì che l’acqua ritorni ad esserepubblica è necessario votare “Sì” comerisposta ai quesiti.

Sarà importante partecipare alReferendum sull’acqua, perché ha comeobiettivo il salvaguardare l’acqua, donodi Dio, come bene comune e diritto uni-versale.

Ecco il testo del manifesto sottoscrittodalla Caritas diocesana insieme ad altre28 realtà diocesane del Nord e Sud Italiae già in distribuzione presso le nostreparrocchie e sul sito della Diocesi:

(Continua alla pagina seguente)

ACQUA, DONO DI DIO E BENE COMUNEL’acqua è uno dei grandi doni della creazione, tramite i quali Dio dona la vita a tuttele sue creature. Non a caso, gran parte delle religioni dell’umanità vede in essa unsegno della presenza del Mistero e un simbolo di purificazione e rinascita. Lo stessotempo pasquale invita a vivere alla luce del Risorto, scoprendolo come sorgented’acqua che zampilla per la vita eterna (Gv. 4,14). Noi stessi, come tanti altri esseri viventi, siamo fatti in gran parte d’acqua e dipen-diamo dal suo continuo ciclo. L’acqua è quindi essenziale per la vita delle persone el’accesso ad essa costituisce un diritto universale inalienabile (Compendio dellaDottrina Sociale della Chiesa, n. 485; cf. anche Caritas in Veritate n. 27).Il principio della destinazione universale dei beni si applica naturalmente ancheall’acqua (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 484), ma la fruizione ditale diritto è preclusa a un gran numero di esseri umani, ponendo un grave problemadi giustizia.Un quarto della popolazione del pianeta, infatti, non ha accesso ad una quantità minimadi acqua pulita, mentre oltre 2,5 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igieni-co-sanitari di base, determinando anche la diffusione di gravi malattie endemiche.Acqua, dono di Dio e bene comune, una proposta cristiana al di sopra di ogni schie-ramento politico e ideologico, è una campagna che invita ad adottare stili di vita ecomportamenti che tutelino questo prezioso bene comune, garantendone la disponi-bilità per tutti.Proponiamo alle Chiese locali, la costruzione di percorsi pastorali, adatti al proprioterritorio, che conducano i cristiani a riscoprire lo sguardo di Francesco, che chia-mava l’acqua “sorella”, rinnovando così coerentemente le proprie pratiche.

STILI DI VITA AMICI DELL’ACQUAL’acqua è un bene prezioso e la sua accessibilità è limitata; dobbiamo quindi impa-rare ad usarla con sobrietà e senza spreco. Tante sono le pratiche possibili: sceglie-

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re la doccia invece del bagno, non lasciar il rubinetto apertoquando ci laviamo i denti o facciamo la barba, evitare le perdi-te, applicare ai rubinetti i riduttori di flusso che fanno rispar-miare acqua miscelandola con l’aria.Occorre attenzione anche nella scelta dei prodotti che man-giamo e che indossiamo, preferendo quelli che richiedonomeno acqua per la produzione. Teniamo presente, ad esempio,che la produzione di carne esige molta acqua (un chilo dicarne bovina comporta in media l’uso di 15.500 litri e un chilodi carne di pollo 3.900, mentre un chilo di cereali 1.300) e checi vogliono 10.000 litri d’acqua per produrre un paio di jeans e2.000 per una maglietta di cotone (www.waterfootprint.org).È importante privilegiare l’uso dell’acqua del rubinetto, che èbuona, controllata, comoda e costa poco. Il suo impattoambientale è limitato anche perché non richiede né involucriin plastica, né trasporti inquinanti. In quelle situazioni in cui èassolutamente necessario l’usodell’acqua minerale, andranno almeno preferite acque a chilo-metri zero (imbottigliate vicino a casa); si cercherà poi diacquistare confezioni grandi e/o in vetro per ridurre la produ-zione di rifiuti.La possibilità di usare l’acqua del rubinetto richiede che ne sianecessariamente garantita la qualità da parte delle diverse auto-rità a ciò preposte. Una puntuale vigilanza in tal senso è partedella pratica di custodia del Creato cui sono chiamati i cristiani.

UN DIRITTO DA TUTELAREL’acqua, per la sua stessa natura, non può essere trattatacome una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere

razionale e solidale (Compendio della Dottrina Sociale dellaChiesa, n. 485). La distribuzione dell’acqua ha dei costi, ma sudi essa non si può fare profitto in quanto il diritto al suo uso sifonda sulla dignità della persona umana e non su logiche eco-nomiche. L’acqua è quindi un vero bene comune, che esigeuna gestione comunitaria, orientata alla partecipazione di tuttie non determinata dalla logica del profitto.Il diritto all’acqua deve dunque essere garantito anche sulpiano normativo, mettendo in discussione quelle leggi che lariducono a bene economico. Sarà importante, quindi, parteci-pare attivamente al dibattito legato al referendum sulla gestio-ne dell’acqua, che mira a salvaguardarla come bene comunee diritto universale, evitando che diventi una merce privata oprivatizzabile, ma ripubblicizzandola mediante una forma digestione pubblica e partecipata dei servizi idrici.

VIVERE L’ACQUAE mi mostrò un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, chescaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza dellacittà, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vitache da frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; lefoglie dell’albero servono a guarire le nazioni (Ap. 22, 1-2).Pasqua è tempo di vita nuova, nel quale siamo invitati a parte-cipare nello Spirito alla vita della nuova creazione.Contempliamo l’acqua nella preghiera personale e comunita-ria e nelle pratiche come un segno di quell’amore vivificanteche Dio offre ad ognuno di noi e alla famiglia umana.

(Continua della pagina precedente)

Il racconto di un’esperienza di formazionesulle povertà

di Gabriella Santovito, formatrice Caritas diocesana

Un gruppo di laici, provenienti dallevarie parrocchie e dai Centri di ascolto,presenti nel nostro territorio, ha parteci-pato al percorso di formazione “Giovaniper Zero Poverty” organizzato dallaCaritas Diocesana. L’itinerario formativoprogettato è stato un’azione concreta diimpegno nella lotta contro la povertà el’esclusione sociale. Molti sono stati i relatori che ci hannoaccompagnato in questo cammino diconsapevolezza e ciascuno, attraversometodologie differenti, ha permesso atutti noi di conoscere in modo più appro-fondito la povertà, il mondo dell’esclusio-ne sociale e il ruolo della solidarietà den-tro l’attività economica.In merito alla povertà “è diffusa la ten-denza a credere che essa riguardi alcunecategorie sociali piuttosto che altre e chequindi i poveri siano da ricercare tra idisoccupati, i giovani in cerca di lavoro,gli anziani. Il quadro dell’ultimo decennio,tuttavia, mette in evidenza una rappre-sentazione differente della povertà, oggiemerge l’idea di una povertà orizzontale,nel senso che colpisce tutte le categorieprofessionali: non ci sono più i poveri perdefinizione. Le nuove povertà ci sollecita-no a maturare una visione altra versocoloro che si trovano in condizioni di dif-ficoltà, consci del fatto che tale status

non è rigido e che ci riguarda molto davicino: potrebbe essere, questo, uno sti-molo a sviluppare maggiore attenzione alprossimo.Secondo il Poverty Paper di CaritasEuropa il divario tra i cosiddetti poveri ecoloro che vivono in condizioni di ric-chezza è artificiale, fondamentalmentecreato dall’uomo. Nessuno dovrebbeessere povero per colpa di struttureingiuste. Caritas ritiene che le nostresocietà abbiano bisogno di un nuovo qua-dro di riferimento in cui i diritti umanisiano pienamente riconosciuti e tutelatinon per una mera necessità giuridica, maperché viene riconosciuta la dignità dellapersona umana, fonte di tutti i diritti e ditutti i doveri” (Giovani per Zero Poverty:una sfida alle povertà).Ma allora qual è il ruolo della solidarietàdentro l’attività economica?Quest’ultima non può risolvere tutti i pro-blemi sociali solo ed esclusivamente attra-verso la logica del mercato: la logica mer-cantile va finalizzata al bene comune dicui deve farsi carico la comunità politica. È causa di gravi scompensi separarel’agire economico, a cui spetterebbe soloprodurre ricchezza, da quello politico, acui riguarderebbe perseguire la giustiziamediante la ridistribuzione,. Occorre umanizzare l’attività economica:

essa ha senz’altro bisogno del contratto,per regolare i rapporti di scambio tra valo-ri equivalenti, ma necessita di leggi giustee di forme di redistribuzione guidate dallapolitica e di opere che portino impresso lospirito del dono.Occorre civilizzare l’economia: accantoall’impresa privata orientata al profitto, eai vari tipi di impresa pubblica, devonopotersi radicare ed esprimere quelleorganizzazioni produttive che perseguo-no fini mutualistici e sociali. Fare la cari-tà nella verità, in questo caso, significache bisogna dare forma e organizzazionea quelle iniziative economiche che, pursenza negare il profitto, intendono anda-re oltre la logica dello scambio degliequivalenti e del profitto fine a se stesso.(Cfr Caritas in Veritate n. 36-38)Umanizzare l’attività economica, civiliz-zare l’economia potrebbero apparire uto-pie, ma, da tempo, alcune esperienzecome la Banca Etica, il commercio equoe solidale, il Progetto Policoro, i PianiSociali di Zona, promossi con la legge328 del 2000, l’organizzarsi in cooperativenon profit ci spronano ad abbandonarcialla logica del Vangelo e ad osare: essesono attività che senza dubbio introdu-cono quote di gratuità e di dono nel com-mercio (Cfr. Caritas in Veritate n. 39).

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Con la conferenza stampa di merco-ledì 13 aprile è stato presentato uffi-cialmente il progetto “Ponti tra car-cere e mondo”, frutto della proget-tazione della Caritas diocesana,con il sostegno delle comunitàcon la colletta dell’Avvento difraternità e dei conntributidell’8xmille della Caritas Italiana.Non è un progetto del tuttonuovo. Sarà semplicemente unpotenziamento di ciò che già èesistente; infatti da circa tre anni iparroci delle comunità parrocchialiS. Maria Addolorata alle Croci e S.Andrea Apostolo prestano il servizioda volontari presso la CasaCircondariale di Trani per sostenere moral-mente e spiritualmente coloro che hannoincontrato la devianza nel corso della propria vita.Animati dallo spirito del Vangelo di Matteo che invita tutti aconfrontarsi con il giudizio universale: “…Quando ti abbamovisto affamato, assetato, in carcere…ogni volta che avetefatto questo a uno di miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt 25).L’esperienza pastorale che le due comunità svolgono ha per-messo di evidenziare una piaga nota: la micro e macro crimi-nalità presente da decenni e le relative famiglie martoriale dascelte sbagliate e dal disagio che la detenzione procura adesse e alla comunità. Da qui la scelta di non tralasciare nes-suno delle persone affidate alla cura spirituale, invitando ifedeli a creare “ponti tra il carcere e il mondo”. Il progetto,però, ed è qui la novità, mira a formare le comunità ad unostile di accoglienza, di solidarietà e di inserimento medianteil servizio gratuito verso coloro che hanno sbagliato con reatie con comportamenti moralmente disdicevoli. L’assistenza diprima accoglienza nel carcere, quando i detenuti sonointrodotti e sprovvisti degli indumenti personali, è fondamen-tale da parte dei volontari perchè permette di instaurare unrapporto di prima necessità e sostenere coloro che la deten-zione la vivono in modo traumatico. La richiesta di incontrareil Signore attraverso la Parola di Dio diventa un’esigenza che idetenuti manifestano spesso. Si evidenzia che una volta cre-ato il ponte in carcere non viene interrotto quando la deten-zione è terminata, continua nel “Mondo” il percorso di for-mazione e di inserimento nelle attività educative delle parroc-chie.I dati relativi ai Centri di Ascolto per l’anno 2009 ci dicono chesono 25 gli utenti, pari al 3,07%, che si rivolgono alle nostrestrutture e presentano tra i bisogni quello della detenzione diuno dei membri della famiglia, mentre a livello del Comune diAndria l’85% di coloro che si rivolgono ai Servizi Sociali hannoproblemi con la giustizia.

Il problema dell’emergenza carceri èmolto sentito e in Italia nel settembre

scorso erano 68.749 i detenutiarrivando al 53,3% il sovraffolla-mento dei detenuti. Anche inPuglia e in particolare presso ilcarcere di Trani la situazione èalquanto drammatica: ben 250 su170 posti disponibili (fonte CISL).In una emergenza strutturalesicuramente le dinamiche che

si stabiliscono all’interno delpenitenziario possono creare

qualche problema ai detenuti,soprattutto ai più fragili e deboli.

Dal lavoro di questi anni, i sacerdotivolontari hanno incontrato nel carcere

circa 200 detenuti provenienti dai tre comu-ni della nostra Diocesi, mentre nelle due par-

rocchie hanno svolto la pena alternativa in 45 circa(dal 2005).Tutto ciò fa comprendere come la situazione si presenta comeun vero luogo di testimonianza della carità.È necessario individuare con più precisione il numero dellapopolazione carceraria e le famiglie degli ex detenuti apparte-nenti al territorio della nostra Diocesi per avviare una forma dicoscientizzazione a non delinquere più, sostenuti dall’azionedella comunità ecclesiale con interventi mirati. Non è maistato compiuto in passato un progetto che avesse a cuore ilcarcerato e i suoi familiari. Il sostegno di piccole somme eco-nomiche nelle estreme necessità diventa un segno diprossimità e di sollievo dalle inquietudini esistenziali.L’apertura delle comunità all’accoglienza di coloro che per ilreato commesso sono considerati come persone da tenerelontano e non invece da integrare. Le parrocchie hanno pun-tato sul recupero della persona, condannando il reato ma nonsqualificando la persona. Fondamentale è anche il sostegnoalle famiglie che si rivela di fondamentale importanza per man-tenere vivo il dialogo e una relazione con la comunità.Quest’anno il programma pastorale diocesano, sullavocazione e missione dei laici, alla sezione fragilità umana haaggiunto: “Alcuni detenuti, in virtù della legge 207/03 sullasospensione condizionata della pena, vivono un’esperienza divolontariato in alcune strutture ecclesiali, dove hanno la pos-sibilità di reinserirsi nella vita civile e recuperare i valoriimportanti attraverso educatori e guide spirituali. La comunitàecclesiale è chiamata ad intervenire nelle situazioni difficili, adaiutare i fedeli a maturare una fede autentica, perché imomenti di fragilità siano vissuti alla luce di Dio, e a prenderecoscienza che il contatto con le persone sofferenti porta adapprezzare il valore della vita”. Il progetto vuole cercare diattuare tutto questo.

Il progetto della Caritas per i detenuti della Diocesi

Ponti tra carcere e mondo

Redazione “Insieme”di Simona Inchingolo

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di Gabriella Calvano

Recentemente si è tenuto a Monopoliil XIV Consiglio Regionale elettivo AC daltitolo “Educare la fede, educare la vita. Ilaici nella Chiesa e nella società puglie-se, oggi”. È intervenuta ChiaraFinocchietti, Vice presidente nazionaleper il Settore Giovani, che ci ha offertouna riflessione sulla nostra associazio-ne a servizio della Chiesa e del Paese. Offriamo una sintesi del suo intervento.Questo Anno Associativo si è aperto conle Settimane Sociali e si chiuderà con ilCongresso Eucaristico Nazionale: ilsegno del nostro impegno da laici nellacittà, radicato nell’eucarestia.È l’anno un cui festeggiamo il 150° com-pleanno del Paese: l’AC in questa storiaci sta da 143 anni, sempre con l’amore eil servizio alle istituzioni e al Paese (tral’altro quando nacque si chiamò societàdella Gioventù Cattolica Italiana, avevagià questo elemento unitario al suointerno).È, ancora, il primo anno del decennioche i nostri Pastori dedicano al temadell’educazione: l’AC è anche espressa-mente ricordata nel documento“Educare alla vita buona del Vangelo”.Al capitolo 4, dedicato alla “Chiesacomunità educante”, quando si parladella Parrocchia e della aggregazionilaicali nella comunità cristiana, al n. 43si dice che:«Nelle diocesi e nelle parrocchie sonoattive tante aggregazioni ecclesiali:associazioni e movimenti, gruppi e con-fraternite. […] Tra queste realtà, occupaun posto specifico e singolare l’AzioneCattolica, che da sempre coltiva unostretto legame con i pastori dellaChiesa, assumendo come proprio il pro-gramma pastorale della Chiesa locale ecostituendo per i soci una scuola di for-mazione cristiana. Le figure di grandilaici che ne hanno segnato la storiasono un richiamo alla vocazione allasantità, meta di ogni battezzato».Il decennio sull’educazione ci chiama,allora, a mettere la nostra grande tradi-zione educativa a servizio della Chiesa edel Paese, come facciamo da sempre.

L’educare in AC implica la presenza di“virtù laiche”. Perché virtù? Perchésono qualcosa che non possiamo procu-rarci da soli: sono un dono (si pensi allevirtù teologali); sono, poi, doni nonacquisiti per sempre, ma che vannocontinuamente esercitati. Tali virtù sono:1. Gratuità. È una delle più grandi virtùdell’AC, che insegna a donare gratuita-mente il proprio tempo, l’intelligenza, lapassione, senza chiedere nulla in cam-bio, e anzi, spesso e volentieri, rimetten-doci del proprio. È qualcosa che dàscandalo e che fa nascere interrogativiin chi ci sta intorno, interrogativi chesiamo chiamati ad accompagnare, per-ché da essi può nascere anche un per-corso di ricerca spirituale. 2. Democraticità. L’AC è scuola di par-tecipazione, di democrazia. Si impara acostruire un progetto comune, a farediscernimento comunitario: democrati-cità in Ac non significa che vince l’ideaella maggioranza sulla minoranza, mache se si partecipa ad una riunione condue idee diverse molto spesso se neesce con una terza che prende il

meglio delle due.3. Unitarietà. L’unitarietà è una sceltadella nostra associazione, una sceltatutt’altro che scontata: intanto è unascelta relativamente giovane, che hapoco più di 40 anni.Unitarietà significa anche avere unostile: cercare sempre quello che uniscepiuttosto che quello che divide, non solodentro l’associazione ma anche fuori: sipensi al legame e all’impegno per lacomunione con le altre associazioni. 4. Organicità. In AC si fa formazione glo-bale, umana e cristiana; e inoltre è unpercorso di formazione graduale e con-tinuo. 5. Popolarità. La scelta della parrocchiaè la scelta di essere radicati dove le per-sone vivono, nei nostri quartieri, vicinoalla case. Ce lo dice l’etimologia stessadella parola Parrocchia: parà-oikia,presso le case; ma è un verbo che indi-ca anche un dinamismo, viene infatti uti-lizzato per indicare lo “stare” del popolod’Israele presso gli Egiziani, un dimorare“mobile”, proprio di chi è sempre in pel-legrinaggio. Quali, allora, gli snodi associativi?1. Cura della vita spirituale. È il cuore ditutto il nostro impegno. Ma la cura dellavita spirituale passa soprattutto attra-verso la relazione con un assistente ouna figura che sia di riferimento.2. Attenzione alla formazione di educa-tori e responsabili. È il patrimonio piùprezioso della nostra associazione: tantigiovani e adulti che si spendono congenerosità, dedizione e sacrificio peraiutare i più piccoli e i loro coetanei nelloro percorso di crescita e di formazio-ne. Per questo è centrale aiutarli a vive-re al meglio questo loro servizio, a inse-rirlo nel loro percorso più ampio di for-mazione.3. Attenzione e impegno per il benecomune.La nostra forza, allora, è il nostro essereinsieme, il nostro essere comunità, real-tà che aggrega e che sta nel camminodella Chiesa.

Educare la fede, educare la vitaI laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi

Il XIV Convegno Regionale Elettivo di Azione Cattolica

Segretaria Diocesana di A.C.

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Per un nuovo rapportotra scuola e famiglia

Il mondo della scuola andriese sem-pre in movimento. Questa volta sono igenitori a scendere in campo. C’è daregistrare, infatti, la nascita del ComitatoPresidenti di Circolo e di Istituto Scuoledi Andria, avvenuta il 1 febbraio 2011nella sede del Centro Risorse di Andriain Via Aldo Moro.Composto dai Presidenti di Circolo e diIstituto delle scuole di ogni ordine egrado della Città di Andria con finalità diinformare, aggregare, rappresentare ecoordinare gli organi collegiali di ognisingolo istituto scolastico di Andria neiconfronti degli organismi scolastici(Ufficio Scolastico Regionale - UfficioScolastico Provinciale - ConsorzioScuole Andriesi), dell’AmministrazioneComunale e delle Istituzioni Pubbliche.Nell’assemblea costitutiva dopo l’ap-provazione dello statuto sono stati elettiil presidente, Riccardo Lapenna (CDIITIS “Jannuzzi”), il vicepresidenteSabino Memeo (CDI IPSSP

“Colasanto”), il segreta-rio Giuseppe Tortora (CDIScuola Media Statale“Manzoni”).Tra le altre finalitàespresse nello statuto,vanno segnalate: il favo-rire la più ampia collabo-razione tra scuola e fami-glia nel rispetto recipro-co del ruolo di ciascuna componente;promuovere corsi, incontri, conferenze,dibattiti e ogni altra iniziativa che sia diaiuto ai genitori e alle altre componentiper migliorare la qualità della vita scola-stica; rivalutare il ruolo dei rappresen-tanti di classe della componente genito-ri, mediante un supporto legislativo, for-mativo, informativo, istituendo delleAssemblee periodiche tra i genitori dellostesso istituto e a livello cittadino.Nella nostra Città i Genitori eletti negliOrgani Collegiali come Rappresentanti diClasse o di Circolo / Istituto sono tanti:

basti pensare che in città ci sono 8Circoli Didattici (con le relative scuoledell’infanzia), 8 Scuole Medie e 9 Istitutidi scuola superiore. Un’isola di impegnocivico, un mondo di volontariato che sispende nel tentativo di apportare uncontributo fattivo alla scuola. Il 24 marzo è stata ufficializzata la suacostituzione a Palazzo di Città alla pre-senza dell’Assessore alla PubblicaIstruzione Avv. Antonio Nespoli.Nell’occasione il sindaco, avv. NicolaGiorgino, assente per impegno istituzio-nale fuori città, ha inviato ai componentidel comitato il suo messaggio augurale,eprimendo grande apprezzamento perl’iniziativa. L’assessore, oltre ad espri-mere anch’egli il suo apprezzamento, haribadito l’impegno “dell’AmministrazioneComunale nel considerare il Comitatocostituitosi di recente, che certamenterappresenterà un valido strumento a cuiindirizzare le richieste e le proposte pro-venienti dal mondo della scuola”.La condivisione delle esperienze di cia-scun Presidente di Circolo/Istituto e leproposte progettuali che portanno sca-turire dal coordinamento in rete, rappre-sentano il patrimonio da mettere al ser-vizio della Scuola della nostra Città, conla certezza che solo attraverso la forma-zione delle giovani generazioni è possi-bile costruire il futuro della civilità.Il comitato, infine, ha attivato un indirizzoe-mail: [email protected] - a cui indirizzare even-tuali richieste provenienti da tutte lecomponenti del mondo scuola di Andria.

di Riccardo LapennaPresidente Consiglio di Istituto ITIS “Jannuzzi”

Istituito il Comitato di Circolo e di Istituto delle Scuole di Andria

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Mi chiamo Antonella esono un’animatrice, ormaida anni, nell’oratorio sale-siano di Andria. Durantegli anni di formazioneall’interno dell’ambienteho preso parte a svariaticampi di formazione perl’animazione, ed anche adegli esercizi spirituali..tutto rigorosamente a“stampo salesiano”.Qualche tempo fa il miodirettore dell’oratorio miha proposto di fare gliesercizi spirituali in pre-parazione alla Pasquainsieme ad altri giovani della diocesi. Un’esperienza che finoa quel momento non avevo mai provato.Infatti all’inizio non ne ero molto convinta, anche perché nes-sun altro giovane del mio oratorio ne avrebbe preso parte; mapoi mi sono detta “Perché no?!”. E così ho accettato l’invitofattomi da don Carlo.E come il ragazzo dei cinque pani e due pesci, che ci haaccompagnato in questi tre giorni, anch’io mi sono ritrovata lìagli esercizi “quasi per caso” e con pochissimi mezzi a dispo-sizione... questo mi è bastato per poter vivere bene questotempo di grazia. Abbiamo dovuto rinunciare ai suoni e allevoci del mondo esterno per stare alla Sua presenza e metter-ci in ascolto di Lui. Non è stato semplice, ma forse il silenzioè stata la componente essenziale di questi esercizi; silenzioche abbiamo ritrovato anche nei vari personaggi osservati,come ad esempio Simone di Cirene.Il silenzio, infatti, mi ha fatto giungere alla consapevolezza cheforse troppo spesso nelle nostre comunità ci affanniamo per

fare le cose, nelle nostregiornate siamo sempresuper impegnati in qualco-sa, e ci dimentichiamo dilasciare spazio all’incon-tro con il Signore... insom-ma facciamo troppe cose“per Dio” e poche “conDio”.E allora alla fine di questiesercizi spirituali mi sonodetta che forse il segretosta proprio qui: non devoperdere tempo dietro atanti gesti, a tante parole,a tante cose talvolta inuti-li, ma semplicemente

seguire il Signore silenziosamente. E poi chissà, forse propriocome è accaduto al Cireneo, la mia fede potrà cambiare.

Antonella - Giovane dell’Oratorio Salesiano

Ho iniziato a capire realmente qualcosa di quei 3 giorni pro-prio quando stavamo andando via…Mi sono sforzato di vivere tre giorni in silenzio, nonostante ilgran chiasso dentro di me: ho provato a pensare alla mia vita,soprattutto alla luce dei quesiti posti da don Vito. Ho capito,allora, una cosa importantissima:è necessario imparare aricercare il silenzio, che è qualcosa di più grande e più impe-gnativo del semplice non parlare poiché è proprio nel e gra-zie al silenzio che ci costruiamo un rapporto autentico con ilSignore e, dunque, maggiormente propensi a instaurare lega-mi autentici con coloro i quali si fanno compagni di viaggiodella nostra vita. Ho compreso, così, che la fede e la conversione sono doni diDio: è Lui che ci dona la possibilità di innamorarci di Lui.

Racconti di un’esperienza di silenzio meditante

a cura del Servizio di Pastorale Giovanile Diocesano

“Quanti pani avete?Andate a vedere”

Come di consueto, anche durante la scorsa Quaresima i Giovani e i Giovanissimi della nostra Diocesihanno avuto la possibilità di partecipare agli esercizi spirituali organizzati dal Servizio di PastoraleGiovanile, in collaborazione con il Centro Diocesano Vocazioni e il Settore Giovani di Azione Cattolica,ed aventi come tema quello della Giornata di Preghiera per le Vocazioni: “Quanti pani avete? Andate avedere…” (Mc 6, 38).Entrambe le esperienze si sono svolte presso l’Opera Diocesana “Giovanni Paolo II”: quella per iGiovani dal 25 al 27 marzo ed ha avuto come predicatore don Vito Piccinonna, Assistente Nazionale delSettore Giovani di AC; quella per i Giovanissimi dal 1 al 3 aprile ed è stata guidata da don NicolòTempesta, Assistente Nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica.Con estremo piacere, riceviamo a pubblichiamo i commenti di alcuni Giovani e Giovanissimi che hannopartecipato agli Esercizi Spirituali.

I Giovanissimi agli esercizi spirituali

(Continua alla pagina seguente)

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Saremmo degli ipocriti se pensassimo che una fede vera pos-siamo costruircela da soli.Dovremmo più mettere in discussione la nostra fede e noncrearci delle risposte, ma aspettarle anche se tali risposte,magari, non arriveranno mai... Non possiamo capire tutto ma possiamo chiedere di crederea ciò che non possiamo capire. Il Cireneo non capiva il per-ché dovesse trasportare quel peso: l’unica cosa che potevafare era abbandonarsi all’amore, che era ed è Gesù Cristo.Come diceva Don Vito: «I santi non sono i perfetti, ma coloroche hanno sbagliato e si abbandonano all’unico Perfetto,all’unica fonte di santità!».San Francesco viveva e diceva :”TU SEI IL SANTO, TU SEI ILVERO, TU SEI UMILTÀ, TU SEI PAZIENZA, TU TEMPERANZA”sempre e solo tu.

Vincenzo - Giovane della Parr. Sant’Agostino

“Quanti pani avete? Andate a vedere!”È questo il tema degli esercizi spirituali per i giovani, svoltisidurante la Quaresima, tempo in cui il Signore attende diincontrarci. Quale occasione migliore, se non durante gliesercizi spirituali, per incominciare a vedere quanti paniabbiamo? La scoperta dei “pani” è stata guidata da Don Vito Piccinonna,affiancato da Don Pasquale Gallucci: partendo dal pane dellamisericordia siamo giunti fino al pane della gratitudine, pas-sando per il pane della compagnia. Al centro di tutto, la Parola,fatta di poche parole! Il predicatore,infatti, ha scelto di pre-sentarci i cosiddetti personaggi silenziosi, quelli che apparen-temente non parlano ma dicono qualcosa dell’incontro conGesù, proprio come Malco, il servo del sommo sacerdote a cuiPietro taglia l’orecchio, ma che Gesù guarisce per spezzare lecatene dell’odio e per inaugurare l’era in cui alla violenza sirisponde non solo con la non-violenza, ma con l’amore. Malco,poi, lascia il testimone a Simore di Cirene, l’uomo che nelmezzo della quotidianità fu caricato di una croce che non erasua e così, inaspettatamente, senza dire nemmeno una paro-la, diventa un discepolo. Ed infine Maria, donna semplice, chenon spreca parole per aderire ad una proposta d’amore, mariconosce che Dio ha operato grandi cose e il suo“si” lo ripe-te fin sotto alla croce. Tutto questo intervallato dal tempo perla preghiera personale, la liturgia penitenziale e l’Adorazionenotturna. Il filo conduttore di ogni momento è stato il silenzio,la modalità per dar spazio all’ascolto e non mancare all’ap-puntamento con il Signore. Tuttavia, non sono mancati spaziper sorridere, per creare un clima di gioia e di serenità in ungruppo di giovani provenienti da realtà ed esperienze diverse,ma accomunati dall’invito di Gesù a scoprire “i pani” che pos-sediamo perché tornando a casa avremmo trovato un mondoda sfamare.

Stefania - Giovane della Parrocchia San Nicola di Myra

Ho deciso di fare una nuova esperienza… e che esperienza!Certo, non sono andato al ritiro per divertirmi. Sono stati tregiorni di riflessione profonda, grazie anche a Don Nico e aglialtri sacerdoti, i quali ci hanno detto cose che non mi sareimai aspettato di sentirmi dire. Ci hanno aiutato a dare un vero“senso” alla nostra vita. Parlando di cose “fisiche”, invece,ho trovato la stanza in ordine e molto pulita (si sentiva anco-ra l’«ACE» nei pavimenti), anche i pasti sono stati accettabili.La cosa che non mi ha soddisfatto è stata la poca attenzioneper i momenti di svago, dopo 5 ore di riflessione un po’ didivertimento ci poteva anche stare, ma questa cosa è giusti-ficabile, poiché il ritiro spirituale non lo si fa per divertirsi. Ame piace valutare le cose con i numeri: voto globale 8/10

Davide Di Stefano - Giovanissimo della Parr. SS. Sacramento

Ciao a tutti! Mi chiamo Annalisa e sono una Giovanissima di14 anni della Parrocchia Maria SS. dell’Altomare. Quest’anno,per la prima volta, ho accolto l’invito delle mie educatriciChiara e Gabriella ed ho deciso di partecipare agli EserciziSpirituali di Quaresima. È stata una esperienza a dir poco bellissima, che mai avevofatto prima d’ora. Grazie alle belle meditazioni di don Nicolò,sono riuscita a pensare alla mia vita e ai “pani” e ai doni cheposseggo e che devo imparare a mettere a disposizione di Dioe del prossimo. Ho potuto, inoltre, fare esperienza del silenzio: all’inizio mi èsembrato molto strano e difficile da perseguire, ma poi, conun po’ di impegno e costanza, sono riuscita a lasciare spazioalle parole che Gesù voleva che io ascoltassi per imparare adessere sua discepola.Che dire? Un’esperienza da rifare senza dubbio.

Annalisa - Giovanissima della Parr. Maria SS. dell’Altomare

“QUANTI PANI AVETE?”È stato un po’ questo il motto di questa nuova esperienza. Intutte le parrocchie sono stati proposti questi tre giorni dimeditazione, per ritrovare una tranquillità, che ormai, nellenostre vite frenetiche, manca. In questi giorni siamo riusciti a mettere da parte tutte ledistrazioni (cellulare, computer, facebook, televisione…) cheormai sempre più spesso ci impediscono di scoprire la bellez-za delle cose e delle persone. Liberandoci da tutto ciò abbia-mo imparato a scoprire noi stessi, ma soprattutto a conosce-re gli altri e a recuperare il rapporto con Dio, o, come qualcu-no, abbiamo compreso che è possibile ritrovarlo anche nellecose più semplici, nella quotidianità... Oltre a don Nicolò Tempesta, le nostre guide sono stateanche tre personaggi del Vangelo: la Samaritana, Bartimeo eTaddeo. Analizzando punto per punto le loro storie abbiamo trovatodei parallelismi con le nostre esperienze, sulle quali ci siamofermati a meditare. Grazie a questi momenti di deserto abbia-mo scoperto, anzi, riscoperto, quei valori (amore, coraggio,fiducia, santità) già presunti dentro di noi, che a causa delrapporto superficiale con Dio non riuscivamo più a farli diven-tare risorse per gli altri. Un altro momento importante, oltre alle meditazioni, è statoquello della liturgia penitenziale, grazie alla quale ci siamoliberati da una “pietra” permettendo a Dio di iniziare a colti-vare in noi un giardino.

Francesca - Giovanissima della Parr. San Paolo Apostolo

(Continua della pagina precedente)

I Giovani agli esercizi spirituali

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di Maria MiracapilloRedazione “Insieme”

A colloquio con don Vincenzo Giannelli,

Parroco di Sant’Andrea Apostolo

I laici nella vita della Chiesae nella società

Il cammino pastorale, occasione pro-pizia per la nostra Chiesa, ci invita ariflettere sul ministero dei fedeli laicicredo, singolare e vitale per la Chiesacome risulta dal Concilio Vaticano II.

La lettera ”A Diogneto “, uno scrittoesemplare della letteratura cristianadei primi secoli traccia lo stile di vitadel cristiano: cittadini nella società,capaci di vivere la compagnia degliuomini. Come educare il laico a vive-re tale identità?Io credo che in questo senso tantastrada sia stata fatta, ma tanta restiancora da fare. Se pensiamo a secolidi storia in cui il laico era destinato arappresentare il gradino più bassonella scala della gerarchia sociale edecclesiale, non possiamo non consta-tare con soddisfazione che lasvolta ecclesiologica delConcilio Vaticano II ha porta-to davvero frutti di conversio-ne e di ritorno al Vangelo.Non dimentichiamolo: non ilclero, ma Cristo è il Capo delsuo Corpo mistico, che è laChiesa, tutta la Chiesa, ovve-ro tutta l’umanità, e non giàuna sua piccola “parte scel-ta”! Educare il laico a viverequesta identità, certo, non èsemplice: non è facile scardi-nare secoli di consuetudineclericale e non è facile aiuta-re i laici a prendere coscien-za del triplice munus regale,sacerdotale e profeticodonato loro nel Battesimo,ma su questa strada non dob-biamo e non possiamo piùtornare indietro.

La specificità della ministerialità lai-cale è la testimonianza di una fedeche renda ragione della vita nei diver-si ambiti. Cosa significa questo nellaconcretezza della vita parrocchiale? Ogni volta in cui si parla di testimo-

nianza di fede da parte dei laici ildiscorso scivola su quello che essipossono fare nella comunità parroc-chiale, ma io non condivido del tuttoquesto ragionamento. Intendiamoci: lavita delle comunità parrocchiale èimportantissima e non sarebbe possi-bile portare avanti tante attività senzala cooperazione e la corresponsabilitàdei laici. Ma io credo che quando par-liamo di ministerialità laicale non pos-siamo pensare a quello che essi pos-sono e devono fare nelle nostre par-rocchie o nella diocesi. Dobbiamo

piuttosto pensare a quanto essi ognigiorno possono e devono fare, e difatto fanno, per la animazione cristia-na del mondo, nel loro essere fermen-to che deve lievitare la massa: propriocome insegna la lettera a Diognetocitata in precedenza.

La missionarietà è l’elemento fondan-te dell’ essere-chiesa. Come la comu-nità soprattutto i giovani vengonoeducati al servizio, alle relazioniinterpersonali e all’apertura univer-sale della propria vita?Fortunatamente, la nostra è unacomunità molto ricca di talenti. I biso-gni e le richieste sono tanti e talvolta siha davvero paura di non poter far fron-te a tutto. Ma anche la risposta deifedeli è generosa e non cessa di sor-

prenderci. Dalle attività perl’oratorio estivo a quelle perl’oratorio invernale, dallacatechesi dei più piccoli aquella dei giovanissimi, deigiovani e delle famiglie.Dall’animazione liturgica aquella dei momenti di festa,come nel caso del Festivaldella canzone di Sant’Andrea(giunto alla sua XIII edizione);dai campiscuola estivi alleesperienze di volontariato e asostegno della Caritas: ètutto un continuo pullulare diservizi che aprono la vitadella nostra comunità almondo e che tessono unatrama di relazioni interperso-nali che spesso e volentierivedono come protagonisti inostri giovani che, mi per-metta, sono bellissimi e dalcuore grande.

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Giovanie responsabilità

i Giovanissimi della parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Andria

Durante il mese di Marzo con ilnostro gruppo giovanissimi ci siamosoffermati sul tema della responsabi-lità, propostoci dall’itinerario giova-nissimi di Azione Cattolica. Siamogiunti alla conclusione che per noiresponsabilità è saper decidere concoscienza, tenendo conto delle con-seguenze delle nostre azioni. Ognunoè responsabile delle proprie scelte,prese in una situazione di totale liber-tà che implica il possesso di un ade-guato senso critico. I nostri educatori per stimolare unmaggior senso critico nei confrontidella realtà che ci circonda, masoprattutto in relazione ai mezzi dicomunicazione, che molte volte utiliz-ziamo in modo superficiale, ci hannoproposto di analizzare vari ambiti incui siamo coinvolti, come ad esempioil mondo del web (facebook), il mondodella stampa (analisi di vari giornali)ed infine portandoci concretamente acontatto con la situazione urbana delnostro quartiere. Partendo dalla nostra quotidianità,facebook è uno dei social network piùutilizzati e forse uno dei mezzi dicomunicazione più importante per noigiovani. Il principale problema che simanifesta nell’uso di questo è, moltevolte, l’assenza di criterio e la superfi-cialità con la quale ci apportiamo alconfronto con l’altro. Inoltre l’effetto“vetrina” creato dalla brevità deglispunti riflessivi offerti dai link, limitanolo sviluppo di una reale riflessione.Perciò sarebbe più utile non basare lenostre relazioni solo sul mondo delweb,in quanto non ci offrono un con-creto e critico metro di approccioverso il mondo.Andando a toccare una realtà menovicina a noi giovani quale l’immaginedell’attualità offertaci dai quotidiani,notiamo che purtroppo l’approccio

verso il mondo della stampa è moltodifficoltoso e quasi alieno. Ciò è dovu-to alla carenza di stimoli da parte dellasocietà in tutti i suoi componenti(scuola, chiesa, famiglia, amicizia …)che non sprona la gioventù verso ilpossesso del senso critico e quindiverso la capacità di elaborare una

propria opinione rispetto a problemati-che attuali,quali l’ambito politico. Diconseguenza servirebbe mutare taleatteggiamento di indifferenza in desi-derio di conoscenza. Giunti a questo punto siamo stati indi-rizzati dai nostri educatori ad espri-mere una valutazione riguardo allasituazione urbana che circonda ilnostro quartiere. Con tale intento,siamo partiti dalla nostra parrocchiaed abbiamo riscontrato numerosecarenze. Il principale problema pernoi parrocchiani è la mancanza di unastrada che colleghi via Paganini, viaDi Ceglie e via Mozart. In questasituazione la stessa parrocchia para-dossalmente appare isolata da oltre la

metà del quartiere. Ma non solo, infat-ti molte zone sono poco illuminate,prive di servizio di vigilanza come lezone Guadalupe e zona Cafaro; inaltre zone sono stati riscontrati alcuniabusivismi (passi carrabili,occupazio-ni di enti pubblici) e una scarsa curadella situazione igienica (presenza di

ratti in zone periferiche). Con ciòsiamo riusciti a prendere consapevo-lezza di alcuni aspetti della nostrarealtà da noi sino ad ora sottovalutati.In questo modo ci siamo resi conto dicome sia necessario adoperare ilnostro senso critico soprattutto neiriguardi del contesto in cui siamo por-tati a vivere quotidianamente.Attraverso questa esperienza abbia-mo sperimentato ciò che è realmentela responsabilità,non solo nei confron-ti dei nostri coetanei ma anche di tuttala società. Chiaramente ci siamo resiconto che non è semplice acquisiretale valore,infatti ciò necessita di uncostante ed assiduo impegno verso lacollettività.

Un percorso di riflessione

Gruppo Giovanissimi della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria

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“Gesù Risorto e Liberatore” si offre alla nostra contemplazione

Impegno, sacrificio e fiducia sono lechiavi di lettura per contemplare la bel-lezza del nuovo mosaico che domina laparete presbiteriale della nostra chiesa.Impegno e sacrificio da parte dei realiz-zatori del mosaico, Sabino Detto e suamoglie Lucia, e della parrocchia che inmille modi ha trovato e si sforza ancoradi trovare tutti i fondi necessari per larealizzazione di questo progetto. Fiduciada parte di chiunque ha creduto nelcompletamento dei lavori, nonostanteperiodi di difficoltà che a volte hannogenerato anche dei ritardi. Un’operaattesa da anni, parla chiaramente diogni singolo componente della comuni-tà che ora, guardandola, rivive i momen-ti in cui l’aula liturgica era solo un gran-de cantiere. Parlano chiaramente lelacrime di chi, tornando in parrocchiadopo diverso tempo, si sente chiamatoda Gesù Risorto ad entrare nel cenaco-lo. Sono undici gli apostoli riuniti checontemplano la realtà della resurrezio-ne, ne manca uno, Giuda, che non èstato in grado di accogliere la propriafragilità e la misericordia di Dio.Ciascuno di noi, nella preghiera e nellacontemplazione, può prendere quelposto vuoto, perché Gesù, nel suo atteg-giamento benedicente sembra invitarciad entrare in quel luogo santo, perchéanche noi possiamo contemplare quellepiaghe che la resurrezione ha trasfor-mato e vivificato.È l’insieme dei colori, delle forme, deicontorni, delle sfumature che rende labellezza di quest’opera i cui tratti parla-no fedelmente il linguaggio del famososalesiano Guerrino Pera, co-ideatoredell’opera. Gli occhi della fede ci aiuta-no a scoprirne tutti i significati implici-

ti: la grandezza della sola figura di Gesù- siamo intorno ai sei metri di altezza- cidice quanto siamo piccoli al suo cospet-to, ma allo stesso tempo la sua voglia di“imporsi” nella nostra comunità con ilSuo modo di agire, con il Suo modo diamare, con il Suo Vangelo, tenuto stret-to nella sua mano sinistra. È come seancora di più, ora, con questa raffigura-zione, tutto sia posto sotto i suoi occhi,che, per la loro forma, sembrano fissareda qualsiasi punto della chiesa. Tutta la scena, concentrata sull’immagi-ne del Cristo che emerge chiaramenteper lo spessore del suo contorno, è rac-chiusa in un semicerchio le cui estremi-tà sono occupate da due capisaldi dellanostra fede: san Pietro e san GiovanniApostolo, entrambi raffigurati con lestesse tonalità di colore rosso, il primoal lato destro di Gesù, il secondo sulla

sinistra. Si intravedono le braccia alzatedi un apostolo: è Tommaso, che, dopoessersi realmente reso conto di starealla presenza del Maestro, non può con-tenere la sua gioia e la manifesta piena-mente. Da notare il particolare dellaporta chiusa: è la porta della paura, laporta della fuga dal giudizio de Giudei, laporta della nostra paura nei confronti diun Dio che vuole parlarci e trasformarci.La forza di Gesù, però, è più grande, per-ché vuole “imporsi” anche nella nostravita, vuole impossessarsi di ciò chesiamo per trasformarci, e donarci quellaluce di cui egli stesso è avvolto. La stes-sa luce che si può notare sui volti di tuttigli apostoli e diffusa nello stesso cena-colo. Contempliamo allora la scena delRisorto, la scena della gioia oltre allascena della paura: luce, gioia e stuporesono tutti doni che derivano da colui cheentrando ha esclamato: “Pace a voi!”. La nostra comunità non poteva non pre-pararsi con diverse iniziative all’acco-glienza di questa opera: un oratoriosacro di meditazione realizzato da alcu-ni membri della comunità; la presenta-zione artistica del mosaico tenuta dallostesso progettista e realizzatore, SabinoDetto; la riflessione biblico-teologicaguidata dal nostro concittadino mons.Michele Lenoci. Siamo contenti di poter godere ognigiorno della visione di questa grandezza,che vale la pena gustare di persona:sarà l’occasione anche da una parte difermarsi a riflettere sul mistero delRisorto, dall’altro di contemplare la rea-lizzazione di un alto esempio di artemoderna.

don Vincenzo Chieppa, Redazione Insieme

Un nuovo mosaico per la comunitàdi Gesù Liberatore - Canosa

La sera del 9 Aprile, presso la Parrocchia “Gesù Liberatore” di Canosa di Puglia, è stato reso pubblicoil mosaico del “GESÙ RISORTO E LIBERATORE”, a cui è dedicata la Chiesa Parrocchiale e che fa riferimentoalla 15ª stazione della Via Crucis e mistero centrale e vivo dell’anno liturgico: la morte e risurrezione di Gesù.È un’opera maestosa, e monumentale che impreziosisce la nostra chiesa, e che al tempo stesso rende lanostra città testimone di un’arte religiosa moderna.Osservando questa splendida opera, tutta la comunità parrocchiale non può fare a meno di ripercorreretutto il camino fatto: da quel lontano Giugno 1991 quando veniva posta la Prima Pietra della futura chiesa(su quel terreno che era un uliveto) fino ad oggi.La gioia, la soddisfazione, lo stupore e la meraviglia che si leggono sui volti dei membri della comunità nelvedere tutti i progetti pian piano realizzarsi, bastano a ripagare tutti i sacrifici, gli sforzi e l’impegno che gior-no dopo giorno i sacerdoti, sostenuti da catechisti, animatori, mettono a disposizione della Parrocchia perrenderla sempre più una meravigliosa realtà nell’intero quartiere e non solo.

Paola Cecca, Redazione “Insieme”

Il nuovo mosaico nellaChiesa parrocchiale Gesù Liberatore

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Promotori dei quesiti referendari sul legittimo impedimentoe sull’energia nucleare sono stati l’Italia dei Valori e le asso-ciazioni ambientaliste; mentre il quesito sui servizi idrici deri-va da un’iniziativa civica. La legge prevede che il referendumdeve tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno, nel caso di specie ladata è prevista per il 12 e 13 giugno prossimi. Si è propostol’accorpamento al primo o al secondo turno delle elezioniamministrative del 15-16 maggio, ma il Ministro degli InterniRoberto Maroni ha optato per la divisione delle due consulta-zioni, dichiarando che «il referendum si svolgerà il 12 e 13 giu-gno secondo una tradizione italiana che ha sempre distinto ledue date». Decisione che costerà agli Italiani 300 milioni dieuro in più rispetto ad un ipotetico accorpamento delle elezio-ni amministrative col referendum. Il quesito referendario sull’energia nucleare, lunghissimo nellasua formulazione, concerne l’abrogazione, limitatamente alalcune parti, del testo dell’art. 25 della Legge n. 99 del23.09.2009 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazio-nalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”. Ladipendenza energetica dell’Italia è un fatto certo: il nostroPaese dipende dalle forniture di gas e petrolio che compra acaro prezzo; non è altrettanto pacifico che la produzione dienergia nucleare sia la risposta più adeguata al fabbisognoenergetico nazionale. L’attuale governo, in controtendenza coni paesi dell’Unione, intende avviare il programma per la produ-zione di energia nucleare, di qui la mobilitazione per il referen-dum. L’impiego del nucleare si scontra con i nodi mai risolti delcosto dell’energia, della sicurezza degli impianti e dello smalti-mento delle scorie radioattive derivanti dalla fissione. I sosteni-tori del nucleare muovono dal fatto che l’Italia è costretta adacquistare a caro prezzo l’elettricità prodotta dalle centralinucleari di altre nazioni europee, tra l’altro installate a pochichilometri dai nostri confini. Ciò è vero, ma si tace che l’eleva-to costo deriva piuttosto dall’inadeguatezza delle linee delnostro sistema elettrico, chenel trasferimento di energiane spreca circa il 12-13%.Inoltre, l’energia elettricaviene importata sottocosto,poi reimpiegata per attivarel’idroelettrico nel Nord Italia,infine rivenduta al triplo.Questo fa lievitare le bollette.Un altro profilo attiene alleriserve di uranio, necessarioper la produzione di energianucleare. Le agenzie interna-zionali per l’energia nucleare

stimano che le riserve di uranio ammontano a circa in 5,5milioni di tonnellate, escludendo quello situato a grande pro-fondità, il cui costo di estrazione sarebbe superiore ai ricavi.Ad oggi sono operativi nel mondo 441 reattori, che produconosolo il 5% dell’energia consumata e necessitano ogni anno di69.000 tonnellate di uranio, fabbisogno che ne esaurirebbe leriserve nell’arco dei prossimi cinquant’anni. Infatti, l’impenna-ta della domanda mondiale, specie da parte della Cina, faràregistrare già dal 2013, un deficit nelle estrazioni. Lo scorsoluglio Pechino ha annunciato il proposito di costruire entro il2023 sessanta centrali, generando un picco delle importazionie conseguentemente dei prezzi. Saranno ancora le politiche diPechino a definire gli equilibri internazionali, altro che autono-mia energetica! Contro il nucleare vi sono anche i profili sulla sicurezza:sarebbe lecito chiedere ai sedicenti esperti di ambiente comemai non vi sia al mondo una compagnia assicurativa che fac-cia una polizza per una centrale nucleare, se fossero sicure cisarebbe da guadagnare! Ma così non è.Un altro fatto da considerare è la scarsità dell’acqua necessa-ria per i cicli di raffreddamento dei reattori. È doveroso ricor-dare che ben il 40% dell’acqua consumata in Francia, patriadella ricerca nucleare, ma anche degli incidenti nucleariinsabbiati, è impiegata per raffreddare i reattori. Nel 2008 latremenda siccità pose il Governo francese innanzi al dilemmase usare l’acqua per le centrali nucleari o per l’agricoltura.Guardando all’Italia, dove pensano gli esperti di cui sopra ditrovare l’acqua per raffreddare gli impianti, se non l’ha trovatala Francia? Ma soprattutto come pensano di eliminare le sco-rie nucleari, ben più pericolose della “monnezza” che nonsono riusciti a smaltire?La tragedia di Fukushima ha profondamente scosso l’opinionepubblica, che non ha mai dimenticato Cernobyl e i suoi strasci-chi infausti. Il Governo italiano ha fatto un passo indietro sul

nucleare, proponendo unamoratoria di un anno, dichia-razione annunciata dal mini-stro dello Sviluppo economicoPaolo Romani. Meglio allorauna ‘pausa di riflessione’. Rimane, tuttavia, il paradossoche tra un anno, quando tuttoil mondo avrà fatto un passoindietro sull’energia atomica,l’Italia decida di andare avan-ti in perfetta solitudine.(Sul prossimo numero di “Insieme”gli altri quesiti referendari)

Energia nucleare ereferendum del 12 e 13 giugno

di Maria Teresa e Carlo CoratellaRedazione “Insieme”

Una necessaria riflessione critica

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di Savio Scarpa

Ci siamo… il 15 e 16 maggio nelpaese murgiano si svolgeranno leelezioni per scegliere il primo citta-dino.Saranno delle elezioni cariche diaspettative e speranze per il popo-lo minervinese a seguito dellamovimentata situazione politicavenutasi a creare in questi ultimianni.La campagna elettorale vede con-frontarsi i seguenti candidati allacarica di sindaco: il dott. Ninni diSalvo per la lista Uniti perMinervino (UDC e la lista civicaPer Cambiare), il sindaco uscentedott. Luigi Roccotelli per la listaForza Minervino (PDL, FLI, Popolariper il Sud, Nuova Generazione, IoSud), il dott. Rino Superbo dellalista L’Ulivo per Minervino (PD, IDV,SEL, PdCI, PSE, API), la dott.ssaRosa Superbo per la lista civicaProgresso e Lavoro.Pertanto abbiamo pensato di rac-cogliere idee e progetti di governodel paese intorno alle tematichesollevate dal tavolo di lavoro in pre-parazione alla giornata della concordia.Il Tavolo della Concordia, riflettendo sulla“vivibilità a Minervino”, si è concentratosu “giustizia e legalità” come orizzonteper una comune azione educativa dei varisoggetti sociali, su “sicurezza” qualecondizione essenziale per lo sviluppoeconomico, sulla “famiglia” intorno a cuiricomporre e dar vita ad un nuovo pattosociale. Quali indirizzi e azioni intende adottaresugli aspetti segnalati?Ninni Di Salvo ha 44 anni, laureato inChimica e Tecnologia Farmaceutichelavora in una azienda farmaceutica comeconsulente specialistico per alcunemalattie rare. Dal 1993 al 1997 ha ricoper-to la carica di Vice Sindaco. Nella passa-ta amministrazione è stato eletto consi-gliere comunale dell’opposizione.“Intendiamo attivare un tavolo di concer-tazione con le associazioni, i sindacati e leparrocchie per il recupero di un senso

civico autentico e fattivo. La famiglia qualecentro pulsante per garantire quella salu-brità civica e sociale va sostenuta aiutatae spesso formata. Nei limiti del possibile edei compiti affidati ad un comune, ci fare-mo carico delle sue esigenze”.Luigi Roccotelli è laureato in Economia eCommercio, insegna Economia Aziendalepresso l’I.I.S.S. “Einaudi” di Canosa esvolge l’attività di libero professionista.Eletto Sindaco di Minervino ha svolto ilsuo primo mandato nel triennio 2007-10.Nel 2009 è eletto consigliere provincialenella lista “Ventola Presidente”. Neldicembre 2010 si dimette da Sindaco aseguito di una crisi di maggioranza,rimettendosi alla volontà degli elettori.“La legalità va garantita con una giustaapplicazione delle norme per tutti a parti-re dalle sanzioni stradali, il rispetto delleregole edificatorie. In merito alla sicurez-za intendiamo costituire un comitatointerforze per la sorveglianza nelle cam-

pagne, o un Corpo Unico di PoliziaLocale Intercomunale con i comunilimitrofi. La famiglia sarà tutelatacon un importante investimento neiservizi scolastici e assistenziali,con azioni di premialità per i nucleifamigliari numerosi”.Rino Superbo ha 31 anni, laureatoin Giurisprudenza. Lavora pressoun istituto bancario in qualità diaddetto alla tesoreria. Dal 2009 èsegretario cittadino del PartitoDemocratico.“Nostro intento è creare le condi-zioni, soprattutto economiche, perdare a tutti la possibilità di creareuna propria famiglia. La famiglia è ilprincipale “luogo educativo” per latrasmissione alle future generazio-ni dei valori della legalità e dellagiustizia per creare solidi a contra-sto dell’emergenza sicurezza”.Rosa Superbo ha 40 anni, laureatain Giurisprudenza svolge la liberaprofessione. Ha ricoperto incarichidi Assessore negli scorsi anni.Nella passata amministrazione èstata eletta consigliere comunale.

“Il drammatico aumento della criminalitàe dei fenomeni delinquenziali è uno deiproblemi che i nostri amministratori nonpossono esimersi dall’affrontare e con-trastare con ogni strumento a loro dispo-sizione. La famiglia sarà al centro del-l’azione amministrativa: riconosciamo ilsuo ruolo insostituibile di primo ammor-tizzatore sociale e, in quanto tale, fondala propria azione politica sul sostegnoalla famiglia”. Esigenza da tutti condivisa nel Tavolodella Concordia e del Bene comune è chela campagna elettorale abbia toni pacati,non ceda alla facile tentazione di deni-grare l’avversario.Ci auguriamo che ciascun candidato diaun apporto propositivo a disegnare ilfuturo del nostro paese, indichi stradepercorribili di sviluppo.Sarebbe un male, di cui ciascuno si assu-merebbe la responsabilità, che Minervinouscisse dal confronto elettorale forte-mente divisa e disorientata.

Parrocchia S. Michele - Minervino Murge

I candidati a Sindaco

Elezioni Amministrativea Minervino Murge

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Nè uniformità nè centralismoL’unità plurale della nostra Italia

di Gabriella CalvanoPresidente di A.C. - Parrocchia Maria SS. dell’Altomare

Celebrare una ricorrenza storica importante, se non è solorifugio nel già avvenuto, può rappresentare un modo di esse-re e di crescere. In una fase in cui anche l’Italia si trova inuna condizione di risorgente popolarità tra aperturaall’Europa e al mondo e radicamento identitario, divienepressante il bisogno di riconoscersi come comunità naziona-le, come italiani d’Europa e come cittadini di ogni più piccolaparte del Paese e di chiedersi che cosa ci unisce pur nelledistinzioni della pluralità.Questo e molto altro è stato oggetto di studio e di riflessionenel corso del XXXI Convegno Bachelet dal titolo “L’unitàdella Repubblica oggi. Tra solidarietà nazionale, autonomiee dinamiche internazionali”, tenutosi recentemente a Roma,a cui ho avuto la fortuna di partecipare per diletto, oltre cheper motivi di studio e di ricerca.Il programma del Convegno è stato estremamente nutrito diinterventi particolarmente interessanti e significativi, divisi indue sessioni. La prima dal titolo “La memoria e le ragioni dacondividere” ha visto gli interventi di Roberto Gatti,dell’Università di Perugia, e di Albero Monticone, giàPresidente Nazionale di AC e direttore dell’Istituto Toniolo. Aquesti interventi, sempre all’interno di tale sessione, è seguitauna tavola rotonda, nell’ambito della quale ci si è interrogatisul senso dell’unità per gli italiani di oggi. Nella seconda ses-sione, dal titolo “L’unità alla prova delle autonomie e dei pro-cessi sovranazionali”, dopo gli interventi di Marco Olivettidell’Università di Foggia e di Ugo Villani, professore alla LUISS“Guido Carli”, si è insieme riflettuto nella tavola rotonda intor-no a “L’unità nell’orizzonte del bene comune”.Se scrivessi un sunto di tutti gli interventi al Convegno, pro-babilmente rischierei di dir tutto e non dir nulla. Mi preme,tuttavia, poiché lo ritengo opportuno, soffermarmi sul sensodell’unità nazionale oggi, in quanto riconosco che, ancora,per dirla con Massimo D’Azeglio, «Fatta l’Italia, dobbiamofare gli italiani».La costruzione di una comune, per quanto articolata e plura-listica, consapevolezza storica rappresenta il passaggio indi-spensabile da cui prendere le mosse per pensare il futuro delnostro Paese. Il chenon significa, ovvia-mente, tacere leombre, i limiti, i nodiirrisolti di un percorsostorico difficile ecomplesso. Quel chepreoccupa non sonole analisi, ancheimpietose, che posso-no emergere dal sem-pre necessario lavoro

di riesame critico del passato. «È giusto», ha sottolineatoanche Napolitano, «ricordare i vizi d’origine e gli alti e bassi diquella costruzione, mettere a fuoco le incompiutezze dell’uni-ficazione italiana e innanzitutto la più grave tra esse che restaquella del mancato superamento del divario tra Nord e Sud».Quel che preoccupa, invece, è che sempre più diffusamente,nel nostro Paese, si faccia ricorso a modi di raccontare il pas-sato tutt’altro che rigorosamente scientifici e che sembranosoprattutto funzionali a piegare la vicenda storica alle esigen-ze ideologiche o agli interessi politici ed economici dell’oggi.In questi centocinquanta anni, la costruzione della consa-pevolezza del significato dell’unità nazionale è passataattraverso canali diversi. Non solo le istituzioni, infatti,hanno giocato un ruolo nel processo di formazione dellacoscienza nazionale degli italiani, il cui senso di appartenen-za alla nazione è stato formato, sia in senso positivo che insenso negativo, da una molteplicità di attori: innanzitutto, ledifferenti culture politiche, ma non solo: anche la scuola e laletteratura, gli organi di informazione, il cinema, la televisio-ne hanno inciso in maniera significativa.Insieme a questi, anche l’associazionismo ecclesiale, inparticolar modo quello giovanile, ha contribuito alla matu-razione di una cultura di attaccamento alla Patria.Siamo, dunque, chiamati come cattolici, oltre che come italia-ni, a guardare con amore all’Italia e al percorso compiuto dal1861 ad oggi, mossi solo dalla ricerca del bene comune e dallaindividuazione di ciò che ci fa sentire ed essere parte inte-grante della comunità nazionale. È questa una occasione pro-pizia per rispondere all’interrogativo circa il nostro modo diesercitare la duplice cittadinanza, secondo le chiare ed impe-gnative linee dettate dal Concilio Vaticano II, non in manieraastratta né meramente risolta nell’intimo della coscienza,quanto piuttosto nella specificità della condizione storica.Riflettere e valorizzare l’unità del Paese comporta pertantodare una nuova risposta alla perenne domanda di senso del-l’essere italiani, domanda che ogni generazione di cristiani sideve porre, nei momenti felici, nei quali è quasi naturalerispondere positivamente, e nei periodi di crisi, di difficoltà o

di perdita di orizzonte,ben consci che il pro-filo dell’italianità nonè un dato tracciatouna volta per tutte, néla somma di approssi-mazioni successivenel tempo, ma unobiettivo ed una sco-perta da rinnovarecontinuamente.

Riflessioni in margine al XXXI Convegno Bachelet a Roma

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di Raffaella Rosa Ardito

Il Forum di formazione all’impegnosociale e politico ha concluso ilsecondo anno del secondo ciclo. Intempi confusi e di crisi, non solo eco-nomica, educare all’impegno sociale epolitico, porsi l’obiettivo alto di con-correre alla formazione di coscienzeresponsabili, stimolare discussioni,confronti e spirito critico può rappre-sentare un servizio per la comunità.Appassionarsi ai temi trattati vuol direavere a cuore ciascun uomo, perchénon c’è niente e nessuno che non ciriguardi. Questa sfida è stata colta da39 persone iscritte al Forum, quasitutte regolarmente frequentanti, chehanno scelto di dedicare ogni quindicigiorni tre ore del loro prezioso tempoad una opportunità di crescita perso-nale da condividere. L’esperienza, che si ripete da anni inpiù realtà aderenti al circuito di scuo-le di Cercasi un Fine, l’associazionepromotrice e coordinatrice dell’inizia-tiva, ha permesso di vivere 14 sessio-ni, tenute da docenti universitari e daesperti del mondo istituzionale, cultu-rale e politico, che rispondevano allatraccia di quest’anno “Partecipare nel

piccolo”. Si sono affrontate le que-stioni legate al territorio passando daicontenuti e dalla storia delle autono-mie locali (provando, nel dettaglio, acomprendere il funzionamento di entiquali Comune, Provincia, Regione), alconfronto tra amministratori locali,all’approfondimento di nodi problema-tici monografici relativi all’organizza-zione sociale (stato sociale, sanità,ambiente, cultura, come strutture ebisogni al servizio delle persone ecome contenuti da conoscere ade-guatamente per compiere una seriaprogrammazione). Dieci momenti formativi si sono svoltipresso il Seminario vescovile, mentrealtri quattro presso il PoloUniversitario di Acquaviva delle Fonti(Ba) con la concomitante partecipa-zione di tutte le scuole del circuito. Inquesto ambito sono stati analizzati icontenuti della cittadinanza attiva, lafigura di don Milani e la comunicazio-ne in politica.Tra le note positive: la presenza di unabuona percentuale di giovani, unarisposta a chi ancora parla insistente-mente di un massiccio disinteresse di

questa fascia generazionale rispettoai temi politici e sociali; un soddisfa-cente indice di gradimento; una volon-tà di impegno e partecipazione.L’ultimo incontro è previsto adAcquaviva per il 22 maggio 2011 inoccasione dell’assemblea annualedell’Associazione. In questa giornatasaranno anche consegnati gli attesta-ti e presentati i progetti in cantiere.Inoltre segnaliamo la presentazionedell’ultimo lavoro editoriale di mons.Rocco D’Ambrosio prevista il 3 giugno2011 ad Andria (orario e luogo sono dadefinirsi). L’appuntamento, infine, è all’annoprossimo, per il terzo anno formativodi questo ciclo, dal titolo programma-tico “Partecipare al globale”.Alla conclusione di questo corso, nonpossiamo non volgere un saluto e unpensiero a Nicola Occhiofino, unuomo impegnato, esempio di rettitudi-ne morale e professionale, che hasostenuto le scuole e l’associazione eche aspettavamo a dicembre perragionare sul funzionamento dellaProvincia...

Segreteria Forum

Forum di formazioneall’impegno Sociale e Politico

Resoconto di un anno di incontri

Come pensano e agiscono le Istituzioniorganizzato da Forum all’Impegno Sociale e Politico,

MEIC e Biblioteca Diocesana

si terrà il giorno: Venerdì 3 Giugno

Interverrà: prof. Mons. Rocco D’AmbrosioDirettore del periodico di cultura e politica “Cercasi un fine” edelle Scuole aderenti all’associazione. Docente e direttore delDipartimento di dottrina sociale della Chiesa della Facoltà discienze sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma.

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Le grandi guerre vengono racconta-te nei libri di storia, ricordate da chi hapartecipato in prima persona o da spet-tatore. Le rivoluzioni portano dei cam-biamenti radicali nell’economia, nellasocietà, nell’ideologia del Paese. A noioccidentali le guerre piacciono perchésono il centro della nostra storia, maquesta consapevolezza spesso ci portaa compiere dei gravi errori: non com-prendere fino in fondo quanto siadeplorevole lo ‘spettacolo’ delle insur-rezioni mediorientali e nordafricaneche stanno accadendo in questo perio-do storico. La televisione trasmette le immaginiche vuole e sembra che queste insur-rezioni siano dei lontani film con uninizio, uno svolgimento ed una conclu-sione. La realtà è un’altra, è diversa.Per quanto possano essere numerosele cause delle rivolte, una è sicura-mente quella che le accomuna: ildesiderio di far crollare i regimi ditta-toriali, a favore della democrazia.Come avvenne nel lontano 1848, il cam-bio del sistema politico potrebberichiedere un tempo molto ampio ed èfacilmente immaginabile che tutte lerivoluzioni potrebbero mostrarsi falli-mentari.

Piuttosto che continuare a gettarsangue innocente per le strade, il sis-tema migliore sarebbe la negoziazionee qualche dittatore, come HosniMubarak, l’ha già capito. Guardare la storia passata come unavera “magistra vitae” potrebbe essereutile nel comprendere che, per quantoil mondo si evolva a ritmi incalzanti, ifatti si ripetono. Le guerre continuanoad esserci e gli esiti sono sempre glistessi: morte, distruzione e una profon-da crisi che non sempre porta allarinascita. Un ruolo rilevante è giocatodai social network: persone coinvolteche, con i loro cellulari, riprendono leimmagini e le trasmettono in temporeale su blog, facebook, twitter.Innocenti che per il solo fatto di ren-dere queste scene “mondiali” rischi-ano la pena di morte. Per quanto il futuro possa sembrarecrudele e incerto, una certezza esisteed è la libertà. Questo è il principio cheogni persona dovrebbe mettere al cen-tro della propria esistenza ed è ciò chesoprattutto i giovani arabi ed egizianistanno facendo a costo della loro vita. Gli esiti che porterà la “primaveraaraba” sono sconosciuti e inimmagin-abili, è come affrontare un salto nel

vuoto. La questione non è circoscritta aquei Paesi ma coinvolge l’intera Europache, al termine della “tempesta”,potrebbe non ritenersi soddisfatta. Sipensi per un attimo a tutti i rapportieconomici che potrebbero terminarecon i Paesi coinvolti nelle insurrezioni.La confusione che si sta scatenandoprovoca quindi un consenso diplomati-co in cui si balbetta libertà edemocrazia.Davvero l’Europa è così altruista espera che nel medioriente e nell’Africasettentrionale vinca la democrazia?

Rivoluzione fa rimacon democrazia?

di Tiziana CoratellaRedazione “Insieme”

Le insurrezioni mediorientali e nordafricane per uno scopo comune: la libertà

Facendo nostro l’appello lanciatoda padre Alex Zanotelli

e dalla Tavola della Pacerimettiamo le bandiere della paceai nostri balconi e impegniamoci

per realizzare questo Sogno.Non possiamo fare altro davantialla spaventosa militarizzazione

che porta sempre a nuove guerre.

Il Punto Pace di Andria

lancia la campagna

“Balconi di pace”

In piedi,

costruttori di pace!

Se vuoi dire Sì ai venti di pace

esponi sul tuo balcone

la bandiera della pace

portala con te alla

marcia Perugia-Assisi

il 25 settembre

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di Michele Palumbo

Quest’anno, come ben si sa, l’impegno della Chiesa dio-cesana è tutto rivolto alla vocazione e all’azione dei laici. Iltermine ‘laico’, però, ha significati diversi.C’è quello tutto interno (ed originario) alla Chiesa stessa,quello cioè che definisce tutti i fedeli che non appartengo-no al clero, allo stato ecclesiastico. C’è poi il significatoesterno alla Chiesa, che spesso tante volte fa nascere con-fronti se non scontri. E in questo caso il significato è diver-so: laico è chi rivendica la propria autonomia da ognidogma.Che cos’è, rimanendo fermi al secondo significato, allora lalaicità?Innanzitutto la laicità è pluralismo (appunto, non crede aidogmi) etico e religioso e, quindi, si sforza di essere unmetodo di (co)esistenza civile e pacifica tra diverse etichee religioni. Posta questa premessa, è evidente che la laici-tà presuppone la separazione tra Stato e chiese e questovuol dire semplicemente che ci dev’essere una distinzionedi piani tra politica e religione. La laicità, quindi, è ancheuna garanzia: uno Stato neutrale rispetto a tutte le confes-sioni religiose. Ed è anche un’altra garanzia: le leggi delloStato non devono trarre ispirazioni da morali religiose diparte, che vogliono diventare fondamento etico di tutta lasocietà attraverso proprio le leggi dello Stato.Detto questo, appare a evidente anche cosa “non è” la lai-cità. Ed è giusto esaminare anche il cosa “non è” in quan-to proprio in questo ambito spesso si annidano i pregiudizicontro chi è laico, pregiudizi che portano fatalmente il con-fronto verso lo scontro. Allora: la laicità non è ateismo diStato e non è nemmeno combattere le religioni. Ancora:non è impedire ai rappresentanti delle tradizioni religiose diesprimersi pubblicamente e liberamente (fare questo signi-ficherebbe tradire clamorosamente il proprio essere laicoche, al contrario, come abbiamo visto, punta al pluralismoetico e religioso ed alla coesistenza pacifica di diverse eti-che e religioni). Infine, e questo va detto con chiarezza, lalaicità non è disprezzo della spiritualità.Stabilito, dunque, cos’è e cosa non è la laicità, ne derivache i laici non sono persone prive di principi e di etica. Ilaici possono avere qualsiasi orientamento politico e, certo,

lottano contro tutte le forme di integralismo e fondamenta-lismo religioso e contro tutti i clericalismi, ma non odiano lereligioni (pregiudizio, quest’ultimo, molto diffuso).I laici, in definitiva, possono essere credenti, non credenti,atei, agnostici, razionalisti, indifferenti, con tutte le sfuma-ture dettate dal libero pensiero. E sono uniti da un unicoobiettivo: aprire spazi di libertà e di cittadinanza per tutti,creare una società aperta ed inclusiva, credere nel princi-pio dell’autonomia individuale, libera e responsabile e nel-l’autodeterminazione delle persone. Ed è una bella occa-sione poterlo scrivere su “Insieme”, giornale diocesano.

Giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”e collaboratore di “Insieme”

La grattugia

A proposito di laicitàDistinzioni, riflessioni, considerazioni, chiarimenti.

In attesa, magari, di un dibattito

Biglietti:Curve euro 3,00 - Distinti euro 4,00 - Tribuna euro 5,00

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I fatti del mese:AprileRubrica di cronache dei nostri giorni

di Tiziana CoratellaRedazione “Insieme”

ANDRIA E MINERVINO MURGE ACCOLGONO 35 MIGRANTI

Persone che fuggono per trovare un posto migliore, questa è la storia dei migranti che giungonosulle coste italiane. Attraverso la Caritas diocesana, la casa d’accoglienza “Santa Maria Goretti”di Andria e il centro “Emmaus” di Minervino Murge, rispondono a questa richiesta accogliendo 35migranti. Ma la solidarietà è un gesto che deve accomunare tutti e quindi per offerte di genere ali-mentare, di vestiario o di tempo, contattare: - don Domenico Francavilla, direttore della Caritas diocesana di Andria ([email protected];

346.3734289) - per la città di Andria: don Geremia Acri, direttore della Casa di accoglienza “Santa Maria

Goretti” (320.4799462) - per la città di Minervino Murge: sig. Tonio Bevilacqua, responsabile Centro “Emmaus”

(327.2226693) .

LEGAMBIENTE ANDRIA, CORSO CAVOUR ZONA PEDONALE

Questi ultimi mesi di piogge intense hanno provocato dei forti danni a diverse strade di Andria equesto ha determinato la loro temporanea chiusura al traffico. E se corso Cavour diventasse per-manentemente un passaggio pedonale? Proprio in questa via è stata indetta una raccolta firme atale scopo. Il circolo Legambiente di Andria invita l’amministrazione a non escludere la possibilitàdi rendere alcune zone della città chiuse al traffico: «È scontato che inizialmente ci saranno deidisagi, ma dopo un periodo di rodaggio e dopo aver valutato le criticità, sicuramente si arriverà adun compromesso con gli abitanti della zona, le attività commerciali e i vari scettici del caso, ed ilcambiamento non potrà che portare benefici alla città».

BAT, APRIRÀ IL LICEO DELLA DANZAPer i ragazzi che amano la danza è un sogno che si realizza: nel prossimo settembre, l’istituto“Leonardo da Vinci” di Bisceglie apre le sue porte alla danza. Si chiama Liceo della Danza oCoreutico, ma la sostanza è la stessa: il ballo sarà alla base degli studi. A comunicare ufficialmente la notizia è Pompeo Camero, assessore alla pubblica istruzione.Investire nell’istruzione, in questo periodo di tagli sulla cultura, è un segnale positivo..

CANOSA, CONVEGNO “ABUSI E MALTRATTAMENTI”

NELLA SETTIMANA DEL BENESSERE PSICOLOGICO

“Abusi e maltrattamenti” è il tema del convegno che si è svolto nell’aula consigliare di Canosa,durante la Settimana del Benessere psicologico promossa dalla regione Puglia.L’iniziativa, con tematiche differenti, è stata promossa in diversi comuni pugliesi.Lo scopo del progetto è stato quello di promuovere la figura dello psicologo come promotore delbenessere psichico e fisico. Tale progetto è anche una campagna di sensibilizzazione che seguel’obiettivo delineato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di manifestare l’importanza di “unostato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non la semplice assenza di malattia”.

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È un innegabile dato di fatto che laricerca scientifica sia un perno fondamen-tale su cui il mondo contemporaneo gira eha sempre girato. Ma, giustamente, met-tendo in discussione qualsiasi pretesascientificamente totalizzante e/o riduzioni-sta, che mira a fare del “fenomeno uomo”un intero spiegabile tramite formule mate-matiche o semplici impulsi elettrochimici,potremmo pensare di raggiungere “qual-cosa che va oltre il semplice dato”.In quest’ottica s’inserisce l’interessantis-simo testo Neuroscienze e persona: inter-rogativi e percorsi etici, a cura di LuigiRenna (EDB, Bologna 2010), Rettore delPontificio Seminario Regionale Pio XI edocente di Teologia Morale pressol’Istituto Teologico Pugliese ReginaApuliae.Il volume raccoglie diversi contributi distudiosi attorno ad un progetto di ricercavarato dalla Facoltà Teologica Pugliese diBari, i quali, sperimentandosi in un riccocontesto interdisciplinare “hanno mosso iprimi passi verso un approccio alle neu-roscienze che privilegiasse gli interroga-tivi etici, la riflessione sul comportamen-to umano, sul funzionamento dellacoscienza, sulla libertà dell’atto umano”(p. 6).L’originale impalcatura su cui il testo ècostruito è originale e ambiziosa, in lineacon quanto espresso dalla Gaudium etSpes - “Perciò la ricerca metodica di ognidisciplina, se procede in maniera vera-mente scientifica e secondo le normemorali, non sarà mai in reale contrastocon la fede, perché le realtà profane e lerealtà della fede hanno origine nel mede-simo Dio” (Gaudium et Spes, 36) – far dia-logare le conoscenze delle neuroscienze

con l’etica teologica.Afferma mons. Renna, circa la visioneriduttivista delle scienze neurologiche, nelcapitolo introduttivo del testo: “Il tragittobreve tra neuroni, cervello e mente risultaperò riduzionista, perché non riesce arendere ragione del salto qualitativo cheesiste tra la somma di determinate attivi-tà neuronali (…) non vogliamo però smi-nuire la ricerca delle neuroscienze, madire solo che essa è utile ma insufficien-te” (p. 9). L’intero è, secondo la visione tipi-ca della teoria della Getsalt, sempre mag-giore dell’insieme delle sue parti. Sebbeneil comportamento umano ha connessioniben determinate con la nostra attivitàcerebrale puramente fisica, la sua com-pleta esplicazione non può e deve basarsisulla mera ed esclusiva analisi dellenostre attività sinaptico/neuronali. Ènecessario, per approfondire e arricchiresia il campo scientifico che quello etico,effettuare un salto di qualità, o megliocostruire un ponte tra mens e corpo: “Ilponte tra neuroscienze ed etica riguardaquindi il confronto tra le antropologie allaluce delle ricerche scientifiche, maanche della filosofia con l’etica dellascienza nelle sue aspettative e nel suoapproccio al cervello e alla mente” (p.12). Quindi, com’è desumibile, il discorsoricade, inevitabilmente, sulla dimensionevaloriale dell’atto umano. Questo, puravendo corrispettivi nell’attività propria-mente fisica del cervello, apre necessaria-mente la strada ad una dimensione meta –fisica, quindi oggetto di discipline quali lateologia e la filosofia le quali, coniugandoil loro procedere scientifico con il metodo

delle scienze naturali, non possono farealtro che arricchire lo spettro degli studicirca il fenomeno uomo.Tra i vari contributi presenti nel volume,tutti degni di nota per l’originale apportodato alla disciplina, segnaliamo quelli diJosé Maria Sanguineti, del PontificioAteneo della Santa Croce e del prof. SilvioSpiri, i quali forniscono al lettore utili stru-menti che consentiranno loro di guardarecon occhio critico ai vari riduzionismi pre-senti nelle neuroscienze affinché si superila tipica concezione dualistica incapace direndere ragione dell’unità psicosomaticadella persona. Altresì interessanti sono leriflessioni di A. Lavazza (Giornalista diAvvenire) e di V. Viva, sulla neuroetica esulla bioetica, discipline direttamente chia-mate in causa in questo contesto in quan-to miranti a vedere qualcosa che trascen-de il “semplice” dato fisico dei fenomeni.Ancora più specifici sono i contributi delprofessor V. A. Amodio, della ScuolaSuperiore di Sanità di Bolzano, sui nuoviorizzonti della psicofarmacologia, e quellodella prof.ssa Laura Tartaro, sugli orizzontidel Neurodiritto, com’anche quello delladottoressa Adriana Gini, autrice di uno stu-pefacente contributo sulla rivoluzionariadisciplina chiamata diagnostica cerebrale.È vero, la mente umana è un labirinto dif-ficilmente percorribile in lungo e in largose non con la consapevolezza di perdersiin esso. Questo libro, però, è un utile filo diArianna, almeno una sua possibile parteiniziale, che può accompagnarci in questoaffascinante viaggio all’interno della partepiù complicata ma al contempo più inte-ressante del nostro corpo.

Neuroscienze e persona:interrogativi e percorsi etici

di Antonio Mario de NigrisRedazione “Insieme”

Un interessante viaggio nella mente

con il libro curato da don Luigi Renna

L’Arciconfraternita Maria SS. Addoloratacon il contributo dell’Assessorato allaCultura e Turismo del Comune di Andria,si onora di prendere parte al progettoculturale promosso dalla Regione Puglia“I Riti della Settimana Santa In Puglia”. Ilprezioso volume presente nelle piùimportanti librerie è curato dall’Ass.Culturale Opera (Molfetta) diretta dalDott. Gaetano Armenio, titolare del pro-getto.

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Il rapporto tra la Chiesa e il nuovo governo italiano fu perdecenni molto problematico e costituisce una pagina di storia loca-le interessante da studiare o semplicemente da ricordare: soprat-tutto i vescovi, che avevano giurato fedeltà ai sovrani borbonici,furono restii ad accettare il nuovo stato di cose, ma tra di essi cifurono delle eccezioni che, senza strumentalizzazioni retoriche,vanno ricordati. Dal professor Antonino Blandini ricevo delle inte-ressanti notizie, che in parte vengono riportate in questo articolo,sull’andriese Mons. Felice Regano, vescovo di Catania propriodurante il periodo dell’unità d’Italia.Mons. Regano è sepolto a Catania, ma lasua famiglia fece erigere in suo ricordo,nella cattedrale di Andria un monumentofunebre, a sinistra dell’ingresso.Nato ad Andria, il 5 giugno 1786, compiu-ti gli studi a Napoli, fu ordinato presbite-ro il 16 giugno 1816. Docente nel nostroseminario vescovile, esaminatore prosi-nodale e vicario capitolare di Andria nel1830, il 15 maggio 1839 era stato presen-tato da Ferdinando II alla Santa Sedevescovo per la diocesi etnea, in ossequioall’indirizzo politico dei Borboni di siste-mare anche ai vertici dell’amministrazio-ne ecclesiastica in Sicilia prelati delleprovince napoletane del “continente”.Il 1 settembre fu consacrato vescovo aRoma dal cardinale Emanuele DeGregorio e fece il suo ingresso a Cataniail 12 novembre.Il nuovo vescovo in quanto “napoleta-no”, anche se poco favorevole al tribu-nale della monarchia, non fu bene accolto dal clero e si rivelò ener-gico, e rigoroso riformatore per la dignità del sacerdozio e “padredei poveri” come recita il semplice epitaffio funebre nel Duomo diCatania. Non mancarono denigratori e detrattori, che ricorrevanoanche a libelli calunniatori gratuiti e privi di fondamento, nonostan-te fosse amato dal popolo, al quale come “unico parroco dellacittà” soleva tenere lezioni di catechismo. Nel 1844 il vescovoaveva approvato il testo di un catechismo in dialetto scritto dal can.Martino Ursino Ventimiglia. Mite ed umilissimo, severo e circo-spetto, si rifiutò di svolgere attività politica di connivenza al regi-me poliziesco che opprimeva Catania, e durante i moti rivoluziona-ri del 1848-1849 per l’indipendenza dell’Isola, palesò apertamente,con convinzione e senza indugio, le sue simpatie liberali verso ipatrioti siciliani, benedicendo il 7 febbraio 1848 solennemente ilvessillo tricolore. Partecipò al Parlamento generale “per adattare aitempi la costituzione del 1812 e provvedere a tutti bisogni dellaSicilia”. Regano nel 1854 nominò professore in seminario, il paler-mitano Melchiorre Galeotti, sacerdote delle Scuole Pie, in esilio aCatania perché aveva partecipato alla rivoluzione del 1848. “Io sonoil pastore dei catanesi, non il poliziotto del governo!” avrebbe rispo-sto coraggiosamente al ministro di Polizia, marchese Francesco Del

Carretto, che lo invitava ad essere suo “informatore e confidente”circa i catanesi presunti “sovversivi” e soprattutto in merito alleidee politiche dei singoli sacerdoti della sua diocesi verso la Coronadel Regno delle Due Sicilie.La mattina del 31 maggio 1860 le campane di Catania annunciaronol’insurrezione sulla scia dell’ avanzare dei Mille di Garibaldi aPalermo. Il mattino del 4 giugno le campane annunziarono l’evacua-zione delle truppe napoletane dopo un ennesimo saccheggio edirette a Messina nel timore che arrivasse Garibaldi.

I catanesi furono grati al loro vescovoriconoscendogli, nel 1848 e nel settem-bre 1860, attraverso la stampa cittadina,la grande carità, il carattere di uomogiusto, forte, nemico dei tiranni e dell’in-giustizia, amante della vera libertà, imeriti risorgimentali. “E quando laSicilia conobbe il coraggio civile dell’at-tuale eminente Vescovo di Catania, cheosava respingere qualunque proposta diinformazione del Luogotenente Generalee del Direttore di Polizia che riguardavala condotta dei candidati agli impieghi, idi cui coraggiosi rapporti si possono leg-gere in questa segretaria di Stato, fummolieti di rinvenire nell’episcopato un prela-to così zelante che avesse potuto ren-dersi modello dei suoi servili colleghi”.Così si esprimeva in modo lusinghiero ilperiodico palermitano “L’Italia per gliItaliani” il 29 giugno 1860 nell’articolo “IlClericato in Sicilia” nei confronti dell’ar-civescovo Felice Regano. Il giornale

catanese “L’Unità e l’Indipendenza” il 13 settembre successivo neelogiava l’atteggiamento favorevole all’unità italiana:“L’Arcivescovo di questa città hassi attirato la attenzione di tutti perle sue pietose opere… se mai venisse meno la fama del clero sici-liano, basterebbe a mantenerla; in lui alla pietà si accoppia la dot-trina vera di Cristo, che non è serva dei potenti, e contraria al giu-sto e onesto”. Ammalato da tempo, il giovedì santo 28 marzo 1861 si aggravò e glivennero amministrati i sacramenti. Il venerdì santo rivolto aisacerdoti disse “Si avvicina la mercede!”; mentre in Duomo sicelebrava la funzione della Passione il vescovo Felice spirò. Lasalma fu esposta in episcopio il 1° aprile, lunedì di Pasqua; merco-ledì 3 venne portata in Duomo, dove furono celebrate le esequie efu sepolto. Lo storico della Chiesa catanese mons. G. Zito, ricono-sce che la figura del Regano rimane ancor oggi in attesa di esserecollocata dalla storiografia nel quadro degli avvenimenti che prece-dettero l’Unità. Anche il suo “periodo andriese” andrebbe studiato,per comprendere non solo la personalità di questo prete del nostroclero, ma anche il tenore della vita ecclesiale e civile della nostradiocesi nell’ottocento, secolo di grandi trasformazioni ideologiche epolitiche.

Un vescovo andriese e l’Unità d’Italia:

Mons. Felice Regano,pastore di Cataniadi don Luigi RennaDirettore della Biblioteca diosesana

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Vivere è desiderare. Ma cosa?

Desiderio: aspirare alla soddisfazione di un biso-gno o di un piacere.Questo dice il dizionario.Desire in inglese. Désir in francese. Deseoin spagnolo. Desejo in portoghese.Forse l’assonanza tra le lingue èanche un’assonanza di sentimentinella vita pratica, qualcosa cheaccomuna inesorabilmente lepersonalità e le persone piùdiverse: un ricco e un povero,entrambi vorrebbero essere piùricchi; un temerario e un timoro-so, entrambi vorrebbero averepiù coraggio; una persona felice ouna persona triste, entrambi vorrebbero averepiù felicità.Al compleanno: “Spegni le candele edesprimi un desiderio”.A Natale: “Che regalo desideri?”Ma cos’è il desiderio? Solo un bisogno?Un piacere? Una soddisfazione?La nostra vita infondo è scandita dalla ricer-ca di sentimenti e bisogni da appagare, da atti-mi di felicità fuggente quando questi bisogni vengono soddi-sfatti.Ma cosa desiderare?Il più delle volte il desiderio è una meta irraggiungibile, unsogno impossibile; altre volte è una soddisfazione mera-mente materiale, come vincere alla lotteria. Si cerca nelconcreto la soddisfazione. Altre volte invece il desiderio è qualcosa di più, qualcosa lacui soddisfazione rimanga, lasci un segno: ascoltare unacanzone, parlare con una persona, rivedere una persona,rincorrere un treno in partenza per salutare qualcuno, desi-derare qualcosa che vada aldilà di un mucchio di denaro, omolto successo, insomma.L’essere umano vive di desideri, si potrebbe dire addirittu-ra che vivere è desiderare. Ma allo stesso tempo desiderare è sinonimo di mancanza,perché andiamo alla ricerca di qualcosa che non abbiamo,che vorremmo, che dovremmo avere.Ma cosa desiderare?

Desiderare ricchezza, felicità,auto, mobili, persone, ci mette

inesorabilmente tutti nella stessacondizione e prendere atto di que-

sto significa anche riconoscereche siamo tutti uguali, nessuno èpiù ricco dell’altro perché l’attostesso di desiderare non ci faràmai stare un gradino sopra l’altro.Ma purtroppo non sempre è

così: la corsa a chi ottiene piùcose, la gara a chi ha di più purtroppo è

resa sempre più infaticabile da quelli chequalcuno chiama “falsi bisogni”.

La società ci abitua a questo: cercare la ric-chezza, la vera ricchezza, nei posti sbagliati: rin-

correrla e riconoscerla in una marca, un negozio,un’etichetta, dei numeri.

La società, gran parte della società, ci conforma, espro-priandoci della libertà di pensare e quindi di

desiderare, desiderare qualcosa chesia anche diverso, creando bisognifutili con la pubblicità, le trasmissioni

tv, le tendenze.I falsi bisogni sostituiscono i veri desideri e

la loro autenticità.Cosa desiderare allora?Desiderare qualcosa che sia nostro davvero, e non qualco-sa impostoci da altri, perché in fondo i desideri diconoanche chi siamo, chi vorremmo essere, e un domani diran-no anche chi siamo stati. Desiderare qualcosa di vero e nellimite del possibile raggiungibile, desiderare qualcosa chedesti emozione, che risvegli l’anima, che renda eterno unattimo. Il desiderio, allora, non sarà solo un desiderio, un bisogno,una soddisfazione. Sarà il mezzo più umano ad avvicinarcia Dio per chi ha fede nella religione, alle stelle per chi nonci crede.La mitologia, la religione, la storia ne hanno visti di uominicarichi di desiderio, uomini che sono arrivati ovunque.Certo, avere un genio della lampada farebbe comodo, manon saremmo consapevoli di cosa si può fare con il nostroessere umani.

Esprimi un desiderio

di Simona Di CarloRedazione “Insieme”

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Regista:Nanni MorettiAttori:Michel Piccoli, Jerzy Stuhr,Renato Scarpa, FrancoGraziosi, Camillo Milli,Roberto Nobile,Ulrich von Dobshütz,Gianluca Gobbi,Nanni Moretti,Margherita Buy.Genere: CommediaDurata: 104’Nazionalità: Italia

Artista: Lykke LiGenere: Indie-folkNazionalità: U.S.A. - SveziaDurata: 41’

Film&Music pointRubrica di cinema e musica

a cura di Claudio Pomo Redazione “Insieme”

HABEMUS PAPAMI cardinali riuniti in Conclave nella Cappella Sistina procedono all'elezione del nuovo Papa.Smentendo tutti i pronostici viene nominato il cardinale Melville il quale accetta con titubanza l'ele-zione ma, al momento di presentarsi alla folla dal balcone centrale della basilica di San Pietro, siritrae. Lo sgomento assale i cristiani in attesa ma, ancor più, i cardinali che debbono cercare di porrerimedio a questo evento mai verificatosi sotto questa forma. Si decide, pur con tutte le perplessitàimposte dalla dottrina, di far accedere ai palazzi apostolici lo psicoanalista più bravo per tentare difar emergere le cause che hanno spinto l'alto prelato al diniego e favorirne un ripensamento. Lo psi-coanalista fa però un riferimento alla moglie come la terapeuta più brava (dopo di lui). Il portavocedella Santa Sede decide allora di far uscire il Papa dalle Mura vaticane per avere anche un altrointervento che risolva la questione. Che invece si complica perché il Papa, approfittando di unmomento di distrazione, scompare per le vie di Roma.Con Habemus Papam siamo di fronte al film più maturo di un regista che ha saputo conservare intat-ti il proprio segno inconfondibile e le tematiche che gli stanno da sempre a cuore integrandoli congrande intelligenza e sensibilità a uno sguardo che si allarga a una dimensione che afferma di noncondividere ma che qui osserva con la giusta dose di ironia che si fonde con un profondo rispetto. Non è necessario fare riferimento a La messa è finita per leggere questo film. Erano altri tempi edaltro cinema. Anche per Moretti. Che qui torna con forza sul tema della profonda solitudine dell'es-sere umano ma sa che non la si può ipostatizzare assolutizzandola. Il Papa di Moretti si interroga eci interroga. Ogni volta che un film ci pone dei quesiti di fondo ci aiuta di fatto a sentirci meno soli ea liberarci, almeno un po', dal più volte citato "deficit di accudimento".

WOUNDED RHYMESRitorno in pompa magna per Lykke Li, che nel giro di un paio d’anni è riuscita ad elevare il suo sta-tus di promettente ninfetta del giro indipendente a reginetta dell’indie-pop. Merito di un debutto diindubbio fascino quanto di una serie di collaborazioni eccellenti, dai Royksopp a Kleerup.Annunciato dai due singoli Get Some e I Fellow Rivers e da un paio di video virali di eccellente qua-lità, Wounded Rhymes non si discosta molto dalle sonorità del precedente album Youth Novels.Anche qui ritroviamo, infatti, melodie che ammiccano alle girl-band americane anni ’60, un’atten-zione particolare per le percussioni e quel gusto sintetico che non guasta mai. Rispetto al debuttosi segnalano invece un nuovo interesse per le ritmiche e l’indubbio lavoro sulla voce, sensibilmen-te meno acerba.Dal canto suo Lykke Li ringrazia con una produzione eccellente, come al solito curata da BjörnYttling dei Peter Bjorn and John: si spazia dal ripescaggio delle consuete atmosfere folk di“Unrequited Love” a quelle più movimentate e tribali di “Get Some”, dai momenti più pop-orienteddi “Youth Knows No Pain” e di “Rich Kids Blues” alle rarefazioni di “I Know Places” (fare caso inquest’ultima alla bella coda di Sigur Rossiana memoria, già tema del virale “Untitled”), alla chiusu-ra molto elegante di “Silent My Song”, tra fiati e percussioni. Risaltano infine i ritornelli killer di “IFollw River” e “Jerome”, capaci d’innalzare la svedese a diva pop per indie-kids.Un gradito ritorno, ben confezionato per evadere dagli ambienti monotoni e poco accattivanti delleclassifiche.

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Leggendo… leggendoRubrica di letture e spigolature varie

di Leonardo FascianoRedazione “Insieme”

Il frammento del mese

“I veri superuomini sono i santi”(J. Maritain, Theonas [1925], Vita e Pensiero, 1982, p.20)

Curioso quest’ accostamento tra superuomini e santi fatto daJ. Maritain (1882-1973), uno dei maggiori pensatori d’ispirazionecattolica del ‘900. Il concetto di “superuomo” è centrale nelpensiero di F. Nietzsche (1844-1900), filosofo del nichilismo (l’abbiamo citato nella rubrica del numero scorso), autore diun’opera, L’anticristo, che è un attacco sferzante contro il cri-stianesimo considerato la religione dei deboli e degli “schiavi”cui opporre la “volontà di potenza” del “superuomo” il qualenon ha bisogno di Dio, “la nostra più lunga menzogna”, per dareun senso al mondo. Ebbene, per Maritain, capovolgendo il signi-ficato dei termini, sono invece i santi a esprimere il massimo diumanità di cui l’uomo sarebbe capace: superuomini sono pro-prio quegli uomini che in Dio trovano la ragione della loro vita edi quella del mondo. Uomo di Dio è stato certamente GiovanniPaolo II che la Chiesa ha beatificato domeni-ca 1° maggio, al quale questa rubrica vuolrendere omaggio con la presentazione di unarecentissima e pregevole biografia di AndreaRiccardi, Giovanni Paolo II. La biografia, SanPaolo, 2011, pp.561, euro 24,00. L’Autore, fon-datore della Comunità di Sant’Egidio, ordina-rio di Storia contemporanea presso la terzaUniversità di Roma, ha conosciuto da vicino ilpapa cui ha voluto dedicare questa biografiadi carattere, possiamo dire scientifico, per-ché assai documentata e puntuale. “Ho senti-to la responsabilità e la gioia di scrivere que-sto libro”, si legge nella Prefazione, “per lagrandezza e il significato della figura diGiovanni Paolo II. Non si scrive però per fareun monumento, bensì per comprendere, peravvicinarsi a un personaggio e al suo tempo,per capire di più la storia del nostro tempo”(pp. III-IV). Allora, chi è Giovanni Paolo II? “E’ una grande figu-ra del Novecento, di cui esprime appieno la storia. E’ anche unpersonaggio del Duemila: si è spento a nuovo secolo già inizia-to e la sua eredità religiosa continua a essere un riferimento.Testimone del complesso crocevia polacco e protagonista dellascena mondiale per ventisette anni, Karol Wojtyla è stato unpersonaggio decisivo della vicenda religiosa contemporanea,ma anche un leader che ha collocato la sua Chiesa nel cuoredella storia. Ai suoi funerali sono accorsi i grandi della terra, gliesponenti delle religioni nel mondo, assieme, a tanta gente,mentre altissima è stata l’attenzione mondiale all’evento. Unsimile interesse per il papa è rivelatore di come Giovanni PaoloII abbia rappresentato una personalità decisiva per la suaChiesa, per i cristiani, ma anche sia stato un leader globale cheha toccato le fibre di tanti mondi” (p.I). E’ stato un papa che si èmisurato con la crisi del cattolicesimo e con la secolarizzazione

dell’Occidente. Si è misurato anche con il comunismo, sino allacaduta del Muro, contribuendo al crollo dell’impero sovietico.Un papa politico, quindi? “Chi ha presente la dimensione spiri-tuale, l’aspetto mistico e la preghiera di papa Wojtyla non puòche affermare il contrario: la fede è stato il cuore di un pontifi-cato incentrato essenzialmente nella comunicazione del mes-saggio del Vangelo su tutte le latitudini. Eppure Giovanni PaoloII era convinto che il cristianesimo rappresentasse una forza diliberazione dell’uomo e dei popoli (…). Questa è stata anche lavicenda della ‘liberazione’ della Polonia dal comunismo, in cui ilpapa ha giocato un ruolo di primo piano” (p.II). Un papa misti-co? “Tutti quelli che lo hanno visto immerso nella preghiera,nella sua cappella, prima della messa, sono rimasti sorpresidalla sua concentrazione. Olivier Clément, personalità dalla fine

sensibilità spirituale, ne ha parlato come di un‘blocco di preghiera’(…). Si capisce che la pre-ghiera è una parte della sua esistenza e quasi lariserva della sua energia spirituale e della sualibertà di spirito (…). La preghiera era la suanatura, la sua quotidianità (…), era un mistico.Riusciva a estraniarsi. E allora non reagivaall’ambiente circostante”(p.524). Una lunga bio-grafia, questa di Riccardi, che si legge con estre-ma facilità e godibilità. Mi piace a questo puntoaggiungere un giudizio sul papa, espresso da unnon credente, Edgar Morin, noto sociologo fran-cese: “Giovanni Paolo II è stato il primo papaveramente planetario, con la coscienza dell’eraplanetaria. Ha spezzato i muri del Vaticano, hatrovato il coraggio di lottare contro il totalitarismosovietico, mettendo a rischio la sua stessa vita, eha capito che il neoliberismo e l’onnipotenza delmercato non erano la soluzione a tutti i mali del

mondo e dell’umanità” (“Agorà”, inserto di Avvenire del 24 apri-le 2011, p.1. Mi permetto di osservare che l’apertura planetariae la critica al neoliberismo erano già state anticipate, con l’en-ciclica del 1967 Populorum progressio, da Paolo VI, un papaahimè un po’ dimenticato). Termina il Morin augurandosi, men-tre ricorda l’impegno di Giovanni Paolo II per il dialogo interre-ligioso, “un ritorno alla parola autentica di Cristo” (idem). Dettoda un ateo, è una bella responsabilità per noi che ci diciamo cri-stiani! Un altro importante esponente della cultura “laica”, qualè Eugenio Scalfari, proprio il giorno della beatificazione elogiaGiovanni Paolo II per la sua “denuncia dell’ingiustizia e delleineguaglianze. Questa denuncia è stata una costante del suopontificato e spiega la popolarità che il suo messaggio ha avutoin tutto il pianeta” (editoriale de la Repubblica, 1° maggio 2011).Il papa non è popolare solo per questo, ma tanto basta per con-siderarlo, con Maritain, un “superuomo”, cioè santo.

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Appuntamentia cura di don Gianni MassaroVicario generale

insiemeRIVISTA DIOCESANA ANDRIESE

Reg. al n. 160 - registro stampa presso il Tribunale di Trani

Maggio 2011 - anno 12 n. 5

Direttore Responsabile: Mons. Giuseppe RuotoloCapo Redattore: Sac. Gianni MassaroAmministrazione: Sac. Geremia AcriSegreteria: Sac. Vincenzo Chieppa Redazione: Lella Buonvino, Paola Cecca,

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Di questo numero sono state stampate 1400 copie. Spedite 350.Chiuso in tipografia il 2 Maggio 2011.

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MAGGIO 2011

03: Settimana di San Tommaso

04: Settimana di San Tommaso

05: Settimana di San Tommaso

06: Settimana di San Tommaso

07: Festa di Maria SS. del Sabato

08: Festa di Maria SS. del SabatoRitiro Spirituale per le ReligioseGiornata per Sovvenire alle necessità della Chiesa (8 x mille)

09: Festa di Maria SS. del Sabato

10: Convegno Diocesano per i Catechisti

11: Convegno Diocesano per i Catechisti

12: Adorazione Eucaristica Vocazionale

13: Ritiro Spirituale per i Sacerdoti, Religiosi e Diaconi

14: Giornata Mondiale per le Vocazioni

15: Giornata Mondiale per le Vocazioni

28 Pellegrinaggio a Loreto per i Giovani

29 Incontro dei Ministri straordinari della Comunione

30 Settimana di verifica a livello parrocchialeConsulta pastorale sociale