c'erano una volta i Navigli (e ci sono ancora)

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’erano na oltUna Storia d’Acqua a passeggio tra il Ticino e l’Adda (e ci sono ancora!)

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Una Storia d’Acqua a passeggio tra il Ticino e l’Adda

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Una Storia d’Acqua a passeggio tra il Ticino e l’Adda

(e ci sono ancora!)

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progettazione, realizzazione dei testi e delle illustrazionia cura diIl Merlo Parlante Edizioni di Graziano Vitale– Progetti Editoriali –www.ilmerloparlante-edizioni.com

Immagini Fotografiche:Archivio Navigli Lombardi Scarl MilanoArchivio fotografico Provincia di MilanoCivica Raccolta "Achille Bertarelli", Milano, Archivio fotografico Toshi Shino, Tokyo

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o diffusa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza autorizzazione scritta da parte dei proprietari del copyright.

Prima edizione Gennaio 2012

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QUESTO LIBRO APPARTIENE A

NON SOLO ACQUA...Navigli Lombardi è l’ente del Sistema Regionale che persegue la promozione e la valoriz-zazione culturale e turistica del Sistema Navigli.

Si tratta della rete degli storici Naviglio Grande, Naviglio Martesana, Naviglio di Paderno, Naviglio Pavese e Naviglio di Bereguardo, del territorio da essi lambito e della loro geo-comunità.

Navigli Lombardi si occupa di valorizzare il patrimonio culturale materiale ed immate-riale, promuovere il turismo anche attraverso servizi di navigazione interna, realizzare eventi con il coinvolgimento delle comunità locali in partnership pubblico-private, avviare progetti di sviluppo territoriale attraverso partnership pubblico private, creare occasio-ni per il tempo libero, lo sport ed il benessere.

Il Sistema Navigli è un’area ricompresa tra i fiumi Ticino e Adda di circa 1.800 Km2 di su-perficie con una popolazione di circa 2,5 milioni di abitanti, 162 Km lineari di canali e la presenza di 3 importanti Enti Parco: Parco Lombardo della Valle del Ticino, Parco Agricolo Sud Milano, Parco Adda Nord.

La storia dei Navigli parte sin dal XII secolo con l’avvio della costruzione del più antico canale d’Europa (il Naviglio Grande) e continua fino ai nostri giorni.

Questa storia è anche la vostra storia, ragazzi!

I Navigli sono infatti un importante patrimonio che vi appartiene e, come tale, va custodi-to, vissuto e tramandato.

E, nel rispetto della tradizione delle storie più belle, anche questa che vi raccontiamo co-mincia con: "C'erano una volta i Navigli..."

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Quasi il 70% della superficie terrestre è ricoperta dall’acqua.Quella a noi più visibile è quella salina, quella dei mari e degli oceani.

L’acqua caduta con la pioggia e con la neve, dopo essersi rifugiata sottoterra, risale in superficie in varie forme: come umidità del ter-reno, come freschi ruscelli, come fiumi e laghi.

UNA PREZIOSA RISORSA

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L'ACQUA È PRESENTE, IN TUTTI GLI ESSERI VIVENTI,

ANIMALI E VEGETALI,BAMBINI COMPRESI!

Quindi, se l’acqua sulla Terra è sempre la stessa da milioni di anni, possiamo benissimo immaginare che l’ac-qua che beviamo proprio oggi sia la stessa che bevevano... i dinosauri!

L’acqua, sotto la forma di vapore, la troviamo nell’aria e nel terreno la sentiamo come umidità.

Dalle falde acquifere sotterranee giunge fino a noi... dal rubinetto di casa! La troviamo sulle vette

innevate, sotto i nostri sci, nei ghiacciai e natural-mente, nei mari, nei fiumi e... nei Na-

vigli!

La quantità d’acqua presente sulla Terra non cam-bia mai, è sempre la stessa dalla notte dei tempi! Si sposta continuamente da un posto all’altro, da

una forma in un’altra, fin dalla sua prima apparizione sul-

la Terra.

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Quando l’umidità si condensa nell’atmosfera cade sulla terra come neve o pioggia. Questa fase viene definita “precipitazione”.

IL CICLO DELLÕ ACQUA

Gran parte dell’acqua delle precipitazio-ni scorre sulla superficie, formando laghi e fiumi.

Una parte dell’acqua filtra nel terreno penetrando a varie profondità, proprio come se il terreno fosse composto da di-versi fogli di carta assorbente, appoggia-ti gli uni sugli altri.

L’acqua penetrata nel terreno, quando trova interstizi o rocce porose, scende più in profondità sino a formare corpi acquiferi sotterranei.

Là dove la roccia è soggetta ad erosione, si formano con il tempo interstizi, cunicoli, aperture, fino a vere e proprie vie d’acqua sotterranee.

Una parte delle precipitazioni, invece, si volatilizza nell’atmosfera come vapore ac-queo.

L’acqua non intrappolata dal terreno con-tinua a scorrere, per unirsi finalmente alle insenature dei fiumi o ai mari.

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L’acqua volatilizzata, dalla traspirazione delle piante, insieme a quella evaporata dagli oce-ani grazie al calore del sole, viene raccolta in atmosfera, si condensa e... precipita! Il ciclo dell’acqua ricomincia di nuovo.

Le piante usano gran parte delle precipi-tazioni per svilupparsi assorbendo l’acqua attraverso le radici e liberandola poi nuova-mente nell’aria come vapore acqueo. Questa fase viene definita “traspirazione”.

Durante il viaggio che compie dall’atmo-sfera al suolo, l’acqua si arricchisce di gas, pulviscolo, spore e batteri, specialmente nel cielo dei grandi centri urbani, dove molte di queste sostanze sono presenti nell’aria, soprattutto dopo lunghi periodi di siccità.

Una volta giunta al suolo, l’acqua trova pur-troppo altro materiale inquinante che tra-scina, disciolto, con sé.

Passando attraverso materiali rocciosi sem-pre più fini e compatti, come l’argilla, le pie-tre e la ghiaia del sottosuolo, l’acqua riesce a liberasi di molte di queste sostanze.

Acquista così una certa purezza e, grazie ai vari minerali che trova lungo il suo percorso sotterraneo, inizia a mineralizzarsi.

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La sabbia è permeabile, lascia

cioè passare l’acqua molto len-

tamente. Sono “sabbie” le ghia-

ie, i tufi e le pomici vulcaniche.I “ciottoli” sono le rocce compatte ma

con molte fessure, così permeabili da

poter assorbire interi fiumi. Sono ciot-

toli molti tipi di calcare e rocce cemen-

tate da sostanze calcaree.

Il granito è una roccia imper-

meabile che non lascia passa-

re l’acqua. Sono “graniti” al-

cuni tipi di calcari e di argille.

Pompa sommersa per aspirare l’acqua in superficie

150 metri

50 metri

Torre piezometrica

Pozzo

Filtro

Argilla e rocce

L’acqua che trovi aprendo il rubinetto di casa viene preleva-ta direttamente da... sotto i tuoi piedi!Infatti in alcuni punti della tua città sono stati costruiti dei pozzi che si occupano di pompare l’acqua dalla fal-da acquifera, raccoglierla in superficie per poi essere distribuita in tutta la città.

Ogni pozzo ha delle ca-ratteristiche particolari: alcuni sono ricchi di mi-nerali, altri ne sono pri-vi; ci sono pozzi ottimi, pozzi buoni e, purtroppo, in certe zone della città, pozzi meno buoni!

Spesso, per poter essere bevuta, l’acqua deve essere prima potabilizzata, cioè ripuli-ta dai batteri e da tutte le eventuali sostanze non gradite. Vengono utilizzati speciali filtri di carbone granulare o aggiunte alcune sostanze chi-miche come l’ozono, il cloro, il biossido di cloro o l’ipoclorito di sodio. Certo nomi dif-ficili, ma assolutamente innocui.

ACQUA DA BERE

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•Applica un frangigetto ai rubi-netti di casa per risparmiare di-verse migliaia di litri di acqua ogni anno.

•Riempi il lavello con la quantitá necessaria sen-za far scorrere l’acqua per lavare i piatti.

•Per lavare la frutta e la verdura è sufficiente immer-gerla in una bacinella d’acqua con un po’ di bicarbonato. •Quando ti lavi le mani, usa pochissimo sa-pone, liquido. Infatti poco sapone, acqua e una bella sfregata di mani creano la schiu-ma: è questa che rimuove lo sporco! Usando meno sapone ne scaricherai meno nel ciclo dell’acqua.

•Preferisci la doccia al posto del bagno: necessita di una quantità d'acqua 5 volte minore, ma ricordati di chiuderla quando ti insaponi o fai lo shampoo. •Quando ti lavi i denti, non far scorrere l’acqua: un bicchiere è suffi-ciente a risciacquare dal dentifricio.

•Ricorda alla mamma di riempire il più possibile il ce-stello della lavatrice quando fa il bucato: risparmierai più acqua, energia elettrica e de-tersivo, che è causa dell’inqui-namento dei mari.

•Quando il papà si fa la barba, è suffi-ciente riempire un po’ il lavello per

sciacquare il rasoio.

•I giardini si annaffiano di notte: l’acqua evapora piú lentamente

e non penalizza la distribuzione idrica nelle ore di punta.

•Uno strato di foglie secche alla base delle piante mantiene l’umi-

dità del suolo: le radici rimangono fre-sche e si evita che attecchiscano piante parassite.

•Riparare tempestivamente ogni piccola perdita: un semplice foro di un millimetro in una tubatura provoca una perdita di 2400 litri di acqua potabile al giorno!

•Non gettare nel WC sostan-ze tossiche come vernici, medicinali, lacche, pro-dotti chimici, sigarette, solventi: andranno poi tutte di nuovo a immet-tersi nel ciclo dell’acqua

(compreso il tuo rubinetto).

•Tieniti sempre informato sui temi dell’acqua e, soprattutto, informa gli

altri su quanto conosci!

... E ACQUA DA SALVARE!

IL PIÙ ASSETATO SONO IO! DA SOLO MI "SCOLO" DAI 10 AI 20 LITRI AL GIORNO!

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Nasce così il “sistema navigli”, una rete di 5 canali (il Naviglio Grande, Pavese, Bere-guardo, Martesana e Paderno) che offre a Milano facili collegamenti attraverso il fiu-me Ticino a ovest e il fiume Adda ad est e verso tutti gli altri luoghi collegati, e più lontani, come il Lago di Como e la Svizzera a nord e Pavia ed il Po a sud.

Come tutte le più importanti città del mon-do, anche Milano è nata grazie alla presen-za dell’acqua, abbondante in tutta la regione lombarda. Gli antichi milanesi (gli Etruschi!) si diedero un gran daffa-re nel modificare i cor-si dei piccoli torrenti per rendere ancora più ricca l’agricoltura dei loro terreni, e, sin dai tempi degli antichi romani, questi corsi d’acqua venivano sfruttati anche per piccoli spostamenti in barca.

A partire dall’anno Mille, l’epoca dei grandi insediamenti urbani, si utilizzano al meglio le risorse d’acqua naturali, correggendo e ampliando i letti dei fiumi presenti, bonifi-cando terreni paludosi e incanalando le ri-sorgive naturali.

L’allora “Stato di Milano” iniziò a costruire opere importanti che, oltre a intensificare l’irrigazione dei campi a soddisfare il biso-gno di acqua della città, servissero a faci-litare il trasporto del raccolto e delle mer-ci, sia in entrata che in uscita, destinate al commercio.

PENSIAMO IN GRANDE: DA MILANO, IN BARCA,

FINO AL MARE!

I NAVIGLI DI MILANO

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Si trasportava proprio di tutto, soldati com-presi. Infatti si potevano muovere rapida-mente interi reparti di soldati da un castello all’altro.

Qui riprodotta è una veduta immaginaria di Milano del ‘500. Il disegnatore però non aveva mai visitato la città: infatti credeva che tutta Milano fosse DENTRO le mura del Castello Sforzesco!

Già in quel periodo Milano era nel pieno del “traffico metropolitano”: un via-vai di sonnolenti barconi risalivano verso il Lago Maggiore, su fino alla Svizze-ra portando carichi di sale, grano, botti di vino, manufatti, tessuti, stoviglie, letame e

cenere per il concime, addirittura armature e armi da guerra! Dalla direzione opposta ecco invece arrivare barconi, stracarichi di bestiame, formaggi, fieno, carbone, legna-me, sabbia, marmi, graniti per l’edilizia...

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Porticciolo di S. Stefano, oggi via Laghetto, dove si scaricava il materiale per la costruzione del Duomo.

Il marmo e molto del mate-riale occorrente per la co-struzione della grande chie-sa di Milano proviene dalle cave di marmo di Candoglia, sul Lago Maggiore. Ma, dalle cave a Mi-lano, ce n’è di stra-da, e quella non è certo l'epoca degli au-tocarri e treni!Sono proprio le vie d’acqua ad essere

utilizzate per il trasporto dal Lago Maggio-re a Milano. I barconi imboccavano il Ticino, emissa-rio del lago lasciandosi portare pigramen-te dalla corrente del fiume fino a Pavia. Si proseguiva lungo il Naviglio Grande,

attraverso immensi campi coltivati ed enormi mulini azionati ad acqua. Dopo 50 km di navigazione, le barche raggiungevano la Darsena di Porta Ti-cinese, il principale porto milanese, che

all’epoca era la periferia della città.

Nel 1386 furono posate le prime fondamenta per la costruzione del Duomo di Milano.Sorge così la “Fabbrica del Duomo”, un enorme cantiere, dove per un centinaio d’anni lavo-rararono generazioni di artisti e artigiani, italiani e stranieri. Qui si formarono vere e proprie scuole d’arte in cui gli allievi, sotto la guida di maestri, imparavano il mestiere.

TUTTO "AUF"

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DA QUI ANCORA OGGI SI DICE "A UFO" QUANDO

SI SVOLGE UNA ATTIVITÀ SENZA PAGARE NULLA,!

Ponte Vecchio sul Naviglio fuori da Porta Ticinese.

Conca dell'antica via Arena; dove era situato un dazio; intorno al 1500.

Trasportare le merci lungo le acque del Naviglio aveva

un costo.Il dazio era dovuto ai

funzionari dellaFabbrica del Duomo

(Ad UsumFabricae opera). Solo i battelli che

portavano il materiale per la Fabbrica erano dispensati

dal pagare il percorso.

Giunti al porto, i barconi di mar-mo venivano poi dirottati lungo un canale, ri-cavato da un antico fossa-to di difesa costruito dall’esercito del Barba-rossa, che terminava in quella che oggi è Piazza Santo Stefano, il luogo più vicino alla Fabbrica del Duomo.

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La Darsena è il punto in cui il Naviglio Pavese e il Naviglio Grande si incontrano: da qui, tramite un anello di canali (la cerchia dei Navigli), collegato al Naviglio della Martesana, essi circondavano tutto il nucleo urbano di Milano.

Nel ‘600 il lago di Sant’Eustorgio, primitivo porto di Milano (risale al ‘300), fu bonificato , insieme alla Darsena, venne trasformato in un vero porto di attracco per le imbarcazioni. Il suo ruolo di porto commerciale interno ne ha fatto uno tra i più importanti porti italiani, ed è rimasto attivo fino agli inizi degli anni 60. Nel 1817 la Darsena fu riorganizzata nella forma che noi ancora oggi possiamo vedere.

IL PORTO ANTICO

Nel ‘600 il lago di Sant’Eustorgio, primitivo porto di Milano (risale al

↓Angelo Inganni, Naviglio sotto la neve, 1845. La strada è ora via de Amicis. A destra il ponte degli Olocati e la chiesa di S. Maria della Vittoria.

↑Una antica immagine della Conca di Viarenna (intorno al 1810) circondata da campi e giardini; con la chiesa di S. Maria della Vittoria e la cupola di San Lorenzo.

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Ma le acque del fossato scorrevano tre metri più in alto delle acque della Darsena! Per risolvere il problema, si costruì la famosa Conca o Chiusa di Viarenna, che permetteva ai ai natanti di passare da un canale all’altro.

LE INGEGNOSE PORTE DI LEONARDO

La conca di Viarenna fu la prima, ideata e costruita da Filippo degli Organi e da Fiora-vanti da Bologna, periti idraulici alla corte dei Visconti di Milano nel 1439.L’invenzione venne perfezionata diversi anni dopo dal più grande scienziato e arti-sta di quell’epoca: Leonardo da Vinci.

↑Progetto di Leonardo da Vinci per il Ponte delle Gabelle (oggi in prossimità di via Castelfidardo).

Egli modificò così le porte: quando sono chiuse, formano un angolo rivolto con-tro corrente, tenute ben chiuse dalla forza dell'acqua che preme contro i battenti.

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Tutti i vari canali che costituiscono la rete dei Navigli hanno diverse altezze.Si creano così dei “gradini”, dove si formano casca-telle. Per consentire la navigazione ed eliminare questo problema di disli-velli sono state create le conche.

↑La barca che giunge in prossimità di un gradino, viene fatta entrare in un bacino (la conca) limitato da due robuste porte.

↑Attraverso due aperture, viene poi fatta entrare l’acqua. Nella conca l’acqua sale portando la barca al livello del corso supe-riore del canale.

Quando l’imbarcazione deve scendere si compie l’operazione inversa, facendo salire il livello dell’acqua nella conca prima che la barca sia entrata per poi abbassarlo.

↑A questo punto una porta si apre per-mettendo alla barca di proseguire la navi-gazione.

LE CONCHE E LE ALZAIE DEI NAVIGLI

Si creano così dei “gradini”, dove si formano casca-telle. Per consentire la navigazione ed eliminare questo problema di disli-

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Oggi il termine “Alzaie” indica invece la sponda dei canali lungo la quale venivano trasci-nati i barconi che risalivano il naviglio controcorrente.

Un tempo le barche cariche di merci provenienti dal Lago Maggiore, una volta giunte a Milano venivano svuotate e ri-portate alla stazione di partenza. Il viaggio di ritorno era controcorrente. Venivano quindi impiegati animali da tiro (...ma spesso an-che persone) per il faticoso traino delle imbarcazioni in risalita, prima del naviglio e poi del fiume Ticino.

Questa è una stampa del '700, dove viene illu-strato chiaramente il funzionamento delle conche di Milano.

Venivano quindi impiegati animali da tiro (...ma spesso an-che persone) per il faticoso traino delle imbarcazioni in

LE ROBUSTE FUNIUTILIZZATE PER TIRARE I

BARCONI ERANO CHIAMATEALZAIE!

Barcone carico di merce.

"Alzaie" in azione: le funi vengono tirate per aiutare la barca a muoversi controcorrente.

Pale dei mulini azionati dall'acqua.

Chiusa in azione: Porta chiusa, entra l'acqua.

Porta chiusa, si aspettail raggiungimento del giusto livello.

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LUOGHI INCANTATI

Nei secoli scorsi, nobili e ricchissimi personaggi milanesi amavano concedersi piccole va-canze nelle loro splendide residenze estive, costruite presso i navigli, a quel tempo una importante via di comunicazione tra le città.

↑ A Robecco sorge l'elegante "Sirenella di Villa Gromo", con il suo antico imbarcadero.

←Sempre a Robecco Sul Naviglio, "Villa Gaia" ap-partenuta ai Visconti Borromeo.

Utilizzate come luoghi di svago, in queste residenze ospitava-no feste e balli e proprio per questa particolarità vengono chiamate ancora oggi, “Ville di delizia”. Erano ville bellissime, con giardini ben curati, arric-chiti da piante provenienti da tutto il mondo, e a volte popolati da animali esotici. L’elemento acqua era sempre presente, sotto forma di fontane e giochi d’acqua per il piacere e il refrigerio dei fortunati ospiti.

→Qui di lato "Palazzo Archinto", anch'esso a Ro-becco sul Naviglio. Per via delle sue imponenti torri merlate viene definito ancora oggi "Il Castello".

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↑A Gaggiano sorge "Villa Marino", sontuosa di-mora estiva di Tomaso Marino, finanziere genovese famoso per aver commissionato la costruzione di Palazzo Marino, oggi sede del Comune di Milano.

←A Vaprio d'Adda sorge "Villa Melzi d'Eril," dove, alla corte degli Sforza, Leonardo Da Vinci soggiornò

↓Una tipica dimora del Barocco Lombardo che, a differenza di molte altre Ville, mantiene una pianta tradizionale ad U è "Villa Negri" a Cassinetta di Lu-gagnano. Viene curiosamente chiamata ancora oggi "Villa Platani" per via di quattro maestosi e antichi platani posti proprio al suo ingresso.

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ALLÕ ATTRACCO!

Recentemente è ripresa la navigazione lungo alcune tratte del Naviglio.La flotta è composta da battelli speciali e da coraggiosi piloti.Ne abbiamo incontrato uno, un capitano vero, al quale abbiamo posto alcune domande.

Quali sono i pericoli navigando sul navi-glio?

La profondità massima dei tratti navigati è di circa 2 m. Poiché gli scafi dei ponto-ni sono alti oltre un metro, non sarebbe un problema nemmeno l’affondamento im-provviso.

L’unico vero pericolo è l’emergenza chia-mata “Uomo in acqua!”: capita che qualche ciclista frettoloso o pedone distratto cada nel Naviglio e il loro recupero può essere difficile a causa della forte corrente, spe-cialmente sotto i ponti. L’evenienza più te-muta è che cada fuori bordo del battello un bambino ed è anche per questo che sulle navi del naviglio, oltre al comandante pilo-ta, c’è sempre almeno un marinaio e qual-che allievo a tenere d’occhio i passeggeri.

Quando non si usava il motore esisteva un modo particolare di remare o di go-vernare una barca?

I barconi antichi venivano guidati con per-tiche e col timone, poco più di un remo fis-sato a poppa dal lato destro (chiamato per questo “bordo dello sterzo”, ovvero "ster-bord", tribordo, oggi "dritta").

Anche se è vietata la balneabilità, i bagnanti sono i pericoli più temuti dai capitani, che proprio per questo non lesinano nell’uso dei segnali con la sirena.

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Esiste qualche gergo marinaresco del pilota del naviglio?

Certo, come su tutte le navi, ma con qualche aggiunta d’acqua dolce: ad esempio le “briglie”, gli sbarramenti posti di traverso sul fondale per rallentare la corrente. Sono chiamate briglie anche le piccole dighe che deviano l’acqua nelle rogge e nei canali per l’irrigazione.

Si può fare il bagno nel naviglio?

I canali artificiali, per la loro destinazionead uso agricolo, sono considerati non balneabili, anche se l'acqua è pulita da quando sono stati chiusi tutti gli scarichi fo-gnari.Ci vivono libellule e ragni d’acqua, insetti che non tollerano alcun inquinamento; ci sono bisce d’acqua e rane, altri abitatori di acque sane. Ci sono barbi, trote e persici, tutti pesci d’acqua limpida.Ufficialmente dentro Milano esiste anche il divieto di pesca, ma sembra che questa re-gola non la conosca nessuno, visto la quan-tità di pescatori lungo gli argini!

Certo, come su tutte le navi, ma con qualche aggiunta d’acqua dolce: ad esempio le “briglie”, gli sbarramenti posti di traverso sul fondale per rallentare la corrente. Sono chiamate briglie anche

Governare una barca era molto difficile. Tutte le sponde erano quindi rinforzate con grossi pali (ne esiste ancora uno sot-to il ponte dello Scodellino, in viale Gorizia a Milano) in modo che le chiatte potessero appoggiarsi senza danno. Fu proprio Leonardo a consigliare ai bar-caioli di allungare la pala del timone di ben due metri per aumentarne l’efficacia.

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CULTURA CONTADINA

Oramai la tecnologia ha chiuso un'epoca caratterizzata dal duro lavoro nei campi. A quei tempi la rottura di un solo strumento di lavoro po-teva causare serie difficoltà ai contadini. Per conservare la memoria di questa antica cultura è stato creato il Museo Agricolo di Albairate, dove sono raccolti diversi strumenti, sia per il lavoro nei campi, sia di uso domestico. Qui alcuni esempi.

←Questa è il "cadin", un lavandino portatile. A quell'epoca non c'era an-cora il bagno in casa e per lavarsi si riscal-dava un pentolone d'acqua, lavandosi vicino al fuoco della cucina a legna.

↓La stufa in ghisa (stua) serviva per scal-dare l'acqua per il bucato e il mastello in fer-ro zincato (sigionn zincà) per fare il bagno.

↓Il mastello (sigiòn) per fare il bucato, con la sua asse per lavare (asa da lavà), il savòn (il sapone), la bruscia (spazzola) e il mastellino zincato per il piccolo bucato.

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Questa è la tipica cucina di una casa contadina, dove era sempre presente un grande tavolone di legno massiccio per accogliere la sera

tutta la famiglia, a quei tempi molto numerosa, insieme agli ospiti di pas-saggio. La "cucina economica" era il punto più importante per tutta la casa: con essa ci si cucinava, ci si riscaldava, si asciugavano i panni durante l'inverno.

Nella "calderìna" siinseriva dell'acqua calda, per utilizzarne il calore.

I panni stesi ad asciugare sullebacchette di ferro della stufa erano sempre presenti durante i mesi invernali.

Qui si metteva la legna per il fuoco.

Qui si mettevano alcuni pentolini per riscaldareo cuocere il cibo.

Anche il ferro da stiro sfruttava il calore della cucina.

Gli utensili erano spesso conservati e tramandati da una generazione all'altra, perfettamente funzionanti!

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ACQUA ED ENERGIA

Lo scorrere dell’acqua ha esercitato un grande fascino sull’uomo, che da sempre ha cercato di controllarne la potenza.Sin dall’epoca preistorica l’uomo è riuscito a deviare corsi d’acqua per poter bonificare zone di terra e consentire la coltivazione e l’allevamento di animali, o per poter avere acqua potabile anche in zone dove non esistevano sorgenti.

Con la costruzione di mulini si è riusci-to quindi a “catturare” l’energia dell’acqua per far muovere pesan-tissimi ingranaggi.

Si è scoperto più avanti che, modificando lo spazio dei suoi canali o correggendo alcuni dislivelli, si poteva aumentarne la velocità di scorrimento.

Via via che il progresso tec-nologico e scientifico avan-zava, si è poi utilizzata que-sta fantastica risorsa per la produzione di energia elettrica.

Con la costruzione di mulini si è riusci-

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Ruota idraulica alimentata dal basso

I salti che l’acqua compie durante il suo cammino sono da sempre una op-portunità per produrre energia “pu-lita”.

Le stesse conche di Leonardo, ope-re ingegnose nate per superare il problema del dislivello tra i canali e consentirne la navigazione, oggi le possiamo sfruttare per genera-re energia elettrica.

La prima centrale idroelettrica sul fiu-me Adda, la centrale Bertini, fu realizzata nel 1898. Sfruttava un salto di 28,82 m (all’epoca, solo l’impianto posto presso le cascate del Niagara lo superava): l’Era della produzione di energia elettrica su grande scala era cominciata!

Nella Milano medioevale possedere un mu-lino ad acqua era cosa ambita da molti.I mulini infatti erano dei veri “motori” per azionare incredibili marchingegni.Oltre che per la macina dei cereali, i muli-ni servivano per la lavorazione della carta, dei tessuti vegetali (come la canapa), per azionare le prime segherie “meccaniche” e per la lavorazione del metallo (erano molto

famose le armature che si produceva-no proprio a Milano).

Ruota idraulica alimentata dall'alto

portunità per produrre energia “pu-lita”.

Le stesse conche di Leonardo, ope-re ingegnose nate per superare il problema del dislivello tra i canali e consentirne la navigazione, oggi le possiamo sfruttare per genera-re energia elettrica.

producevano proprio a Milano).

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UNA SIRENETTA IN CITTA'

Ti sei mai chiesto a cosa serve quel solitario ponte di ghisa in mezzo al Parco Sempione visto che sotto non ci passa nessun corso d’ac-qua? In via Visconti di Modrone (all’epoca il lungo tratto del naviglio interno di San Damiano), verso il 1840, venne realizzata una passerella pedonale in ghisa, destinata a divenire un importante punto di riferimento per i milanesi dell’epoca.

Oggi, spaesato e fuori luogo, si trova vici-no alla roggia che alimenta la pozza d’acqua presso il Palazzo dell’Arte, po-sizionato lì dopo i lavori della chiusura dei Navigli interni voluta negli anni ‘30.

Se ti capita di andare al Parco Sempione, facci un giro sopra, e immagina come pote-va essere, lucido e ben curato, luogo di ap-puntamenti e di ritrovo, proprio in mezzo ad una via centrale della città!

Quattro sirenette “salutava-no” i passanti (e soprattutto gli innamorati che lì si davano appun-tamento) da sopra i basamenti del ponte .La passarella veniva soprannomi-nata “il ponte delle sorelle Ghisi”, per via del materiale di cui era fatto e i barcaioli che vi passavano sotto non mancavano mai di salutare quelle graziose sirenette.

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Leonardo da Vinci è sicuramente uno dei personaggi più famosi al mondo....Era un inventore, uno scienziato, un “filosofo” e soprattutto un grande ar-tista. Di certo conosci bene il dipinto di Leonardo più famoso in assoluto, la “Gioconda”.

Il quadro nella pagi-na successiva è stato dipinto da Leonardo proprio a Milano nel 1490, e ritrae una giovane donna con in braccio un particolare animale “domestico": un ermellino! Per questo motivo il

quadro è universalmente conosciu-to come “La Dama con l’Ermelli-no” e si trova custodito a Cracovia presso il Czartoryski Muzeum

Leonardo annotava e schizzava su perga-mena ogni sua esperienza, pensiero o intuizione, tecnica, scientifica o artistica che fosse.

Prima di iniziare un nuovo quadro Leonardo faceva numerosi studi su carta utilizzando un gessetto ap-puntito di colore rosso ocra, chia-mato “sanguigna”, oppure stendeva dell’inchiostro bruno con una pen-na di poiana. Probabilmente disegnava anche con alcune penne di sua invenzione, come dimostrano questi suoi progetti, anticipando di secoli le nostre penne a sfera di tutti i giorni!

Il quadro nella pagi-Il quadro nella pagi-na successiva è stato dipinto da Leonardo proprio a Milano nel 1490, e ritrae una giovane donna con in braccio un particolare animale “domestico": un ermellino!

quadro è universalmente conosciu-to come “La Dama con l’Ermelli-no” e si trova custodito a Cracovia presso il Czartoryski Muzeum

DISEGNARE ALLA Ò LEONARDOÓ

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Per il nostro laboratorio ti serve una modella. Se lavori in classe, la maestra è una “modella naturale”, (anche se non lo danno a vedere, le maestre sono molto vanitose), ma deve seguire fedelmente le posizioni del quadro qui rap-presentato. A casa vanno bene anche la sorella o la mamma. Per comodità usa pure questa fotografia del quadro di Leonardo.

• Per questo esperimento puoi usare an-che una matita rossa e una matita marro-

ne scuro che avrai di certo in astuccio.• Un foglio da disegno

con trama ruvida (i pit-tori la chiamano “martella-ta”).

1Definisci le sagome, molto liberamente e

leggermente con la matita (ricorda che la gomma è vietata: faresti solo più danno).

2 Traccia delle linee leggere per posizio-nare occhi, naso, bocca e collo.

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3 Aggiungi i parti-colari e ripassa

più volte i contorni principali con piccoli tratteggi leggeri.

4 Accenna le ombreg-giature: le parti più

scure, sempre con trat-teggi leggeri e vicini. La-scia comunque grandi spazi bianchi!

5 Una volta finito, con un pennellino umi-do di acqua pulita ripassa sopra alcuni

tratteggi: vedrai un effetto strepitoso, pro-prio alla “Leonardo”!

Dal ritratto alla caricatura il passo è breve. Guarda l’esempio qui a lato: Leonardo ama-va molto disegnare facce buffe e grottesche. Il segreto è semplice: individua un partico-lare del volto ed esagera nel disegnarlo: di-segnalo piccolo grosso, lungo, lentigginoso, eccetera.

Anche se ci sono dei segni “pasticciati” nel disegno non ti preoccupare: daranno pro-prio “l’effetto Leonardo”.

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BASTA UN PÒ DI PAZIENZA E DI

ESERCIZIO.

Leonardo è uno dei tanti mancini famosi al mondo: erano mancini anche Walt Disney, Beethoven, Giulio Cesare, Pablo Picasso, Raffaello, Albert Einstein e tanti altri personaggi celebri!Le persone mancine scrivono sì con la mano sinistra, ma sempre in maniera “normale”, quindi da sinistra verso destra.

Scrivere alla “Leonardo” è un pochino difficile, ma non impossibile.

• Procurati un foglio e due matite.

• Fai una piega del foglio per definire la metà.

• Posiziona il foglio davanti a te e tieni una matita per ogni mano.• Incomincia a scrivere il tuo nome dal cen-tro del foglio fissando la piega in mezzo.

• Ti accorgerai che, mentre la destra conti-nua a scrivere normalmente, la sinistra “ri-copia” la destra in maniera speculare!

SCRIVERE COME LEONARDO

Ma Leonardo, originale in tutto, scriveva con la mano sinistra, da destra a sinistra e “specularmente”. Questo vuol dire che per leggere i suoi scritti è necessario vederli at-traverso uno specchio!

Osserva qui sotto la sua firma: quella dentro il riquadro è l’originale, l'altra è stata rifles-sa, come davanti allo specchio.

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GIOCHIAMO CON LEONARDO

•Guarda attentamente questo quadro della famosa "Gioconda".Collega ogni pezzetti-no di quadro alla figura intera, ma fai attenzione: uno di questi è sbagliato. Riesci a trovarlo e a capire il perché?

Soluzioni: Rebus. IN-Felice (felce)-Setaccio-Perla-More: "Infelice se taccio per l'amore".Puzzle: il particolare sbagliato è quello del sorriso che non c'è!

•Leonardo, oltre a essere un grande artista e inventore, era appassionato di matemati-ca e di giochi di intelligenza.E' stato proprio lui uno dei primi a utilizzare i Rebus: sui suoi appunti infatti si possono trovare spesso giochi di parole e di immagi-ni, come questo riprodotto qui a lato: riesci a decifrarlo?

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RICICLARE IL SAPONEÈ FACILISSIMO ESENZA PERICOLI!

LABORATORIO DI SAPONETTA

Una volta, le antiche lavandaie che andavano a fare il bucato lungo le sponde del naviglio il sapone se lo facevano a casa, o meglio, in cortile, con l’aiuto di tutto il vicinato.Fare il sapone in casa non è difficile ma è necessario avere uno spazio comodo e pulito, senza bambini piccoli o animali curiosi intorno e sopratutto è raccomandata la presenza di un adulto come "assistente".

•Avanzi di saponi e saponette, lasciati ad asciugare per almeno tre set-timane.

•Una grattugia a buchi grandi per ridurre il sapone in piccole scaglie (puoi usare anche un vecchio frullatore).

•Due pentole di acciaio inox: una piccola per scio-gliere il sapone, l’altra per il bagnomaria.

•Un cucchiaio di legno ben pulito per mescolare.

•Stampini di diverse forme, come, ad esempio, quelle in metallo o in ceramica per i biscotti. Utilizza sempre materiali resistenti al calore.Non usare teglie di alluminio che lasciano assorbire i propri sali nel sapone.

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SEGUI QUESTO PROCEDI-MENTO, FACENDOTI AIUTARE

DA UN ADULTO

IL TUO SAPONE È PRONTO PER ESSE-

RE USATO.

PUOI ANCHE USARLO PER FARE

UN REGALO!

• Controlla che il sapone sciol-to sia cremoso

e omogeneo.

MENTO, FACENDOTI AIUTARE DA UN ADULTO

• Versa il sapone nello stampo unto con un pò di olio di oliva, livellandone ben bene la superficie con il cucchiaio.

• Lascia asciugare il sapone per almeno tre giorni prima di toglierlo dallo stampo. Per staccarlo ben bene, mettilo in freezer per un paio di ore.

• Fai scaldare l’acqua per il bagnomaria e immergi la pentola con il sapone.

• Lascia a bagno-maria a fuoco bas-sissimo per almeno un’ora.Se ti sembra troppo asciutto, aggiungi un po’ d’acqua. e mescola.

• Grattugia il sapone e metti-lo nel pentolino più piccolo.

• Spruzza con poca acqua e lascialo riposare per tutta una notte.

• Dopo averlo raffreddato un pochino, puoi ag-giungere petali di fiori o oli essen-ziali profumati.

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LONATE POZZOLO

NOSATE

TURBIGO

ROBECCHETTO CON INDUNO

BERNATE TICINO

BOFFALORA SOPRA TICINO

CUGGIONO

CASTANO PRIMO

MAGENTA

ROBECCO SUL NAVIGLIO

ABBIATEGRASSO

OZZERO

MORIMONDO

BESATE

BEREGUARDO

CASORATE

PRIMO

VELLEZZO

BELLINI

ROGNANO

MOTTA

VISCONTI

CASSINETTA

DI LUGAGNANO

ALBAIRATE

TREZZANOSUL NAVIGLIO

CORSICOCORSICO

VERMEZZOGAGGIANO

BINASCO

CASARILE

CERTOSA DI PAVIA

GIUSSAGO

BORGARELLO

PAVIA

ZIBIDO

SAN GIACOMOROZZANO

ASSAGO

BUCCINASCO

I NAVIGLI DI LEON---------------------------------------------------------------------------------

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BESATE

PARCO LOMBARDO VALLE DEL TICINO

Abbiategrasso, Bernate Ticino, Besate, Boffalo-

ra Sul Ticino, Cassinetta di Lugagnano, Castano

Primo, Cuggiono, Magenta, Morimondo, Motta

Visconti, Nosate, Ozzero, Pavia, Robecchetto con

Induno, Robecco Sul Naviglio, Turbigo.

NAVIGLIO GRANDE:da Milano (p.zza Negrelli) a Corsico, da Trezzano sul Naviglio ad Abbiategrasso e da Albairate a Turbigo si pedala per 35 chilometri.

ABBIATEGRASSO

NAVIGLIO DI BEREGUARDO:da Abbiategrasso a Bereguardo, sempre con pista attrezzata, soli 19 chilometri!

BOFFALORA SOPRA TICINO

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Scrivi qui le tue annotazioni, appunti e osservazioni!

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COLOGNOMONZESE

CERNUSCOSUL NAVIGLIO

BUSSERO

CASSINA DE’ PECCHI

GORGONZOLA

GESSATE INZAGO

VAPRIOD’ADDA

SULL’ADDA

CASSANOD’ADDA

CORNATED’ADDA

ROBBIATE

PADERNOD’ADDA

BELLINZAGOLOMBARDO

VIMODRONE

MILANO

NARDO

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PARCO ADDA NORD

Cornate d’Adda, Paderno

d’Adda, Robbiate, Trezzo

sull’Adda.

PARCO AGRICOLO SUD MILANOAlbairate, Assago, Binasco, Buccinasco, Casarile, Cassina de’Pecchi, Cernusco Sul Naviglio, Corsico, Gaggiano, Gorgonzola, Milano, Rozzano, Trezzano Sul Naviglio, Vermezzo, Zibido S.Giacomo.

NAVIGLIO PAVESE:

da Assago a Pavia, pista at

trezzata, per 27 chilometri.

NAVIGLIO DI PADERNO:da Cornate d’Adda a Paderno d’Adda per 3 chilometri.

Lungo il corso dei Navigli puoi

trovare diversi punti di attracco

per i battelli adibiti alla naviga-

zione.www.naviglilombardi.it

NAVIGLIO MARTESANA:da Milano a Cassano d’Adda in tutta tranquillità per 27 chilometri.

ROBBIATE

NARDO

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MILANO

La cosa più bella che ho visto:

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Via Rosellini, 17 – 20124 MilanoTel. 02/6679131 Fax. 02/[email protected]

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