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Resoconti Parlamentari — 2883 — Assemblea Regionale Siciliana
IV L eg islatur a CCCXCIV SEDUTA 19 D ice m bre 1962
C C C X C I V S E D U T A( Antimeridiana )
ME R C O L E D Ì 19 DI CEMBRE 1962B f i • • <co -— ■——
Presidenza del Vice Presidente SEMINARA
I N D I C E
Pag.
Disegni di legge(Richiesta di procedura d’urgenza) :
PRESIDENTE .................................................. . 2883
«Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l ’anno finanziario dal 1" luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (665)(Seguito della discussione) :
P R E S ID E N T E ......................................... 2883, 2886, 2896, 2907RENDA * ................................................................. 2883MANGANO * . ................................................. 2886Z A P P A L A '................................................................. 2896
La seduta è aperta alle ore 10,30.
SCATURRO, segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni, si intende approvato.
Richiesta di procedura di urgenza per l’esame di disegno di legge.
'PRESIDENTE. Si passa alla lettera A) dell’ordine del giorno: Richiesta di procedura di urgenza con relazione orale per l’esame del disegno dì legge: «Integrazione del ruolo unico per i servizi periferici dell’Amministrazione regionale, istituito con legge 20-8- 1962, » n. 23 » (703), presentato dal Presidente della Regione.
Poiché nessuno chiede di parlare, pongo ai voti la richiesta di procedura d’urgenza coli' relazione orale per l’esame del disegno di legge numero 703; Chi è favorevole resti seduto, chi è contrario è pregato di alzarsi.
(E’ approvata)
Seguito della discussione del disegno di legge: « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (655).
PRESIDENTE. Si passa al numero 1 della lettera B) dell’ordine del giorno: Seguito della discussione del disegno di legge: « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 »
E’ iscritto a parlare l’onorevole Renda. Ne ha facoltà.
RENDA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi ritengo fortunato di potere parlare ad un uditorio così numeroso ed importante. E’ una cosa eccezionale. Ed allora, per assicurarmi l’uditorio, cercherò di essere anche breve.
Battute a parte, desidero brevemente sottolineare un aspetto dell’attività della Regione con riferimento alla coopei’azione siciliana, che oggi non trova, a mio avviso, il collocamento che sarebbe necessario. Siamo in tempi in cui si parla tanto di programmazione, di sviluppo economico equilibrato, armo-
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nico, in cui i problemi della concorrenza si pongono non solo fra i singoli, ma anche fra le stesse organizzazioni economiche, globalmente considerate, in cui da tutti si afferma e si sostiene che non è più possibile resistere in questo mondo moderno con una organizzazione la quale è simbolicamente rappresentata dall’aratro a chiodo (il quale non è solo un simbolo perchè ancora oggi in centinaia di migliaia di ettari di terra si continua ad arare con l’aratro a chiodo) e tutti si è d’accordo sulla necessità che bisogna superare questo stato di arretratezza organizzativa e di articolazione delle strutture ricorrendo o alle forme classiche dell’economia, come l’azienda capitalistica, oppure alle forme associate che mettono assieme piccole forze in unità economiche più considerevoli.
Oggi in Italia, su queste tesi, in generale non si trova nessuno che non sia d’accordo; ed anche in Sicilia del resto. Addirittura nei documenti ufficiali della politica economica nazionale, si riconosce apertamente che la cooperazione, specialmente per il Mezzogiorno, costituisce la via obbligata dello sviluppo economico, la via obbligata e necessària per progredire.- Recentemente ho letto il rapporto della F.A.O. sui problemi dello sviluppo dell’agricoltura del Mediterraneo, rapporto denso di dati, di fatti e di considerazioni, da cui poteva concludersi, per esempio, un elemento di critica per la politica da noi fatta in tutti questi anni nel settore della agricoltura. Quando da parte di tecnici e di esperti si insiste sul preteso fallimento della riforma agraria (fallimento in. senso produttivistico perchè gli assegnatari sono purtroppo assillati dalle stesse difficoltà che gravano sugli altri coltivatori), quando si parla, è vero, di fallimento della riforma agraria, in questo rapporto della F.A.O. si dà una risposta. Ed è che noi abbiamo attuato la riforma agraria in modo parziale e anche in modo non giusto: parziale perchè non si è approvata la riforma agraria generale, come sarebbe stato necessario, non giusto perchè si è data la terra agli assegnatari, ma questi poi sono stati abbandonati a sè stessi, nè sono stati assistiti dalle forme cooperativistiche e consortili necessarie che consentissero un reale progresso.
Oggi ci troviamo, quindi, a dovere rilevare una esigenza su cui siamo tutti d’accordo e
una realtà che contraddice l’accordo di carattere generale. La Regione per quanto riguarda la cooperazione ha approvato alcuni provvedimenti che hanno consentito di tenere accesa questa fiaccola, e mi riferisco in particolare ai provvedimenti che fanno capo allo Assessorato per il lavoro. Si tratta di provvedimenti di incentivazione alle cooperative per l ’acquisto di attrezzature e agli organismi sindacali della cooperazione per un certo sostegno ed aiuto affinchè possano svolgere la loro attività. In Sicilia la cooperazione vive in un settore direi, marginale della vita regionale; tuttavia lentamente, faticosamente si sono create alcune strutture che oggi, se noi attuassimo mia volta nell’indirizzo della nostra politica, le consentirebbero di fare un salto.
Vorrei ricordare a me stesso che agli inizi del secolo, quando si ebbe un decennio di sviluppo economico poderoso, analogo per molti aspetti a quello di oggi, sviluppo che interessava il Nord, anche allora come oggi, in Sicilia sorse un movimento, cooperativistico, che interessò la sinistra, e non. solo la sinistra, perchè fra i pionieri di questo movimento vi era anche Fiorio e Vittorio Emanuele Orlando.
Cioè nel momento in cui l ’Italia si apprestava a diventare un paese capitalista moderno e l’economia del Nord aveva quello impetuoso sviluppo, in Sicilia si avvertiva la esigenza di mutare le strutture, attraverso il movimento cooperativo. Ed anche l ’onorevole Enrico La Loggia, allora dirigendo un movimento cooperativistico, ritenne di potere affermare addirittura che attraverso la cooperazione potesse risolversi il problema meridionale; forse era esagerata questa affermazione, ma in essa vi era una parte di verità. Quindi, uomini dalle diverse tendenze, che giustamente adesso sono nella memoria della nostra vita regionale, si impegnarono seriamente, producendo anche effetti economici e sociali considerevoli.
Oggi noi siamo in un momento di svolta politica, per cui il problema che si pone, se vogliamo venir fuori dalle molte difficoltà realizzando le cose che sembra siano nell’intendimento comune di voler realizzare, è che bisogna tener d’occhio la cooperazione in tutte le sue forme, e innanzitutto la cooperazione agricola. Quando noi parliamo di trasformazione delle colture, di organizzazione de-
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gli acquisti e delle vendite dei prodotti _ dell’agricoltura; quando noi parliamo della necessità di far sì che i prodotti dell’agricoltura raggiungano rapidamente i mercati di consumo (ricorderete a tal proposito le inchieste giornalistiche che hanno dimostrato come un chilo di pomodoro acquistato in campagna a 15 lire, in città si vende a 70, 80 lire, o come un chilo di arance pagate in campagna 50 lire, in città si vende a 150-200 lire, mettendo in rilievo che, a causa dei passaggi numerosi e delle intermediazioni il consumatore compra a prezzi elevati ed il produttore non ricava spesso il reddito necessario, che non solo compensi le fatiche, ma addirittura remuneri le spese che sqstiene), quando poniamo tali esigenze, per potere superare queste strozzature cui ho fatto cenno, la cooperazione si appalesa come elemento indispensabile sia per fare giungere nelle campagne i prodotti dell’industria, che oggi passano attraverso tanti intermediari, sia per far giungere al consumatore, nelle città, i prodotti dell’agricoltura. Quindi, la necessità di incentivare, di sviluppare queste forme associative. Mi riferisco in particolare alle forme associative che riguardano i coltivatori, i lavoratori, ma che possono interessare anche gli stessi produttori capitalistici. Ora, noi siamo orientati in questa direzione? Certo; infatti tutte le leggi regionali parlano di incentivi, di sviluppo per l’agricoltura, di coltivatori singoli o associati. In realtà poi le forme associative raramente riescono ad avere quello incoraggiamento e quella giusta considerazione che meriterebbero. Anche il Piano verde, per esempio, tiene, in particolare considerazione le associazioni cooperativistiche; ma non mi risulta che fino ad oggi vi sia stata una sola cooperativa in Sicilia che abbia potuto beneficiare degli incentivi del Piano. E' anche vero che siamo agli inizi della sua attuazione, ma credo che il problema sia valido porlo sin da adesso, perchè, nei nostri indirizzi, la cooperazione non acquista, non detiene il posto che dovrebbe avere.
La stessa cosa vale per le opere di trasformazione. Oggi il contadino, il coltivatore da solo non riesce, non dico a realizzare le opere, ud acquistare i mezzi meccanici necessari, ma addirittura neanche ad impostare in modo adeguato tutta la complessa pratica burocratica per poter attingere al contributo; ed
invece i contadini oggi hanno bisogno dei trattori, hanno bisogno delle macchine, hanno bisogno della piccola motorizzazione agricola, hanno bisogno, di tutti gli strumenti che la tecnica moderna mette al servizio dell’agricoltura; da soli essi non possono conseguire questi risultati. Quindi l’esigenza che poniamo intanto è che nell’indirizzo dell’attività amministrativa, ordinaria della Regione, nella applicazione delle leggi che oggi sono in vigore, si curi in particolar modo lo sviluppo delle forme associative. Debbo aggiungere che è all’ordine del giorno dell’Assemblea un disegno di legge, già elaborato dalla Commissione, scaturito dalla iniziativa parlamentare di un gruppo di questa Assemblea, che prevede opportune forme di incentivazione .specifica per lo sviluppo della cooperazione agricola. Non posso evidentemente rivolgere da questo microfono una esortazione all’Assemblea perchè si approvi rapidamente questo disegno dì legge; però il problema esiste e non è possibile che esigenze ,di questo genere rimangano a lungo trascurate. In linea più generale, per quanto riguarda lo sviluppo della cooperazione, anche di quella di consumo, esiste un altro disegno di legge per il credito alla cooperazione. Io non chiedo aiuti o sussidi alle forme associative; chiedo semplicemente che si attuino idonee iniziative, anche di natura finaziaria, che consentano di sviluppare queste forme di attività economica. Oggi una cooperativa che voglia intraprendere una qualunque attività, che voglia sviluppare un settore, che voglia acquistare dei mezzi, che voglia costituire un magazzino, si trova nella materiale impossibilità di procedere, perchè gli istituti bancali ordinari non le concedono il ereditò.
Personalmente in questi ultimi tempi ho dovuto trattare con un importante istituto di credito siciliano, il quale ha chiuso gli sportelli ad un importante organismo cooperativo proprio nel momento in cui quell’organismo realizzava un favorevolissimo contratto di esportazione di agrumi con un paese dello Est europeo; e sì trattava semplicemente di riscontare il contratto, non di fare un prestito a vuoto senza garanzia, come ordinariamente si fa nell’attività commerciale. La banca, di solito, concede l’affidamento per un certo periodo, tanto più che recenti provvedimenti
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di natura bancaria consentono anche di coprire fino al 75 per cento il rischio che discende da provvedimenti di questo genere. Ebbene l’istituto bancario, cui ho poc’anzi fatto riferimento, ha chiuso gli sportelli a quell’organismo cooperativo, non ■ si capisce in base a quali valutazioni di natura tecnicofinanziaria; ma indubbiamente vi è un orientamento, da parte degli istituti finanziari in genere, decisamente negativo nei confronti degli organismi cooperativi anche per modeste richieste di credito.
Abbiamo potuto notare che a Palermo l’apertura di una sola cooperativa di consumo, realizzata in forma moderna, in forma di self Service, abbia avuto una eco forse sproporzionata alla importanza economica dell’orga- ni’smo stesso, anche nel sistema dei prezzi per cui se a Palermo, città che è considerata tfa le più care d’Italia, avessimo più cooperative anzi che una sola, evidentemente si creerebbe una condizione di concorrenza e di rottura di quel tale monopolio particolare del mercato che qui esiste. Ora perchè ci si possa muovere in questa dire :ione dobbiamo adoperare lo strumento che è nelle nostre mani. Ho fatto riferimento al disegno di legge per il credito alla cooperazione, perchè non si tratta dì spendere denari a vuoto, di concedere contributi a fondo perduto; sì tratta di istituire un fondo regionale per il credito che in atto gli istituti non danno. In campo nazionale l ’istituto di credito abilitato a concedere finanziamenti e prestiti alla cooperazione è la Banca del lavoro; però questa praticamente in Sicilia opera in un modo certamente non decisivo, non determinante, dato che non costituisce l’istituto di credito più importante. Vi sono quelli a carattere regionale, e quelli a carattere nazionale. Comunque anche per ciò che riguarda la cooperazione, l’intervento della Banca del lavoro si può tradurre in percentuali molto basse, il 2, 3, per cento o qualcosa del genere. Pertanto l’intervento della Regione per la istituzione di uno speciale fondo per favorire la erogazione del credito alle cooperative si appalesa quanto mai opportuno e necessario. Questo disegno di legge ha avuto un iter piuttosto singolare in quanto sulla proposta tutti i gruppi e tutti i deputati ci dichiarammo d’accordo. Però, quando si tratta di venire al «dunque », non riusciamo a venire fuori. E’ questa
una caratteristica della vita parlamentare, che va però sottolineata perchè credo che dobbiamo fare uno sforzo di buona volontà per avviare a soluzione il problema del credito che costituisce una forma decisiva di aiuto ai contadini coltivatori associati, agli artigiani associati, ai piccoli esercenti associati, alla cooperazione di consumo, cioè a tutte quelle forme associative che possono consentire ai piccoli produttori e ai consumatori di affrontare la concorrenza spesso pesante, che viene esercitata dai gruppi più forti.
Il mio intervento intende appunto richiamare l’attenzione del Governo e dell’Assemblea su questi aspetti della nostra attività. Il discorso sulla cooperazione è un discorso che involge problemi di indirizzo e di scelta della politica generale; non è un settore che possa essere abbandonato in un posto marginale, perchè questo non farebbe che mortificare anche gli stessi tentativi che vengono fatti di una programmazione, di una pianificazione, o comùnque di una impostazione del problema dello sviluppo economico regionale.
Noi in questi ultimi dieci anni abbiamo impegnato somme considerevoli del nostro bilancio per favorire lo sviluppo deH’industria, per favorire — ma non ci siamo riusciti come nel settore dell’industria — lo sviluppo della agricoltura. La cooperazione però non ha trovato il posto che essa meritava, che avrebbe meritato, che merita; e quindi sarebbe augurabile, anche perchè non si tratta di perorare interessi di settore, ma interesse di carattere generale, se noi veniamo fuori dalla discussione del bilancio superando le attuali situazioni di difficoltà, che in questo scorcio di legislatura l’Assemblea possa chiudere la sua attività dando alla cooperazione gli strumenti che essa si attende.
PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l ’onorevole Mangano. Ne ha facoltà.
MANGANO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, oltre che come deputato del Movimento sociale italiano sento di parlare in questo scorcio di legislatura, in occasione della discussione sull’ultimo bilancio, come uomo che interpreta il comune sentimento ed anche il comune risentimento che dalle piazze della Sicilia sale fino a noi.
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I siciliani commentano duramente le crisi ricorrenti che durante la legislatura hanno afflitto questo nostro Parlamento e portato sensibile remora al corso dell’evoluzione eco- nomico-sociale della Regione. Hanno ben compreso che le sfumature, cosiddette ideo-
i logiche, che impediscono il coagùlo di una ) solida operante maggioranza, sono un prete
sto e che i motivi veri e reconditi sono, in- S vece, costituiti dalla sete di potere, sete tanto
più incoercibile quanto più si avvicina il mo- j mento delle elezioni.i Per circa ùn anno e mezzo il Governo re
gionale è stato in crisi e dall’inizio della quarta legislatura ben sette governi si sono
■ succeduti. Altro che buona e sollecita amministrazione! L ’amara esperienza di questi
J anni ha fatto decadere gravemente il prestigio dell’Istituto autonomistico e l’ansia di potere ha divorato e divora uomini manifestamente irrequieti e insoddisfatti.
'
E’ a questo punto che io debbo rivendicare al Movimento sociale italiano un gesto che lo
; onora e lo distingue: ciè quando i due assessori Occhipinti e Pettini, per unanime decisione del Gruppo e della direzione del Partito, rassegnarono le dimissioni dal Governo Maiorana. E’ stata quella una manifestazione di vero disinteresse per la poltrona che nessun Assessore dell’attuale, strana ed equivoca maggioranza sarebbe capace di compie-
: re anche al cospetto dei fatti più assurdi e | contrastanti cui dà luogo la formula di cen
tro-sinistra. Nel chiuso delle riunioni di gruppo del Partito di maggioranza relativa
;i la lotta per il potere ha assunto, specie in questi ultimi mesi, fasi drammatiche e la Democrazia cristiana cui, incombe la massima responsabilità, non soltanto ha perduto fondamentali posizioni di potere, ma si è anche screditata nei confronti di coloro che
i dall’autonomia attendevano opere tecnica- mente studiate, capaci di produrre durevoli effetti economico-sociale. Tutto ciò ha determinato la mancanza di un metodo coordinatore che guidasse l ’attuazione della pubblica
j spesa, mentre non esiste un piano tecnico organizzato secondo le urgenze sociali ed eco-
j comiche.La pubblica spesa è purtroppo determina
ta dalle ambizioni dei capi elettori e dagli interessi particolari degli uomini politici. Lrirrttqm vivere, deinde philosophare. Su tale
aforisma è stato instaurato il metodo di coloro che costituiscono l ’attuale maggioranza.
Noi rivolgiamo pertanto le più severe critiche per tutto quanto è accaduto ed accade e ciò non per ansia di polemica, ma per amore della verità e soprattutto perchè le critiche siano rilevate e ne sia tenuto conto per attuare, ove occorrano, le modificazioni di fondo di tutto il sistema.
La Sicilia, sia pure lentamente, e nonostante gli ostacoli massivi della formula di centro sinistra, ha ed avrà necessità di molte migliaia di tecnici, di specializzati, di qualificati. Vuole il signor Presidente della Regione far conoscere quanti giovani raggiungono annualmente la qualificazione la specializzazione o comunque un titolo tecnico?
Lo Stato ha istituito numerose scuole medie, molte nei centri più piccoli: tali scuole non potranno che avere un carattere di perfezionamento del corso elementare. Si tratterà di una categoria di studenti che si orienterà in prevalenza verso studi non tecnici ed essendo divenuti pseudo letterati cercheranno un posto quale che sia: usciere, commesso, fattorino. Figli di contadini, di agricoltori, di bravi artigiani non continueranno le attività paterne.
Non pochi continueranno a percorrere la via della emigrazione e la nostra Isola così andrà sempre più dissanguandosi. Noi riteniamo .urgente che accanto alle scuole medie sorgano scuole tecniche e professionali per specialisti in tutti i settori, dalla metallurgia alle applicazioni elettriche ed elettroniche, nei settori della chimica e della fisica, della meccanica agraria, che vengano istruiti numerosi tecnici per i caseifici, per gli enopoli e gli oliopoli. Così le campagne potranno arricchirsi di fabbriche per trasformare e conservare i prodotti agricoli e per fissarvi la popolazione che emigra qualche volta verso il Nord, ma spesso in Germania, in Inghilterra e in molti altri paesi dove il miracolo economico è una realtà e non come da noi una illusione. Non possiamo e non dobbiamo nasconderci che l ’emigrazione di massa ha avuto notevole ripercussione nelle campagne e nei centri abitati, dove anche le categorie commerciali sono entrate in crisi per la contrazione dei consumi.
Io non saprei precisare il motivo per il quale i giovani non si orientano verso gli studi scientifici, nel senso che non mi spiego se ciò
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avviene perchè manca un sufficiente processo produttivo o se il processo produttivo industriale manca perchè mancano i diplomati ed i laureati in facoltà scientifiche. Ma bisogna pur cominciare per creare efficienti quadri per l’industrializzazione. Vi sono, per esempio, fermenti che muoiono soffocati dall’impossibilità di trovare tecnici.
GRAMMATICO. Problemi della mezzadria permettendo.
MANGANO. Si capisce. Financo diventa sempre più difficile la pura e semplice meccanizzazione della stessa agricoltura, dato che non esiste sufficiente manodopera qualificata e si ricorre, quando si riesce a trovarli, ad elementi improvvisati, spesso autodidatti che lavorano male e contribuiscono al rapido deterioramento delle macchine gravosamente e penosamente acquistate.
I giovani disertano gli studi tecnici, vogliono conquistare un diploma, il meno impegnativo, una laurea, la meno difficoltosa per severità di studi; i giovani vogliono un posto alla Regione, nell’Amministrazione dello Stato, vogliono essere maestri elementari o ragionieri, fattorini o commessi, uscieri o guardie di pubblica sicurezza, e rifiutano di cimentarsi nella sperimentazione, nella analisi, nella creazione. Preferiscono restare mediocri pur di far presto, anche se tutto ciò comporti un avvenire gramo e modesto.
Noi, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, raccogliamo oggi i frutti di 15 anni di mancanza di serietà e di responsabilità politica ed amministrativa, frutti divenuti più amari di seguito al nefasto inserimento delle sinistre nella responsabilità del governo, tanto che qualche elemento positivo dei primi anni di autonomia va annullandosi durante questo scorcio della quarta legislatura.
Non c’è da compiere sforzi particolari per determinare quali sono stati i pochi giorni fecondi ed i molti sterili della legislatura che sì chiude; non c’è bisogno di ricorrere ai calcoli di Ogino e Knaus per affermare che i giorni di questa legislatura possono considerarsi non solo sterili ma addirittura abortivi. Non si è trattato di semplice. immobilismo, ma' soprattutto di opera negatrice e distruttiva, meno che per alcune centinaia di persone investite di responsabilità alla guida, durante il quindicennio, di enti eco
nomici o membri del Governo regionale. Come sarebbe utile una revisione dei profitti di regime ai fini dell’accertamento della onestà degli assenti e dei presenti, un accertamento dei profitti democratici sarebbe certamente più redditizio di quanto non sia stato quello relativo ai profitti del regime fascista. Probabilmente si verrebbe ad apprendere come uomini ritenuti francescani si sono sacrificati nei posti di responsabilità per amore della res publica, confondendo — errore scusabile — questa con la res propria.
Del resto le correnti in seno ai partiti nascono per il raggiungimento di posizioni personali di potere perchè queste determinano particolari privilegi e prerogative. Se vogliamo dare alle popolazioni un esempio di correttezza formale e sostanziale, proporrei, onorevole Presidente, la nomina di una commissione di magistrati per l ’accertamento delle situazioni patrimoniali di tutti coloro che si sono succeduti alla guida della cosa pubblica dovendosi tener conto dei naturali e giustificabili incrementi.
Si tratta di osservazioni interlocutorie che non abbiamo voluto esimerci dal fare e che ci riportano con costante pensiero al problema dell’agricoltura dove i prezzi all’ingrosso si mantengono ad un livello assolutamente non rimunerativo. Le sole operazioni di mietitura del grano quest’anno hanno assorbito il 20 per cento del valore corrente del prodotto e non può non essere rilevato come l’an- tieconomieità dei prezzi in agricoltura in rapporto ai costi sia la causa determinante dell’esodo massivo delle giovani energie. La vita nelle campagne va spegnendosi con i vecchi padri di famiglia tuttavia legati con l’amore alle zolle irrorate di sudore a santificate con la loro fatica. Il settore del grano duro in agricoltura dovrebbe essere aiutato in modo semplice, senza complicazioni, senza disegni di legge elettoralistici dell’ultimo momento che lasciano il tempo che trovano e che vorrebbero mostrare agli agricoltori una predilezione che i fatti recenti e lontani smentiscono.
L’agricoltura ha bisogno nell’ordine: primo, che siano trasformate tutte le trazzere in rotabili; secondo, che siano intensificate le ricerche idriche e che gli abbeveratoi non vengano costruiti soltanto sulle strade, ma anche dove non sono visibili agli escursionisti, ai turisti e a coloro che passano veloci in auto-
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mobile; che le leggi sulle agevolazioni e gli I aiuti alla meccanizzazione diventino una co- ; sa seria nel senso che il contributo per l ’ac
quisto delle macchine agricole non sia una i irrisione per la misura e per le modalità di
erogazione. Il contributo, di cui all’apposita legge regionale, dovrebbe essere pagato con
; decurtazione sul costo all’atto del perfezio- ! -lamento della compravendita. L’attuale si
stema prevede invece l ’intervento della Re- j gione nella misura del 17 per cento sulle rate
semestrali e la facilitazione si manifesta ir- risoria, irrilevante (soprattutto perchè ogni
; semestre si rinnova una pratica burocratica, J snervante e diffìcile) tenendo conto che per I un trattore medio del costo di circa due mi
lioni e 300mila lire, il contributo sulle rate : semestrali si aggira sulle 20mila lire. Si, ono- ; revole Presidente, un trattoli della potenza | di 40 cavalli, cingolato, idoneo ai lavori nei
nostri terreni di collina, costa circa due milioni e 300mila lire, mentre il modestissimo relativo aratro costa mezzo milione. Sono cifre che non hanno bisogno di commento e che dimostrano il prepotere dell’industria sull’agricoltura costretta a subire senza possibilità di rivalsa.
Quarto, che sia incrementato l’allevamento dei bovini, dei caprini e degli ovini con-
| cedendo sensibili contributi sugli interessi per l’acquisto di animali da latte e da allevamento; che siano costruite centrali per la lavorazione del latte in centri di montagna, quali S. Stefano Quisquina, Corleone, Mistretta, sulle Madonie e sui Peloritani laddove concorrono le condizioni opportune per la trasformazione e la industrializzazione del pro-
i dotto.Quinto, che sia istituito il marchio di ti-
picizzazione per il classico formaggio siciliano; sesto che siano studiate ed adottate facilitazioni per il trasporto veloce dei prima-
| licci sia sul mercato nazionale che sui mercati esteri, venendosi così a dare un grande aiuto a centri, quali Licata e Ribera, e per
| quest’ultimo anche per l ’esportazione massiva delle deliziose ed inconfondibili fragole. Settimo: il grano duro dovrebbe essere indirizzato esclusivamente alla pastificazione pregiata di pura semola garantita dal marchio regionale; e perdurando le difficoltà dell’accertamento chimico-fìsico sulla purezza dd prodotto, si potrebbero a richiesta determinare stabilimenti per la fabbricazione
esclusiva di pasta di grano duro vietando la entrata in detti stabilimenti di farina di grano tenero o di altri cereali minori. Tale controllo preventivo pótrebeb dare diritto alla acquisizione del marchio regionale di garen- zia.
E’ questo, onorevoli colleghi, un settore che opportunamente organizzàto e sorvegliato faciliterebbe l’esportazione delle paste alimentari nella penisola ed ovunque, dato che gli spaghetti hanno conquistato il mondo intero. Anche ì cinesi, i giapponesi, gli indiani sono divenuti ormai consumatori del buon piatto di pasta asciutta. Tale provvedimento porterebbe certamente ad una rivalutazione del prodotto sulla base di 130-150 lire al chilogrammo, 80-100 volte il prezzo del 1940, e risolvérebbe in gran parte i motivi di crisi che siamo costretti a rilevare. Tutto quanto precede senza prescindere da un parallelo incremento dei consorzi di bonifica che dovrebbero rappresentare gli elementi fondamentali e propulsori dell’economia agraria isolana; e per questo dobbiamo lamentare che l’Amministrazione regionale non ha previsto nell’attuale bilancio fondi adeguati al loro potenziamento per il completamento delle molte opere lasciate in sospeso o che risultano addirittura abbandonate. D’altra parte la Cassa per il mezzogiorno, oltre agli interventi previsti dal suo programma iniziale, ben poco ha dato a questi enti che hanno l ’obbligo di rispondere alla pubblica e privata iniziativa al fine di risolvere i problemi connessi ai loro scopi istituzionali.
Bisogna tendere a limitare l’incidenza della spesa a carico della proprietà privata, in considerazione dei quasi inesistenti redditi dell’agricoltura. L’odierno progetto di bilancio presenta al capitolo 266 solo 250milioni per opere di manutenzione con un rapporto di almeno lOmilioni per ciascun consorzio, mentre ve ne sono alcuni che per tale voce hanno bisogno di almeno una metà della cifra prevista per tutti.
Il progetto di legge non prevede spese per le nuove iniziative e per nuove opere e manca ogni indizio di volontà di dar luogo alla famosa assistenza tecnica ai proprietari di cui tanto si è parlato e si parla. Ed è con amarezza che dobbiamo rilevare il nostro perenne stato di inferiorità se consideriamo che i consorzi di bonifica al di fuori della Si
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cilia hanno dimostrato una esemplare forza realizzatrice.
Nella Regione abbiamo comprensori di bonifica sia montani che vallivi di cui ancora non sono stati costituiti i consorzi; e dire che si tratta di zone dove una spinta alla trasformazione fondiaria potrebbe essere sensibilmente efficace. Manca, pertanto, un’attiva politica regionale anche in favore degli agricoltori facenti parte dei comprensori classificati di bonifica.
L ’Amministrazione regionale fin’oggi ha limitato i propri interventi alla sostituzione di qualche commissario o vice commissario, che, pur preparati tecnicamente in modo ineccepibile, hanno avuto il torto di risultare invisi ai comunisti nostrani. Ciò valga in ispecie per il Consorzio di bonifica del Tumarrano, il cui vice Commissario, cavaliere Benedetto Griffo (Commenti dell’onorevole Scaturro)
L ’onorevole Scaturro si sente pungere forse perchè lo riguarda. Dicevo, è stato sollevato dell’incarico...
SCATURRO. Hai esperienze personali?
MANGANO ...perchè non gradito alla fazione socialcomunista di S. Giovanni Gemini, nonostante gli agricoltori interessati ne riconoscessero e ne aprezzassero l’alta capacità tecnica e la probità morale.
SCATURRO. Tu sai che cosa rappresenta Griffo per il consorzio di Tumarrano? Tutti i punti àmministrativi che ha previsto?
MANGANO. Che cosa può rappresentare per i profittatori che sono attorno al consorzio del Tumarrano, non che cosa rappresenti la persona di Griffo.
SCATURRO. Leggi la relazione Giambal- vo! Pur sapendo che ora un ladrone lo avete fatto vice Commissario al Consorzio.
MANGANO. Ad ogni modo vi sono degli attestati di benemerenza appunto rivolti al cavaliere Griffo dagli agricoltori interessati e dagli amministratori.
SCATURRO. Sono gli atti della Commissione Giambalvo. Fu allontanato apposta!
MANGANO. Stia calmo. In questi giorni abbiamo sentito parlare e parleremo di un bilancio fatto di cifre. Ciascuno cercherà di dare ad esso un indirizzo, ma nessuno in concreto si ricorderà che le cifre sono le medicine per curare i mali sociali.
SCATURRO. Conosco i fatti, so tutto quello che ha fatto ai danni dei consorziati del Tumarrano!
MANGANO. Le vedremo incasellate laddove la demagogia vorrà. Il bilancio non sarà produttivistico, ma elettorale ed elettorali saranno le opere che seguiranno perchè l ’uomo politico siciliano è ormai un essere che vive solo per le elezioni e, per essere spietatamente sinceri, per la propria rielezione. Tutto ciò non può che farci affermare come l’autonomia si avvìi al fallimento, il quale è da imputarsi soprattutto ai settori dell’attuale maggioranza. Anche nell’era industriale non deve assolutamente essere trascurata l’agricoltura che ha diritto a particolari cure perchè la terra rende molte volte quello che le si dà, rende sotto l’aspetto economico, rende moltissimo sotto il profilo sociale, legando ed avvincendo ad essa gli uomini. Gli agricoltori respingono i provvedimenti demagogici, le dilazioni e le rateizzazioni delle tasse che servono ad accentuare le loro pene. Si tratta di provvedimenti che non hanno senso e che mortificano le virtù civiche di una categoria di produttori che sta alla base della scala economico sociale. Gli agricoltori, sia pure con dura fatica e tenace impegno, vogliono produrre, ma vogliono che i loro prodotti siano giustamente pagati all’atto in cui debbono essere venduti.
Nel 1940 un chilogrammo di grano duro veniva pagato all’ammasso lire 1,50; oggi ai cosiddetti granai del popolo, sotto le varie forme di agevolazioni e ai magazzini di stoccaggio, quando si ha la fortuna di conferire, viene pagato a circa 85 lire il chilogrammo: ciò mentre la mano d’opera è aumentata da 150 a 200 volte ed in periodo di punta, mietitura, di 300 volte e mentre i concimi chimici ed i mezzi strumentali sono aumentati in media di cento volte e di cento volte i prodotti dell’industria che interessano le attività agricole.
SCATURRO. E lei, intanto vuole dare i sa
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li potassici alla Montecatini a condizioni di favore. Si lamenta che l ’agricoltura è schiacciata dall’industria. Ma il monopolio è nemico dell’agricoltura.
MANGANO. Quali sono state e sono le ragioni recondite per cui si sono volute imporre le catene del servaggio?
SCATURRO. La contraddizione è chiara!
MANGANO. Non esiste contraddizione; è dal suo punto di vista che può esistere!
BUTTAFUOCO. Scaturro vieni qui sempre a ripetere sempre le stesse cose; bisogna abolire la regia guardia.
MANGANO. Vìva Misiano. Era Misiano che alla Camera chiedeva l’abolizione della regia guardia.
Quali sono state e sono le ragioni recondite per cui si sono imposte le catene del servaggio e dello avvilimento ad una categoria che non è retorica definire benemerita ed eroica? Dove sono andati a finire, gli assegnatari di cui alla famigerata legge numero 104 del 1950 che doveva servire a rendere tranquilli i poveri braccianti e che doveva sanare le piaghe dell’agricoltura? Che ne pensa l’Assemblea dei molti miliardi spesi nelle cassette ormai dirute ed abbandonate dagli assegnatari scappati dallo inferno e dalla miseria elargita loro in pompa magna in odio ad una categoria di agricoltori proprietari cui avremmo dovuto innalzare il monumento della nostra e della pubblica riconoscenza?
Ma il miracolo della volontà e della tenacia eroica si perpetua negli uomini della campagna, nei vecchi, grandi o medi proprietari, conduttori di azienda, nei mezzadri negli affittuari logorati ma non domi, ingiuriati ed ingannati, ma non vinti: gli agricoltori resistono e resisteranno sulla mitica ultima trincea e riporteranno al sole della vittoria e della giustizia le bandiere della riscossa. Essi non sentono di accettare i disegni di legge comunque tardivi e propagandati dalla gran- cassa della stampa per salvare uomini e partiti. Per salvare ciò che resta, per ricostruire sulla cenere delle distruzioni effettuate con spietato arrivismo, occorre fare in modo, ricorrendo anche al prezzo politico, che il
grano duro sia quotato sulla base delle 150 lire al chilogrammo.
Si tratterebbe di finanziare l’ammasso su tale base di prezzo autorizzando ciascun produttore a conferire 3 quintali per ogni ettaro di terra posseduta, facente parte della rotazione agraria, ed a sollecitare convenzioni con le banche per la diluizione dei loro crediti con prestiti a lungo termine.
SCATURRO. Non c’è più. Il trattato di Roma non prevede la possibilità del sostegno.
MANGANO. Ed anche quando tutto ciò dovesse portare ad un aumento del costo della pasta non sarebbe la fine del mondo. Basti pensare alla incidenza che gli altri prodotti hanno nella spesa delle famiglie, al crescente costo delle sigarette e, perchè no, delle schedine dei concorsi pronostici recentemente aumentati del 50 per cento. La politica dei prezzi manovrata con avvedutezza e il prezzo politico lievitato da un temperato ritocco al prezzo della pasta darebbero corso ad un vero e proprio rilancio per i granicultori siciliani che, come è noto, nell’economia agricola della Regione costituiscono una forza assai rilevante.
Un aratro meccanico costa mille lire ogni chilogrammo di peso e si rompe al primo giorno di uso. Un modesto abito 40mila lire, un paio di scarse 10.000, una camicia 5.000, una cravatta 1.500 lire, un chilogrammo di frutta al mercato costa in media 220 lire. Ed allora domando per quale motivo, in base a quali componenti negativi un chilogrammo di grano duro deve potersi vendere nei casi favorevoli a 85 lire?
La Regione è già intervenuta in determinati settori ed il denaro da spendere male è stato reperito. Diecine di miliardi è costata la sopravvivenza dell’industria zolfifera che oggi interessa meno di 4mila operai e molto di più gli uomini politici dei partiti di sinistra. Che dire dei problemi riguardanti l’industria, le miniere e il commercio, che dire dell’attività del governo di centro sinistra in questi settori?
Può affermarsi che esso ha fatto poco e quel poco che ha fatto lo ha fatto veramente male. All’immobilismo che è la caratteristica essenziale in questa ventata di sinistrismo che ormai permea l’attività di governo della
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Sicilia si aggiunge l ’avere operato in modo discriminatorio, fazioso e contrastante con gli interessi della Sicilia in quelle poche circostanze in cui il Governo ha operato.
Citerò qualche esempio incominciando dal problema che abbiamo dibattuto in questi giorni: il problema minerario. Se si guarda la carta dei permessi di ricerca degli idrocarburi nell’isola dobbiamo constatare con amarezza e stupore che l ’attività di ricerca si va sempre più restringendo, nè il governo ha saputo fare nulla per incentivarla sia pure attraverso l ’intervento di enti pubblici, come lo prova il fatto che anche l’E.N.L va rinunciando mano mano ai suoi permessi senza chiederne altri. Ed è questo un segno certo ed inconfondibile di sfiducia nei confronti della Amministrazione regionale. Fra l’altro vi era la possibilità di ravvivare la ricerca dopo il ritrovamento di Gagliano. Ma le domande di permesso e di ricerca, già istruite dal Distretto minerario, giacciono sui tavoli degli uffici dell’Assessorato.
Sempre nel settore minerario vediamo un altro esempio di infeconda attività l ’Az.a.si.: un organismo che - si è vantato di lavorare senza impiegati e che dovrebbe sentire il rossore di fare simili affermazioni che stanno sólo a dimostrare la insipienza dei dirigenti e la mancanza vera e propria di possibilità di lavoro, sicché si parla di intervenire in settori come quello cementiero che già nella stessa zona presenta situazioni di pesantezza.
A tal fine, dimenticando oltre tutto le regole elementari della indagine di mercato che avrebbero dovuto consigliare un approfondimento del problema, che già a prima vista presenta lati assolutamente negativi per la impossibilità di superare nei trasporti di cemento un determinato chilometraggio, sono state avanzate trattative con un gruppo tedesco, come se in Italia mancassero gruppi cementieri, si è dato sulla stampa larga diffusione agli incontri, anche a rischio di cadere nel ridicolo, dato che sono avvenuti non con industriali tedeschi ma con organismi di intermediari che dovranno procacciare gli investimenti; cosa però che difficilmente si realizzerà.
Ed ancora nel settore minerario l’Assemblea aspetta di sapere quali sono stati gli accordi stipulati con l ’E.N.I. a proposito del metano di Gagliano Castel Ferrato. Se le notizie di stampa sono esatte l’Amministrazione
regionale, pur di assicurarsi una maggiore partecipazione azionaria nella società costruttrice degli impianti di Gela, che almeno per i primi anni non potrà che apportare al bilancio regionale perdite di notevole entità, ha rinunziato ai canoni sul metanodotto per circa 300milioni all’anno e si è addossata l’onere di una parte degli interessi passivi sul maggiore importo delle obbligazioni che la So.Fì.S. dovrà emettere per conto dell’Anic Gela, cioè a dire oltre 200milioni all’anno; e tutto questo, avendo, come contropartita, un limitatissimo gruppo di operai da impiegare nella provincia di Enna ed un aumento solamente simbolico degli operai nello stabilimento di Gela che, anche a detta dello stesso compianto Presidente dell’E.N.I., ingegnere Mattei, dovrebbe superare le cinquemila unità, mentre l’impegno ora assunto dall’Anic sarebbe di tremila. Questo sta a dimostrare ancora una volta la leggerezza con la quale un problema così grave viene affrontato dall’Amministrazione regionale.
Nel settore dello zolfo abbiamo assistito ad uno spettacolo veramente poco edificante per l ’obbiettività e la correttezza deH’Ammini- strazione: sono stati approvati dei piani di riorganizzazione, dopo di che alle ditte, che pur hanno iniziato le opere ed i lavori di riorganizzazione, sono stati negati i finanziamenti, mettendole volutamente in condizione di inadempienza, al fine di pronunciare la decadenza delle aziende.
Sono state fermate le revisioni dei piani di riorganizzazione con motivi più o meno speciosi, dimenticando che nell’attività mineraria non si possono fare previsioni certe a lunga scadenza e che l’esecuzione delle opere e degli impianti è subordinata alla natura del giacimento ed alla sua conformazione, che può variare da un momento all’altro. Si fa carico agli industriali di non raggiungere determinati limiti di produzione prò - capite, mentre, sottobanco, si aizzano gli operai a fare agitazioni, scioperi ed ostruzionismo. Si nominano commissari nelle aziende che dovrebbero essere chiuse e che, invece, vengono lasciate in attività col risultato di depauperare le scarse disponibilità del fondo di rotazione a tutto danno delle aziende Veramente riorganizzabili. Se dal settore minerario passiamo al settore industriale vero e proprio, non possiamo non rilevare la carenza di iniziative, desumibile dalle cifre dei fìnan-
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ziamenti I.R.F.I.S., che hanno portato la Sicilia dal primo posto nel Mezzogiorno ad uno degli ultimi.
Si vuol fare della So.Fi.S. un’arma politica e così si sabotano gli accordi So.Fi.S.-Montecatini e So.Fi.S.-Edison, che potrebbero dare alla Sicilia larghe possibilità di investimenti; si minacciano ad ogni piè sospinto sanzioni e si attua un’azione discriminatoria nella concessione dei contributi previsti dalla legge regionale sull’industrializzazione; si tengono accantonate le nuove norme sull’industrializzazione per lasciare il passo a provvedimenti eversivi, facendo arretrare in tal modo la legislazione regionale, rispetto a quella del Mezzogiorno; non si attua alcuna protesta, sia pure platonica, contro la legge sull’imposta cedolare, che, in sostanza, viene ad annullare l ’unica agevolazione aggiuntiva che la Regione poteva vantare, e cioè l’anonimato.
Si lascia alla piena discrezionalità degli enti locali e del Ministero dell’industria e del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, il problema delle aree di sviluppo e dei nuclei di industrializzazione, senza alcuna linea programmatica e dì coordinamento regionale e, se qualche volta si interviene, lo si fa per spirito di semplice campanilismo o per una formale rivendicazione di competenza, senza mai penetrare nel merito dei problemi e senza una visione di fondo degli stessi.
Si politicizzano i Centri sperimentali per l’industria Ano al punto di richiedere la tessera di appartenenza al Partito socialista per la nomina dei dirigenti dei Centri (vedi ad esempio la nomina dei direttori dei Centri sperimentali per l’industria mineraria, del Centro sperimentale per l ’industria conserviera e quella dell’onorevole Pizzo, nostro ex collega, a Presidente del Centro enologico di Marsala).
Tutto questo non può che comportare una crisi di fiducia negli ordinamenti regionali da Parte di tutti gli operatori, crisi di fiducia che produce inevitabilmente una limitazione degli investimenti in Sicilia e, quindi un arresto al processo di sviluppo economico regionale.
Nè risultati migliori si sono avuti nel settore del commercio.
Non abbiamo notizie di interventi dell’Amministrazione regionale per quanto attiene al ventilato aumento delle tariffe ferroviarie
che tanto danno provocherà all’attività economica siciliana. La legge di agevolazioni per il commercio giace ancora presso la Commissione legislativa industria dell’Assemblea, così che tanti strumenti in essa previsti, che avrebbero potuto dare nuovo impulso all’attività di scambio siciliana, come l ’istituzione del marchio di qualità, il credito agevolato al commercio, l’istituzione di uffici di assistenza all’estero, eccetera, sono rimasti lettera morta o sono serviti da esempio all’Amministrazione statale per iniziative' analoghe.
La partecipazione siciliana alle Fiere e Mostre va ogni giorno di più scadendo come qualità di prodotti e come efficienza di presentazione, anche perchè l’aumento dei costi della partecipazione, connesso con il generale aumento delle retribuzioni, delle materie prime e del costo della vita, pongono un dilemma ,dal quale non si esce: limitare le partecipazioni dando alle stesse notevole prestigio o essere presenti a un maggior numero di manifestazioni con padiglioni insufficienti e affrettatamente allestiti.
Anche la propaganda ai prodotti regionali segue il corso del centrosinistra ed è diventata ormai uno strumento politico a favore dei giornali di partito.
La questione formerà oggetto di una mia interrogazione .specifica sull’argomento, ma desidererei che l’onorevole Assessore all’in- dustria ci precisasse a quali giornali ed in che misura sia stata ordinata la pubblicità ed il motivo per -il quale siano stati esclusi dalla campagna di stampa i giornali esteri, come se per alcuni prodotti di grande rilievo per l’economia siciliana i principali mercati di sbocco non siano proprio quelli esteri.
E mi fermo per carità di patria!Anche in questi settori si nota uno sfalda
mento progressivo di posizioni e di istituti, una mancanza di obiettività nell’azione amministrativa, l’assenza di qualsiasi forma di coordinamento, la politicizzazione spinta al massimo in ogni atto amministrativo: elementi tutti che non possono non ingenerare la sfiducia negli operatori economici, cioè in quegli stessi operatori alla cui attività è legato lo sviluppo economico dell’Isola .
Molte diecine di miliardi sono state erogate in favore del’E.S.E., alla vigilia della nazionalizzazione, pur sapendo di regalare al- l ’ENEL i limitati e sudati stanziamenti regionali, senza utilità alcuna per gli utenti e
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dimenticando che la SGES aveva già attuato un programma di vasta portata, idoneo a fronteggiare le esigenze dell’utenza.
Dal punto di vista utilistico mi sarei spiegato, e non vi sembri un paradosso, la erogazione di 50miliardi in favore della SGES perchè, così operandosi, questa avrebbe potuto abbassare i prezzi di vendita di almeno il 50 per cento.
Ma i miliardi sono stati spesi sull’altare dì una politica che reclama le sue vittime, e la grande vittima resta il popolo siciliano tradito nei suoi fondamentali interessi.
Alla gente buona che non grida, che non sciopera, alla gente che non conosce la vita comoda e che nelle campagne siede sulla dura pietra a consumare la parca colazione, al proprietario onesto che amministra e dirige, e soffre e spera nella pioggia, nel sole, al coltivatore diretto che cerca di fare tutto con le proprie mani e che si alza molto prima della alba, a tutti coloro che stanno davanti ad uno sportello di banca per il rinnovo di una cambiale che non può essere pagata , a tutti coloro che n®n conoscono le mollezze e gli stravizi della città, legati come sono alla fatica ed alle loro pietre, a tutta questa umanità si rivolgono ora le promesse dei politici dimenticando tuto quanto si poteva fare e non è stato fino ad ora fatto.
All’E.S.E. 50miliardi, alle miniere di zolfo altri 25miliardi, all’agricoltura scorpori, leggi speciali per la ripartizione dei prodotti, lesione del diritto di proprietà, odio dei concessionari contro i concedenti; infine spartizione della miseria. Il risultato che si voleva raggiungere è stato raggiunto: seminare lo scontento e il disagio per promettere che domani sarà meglio, che tutto passerà domani, subito dopo le elezioni del 1963.
Intanto il Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, parlando a Washington recentemente alla conferenza annuale della Banca commerciale e del fondo monetario internazionale, ha affermato che l ’Italia aumenterà la sua assistenza ai Paesi sottosviluppati del mondo. Noi che siamo i sottosviluppati di casa ne prendiamo atto ed in particolare gli agricoltori che non sono riusciti o non riusciranno ad assolvere i loro doveri verso le banche. Nessuna categoria si salva dal disagio e dalla cattiva amministrazione. Gli imprenditori di opere pubbliche che attendono
per anni le certificazioni degli stati di avanzamento, le perizie suppletive, i collaudi, i pagamenti delle rate di saldo, i vecchi lavoratori che muoiono nella speranza della liquidazione del misero assegno e se ne vanno per sempre prima che questo arrivi; gli invalidi civili che a sei mesi dall’approvazione della legge attendono ancora il regolamento e pertanto la legge non viene applicata.
Non esiste la certezza del diritto anche quando si è vinto un concorso; e accade spesso che i vincitori stiano ad aspettavi anni il posto conquistato a prezzo di stenti e di sacrifìcio. Occorre che chi esercita il potere scenda da cavallo ed impari che la sua è una missione di indirizzo e di servizio e non di comando, che egli è un servitore e non un padrone.
Sul concetto di proprietà si possono avere definizioni difformi. I marxisti dicono che essa è un furto, la Costituzione italiana sostiene che lo stato rispetta e protegge la proprietà privata. Possedere è la più alta aspirazione dell’uomo ed è la carica inesauribile del progresso umano così come laambizione contenuta nelle forme sane dell ’agonismo è fonte di progresso economico, sociale e civile. L’aspirazione a possedere si inquadra nella dinamica del progresso morale e materiale e nel rispetto individuale. Io respingo per noi e per tutti i popoli la teoria marxista perchè voglio che tutti possediamo qualche cosa per non essere posseduti. Del resto che cosa occorre?
Accorciare le distanze, incrementare una borghesia intelligente, operosa, dinamica, entusiasta del lavoro nella libertà di fare e non di disfare, di creare e non di distruggere; una borghesia che comprenda l’intera popolazione a distanze ravvicinate a mezzo di un sistema tributario duttile ed elastico che, provvedendo ai servizi di carattere generale, elimini le grandi e smisurate ricchezze altrettanto vergognose ed insopportabili come le grandi miserie. Ora, quando, nell’attuale clima e per il settore dell’agricoltura,, il Consiglio nazionale della Democrazia cristiana ha finito con l’affermare che i provvedimenti a venire debbono mirare soltanto alla formazione della proprietà contadina, dovendosi abolire la conduzione in economia e la mezzadria, c’è da rimanere sbalorditi della faccia tosta e della sicumera di coloro che hanno fatto tale affermazione che equivarrebbe
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per il settore industriale a regredire l ’industria alla fase medioevale dell’artigianato.
Mi permetto affermare che coloro i quali hanno creduto di esprimere un tale giudizio sono degli irresponsabili o furbi in malafede che mirano ad infuturarsi nella supposizione avveniristica di quanto siamo certi non avverrà.
Riteniamo si tratti di furbi e non di irresponsabili e di perfidi la cui morale si sostan
ti zia in un ammonimento che un notevole uo- | mo politico, assieme al quale molti anni or ' sono ebbi la ventura di effettuare un viaggio,
mi rivolse; egli con tono di esperienza che non ammetteva obiezioni, mi disse: giovanotto (allora ero giovanotto!) si ricordi se vuole fare carriera di dare sempre ragione ai più e mai ai meno. Si trattava evidentemente di un suggerimento non recepito da me e che si traduce nella pretesa che la forza debba
! prevalere sul diritto.Ma noi schierati contro tali immorali prin
cipi abbiamo la coscienza di dovere dare ragione a chi l ’ha, negando ogni nostro apporto alla forza che ha già calamitato notevoli uomini della ex destra democristiana e per i quali il motto « Franza- o Spagna basta che se magna » è diventato attuale.
Un altro aspetto dell’economia siciliana che non dovrà essere trascurato e che governi previdenti e sensibili dovranno stimolare è quello relativo alle attività marinare. Lo Stato dovrebbe essere opportunamente sollecitato affinchè i porti minori a cominciare da quello di Licata siano resi accessibili ed efficienti per tutte le navi e la Regione non deve disertare la sua opera di stimolo e di integrazione. Ora a noi appare assurdo come si sia creduto di costruire in quel di Gela un approdo ex novo il cui costo è stato certamente altissimo. Avevamo sostenuto che il porto di Licata avrebbe dovuto essere lo sbocco logico e naturale della grandiosa zona industriale di Gela, si sarebbe così operato con senso di giustizia distributiva.
Al porto di Licata occorreva soltanto una opera di dragaggio, ma anche questa volta anzicchè il buon senso è prevalsa .l ’influenza
| Politica di determinati uomini che da destra ; e da sinistra hanno defraudato Licata, im
miserita e derelitta e disertata da oltre lOmi- | abitanti emigrati all’Estero in cerca di la-
voro e di pane. Tutte le zone costiere della Sicilia da Lampedusa a Porto Empedocle, da
Mazzara a Porticello, da Porticello a Messina, a Siracusa, da Siracusa a Licata, dovrebbero essere potenziate ed attrezzate per l’incremento dell’attività peschereccia stretta- mente collegata al processo industriale della lavorazione del pesce, dotando detti centri di natanti idonei alla pesca di alto mare attraverso il potenziamento delle cooperative dei pescatori ed imponendo severi e rigidi controlli onde non siano strumenti di arricchimento per gli amministratori ma organismi utili ai lavoratori del mare.
Quanto al settore dei lavori pubblici abbiamo potuto da sempre rilevare una improvvisazione a carattere elettoralistico. La priorità nella esecuzione di essi è stata affidata alla influenza più o meno sensibile degli uomini politici ed è mancato e manca un piano coordinato che consenta la rispondenza delle opere alle più elementari esigenze economiche della Regione. Uno dei punti essenziali che dopo 15 anni di autononiia avrebbe dovuto essere risolto è quello della viabilità rurale. In particolare richiamiamo l ’attenzione del Governo regionale sul mancato esame da parte della quinta Commissione del disegno di legge numero 323 relativo al finanziamento di opere pubbliche nella provincia di Agrigento, la più depressa della Sicilia e particolarmente per i comuni di Agrigento, Licata, Palma Montechiaro, eccetera.
Nel settore turistico-alberghiero la Sicilia arretra paurosamente e l ’Amministrazione regionale rimane ferma regredendo perchè non prende idonee iniziative. Per migliorare le condizioni ambientali avevamo proposto un disegno di legge e ci siamo personalmente adoperati perchè nella zona dei Templi di Agrigento sorgesse un grandioso albergo di lusso capace di attirare un turismo che vorrei definire miliardario.
Ostacoli sono stati frapposti alla realizzazione di questa iniziativa e gradiremmo che l ’Assessore al turismo avesse l’amabilità di dare una risposta esauriente a questa Assemblea tanto più che la esistenza della Azienda termale in Agrigento ha costituito sempre e costituisce un passivo ed un inutile bagaglio per il bilancio regionale.
Un impulso spettacolare potrebbe essere dato al turismo siciliano dalla realizzazione del ponte sullo Stretto, dalla definizione del programma autostradale del quale si è tanto
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parlato, ed infine dalla messa in funzione del Casinò di Taormina.
Abbiamo creduto di avere sviluppato in occasione della discussione generale sul bilancio una panoramica delle esigenze e delle deficienze dei vari settori della vita economica e sociale della Regione; affidiamo al buonsenso e alla buona volontà del Governo e dei deputati regionali la sollecita attuazione di quanto sarà riconosciuto meritevole di una positiva valutazione. I rilievi esposti sostanziano con una evidenza la insufficienza della azione amministrativa nel recente passato. Essi non sono stati manifestati, come già detto, per amore di polemica, ma al contrario perchè possano costituire monito ed ammaestramento per il presente e per il futuro. Tuttavia non è senza il più vivo rammarico che dobbiamo constatare come la strutturazione del presente progetto di bilancio sia sostanzialmente identica a quella dei passati esercizi, improntata a criteri lievitati dal peggiore interesse politico e nello scarso rispetto delle esigenze collettive regionali.
Si è fatto e si fa un gran parlare della produttività della pubblica spesa, ma aspettiamo di conoscere dal Governo regionale dove sia contenuto questo segno produttivistico nel bilancio che è stato presentato. Per conto nostro non abbiamo rilevato altri segni che quelli di un interesse elettoralistico. Vero è che per effetto delle varie correnti politiche siamo oggi costretti a deliberare un bilancio alla fine del primo semestre dell’esercizio cui esso si riferisce; episodio così grave da caratterizzare da solo il malcostume amministrativo dell’Ente regionale, unico esempio nella storia politica del nostro Paese, e deliberiamo quindi, intempestivamente e senza proficuità. Per le irregolarità dell’iter parlamentare, per la povertà del programma esposto, per lo scarso rispetto agli interessi della Sicilia, questo progetto di bilancio non può riscuotere l’assenso di quanti in questa Assemblea sentono il peso e la responsabilità di rappresentare e di amministrare la comunità regionale. Così avendo parlato, abbiamo creduto di compiere il nostro dovere nei confronti dell’elettorato che ci aveva concesso la sua fiducia. (Applausi a destra)
PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l ’onorevole Zappalà. Ne ha facoltà.
ZAPPALA’. Signor Presidente, onorevoli colleghi, affronterò i problemi che riguardano il settore del turismo, dello spettacolo, dello sport.
Il bilancio che il Governo' ci presenta quest’anno negli stati di previsione della entrata e della spesa merita un apprezzamento di non poco rilievo. Un fatto innovativo è quello della nuova impostazione dell’articolato delle varie rubriche in dipendenza dell’approvazione della legge che ha modificato la tradizionale struttura dell’ordinamento amministrativo della Regione
Altro lato importante è quello dell’aumento della spesa con riguardo alla parte straordinaria dei settori di interesse produttivistico, in special modo l ’industria, i lavori pubblici, la agricoltura, le foreste. Se per tali attività il Governo, attraverso le poste di bilancio, ha evidenziato il proprio indirizzo programmati- co per un maggiore impulso e incremento dello sviluppo economico dell’Isola non altrettanto si può dire per il settore del turismo, spettacolo e sport. Quest’ultima attività poi è stata completamente ignorata e poco riguardata. Basti pensare che solo 450 milioni di lire sono stati dedicati al settore del Turismo e 235 milioni per tuttte le attività sportive.
E’ semplicemente inconcepibile che nella nostra Regione, dopo l’abrogazione della legge numero 7, non si sia ancora attuato alcun provvedimento legislativo che disciplini e regolamenti l’incoraggiamento ed il potenziamento delle attività sportive, fenomeno molto sentito e sviluppato nelle altre regioni di Italia e presso tutte le Nazioni. Basti pensare a quello che spende la Russia per le attività sportive e quali risultati per ogni competizione internazionale conquista. Se l’Italia oggi si va avviando ad un livello discreto per numeri di rappresentanti, quantitativamente e qualitativamente preparati alle varie competizioni internazionali sportive, la Sicilia nella Nazione rappresenta la cenerentola dello sport. Ciò va addebbiato alla mancanza di scuole preparatorie per l’atletica, alla deficienza di 'attrezzature sportive, alla mancanza di campi, palestre, piscine.
La Sicilia, che si trova per ragioni naturali nella zona più ideale geograficamente per la preparazione e formazione atletica dei giovani, e ciò in dipendenza del clima mite e della stagione calda più lunga delle altre regioni
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d’Italia, è la più mortificata nelle competizioni agonistiche e nelle varie branche dello sport per la scarsa preparazione dei suoi atleti che risentono della mancanza di appropriate scuole, di appropriate ed idonee palestre.
Forse che la Sicilia difetta di1 elementi fisicamente idonei all’esercizio dello sport competitivo? No, di certo, non sono i giovani che mancano, anzi si può senza tema affermare che disponiamo di una grande massa di gio-
j vani fisicamente perfetti che potrebbero competere con i migliori uomini della atletica di tutto il mondo se avessimo la possibilità di
; istruirli ed allenarli. Sono le scuole che mancano, le attrezzature sportive, i mezzi finanziari necessari per l’organizzazione delle va-
Irie manifestazioni1 a carattere regionale, nazionale ed internazionale.
Mi permetto, pertanto, onorevole Assessore al turismo e allo sport, rivolgermi a lei che
; in questo nuovo incarico ha profuso non solo la intelligenza, ma l’esperienza di uomo di governo e che ha affrontato veramente il problema con molta serietà in tutta la branca. Siamo all’inizio e noi ci auguriamo, vogliamo
■ sperare che questo suo impulso, questa sua attività possa darci i frutti che la Sicilia si attende e che merita. E mi permetto, pertanto, di proporre che venga ripristinato il capitolo
| in bilancio che prevedeva la erogazione di contributi ad enti e società sportive riconosciute e dichiarate idonee dalle varie federazioni
i degli sport per manifestazioni competitive, e i per la creazione di scuole regionali e provin
ciali di atletica leggera, di ginnastica, di ski, di tennis, nuoto, di scherma e di atletica pesante.
Come è indispensabile inoltre che si crei un I fondo di rotazione con opposito disegno di leg- ; §e, che preveda la concessione di mutui per at- ì trezzature sportive; ad esempio potremmo be- i nissimo creare una scuola del nuoto in una pi- ; scina fornita naturalmente d’acqua calda
quella di Vulcano nelle Eolie, dove possono concentrarsi tutti gli atleti della Sicilia, in determinati periodi dell’anno e per l’istruzio- ne e per il perfezionamento dello stile e per
preparazione alle competizioni.In Sicilia potremmo iniziare, prima che in
tutte le altre parti d’Italia, l’attività natatoria già in primavera perchè abbiamo la stagione
; che si presta perfettamente, quindi saremmo 111 una posizione di privilegio, e così dicasi Per la scuola di ski. Noi trascuriamo la nostra
montagna, il nostro Vulcano che in Italia rappresenta la cosa più preziosa nel campo della attrattiva turistica.
Non abbiamo neppure una scuola regionale di ski anche se c’è la possibilità di iniziare gli allenamenti ai primi di dicembre e terminare in maggio, cosa che non avviene in altre località, e con il vantaggio di raggiungere i centri abitati in soli 20 minuti. Mentre nella Val d’Aosta e nel settentrione d’Italia sorgono i villaggi turistici e le scuole di ski nelle stazioni per sport invernali, noi qui, tranne qualche manifestazione sporadica, di cui una importante è la « tre giorni dèll’Etna », che è gara internazionale, non abbiamo ancora niente e non abbiamo potenziato questo settore sportivo che è molto interessante. Così dicasi per lo spettacolo. Ad eccezione dei due massimi teatri lirici, quello di Palermo e quello di Catania, dedichiamo ben poco alle manifestazioni liriche e concertistiche. E dire che queste manifestazioni assorbono parecchia mano d’opera; e, se dal punto di vista sociale faremmo un bene nel potenziare questo settore di attività, dal punto di vista turistico costituiremmo in modo indiscusso, un grande richiamo per le masse turistiche che vengono in Sicilia.
Chiediamo, quindi, al Governo di dedicare maggiore attenzione anche al settore dello spettacolo nell’interesse sia dei teatri sia delle cooperative che esistono nel settore e che svolgono la loro attività presso i centri minori nelle stagioni estive con concerti e con o- pere.
C ALT ABI ANO. La rubrica del turismo è esigua. Nel passato c’era di più.
ZAPPALA’. Il turismo, da manifestazione sporadica di singoli avventurosi, è oggi divenuto aspirazione di tutti, una necessità u- niversale, un bisogno fisiopsichico di evasione dal ritmo incalzante della vita moderna.
Quale manifestazione spontanea dello sviluppo economico e sociale della società, il turismo è oggi un fenomeno collettivo che richiede la massima attenzione e preoccupazione degli organi pubblici responsabili.
Esso, attraverso il continuo avvicendarsi di persone che provoca, è al disopra delle conseguenze economiche, un fattore che contribuisce alla umana conoscenza; agisce come « iniziazione al mondo », facilita, quale agente
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IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962
di pace, incontri, dissipa idee preconcette, stimola la comprensione fra uomini appartenenti a differenti sistemi, razze e religioni. Il miglioramento del tenore di vita, l’esigenza dei popoli di muoversi per incontrarsi, conoscersi, e giudicarsi, l’evoluzione dei mezzi di trasporto, in specie di quelli aerei, che accorciando le distanze, consentono facili spostamenti, hanno moltiplicato la mobilità degli uomini, hanno ridotto le ore di lavoro, consentono più lunghi periodi di ferie.
Vasti sono gli aspetti sociali del turismo, ma pure d’incalcolabile e straordinaria importanza sono i suoi aspetti economici.
Il turismo, infatti, col suo apporto valutario attuale di circa 500 miliardi annui costituisce per l ’Italia una delle ragioni principali della eccedenza attiva della bilancia dei pagamenti, ed un elemento valido della sua stabilità monetaria. In un paese come il nostro, non provveduto di abbondanti materie prime e di prodotti di base, tale apporto è indispensabile per la sua salvaguardia finanziaria e per le sue relazioni con l’Estero.
Per intendere la portata del fenomeno turistico e fruire dei suoi molteplici benefici, occorre considerarlo nella sua interezza, aggiornando le vecchie tradizioni ai sostanziali mutamenti che sono derivati dalla sua nuova concezione.
Il turismo rappresenta uno strumento essenziale per il sollevamento economico e sociale della Sicilia, fra le cui più importanti risorse — per il suo basso tasso di sviluppo industriale ed il suo particolare tipo di ambiente geofisico adatto al soggiorno turistico — viene appunto ravvisata la predisposizione alla valorizzazione turistica.
Il turismo è una fonte economica di primo piano e può costituire per la nostra Regione ■una reale forza equilibratrice e di impulso per tutti gli altri settori economici nello stesso tempo in cui il suo incremento può avvantaggiare l ’intera nazione poiché l’economia nazionale è integrativa e compensativa.
Il Governo regionale deve incoraggiare — con un intervento sempre più fattivo — tutte le iniziative turistiche — da qualunque parte esse vengano — intese alla valorizzazione dell’Isola la quale sulla industrializzazione e sul turismo deve puntare sempre di più per compensare gli inconvenienti insiti nelle sue modeste risorse naturali e nel costante incremento demografico.
E appunto per la .soluzione della piaga della disoccupazione l’incremento turistico può comportare largo impiego di manodopera sia direttamente in quanto settore scarsamente suscettibile di meccanizzazione, sia indirettamente per le attività economiche che esso è in grado di stimolare.
Inquadrare l’aspetto economico di questo fenomeno in una concezione sempre più vasta di ordine sociale significa attendere dal suo sviluppo il rafforzamento del prestigio che la nostra Regione può raggiungere attraverso il civismo dei suoi abitanti, un migliore svolgimento della sua vita sociale, l ’organizzazione della sua attrezzatura ricettiva, la ricchezza delle sue bellezze naturali, la varietà e l’incomparabile magnificenza dei suoi tesori d’arte. E sono innumerevoli le testimonianze delle insigni civiltà che si sono succedute nell’Isola attraverso i secoli lasciando tanta copia di monumenti che —■ giustamente si è detto — è quasi doveroso visitare almeno una volta nella vita.
Le favorevoli previsione per il futuro, anche in considerazione dell’attuazione del Mercato comune e l’estendersi dell’interesse ai viaggi, in strati sempre più vasti della popolazione, sono elementi che debbono essere vagliati, considerati e studiati — con l’ausilio di apposite ricerche di mercato — al fine di ricavarne dei dati sui quali basarsi per la predisposizione di mi « piano » di valorizzazione di tutte le possibilità e risorse turistiche siciliane. Per un armonico sviluppo del turismo nell ’Isola un tale piano deve essere impostato su basi realistiche, deve prevedere una distribuzione delle attrezzature e degli impianti lungo tutto il territorio della Regione con la possibilità di allargare l ’area turisticamente utile a località che realmente — previa una opportuna sistemazione delle infrastrutture — meritino di essere valorizzate o potenziate mediante una attrezzatura ricettiva adeguata che va dall’albergo ai campi sportivi, dai pubblici esercizi ai locali1 caratteristici in modo conforme alle condizioni ambientali e a quelle della clientela che si intende accogliere.
La predisposizione del piano implica necessariamente l’impostazione dei problemi della bassa stagione, dei prezzi, della propaganda e del coordinamento delle manifestazioni.
Risultati positivi e prospettive di un sempre migliore sviluppo si potranno avere soltanto se guidati da una visione moderna, or-
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XV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962
ganica, razionale e se vi sarà collaborazione fra tutti gli operatori delle categorie variamente interessate al turismo fra i quali è loStato.
Ogni problema deve essere esaminato in ogni suo aspetto ed affrontato perchè tutta la organizzazione turistica isolana venga ridimensionata ed aggiornata, non dimenticando le possibilità future del nostro mondo in continuo sviluppo.
Nella predisposizione del piano occorre tener presente che il turismo è un fenomeno unitariamente omogeneo, ma analiticamente complesso ed è perciò indispensabile, al fine di fruire di tutti i suoi benefìci, procedere ad un esame completo e dettagliato di tutti gli elementi che lo compongono e tenere in debito conto tutti i suoi aspetti.
Il turismo è una voce troppo importante per la ripresa economico-sociale della nostra Isola. Se vogliamo svolgere un’attività veramente tesa alla produzione del turismo ed alla acquisizione della clientela nazionale e internazionale dobbiamo agire, e con praticità, evitando le vecchie formule, tendendo alla ricerca, al riconoscimento ed alla correzione di tutti i difetti capaci di danneggiare o,' comunque, di intralciare le legittime nostre aspirazioni e realizzazioni future, esaltando tutte le nostre capacità e possibilità, avendo di mira la felice convergenza di tutti i mezzi e di tutti gli sforzi per un risultato terminale di miglioramento e di sviluppo effettivo, reale della nostra società.
L’odierno progresso della tecnica, consentendo uno sviluppo gigantesco dei mezzi meccanici di locomozione, ha ridotto al minimo gli ostacoli dello spazio e del temDO e permette di sorvolare e di percorrere distanze, fino a poco tempo fa ritenute insormontabili, con mezzi esternamente rapidi, agevoli, economici. Questo fenomemo, unitamente alle mutate, Più favorevoli condizioni sociali ed economiche delle masse, ha contribuito a fare del turismo un fenomeno universale, trasformando h mondo intero in un campo turistico unico cd accessibile. Esso è riuscito ad incanalare verso regioni ancora quasi ignorate un flusso sempre più numeroso di turisti.
E’ ormai scomparso, o quasi, il vecchio tipo di turista solitario, dotato di rilevanti disponibilità economiche, fedele allo stesso albergo, allo stesso ristorante, con soggiorni abbastanza lunghi. All’apporto di questo turista
deve indubbiamente molto la nostra attrezzatura turistica alberghiera di un certo tono.
Ora, però, con il configurarsi del turismo moderno, al suo posto è subentrato un gran numero di turisti provenienti da differenti strati sociali ed economici, di limitate disponibilità, i quali si fermano dove meglio conviene ed ogni anno si recano in posti nuovi semplicemente orgogliosi di una cultura .commi-
usurata al numero delle località visitate. Tale mutamento di1 indirizzo impone la necessità di assicurare il continuo ricambio di quel tipo di turista di qualità con il turista economicamente più debole ma quantitativamente più forte.
La partecipazione al turismo delle categorie meno abbienti ha dato luogo ad una particolare classificazione del fenomeno nei suoi aspetti e nelle sue strutture, quella del turismo sociale.
Per turismo sociale deve intendersi funzione di socialità applicata al turismo. Il diritto del lavoratore — artefice oscuro della ricchezza della nazione — di partecipare, attraverso il turismo, ai beni della storia, dell’arte e delle bellezze del mondo impegna gli organi responsabili a far si che le attività turistiche siano sempre più ricche di contenuto, di finalità e contribuiscano veramente all’umana elevazione, materiale, morale e religiosa.
Turismo sociale deve significare elevamento dell’èducazione e diffusione della cultura tra il popolo; esso comporta ripercussioni benefiche nel campo sociale ed economico per la possibilità che offre alle masse di arricchire la loro cultura di nuovo sapere, di nuove esperienze, di nuove risorse, mentre concorre allo sviluppo dei piani alberghieri. Il guadagno, infatti, che può offrire un cliente facoltoso si può ben raggiungere servendo più clienti non facoltosi. Il turismo di massa, con la sua domanda, investe più largamente il sistema economico ed ha effetti più diffusivi, più distribuiti del turismo cosiddetto qualificato.
Il turismo interno è divenuto, oggi, con i valori statistici a cui dà luogo, un fenomeno di grande importanza per i suoi effetti economici oltrecchè sociali. Esistono località ove il turista straniero è quasi sconosciuto, le quali tuttavia dispongono di attrezzature che per effetto, appunto del movimento interno, si vanno costantemente perfezionando; vi sono stazioni termali frequentate esclusivamente
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dalla clientela nazionale e che, grazie ad essa, sono riuscite a conquistare una risonanza che ha ormai superato i limiti regionali.
La maggior parte delle località turistiche si è affermata principalmente per l ’interesse mostrato dal turismo interno, che ha indotto sia L’iniziativa privata a sempre nuovi e cospicui investimenti e alla costituzione di una buona ricettività, sia gli Enti pubblici ad eseguire le opere di infrastrutture necessarie. In conseguenza di questa metodica opera, paesi e villaggi senza risorsa alcuna hanno gradualmente trasformato la loro fisionomia, realizzando un soddisfacente tenore di vita.
Il turismo interno, oltre a creare i presupposti basilari per la formazione turistica di molte località, assume per la economia nazionale una funzione equilibratrice e di ridistribuzione della ricchezza. I turisti nazionali, infatti, abbandonando le loro sedi di produzione del reddito ed affluendo alle sedi di soggiorno turistico e, quindi, di spesa turistica, causano uno spostamento di consumi all’interno del territorio nazionale. Oggi un quarto circa della popolazione italiana soggiorna, annualmente, in alberghi e un’altra parte non determinabile si muove ed utilizza case di amici, affitta camere, camping, colonie estive, ostelli, etc.; tale fenomeno si mostra già come base del nostro movimento turistico.
Dobbiamo pur considerare che in Italia con il crescente sviluppo del turismo sociale, tutti i lavoratori appartenenti ai vari settori di produzione, che con le loro famiglie sono stati calcolati in circa 34 milioni di persone, potranno dar luogo ad un più vasto movimento turistico, che, con una propaganda razionalmente impostata e con una politica turistica sana, potrà vitalizzare il turismo interno, assicurando la massima utilizzazione dei nostri impianti e, quindi, un maggior rendimento degli stessi che ci metterà in migliore condizioni competitive.
E la Sicilia, in un piano di valorizzazione interna, ha la possibilità di giocare un ruolo importante, anzi determinante, per il multiforme aspetto delle sue prerogative turistiche, per il suo clima, le sue bellezze naturali e le sue testimonianze storiche, delle quali abbiamo le più eloquenti tracce, dalla vita dell’uomo preistorico di cui esistono interi villaggi e abitazioni — vedi le Cave di Ispica — ai monumenti dell’antica Grecia. Incanalare le correnti del turismo interno verso la Sicilia si
gnificherebbe poter neutralizzare la propaganda turistica estera che sul piano internazionale fa sentire sempre più le sue possibilità concorrenziali, con un’offerta che, in quanto connessa a quel tipo di soddisfazione particolare dell’espatrio, gode, sul mercato turistico interno, di una specie di monopolio psicologico nei confronti dell’ofTerta nazionale.
Migliorare, valorizzare fattivamente, con opere non con promesse inutili il turismo siciliano, significherebbe avvantaggiare di nuovi motivi di attrazione il turismo nazionale, con tutti i suoi benefici economici oltre che valutari in quanto eviterebbe un corrispondente turismo dei. connazionali all’estero con la conseguente uscita delle nostre riserve valutarie.
Il recente sviluppo del turismo ha imposto, negli ultimi anni, e non solo in Sicilia, un urgente potenziamento della rete degli alberghi di media categoria, dotati di moderni impianti, ma accessibili per il modico prezzo alle categorie meno abbienti; degli alberghetti del tipo a conduzione familiare nei piccoli centri; dei piccoli alberghi di tappa lungo le strade di comunicazione. E tanto, non solo con la creazione di nuovi esercizi, ma anche con un adattamento ed un rimodernamento di quelli esistenti. L’attuale grado di civiltà e lo sviluppo assunto dal turismo richiederebbero che ogni città, ogni centro abitato fosse dotato di un albergo semplice, pulito, decoroso, moderno, per le possibilità che questo ha di agevolare il turismo nella sua alta funzione sociale ed economica e di svolgere, quindi, un servizio di pubblica utilità.
In Sicilia esistono 1.048 esercizi alberghieri con 14.153 comere, 24.045 letti, e 5.170 bagni appena. (A questo ultimo dato viene attribuito l’indice di efficienza dell’attrezzatura). Lo adeguamento del patrimonio alberghiero attuale, che in verità non può dirsi sufficiente nè tampoco confortante, è stato realizzato con erogazioni che vanno oltre i 7 miliardi di lire, tra contributi, mutui e costruzioni dirette, con fondi provenienti dal credito alberghiero siciliano, dal Fondo di solidarietà alberghiera ed, in piccola parte, dalla Cassa del Mezzogiorno e dallo Stato.
Vi è stato però, come presupposto, uno sforzo dell’iniziativa privata, unica valida struttura che costituisce il tessuto connettivo della organizzazione turistica e riesce a concretare ed a sviluppare il turismo sul piano economico,
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a condizione che venga validamente affiancata da una oculata azione ed organizzazione degli enti pubblici interessati. Se l’industria della ricettività dà un certo margine di utile, è da puntualizzare che molti dei capitali privati, se non opportunamente invogliati, potrebbero, anzi potranno, essere indirizzati verso altri settori, in quanto il privato non ha il dovere,
; come gli enti pubblici di tenere presenti i vantaggi connessi all’attività turistica.
L’intervento pubblico nelle sue multiformi possibilità, deve costituire in questo settore il necessario stimolo ed incoraggiamento alla iniziativa privata. Il denaro pubblico investito nel settore turistico si riversa per più rivoli e coraggio sull’intera economia, in quanto si risolve, prima o dopo, a benefìcio totale dello ambiente in cui opera, rendendolo più idoneo a ricevere un più vasto e qualificato movimento di turisti.
Urge potenziare il complesso di ricettività siciliana. Tale potenziamento, da effettuare in relazione ad un preordinato piano organico, dipende naturalmente dalla previsione di reddito dei capitali da investire; ed il reddito potrà ritenersi sufficiente soltanto se il flusso dei turisti si estenderà a stagioni abbastanza lunghe. Infatti, la stagionalità accentuata e la brevità della durata media del soggiorno, sono causa di alti costi e di insufficienti e irregolari servizi ricettivi. Dobbiamo puntare, oltre che sulle attrattive naturali e culturali, sulle condizioni climatiche della Sicilia, che rappresentano potenzialmente un valido motivo di richiamo e consentono di prolungare la stagione turistica anche ai mesi invernali.
La soavità del nostro clima è sfruttabile turisticamente per tutto l’anno, il che costituisce, senza dubbio, una grazia negata alla maggior parte dei luoghi della terra. Alla classica Primavera siciliana e all’Estate in Sicilia dobbiamo aggiungere l ’inverno in Sicilia. E’ importante fare conoscere con una buona azione pubblicitaria i vantaggi del turismo invera le in Sicilia e favorirlo con accorgimenti ed agevolazioni che per il turismo internazionale equivalgono ad un miglioramento del cambio reale, sia da parte della Regione che ha parte dello Stato.
Il turismo siciliano, nelle sue vaste possibilità, pone nuove prospettive di incremento a benefìcio di tutto il turismo nazionale in quanto è destinato ad assumere la funzione hel prolungamento della stagione turistica e
a presentare nuovi fascinosi elementi di richiamo sul mercato nazionale ed internazionale. Il potenziamento del turismo siciliano ha un immediato interesse regionale, assumendo nel contempo, l’aspetto di interesse a carattere nazionale.
E’ indispensabile mia gradualità negli investimenti dedicati al settore alberghiero, perchè questo si evolva in stretta armonia e parallelamente alla evoluzione delle infrastrutture del turismo e ciò perchè non si creino dannosi squilibri ed invece si faccia in modo di far convergere univocamente e tempestivamente tutti gli elementi atti a soddisfare le necessità dello afflusso turìstico. Urge concentrare ogni impegno con visione lungimirante, rivedendo sin dalle fondamenta programmi e strutture, nel compimento' tempestivo di quella immensa mole di opere pubbliche, delle quali la nostra regione, malgrado le vaste opere già effettuate in pochi anni di autonomia, ha ancora bisogno. Si tratta di quelle infrastrutture che si chiamano turistiche, ma che potrebbero definirsi talvolta civili, in quanto atte a consentire una vita sociale adeguata alle moderne esigenze civili e che dovrebbero anticipare e predisporre lo sviluppo turistico, vie di comunicazione, mezzi di comunicazione, acquedotti, lavori di bonifica, etc. Sono le molte cose che, pur non essendo turistiche per definizione, hanno tuttavia una coincidenza di interessi col turismo, in quanto penetrano in profondità nella vita e nello sviluppo del turismo, tanto da condizionare addirittura l’esistenza. La Sicilia ha raggiunto nel campo del turismo una certa posizione, grazie alla volontà e agli sforzi del suo Governo regionale, malgrado lo Stato non abbia più confermato, contro gii evidenti interessi dell’intera nazione, le tradizionali agevolazioni, nè abbia tempestivamente aggiornato strade e mezzi marittimi con la conseguenza di instradare verso altre rotte il flusso turistico, con una azione che potrebbe definirsi, a ragione, non soltanto agnostica, ma anche negativa. L’autostrada del Sole ne è un esempio. Il tratto di questa, che va da Salerno a Reggio Calabria, sarebbe stato indubbiamente molto più urgente dei tratti già realizzati nell’Italia centro settentrionale che disponeva già di una buona rete auto stradale. Il turista, prima di muoversi, si domanda oggi come riuscirà a fare il suo
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viaggio in Sicilia. Egli, di fronte alla incognita che rappresenta un viaggio sulle non certo consigliabili strade della Calabria, pur allettato dalle mille prospettive di godimento di un soggiorno in Sicilia, preferisce non rischiare e non viene da noi.
E' improcrastinabile che lo Stato affianchi lo sforzo della Regione, inteso a creare quel complesso di opere atte ad accelerare una buona, cosciente politica turistica. Occorre impegnare lo Stato con una appropriata è decisa linea politica perchè intervenga attivamente ed urgentemente ad agevolare la nostra azione. E non solo lo Stato, ma tutti gli enti interessati, dalla Regione alle province, ai comuni, debbono impegnarsi nella revisione e nella costruzione di una rete autostradale accessibile a tutte le località, se si vuole richiamare in Sicilia buona parte del turismo motorizzato, il quale costituisce più del 70 per cento dell’attuale movimento turistico.
Fra le infrastrutture indispensabili ed urgenti, possiamo ben considerare la creazione di una coscienza turistica. Prima di creare o lanciare un nuovo centro turistico occorre una buona opera, diretta alla normale e naturale maturazione psicologica e mentale delle popolazioni di quella località per vivificare in essa il concetto di ospitalità. Questo non è nuovo nella nostra storia ma affonda le sue radici nel sacro diritto romano della ospitalità ed ha resistito e perdura fino ai nostri giorni col carattere di generica obbligazione morale.
Occorre vivificare questo senso altamente civico, questa coscienza turistica intesa a far comprendere a tutti, specie al popolo più minuto, che i turisti sono ospiti graditi ed utili da rispettare e da accogliere cordialmente, e non dei limoni da spremere.
La preferenza per una località dotata di attrattive naturali capaci di soddisfare i bisogni di riposo e di svago piuttosto che per una altra, è determinata in modo prevalente dalle impressioni e dalle esperienze favorevoli, specie quelle attinenti ai contatti personali, come l’ospitalità e la gentilezza della sua popolazione.
Queste qualità, che fanno parte del patrimonio turistico di una località così come il clima, le bellezze naturali ed artistiche e possono essere considerate come un vero e proprio fattore economico, contribuiscono a pro
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muovere e ad incrementare le correnti turistiche.
Il turista giudica un paese dalle impressioni e dalle esperienze ricevute dall’ambiente principalmente attraverso i contatti personali avuti con la gente del luogo. Egli, infatti, desidera conoscere il paese in cui soggiorna nella sua realtà presente e, perciò, attraverso i contatti personali, cerca di apprendere le nozioni che desidera avere sulla vita sociale e sul fervore delle sue iniziative. Dobbiamo adoperarci con ogni mezzo per rendere più vivo in Sicilia il senso cordiale dell’ospitalità delle nostre popolazioni, rendendo cosciente ciascun cittadino che egli è pure responsabile dell’annata turistica ed è quindi responsabile delle perdite, dei guadagni, del mancato lucro in un settore tanto importante della nostra economia, che è pure responsabile di ciò che il turista straniero andrà dicendo della nostra terra al suo rientro in patria.
Per la creazione di una educazione, coscienza e cultura turistica nei giovani è stata creata in Sicilia una catena di alberghi per la gioventù che costituiscono una forma di turismo destinata a creare un prezioso focolaio di penetrazione e diffusione. Questi alberghi per lo stile architettonico, per i posti incantevoli in cui sono aperti, per le loro prospettive di sviluppo possono ben costituire un vanto della Sicilia, che può stare con dignità accanto alle più progredite nazioni in fatto di turismo giovanile e che, pertanto, assume l’obbligo morale di continuare a sviluppare questo tipo di turismo socialmente e particolarmente interessante.
Il turismo non è e non deve essere ed, in ogni caso, non va ridotto a materia di sagre domenicali, di fiaccolate, di fuochi di artificio, di festeggiamenti folkloristici.
Il turismo è una voce importantissima e determinante per la rinascita della Sicilia ed è, quindi, una attività che bisogna affrontare con una visione nuova a carattere produttivistico, a carattere funzionale, con metodo scientifico. Il turismo, per l’importanza che riveste per tutti i settori della vita siciliana, anche in vista degli impegni nazionali del MEC e della concorrenza nazionale ed internazionale, richiede, come fatto nuovo, una politica nuova, una politica di avanguardia, dinamica, di coraggio. E per politica nuova vogliamo inten
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IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 Dicembre 1962
dere non solo la predisposizione di un insieme di provvedimenti e di opere che veda impegnati gli organi di Governo e coordinata razione dei vari enti ed organismi operanti nel settore, ma anche l ’organizzazione univoca di tutti gli operatori che variamente intervengono nel settore turistico.
Occorre un’azione comune, una cosciente organizzazione ed il collegamento di tutti quanti intervengono nel vasto campo di interessi che comporta il fenomeno turistico dei vari enti, dall’albergatore, all’agente di viaggio, ed al vettore, al fine di comprendere, concertare, studiare, valutare ed orientare con visione unitaria e coordinatrice ogni iniziativa, ogni azione, diretta ad armonizzare i tempi di lavoro, sfruttare ogni congiuntura favorevole, attivare i periodi di bassa stagione ed impostare vari altri problemi come quello del turismo sociale; una politica pratica che si proponga di risolvere ogni problema che si presenta, dalla ricerca del turista nella sua residenza e, dopo, al suo soggiorno nelle nostre località fino al suo rientro in patria, in modo da lasciargli un senso di benessere tale da farlo tornare e da indurre i suoi amici a fare un interessante, istruttivo e variamente piacevole viaggio in Sicilia.
Per una politica turistica a largo respiro, così come per i necessari investimenti a lungo termine, occorre basarsi su appropriate ricerche di mercato. Queste hanno la funzione di procurare agli organi responsabili sufficienti informazioni che consentano di dirigere intelligentemente ed efficientemente la distribuzione, la pubblicità e gli sforzi tendenti a promuovere una organizzazione turistica scientificamente predisposta. Adeguate ricerche debbono essere alla base di ogni ponderata decisione.
Queste aiuteranno a studiare e comprendere i fattori dipendenti dai nostri bisogni, le attrazioni ed i servizi di cui disponiamo, le nostre risorse, la natura dei prodotti che possiamo offrire; ci aiuteranno ad accertare la nostra capacità turistica ed a provvedere ad adeguate e<! opportune facilitazioni e servizi, a formulare, insomma, una sana politica tendente a 1 chiamare e trattenere una sempre maggiore corrente di turisti nazionali e stranieri.
H turismo si presenta come una industria polivalente che lungi dal danneggiare, in ra- fpone di quel fenomeno che viene tecnicamen
te chiamato l’equilibrio concorrenziale dei settori economici, può vitalizzare tutte le altre industrie di tipo tradizionale.
Industrializzazione in Sicilia non deve necessariamente significare il forzare un ambiente in settoi’i in cui non sempre possono ottenersi risultati economicamente validi; tale indirizzo in Sicilia può rivolgersi verso questo particolare tipo di industria che non è certo meno redditizio delle altre tradizionali, mentre può apportare benefici effetti a tutti i settori dell’economia, dalla produzione alla distribuzione, ai servizi, al consumo e promuovere nel contempo altre valide iniziative. Tale industria si presenta nel mercato interno quale fattore esogeno capace di alterarne la struttura e la dinamica.
L ’afflusso di una corrente turistica in una determinata area provoca una variazione sia quantitativa che qualitativa della domanda di beni di servizio. Tale domanda, infatti, essendo relativa ad usi e costumi particolari, si presenta nel mercato come domanda aggiuntiva nuova e pertanto modificativa che, nel volgere del tempo, promuove l’organizzazione di un’offerta di beni e servizi mediante il sorgere di nuove iniziative industriali. Queste in Sicilia possono essere diverse dagli impianti tradizionali e pletorici in cui si dibatte la nostra difficile politica industriale. Il nuovo indirizzo di siffatte iniziative è capace, peraltro, di intervenire in prosieguo di tempo per il naturale evolversi delle preferenze e, per la legge di imitazione, ad una modifica ed in ogni caso ad un ampliamento della domanda locale. Un conseguente ampliamento delle possibilità industriali isolane non può essere che una auspicabile nuova fonte di ricchezza da inquadrare in una visione più ampia delle possibilità economiche isolane cui dobbiamo tendere. E gli effetti economici positivi saranno ancora più evidenti se si considera il vasto contributo immediato alla soluzione del grave annoso problema della disoccupazione in. Sicilia.
Per attrarre e trattenere con vari e sempre nuovi motivi di richiamo, un crescente flusso di turisti nazionali e stranieri è indispensabile la predisposizione oculata di un piano organico che preveda la dislocazione e quindi, lo sviluppo lungo tutto il territorio dell’Isola, di una catena di località turistiche adeguate.
L e . località ed i centri turistici hanno la funzione, rispetto all’intero mercato regiona
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le, di concentrare la domanda turistica; ma gli effetti economici di questa domanda si diffondono poi in ogni canale dell’economia di tutto il territorio, poiché si mette in moto un meccanismo moltiplicatore che è di enorme importanza benefica sull’andamento della intera economia regionale e nazionale.
Studi compiuti dall’United States partment of Commerce hanno rilevato che la spesa effettuata dai turisti assume effetti benefici moltiplicatori che variano come entità a seconda dello stato della economia del Paese in cui essa viene effettuata. La spesa turistica effettuata nei Paesi sottosviluppati si moltiplica in ragione di anno per circa 3-4 volte, costituendo in tal modo un valido e forte stimolo per la loro economia. Ciò significa che ogni 100 dollari spesi dai turisti in uno di questi paesi risulteranno almeno 300-400 dollari in aggiunta alla economia del paese stesso. Nei paesi invece a più alto sviluppo, questo fattore moltiplicatore assume il valore di decuplicatore; nel senso che ogni dollaro speso dai turisti in uno di questi paesi si moltiplicherà costituendo un impulso economico di dieci dollari.
Si tratta di rilevazioni condotte con crite^ rio di osservazioni scientifiche che ci debbono far soffermare ancora di più sulla importanza che il turismo può assumere per l’auspicato sviluppo della economia siciliana.
Una provvida legislazione si è proposta di promuovere lo sviluppo ed il miglioramento delle condizioni di' ricettività della Regione, sia mediante costruzione diretta che con sovvenzioni e finanziamenti ad enti e privati, per rimpianto, il ri ammodernamento o l’ampliamento di alberghi, rifugi, alberghi diurni, posti di ristoro, villaggi turistici, campeggi, tendopoli. _
Tale legislazione è una conquista, un passo avanti per il suo carattere di intervento finanziario in quanto ”mira ad adeguare i "mezzi disponibili alle esigenze regionali, di- "sancorando nello stesso tempo il soddisfaci- "mento di esse dalle determinazioni dell’au- "torità del Governo centrale.” (progetto di legge 28 gennaio 1955, nmnero 3). Ma, purtroppo, per una parte, essa è stata deludente per la legittima aspirazione di quanti avrebbero voluto veder realizzato qualcosa di organico ed evoluto nel campo del credito turistico-alberghiero, forti della esperienza e della attività svolta e soprattutto consapevoli
delle realizzazioni che nel campo del credito il progresso ha suggerito ed altrove, come in Francia ed in Svizzera, ha reso possibile con larghezza di mezzi e di vedute e con una tecnica che sta- all’avanguardia come concezione dinamica e realizzatrice rispetto agli altri settori del credito. Bisogna tener presenti le modifiche, le innovazioni, i perfezionamenti suggeriti dalla evoluzione tecnica del credito, che non può prescindere dai principi della specializzazione e suddivisione. Occorre pensare una buona volta alla costituzione di un congegno di credito turistico-alberghiero concepito ed istituito con la capacità di contribuire, con una azione il più possibile snella, alla soluzione dei molti problemi Che si presentano nella varia vita dell’industria in esame. E ciò nell’intendimento di affrontare il problema nella sua vastità e complessità, con il principio fondamentale ed indispensabile di andare incontro a questa industria benemerita per apportarvi le migliorìe e i riammodernamenti rivolti alla soddisfazione di quel complesso di esigenze che, se realizzate, faranno dell’attrezzatura recettiva della nostra Regione, un elemento di sana civilità e di ospitale benessere.
Vorremmo qui semplicemente accennare ad un problema, sul quale pare utile soffermarsi nella impostazione di un congegno di credito turistico-alberghiero. Esso è quello della accessibilità al credito da parte delle più modeste aziende alberghiere attraverso la semplificazione del sistema delle garanzie. Il rapporto di garanzia tra l ’immobile oggetto del finanziamento ed il credito concesso — rapporto che oggi si aggira sul 50 per cento — potrebbe essere largamente migliorato se l’auspicato congegno creditizio prendesse come base operativa un piano preordinato a cui ogni progetto dovrebbe attenersi ed in funzione del quale potrebbe ricevere un aumento di valutazione in quanto comporterebbe accrescimento di previsioni reddituali. Se poi consideriamo l’assimilabilità dell’azienda alberghiera ai tradizionali ■ settori dell’industria, del commercio e della esportazione che nei recenti anni hanno ricevuto un decisivo impulso da una legislazione avveduta e lungimirante, possiamo bene impegnare la Regione a che intervenga nei finanziamenti all’industria turistica, anche per una integrazione a copertura del rischio dell’operazione, cosi
Resoconti Parlamentari 2905 — Assemblea Regionale Siciliana
IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 Dicembre 1962
come ad esempio vi interviene con la CRIAS,| (Cassa Regionale per le Imprese Artigiane in j Sicilia) nel credito d’impianto concesso dalla
Artigiancassa di Roma alle imprese artigiane,
||| in cui la Regione interviene prestando una ga
ranzia sussidiaria del 70 per cento. Attorno al nostro Paese la situazione turistica si va evolvendo rapidamente.
LA LOGGIA, Assessore al turismo ed ai trasporti. La garanzia è pericolosa.
ZAPPALA’. Una forma che snellisca tutto il sistema, che dia possibilità di attingere anche ad imprenditori di media portata.
LA LOGGIA,, Assessore al turismo ed ai trasporti. L ’impresa artigiana è una cosa, la impresa alberghiera un’altra.
BUTTAFUOCO. L ’onorevole Zappalà è raccomandato di ferro: è l’unico oratore che ha avuto la fortuna di essere ascoltato dall’Assessore del ramo.
ZAPPALA’. La pubblicità è l ’anima del tu- j risma non meno di quanto lo sia per il com
mercio. Il turista non si reca in un Paese del ! quale non ha sentito parlare, o dal quale non j è stato attratto. Egli si reca in una contrada ] sulla quale è stato informato o favorevolmente ::j impressionato da una pubblicità adeguata.
Le correnti turistiche si indirizzano verso ; quei paesi che hanno saputo meglio investire
a scopo turistico. I metodi della pubblicità j turistica, nella loro evoluzione, hanno calcato : le orme dei metodi della pubblicità di altrij campi che hanno, peraltro, saputo utilizzare : le nozioni della psicologia e della sociologia.| Per la estensione del turismo nella nostra
Regione è opportuno soffermarsi sull’esame j del comportamento turistico. I suoi fattori de- ! cisivi non sono infatti nè il bel paesaggio nè : la cultura contemporanea e passata, nè glij svaghi e le possibilità curative, nè i trasporti e ! gli alberghi con il loro costo e la loro efficien
za, nè le favorevoli agevolazioni. I fattori de- ; cisivi vanno cercati altrove: nella moda, opi-
nioni, umori, interessi, che, nel loro succedersi, sono da considerare i fattori, cosiddetti, Nazionali del comportamento turistico.
I primi costituiscono le premesse del turismo e COffie tali vanno pubblicizzati; i secondi sono
gli elementi più sensibili alla pubblicità che peraltro può influenzarli e stimolarli in quanto originano nella sfera delle emozioni umane. Il turista vive tra l ’immagine che si era fatta del Paese e la realtà che gli si presenta; la relazione tra i due fattori determina il suo giudizio sul Paese visitato. Questo sarà positivo nella misura in cui la realtà corrisponderà alla immagine previssuta. La pubblicità deve perciò indirizzarsi verso il mondo della immaginazione del turista, sulla base, beninteso, di una realtà concreta, la pubblicità deve stimolare i bisogni di ricreazione, di piacere e di cultura. A tale scopo è indispensabile ed essenziale aver , preventivamente nozioni sul mercato di domanda sul quale si intende agire, quali: reddito medio, vacanze, periodi festivi, mentalità turistica, costumi, preferenze.
Un piano pubblicitario non deve disconoscere che non esiste una forma generica o unica di turismo, perchè non vi è un turismo ma molte varietà di turismo; non un mercato turistico, ma diverse forme di esso; non un turista standard avente una predeterminata struttura mentale, gusti uniformi e medesimo potere di acquisto. Ogni forma di pubblicità deve essere concepita e determinata per ogni occasione e secondo il paese cui è diretta, e per ogni paese occorre avere idee chiare sugli strati sociali che intende raggiungere. Per ogni situazione deve essere condotta una specifica campagna con un senso di strategia che, come quella bellica, non ha regole precise, ma può assurgere alla dignità di arte.
Ogni regione ha i suoi panorami, il suo charme; bisogna offrire qualcosa di particolare nella competizione: un particolare ritmo di vita, libertà da vincoli sociali, notti lunghe e tanti altri fattori che psicologicamente hanno il loro peso determinante nella scelta da parte del turista potenziale. Poi a prescindere dai vari fattori di differenziazione di ogni singola località, che pure necessita fare rilevare, la pubblicità deve basarsi sui principi fondamentali della chiarezza di oggetto e della uniformità in maniera da evitare contraddizioni e creare invece l ’impressione che tutta la pubblicità della Regione faccia parte di un piano uniforme.
E’ essenziale a tale scopo coordinare l’azione dei vari enti e scaglionare le varie manifestazioni in periodi successivi in modo da evitare concomitanze e far si che il lavoro sia unifor
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me e che l ’attrezzatura ricettiva lavori per tutto l’anno e non sia vuota in alcuni periodi e di contro sovraffollata in altri. I vuoti costituiscono un passivo per l ’economia turistica e in maniera immediata per l ’industria alberghiera che non lavora per il magazzino. Infatti la prestazione approntata e non fruita in un giorno si deve considerare, in questa particolare industria, perduta.
L ’aspetto sociale e morale della pubblicità turistica è tanto importante quanto i risultati economici che essa aiuta a raggiungere. Una campagna pubblicitaria turistica svolge un ruolo istruttivo, etico e sociale, in quanto mentre informa, soddisfacendo il desiderio umano di conoscenza e di miglioramento, è il mezzo per abbattere le prevenzioni create da una malsana politica. Essa può essere, unitamente al fattore turismo, ima vera forza al servizio dell’umanità tutta. Il suo scopo deve essere quello di aiutare il turista ad ammirare, conoscere e giudicare, con pienezza di informazioni e su un terreno reale, la nostra Regione, i suoi costumi, i suoi abitanti, così come, nel vasto campo internazionale i paesi, i costumi e gli abitanti del mondo.
La pubblicità turistica è mi veicolo di civilizzazione, come ogni sana forma di pubblicità, purché onesta, veritiera, condotta con senso morale oltrecchè tecnico. Occorrono molti fondi per una campagna pubblicitaria basata su fattori economici, sociologici, psicologi, tecnici ed organizzata con ogni mezzo: depliants, radio, televisione, cinema, conferenze, giornali, etc. E’ opportuno, però, non' dimenticare che dobbiamo sì propagandare tutte le cose belle e buone di cui disponiamo, ma dobbiamo pure con coraggio e lealtà trasformare, migliorare i lati negativi e correggere fino alla loro eliminazione, i nostri difetti e le nostre insufficienze. Ed ora veniamo al turismo degli italiani allo estero. E concludo signor Presidente, sono stato abbastanza pesante perchè ho svolto una relazione che avevo preparata.
PRESIDENTE. Il suo intervento è stato veramente interessante.
ZAPPALA’. Un aspetto del turismo che ci interessa, non per puro piacere di dissertazione teorica ma per i sui riflessi pratici, è quello riguardante i rapporti del turismo con i nostri connazionali all’estero. Fra gli ita
liani all’estero i siciliani costituiscono, purtroppo, il nucleo più numeroso per il triste evolversi della situazione sociale, economica e politica della nostra Isola, turbata nei secoli passati e sino a pochi decenni fa da un malessere particolare e da una condizione di disagio, che non trova riscontro in altre regioni d’Italia. Uno dei motivi immediati è stato senza dubbio la pressione demografica alla quale per innumerevoli ragioni che possono trovare spiegazioni nella tormentata storia di questa nostra terra non si è adeguato il progresso delle attività isolane per il complesso delle condizioni strutturali e contingenti della economia regionale, che nell’ultimo ottocento aveva aggravato una situazione già cronica di disagio economico-sociale. Uno degli effetti sociali del turismo è quello di agevolare ed estendere la comprensione e le simpatie fra i popoli. Richiamando forti correnti di turisti stranieri arrechiamo indirettamente un beneficio ai nostri fratelli che hanno dovuto cercare altrove nuovi lidi per il proprio sostentamento. E questo beneficio sarà direttamente commisurato all’ammirazione che sapremo destare per la nostra vita, per le nostre istituzioni, per la nostra civiltà. Il turismo di oggi muove e sospinge una enorme migrazione di masse, fa sì che gli uomini si scambino e si incontrino per le stesse strade, arrivino sulla soglia delle case più remote, conoscano ogni grandezza e miseria umana, le più imponenti costruzioni e il più misero focolare. Il truismo, quale fattore precipuo di progresso e di elevazione dell’umanità, avvicina gli uomini fra di loro rendendo possibile, attraverso il diretto incontro, un contributo nobile a quella pace fra i popoli che oggi sembra ancora utopica. I rapporti stessi di cultura tra i popoli trovano nel turismo una maggiore e migliore possibilità per nuovi e più attivi scambi facendo si che l’esperienza morale e intellettuale dei vari popoli concorra, attraversò gli incontri, ad arricchire il patrimonio spirituale dell’umanità e a farci comprendere il valore umano della ricerca attuale di allargare i confini della nazione.
Lo straniero accolto nella migliore forma nella nostra Isola, il turista che è venuto a conoscerci in terra nostra e ha potuto apprezzare la nostra vita dì oggi, le nostre glorie passate, attraverso le vestigia di tante civiltà, la nostra operosità, tornando alle sue contrade non potrà che mostrarsi più amabile, più coro-
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prensivo. più aperto se incontra un nostro fratello all’estero e fargli sentire meno grave la nostalgia, il peso della lontananza dell’amata terra, abbandonata per bisogni di vita urgenti.
E se, attraverso il contributo del turismo, questi in terra straniera potrà sentire elogiare il Paese che gli ha dato i natali, decantarne il cielo, il sole, i monumenti di uria civiltà, che, in maniera multiforme, affonda — perchè no? — le sue glorie addirittura nella preistoria; se egli potrà trarre benefìcio da un ambiente resosi più cordiale, più vicino, allora sia benedetta l’opera di chi, comprendendo la portata sociale, oltrecchè economica di questo nuovo fenomeno turistico, si adopera per attirarne un sempre crescente flusso nella nostra Regione. (Applausi al centro)
PRESIDENTE. Avverto i presidenti dei gruppi parlamentari che sono convocati per le ore 16 di oggi unitamente al Presidente della Regione, presso l’ufficio del Presidente. La seduta è rinviata ad oggi, 19 dicembre
1962, alle ore 16,30 col seguente ordine del giorno :
A. — Comunicazioni.
B. — Discussione dei seguenti disegni dilegge:
1) «Istituzione in Sicilia di un Ente di diritto pubblico, denominato «Ente Regionale Sali Potassici » (E.R.S.P.) (485); «Istituzione dell’Azienda chimico-mineraria siciliana » (511); «Istituzione dell’Ente minerario siciliano » (588);
2) « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione Siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (655) (Seguito)-,
3) « Integrazioni e modifcazioni alla legge approvata nella seduta del 20 novembre 1962, recante: «Ordinamento del Governo e della Amministrazione centrale della Regione siciliana » (696);
4) « Istituzione di un Centro regionale di studi criminologici presso il manicomio giudiziario «Vittorio Madia» di Barcellona Pozzo di Gotto » (270);
5) « Modifiche alle leggi regionali 13 aprile 1959, ri. 14, e 15 dicembre 1959, n. 31 » (533);
6) « Erezione a Comune autonomo delle frazioni di Rometta Marea e S. Andrea del Comune di Rometta (Messina) sotto la denominazione di Remetta Marea » (57);
7) « Modifiche alle leggi regionali 28 luglio 1949, n. 39 e 18 aprile 1958, n. 12 » (534); (Trazzerò viabilità esterna, produzione energia elettrica - Clinica urologica dell’Università di Palermo - Zone industriali)
9) «Provvidenze per le aziende agricole danneggiate» (571); «Modifiche della legge 18 luglio, 1961, n. 11, concernente provvidenze per l’agricoltura» (574);
10) « Agevolazioni straordinarie per la gestione collettiva dei prodotti agricoli e zootecnici» (229);
11) « Agevolazioni fiscali alle cooperative agricole e loro consorzi » (569- 573/A) ;
12) « Istituzione dell’Istituto regionale per il credito alla cooperazione » (252) ; « Istituzione del fondo regionale per il credito alle cooperative » (261); (Seguito)
13) « Contributi per rimpianto di serre destinate alla coltivazione di primaticci e per l’acquisto di attrezzature e macchinari comunque atti alla difesa dal gelo » (76); (Seguito)
14) « Nonne integrative della legge 13 settembre 1956. n. 46, sulla assegnazione dei terreni degli enti pubblici » (163); (Seguito)
15) « Abrogazione del diritto alla trattenuta del sesto dei terreni soggetti a conferimento » (135); (Seguito)
16) « Modifica alle norme vigenti in materia di costituzione dei liberi Consorzi dei Comuni » (28) ; (Seguito).
17) « Norme sui patti agrari » (544);(Seguito)
Resoconti-, f. 421 (Y5G)
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18) « Ordinamento delle scuole rurali nella Regione siciliana » (102); « Istituzione della scuola rurale in Sicilia » (108);
19) «Abolizione del limite di produttività di 14 q.li per ettaro» (281);
20) « Aumento della spesa annua per contributi in favore di scuole a carattere artigiano » (216);
21) « Provvedimenti per l’industria mineraria» (211);
22) « Concessione di contributi per l ’Ente Fiera di Catania» (97);
23) « Istituzione di un Centro di ricerche di virologia medica presso l’Istituto d’igiene e Microbiologia della Università di Palermo» (119);
24) « Riserve di fornitura e lavorazioni alle imprese siciliane » (333);
25) « Costituzione di un parco regionale di carri-cisterna ferroviari per il trasporto di mosti e di vini» (365);
26) « Emendamenti alla legge 21 ottobre 1957, n. 57, recante provvedimenti a favore delle aziende esercenti la piccola pesca » (369);
27) « Modifiche alla legge 27 giugno 1955, n. 1, recante provvidenze a favore si sinistrati da tempeste» (311);
28) « Istituzione di corsi di addestramento professionale» (361); « Prow i- dimenti per l ’addestramento, la qualificazione, la specializzazione e la riqualificazione dei lavoratori da adibire nelle aziende industriali, commerciali, agricole e artigiane » (402); (Seguito)
291 « Costituzione del Centro studi per la Storia della Filosofia in Sicilia » (166); « Contributo in favore del Centro di Studi per la Storia della Filosofia in Sicilia » (188);
30) « Istituzione di un posto di ruolo di assistente ordinario alla Cattedra di Storia della Filosofia presso l’Istituto Universitario di Magistero di Catania» (300);
31) « Istituzione di un posto di assistente presso l ’Istituto di Patologia vegetale e Microbiologia agraria e tecnica presso la Facoltà di Agraria della Università di Palermo» (305);
32) « Provvedimenti per lo sviluppo dell’agricoltura e norme di attuazione della legge regionale 27 dicembre 1950, n. 104» (19);
33) « Disposizioni per il riordino deiconsorzi di bonifica e di miglioramento fondiario» (137); «Norme per l’incremento della bonifica e della irrigazione e per il finanziamento dei Consorzi di bonifica» (143); «Norme integrative in materia di trasformazione e sistemazione delle trazzere » (192);« Autorizzazione di spesa concernente i pubblici abbeveratoi» (193);
34) «Provvedimenti contro le malattie infettive e diffusive degli animali » (396);
35) « Provvedimenti per la costruzione di una strada di grande comunicazione Messina-Villafranca T. - Divieto, con . galleria sotto i monti Pelo- ritani » (186);
36) « Provvedimenti a favore degli allevatori di bachi da seta» (294);
37) « Modifiche alla legge regionale 13 aprile 1959, n. 15 » (242); (Ruoli organici della Amministrazione regionale)
38) « Provvedimenti in favore della città di Palermo» (37); «Provvedimenti riguardanti il risanamento dei quartieri malsani della città di Palermo » (338);
39) « Esecuzione di opere connesse, nei complessi edilizi popolari, con fondi regionali» (535);
40) « Integrazione della legge 4 agosto 1960, n. 33, per il fondo concorso interessi destinato al credito artigiano di esercizio » (423);
41) «Stanziamento di lire 318.370.000 per il finanziamento di manifestazioni nei settori dello spettacolo e del turismo » (554); ;
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42) « Istituzione di un « Centro per il Calcolo e sue applicazioni » per studi e ricerche connessi con i processi produttivi dell’industria in Sicilia» (453);
43) « Estensione dei benefici della legge regionale 7 agosto 1953, n. 46 modificata dalla legge regionale 4 dicembre 1954, n. 44 » (336); (Provvedimenti in favore dei Comuni della Sicilia)
44) «Provvedimenti per lo sbaraccamento ed il risanamento dei rioni Giostra, Camaro inferiore e Gazzi nel Comune di Messina » (178);
45) « Proroga della legge regionale 1 febbraio 1957, n. 13 » (275); (Contributo per i sinistrati dal terremoto ■ del marzo 1952 in provincia di Catania)
46) « Nuove norme per i cantieri scuola di lavoro» (84); «Provvedimenti per l’occupazione nel periodo invernale (modifiche alla legge 18 marzo 1959, n.7) » (85);
47) « Estensione delle provvidenze previste dalla legge 13 marzo 1959, n. 4, all’industria di sfruttamento dei minerali metallici» (450);
48) « Acquisto e sistemazione decorosa della casa di Ribera che diede i natali al grande statista Francesco Cri- spi » (608);
49) « Provvedimenti a favore delle industrie estrattive esercenti nelle piccole isole» (123); «Contributi di produttività alle industrie estrattive di conci di tufo nelle piccole isole » (177);
50) «Modifica alla legge 27 dicembre 1950, n. 104, (515); «Norme integrata ve alla legge regionale 25 luglio 1960, n. 29 » (530);
51) «Contributi in favore dei Centri- tumori della Sicilia» (240);
52) « Concessione di mutui di assestamento a favore delle aziende agricole dei coltivatori diretti, singoli e associati » (653); «Provvedimenti integrativi per lo sviluppo della economia agricola» (Norme stralciate) (662); « Costituzione di un fondo destinato alla concessione di mutui di assestamento a favore delle aziende agricole» (663); « Nuove provvidenze per il credito agrario di esercizio» (667);
53) « Provvidenze straordinarie per le città di Licata e di Palma Montechiaro in attuazione della mozione numero 32 approvata all’unanimità nella seduta del 13 giugno 1960» (572); «Piano di sviluppo intercomunale di Licata e Palma di Montechiaro » (585);
54) « Costruzione di edifici per le scuole materne e asili nido» (54); «Istituzione di scuole materne in Sicilia » (247); «Istituzione delle scuole materne » (345);
La seduta è tolta alle ore 13.
DALLA DIREZIONE DEI RESOCONTI
Il DirettoreA w . Giuseppe Vaccarino
Arti Grafiche A. RENNA - Palermo