Catalogo progetto 'La Macchina del Tempo' - Galleria Quadrifoglio Rho

48
Capitolo I

description

'Macchina del tempo', voluta dalla Galleria d'Arte Quadrifoglio di Rho, propone la reinterpretazione da parte di 20 artisti contemporanei di opere di cinque grandi maestri del passato: Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio, Umberto Boccioni, Amedeo Modigliani, Giorgio De Chirico. Si tratta di rivisitazioni artistiche assolutamente personali che danno vita ad una produzione ricca e variegata. Artisti in mostra: 421 Art Arzuffi & Racconi; Andy; Arianna Ruffinengo; Costanza Caliandro; Giancarlo Montuschi; Ernesto Colombo; Francesco Palmisano; Nais; Giuseppe “Gep” Caserta; Italo Mazzei; Francesco Scapolatempore; Kraser; Loretta “Ttart” Piazzolla; Marco Luzzi; Milo Lombardo; Renzo Marinelli; Sea Creative; Zane Kokina; Fabio Cuman; Gabriele Poli

Transcript of Catalogo progetto 'La Macchina del Tempo' - Galleria Quadrifoglio Rho

Capitolo I

Organizzatori:

Con il Patrocinio di:

Comune di PeroAssessorato alla Cultura Assessorato alla Cultura

Comune di Stresa

Venti artisti contemporanei rileggono oggi,

cinque grandi artisti Italiani

del passato

Macchina del Tempo

Venti artisti contemporanei rileggono oggi

cinque grandi artisti del passato

Galleria d’arte QUADRIFOGLIO

Via Dante 9, 20017 Rho (MI)

Cell.:3341169519

Email: [email protected]

Sito: www.galleriaquadrifoglio.net

Ideatori del progetto:Olivares MatteoPalmisano Francesco

Collaboratori:

Caiffa Cosimo “Cheone”

Caserta Giuseppe “Gep”

Gibellini Alessandra

Mazzei Italo

Curatori del catalogo:

Matteo Olivares

Testo introduzione:

Bellola Francesca

Traduzione:

Gibellini Federica

Grafica e Fotografia:

Matteo Olivares

Stampa:

Digital Prin s.a.s.

Via Risorgimento 84,

20017 Mazzo di Rho (MI)

II Edizione - Febbraio 2015

INTRODUZIONE

Leonardo Da Vinci

Loretta Piazzolla

Giuseppe “Gep” Caserta

Francesco Palmisano

Nais

Raffaello Sanzio

Giancarlo Montuschi

Andy

Costanza Caliandro

Sea Creative

Umberto Boccioni

Milo Lombardo

Zane Kokina

Fabio Cuman

Gabriele Poli

Amedeo Modigliani

Marco Luzzi

Kraser

Arianna Ruffinengo

Italo Mazzei

Giorgio De Chirico

Francesco Scapolatempore

Renzo Marinelli

421 Art

Ernesto Colombo

7

12

14

15

16

17

18

20

21

22

23

23

25

26

27

28

30

32

33

34

35

36

38

40

41

42

INDICE

7

Molto spesso i dibattiti, proposti dai mass media sul tema culturale, generano un senso di disagio e di impotenza di fronte alla noncuranza nei riguardi del nostro patrimonio artistico e del suo conseguente impoverimento.I Musei italiani lamentano la mancanza di risorse per competere a livello internazionale, sono quindi costretti a chiusure serali indecorose con la perdita di affluenza di quella parte di pubblico propensa a frequentare ambienti alternativi invece dei soliti locali not-turni. I caveaux delle pinacoteche pullulano di capolavori in condizioni precarie, spesso mai esposti, che potrebbero trovare una collocazione sul mercato e favorire l’interesse di turisti e cultori dell’arte. La storia e l’arte contraddistinguono il nostro Paese.

Per favorire la riqualificazione e la valorizzazione dei tesori che tutto il mondo ci invidia abbiamo realizzato il progetto “La Macchina del Tempo”.

La missione della “Macchina del Tempo” consiste nel ricordare i Maestri del passato promuovendo i talenti contemporanei che ad essi si ispirano, selezionando fra le loro proposte quelle più ragguardevoli ed innovative.Venti artisti reinterpretano, ognuno con il proprio stile e la propria creatività, un’opera di cinque celebrità: Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio, Umberto Boccioni, Amedeo Mo-digliani, Giorgio de Chirico.

Perché sono stati scelti questi nomi e non altri? Dopo riflessione inconsueta e stimolante, senza un vero filo logico, si è cercato di indivi-duare quelle personalità che hanno testimoniato ai posteri, attraverso il proprio lavoro, un inconfondibile stile artistico.Siamo partiti dal Rinascimento, periodo florido ed irripetibile, con il genio di Leonardo, capostipite di conoscenza nei più disparati campi in qualità di inventore, scienziato, in-gegnere, scultore, architetto etc... Dello stesso periodo proponiamo Raffaello che, con la serie delle Madonne col Bambino, raggiunse vertici altissimi di raffinatezza ed eleganza. Abbiamo ripercorso il Novecento con l’avanguardia futurista di Umberto Boccioni che seppe esprimere magistralmente il movimento delle forme e la concretezza della mate-ria. Proseguiamo con la vita bohémien di Modigliani, in cui abbiamo ritrovato una pittura basata sul disegno lineare e una scultura di purezza arcaica. Per concludere, citiamo Giorgio de Chirico, principale esponente della corrente metafisi-ca, che rappresenta ciò che non è tangibile nella realtà consueta e sensoriale. Vanta una carriera poliedrica come pittore, incisore, scenografo e scrittore.

I venti artisti selezionati rileggono oggi i grandi del passato in maniera del tutto perso-nale. Ne scaturisce una produzione ricca e variegata dove l’analisi dei soggetti riaffiora a volte in modo ironico ed irriverente, in altri casi emerge lo studio approfondito di determinati particolari, oppure semplicemente rivive attraverso l’emozione e la poesia dell’opera scelta.Un progetto valido ed encomiabile che ci auguriamo trovi sostegno ed ampio consenso da parte di tutti gli amanti della nostra cultura.

Francesca Bellola

INTRODUZIONE

9

Very often the debates, proposed by the media on the cultural theme, generate a sense of discomfort and powerlessness in front of the contempt for our artistic heritage and its consequent impoverishment.The Italian museums have been complaining about the lack of resources to compete at international levels, they are therefore forced to evening disreputable closures with the loss flow by that the audience keen to attend alternative environments instead of the usual nightlife.Galleries caveaux are full of masterpieces in precarious conditions, often never exposed, which could find a placement on the market, and promote the interest of tourists and art lovers.

The history and art are the distinguishing marks of our country. In order to facilitate the redevelopment and the exploitation of the treasures that the whole world envies us we have made the project “The Time Machine”.

The mission of the “Time Machine” consists of remembering the Great Artists of the past by promoting contemporary talents that they inspire and select between their proposed the ones most impressive and innovative.Twenty artists who reinterpret, each with their own style and creativity, a work of five celebrities: Leonardo da Vinci, Raphael, Umberto Boccioni, Amedeo Modigliani, Giorgio de Chirico.

Why were chosen these names and not others? After unusual and stimulating reflection, without a true logical thread, we tried to identify those personalities who have witnessed to posterity, through their work, a unique artistic style.We started from the Renaissance, prosperous period and unrepeatable way, with the genius of Leonardo, the progenitor of knowledge in the most disparate fields as the inventor, scientist, engineer, sculptor, architect etc. .. For the same period we are pro-posing Raphael who, with the series of Virgins with Child, reached vertiginous heights of sophistication and elegance.We retraced the Twentieth Century with the avant-garde futurist Umberto Boccioni who knew how to express masterfully the movement of the forms and the concreteness of the substance. We continue with Modigliani’s bohemian life, in which we found a painting based on the linear pattern and sculpture of archaic purity. In conclusion, we can cite Giorgio de Chirico, the main exponent of the current meta-physics that represents what is not tangible reality in usual and sensory.He boasts a multifaceted career as a painter, engraver, designer and writer.

The selected twenty artists reinterpret today the great of the past personally. It gives rise to a production rich and varied where the analysis of subject resurfaces at times so ironic and irreverent, in other cases there is a profound study of certain details, or simply relives through the emotion and the poetry of the chosen operas. A good and commendable project that we hope will find support by all the lovers of our culture.

Francesca Bellola

INTRODUCTION

Opere

12

Leonardo da Vinci

Nasce tra Empoli e Pistoia, sabato 15 Aprile 1452.La precocità artistica e l’acuta intelligenza del giovane Leo-nardo spingono il padre a mandarlo nella bottega di Andrea Verrocchio: pittore e scultore orafo acclamato e ricercato maestro.Possiede una curiosità senza pari, tutte le discipline arti-stiche lo attraggono, è un acuto osservatore dei fenomeni naturali e grandiosa è la capacità di integrarle con le sue cognizioni scientifiche.Nel 1480 fa parte dell’accademia del Giardino di S. Marco sotto il patrocinio di Lorenzo il Magnifico.E’ il primo approccio di Leonardo con la scultura. Sempre un

quell’anno riceve l’incarico di dipingere l’Adorazione dei Magi per la chiesa di S. Giovanni Scopeto appena fuori Firenze (oggi quest’opera si trova agli Uffizi). Ecco nascere i capolavori pittorici: la Vergine delle Rocce nelle due versioni di Parigi e di Londra, e l’esercitazione per il monumento equestre in bronzo a Francesco Sforza. Nel 1489-90 prepara le decorazioni del Castello Sforzesco di Milano per le nozze di Gian Galeazzo Sforza con Isabella d’Aragona mentre, in veste di ingegnere idraulico si occu-pa della bonifica nella bassa lombarda. Nel 1495 inizia il famoso affresco del Cenacolo nella chiesa Santa Maria delle Grazie.Questo lavoro diventa praticamente l’oggetto esclusivo dei suoi studi. Verrà terminata nel 1498.Nel 1503 è a Firenze per affrescare , insieme a Michelangelo, il Salone del Consiglio grande nel Palazzo della Signoria. A Leonardo viene affidata la rappresentazione della Battaglia di Anghiari che però non porterà a termine, a causa della sua ossessiva ricerca di tecniche artistiche da sperimentare o da innovare.Ad ogni modo, allo stesso anno è da attribuire la celeberrima ed enigmatica Monna Lisa, detta anche Gioconda, attualmente conservata al museo del Louvre di Parigi.Nel 1513 il re di Francia Francesco I lo invita ad Amboise. Leonardo si occuperà di pro-getti per i festeggiamenti e proseguirà con i suoi progetti idrologici per alcuni fiumi di Francia. Qualche anno dopo, precisamente nel 1519, redige il suo testamento, lascian-do tutti i suoi beni a Francesco Melzi, un ragazzo conosciuto a 15 anni (da qui, i sospetti sulla presunta omosessualità di Leonardo).Il 2 Maggio 1519 il grande genio del Rinascimento spira e viene sepolto nella chiesa di S. Fiorentino ad Amboise. Dei sui resti non vi è più traccia a causa delle profanazioni delle tombe avvenute nelle guerre di religione del XVI secolo.

Leda col cigno - 130x78 olio su tavola - 1505-15 (allievo di Leonardo)

L’uomo vitruviano - 34,4x24,5disegno su carta - 1490

Vergine delle rocce - 185x120olio su tavola di pioppo - 1483-85

Battaglia di Anghiari - 5mt x 12mtencausto su muro - 1505

14

Loretta “Tta” PIAZZOLLA

Non è facile per un’artista doversi confrontare con la reinterpretazione di un opera così spettacolare come “La Vergine delle rocce”di Leonardo. Riflettendo sulla sua bellezza e sulla profondità dei suoi si-gnificati e della sua simbologia non si sa da dove cominciare. Il tutto è stato nel superare quella “timidez-za” iniziale, cominciare a tracciare qualche linea, cercando di catturare un’espressione, un’atmosfera, il lavoro ha iniziato a prendere forma seguendo il mio stile. Uno sfondo dalle tinte cupe come l’originale, ma solo abbozzato, in contrasto coi colori chiari e ben delineati dei soggetti, figure in stile “start” ma più delicate e “celestiali”, una madonna dallo sguardo dolce ma dagli occhi grandi caratteristici dei miei disegni, fiori intorno per ravvivare l’ambientazione, bianchi come la purezza della scena e un aggiunta personale il fiore di loto spesso presente nelle decorazioni religiose orientali sta a significare la purezza, l’immortalità, la rivelazione tutti particolari presenti nella storia che racconta questo quadro e aggiunge quel pizzico di magico ed esotico che caratterizza la mia visione della religiosità in generale.

La Vergine delle rocce secondo Tta - 100x120 mista su tela

15

Giuseppe “Gep” CASERTA

Qualsiasi parola o segno davanti al genio di Leonardo Da Vinci svanisce, qui la prima difficoltà, creare qualcosa che potesse essere un omaggio al misterioso genio artistico il quale e’ Leonardo con la mia arte, un misto tra antico (la calligrafia ) e l’attuale (graffiti, street art) ......L’uomo vitruviano, il soggetto in se rappresenta la perfezione nelle proporzioni umane e fatto da Leonar-do è un vero rebus da sciogliere... La base del mio lavoro sono le lettere, la calligrafia , proprio come si vede in molte opere di Leonardo e questa cosa secondo me giocava a mio favore , e in 4 giorni l’uomo si e’ composto sulla tela... non e’ stato un compito per niente semplice , anzi se la devo dire tutta e’ stato uno dei lavori che forse mi ha portato via più tempo, quest’opera richiedeva tanta riflessione e vari passaggi ,il risultato eccolo qua lo potete vedere. Un mix molto aggressivo di lettere con poche tinte , colori molto classici per quanto ri-guarda le mie opere, un vero e proprio omaggio al genio di Leonardo ; un uomo vitruviano secondo Gep.

Uomo Vitruviano, secondo Gep - 100x120 mista su tela

16

Francesco PALMISANO

Nel segno della rivalità artistica nata tra Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti si pongono due monumentali opere pittoriche eseguite per la Sala del Gran Consiglio nel palazzo Vecchio a Firenze: La battaglia di Anghiari e La battaglia di Cascina. Uno degli episodi cruciali della battaglia fu la conquista della bandiera nemica, che anche Leonardo prende a soggetto della sua opera. Nella Battaglia d’An-ghiari (titolo del’opera “COMPOSIZIONE 503” in quanto il progetto originario dell’affresco ebbe inizio nel 1503) l’artista non riproduce più o meno fedelmente le immagini iconografiche del dipinto originale, ma si addentra all’interno della battaglia evidenziando gli aspetti cruenti dello scontro.Se nell’affresco, Leonardo dipinge l’ira e le smorfie di dolore fisico dei protagonisti dell’episodio, nella “COMPOSIZIONE 503”, si assiste ad una “mattanza” fatta di schizzi di sangue, pezzi di corazze sca-gliati per aria, polvere sollevata dagli zoccoli dei cavalli, le urla dei feriti, tutto nel caos creato per la conquista del drappo simbolico.

Composizione 503 - 100x150 (trittico) acrilico e smalto su tela

17

NAIS

Il dipinto, che trae ispirazione da “Leda e il cigno” vuole ricercare il contatto nel senso più profondo dell’amore tra le due figure, al punto tale da estraniarsi dal fattore tempo - spazio per raggiungere il terzo elemento importante presente nell’opera: la luna.Questa entra in sintonia con Leda in quanto entrambi simboli femminili.L’opera focalizza l’attenzione sul rapporto di fusione tra i due personaggi tramite il colore e la forma, rappresentandone l’ unione metamorfica.La tela è realizzata con la doppia tecnica pittorica a spray e acrilico a pennello per rafforzare il contrasto tra i personaggi e l’ambiente che li circonda.

Leda col gigno - 80x120 mista su tela

18

Raffaello Sanzio

Pittore e architetto nato ad Urbino nel 1483.Dei suoi primi anni di attività sono da ricordare il “Sogno del cavaliere a Londra”, lo stendardo di città di Castello, la tavola andata perduta con l’Incoronazione di S. Nicolò da Tolentino, la “Resurrezione del museo di S. Paolo”, e, ver-so il 1503, la “Incoronazione della Vergine” (conservata nei musei vaticani) e la “Crocifissione” della National Gallery. Esempio grandioso di concezione architettonica costruttiva è lo “Sposalizio della Vergine” (ora nella pinacoteca milanese di Brera), del 1504, nel quale il valore coloristico e compo-

sitivo dell’architettura di fondo denota la mano di un artista già profondamente capace. Alla fine del 1504 Raffaello si reca a Firenze con l’intento dichiarato di studiare le opere di Leonardo Da Vinci, Michelangelo e Fra Bartolomeo.Ancora di ispirazione umbra è la “Madonna del Granduca” mentre alcune prove succes-sive mostrano l’influenza di Leonardo (ad esempio “La belle jardinière” o la “Madonna del Cardellino”). Lo studio dell’opera di Michelangelo, invece, risulta particolarmente evidente nella cosiddetta “Madonna Bridgewater” (conservata alla National Gallery di Edimburgo). L’ultimo dipinto eseguito a Firenze, la “Madonna del baldacchino”, rimase incompiuto a causa della partenza dell’artista per Roma. Qui gli viene affidato l’incarico di affrescare alcune pareti della Stanza della Segnatu-ra. Sul soffitto dipinge nei tondi ed in scomparti rettangolari alternanti la Teologia, il Peccato originale, la Giustizia, Il giudizio di Salomone, la Filosofia, la Contemplazione dell’Universo, la Poesia, Apollo e Marsia. Dopo queste opere, l’artista realizza nel 1511 altre decorazioni delle Stanze Vaticane dipingendo nella stanza detta di Eliodoro le sce-ne della Cacciata di Eliodoro, del Miracolo della Messa di Bolsena, della liberazione di S. Pietro e quattro episodi del Vecchio Testamento.Nel 1514 dopo la morte del Bramante, che aveva già progettato San Pietro, il Papa lo nomina responsabile della cura dei lavori per la costruzione di San Pietro, lavorando inoltre alla realizzazione delle logge del palazzo Vaticano nel cortile di San Damasco. Questa sua attitudine alle opere architettoniche viene spesso posta in secondo piano ma in realtà costituisce una parte fondamentale dell’attività del genio cinquecentesco. Non solo, infatti, ha realizzato la Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo ma ha anche studiato la facciata di San Lorenzo e del Palazzo Pandolfini a Firenze.Oltre a tutte queste opere universalmente note, Raffaello dipinse molte tele al-trettanto interessanti. Tra gli altri quadri di soggetto religioso è necessa-rio almeno ricordare la “Trasfigurazione”, rimasta incompiuta alla sua mor-te e completata nella parte inferiore da Giulio Romano. La tela costituirà un modello importante per i pittori del Seicento, in particolare per Caravaggio e Rubens. Muore a Roma il 6 Aprile 1520, a soli 36 anni, all’apice della gloria, osannato e ammirato dal mondo intero quale artista che aveva incarnato al meglio l’ideale supremo di sereni-tà e di bellezza del rinascimento. Le sue spoglie furono sepolte al Pantheon monumento da lui profondamente amato.

Madonna del Belvedere - 113x88olio su tavola - 1506

Lo sposalizio della Vergine - 174x121olio su tavola - 1504

Il trionfo di Galatea - 295x225affresco - 1511

Papa Giulio II - 107x80olio su tela - 1512

20

Giancarlo MONTUSCHI

Ho accettato di fare questo “d’après” dell’opera di Raffaello con entusiasmo dato che l’opera ha diversi riferimenti: primo con il mio essere e poi con la terra dove vivo, l’Alta valle del Tevere, e infine Milano. Ho intitolato l’opera: “Coloro che dal cielo scesero sulla Terra: lo sposalizio della Vergine” per lanciare il mio messaggio nella “bottiglia pop-surreale” nel mare del 2000 appena iniziato, sperando che un giorno, al tempo stabilito, qualcuno possa raccoglierla e carpirne i segreti da millenni celati con passione dagli alchimisti.

Matrimonio d’altri tempi - 80x120 mista su tela

21

ANDY

Un aspetto della mia produzione di dipinti è costituito da quel che ho sempre definito “oltraggi ai mae-stri”: un modo ironico e irriverente di rileggere alcuni capolavori del passato, sovvertendone giocosa-mente l’iconografia.E’ per me un’occasione preziosa di rintracciare in sintesi forme e ambienti, studiando e analizzando dettagli che mi sarebbero altrimenti sfuggiti.

Manumission - 100x120 acrilico fluo su tela

22

Costanza CALIANDRO

Come una finestra aperta sul passato, il mio quadro mostra la scena affrescata da Raffaello nel 1511, nelle parti che ho ritenuto essenziali, inserendo la data di esecuzione dell’originale raffaelliano e quella della presente interpretazione. Al centro della scena, rivive il mito di Galatea, fermata in atteggiamento di sfida verso gli attacchi dei “cupidi”, presenze mimetizzate tra archi tesi a scoccare frecce amorose. La Ninfa, che guida un cocchio-conchiglia a dorso di un delfino, ostenta la propria bellezza, offrendola simbolicamente all’amore platonico, che la leggenda identifica in Aci, suo innamorato perduto e trasfor-mato in un fiume.

Omaggio a Raffaello - 60x80 mista su tela

23

SEA CREATIVE

Il quadro da me reinterpretato è Papa Giulio II, dipinto da Raffaello.L’immagine del Sommo Pontefice rappresenta la più alta autorità religiosa. Nella mia composizione è rappresentato con le mani giunte in preghiera. Il rosario, strumento di meditazione, funge da collega-mento tra il divino e l’umano.Sullo sfondo due chiavi, dono di Dio, strumento indispensabile per accedere ad ogni cosa. Infine, l’occhio che “tutto vede” simbolo dell’onnipresenza e dell’onniscienza di Dio, grande architetto dell’universo il quale veglia su ogni cosa.Il tutto enfatizzato dall’espressione solenne e pensierosa del Pontefice.

Papa Giulio II - 48x35 acrilico su carta cotone

24

Umberto Boccioni

Umberto Boccioni, pittore, scultore futurista ed inventore del Dinamismo Plastico, è stato il teorico ed il principale esponente del movimento futurista, nonché maggior espo-nente dell’arte futurista meridionale italiana. Nasce a Reg-gio Calabria il 19 ottobre 1882 da Raffaele Boccioni e Cecilia Forlani.Nel 1899 Boccioni si trasferisce a Roma dove frequenta la Scuola Libera del Nudo e lavora presso lo studio di un car-tellonista. In questo periodo il pittore dallo stile realista co-nosce Gino Severini e con lui frequenta lo studio di Giacomo Balla che è ritenuto un maestro molto importante. Ad Um-

berto serve per approfondire la ricerca sulle tecniche divisioniste: entrambi diventeran-no discepoli di Balla.Dal 1903 al 1906, partecipa alle esposizioni annuali della Società Amatori e Cultori, ma, nel 1905 in polemica con il conservatorismo delle giurie ufficiali, organizza con Severini, nel foyer del Teatro Costanzi, la “Mostra dei rifiutati”.Per conoscere a fondo le nuove correnti pittoriche, derivate dall’evoluzione dell’im-pressionismo e dal simbolismo, Boccioni intraprende un viaggio fermandosi a Mo-naco, incontrando il movimento tedesco “Sturm und drang” ed osserva l’influsso dei preraffaelliti inglesi. Al ritorno disegna e dipinge attivamente, pur restando frustrato perché sente i limiti della cultura italiana che reputa ancora essenzialmente “cultu-ra di provincia”. Nel frattempo affronta le prime esperienze nel campo dell’incisione. Milano è diventata una città dinamica, ed è qui che Boccioni si stabilisce al ritorno dal suo ultimo viaggio in Europa per sperimentare varie tecniche, soprattutto sotto l’in-fluenza del Divisionismo e del Simbolismo.Nell’autunno del 1907 si trasferisce quindi a Milano, la città che in quel mo-mento più di altre è in ascesa e risponde alle sue aspirazioni dinamiche. Dopo aver conosciuto Marinetti, Boccioni si avvicina al movimento avanguardista e nel 1910 scrive con Carlo Carrà e Luigi Russolo, il “Manifesto dei pittori futuristi” ed il “Ma-nifesto tecnico della pittura futurista”, firmati anche da Severini e Balla.Il suo stile personalissimo, alla ricerca di dinamismo, lo por-ta ad accostarsi all’Espressionismo ed al Cubismo, allo scopo di mette-re lo spettatore al centro del quadro per farlo sentire coinvolto e partecipe. Il 17 agosto 1916 Umberto Boccioni muore a Sorte (Verona), in seguito ad una banale caduta da cavallo, nel pieno della sua rivoluzione pittorica che lo ha portato dal Futuri-smo al Dinamismo Plastico.

Elasticità - 100x100olio su tela - 1912

La risata - 145,4x110,2olio su tela - 1911

Materia - 226x350olio su tela - 1912/13

La strada entra nella casa - 100x100olio su tela - 1911

26

MILO Lombardo

La Risata del Grande Maestro Boccioni è un’opera grandiosa dove la luce, le pennellate e l’atmosfera sono grandiose. Quando Matteo mi ha chiesto di partecipare alla Macchina del Tempo, ha accostato il mio stile al Futurismo, che io amo profondamente, in particolare a Boccioni. Ho aderito immediatamente sia al progetto che all’idea di rivisitare in chiave personale il tema del quadro.Ho voluto capire a fondo la tematica dell’opera di Boccioni e poi ho pensato di come poterla riscrivere seguendo la mia firma pittorica al fine di non cadere nel banale o nel creare una scarna copiatura.Penso di aver dato nuova veste al tutto con il mio dipingere, ma come dico sempre, le vere valutazioni le darà il pubblico.

La Risata - 100x70 acrilico su tela

27

Zane KOKINA

Rumore della Strada è un lavoro dedicato al dipinto “La strada entra nella casa” di Umberto Boccioni. Nel suo quadro Boccioni ci trasmette un messaggio che ho trovato estremamente legato alla mia espe-rienza personale, dato che abito in un grande viale nel cuore di Milano.Boccioni scrive: “La simultaneità degli stati d’animo nell’opera d’arte: ecco la metà inebriante della no-stra arte. Dipingendo una persona al balcone, vista dal interno, noi non limitiamo la scena a ciò che il quadrato della finestra permette di vedere, ma ci sforziamo di dare il complesso di sensazioni plastiche provate dal pittore che sta al balcone, brulichio soleggiato della strada, doppia fila di case che si prolun-gano a destra e a sinistra, balconi fioriti, ecc. Il che significa simultaneità d’ambiente…”Attraverso cromatismi delle fibre e materiali vari, rappresentando la mescolanza di colori, suoni e vibra-zioni della strada, ho cercato di far vivere il personaggio al centro del mio quadro.Vorrei che questa opera fosse letta come una sintesi di quello che ognuno di noi ricorda, sente e vede.

Rumore della strada - 80x80 mista su tela

28

Fabio CUMAN

La reinterpretrazione dell’opera, consta nella trasposizione del soggetto (la madre) da un ruolo femmini-le e dominante, ad una presenza più virile, quella di un guerriero, quasi a dire che la figura femminile è molto più importante e decisiva nella vita di un uomo di più quanto non si possa credere.La forza viene evidenziata dai tagli decisi che ne delimitano, la presenza e la postura della figura, sot-tolineata dalle mani incrociate, dice che essa è sicura di se, non teme nulla, vive il lento trascorrere del tempo con lo sguardo proiettato all’infinito, come se fosse in attesa dell’eternità.

Omaggio alla materia - 50x70 - olio su tela

29

Gabriele POLIElasticità - Dinamismo moderno - 80x80 mista su tela

Già qualche volta sfogliando un libro mi ero imbattuto in alcune immagini delle sue opere che mi aveva-no fortemente colpito, il vederle dal vivo, nella loro concreta presenza e vitalità, aveva prodotto in me nuove profonde e misteriose visioni e suggestioni. Ricordo che sulla strada del ritorno guardando fuori dal finestrino del pullman la zona industriale di Genova ritrovai, in quel groviglio di tubature e lamiere rossastre e fumanti di fornace, quel medesimo sentimento di vita pulsante, di organismo biologico e di energie in movimento che avevo sentito in quei dipinti. Le conversazioni che ebbi in seguito con il mio maestro Dimitri Plescan, sempre in quei primi anni ’70, furono per me illuminanti e preziose riguardo alle diverse dimensioni che la ricerca pittorica di Boccioni aveva indicato e percorso. Aspetti di una ri-cerca che avrebbero avuto su di me grande influenza durante gli anni della mia formazione. Rileggere oggi un’opera di Boccioni è per me, oltre che un umile tributo ad un pittore che amo, l’occasione per confrontarmi con un linguaggio nato quasi un secolo fa ma che sorprendentemente, in virtù dei materiali e dei processi della pittura, si protrae plasticamente nel tempo.

30

Amedeo Modigliani

Clemente Amedeo Modigliani nasce a Livorno il 12 luglio del 1884.Eugenia Garsin, la mamma, lo inizia al disegno e già nel 1898 Modigliani frequenta l’atelier del pittore Guglielmo Micheli, allievo del “macchiaiolo” Giovanni Fattori. Ma sarà soltanto alle “scuole di nudo” di Firenze e di Venezia, nel 1902 e nel 1903, che il futuro “Modì”, come sarebbe stato chiamato dai francesi, viene folgorato dall’amore per il corpo femminile.Grazie allo zio Amedeo Garsin, nel 1906 Amedeo Modiglia-ni trova i soldi per trasferirsi a Parigi. Affitta uno studio a

Montmartre e l’anno seguente conosce il chirurgo Paul Alexandre, il quale diventa suo collezionista. Incontra Pablo Picasso, Andre Derain, Diego Rivera ma anche il pittore alcolizzato Utrillo che lo inizia alle droghe e all’alcol.La prima esposizione del pittore livornese risale al marzo del 1908, sei opere al Salo-ne degli Indipendenti, tra le quali “L’ebrea” e “Busto di donna nuda”. A convincerlo ad esporre fu il medico Paul Alexandre, il quale ebbe anche il merito di fargli scoprire l’arte africana, portandolo a visitare i musei Guimet, Louvre e Trocadero. L’incontro con il Pri-mitivismo è determinante e gli apre definitivamente le porte della scultura e della pietra. A Montparnasse conosce Chagall, Leger e Soutine di cui sosterrà sempre l’opera.A Parigi, nell’arco di un paio d’anni porta a termine lo studio scultoreo e pittorico delle cosiddette “cariatidi”, enormi figure di donne femminili che avrebbero inscritto l’opera dell’artista livornese nella storia dell’arte di tutti i tempi. È anche il periodo delle “dame dal collo lungo”, altro marchio distintivo dell’artista.Lavora per il mercante Guillaume, l’unico che acquista le opere di Modì in quel periodo segnato dalle avanguardie cubiste, verso cui il pittore livornese non ebbe mai interesse. Comincia la serie di nudi e soprattutto, conosce Jeanne Hebuterne, la donna che non riuscirà a sopravvivergli, suicidandosi alcune ore dopo la sua morte. Tra il 1914 e il 1916 frequenta Beatrice Hastings, secondo alcuni “musa maledetta” che lo incoraggia alle droghe e all’alcol. Ed è solo all’inizio del 1917 che il poeta polacco Leopold Zborowski comincia ad occuparsi di lui. Nel dicembre del 1917, la Galleria Berthe Weill allestisce la prima mostra personale di Amedeo Modigliani e i nudi esposti vengono ritirati dalla que-stura, che li giudica offensivi. Nel 1918 Jeanne è incinta e insieme, con gli Zborowski, si trasferiscono in Costa Azzurra. Il 29 novembre, nasce a Nizza la piccola Jeanne Mo-digliani, sua figlia. In questo periodo frequenta la casa del grande Renoir e l’anno dopo, rientrati a Parigi con Jeanne di nuovo incinta, Modigliani dipinge il suo unico autoritratto. Durante l’estate del 1919 l’opera del livornese comincia ad essere apprezzata anche all’estero, a Londra, grazie all’interessamento dei critici Earp e Atkin. Ma sono gli anni in cui la tubercolosi si fa sempre più grave e la sera del 24 gennaio del 1920, all’ospedale della Carità, Amedeo Modigliani muore. Pare che prima di morire abbia detto all’amico Zborowski queste parole: “Io sono ormai fottuto, ma ti lascio Soutine”.

Ritratto di Paul Guillaume - 81x54olio su tela - 1916

Cariatide - 75x50olio su tela - 1913

Jeanne Hebuterne - 55x38olio su tela - 1919

Nudo sul divano - 92x60olio su tela - 1917

32

Marco “Luz” LUZZI

Come nella ricerca delle Cariatidi di Modigliani, dove i suoi numerosi disegni ispirati dall’arte africana e intesi come studi preparatori per le sue sculture, l’ influenza teatrale contaminata dalla mia personale esperienza che affonda le radici nel teatro africano, ne diventa il cardine essenziale per la realizzazione di questo lavoro. Anche in quest’opera il Bop, qui trasformatosi nelle sembianze dei volti femminili delle cariatidi e trovan-dosi in piena simbologia e significato della sua stessa esistenza, ovvero l’estrema sintesi della masche-ra/volto che é/e ci rappresenta, è il fulcro del quadro stesso. La difficoltà di reperire informazioni sulle opere di Modigliani, come già precedentemente accennato, lavori più che altro fatti come studi preparatori per le sculture; ha fabbricato piena libertà alla creatività, ma allo stesso tempo ha sviluppato una sensazione di smarrimento lasciandomi o costringendomi, pienamente consapevole, e forse anche presuntuosamente libero, di comunicare con il mio linguaggio senza effettivamente subire nessuna influenza dell’opera di Modigliani, se non quella stilistica che come in altre mie opere spesso viene contagiata.

BopModigliani - 100x100 mista su tela

33

KRASER

“Perchè con uno tu guardi il mondo, con l’altro guardi te stesso”. Questa è la risposta che Amedeo Cle-mente Modigliani dette a Paul Guillaume quando gli chiese, circa il suo ritratto, perchè lo dipinse con un occhio solo. Da questo punto parte “una nuova visione in un mondo in disarmonia”. In questa nuova rappresentazione, il ritratto realizzato da Modigliani, si trasforma, cambiando il conte-nuto però non la forma. La faccia si converte in una gabbia dove Paul si sente rinchiuso in se stesso. Con un occhio guarda desolato il mondo che lo circonda: una prima guerra mondiale che distrugge tutto al suo passaggio, dove generali francesi aspettano entusiasti ed ansiosi la medaglia per il riconosci-mento e, allo stesso tempo, migliaia di marionette perdono la vita per il benessere di pochi.L’altro occhio è scomparso all’interno della propria naturalezza. Paul è infatti uno dei più intraprendenti sostenitori dell’arte del principio del ventesimo secolo a Parigi ed il primo ad introdurre “l’Art Negre”. Immerso così nella sua passione per il nuovo, Paul comincia a promuovere ed accogliere nelle sue mani le opere di Modigliani.

Una nuova visione in un mondo in disarmonia - 70x90 acrilico su tela

34

Arianna RUFFINENGO

L’ispirazione nasce dall’inconscio e si manifesta in tutta la sua forza realizzando un opera che è collega-ta ad un elemento che ha esercitato un particolare influsso in tutta l’arte del pittore: l’Africa e l’art negre. Modigliani diceva che “tra reale e irreale lui era attratto dall’inconscio”. Io ho iniziato a dipingere la dea nera senza sapere nulla della sua vita e inconsciamente ho interpretato il suo collegamento e influsso profondo dell’arte africana nei suoi lavori. Così è nata la Dea Nera, una donna nera, ritratta nell’essenza della sua femminilità e circondata dalla rossa passione e dall’aspetto selvaggio e indomito del felino giaguaro. Modigliani sviluppava una ricerca della linea che ritraeva l’essenziale, così ho ripercorso nel quadro un intento stilistico che porta a seguire una moltitudine di linee, le pieghe dell’animo umano, delle emozioni la sua capacità di sondare in modo leggero ma marcato e intenso l’abisso interiore , il paesaggio dell’anima, quello a cui lui era rivolto. Modigliani era l’artista che ritraeva la donna in modo poetico e profondo. Gli occhi erano lo specchio dell’animo e spesso sono ritratti come laghi prosciugati che riflettono una sorta di malinconia. Il riscatto in questo quadro è per l’artista , un mio regalo. La dea ha gli occhi bianchi perché ricolmi di luce, non c’è il senso di vuoto malinconico, ma una vista del cuore che non ha bisogno di pupille per cogliere l’es-senza di ciò che ha innanzi e che può inondare di luce e bellezza. Dea Nera è il trionfo di un femminile che accoglie il suo lato selvaggio, la sua natura primitiva e lo mo-stra senza vergogna all’umanità, ispirando un nuovo ideale di bellezza e un nuovo patto con la Madre Natura.

Dea Nera - 80x120 acrilico su tela

35

Italo MAZZEI

Parigi, il sogno, il fiume che scorre, uno sguardo… un attimo e un viso prende forma sulla tela con un lungo collo, l’arte è per le strade, nei vicoli, nei saloon: nell’aria. La pietra dura diventa una sfida… reazioni di volti, sempre più uguali a lei… viva presente.Poi si esauriscono le forze… è la fine, lei non può crederci.E’ l’alba… una finestra si apre… il sogno rimane sulla tela…

Parigi 1920

Ultimo ritratto di Jeanne Hebuterne - 70x100 olio su tela

36

Giorgio De Chirico

Giorgio De Chirico nasce il 10 luglio 1888 a Volos, capitale della Tessaglia (Grecia). Secondogenito di tre fratelli è figlio di un ingegnere ferroviario e di una nobildonna genovese. Giorgio, assecondato dal padre nella passione per l’arte, prende le prime lezioni di disegno dal pittore greco Mavrudis poi si iscrive all’Istituto Politecnico di Atene che frequenterà per un breve periodo. Nel 1905 muore il padre, il tenero e sempre presente sostenitore delle sue inclinazioni. La ferita non sarà facile da rimarginare e, anzi, tempo dopo al pittore maturo capiterà spesso di rievocarne con com-

mozione la figura e il bel rapporto. Rimasto solo con madre e fratello, si trasferisce a Monaco per continuare gli studi. Qui è attratto irresistibilmente dal disegno grafico, assai visionario, di Alfred Kubin non-ché dalla pittura dei simbolisti Arnold Boecklin e Max Klinger. Nel 1910, torna in Italia. A Firenze subisce l’influenza di Giotto e della pittura primitiva toscana, orientandosi verso un disegno ricco di impianti prospettici e di costruzioni a forma di arcate.Sul piano artistico si fanno strada le prime coordinate stilistiche del De Chirico più conosciu-to. Dopo lungo rovello interiore, l’artista perviene alla conclusione che l’arte debba “creare sensazioni sconosciute in passato; spogliare l’arte dal comune e dall’accettato... sopprime-re completamente l’uomo quale guida o come mezzo per esprimere dei simboli, delle sen-sazioni, dei pensieri, liberare la pittura una volta per tutte dall’antropomorfismo... vedere ogni cosa, anche l’uomo, nella sua qualità di cosa”. In pratica, il manifesto condensato della pittura Metafisica, che in questa fase, sul piano delle produzioni, appare solo abbozzata. Nel 1916 dipinge i suoi celebri “Ettore e Andromaca” e “Le Muse inquietanti” L’attività espositiva è intensa e vi affianca anche quella come scenografo: nel 1929 esegue, ad esempio, scene e costumi per i balletti di Diaghilev a Parigi, illustra i “Calligrammes” di Apollinaire e “Mythologies” di Cocteau.Nel 1935 è chiamato negli Stati Uniti dove rimane fino al 1936 con la compagna Isabella Far, cui resterà legato fino alla morte. Nel 1937 è costretto a spostarsi tra Milano, Parigi, Londra, Firenze, Torino e Roma dove espone per la seconda volta alla Quadriennale. Nel 1945 pubblicherà “Commedia dell’arte moderna” e “Memorie della mia vita”. Due anni dopo si stabilisce definitivamente a Roma in Piazza di Spagna. Nel 1969 viene pubblicato il primo catalogo delle sue opere grafiche, nel 1971 di tutte le sue opere; nel 1970 espone al Palazzo Reale di Milano, nel 1972 a New York, nello stesso anno Parigi lo nomina membro dell’Accademia di Belle Arti e gli dedica un esposizione. Giorgio De Chirico si spegne a Roma il 20 novembre 1978, onorato dai critici di tutto il mondo. La sua arte, questo è certo, rimarrà consacrata nell’Olimpo dei maestri dell’arte del ‘900.Alain Jouffroy ha scritto di lui “un grande maestro che non ha seguaci. Non raccoglie mai suffragi unanimi. Impensierisce perché si situa al di fuori del presente. Impedisce che intorno a lui si lascino cristallizzare certezze, opinioni e mode pericolose”.

Le muse inquietanti - 66x97olio su tela - 1960

Chevaux devant le mer - 100x81olio su tela - 1926

Il trovatore - 50x60olio su tela - 1955

Piazza d’Italia - 40x30olio su tela - 1955

38

Francesco “SirSkape” SCAPOLATEMPORE

Piazza d’Italia è stata realizzata seguendo il pensiero del maestro, ma con la mia particolare satira e un mio nuovo messaggio. De Chirico ha eseguito diverse varianti dell’opera, quello che le accomuna è l’immensa sensazione di vuoto, la magia di paesaggi quasi “lunari”, una finta monocromia con netti tagli di ombre dovute a questi tramonti solitari.Nella mia “Piazza Italia”, come detto in precedenza, ho voluto seguire questi criteri, rimpiazzando la statua centrale con una statua a me molto cara che mi ha fatto sognare e ancora continua a darmi amo-re verso il mondo dell’Arte: la statua di Napoleone nella piazzetta dell’Accademia di Brera. La statua presenta una piccola modifica: ho inserito il mio attuale “marchio di fabbrica”, una pecora, nella stessa posizione neoclassica. Ho realizzato la stessa prospettiva, lo stesso vuoto, cercando di rendere vivo questo mio immaginario paesaggio nello spazio, un po’ come una nuova colonia, ancora deserta ma già insediata dell’uomo. Anche i colori utilizzati sono “piatti” con le ombre che tagliano di netto, come uno squarcio, la tela.

Piazza Italia, omaggio a De Chirico - 100x120 acrilico su tela

39

Renzo MARINELLI

Un mondo mitico e allo stesso tempo visionario, un po’ ricordo ed un po’ sogno, e poi due cavalli forti, fieri, liberi ma desolati. L’uomo è presente solo come sguardo che contempla, alle spalle un mondo (for-se un’antica città greca) che sta per svanire con la sua civiltà e con i suoi dei, di fronte un mare, limite invalicabile. Un’immagine estraniante. L’uomo è “fuori”, “sopra”, “oltre”.Queste le emozioni da cui sono partito; ma in luogo delle antichità classiche (De Chirico era nato a Volos in Grecia) il mio mondo è quello della montagna e della ruralità, il lento fluire di ritmi e fatiche dove il cavallo è sì simbolo di forza, ma anche di lotta e di azione. Qui l’uomo è “dentro”, è “con”, è “insieme”. Condivide con gli animali le immutabili leggi biologiche e dell’evoluzione, lo stesso sentire, entrambi sof-frono e gioiscono. L’uomo non è superiore, ma ha un ruolo di responsabilità e cura di ciò che lo circonda perché cosciente. Ecco due cavalli, ma alle loro spalle il villaggio solido. Sullo sfondo un contadino im-pegnato nel suo lavoro. E dove giaceva la testa equestre, di statua spezzata e abbandonata, io ho visto un cavallino correre loro incontro. La gioia di vivere, l’amore per la terra, il diritto alla felicità. Potremmo essere io, i miei figli, i miei nipoti o semplicemente le generazioni che verranno.La mia visione, il mio sogno: un futuro costruito giorno per giorno con tenacia e passione nel rispetto di tutti gli esseri viventi del nostro pianeta.

Cavalli in montagna - 50x70 acrilico e collage su tela

40

421 Art - Arzuffi & Racconi

La rielaborazione de “Il Trovatore” è una sintesi della costante ricerca dell’essere umano della propria identità, della propria personalità frammentata in tante piccole parti, mentre il mondo corre avanti, con una velocità dinamica e progressiva. L’utilizzo dei puzzle di Arzuffi sottolineano la parcellizzazione dell’uomo che disconosce sé stesso. Tutti sono importanti e nessuno è essenziale; si contrappongono alle geometrie rigorose di Racconi, dove il mondo e la società dettano rigide regole alle quali occorre conformarsi per potersi integrare.Una sensazione di isolamento e smarrimento permea l’opera, dove la figura si staglia come un estraneo in un mondo alienato, straniero in terra straniera.

Il trovatore 2.0 - 80x100 acrilico su tela

41

Ernesto COLOMBO

Tutto è statico, sospeso e deserto. Luce bassa, ombre lunghe e prospettiva accentuata. Le linee convergono dando all’opera una profondità impressionante. Sullo sfondo il castello Estense di Ferrara, richiama ad un glorioso passato, mentre le ciminiere sono simbolo di modernità e richiamano il presente di De Chirico.Nella mia interpretazione, per sottolineare questo bipolarismo passato-presente, ho mantenuto le cimi-niere dandogli però un connotato antico, archeologia industriale. Come richiamo al nostro presente, al posto del castello, ho inserito un’architettura contemporanea, il museo Guggenheim di Bilbao, espres-sione del nostro tempo. Ai manichini (Le Muse De Chirichiane) con aspetto umano e forma di sculture classiche, drappeggiate o scanalate come colonne doriche, ho sostituito le miei “Guerriere del Quoti-diano”, mantenendo quasi invariata la figura seduta al centro. In realtà nelle Muse Inquietante, tutto è abbastanza chiaro, svelato, descritto. Gli elementi che ho trovato veramente in quietanti, sono: l’ombra lunga che entra nel quadro in basso a destra e le due scatole/contenitori che ho volutamente colorato per attirare l’attenzione. Cosa conteranno?

Le muse guerriere - 70x100 penna su carta

Direttore editoriale, Art-PromoterFrancesca Bellola

Edito da 12 anni dall'Associazione Culturale Ok Arte

Corso Buenos Aires, 45 Milano www.okarte.it - [email protected] - tel. 347.4300482

Direttore responsabileAvv. Federico Balconi

La rivista bimestrale "Ok Arte", unica nel suo genere per l'eleganza e lo stile inconfondibile e raffinato, è dedicata agli amanti della bellezza in tutte le sue forme.

La rivista gratuita tratta di architettura, design, storia, arte moderna e contem-poranea e si propone a tutti i cittadini, delle più diverse origini, come strumento di conoscenza dei tesori nascosti del nostro territorio attraverso la presentazione di edifici storici, castelli, ville, musei, chiese, parchi, fiere, eventi.

Attualmente Ok Arte raggiunge ogni mese almeno 100mila lettori di target medio/alto che include i collezionisti d’Arte.

La distribuzione delle copie è particolarmente accurata presso gli Enti Pubblici, Musei, Biblioteche, Fondazioni, Università, Hotel, Gallerie d’Arte di Milano e della Lombardia e presso gli sponsor in tutta ltalia.

Il portale www.okarte.it è raggiunto giornalmente da migliaia di visitatori. Il sito contiene testi critici e foto di eventi culturali programmati in tutta Italia, visualiz-zati su mappe per regione e città.

Via Dante 9 - 20017 Rho (MI)

Cell.: 334 .11.69.519

Email: [email protected]

Sito : www.galleriaquadrifoglio.net

Renzo MARINELLI

[email protected]

Un ringraziamento speciale ai seguenti sponsor che hanno permesso la realizzazione del catalogo

Tommaso Spaggiari

Cell: 335.76.87.161E-mail: [email protected] G.b. Vico 6 - 20010 Cornaredo - Mi -Tel +39 0293568224 - Fax +39 0293568225P.IVA 08631680157

Finito di stampare nel mese di Febbraio 2015

II Edizione - N° 100 copie

Un ringraizamento speciale va a tutti gli artisti che hanno partecipato

a questo progetto, condividendone lo spirito e la motivazione

per il quale è stato realizzato.

Grazie.

Tappe della mostra fino ad oggi realizzate:

Galleria d’arte Quadrifoglio - Rho (Mi)dal 5 al 20 Ottobre 2013

Galleria Oldrado da Ponte - Lodidal 28 Marzo al 15 Aprile 2014

Villa Brivio - Nova Milanese (Mi)dal 22 Novembre al 6 Dicembre 2014

Palazzina Liberty - Stresa (VB)dal 28 Febbraio all’ 8 Marzo 2015

Associazione Culturale“Arte e Creatività”

di

Galleria d’arte