Catalogo della mostra di Smartarea "Stefano Abbiati. Mineralizzazioni"
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La mineralizzazione, più volte nominata nel mastodon-tico “Canti del Caos” (Einaudi) di Antonio Moresco,esprime il vibrare catalizzante delle forme, il dinami-smo interno dei microcosmi, la vitalità complessa chescorre sotto la superficie del reale. Assume un valore
filosofico che abbraccia la natura naturans ed espandela figura umana oltre il suo status apparente, fuori dal
limite epidermico, inglobando la biologia nelle dinami-che dell’universo inquieto. Non è semplice dare forma
ad un concetto così aperto e mentale, renderlo percorri-bile coi mezzi prosaici del quotidiano. In maniera visivatocca agli artisti tentare il viaggio al centro del linguag-
gio, costruire la superficie più consona che plasmil’apoteosi oltre le lettere. Stefano Abbiati ci prova con
passaggi complessi sotto il puro dipingere, alimentandoquel mineralizzarsi che da matrice chimica si trasforma
in atto morale, quasi a ribadire la complessità metastori-ca della pittura e della stessa umanità che crea (l’opera)
e viene ricreata (come soggetto dell’opera). L’immagine contemporanea, coacervo di memorie e
veggenze, trova nella pittura la sua ragione definitiva, ilsegno metafisico mai inattuale, la capacità elastica di
raccontare i lati nascosti dell’umana specie, la visioneulteriore, l’angolo rivoluzionario. Quando poi l’artista
ha l’attitudine e la coscienza della pittura come pensie-ro instabile, il risultato rende l’opera un minerale mille-
nario dalla biologia avventurosa e “violenta”.
La miglior pittura è quella che si mineralizza dentro ilsuo genoma, turbata e turbativa nel suo assetto iconogra-fico, mai univoca nei modelli estetici, organizzata comele dinamiche dialettiche del pensiero filosofico. Una pit-tura metabolica, nuclearizzata, come dicevo instabile nei
suoi modi e modelli vitali (e quindi virali). L’arte di Abbiati sta crescendo ad una velocità biologicache ricorda i processi chimici, quel loro mescolarsi inde-
fesso e accelerato che elabora risultati prevedibili e alcontempo inaspettati. Disegno e colore si fondono in unamatrice mineralizzata, simile alla morbidezza gelatinosadel vetro in lavorazione. La forma che noi vediamo, per
capirci, è il risultato del processo interiore, lo specchio diuna progressione tra stadi della materia e passaggi del
pensiero teorico. La scansione espositiva è la stessa che definisce l’anda-mento della tragedia classica. Un ritmo sincronico dove
le opere diventano cicli tra passaggi narrativi e metafore,articolazioni figurative e tensione concettuale, deforma-
zione e sintesi. Vi chiederete, come mai legare mineraliz-zazione e tragedia classica? Perché entrambe hanno una
vitalità esteriore e una gigantesca battaglia sotto l’esteticadel visibile; perché agiscono oltre la misura umana del
tempo e dello spazio solitamente percepiti; perché lanatura (mineralizzazione) e il sapere (tragedia come
archetipo della specularità tra arte e vita) sono ossigeno esangue dell’umana specie.
Mineralisation, often mentioned in Antonio Moresco's mammothwork Canti del Caos (published by Einaudi) is an expression
of the catalysying vibrations of shapes, the microcosms' internaldynamism, the complex vitality
flowing beneath the surface of reality. It assumes a philosophicalvalue, embracing the concept of natura naturans and expandingthe human figure beyond the condition of its mere appearance,
beyond the borders of its epidermis, thus including biology among the dynamics
of the restless universe.Shaping such an open and mental concept and making it accessi-
ble to the prosaic processes of everyday life is not easy. On avisual level, it is up to the artist to attempt a journey to the verycore of the language, to build a more suitable surface which can
mould an apotheosis beyond words. Stefano Abbiati tries toreach this ambitious aim through complex procedures, which
underlie the mere painting. He feeds that mineralisation whichturns from chemical matrix into moral act, as though to
reinforce the eternal complexity of painting and of mankinditself, which both creates and is created by the painting,
as its very subject.The contemporary image, a chaotic mass of memories and
predictions, finds in painting its ultimate raison d'être, a neverout-of-date sign, the versatile ability to describe the most hidden
sides of human nature, the deepest vision, the revolutionary corner. Besides, when the artist is inclined to perceive painting
as an unstable thought, and is aware of such condition, his work is likely to result in some
thousand-year material, with an adventurous and violent biology.
The best painting is that which mineralises within its owngenome, perturbing and perturbed in its iconographic
arrangement, never unambiguous in its aesthetic models,organised according to the dialectical dynamics of the
philosophical thought. A metabolic, nuclearised painting, unstable, as I said, in its modalities and in its vital
(and thus viral) models.Abbiati's art is developing at a biological speed which might
be compared to chemical processes: they tirelessly and rapidly melt together, leading to predictable and yet
unexpected results.Drawing and colour mingle with each other in a mineralised
matrix, similar to the gelatinous softness of glass in the process of being manufactured. The shape we see, in other
words, is the result of an interior process, mirroring a progression between different stages of matter and
passages of the theoretical thought.The articulation of the visual material echoes that of the
classical tragedy: a synchronic rhythm where works act ascycles between narrative passages and metaphors, figurative
articulations and conceptual tension, deformation and synthesis. You might wonder why mineralisation should be
linked to classical tragedy. They are linked to each otherbecause they both have an outer vitality and a huge battle
taking place beneath the aesthetics of what is visible; because they both act beyond the human measure of time
and space as they are commonly perceived; because nature(mineralisation) and knowledge (tragedy as an archetype of
art mirroring life) are oxygen and blood to the mankind.
prologo / fetusOpere sul tema dei feti, visti dall’artista come precondizione della crescita evo-lutiva, fase chimica che delinea la natura organica della nostra complessità adul-ta. Il feto quale primo segno dell’immagine, partenogenesi ideale della pitturaautogenerativa. E’ proprio il feto ad imprimere uno scatto riproduttivo che rendeeternamente attuale il dipingere: un segno embrionale per ridefinire la naturaclassica dell’iconografia, la potenza linguistica del corpo multiforme. Dal fetotutto reinizia, ogni volta come fosse la prima e unica volta. Il feto come archeti-po reale e simbolico: per moltiplicare la vita ma anche per sostanziare la potenzarigeneratrice della pittura, la sua utopia realizzata e mai conclusiva.
primo episodio / infanziaOpere sul tema dei bambini, cuore pulsante della Storia, sintesi ultima del con-trasto tra corpo e livelli interiori. É qui che la mineralizzazione elabora un arche-tipo decisivo, codificando la purezza complessa che solo nell’infanzia rende ilsenso di una formazione in atto. Nei bambini si legge il passaggio dal preiconicoal fattore iconico, lo stacco da una figurazione minerale ad un primo nucleo diumana centralità. Nel primo episodio si allineano il pensiero complesso e lamaturazione figurativa, segno di una risoluzione momentanea e necessaria,un’ossigenazione che si irradia sul futuro figurativo della singola immagine.
stasimoIl potere universale della tragedia rivive nella dimensione drammaturgica diAbbiati. La pittura come corpo regale del conflitto etico, luogo di stallo e verifi-ca incerta, spazio di derive tecnologiche e flussi primordiali. Ci sono sia le radicidel primo segno nella caverna che il flusso invisibile delle connessioni sinapti-che: in mezzo scorre il mercurio pittorico che attraversa epoche e mentalità,poteri e disastri, vibrazioni e lampi d’illuminazione sociale. Il film “Avatar”omaggia indirettamente la storia del dipingere mineralizzato, seguendo quel flui-re che dagli inizi della vita conduce ai sogni collettivi di vite aliene su pianetialtri. I colori fuorinorma del paesaggio, le fluorescenze quali segni funzionali, larete elettrochimica per comunicare oltre ogni tecnologia prostetica, l’epidermideche registra la storia biologica dei cromatismi: nel film pulsa più pittura di moltepellicole che parlano di arte e artisti, proprio perché la visione ulteriore cerca lafatidica mineralizzazione, il processo endogeno tra scienza e sentimenti. Ormaiandiamo verso un dipingere totalmente laico che desidera contaminare le super-
fici del mondo, aprire dialoghi inaspettati, sacralizzando la bellezza multiforme emeticcia. Se la natura ha per secoli influenzato l’arte del dipingere, nel prossimofuturo saranno le arti visive a dialogare fattivamente coi paesaggi del quotidiano,con lo spazio della rigenerazione ambientale.
secondo episodio / metacirkusQui l’artista riprende vecchie immagini di spettacoli circensi, rielaborate in unaversione noir che amplifica le atmosfere drammaturgiche della rappresentazione.Visioni postsurreali che toccano l’ambiguità dell'apparenza, il doppio necessario,la zona d'ombra che compatta le fasi narrative tra umano e mentale. L’universocircense come un respiro radicale del corpo, fatto di compressione e dilatazione,esperimento di equilibri e coraggio, spinte propulsive e pazienza tibetana. IlMetaCirkus riguarda la pressione della vita che si sovrappone alla libertà dell’in-fanzia, una sorta di necessità biologica del dramma atavico, come se vita e pittu-ra avessero lo stesso caos sotto la propria apparenza.
stasimoAngeli e demoni per incarnare il conflitto morale, i valori universali oltre iltempo e lo spazio narrativo. Bene e male nel loro canonico gioco di opposti dia-loganti, lungo intrecci mai banali con letteratura e cinema, teatro e filosofia.Abbiati non appartiene ai generi della pittura, hai quasi l’impressione che unapercezione diretta (e quindi facilitata) sarebbe fuori dal suo contesto d’origine.Le opere stratificano memorie lungo gli stessi perimetri, invecchiano biologica-mente nella loro immobilità statica. Accumulano dati ma il loro invecchiamentosi autorigenera dall’interno, evitando il limite involutivo di chi intravede la fine.Qui, tra pitture mineralizzate e dilemmi eterni, l’invecchiamento dell’immaginesignifica vita su vita su vita su vita su vita… fino alla prossima morte parziale,l’ennesima morte relativa di una pittura che non morirà mai.
esodo / fissione organicaSi conclude il viaggio tra figure angeliche e demoniache in libertà non vigilata.Corpi estremi che identificano il punto di chiusura del cerchio narrativo: primauna condizione fetale di metaforico sonno incosciente (Fetus), poi uno stato dicoscienza dinamica (Infanzia), quindi una condizione di sonno cosciente(MetaCirkus), fino al fatidico atto finale che porta alla trasformazione definitiva(Fissione Organica) e davvero “rivoluzionaria”.
prologue / foetusWorks centred on the theme of foetuses, regarded by the artist as a precondition forevolutionary growth, a chemical stage defining the organic nature of our complexity as adults. The foetus as first sign of the image, as the ideal parthenogenesis of self-breeding painting. The foetus, representing the very emblemof reproduction, makes painting eternal: an embryonic sign to redefine the classicalnature of iconography, the linguistic power of the protean body. From the foetuseverything starts again, as though for the first and only time. The foetus as a real andsymbolic archetype, to perpetrate life but also to give substance to the regeneratingpower of painting, to its realised yet never conclusive utopia.
first episode / childhoodWorks centred on the theme of children, beating heart of history, ultimate synthesisof the contrast between body and inner self. The process of mineralisation results ina decisive passage, coding that complex purity which only during the childhoodbecomes the expression of an underway formation process. Children represent thepassage from preiconic to iconic, from mineral figuration to a first nucleus of humancentrality. In the first episode, complex thought and figurative maturation align witheach other, in a momentary and necessary resolution, radiating oxygen towards thefigurative future of the single image.
stasimoThe universal power of tragedy lives again in Abbiati's dramatic dimension. Paintingas a regal cradle of ethical conflict, as a stage for stasis and uncertain check, as aspace for technological drifts and primordial flows. There are both the roots of thefirst signs in the cavern and the invisible flow of chemical synapses: the pictorialquicksilver flows in between, passing through ages and mentalities, expressions ofpower, catastrophes, vibrations and strokes of social enlightenment. The movieAvatar might be regarded as an indirect homage to the history of mineralised painting, since it follows the flow leading from the beginning of life tocollective dreams of alien forms of life on other planets. The oddly-coloured landscape, fluorescence as a functional sign, the electric-chemical network as ameans to communicate beyond every prosthetic technology, the epidermis keeping arecord of the biological history of chromatism: this movie exudes more paintingthan many others whose declared subjects are art and artists, because the deepestvision embraces the fateful mineralisation, the endogenous process between scienceand feelings. By now, we are heading for a completely secular painting, which aims
to contaminate the world's surfaces, to start unexpected dialogues, turning the multifaceted and half-cast beauty into an object of worship. For many centuriesnature has influenced the art of painting; in a not-distant future visual arts will concretely converse with everyday life landscapes, with the space of environmentalregeneration.
second episode / metacirkusThe artist now retrieves old images of circus shows, rearranged in a noir versionwhich highlights the dramatic atmosphere underlying the representation. Post-surrealvisions, bordering on ambiguity of the appearances, the necessary double, the "zoneof avoidance" linking the narrative stages between human and mental. The circusuniverse is like a radical breath of the body, made of contraction and dilation, anexperimentation of balances and courage, propellant drives and Tibetan patience.The MetaCirkus focuses on life pressure mingling with childhood freedom, a sort ofbiological necessity of an atavistic tragedy, as though life and painting shared thesame chaos beneath their outer surfaces.
stasimoAngels and demons embodying the moral conflict, the moral values beyond the timeand space of the narration. Good and evil in their traditional game of interactingopposites, becoming closely and interestingly intertwined with literature and cinema,theatre and philosophy. Abbiati does not belong to the genres of painting. You mighteven get the feeling that a direct (and therefore simplified) perception would be outof its original context. His works stratify memories along the same perimeters, theyage biologically, in their static immobility. They collect data, but their aging processself-generates itself from the inside, thus preventing the risk of involution, easilyexperienced by those who foresee the end. Here, among mineralised paintings andeternal dilemmas, the aging image means life over life over life... until the next partial death, the relative umpteenth death of an immortal painting.
exodus / organic fissionThe journey among unattended angels and demons comes to an end. Extreme bodiesrepresent the end of the narrative circle: at first a foetal condition, emblematic of theunawareness of sleep (Foetus), followed by a phase of dynamic awareness(Childhood), then a state of conscious sleep (MetaCirkus), until the fatal final act,leading to the ultimate (and actually revolutionary) transformation (Organic Fission).
Di solito si dice “buona visione”, augurando un ingresso fortunoso nel-
l’esperienza retinica. In questo caso mi viene da ribaltare l’augurio,
affermando “buona uscita dalla visione”, quasi a richiedervi uno sgancio
netto dal pozzo artesiano che precede la catarsi. L’intensità della pittura
assicura esperienze subliminali ma vuole controcampo ossigenante,
pausa catartica prima del nuovo viaggio. Solo l’uscita dallo sguardo, non
dimentichiamolo, rende sublime l’inizio di un nuovo sguardo.
One is usually supposed to say "Enjoy the view", hoping you will like
what you are going to see. In this case, I would dare to turn this traditional
formula into its opposite: "Enjoy your exit from the view", as if I were
asking you to detach yourselves from the artesian aquifer preceding the
catharsis.
The intensity of painting does guarantee subliminal experiences, but it also
implies an oxygenating reverse shot and a cathartic break before venturing
on a new journey.
Let us never forget it: only by detaching ourselves from one view can we
make the beginning of a new view sublime.
senza titolo
Tecnica mista su tavola. 15x15cm. 2009
senza titolo
Tecnica mista su tavola. 15x15cm. 2009
Olio su lino. 120x140cm. 2010
infanzia 1
Olio su lino. 120x140cm. 2010
pagine successive infanzia 7
Olio su lino. 70x90cm. 2010
pagine precedenti infanzia 5
Olio su lino. 100x100cm. 2010
metacirkus 10
Olio su lino. 100x140cm. 2009
pagine successive metacirkus 1
Olio su lino. 80x80cm. 2010
metacirkus 9
Olio su lino. 120x150cm. 2010
pagine successive metacirkus 11
Olio su lino. 50x70cm. 2010
pagine precedenti fissione organica 1
fissione organica 2Olio su lino. 125x100cm. 2010
Stefano Abbiati è nato a Milano il 30 maggio del 1979. Èstato finalista nel 2004 al Premio Italian Factory per la
giovane pittura italiana e nel 2005 al PremioGhigginiArte. Nello stesso anno si è laureato alla
Accademia di Belle Arti di Brera, facoltà di pittura, con ilprofessor Italo Bressan. Nel 2007 ha lavorato a New Yorkcome assistente del pittore Nicola Verlato. Ha trascorso il
2009 a Berlino per perfezionare la sua tecnica pittorica.Attualmente vive e lavora a Milano. Al suo attivo ha già
importanti personali, tra cui, nel 2008, “Dialoghi tracomuni giullari”, curata da Luca Beatrice a Milano e
“Viaggio molto teatrale ai bordi di una torre d'avorio”,curata da Chiara Canali sempre a Milano.
Stefano Abbiati was born in Milan on 30th May 1979. Hewas selected as a finalist both for the Italian Factory Price
for young Italian Painting in 2004 and for theGhigginiArte Price in 2005. In the same year he graduatedfrom the Painting Faculty of the Academy of Fine Arts in
Brera, under the supervision of Professor Italo Bressan. In2007 he worked in New York as an assistant of the painter
Nicola Verlato. He spent 2009 in Berlin, in order toadvance his pictorial technique. He currently lives and
works in Milan. He already has important solo exhibitionsunder his belt. Among them, “Dialoghi tra comuni
Giullari”, curated by Luca Beatrice, and “Viaggio moltoteatrale ai bordi di una torre d'avorio”, curated by Chiara
Canali, which both took place in Milan in 2008.
www.stefanoabbiati .com
Via Savona, 94. 20144 Milano Telefono: +39 02 45074757 Cellulare: +39 331 7784459 Fax: +39 02 700537032P.Iva: 06101180963Email: [email protected]: smartarea.it Website: www.smartarea.itTwitter: http://twitter.com/smartweetFacebook: http://www.facebook.com/pages/Smartarea/14010374506YouTube: http://www.youtube.com/user/smartareaTV
a cura di Emanuele Marziani
immagine e catalogo
Per i testi:© 2010 Gianluca Marziani
Traduzione: Costanza Vettori
Per le immagini:© Smartarea Srl, Stefano Abbiati
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico,
meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e di Smartarea Srl.