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INDICE IL CASTELLO LA CASTELLANA IL CAVALIERE MARCHESE IL CONTE DUCA IL CONTADINO

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INDICE•IL CASTELLO

•LA CASTELLANA•IL CAVALIERE

•MARCHESE•IL CONTE

•DUCA•IL CONTADINO

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CastelloIl nome odierno deriva dal volgare castellum, a sua volta dal latino castrum, insediamento militare. Furono infatti i Romani a sviluppare un accampamento organizzato con diverse strutture di difesa. L'arrivo dei Barbari comportò uno studio da parte degli ingegneri romani di nuove fortificazioni, come le Mura Aureliane. Tuttavia è con la caduta dell'Impero e il conseguente annullamento del potere centrale che si cominciò a sviluppare l'idea di un edificio fortificato adatto a difendere un territorio. Altri castelli diventeranno delle prigioni.

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I castelli avevano:•L’ingresso col ponte levatoio sorvegliato da guardie.•Le mura esterne di protezione di mattoni.•I merli, servivano da riparo ai difensori delle mura.•La feritoia era la torre attaccata alle mura su cui si sparavano i proiettili.•L’inferriata a saracinesca era la chiusura della porta.•Il fossato all’esterno del castello.•Gli sbarramenti difensivi.•Cortile di servitù.•La piazza d’armi dove c’era il deposito delle armi.•Le stanze del padrone erano al primo piano.•L’oratorio dove si celebrava la messa.•Le capanne al di fuori delle mura dive abitavano i servi.•Il giardino dove si giocava a scacchi o si suonava.•La sala delle armi.•Feudatario dove si amministrava la giustizia ed era anche una prigione.

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CastellanaLe donne del Medioevo, anche quelle di nobile schiatta,

avevano ben pochi dei diritti che godono le donne odierne. Le ragazze erano spesso già maritate a

quattordici anni; il matrimonio era combinato dalla famiglia e comportava il pagamento di una dote, cioè di un dono al marito per compensarlo di aver “accettato” la moglie. Con il matrimonio, i beni della moglie passavano in proprietà al marito, ciò che faceva dei cavalieri degli attenti cacciatori di dote. Tuttavia la castellana godeva, nella vita privata, di una sostanziale parità con il suo

compagno. Era per lui l’aiuto più sicuro, ed assumeva la responsabilità della proprietà quando egli era lontano, giungendo ad organizzare la difesa del castello contro eventuali nemici che l’attaccassero e l’assediassero.

La castellana sovrintendeva alle “attività” domestiche del castello: la cucina e la vita di tutti i giorni. Poteva avere dei dipendenti per sbrigare gli affari di casa, ma toccava

sempre a lei sorvegliare gli acquisti ed autorizzare le spese.

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Spettava a lei anche accogliere, con la dovuta cortesia, gliospiti e provvedere alla loro sistemazione. Aveva dame dicompagnia per intrattenerla, serventi per accudirla e nutriciper allevare i figli. I figli erano importantissimi: il compitoprincipale della donna medievale era, infatti, quello diprovvedere alla prole.Le donne nobili, al contrario dei cavalieri, erano spesso benistruite. Più d’una sapeva leggere e scrivere, capiva il latino,parlava lingue straniere. Inoltre importante era che sapesserofilare la lana.Il rango delle dame era indicato dalla ricchezza dei gioielli cheindossavano (generalmente corone e spille).

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CavaliereUn cavaliere non si improvvisava, veniva addestrato fin dalla fanciullezza e, quindi, armato con un equipaggiamento il cui costo poteva superare quello di 20 buoi, in pratica una piccola proprietà terriera.Era fatale, così, che si sviluppasse nella società una divisione netta o meglio una frattura incolmabile fra il cavaliere consapevole del proprio costo e della propria funzione e si formò spontaneamente un gruppo elitario, separato e autorefente che si autocelebrava anche attraverso il racconto delle proprie imprese, sempre eccezionali, e anche attraverso quella che sarà una vera e propria liturgia dell'iniziazione e dell'accettazione o cooptazione in un circolo sempre più chiuso. La letteratura epica si incaricherà di idealizzarne e celebrarne gli aspetti eroici, il più delle volte usurpati.

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Sorse, anche, l'esigenza di distinguersi e di rendersi riconoscibili sia in battaglia che nei tornei, e quindi si diffuse l'uso di colori e di emblemi posti sullo scudo del cavaliere, che daranno origine all'Araldica, o scienza del Blasone. Lentamente si consolidò quella che era una fraternitas, la cavalleria medievale, con regole sempre più rigorose che subiranno, tuttavia, continue eccezioni. La separazione dal mondo dei rustici aumentò sempre di più ed il solco iniziale divenne una voragine. Da una parte pochi eletti, dall'altra la massa disprezzata e sfortunata degli inermi o pauperes che avevano una sola possibilità di riscatto: mettere la propria vita in gioco nei campi di battaglia al servizio di qualche Senior.

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Dal IX secolo, ossia dal periodo dell'impero carolingio, il marchese era una carica nobiliare. Per i paesi di lingua tedesca si incontra spesso anche l'appellativo margravio, calco semantico dal termine tedesco. La parola deriva dall'alto tedesco marka che significa segno e quindi confine; il marchese, infatti, era titolare di una provincia di confine dell'Impero .Con la frammentazione delle marche fra gli eredi si formarono alcuni secoli dopo i marchesati. Per l'importanza della funzione di protezione dell'Impero dalle invasioni, i marchesi godettero di una considerazione superiore a quella degli altri feudatari territoriali, che consentì loro di ottenere una discreta autonomia amministrativa e giurisdizionale, una certa indipendenza anche rispetto allo stesso Imperatore e infine di una dignità pari quasi a quella del duca. Con il tempo la caratteristica del marchesato di essere provincia di confine si è persa, ma nella gerarchia della nobiltà il marchese ha mantenuto il suo grado, intermedio fra il conte e il duca.

Marchese

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Il titolo di Marchese del Sacro Romano Impero fu un titolo che oltre ad avere una giurisdizione feudale dava una giurisdizione quasi principesca, ad esempio si potevano coniare monete proprie, avere un tribunale di giustizia ed altro.Una specificità nell'ambito di questa categoria sono i "marchesi di baldacchino", comprendente pochissime famiglie romane che gli studiosi della materia indicano nei Costaguti, Patrizi Naro Montoro, Sacchetti, Serlupi Crescenzi, Theodoli e Soderini.

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ConteDal III secolo in poi fu sempre più spesso usato per i funzionari imperiali. Nel IV secolo c'erano, ad esempio, un «conte della costa sassone» (comes litoris saxonici) che era il comandante militare addetto alla difesa contro i pirati sassoni, un «conte dell'Africa» (comes africae) e poi «un conte delle sacre elargizioni» (comes sacrarum largitionum), che era un ministro con varie mansioni finanziarie e di controllo. Nel IV secolo e nel V secolo i comes erano praticamente i comandanti generali di divisione, avendo a disposizione le truppe stanziate nelle diocesi dette appunto comitatensis. Nel Medioevo erano insigniti del titolo quanti avevano seguito l'imperatore nelle sue battaglie e si erano distinti per qualche merito.

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La parola nasce legata all'imperatore Carlo Magno: in mancanza di denaro, dava loro il compito di occuparsi dell'amministrazione di un distretto territoriale chiamato comitatus (contea) in cambio della fedeltà.Nel Medioevo, il conte rientrava nel ruolo di principe. Alcune famiglie reali, preferirono il titolo di conte come titolo di sovrano che quello di re. Vi erano anche i comites palatini, «conti di palazzo», detti poi paladini, che prestavano servizio alla corte e alle dirette dipendenze del sovrano.

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DucaDal latino dux ,dal verbo ducere,è un titolo nobiliare che è compreso tra quello di marchese e quello di granduca. Le insegne del titolo sono la corona cimata da 8 fioroni d'oro dei quali cinque visibili (uso italiano), l'elmo d'oro arabescato, posto di fronte, semiaperto, e il manto di velluto porpora. Il titolo di duca in Sicilia e nell'Italia meridionale era inferiore al titolo di principe, mentre nell'Italia del nord il titolo ducale era superiore a quello principesco. Nel Regno d'Italia entrambi i titoli furono collocati sullo stesso livello, cioè avevano la stessa importanza. Mentre per i titoli sovrani cioè che rientrano nel ruolo principesco si ha la seguente gerarchia: Imperatore, Re, Arciduca, Granduca, Duca, Principe, Marchese, Conte.

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Contadino Il contadino era generalmente vincolato alla terra su cui

era nato. In effetti, l’unica sensibile differenza tra un servo e uno schiavo era che il contadino doveva provvedere da solo al suo mantenimento. Il signore prelevava una percentuale sui prodotti della terra, e obbligava il villico a servirsi del suo mulino. La durezza della sorte del contadino era accentuata dalla sua dipendenza dal tempo: bastava un cattivo raccolto ed era la fame nera. Un miglioramento della situazione dei contadini fu portato dalla peste nera che nel ‘300 devastò l’ Europa: i “villani”, rimasti in pochi, e dunque più preziosi, poterono ottenere una maggiore considerazione da parte delle classi superiori.

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FINE A CURA DI : ANNA CHIARA

BRACAGLIA, CATERINA BORRELLI, MICHELA MAGLIOCCHETTI, MARIA CHIARA LANCIA, GIULIA IACOVISSI E GRETA BELLI CON L’ AIUTO DELLA PROF. PAOLA LOMBARDI.