Casa Del Fascio Di Como

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La CASA del FASCIO di COMO GIUSEPPE TERRAGNI Studenti: Ilaria Bandini Dario Fois Valerio Pezzu

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La CASA del FASCIO di COMO

GIUSEPPE TERRAGNI Studenti: Ilaria Bandini Dario Fois Valerio Pezzuto

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GIUSEPPE ERCOLE ENEA TERRAGNI (Meda, 1904 - Como, 1943)

Considerato l’enfant prodige dell’architettura razionalista italiana, si laurea alla Scuola Superiore di Architettura del Politecnico di Milano nel 1926.

A soli 23 anni partecipa alla fondazione del Gruppo 7 (di cui fanno parte tra gli altri Luigi Figini, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava e in seguito Adalberto Libera).

Nel ‘28 il gruppo si allargherà ad una cinquantina di membri assumendo il nome di M.I.A.R.

Dopo aver sperimentato gli orrori della guerra e la tragedia della campagna di Russia crolla psichicamente. Rimpatriato d'urgenza su un treno ospedale il 20 gennaio 43, viene ricoverato in una clinica neurologica di Pavia , dove subisce una serie impressionante di elettroshock. Muore il 19 luglio, sulle scale dell'abitazione della fidanzata.

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TERRAGNI e il FASCISMO

Terragni proviene da una famiglia della borghesia cittadina,di fatto classe dirigente nella provincia fascista.

L’appartenenza di Terragni a tale classe lo rende un fascista convinto; inoltre l’appartenenza ad un movimento artistico d’avanguardia aggiunge all’adesione classista un’adesione disciplinare al fascismo, visto come portatore di una rivoluzione che condurrà ad uno svecchiamento delle arti.

Doppiamente fascista, Terragni subì con delusione il divieto di progettare seguendo la propria linea estetica, impostogli nell’ultimo periodo dal regime. Tale delusione giustificherà nel 1939 la partenza dell’architetto per il fronte russo.

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CASA del FASCIO

Durante il ventennio vennero realizzate in tutte le comunità italiane e nelle Terre d’Oltremare circa 5000 Case del Fascio, o Case del Littorio.

Fungevano da sede del Partito Nazionale Fascista, e in quanto tale vi avevano luogo le attività di partito e le adunate, ma anche attività culturali (emeroteca) e ricreative (cinema).

Era un’impalcatura intesa a collegare una storia fittizia che legava lo stato fascista ai comuni italiani e al Sacro Romano Impero. Utilizza la tipologia del palazzo del municipio, da cui riprende la torre campanaria, e di quello rinascimentale.

Nel dopoguerra gli immobili furono devoluti allo Stato per effetto delle Sanzioni contro il Fascismo (DDL 159/1944).

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Case del Fascio di Montevarchi e di Reggio Calabria

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L’INCARICO

E’ il 1928, Terragni ventiquattrenne viene convocato dal Segretario federale, che gli comunica la volontà di costruire una nuova Casa del Fascio della provincia di Como.

“… le linee architettoniche potranno essere pure moderne, ma senza quelle esagerazioni che, dando luogo a esperimenti troppo arrischiati, possono compromettere il piano finanziario”.

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Le necessità di locali per la Federazione, Fascio, Dopolavoro, ecc. vengono fornite esplicitamente all’architetto, e prevedono un’ ampio spazio coperto al centro, in cui “sia possibile accedere in formazione affiancata di fascisti e di popolo per le grandi adunate”.

“Se la faccenda può essere accolta con legittima soddisfazione non è a dire quanto duro e irto di difficoltà si presenti il lavoro di inquadramento e di sbozzatura del progetto di una Casa del Fascio a tre anni dalla polemica per il Novocomum, a un anno dalla mostra polemica sull’architettura razionale, tenuta alla Galleria d’Arte di Roma e inaugurata dal Duce.Il tema è nuovo;assolutamente impossibile qualunque riferimento a edifici di carattere rappresentativo;occorre creare su basi nuove e non dimenticare che il Fascismo è un avvenimento assolutamente originale.” G. Terragni

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IL CONTESTO

“Il lotto di terreno è stato predisposto e donato dal Comune, e presenta le fronti libere in un ambiente particolarmente suggestivo e spettacolare; una verde e strapiombante montagna (Brunate) con una piccola città sulla cresta, che fa da fondale, una vasta piazza sulla quale è posato un documento d’architettura, il Duomo, che fa da ribalta; viali alberati che delimitano sui fianchi la zona così vicina al lago da permetterne la diretta visione.”

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Vista del Duomo dalla Casa del Fascio

Il monte di Brunate si staglia sullo sfondo della Casa.

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IL PROGETTO: LA GENESI L’area prestabilita è

notevolmente insufficiente. Ne risulta una forma quadrata con lati di 33 m e 35 cm, e 33 m e 15 cm (totale 1101 mq). Impossibile organizzare una disposizione orizzontale dei numerosi reparti.

Dal 1928 al 1932 Terragni produce almeno quattro progetti completamente differenti tra loro, passando da un impianto in muratura portante al progetto definitivo che porta la data del dicembre 1932.

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LA COMPOSIZIONE Il volume complessivo è un mezzo cubo

(33,20x33,10 m di base per 16,60m di altezza) al cui interno è scavato un altro mezzo cubo (la sala delle adunate, le cui misure sono la metà delle misure del volume esterno).

La composizione dei pieni e dei vuoti nelle facciate lascia presagire un criterio progettuale alternante tra un’addizione di volumi ad una griglia vuota ed una sottrazione di volumi da un pieno iniziale.

Inoltre la lettura frontale o obliqua a 45° delle facciate suggerisce diverse interpretazioni della composizione: da un lato si può vedere il volume come fosse in quiete, stabilizzato da quattro torri angolari piene; dall’altro i rimandi da una facciata a quella successiva tramite bucature simili o compressioni delle facciate poste nelle medesime posizioni danno l’idea di un moto rotatorio, a girandola attorno all’edificio.

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IL PROGETTO: LE FACCIATE

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S-O N-O

N-E S-E

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IL QUADRATO PERFETTO

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L’edificio,che in pianta sembra essere un quadrato perfetto,in verità è leggermente più corto sulle facciate laterali,anche con la dimensione aggiuntiva del pannello di vetro aggettante.Tuttavia,quando una finestra del pannello di vetro è completamente aperta è possibile leggere un quadrato perfetto.

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DISTRIBUZIONE INTERNA “La distribuzione degli ambienti è conseguenza della maggiore o minore dipendenza gerarchica dei reparti dall’ufficio del Segretario federale e dalla frequenza di rapporti col pubblico”.

“Lo statuto del partito è il miglior testo e la più sicura guida per lo studio della distribuzione degli ambienti in una Casa del Fascio”.

“Occorre preoccuparsi che il fascista, il cittadino, la massa degli iscritti, il popolo delle adunate, ricevano già dall’esterno l’assicurazione di entrare in una casa e trovino logica e semplice la distribuzione dei reparti”.

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PIANO TERRA

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PRIMO PIANO

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SECONDO PIANO

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TERZO PIANO

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TERRENO E STRUTTURE

Il terreno si presenta con le tipiche difficoltà del sottosuolo comasco (terreno di riporto, infiltrazioni d’acqua dal lago e dalla montagna). E’ necessario quindi un consolidamento tramite palificazione di tutta l’area. Le fondazioni a trave rovescia e le strutture sono in c.a. (calcolate dall’ing. Renato Uslenghi).

Le tre grandi travi che, attraversando il salone di adunata sorreggono le strutture del soffitto in vetrocemento, hanno una sezione alta 1,40 m.

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LA MAGLIA STRUTTURALE

La griglia di pilastri e travi di c.a. oltre ad assolvere al proprio compito strutturale viene eletta da T. a elemento “misuratore dello spazio vuoto”, necessaria a sottendere gli spazi, i volumi e le bucature.

La campata d’ingresso è allungata rispetto alla campata interna tipica, e può essere letta come frontespizio interno al volume.

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L’INGRESSO L’ingresso alla Casa del Fascio è segnato

da una sequenza di passaggi all’interno della prima campata, stati di transizione che instaurano un rapporto indeterminato tra interno ed esterno. Il diaframma trasparente creato dalle porte vetrate rende l’idea del fascismo come “casa di vetro nella quale tutti possono e debbono guardare”

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IL SACRARIO

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“Le Case del Fascio saranno dedicate alla memoria dei Caduti per la Rivoluzione”. Appena entrati sulla sinistra, in asse con le scale si trova il Sacrario, realizzato nella sua razionale essenzialità con granito rosso, sienite nera e vetro.

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LA SALA delle ADUNATE

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La sala delle adunate è lo spazio centrale della Casa, fulcro attorno a cui si organizzano tutti gli altri ambienti. Il volume della sala è esattamente la metà del volume esterno, anche se non è posto in asse alla pianta.

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GLI INTERNI: LE SCALE

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“Perchè non ricordare qui la commossa esultanza mia e degli operai nel cantiere quando furono messe in opera quelle esemplari lastre di cristallo a forte spessore sul parapetto della scala?”

“Talvolta un parapetto di scala può assumere l’importanza di fatto decorativo o architettonico senza perdere in questo arricchimento stilistico la sua funzionalità o la sua sincerità.”

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GLI INTERNI: GLI ARREDI

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Terragni progetta ogni parte dell’edificio, compresi gli arredi originali, tra cui spiccano le sedie della sala del Direttorio. Inoltre gli ambienti delle sale di rappresentanza erano affrescati da composizioni del pittore comasco Mario Radice,andate perdute.

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RIVESTIMENTO ESTERNO

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Si tratta di un edificio fortemente rappresentativo, per il quale non serve una funzionale parete intonacata ma una superficie in marmo che possa elevare il grado di monumentalità.

Occorre inoltre opporre all’azione disgregante degli agenti atmosferici una superficie che resista nelle migliori condizioni il più a lungo possibile.

Da parte dello Stato viene promossa una forte incentivazione dell’impiego dei marmi italiani nei moderni edifici pubblici. Questa caratteristica diventa specifica espressione italiana della modernità.

Allo stesso tempo si manifesta la necessità di sviluppare tecniche costruttive adeguate per realizzare un rivestimento lapideo sottile ancorato su una struttura in cemento armato.

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IL MARMO DI BOTTICINO

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E’ scelto per la tonalità uniforme e il costo analogo al marmo di Carrara.

Il rivestimento non è concepito come una maglia di lastre ma come una compatta e solida placcatura, la cui trama deve risultare invisibile per astrarre l’immagine dell’edificio, evidenziando la purezza delle geometrie e simboleggiando simultaneamente modernità e classicità.

Durante la fase costruttiva sorsero grandi contrasti con i fornitori perché, man mano che erano definiti i dettagli, le lavorazioni appaiono troppo complesse per l’epoca.

Inoltre Terragni richiede una totale uniformità del materiale e pezzi di spessore sottile e grandi dimensioni, per non modificare le proporzioni dell’edificio e ridurre al minimo il numero delle giunzioni.

E’ da notare che storicamente ritardi, contese e difficoltà si verificano anche in altri cantieri “moderni” aperti in quegli anni.

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TECNICHE COSTRUTTIVE

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Il marmo è spinto al massimo delle sue possibilità.

Tutte le lastre hanno uno spessore variabile dai 2 ai 6 cm e presentano i bordi battentati e tolleranze minime.

Il collegamento delle lastre alla struttura è realizzato secondo le modalità tradizionali: le lastre sono appoggiate sulle lastre inferiori e fissate con chiavi metalliche.

Nei giunti orizzontali sono inoltre presenti degli spessori di piombo che assorbono le deformazioni del materiale.

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ROTTURA DELLE LASTRE

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Già nel 1940 la superficie marmorea presenta evidenti segni di danneggiamento.

Tra le principali cause ricordiamo: – Malta di imbottitura inadeguata– Spessori sottili delle lastre– Chiavelle troppo piccole e in

numero inadeguato– Gelo– Differenti dilatazioni termiche

di marmo e cemento (le prime ricerche sperimentali risalgono al 1938)

– Dettagli costruttivi e lavorazioni particolari

Banchettoni: 4,5 m per 5 cm di spessore con canale di scolo dell’acqua scavato per 1,5 cm nello spessore per ottenere la totale assenza di aggetti in prospetto

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TIPI DI MARMO

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MARMO DI BOTTICINO PIETRA DI TRANI (FILETTO ROSSO)

NERO DEL BELGIONERO VARENNA

GIALLO ADRIATICO

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DECORAZIONI SULLA FACCIATA

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Fin dall’inizio è avanzata l’ipotesi di arricchire la facciata piena del fronte con una decorazione che raffigurasse immagini di propaganda.

La committenza sollecita questi interventi per rendere più esplicita l’identità dell’edificio.

– Foto mosaico con una composizione di targhe metalliche decorate a smalto con procedimento fotomeccanico, fissate alla parete attraverso un traliccio

– Utilizzare la parete liscia come grande schermo per proiezioni cinematografiche

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COSTI

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• CEMENTO ARMATO 250.000 (12 %)

• FERRO 30.000 (6 %)

• MARMO 300.000 (14 %)

• VETRI E CRISTALLI 165.000 (8 %)

• SERRAMENTI 190.000 (9 %)

• TOTALE 2.080.000 lire

(Computo derivato dal bilancio consuntivo eseguito in sede di lavori di liquidazione. Fonte “Quadrante” n° 35 36)

FORNITORI DI MARMO

• SOCIETA’ GENERALE MARMI E PIETRE D’ITALIA (rivestimento interno e parte esterno)

• LUIGI SCALINI (marmo di Musso e marmo nero di Varenna)

• INDUSTRIA MARMI VICENTINI (marmo di Botticino)

• DITTA PAOLO BIANCHI (parte dei marmi e posa in opera di tutto il rivestimento)

• DITTA ANACLETO CIRLA E FIGLIO (costruzione del sacrario dei caduti, granito rosso di Baveno della cava di Monte Camoscio e la sienite nera di Biella)

• DITTA GIOSELLINO E GIUSEPPE PEVERELLI (graniti per il sagrato delle cave di Alzo, Novara)

(Fonte “Quadrante” n° 35 36)

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RESTAURO

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I lavori di restauro eseguiti nel 1989 sono stati limitati ed hanno interessato le superfici marmoree esterne, alcuni bagni e limitate superfici orizzontali e verticali in vetrocemento.

Le condizioni generali del materiale erano discrete, solo alcune parti avevano subito distacchi ma era generalizzato il processo di solfatazione e di microfessurazione. Inoltre alcune lastre risultavano spanciate e non più aderenti con continuità al supporto murario.

Il degrado naturale era stato accentuato da un intervento recente nel quale erano state sigillate le fessurazioni del marmo applicando silicone trasparente, che in breve tempo è diventato subito visibile.

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1. ABLAZIONE DELLE VECCHIE SIGILLATURE E RIFACIMENTO DELLE NUOVE

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Sono stati asportati manualmente i sigillati siliconici. La pulizia del giunto fino in profondità ha permesso la perfetta adesione del nuovo prodotto sigillante, composto da marmo di Botticino macinato miscelato con marmo di carrara e resina acrilica in dispersione.

Le parti solfatate sono state rimosse con acqua nebulizzata, per procedere successivamente con l’applicazione dell’impasto sigillante.

L’infiltrazione del vecchio silicone e l’azione meccanica necessaria per asportarlo hanno generato fasce di 7-8 cm più lucide rispetto al resto del marmo.

Questo inconveniente è stato eliminato reintervenendo con una leggera microsabbiatura

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1. TASSELLATURA

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I tasselli preesistenti sono stati tutti asportati e contemporaneamente sono stati eseguiti i nuovi, utilizzando strumenti privi di percussioni.

Le svasature dove inserire il tassello hanno una profondità di 3-4 mm. La vite è stata successivamente stuccata con lo stesso impasto usato per i giunti.

1. CONSOLIDAMENTO E SOSTITUZIONE LASTRE

L’operazione di sostituzione ha interessato solo le parti in cui si erano verificate cadute di materiale. Sono stati distaccati i frammenti ed è stato scalpellato il vecchio impasto di malta e cemento.

Le nuove lastre di uguale dimensione sono state fissate alle vecchie staffe metalliche ed applicate su un nuovo strato di legante.

Sono stati inoltre applicati 4-5 strati di una soluzione di silosano oligomero per l’effetto idrorepellente e traspirante conferito alla superficie.

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PRIMA

DOPO

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BIBLIOGRAFIA

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• CASABELLA n°107, 1936

• QUADRANTE n°35-36, 1936

• Sergio Poretti, LA CASA DEL FASCIO DI COMO, Roma, Carocci 1998

• Alberto Artioli, GIUSEPPE TERRAGNI: LA CASA DEL FASCIO DI COMO. GUIDA CRITICA ALL’EDIFICIO: DESCRIZIONE, VICENDE STORICHE, POLEMICHE, RECENTI RESTAURI, Roma, Beta Gamma 1989

• Marco Ferrero, ARCHITETTURA DI PIETRA NELLA ROMA DEL NOVECENTO, Roma, Palombi 2004

• Peter Eisenman, GIUSEPPE TERRAGNI, TRASFORMAZIONI SCOMPOSIZIONI CRITICHE, Quodlibet, 2004

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DETTAGLI

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