Cartella stampa SIC 2013
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28. Sdella C
28 agosto
28. Settimana Internazionaledella Critica di Venezia
Venezia 28 agosto – 7 settembre 2013
7 settembre 2013
Main Sponsor
Sindacato Nazionale C
70. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
28. Settimana Internazionale della Critica di Venezia2
Francesco Di Pace (
Palazzo del Cinema
Tel.: 041 2726679 [email protected]
Via delle Alpi, 30
Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
Presidente: Franco Montini
la Biennale di Venezia Presidente: Paolo Baratta
. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
Direttore: Alberto Barbera
. Settimana Internazionale della Critica di Venezia28 agosto – 7 settembre 2013
Commissione di selezione Francesco Di Pace (Delegato generale)
Nicola Falcinella Giuseppe Gariazzo Anna Maria Pasetti
Luca Pellegrini
Coordinamento Claudio Dondi Eddie Bertozzi
Palazzo del Cinema – Lungomare Marconi 30126 Lido di Venezia
Tel.: 041 2726679 - Fax: 041 2726520 [email protected] - www.sicvenezia.it
Ufficio Stampa Barbara Perversi
[email protected] - [email protected].: 347 9464485
Segreteria Sncci Patrizia Piciacchia
Via delle Alpi, 30 - 00198 Roma Tel.: 06 4824713
[email protected] – www.sncci.it
ritici Cinematografici Italiani
. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
. Settimana Internazionale della Critica di Venezia
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28. Settimana Internazionale della Critica28 agosto
L’Armée du salut
Francia
Återträffen
Las niñas Quispe
Cile-Francia
Razredni s
Slovenia, 2013
White Shadow
Italia-Germania
Zoran, il mio nipote scemo
Italia
Film di apertura L’arte della felicità
Film di chiusura Las a
Cile
Settimana Internazionale della Critica28 agosto – 7 settembre 2013
I sette film in concorso:
alut (Salvation Army/L’esercito della salvezzadi Abdellah Taïa
Francia-Marocco, 2013 – World Premiere
Återträffen (The Reunion/La riunione) di Anna Odell
Svezia, 2013 – World Premiere
iñas Quispe (The Quispe Girls/Le ragazze Quispedi Sebastián Sepúlveda
Francia-Argentina, 2013 – World Premiere
sovražnik (Class Enemy/Nemico di classedi Rok Biček
Slovenia, 2013 – World Premiere
White Shadow (Ombra bianca) di Noaz Deshe
Germania-Tanzania, 2013 – World Premiere
Zoran, il mio nipote scemo (Zoran, My Nephew the Idiotdi Matteo Oleotto
Italia-Slovenia, 2013 – World Premiere
Film sorpresa
Film di apertura – Evento Speciale Fuori Concorso L’arte della felicità (The Art of Happiness)
di Alessandro Rak
Italia, 2013 - World Premiere
Film di chiusura – Evento Speciale Fuori Concorso Las analfabetas (Illiterate/Le analfabete)
di Moisés Sepúlveda Cile, 2013 - International Premiere
Settimana Internazionale della Critica
L’esercito della salvezza)
Le ragazze Quispe)
Nemico di classe)
World Premiere
he Idiot)
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I film in concorso della 28. Settimana Internazionale della Critica due premi: 1. Premio del pubblico RaroVideo di Venezia I sette film in competizione partecipano al valore di 5.000 Euro. 2. Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima I sette film in competizione concorrono, insieme a tutti gli altri lungometraggi d’esordio presenti nelle sezioni competitive dPremio Venezia Opera Prima "Luigi De Laurentiis"disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore. Da quest’anno, inoltre, ladell’Europa e del MediterraneoSettimana: uno al miglior film, l’altro a scelta tra la miglior sceneggiatufotografia o la miglior interpretazione Anche per questa edizione la Settimana Internazionale della Critica avvalere del supporto di BNLsostegno al cinema italiano e alle manifestazioni cinematografiche Con il fondamentale contributo della riproposti al termine della MostraProvincia autonoma di Trento e della Provincia autonoma di Bolzanopotranno raggiungere le due città trentine. La Settimana Internazionale collaborazione di partner importanti comeLuce-Cinecittà e Maserati. Si consolida infine per il secondo anno consecutivo radio multilingue FRED.
. Settimana Internazionale della Critica
RaroVideo – 28. Settimana Internazionale della Critica
I sette film in competizione partecipano al “Premio del pubblico
Premio Venezia Opera Prima “Luigi De LaurentiisI sette film in competizione concorrono, insieme a tutti gli altri lungometraggi d’esordio presenti nelle sezioni competitive della Mostra, al “Leone del Futuro Premio Venezia Opera Prima "Luigi De Laurentiis" e a 100.000 USD messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore.
la FEDEORA, l’associazione dei critici cinematografici dell’Europa e del Mediterraneo, assegnerà due premi collaterali ai film della
: uno al miglior film, l’altro a scelta tra la miglior sceneggiatuinterpretazione.
la Settimana Internazionale della Critica BNL Gruppo BNP Paribas, una banca da sempre attiva nel
sostegno al cinema italiano e alle manifestazioni cinematografiche
contributo della Regione Veneto i film della Mostra in diverse città del Veneto e, grazie ai fondi
Provincia autonoma di Trento e della Provincia autonoma di Bolzanole due città trentine.
Internazionale della Critica si avvarrà inoltre dellacollaborazione di partner importanti come Tiziana Rocca Comunicazione
infine per il secondo anno consecutivo la media partnership
. Settimana Internazionale della Critica concorrono a
. Settimana Internazionale della Critica
Premio del pubblico RaroVideo” del
Luigi De Laurentiis” I sette film in competizione concorrono, insieme a tutti gli altri lungometraggi
Leone del Futuro - 100.000 USD messi a
disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che saranno suddivisi in
i critici cinematografici , assegnerà due premi collaterali ai film della
: uno al miglior film, l’altro a scelta tra la miglior sceneggiatura, la miglior
la Settimana Internazionale della Critica è lieta di potersi una banca da sempre attiva nel
sostegno al cinema italiano e alle manifestazioni cinematografiche internazionali.
i film della Settimana saranno grazie ai fondi della
Provincia autonoma di Trento e della Provincia autonoma di Bolzano, alcuni titoli
si avvarrà inoltre della preziosa Tiziana Rocca Comunicazione, Istituto
la media partnership con la web
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28. Settimana Internazionale della Critica28 agosto
e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
il programma della
La composizione di una selezione di film può assomigliare miracolosamente a una specie di magica costellazione: se guardiamo con immaginazione al cielo stellato della 28. Settimana Internazionale della Critica si riesce ad individuare un disegno che unisce i nove film presentati quest’anno. Titoli che sembrano rincorrersi attraverso delle linee di percorso, siano esse di carattere geografico, tematico, concettuale o di somiglianza frNon si tratta tanto di individuare a tutti costi una costante nelle stproduttivi di registi esordienti o di anime coraggiose che credono in loro: la scelta dei sette film in concorso che si contenderanno il “d’apertura e chiusura, è stata ancora una volta ispirata dalla missione di trovare energie espressive fresche e originali nel panorama cinematografico internazionale. La scommessa è quella di aver allestito anche quest’anno un programma in grado di suscitare interesse e piacereportando alla giusta attenzione piccoli film e giovani autori bisognosi di una visibilità che solo una sezione di opere prime inserita in grande Il primo punto di questa costellazione può a buon diritto essere il film italiano scelto per il concorso: Zoran, il mio nipote scemoe intelligente, in grado cioè di suggerire dietro sui confini e le derive esistenziali,territoriali (il film è girato e prodotto tra il Friuli e la Slovenia). Paolo, interpretato daGiuseppe Battiston qui in un grande ruolo da protagonista, è un uomo incapace di affetti e progetti a lungo termine, che sposa la cultura del vino alla sua insensibilità nei confronti di amici e conoscenti. Ma si imbatte in un’eredità imprevistappunto, di cui vorrebbe subito liberarsi. Per poi scoprire che questo giovane è dotato di un dono da sfruttare: è un superlativo campione di freccette. Il rapporto tra i due si consoliderà in un travaso di esperienze pratiche di vita da un lato, e di sensibilità e generosità dall’altro.La linea che unisce questo film a la Slovenia appunto: in una classe di un liceo arriva un insegnante routine degli studenti innescando tensioni eun suicidio, l’insegnante verrà accusato dagli studenti sono veramente le responsabilità e di cgiovanile così contraddittorio? Il fl’educazione e la crescita in un contesto complesso come quello scolastico.Le stesse dinamiche fra compagni di scuola le ritroviamo nel sorprendente riunione) dell’artista/performer svedese Anna Odell. Diviso in due parti, il film mette in scena nella prima una tipica riunione di ex compagni di scuola, una “festen” che diventa uno psicodramma quando ad entrare in scena è proprio Anna Odell, nel ruolo i vecchi compagni di averle rovinato l’adolescenza riservandole un trattamento di sevizie ed
Settimana Internazionale della Critica28 agosto – 7 settembre 2012
la Biennale di Venezia e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
presentano
il programma della 28. Settimana Internazionale della Critica
La composizione di una selezione di film può assomigliare miracolosamente a una specie di magica costellazione: se guardiamo con immaginazione al cielo stellato della 28. Settimana Internazionale della Critica si riesce ad individuare un disegno che unisce i nove film presentati quest’anno. Titoli che sembrano rincorrersi attraverso delle linee di percorso, siano esse di carattere geografico, tematico, concettuale o di somiglianza fra i caratteri dei personaggi.Non si tratta tanto di individuare a tutti costi una costante nelle storie o negli sforzi stilistici eproduttivi di registi esordienti o di anime coraggiose che credono in loro: la scelta dei sette film in
tenderanno il “Premio del pubblico RaroVideo” e d’apertura e chiusura, è stata ancora una volta ispirata dalla missione di trovare energie espressive fresche e originali nel panorama cinematografico internazionale. La scommessa è
ella di aver allestito anche quest’anno un programma in grado di suscitare interesse e piacereportando alla giusta attenzione piccoli film e giovani autori bisognosi di una visibilità che solo una sezione di opere prime inserita in grande festival può garantir loro. Il primo punto di questa costellazione può a buon diritto essere il film italiano scelto per il
Zoran, il mio nipote scemo, opera d’esordio di Matteo Oleotto, è una commedia delicata e intelligente, in grado cioè di suggerire dietro la maschera del “genere” un discorso non banale
e le derive esistenziali, attraverso un continuo travalicamento di territoriali (il film è girato e prodotto tra il Friuli e la Slovenia). Paolo, interpretato da
in un grande ruolo da protagonista, è un uomo incapace di affetti e progetti a lungo termine, che sposa la cultura del vino alla sua insensibilità nei confronti di amici e conoscenti. Ma si imbatte in un’eredità imprevista, un nipote candido e quasi autistico, Zoran appunto, di cui vorrebbe subito liberarsi. Per poi scoprire che questo giovane è dotato di un dono da sfruttare: è un superlativo campione di freccette. Il rapporto tra i due si consoliderà in un
erienze pratiche di vita da un lato, e di sensibilità e generosità dall’altro.La linea che unisce questo film a Razredni sovražnik (Nemico di classe) di Rok la Slovenia appunto: in una classe di un liceo arriva un insegnante autorit
innescando tensioni e conflitti. Quando una delle studentesseaccusato dagli studenti di aver provocato la sua morte; ma di chi
sono veramente le responsabilità e di chi invece i meriti per aver tentato di capire un mondo giovanile così contraddittorio? Il film, drammaticamente molto intenso, tocca temi sensibili come l’educazione e la crescita in un contesto complesso come quello scolastico.
pagni di scuola le ritroviamo nel sorprendente dell’artista/performer svedese Anna Odell. Diviso in due parti, il film mette in scena
nella prima una tipica riunione di ex compagni di scuola, una “festen” che diventa uno ma quando ad entrare in scena è proprio Anna Odell, nel ruolo
rovinato l’adolescenza riservandole un trattamento di sevizie ed
Settimana Internazionale della Critica
e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
. Settimana Internazionale della Critica
La composizione di una selezione di film può assomigliare miracolosamente a una specie di magica costellazione: se guardiamo con immaginazione al cielo stellato della 28. Settimana Internazionale della Critica si riesce ad individuare un disegno che unisce i nove film presentati quest’anno. Titoli che sembrano rincorrersi attraverso delle linee di percorso, siano esse di
a i caratteri dei personaggi. orie o negli sforzi stilistici e
produttivi di registi esordienti o di anime coraggiose che credono in loro: la scelta dei sette film in dei due eventi speciali
d’apertura e chiusura, è stata ancora una volta ispirata dalla missione di trovare energie espressive fresche e originali nel panorama cinematografico internazionale. La scommessa è
ella di aver allestito anche quest’anno un programma in grado di suscitare interesse e piacere, portando alla giusta attenzione piccoli film e giovani autori bisognosi di una visibilità che solo
Il primo punto di questa costellazione può a buon diritto essere il film italiano scelto per il , opera d’esordio di Matteo Oleotto, è una commedia delicata
re” un discorso non banale attraverso un continuo travalicamento di quei confini anche
territoriali (il film è girato e prodotto tra il Friuli e la Slovenia). Paolo, interpretato da un superbo in un grande ruolo da protagonista, è un uomo incapace di affetti e
progetti a lungo termine, che sposa la cultura del vino alla sua insensibilità nei confronti di amici a, un nipote candido e quasi autistico, Zoran
appunto, di cui vorrebbe subito liberarsi. Per poi scoprire che questo giovane è dotato di un dono da sfruttare: è un superlativo campione di freccette. Il rapporto tra i due si consoliderà in un
erienze pratiche di vita da un lato, e di sensibilità e generosità dall’altro. di Rok Biček è il territorio,
autoritario, che sconvolge la na delle studentesse commetterà
di aver provocato la sua morte; ma di chi i meriti per aver tentato di capire un mondo
tocca temi sensibili come l’educazione e la crescita in un contesto complesso come quello scolastico.
pagni di scuola le ritroviamo nel sorprendente Återträffen (La dell’artista/performer svedese Anna Odell. Diviso in due parti, il film mette in scena
nella prima una tipica riunione di ex compagni di scuola, una “festen” che diventa uno ma quando ad entrare in scena è proprio Anna Odell, nel ruolo principale, che accusa
rovinato l’adolescenza riservandole un trattamento di sevizie ed
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emarginazione. Nella seconda parte la stessa registasuo tentativo di far vedere il film che ha realizzato ai suoi veri compagni di classerealtà e cos’è la finzione in questo affascinante e appassionante esperimento concettuale?E i confini tra verità e finzione costituiscono anche il motivo centrale di un film sorpresa che verrà annunciato successivamente.Scollamento dalla realtà e incapacsuperbo film cileno prodotto dai fratelli Larraín, Sebastián Sepúlveda: isolate su un arido altopiano, tre sorelle allevano capre e producono formaggio, ripiegate ossessivamente nel ripetersi dei loro gesti quotidiani e impermeabili agli echi provenienti da un mondo lontano ma reale. La messa in discussione della loro condizione di vita provocherà un gesto estremo. Un film rigoroso ma sapiente, un titolo che costituirà una sicura sorpresa alla Mostra di quest’anno.Da un film dove il territorio si fa personaggio simbiosi con uno stile visionario e coraggioso: regista apolide, nato a Jaffa ma che vive tra la Germania e gli Stati Uniti di una finzione mescolata ad un lavoro quasi documentaristico con attori non professionisti, la crudelissima piaga della persecuzione nei confronti degli albini nei territori africani. Siamo in Tanzania, Alias è un ragazzo albino che dopo averprofanazione del suo corpo, cerca di sfuggire al proprio destino cercando di trovare il suo posto nel mondo. Il film è un coinvolgente viaggio a fiancoregista ha compiuto avvalendosi di una coattore sensibile come Ryan Gosling, che funge da produttore esecutivo.L’intolleranza, anche se di carattere diverso, è la linea che ci avvicina al nostro ultimo film in concorso, L’Armée du salut (L’esercito della salvezzaAbdellah Taïa. Il film, emozionante e raffinato, è tratto dall’omonimo libro dello stesso racconta la vita dello scrittore-registadella sua omosessualità in un contesto familiare e sociale valori tradizionali, fino alla sua fuga in Europa grazie ad una borsa di studio in Svizzera che cambierà profondamente le sue proLa letteratura, il linguaggio, il valore dell’arte nelle sue forme più varie, sono le linee che uniscono i film in concorso con i due eventi speciali di quest’anno. Alessandro Rak, che apre fuori concorso la Settimanada un gruppo di lavoro composto sceneggiatore illuminato. Una storia che mescola spiritualità, buddvagabondaggio, in una Napoli piovosa e deluso che cerca la sua anima fra i ricordi e le presenze fantasmatiche del suo passato.Il valore della parola e l’importanza diretto da un altro regista cileno: un lavoro teatrale interpretato dalle stesse attrici protagoniste del film (tra le Paulina García di Gloria, fresco Orso d’oro a Berlino), racconta l’incontro tra due donne d’età diverse, diversamente analfabete: la giovane Jackeline, analfabeta nei sentimenti, prenderà a cuore il reale analfabetismo della solitaria e testarda Ximena, insegnandole a leggere ma anche a guardare finalmente al suo passato e ad aprirsi al futuro.
emarginazione. Nella seconda parte la stessa regista mette in scena, come un documentario, far vedere il film che ha realizzato ai suoi veri compagni di classe
realtà e cos’è la finzione in questo affascinante e appassionante esperimento concettuale?e finzione costituiscono anche il motivo centrale di un film sorpresa che
verrà annunciato successivamente. Scollamento dalla realtà e incapacità di affrontare i cambiamenti per le tre protagoniste del superbo film cileno prodotto dai fratelli Larraín, Las niñas Quispe
isolate su un arido altopiano, tre sorelle allevano capre e producono formaggio, ripiegate ossessivamente nel ripetersi dei loro gesti quotidiani e impermeabili agli echi
tano ma reale. La messa in discussione della loro condizione di vita provocherà un gesto estremo. Un film rigoroso ma sapiente, un titolo che costituirà una sicura sorpresa alla Mostra di quest’anno.
l territorio si fa personaggio ad un altro in cui il senso di un simbiosi con uno stile visionario e coraggioso: White Shadow (Ombra bianca)
ma che vive tra la Germania e gli Stati Uniti di una finzione mescolata ad un lavoro quasi documentaristico con attori non professionisti, la crudelissima piaga della persecuzione nei confronti degli albini nei territori africani. Siamo in Tanzania, Alias è un ragazzo albino che dopo aver assistito all’omicidio del padre e alla profanazione del suo corpo, cerca di sfuggire al proprio destino cercando di trovare il suo posto
coinvolgente viaggio a fianco dei suoi protagonisti, un lungo lavoro che il to avvalendosi di una co-produzione italo-tedesca ma anche dell’appoggio di un
attore sensibile come Ryan Gosling, che funge da produttore esecutivo. L’intolleranza, anche se di carattere diverso, è la linea che ci avvicina al nostro ultimo film in
L’esercito della salvezza), opera prima dello scrittore marocchino. Il film, emozionante e raffinato, è tratto dall’omonimo libro dello stesso
regista, da quando ragazzino in Marocco prendeva consapevolin un contesto familiare e sociale difficile caratterizzato dal trionfo dei
valori tradizionali, fino alla sua fuga in Europa grazie ad una borsa di studio in Svizzera che cambierà profondamente le sue prospettive. La letteratura, il linguaggio, il valore dell’arte nelle sue forme più varie, sono le linee che uniscono i film in concorso con i due eventi speciali di quest’anno. Alessandro Rak, che apre fuori concorso la Settimana, è un film d’animazione
da giovani disegnatori, fumettisti, musicisti e da un produttore. Una storia che mescola spiritualità, buddismo e ricerca interiore
na Napoli piovosa e invasa dall’immondizia, di un tassista ex musicista deluso che cerca la sua anima fra i ricordi e le presenze fantasmatiche del suo passato.
l’importanza della cultura li ritroviamo nel commovente film di chiusura, diretto da un altro regista cileno: Las analfabetas (Le analfabete), di Moisés Sun lavoro teatrale interpretato dalle stesse attrici protagoniste del film (tra le
, fresco Orso d’oro a Berlino), racconta l’incontro tra due donne d’età diverse, diversamente analfabete: la giovane Jackeline, analfabeta nei sentimenti, prenderà a cuore il reale analfabetismo della solitaria e testarda Ximena, insegnandole a leggere ma anche a guardare finalmente al suo passato e ad aprirsi al futuro.
Francesco Di Pace
mette in scena, come un documentario, il far vedere il film che ha realizzato ai suoi veri compagni di classe. Ma qual è la
realtà e cos’è la finzione in questo affascinante e appassionante esperimento concettuale? e finzione costituiscono anche il motivo centrale di un film sorpresa che
per le tre protagoniste del (Le ragazze Quispe) di
isolate su un arido altopiano, tre sorelle allevano capre e producono formaggio, ripiegate ossessivamente nel ripetersi dei loro gesti quotidiani e impermeabili agli echi
tano ma reale. La messa in discussione della loro condizione di vita provocherà un gesto estremo. Un film rigoroso ma sapiente, un titolo che costituirà una sicura
senso di un luogo viaggia in White Shadow (Ombra bianca) di Noaz Deshe - un
ma che vive tra la Germania e gli Stati Uniti – racconta, sotto forma di una finzione mescolata ad un lavoro quasi documentaristico con attori non professionisti, la crudelissima piaga della persecuzione nei confronti degli albini nei territori africani. Siamo in
assistito all’omicidio del padre e alla profanazione del suo corpo, cerca di sfuggire al proprio destino cercando di trovare il suo posto
dei suoi protagonisti, un lungo lavoro che il tedesca ma anche dell’appoggio di un
L’intolleranza, anche se di carattere diverso, è la linea che ci avvicina al nostro ultimo film in , opera prima dello scrittore marocchino
. Il film, emozionante e raffinato, è tratto dall’omonimo libro dello stesso Taïa, e co prendeva consapevolezza
caratterizzato dal trionfo dei valori tradizionali, fino alla sua fuga in Europa grazie ad una borsa di studio in Svizzera che
La letteratura, il linguaggio, il valore dell’arte nelle sue forme più varie, sono le linee che uniscono i film in concorso con i due eventi speciali di quest’anno. L’arte della felicità di
ilm d’animazione realizzato a Napoli egnatori, fumettisti, musicisti e da un produttore-
ismo e ricerca interiore con il di un tassista ex musicista
deluso che cerca la sua anima fra i ricordi e le presenze fantasmatiche del suo passato. nel commovente film di chiusura,
, di Moisés Sepúlveda, tratto da un lavoro teatrale interpretato dalle stesse attrici protagoniste del film (tra le quali la magnifica
, fresco Orso d’oro a Berlino), racconta l’incontro tra due donne d’età diverse, diversamente analfabete: la giovane Jackeline, analfabeta nei sentimenti, prenderà a cuore il reale analfabetismo della solitaria e testarda Ximena, insegnandole a leggere e a scrivere,
Francesco Di Pace
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L’ARMÉE DU SALUT (Salvation ArmyFrancia-Marocco, 2013, DCP, col., Regia: Abdellah Taïa. Sceneggiatura:Françoise Tourmen. Suono: Fanny Martin. M’hand (Abdellah adulto), Amine Ange Luciani (Les films de Pierre), Philippe Martin ((Rita Production), Frantz Richard A Casablanca Abdellah trascorre le giornate in casa, viveconflittuale e di complicità, mentre in strada incontra uomini per occasionali rapporti sessuali. Durante una vacanza, il fratello maggiore Slimane, per il quale il ragazzo nutre una venerazione,lo abbandona. Passano dieci anni. per Ginevra, ma decide di troncare la relazione e iniziare da solo una nuova vita. Trova riparo in una casa dell’Esercito della Salvezza, dove un ragazzo marocchino gli canta una canzone del suo idolo Abdel Halim Hafez. L’esordio di Abdellah Taïa, dal suo romanzo rarefazione narrativa e formale. Dadulta di un personaggio che formaomosessualità. Taïa mette in immagini la propria esperienza (il protagonistin una storia dove i silenzi, gli sguardi, gli abbracci e le carezze, il suggerito e il non visto sono portati in evidenza ben più delle paroleall’astrazione. I “quattro atti” (nella anni dopo” per accennare la relazione fra un ragazzo deciso, con tutti i mezzi, a liberarsi delun ri-inizio, mentre un giovane marocchino gli cantun maestro del cinema egiziano, Henri Barakatquel cinema arabo custodisce tutta la dolcezza e la febbre.
Abdellah Taïa, marocchino, 39 anni, è il primo scrittore arabo ad aver pubblicamente dichiarato la propria omosessualità. È l’autore di árabe (2008), Le jour du roi (Premio de Florelibro omonimo dello stesso Taïa, è il suo prim
(Salvation Army/L’esercito della salvezza) , DCP, col., 84’
Sceneggiatura: Abdellah Taïa. Fotografia: AgnèFanny Martin. Interpreti: Said Mrini (Abdellah giovane)
Amine Ennaji (Slimane). Produzione: Hugues Charbonneau, Marie de Pierre), Philippe Martin (Les films pelléas), Pauline Gygax, Max Karli
(Ali N’Films).
A Casablanca Abdellah trascorre le giornate in casa, vivendo con il padre un rapporto conflittuale e di complicità, mentre in strada incontra uomini per occasionali rapporti sessuali.
il fratello maggiore Slimane, per il quale il ragazzo nutre una venerazione,lo abbandona. Passano dieci anni. Abdellah abita con l’amante svizzero Jean. Lascia il Marocco per Ginevra, ma decide di troncare la relazione e iniziare da solo una nuova vita. Trova riparo in una casa dell’Esercito della Salvezza, dove un ragazzo marocchino gli canta una canzone del suo
, dal suo romanzo L’esercito della salvezza (IsbnDescrive, in una sorta di quattro atti, l’adolescenza e la prima vita
forma, in un contesto sociale problematico, Taïa mette in immagini la propria esperienza (il protagonist
una storia dove i silenzi, gli sguardi, gli abbracci e le carezze, il suggerito e il non visto sono delle parole. Come le ambientazioni, anch’esse scarne fin quasi nella casa della sua famiglia; sulla spiaggia con i du
la relazione fra lui e Jean; a Ginevra) sono altrettante tappe nella vita di i mezzi, a liberarsi del passato. Taïa abbandona
iovane marocchino gli canta la canzone che ama e ascoltava in un film di cinema egiziano, Henri Barakat. L’Armée du salut è un mélo prosciugato, ma di
quel cinema arabo custodisce tutta la dolcezza e la febbre.
, marocchino, 39 anni, è il primo scrittore arabo ad aver pubblicamente dichiarato la propria omosessualità. È l’autore di romanzi tradotti in diverse lingue, fra cui
Premio de Flore 2010) e Infidèles (2010). L’armée du sè il suo primo lungometraggio di finzione
Agnès Godard. Montaggio: (Abdellah giovane), Karim Ait Hugues Charbonneau, Marie
), Pauline Gygax, Max Karli
con il padre un rapporto conflittuale e di complicità, mentre in strada incontra uomini per occasionali rapporti sessuali.
il fratello maggiore Slimane, per il quale il ragazzo nutre una venerazione, Abdellah abita con l’amante svizzero Jean. Lascia il Marocco
per Ginevra, ma decide di troncare la relazione e iniziare da solo una nuova vita. Trova riparo in una casa dell’Esercito della Salvezza, dove un ragazzo marocchino gli canta una canzone del suo
Isbn), è sorprendente per escrive, in una sorta di quattro atti, l’adolescenza e la prima vita
la sua identità e la sua Taïa mette in immagini la propria esperienza (il protagonista ha il suo stesso nome)
una storia dove i silenzi, gli sguardi, gli abbracci e le carezze, il suggerito e il non visto sono le ambientazioni, anch’esse scarne fin quasi
sulla spiaggia con i due fratelli; “dieci altrettante tappe nella vita di
abbandona Abdellah di fronte a la canzone che ama e ascoltava in un film di
è un mélo prosciugato, ma di
, marocchino, 39 anni, è il primo scrittore arabo ad aver pubblicamente dichiarato romanzi tradotti in diverse lingue, fra cui Une mélancolie
. L’armée du salut, tratto dal di finzione.
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ÅTERTRÄFFEN (The Reunion/La riunione)Svezia, 2013, DCP, col., 83’ Regia: Anna Odell. Sceneggiatura:Grundström. Suono: Jan Alvemark, Martin SandstrProduzione: Mathilde Dedye (French Quarter Film).Mikael Frisell (Dagsljus Film Equipment). Una riunione di ex-compagni di scuola: vent’anni sono trascorsi dalla fine degli studi. Anna Odell, nei panni di se stessa, arriva tardi a quella simpatica cena. Ma le sue parole e accuse sono di fuoco. Contro il bullismo, le gerarchie, le sopraffazioni, le aggressioni, nel ricordo di un periodo doloroso in cui era sistematicamente evitata da tutti. Sarà di nuovo estromessa dal gruppo. Le questioni aperte sono: paura, identità, appartenenza, giustizia. Ma soprattutverità. Per arrivarci, tutto cambia, perché il film diventa un altro film. In una finzione al quadrato, Anna vuole col secondo spiegare le ragioni del primo. Mettiamola così: il film che vedete non è il film che vedreteemozionale congiuntamente alla curiosità cinematografica per questo suo tentativo di estrema intelligenza psicologica. Partiamo dalla fine, esemplare, bellissima: sul tetto con lei guardiamo altri tetti, e poi i viali alberati e le piazze e gldentro è avvenuta la riunione dei compagni di scuola: nove anni hanno trascorso insieme in classe, vent’anni abbastanza separati nella vita. Fatti spiacevoli si annidano. La stessa Anna dicestessa: “Qualcosa non funziona dentro di me, e come tutti voi anch’io volevo evitare Anna Odell”. Perché? Attenzione: questa volta confessione collettiva con la conseguente assunzione di secondi dall’inizio, Anna ci spinge dentro un altro film. Tutto quello che è stato prima, non è tutto quello che è adesso. E lei riprende il gioco da una diversa prospettiva. Il caos con cui si chiude la sezione 1 viene investigato nella sezione 2. La finzione di entrambe serve ad anestetizzare forse il dolore, non la verità di Anna. E le conseguenze che si porta dietro e dentro. Anche noi. Anna Odell, nata nel 1973, ha studiatoCollege of Arts, Craft and Design e il Royal Institute of Art. diploma ed è stato presentato diffusamente in Scandinavia e a Parigi nel maggio 2013. Återträffen è il suo film d’esordio e le speculazioni sul suo contenuto hanno attirato una considerevole attenzione già prima della presentazione del film.
(The Reunion/La riunione)
Sceneggiatura: Anna Odell. Fotografia: Ragna Jorming.Jan Alvemark, Martin Sandström. Interpreti: Anna Odell (se stessa).
Mathilde Dedye (French Quarter Film). Coproduzione: Gunnar Carlsson (SVT), isell (Dagsljus Film Equipment).
compagni di scuola: vent’anni sono trascorsi dalla fine degli studi. Anna Odell, nei panni di se stessa, arriva tardi a quella simpatica cena. Ma le sue parole e accuse sono
bullismo, le gerarchie, le sopraffazioni, le aggressioni, nel ricordo di un periodo doloroso in cui era sistematicamente evitata da tutti. Sarà di nuovo estromessa dal gruppo. Le questioni aperte sono: paura, identità, appartenenza, giustizia. Ma soprattutverità. Per arrivarci, tutto cambia, perché il film diventa un altro film. In una finzione al quadrato, Anna vuole col secondo spiegare le ragioni del primo.
edete non è il film che vedrete. Anna Odell chiede una certemozionale congiuntamente alla curiosità cinematografica per questo suo tentativo di estrema intelligenza psicologica. Partiamo dalla fine, esemplare, bellissima: sul tetto con lei guardiamo altri tetti, e poi i viali alberati e le piazze e gli edifici, vestigia della società, della città e della natura. Lì dentro è avvenuta la riunione dei compagni di scuola: nove anni hanno trascorso insieme in classe, vent’anni abbastanza separati nella vita. Fatti spiacevoli si annidano. La stessa Anna dicestessa: “Qualcosa non funziona dentro di me, e come tutti voi anch’io volevo evitare Anna Odell”. Perché? Attenzione: questa volta Festen e i suoi derivati non c’entrano. The Reunionconfessione collettiva con la conseguente assunzione di torbide responsabilità. A 37 minuti e 57 secondi dall’inizio, Anna ci spinge dentro un altro film. Tutto quello che è stato prima, non è tutto quello che è adesso. E lei riprende il gioco da una diversa prospettiva. Il caos con cui si chiude la
iene investigato nella sezione 2. La finzione di entrambe serve ad anestetizzare forse il dolore, non la verità di Anna. E le conseguenze che si porta dietro e dentro. Anche noi.
, ha studiato in due delle più prestigiose scuole svedesi: il University College of Arts, Craft and Design e il Royal Institute of Art. Unknown Womandiploma ed è stato presentato diffusamente in Scandinavia e a Parigi nel maggio 2013.
ilm d’esordio e le speculazioni sul suo contenuto hanno attirato una considerevole attenzione già prima della presentazione del film.
Ragna Jorming. Montaggio: Kristin Anna Odell (se stessa). Gunnar Carlsson (SVT),
compagni di scuola: vent’anni sono trascorsi dalla fine degli studi. Anna Odell, nei panni di se stessa, arriva tardi a quella simpatica cena. Ma le sue parole e accuse sono
bullismo, le gerarchie, le sopraffazioni, le aggressioni, nel ricordo di un periodo doloroso in cui era sistematicamente evitata da tutti. Sarà di nuovo estromessa dal gruppo. Le questioni aperte sono: paura, identità, appartenenza, giustizia. Ma soprattutto, la verità. Per arrivarci, tutto cambia, perché il film diventa un altro film. In una finzione al
. Anna Odell chiede una certa disciplina emozionale congiuntamente alla curiosità cinematografica per questo suo tentativo di estrema intelligenza psicologica. Partiamo dalla fine, esemplare, bellissima: sul tetto con lei guardiamo altri
i edifici, vestigia della società, della città e della natura. Lì dentro è avvenuta la riunione dei compagni di scuola: nove anni hanno trascorso insieme in classe, vent’anni abbastanza separati nella vita. Fatti spiacevoli si annidano. La stessa Anna dice di se stessa: “Qualcosa non funziona dentro di me, e come tutti voi anch’io volevo evitare Anna Odell”.
The Reunion non è una torbide responsabilità. A 37 minuti e 57
secondi dall’inizio, Anna ci spinge dentro un altro film. Tutto quello che è stato prima, non è tutto quello che è adesso. E lei riprende il gioco da una diversa prospettiva. Il caos con cui si chiude la
iene investigato nella sezione 2. La finzione di entrambe serve ad anestetizzare forse il dolore, non la verità di Anna. E le conseguenze che si porta dietro e dentro. Anche noi.
delle più prestigiose scuole svedesi: il University Unknown Woman è il suo lavoro di
diploma ed è stato presentato diffusamente in Scandinavia e a Parigi nel maggio 2013. ilm d’esordio e le speculazioni sul suo contenuto hanno attirato una
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LAS NIÑAS QUISPE (The Quispe GirlsCile-Francia-Argentina, 2013, DCP, col., 83 Regia: Sebastián Sepúlveda. SceneggiaturaMontaggio: Santiago Otheguy. Scenografia: Catalina Saavedra (Lucía), Francisca GavilánJuan de Dios Larraín, Pablo Larraín (Fabula)(Dolce Vita Films). Le sorelle Justa, Lucia e Luciana Quispeallevando capre. Un visitatore porta loro notizia di una nuova legge che potrebbe stravolgeloro stile di vita: questo fatto le porterà a mettere in discussione la loro stessa esistetrascinerà inesorabilmente verso una fine tragica. Basato su una vicenda realmente accaduta nel 1974. La vita povera e dignitosa di tre sorelle sulle montagne del nord del Cile, allevando capre che conoscono a una a una. Un luogo isolatissimo, dove arrivano le vgiunta Pinochet e transita un timoroso fuggiasco dai capelli lunghi. Il lavoro duro e paziente, la semplicità, la consapevolezza, la rassegnata accettazione del loro destino, misero come quello del padre minatore o della sorella Maria morta a causa dell’inverno gelido. Il piccolo universo è travolto da eventi che accadono lontanissimo e dei quali giunge solo l’eco. Il tentativo di proteggersi da parte di queste donne, pervase da una spiritualità ancestrale, mentre la paura cessenziale, scarno, partecipe. Un film che è insieme un dramma intimo e un western, calato in una natura forte e impotente. Tre donne che avevano rinunciato a tutto, anche all’amore, che decidono di non arrendersi alla dittatura e all’inlucidissimo. Cinema di silenzi, di pochi dialoghi ripetuti come una litania, senza musiche, con un crescendo drammaturgico implacabile e un finale che non si cancella. Un esordio maturo, rigorconsapevole. Sebastián Sepúlveda, dopo 18 anni vissuti tra Europa e Sud America, ritornaper studiare Storia. In seguito studia montaggiosceneggiatura alla Fémis di Parigi. dirige il documentario El Arenal. Las niñas Quispe
The Quispe Girls/Le ragazze Quispe) DCP, col., 83’
Sceneggiatura: Sebastián Sepúlveda. FotografiaScenografia: Cristián Mayorga. Interpreti
, Francisca Gavilán (Luciana), Alfredo Castro (Fernando).Juan de Dios Larraín, Pablo Larraín (Fabula). Coproduzione: Marc Irmer
Le sorelle Justa, Lucia e Luciana Quispe conducono una vita solitaria sull’altopiano cileno allevando capre. Un visitatore porta loro notizia di una nuova legge che potrebbe stravolge
le porterà a mettere in discussione la loro stessa esisterà inesorabilmente verso una fine tragica. Basato su una vicenda realmente accaduta nel
La vita povera e dignitosa di tre sorelle sulle montagne del nord del Cile, allevando capre che conoscono a una a una. Un luogo isolatissimo, dove arrivano le voci delle leggi introdotte dalla giunta Pinochet e transita un timoroso fuggiasco dai capelli lunghi. Il lavoro duro e paziente, la semplicità, la consapevolezza, la rassegnata accettazione del loro destino, misero come quello del
rella Maria morta a causa dell’inverno gelido. Il piccolo universo è travolto da eventi che accadono lontanissimo e dei quali giunge solo l’eco. Il tentativo di proteggersi da parte di queste donne, pervase da una spiritualità ancestrale, mentre la paura cessenziale, scarno, partecipe. Un film che è insieme un dramma intimo e un western, calato in una natura forte e impotente. Tre donne che avevano rinunciato a tutto, anche all’amore, che decidono di non arrendersi alla dittatura e all’incombente fine del loro mondo e si ribellano in un gesto folle e lucidissimo. Cinema di silenzi, di pochi dialoghi ripetuti come una litania, senza musiche, con un crescendo drammaturgico implacabile e un finale che non si cancella. Un esordio maturo, rigor
, dopo 18 anni vissuti tra Europa e Sud America, ritornaper studiare Storia. In seguito studia montaggio a San Antonio de los Baños a Cuba e sceneggiatura alla Fémis di Parigi. Oltre a lavorare come sceneggiatore e montatore, nel
Las niñas Quispe è la sua opera prima.
Fotografia: Inti Briones. Interpreti: Digna Quispe (Justa),
(Fernando). Produzione: : Marc Irmer, Diego Urgoiti-Moinot
conducono una vita solitaria sull’altopiano cileno allevando capre. Un visitatore porta loro notizia di una nuova legge che potrebbe stravolgere il
le porterà a mettere in discussione la loro stessa esistenza e le rà inesorabilmente verso una fine tragica. Basato su una vicenda realmente accaduta nel
La vita povera e dignitosa di tre sorelle sulle montagne del nord del Cile, allevando capre che oci delle leggi introdotte dalla
giunta Pinochet e transita un timoroso fuggiasco dai capelli lunghi. Il lavoro duro e paziente, la semplicità, la consapevolezza, la rassegnata accettazione del loro destino, misero come quello del
rella Maria morta a causa dell’inverno gelido. Il piccolo universo è travolto da eventi che accadono lontanissimo e dei quali giunge solo l’eco. Il tentativo di proteggersi da parte di queste donne, pervase da una spiritualità ancestrale, mentre la paura cresce. Un racconto essenziale, scarno, partecipe. Un film che è insieme un dramma intimo e un western, calato in una natura forte e impotente. Tre donne che avevano rinunciato a tutto, anche all’amore, che decidono
combente fine del loro mondo e si ribellano in un gesto folle e lucidissimo. Cinema di silenzi, di pochi dialoghi ripetuti come una litania, senza musiche, con un crescendo drammaturgico implacabile e un finale che non si cancella. Un esordio maturo, rigoroso e
, dopo 18 anni vissuti tra Europa e Sud America, ritorna in Cile nel 1990 a San Antonio de los Baños a Cuba e
sceneggiatore e montatore, nel 2008
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RAZREDNI SOVRAŽNIK (Class Enemy/Nemico di classe)Slovenia, 2013, DCP, col., 112’ Regia: Rok Biček. SceneggiaturaStoll. Montaggio: Janez LapajneIgor Samobor (Robert), Nataša Barbara Gra(Nuša), Robert Prebil (Matiaž), Voranc BohProduzione: Aiken Veronika internazionale: Triglav Film. Il rapporto tra il nuovo professoreun’incolmabile differenza fra i loro modi di intendere la vita. i compagni accusano l’insegnante di essere responsabile della sua morte. La realiznon tutto è bianco o nero arriverà troppo t Un film tutto chiuso dentro un istituto scolastico che diventa un microcosmo della società. L’arrivo del professor Zupan, al posto dell’insegnante di tedesco Nuša che va in maternità, destabilizza una quarta superiore. Al posto di una docente comprin apparenza duro, che vuole “creare persone”. Quando la timida Sabina si suicida, il giorno dopo un duro colloquio con il professore dal quale era uscita in lacrime, i compagni accusano Zupan di esserne la causa. La ribellione in classe cresce fino alla resa dei conti, che coinvolge anche i genitori. Un film solido, con una sceneggiatura impeccabile, attori perfetti, con caratterizzazioni molto precise. Una storia sull’adolescenza, con i suoi slanci e le sull’elaborazione del lutto e sulla perdita. Una metafora di una Sloveniase stessa, refrattaria all’autorità e allo stesso tempo intollerante rispetto ai diversi. Insieme una riflessione sulla scuola, sui modelli educativi, sul ruolo degli educatori, sulla famiglia e anche sul nazismo e ciò che oggi si intende per nazista. Una pellicola che avvolge e coinvolge, dove nulla è di troppo. Rok Biček nasce nel 1985 a Novo Mesto, Slovenia. Si laurea presso l’Università di Lubianaentra nel mondo del cinema partecipando a PoEtika, seminario di regia di Janez Lapajne. I suoi cortometraggi – Življenje (Life, 2004), 2008), Lov na race (Duck Huntingpremi in numerosi festival. Razredni s
(Class Enemy/Nemico di classe)
Sceneggiatura: Nejc Gazvoda, Rok Biček, Janez LapajneJanez Lapajne, Rok Biček. Suono: Julij Zornik, Peter
, Nataša Barbara Gračner (Zdenka), Tjaša ŽeleznikVoranc Boh (Luka), Jan Zupančič (Tadej), Daša Cupevski
Prosenc, Janez Lapajne (Triglav Film)
professore di tedesco e i suoi studenti si fa sempre un’incolmabile differenza fra i loro modi di intendere la vita. Quando una studentessa i compagni accusano l’insegnante di essere responsabile della sua morte. La realiz
nero arriverà troppo tardi.
tutto chiuso dentro un istituto scolastico che diventa un microcosmo della società. L’arrivo al posto dell’insegnante di tedesco Nuša che va in maternità, destabilizza una
quarta superiore. Al posto di una docente comprensiva ne subentra uno rigido, severo, impassibile, in apparenza duro, che vuole “creare persone”. Quando la timida Sabina si suicida, il giorno dopo un duro colloquio con il professore dal quale era uscita in lacrime, i compagni accusano Zupan di
la causa. La ribellione in classe cresce fino alla resa dei conti, che coinvolge anche i genitori. Un film solido, con una sceneggiatura impeccabile, attori perfetti, con caratterizzazioni molto precise. Una storia sull’adolescenza, con i suoi slanci e le sull’elaborazione del lutto e sulla perdita. Una metafora di una Slovenia incapace di fare i conti con
stessa, refrattaria all’autorità e allo stesso tempo intollerante rispetto ai diversi. Insieme una odelli educativi, sul ruolo degli educatori, sulla famiglia e anche sul
nazismo e ciò che oggi si intende per nazista. Una pellicola che avvolge e coinvolge, dove nulla è di
nasce nel 1985 a Novo Mesto, Slovenia. Si laurea presso l’Università di Lubianaentra nel mondo del cinema partecipando a PoEtika, seminario di regia di Janez Lapajne. I suoi
, 2004), Družina (The Family, 2007), Dan v BeneDuck Hunting, 2010), Nevidni prah (Invisible Dust, 2010)
Razredni sovražnik è il suo lungometraggio di esordio.
, Janez Lapajne. Fotografia: Fabio Peter Žerovnik. Interpreti:
eleznik (Saša), Maša Derganc , Daša Cupevski (Sabina).
Prosenc, Janez Lapajne (Triglav Film). Distribuzione
i studenti si fa sempre più teso a causa di Quando una studentessa si suicida,
i compagni accusano l’insegnante di essere responsabile della sua morte. La realizzazione che
tutto chiuso dentro un istituto scolastico che diventa un microcosmo della società. L’arrivo al posto dell’insegnante di tedesco Nuša che va in maternità, destabilizza una
subentra uno rigido, severo, impassibile, in apparenza duro, che vuole “creare persone”. Quando la timida Sabina si suicida, il giorno dopo un duro colloquio con il professore dal quale era uscita in lacrime, i compagni accusano Zupan di
la causa. La ribellione in classe cresce fino alla resa dei conti, che coinvolge anche i genitori. Un film solido, con una sceneggiatura impeccabile, attori perfetti, con caratterizzazioni molto precise. Una storia sull’adolescenza, con i suoi slanci e le sue contraddizioni,
incapace di fare i conti con stessa, refrattaria all’autorità e allo stesso tempo intollerante rispetto ai diversi. Insieme una
odelli educativi, sul ruolo degli educatori, sulla famiglia e anche sul nazismo e ciò che oggi si intende per nazista. Una pellicola che avvolge e coinvolge, dove nulla è di
nasce nel 1985 a Novo Mesto, Slovenia. Si laurea presso l’Università di Lubiana e entra nel mondo del cinema partecipando a PoEtika, seminario di regia di Janez Lapajne. I suoi
Dan v Benetkah (Day in Venice, , 2010) – hanno ricevuto
è il suo lungometraggio di esordio.
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WHITE SHADOW (Ombra bianca)Italia-Germania-Tanzania, 2013, DCP, col., 115 Regia: Noaz Deshe. SceneggiaturaNoaz Deshe. Montaggio: Xavier Box, Robin Hill, Noaz Deshe, Nico LaunenMasson, Noaz Deshe. ScenografiaMiesenberger, Sandra Leutert. Suono(Kosmos), Glory Madgalena CyrilNtanga (Padre), Riziki Ally (Madre), James D.Produzione: Asmara Films, Shadoworks, Mocajo Film. Francesco Melzi d’Eril. Produttori esecutiviassociati: Matteo Ceccarini, Eva Riccobono, Luigi De VecchHemmelsheim, Vanessa Ciszwevski,French Exit, Phantasma Film, Reel2Real. In Tanzania dal 2008 gli albini sono dei perseguitati. Medici “stregoni” offrono ingenti somme per comprarsi parti del corpo degli albini per crearne pozioni magiche. Dal 2008 al 2010 si sono consumati oltre 200 omicidi ispirati a questo tipo di stregoneria. Quesragazzino albino che dopo aver assistito all’assassinio del padre viene mandato dalla madre in città, nella casa dello zio Kosmos, a cercare rifugio. Vendendo occhiali da sole, dvd e cellulari, il ragazzo non tarderà a provare sulla propria “pelle” le difficoltà de Un berretto, un lenzuolo nero in testa, lunghi guantoni sulle mani. Coperto da capo a piedi, Alias nasconde: in quel segmento del continente ndeve tradursi in un’ombra bianca. “Gli albini non muoionun detto diffuso in Tanzania dove la barbarie omicida sugli albini non accenna ad arrestarsi. Un rituale efferato quanto misterioso che riesce a icaotica. Con macchina a mano, inquietudini sonore, tagli di luci abbacinanti a spaccare oscurità che odorano di eterno, Noaz Deshe penetra il Caos di qualcosa che non pretende di “comprendere” bensì “osservare” mettendosi in gioco fino in fondo. E dunque assume il punto di vista frammentato di Alias, da ombra vagante a sintomo di una diversità che disturba, un essere umano nutrito dalla volontà ferrea di vivere, di resistere oltre il nonShadow è un debutto di straordinaria potenza Noaz Deshe, artista e filmmaker, vive tra Berlino e Los Angeles. Ha di Frontier Blues, film d’esordio del rMeet Again è in attesa di pubblicazione.
) 2013, DCP, col., 115’
Sceneggiatura: Noaz Deshe, James Masson. Fotografia: Xavier Box, Robin Hill, Noaz Deshe, Nico LaunenScenografia: Smith Kimaro, Deepesh Shapreiya.
Suono: Elie Chansa. Interpreti: Hamis BaziliCyril Mbaywayu (Antoinette), Salum Abdallah
Ntanga (Padre), Riziki Ally (Madre), James D. Salala (Adin), John Samuel Makipunda (Anulla).Asmara Films, Shadoworks, Mocajo Film. Produttori: Ginevra Elkann, Noaz
Produttori esecutivi: Ryan Gosling, Stefano GalliniCeccarini, Eva Riccobono, Luigi De Vecchi, Depart Foundation, Andreas
Vanessa Ciszwevski, Babak Jalali. Coproduzione: Chromosom Filmproduktion, French Exit, Phantasma Film, Reel2Real. Coproduttori: Alexander Wadouh, Mathias Luthardt.
ania dal 2008 gli albini sono dei perseguitati. Medici “stregoni” offrono ingenti somme per comprarsi parti del corpo degli albini per crearne pozioni magiche. Dal 2008 al 2010 si sono consumati oltre 200 omicidi ispirati a questo tipo di stregoneria. Questa è la storia di Alias, un ragazzino albino che dopo aver assistito all’assassinio del padre viene mandato dalla madre in città, nella casa dello zio Kosmos, a cercare rifugio. Vendendo occhiali da sole, dvd e cellulari, il
ulla propria “pelle” le difficoltà della vita e dell’essere diverso.
Un berretto, un lenzuolo nero in testa, lunghi guantoni sulle mani. Coperto da capo a piedi, Alias continente nero non c’è spazio per la pelle candida.
deve tradursi in un’ombra bianca. “Gli albini non muoiono, semplicemente scompaiono”,diffuso in Tanzania dove la barbarie omicida sugli albini non accenna ad arrestarsi. Un
rituale efferato quanto misterioso che riesce a imporsi tra le contraddizioni di un’Africa intimamente caotica. Con macchina a mano, inquietudini sonore, tagli di luci abbacinanti a spaccare oscurità che odorano di eterno, Noaz Deshe penetra il Caos di qualcosa che non pretende di “comprendere”
servare” mettendosi in gioco fino in fondo. E dunque assume il punto di vista frammentato ombra vagante a sintomo di una diversità che disturba, un essere umano nutrito dalla
volontà ferrea di vivere, di resistere oltre il non-senso di cui è testimone e possibile vittima. è un debutto di straordinaria potenza.
e filmmaker, vive tra Berlino e Los Angeles. Ha compostodel regista iraniano Babak Jalali. La sua
è in attesa di pubblicazione. White Shadow è la sua opera prima.
Fotografia: Armin Dierolf, : Xavier Box, Robin Hill, Noaz Deshe, Nico Launen. Musiche: James
Shapreiya. Costumi: Caren Bazili (Alias), James Gayo
, Salum Abdallah (Salum), Tito David Salala (Adin), John Samuel Makipunda (Anulla).
Ginevra Elkann, Noaz Deshe, : Ryan Gosling, Stefano Gallini-Durante. Produttori
i, Depart Foundation, Andreas : Chromosom Filmproduktion,
ander Wadouh, Mathias Luthardt.
ania dal 2008 gli albini sono dei perseguitati. Medici “stregoni” offrono ingenti somme per comprarsi parti del corpo degli albini per crearne pozioni magiche. Dal 2008 al 2010 si sono
ta è la storia di Alias, un ragazzino albino che dopo aver assistito all’assassinio del padre viene mandato dalla madre in città, nella casa dello zio Kosmos, a cercare rifugio. Vendendo occhiali da sole, dvd e cellulari, il
lla vita e dell’essere diverso.
Un berretto, un lenzuolo nero in testa, lunghi guantoni sulle mani. Coperto da capo a piedi, Alias si ero non c’è spazio per la pelle candida. La sua vita
o, semplicemente scompaiono”, giustifica diffuso in Tanzania dove la barbarie omicida sugli albini non accenna ad arrestarsi. Un
mporsi tra le contraddizioni di un’Africa intimamente caotica. Con macchina a mano, inquietudini sonore, tagli di luci abbacinanti a spaccare oscurità che odorano di eterno, Noaz Deshe penetra il Caos di qualcosa che non pretende di “comprendere”
servare” mettendosi in gioco fino in fondo. E dunque assume il punto di vista frammentato ombra vagante a sintomo di una diversità che disturba, un essere umano nutrito dalla
estimone e possibile vittima. White
composto la colonna sonora graphic novel We Never
la sua opera prima.
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ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO Italia-Slovenia, 2013, DCP, col., 103 Regia: Matteo Oleotto. SceneggiaturaMatteo Oleotto. Fotografia: Ferran Paredes RubioAntonio Gramentieri per Sacri CuoriAnton Spacapan. Interpreti: Giuse(Zoran), Marjuta Slamic (Stefania)Cvitokovic (Jure), Ariella Reggioesecutivo: Ognjen Dizdarevic. Distribuzione internazionale: Slingshotfilms Paolo, quarant’anni, inaffidabile e dedito al piacere del buon vino, vive in un piccolo paesino vicino a Gorizia. Trascina le sue giornate ai danni dell’ex-moglie. Un giorno, inaspettatamente, si sedicenne cresciuto sui monti della Slovenia. Paolo dovrà prendersi cura del ragazzino e ne scoprirà una dote bizzarra: è un vero fenomeno a lanciare le freccette. Questa per Paolo è l’occasione giusta per prendersi una “Il vin fa alegria, l’acqua xè il funeral; chi lassa il vin friulan, xè proprio un fiol d’un can”. Il massiccio Paolo Bressan lo sa bene: questi versi intonati dal coro del suo paese, lui li ha messi inpratica tutta la vita. Infatti beve, tanto. Ma la zia Anja, diventata polvere, ha in serbo una sorpresa che si chiama Zoran Spacapan, un nipote che scemo appare, e non sarà. Mattamabile ritratto di una comunità friulana, in cui ci sono molti bicchieri, tenuti in mano per sedare solitudini e disincanti. In questa “tranche de vie” italocerca. E si fugge: dalla vita, dal passato, dalle responsabilità, dall’amore. Come fa Paolo. Mentre il nipote alla Harry Potter, ma senza bacchetta magica, scivola nella penombra difendendosi con un’innocenza un po’ squilibrata, come il suo parlare italiano, insinuandosi nelle derive qdello zio. Oleotto prende spunto dalla polifonia corale delle sue terre per scrivere sul pentagramma della vita una rapsodia che ha il profumo aspro del mosto prima, lo spessore corposo di un buon vino rosso poi. E in questo liquido esserci di Papaesaggio interiore forse perduto, insieme a un desiderio di vivere, di esserci, di sorridere. Matteo Oleotto, nasce a Gorizia nel 1977. Nel 2011 si diploma come attore presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nino PepeSperimentale di Cinematografia di Roma. I suoi cortometraggimondo. Ha lavorato anche come regista per programmi televisivi e spot commerciali; è statocoproduttore, aiuto-regista e attore coprotagonista in Lezioni di Cioccolatonel tempo libero, si occupa di vino
ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO (Zoran, My Nephew the Idiot) Slovenia, 2013, DCP, col., 103’
Sceneggiatura: Daniela Gambaro, Pierpaolo Piciarelli, Marco Pettenello, Ferran Paredes Rubio. Montaggio: Giuseppe Trepiccione
Antonio Gramentieri per Sacri Cuori. Suono: Emanuele Cicconi. Scenografia: Giuseppe Battiston (Paolo), Teco Celio (Gustino)
(Stefania), Roberto Citran (Alfio), Riccardo Maranzana, Ariella Reggio (Clara). Produzione: Igor Prinčič (Transmedia
Coproduzione: Miha Cernec (Staragara: Slingshotfilms. Distribuzione italiana: Tucker Film
Paolo, quarant’anni, inaffidabile e dedito al piacere del buon vino, vive in un piccolo paesino vicino a Gorizia. Trascina le sue giornate nell’osteria del paese e si ostina in un infantile stalk
Un giorno, inaspettatamente, si palesa suo nipote Zoran, uno strano della Slovenia. Paolo dovrà prendersi cura del ragazzino e ne
scoprirà una dote bizzarra: è un vero fenomeno a lanciare le freccette. Questa per Paolo è l’occasione giusta per prendersi una rivincita nei confronti del mondo. Ma sarà tutto così facile?
“Il vin fa alegria, l’acqua xè il funeral; chi lassa il vin friulan, xè proprio un fiol d’un can”. Il lo sa bene: questi versi intonati dal coro del suo paese, lui li ha messi in
beve, tanto. Ma la zia Anja, diventata polvere, ha in serbo una sorpresa che si chiama Zoran Spacapan, un nipote che scemo appare, e non sarà. Mattamabile ritratto di una comunità friulana, in cui ci sono molti bicchieri, tenuti in mano per sedare solitudini e disincanti. In questa “tranche de vie” italo-slovena si sorseggia, si gioca, si canta, si
dal passato, dalle responsabilità, dall’amore. Come fa Paolo. Mentre il nipote alla Harry Potter, ma senza bacchetta magica, scivola nella penombra difendendosi con un’innocenza un po’ squilibrata, come il suo parlare italiano, insinuandosi nelle derive qdello zio. Oleotto prende spunto dalla polifonia corale delle sue terre per scrivere sul pentagramma della vita una rapsodia che ha il profumo aspro del mosto prima, lo spessore corposo di un buon vino rosso poi. E in questo liquido esserci di Paolo e di Zoran, ciascuno sente il richiamo di un paesaggio interiore forse perduto, insieme a un desiderio di vivere, di esserci, di sorridere.
, nasce a Gorizia nel 1977. Nel 2011 si diploma come attore presso la Civica Nino Pepe” di Udine e nel 2005 come regista presso il Centro
Sperimentale di Cinematografia di Roma. I suoi cortometraggi hanno ricevuto premi in tutto il Ha lavorato anche come regista per programmi televisivi e spot commerciali; è stato
regista e attore in Nonna si deve asciugare di Alfredo Covelli e attore Lezioni di Cioccolato di Claudio Cupellini. Sta lavorando al
, si occupa di vino gestendo la vigna di famiglia.
, Pierpaolo Piciarelli, Marco Pettenello, Giuseppe Trepiccione. Musiche:
Scenografia: Vasja Kokeli, (Gustino), Rok Presnikar
, Riccardo Maranzana (Ernesto), Jan Transmedia). Produttore
Staragara), Arch Production. : Tucker Film.
Paolo, quarant’anni, inaffidabile e dedito al piacere del buon vino, vive in un piccolo paesino e si ostina in un infantile stalking
palesa suo nipote Zoran, uno strano della Slovenia. Paolo dovrà prendersi cura del ragazzino e ne
scoprirà una dote bizzarra: è un vero fenomeno a lanciare le freccette. Questa per Paolo è vincita nei confronti del mondo. Ma sarà tutto così facile?
“Il vin fa alegria, l’acqua xè il funeral; chi lassa il vin friulan, xè proprio un fiol d’un can”. Il lo sa bene: questi versi intonati dal coro del suo paese, lui li ha messi in
beve, tanto. Ma la zia Anja, diventata polvere, ha in serbo una sorpresa che si chiama Zoran Spacapan, un nipote che scemo appare, e non sarà. Matteo Oleotto traccia un amabile ritratto di una comunità friulana, in cui ci sono molti bicchieri, tenuti in mano per sedare
slovena si sorseggia, si gioca, si canta, si dal passato, dalle responsabilità, dall’amore. Come fa Paolo. Mentre il
nipote alla Harry Potter, ma senza bacchetta magica, scivola nella penombra difendendosi con un’innocenza un po’ squilibrata, come il suo parlare italiano, insinuandosi nelle derive quotidiane dello zio. Oleotto prende spunto dalla polifonia corale delle sue terre per scrivere sul pentagramma della vita una rapsodia che ha il profumo aspro del mosto prima, lo spessore corposo di un buon
olo e di Zoran, ciascuno sente il richiamo di un paesaggio interiore forse perduto, insieme a un desiderio di vivere, di esserci, di sorridere.
, nasce a Gorizia nel 1977. Nel 2011 si diploma come attore presso la Civica di Udine e nel 2005 come regista presso il Centro
hanno ricevuto premi in tutto il Ha lavorato anche come regista per programmi televisivi e spot commerciali; è stato
di Alfredo Covelli e attore Sta lavorando al suo secondo film e,
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Film di apertura L’ARTE DELLA FELICITÀ (The Art of HappinessItalia, 2013, DCP, col., 82’ Regia: Alessandro Rak. SceneggiaturaGuarnieri. Character design: Alessandro Rak, Dario SansoneScialdone. Suono: Luigi Scialdone, Giancarlo Rutigliano, Stefano Grosso(Sergio), Nando Paone (Alfredo)Carpentieri (Zio Luciano), Jun IchikawaPatrizia di Martino (Erika) . ProduzioneEntertainment, Rai Cinema e Cinecittà LuceRomagnosi 2000 ai sensi delle norme sul Tax Credit. Distribuzione italiana: Istituto Luce Due fratelli. Due continenti. Due vite. Una sola anima. Sotto un cielo plumbeo, tra i presagi apocalittici di una Napoli all’apice del suo degrado, Sergio, un tassista, riceve una notizia che lo sconvolge. Niente potrà più essere come prima. Ora Sergio si guarda allo specchio e quello che vede è un uomo di quarant’anni, che ha voltato le spalle allsua città. Mentre fuori imperversa la tempesta, il suo taxi comincia ad affollarsi di ricordi, di speranze, di rimpianti, di presenze. Prima o poi la pioggia smetterà di cadere ed il cielo si aprirà. E da lì verrà la fine. O tornerà la musica. “Il vivere è soltanto percezione ed il morire solo un modo di cambiare” dichiara Alessandro Raknelle note di regia di questo suo sorprendente film d’esordio: ma fra la percezione e il cambiamento, fra il vivere e il morire, la nostra felicità risiede nel riscontrare che l’esperienza artistica di un gruppo di giovani fumettisti, disegnatori, musicisanche in una città difficile come Napoli, in un territorio spesso considerato devastato e dove la cultura è esposta all’apocalisse del degrado. Un’altra vita è possibile e un altro cinema è possibile, se questo film d’animazione per adulti emoziona e stupisce, ti conduce per mano in un mondo che mescola realtà e fantasia, spiritualità e materialità metropolitana, partitura verbale e musicale. In una città battuta da una pioggia incessante che sommerge le montagne di immondinvadono le strade e inasprisce fino alla ribellione gli animi e le anime di chi ancora cerca di opporsi all’ineluttabilità del destino, Sergio, taxi driver ma ex pianista, va alla ricerca della sua, di anima. Un’anima persa quando la sua vita si ritorno. Ma l’irruzione delle presenze fantasmatiche che animano il suo taxi e un’immaginaria quanto paventata eruzione del Vesuvio, lo porteranno forse all’inizio di una nuova vita. Alessandro Rak è un regista e fumettista napoletano. Direttore artistico dello special tv in animazione prodotto da Rai Fiction anche autore dei cortometraggi in animazione numerosi premi. Ha realizzato i videoclip animatie Kanzone su Londra dei 24 granaOne e Ark. L’arte della felicità è il suo primo lungometraggio.
Film di apertura – Evento Speciale Fuori Concorso
(The Art of Happiness)
Sceneggiatura: Alessandro Rak, Luciano Stella: Alessandro Rak, Dario Sansone. Musiche
: Luigi Scialdone, Giancarlo Rutigliano, Stefano Grosso(Alfredo), Riccardo Polizzy Carbonelli (Speaker radiofonico)
Jun Ichikawa (Antonia), Lucio Allocca (Padre di Sergio e Alfredo)Produzione: Luciano Stella (Big Sur srl) in collaborazione con
Rai Cinema e Cinecittà Luce, in associazione con Aleteia ai sensi delle norme sul Tax Credit. Produttore esecutivo:
Istituto Luce Cinecittà.
Due fratelli. Due continenti. Due vite. Una sola anima. Sotto un cielo plumbeo, tra i presagi apocalittici di una Napoli all’apice del suo degrado, Sergio, un tassista, riceve una notizia che lo sconvolge. Niente potrà più essere come prima. Ora Sergio si guarda allo specchio e quello che vede è un uomo di quarant’anni, che ha voltato le spalle alla musica e si è perso nel limbo della sua città. Mentre fuori imperversa la tempesta, il suo taxi comincia ad affollarsi di ricordi, di speranze, di rimpianti, di presenze. Prima o poi la pioggia smetterà di cadere ed il cielo si aprirà.
ine. O tornerà la musica.
“Il vivere è soltanto percezione ed il morire solo un modo di cambiare” dichiara Alessandro Raknelle note di regia di questo suo sorprendente film d’esordio: ma fra la percezione e il cambiamento, fra il vivere e il morire, la nostra felicità risiede nel riscontrare che l’esperienza artistica di un gruppo di giovani fumettisti, disegnatori, musicisti può essere di altissimo livello anche in una città difficile come Napoli, in un territorio spesso considerato devastato e dove la cultura è esposta all’apocalisse del degrado. Un’altra vita è possibile e un altro cinema è possibile,
mazione per adulti emoziona e stupisce, ti conduce per mano in un mondo che mescola realtà e fantasia, spiritualità e materialità metropolitana, partitura verbale e musicale. In una città battuta da una pioggia incessante che sommerge le montagne di immondinvadono le strade e inasprisce fino alla ribellione gli animi e le anime di chi ancora cerca di opporsi all’ineluttabilità del destino, Sergio, taxi driver ma ex pianista, va alla ricerca della sua, di anima. Un’anima persa quando la sua vita si è fatta rimpianto, ricordo, delusione e attesa di un ritorno. Ma l’irruzione delle presenze fantasmatiche che animano il suo taxi e un’immaginaria quanto paventata eruzione del Vesuvio, lo porteranno forse all’inizio di una nuova vita.
n regista e fumettista napoletano. Direttore artistico dello special tv in animazione prodotto da Rai Fiction Il principe di Sansereno e il mistero dell’uovo di Virgilio
i cortometraggi in animazione Va’, Looking Death Windowa realizzato i videoclip animati 'O sciore e 'o viento dei Foja,
dei 24 grana. È autore dei fumetti A Skeleton Storyè il suo primo lungometraggio.
oncorso
, Luciano Stella. Montaggio: Marino Musiche: Antonio Fresa, Luigi
: Luigi Scialdone, Giancarlo Rutigliano, Stefano Grosso. Voci: Leandro Amato (Speaker radiofonico), Renato
(Padre di Sergio e Alfredo), in collaborazione con Mad
, in associazione con Aleteia Communication e Produttore esecutivo: Luciano Stella.
Due fratelli. Due continenti. Due vite. Una sola anima. Sotto un cielo plumbeo, tra i presagi apocalittici di una Napoli all’apice del suo degrado, Sergio, un tassista, riceve una notizia che lo sconvolge. Niente potrà più essere come prima. Ora Sergio si guarda allo specchio e quello che
a musica e si è perso nel limbo della sua città. Mentre fuori imperversa la tempesta, il suo taxi comincia ad affollarsi di ricordi, di speranze, di rimpianti, di presenze. Prima o poi la pioggia smetterà di cadere ed il cielo si aprirà.
“Il vivere è soltanto percezione ed il morire solo un modo di cambiare” dichiara Alessandro Rak nelle note di regia di questo suo sorprendente film d’esordio: ma fra la percezione e il cambiamento, fra il vivere e il morire, la nostra felicità risiede nel riscontrare che l’esperienza
ti può essere di altissimo livello anche in una città difficile come Napoli, in un territorio spesso considerato devastato e dove la cultura è esposta all’apocalisse del degrado. Un’altra vita è possibile e un altro cinema è possibile,
mazione per adulti emoziona e stupisce, ti conduce per mano in un mondo che mescola realtà e fantasia, spiritualità e materialità metropolitana, partitura verbale e musicale. In una città battuta da una pioggia incessante che sommerge le montagne di immondizia che invadono le strade e inasprisce fino alla ribellione gli animi e le anime di chi ancora cerca di opporsi all’ineluttabilità del destino, Sergio, taxi driver ma ex pianista, va alla ricerca della sua, di
è fatta rimpianto, ricordo, delusione e attesa di un ritorno. Ma l’irruzione delle presenze fantasmatiche che animano il suo taxi e un’immaginaria quanto paventata eruzione del Vesuvio, lo porteranno forse all’inizio di una nuova vita.
n regista e fumettista napoletano. Direttore artistico dello special tv in Il principe di Sansereno e il mistero dell’uovo di Virgilio, è
indow e Again, vincitori di dei Foja, La paura dei Bisca
A Skeleton Story, Bye bye jazz, Zero or
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Film di chiusura LAS ANALFABETAS (Illiterate/Le aCile, 2013, DCP, col., 73’ Regia: Moisés Sepúlveda. SceneggiaturaRodríguez. Montaggio: Rodrigo FernándezScenografia: Nicole Guzmán. InterpretiProduzione: Fernando Bascuñán (Planta)(Kine Imagenes). Distribuzione internazionale Ximena vive sola per mantenere il proprio analfabetismo segreto. Jackeldisoccupata, si offre di leggerle le notizie della giornata. Vorrebbe anche insegnarle a leggere ma la cosa sembra impossibile fino a quando non trova una lettera cpadre prima che questo l’abbandonasserapporto molto intenso in cui i ruoli spesso risulteranno invertiti. Una donna e un universo di segni misteriosi. Li vede ovunque, stampati su libri, giornali e cartelli stradali. Persino sui muri, a caratteri cubitali. Ed è consapevole di essere tradecifrare, perché lei, Ximena, è analfabeta. Ha deciso di restare tale praticando una scuola “alternativa”, fatta di immagini, suoni, sapori, sensazioni e solitudine. Perché mettersi in gioco nel dialogo con una giovane letterata ma È forse questa la domanda che ha spinto il giovane magoesplorare l’immacolato regno di queste due donne, diversamente magnifiche, il cui scambio di “saperi” offre la reciproca occasione di una nuova visione del mondo. Già pièce acclamata sui palcoscenici in patria per la firma di Pablo Paredes, esistenziali tradotti in levità da commedia. Protagoniste assolute, anche ngiovane Valentina Muhr e soprattuttoberlinese di Gloria per il quale si è aggiudicata l’Orso d’argento Moisés Sepúlveda nasce nel 1984 e si laurea alla Arcis University di Santiago in regia e sceneggiatura. In parallelo agli studi, ha lavorato per dieci anni come professionista, partecipando a diversi convegni nazionali e internazionali.video musicali, corti e serie tv. Sta fraude. Las analfabetas è la sua opera prima.
Film di chiusura – Evento Speciale Fuori Concorso
/Le analfabete)
ceneggiatura: Pablo Paredes, Moisés SepúlvedaRodrigo Fernández. Musiche: Cristóbal Carvajal.
Interpreti: Paulina García (Ximena), Valentina Muhr (Jackeline).Fernando Bascuñán (Planta). Coproduzione: Florencia Larrea
Distribuzione internazionale: Habanero Film Sales.
Ximena vive sola per mantenere il proprio analfabetismo segreto. Jackelleggerle le notizie della giornata. Vorrebbe anche insegnarle a leggere ma
la cosa sembra impossibile fino a quando non trova una lettera che Ximena ha ricevuto dal l’abbandonasse. Il mistero di questa lettera creerà tra le due donn
rapporto molto intenso in cui i ruoli spesso risulteranno invertiti.
Una donna e un universo di segni misteriosi. Li vede ovunque, stampati su libri, giornali e cartelli stradali. Persino sui muri, a caratteri cubitali. Ed è consapevole di essere tradecifrare, perché lei, Ximena, è analfabeta. Ha deciso di restare tale praticando una scuola “alternativa”, fatta di immagini, suoni, sapori, sensazioni e solitudine. Perché mettersi in gioco nel
tterata ma inesperta della vita e scoprire una verità che potrebbe ferirla? È forse questa la domanda che ha spinto il giovane mago-filmmaker Moisés Sepesplorare l’immacolato regno di queste due donne, diversamente magnifiche, il cui scambio di
re la reciproca occasione di una nuova visione del mondo. Già pièce acclamata sui palcoscenici in patria per la firma di Pablo Paredes, Las Analfabetas mette in campo i grandi temi esistenziali tradotti in levità da commedia. Protagoniste assolute, anche n
soprattutto Paulina García, star cilena e non solo grazie al trionfo per il quale si è aggiudicata l’Orso d’argento lo scorso febbraio
nasce nel 1984 e si laurea alla Arcis University di Santiago in regia e In parallelo agli studi, ha lavorato per dieci anni come
professionista, partecipando a diversi convegni nazionali e internazionali.tv. Sta lavorando al suo secondo film Sed, la historia detrás del
è la sua opera prima.
oncorso
Pablo Paredes, Moisés Sepúlveda. Fotografia: Arnaldo . Suono: Matías Valdés.
(Ximena), Valentina Muhr (Jackeline). : Florencia Larrea, Alicia Scherson
Ximena vive sola per mantenere il proprio analfabetismo segreto. Jackeline, insegnante leggerle le notizie della giornata. Vorrebbe anche insegnarle a leggere ma
he Ximena ha ricevuto dal Il mistero di questa lettera creerà tra le due donne un
Una donna e un universo di segni misteriosi. Li vede ovunque, stampati su libri, giornali e cartelli stradali. Persino sui muri, a caratteri cubitali. Ed è consapevole di essere tra i pochi a non saperli decifrare, perché lei, Ximena, è analfabeta. Ha deciso di restare tale praticando una scuola “alternativa”, fatta di immagini, suoni, sapori, sensazioni e solitudine. Perché mettersi in gioco nel
e scoprire una verità che potrebbe ferirla? filmmaker Moisés Sepúlveda ad
esplorare l’immacolato regno di queste due donne, diversamente magnifiche, il cui scambio di re la reciproca occasione di una nuova visione del mondo. Già pièce acclamata sui
mette in campo i grandi temi esistenziali tradotti in levità da commedia. Protagoniste assolute, anche nella versione teatrale, la
Paulina García, star cilena e non solo grazie al trionfo lo scorso febbraio.
nasce nel 1984 e si laurea alla Arcis University di Santiago in regia e In parallelo agli studi, ha lavorato per dieci anni come prestigiatore
professionista, partecipando a diversi convegni nazionali e internazionali. Ha scritto e diretto Sed, la historia detrás del